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2015 ANNUARIO - CAI SEZIONE DI VENARIA REALE ORIENTATI VERSO NUOVI ORIZZONTI CLUB ALPINO ITALIANO - Sezione di VENARIA REALE Via Aldo Picco 24 - Tel. 011 4522898 - [email protected] - www.caivenaria.it G R U P P O S C I S E Z I O N E V E N A R I A R E A L E C L U B A L P I N O I T A L I A N O G R U P P O C I C L O E S C U R S I O N I S M O C L U B A L P I N O I T A L I A N O S E Z I O N E V E N A R I A R E A L E MTB

Cai venaria annuario 2015

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Cai venaria annuario 2015

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Page 1: Cai venaria annuario 2015

2 0 1 5ANNUARIO - CAI SEZIONE DI VENARIA REALE

ORIENTATI VERSO NUOVI ORIZZONTI

CLUB ALPINO ITALIANO - Sezione di VENARIA REALEVia Aldo Picco 24 - Tel. 011 4522898 - [email protected] - www.caivenaria.it

GRUPPO SCI

SE

ZIONE VENARIA REA

LE

CL

UB

ALPINO ITALIANO

GR

UPP

O CICLOESCURSIONISMO

CLU

B ALPINO ITALIA

NO

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ZIO

NE VENARIA REALE

MTB

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ANNUARIO - 2015 1

L’ANNUARIO SI AVVALE DELLA VOLON-TARIA E GRATUITA COLLABORAZIONE DI SOCI E SIMPATIZZANTI. GLI ARTICO-LI FIRMATI COMPORTANO PER I RISPET-TIVI AUTORI OGNI RESPONSABILITÀ SUL CONTENUTO. LA PUBBLICAZIONE VIENE DISTRIBUITA GRATUITAMENTE A TUTTI I SOCI.

CLUB ALPINO ITALIANOSezione di Venaria RealeVia Aldo Picco 24Tel. 011 4522 [email protected]

SALUTO DEL PRESIDENTE CARLO SOLDERA 3PROGRAMMI E ATTIVITÀ: ALPINISMO GIOVANILE 4 GRUPPO SENIORES 5 GRUPPO SCI DI PISTA 6 SCI ALPINISMO E CIASPOLE 7 GRUPPO CICLOESCURSIONISMO 8 INTERSEZIONALE CVL 10 ESCURSIONISMO 12 SCUOLA ESCURSIONISMO GIULIO BERUTTO 13

1995-2015 STORIA DI UN ANNUARIO 14 FELICE BERTOLONE

TROVANDO... CIÒ CHE ABBIAMO! 16 ROBERTO FAUSONE

VENT’ANNI DOPO 19 CARLO BRIZIO

ISIDORO MENEGHIN 20 RENATO RIVELLI (GISM)

UNA CIMA PER UN CONTE 22 MARCO BLATTO

PERCORSO STORICO DELLA VIA FRANCIGENA 25 ENEA FIORENTINI

PERCHÉ OGNI PASSO DIVENTA SCELTA… 28 MARIA VITTORIA RICHETTO

1° CORSO DI FOTOGRAFIA 30 PAOLO FERRUCCI

TRAVERSATA SANTA CRISTINA IN MTB 48 ROBERTO SAVIO

2013 - LA GIORNATA DELLA MONTAGNA 51 ILARIA BARBARA PRINZI

IL CAMMINO DI DON BOSCO 55 SEZIONE CAI ASTI

CORRÀ GIUSEPPE E MICHELE RICCHIARDI 56 MARIA TERESA SERRA

MUSINÈ DIVERSO! 58 TEDDY DI GIORGIO - SEZIONE DI ALPIGNANO

DAL LAGO DI BRAIES AL PASSO FALZAREGO 60 DARIA FAVA

IL RITORNO DEL LUPO NELLE VALLI DI LANZO 62 BEPPE CASTELLI

CINQUANT’ANNI DI STORIA DELLA SEZIONE (1964 - 2014) 66 FELICE BERTOLONE

BIBLIOTECA SEZIONALE 68INFO UTILI PER DIVENTARE SOCI 71CONSIGLIO DIRETTIVO PER TRIENNIO 2013/2016 74INFO RIFUGIO DAVISO 76

REDAZIONE:Commissione Pubblicazioni

Progettazione & Grafica:Fabrizio Demichelis

Stampa:Curcio Grafiche s.r.l.Borgaro Torinese

SOMMARIO

Page 4: Cai venaria annuario 2015

CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE2

Scuola ESCURSIONISMO G. Berutto

Alpinismo Giovanile

Gruppo Sci di Pista

Rifugio Daviso

Cicloescursionismo

Gruppo Seniores

ESCURSIONISMO

Sci Alpinismo / Ciaspole

Alpinismo

Page 5: Cai venaria annuario 2015

ANNUARIO - 2015 3

Saluto del Presidente Carlo SolderaVELOCITÀ

È questa forse, la parola che maggiormente rappresenta la modalità di comunicazio-ne del nostro tempo e che spesso adottiamo nei nostri rapporti interpersonali.

Sempre più la nostra quotidianità è pervasa da continui ed improvvisi messaggi, no-tifiche, avvisi, comunicazioni, …nonché da trilli, suonerie, bips e quant’altro che in-frangono il nostro silenzio benché immerso nella frenetica rumorosità del nostro vivere quotidiano. Mai come in questo tempo che attraversiamo, si sperimentano nuove modalità nel comunicare, cogliendoci impreparati al rinnovo di quelle stesse tecno-logie che in realtà abbiamo appena imparato ad utilizzare.

Spesso nelle nostre attività di Sezione ci accorgiamo di come sono cambiate le abi-tudini dei nostri Soci i quali utilizzano strumenti che sono lontani anni luce da quelli che adottavano i nostri padri o i nostri Soci Anziani. Oggi, i gruppi organizzano i propri incontri ed appuntamenti mediante applicazioni via internet o messaggi stringati che nulla hanno a che fare con gli aspetti comunicativi e le emozioni che può ancora suscitare una telefonata diretta o un incontro personale.La capacità di utilizzare al meglio le nuove tecnologie, senza cadere nella deriva semplicistica della comunicazione “post-verbale”, è la vera sfida dei prossimi anni riconoscendo il valore delle novità senza dimenticare l’essenza del rapporto umano diretto, “a quattr’occhi”.

Anche per i nostri giovani le cose sono cambiate; oggi, hanno interessi molto diversi da quelli di chi li ha preceduti e anche le modalità di comunicazione ed i contenuti delle nostre proposte non possono che tenerne conto, pur nella giungla delle molte-plici offerte che martellano i nostri ragazzi.

La capacità di essere “ORIENTATI VERSO NUOVI ORIZZONTI” è quindi l’indirizzo per il no-stro futuro, aprendo lo sguardo a nuove esperienze nelle modalità di partecipazione e nelle proposte ai nostri Soci senza dimenticare però, il nucleo della nostra passione che rimane, imperturbabile, quella dell’”andar per montagne”.

La nostra ricchezza sta, per nostra fortuna, nella consapevolezza che la velocità, la frenesia, l’ammasso di comunicazioni e la continua necessità di essere sempre “connessi”, possono essere facilmente spezzate percorrendo - finalmente! - un sen-tiero, una cresta o addentrandoci in un bosco dove la modalità di comunicazione è semplicemente costituita da fruscii, cinguettii, sibili di vento e campanacci lontani.

Da queste considerazioni non può che scaturire un augurio a tutti per un nuovo Anno in cammino, verso l’orizzonte.

Il Presidente

Carlo Soldera

Page 6: Cai venaria annuario 2015

CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE4

Programma Gite AGLa montagna non è un ambiente per pochi privilegiati e la sua frequentazione non prevede, sempre e solo, la padronanza di un insieme di discipline e di tecniche più o meno complicate. Camminare è il modo più naturale e semplice per frequentarla e goderne tutto il suo fascino.

Come per gli anni passati anche l’attività di Alpinismo Giovanile 2015 sarà caratteriz-zata da una serie di proposte, tranne la ferrata e del soggiorno in rifugio, dedicate sia ai ragazzi sia ai loro genitori. Gli eventuali costi vivi delle attività saranno a carico dei partecipanti, mentre non è previsto un costo di iscrizione all’attività stessa, in quanto la partecipazione alle singole iniziative è libera, fatta salva l’iscrizione dei ragazzi al CAI.

L’ATTIVITÀ DI ALPINISMO GIOVANILE È ORGANIZZATA E COORDINATA DA ACCOMPAGNATORI CAI DI ALPINISMO GIOVANILE TITOLATI (AAG), CHE GARANTIRANNO LA LORO PRESENZA COSTANTE DURANTE TUTTE LE GITE.

SABATO 28 MARZONOTTURNA CON LE CIASPOLE- APERTA A TUTTIFacile e non lungo itinerario da Balme al Pian della Mussa da percorrere al ritorno di notte. A cena polenta assortita presso l’Agri-turismo La Masinà.

DOMENICA 19 APRILECINQUE TERRE (LIGURIA)- RAGAZZI E GENITORILe Cinque Terre mostrano un paesaggio stu-pendo. Una macchia mediterranea ancora intatta, una ricca vegetazione che com-prende anche piante esotiche. Una terra ricca di valori storici, architettonici ed umani.

DOMENICA 26 APRILEDENTI DI CUMIANA- RAGAZZI E GENITORIBella salita ad un torrione roccioso da cui è possibile ammirare un magnifico panorama sulla pianura Piemontese. Itinerario percorso insieme agli adulti dell’escursionismo.

DOMENICA 10 MAGGIOPALESTRA DI MONTESTRUTTO- RAGAZZI E GENITORIProva di arrampicata sportiva in uno dei più bei siti adatti ai ragazzi, sulle pareti di Mon-testrutto (Settimo Vittone - TO); luogo facil-mente accessibile, è ideale anche per chi non arrampica (area picnic e bar).

DOMENICA 7 GIUGNOFERRATA DI ROUAS (BARDONECCHIA)- RAGAZZI PIÙ GRANDIPercorso su di una articolata e facile via ferrata approntata appositamente per i più piccoli. I ragazzi potranno provare, in sicu-rezza, le tecniche di progressione e le emo-zioni che questa attività regala.

IL 2-3-4-5 LUGLIOSOGGIORNO IN RIFUGIO- RAGAZZI (eventuale collaborazione di alcuni genitori per i trasferimenti)Un’esperienza di vita a stretto contatto con la natura. La possibilità di condividere tutto ciò con altri ragazzi, per ridere, per riempirsi gli occhi di bellezza, per sentirsi grandi.

Page 7: Cai venaria annuario 2015

ANNUARIO - 2015 5

Programma Gite Gruppo SenioresGENNAIO14 CIMA BOSSOLA (CIASPOLE)

21 COLLE BERCIA (CIASPOLE)

28 COTOLIVIER (CIASPOLE)

FEBBRAIO 4 RIFUGIO ALPENUZ (CIASPOLE)

11 RIFUGIO JERVIS W. (CIASPOLE)

18 COSTA LAZZARÀ (CIASPOLE)

25 ROCCA BIANCA

MARZO 4 COL BOUSSON11 PIAN DELL’ALPE18 ROCCA PATANUA25 COLLE DEL VENTO

APRILE 1 MONTE SOGLIO 8 PUNTA SBARON15 MONTE CIVRARI22 TOMBA DI MATOLDA29 PUNTA QUINSEINA

MAGGIO 6 DA FOND A BOCCHETTA DELLE OCHE13 RIFUGIO BARBUSTEL20 LAGO NERO - MALCIAUSSIA27 COLLE MOLOGNA PICCOLA

GIUGNO 3 COLLE DELL’ALBERGIAN10 PRALI - 13 LAGHI17 PIAN DELLA MUSSA - GHICET DI SEA24 RIFUGIO GENOVA

LUGLIO 1 RIFUGIO AVANZÀ 8 PASSO CLOPACÀ15 CHABERTON22 COLLE ORSIERA29 MALAMOT

AGOSTO 5 RIFUGIO D’AMBIN19 RIFUGIO BEZZI26 MONTE ZERBION

SETTEMBRE 9 BIVACCO CARLO GASTALDI16 RIFUGIO GASTALDI23 OSPIZIO SOTTILE30 SEA BIANCA

OTTOBRE 7 CIMA DEL BOSCO14 PUNTA MELMISE21 PUNTA GRESSAN28 PUNTA DELLA MERLA

NOVEMBRE 7 PUNTA D’ARBELLA14 PUNTA DI COSTA FIORITA

LE GITE VENGONO SVOLTE A SECONDA DELLE CONDIZIONI METEO DAL MERCOLEDÌ AL VENERDI DELLA STESSA SETTIMANA.

È OBBLIGATORIA LA SEGUENTE ATTREZZA-TURA PER LE ATTIVITÀ SULLE CIASPOLE:ARTVA - PALA - SONDA(In sede sono disponibili alcuni KIT per il noleggio)

Page 8: Cai venaria annuario 2015

CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE6

Programma Sci di pista

DOMENICA 11 GENNAIOMONGINEVRO

DOMENICA 25 GENNAIOMONGINEVRO

DOMENICA 08 FEBBRAIOBARDONECCHIA

DOMENICA 22 FEBBRAIOSERRE CHEVALIER

DOMENICA 08 MARZOBARDONECCHIA

DOMENICA 15 MARZOBARDONECCHIAGARA SCI PER GLI ALLIEVI DELLA SCUOLA

SABATO 21 E DOMENICA 22 MARZOBARDONECCHIADue giorni sulla neve

Data da definire

- I TRASFERIMENTI PER LE LOCALITÀ INDICATE SARANNO EFFETTUATI IN AUTOBUS TURISTICI.

- Il luogo di partenza per le uscite sarà sempre Venaria Reale, in Piazza De Gasperi (davanti all’edicola).

- Durante il viaggio saranno date le informazioni sugli orari delle lezioni e sul ritorno.

- Eventuali variazioni di destinazione potranno verificarsi in funzione delle condizioni di innevamento.

- Le iscrizioni alle singole gite dovranno essere comunicate il Giovedì precedente l’uscita, in sede, dalle ore 21 alle ore 23.

- I costi dell’autobus e dello skipass, nonché gli orari di partenza, saranno comunicati nella settimana precedente l’uscita.

