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Periodico della Comunità Pastorale di Croce, Loveno, Menaggio e Nobiallo N°3 - Maggio 2012 Buone Vacanze a tutti

Buone Vacanze - Menaggioparrocchia.menaggio.com/newmedia/pdf/Periodico 3-2012.pdf · 2012-06-26 · “Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai

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COME LEGGERE

IL BOLLETTINO PARROCCHIALE

Il saper leggere è un’arte: si tratti di un libro, di un giornale o del bollettino. Si può leggere senza capire, o solo per curiosità. Si può leggere tutto d’un fiato, oppure un po’ per volta. Si può leggere senza riflettere, ma si può leggere anche per imparare e per coinvolgersi. Ecco allora qualche suggerimento che ci sembra utile. I TITOLI

Quando arriva in casa il Bollettino Parrocchiale, è opportuno dare una rapida occhiata ai titoli e, quindi, agli argomenti (A tale scopo può servire anche il “sommario” che c’è, di solito, in seconda pagina). E così la curiosità è soddisfatta. Si forma l’acquolina in bocca e un senso interiore di benessere per l’appartenenza a questa comunità che scrive periodicamente a tutte le famiglie. L’ARTICOLO PREFERITO

C’è sempre qualche pagina che si preferisce alle altre, o per il tema trattato o per lo stile brillante dell’autore. Questa pagina va letta una volta, riletta una seconda volta, capita nel suo nucleo centrale che è quanto va messo nella memoria del proprio cervello. Un’idea in più per arricchire le proprie conoscenze e che faccia da pilota alle proprie persuasioni. PIANO PIANO

Piuttosto che leggere il Bollettino tutto d’un fiato, è meglio di certo degustarlo lentamente. Come un gelato. Come un pasto dove si creano intervalli tra un piatto e l’altro. Perché ogni articolo ha i suoi contenuti e le sue preziosità; motivo per cui la digestione non può essere che lenta. La calma nella lettura è da saggi!

IL COMMENTO E’ anche opportuno che il Bollettino venga commentato, almeno in famiglia. Come succede ascoltando le notizie del telegiornale, o quando in paese succede qualche novità.

Il commento serve per arricchirsi a vicenda, per confrontarsi, per approfondire i contenuti di questo o quell’articolo. Infatti, la vita comunitaria esige anche uno scambio di idee. Il problema dell’informazione si deve trasformare in annuncio. Per i figli, per il papà, per la mamma, per i nonni. Il Bollettino ne diventa lo strumento prezioso.

LA CONSULTAZIONE

Capita spesso che il Bollettino porti i programmi della vita parrocchiale: mese di maggio, giornate eucaristiche, vacanze estive per i ragazzi, ecc.- Allora è necessario che rimanga sempre in bella vista sul tavolo o in qualche angolo di casa particolarmente trafficato, in modo da poterlo riprendere in mano per andare a ricordarsi, a mano a mano, le più svariate proposte della Parrocchia secondo il loro scadenzario. Allora il Bollettino diventa, anche in questo modo, un formidabile strumento di partecipazione e mette ordine nel caos degli impegni di ciascuno. Consultare per esserci. Consultare almeno per non dimenticare.

CONSERVARE

Questo del “conservare” è un suggerimento per le persone più generose e più attente. Non sarebbe bello tra due, tre, cinque anni, tornare indietro a rileggere quello che stiamo scrivendo oggi? Sì, che sarebbe bello! Bello paragonare idee e iniziative da un anno all’altro. Bello ,più tardi, raccontare a qualcuno: “Ai miei tempi si faceva così e cosà, c’erano questi problemi, sono state fatte queste proposte, ecc.”- Conservare quindi i Bollettini Parrocchiali, farne un bel mucchietto, e, ad un certo punto, rilegarli. Starebbero proprio bene nella libreria di casa. A testimonianza di una Parrocchia che ha desiderato di essere conosciuta e che desidera ancora oggi bussare ad ogni porta. I collaboratori

SOMMARIO

3 - Lettera del Parroco

4 -

5 -

6 - Così disse Gesù

7 - Storia di Santi

8 -

9 -

10 -

11 -

12 - Prima Comunione

13 - Oratorio

14 -

15 -

16 -

17 -

18 -

19 -

20 -

21 - Diario

22 - Tanti auguri

23 - Anagrafe parrocchiale

24 - “Su pei monti...”

Oratorio Estivo

Consultorio

Catechismo in pillole

Cresima

Madonna di Paullo e la vetreria Pontificia

La Madonna dei sette dolori a Loveno

Foto in copertina: Un occhio su Sant’Amaa (di Cristian Biacchi)

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Lettera del parroco…

Carissimi il tempo corre sempre troppo veloce: anche per chi lo marca stretto non basta mai. Se nel passato, per molti secoli, il desiderio dell’uomo è stato quello di accelerare, perché nel domani veniva raffigurata una situazione migliore del presente, oggi si vorrebbe invece frenare, rallentare, perché la sensazione è quella di aver perso il controllo sulla direzione di marcia: tutto succede troppo in fretta, la tecnologia apre a mondi sempre più complessi, non ci si è ancora abituati ad alcuni cambiamenti che già la storia volta pagina. E allora si corre e ci si rincorre, trafelati. Oppure, per dare a se stessi l’impressione di farcela, si trasforma l’attimo fuggente in attimo ruggente: rinunciando a vivere sulla lunga durata, dentro progetti di largo respiro, protagonisti di storie troppo ben compaginate, si sceglie di vivere ogni momento nella sua unicità, come occasione ghiotta e imperdibile, da sfruttare fino in fondo per quanto può dare. Si prendono, così, le distanze dal passato e dal futuro: da dove si viene poco importa e dove si sta andando poco interessa. Appiattiti sul presente, quasi a peso morto, molti nostri contemporanei saltellano da un’esperienza all’altra, in cerca di un di più che non si sa cosa sia, collezionando nuovi inizi che non portano quasi mai da nessuna parte. Sempre, comunque, di corsa. Mi rendo conto di avere, forse, un po’ drammatizzato l’esperienza del tempo vissuta ai nostri giorni. E’ innegabile, d’altra parte, che tutti abbiamo abbastanza dimestichezza con la fretta, con agende ingolfate, con buoni propositi che non riusciamo mai a onorare, con il fatto di posticipare all’infinito alcune scadenze, soprattutto quelle scomode. Insomma, ci ritroviamo con il fiato corto e vorremmo “darci tempo” per migliorare la qualità delle nostre giornate troppo oberate da impegni e scadenze di ogni genere. Un buon modo per contravvenire a questa deriva, tra l’altro non molto costoso e con la possibilità di risultati a breve termine, è dedicarsi, ogni tanto, alla lettura e alla preghiera. Sì, un libro in mano ha la capacità di decongestionare il tempo, di acquietare la ricerca in mille direzioni, di sintonizzarci con i livelli di coscienza più profondi, magari di stupirci, se ancora ne siamo capaci, e di rifocillarci attraverso racconti, storie, percorsi dell’intelligenza, ma anche del cuore e dello spirito che ci permettono di misurarci, riscoprirci, leggerci dentro altri specchi. Viviamo in un mondo disincantato e per molti aspetti arido, predatore, nel quale, finché non si decide di costruirsi un luogo dell’anima, un’oasi nella quale sostare, non si può che sentirsi fuori posto. Un buon libro invita al silenzio e ci obbliga alla solitudine per permetterci, finalmente, di stare in compagnia di noi stessi. E mentre l’immagine quasi ci sradica da noi stessi, la parola scritta è come un solco che incide l’anima, uno zampillare d’acqua che la irrora lentamente e proprio per questo si trasforma in linfa di vita. Qualcuno ha scritto che “dobbiamo difendere la lettura come esperienza che non coltiva l’ideale della rapidità, ma della ricchezza, della profondità, della durata”. E poi, sì, anche un momento di preghiera ha la capacità di colorare gli spazi stinti della vita, di farci assaporare gesti e abitudini a volte insipidi, di rinvigorire le membra infiacchite e i cuori smarriti, di riaccendere la gioia della vita e l’entusiasmo per ridisegnare un futuro che non può essere lasciato al caso. Una parabola della mistica sufi descrive la vita come una clessidra che si svuota, inesorabilmente, ma con gioia, della propria sabbia. La gioia della clessidra nasce da una certezza: sa che una mano, all’improvviso, la capovolgerà e tutto ricomincerà di nuovo. Quante volte la mano di Dio ci ha capovolti senza alcun merito nostro e, forse, senza che noi ce ne accorgessimo! Con quanta gioia, ogni volta, abbiamo ricominciato! E la sabbia cadeva dalle dita non più come granelli perduti, ma come semi nel solco. La gioia della clessidra è velata anche sotto un altro simbolo. La sabbia corrisponde ai mille momenti della giornata, la bocca della clessidra al tempo, stretto e breve, del silenzio e della preghiera, I granelli sono frammenti del giorno, coriandoli del tempo, che passano per un istante attraverso il punto più stretto della clessidra, attraverso la mia coscienza vigile, che contempla, benedice e prega. La funzione della preghiera è ricongiungere le cose alla loro sorgente, incollare i miei granelli di tempo al Dio Eterno, ricollegare il mio volto al suo Volto tramite i volti amati. Qui sta la felicità della preghiera: vivere di nuovo tutto ciò il cui desiderio mi ha fatto sentire vivo oggi. E nulla andrà perduto. La sabbia sembrerà infinita, infiniti i granelli diventati semi. A tutti buona estate: in ossigenante lettura e corroborante preghiera. Don Carlo

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Catechismo in pillole…

Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano : 30 maggio - 3 giugno 2012

LA FAMIGLIA : IL LAVORO E LA FESTA

Il Santo Padre Benedetto XVI, nella lettera di indizione dell’incontro, ha chiesto “un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale” che aiuti le Chiese locali per lasciare risuonare in ogni famiglia la Buona Notizia del Vangelo di Gesù. E concludeva la sua lettera dicendo: “Mentre invoco l’intercessione della Santa Famiglia di Nazareth, dedita al lavoro quotidiano e assidua alle celebrazioni festive del suo popolo, impartisco di cuore la Benedizione Apostolica che, con speciale affetto, estendo volentieri a tutte le famiglie

impegnate nella preparazione del grande incontro di Milano”.

Sulla spinta del Santo Padre sono nati tanti convegni, sussidi, catechesi,… adatti alle esigenze dei diversi destinatari e alle molteplici situazioni culturali. Umilmente, portano a tale scopo anche queste due pagine del

nostro Bollettino Interparrocchiale.

