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C O M U N E D I C O M A C C H I O PIANO DELL’ARENILE (L.R. 9/2002 art. 3) RELAZIONE GEOLOGICA - GEOTECNICA Sindaco/Assessore all’Urbanistica: Dott. Marco Fabbri Dirigente Settore Territorio e Sviluppo Economico: Arch. Claudio Fedozzi Revisione : Arch. Giuseppe Guidi Collaborazione: Arch. Carlo Fabbri Collaborazione Dott. Michela Lavagnoli Dott. Fabrizio Morandi Dott. Simona Riguzzi Ing. Nicola Sampieri ARC Lab Studio Associato di Architettura Arch. Aida Morelli Arch. Gianfranco Casadei Adozione con delibera di C.C. n. 132 del 28/11/2014 Approvazione con delibera di C.C. n. del

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C O M U N E D I C O M A C C H I O

PIANO DELL’ARENILE(L.R. 9/2002 art. 3)

RELAZIONE GEOLOGICA - GEOTECNICA

Sindaco/Assessore all’Urbanistica: Dott. Marco Fabbri

Dirigente Settore Territorio eSviluppo Economico: Arch. Claudio Fedozzi

Revisione : Arch. Giuseppe GuidiCollaborazione: Arch. Carlo Fabbri

Collaborazione Dott. Michela LavagnoliDott. Fabrizio MorandiDott. Simona RiguzziIng. Nicola SampieriARC Lab Studio Associato di ArchitetturaArch. Aida Morelli Arch. Gianfranco Casadei

Adozione con delibera di C.C. n. 132 del 28/11/2014Approvazione con delibera di C.C. n. del

Comune di Comacchio

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Coordinatore gruppo di lavoro:

Dott. Michela Lavagnoli

Gruppo di lavoro:

Dott. Fabrizio Morandi Dott. Simona Riguzzi Ing. Nicola Sampieri

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INDICE 1 PREMESSA ..................................................................................................................................... 3 2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE ............................................................................................. 4 3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO ......................................................... 6

3.1 GEOLOGIA REGIONALE................................................................................................................. 6 3.2 SEDIMENTI RECENTI..................................................................................................................... 8 3.3 CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE E ASSETTO ALTIMETRICO....................................................... 13

3.3.1 La formazione delle valli .................................................................................................. 13 3.3.2 L’assetto costiero............................................................................................................. 20

3.4 SUBSIDENZA ............................................................................................................................. 29 3.5 CARATTERISTICHE LITOLOGICHE E MECCANICHE DEI TERRENI PRESENTI ....................................... 32 3.6 LINEAMENTI PEDOLOGICI............................................................................................................ 32

4 CORPI IDRICI SUPERFICIALI ...................................................................................................... 36 4.1 PRINCIPALI CORSI D’ACQUA PRESENTI ........................................................................................ 36 4.2 RETE CONSORTILE .................................................................................................................... 39 4.3 QUALITÀ ACQUE SUPERFICIALI.................................................................................................... 39

5 CORPI IDRICI SOTTERRANEI ..................................................................................................... 42 5.1 ACQUIFERI PROFONDI ................................................................................................................ 42 5.2 ACQUIFERO SUPERFICIALE ......................................................................................................... 45

5.2.1 Struttura ........................................................................................................................... 45 5.2.2 Idrodinamica .................................................................................................................... 45 5.2.3 Salinità delle acque.......................................................................................................... 49

6 ASPETTI METEO CLIMATICI GENERALI .................................................................................. 51 6.1 PRECIPITAZIONI ......................................................................................................................... 53 6.2 TEMPERATURA .......................................................................................................................... 56 6.3 DIREZIONE E INTENSITÀ DEL VENTO ............................................................................................ 58

7 ELEMENTI DI CRITICITÀ.............................................................................................................. 61 BIBLIOGRAFIA..................................................................................................................................... 63

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1 PREMESSA

La costa della Provincia di Ferrara si estende per circa 25 km dal Fiume Reno sino al Delta del Po, dal Reno sino al Po di Volano il litorale fa parte del territorio del Comune di Comacchio. Si tratta di un litorale sabbioso, che comprende sette centri balneari formatisi a partire degli anni 50’, che, procedendo da nord verso sud, sono:

- Lido di Volano; - Lido delle Nazioni; - Lido di Pomposa; - Lido degli Scacchi; - Porto Garibaldi; - Lido degli Estensi; - Lido di Spina.

FIGURA 1.1 - UBICAZIONE AREA DI INTERVENTO

In questa sede viene condotto uno studio per definire le principali caratteristiche geologiche, idrologiche, idrogeologiche e climatiche che caratterizzano l’arenile del Comune di Comacchio, a corredo del Piano Particolareggiato dell’Arenile di Comacchio.

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2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE

L’area di indagine rappresenta il tratto di arenile del Comune di Comacchio. l diversi tratti di spiaggia, in particolare quelli meridionali, sono in parte separati dall’abitato da una fascia di pineta, che tende ad assottigliarsi da S verso N. La spiaggia è interessata dall’attività turistica, con gli stabilimenti balneari che si susseguono lungo tutto il tratto, dalla foce del Po di Volano sino all’approssimarsi dell’area di riserva naturale della Sacca di Bellocchio. Su questo tratto di costa è stato istituito il Parco del Delta del Po, creato per tutelare e valorizzare uno degli ambenti naturali più ricchi ed interessanti di tutto il territorio nazionale e che comprende la parte meridionale dell’attuale delta, nonché una vasta porzione di zone umide poste a Sud, molto interessanti dal punto di vista naturalistico. Il Parco Regionale del Delta del Po, è stato istituito nel 1988 con legge regionale n. 27 del 02.07.1988 e prevede la suddivisione in più “stazioni” cioè in nuclei di aree naturali che, seppur separati tra loro fisicamente, sono rappresentativi delle caratteristiche ambientali tipiche di tutto il delta del Po emiliano-romagnolo. Le zone individuate dal piano territoriale del parco, in relazione agli usi funzionali e produttivi, sono: - zona A - di protezione integrale, nella quale l’ambiente naturale è protetto nella sua integrità; - zona B – di protezione generale, nella quale suolo, sottosuolo, acque, vegetazione e fauna sono

rigorosamente protetti; - zona C – di protezione ambientale, nella quale sono consentite attività agricole, forestali,

zootecniche non intensive ed altre attività compatibili, nel rispetto delle finalità generali e della normativa del parco;

- zona di pre-parco – non ricompresa nel parco, ma comunque disciplinata dallo stesso.

FIGURA 2.1 – AREE INSERITE NEL PARCO DEL DELTA DEL PO (IN GIALLO SULLA CARTA)

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In riferimento alle aree sottoposte a vincolo si deve ricordare inoltre che la Comunità Economica Europea il 21 maggio 1992 ha emesso una Direttiva concernente la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche nel territorio degli Stati membri. In base a tale direttiva viene definita una rete ecologica europea costituita dalla zone speciali di conservazione, denominata Natura 2000. Questa rete, formata dai siti in cui si trovano habitat naturali elencati nell’allegato I e habitat delle specie di cui all’allegato II della direttiva stessa, deve garantire il mantenimento od il ripristino in uno stato di conservazione soddisfacente dei tipi di habitat naturali e delle specie interessati nella loro area di ripartizione naturale. Si distinguono due tipi di siti: le Zone di Protezione Speciale (ZPS) che seguono la direttiva ‘uccelli’ e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) riferiti alla direttiva ‘habitat’. Il litorale di Comacchio è interessato dai seguenti Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale(Tav. 1):

- IT 4060004 – Valle Bertuzzi, Valle Porticino-Canneviè; - IT 4060007 – Bosco di Volano; - IT 4060012 – Dune di San Giuseppe; - IT 4060002 – Valli di Comacchio; - IT 4060003 – Vene di Bellocchio, la Sacca di Bellocchio, la Foce del Reno e la Pineta di

Bellocchio. L’area di indagine è inoltre una zona interessata dal Vincolo Idrogeologico, definita come ‘Zona di tipo B - Area di vincolo condizionato’, ove sono possibili interventi che prevedano anche nuove costruzioni, compresi quelli relativi alle reti tecnologiche, a condizione che vengano predisposte misure idonee alla tutela dell’acquifero freatico.

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3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO

3.1 Geologia regionale

La Pianura Padana rappresenta l’avanfossa delle Alpi Meridionali e dell’Appennino, delineatasi strutturalmente a partire dall’Oligocene, quando entrambe le catene sono diventate ‘padano-vergenti’. I depositi quaternari di età successiva al Pleistocene medio, che costituiscono in prevalenza lo strato acquifero della regione Emilia Romagna, fanno parte del riempimento del Bacino Perisuturale Padano legato all’orogenesi dell’Appennino Settentrionale (Regione Emilia Romagna e Eni-Agip, 1998). A partire dall’Oligocene la Pianura Padana ha costituito un bacino di avanfossa fortemente subsidente, nel quale si è realizzato un ciclo di sedimentazione marina che si è concluso nel Messiniano. Nel settore pedeappenninico la sedimentazione marina si è avuta prevalentemente dal Pliocene inferiore al Pleistocene medio-superiore, con forte accentuazione della subsidenza, differenziata nello spazio e controllata dalle strutture tettoniche. A scala padana la successione plio-quaternaria ha carattere regressivo, con alla base sabbie e peliti torbiditiche seguite da un prisma di sedimentazione fluvio-deltizio, progradante, che presenta a tetto depositi continentali. Durante tutto il Pleistocene medio i sedimenti che riempiono l’avanfossa padana, sono interamente costituiti da formazioni in facies marina, anche se sporadicamente interrotti da episodi trasgressivi più o meno generalizzati: solo a partire da questa epoca compaiono depositi aventi carattere continentale, specificatamente fluviale. Il passaggio dalla sedimentazione marina a quella continentale, è contrassegnato da depositi di transizione quali sabbie e ghiaie, talora cementate, di ambiente litoraneo e peliti sabbiose e ghiaie di ambiente deltizio, databili alla fine del Pleistocene inferiore. Il ritiro delle acque dal golfo padano, che avviene da ovest verso est e dai margini delle catene verso l’asse della pianura, non è di tipo univoco e progressivo, al contrario, con movimenti alterni, per cui nei sedimenti si ha l’alternanza tra i depositi marini e di transizione con gli episodi di tipo continentale (Paltrinieri, Pellegrini, Zavatti, 1990). L’alternarsi delle diverse facies è legato alle glaciazioni che si sono succedute nel Quaternario con le relative variazioni del livello del mare e a movimenti tettonici che determinano sollevamenti nella catena e subsidenza nella pianura. Le facies continentali che succedono a quelle marine e di transizione sono rappresentate da conoidi pedemontane deposte da corsi d’acqua a canali anastomizzati. Dal punto di vista litologico le conoidi hanno composizione prevalentemente ghiaiosa nelle aree apicali, con ghiaia alternata a pelite che diventa dominante allontanandosi dall’apice. La transizione dalla granulometria grossolana alla fine, tipica della piana alluvionale, avviene quindi in modo graduale. Le peliti associate alle ghiaie appartengono sia ai depositi di conoide sia al sistema deposizionale della piana alluvionale che si sviluppa contemporaneamente alla fronte e ai lati delle conoidi stesse. Dalla zona pedemontana fino al corso Po si sviluppa la piana alluvionale caratterizzata da sedimenti a granulometria fine e finissima, limi e argille, sedimentati per accrescimento verticale; sono tuttavia presenti anche depositi sabbiosi legati a barre ad accrescimento laterale, ad argini naturali e a ventagli di rotta. Le sabbie sono generalmente disposte in fasce parallele ai corsi d’acqua

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attuali, larghe anche qualche centinaio di metri e lunghe qualche chilometro, mentre i depositi di limi e argille, invece, hanno una distribuzione del tutto irregolare. Da un punto di vista strutturale la Pianura Padana costituisce il fronte sepolto dell’Appennino: le “pieghe emiliane” distendono il proprio margine esterno lungo la direttrice di Busseto-Parma-Reggio Emilia-Modena; le “pieghe romagnole” presentano un ampio fronte esterno arcuato, che si sviluppa da Reggio Emilia a Correggio, Novi di Modena, Ficarolo, Copparo e Porto Corsini. Queste pieghe sono descrivibili come un insieme di thrust nord vergenti associati ad anticlinali talora rovesciate e sovrascorrenti le une sulle altre ed intervallate da sinclinali. Le strutture deformative principali legate ai movimenti tettonici compressivi, presentano frequentemente al tetto depositi del Pliocene medio, continuando tuttavia a controllare la subsidenza fino all’attuale. Ne deriva così che i sedimenti di età successiva al Pliocene medio sono deformati da blande ondulazioni che si possono pertanto definire come delle deformazioni passive, conseguenti alla subsidenza differenziata, controllata dalle strutture tettoniche del substrato pre-pliocenico medio. Il ciclo continentale quaternario può essere suddiviso in due grandi fasi:

a) fase pleistocenica fluviale, legata a fenomeni glaciali e fluvioglaciali; b) fase olocenica post-glaciale (alluvioni).

Tale ciclo è definito, a partire dalla più antica, dalle seguenti unità: Pleistocene.

Fluviale Mindel, conglomerato fluviale più o meno cementato, sottostante il livello delle argille rosso-brune, potente sino a 80 m circa. Il conglomerato è rappresentato da puddinghe mediamente cementate in matrice sabbioso-argillosa.

Fluviale Riss, ghiaie, sabbie ed argille in giacitura lenticolare, che si succedono dal basso verso l’alto con gradazione diretta. Essi formano l’alta pianura, con un esteso terrazzamento fortemente inciso e morfologicamente sospeso alcune decine di metri sugli alvei attuali dei corsi d’acqua. Verso la pianura il Riss si immerge al di sotto della piana wurmiana.

Fluviale Wurm (fw), alluvioni ghiaioso-argillose, con suoli bruni o giallo-rossastri. Esso forma un terrazzo sospeso (5 8 m) tra gli alvei attuali e si estende a costituire una larga fascia nella media pianura, sino a sfumare nelle alluvioni oloceniche a Nord.

Olocene Alluvioni antiche sabbioso-ghiaiose e argilloso limose, compaiono su limitate estensioni negli

alvei attuali. Esse formano un basso terrazzamento fra il fluviale Wurm e le alluvioni medio-recenti, testimoniando la prima fase di deposizione fluviale posteriore al Wurm.

Alluvioni medio-recenti limose localmente sabbiose, sono identificabili con il più basso terrazzo che orla in modo discontinuo gli alvei attuali.

Alluvioni attuali ghiaioso-sabbiose, ricoprono gli alvei degli attuali corsi d’acqua.

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Secondo il modello strutturale proposto da Regione Emilia Romagna e ENI-Agip (1998), i terreni della pianura possono essere ricondotti allo sviluppo di cicli sedimentari compresi tra diverse posizioni significative della zona di Transizione Scarpata sottomarina - piana Bacinale (TSB1, TSB2 e TSB3), posizioni che rappresentano le fasi di un periodo di intensa attività tettonica riferite rispettivamente al Pliocene medio, al Pliocene superiore - Pleistocene inferiore ed al Pleistocene medio. L’alternarsi di attività tettonica di sollevamento regionale e l’instaurarsi di condizioni di subsidenza differenziale notevole hanno prodotto le condizioni per la formazione di estese aree di sedimentazione. Nell’area in esame, è particolarmente significativa la presenza della TSB3 relativa ad un evento tettonico di sollevamento regionale che provoca la più importante regressione forzata dell’area studiata, la scarpata sottomarina prograda rapidamente sino al fronte di deformazione noto come “Dorsale Ferrarese” lasciando alle spalle un prisma sedimentario fluvio-deltizio (Figura 3.1).