Festa di fine corso

Page 9: Cai venaria annuario 2015

ANNUARIO - 2015 7

Programma Sci Alpinismo e Ciaspole

DOMENICA 18 GENNAIO1° GITA SCIALPINISMOE CIASPOLE

SABATO 31 GENNAIO2° GITA SCIALPINISMOE CIASPOLE

DOMENICA 15 FEBBRAIO3° GITA SCIALPINISMOE CIASPOLE

SABATO 28 FEBBRAIO4° GITA SCIALPINISMOE CIASPOLE

È RICHIESTA LA SEGUENTE ATTREZZATURA:

ARTVA - PALA - SONDA(in sede sono disponibili alcuni KIT per il noleggio)

Carrozzeria - Meccanica - Elettrauto - Gommista - Auto di Cortesia - Autosoccorso - Revisioni

Via Cavallo 18 (ex Snia)VENARIA REALE (TO)Tel. 011.4593708

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Page 10: Cai venaria annuario 2015

CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE8

Programma CicloescursionismoPEDALIAMO CON LA BICI DA MONTAGNAAnche il calendario per il 2015 prevede uscite iniziali facili e di media difficoltà, adatte a tutti, per poi passare a gite più im-pegnative sia fisicamente che tecnicamente. Le gite proposte potranno subire delle modifiche, in funzione delle condizioni meteorologiche.

DOMENICA 29 MARZOLE COLLINE DI SCARMAGNO(a cura di M. Peverada e P. Varetto)Km 37 - Dislivello 500 m - Diff.: MC/MC

DOMENICA 12 APRILELUNGO IL RU D’ARLAZda Saint Vincent a Brusson (a cura di M. Peverada e R. Savio)Km 40 - Dislivello 800 m - Diff.: MC/MC+

SABATO 25 APRILEI SENTIERI DELLA VAL MALONE(a cura di C. Fornero e P. Varetto) Km 30 - Dislivello 1000 m - Diff.: MC/BC

WEEKEND 9-10 MAGGIOI SENTIERI DEL FINALESE2 escursioni full immersion(a cura di R. Savio e P. Marretta)Dal mare all’appennino con dislivello intor-no ai 1000 m ciascuna e difficoltà MC/BC

SABATO 23 MAGGIOGIAS FONTANE 1999 m SENTIERO BALCONE RIVOTTI-ALBONI Val Grande di Lanzo (a cura di R. Savio - M. Aires e C. Fornero)Km 30 - Dislivello 1100 m - Diff.: MC/BC

DOMENICA 7 GIUGNOALPE VIOU 2079 mValle Gran S. Bernardo(a cura di G. Dellacasa e P. Varetto)Km 30 - Dislivello 1300 m - Difficoltà: MC/BC

DOMENICA 14 GIUGNORADUNO INTERSEZIONALE MTB CAIGENOVA

SABATO 20 GIUGNOPETIT MONT BLANC 2205 mVal di Rhemes (a cura di G. Apostolo e P. Marretta)Km 30 - Dislivello 1300 m - Difficoltà MC/BC

SABATO 4 LUGLIO CROCE SAN GIUSEPPE 2382 mVal di Susa(a cura di G. Dellacasa e P. Marretta) Km 36 - Dislivello 1500 m - Diff. MC+/BC

SABATO 18 LUGLIOCOL DE LA LAUZE E DORMILLEUSELa Vachette - Francia(a cura di G. Dellacasa e C. Fornero)Km 37 - Dislivello 1300 m - Diff. MC/MC+

SABATO 5 SETTEMBRETOUR DELL’AUTO VALLONASSOVal Maira(a cura G. Apostolo e P. Marretta) Km 35 - Dislivello 1800 m - Diff.: OC/BC+

Buone pedalate a tut

ti!

GR

UPP

O CICLOESCURSIONISMO

CLU

B ALPINO ITALIA

NO

SE

ZIO

NE VENARIA REALE

MTB

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ANNUARIO - 2015 9

SABATO 19 SETTEMBRECOL LEYNIR 3084 mPARCO GRAN PARADISO(a cura di R. Savio e P. Varetto)Km 35 - Dislivello 1400 m - Diff. BC/BC+

DOMENICA 4 OTTOBREL’ALTA VALLE DI VIÙ(a cura di M. Aires e R. Savio)Km 30 - Dislivello 1100 m - Diff. MC/BC

DA VENERDÌ 9 A DOMENICA 11 OTTOBRERADUNO NAZIONALE MTB CAIABRUZZOSeguiranno dettagli

DOMENICA 18 OTTOBREGITA CONCLUSIVA DELLA STAGIONEPranzo in Agriturismo in collaborazione con Escursionisti e A.G.Località da definire - Escursione Facile

POTRANNO ESSERE PROGRAMMATE ULTERIORI ESCURSIONI IN COLLABORAZIONE CON ALTRE SEZIONI CAI CHE VERRANNO COMUNICATE TEMPESTIVAMENTE A TUTTI GLI ISCRITTI.

Per informazioni rivolgersi in Sede il giovedì sera dalle ore 9,00 alle 22,30Tel. 011.4522898 - [email protected] o contattare:

• ROBERTO SAVIO (AE-C) tel. 011 2053 861 / 380 4218 115 - [email protected]

• GUIDO APOSTOLO (AE-C) tel. 011 4526 751 / 348 7431 317 - [email protected]

Page 12: Cai venaria annuario 2015

CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE10

22 GENNAIO - ANELLO RUDERI CASTELLO BARATONIA - VAL CERONDADa Varisella - Ritrovo ore 9 Varisella • Visca B. 349 7336 929 - SEZ. LANZO.Escursione ad anello nel comune di Varisella che, passando su sentieri e mulattiere, ci porta a visitare i resti dell’antico Castello di Baratonia del XI secolo. Al termine visita al museo del Castello situato nei pressi del municipio di Varisella.

26 FEBBRAIO - ANELLO COLLINA TORINESE + MERENDA SINOIRA - Programma da definireFerraris D. 333 4117 014 / Rebora B. 339 1930 136 - SEZ. CHIVASSO.

26 MARZO - ANELLO BORGATE INGRIA (CODEBIOLLO) - H MAX 1240 m VALLE SOANADa Sp 47 (Frailino) 700 m - Ritrovo ore 8.30 - Cuorgnè (piazzale ex due rotonde). Martino B. 338 75827 377 / Rovetto C. 347 4947 113 - SEZ. CUORGNÈ.Si sale alle frazioni di S. Libera, Bettassa, Bech, Beirasso (Codebiollo), Fenoglia e Monteu (un tem-po ritenuta la borgata più importante della vallata), sono presenti una casaforte, la chiesetta dedicata a Sant’Antonio e la scuola. Ritorno sullo stesso percorso fino a Santa Libera e di qui attraverso le spettrali costruzioni di Salsa si giunge a Mombianco, (chiesa con dipinto della Sacra Sindone) e in discesa alla strada asfaltata, dove, dopo circa un chilometro si recupera l’auto.

23 APRILE - SANTUARIO DI OROPA 1180 m - Programma da definireDa Biella 420 m • Di Bari V. 347 7844 147 / Pietro T. 0125 757976 - SEZ. IVREA.

28 MAGGIO - TRUC DI BOSE 1392 m - (VALLE ORCO)Da Sparone 550 m - Ritrovo ore 8 • Genisio C. 347 4942 938 - SEZ. FORNO C. Si potrebbe definire “Alla ricerca dei sentieri perduti”. Attraverso boschi ormai dimenticati si arriva alla frazione Bose, abitata fino a 5 anni fa dove è ancora presente la scuola chiusa negli anni 60. Da Bose su tratti di mulattiera e sentiero si arriva al panoramico Truc di Bose. La di-scesa sarà, in parte, sulla strada sterrata costruita per l’invaso, mai utilizzato, presente a Bose.

16-17-18 GIUGNO - MONTE PASUBIO 2239 m - Programma da definireDi Bari V. 3477844147 - SEZ. IVREA.

25 GIUGNO - COLLE MOLOGNA PICCOLA 2206 - VALLE GRESSONEYDa Niel 1535 m - Ritrovo ore 8.30 Niel. Garbin M. 338 9440 565 / Bravo E. 338 6400 026 - SEZ. VENARIA REALE.Il Colle è stato per parecchi anni un importante punto di passaggio e di comunicazione fra gli abitanti di Gaby, Piedicavallo e la Valle Cervo. A testimonianza di tutto ciò è rimasta una mulattiera splendida, costruita a perfetta regola d’arte e terminata di costruire nel 1881 (targa a ricordo sul versante piemontese del colle).

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ANNUARIO - 2015 11

17/20 LUGLIO - TREKKING ALPE VEGLIA E DEVERO - Programma da definireDi Bari V. 347 7844 147 / Genisio C. 347 4942 938 - SEZ. IVREA E FORNO.

30 LUGLIO - LAGHI UNGHIASSE 2557 m - VALLE DI LANZODa Pialpetta 1385 m - Ritrovo Germagnano ore 7.30. Bonadè C. 331 1380 058 - SEZ. LANZO.Itinerario ad alto valore naturalistico e paesaggistico che ci porterà a conoscere la bellezza dei laghi alpini della Val Grande di Lanzo. I laghi Unghiasse rappresentano il residuo del circo glaciale superiore che alimentava il ghiacciaio discendente da questa vallata, (notare le rocce montonate con i massi erratici posati sopra).

27 AGOSTO - LAGHI ALBERGIAN 2450 m - VAL CHISONEDa Laux 1350 m - Ritrovo ore 9 Laux. Garbin M. 338 9440 565 / Bravo E. 338 6400 026 - SEZ. VENARIA REALE.Il vallone dell’Albergian è un luogo perfetto per l’escursionista: dalle distese di larici nella par-te bassa, ai pendii ondulati, ricchi di fioriture più in alto. Itinerario molto frequentato in quanto percorso dalla GTA e SI.

13 SETTEMBRE - DOMENICA - ESCURSIONE IN VAL GALLENCA - Programma da definirePescetto F. 328 7168 281 / Genisio C. 347 4942 938 - SEZ. FORNO CANAVESE.Escursione in occasione del 65° anno di fondazione della Sezione di Forno Canavese.

24 SETTEMBRE - ANELLO IN VALLE TESSORitrovo ore 8.30 Menulla • Geninatti G. 335 5694 257 - SEZ. LANZO.Da Menulla si raggiunge il lago di Monastero e quindi, per un sentiero recentemente ripulito dalle squadre forestali, si scende al Rifugio Salvin dove una comoda mulattiera ci riporta a Menulla. Al termine merenda sinoira presso la Baita Sociale del CAI Lanzo.

22 OTTOBRE - ANELLO COSTA MUANDA 2240 m - VALLE SOANADa Forzo 1185 m - Ritrovo ore 8. Ferraris D. 333 4117 014 / Rebora B. 339 1930 136 - SEZ. CHIVASSO.Salita a Boschietto e Boschettiera, da qui, si stacca il sentiero che sale al Casotto del PNGP Muanda, quindi discesa su Forzo per il sentiero della casa di caccia Vittoria (Vasinetto).

19 NOVEMBRE - SANTA CRISTINA 1340 m Da Cantoira 750 m - Ritrovo Germagnano ore 8.30. Guglielmotto F. 338 9682 333 / Reano I. 345 5039 993 - SOTT. VIÙ / SEZ. LANZO.Il Santuario di Santa Cristina è inerpicato su uno sperone roccioso a 1340 metri, da cui si ha una magnifica vista sulla bassa Val Grande e sulla Val d’Ala. Non si conoscono le sue origini anche se, prima del 1440, esisteva un piccolo pilone votivo dedicato appunto a Santa Cristina da Bolsena, eretto successivamente all’apparizione della Santa ad un pastore, minacciato dai lupi.

10 DICEMBRE - ESCURSIONE IN BASSA VAL D’AOSTA - Programma da definireFerraris D. 333 4117 014 / Rebora B. 339 1930 136 - SEZ. CHIVASSO.

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CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE12

Programma Escursionismo

DOMENICA 26 APRILETRE DENTI DI CUMIANA - 1343 m(Val Sangone) Partenza: Cantalupa (620 m) Dislivello: 730 m / Difficoltà: E

SABATO 9 MAGGIOANELLO DI GIVOLETTO (TO)Partenza ed Arrivo: Givoletto (373 m) Dislivello: 1100 m / Difficoltà: E

DOMENICA 31 MAGGIOMONTE LION - 2009 m(Val Chiusella) Partenza: Inverso, Traversella (934 m) Dislivello: 1075 m / Difficoltà: E

DOMENICA 14 GIUGNOBIVACCO CARLO GASTALDI - 2630 m(Val di Gressoney) Partenza: Gressoney la Trinité (1624 m) Dislivello: 1010 m / Difficoltà: E

DOMENICA 28 GIUGNOGRANDE HOCHE - 2760 m(Val di Susa)Partenza: Chateau Beaulard (1398 m)Dislivello: 1362 m / Difficoltà: EE

SABATO 11 - DOMENICA 12 LUGLIOTESTA DEL RUTOR - 3486 m(Valgrisenche)

1 GIORNO:da fraz. Bonne di Valgrisenche (1810 m) a Rifugio degli Angeli (2916 m) Dislivello: 1106 m / Difficoltà: E

2 GIORNO:da Rifugio degli Angeli (2916 m) a Testa del Rutor (3486 m) Dislivello: 570 m / Difficoltà: F

SABATO 25 DOMENICA 26 LUGLIOBECCA MERIDIONALE DELLA TRIBOLAZIONE - 3360 m(Valle Orco)

1° GIORNO:da lago di Teleccio - Locana (1917 m) a Rifugio Pontese (2200 m) Dislivello: 283 m / Difficoltà: E

2° GIORNO:dal Rifugio alla Becca Meridionale della Tribolazione (3360 m) Dislivello: 1100 m / Difficoltà: PD

DOMENICA 2 AGOSTOMONTE ROISETTA - 3324 m(Val Tournenche) Partenza: da Cheneil (2105 m) Dislivello: 1220 m / Difficoltà: E

SABATO 12 SETTEMBREANELLO PELAU BLANCVal Maurienne (Francia) Partenza: Pont de la neige (2530 m) Dislivello: 1230 m / Difficoltà: F

DOMENICA 27 SETTEMBREROCCA LA MEJA - 2831 m(Val Maira) Partenza: da Colle del Preit (2083 m) Dislivello: 748 m / Difficoltà: F

IL CALENDARIO POTREBBE SUBIRE MODI-FICHE IN BASE ALLE CONDIZIONI METEO, L’ISCRIZIONE SI EFFETTUA IN SEDE IL GIOVEDI PRIMA DELLA GITA.