IL VALORE RELIGIOSO DELLA “DOMENICA”

Domenica : giorno da ritrovare. Lo deduciamo dalla Parola di Dio :

“Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva

cessato da ogni lavoro che aveva fatto creando”. (Genesi 2)

“Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro, ma il settimo giorno è il sabato in onore del

Signore, tuo Dio”. (Esodo 20,8)

+ Proviamo a riflettere su questo “settimo giorno della creazione”, che deve essere il giorno del riposo e della festa. L’uomo moderno ha creato il tempo libero, ma ha perso il senso della festa. Bisogna invece ricuperarlo, collocandolo, soprattutto alla Domenica, come un tempo per l’uomo e per la famiglia. Ritrovare il cuore della festa è decisivo anche per umanizzare il lavoro, per dargli un significato che non lo riduca ad essere una risposta al bisogno, ma lo apra alla partecipazione e alla condivisione:

con la comunità, con il prossimo, con Dio.

+ Il settimo giorno è per i cristiani il “giorno del Signore”, anche perché celebra Gesù Risorto, presente e vivo

nella comunità cristiana, nella famiglia e nella vita personale di ciascuno. E’ la Pasqua settimanale!

+ Nella Domenica di Pentecoste nacque anche la Chiesa con la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.

Il nuovo popolo di Dio, fenomeno nuovo nella storia del mondo. Evento decisamente festoso.

+ Oggi invece : la festa è vissuta semplicemente come “tempo libero” nel quadro del “fine settimana” che tende a dilatarsi sempre di più e assumere tratti di dispersione e di evasione.. Il tempo del week-end, particolarmente concitato, soffoca lo spazio della domenica. Invece del riposo si privilegia il divertimento, la fuga dalle città e ciò influisce sulla famiglia, soprattutto se ha figli adolescenti e giovani. Essa fatica

a trovare un momento domestico di “serenità e di vicinanza”. La Domenica perde la dimensione familiare.

Occorre invece che anche i gesti della fede nel giorno di Domenica debbano segnare la vita di famiglia, dentro casa e nella partecipazione alla vita della comunità. La Domenica deve custodire la famiglia e

la comunità cristiana che la celebra.

All’ombra del Terzo Comandamento :

RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE

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IL VALORE CIVILE DELLA “DOMENICA”

“Ma dove si è mai visto che i negozi stiano aperti 24 ore al giorno e 7 giorni su sette?” – Il problema

in Italia è di seria attualità dopo il decreto ‘Salva-Italia’ con il quale il governo Monti ha liberalizzato completamente gli orari del commercio. Bisogna andare controcorrente contro il prevalere della libertà del consumatore. Non è vero neanche che tale liberalizzazione porti nuova occupazione. E’ una bufala, soprattutto in un tempo di crisi come questo. E poi c’è la vita della comunità che si svolge in buona parte proprio nel giorno festivo! Ci sono le attività culturali e sociali e molteplici altri impegni al di fuori del lavoro

produttivo del consumo.

Una “Alleanza laica “a difesa della Domenica. Perché giorno senza prezzo.

“E’ un giorno come nessun altro. Perché libero, festivo, speciale. E che perciò va preservato dall’obbligo invadente del lavoro, del vendere e del comprare.”. - In difesa della Domenica, il 4 marzo u.s., è scesa nelle piazze di 12 Paesi europei una “Santa alleanza” laica, costituita da Sindacati di varia estrazione, associazioni della società civile, assieme alle comunità cattoliche, protestanti e ortodosse. Tutti uniti nella European sunday alliance appunto per ribadire il carattere particolare della Domenica. Il problema è di tutto

il continente, per le spinte sempre più forti a produrre e vendere a ciclo continuo. (Avvenire 3/3/12- Riccardi)

La Cisl: no al commercio sempre aperto. “Alla Domenica c’è anche la famiglia”.

In Lombardia il 60% degli addetti al commercio è rappresentato da donne. Sono da valutare in modo negativo le conseguenze del decreto Monti sulle liberalizzazioni degli orari e dei giorni di apertura degli esercizi commerciali. Ha detto una lavoratrice: “Già ora mi è sempre più difficile passare la festa con i figli.

C’è il rischio che in futuro sia ancora peggio”. (Avvenire 4/3/12)

La Cgil, protagonista insieme agli altri Sindacati e alle Chiese cristiane della campagna per la tutela

del giorno festivo, afferma : “Non si può passare la vita nei centri commerciali. La reputiamo una trasgressione”. Il consumo non può essere l’unico modello di vita sociale. Per questo la Domenica

va preservata nel suo valore” (Avvenire 4/3/12)

Catechismo in pillole…

BEATITUDINI PER IL TEMPO DI CRISI

Beati coloro che hanno scelto di vivere sobriamente per condividere con gli altri.

Beati coloro che rischiano di impoverirsi impiegando denaro per creare posti di lavoro, perché essi si comportano

fraternamente come veri figli di Dio.

Beati i banchieri, i commercianti, i mediatori, che non approfittano della scarsezza per aumentare i loro guadagni anche se in forma legale,

perché sanno dov’è il loro vero tesoro.

Beati gli uomini politici e sindacalisti che si preoccupano di trovare soluzioni realistiche alla disoccupazione, perché loro vivono in una fraternità aperta

ai più bisognosi e ai più poveri.

Beati saremo noi quando cesseremo di dire “Se io non approfitto della situazione, lo farà un altro!”, e quando noi cesseremo di pensare “Che male c’è

a defraudare? Lo fanno tutti!”

E allora la vita nella società sarà un anticipo di felicità del Regno dei Cieli. Amen.

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Così disse Gesù…

MATRIMONIO E FAMIGLIA NELLA PAROLA DI DIO

Un progetto che ci precede.

Alcuni richiami, in preparazione all’-Incontro Mondiale delle famiglie- di cui parliamo nelle pagine seguenti. Cominciamo col dire che, oggi, nel grande mondo moderno, la situazione del Matrimonio e della Famiglia è piena di ombre : convivenze, separazioni, divorzi, divorziati risposati, aborti, adulteri, unioni omosessuali, ecc.- Urge quindi un ripensamento. Come cristiani, dobbiamo cercare la “verità” del Matrimonio e della Famiglia nella Sacra Scrittura, “lettera d’amore” di Dio ai suoi figli. Egli rivela con le parole, con gli avvenimenti, con i simboli, il progetto che ha fatto per noi. Anche se possiamo dire poco in una sola pagina, sarà sufficiente per riempirci di meraviglia e di speranza.

Antico Testamento

Con dispiacere dobbiamo sintetizzare brevissimamente i testi della Genesi, cap. 1-3 : li lasciamo alla lettura e alla meditazione personale.

Da essi emerge una conclusione importante : il matrimonio – intima comunione dell’uomo e della donna fondata sul reciproco dono – è una realtà di salvezza (l’uomo è chiamato a realizzare in essa il disegno di Dio e di esprimervi la propria vocazione al dialogo); ma insieme è una realtà fragile minacciata dal peccato : una realtà dunque da assumere, ma anche da redimere, sulla quale vigilare.

Dio non vuole che il suo progetto sia frustrato dal peccato e al rifiuto risponde con l’amore. Vuole stabilire con il suo popolo Israele, figura dell’umanità peccatrice, un patto che la Bibbia chiama “Alleanza”. E’ una misteriosa comunione di Dio con l’uomo, mediante la quale egli si “compromette” con noi per sempre (vedi Es. 29,12; Lev. 26,12; Ez. 36,28…).

Ora nei Profeti si fa con una certa frequenza il parallelo tra questa alleanza di Dio con il suo popolo e l’alleanza dell’uomo con la sua donna. Questo significa che il matrimonio ha un rapporto profondo con la storia della salvezza. In fondo, Dio dice al suo popolo: “Vuoi sapere come ti amo? Guarda all’amore di uno sposo fedele alla sua sposa!”. La fedeltà, la comunione, la misericordia nell’esperienza matrimoniale sono le caratteristiche dell’amore di Dio verso il suo popolo.

Le conseguenze di questa intuizione dei Profeti sono duplici: il matrimonio diventa strada per comprendere il mistero di Dio; il matrimonio è un “luogo” dove l’uomo può rispondere al suo Dio, imitandone l’amore.

Nuovo Testamento

Nel Nuovo Testamento tutto si fa ancora più chiaro. Dio ha dimostrato il suo amore verso di Noi mandandoci il Figlio Gesù. In Lui “l’alleanza”, rotta dal peccato, è restaurata, completa, definitiva.

Con Lui anche il Matrimonio è rinnovato : Gesù lo riconduce alla perfezione delle origini con il superamento di ogni decadenza morale : “In principio non fu così” (Matteo 19,8).

Quale fu il progetto iniziale? Lo deduciamo dai primi tre capitoli della Genesi già citati sopra: “E Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra

immagine e somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo…- Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.- Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela,…” ecc.

Approfondendo queste righe, noi impariamo la sacralità della famiglia (è opera speciale di Dio,… a sua immagine e somiglianza); la sua unità (saranno due in una carne sola); la sua indissolubilità (l’uomo non separi ciò che Dio unisce); la sua fecondità (siate fecondi e moltiplicatevi), ecc. –

Questo significa che Dio aveva un progetto preciso sul Matrimonio e sulla Famiglia dell’uomo. Essi nascono per sua iniziativa, sono cosa sua. Di conseguenza a nessuno è concesso manomettere il suo progetto, come non si può manomettere il progetto di un geometra per costruire la propria casa.

Avverrebbero tanti disordini e l’uomo andrebbe verso la sua infelicità. Il prossimo incontro delle famiglie a Milano sarà utile allo scopo di ricuperare i valori autentici della vita

matrimoniale e familiare.

Don Gino

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LA SANTA DEI PELLEROSSA

Erano gente dura, gli Irochesi. Le loro tribù, stanziate nelle boscose regioni ad oriente dei Grandi Laghi,

avevano sempre impugnato le armi per combattere Francesi, Uroni, Algonchini e Sioux e perfino le loro

donne mostravano talvolta la crudeltà di cui erano capaci: durante la Rivoluzione Americana, una di esse,

Esther Montour, trucidò 13 prigionieri a colpi di mazza, per vendicare la perdita di un figlio.

Ma non esiste un deserto in cui non spunti almeno un fiore. In mezzo a tanta arida

ferocia, nel luogo ove sorge oggi Auriesville (Stato di New York) nacque nel 1656

Tekakwitha, figlia di Kenneronkwa, capo dei Mohawk - la più bellicosa delle 5 tribù

irochesi - e di una donna algonchina convertita al Cattolicesimo dai Francesi.