FIGURA 3.1 – MIGRAZIONE DELLA TRANSIZIONE SCARPATA SOTTOMARINA – PIANA BACINALE (RER)

3.2 Sedimenti recenti

I sedimenti presenti hanno un assetto strettamente connesso alle vicende climatiche che si sono verificate a partire dall’ultima glaciazione, nota come glaciazione Würmiana, iniziata alla fine del Pleistocene, circa 75.000 anni fa. Tale periodo, definito Würm, è stato caratterizzato, almeno nella fase di inizio, da un fenomeno di regressione marina, esplicabile con un arretramento della linea di riva, avvenuto a seguito dell’accumulo di potenti coltri di ghiaccio ai poli e su estese aree continentali. La regressione ha portato ad un abbassamento del livello marino di circa 100 m rispetto al livello attuale; nell’area in esame, i dati stratigrafici a mare presentano ad una profondità di circa 80 m

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dall’interfaccia acqua-sedimento attuale e di 90 m dal livello del mare un cambiamento da faune fossili marine del Tirreniano (Pleistocene superiore) ad associazioni tipiche di ambiente lagunare e di acqua dolce. E’ evidente quindi che a causa dell’abbassamento del livello marino si è verificato il protendersi delle terre emerse sul mare, portando ad un avanzamento della Pianura Padana ad oriente, sino ad occupare la parte settentrionale della piattaforma continentale Adriatica. L’osservazione delle variazioni del livello marino, dalla glaciazione del Würm ad oggi, indica che a partire da circa 15.000 anni fa e su scala mondiale, conseguentemente ad un innalzamento globale della temperatura terrestre, tale livello è progressivamente salito. Lo scioglimento dei ghiacci ha determinato un fenomeno trasgressivo (‘trasgressione flandriana’), esplicabile con l’avanzamento della linea di riva sulle terre emerse, che ha portato il mare a ridosso delle colline a sud di Rimini ricoprendo vaste aree depresse e subsidenti del ravennate e del Delta Padano. I sedimenti che documentano l’avvicinarsi dell’ambiente marino dopo la regressione würmiana, sono costituiti da un livello sottile di argille e limi talora torbosi, con abbondanti resti di Lamellibranchi e Gasteropodi di ambiente lagunare, ai quali si sono sovrapposti sabbie e limi sabbiosi di ambiente di spiaggia e marino - costieri. La linea di riva si è stabilizzata circa 5.000 anni fa e circa duemila anni fa è iniziato lo spostamento verso Est degli ambienti deposizionali sopra descritti, che è continuato, anche se con alterne vicende, sino ai giorni nostri. Il graduale ritiro del mare ha favorito il formarsi di una serie di cordoni dunosi allungati parallelamente alla linea di riva di età via via più recente da Ovest verso Est. Nella zona retrostante alla fascia di cordoni dunosi interessata dai sedimenti lagunari, e sopra i cordoni stessi, si sono invece depositati sedimenti torbosi e argillosi di ambiente fluvio-lacustre. In Figura 3.2 sono riportate le principali unità litologiche presenti nell’area, tratte dalla Carta Geologica di pianura della Regione Emilia-Romagna, di seguito descritte: Le litologie presenti sono:

- sabbie da medie a fini in strati di spessore decimetrico passanti lateralmente ed intercalate a sabbie fini e finissime limose, localmente sabbie grossolane in corpi lenticolari e nastriformi. Questi terreni rappresentano depositi di canale distributore e di argine;

- argille limose, limi e sabbie finissime organizzate in strati decimetrici intercalati a livelli torbosi e a sostanza organica parzialmente decomposta. All’interno sono presenti localmente gusci di molluschi, sabbie fini e finissime limose. Si tratta di depositi di baia interdistributrice;

- sabbie medie e fini con intercalati livelli decimetrici di gusci di molluschi, con all’interno livelli di limi sabbiosi e di sostanza organica parzialmente decomposta. Si tratta di depositi di cordone litorale e dune eoliche;

- Limi, sabbie e sabbie fini, con livelli decimetrici di sostanza organica decomposta, intercalati a sabbie fini e a limi argillosi; sono presenti saltuariamente intercalazioni di livelli torbosi e di gusci di molluschi e, localmente, sabbie fini. Rappresentano depositi di palude salmastra.

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FIGURA 3.2 – ASSETTO GEOLOGICO DELL’AREA (DA: REGIONE EMILIA-ROMAGNA - CARTA GEOLOGICA DELLA PIANURA) L'analisi dettagliata dell'evoluzione della linea di riva, e quindi l’accrescimento dei cordoni dunosi permette di riconoscere fra le prime strutture rilevabili quelle dell’età del Bronzo, di Massenzatica, quello pre-etrusco corrispondente all’attuale argine di Agosta e quello etrusco che si sviluppa fra Ravenna, S. Alberto, Lagosanto e Ponticelli. Durante l'età dei Bronzo possono essere individuate due grandi direzioni di deflusso dei Po (Figura 3.3, A): una direzione passava per Adria (Po di Adria), con una diramazione che si rivolgeva verso

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Chioggia, nella quale confluiva anche l'Adige, l’altra, più a sud, che attraversava il territorio ferrarese e che sfociava presso la città etrusca di Spina, non lontana dall'attuale Comacchio (Po di Spina).

A) La rete idrografica verso la fine dell'Età del Bronzo B) La rete idrografica intorno al IX secolo d.C.

C) La rete idrografica alla fine del XVI secolo d.C. D) La rete idrografica intorno al 1730

FIGURA 3.3 - EVOLUZIONE DELL’APPARATO DELTIZIO (DA: BONDESAN, 1990) I successivi cordoni di età etrusca e romana delineano quindi tre apparati deltizi del Po: uno fra Ravenna e Lagosanto, formato dal ramo del Po detto Eridano passante per Spina, uno a NE di Lagosanto, attribuibile al Po di Volano ed uno ad W di Mesola (Figura 3.4). Il Po di Adria si estinse già in età pre-cristiana e il Po di Spina intorno al VII sec. d.C., mentre si andava definendo un altro corso meridionale dei fiume, il Po di Primaro, che si dipartiva dal Po di Volano (Figura 3.3, B). Proprio nel punto di biforcazione sorse, intorno alla fine dell'Alto Medioevo (VIII secolo), la città di Ferrara. È ancor oggi molto evidente il delta formato dal Volano durante il periodo medievale.

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FIGURA 3.4 – PRINCIPALI ALLINEAMENTI DEI CORDONI LITORANEI. (DA: BONDESAN M., 1990)

L’Eridano si estingue verso il secolo VIII d.C. e pertanto i cordoni di età medioevale indicano lo sviluppo del principale delta del Po di Volano e di quello del Po di Primaro, sottolineando al tempo stesso processi erosivi per il delta dell’Eridano e di quello di Mesola. In seguito alla ‘rotta di Ficarolo’ avvenuta all’incirca intorno alla metà del XII secolo, il Po porta la maggior parte delle sue acque a sfociare più a N, in prossimità di Donada, dando origine al Po di

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Goro. Ne consegue che i successivi cordoni sottolineano la progressiva involuzione dei rami di Volano e di Primaro, che già alla fine del XVI secolo vengono del tutto esclusi dalla rete idrografica del Po. Nei primi anni del secolo XVII la deviazione verso S del corso terminale del Po, attuata dai veneziani per mezzo del ‘Taglio di Porto Viro’, presso l’attuale Taglio di Po, determina l’inizio della formazione dell’attuale delta padano, (Figura 3.3, C). Questo intervento, completato nel 1604, ha segnato l'inizio della costruzione dei Delta Moderno (Figura 3.3, D), che ha continuato il suo sviluppo fino al presente secolo.

3.3 Caratteristiche morfologiche e assetto altimetrico

Gli elementi morfologici presenti sono determinati da due tipi di ambienti strettamente connessi: l’ambiente delle valli, rappresentato da vaste zone umide, in parte ormai bonificate, e l’ambiente litorale in continua evoluzione (Tav. 2A - 2B – 2C).

3.3.1 La formazione delle valli

L’origine delle aree vallive trova per lo più giustificazione nel fenomeno della subsidenza tettonica, in passato compensata almeno in parte dai processi fluviali, mediante la deposizione dei sedimenti trasportati lungo i corsi e spagliati nelle aree interfluviali. La stabilizzazione della rete idrografica, mediante arginature atte ad impedire le rotte in periodi di piena, ha sempre più limitato tale compensazione fluviale, determinando la creazione di aree altimetricamente depresse rispetto agli alvei dei fiumi attivi. In queste aree si sono venute a creare paludi, spesso salmastre, quelle più vicine alla costa. Tra queste quelle più note e vaste sono le Valli di Comacchio (Figura 3.5). Un altro meccanismo di formazione di lagune costiere è quello dell’interclusione di bracci di mare fra le penisole costruitesi alle foci di fiumi, oppure fra la costa originale e grandi barre marine poi consolidatesi a formare nuovi cordoni litoranei. La nascita di tali ambienti è quindi immediatamente collegabile con i suddetti processi di sviluppo del territorio. La Sacca di Goro si è infatti venuta delineando con la crescita della penisola formata dal Po di Goro e dal Po di Gnocca. Analogamente i più recenti protendimenti della foce del Reno hanno racchiuso a ridosso della costa del secolo scorso la piccola laguna detta Sacca di Bellocchio. Per obliterazione delle bocche a mare, una laguna può trasformarsi in uno stagno costiero; è il caso delle Vene di Bellocchio (Figura 3.6). L’esigenza di conquistare sempre nuove aree da destinare alle attività agricole ha portato ad un susseguirsi di interventi di bonifica fin dall’antichità, ma particolarmente intensi a partire dalla seconda metà del 1800 e perdurati almeno sino alla fine degli anni ’60. Ad oggi rimangono come zone umide le Valli di Comacchio, le Vene di Bellocchio e, più a N, la Valle Bertuzzi.

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FIGURA 3.5– PRINCIPALI VALLI ATTUALI E BONIFICATE

3.3.1.1 La Sacca di Goro

La Sacca è una delle lagune salmastre di maggiori dimensioni dell’Alto Adriatico (circa 2.000 ettari). Confina a nord ovest con gli argini delle ex valli Goara e Pioppa, e con il Bosco della Mesola, a nord confina con aree bonificate nel ‘900 (Valle Seganda) e con l’argine del Po di Goro. A sud lo Scannone delimita il confine con il mare Adriatico: una bocca di circa 1.500 m tra il Lido di Volano e la punta dello Scannone mette in comunicazione la Sacca con il mare aperto. L’intero comprensorio lagunare può essere suddiviso in tre ambienti differenti: la Sacca propriamente detta caratterizzata da acque aperte, la Valle di Gorino caratterizzata da fitti canneti e lo Scannone di Goro, una barra di sabbia che si estende dalla foce del Po di Goro verso il Lido di Volano. La profondità supera raramente i 2 m e quella media è attorno ai 60 cm, riceve acqua salata dal mare e acqua dolce dal Po di Goro (tramite la chiusa di Gorino), dal Po di Volano, dal Canal Bianco (tramite

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l’idrovora Romanina) e dall’impianto di sollevamento di Valle Giralda che scarica nel Taglio della Falce. La commistione d’acque dolci e salate, determina un tenore salmastro (circa 23‰ di salinità). La salinità pur risultando variabile, rimane sempre decisamente minore di quelle dell'Alto Adriatico. Il fondale interno della Sacca è caratterizzato da sedimenti fini (argillosi e limosi), fondali sabbiosi si trovano dove le correnti sono più forti, ovvero presso l’imboccatura a mare della Sacca. Tale laguna corrisponde all'insenatura che si è delineata fra la costa sita a nord della foce del Volano, stabilizzatasi nel XVIII secolo, e la penisola costruita in seguito dai rami del Po di Goro e di Gnocca; è

none di Goro e la foce del Volano. La Sacca è talvolta soggetta al fenomeno delle acque

Si tratta di tre bacini intercomunicanti ma isolati dal mare, siti tra via Romea e Volano, e denominati Valle Nuova.

congiunge Volano con Porto Garibaldi. Corrisponde ad un

parzialmente separata dal mare dalla freccia litoranea detta Scannone di Goro (o di Piallazza), sviluppatasi soprattutto negli ultimi 40 anni a ovest della foce del Po di Goro. Lo Scannone è caratterizzato da numerose dune vive. A nord di tale struttura sono presenti varie isolette, piccole penisole, barene e velme, che rappresentano per lo più i resti di analoghe frecce litoranee formatesi in precedenza. Altre forme di deposito fluviale, come antichi spalti arginali, coperte dall'acqua nella maggior parte dell'anno, o solo durante le alte maree, indicate con il nome generico di «bonelli», sono caratteristiche della parte sud-orientale della Sacca, ossia della zona di Valle Gorino e del Mezzanino. Si tratta di strutture che si sono notevolmente abbassate soprattutto a causa della subsidenza. Sempre per il fenomeno della subsidenza si è sommersa, nel corso del ventesimo secolo, anche un’area costiera situata a fianco del Bosco della Mesola (ex Valle della Romanina), e, ad est della Valle Gorino, la Valle Seganda, che era stata una delle prime aree bonificate in questa zona; vari argini ormai degradati di tale bonifica si sono oggi trasformati in isolotti simili ai «bonelli». Il perimetro della Sacca è costituito da argini in pietrame nel tratto Romanina-Gorino e da rive basse nei tratti rimanenti. L'unica comunicazione naturale con il mare è attualmente rappresentata dall'ampio varco compreso fra lo Scanalte, dovuto soprattutto all'effetto di ingorgo prodotto dai venti provenienti da sud-est.

3.3.1.2 La Valle Bertuzzi

Val cantone, Valle Bertuzzi eIl complesso ha un'estensione di circa 2.000 ettari e la profondità media è di 60 cm. E' ben visibile dalla cosiddetta Strada Sopraelevata che vasto specchio d'acqua formatesi per sommersione dell'ala sud del delta medievale del Po di Volano. Numerosi cordoni avevano marcato il progressivo sviluppo verso est di questo delta; lo stesso limite orientale del complesso vallivo attuale, ora sede del tratto più settentrionale della Strada Sopraelevata, è rappresentato da un fascio di cordoni formate probabilmente intorno al X secolo. A causa della subsidenza e del mancato apporto di nuovi sedimenti dal Po di Volano, ramo entrato in progressiva decadenza dopo la «rotta di Ficarolo», si sono sempre più estese su tale territorio le aree sommerse, con acque provenienti sia dall'interno, specie da rotte fluviali, sia dal mare. Le parti più

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elevate dei suddetti cordoni costituiscono le isole barenicole, i cosiddetti «dossi», che oggi caratterizzano lo specchio vallivo, disposte appunto secondo vari allineamenti; una delle più interessanti è il Dosso Bertuzzi. La profondità media è di circa 50 cm, ma sono presenti anche zone di 1,5-2 metri in corrispondenza dei canali sub lagunari. La temperatura dell’acqua varia, nel corso dell’anno, da 0 a 30ºC, ma in

si incontrano sedimenti sabbiosi. Il limite sud è costituito dal Canale Gorgadello, o di

E’ un lago salmastro che si estende per circa 90 ettari a est della Valle Bertuzzi, rappresenta il residuo ostituiva una valle salmastra formatasi nella parte sud-orientale

il

e turistiche. II ricambio delle

Valli di Comacchio

Le Valli di Comacchio costituiscono il più grande complesso di zone umide della Regione Emilia- quelli delle valli Fossa di Porto, Lido, Campo, Fattibello e Capre;

gli ultimi decenni, nella Valle Campo, sono stati anche installati impianti di itticoltura «intensiva». Questi specchi d'acqua si sono formati con lo spontaneo

inverni particolarmente rigidi lo strato superficiale dell’acqua può ghiacciare. La salinità delle acque è quella tipica di una valle salmastra, con minimi invernali e massimi estivi durante il periodo di forte evaporazione. I fondali e gli strati più superficiali di molte isole sono costituiti da argille, limi e materiale bioclastico; più in profonditàRotta Zambusi, che divideva la Valle Bertuzzi dalle Valli Basse di S. Giuseppe, ora prosciugate; tale canale è stato una delle principali vie di risalita delle acque salate in questo territorio; infatti ha permesso la comunicazione di queste valli con la Valle Volano (oggi Lago delle Nazioni) la quale è stata a sua volta spesso aperta al mare. Oggi per il ricambio delle acque della Valle Bertuzzi viene utilizzato un sistema di prese dalla foce del Volano.