Page 15: Cai venaria annuario 2015

ANNUARIO - 2015 13

Scuola Escursionismo GIULIO BERUTTO3° CORSO ESCURSIONISMO AVANZATOLA DATE DEL CORSO POSSONO SUBIRE MODIFICHE IN BASE ALLE CONDIZIONI METEO

MERCOLEDÌ 15 APRILEPRESENTAZIONE DEL CORSO

MERCOLEDÌ 20 MAGGIOOrganizzazione e struttura del CAI Equipaggiamento e materiali

DOMENICA 24 MAGGIO1° USCITA (ABBIGLIAMENTO, MATERIALI E MOVIMENTO)

MERCOLEDÌ 3 GIUGNOCARTOGRAFIA E ORIENTAMENTOOrganizzazione di un’escursione Gestione e riduzione del rischio

SABATO 6 GIUGNO2° USCITA (ORIENTAMENTO AVANZATO)

MERCOLEDÌ 17 GIUGNOAlimentazione, preparazione fisica e movimento

DOMENICA 21 GIUGNO3° USCITA (ORGANIZZAZIONE DI UN’ESCURSIONE)

MERCOLEDÌ 1 LUGLIOAmbiente montano e cultura dell’andare in montagna Flora e fauna - Geografia e geologia

DOMENICA 5 LUGLIO4° USCITA (LETTURA DEL PAESAGGIO, FLORA E FAUNA, AMBIENTE MONTANO)

MERCOLEDÌ 2 SETTEMBRESentieristica Catena di sicurezza e nodi

SABATO 5 e DOMENICA 6 SETTEMBRE5° USCITA, WEEKEND IN RIFUGIO (SENTIERI ATTREZZATI)

MERCOLEDÌ 16 SETTEMBRESoccorso Alpino Elementi di primo soccorso

DOMENICA 20 SETTEMBRE6° USCITA (FERRATA)

MERCOLEDÌ 30 SETTEMBREMeteorologia

DOMENICA 4 OTTOBRE7° USCITA (FERRATA)

MERCOLEDÌ 14 OTTOBRE

Festa di fine corso

Page 16: Cai venaria annuario 2015

CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE14

1995-2015 Storia di un Annuariodi FELICE BERTOLONE

Proprio in un’epoca in cui le pubblicazioni su stampa stanno segnando il passo a favore di quelle digitali, vo-glio ricordare un anniver-sario che riguarda la nostra Sezione: vent’anni fa usciva il primo numero di “Annua-rio” della Sezione CAI di Venaria Reale.

Era stato preceduto per oltre 25 anni (1963 - 1989) da “Ugetino”, notiziario pe-riodico ciclostilato in sede, il cui nome richiamava alla mente la primitiva apparte-nenza all’UGET, seguito negli anni dal 1989 al 1994, da una modesta pubblicazione annuale denominata “Attività”.

Finchè durante un Direttivo del 1995 Giulio Berutto propose di trasformare in “Annuario” la precedente pubblicazione, assumendone la direzione e integrandola con la “Lettera ai Soci”, notiziario degli avvenimenti e dei pro-grammi sezionali. Superfluo dire che la propo-sta fu accettata ed è tutt’ora in vigore.Così la prima pagina:

Con la trasfor-mazione voluta da Giulio veniva privilegiato so-prattutto l’aspetto storico e cultu-rale della rivista, per merito degli articoli di noti scrittori, giorna-listi di montagna e appartenenti al GISM (Gruppo Ita-liano Scrittori di Montagna).

Vale la pena ricordare i nomi di questi primi colla-boratori: Roberto Mantovani, Giovanni Toniolo, Franco Bo, Sergio Marchisio, Luca Mer-calli, il cui contributo conti-nuò negli anni a venire.

Gli scritti di argomenti sto-rici sulle Valli di Lanzo e su grandi scalatori del passato hanno subito arricchito la nostra rivista. L’esperienza, la capacità e le conoscenze ac-cumulate in tanti anni di sca-late, di scritti, di vita sociale da parte di Giulio, avevano permesso il salto di qualità.

Sempre nel primo nume-ro del 1995, subito dopo il sommario degli articoli, seguiva “Un saluto e un augurio” del compianto Presidente Roberto Negri, rivolto ai Soci e collaboratori a continuare con orgoglio ed entusiasmo la strada intrapresa molti anni prima dai loro predecessori.

Da parte mia ho trovato particolarmente in-teressanti le notizie che, di seguito, la redazio-ne raccontava sulle origini e la vita della Sezio-ne con il titolo “Un po’ di storia della nostra Sezione”. Sono sempre stato convinto che per capire dove si va, sia necessario sapere da dove si proviene perché nel passato risiedono le ra-dici del futuro.

Conoscere la storia della nostra Associazio-ne, saper valutare gli eventi che hanno carat-terizzato la vita associativa, può aiutarci a pro-seguire il cammino evitando possibili errori e richiamandoci a un’inversione di tendenza: pensare un po’ meno a noi e più agli altri, a chi verrà dopo di noi, perché possa trovare una situazione più sostenibile. Nel leggere quello scritto sono rimasto inoltre sorpreso dalle ana-logie dei problemi della gioventù ai tempi della nascita dell’associazione con quelli attuali.

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Riportava infatti un documento dell’epoca (1928-1932): “A causa principalmente della crisi economica che grava sulla vita della nostra cittadina, l’attività ha dovuto segnare il passo. Il fatto di non potere, come sarebbe nostra ferma volontà, aumentare in modo palese le nostre file, come già altre volte è sta-to detto, si attribuisce alla difficile situazio-ne finanziaria, alle locali associazioni dopo-lavoristiche che con locali, palestre, campi sportivi e facilitazioni, attirano la gioventù sportiva”.

Quel periodo critico è durato purtroppo una ventina d’anni, esattamente come quello poli-tico, durante il quale l’Associazione riusciva però a mantenere, sia pure a fatica, una certa continuità.

Per capire le condizioni di quei tempi basti pensare che al CAI era stato imposta la deno-minazione di Centro Alpinistico Italiano (proi-bito usare il termine inglese “Club”).

Si arriva così al dopoguerra che, con la so-spirata serenità, porta anche l’aumento del nu-mero dei Soci e nuovi obiettivi. L’avvento di Giulio Berutto (1960) alla presidenza, imprime una carica di entusiasmo al gruppo dei giova-ni, le attività riprendono slancio e culminano nel 1962 con l’assunzione della gestione del ri-fugio Daviso.

Il miglioramento è tale che, due anni dopo, il CAI Centrale dava il benestare alla costitu-zione della Sezione autonoma di Venaria Reale.

Ho voluto ricordare questo particolare trat-to di storia, oltrechè per le similitudini di cui ho parlato poco sopra, anche perché sono convinto che l’impegno di gestire il Rifugio Daviso sia stato determinante a dare una svolta positiva alla nostra Sezione.

Mentre fino a quel momento le aspirazioni dei Soci verso la montagna si limitavano alla frequentazione e alla conoscenza dei luoghi, il fatto di avere come scopo qualcosa di con-creto e pratico da realizzare ha trasformato la figura del Socio in interprete e responsabile di quel progetto.

E questo modo di pensare, di vedere di anno in anno il nostro Rifugio come un obiettivo da conservare e migliorare, ha trasformato la Se-zione in una continua palestra di idee, di pro-getti, di iniziative che dura tutt’ora.

È con grande soddisfazione che oggi pos-siamo constatare che due generazioni di Soci hanno finora condiviso questo impegno e che lo scorrere degli anni non ha fatto venir meno gli ideali che l’hanno sostenuto.

Mi sembra quindi doveroso, a vent’anni dalla sua prima uscita, ricordare il nostro “Annua-rio”, che ha contribuito con i suoi scritti a man-tenere sempre vitale la nostra Associazione.

Questo intendeva Giulio Berutto quando decise di fondare l’“Annuario”, e questo deve essere il proposito di chi oggi, memore e rico-noscente, continua la sua opera con i medesi-mi intenti.

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Nel mondo occidentale troppo frequen-temente si guarda a quello che non si “ha” e sovente questo sguardo è associato al parago-ne con chi invece “ha”. Credo che questo sia dovuto ad alcuni principali fattori: l’egoismo, l’opulenza della nostra società, il consumismo.

L’egoismo porta ad accentrare su di se tutte le proprie attenzioni, in modo spasmodico ed esagerato fino al punto di non essere più in-teressati a nulla ed essere indifferenti a tutto. Anche gli oggetti e le cose devono essere tut-te per se. Sia ben chiaro che un po’ di sano egoismo è indispensabile forse addirittura per la propria sopravvivenza, ma molto probabil-mente ne basterebbe meno dell’1% di quello che si è soliti avere.

L’opulenza della nostra società, pur con i suoi drammatici contrasti e differenze tra chi può praticamente tutto e chi non sa come fare per vivere, porta ancora una volta ad avere tutto quello che ci serve ma anche tutto quello che non ci serve. Per di più oltre a non servirci, ci coinvolge a tal punto che questa marea di inuti-lità è diventata un bisogno e senza non possia-mo stare. Insomma non possiamo farne a meno.

Il consumismo è poi il meccanismo nel quale siamo costretti a vivere, e l’abitudine ai suoi stili di vita ci porta nuovamente ad ave-re tutto, che tanto non basta mai, e poi come ovvia conseguenza richiede di stare sempre attenti a ciò che di nuovo compare nel mondo. Ma che… vogliamo mica farcelo mancare?

Tutto quanto sopra indicato vale ovviamen-te in particolare per gli oggetti di qualunque tipo, ma anche per la natura e per le persone, insomma per ogni cosa.

Caspita, ma com’è che ho appena comprato l’ultimo smartphone e sto ancora cercando di capire come funziona ed un mio amico, male-detto lui, mi dice che c’è la nuova versione mi-gliorata e potenziata. Insomma un vero gioiel-lo della tecnologia che soppianta totalmente le versioni precedenti, compresa anche la mia.

Ma l’ho appena comprato!E poi finalmente oggi ho comprato quella

minigonna a pieghe che da un po’ vedo in giro, mi piaceva tanto ed arrivata a casa mia figlia, si proprio mia figlia, mi dice “Ma cos’hai comprato? Non sai che vanno di moda gli abiti lunghi?”. Ma… eppure fino a ieri… le minigon-ne a pieghe. Ed io l’acquisto odierno l’ho fatto per la festa di stasera dove volevo presentarmi all’ultimo grido. E ora, cosa mi metto?

Non parliamo poi di automobili. Ma pensa invece a cosa mi è successo oggi! Sai che do-vevo cambiare il PC portatile dopo gli ultimi pacchetti software installati perché era diven-tato lentissimo. Ebbene ero ormai sulla soglia del negozio con l’ultimo modello portatile di una famosa marca e me ne stavo uscendo orgo-glioso e fiero, quando incrocio un giovanotto che entrando in negozio mi dice “bell’oggetto! Però già che c’era poteva prendere l’ultimis-sima versione che è uscita proprio oggi. Qui non ce l’hanno ancora, ma nel negozio all’an-golo del successivo isolato lo trovava. Infatti io son qui solo per un semplice cavo USB!”. Per un attimo ho pensato se non era il caso di suicidarmi!

Bene, lo scritto potrebbe anche essere ca-rino e sembra pure socialmente impegnato, ma… che cosa centra con la montagna? Va be’ che avrai sbagliato a fare i tuoi acquisti e che sei insofferente perché devi sempre insegui-re le mode, piuttosto che le novità e poi vuoi sempre avere tutto, ma ripeto cosa centra?

Torniamo all’assunto iniziale, quello che nel nostro mondo si guarda a quello che non si “ha”.

Beh, è proprio semplice ed è davanti agli oc-chi di tutti, basta smettere di vedere ciò che la vista ci propone ed iniziare a guardare con il nostro cuore ed il nostro cervello, osser-vare quello che ci circonda per scoprire che anche per la montagna si guarda a quello che non abbiamo, a quello che ha il vicino e non guardiamo mai quello che invece abbiamo.

Trovando... ciò che abbiamo!di ROBERTO FAUSONE

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Certo che le Dolomiti…, se fossi nato lì chissà quante cose potrei fare! E poi fos-si stato nepalese, pensa a quanti 8000 metri appena fuori di casa e sicuramen-te qualcuno l’avrei salito.

Se voglio essere completamente cor-retto, non ci sono dubbi che le Dolomiti sono uniche, cosi come sono unici gli 8000 metri, e così pure il Cervino o l’Ei-ger. Insomma sono montagne davanti alle quali dobbiamo semplicemente in-chinarci sia come uomini che come al-pinisti. Sono dei veri e propri capolavori della natura.

Ma perché ci fermiamo qui?Riflettevo dopo una gita estiva con Claudio,

sul fatto, mi diceva, che quella escursione era forse la più bella della sua vita. Ma perché non abbiamo l’abitudine di guardarci sempre intorno? Scopriremo migliaia di bellissimi luo-ghi ed altrettante possibili gite. Ma in realtà io penso che non finisca qui! Infatti ora sto parlando esclusivamente di un puro fattore tecnico-estetico. Ma ad esempio dove collo-care quell’incontro in novembre (si proprio novembre!) con delle primule perfettamente

fiorite oppure quel paesaggio idilliaco incon-trato a Molar poche ore dopo una fittissima nevicata. Ed ancora l’incontro con quel raro fenomeno dello spettro di Brocken sul Monte Ferra piuttosto che lo spettacolo di migliaia di splendidi esemplari di Amanita Muscaria al Pizzo d’Ormea; o ancora le sensazioni provate a farsi tenere in equilibrio dal vento di bufera al ritorno dalla Punta Collerin salita in solita-ria appena prima dell’inizio dell’inverno?