Un’epidemia di vaiolo, diffusasi fra il 1661 e il 1663, uccise molti suoi contribali e a

lei segnò perennemente il corpo, deturpandole il viso. Dopo la perdita dei genitori,

la bambina fu adottata da uno zio, che avversava fortemente il Cristianesimo, ma

Tekakwitha custodì sempre gelosamente un rosario donatale dalla madre Kahenta.

Cresciuta in un clima di aspri conflitti e di calamità naturali, ella riuscì a conservare

l’innocenza che le faceva osservare la natura come una meravigliosa opera di Dio.

Quando venne promessa in sposa ad un guerriero mohawk all’età di 8 anni,

Tekakwitha si rifiutò, tenendo ostinatamente testa allo zio sebbene ciò infrangesse

un atavico costume tribale.

Poi, nel 1670 la sua vita subì una svolta, perché alcuni Gesuiti francesi fondarono

un convento nel villaggio di Caughnawaga, dove lei si trovava. Affascinata dalle loro parole, durante una visi-

ta di Padre Jacques de Lamberville, Tekakwitha espresse il desiderio di essere battezzata e il 5 aprile 1676,

all’età di 20 anni, prese il nome di Kateri, l’equivalente irochese di Catherine. Essendo fortemente osteggiata

dai Mohawk a causa della sua scelta, venne fatta fuggire dai missionari a Sault St. Louis, vicino a Montrèal,

(Canada) dove potè apprendere gli insegnamenti cristiani, radicandosi sempre più nella sua nuova fede. Nel

1677 ricevette la Prima Comunione e due anni più tardi prese definitivamente i voti. Da quel momento, la

sua vita fu dedicata all’insegnamento della preghiera e alla catechizzazione dei fanciulli, all’assistenza di an-

ziani e malati e alla penitenza. Il suo cammino sulla terra fu breve ma intenso, perennemente illuminato dal

suo credo.

Purtroppo a 24 anni fu colpita nuovamente dalla malattia e

nonostante le amorevoli cure ricevute, il 17 aprile 1680

Tekakwitha, munita dei conforti religiosi, spirò. Le sue ultime

parole furono, in lingua irochese: “Jesos Konoronkwa” (Gesù

ti amo). Alcuni testimoni raccontarono che, subito dopo avere

chiuso gli occhi per sempre, il viso della ragazza fu

rischiarato da una luce soprannaturale, che mostrò come i

segni del vaiolo fossero miracolosamente scomparsi. Dal 1719 le sue reliquie sono conservate dai Padri

Gesuiti in una cassetta di ebano della Missione di Caughnawaga, nella diocesi di Albany.

Una figura tanto positiva per la Cristianità – ritenuta anche artefice della guarigione di un fanciullo

indiano - non poteva passare inosservata. Nel 1943, in pieno conflitto mondiale, Papa Pio XII la dichiarò

“venerabile”, ma toccherà a Papa Giovanni Paolo II pronunciare la sua beatificazione, decretata il 22 giugno

1980 con queste parole: “Dolce, fragile, ma forte figura di giovane donna…”. Nel mese di febbraio di

quest’anno, Papa Benedetto XVI ha annunciato che Tekakwitha-Kateri sarà canonizzata il prossimo

24 ottobre 2012. E’ la prima Santa pellerossa della storia.

Domenico Rizzi

Tekakitha - Kateri

Abitazione degli Irochesi nel XVII secolo

La vita dei Santi...

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Consultorio…

Consultorio “LA FAMIGLIA”,

sei un dono prezioso per tutto il territorio e

per le parrocchie!

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Il nuovo Consultorio “La Famiglia” apre le porte. Le porte concrete sono quelle della ex casa parrocchiale di Croce, rimasta inabitata dopo la partenza del

parroco e l’avvio della comunità pastorale. La Parrocchia di Croce, interpellata sulla possibilità di ospitare un Consultorio a servizio della famiglia, non ha dubitato dell’originalità della proposta e della necessità di tale opera.

Il Consultorio, laico nella sua organizzazione e autonomia, di ispirazione cristiana nella sua idealità ed etica,

svolgerà attività psicosociale, ostetrico-ginecologica, consulenza giuridica, consulenza canonica per nullità matrimoniali, consulenza etica, collaborando, dove richiesto, alle varie proposte educative che hanno attinenza con la maturazione delle persone e con la vita di famiglia.

Le porte altrettanto importanti e concrete non sono solo quelle della casa, ma anche quelle del cuore di

chi ha creduto in questa iniziativa: sono le porte dell’animo, aperte ai bisogni delle famiglie oggi. Sottolineo: oggi! L’oggi della famiglia è caratterizzato da una particolare fatica educativa, da nuove forme di fragilità della vita di coppia e dal dolore sempre pronto ad invadere le case senza bussare e senza chiedere permesso.

Alle famiglie del centrolago e delle valli vorremmo poter dire: da oggi siete un po’ meno sole. Il lavoro del

Consultorio si affianca a quello di molti enti, associazioni e singoli che contribuiscono con impegno generoso al bene comune. Di originale ha lo specifico: la famiglia. Essa richiede uno sguardo attento e competente. Lo stesso problema è diverso se considerato nel contesto dei rapporti familiari o solo nell’esperienza di un singolo. La famiglia è soprattutto risorsa. Dovremmo gridarlo tutti insieme: la famiglia ha un battello di risorse. Quando è ferita ha bisogno di aiuto delicato, attento, cordiale. Il Consultorio nasce per questo, è aperto a tutti, chiede aiuto a tutti.

Non posso nascondere a nessuno le fatiche e le difficoltà organizzative ed economiche per questa

opera, soprattutto a motivo della sospensione dei finanziamenti ai nuovi consultori da parte della Regione Lombardia. Tuttavia l’amore ci spinge! Per questo crediamo nella possibilità di trovare aiuti generosi. Per un cristiano l’amore è una forza incontenibile, creativa, coinvolgente. La vita della Chiesa ha una chiarezza su tutte: il futuro oggi si scrive con la “F” di famiglia. Forse anche tu che leggi credi le stesse cose e senti nel tuo cuore di poter fare qualcosa. Osa dire di sì, osa dire anche un piccolo sì di generosità e di disponibilità. Una delle prime persone, a cui avevo chiesto una mano, mi aveva detto semplicemente “Non ho titoli per lavorare, ma ti prego: lasciami almeno venire a pulire i vetri”.

Ora l’invito è ad essere attenti tutti insieme alle famiglie e alle coppie bisognose di un aiuto.

Attenti anche a noi stessi, perché tutti possiamo avere bisogno di una mano in un momento della vita. Senza vergogna e senza supponenza. Attenti a chi abbiamo vicino: basta un consiglio per trovare la strada del Consultorio, un aiuto a fare la prima telefonata, un sostegno nel tenere il bambino piccolo se una mamma ha bisogno di qualche colloquio in tranquillità. Basta poco quando si ha desiderio di bene.

Consultorio “La Famiglia”, comincia a camminare.

La strada è lunga, probabilmente faticosa, ma ti conforta la certezza che si cammina insieme.

don Italo Mazzoni

CONSULTORIO LA FAMIGLIA

Via San Rocco 11 Frazione Croce 22017 Menaggio (CO) Tel. 0344 32358 - cell. 339 3336192 E-mail: [email protected] http://sites.google.com/site/lafamigliaonlus/ Facebook: Onluslafamiglia Consultorio

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Consultorio…

Dalla carta dei servizi

Criteri di accesso al Consultorio

Nell’erogazione di tutti i servizi, il Consultorio La Famiglia si

ispira alla visione cristiana della persona, della sessualità e

della famiglia fondata soprattutto su di una profonda

relazione interpersonale fra l’uomo e la donna, sostenuta

dall’affetto e dalle mutua comprensione.

Il Consultorio “La Famiglia” ha quindi titolo per assumere

come criterio di azione nella propria attività anche alcuni

concetti fondamentali richiamati nella Direttiva del Presidente

del Consiglio dei Ministri (27/01/1994):

Eguaglianza: i servizi e le prestazioni sono forniti secondo

regole uguali per tutti, senza alcun tipo di discriminazione.

Imparzialità: i servizi sono erogati senza privilegiare alcun

utente a discapito degli altri ispirandosi a criteri di professionalità, obiettività, giustizia e imparzialità.

Continuità: i servizi sono erogati con continuità e senza

interruzioni impegnandosi a ridurre al minimo i disagi all’utenza nel caso di funzionamento irregolare o interruzione del servizio, salvo cause di forza maggiore.

Partecipazione: gli utenti hanno il diritto di presentare

reclami e/o proposte di miglioramento dei servizi offerti dall’unità operativa.

Efficacia: i servizi e le prestazioni devono essere forniti

adottando tutte le misure necessarie a soddisfare i bisogni e le richieste degli utenti.

I servizi offerti

Il Consultorio svolge le sue attività con l’apporto di diverse

figure professionali nei campi della prevenzione, del sostegno e della consulenza con le seguenti finalità:

promozione della salute dell’individuo e del sistema sociale in cui l’individuo vive, in primo luogo la famiglia;

promozione della famiglia e delle condizioni che determinano il suo benessere fisico, psicologico e sociale;

attivazione di interventi di consulenza e di presa in carico con particolare riferimento alle situazioni di

difficoltà della persona, della coppia e della famiglia;

sostegno in attività di preparazione alla vita di coppia e al matrimonio;

sostegno ai genitori nella azione educativa con particolare attenzione all’educazione sessuale;

tutela della salute della donna e della maternità;

realizzazione di azioni finalizzate all’accompagnamento degli adolescenti nei percorsi di scelta di vita con

interventi di consulenza e di presa in carico in collegamento ed in rete con gli altri servizi presenti

sul territorio;

supporto a motivazioni e a scelte di carattere etico e morale.

Il LOGO La famiglia dà radici e dà ali. Può bastare a se stessa e stendere i rami per cercare aiuto. La terra è solidità; l’acqua, di forma variabile, il divenire; le foglie sono vita; l’albero presenza radicata al territorio.

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Liturgia e vita…

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CRESIMA o CONFERMAZIONE:

niente da archiviare, evento da vivere quotidianamente.