3.3.1.3 Il Lago delle Nazioni

della Valle Volano la quale cdell'apparato deltizio del Volano e che si è sviluppata a partire dal Basso medioevo e Rinascimento. La valle generatasi per ingressione di acque marine, ha cambiato più volte forma a causa della retrocessione del litorale conseguente la crisi del Po di Volano ed è stata a diretto contatto con mare, fino a pochi decenni fa, attraverso la cosiddetta Bocca del Bianco. La Valle Volano (oltre 300 ha) è stata bonificata nel 1963 e il Lago delle Nazioni (90 ha) è stato sistemato alla metà degli anni ’60 per essere adibito ad attività sportive acque avviene per mezzo di un canale che mette capo alla foce del Volano in località Taglio della Madonnina.

3.3.1.4 Le

Romagna. I principali bacini sonorelitti di valli adiacenti ormai bonificate sono l'Oasi Fossa di Porto (o di Zavelea) e la Valle Molino. L'estensione totale è di 11.400 ettari. Le profondità sono assai variabili, in media di 60 cm, con massimi di 1,5-2 m. Da tempi immemorabili le valli sono utilizzate per la pesca. Ne

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abbassamento del delta del Po etrusco-romano e dei catini interfluviali circostanti. Lagune e paludi, seppur più ridotte, esistevano certamente anche quando la rete idrografica padana interessava direttamente questi territori; ma è stato soprattutto con la crisi e l'estinzione dell'Eridano, nel Medioevo, che ha preso il sopravvento l'ambiente palustre, quando la subsidenza non è stata più compensata dall'apporto di nuovi sedimenti. Dopo il X secolo e poi con il declino del Po di Primaro conseguente alla «rotta di Ficarolo», tale situazione si è ulteriormente aggravata, si sono accentuati i fenomeni di rimonta delle acque marine, e si è così formato quel vastissimo insieme di valli salmastre che fino ad un secolo fa caratterizzava la

cque provenienti dal Reno o dal mare. I fondali sono per lo più

, che sollevano le colatizie di

ta una importante presa dal Reno. Nella Valle Fattibello è

alle Fossa di Porto; è attualmente

parte sud-orientale della provincia di Ferrara. Dopo le moderne bonifiche, di questo estesissimo insieme lagunare-palustre è rimasto il suddetto distretto vallivo. In quest'area sono presenti numerose strutture relitte di cordoni litoranei e di alvei fluviali abbandonati, che spesso coincidono con i limiti delle singole valli. Così l'argine Agosta, innalzato su un cordone pre-etrusco, ed il cordone etrusco testimoniato dalla penisola di Boscoforte, limitano rispettivamente a ovest e a est la Valle Fossa di Porto. Quest'ultimo cordone e quello medievale lambito dalla via Romea limitano a ovest e a est l'insieme delle valli Lido e Campo; queste sono a loro volta divise da un argine discontinuo innalzato sul tracciato dell'antico Eridano. La Valle Campo è delimitata a nord dalle ormai abbandonate saline di Comacchio, a loro volta impostate su una rete di antichi corsi d'acqua. Ai margini di queste valli si riscontrano anche canali adibiti a convogliare nelle valli acostituiti da argille, limi e materiali bioclastici, più raramente da sabbie. Nella Valle Fattibello i fondali sono stati recentemente dragati per costruire due canali lagunari destinati a facilitare il deflusso verso il Canale Logonovo ed il canale di Porto Garibaldi, ossia verso il mare, delle acque provenienti dagli impianti idrovori Valle Lepri e Fossequasi tutta la parte meridionale della provincia di Ferrara. La stessa Valle Fattibello, l’unica marcatamente sensibile all'escursione di marea, è stata destinata a espletare la funzione di bacino di ripulsa per il portocanale di Porto Garibaldi. Tutte le suddette valli sono in contatto fra loro. Le comunicazioni con il mare avvengono attraverso il canale di Porto Garibaldi, il Canale Logonovo e il Canale Bellocchio-Gobbino. Per gli ultimi due canali le comunicazioni sono difficoltose, a causa di frequenti insabbiamenti che si verificano alle foci. Fenomeni di inquinamento ed altri impedimenti, anche di carattere amministrativo, rendono problematico il rifornimento di acque dolci dal Reno per le valli Fossa, Lido e Campo. La salinità è diversa da un bacino all'altro, e talvolta anche nell'ambito di uno stesso bacino; per quelli più meridionali in genere aumenta da sud verso nord; ad esempio nella Valle Lido è bassissima verso il margine sud-occidentale, ove è situaminore a ovest. La salinità è inoltre variabile nel corso dell'anno. Vari problemi, oltre alle suddette difficoltà nel ricambio delle acque, hanno notevolmente compromesso negli ultimi anni la situazione di queste valli: l'Oasi Fossa di Porto (o di Zavelea), in corso di sistemazione, si estende per 70 ettari a nord dalla V

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alimentata con un sifone dal canale dell'Idrovora Fosse. La Valle Molino, separata dal più grande complesso delle Valli di Comacchio, è adiacente la via Romea, a ovest di Porto Garibaldi; da anni è in stato di completo abbandono e soggetta a gravissimi fenomeni di eutrofizzazione.

3.3.1.5 La Salina di Comacchio

Le Saline di Comacchio occupano il tratto nord-orientale del distretto delle Valli di Comacchio, un settore nel quale sono individuabili tracce di diramazioni deltizie del Po di epoca romana. L’area della

i limite orientale corrisponde al cordone dunoso di epoca tardo

; le saline furono quindi contese fra

a salmastra di oltre 500

a idrodinamica. Generalmente, in questa

ostituiscono un complesso di piccoli stagni salmastri e di barene che si estendono per circa 250 ettari, in una ampia depressione parallela alla costa, a est della via Romea. Tale depressione è

da un fascio di cordoni litoranei formatesi fra il IX e il XIV secolo (sul

salina è un bacino infradunale, il curomana sul quale corre la attuale strada Romea. Confina a N col Canale Torre Rossa (Canale Fosse Foce), ad E col canale Bayon a Sud e Est con la Valle Campo. L’area comacchiese è segnalata come fornitrice di sale fin da tempi assai remoti per tutta la Padania, ma non è certo che i più antichi impianti fossero ubicati nella stessa zona. Per impossessarsene la Repubblica di Venezia ricorse più di una volta ad atti belliciRavennati ed Estensi e, nel XVII secolo, passarono sotto il governo pontificio. La prima importante sistemazione della salina attuale fu attuata nel 1808 per volontà di Napoleone, allorché Comacchio entrò a far parte della Repubblica Cisalpina. Ripristinata come Salina dello Stato, è da alcuni anni chiusa e in stato di abbandono. Rappresenta una zona umidettari di estensione e di non trascurabile valore naturalistico. Generalmente i termini più superficiali rilevati sono sedimenti costituiti da argille limose; seguono argille limose o limi argillosi, a volte con basse percentuali in sabbia, sature d’acqua, inconsistenti e molli depositate in ambiente sommerso a bassissima energizona le acque sono sempre state salmastre e salate, dunque non si ritiene che possano essere presenti significativi strati torba, come invece si sono rilevate nelle valli interne, che in passato erano ambienti di acque dolci. Come tutti i bacini chiusi la Salina di Comacchio ha un particolare assetto idraulico: da una parte si derivano acque marine per il carico dei bacini, dall’altra si scaricano queste acque per il loro ritorno in mare, in mezzo c’è tutta una serie di canali, paratoie, chiuse e chiaviche per la regimazione dei flussi d’acqua all’interno.

3.3.1.6 Le Vene di Bellocchio

C

separata dalle Valli di Comacchio quale corre la stessa via Romea); a est è limitata da cordoni attribuibili ai secoli XVII e XVIII, recentemente messi a pineta e in parte occupati dalle urbanizzazioni del Lido di Spina e del Lido degli Estensi. Nella prima metà del 1600 questo ambiente era segnalato come un'unica laguna, con un canale che la metteva in contatto con il tratto terminale del Po di Primaro (l'attuale Reno), una

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comunicazione con le Valli di Comacchio, detta Bocca di Bellocchio, e vari sbocchi a mare; il principale era quello rivolto a nord, detto Bocca della Scagliona, al termine dell'omonimo canale, nella zona del Lido degli Estensi. Alla fine dello stesso secolo tutte le comunicazioni con il mare si erano ormai chiuse. Della Bocca della Scagliona resta attualmente traccia nel tronco settentrionale del Canale delle Vene. La successiva costruzione del Canale Gobbino, in asse con il canale Bellocchio, per ripristinare il contatto

’ un complesso di specchi d’acqua costieri e paludi, estesi per circa 140 ettari fra il tratto finale del Reno e il Lido di Spina, che rappresenta il relitto di una piccola laguna separatasi dal mare negli ultimi

rso nord della foce del Reno (Figura 3.6).

costiero, è stata a sua

o risentito dei processi di erosione

con il mare delle Valli di Comacchio e delle stesse Vene, ha diviso questa depressione in due bacini. Con lo sviluppo urbanistico del Lido di Spina il bacino settentrionale, di salinità variabile, è stato oggetto di varie manomissioni e imbonimenti; quello meridionale, detto anche valle di Primaro, si presenta invece in buone condizioni di conservazione, con acque poco profonde (al massimo 1 m), oligo-mesoaline, e con salinità maggiore presso le prese ricavate sul canale Bellocchio-Gobbino e minore nella parte meridionale.

3.3.1.7 La Sacca di Bellocchio

E

60 anni, in seguito al protendersi veLa laguna è stata tagliata in due parti dal prolungamento del Canale Bellocchio-Gobbino, attuato per assicurare la comunicazione con il mare alle Valli di Comacchio: la parte meridionale, meno profonda, si è andata evolvendo in palude; la parte settentrionale, trasformatasi in stagnovolta divisa in due parti dal terrapieno di una strada costruita negli anni sessanta per realizzare un accesso diretto alla spiaggia. La parte a nord della strada, con profonde manomissioni, è stata trasformata nel lago del Lido di Spina, con al centro un'isola. La parte a sud, spesso indicata con il nome di Valle Ancona, è costituita da una serie di piccoli stagni di scarsa profondità e di elevata salinità, talora asciutti durante la stagione estiva. Negli ultimi decenni il cordone litoraneo che divide questi ambienti dal mare ha moltcostiera che interessano l'area della foce del Reno, a causa della notevolissima diminuzione di apporto solido del fiume. Le mareggiate hanno perciò prodotto frequenti ingressioni di acque marine nel bacino e progressivi arretramenti del cordone litoranee stesso. Su questo sono state recentemente costruite opere di difesa di vario tipo, nell'intento di arrestare tali processi erosivi. Pochi anni fa l'erosione costiera ha inoltre determinato l'apertura di un nuovo sbocco a mare per il Reno, più a sud della foce precedente, che si è ormai chiusa. A questo articolato complesso di zone umide si è così venuto ad aggiungere il tratto terminale del fiume attualmente abbandonato.

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FIGURA 3.6 – EVOLUZIONE DELLA FOCE DEL RENO FRA IL 1830 E IL 1988 (DA: ASPETTI NATURALISTICI DELLE ZONE UMIDE

SALMASTRE DELL’EMILIA-ROMAGNA, RER, 1990)

3.3.2 L’assetto costiero

In ambiente litorale gli elementi morfologici principali sono rappresentati dai depositi delle dune costiere e dall’evoluzione della linea di riva, di cui si conosce con una certa attendibilità l’ubicazione a partire dal 1811.

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3.3.2.1 L’evoluzione delle dune

Nel rapporto condotto da Idroser nel 1982 ‘Piano Progettuale per la difesa della costa adriatica Emiliano-Romagnola’ è stata presa in considerazione l’evoluzione degli apparati dunosi del litorale emiliano-romagnolo, allo scopo di definirne una evoluzione nel tempo, facendo riferimento allo stato degli apparati nel 1978 e nel 1955. Le categorie esaminate riguardano le dune vive, le dune consolidate dalla pineta e i terreni di origine dunosa (Figura 3.7).

FIGURA 3.7 – PROFILO SCHEMATICO DELLA SUCCESSIONE DEGLI APPARATI DUNOSI (IDROSER, 1982)

Dune vive. Sono state comprese in questa categoria tutte le dune prive di copertura arborea. Si tratta in genere delle dune del primo cordone, colonizzate da una vegetazione erbacea o talora arbustiva. Sono compresi anche alcuni tratti di dune già consolidate dalla pineta, dove la successiva morte o il deperimento dei pini hanno provocato una ripresa del processo di modellamento eolico. Dune consolidate dalla pineta. Si tratta di dune che possono considerate fossili perché l'impianto artificiale del bosco (quasi ovunque una pineta a pino domestico e marittimo) ha da tempo svolto una azione consolidatrice dei rilievi sabbiosi. Le dune, più alte verso il mare, decrescono in genere verso l'interno fino a confondersi morfologicamente, senza una precisa linea di demarcazione, nella fascia successiva. Terreni di origine dunosa. Si tratta di aree sabbiose di sicura origine dunosa che non hanno subito trasformazioni così radicali da cancellare le caratteristiche pedologiche primitive, ma dove il naturale costipamento del terreno, spesso accelerato dall'impianto artificiale del bosco e da una moderata pressione antropica, ha praticamente livellato le depressioni ed i rilievi originari. Non sono state comprese in questa categoria le superfici dove l'intervento umano ha definitivamente alterato la morfologia primaria.