Quello che mi sembra chiaro è che dovrem-mo smetterla di cercare le cose che non ab-biamo, siano esse le Dolomiti piuttosto che le foreste canadesi e concentrarci a guarda-re quello che invece abbiamo intorno a noi. Non voglio dire che in montagna dobbiamo andare solo dietro a casa, anzi… tutt’altro! Ma forse sarebbe necessario aprire di più il nostro cuore ed il nostro sguardo su quanto abbiamo a portata di mano. Guardare ed os-servarsi attorno senza preconcetti o pregiu-dizi su ciò che vediamo, ma piuttosto giudi-cando obiettivamente quello che vediamo (la bellezza della natura, i luoghi incantevoli, i fe-nomeni meteorologici) e quello che sentiamo o proviamo immersi in questi luoghi fantastici che sono le montagne.

Una bella sensazione provata in un dato mo-mento rimarrà indelebile nella nostra memo-ria per il fatto di esserci accaduta e non perché eravamo in cima al Cervino piuttosto che su quel cucuzzolo insignificante dietro a casa. Famiglia di Amanita Muscaria - ph R. FAUSONE

In salita verso la Punta Sourela - ph R. FAUSONE

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E ciò è dovuto al fatto che in realtà anche quel cucuzzolo non è assolutamente insignifican-te. Certo che quanto provato durante la sali-ta ad una grande montagna sarà sicuramen-te diverso da quanto provato sul cucuzzolo dietro a casa, ma i singoli momenti indelebili li possiamo avere sempre ed in ogni luogo. Basta solo saper osservare ed essere costan-temente curiosi della vita che ci circonda ed avremo momenti fantastici in ogni luogo.

Perché guardando il Monte Soglio dobbia-mo subito pensare che il Monte Bianco è più bello (e magari vorremmo salirlo)? Tanto già lo sappiamo che mentre guarderemo il Monte Bianco l’idea di avere il K2 lì davanti, renderà quasi banale questa splendida montagna.

Quello che voglio dire è che tutto quello che ci circonda può essere unico e portare a momenti e sensazioni fantastiche, basta sa-perle o volerle cercare.

Tutto questo per dire di con-tinuare sempre nella ricerca del bello e del fantastico, e delle sen-sazioni che riempiono di gioia i nostri spiriti. Siano essi le Dolomiti piuttosto che i ghiacciai del Ru-tor, ma senza essere così ciechi da non vedere le fantastiche cose che troppo spesso abbiamo vicine, ma non sappiamo cogliere. Ci vuole

fantasia (ben ricordo gli slogan della mia gioventù sulla fantasia al potere) e mettersi a sedere in un luogo dove altri non van-no oppure guardare le cose da un’altra angolazione.

Smettiamola con il conformi-smo anche in montagna, con il consumismo che ci porta sem-pre tutti a far la coda per salire sulle stesse vette, magari anche solo la vetta a fianco potrebbe essere la vetta più bella della nostra vita.

Ripeto apriamo il nostro cuore ed allarghiamo il nostro

sguardo. Sperimentiamo! Saliamo in monta-gna predisposti a vedere il bello delle cose con lo sguardo curioso e scopriremo che in ogni gita troveremo cose fantastiche anche in luoghi cosiddetti minori. Guardiamo il già ci-tato Monte Soglio, ma in realtà questo vale per qualunque altra montagna, scoprendo quanto è bello!

Ciò non toglierà bellezza nè al Cervino, nè all’Everest, ma ci permetterà di godere della bellezza in ogni luogo! Inoltre non toglierà e non dovrà togliere lo stimolo positivo della ricerca di montagne lontane e della continua voglia di cercare sempre nuove cose, ma sem-plicemente ci permetterà di trovare cose nuo-ve anche dietro casa nostra.

Seracchi sul Lago di Mean - ph R. FAUSONE

Verso il Monte Bianco - ph R. FAUSONE

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Sono passati vent’anni da quando sono tor-nato Socio della Sezione CAI di Venaria. Si per-ché in realtà è stato un ritorno in quanto ero già stato iscritto dal 1973 al 1975.

Allora per impegni di famiglia e di lavoro, o forse perché non avevo trovato la compagnia giusta, lasciai il CAI, senza lasciare traccia del mio passaggio. Nel 1993 riprendevo l’iscrizio-ne. Molte cose nel frattempo erano cambiate: io avevo lasciato il lavoro, la sede del Club era passata da via Sabotino a via Picco e, cosa forse determinante, con molti Soci, primo fra tutti Giulio Berutto, si instaurava un solido rappor-to di stima, amicizia e unità d’intenti. Iniziava così un ventennio di partecipazione attiva alle gite di escursionismo e di sci, ai lavori e alla gestione del Rifugio, alle pubblicazioni sezio-nali, alle serate con il Coro Daviso, condotto con perizia e passione da Annamaria Bertolo-ne, ed anche di responsabilità nella guida della Sezione. Anni ricchi di soddisfazioni, passati in compagnia di amici con cui era sempre fa-cile trovare l’accordo.

Anni in cui qualcuno di questi amici ci ha lasciato, il mio pensiero va a: Roberto N. Remo G. - Iginio G. - Agostino C. - Giulio B. Franco P. - Franco V. - Libero C. - Lorena R. Vito G. - Sergio S. - Nicola Di F. - Angelo A.

Ma questi vent’anni sono passati lasciando qualche traccia anche su di me e così mi ri-trovo a non poter più partecipare attivamente alla vita della Sezione. Pazienza, resto un Socio veterano che augura, a tutti gli iscritti ed in particolare a chi ha compiti di conduzione del-la vita sezionale, un futuro ricco di soddisfa-zioni e di crescita della Sezione CAI Venaria.

Vent’anni dopodi CARLO BRIZIO

24/9/1999 - G. Berutto, C. Brizio e B. Magro al Rocciamelone

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Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazio-ne, i miei affetti, i miei ricordi, il mio ca-rattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso nel bene e nel male

Renato Casarotto

Sono passati più di 15 anni da quando ho iniziato la mia attività di arrampicata nel Vallo-ne di Sea. In questo periodo ho salito circa 40 vie di roccia; una buona parte di queste sca-late erano state aperte da Isidoro Meneghin. La curiosità di conoscere il profilo e la perso-nalità di questo forte alpinista mi ha portato ad una ricerca di testi che parlassero di lui uni-tamente a colloqui con persone che l’hanno conosciuto e frequentato. Inizialmente però, vorrei definire molto bene la località dove ver-ranno descritte le salite. Il Vallone di Sea rap-presenta la parte terminale della Val Grande di Lanzo. Parte da Forno Alpi Graie e si inol-tra per parecchi chilometri tra alte pareti di roccia e pianori più dolci dove le acque del torrente scorrono tranquille in alcuni punti, intercalate in altri da cascate fragorose.

Isidoro, “Isi” per gli amici iniziò la sua at-tività in Sea nel 1977 quando l’amico Mario Cappellozza lo fece conoscere a Ugo Manera, suo compagno di scalate. In quell’occasione l’obiettivo era lo Sperone Silvia agli speroni di Sea, una cresta che collega l’Uja di Mondrone alla Punta Rossa di Sea. Partiti dalla Val d’Ala sono risaliti al passo dell’Ometto, località più vicina agli speroni di Sea. Isidoro rimase af-fascinato dal paesaggio che si apriva ai suoi occhi, dai pilastri verticali rocciosi con pareti apparentemente inespugnabili. Fu inevitabile un suo ritorno in Sea l’anno seguente; questa volta però era in compagnia dell’amico Sergio Sibille col quale andò ad esplorare le pareti di Balma Massiet, il cui nome ufficiale di “Spec-

chio di Iside” e “Trono di Osiride” fu assegna-to in seguito da Gian Piero Motti.

Su queste pareti, più precisamente sul brac-ciolo destro del Trono di Osiride, ha aperto la Via delle docce scozzesi che ha segnato l’ini-zio di un fulgido periodo di scalate effettuate spesso in solitaria. Intuito, capacità di chioda-tura ed abilità nell’arrampicata artificiale lo portavano in diverse occasioni ad effettuare salite su vie apparentemente non scalabili, era il “re” dell’arrampicata sull’umido, su trat-ti muschiati e sulle fessure con ciuffi erbosi poco accessibili. Per quanto riguarda le salite compiute in solitaria gli amici ne venivano a conoscenza da racconti fatti verbalmente; re-lazioni scritte ne esistevano molto poche per cui, forse, alcune scalate effettuate da Isidoro sono del tutto sconosciute. Le arrampicate che ho fatto e che mi sono piaciute maggiormente sono: Sogno di Sea posto sul settore centrale dello Specchio di Iside e la Via del Temporale che si snoda nel settore destro.

Mi sono trovato davanti un ambiente espo-sto e verticale, anche se rari spit lungo i tiri e alle soste, fissati successivamente negli anni, garantivano una certa sicurezza. Però il mio pensiero andava inevitabilmente ad Isidoro: come faceva, mi chiedevo, a salire usando solo chiodi su placche lisce e spesso prive di fessure?

Isidoro Meneghin.Le imprese di un forte alpinista nel Vallone di Seadi RENATO RIVELLI (GISM)

Isidoro Meneghin - 1951/1989

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Molto più congeniale alle mie capacità alpi-nistiche è stata la salita alla Cresta del Gallo, una cresta che arriva circa a 2300 metri di alti-tudine con difficoltà che non superano il quin-to grado. Isidoro è salito nel 1982 e da allora non ci sono state molte ripetizioni a causa di un avvicinamento decisamente impervio.

Isidoro aveva un carattere abbastanza timi-do e riservato. Però vorrei riproporre un epi-sodio curioso che diventò in seguito una leg-genda; si tratta del tesoro di Isidoro Meneghin. Gli amici che lo conoscevano e lo frequentava-no erano al corrente che “Isi”, nelle sue arram-picate, ricuperava quasi tutti i chiodi che usa-va per la salita e spesso anche quelli inseriti da altre persone, lasciando in parete il minimo indispensabile per documentare che la scalata era stata compiuta.

Tutti erano convinti che fosse in possesso di un tesoretto di chiodi che teneva nascosto al Gias Mombran nel Canale dei Cacciatori dove aveva iniziato ad aprire una via, la via dell’illusione che si trovava sul Bec Cerel, un contrafforte della Parete dei Numi. Il nome della via aveva un significato ben preciso in quanto “Isi” sperava di concludere la salita direttamente sulla punta. Date le difficoltà, però, dovette ripiegare a sinistra (era stata quindi un’illusione la via in diretta), lasciando

il tesoretto ben nascosto in qualche anfratto. Però, in seguito alla sua morte avvenuta nel gennaio del 1989 il mistero rimase irrisolto. La curiosità portò diverse persone a cercare il tesoretto, in primis Gian Carlo Grassi, ma il malloppo non fu mai trovato. Mi auguro che queste poche righe sulle imprese di Isidoro nel vallone di Sea riescano ad incuriosire qual-che forte rocciatore invitandolo a ripetere al-

cune delle vie aperte da lui.Per quanto mi riguarda

concludo queste mie rifles-sioni ripercorrendo con la mente una prima salita ef-fettuata con l’amico Marco Blatto, diventato ormai il te-stimonial del Vallone di Sea, una scalata che mi riempie di orgoglio. Abbiamo aper-to nel mese di ottobre 2011 la via Marmorand express sullo Sperone dei Misan-tropi. Per maggiori dettagli si può fare riferimento alla rivista del Club Alpino Ita-liano Montagne 360° sul numero di maggio 2012.

Via del Temporale - Specchio di Iside - ph R. RIVELLI

Specchio di Iside - ph R. RIVELLI

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È fatto noto che l’oronomastica completa delle Alpi Graie Meridionali ed in particolar modo della catena dello spartiacque Alpi di Lanzo-Maurienne, sia attribuibile alla secon-da metà dell’800. Lo si deve certamente all’e-splorazione alpinistica relativamente tardiva rispetto ad altri massicci montuosi, e ad una certa difficoltà dei primi ingegneri catastali nel reperire dei nomi condivisi dagli alpigiani. Possiamo altresì affermare che un primo pas-so in materia di nomenclatura era stato com-piuto da studiosi locali e subalpini, e tra questi spicca il nome del Conte Luigi Francesetti di Mezzenile, autore di Lettres sur les Vallées de Lanzo (1821), oppure quello di Luigi Clavari-no con il suo Saggio di corografia statistica e storica delle Valli di Lanzo.

Tra i primi pionieri della geografia alpina, nonché fondatori del Club Alpino di Torino (1863), si evidenzia anche il professor Barto-lomeo Gastaldi, che propose il battesimo di alcune vette innominate delle Valli di Lanzo. Una di queste, a 3337 metri di quota e impor-

tante nodo orografico tra i bacini di Sea, Gura e Mean, venne inizialmente intitolata proprio al Conte Francesetti di Mezzenile. Tuttavia, data la posizione di particolare rilievo e con-siderando che le rocce del suo versante meri-dionale erano note come “Rocce di Monfret”, detto nome non poté che apparire improprio a Luigi Vaccarone, che nel suo saggio La pa-rete terminale della Val Grande di Lanzo (Boll. Cai n°52 - 1885) la rinominò “Cima di Monfret” (come del resto era stata indicata an-che sulle carte militari).

Vaccarone, invece, assegnò il nome di “Pun-ta Francesetti” alla vetta posta immediatamen-te a sudovest, quotata 3410 metri. Questa cima era stata certamente raggiunta da ufficiali del catasto lungo il docile e glaciale versante fran-cese (ovest), anche se la prima ascensione alpinistica nota (sempre de questo versante) è attribuibile nel 1884 al reverendo W.A.B. Coolidge, membro dell’Alpine Club britanni-co, accompagnato come di consuetudine dal fido Christian Almer. Il lato sud-orientale, ita-liano, è caratterizzato al contrario da una pare-te rocciosa, articolata e ripida. Il primo timido approccio lungo la cresta nordest è opera del formidabile duo Corrà-Ricchiardi che, proprio a partire dal 1884, aveva innescato una com-petizione con gli amici-rivali Coolidge-Almer.