Domenica 29 aprile nella parrocchiale di Menaggio Don Italo, in qualità di Vicario Episcopale, ha amministrato il sacramento della Confermazione (un tempo era più comune dire Cresima) a 27 ragazzi/e, mirabile espressione delle nostre quattro comunità parrocchiali di Croce, Loveno, Menaggio e Nobiallo che, con qualche nostalgia per la celebrazione “in loco”, stanno maturando la consapevolezza che un cammino d’insieme non impoverisce nessuno, ma arricchisce tutti. La giornata piovosa ha dato lo spunto a Don Italo per la profonda riflessione offertaci, con le appetibili sfumature che contraddistinguono le sue omelie. Un messaggio, semplice tra i tanti suggeriti: se basta un raggio di sole perché una pozzanghera diventi riflesso di uno squarcio di cielo, quali potenzialità ha il cuore di ogni persona per riflettere il volto di Dio nella grazia dello Spirito Santo che invade la nostra esistenza. A distanza di qualche giorno, da semplice buon parroco, mi sembra possa essere fruttuoso riflettere su questo evento sacramentale che, poco o tanto, ci riporta indietro negli anni, fa rifiorire una profonda gratitudine a Dio e, ancora, ci fa riflettere. Vivere la Cresima! Vuol dire che ogni cristiano è chiamato a seguire il suo maestro con la fede e con i

fatti, in forza dello Spirito Santo. Assieme agli altri, tu, novello cresimato, sei invitato a impegnarti per trasformare il tuo ambiente, affinché in esso le persone si accolgano con gioia e si vogliano bene; chi soffre e fa fatica a vivere trovi sollievo e conforto; chi sbaglia si accorga che c’è qualcuno capace di perdonarlo. Dio ti offre la forza del suo Spirito, per confermare il tuo impegno, ti dà la capacità di metterti al servizio dei tuoi fratelli nel dono di te stesso; ti aiuta a superare il male e le difficoltà della vita; mette nel tuo cuore la speranza di un futuro di pace. La Cresima è anche un punto di arrivo, se tu vuoi, ma è, soprattutto, un punto di partenza. Da questo momento Gesù diventa per te

la via... se ascolti la sua parola e la metti in pratica, Egli ti orienta nelle scelte fondamentali della tua esistenza;

la verità... Egli è il termine di confronto con il quale ti è possibile valutare le tue scelte; la vita... Egli ti offre la possibilità di sentirti pienamente realizzato e di aiutare chi incontri

a vivere meglio.

Solo così la Cresima incide nella tua vita, anche a distanza di anni, e diventa “nuova Pentecoste” nella storia tua personale e della Chiesa. Con la Cresima si è compiuto il tuo cammino di iniziazione cristiana: il dono dello Spirito ti ha reso una pietra viva in quella dimora di Dio in mezzo agli uomini che è la Chiesa. La Chiesa può contare su di te per esistere: anche se molto giovane, sei, però, già capace e pronto per essere, come Gesù, uno che serve. Hai ricevuto un dono, ma un dono impegnativo, direi piuttosto un seme che può portare frutti meravigliosi. Per essere davvero pronto a servire, devi essere libero: chi è imprigionato dalla pigrizia, non ha mai voglia di farsi avanti quando c’è bisogno. Chi è preoccupato di se stesso e tiene molto ai suoi hobbies, non trova mai il tempo per pensare agli altri. Chi ha troppo paura delle figuracce e delle delusioni non è abbastanza semplice per servire. Ti auguro un cammino di libertà: in particolare vorrei invitarti alla libertà di fronte ad alcune abitudini che finiscono per diventare idoli, ai quali si sacrificano le cose migliori. Prego per te, perché, in forza dello Spirito Santo che hai ricevuto, tu ti senta libero e disponibile per le grandi opere che il Signore aspetta da te. Un uomo, che aveva subito un intervento a cuore aperto, raccontava la sua esperienza. Il giorno prima dell’intervento un’infermiera era venuta nella sua stanza per visitarlo. Le aveva preso la mano, l’aveva stretta e poi le aveva detto di sentire la sua e di stringerla a sua volta. “Ascolti”, disse la donna, “durante l’operazione di domani lei verrà separato dal suo cuore e tenuto in vita solo dalle macchine. Quando il suo cuore sarà finalmente sistemato e l’operazione terminata, riprenderà conoscenza e si sveglierà in una stanza di rianimazione. Tuttavia dovrà rimanere immobile per sei ore. Potrebbe non riuscire a fare alcun movimento,

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Liturgia e vita…

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a parlare, persino ad aprire gli occhi, ma sarà cosciente. Durante quelle sei ore rimarrò al suo fianco e le ter-rò la mano, proprio come sto facendo ora. Starò con lei fin quando non si sarà ripreso completamente. Anche se potrà sentirsi inerme, quando sentirà la mia mano saprà che io non la lascerò”. “Successe veramente quello che l’infermiera mi aveva detto” spiegava l’uomo. “Mi svegliai ma non riuscivo a fare nulla. Potevo però sentire la sua mano che stringeva la mia, per ore, e fu questo a fare la differenza”. Il Paraclito, lo Spirito Santo che Gesù ha messo in te e in tutti noi fa proprio questo: ti tiene la mano per tutta la vita, non solo per qualche ora. Ed è questo a fare la differenza. Buon cammino, quindi, con questi tuoi amici di fresca Confermazione:

Barbetta Stefano

Biacchi Tommaso

Franconi Daniele

Cattaneo Marco

Guaita Martina

Biacchi Sofia

Cantù Rebecca

Baio Andrea

Biacchi Denis

Bolgiani Elisa

Butti Mattia

Confalonieri Greta

Franzè Cristopher

Leoni Simone

Lupi Alessandra Fraquelli Federico

Ndoci Kristian Malisani Elia

Marticanaj Klisman

Ortelli Alessia

Maiocchi Emma

Mainoni Alessandro Salice Benedetta

Soriani Riccardo Torri Alice

Salmi Martina

Petazzi Lucia

Don Carlo

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PRIME COMUNIONI 2012 A CROCE

Quest’anno 2012, come già avvertito precedentemente, è stato l’anno “senza Pri-me Comunioni” nelle nostre parrocchie della Comunità pastorale (per portarle dal-la 3^ alla 4^ elementare), eccetto la parrocchia di Croce, i cui bambini sono già in 4^ elementare, avendole posticipate già l’anno passato... Ed ecco qui l’unico gruppo che dunque si appresta ad incontrare il Signore Gesù Pane Vivo per noi, perennemente presente nell’Eucaristia, segno della sua grazia e vincolo di unione con Lui e tra di noi. Questi bambini sono testimoni –anche a nome nostro- della misericordia di un Dio che vuole farsi incontrare dall’uomo e ci rende capaci di farci simili a Lui, nell’amore, nella donazione, nella crescita quotidiana. Si sono preparati con la catechista Betty nella semplicità degli incontri settimanali (il cate-chismo a Croce è il martedì pomeriggio nei locali dell’oratorio) e attraverso la pro-posta della “Messa-catechesi”, cioè una preparazione del tutto speciale e singola-

re: mentre si celebra la Messa, la si spiega, nei suoi gesti e significati... Ecco i nomi dei nuovi amici di Gesù; a loro va la nostra simpatia, il ricordo nella preghiera e la bellezza di accompagnarli anche ben oltre; essi sono: Samuele Ciccardini, Alberto Gaggiotti, Mathias Marrali, Federica Rovere,

Auguri! Buon Cammino!

Carlo Orsatti, Carlotta Pedrazzini, Michele Recchia.

CIAO DAVID!

BUON CAMMINO VERSO IL SACERDOZIO!

In questi stessi giorni sta completando la sua esperienza pastorale nelle nostre parrocchie e nella Pastorale Giovanile Zonale: è il nostro carissimo seminarista David Del Curto, che in questi due anni (come sono volati!!) ha condiviso tanti weekend in Menaggio e dintorni, inviato dal Seminario di Como e coinvolto in una intensa esperienza di attività fatta di persone, gruppi, catechesi, momenti di festa, di gioco, di formazione, di preghiera, di celebrazioni, di confronto, di conoscenza della realtà parrocchiale, di ecc. ecc. ecc. quante altre cose abbiamo fatto insieme! Un grande e affettuoso ringraziamento a lui da parte di tutti noi, nell’aver accolto questo giovane in cammino verso il sacerdozio (giugno 2013, “a Dio piacendo”...come dicono loro...) e nell’aver condiviso tanta vita insieme: il tempo che hai dedicato a tutti noi è il grande dono che ci hai fatto; siamo certi che la tua vita stessa è testimonianza e dono per tutta la Chiesa, per ogni cristiano, per ogni giovane che si interroga “cosa c’entra Dio con la mia vita”... Il seme che hai gettato è già nella terra....al Signore spetterà la maturazione! Buon Cammino David! David diventerà diacono il prossimo sabato 8 settembre alle ore 10 nella Cattedrale di Como e in seguito ver-rà destinato a fare esperienza pastorale in un’ altra parrocchia della Diocesi. Auguri! Un po’ ci dispiace che non sarai da noi, ma ti promettiamo che...in Duomo ci saremo!

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Liturgia e vita…

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Oratori e parrocchie:

ABBIAMO UN BEL PATRIMONIO: CHE FARNE?

Che oratorio sognate? L’Oratorio per i bambini o per i grandi, o per tutti? L’Oratorio prevalentemente maschile o favorevolmente anche femminile? L’Oratorio-catechismo o esperienza globale di vita? L’Oratorio-ricreatorio o pensatoio di nuove idee e pro-getti? Oratorio “a singhiozzo” o cammino prolungato nel tempo? L'oratorio “soluzione di tutto” o ricerca comunitaria di soluzioni? Osservando i nostri oratori, son queste le domande che mi faccio: a quale realtà rispondono i nostri oratori? Sono solo strutture? Sono luoghi a intermittenza? Sono esperienze di vita reale? Sono luoghi educativi che vanno oltre il doveroso catechismo? Cosa vuol dire oggigiorno “avere” un oratorio, o meglio: “fare” oratorio, “essere” oratorio? “Troppe domande” – direte voi-; può darsi, ma è meglio chiarirsi su quali obiettivi si vuole lavorare, per imparare poi a convergere come parrocchie.