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Lidi ferraresi nord

Il territorio più settentrionale dei lidi ferraresi, corrispondente all'attuale Lido di Volano, sul finire dell'Ottocento era ancora in via di formazione. Una serie di scanni sabbiosi e di dune divideva il mare aperto dall'ambiente lagunare: sulle dune e sui terreni sabbiosi via via formatisi venne impiantata, a partire dal 1933, una pineta litoranea, la Pineta demaniale di Volano, lungo un fronte di circa 5 Km. Più a Sud, sempre alla fine del secolo scorso, era riconoscibile un complesso dunoso recente e varie dune fossili interne, caratterizzate da un ampia curvatura lungo il fronte costiero meridionale. Gli allineamenti più interni, ascrivibili a spiagge formatesi nei secoli tra il XVII e il XIX, testimoniavano come anticamente quelle coste avessero una direzione più obliqua, in senso orario, rispetto all'attuale: il litorale era quindi molto più avanzato nella parte centro settentrionale, gli attuali Lido delle Nazioni, Lido di Pomposa e Lido degli Scacchi, mentre risultava più arretrato nella parte meridionale in corrispondenza di Porto Garibaldi. Questo tipo di evoluzione, continuata anche nella prima parte del 1900, ha dato luogo al progressivo smantellamento di una parte degli allineamenti dunosi lungo tutta la fascia costiera tra l'attuale Lido delle Nazioni e Porto Garibaldi. Alcune delle dune che non erano state erose, sono state fissate dalla vegetazione. Nel 1955 nella parte settentrionale di questo tratto è ancora presente un complesso di dune fossili allineate lungo due cordoni principali all'interno della pineta di Volano e bordate, verso mare, da dune vive. Entrambe le formazioni si assottigliavano mano a mano che procedevano verso Sud. II settore meridionale recava invece le tracce variamente estese degli antichi allineamenti, fino all'attuale Lido degli Scacchi (Figura 3.8 e Figura 3.9). Le dune più interne, in genere prive di copertura arborea e variamente intercalata ai coltivi, risultavano troncate dalla nuova linea di riva. Quelle del fronte a mare erano piuttosto alte lungo tutto il tratto compreso tra Lido degli Scacchi e Porto Garibaldi (con altezze di 7-9 m), probabilmente in conseguenza dello stabilizzarsi in questo punto della linea di costa per un intervallo di tempo sufficientemente lungo. Nell’arco di poco più di un ventennio la situazione presenta variazioni, che risultano abbastanza contenute nel tratto più settentrionale in quanto rimane invariata la superficie delle dune fossili della pineta di Volano e solo sul fronte a mare le dune vive sono state spianate per far posto alle attrezzature balneari di Lido di Volano. Verso Sud la formazione si assottiglia invece rapidamente e scompare del tutto per essere sostituita da una scogliera artificiale di massi, costruita a difesa della pineta stessa, già minacciata ed invasa dall'acqua marina. I rimanenti tratti di costa, tra Lido delle Nazioni e Porto Garibaldi, mancano quasi completamente di apparati dunosi.

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FIGURA 3.8 – COMPARAZIONE TRA LE DUNE DEI LIDI FERRARESI NORD NEL 1955 E NEL 1978, TRATTO LIDO DI VOLANO –

LIDO DELLE NAZIONI, (IDROSER, 1982)

Lidi ferraresi sud

Il litorale meridionale del Comune di Comacchio alla fine del secolo scorso era interessato da numerosissimi allineamenti di dune e di paleodune, il cui vario andamento sottolineava la complessa evoluzione di questo tratto di territorio, dovuta in gran parte alla vicinanza della foce del Reno. I cordoni formatisi avevano progressivamente isolato dal mare una piccola laguna interna, parallela alla costa, di cui resta ancora oggi un relitto nel complesso vallivo delle "Vene di Bellocchio". I vari allineamenti dunosi, anche se rimaneggiati, mostravano chiaramente le posizioni assunte dalle varie linee di riva nel passato: si riconoscevano due fasce principali di cordoni: la più interna, e quindi più antica, correva tra le Valli di Comacchio e le Vene del Bellocchio, la più recente, tra queste e il mare. Verso settentrione i cordoni tendevano ad incurvarsi verso l'interno in prossimità di Porto Garibaldi, dove all'inizio del secolo scorso si era venuta formando un'ampia falcatura.

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FIGURA 3.9 – COMPARAZIONE TRA LE DUNE DEI LIDI FERRARESI NORD NEL 1955 E NEL 1978, TRATTO LIDO DELLE NAZIONI – PORTO GARIBALDI (IDROSER, 1982)

Negli anni a venire, l'area occupata dalle dune, che il cospicuo avanzamento della costa allontanava progressivamente dal mare, non subiva variazioni considerevoli. Nel decennio 1930-40 tutte le dune superstiti, retrostanti la spiaggia viva, venivano sistemate a pinete a cura del Corpo Forestale. Interessante è osservare come nell’arco di poco più di un ventennio gran parte degli apparati dunosi è stata smantellata: in Figura 3.10 sono riportati gli allineamenti dunosi presenti sul litorale nel 1955 e nel 1978 ove si nota come lo sviluppo del Lido degli Estensi e Lido di Spina ha quasi completamente obliterato le strutture dunose. A Lido di Spina il complesso delle dune fossili è ancora parzialmente visibile verso meridione in ristretti spazi pubblici interposti al reticolo viario verso il Canale Bellocchio. A Sud delle Vene di Bellocchio si osservano ancora le antiche dune conservate all'interno delle fasce pinetate. Parziali riduzioni rispetto alla situazione precedente sono dovute a disboscamenti attuati per estendere le aree a coltura (pioppeti e seminativi).

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FIGURA 3.10 - COMPARAZIONE TRA LE DUNE DEI LIDI FERRARESI SUD NEL 1955 E NEL 1978 , TRATTO PORTO GARIBALDI –

LIDO DI SPINA (IDROSER, 1982)

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3.3.2.2 Evoluzione della linea di riva

Un dettaglio delle variazioni di riva, negli ultimi due secoli, dall'inizio del 1800 ai giorni nostri, è riportato nella Tav. 3A-3B-3C, che sintetizza le linee di costa del 1811-12, 1932, 1968, 1972, 1977 e 1997. L’assetto della linea di riva nel periodo compreso tra il 1811 e il 1977 è tratto dallo studio delle ‘Variazioni della spiaggia lungo il litorale emiliano-romagnolo’, condotto dalla Regione Emilia-Romagna nel 1979, mentre la linea di riva riferita al 1997 e stata tratta dalle foto aeree.

Tratto tra Lido di Volano e Lido delle Nazioni

Il tratto di spiaggia intorno a Lido di Volano presenta le maggiori variazioni della linea di riva, trattandosi di un’area prossima alla foce del Po di Volano, ove quindi assume un ruolo fondamentale per la dinamica costiera l’apporto fluviale. Dal 1932 ad oggi ha subito nel suo complesso un generale accrescimento, marcato soprattutto negli anni 70’. Il tratto tra Lido di Volano e Lido delle Nazioni nel periodo considerato ha subito in generale un arretramento. In particolare è entrato in forte erosione nel corso degli anni 60 e 70 a seguito della costruzione della serie di scogliere a mare che va da Porto Garibaldi a Lido delle Nazioni. Questo tratto ha beneficiato infatti per lungo tempo della sabbia che il mare asportava dalle spiagge che via via entravano in erosione a nord di Porto Garibaldi, ma una volta completata la serie delle scogliere, ormai privo di ogni ripascimento naturale, è entrato in erosione. Il litorale che ha subito i maggiori arretramenti della linea di riva è stato quello subito a nord delle scogliere: per un tratto di 1 km si è formata infatti un'ampia falcata erosiva con arretramento di spiaggia di circa 100 metri nella zona sud. Pur non essendovi insediamenti abitativi nell'area retrostante, l’Ente Regionale di Sviluppo Agricolo (ERSA), allo scopo di impedire l’ingressione marina sui terreni retrostanti, ha realizzato in questa zona una difesa radente protetta con massi rocciosi lunga circa 500 m. Questo intervento, che è stato realizzato nella seconda metà degli anni '80, è stato preceduto dalla costruzione di un'altra scogliera radente, avente la funzione di protezione del tratto meridionale della pineta di Volano. Quest'opera, più volte ripresa e più volte prolungata verso nord, è stata realizzata a partire dagli anni ’70: ha inizio in località Bocca del Bianco, 1 km circa a nord dell’ultima scogliera di Lido delle Nazioni, ed ha uno sviluppo di circa 1.600 m.

Tratto tra Lido delle Nazioni e Porto Garibaldi

Proseguendo verso Sud, da Lido delle Nazioni verso Lido degli Scacchi, il tratto di spiaggia ha subito un generale arretramento tra il 1811 e il 1972, soprattutto nel periodo 1811-1932. Negli anni 70’ si osserva invece un accrescimento della spiaggia, confermato, in linea di massima, anche nel 1997. Tra Lido degli Scacchi e Porto Garibaldi la spiaggia ha subito un generale accrescimento dal 1811 ad oggi, se si esclude il periodo 1932-1968 in cui si è registrata una sensibile riduzione a causa

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principalmente della realizzazione del molo. Il maggiore protendimento si è registrato nel periodo 1811-1932, con un valore medio di circa 141 m, corrispondente ad una velocità annua di 1,2 m/anno, ed inoltre nel periodo 1972-1977, nel quale l’avanzamento corrisponde a circa 18 m, per una velocità di 3,6 m/anno. La sostituzione a Porto Garibaldi dei moli in legno con moli in calcestruzzo e il loro prolungamento, avvenuto a più riprese nel corso del secolo scorso, hanno determinato una alterazione della dinamica litoranea lungo la costa ferrarese che ha portato all'allargamento costante delle spiagge a sud degli stessi e all'erosione del tratto più a nord, in quanto private del rifornimento naturale in sabbia proveniente dalla zona di foce Reno. Per contenere i fenomeni erosivi è stata costruita, a partire dal 1930, a nord dei moli di Porto Garibaldi una serie ininterrotta di scogliere a mare lunga 9 km. Dopo aver riscontrato, nel periodo successivo al completamento delle opere, un avanzamento generalizzato della linea di spiaggia, negli ultimi anni si è manifestata con sempre maggior evidenza la tendenza all'erosione della spiaggia a nord, in corrispondenza di Lido delle Nazioni, e un progressivo allungamento dell'arenile a sud, in corrispondenza di Porto Garibaldi e Lido degli Scacchi. Questo andamento è confermato, oltre che da periodici controlli in loco, dal confronto tra le linee di riva e trova una probabile interpretazione negli effetti determinati sulla dinamica marina dalla particolare geometria di posa delle scogliere. L'utilizzo delle scogliere foranee nella protezione delle coste ottiene certamente alcuni risultati positivi, ma crea anche conseguenze non desiderabili. Sicuramente la spiaggia protetta da tali strutture si stabilizza, senza allargarsi, ma contemporaneamente il fondale compreso tra la spiaggia e le barriere a mare tende a colmarsi di sedimenti, e ad innalzarsi.

Tratto del Lido degli Estensi

In corrispondenza di Lido degli Estensi, si registra un sensibile accrescimento soprattutto nell’ultimo ventennio considerato, tra il 1977 e il 1997. La maggior parte dei materiali provenienti dallo smantellamento della cuspide di foce del fiume Reno è stata spinta dal mare verso nord. La traslazione della sabbia del Reno lungo il litorale ferrarese verso la Sacca di Goro è stata però bloccata come già osservato dai moli di Porto Garibaldi che hanno determinato nel corso di questo secolo un forte avanzamento delle spiagge di Lido di Spina e Lido degli Estensi. In particolare gli avanzamenti interessano circa 4 km di costa e variano dai 50 ai 100 m nel solo periodo 1978-79. Complessivamente si è qui accumulata negli ultimi 15 anni una quantità di sabbia pari circa a un milione di m3, tale da creare a Lido degli Estensi una spiaggia di ampiezza compresa tra i 200 e i 250 m. L'apporto sabbioso è stato talmente elevato soprattutto negli ultimi 5-6 anni da ostruire completamente la foce del canale Logonovo, collettore delle valli di Comacchio e scolmatore di ampi bacini bonificati retrostanti. Per mantenere aperto questo importante vettore sono stati scavati negli ultimi 6-7 anni dall'Ente Regionale di Sviluppo Agricolo, in una prima fase, e dal Servizio Difesa del Suolo di Ferrara in una

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seconda fase, circa 150.000 m3 di sabbia. In massima parte questa sabbia è stata utilizzata per ripascimento e ricostruzione di cordoni dunosi nella zona fra Lido di Spina e la foce del canale Gobbino.

Tratto Canale Bellocchio – Lido di Spina

Nella porzione più meridionale, in corrispondenza di Lido di Spina, sino alla foce del Reno, si osservano assetti decisamente diversi proprio a causa delle modificazioni della foce del Reno. Il periodo nel quale si è registrato il maggior arretramento della linea di riva è risultato il 1932, in particolar modo nel tratto tra Lido di Spina e la foce del Reno. Ad esso succede un intervallo di accrescimento compreso tra il 1932 e 1968 di circa 380 m pari ad una velocità di 10 m/anno. Il tratto compreso fra il Lido di Spina sud ed il confine con la Romagna, costituisce la parte settentrionale dell'apparato di foce del Reno. Detto apparato è in forte arretramento da diversi decenni a causa del diminuito apporto di sabbia da parte del fiume, l’erosione delle spiagge ha messo in pericolo l’esistenza delle retrostanti zone umide (Vene di Bellocchio) che rivestono un rilevante interesse naturalistico. Per tale ragione il litorale è stato protetto con tubi di materiale plastico riempiti di sabbia, (Variante al PRG, 1997). Le spiagge tra il Lido di Spina ed i moli di Porto Garibaldi si stanno, in prevalenza, allargando; l'allargamento cresce andando dal Lido di Spina al Lido degli Estensi. Presso i moli di Porto Garibaldi si è verificata l'espansione massima: considerando solo gli anni dal '82 fino al '92, la crescita è stata di 80 m circa. Questa situazione è una delle pochissime riscontrabili in Italia, ed è dovuta al fatto che le sabbie che formano questo tratto di litorale provengono da sud, e sono quelle portate al mare dal fiume Reno e provenienti dallo smantellamento della sua foce. In questa parte della costa adriatica, il movimento delle sabbie avviene da sud verso nord, per la prevalenza delle onde e delle correnti generate dai venti di Scirocco rispetto a quelli generati dalla Bora. Lo smantellamento dei cordoni dunosi per far posto ad insediamenti turistici, ed il continuo abbassamento del suolo rendono le aree litoranee particolarmente vulnerabili in occasione di mareggiate e alta marea (Tav. 5). Per fronteggiare queste emergenze è stato realizzato il sistema di difesa già citato così articolato:

- prima linea di difesa costituita da pannelli, scogliere frangiflutti e radenti; - seconda linea di difesa rappresentata dall'argine Acciaioli che da Volano arriva fino a Porto

Garibaldi; - arginature sui corsi d'acqua sfocianti in mare.

Negli ultimi anni il Servizio Provinciale Difesa del Suolo Risorse Idriche e Forestali di Ferrara ha eseguito nel territorio comunale lavori di rialzo e di inspessimento delle arginature nel tratto terminale del Canale Navigabile Migliarino-Porto Garibaldi, resi necessari per salvaguardare i terreni limitrofi dal pericolo di esondazione conseguenti ai sempre più frequenti eventi di alta marea e al progressivo

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abbassamento del suolo. Tali opere, finanziate con stanziamenti regionali e con i fondi per la realizzazione del Piano Progettuale per la Difesa della Costa Adriatica, sono consistiti nel rinforzo e nella sopraelevazione delle difese arginali sino a quota +3,00 slm. Dopo questi interventi rimaneva "aperto" un solo varco nelle difese idrauliche della zona in corrispondenza della Valle Molino le cui arginature perimetrali, realizzate al tempo della bonifica, presentano quote insufficienti e scarsa consistenza. Tale situazione fu drammaticamente evidenziata nel gennaio 1982 quando, in occasione di alte quote di marea associate a mareggiate da scirocco il Servizio Provinciale fu costretto ad intervenire con lavori di somma urgenza per il rinforzo delle arginature occidentali della valle. La stessa situazione si è ripetuta altre volte, come per esempio nel novembre 1995, e ancora nel Natale del 1996, quando lo stesso Servizio Provinciale e l'Amministrazione Comunale di Comacchio sono dovuti intervenire per impedire il sormonto arginale da parte delle acque marine, in Valle Molino.