Se un primato dovesse per forza essere as-segnato a questa singolare tenzone, andreb-be senz’altro alla cordata italiana, che cercò sempre un accesso più difficile alle montagne poste come obbiettivo. Bisognerà però atten-dere il 1933 perché una via diretta alla Punta Francesetti sia presa seriamente in esame, per di più da un altro duo molto attivo sulle roc-ce delle Valli di Lanzo: Mario Gatto e Firmino Palozzi, che con gli amici Boletti e Vercelli su-perano la parete sudest lungo il marcato costo-ne di sinistra. Nel 1982 Ugo Manera e Franco Ribetti salgono una nuova via in piena pare-

Una cima per un conte.I segreti di roccia della Punta Francesettidi MARCO BLATTO

Al passo delle Disgrazie - ph M. BLATTO

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te sudest, in una stagione che li vede formare una forte cordata alla ricerca di nuovi itinerari nei più famosi gruppi delle Alpi occi-dentali.

Nel 1990 è invece il sottoscrit-to a intravedere una possibilità più diretta sul pilastro est-sudest della Punta Francesetti. Il tutto nacque da un tentativo infruttuo-so di aprire una nuova via sulla vicina Cima centrale di Piatou, dove il materiale tradizionale di cui disponevo si era dimostrato insufficiente per superare una se-zione di placche compatte e prive di fessure. Con l’amico Valerio Pusceddu mi ero allora portato alla base della Punta France-setti e avevamo attaccato ormai ad ora tarda il primo terzo di parete. Fu giocoforza scendere all’imbrunire e rimandare ad un altro momen-to il completamento della salita.

Nel 1993 tornavo con Roberto Bensio e ter-minavo l’ascensione del bellissimo pilastro di gneiss grigiastro. Nell’ultimo parte della salita una barriera di sporgenze ci obbligò ad alcuni metri difficili, su roccia però solidissima e ge-ometrica, e quello fu probabilmente il primo VII grado in stile tradizionale, in apertura e a quella quota, superato su una vetta delle Valli

di Lanzo. In onore a Luigi Francesetti, insigne studioso delle nostre valli, chiamammo la via “L’enigma del conte”, ma questa è rimasta per lo più nota come “Diretta al pilastro est-su-dest”. La discesa la effettuammo invece lungo il tormentato e insidioso versante est del Passo delle Disgrazie. L’unica salita in periodo inver-nale e su ghiaccio fu invece realizzata da Gian Carlo Grassi, E. Tessera e B. Mahillot, che su-perarono nel 1984 la bella goulotte incassata a destra del pilastro sudest.

Era il 10 giugno e nelle fredde stagioni di quegli anni non era affatto impensabile tro-vare del ghiaccio di rigelo a quelle quote.

Ora, con i mutamenti climati-ci ed il riscaldamento medio della troposfera, è addirittura difficile che la goulotte si for-mi nella stagione invernale. La parete sudest della Punta Francesetti non ha forse anco-ra terminato la sua storia alpi-nistica e qualche bella possi-bilità è ancora individuabile e a disposizione di qualche giovane e forte arrampicatore che voglia osare in stile “pu-lito” e senza bucare la roccia, continuando una tradizione di “alpinismo accademico” che è tutta subalpina.

Il versante sudest della Punta Francesetti - ph M. BLATTO

Glaciale versante ovest della Punta Francesetti - ph M. BLATTO

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Itinerario di Sigerico che da Canter-bury (Inghilterra) giunge a Roma, attra-verso la Valle d’Aosta

1) - Le vie di comunicazioneSi dice spesso che la storia del-

la Valle d’Aosta s’identifica stret-tamente con le vie di comunica-zione che l’attraversano. Questo si può comprendere fin dal pri-mo momento osservando la con-formazione del suo territorio e le strettoie naturali che hanno reso strategici alcuni passaggi obbli-gati nelle valli e sui valichi alpi-ni. Questi ultimi sono da sempre punti chiave di controllo delle antiche popolazioni, divenuti in epoca medioevale la sede di fortezze e di castelli, da cui le molte signorie feudali hanno esteso e consolidato il proprio potere. I valichi sono serviti anche come luo-ghi di transito di popoli diversi e punti nevral-gici per lo scambio di culture, di conoscenze e di merci.

Militari, mercanti e semplici viandanti, in un flusso bidirezionale continuo, hanno lasciato le proprie tracce in questa Regione, nei monu-menti e nelle strutture viarie, spesso scavate nella viva roccia con costruzioni ardite che, in parte, possiamo ancora ammirare.

Vie di comunicazione che con il loro intenso utilizzo, hanno avuto un ruolo decisivo nello sviluppo del territorio e hanno condizionato sia le vicende politico-amministrative sia la stessa vita sociale ed economica delle comuni-tà della Regione, legandole strettamente all’e-volversi della storia europea. Una storia comu-ne a molti altri territori italiani attraversati da importanti vie di comunicazione che, in Valle d’Aosta, ha giocato un ruolo fondamentale.

È possibile percepire quanto fossero estesi e complessi gli scambi con le altre popolazioni

confinanti al di là delle Alpi, mantenuti inin-terrottamente per migliaia d’anni, dalle pro-gressive scoperte archeologiche. Tra queste ricordiamo quella recente nell’area megalitica

di Saint Martin de Corléans ad Aosta, che ha fatto emergere si-militudini culturali con la zona archeologica svizzera di Sion e di altre aree del Vallese. Altret-tanto importanti sono le tracce dei percorsi rilevabili sulle più antiche carte topografiche e stra-dali arrivate ai giorni nostri.

2) - Sigerico e il suo percorso sulla Via Francigena in Valle d’Aosta

Per conoscere nel dettaglio l'itinerario valdostano della Via

Francigena si possono leggere gli appunti di viaggio di Sigerico.

Sigerico “il Serio” (Sigeric the Serious), mo-naco dell’abbazia di Glastonbury, poi abate di Sant’Agostino in Canterbury è consacrato ve-scovo di Ramsbury nel 985. Alla fine del 989, o all’inizio del 990, Sigerico divenne Arcive-scovo di Canterbury alla morte del suo prede-cessore: l’Arcivescovo Aethelgar.

Come è consuetudine consolidata, Sigerico si recò a Roma per ricevere dalle mani di Papa Giovanni XV il pallio, una stola in lana d’a-gnello, che gli conferì il riconoscimento della nomina ad Arcivescovo di Canterbury, cioè a Primate di Inghilterra.

Non si conosce l’itinerario seguito nel suo viaggio di andata da Canterbury a Roma, men-tre si è ritrovato il suo diario del viaggio di ri-torno. In questo documento, oggi conservato alla British Library di Londra e scritto in un latino un po’ dubbioso, Sigerico fornisce l’indi-cazione precisa dei territori attraversati e dei luoghi di sosta (mansiones o submansiones). All’inizio della lista, egli tratteggia i luoghi e

Percorso storico della Via Francigenadi ENEA FIORENTINI

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soprattutto le chiese visitate a Roma lungo un itinerario seguito dai pellegrini per secoli e, in par-te, ancora dai pellegrini moderni, che in gergo viene chiamato: il Giro delle sette Chiese.

Poi, con una numerazione pro-gressiva in numeri latini, sono elencate le località di sosta, al termine di ogni tappa, precedute dall’indicazione: «…iste sunt sub-mansiones de Roma usque ad mare…».

Partendo da Roma usque ad mare (intendendo il mare del Ca-nale della Manica), Sigerico elen-ca 80 tappe di cui indica il nome dei luoghi di sosta, tranne che per il 79° posto-tappa rima-sto senza nome sul suo diario.

Attraversa la Valle d’Aosta seguendo una di-rettrice logica verso nord e supera le Alpi al Colle del Gran San Bernardo, valico divenu-to da poco libero quando truppe vallesane e valdostane riescono a scacciare i Saraceni e i briganti che lo hanno controllato per circa 60 anni fino al 972 permettendo di restituire un buon grado di sicurezza ai transiti dei pellegri-ni in questi luoghi.

Sul diario, Sigerico descrive l’avvicinamento verso la Valle d’Aosta provenendo dalla Man-sio XLV Everi (l’attuale Ivrea) e indica l’attra-versamento della nostra Regione con i tre luo-ghi di sosta:- XLVI Publei (in un luogo non identificato

nell’area di Montjovet non distante da Plout di Montjovet);

- XLVII Agusta (Aosta);- XLVIII Sce Remei (Saint-Rhémy, nell’alta

valle del Gran San Bernardo, ultima tappa in Italia).Quando raggiunge e attraversa la Valle d’A-

osta, Sigerico ha percorso circa 850 dei circa 1800 km totali tra Roma e Canterbury e il numero di tappa (la XLVIII di Saint-Rhémy) indica che si trova a circa metà del suo cam-mino. La sosta della tappa successiva è effet-tuata nella Mansio XLIX Petrecastel (l’attuale

Bourg-Saint-Pierre in Vallese-Svizzera), luogo dove esiste un antico ricovero di viandanti uti-lizzato, più tardi, da san Bernardo.

3) - L’attuale Via Francigena in Valle d’Aosta

Come si è detto più sopra, la conformazione geografica della Regione Valle d’Aosta, non ha consentito di avere molte varianti al percorso originale romano.

Ancora oggi si possono seguire le tracce dell’antica Via Consolare romana o percorrere i sentieri a poca distanza dalla stessa.

Scendendo dal Colle del Gran San Bernar-do si raggiungono e si attraversano i paesi della Valle del Grande che si trovano ancora sulla stessa direttrice storica: Saint-Rhémy (la Eudracinum romana e la Sce Remei di Sigeri-co), Etroubles, Gignod fino ad Aosta (l’Augu-sta Prætoria romana e l’Agusta di Sigerico). Lungo l’asse della valle centrale, da Aosta, il percorso attuale segue sentieri e piccole stra-de con poco traffico, che si snodano lungo le pendici montane alla sinistra idrografica della Dora Baltea, sul versante soleggiato dell’adret.

Si toccano così i paesi di Saint-Christophe, Quart (si transita vicino al castello omonimo), Chétoz, Nus, Diémoz, Chambave, Châtillon, Saint-Vincent, Montjovet, Plout (nei cui pressi si suppone l’esistenza della mansio Publei di Sigerico), Verrès, Arnad, Hône, Bard, Donnas

Ospizio al Colle G. S. Bernardo e il lago 2473 m - ph E. FIORENTINI

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e Pont-Saint-Martin. Solo in alcuni casi sono state preferite brevi deviazioni sulla destra orografica della Dora Baltea (sul versante dell’envers), per evitare i percorsi che risalgo-no i rilievi montuosi, più idonei ad escursio-nisti che a pellegrini e che hanno poco a che fare con il percorso storico e con un tracciato più logico e lineare. Il tracciato proposto in questa ultima guida è stato pensato per per-sone comuni, prive di preparazione atletica, che intendono camminare solo per poche tappe oppure per coloro che sono in transito sul tratto francigeno valdostano ma che han-no intenzione di proseguire per un più lungo viaggio.

Tenendo conto dell’attuale disponibilità di alloggio e di ristoro per un numero di cam-minatori superiore a 10, l’intero percorso val-dostano, lungo circa 90 km, è stato suddiviso in 5 tappe, ognuna delle quali non supera i 20-25 km. In ognuno dei luoghi di fine tappa si possono trovare alberghetti o ostelli per il pernottamento e locande o ristoranti per il vitto serale. In queste località ci sono stazio-ni ferroviarie (dove qualche treno fa sosta) o stazioni di autobus di linea. Un gruppo più ri-dotto di viandanti-pellegrini ha maggiori pos-

sibilità di trovare ospitalità in località diverse e presso luoghi differenti (bed & breakfast, foresterie di chiese, ecc..), che ancora oggi di-spongono di pochi posti per il pernottamen-to. Se nel prossimo futuro, con l’aumento della frequentazione della Via Francigena in questo tratto valdostano, si riuscissero a costruire nuove locande o ostelli in località intermedie (a costo contenuto per i pellegrini in transito), da Aosta a Pont-Saint-Martin, allora sarebbe possibile frazionare il cammino in un numero maggiore di tappe, consentendo così ai pelle-grini di riposarsi e di visitare con più calma le emergenze storiche, ambientali e turistiche presenti nei luoghi sosta o nelle vicinanze.

Enea [email protected] - www.eneafiorentini.it

Socio CAI, Socio “Giovane Montagna”, Socio GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna), residente ad Aosta.

Estratto dalla Guida (per concessione dell’autore):I Sentieri lungo la Via Francigena in Valle d’A-osta - pubblicata da Conti Editore - aprile 2014

(Divieto di copia e pubblicazione senza autoriz-zazione scritta dell’Autore e dell’Editore)

Castello di Quart da est - ph E. FIORENTINI

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…e vidi il sole che percotea la monta-gna essere sempre più luminoso lassù che nella bassa pianura.

(L. Da Vinci)

E certo è facile salire in montagna! Si va all’i-nizio del sentiero e si parte. Ma invece diventa più difficile salire in montagna quando ogni passo diventa una scelta e i verbi si fanno compagni come quelli che ci dicono: parte-cipare, tentare, resistere, condividere, rinun-ciare! Se praticare alpinismo o escursionismo avanzato fosse più facile che vivere, lo prati-cheremmo tutti, e saremmo tutti felici di farlo.

E invece non è così, perché per prima cosa questa disciplina necessita sì di allenamento psicologico, ma soprattutto fisico, cioè non ba-sta mettere un piede davanti all’altro. Quindi l’ortopedico (il mio novello Guru) dove lo col-loco? Per cui dopo accurati esami, risonanze, visite fisiatriche e affini, decido di modificare il mio “andar per monti e natura”. Convinta or-mai che l’unico posto in cui “successo” viene prima di “sudore” è solo nel dizionario, mi de-dico come farfalla che vola leggera di fiore in fiore (si fa per dire) agli sterrati! “Dicesi ster-rato percorso privo di massicciata e sovra-strutture”. Ma dal momento che massiccia lo sono e che lo zaino per me è già sovrastruttu-ra, sopperisco e mi documento.