LE STRUTTURE ESISTENTI Andiamo in ordine alfabetico: l’oratorio di Croce è un salone moderno e accogliente con un bel campo di calcio dotato di spogliatoi nuovi; in oratorio un domani vi potrà essere anche una cucina. Quello di Loveno si snoda “su più piani” tra sopra e sotto: un campo di calcio rinnovato con spogliatoi, il salone, le aule e la cucina: non manca niente, se non che è poco utilizzato. Quello di Menaggio ha il vantaggio di essere il più completo: il campo a portata di mano (o di piede!), salone, aule e il tipico bar “da oratorio” a servizio dei più piccoli; come proposte, c’è qualcosa in più oltre il catechismo, ma sempre vissuto in modo intermittente. Al momento stiamo ospitando 4 classi di scuole elementari; non appena le scuole torneranno nella loro sede, bisognerà da subito ripensare le proposte e di conseguenza gli spazi. Infine, quello di Nobiallo è praticamente un salone lungo e stretto, senza spazi esterni, ma anch’esso, da poco, dotato di una piccola e graziosa cucina…

QUALE FUTURO AVRANNO? Cosa fare di queste strutture? Proviamo a rispondere a una domanda: sono le strutture che fanno le persone o le persone che “fanno” le strutture? Le strutture servono in funzione delle persone: cosa vogliamo fare delle persone? Sono esse al centro! Il percorso dunque è inverso: non dalle strutture alle persone, ma il contrario: occorrerà ripensare prima le esigenze delle nostre comunità parrocchiali e dei ragazzi, poi vedere se le strutture rispondono a queste esigenze. Occorrerà dunque individuare gli obiettivi, rivedere le forze in campo e vedere quali passi fare per un futuro funzionamento degli oratori; penso che si debba tenere conto

almeno di questi criteri: fare più unità tra le persone; le “Domeniche della Comunità”, che abbiamo vissuto quest’anno, sono uno stimolo, un’occasione, un esempio buono da continuare. Fare più “famiglia di famiglie”; la dotazione di cucine negli oratori può essere vantaggiosa per la condivisione di spazi e tempi per le famiglie. Fare unità anche tra ragazzi specialmente dell’età adolescenziale, che, pur essendo di parrocchie diverse, appartengono a una società che va oltre i confini parrocchiali (scuola, sport, compagnie, interessi, shopping, ...il mondo giovanile è in movimento e non si ferma dove diciamo noi...): è possibile pensare ad un oratorio che risponda alle loro esigenze?. Fare spazio al ritrovo sano e interattivo dei bambini, in tempi in cui regna l’individualismo con forme di divertimento virtuale e di stili di vita solitari (e non solo tra i bambini: anche tra tanti adulti!); è la scommessa del reimparare a relazionarsi, a saper stare bene insieme. Fare spazio all’accoglienza e al coinvolgimento delle persone, che magari da un pezzo, si sono allontanate dalla realtà parrocchiale ed ora a motivo dei figli si riaffacciano sulla soglia dell’oratorio. Chi accoglie queste persone? A chi tocca proporre, invitare, coinvolgere? In teoria tocca a ciascuno di noi.... Fare spazio alla creatività, in un mondo dove tutto è “già pronto”, già inventato, già scontato, già risaputo, quindi tutto è già vecchio in partenza, tutto annoia; è la sfida di idee nuove, di progetti fantasiosi e di coin-volgimenti innovativi.

SOGNARE FA BENE... Mi piacerebbe discutere con voi su questi pensieri; è mio desiderio cercare queste occasioni in un futuro non troppo lontano. Ma, se tutto questo fosse solo un insieme di interrogativi e utopie, chiedo scusa per aver confuso le vostre convinzioni; se fosse solo una ammucchiata di pensieri sconnessi, vorrei essere smentito; se invece fossero dei sogni, sarebbe bello crederci! Comunque ogni sogno buono è una piccola promessa di bene, una aspirazione a migliorare, a pensare un futuro buono: chi se la sente di sognare insieme? Don Gigi

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FESTA DI RINGRAZIAMENTO DEL CATECHISMO

per tutti i gruppi di catechismo di Croce, Loveno, Menaggio:

SABATO 26 MAGGIO

VIGILIA DI PENTECOSTE

ore 18.30 in oratorio a Menaggio:

diremo Grazie al Signore, agli amici e ai nostri catechisti per il catechismo vissuto insieme! Lo esprimeremo con un momento significativo per noi:

ritrovo per i bambini e ragazzi in oratorio alle ore 18.30

preghiera, cena a buffet (ognuno porterà qualcosa da mangiare: mamme, accordatevi con la propria catechista)

conclusione alle ore 20.30 e possibilità di partecipare al Rosario comunitario al Tempietto della Madonna di Caravaggio, in via per Loveno (conclusione ore 21.10)

CATECHISMO DEI RAGAZZI 2011-2012

...siamo agli sgoccioli…

Vorremmo cambiare l’idea che il catechismo sia come una “scuola” che inizia a ottobre e finisce prima dell’ estate, bensì inizia e finisce con l’anno pastorale/liturgico (dalla 1^ domenica di Avvento alla festa di Cristo Re) come tutte le attività pastorali di una parrocchia. Quindi, arrivati a questo punto, cioè prima dell’estate, sospendiamo il catechismo nelle nostre parrocchie e proponiamo di partecipare all’esperienza di preghiera comunitaria della recita del SANTO ROSARIO, di cui c’è ampia possibilità soprattutto in Menaggio e Loveno. Poi, dopo il mese mariano, a giugno c’è la proposta educativa del GREST e a luglio l’esperienza dei CAMPEGGI ESTIVI (dalla 1^media in su);

a settembre si riprenderà con iniziative a carattere formativo per catechisti e educatori e a ottobre riprenderà il catechismo dei ragazzi per verificare e concludere l’anno in corso, in modo che la Festa di Cristo Re sia l’ideale/reale “chiusura” di un’annata piena di tante esperienze di crescita, sia per i ragazzi, sia per le famiglie (esempio di quest’anno centrato sulla Parola di Dio le “Domeniche della Comunità”, con al centro la condivisione del Vangelo ascoltato e celebrato a Messa...oltre che alle altre iniziative pastorali consuete...). L’anno pastorale prossimo è centrato sull’Eucari-stia...: lascio immaginare a voi cosa potremo fare! In conclusione: ribadiamo a tutti che, se anche non c’è il “catechismo” classico, c’è comunque una proposta di formazione anche durante l’estate, fermo restando la partecipazione alla Messa domenicale (non ci sarebbe bisogno di dirlo!) e alla preghiera personale... Ecco qui in seguito le iniziative per il prossimo tempo estivo:

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Estate 2012

superiori e giovani

Corso Animatori del Grest

RAGAZZI DI 1^-5^ SUPERIORE:

DOMENICA 13, 20, 27 MAGGIO

c/o oratorio di Lenno, h.17.00-20 + cena (facolt.)

“Messa Giovani” Zonale

sull’Isola Comacina

VENERDI’ 8 GIUGNO

imbarco insieme ore 19.00 da Sala Comacina

Campi Estivi 2012

ragazzi di 1^-2^ media: dal 16 al 22 luglio

a S.Nicolò Valfurva (SO)

ragazzi di 3^ media: dal 22 al 28 luglio

in Val Viola (Valdidentro – SO)

quota € 150; iscrizioni entro metà giugno;

venerdì 15 giugno ore 21 in oratorio a Menaggio:

presentazione ai genitori dei partecipanti e

saldo quote.

ragazzi di 1^-2^ superiore: dal 30 luglio al 5 agosto in ValMasino (SO)

quota € 150; iscrizioni entro fine giugno.

ragazzi dalla 3^ superiore in su: dal 6 al 14 agosto in Lunigiana (appennino Toscano e Liguria) : esperienza di volontariato con l’Ass. Papa Giovanni XXIII e di gruppo fra noi; quota €

250; iscrizioni entro fine giugno.

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all’oratorio di Loveno: dall’11 al 22 giugno

per bambini e ragazzi dalla 1^el. alla 3^media tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle ore 14.30 alle 17.30 (altri orari, come le giornate piene o le gite, verranno comunicati in seguito) ISCRIZIONI: con il tagliando che verrà consegnato a scuola e da riconsegnare in oratorio; le iscrizioni si chiudono domenica 10 giugno.

QUOTA: € 30 cad. (€ 15 a settimana); € 50 per due fratelli comprensivi di foulard, maglietta, materiale, merende e pranzi. Attenzione! Cerchiamo sempre la collaborazione di genitori, mamme, ecc. per dare una mano nel Grest: TRASPORTO AUTO (quando richiesto), MERENDE, cucina, ecc.

GIOVEDI’ 24 MAGGIO ore 21.15 (dopo il Rosario) in oratorio a Loveno: primo

incontro per organizzare il Grest con mamme, educatori, volontari cucina, ecc.

all’oratorio di menaggio: dal 25 giugno al 13 luglio

per bambini e ragazzi dalla 1^el. alla 3^media, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 18.00 eccetto il venerdì (dalle 15.00 alle 22 con cena e serata famiglie)

ADESIONI: il Grest è per tutti i residenti del Comune di Menaggio, anche per chi è qui in estate purché

residente, più tutti i partecipanti al catechismo a Menaggio.

ISCRIZIONI: con il tagliando che verrà consegnato a scuola e da riconsegnare in oratorio; le iscrizioni si chiudono domenica 17 giugno.

QUOTE: singolo € 130 comprensivi di pranzo o cena, merende, gite e trasporti in loco;

*quote per 2 fratelli: € 200; per 3 fratelli € 300…ecc… *quota per 1 sola settimana € 55; per 2 settimane € 100.

VENERDI’ 11 MAGGIO ore 21.15 (dopo il Rosario) in oratorio a Menaggio: primo incontro per organizzare il Grest con mamme, educatori, volontari cucina, ecc…

M i l a n o F a m i l y 2 0 1 2 INCONTRO MONDIALE

delle FAMIGLIE sabato 2 - domenica 3 giugno

a metà maggio vi verranno distribuiti i pass gratui-ti e vi daremo tutte le info necessarie;

bisognerà pagare il trasporto bus

(€ 15 adulto, € 10 bambino).

INVITO DI PREGHIERA PER

GENITORI E ADULTI:

Diciamo “ grazie” al Signore

Proveremo anche noi a stare col Signore, a stare un po’ in silenzio, ad esprimere la lode e una preghiera col cuore...:

Giovedì 7 giugno (1°giovedì del mese) presso la chiesa S. Marta h.20.30

l’esposizione è fino alle 22.00 (si può scegliere l’orario più adatto).

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L’invito è rivolto a tutti, ma specialmente a chi spesso dice...di non riuscire a venire, o di non avere tempo, o di non essere capace

di pregare, o di essere “freddo” nella fede ecc… Abbiate fede: mettetevi in gioco!