3.4 Subsidenza

La subsidenza è uno dei principali agenti responsabili dell'attuale assetto morfologico superficiale del territorio; il graduale abbassamento del suolo trae origine da cause naturali insite nel territorio, quali, principalmente, la tettonica, che coinvolge i sedimenti profondi della pianura, ed il costipamento dei terreni ad opera del carico litostatico; a queste si sommano altre cause legate all'attività dell'uomo, soprattutto in riferimento all'estrazione di fluidi dal sottosuolo. Tra questi, lo sfruttamento delle acque sotterranee è senz'altro uno degli agenti più significativi. Senza entrare in dettaglio maggiore, è comunque interessante fare una valutazione di massima sugli abbassamenti del suolo avvenuti negli ultimi anni. A tale scopo si può fare riferimento alla rete di capisaldi istituita da Idroser nel 1983, di cui sono disponibili tre campagne di misura eseguite nel 1984, 1987 e 1993. Le velocità di abbassamento nel basso ferrarese sono riportate in Tabella 3.1 e Figura 3.11.

Caposaldo 1984-1987 (cm/anno)

1987-1993 (cm/anno)

1987-1993 (cm/anno)

Lido di Volano (1/3) 0,51 1,79 1,36

Lido delle Nazioni (1/11) 1,12 2,51 1,67

Lido di Pomposa (1/16) 0,96 1,64 1,42

Porto Garibaldi (1/22) 0,97 1,72 1,47

Lido degli Estensi (1/25) 1,14 2,01 1,72

Statale Romea (1/37) 2,29 2,90 2,70

Valori medi 1,17 2,10 1,72

TABELLA 3.1 - VELOCITÀ DI ABBASSAMENTO. (DA: PRG 97 DEL COMUNE DI COMACCHIO)

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0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

Lido di Volano (1/3) Lido delle Nazioni (1/11) Lido di Pomposa (1/16) Porto Garibaldi (1/22) Lido degli Estensi (1/25)

1984-1987

1987-1993

1984-1993

FIGURA 3.11 – VELOCITÀ DI ABBASSAMENTO. (DA: PRG 97 DEL COMUNE DI COMACCHIO)

In generale si osserva per il litorale ferrarese un’accentuazione della subsidenza, spesso considerevole come nel caso dei capisaldi corrispondenti a Lido delle Nazioni e Lido degli Estensi. Come riportato nel PRG’97 del Comune di Comacchio, i dati disponibili sugli effetti a medio e lungo termine del fenomeno di abbassamento del suolo, concernenti non solo il tratto costiero, ma anche il territorio retrostante, riguardano il rapporto ‘Studio dei movimenti verticali del suolo nella provincia di Ferrara’, di Bondesan, Minarelli e Russo (1986), che si riferiscono al periodo compreso complessivamente tra il 1967 e il 1978. I dati si riferiscono a tre campagne differenti, che hanno investigato aree solo parzialmente sovrapponibili:

campagna del 1967-1972, riferita al settore posto a S di Comacchio; campagna del 1967-1973, riferita al settore tra Comacchio e Valle Bertuzzi; campagna del 1973-1978, riferita al settore in prossimità di Valle Bertuzzi.

Facendo riferimento alla campagna 1967-1972, gli andamenti delle curve di ugual abbassamento indicano valori maggiori verso SW, che tendono a decrescere verso la zona litorale (Tav. 4). Nel 1997-1998 allo scopo di riesaminare l’entità e l’estensione del fenomeno è stata istituita la Rete Regionale di Controllo della Subsidenza, a cura dalla Struttura Tematica di Ingegneria Ambientale di ARPA in collaborazione con il DISTART dell’Università di Bologna, formata da oltre 2000 capisaldi distribuiti su circa 2000 Km di linee di livellazione e da un rete GPS di 58 punti (Regione Emilia-Romagna & ARPA, 2002). Nel 1999 è stata realizzata la prima campagna di misura sull’intera rete regionale e nel 2002 sono state ripetute le sole misure sulla rete GPS.

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Nelle figure seguenti sono riportati gli abbassamenti e le velocità di abbassamento lungo il litorale adriatico

nei periodi 1984-1987, 1984- 1993, 1993-1999 (RER & ARPA, 2001). Il settore orientale è stato soggetto ad un generale incremento del fenomeno sino al 1993, mentre dal 1993 in poi si registra un’attenuazione del fenomeno (Tabella 3.2).

Capisaldi 1984-1987 (cm/anno)

1987-1993 (cm/anno)

1993-1999 (cm/anno)

Lido di Volano 0,51 1,79 0,12

Lido delle Nazioni 1,12 2,51 0,39

Lido di Pomposa 0,96 1,64 0,05

Porto Garibaldi 0,97 1,72 ---

Lido degli Estensi 1,14 2,01 ---

Lido di Spina --- --- 0,10

TABELLA 3.2 – CONFRONTO VELOCITÀ DI ABBASSAMENTO MISURATE NEI CAPISALDI LUNGO LA COSTA FERRARESE

FIGURA 3.12 - VELOCITÀ DI ABBASSAMENTO LUNGO IL LITORALE EMILIANO-ROMAGNOLO NEI

PERIODI 1984-1999, 1984-1987, 1987- 1993, 1993-1999 (RER & ARPA, 2001)

FIGURA 3.13 - ABBASSAMENTI LUNGO IL LITORALE ADRIATICO NEI PERIODI 1984-1987, 1984- 1993, 1993-1999 (RER & ARPA, 2001)

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3.5 Caratteristiche litologiche e meccaniche dei terreni presenti

Nel settore costiero litologicamente possono essere riconosciute due unità principali, una prima unità sabbiosa e sabbioso-limosa, presente dal piano campagna sino a circa 14 20 m di profondità da p.c. che rappresenta il deposito delle dune litorali, sotto la quale si rinviene una seconda unità argillosa e limosa, riconducibile ai terreni alluvionali di base. Unità sabbiosa e sabbioso-limosa Nel complesso il banco è caratterizzato nei primi metri di profondità dalla presenza di litotipi sabbioso-limosi, che divengono propriamente sabbie e sabbie limose nel tratto sottostante. Il grado di addensamento risulta medio. Non si esclude all’interno dell’intervallo la presenza di livelli limoso-argillosi, che in alcuni casi possono essere considerati delle vere e proprie lenti. La base dell’intervallo sabbioso è riconoscibile a circa 14 20 m di profondità da p.c., profondità che può variare localmente. Unità argillosa e limosa I litotipi fini sottostanti sono caratterizzati da argilla, argilla limosa e limo argilloso, con all’interno sottili livelli sabbiosi, per altro non molto frequenti. Il grado di consistenza delle argille è prevalentemente plastico, alcuni livelli possono presentare consistenza molle-plastica. Procedendo da Nord verso Sud si descrivono i principali litotipi presenti facendo specifico riferimento a quanto riportato nel PRG del Comune di Comacchio. In corrispondenza di Lido di Volano si rilevano terreni di natura granulare fino alla profondità di circa 3÷3,5 m, al di sotto dei quali per circa 1 m si rileva uno strato di argille e torbe. Da 4,5÷5 m sino a 9÷10 m di profondità da p.c. sono presenti limi sabbiosi e sabbie limose. Oltre i 10 m si rinvengono terreni fini argillosi. A Porto Garibaldi i terreni dell’immediato sottosuolo sono caratterizzati nel complesso dalla presenza sino a 5,5÷6 m da p.c. di sabbie sciolte, al si sotto delle quali sono presenti 1÷2 m di terreno con bassi valori di resistenza meccanica, presumibilmente argille poco consistenti e argille organiche. Da circa 7 m sino a 9÷10 m da p.c. si riconoscono terreni granulari riconducibili a sabbie limose e sabbie. Oltre questa profondità sono presenti terreni fini alternati a livelli limosi e limoso-sabbiosi. Più a Sud, verso Lido degli Estensi, sino alla profondità di circa 6,0 m si rilevano terreni sabbiosi, sotto i quali è presente un livello fine. Da 6,5 m a 10,0 m dal p.c. si è in presenza di terreni di natura granulare (sabbie limose e sabbie).

3.6 Lineamenti pedologici

Dal punto di vista pedologico nel litorale di Comacchio sono presenti 6 delineazioni, intendendo per delineazione una singola area (poligono) delimitata sulla carta, che presenta per la maggior parte

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della sua superficie suoli caratteristici. In base alle modalità di aggregazione dei suoli al loro interno, le singole delineazioni possono essere riassunte in 5 tipi (Figura 3.14):

- consociazione: delineazione in cui è predominante un solo tipo di suolo e la maggior parte degli altri suoli presenti è ad esso simile;

- complesso: delineazione in cui due o più tipi di suolo dominanti, dei quali è noto il modello di distribuzione nel paesaggio sono rappresentati insieme perché non cartografabili separatamente alla scala 1:25.000;

- associazione: delineazione in cui due o più tipi di suolo dominanti, dei quali è noto il modello di distribuzione nel paesaggio sono rappresentati insieme benché cartografabili separatamente alla scala 1:25.000 o più grande;

- gruppi di suoli non associati: delineazione in cui due o più tipi di suolo dominanti e con differenti attitudini all'uso, sono rappresentati insieme perché non è noto il loro modello di distribuzione nel paesaggio;

- gruppi indifferenziati: delineazione in cui due o più tipi di suolo dominanti e con simili attitudini all'uso, sono rappresentati insieme perché non è noto il loro modello di distribuzione nel paesaggio.

Delineazione n.18 Si trova nella piana costiera in ambiente di piana di sabbia, costituito da depositi di duna e di cordone. All’interno di questa delineazione nel complesso sono presenti:

- suoli San vitale sabbiosa fine, meno arida (poco frequenti); - suoli Cerba sabbiosa fine, in aree a vegetazione naturale (poco frequenti); - suoli San Vitale sabbiosa fine, arida (poco frequenti); - suoli Cerba sabbiosa fine (poco frequenti); - suoli San Vitale sabbiosa fine, decapitata (poco frequenti); - suoli Marcabò' franca limosa (con diffusione areale non determinata); - suoli Savio franca limosa (con diffusione areale non determinata).

Delineazione n. 200 Si trova nella piana costiera in ambiente di piana di fango a cordoni, costituito da depositi di cordone e da depositi di duna. Nella delineazione sono presenti:

- suoli Cerba sabbiosa fine (molto frequenti). Delineazione n. 201 La delineazione si trova nella piana costiera in ambiente di piana di sabbia, costituito da depositi di cordone. Sono presenti:

- suoli Pirottolo sabbiosa fine franca, salina (poco frequenti); - suoli Pirottolo sabbiosa fine franca (molto frequenti); - suoli Cerba sabbiosa fine (poco frequenti);

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Delineazione n. 204 La delineazione si trova nella piana costiera in ambiente di piana di sabbia, costituito da depositi di cordone. Sono presenti:

- suoli Pirottolo sabbiosa fine franca, salina (poco frequenti); - suoli Pirottolo sabbiosa fine franca (molto frequenti); - suoli Cerba sabbiosa fine, in aree a vegetazione naturale (poco frequenti).

Delineazione n. 264 La delineazione si trova nella piana costiera in ambiente di piana di sabbia, costituito da depositi di cordone. Sono presenti:

- suoli Pirottolo sabbiosa fine franca (poco frequenti); - suoli Pirottolo sabbiosa fine franca, salina (molto frequenti); - suoli Cerba sabbiosa fine, in aree a vegetazione naturale (poco frequenti).

Delineazione n. 312 La delineazione si trova nella piana costiera in ambiente di piana di sabbia, costituito da depositi di cordone. Sono presenti:

- suoli Pirottolo sabbiosa fine franca, salina (poco frequenti); - suoli Pirottolo sabbiosa fine franca (molto frequenti); - suoli Cerba sabbiosa fine, in aree a vegetazione naturale (poco frequenti);

I suoli Cerba sabbiosa fine, più rappresentati, sono molto profondi, da molto scarsamente a moderatamente calcarei, a tessitura sabbiosa fine, da neutri a moderatamente alcalini nella parte superiore e da moderatamente a fortemente alcalini in quella inferiore. La pendenza varia dallo 0,01 allo 0,2%, il substrato è costituito da sedimenti marini a tessitura grossolana. La densità di urbanizzazione è molto elevata. L'uso del suolo è in prevalenza a seminativo semplice alternato a colture arboree e ad orticole a pieno campo. Dal punto di vista del comportamento chimico, i suoli Cerba sabbiosa fine sono caratterizzati da pH moderatamente alcalino e contenuto in calcare elevato: può verificarsi bassa disponibilità di molti microelementi (in particolare metallici), possono essere favoriti i processi di fissazione a carico del P e può forse manifestarsi carenza di Mg dovuta ad antagonismo con il Ca. I valori bassi di C.S.C. determinano una ridotta capacità di trattenere i nutrienti. Dal punto di vista agroambientale, il comportamento dei suoli Cerba sabbiosa fine è condizionato dalla permeabilità elevata, soprattutto negli orizzonti profondi. In corrispondenza dei valori più bassi di C.S.C. presentano moderata capacità di trattenere e/o degradare i potenziali inquinanti minerali (es. metalli pesanti) e organici. La bassa velocità di infiltrazione (in presenza di crosta superficiale) può determinare scorrimento superficiale e trasporto solido di potenziali inquinanti verso i corpi idrici di

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superficie. In base alla Classificazione Soil Taxonomy tali suoli sono definibili mixed, mesic Aquic Ustipsamments, secondo la Legenda Fao si tratta di Calcaric Arenosol.

FIGURA 3.14 – DELINEAZIONI PRESENTI NELL’AREA (DA: REGIONE EMILIA-ROMAGNA)

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4 CORPI IDRICI SUPERFICIALI

Il territorio costiero ferrarese, se si esclude la sacca di Goro, è interamente balneabile, per una lunghezza di 23 km. Si estende dai limiti della sacca di Goro, in prossimità del Lido di Volano, fino a circa 300 metri a nord della foce del canale Bellocchio, ed è compreso nel territorio del Comune di Comacchio.