Le mie ginocchia, definite usurate e dege-nerate, mancanti da mò, di cartilagini e con periodici travasi articolari, con l’aggiunta di un paio di menischi (sindromo-rotulei), nul-lafacenti e in attesa di responso ortopedico (ottobre 2014) GRIDANO! In attesa di regi responsi, da qualche tempo, ho scoperto che gli sterrati non “le” disturbano più di tanto, e allora mi documento e, sul mio personal pc, annoto percorsi che come semi portati dal vento e coltivati con cura, vagano su terreni morbidi che offrono la miglior ammortizzazio-ne possibile, e mi conducono a fare escursio-

ni gradevoli. E non sapete quante ce ne sono! In assenza di ripidità caracollanti, buche, pie-troni, radici di alberi, questi percorsi mi aiu-tano ad assorbire l’urto del piede riducendo i possibili traumi da impatto. PERÒ PER FAVO-RE NON ASFALTATEMI GLI STERRATI!!

Alcuni itinerari: dai ristoranti di S. Elisa-betta (Cuorgnè) prendere lo sterrato a destra indicazione: le NERE, circa 2 ore salita dolce. Oppure Val di Viù selvaggio Vallone d’Ovarda è un angolo incantevole delle Valli di Lanzo (TO), una bella escursione che permette di raggiungere 8 splendidi laghi alpini compresi tra i 2000 e 2400 metri di quota. Lo si raggiun-ge percorrendo la Val di Viù su strada asfaltata fino a Inversigni (1266 m – frazione di Lemie), dove inizia una strada sterrata di circa 10 chi-lometri che da accesso al sentiero vero e pro-prio. Val Pellice, per chi si vuole cimentare in una passeggiata rilassante e per nulla im-pegnativa, può invece percorrere la vecchia mulattiera che parte da Villanova e sale fino a ricongiungersi alla strada sterrata che poi conduce alla Conca del Pra. Salendo con tutta calma, godendosi la natura intorno e scattan-do qualche foto ci si arriva in un’ora e mezza. Arrivati al Pra si hanno poi varie possibilità: continuare la camminata verso altre destina-zioni oppure fermarsi per un buon pasto.

Perché ogni passo diventa scelta…di MARIA VITTORIA RICHETTO

Valle d’Ovarda

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Da Torre Pellice si prosegue in automobi-le lungo la strada del fondovalle di Angrogna (indicazioni per Prà del Torno) per circa 6,5 Km fino a giungere in località “Ponte Barfè” in corrispondenza di un comodo e spazioso parcheggio. Dopo aver attraversato il torrente che dà il nome alla vallata s’imbocca la strada sterrata privata che sale dolcemente il versan-te, toccando le numerose borgate fino a giun-gere ad una piccola cappella cattolica ai piedi di un bosco di larici. Si abbandona la strada e si prosegue lungo il sentiero GTA che porta fino all’Azienda Agrituristica “Rifugio Barfè”. Tutto il percorso è segnalato; dal ponte Barfè sono 390 metri di dislivello e bisogna calcolare circa 50 minuti ad un’andatura media. Ancora da Lemie fraz. S. Antonio - Villa, bello sterrato che volendo arriva al Colle del Colombardo.

Valle dell’Infernotto - Barge - Bagnolo, valle molto chiusa ma, per me, con ampio si-gnificato religioso-culturale, una sorta de “il viandante e il pellegrino”. Selvaggia e oscura quel tanto che affascina, pregna di passati ge-ologici e culturali non indifferenti, in cui io a tratti mi ci immergo! Qui è nato il Monastero di Pra ’D Mill, un presente che nasce dal pas-sato. Dodici chilometri di stradina asfaltata ri-pida e tortuosa sopra Bagnolo Piemonte, tra il Monviso e il Monte Cavallo, a Pra ’D Mill è nata una nuova comunità religiosa. Nientemeno che un Monastero Cistercense. Piccolo, quasi nascosto, si chiama Dominus Tecum, ricorda la modestia, il silenzio e il segreto dell’Annun-ciazione. I primi tre monaci son venuti qui dall’abbazia di Lerins, sull’isola di Saint Hono-rat, di fronte a Cannes, invitati dall’allora car-dinale Ballestrero. Da tempo infatti la famiglia dei Baroni d’Isola, discendenti dei Conti Ma-lingri di Bagnolo aveva offerto all’abbazia di Lérins un terreno di sua proprietà, situato fra i comuni di Barge e di Bagnolo Piemonte, al fine di farvi nascere un monastero cistercen-se. Leletta d’Isola, che ne era proprietaria, ave-va già da vari anni invitato i monaci di Lérins ad andare a visitare il posto, cosa che avvenne una sera del settembre ’84. A sancire la nascita ufficiale del nuovo monastero sarà il settem-

bre ’88. Poco distante dal monastero si gode di un suggestivo panorama sulle vette circostan-ti della Mejdia, punta Rumella e Rumelletta, raggiungibili in un paio d’ore, poi il Torrente Infernotto, facilmente raggiungibile a piedi (1 Km circa), e Barma Scaiarat, la falesia per il freeclimbing, con oltre 60 vie già aperte. Continua uno sterrato (lunghetto) ma como-do che arriva al Rifugio dell’Infernotto di proprietà del Cai di Barge. Nasce nel 1928 su iniziativa del Corpo Reale delle Foreste. L’opera fu costruita con lo scopo di agevolare i lavori di rimboschimento della valle Infernot-to e fu poi sfruttato dal Corpo Forestale dello Stato come deposito attrezzi e ricovero per gli operai addetti alla manutenzione del vivaio.

Nel 1997 la proprietà del rifugio tornò al comune di Barge che lo cedette in comodato d’uso alla locale sezione del CAI per l’utiliz-zo come capanna sociale. Negli anni 1998/99 grazie al materiale fornito dal Comune di Bar-ge, al contributo del comune di Bagnolo ed alla manodopera prestata dalla Sezione CAI si completò la ristrutturazione.

Attualmente consta di 15 posti letto in cuccet-te ed è attrezzato con cucina, servizi e doccia. Concludo questa carrellata con alcune notizie: ehm... scientifiche:

La tartaruga non corre, non fa nien-te e vive 400 anni - Il coniglio corre e sal-ta, mangia vegetale ma vive solo 10 anni. Se camminare fosse salutare, il postino sa-rebbe immortale - La balena nuota tutto il giorno, mangia solo pesce, beve solo acqua, eppure è grassa!

Rifugio Forestale Rio Infernotto - 1100 m - ph M.V. RICHETTO

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CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE30

Con il mese di Novembre si è concluso il primo corso base di fotografia organizzato dalla scuola di escursionismo Giulio Berutto in collaborazione con il Cai di Venaria. Una bellissima esperienza che ci ha permesso di vedere la montagna con occhi diversi e di co-noscere tanti nuovi appassionati.

Ma prima di proseguire vorrei ringraziare tutti gli accompagnatori, che ci hanno segui-to e aiutato nell’organizzazione e che ci han-no poi accompagnato per le montagne in que-sta nuova esperienza.

Il corso composto da 4 lezioni teoriche e altrettante uscite pratiche ha permesso agli allievi di avvicinarsi al mondo della fotogra-fia, di prestare attenzione ai particolari e, so-prattutto, di cercare di esprimersi in modo diverso.

Le foto sono diventate, nel corso delle usci-te, il sistema con il quale interagire con ciò

che ci circondava, il nostro modo di far capire agli altri che cosa si stava osservando e pro-vando. Il corso ha permesso di prendere con-sapevolezza del mezzo espressivo e della sua capacità narrativa ma ha anche spinto i nuovi fotografi a cambiare il loro modo di intendere e usare le fotografie.

È stato con grandissima soddisfazione che abbiamo visto i nostri compagni cambiare il loro modo di muoversi e di guardare, di parlare e di fare foto mettendo in pratica la teoria e i suggerimenti dati durante la fase di scatto.

L’analisi degli scatti effettuati durante le uscite pratiche ha permesso a tutti di vedere quanto ognuno di noi vede e vive diversamen-te ciò che ci circonda ma ha permesso anche, a livello didattico, di essere subito consape-voli di come si poteva agire o cosa si poteva migliorare in una determinata situazione.

1° Corso Base di Fotografia in ambiente montanodi PAOLO FERRUCCI

Gruppo 1° Corso di Fotografia

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31ANNUARIO - 2015

GLI SCATTI PREMIATI A FINE CORSO

MARIA

ANDREA

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32 CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE

Fontainemore - Giro dei VillaggiSCUOLA GIULIO BERUTTO

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ANNUARIO - 2015 33

Oulx - Madonna di Cotolivier - SCUOLA GIULIO BERUTTO

Trekking Dolomiti - ESCURSIONISMO

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34 CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE

BARDONECCHIASCUOLA SCI

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ANNUARIO - 2015 35

CERVINIA - SCUOLA SCI

LA TOUSSUIRE - SCUOLA SCI

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36 CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE

Capanna Margherita - Monte RosaALPINISMO

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ANNUARIO - 2015 37

Etna - SCI ALPINISMO

Valle d’Aosta - Becca Trecare - ESCURSIONISMO

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38 CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE

Valle della Clarée - NévacheCORSO DI FOTOGRAFIA

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ANNUARIO - 2015 39

Giaveno - Salendo all’Aquila - SCI ALPINISMO

Valtournenche - Chiesa della Salette - CIASPOLE

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40 CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE

FORTE DI FENESTRELLEALPINISMO GIOVANILE

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ANNUARIO - 2015 41

Albenga - Alassio Sentiero dell’Onda - ALPINISMO GIOVANILE

Balconata del Cervino - CICLOESCURSIONISMO

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42 CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE

Albugnano - Abbazia di S. Maria di Vezzolano - CICLOESCURSIONISMO

Fenis - CICLOESCURSIONISMO

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ANNUARIO - 2015 43

Salita al Fort de la Croix de Bretagne - CICLOESCURSIONISMO

Monte Orsiera - ESCURSIONISMO

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44 CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE

Ferrata della Sacra di San Michele - ESCURSIONISMO

Coggiola - Monte Barone - ESCURSIONISMO

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ANNUARIO - 2015 45

Val Sangone - Monte Robinet - ESCURSIONISMO

Al Monte Carmo dal Rifugio Pian delle Bosse - SCUOLA GIULIO BERUTTO

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CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE46

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ANNUARIO - 2015 47

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CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE48

Essendo un abituale frequentatore di queste zone, era un po’ di tempo che stavo pensando di fare questa traversata in MTB, dopo averla percorsa svariate volte a piedi. Ciò che mi ave-va sempre frenato era l’assoluta inciclabilità della ripida salita da quota 900 m al santuario posto a quota 1345 m che mi obbligava ad una buona ora di “portage” nel bosco con ingom-branti 13 Kg di bicicletta sulle spalle.

Con mia grande sorpresa, ho scoperto che nei mesi scorsi un Consorzio privato, grazie ad alcuni contributi europei, ha provveduto a devastare le bellissime faggete della zona con ben due strade “agrosilvopastorali” una delle quali termina ad un gruppo di baite abbando-nate da oltre trent’anni in località Senale, men-tre l’altra termina nel nulla a quota 1150 sotto il Santuario. Lo spettacolo è davvero desolan-te, con tronchi secolari divelti ed abbandonati lungo il percorso. Pare che lo scempio sia fina-lizzato a favorire la “coltivazione” dei boschi da parte dei proprietari che improvvisamente si sono accorti di avere a disposizione ettari di bosco da sistemare e legna da tagliare. Il risul-tato per il momento è sotto gli occhi di tutti e non merita altri commenti.

Da tutte le disgrazie si possono cogliere lati positivi e in questo caso ho sfruttato il ramo della strada che porta verso Santa Cristina per percorrerla in MTB e ridurre sensibilmente il portage del mezzo ed ovviamente la fatica.

Il percorso resta comunque per amatori, con ciclabilità intorno al 75% in salita ed all’85% in discesa con difficoltà MC (nel tratto pedalabi-le) in salita e da BC a OC in discesa. Per un dislivello di 700 m e circa 13 Km di sviluppo

Si parte da Cantoira in Località Trambiè, par-cheggio vicino alla piscina, e si scende lungo la Stura per una stradina inerbita fino a giun-gere al ponte del “Centro” che si attraversa piegando subito a destra verso un grosso mas-so con bacheca per poi risalire verso la mon-tagna. Entrati nel bosco la strada si impenna,

si supera una catena e si prosegue con tratti ripidi alternati a falsopiani fino alle baite di lo-calità Toglie che si lasciano sulla sinistra per proseguire nella faggeta (ricca di funghi) in-crociando più volte la vecchia mulattiera (sen-tiero 301) che porta a Santa Cristina.

Si supera una seconda catena e dopo un bre-ve falsopiano, si affronta una rampa che mette a dura prova le nostre capacità scalatorie. Pro-seguendo si giunge ad un bivio: noi andremo a sinistra (la strada di destra porta dopo un lungo giro alla baite del Senale) e, dopo alcuni tornanti giungeremo a quota 1150 circa dove incrociamo il sentiero che porta a Santa Cristi-na proveniente dal Senale (ciclabile in discesa fino alle baite ed utilizzabile per eventualmen-te chiudere un anello su Cantoira). Qui abban-doniamo lo sterrato che muore poco dopo nel nulla per percorrere un breve tratto di sentie-ro ciclabile nel bosco dalla pendenza modesta

Traversata Santa Cristina - da Cantoira a Ceres in MTBdi ROBERTO SAVIO

Inizio della salita - ph R. SAVIO

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ANNUARIO - 2015 49

per poi iniziare il nostro portage fino al san-tuario che ci impegnerà per 20/30 minuti.

La lunga scalinata finale è aggirabile con un sentiero che la incrocia con alcuni tornanti. Poco prima dell’ultima rampa di scale, incro-ciamo la mulattiera che sale dal versante di Ce-res e Voragno da cui iniziamo la discesa

Il primo tratto non è ciclabile per la presen-za di massi e scalini, poi si può raggiungere in sella il Col Balance evitando l’invitante discesa su Voragno (che dopo il primo tratto diventa impraticabile per le due ruote). Dal Colle ini-zia la discesa su Ceres caratterizzata da lunghi traversi ciclabili con attenzione e stretti tor-nantini fino alla chiesetta della Madonna degli Angeli, recentemente restaurata (acqua).

Ancora un tratto percorribile in sella e poi inizia una serie di scalini e ripidi tornantini che dobbiamo percorrere con la mtb al fianco per qualche minuto. Risaliti in sella ci si avvia verso il Pian di Ceres senza mancare una de-viazione, tenendosi sulla sinistra rispetto alle indicazioni del sentiero, per visitare la Cap-pella degli Appestati con all’interno magnifici affreschi risalenti al 1600, quando a seguito di un’epidemia di peste, gli abitanti della valle vivevano sparsi nei boschi per evitare il con-tagio e si ritrovavano in questo luogo per le funzioni religiose.