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Frammenti di storia…

LA VETRERIA PONTIFICIA AL LAVORO

NEL SANTUARIO DI PAULLO

Davvero il santuario della Madonna di Paullo non finisce di stupire e, ogni volta, conquista nuovi devoti. L’ultimo in ordine di tempo è Carl Richard Montag, artista ed imprenditore tedesco che, abitando da dodici anni nelle vicinanze, è stato ammaliato dal suo incanto e ne ha subito la magia. Ci confida: “Si tratta di un luogo e di uno spazio che invitano a soffermarsi e a riflettere; nel nostro tempo, caratterizzato da rapidi e gravosi cambiamenti nella vita e nel mondo del lavoro, si avverte sempre più la mancanza di fiducia e di solidarietà, tanto che, a volte, è necessaria una pausa di riflessione per ricaricarsi. La fede, la speranza e l’amore verso il prossimo ci soccorrono motivando il nostro futuro ed aiutandoci ad andare avanti. E così, per soddisfare un mio bisogno personale e per rendere ancora più accogliente la cappella, ho disegnato e fatto realizzare le nuove vetrate e la porta d’ingresso, per donarle alla parrocchia, alla comunità di Croce ed ai fedeli della Madonna di Paullo”. Montag ha affidato il lavoro al laboratorio artistico Hein Derix KG di Kevelaer, uno dei più prestigiosi di tutta la Germania, che impiega ancora le tecniche antiche per colorazione, cottura, taglio e saldatura del vetro, nel solco della migliore tradizione dei grandi maestri vetrai tedeschi. Non a caso, dal 1909 Hein Derix è fornitore ufficiale della Santa Sede e ha prodotto una vetrata anche per la Cappella Sistina; Paolo VI, nel 1968, l’ha insignita dell’Ordine di San Silvestro, una onorificenza che premia i cattolici distintisi nell’esercizio delle abilità professionali e delle arti; nel 1986, addirittura, Giovanni Paolo II ne ha visitato i locali. Il santuario acquisterà così, visto dall’esterno, una dimensione nuova, profondamente legata al contesto naturale e paesaggistico nel quale è inserito, mentre a rammentare la storia ci sarà l’iscrizione sulla porta d’ingresso che recita: “Grazia ricevuta”. Il riferimento è ovvio, in quanto la chiesetta fu edificata per volontà di alcuni giovani di Croce, che vollero ricordare la gratitudine verso la Vergine di Paullo per essere tornati salvi dalla Seconda Guerra Mondiale, dopo aver vissuto esperienze tragiche e subito prolungate prigionie. Nel contempo non si può dimenticare l’origine della primitiva cappella, edificata per ricordare il miracolo dell’acqua del 12 maggio 1893, che pose fine a una persistente siccità in tutta la vallata; i raccolti rischiavano di essere compromessi, ma bastò accompagnare con una processione la statua in parrocchia e, in prossimità del paese, scoppiò un abbondantissimo temporale che durò per più

Nomina di fornitore pontificio alla vetreria di Kevelaer

(1908)

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Frammenti di storia…

giorni. Tale evento è ricordato su un pannello, ora collocato sotto l’altare laterale della navata sinistra della parrocchiale, appartenente al monumentale pulpito in noce realizzato dallo scultore fiorentino Guggi e donato alla parrocchia nel 1930 da Alfredo Wyatt. Presto il santuario acquisterà un pregio in più e sarà impreziosito da ben otto opere d’arte firmate Montagche, osservate dall’interno, con la rifrazione della luce e delle tinte, saranno di sicuro effetto cromatico ed aggiungeranno un ulteriore motivo per visitarlo. Insomma nella chiesetta si assisterà alla simbiosi tra due linguaggi religiosi: quello storico, rappresentato dal simulacro di gusto popolare della statua della Madonna e quello moderno, affidato alle vetrate e mediato dalla sensibilità di un artista che, in “quest’angolo di paradiso”, come egli definisce la località, ha trovato ispirazione per la sua creatività. Del resto Carl Richard Montag, da autentico filantropo, non è nuovo a simili gesti: qualche anno fa infatti ha donato al paese l’attrezzatura per il parco giochi di via don Enrico Moltrasio, mentre in Germania ha istituito un gruppo di fondazioni che sostengono iniziative culturali e di solidarietà sociale. La prossima festa della Madonna di Paullo, in programma la prima domenia di agosto, sarà quindi l’occasione per ammirare l’opera, che verrà benedetta dal parroco don Carlo Basci. Federico Cereghini

Progetto della cappella della Madonna di Paullo realizzato

da Gaetano Rizzi

CHI È CARL RICHARD MONTAG

Carl Richard Montag è una singolare figura di imprenditore,

artista e filantropo, approdato sui monti di Croce dodici anni fa.

Classe 1929, cultore di arti figura-tive, dopo un breve periodo di

attività creativa in proprio, rilevò la bottega del padre e, dal 1969, è a capo di una società di progetta-zione e committenza edilizia che ha realizzato numerosi edifici, fra

cui il prestigioso campus della T-Mobile tedesca a Bonn. Fedele

al motto “Agire e costruire con responsabilità sociale” ha dato

vita, in Germania, a un gruppo di fondazioni che porta il suo nome e si articola in tre sezioni: “Arte e

società”, “Giovani e società” e “Spazi urbani”.

In riconoscimento del suo impegno, nel 2009 gli è stato

conferito l’Ordine al Merito della Regione Nord Reno -Westfalia.

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Frammenti di storia…

La Madonna addolorata o Madonna dei sette dolori è il dipinto più antico che si possa ammirare nella chiesa parrocchiale dei Santi Lorenzo e Agnese di Loveno: è un’opera su tavola (183,5 x 141,5 cm.; per la precisione il supporto è composto da tre assi verticali di legno di pioppo tenute insieme da due traverse) posta sopra

l’altare della prima cappella laterale di destra. Il dipinto nell’ottobre dell’anno scorso è stato rimosso dalla sua sede ed è stato oggetto di un restauro per mano di Antonio Silvestri, titolare di un importante laboratorio a Genova, sotto la direzione di Daniele Pescarmona, funzionario della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Milano. L'intervento era divenuto improcrastinabile: la tavola era ormai soggetta a un tale stato di tensione che le assi di legno nella loro parte superiore erano decisamente incurvate e, col tempo, si sarebbero con certezza provocate profonde fessurazioni verticali. Era ormai giunto il momento anche di rimuovere dalla superfice dipinta quella densa patina ingiallita che impediva una buona lettura dell'opera, riportando così alla luce la parte originale della pittura, senza i diversi strati di vernice trasparente applicati in tempi recenti nel tentativo di ridare brillantezza ai colori. Per questi motivo l'intervento è stato articolato in diverse fasi; si è inizialmente proceduto alla rimozione di un vecchio bloccaggio, causa principale dell’incurvamento delle assi; in questo modo è stata restituita alle traverse l’indispensabile capacità di scorrere e di assecondare le naturali dilatazioni del legno; quindi si è passati alla rimozione dei diversi strati di vernice ingiallita, operazione che ha portato alla luce, sulla pellicola pittorica, alcune grossolane ridipinture – anch'esse eliminate – e poche lacune, mascherate con qualche ritocco pittorico. La rimozione di un vecchio trattamento antitarlo

LA PALA DELLA MADONNA DEI SETTE DOLORI

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ha fatto riemergere sul retro una scritta a lapis blu “# 53 / Lanino” (probabilmente riferibile alla presenza del dipinto all’Esposizione di arte sacra antica svoltasi a Como nel 1899). Infine è stato effettuato un nuovo trattamento contro i parassiti del legno e sulla parte dipinta applicata la consueta vernice trasparente. Purtroppo non è stato possibile ottenere l’autorizzazione per sostituire il velluto sbiadito della lunetta, ma in compenso si è potuto dorare a foglia il coprifilo in legno che si trovava tra la tavola e la cornice in marmo. Nel complesso il dipinto ha pienamente recuperato la sua naturalezza fatta di una materia compatta, di una scala cromatica ben dosata giocata soprattutto sui toni scuri, e anche di una discreta volumetria prima non percepibile esattamente. Il restauro è stato anche occasione fondamentale per riflettere sul dipinto, grazie alla collaborazione di esperti e storici dell’arte tra cui soprattutto Dario Trento, professore all’Accademia di Brera, e provare a ricostruirne le vicende, sulla scorta soprattutto delle preziose informazioni contenute nel bel volume di don Rodolfo Olgiati, dell'antica guidistica locale e dei pochi documenti relativi al dipinto reperiti nell’archivio parrocchiale di Loveno. Premetto subito, a costo di deludere chi legge, che non è stato possibile arrivare ad alcuna conclusione definitiva sull'autore, quanto piuttosto circoscrivere un ambiente, i suoi riferimenti culturali e iconografici, e proporre una datazione. Forse solo una ricerca documentaria, che si rivelasse fortunata e che fino ad ora non mi è stato possibile tentare, potrebbe sciogliere l’enigma su chi siano il pittore e i committenti della tavola di Loveno.

Gli atti delle visite pastorali del 1578 e del 1599 ci descrivono con una certa dovizia la chiesa alla fine del Cinquecento: proviamo adesso ad immaginarla e ad entrarci. L’ingresso principale era sul lato nord, un paio di

metri alla destra del campanile più o meno in corrispondenza dell’arcone centrale ancora visibile sulla parete della canonica, l’edifico grossomodo lungo 16 metri e largo 9 occupava parte dell’attuale presbiterio e parte della attigua canonica, la parete di fondo corrispondeva al muro al cui esterno si

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Frammenti di storia…

può ancora vedere l’affresco con San Lorenzo; il pavimento era in sassi di fiume, le capriate a vista, le pareti intonacate e chiare, il presbiterio sopralevato di due gradini e ricoperto in cotto, forse qualche semplice panca in legno per i fedeli, l’ambiente nel complesso piuttosto buio. Nel presbiterio, addossato al muro di fondo e sopraelevato con altri due gradini questa volta in legno, l’altare maggiore: una pietra liscia sostenuta da due muretti verticali; al centro il vano chiuso che conteneva le reliquie, sul davanti un paliotto in stoffa colorata e ricamata, pochissimi arredi per la liturgia: un paio di candelieri, qualche tovaglia, certamente un crocifisso. Sopra l’altare in un'imponente cornice di legno dorato, l’ancona della Madonna addolorata. Rimaniamo ancora per qualche istante all’interno della chiesa e cerchiamo di immaginare una messa vespertina, si teneva circa alle diciassette; la chiesa quasi completamente buia, l’altare illuminato dai candelabri, e un fascio di luce del sole che, oltrepassato il Crocione prima di tramontare, attraverso una finestrella, forse appositamente aperta in alto nella parete alla destra del presbiterio, inondava l’altare e sopra di esso la Madonna addolorata. Dalla grande cornice intagliata e dalla mandorla intorno alla Vergine si riflettevano mille guizzi dorati, scintille dal bagliore intenso che riuscivano a rischiarare anche la parte più buia della chiesa; l’effetto doveva essere quello di una divina apparizione. Ma cosa mostra esattamente il dipinto? Il soggetto sono i sette dolori di Maria simboleggiati dalle sette frecce dirette verso il cuore e rappresentati nei medaglioni tondi all’interno dei tralci dell’albero vite a sua volta simbolo di Cristo (cfr. Giovanni 15, 1-8): la profezia di Simeone, la fuga in Egitto, lo smarrimento di Gesù nel Tempio, la salita al Calvario, la crocifissione, la deposizione e la sepoltura (per quanto riguarda la storia di questa devozione, rimando alle note pubblicate da Giorgio