4.1 Principali corsi d’acqua presenti

L'assetto idrografico del Comune di Comacchio fa capo al sistema Volano-Primaro. II reticolo idrografico è composto da fiumi, canalizzazioni irrigue e di scolo, laghi e dalle restanti Valli di Comacchio. Le aree vallive sono già state descritte al capitolo precedente, di seguito vengono prese in esame le principali caratteristiche dei corsi d’acqua presenti nell’area di indagine. II complesso della rete idrica in cui si inserisce il territorio comunale è molto più ampio, ed essenzialmente è costituito dai seguenti corpi idrici :

- Po di Volano; - Canale Circondariale Bando-Valle Lepri; - Canale Navigabile Migliarino-Porto Garibaldi; - Canale Logonovo; - Canale Circondariale Gramigne-Fossa

Vaste porzioni del territorio risultano soggiacienti rispetto al livello medio marino ed a causa di ciò i fiumi (Po di Volano, Po di Primaro ed il Canale Navigabile) risultano pensili rispetto ai terreni circostanti. L’immissione negli alvei principali delle acque eccedenti provenienti dai territori circostanti avviene esclusivamente attraverso impianti di sollevamento meccanico gestiti dai Consorzi di Bonifica. Il Po di Volano, principale corso della Provincia di Ferrara, è un ramo molto antico del fiume Po, che prima della "rotta di Ficarolo" nel dodicesimo secolo, aveva dimensioni e portate maggiori di quelle attuali. Ha origine a monte della città di Ferrara dal canale Burana. Il suo bacino idrografico interessa quasi tutto il territorio provinciale e comprende, attraverso diversi tributari, una parte dell'Oltrepò mantovano, parte della bassa modenese e alcuni Comuni della Provincia di Bologna. II suo corso segna il confine del Comune di Comacchio, costeggiando a sud con una serie di anse la bonifica di Vallesina e le Valli Cantone, Bertuzzi e Nuova. Il Po di Volano, attualmente, per tutto il suo intero corso rappresenta un vettore di acque di scolo e di irrigazione. Il corso d'acqua è semi regolato per mezzo di tre traverse; due di queste sono poste a valle della biforcazione di Migliarino (da cui origina il Canale Navigabile) e consentono il deflusso delle acque alternativamente nel porto canale di Portogaribaldi (d'estate) o nella sacca di Goro, in rapporto ai bisogni di tutela di quest'ultima. Nel tratto intermedio e terminale sono raccolti nel Po di Volano diversi sottobacini coincidenti con comprensori di bonifica, parte a scolo naturale e parte a scolo meccanico. Nel tratto terminale, inoltre, confluiscono i reflui dei depuratori di alcuni Comuni del ferrarese per complessivi 23.000 abitanti equivalenti.

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All'altezza dell'abitato di Volano, circa a 2 km dalla foce, riceve gli affluenti della frazione omonima e del Lido di Volano, questi ultimi sottoposti a disinfezione. L’apparato di foce del Po di Volano si articola in due rami, entrambi rivolti verso Nord-Est, ossia verso l’interno della Sacca di Goro. Il ramo più orientale è stato recentemente separato da Volano e suddiviso in tronchi, con precarie intercomunicazioni, il ramo occidentale è la foce oggi attiva e lambisce, con la sua riva sinistra, le Peschiere, che costituiscono una palude salmastra in diretto contatto col mare presso il Taglio della Falce, un’insenatura marina situata immediatamente a nord della foce del Volano e che limita a S il Bosco della Mesola. In relazione all'escursione di marea, il cui valore supera il metro di altezza, l'alveo del Po di Volano è interessato ad una rilevante intrusione marina. Il cono salato profondo riesce a penetrare nel fiume fino all'altezza dell'impianto idrovoro di Pomposa, posto a circa 7 km dalla foce. Opportuni sbarramenti impediscono al cono salino di risalire oltre, permettendo in questo modo l'utilizzazione delle acque a monte a fini irrigui. All'altezza di Migliarino, fuori dal territorio del Comune di Comacchio, dal Po di Volano si origina il Canale Navigabile di Migliarino. Quest'ultimo si dirige in direzione sud, verso Ostellato e Porto Garibaldi. Questo canale entra in territorio del comune di Comacchio proprio all'altezza della confluenza in esso del Canale Circondariale Bando Valle Lepri. Quest'ultima canalizzazione riceve gran parte delle acque che drenano dalle canalizzazioni secondarie della bonifica della Valle del Mezzano sia da Nord che da Sud. Le acque, previo l'idrovia Lepri Acque Alte, vengono poi convogliate nel Canale Navigabile Migliarino-Porto Garibaldi. All'interno del Canale Navigabile Migliarino-Porto Garibaldi l'intrusione delle acque del mare, in relazione alla escursione di marea, arriva sino allo sbarramento della Conca di Valle Lepri, che consente la salvaguardia delle acque dolci a monte dello stesso. Nel tratto terminale è comunque collegato con alcuni bacini vallivi ed è per questo motivo che le sue acque sono sempre salmastre. Raccoglie i reflui del Comune di Ostellato e quelli del depuratore di Comacchio (potenzialità di 210.000 abitanti equivalenti) nel quale vengono convogliati anche i liquami provenienti da quasi tutta la fascia costiera e sul quale si effettua la defosfatazione chimica (d'estate) e la disinfezione con ipoclorito. Il suo sbocco a mare, all'altezza di Porto Garibaldi, è protetto da due moli lunghi rispettivamente 300 m (il molo nord) e 500 m (il molo sud). Il canale Logonovo limita a nord il sistema di regimazione delle valli di Comacchio e divide Lido degli Estensi da Lido di Spina, non ha praticamente un proprio retroterra e, per la sua funzione di collegamento con le valli (quando è aperto), il suo corso di acque salmastre è soggetto a continue inversioni di flusso in funzione delle maree. Raccoglie le acque meteoriche di Lido di Spina, inquinate, nel periodo estivo, da reflui domestici abusivamente allacciati alla rete bianca. Il canale Bellocchio ha la funzione di regolare il flusso delle acque delle valli di Comacchio da e verso il mare e sfocia sulla costa del Comune di Ravenna. Le acque costiere risentono inoltre degli apporti delle acque provenienti dal fiume Reno, la cui foce è in territorio ravennate, non molto distante dal canale Bellocchio.

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Il fiume Reno lambisce il confine Sud del comune di Comacchio nella sua estremità meridionale, all'altezza del centro abitato di S. Alberto. Il suo corso costeggia a nord le Valli di Comacchio ed a Sud le bonifiche di Valle Mezza Cà, di Valle Guiccioli e Marcabò, si dirige, poi, a Nord sfociando all'altezza del Canale di Bellocchio.

FIGURA 4.1 – RETE IDRICA SUPERFICIALE

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4.2 Rete consortile

Oltre ai corsi d’acqua principali è presente la rete di canali destinati ad irrigazione e scolo. I canali irrigui principali sono rappresentati dal Canale di Gronda del Bosco Eliceo e dal Canale irrigatore Ponti con le sue derivazioni. II canale di Gronda del Bosco Eliceo deriva acqua dal Po di Volano, per gravità tramite una chiusa. Il canale si dirige poi verso Sud in direzione del Bosco Eliceo e del Canale Migliarino. Il Canale è sopraelevato rispetto al piano di campagna e garantisce l’approvvigionamento idrico per le attività agricole limitrofe tramite una serie di chiuse e derivazioni (Variante al PRG, 1997). II canale Irrigatore Ponti deriva acqua dal Canale Navigabile Migliarino, per gravità tramite apposita chiavica di derivazione. Il Canale serve anche il Canale Adduttore Isola che porta acqua al Canale Maestro. Quest'ultimo si dirige verso Nord biforcandosi all'altezza di Lagosanto nei due Canali di Collettore Bosco e Poazzo. Anche questa canalizzazione irrigua è sopraelevata rispetto al piano campagna. Numerosi canali di scolo, secondari e terziari, raccolgono le acque di drenaggio convogliandole ai Collettori Principali, al cui termine è posto il relativo impianto idrovoro che solleva le acque riversandole nelle idrografie a quote più alte che le porteranno a mare per gravità (Tav. 5).

4.3 Qualità acque superficiali

Il reticolo idrografico dell'area costiera si estende per complessivi 5.277 Km. Si tratta però di un reticolo essenzialmente artificiale, costruito e mantenuto dall'uomo per esigenze di bonifica e di sicurezza idraulica. A dispetto della lunghezza del reticolo idraulico in realtà i canali che rimangono invasati durante tutto il periodo dell'anno sono un numero limitato. Questa situazione ha chiaramente profonde conseguenze sugli habitat fluviali ed anche sulla qualità stessa delle acque. Dal punto di vista della qualità delle acque dolci superficiali questa è monitorata in continuo dall'Arpa di Ferrara attraverso una serie di stazioni campione. I monitoraggi sono condotti su un ampio spettro di parametri chimici, fisici e microbiologici. In linea con la nuova normativa comunitaria vengono condotti monitoraggi che utilizzano indicatori biologici, in quanto rilevano gli effetti sulle comunità animali e vegetali fornendo indicazioni appropriate sulla reale qualità del corpo d'acqua. La definizione dello stato ecologico di un corso d’acqua viene espressa attraverso l’indice sintetico dello stato di qualità ambientale denominato S.E.C.A. – Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua e previsto dal D.Lgs. 152/99. La caratterizzazione del corso d’acqua viene effettuata a valle del monitoraggio relativo ad ogni sezione, individuando e incrociando i dati relativi a due indici di qualità quali l’I.B.E. (Indice Biotico Esteso) e il L.I.M. (Livello di Inquinamento da Macrodescrittori) e attribuendo alla sezione monitorata o al tratto da essa rappresentato il risultato peggiore tra quelli derivati dalle valutazioni dell’I.B.E. e dei Macrodescrittori.

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Le stazioni di monitoraggio di Arpa sono riportate in Figura 4.2: sono ubicate prevalentemente nella zona a monte degli impianti idrovori che regolano il deflusso.

FIGURA 4.2 – STAZIONI DI MONITORAGGIO DELLA ACQUE SUPERFICIALI NELLA PROV. DI FERRARA (ARPA FERRARA, 2002) Al fine di individuare lo Stato Ambientale dei Corsi d’Acqua (indice S.A.C.A.), lo stato ecologico individuato viene rapportato ai dati relativi al raggiungimento o meno dei valori soglia stabiliti per le sostanze chimiche pericolose analizzate per definire lo stato chimico.

STATO ECOLOGICO CLASSE I CLASSE II CLASSE III CLASSE IV CLASSE V Concentrazione di inquinanti: valore di soglia > valore di soglia

ELEVATO SCADENTE

BUONO SCADENTE

SUFFICIENTESCADENTE

SCADENTE SCADENTE

SCADENTE PESSIMO

TABELLA 4.1 - STATO AMBIENTALE DEI CORSI D’ACQUA (S.A.C.A.) Sul territorio costiero tutte le stazioni campione di interesse nel biennio 2001-2002 hanno fornito un valore di classe di qualità oscillante tra la classe III e la classe IV. Le acque superficiale sono però rappresentate anche da ampi specchi vallivi salmastri. Anche in queste zone l'ARPA di Ferrara compie monitoraggi nel dettaglio nei seguenti bacini: Valle Nuova e Val Cantone; Lago Nazioni; Valli di Comacchio; Sacca di Goro. Per le acque marine costiere si può fare riferimento al rapporto annuale del Ministero della Salute sulle acque di balneazione, elaborato sulla base delle delibere regionali per l’individuazione delle zone idonee alla balneazione, redatte sulla base dei risultati analitici inviati dai Dipartimenti provinciali delle

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Agenzie Regionali di Protezione Ambientale (ARPA), relativi alla stagione balneare 2003: in Emilia-Romagna la percentuale di costa balneabile rispetto alla costa adeguatamente controllata risulta del 99,6%, e nella provincia di Ferrara lo scorso anno tutti i tratti di costa sono risultati idonei alla alneazione. b

FIGURA 4.3 – QUALITÀ DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE (MINISTERO DELLA SALUTE, 2004)

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5 CORPI IDRICI SOTTERRANEI

Il settore studiato è caratterizzato dalla presenza di un acquifero superficiale a cui segue in profondità un acquifero multistrato in pressione. Quest’ultimo appartiene al sistema acquifero della pianura Padana che può essere sinteticamente considerato come un sistema multistrato formato dai complessi delle conoidi appenniniche ed alpine e dai complessi della media e bassa pianura. Tale struttura è limitata lateralmente dai rilievi montuosi, Alpi ed Appennini a Nord, Ovest e Sud, e dall’Adriatico ad Est.

5.1 Acquiferi profondi

La struttura deposizionale sopra accennata è stata ricondotta ad uno schema interpretativo per identificare le principali unità idrostratigrafiche presenti; queste sono costituite da fasi sedimentarie complete, rappresentate da materiali fini e finissimi alla base e materiali ghiaiosi, sabbiosi e limosi variamente alternati nelle fasi successive. Questo schema generale, che può a sua volta essere suddiviso in unità di dettaglio maggiore, può essere alterato dall’assenza di uno o più termini per effetto sia di assenza di deposito, sia per effetto di processi di erosione che hanno eliminato parti della serie. L’intero sistema è stato ripartito in tre gruppi principali, convenzionalmente indicati con A, B e C, il cui basamento è formato da un acquicludo di età riferita al Pliocene inferiore a partire dal quale il fluido che satura i sedimenti è salato (RER, Eni & Agip, 1998). Questa interfaccia tra le acque dolci degli acquiferi A, B e C e le sottostanti acque salate è stato sempre utilizzato come il limite inferiore del sistema idropotabile emiliano romagnolo (Idroser, 1978) ed ha uno sviluppo abbastanza variabile e complesso a scala padana; nell’area qui esaminata l’assetto è fortemente influenzato dall’andamento delle strutture sepolte.

FIGURA 5.1 - UNITÀ IDROSTRATIGRAFICHE DELLA PIANURA PADANA EMILIANO-ROMAGNOLA (RER, ENI & AGIP, 1998)

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Una zona principale di alto si osserva lungo l’allineamento Comacchio–Occhiobello, avente la

ncentrati nella zona a NW

direzione delle principali strutture appenniniche e due zone di culmine dove l’interfaccia acqua dolce acqua salata coincide praticamente con il livello del terreno. A NE ed a SO di tale alto si trovano due fosse in cui il basamento si approfondisce fino a 200 m. Ancora più a NE il basamento è nuovamente interrotto e si trova una terza area in cui l’interfaccia coincide con il terreno. Per quello che riguarda il gruppo A gli spessori permeabili maggiori sono codi Bondeno con oltre 140 m, altre aree significative sono poste tra Bondeno e Ferrara (fino a 80 m) e tra Copparo e Migliarino (80 m).

PROFONDITÀ DEL LIMITE BASALE SPESSORE CUMULATIVO DEI DEPOSITI PERMEABILI

FIGURA 5.2 – GRUPPO ACQUIFERO A, PROFONDITÀ DEL LIMITE BASALE E SPESSORE (RER, ENI & AGIP, 1998)

ell'area più orientale del comune di Goro e nel comune di Comacchio (bonifica Valle del Mezzano) la Nbase dell'acquifero varia da 0 m a 50 m dal p.c.; scende a -100 m nell'abitato di Mesola, -150 m nel Bosco della Mesola, -200 m attorno a Codigoro; a Lagosanto il limite basale è a –200 m dal p.c.; a San Giuseppe è a –100 m, come a Lido delle Nazioni. Lido di Pomposa e Lido degli Scacchi; da Porto Garibaldi a Lido di Spina il limite basale scende progressivamente da –150 m a -250 m.

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Nelle Valli di Comacchio la profondità del limite basale dell'acquifero A è situato tra - 200 m e -300 m sotto il livello del mare, mentre quello dell'acquifero B si trova tra -300 m e -400 m sotto il livello del mare. Tutta l'area costiera, a partire da Mesola e Goro, scendendo verso Codigoro, Comacchio e Lagosanto e Porto Garibaldi non presenta acquiferi utili al di sotto del Gruppo Acquifero A. L’assenza dell’acquifero B è determinata dalla saturazione di acqua salata dei sedimenti porosi-permeabili. L'acquifero B presenta acque dolci solo al di sotto delle Valli Meridionali di Comacchio.