Si scende ancora su facile sentiero e si giun-ge alle baite di Pian di Ceres (fontana) dove

giunge uno sterrato. Lo si attraver-sa restando sempre sul sentiero e si affronta l’ultimo tratto della vecchia mulattiera che ci obbliga a scendere in un paio di punti non ciclabili e, fa-cendo attenzione nell’affrontare il li-scio lastricato, sconsigliabile in caso di recenti piogge, si giunge nel pae-se di Ceres in via… Santa Cristina.

Per ritornare a Cantoira ci sono va-rie possibilità, ma la più adatta a com-pletare l’anello suggerisce di risalire sulla via principale del paese fino al campanile per poi imboccare una stretta stradina in mezzo alle case che dopo un traverso inerbito scen-

de al cimitero. Sul lato destro del cimitero si imbocca la vecchia mulattiera di collegamen-to con il fondovalle, sassosa e dissestata che in circa 2/300 m di discesa ci permette di rag-giungere lo sterrato che risale verso Cantoira.

Lo si percorre integralmente fino al Ponte del Centro che non si attraversa, ma si pro-segue fino al ponte successivo di fronte alla piscina da cui siamo partiti.

Ultimo tratto per Santa Cristina - ph R. SAVIO

Col Balance 1288 m - ph R. SAVIO

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Consiglio di non attraversare il ponte, ma di imboccare il sentiero per Santa Cristina, a sinistra, che porta in breve alla località Com-bin, dove è stato recentemente scoperto un Dolmen preistorico che testimonia il fatto che queste valli erano già popolate in antichità. Di qui, alcuni divertenti sentieri ci portano definitivamente al pon-te del Trambiè ed al parcheggio delle auto.

Ovviamente lo stesso percorso si può fare a piedi, in circa tre ore a passo spedito, magari evitando la carrozzabile da Cantoira e salendo per la mulattiera con segnavia 301.

La Cappella degli Appestati - ph R. SAVIO

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ANNUARIO - 2015 51

“Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne”.

(Immanuel Kant)

Come non essere d’accordo? Le montagne sono un ambiente spettacolare di cui non sare-mo mai stanchi;

“...sono le grandi cattedrali della terra, con i loro portali di roccia, i mosaici di nubi, i cori dei torrenti, gli altari di neve, le volte di porpora scintillanti di stelle...”

(John Ruskin, 1869)

Per un amante della natura e delle attività all’aria aperta, nulla può competere con il pae-saggio montano. Chi apprezza camminare o ar-rampicare, chi ne gode le bellezza praticando sport invernali, chi ne percorre le strade lonta-ne dai flussi di traffico in sella ad una bicicletta, chi gode delle attività tradizionali ed antiche da sempre legate all’ambiente montano, ai suoi pascoli ed alpeggi, ai boschi.

E dire che, a livello di definizione sul voca-bolario, una montagna è solo un “un rilievo della superficie terrestre che si estende sopra il terreno circostante in un’area limitata. Se-condo le convenzioni europee la sua altezza deve essere di almeno 600 metri sul livello del mare ed il suo aspetto deve essere almeno parzialmente impervio”. Sembra così ...banale! E invece da sempre conquistano il nostro cuo-re e ci spingono ad esplorarle per godere delle loro bellezze e di quelle particolari emozioni che solo la conquista della vetta ci trasmette.

No, non c’è nulla di banale o di semplice sulle montagne: l’ambiente montano è molto particolare e ha delle caratteristiche peculiari, non solo dal punto di vista paesaggistico e dun-que del piacere che comunica a chi lo visita, ma anche dal punto di vista tecnico, scientifico e delle problematiche del territorio.

In particolare, le due caratteristiche che di-stinguono l’ambiente montano sono la penden-za e la quota: queste due particolarità condizio-

nano questo territorio, rendendolo uno dei più affascinanti da scoprire, ma anche uno dei più difficili, con delle problematiche ambientali che richiedono una attenzione specifica.

Le splendide pareti rocciose amate da tutti coloro che arrampicano, ci affascinano per la loro verticalità che le fa scendere a picco drit-te dal cielo, ma proprio per la loro verticalità possono essere interessate da frane di crollo e caduta di blocchi; i torrenti spumeggianti e ric-chi di energia possono essere sede di alluvioni e colate torrentizie molto pericolose; le cime colme di neve ci affascinano con i loro bagliori splendenti di scintille ma possono essere sede di valanghe, i boschi silenziosi e popolati di animali e fiori meravigliosi possono essere sog-getti ad incendi rovinosi.

Arpa Piemonte, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, ente di diritto pubbli-co e autonomo a carattere tecnico-scientifico, presso il quale lavoro come geologa, ha orga-nizzato l’11 dicembre 2013 in occasione della Giornata Internazionale della Montagna un in-contro di formazione e divulgazione su alcuni temi per far conoscere le attività inerenti la montagna di cui si occupa.

11 dicembre 2013: la Giornata della Montagnadi ILARIA BARBARA PRINZI

La sezione dedicata alle reti di monitoraggio del permafrost e dei movimenti franosi - ph ARPA PIEMONTE

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CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE52

È stata una bella occasione per poter illu-strare e far conoscere gli argomenti tecnici di cui si occupano le numerose e differenti figu-re professionali che lavorano in Arpa.

All’iniziativa potevano partecipare profes-sionisti, cittadini, studenti, tutti coloro che avessero interesse ad approfondire i numerosi temi proposti, organizzati lungo quattro per-corsi di approfondimento:

Percorso Montagna e geologia

Percorso Montagna e meteorologia

Percorso Montagna e biodiversità

Percorso Montagna e radioattività

Poichè lavoro nell’ambito delle tematiche relative a geologia e dissesto idrogeologico, mi sono occupata del percorso Montagna e geologia, e vorrei illustrare una sintesi degli argomenti trattati.

Con l’aiuto delle carte geologiche e della osservazione dei campioni di rocce differenti che costituiscono i versanti delle nostre mon-tagne piemontesi, abbiamo cercato di spiega-re come esse sono nate. Perché ci sono rocce di tipi così diversi? Perché giustapposte sullo stesso versante di una montagna possiamo trovare rocce di origini diversissime, alcune nate da magmi, alcune nate da sedimenti, al-tre addirittura nate sul fondo degli oceani? 200 milioni di anni fa Europa ed Africa erano separate dall’oceano Tetide. Per decine di mi-lioni di anni questo oceano si espanse, e sul suo fondale si formò nuova crosta oceanica.

Poi, 130 milioni di anni fa le condizioni cam-biarono, e i due blocchi cominciarono ad avvi-cinarsi: il fondo oceanico andò in subduzione al di sotto della placca africana.

Quando l’oceano si chiuse totalmente, le due zolle continentali entrarono in collisione: da questo scontro nascono le Alpi.

La crosta africana si accavallò su quella eu-ropea (da 65 m a 30 m ), e le rocce, comprese quelle del fondo oceanico, furono sollevate, ac-cartocciate, spinte una sull’altra per decine di chilometri. Circa 20 milioni di anni fa, la catena montuosa era ormai emersa dalle acque dell’o-ceano. Per tutto il Pliocene Inferiore, fra 5,5 e 3

milioni di anni fa, la parte centrale della nostra regione era bagnata da un caldo mare tropicale che ricopriva la pianura “protopadana”, tra le colline delle Langhe e la catena alpina.

I detriti derivati dallo smantellamento delle montagne e trasportati dai fiumi andarono via via a colmare i delta dei fiumi, sospingendo il mare sempre più lontano verso est e dando origine alla Pianura Padana. Il clima, da caldo si raffreddò, e si espansero i ghiacciai alpini, con diverse fasi di arretramento e avanzamen-to durate fino a 10.000 anni fa.

Questo è quello che è successo milioni di anni fa. E cosa succede ora alle montagne? Cosa succederà in futuro? Alla scala dei tempi geologici, tutti i rilievi sono instabili, e il de-stino di tutte le montagne è di essere “spiana-te” dall’erosione degli agenti atmosferici e dei processi naturali di modellamento. Lo aveva-no già compreso gli indiani Sioux, che in un loro detto molto poetico dicevano che anche le montagne respirano, anche se la nostra vita è troppo breve per accorgersene. Non dob-biamo pensare alle montagne come qualcosa di statico, che rimarrà nei secoli e nei millen-ni uguale. Le montagne evolvono, cambiano continuamente, in modo lento e impercettibi-le, oppure con rapidi e devastanti cambiamen-ti repentini.

È qui che entrano in gioco i processi che definiamo di dissesto, perché creano delle si-tuazioni di pericolo e di disagio sul territorio.

Attraverso molti processi di degradazione, come l’erosione da parte della pioggia o del ghiaccio, le rocce che costituiscono i rilievi vengono letteralmente “fatte a pezzi”. A muo-vere questo materiale dalle zone rilevate verso le pianure intervengono i processi naturali di modellamento del territorio, che avvengono lungo i fiumi e i torrenti o sui versanti (frane). Generalmente si verificano durante eventi alluvionali, cioè periodi di pioggia intensa o prolungata che danno origine ad alluviona-menti e frane.

In montagna, i torrenti che solcano i rilie-vi presentano canali rettilinei e sono molto ripidi. Quando piove molto, possono traspor-

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tare moltissimo materiale detritico a grande velocità, per poi riversarlo al loro sbocco nei fondovalle: questi processi, denominati colate detritiche torrentizie, hanno un grande potere distruttivo per la grande velocità della corren-te, e perché sono difficilmente prevedibili.

Sui versanti invece possono verificarsi dei movimenti franosi: si chiamano frane tutti i fe-nomeni di movimento (da estremamente lento a estremamente rapido) o caduta di materiale roccioso o terreno sciolto lungo un versante a causa della forza di gravità.

Esistono frane a lenta evoluzione, di grandi dimensioni e profondità, e frane molto rapide, che esauriscono la loro attività nel corso di un unico evento, e possono essere occasionali o ricorrenti.

Per una corretta conoscenza di questi proces-si sono indispensabili l’analisi geomorfologica, cioè delle forme del territorio, che permette di ricavare un quadro della distribuzione spazia-le e delle caratteristiche dei fenomeni, e una analisi storica, per determinarne la ricorrenza dei fenomeni e ricavare informazioni sulla loro intensità. Le informazioni ottenute dalla raccol-ta di dati da rilevamento sul territorio, dall’a-nalisi delle fotografie aeree e dall’analisi della documentazione storica disponibile confluiscono all’interno dalla Banca Dati Geologica di Arpa. Alcune tipologie di fe-nomeni franosi, quali le frane a lenta evoluzione, si prestano ad essere con-trollate nel tempo, al fine di valutarne l’entità degli spostamenti nel tempo. Arpa Piemonte gestisce la Rete Regionale di Control-lo dei Movimenti Franosi (ReRCoMF): sui siti di mo-nitoraggio sono installati appositi strumenti di mi-sura, di diversa tipologia, regolarmente controllati e mantenuti.

Durante lo sviluppo del percorso divulgati-vo, si è anche parlato di permafrost, e sono stati illustrati gli strumenti che si utilizzano per misurare i parametri che lo influenzano. Esso è definito come un geomateriale - terre-no e/o roccia - con temperatura < 0 °C per almeno due anni consecutivi, con o senza ghiaccio, la cui esistenza è direttamente lega-ta alle condizioni meteo-climatiche e che ri-sente delle variazioni atmosferiche con tempi diversi a seconda della profondità.

Arpa Piemonte gestisce una rete di sta-zioni di monitoraggio del permafrost, la cui evoluzione condiziona la stabilità dei pendii montani in alta quota. Diverse cime alpine nell’ultimo decennio sono state interessate da crolli di dimensioni variabili. Per tale ragione la cresta Sud del M. Rocciamelone è sotto con-trollo con un monitoraggio distanziometrico e termico.

Gli argomenti sono numerosi e interessanti, impossibile toccarli tutti!

Per i più curiosi ed appassionati, una visita alle pagine del sito istituzionale di Arpa può fornire spunti e informazioni. www.arpa.piemonte.it

La sezione dedicata a carte geologiche e rocce - ph ARPA PIEMONTE

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La Sezione CAI di ASTI, con il patroci-nio del CAI GR Piemonte, organizza l’e-scursione nel Bicentenario della nascita di Don Bosco, 1815-2015.

Il tracciato collega Asti al Colle Don Bosco, seguendo vecchi sentieri, attraverso colline, boschi e vallate del nord astigiano, toccando siti molto interessanti dal punto di vista archi-tettonico ed anche religioso: la chiesa romani-co-gotica Maria Ausiliatrice di Viatosto, il par-co Valleandona-Vallebotto, con la Peschiera e i Gorghi, le chiese romaniche San Secondo di Cortazzone e San Giorgio di Bagnasco, Ca-priglio paese natale di mamma Margherita ed

infine il Colle Don Bosco, con la Basilica, la casa natale del Santo e il museo della civiltà contadina piemontese.

Punti di ritrovo dei partecipantiPartenza: I partecipanti dovranno raggiun-

gere il punto di partenza in Asti, Via Monsi-gnor Marello (Hotel Salera), con mezzi propri.

Chi ha scelto di fare il percorso breve (km 10), dovrà raggiungere, con mezzi propri, il parcheggio presso l’area sportiva di Cortazzo-ne, in prossimità della SP Monale-Piea-Monta-fia ed unirsi alla comitiva di camminatori che arriverà da Asti verso le h. 12,30-13,00 per rag-giungere il Colle Don Bosco.

Pausa pranzo: il pranzo al sacco sarà consumato nello spazio antecedente la Chiesa romanica San Secondo di Cortazzone.

Per il ritorno: i par-tecipanti potranno usu-fruire del trasporto dal Colle don Bosco con au-tobus messi a disposizio-ne dall’organizzazione, per ritornare a Cortazzo-ne ed Asti e riprendere i mezzi propri.