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Maria Baratelli). Maria è seduta in posizione rialzata, tre gradini di legno la separano dal terreno; ai suoi lati, ma su un gradino più basso, sono rappresentati, con la foglia di palma in mano simbolo del martirio, i Santi Lorenzo e Agnese a cui è dedicata la Parrocchia; ai loro piedi, inginocchiati, i donatori, marito e moglie; i due santi posano loro la mano sulla spalla come per introdurli al cospetto della Vergine. È uno schema di rappresentazione molto comune nella pittura del Cinquecento, con una evidente gerarchia nelle figure; anche l'immagine di Maria dolente si adegua ad un canone ben codificato nel primo Cinquecento lombardo (ad esempio, in pittori come Andrea Solario): la Vergine è vestita con i colori del lutto, il viso inclinato e oblungo, il mento pronunciato, gli occhi arrossati e gonfi di lacrime. La sua figura è

molto più grande rispetto alle altre, come se un retaggio arcaico fosse ancora presente nella cultura dell'anonimo artista che, volendo dare il massimo rilievo a Maria, la dipinge, nonostante sia in secondo piano, più grande delle figure in primo piano, contravvenendo così alle regole della prospettiva, che, partite da Firenze all’inizio del Quattrocento, erano ormai state assimilate in tutta Europa. L’importanza e il ruolo della Madonna sono ulteriormente sottolineati dalla grande mandorla dorata che la circonda, un attributo di solito riferito all’assunta e non comune nelle immagini di Maria dolente. L'altro

elemento di grande interesse è la rappresentazione dei due donatori; non è stato possibile trovare alcun riscontro alla tradizione secondo cui si tratterebbe dei coniugi Vairino, anzi questo nome non compare nei documenti della parrocchia fino al lascito di Francesco del 1692. La figura maschile del donatore è un bellissimo e intenso ritratto, con un viso dai lineamenti netti e realistici, il segno della barba, i capelli lunghi dipinti con il pennello finissimo a tocchi grigi e bianchi; è il pezzo di pittura più alto di tutta la tavola. Il vestito lungo e

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Frammenti di storia…

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nero sembra un abito ufficiale e induce subito a pensare ad un importante funzionario con responsabilità amministrative in loco, lo sguardo sicuro e determinato aumenta questa suggestione. Probabilmente l'uomo rappresentava il potere civile nella zona; ecco cosa vedevano i lovenesi

entrando nella loro chiesa, ecco perché questa bella tavola, che per quasi duecento anni i parroci sono riusciti a conservare al suo posto nonostante le prescrizioni dei vescovi, che ripetutamente

avevano chiesto che fosse parzialmente ridipinta proprio per eliminare la presenza di due laici sopra l'altare maggiore, è un meraviglioso frammento di storia di Loveno arrivato integro attraverso i secoli fino a noi. È anche uno dei più antichi. All'inizio del Settecento, quando la chiesa fu ingrandita nelle forme attuali, la pala fu collocata sull'altare laterale dove ancora oggi si trova, aveva perso ormai molto del suo significato sia dal punto di vista devozionale sia da quello storico; in quella occasione fu purtroppo privata anche della sua cornice originale. Rimane ora, in conclusione, da affrontare il problema dell'autore e della datazione; naturalmente sono due questioni strettamente collegate e certamente non facili. Rinuncio, per evitare di appesantire eccessivamente un discorso, già fin troppo lungo, a discutere le precedenti attribuzioni che sono molte, anche se nessuna, a mio avviso, pienamente convincente e rimando quanti volessero vedere ricapitolata la storia attributiva al volume di don Rodolfo. Il riferimento più evidente per il nostro anonimo pittore, mi sembra di poter dire, è Bernardino Luini e quella via tutta lombarda al classicismo temperato da quel sentimento di grazia del naturale che Luini elevò a

volte sino al sublime e che, seppur declinata in modi diversi, segna il corso della pittura del Cinquecento nella nostra regione. Questo è il contesto in cui si muove il pittore della Madonna dei sette dolori. Certo non bisogna nasconderci che i modelli luineschi sono qui applicati in maniera un po’ pedissequa e stanca; sappiamo che Luini, dipinse nel duomo di Como, a Lugano, a Saronno, in diversi luoghi della Brianza e naturalmente a Milano, sappiamo che ebbe una bottega in cui i figli rimasero attivi, seppure esprimendo una qualità inferiore rispetto al padre, quasi fino alla fine del secolo, sappiamo anche che fu molto imitato e copiato; tutti questi motivi portano a datare la pala di Loveno a dopo la morte di Luini nel 1533 e quindi a circa gli anni Quaranta del Cinquecento. Quanto all'autore bisogna ricordare che nell'arte lombarda del XVI secolo ci si trova molto spesso davanti a quadri non firmati nè datati e, sull'altro versante, si conservano in molti documenti dell'epoca nomi di pittori di cui non conosciamo neanche un'opera; l'esercizio di fare abbinamenti è molto difficile se non arduo. Credo che il nostro anonimo vada cercato tra quegli artisti che si muovevano nei territori del Lago di Como poco prima della metà del Cinquecento. Nel catalogo della mostra Il Rinascimento nelle terre ticinesi da Bramantino a Bernardino Luini del 2010, Giovanni Agosti propone, se pure in maniera dubitativa, di ascrivere allo stesso pittore la Madonna di Loveno e il trittico della chiesa di Santo Stefano a Sorico; personalmente rimango scettico ma questo è il metodo giusto e questa è la strada che bisognerà percorrere.

Giovanni Meda Riquier

I lavori di restauro verranno presentati

da don Carlo e da Giovanni Meda Riquier

il 25 maggio 2012 alle ore 21:00

presso la chiesa parrocchiale di Loveno

Vi aspettiamo

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Tanti auguri…

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Intervista alla Sig.ra Rosa Fraquelli

Rizzi, pimpante e simpatica

ultracentenaria di Croce

1) Quando sei nata? Sono nata il 23 febbraio 1911.

2) Hai sempre vissuto a Croce? Sì, io sono nata a Croce e sono sempre stata qui.

3) Che lavoro facevi? Io facevo la sarta, l’ho fatto da sempre. Ho incominciato a

lavorare a 12 anni, a Menaggio per imparare il mestiere; poi a 19 anni ho iniziato a lavorare per conto mio in casa mia.

Avevo molti clienti, ho fatto tanti vestiti per tutti! Io

avevo un grande dono, mi è sempre piaciuto cucire: da bambina mi facevo le bamboline e imbastivo i loro vestitini.

Ho imparato guardando la mia mamma che aveva le mani

d’oro. Da ragazzina ogni tanto andavo anche al golf a

portare i bastoni.

4) Com’era la tua giornata? Al mattino andavo sempre a Messa: non ne ho mai persa

una. Poi andavo a lavorare e alla sera cenavo con i miei fratelli. Ho perso i miei genitori da ragazza, nel marzo del

1933, ma sono rimasta con i miei fratelli: eravamo cinque

figli, tre maschi e due femmine; io ero la quarta! Mi è sempre piaciuto aiutare la Chiesa; ho fatto tanti camici

e cotte e se c’era bisogno davo un aiuto.

5) Cosa ti piaceva fare da giovane? Andavi a ballare? Sì, andavo a ballare a Grandola, era l’unico divertimento.

Quando c’era il “Festivàl” andavo a Menaggio a vederlo.

Sono andata anche alla Scala di Milano perché, qualche volta, d’inverno, mi trasferivo in città a lavorare un mese o

due; avevo un’amica che faceva la ballerina e mi regalava i

biglietti.

6) Ti sei sposata? Sì, mi sono sposata con Felice il 3 ottobre, a 50 anni. Ho

fatto il pranzo di nozze all’Adler e poi siamo partiti

per Firenze; siamo stati lì quindici giorni.

7) So che hai un piccolo pro-pro-pronipote. Sì, che caro! Abbiamo 100 anni di differenza.

8) Com’è la tua giornata oggi? Recito le preghiere, dico il Rosario, leggo qualcosa, se posso faccio due passi.

9) Guardi la televisione? No, non mi piace tanto; preferisco ascoltare la radio…

Sento sempre Radio Maria.

10) Hai un piatto preferito? No, a me piace tutto! La polenta, il riso…io mangio

di tutto.

11) Com’è cambiata Croce nel corso del tempo? Le persone che vivevano a Croce un tempo erano molto

più contente di adesso. Ci si dava una mano anche senza

tornaconti, oggi invece si fa tutto per interesse. Se una famiglia aveva bisogno c’era sempre qualcuno che andava

ad aiutarla; tutti erano più uniti e alla domenica ci si

riuniva in Chiesa. Se poi chiacchieravi la Maestra Tanzi

dopo la Messa ti dava un castigo… “Scrivi 50 volte che in Chiesa non si parla”…ma io non l’ho mai preso!

12) Come si fa ad arrivare a 101 anni ed essere così allegra e pimpante come te? Sono arrivata a 101 anni con la Fede e con una grande forza che sicuramente mi ha dato il Signore e

la Madonna, in ogni momento mi sono stati vicini.

Prego sempre e tutte le sere dico il Rosario. E poi io

sono contenta: nella mia vita ho dato tanto ma ho ricevu-to anche tanto. Così ho tanti bei ricordi. Ti auguro, cara

Federica, di avere anche tu tanti bei ricordi.

Grazie mille, Rosella! È stato veramente un piacere e un’occasione unica chiacchierare con una persona così cara e speciale come te. Federica Scheggia

ANNIVERSARI

Il 31 maggio la Superiora Suor Camilla e Suor Caterina delle Suore di San Vincenzo de’ Paoli ricordano 60 anni di vita consacrata. Insieme alle Consorelle e alle loro Famiglie la nostra comunità parrocchiale partecipa a questa ricorrenza con spirito riconoscente per il lungo e generoso servizio donato al Signore nella carità. Suor Camilla ha svolto la Sua opera di caposala all’ospedale Maggiore Le Molinette di Torino, poi Superiora in Case di riposo a Revello (Cuneo) e a Civate (Lecco), prima di giungere a Menaggio sette anni fa. Suor Caterina è stata operosa lingerista (guardarobiera) nell’ospedale psichiatrico di Rovigo per 45 anni; da 15 anni a Menaggio accudisce il fabbisogno delle Consorelle, seguite con premura nelle attività e nelle preghiere della giornata. L’Istituto Suor Celestina Ferrari è aperto alla nostra comunità parrocchiale: ogni mattina accoglie chi partecipa alla S.Messa e la preghiera delle Suore accompagna la vita delle nostre famiglie, degli ammalati, degli anziani, dei giovani. Inoltre la Comunità delle Suore ospita gli incontri e collabora con le Volontarie del Gruppo Vincenziano, le cui opere di aiuto e di assistenza si ispirano alla spiritualità e agli insegnamenti di San Vincenzo de’ Paoli. Grazie Suor Camilla! Grazie Suor Caterina! Il Signore benedica e sostenga la vostra vita consacrata.