PROFONDITÀ DEL LIMITE BASALE SPESSORE CUMULATIVO DEI DEPOSITI PERMEABILI

FIGURA 5.3 – GRUPPO ACQUIFERO B, PROFONDITÀ DEL LIMITE BASALE E SPESSORE (RER, ENI & AGIP, 1998) Lo spessore maggiore è concentrato tra Ferrara, Bondeno e Poggio Renatico (40 m). Come conseguenza del modello strutturale adottato, l’alimentazione dei gruppi acquiferi è limitata alle aree di affioramento dei gruppi A e C; il gruppo B è quasi sempre in copertura (ad es. per la presenza del gruppo A) e, salvo le situazioni di continuità idraulica con gli altri sistemi, può essere considerato saturo con acque fossili. Le aree di alimentazione sono poste lungo il bordo pedemontano; quella del gruppo C è molto limitata e forma una fascia molto sottile e limitata in continuità con i colli emiliani (“ghiaie, conglomerati, sabbie e peliti di delta-conoide e marino-marginali”, Pliocene inferiore- Pleistocene medio). Subito a nord, in

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continuità, è posta quella del gruppo A (“ghiaie, conglomerati, sabbie e peliti di terrazzo e conoide alluvionale”), che ha uno sviluppo più ampio e che idraulicamente può essere associato alle aree di ricarica zenitale identificate in Regione Emilia Romagna e ENI-Agip (1998) attraverso la cartografia dei suoli.

5.2 Acquifero superficiale

5.2.1 Struttura

Verso la costa, la falda superficiale è contenuta all’interno dei sedimenti grossolani principalmente sabbiosi che costituiscono il sistema di cordoni dunosi depositatisi in epoche geologicamente recenti ed il cui assetto dipende dalle oscillazioni della linea di riva avvenute negli ultimi 5.000 6.000 anni. Lo spessore dell’acquifero superficiale nell’area investigata risulta di circa 14 20 m e tende ad approfondirsi verso mare, in analogia con le modalità di deposizione dei corsi dunosi. A profondità maggiori sono presenti le argille impermeabili di base. Il limite inferiore dell'acquifero freatico è rappresentato da sedimenti argillosi deposti in ambiente marino dello spessore di circa 35/40 m. La forma della superficie freatica è ondulata con culminazioni coincidenti con i cordoni di dune (aree di alimentazione) e depressioni (aree di drenaggio) corrispondenti ad azioni idrauliche ed emungimenti. L'alimentazione della falda freatica dolce avviene attraverso le precipitazioni meteoriche, gli apporti di acqua dai corsi d'acqua e dal sistema dei canali consortili. L’area si trova in un settore in cui l’acquifero costiero non presenta significative coperture di origine alluvionale: la falda risulta pertanto propriamente freatica. In riferimento all’alimentazione della falda si deve prevedere una ricarica zenitale, dovuta alle precipitazioni meteoriche ed una alimentazione laterale, che avviene ad opera dei corpi idrici superficiali.

5.2.2 Idrodinamica

In generale l’azione di drenaggio operata dai corsi d’acqua superficiali e dai canali di bonifica impone alla falda freatica un regime artificiale. I flussi di falda nascono dai gradienti idraulici che si creano rispetto ai canali di scolo, il cui livello è controllato dagli impianti idrovori. Le direzioni di flusso pertanto sono direttamente collegate alla rete idrica dei canali di scolo, che rappresentano assi di drenaggio preferenziali della falda freatica, esercitando un’azione di richiamo. Nel settore costiero la falda presenta flussi diretti da E verso W, che non testimoniano un’alimentazione dell’acquifero superficiale da parte del mare, bensì la presenza di uno spartiacque ad orientamento N-S, immediatamente retrostante la spiaggia, ove la superficie topografica risulta più elevata per la presenza dei cordoni dunosi. Tale dorsale è più o meno continua dal Lido di Volano al Lido di Spina, salvo una soluzione di continuità in corrispondenza del Lido degli Estensi.

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FIGURA 5.4 – ANDAMENTO SUPERFICIE FREATICA, (DA PRG ’97 DEL COMUNE DI COMACCHIO)

La falda freatica nel settore costiero può essere suddivisa in piccoli bacini idrogeologici (Variante al PRG, 1997):

il bacino che dal Po di Volano arriva al portocanale di porto Garibaldi, compreso tra il mare ad E ed il Canale di Gronda del Bosco Eliceo ad W;

il bacino che da Porto Garibaldi giunge al Canale Logonovo, limitato a E dal mare e a W dal Canale Valletta;

il bacino compreso tra il Canale Logonovo a N, il Canale Bellocchio a S, le Valli di Comacchio a W e il Mare ad E, a cui appartiene anche l’area investigata.

A partire dal 1989 l’Amministrazione Provinciale di Ferrara ha installato sul territorio costiero ferrarese una rete di 105 piezometri di profondità variabili tra 3 e 4 m da p.c., integrati poi successivamente da altri punti d’acqua a 12 m di profondità (Figura 5.5). Attualmente esistono circa 63 punti di misura utili per il monitoraggio della falda. Durante il periodo 1989-1999 sono state effettuate diverse campagne di misura, sia freatimetriche che idrochimiche, che rappresentano quindi una, seppur breve, serie storica inerente l’acquifero superficiale.

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FIGURA 5.5 – RETE DI MONITORAGGIO DELLA FALDA SUPERFICIALE AD OPERA DELL’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI

FERRARA (PROV. FERRARA, 2001)

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A Lido di Volano il livello freatico risulta depresso al di sotto del livello del mare, inoltre l’andamento della falda è condizionato dalla presenza del Lago delle Nazioni. Anche più a Sud in corrispondenza del Lido delle Nazioni le quote d’acqua sono al di sotto del livello del mare: qui i piezometri più occidentali rivelano una forte depressione piezometrica policentrica legata alla bonifica delle ex Valli Basse S.Giuseppe e lo stesso Lago delle Nazioni. Nell’arco del tempo considerato è osservabile un’innalzamento del livelli di falda nelle aree interne rispetto alla costa. In riferimento all’area di Lido degli Scacchi e Lido di Pomposa il limite Nord è di tipo idrodinamico, essendo legato ad una sorta di soluzione di continuità che si individua nella dorsale di alimentazione costiera della falda, proprio a mezza strada fra il Lido di Pomposa ed il Lido delle Nazioni. Verso Ovest la zona si estende fino alla "Romea", mentre il limite idrodinamico verso Sud è rappresentato da uno spartiacque piezometrico posto immediatamente a Sud del Lido degli Scacchi. Nei piezometri monitorati si registra un abbassamento generale nel periodo considerato, più verso le aree interne e meno sulla costa. La zona do Porto Garibaldi è delimitata a Sud dal limite di alimentazione rappresentato dal Canale Navigabile mentre a Nord è presente uno spartiacque piezometrico, come sopra osservato. Tutti i piezometri monitorati misurano un abbassamento nel periodo di monitoraggio disponibile. La zona di Lido degli Estensi è ben definita idrogeologicamente, essendo limitata dal Canale Navigabile a Nord, dal Canale Logonovo a Sud e da Valle Campo ad Ovest. I piezometri misurati indicano un abbassamento del livello, almeno nel periodo 1996-1999, di circa 0,2-0,3 m. In riferimento al settore di Lido di Spina, che si estende dal Canale Gobbino a Sud sino al Canale Logonovo, negli ultimi 4 anni di misure tutti i piezometri registrano un evidente abbassamento di entità minore all’avvicinarsi verso il mare. In media l’abbassamento è di 15-20 cm verso mare e 25-30 nel resto del settore. Il livello minimo si registra alla fine della stagione estiva, mentre quello massimo durante l’inverno. Si deve osservare inoltre che la falda freatica verso l’interno ha dei limiti a potenziale imposto rappresentati dalle Valli di Comacchio.

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FIGURA 5.6 – VARIAZIONE DEL LIVELLO FREATICO NEL PERIODO 1996-1999 E 1989-1992 (PROV. FERRARA, 2001)

5.2.3 Salinità delle acque

Data la situazione idrogeologica generale dell’acquifero costiero la falda ha mediamente una salinità elevata, sia per la sua localizzazione spesso posta sotto il livello del mare sia per la presenza di corpi idrici salmastri, in condizioni di perenne alimentazione, e che possono presentare stagionalmente una

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concentrazione salina assai elevata. Le uniche modalità con cui la falda si alimenta di acqua dolce è tramite la ricarica zenitale e tramite l’alimentazione dai canali superficiali irrigui. Facendo riferimento ai piezometri della rete di monitoraggio si osserva come a Lido di Volano la conducibilità elettrica specifica tenda a diminuire mediamente di circa 100 µS/cm. La distribuzione vede valori minori a Nord, presso la foce del Po di Volano e tende ad aumentare verso Sud, sino a raggiungere i 2.000 µS/cm a Sud del lido. Verso Lido degli Scacchi e Lido di Pomposa, la conducibilità risulta piuttosto bassa, almeno rispetto alle aree limitrofe, circa 700 µS/cm come valore medio. Anche a Porto Garibaldi si registra un aumento della conducibilità dalla costa nelle le aree interne, nel periodo monitorato, e una diminuzione invece verso costa. A Lido degli Estensi nel complesso la conducibilità aumenta nel periodo di monitoraggio, in media di una valore di circa 160 µS/cm. L’incremento maggiore si registra nell’area vicino a Valle Campo, mentre l’incremento minore in prossimità del Canale Logonovo. Nella porzione più meridionale dell’area investigata la conducibilità sembra rimanere sostanzialmente stazionaria o a diminuire, solo all’interno dell’abitato e non lontano dalle Vene del Bellocchio si ha un aumento del valore medio di più di 1.000 µS/cm e quindi una netta salinizzazione (Prov. Ferrara, 2001).

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6 ASPETTI METEO CLIMATICI GENERALI

Nelle classificazioni di tipo termico, l’area oggetto di studio viene definita a clima temperato freddo, con estati calde, inverni piuttosto rigidi, ed elevata escursione termica estiva. Tale connotazione viene in parte alterata dal mare, che tende a mitigare i rigori dell'inverno, con un aumento della temperatura media rispetto alle altre zone della pianura Padana. Nella Figura 6.1 e Figura 6.2 sono riportate rispettivamente la carta delle isoiete e quella delle isoterme di un’area estesa tra le province di Ferrara e di Ravenna.

FIGURA 6.1 – CARTA DELLE ISOIETE

Un’influenza ben più incisiva è esercitata dai venti dominanti. L’area infatti rappresenta una importante zona di confluenza e di smistamento delle masse d'aria provenienti da varie direzioni (Atlantico, Mediterraneo, Europa settentrionale ed Europa centro-orientale) e con contrasti quindi ben distinti. Un

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ruolo importante nella caratterizzazione del clima è da attribuire alla circolazione locale a regime di brezza, anche se si manifesta a piccola scala, e limitatamente al periodo primavera-estate.

FIGURA 6.2 – CARTA DELLE ISOTERME

Da queste considerazioni di carattere generale si può delineare un quadro meteo-climatico stagionale:

- la caratteristica piovosità della stagione invernale è correlabile con la frequente presenza di aree depressionarie che si ricostituiscono sul versante adriatico, provenendo dal golfo Ligure;

- la maggiore piovosità in primavera rispetto all'inverno è dovuta, oltre che alle cause sopra citate, anche alla formazione di depressioni di sottovento che innescano correnti di bora e condizioni favorevoli ad attività temporalesca;

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- la stagione estiva è caratterizzata da deboli gradienti barici, temperature elevate, correnti a regione di brezza e scarsa piovosità, legata essenzialmente ad attività temporalesca;

- la piovosità autunnale è da attribuire alle depressioni che si succedono in questa zona. Questa stagione è caratterizzata da precipitazioni la cui intensità viene mitigata dall'azione protettrice degli Appennini.

A scala locale, l’area in esame si inquadra in una zona di graduale passaggio da condizioni climatiche costiere a condizioni di tipo padano; le influenze marine e collinari sono avvertibili in modo meno apprezzabile e il clima assume una sua propria fisionomia che si contraddistingue per una maggiore escursione termica giornaliera, aumento del numero di giorni con gelo nei mesi invernali, aumento di frequenza delle formazioni nebbiose, che si manifestano più intense e persistenti, attenuazione della ventosità con aumento delle calme anemologiche e incremento dell’umidità dell’aria. In condizioni anticicloniche, caratterizzate da circolazione orizzontale e verticale molto scarsa, correnti verticali a prevalente componente discendente e condizioni meteorologiche non perturbate, l’atmosfera è caratterizzata da condizioni di stabilità e nella stagione invernale, in cui si ha un intenso raffreddamento del suolo dovuto all’irraggiamento notturno si può instaurare una condizione di inversione termica persistente, anche durante l’intero arco della giornata. Questo fenomeno provoca un progressivo aumento delle concentrazioni di inquinanti negli strati atmosferici prossimi al suolo, agendo come uno strato di sbarramento alla diluizione di sostanze gassose verso l’alto. Per meglio caratterizzare l’area oggetto di studio si è fatto riferimento alla stazione meteo di Volano (FE) del Servizio Idrometeorologico dell’ARPA Emilia Romagna, per la quale sono stati reperiti dati che forniscono una base storica sufficientemente rappresentativa per i tre parametri considerati: temperature, precipitazioni e intensità/direzione del vento. In Tabella 6.1 è riportata una descrizione dei parametri meteoclimatici considerati, l’ubicazione della stazione di Volano ed il periodo di riferimento preso in esame.

Parametri Stazione Ubicazione Ente Periodo di riferimento

Precipitazioni Temperature

1986- 31.10.2004

Direzione e velocità del vento

Volano

(FE)

Stazione n.8026 – Codice n.16141 – Altezza 3 mLatitudine 44.815 Longitudine 12.25

Coordinate UTM: X = 756986 Y = 4967632

Servizio Idrometeorologico

ARPA Emilia Romagna 1986-1994

TABELLA 6.1 – STAZIONE METEO DI VOLANO (FE)

6.1 Precipitazioni

I dati di pioggia relativi alla stazione n° 16141 di Volano (Ferrara) sono aggiornati al 31 ottobre 2004, e pertanto gli andamenti di seguito riportati considerano distintamente il periodo dal 1986 al 31.12.2003 ed i primi dieci mesi del 2004. Dall’andamento delle piogge medie mensili (Tabella 6.2) riportato nella

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Figura 6.3 si vede come, per il periodo dal 1986 al 31.12.2003, i mesi più piovosi siano maggio, settembre e novembre, con rispettivamente 70,4 mm, 70,0 mm e 81,5 mm di pioggia caduta, mentre quelli più secchi sono risultati gennaio e febbraio, con rispettivamente 25,3 mm e 19,8 mm di pioggia caduta. L’andamento relativo ai primi mesi dell’anno 2004 mostra, per quasi tutti i mesi, valori di precipitazioni decisamente superiori alle medie storiche, con un picco piuttosto elevato in corrispondenza del mese di febbraio pari a 234,3 mm di pioggia caduta; solo i mesi di maggio e settembre sono risultati leggermente inferiori alle medie storiche. I dati di piovosità dei primi 10 mesi dell’anno 2004, pur essendo significativamente superiori alla media storica, sono stati confermati e valicati dal Servizio Idrometeorologico dell’A.R.P.A. Emilia Romagna, e

comunque sono stati riscontrati anche in altre centraline ubicate nelle vicinanze.

Pioggia media mensile (mm di H20) Mese

dal 1986 al 31.12.2003

dal 01.01.2004 al 31.10.2004

Gennaio 25,3 50,6 Febbraio 19,8 234,3

Marzo 31,6 132,9 Aprile 59,9 162,1

Maggio 70,4 35,2 Giugno 50,9 105,4 Luglio 43,4 55,4 Agosto 52,2 110,2

Settembre 70,0 46,4 Ottobre 67,6 101,2

Novembre 81,5 --- Dicembre 58,0 ---

TABELLA 6.2 - PIOGGE MEDIE MENSILI, STAZIONE DI VOLANO (FE)

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PRECIPITAZIONI MEDIE MENSILI

Stazione meteo di VOLANO n.8026 (LONG: 12.25 LAT: 44.815 ALT: 3 m)Periodo: dal 01.01.1986 al 31.10.2004

0

25

50

75

100

125

150

175

200

225

250

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

Pre

cipi

tazi

oni (

mm

)

Periodo: 01.01.1996 - 31.12.2004Periodo: 01.01.2004-31.10.2004

FIGURA 6.3 – PIOGGIA MEDIA MENSILE - STAZIONE DI VOLANO (FE)

Dall’andamento delle piogge medie stagionali, riportato in Tabella 6.3, si vede come, per il periodo dal 1986 al 31.12.2003, i mesi autunnali presentino i valori più elevati di precipitazione, con una media stagionale pari a 219,1 mm, seguiti dai mesi primaverili con valori pari a 161,9 mm; i mesi invernali risultano i meno piovosi (media stagionale di 103,0 mm). L’andamento relativo ai primi mesi dell’anno 2004 mostra valori di precipitazioni decisamente superiori alle medie storiche; in particolare, per le due stagioni per le quali sono a disposizione tutti i dati, e cioè la primavera e l’estate, si sono registrati 330,2 mm e 271,0 mm rispetto ai corrispondenti storici pari a 161,9 mm e 146,6 mm di pioggia caduta.

Pioggia media (mm di H20) Stagione dal 1986 al 31.12.2003 dal 01.01.2004 al 31.10.2004

Inverno 103,0 284,9 (solo gennaio e febbraio)

Primavera 161,9 330,2

Estate 146,6 271,0

Autunno 219,1 147,6 (solo settembre e ottobre)

Annuale 630,6 1033,7

TABELLA 6.3 - PIOGGE MEDIE STAGIONALI ED ANNUALI

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6.2 Temperatura

I dati delle temperature medie mensili, minime e massime relativi alla stazione n° 16141 di Volano (Ferrara) sono aggiornati al 31 ottobre 2004, e pertanto gli andamenti di seguito riportati considerano distintamente il periodo dal 1986 al 31.12.2003 ed i primi dieci mesi del 2004. Gli andamenti delle temperature medie mensili sono riportati in Tabella 6.4, e graficamente in Figura 6.4 ed in Figura 6.5.

Periodo: dal 1986 al 31.12.2003 Mesi Temperatura

media (°C) Temperatura minima (°C)

Temperatura massima (°C)

Escursione termica (°C)

Gennaio 3,2 -0,4 6,8 7,1 Febbraio 4,8 -0,2 9,9 10,1

Marzo 8,9 3,2 14,5 11,2 Aprile 12,4 7,6 17,1 9,5

Maggio 17,7 12,4 22,9 10,5 Giugno 21,2 15,9 26,6 10,7 Luglio 23,5 17,8 29,2 11,4 Agosto 24,0 18,1 29,9 11,9

Settembre 19,3 13,7 24,8 11,0 Ottobre 14,9 9,9 19,8 9,9

Novembre 8,6 4,8 12,5 7,7 Dicembre 4,0 0,5 7,5 7,0

Periodo: dal 01.01.2004 al 31.10.2004 Mesi Temperatura

media (°C) Temperatura minima (°C)

Temperatura massima (°C)

Escursione termica (°C)

Gennaio 3,3 -0,3 6,9 7,3 Febbraio 5,1 0,9 9,3 8,4

Marzo 9,0 4,2 13,7 9,4 Aprile 13,2 8,8 17,7 9,0

Maggio 16,6 11,7 21,4 9,7 Giugno 21,5 16,1 26,9 10,8 Luglio 23,5 17,8 29,3 11,4 Agosto 23,7 18,6 28,8 10,2

Settembre 18,7 13,5 23,9 10,4 Ottobre 16,5 12,7 20,4 7,7

Novembre / / / / Dicembre / / / /

TABELLA 6.4 - TEMPERATURA MEDIA, MINIMA E MASSIMA MENSILE CON RELATIVA ESCURSIONE TERMICA, STAZIONE DI VOLANO (FE)

Dall’analisi dei dati si vede come, per il periodo dal 1986 al 31.12.2003, i valori mostrano un andamento tipico di località sub-continentale (escursione termica annua superiore ai 19°C), con un massimo in agosto, pari a 29,9 °C, ed un minimo a gennaio di –0,4 °C, con una significativa escursione termica fra i due periodi. Per quanto concerne inoltre i valori delle minime e delle massime si può vedere come seguano un andamento analogo alla media, con la presenza di periodi di gelo notturno nei mesi di gennaio e febbraio. La temperatura media annua è risultata pari a 13,5 °C.

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TEMPERATURE MEDIE, MINIME E MASSIME MENSILI

Stazione meteo di VOLANO n.8026 (LONG: 12.25 LAT: 44.815 ALT: 3 m)Periodo: dal 01.01.1986 al 31.12.2003

-5

0

5

10

15

20

25

30

35

40

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

Tem

pera

tura

(°C

)

Minime Medie Massime

FIGURA 6.4 – TEMPERATURE MEDIE MENSILI, MINIME E MASSIME - STAZIONE DI VOLANO (FE) (PERIODO 1986-31.12.2003)

L’andamento relativo ai primi mesi dell’anno 2004 mostra valori di temperature in media con quelli del periodo storico esaminato, con un’escursione termica annua sempre superiore ai 19°C. Il valore massimo si è registrato nel mese di luglio, con una temperatura pari a 29,3 °C, mentre il minimo a gennaio con – 0,3 °C, con una significativa escursione termica fra i due periodi. Per quanto concerne inoltre i valori delle minime e delle massime si può vedere come seguano un andamento analogo alla media, con la presenza di periodi di gelo notturno nel solo mese di gennaio. La temperatura media annua è risultata pari a 15,1 °C, ma in accordo con la media del periodo storico precedente in quanto non sono stati inseriti i dati relativi ai mesi di novembre e dicembre.

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TEMPERATURE MEDIE, MINIME E MASSIME MENSILI

Stazione meteo di VOLANO n.8026 (LONG: 12.25 LAT: 44.815 ALT: 3 m)Periodo: dal 01.01.2004 al 31.10.2004

-5

0

5

10

15

20

25

30

35

40

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

Tem

pera

tura

(°C

)

Minime Medie Massime

FIGURA 6.5 – TEMPERATURE MEDIE MENSILI, MINIME E MASSIME - STAZIONE DI VOLANO (FE) (PERIODO 01.01.2004-

31.10.2004)

6.3 Direzione e intensità del vento

Per il vento, sempre in riferimento alla stazione n°16141 di Volano, sono stati considerati i dati relativi al periodo che va da luglio 1986 a dicembre 1994: la fonte è il Servizio Metereologico Regionale. In Figura 6.6 è riportata la rosa dei venti annuale, dalla quale si evidenzia come la direzione prevalente del vento sia SE con il 20,9% dei rilievi, seguita dalla direzione E con il 14,9%.

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ANDAMENTO ANNUALE DELLA DIREZIONE DEI VENTI

0

5

10

15

20

25N

NE

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SE

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SW

W

NW

FIGURA 6.6 - ROSA DEI VENTI ANNUALE, STAZIONE DI VOLANO (PERIODO 1986-1994).

Dalle rose dei venti, riportate in Figura 6.7, si può notare come nella stagione fredda prevalgano i venti provenienti dal quadrante nord-occidentale: si tratta di venti che scendono lungo la pianura padana, seguendo la dorsale appenninica, diretti verso la costa adriatica. Viceversa, nella stagione calda prevalgono i venti provenienti dal quadrante sud-orientale. In questo caso si tratta dello stesso tipo di venti presenti nella stagione fredda che però percorrono il territorio in senso contrario: dalla costa adriatica verso la valle padana. Questi venti hanno direzione SW-NE (brezze di monte) nelle ore fredde (al mattino e nel pomeriggio in inverno e al mattino in estate), la direzione è NE-SW nelle ore calde (in estate nel pomeriggio). Questa differenza nel comportamento delle brezze deriva dal fatto che in estate la maggiore escursione termica tra ore calde e fredde porta all’instaurarsi dell’alternanza delle brezze di valle (ascendenti) e delle brezze di monte (discendenti); ciò non accade in inverno, dove anche nelle ore più calde non si raggiunge un gradiente termico sufficiente all’instaurarsi delle brezze di valle.

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ANDAMENTO DELLA DIREZIONE DEI VENTI(inverno)

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ANDAMENTO DELLA DIREZIONE DEI VENTI (estate)

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ANDAMENTO DELLA DIREZIONE DEI VENTI(primavera)

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ANDAMENTO DELLA DIREZIONE DEI VENTI (autunno)

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FIGURA 6.7 - ROSE DEI VENTI STAGIONALI, STAZIONE DI VOLANO (PERIODO 1986-1994)

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7 ELEMENTI DI CRITICITÀ

L’area di indagine rappresenta il tratto di arenile del Comune di Comacchio. La spiaggia è interessata dall’attività turistica, con gli stabilimenti balneari che si susseguono lungo tutto il tratto, dalla foce del Po di Volano sino all’approssimarsi dell’area di riserva naturale della Sacca di Bellocchio. Per tutelare gli ambienti naturali presenti su questo tratto di costa è stato istituito il Parco del Delta del Po che comprende la parte meridionale dell’attuale delta, nonché una vasta porzione di zone umide poste a Sud, molto interessanti dal punto di vista naturalistico. Il litorale di Comacchio è interessato inoltre dalla presenza di Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e di Zone di Protezione Speciale (ZPS), riferiti rispettivamente alla direttiva ‘habitat’ e alla direttiva ‘uccelli’ della Comunità Economica Europea. L’area di indagine è inoltre una zona interessata dal Vincolo Idrogeologico, definita come ‘Zona di tipo B - Area di vincolo condizionato’, ove sono possibili interventi che prevedano anche nuove costruzioni, compresi quelli relativi alle reti tecnologiche, a condizione che vengano predisposte misure idonee alla tutela dell’acquifero freatico. Dal punto di vista morfologico due sono gli aspetti che maggiormente emergono: il primo legato all’evoluzione della linea di costa, mentre il secondo è rappresentato dal fenomeno della subsidenza, determinata da causa naturali ma anche indotte dalle attività umane. L’abbassamento del suolo è connesso poi ad una serie di problematiche rilevanti, come la diminuzione della sicurezza idraulica, l’aggravamento dei fenomeni erosivi delle spiagge e l’aumento della salinizzazione della falda freatica. Per quanto riguarda l’evoluzione della linea di riva il tratto di spiaggia intorno a Lido di Volano presenta le maggiori variazioni, essendo prossimo alla foce del Po di Volano, ove l’apporto fluviale assume un ruolo fondamentale per la dinamica costiera. Al contrario il tratto tra Lido di Volano e Lido delle Nazioni nel periodo considerato ha subito in generale un arretramento. A Porto Garibaldi la realizzazione dei moli e il loro prolungamento ha determinato una alterazione della dinamica litoranea che si esplica con l'allargamento costante delle spiagge a sud degli stessi e all'erosione del tratto più a nord, in quanto private del rifornimento naturale in sabbia proveniente dalla zona di foce Reno. A seguito della realizzazione di una serie ininterrotta di scogliere a mare è stato riscontrato un avanzamento generalizzato della linea di spiaggia: negli ultimi anni si è manifestata con sempre maggior evidenza la tendenza all'erosione della spiaggia a nord, in corrispondenza di Lido delle Nazioni, e un progressivo allungamento dell'arenile a sud, in corrispondenza di Porto Garibaldi e Lido degli Scacchi. Infine le spiagge tra il Lido di Spina ed i moli di Porto Garibaldi si stanno, in prevalenza, allargando; l'allargamento cresce andando dal Lido di Spina al Lido degli Estensi. L’apparato del Reno è in forte arretramento da diversi decenni a causa del diminuito apporto di sabbia da parte del fiume, l’erosione delle spiagge ha messo in pericolo l’esistenza delle retrostanti zone umide, le Vene di Bellocchio, che

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rivestono un rilevante interesse naturalistico. Per tale ragione il litorale è stato protetto con tubi di materiale plastico riempiti di sabbia. Il secondo aspetto morfologico importante è rappresentato dal fenomeno della subsidenza, che viene controllato mediante una rete di controllo regionale. Facendo riferimento ai dati degli ultimi venti anni si osserva un generale incremento del fenomeno sino al 1993, mentre dal 1993 in poi si registra un’attenuazione dello stesso. Lo smantellamento dei cordoni dunosi per far posto ad insediamenti turistici, ed il continuo abbassamento del suolo rendono le aree litoranee particolarmente vulnerabili in occasione di mareggiate e alta marea. Per fronteggiare queste emergenze è stato realizzato il sistema di rappresentato da pannelli, scogliere frangiflutti e radenti; dall'argine Acciaioli che da Volano arriva fino a Porto Garibaldi e da arginature sui corsi d'acqua sfocianti in mare. In riferimento a questi ultimi si ricorda che vaste porzioni del territorio risultano soggiacienti rispetto al livello medio marino ed a causa di ciò i fiumi (Po di Volano, Po di Primaro ed il Canale Navigabile) risultano pensili rispetto ai terreni circostanti. L’immissione negli alvei principali delle acque eccedenti provenienti dai territori circostanti avviene esclusivamente attraverso impianti di sollevamento meccanico gestiti dai Consorzi di Bonifica. Il reticolo idrografico è monitorato dall'Arpa di Ferrara attraverso una serie di stazioni campione ubicate prevalentemente nella zona a monte degli impianti idrovori che regolano il deflusso. Sul territorio costiero tutte le stazioni campione di interesse nel biennio 2001-2002 hanno fornito un valore di classe di qualità oscillante tra la classe III e la classe IV. I tratti di costa, facendo riferimento al rapporto annuale del Ministero della Salute sulle acque di balneazione, elaborato sulla base dei risultati analitici inviati dai Dipartimenti provinciali delle Agenzie Regionali di Protezione Ambientale (ARPA), relativi alla stagione balneare 2003, sono risultati nella provincia di Ferrara tutti idonei alla balneazione, mentre in Emilia-Romagna la percentuale di costa balneabile rispetto alla costa adeguatamente controllata risulta del 99,6%. Data la situazione idrogeologica generale dell’acquifero costiero la falda ha mediamente una salinità elevata, sia per la sua localizzazione spesso posta sotto il livello del mare sia per la presenza di corpi idrici salmastri, in condizioni di perenne alimentazione, e che possono presentare stagionalmente una concentrazione salina assai elevata. Le uniche modalità con cui la falda si alimenta di acqua dolce è tramite la ricarica zenitale e tramite l’alimentazione dai canali superficiali irrigui. Gennaio, 2005

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