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100 ANNI! CONGRATULAZIONI E AFFETTUOSI AUGURI A:

- SALICI PIERO che il 4 luglio raggiungerà questo traguardo; è il marito della Signora Adriana Mu-gnai e padre di Giovanni e Simona. - GRANDI VITTORINA vedova BIANCHI che festeggerà il giorno 2 settembre; madre di Antonio e Felice, abita a Pontechiasso, ma è nativa del nostro paese e vi torna volentieri a passare l'estate. - TARONI SILVIA vedova ERBA che li compirà il 30 settembre; è la madre di Giorgio ed attualmente è Ospite della R.S.A. "Lina Erba " di Porlezza.

(riportiamo, con un pizzico di orgoglio menaggino, questa “lettera” pubblicata dal quotidiano Avvenire in data sabato 5 maggio 2012: una mamma, un papà, una famiglia dove l’amore è di casa)

“La nostra nuova Maria è bellissima”

Caro direttore, ieri una cara amica conosciuta in rianimazione quattro anni fa mi ha mandato un messaggio per sapere se avevo visto la tra-smissione di “Matrix” di mercoledì 25 aprile. Di solito vado a letto presto e non guardo mai la tv, però stamattina ho cercato il sito, ho visto quella puntata e la vostra giornalista Lucia Bellaspiga. Desidero scriverle per appoggiarvi nella difesa di queste vite speciali. Scrivo qualcosa della mia vita di questi ultimi anni. Ho 40 anni, un marito meraviglioso e tre figlie speciali. Il 25 maggio 2008 la mia piccola Maria, di tre anni e mezzo è in casa col suo papino e mangia una sottiletta, è un vizio del papà, appena si può, si ruba una sottiletta dal frigo senza farsi sgamare da me. Ecco, quella sotti-

letta le va di traverso, non si sa bene, ma Maria non tossisce, niente, cade per terra senza sensi, non respira e il cuore non batte … arriva prontamente l’ambulanza e subito in ospedale. Abitiamo in centro, vicini all’ospe-dale. Io sono da una mia amica con le altre due bimbe, a vedere il filmino del loro spettacolo fatto a scuola la sera prima. Suona il cellulare, è Paolo, penso che già mi richiami a casa per la ce-na, invece mi dà la terribile notizia. Maria sta morendo. Parto in macchina, la mia figlia più grande di solo otto anni, vuole venire con me, ha intuito che è successo qualcosa di grave alla sorellina. In macchina continuiamo a pregare, non ricordo altro di quel tragitto verso l’ospedale. Da allora è iniziata un’altra vita. Maria è stata due settimane in rianimazione a Co-mo e poi cinque mesi alla “Nostra Famiglia” di Bosisio Parini. Io sempre con lei. Le sue sorelle sono state e sono meravigliose, speciali. Maria è bellissima, questa è la prima cosa che mi viene in mente. Viene definita “in stato vegetativo”, ma per me è la nostra Maria, la nuova Maria. Non parla, non comunica veramente, ma si fa capire. Le piace farsi coccolare, le piacciono i cibi dolci, ama il succo di mirtillo, le piace fare ippoterapia, le piace an-dare in giro in carrozzina, soprattutto col sole. Ha occhi azzurri meravigliosi. Dopo quasi quattro anni sta dormendo di notte. Le piacciono le giostre. Noi l’amiamo, tanti amici la amano. Prego sempre perché possa veramente sve-gliarsi, sogno che dica mamma e papà, che corra ad abbracciare le sorelle. Prego sempre per Massimiliano, Francesco, Gianluca, Maddalena, Elisabetta e tutti i suoi amici speciali.

Buona giornata.

Emanuela Zavatarelli, Saronno (VA)

Diario ...

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LOVENO

Battesimi: Marticanaj Klisman Freìancesco e Klaudio Luca di Ndue e Age (Prima Comunione) Barindelli Edoardo di Marco e Mascheroni Laura

APPUNTAMENTI LITURGICI

Croce → domenica 1 luglio: festa patronale dei Santi Pietro e Paolo

ore 10,30 messa solenne - incanto dei canestri

→ domenica 5 agosto: Madonna di Paullo – benedizione nuove vetrate

ore 10,30 messa solenne - incanto dei canestri

convivialità e divertimenti per piccoli e grandi

con estrazione premi lotteria

Nobiallo → martedì 17 luglio: presso il Santuario: 20,30 inizio novena

→ domenica 22 luglio: presso il Santuario “Madonna della Pace”

ore 9,30 messa con incanto canestri

→ giovedì 26 luglio: festa liturgica dei Santi Gioacchino e Anna

ore 20,30 fiaccolata verso il Santuario - messa

Loveno → domenica 12 agosto: festa compatronale di San Lorenzo

ore 10,30 messa solenne - incanto dei canestri

2 settembre: Madonna della Cintura

ore 10,30 messa solenne - incanto canestri

Menaggio

→ lunedì 6 agosto: in San Giusto: 20,30 inizio novena

→ mercoledì 15 agosto: solennità di Maria Assunta in cielo

ore 10,30 in San Giusto - messa con incanto canestri

→ giovedì 16 agosto: festa annuale di San Rocco

ore 17,00 in San Rocco - messa con incanto canestri

ORARIO SANTE MESSE

Croce: giovedì 17,00 domenica 10,30

Loveno: martedì e venerdì 17,30 domenica 10,30

Menaggio: lunedì-venerdì 7,00 - 18,00 sabato 18,00

domenica 7,30 -Suore 8,30 -San Giusto 10,30 e 18,00 - chiesa parrocchiale

Nobiallo: mercoledì 17,00 domenica 9,30

NOBIALLO (Funerali)

Funerale di Schenini Mariella (72)

Anagrafe

MENAGGIO

Battesimi: Ndoci Kristian Sebastiano di Bardh e Ndoci Drande Lucisano Nicolas di Ivan e Rigamonti Eleonora Greppi Tommaso di Roberto e Dell’Oro Francesca Dante Francesca di Marco e Malinverno Elisa Rota Caremoli Pietro di Luca e Sampietro Maria Rita

Matrimoni: Bertazzo Stefano con Speziale Alessandra

Funerali:

Peroschi Luigina (92) Barindelli Giacomino (80) De Bernardi Marco (73)

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Sui miei monti non si trovano stelle alpine, né vette famose da scalare. Sono monti su cui tutti possono salire, con fatica, a piedi: i ragazzi, gli anziani, i bambini e i muli. A duemila metri pascolano tranquille le vacche degli alpeggi, fra genzianelle e rododendri, lamponi e trifoglio. Ma, quando cammini su quei prati, tra la Forcoletta e il Bregagnino, ti senti re dell’universo. E, anche se c’è gran ressa di popolo per la festa di sant’Amaa, respiri il vasto fiato della solitudine alpestre, che penetra nel profondo e, come dice un mio amico di Ligomena, “ti cambia il sangue”. E’ aroma amaro di rododendri, effluvio di timo selvatico, acre odore d’alpe. Lo porta, a folate, la brezza del valico, alternato a melodiose ondate di scampanii. Come da un podio elevato domini tutto l’alto lago; lontani anfiteatri alpini si dilatano in un vasto giro d’orizzonte. Il cielo, sconfinato, ti sovrasta e t’avvolge, sereno o nuvoloso, ma sempre immenso. Sono davvero “sacri” i miei monti, dalla Grona al Bregagno, colmi di cielo e di pace; d’estate o d’inverno- se non c’è neve o temporali- ci puoi passeggiare tranquillo, senza sentirti solo. La neve è pericolosa, per le slavine; i temporali, sul crinale, balenano mortali saette. Ma le acque della fontana di Nasdaa e delle sorgenti del Sanagra, gelide da spezzarti i denti, scivolano lievi tra aiuole di aconiti e mirtilli che, a fine agosto, chiazzano di blu i pendii, sul rosa acceso dell’erica, bassa e folta. La valle di Varoo, cupa d’abeti e di giganteschi faggi, è selvaggia e accompagna il Sanagra nella sua canzone silvestre che adorna le austere solitudini di Tampia; quell’antica Tampia, che si apre luminosa all’uscita della selva buia, con la scoscesa pendice di prati, i ciliegi e le “mason” vecchie di secoli.

E’ difficile dimenticare la sinfonia pastorale di Tampia, così come altre “magiche” sensazioni, lungo i sentieri e i dossi dei miei monti: il profumo dei ciclamini, o quello dei funghi dopo le prime piogge di settembre; l’improvviso stridere della gazza, nel folto, o il sinistro lamento del “luluc”, dopo la mezzanotte. Ma com’è sempre lieto il concerto dei merli nei boschi del Barì, a giugno, quando fioriscono citisi e ginestre e cantano i cuculi nell’ombra ancor fredda dei castagneti. E il richiamo dei galli, al mattino, da Logo a Calveseglio; il balenio del primo sole sulla cima della Grona, che accende tutto il crinale fino ai sereni monti di Breglia……Una “mogia de sass”, quella vecchia Grona, che riesce a trasfigurarsi in cattedrale di luce, castello di fuoco, altare di candida roccia. La Pizza Copa sembra messa lì sotto per contemplarla, nei lunghi tramonti. Te ne allontani a malincuore buttandoti giù per il pendio ripido, tra l’erba folta e tenace dove fanno il nido le pernici, verso le dolci praterie di Ponte. Davanti a te, sul divino centro lago, fiammeggia la Grigna, che emerge da un mare di cumuli, come un arcano pianeta. Ti vengono incontro, dai paesi, suoni di campane, a celebrare sagre e funerali, a scandire il trascorrere delle stagioni e del tempo. La brezza serale ti porta fragranze di camini accesi, messaggi d’autunno. Scendi dai tuoi monti a malincuore, eppur sereno. Perché i tuoi monti sono lì, dalla Forcoletta al Bregagno, sempre uguali: senza stelle alpine, antichi, intatti, perfetti, come in attesa che la scena del mondo passi e, di lassù, si veda compiersi, una volta per sempre, il miracolo dell’alba.

Suor Luciana Redaelli

“Su pei monti”