Il cammino di Don Bosco 27/09/2015. Escursione Regionale CAI - GR Piemonte - Asti SEZIONE CAI ASTI

PERCORSO COMPLETOPartenza: Asti via M. Marello h 7,00Sviluppo: km 29,100Tempo di percorrenza: h 7,30-8,00 Segnavia: CAI bianco rosso Difficoltà: E Ritorno: con autobus

PERCORSO BREVEPartenza: Cortazzone h 13,00Sviluppo: km 10 ~Tempo di percorrenza: h 2,30Segnavia: CAI bianco rosso Difficoltà: ERitorno: con autobus

DETTAGLI E MAPPA DI ASTI VISIONABILI IN SEDE DEL CAI DI VENARIA

Colle Don Bosco

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Si può far risalire la storia dell’alpinismo nel-le nostre Valli di Lanzo alle prime ascensioni effettuate dall’ingegnere del catasto Antonio Tonini.

Laureatosi con lode in ingegneria presso l’Università di Genova, trovò impiego al catasto del Regno di Sardegna e nel 1856 gli fu affidato l’incarico di aggiornare le antiche ed obsolete cartografie seicentesche.

Nell’estate dell’anno seguente giunse a Balme con l’intenzione di salire le vette che facevano corona al fondo della Val d’Ala per apporvi i se-gnali trigonometrici, e misurarne l’altimetria, muovendosi su un terreno inesplorato, con l’aiuto solo del suo assistente Ambrosini, essen-dosi i montanari rifiutati di accompagnarlo.

Nel poco tempo di due mesi, luglio e agosto, scalò la Croce Rossa, l’Uja della Ciamarella, l’Uja di Bessanese e l’Uja di Mondrone. Tutto questo aprì la strada a nuovi appassionati di scalate.

Per primi giunsero esploratori alpinisti ingle-si, a cui presto si unirono gli italiani Gastaldi e il conte S. Robert, che cominciarono a servirsi dei montanari come portatori e guide.

I montanari, cacciatori e spesso contrabban-dieri, conoscevano bene le loro montagne e quindi colsero al volo la possibilità di un guada-gno facendosi portatori e guide, sempre più ri-chieste con l’avvento della fondazione del CAI, delle nuove strade e della ferrovia Ciriè-Lanzo.

Nella Val Grande spiccano due di queste per-sonalità: il Corrà Giuseppe e la sua insepa-rabile guida Michele Ricchiardi

CORRÀ GIUSEPPE (Torino 1859 – Grande Sassière 26/8/1896)

Avvocato e musicista si appassionò alla mon-tagna fin da giovane, nel 1878 salì il Monviso e poi le montagne attorno a Bardonecchia.

Nel 1884 giunse a villeggiare a Richiardi di Groscavallo, nel rinomato albergo di Tojo (Gi-rardi Vittorio), con l’intento di scalare le mon-tagne locali, qui incontrò la guida Michele

Ricchiardi con il quale costituirà una forte ed affiatata coppia.

Sulla parete terminale di quella valle i due effettuarono oltre 35 ascensioni, delle quali 19 “prime”; notevoli fra queste: Uja di Mondrone (1° per la cresta Nord-nord-ovest), Albaron di Sea (1° per il versante Ovest), Uja di Ciamarel-la (1° per la cresta Nord), Cresta di Mezzenile (1° ascens.), Dome Noir du Mulinet (1° ascens.), Uja della Gura (1° per la Cresta Est).

L’elenco delle sue ascensioni e traversate so-pra i 2750 m, tra il 1878 e il 1896, è di 103 salite effettuate oltre che nelle Alpi Cozie e Graie, in Delfinato, nelle Alpi Pennine a cui vanno unite le salite dell’Ortles e della Pala di S. Martino.

Nel 1892 scendendo dalla Barre des Ecrins Giuseppe Corrà con la guida Michele Ricchiar-di e Casimiro Thèrisod sono costretti a bivacca-re per tre notti sotto la sferza di una tormenta inaudita. Le guide avevano perso ogni speranza di salvezza e solo grazie alla sua forza d’animo

Corrà Giuseppe e la sua guida inseparabile Michele Ricchiardi di MARIA TERESA SERRA

Biblioteca Museo della Montagna (TO) - ph M. T. SERRA

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e determinazione, il quarto giorno, trovano una via d’uscita a quella situazione e riescono a rag-giungere il rifugio Carrelet.

Giuseppe Corrà muore il 26 agosto 1896 men-tre con G. B. Pellissier e C. Meynet scendeva dalla grande Sassière verso la Piccola Sassière. La guida e il portatore pur feriti si salvano.

MICHELE RICCHIARDI 19 gennaio 1847 - 4 marzo 1922

Figlio di Antonio e Rapelli Margherita vedo-vo di Berardo Maria, nacque e morì a Pialpetta, una frazione di Groscavallo

Andò soldato e stette otto anni in Calabria, distinguendosi nella lotta contro il brigantag-gio, poi tornò alla sua Pialpetta. Faceva il garzo-ne salumiere d’inverno ed il minatore d’estate. Era abilissimo e sovente emigrava in Francia per lavoro. Quando l’avv. Corrà si interessò di lui era appunto tornato da uno dei suoi viaggi all’estero. Una fibra eccezionale, benché fosse piccolino e non molto robusto. Portava un paio di baffi lunghi, biondi tanto da meritarsi il so-prannome “barbis dou loton” (baffi d’ottone).

Aveva salito tutte le punte delle valli di Lan-zo, ma più specialmente quelle del circo termi-nale della sua natia Valle Grande, unitamente ai più bei nomi di alpinisti dell’epoca.

La sua valenza e conoscenza della montagna da tutti giustamente apprezzata, gli valsero di essere chiamato spesso a guidare alpinisti in altre zone, nel Delfinato, in Savoia, al Gran Paradiso e Monte Bianco, ascensioni che tro-viamo ricordate nel suo libretto personale, con innumerevoli parole di elogio per la sua calma, la sua cortesia e la sua esperienza.

Ricordiamo qui le principali prime salite da lui compiute e cioè: Dome Noir du Mulinet, Gran Paradiso da Cogne per il Colle dell’Ape, Uja della Gura, Traversata del Colle Martellot, Punte Nord di Broglio, Levanna Orientale (parete E) e variante alla salita alla Aiguille Meridio-nal d’Arves.

A suo onore va ricordata poi specialmente la terribile ascensione alla Barre des Ecrins con l’avvocato Corrà e la guida Therisod di Rhêm-es N. Dame. Una terribile bufera obbligò i tre alpinisti ad impiegare tre giorni nella discesa, sostenendo, così scrive l’avv. Corrà sul libret-to del Ricchiardi, una lotta continua a corpo a corpo con la morte, senza cibarie e senza coperte, esposti alla terribile bufera e tormen-ta, salvati solo dal coraggio e dal valore delle due guide.

Il Ricchiardi, iscritto sin dal 1888 al Consor-zio Guide e Portatori Alpi Occidentali, da anni godeva della pensione Duca degli Abruzzi e di quella Bona. La sua caratteristica figura sarà sempre ricordata con affetto da quanti lo co-nobbero e con ammirazione dagli alpinisti tutti.

Il Rifugio della Gura, uno dei più antichi del-le Valli di Lanzo, costruito nel 1887 su proposta di Giuseppe Corrà, venne gestito per diversi anni dalla guida Michele Ricchiardi

Nel 1950, su iniziativa della S.A.R.I. (Società Alpina Ragazzi Italiani), il rifugio della Gura fu ristrutturato e dedicato alla memoria di Eugenio Ferreri, Accademico del CAI e del GISM. Nuova-

mente caduto in rovina nei successivi sessant’anni, è stato ripristinato nel 2013 grazie a un progetto comu-ne del CAAI, del GISM e del Cai Sezione di Torino. Durante la cerimonia di riapertura la costruzione è stata anche intitolata a Mi-chele Rivero.

1896 - Ghiacciaio del Mulinet. A sinistra M. Ricchiardi a destra il fratello Vittorio con due escursioniste

da: Lassù sulle montagne

Fine ’800Rifugio della Gura con M. Ricchiardi

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A 20 km dal centro di Torino, all’imbocco della Valle di Susa, si erge come una sentinel-la il monte Musinè, 1150 metri. La montagna escursionistica per eccellenza, almeno per i torinesi, potendo incontrare ogni giorno dell’anno anche a qualsiasi ora, escursionisti, corridori, bykers avvicendarsi sui molti sen-tieri oltre che sulla pista “tagliafuoco” che ne cinge i versanti sud ed ovest. In particolare il crestone est, che si innalza all’improvviso da Caselette, è in assoluto, il percorso più seguito per raggiungere, dopo quasi 800 m di dislivel-lo, la colossale croce in cemento sulla vetta, visibile da ogni angolo del torinese da cui si gode di un panorama spettacolare a 360°.Molti, compreso il sottoscritto, l’hanno salito anche con gli sci in rarissime occasioni di ab-bondante innevamento a bassa quota. Sono molte anche le salite in MTB attraverso il col-le Bassetta con un agevole “portage” di un’o-ra da quando si lascia la pista “tagliafuoco”. È anche noto il lato esoterico del Musinè, non-ché i presunti avvistamenti UFO con annessa una vasta serie di fenomeni magnetici. A que-sta nostra montagna manca però ancora un’alternativa di sali-ta, un itinerario che esca dal solito sentie-ro percorso magari già cento volte dove, per progredire, biso-gna usare anche le mani. Eppure il terre-no adatto il Musinè lo ha sul versante sud, l’unico non boscoso: così, dopo che già al-cuni anni fa mi ero riproposto di andare a vedere, nel dicembre 2010 ho l’ispirazione. Percorro il bel sen-

tiero che inizia all’imbocco del vasto “Piano Domini” a Caselette e con andamento dolce e lineare, attraversa tutto il soleggiato ver-sante sud, transitando proprio alla base dei molteplici speroni rocciosi che caratterizzano questo versante. Pochi metri prima dell’implu-vio del Rio Corto, unico torrente (quando c’è acqua!) sulla verticale della vetta, comincio a risalire una serie di corte placche compatte di color ruggine su roccia stupefacente, poi un pilastrino di 15 metri verticali di 3°+ che mi lascia senza parole! Comincio a pensare che oggi mi divertirò molto se continua così. In-fatti la sequenza dei salti e torrioni, separati da brevi spostamenti continua, sempre su roc-cia bella, compatta, con difficoltà di 3° e 4°. Dopo 250 m a quota 1000, lo sperone termina contro la fascia boscosa in vista della croce. Ma a sinistra, oltre il canalone/pietraia, corre lo sperone parallelo a quello salito che porta direttamente in cima. Quindi scendo agevol-mente lungo la pietraia di 50 m per attacca-re lo sperone sinistro nel punto più basso. La roccia è la stessa, solida e pulita, inoltre i

Musinè diverso!di TEDDY DI GIORGIO - SEZIONE DI ALPIGNANO

MONTE MUSINÈ - VERSANTE SUDA - via IVANO BOSCOLO svil. 500 m - 2°/3°/4°B - via IN HOC SIGNO VINCES svil. 350 m - 2°/3°/4°C - via DEGLI SPERONI svil. 500 m - 2°/3°/4°D - via VIRGINIA (2 tronchi) svil. 300 m - 3°/4°/5°attrezzata e segnalate con bolli bianchi sull’intero percorso.

Si ringrazia Trekking Sport Snc e CAI Alpignano per il materiale fornito

per la chiodatura delle vie

INFO:TEDDY DI GIORGIO 3473195138

AVVICINAMENTOCONSIGLIATO:DAL PARCHEGGIO“RESIDENZA I PIOPPI”PRESSO MILARENE - ALMESE

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salti si fanno più continui, le difficoltà sempre di 3° e 4° grado. Dopo 100 m di dislivello, una placca quasi verticale mi impegna alquanto essendo solo, come pure il salto successivo, il più difficile con un passo di 5° che supero con l’aiuto di un nut. Poi gli ultimi 100 m su un’aerea ma facile cresta, mi depositano a cin-que minuti dalla vetta. Costruisco l’ometto. È nata la via Degli Speroni! L’entusiasmo è grande, penso subito di tornare per attrezzarla nei passaggi più difficili, in quanto molti ar-rampicatori su medie difficoltà sono sempre alla ricerca di vie adatte a loro, trovandone poche così vicine a Torino e di tale sviluppo. Inoltre, un buon lavoro di “giardinaggio” fa si che non si venga a contatto con la vegetazione restando costantemente su terreno roccioso. Ma sul vasto versante sud del Musinè c’è an-cora molto da esplorare, così nascono altre tre vie con caratteristiche simili. La “Ivano Boscolo” dedicata ad un amico caduto sulle Marittime, per me la più bella, “In Hoc Signo Vinces” dalla frase riportata sulla croce in vetta a ricordo della vittoria di Costantino su Massenzio e la “Virginia” dedicata a mia figlia, suddivisa in due tronchi tra i quali passa il sen-tiero del versante sud. Le vie inanellano i molti salti e torrioni col percorso più interessante, intervallati da comodi colletti e terrazze in am-biente solare. Oppongono difficoltà dal 2° al 4°/5° non obbligatorio su roccia solida, pulita di un colore ruggine particolare, costituendo una valida ed inedita alternativa ai sentieri

escursionistici per la vetta. Sono completa-mente attrezzate e segnate con bolli bianchi da seguire fedelmente per evitare vegetazio-ne e pietraie, comunque da non sottovalutare. Per la progressione in cordata bastano 5/6 rinvii, alcuni nuts/friends medi e cordini per soste dove non presenti. Questi itinerari si prestano bene per allenamento in solitaria e terreno didattico durante i mesi autunnali/invernali, godendo il luogo di un microclima particolare. Da evitare l’estate per le alte tem-perature. Al termine delle vie è presente un libricino dove potete annotare le vostre im-pressioni. Su tutto il versante è facile vedere durante le salite, un nutrito branco di camo-sci che lo colonizza, per nulla spaventati anzi incuriositi dalla nostra presenza. Lo schema sommario evidenzia gli accessi e i punti di at-tacco sul sentiero sud. L’avvicinamento consi-gliato è quello dal parcheggio della “Residenza i pioppi” presso Milanere, frazione di Almese. In questo caso la discesa si compie sul sentiero a tacche blu dal segnale trigonometrico. Se si proviene da Caselette, conviene scendere dal crestone est che costituisce la battutissima via normale. Un ringraziamento al CAI Alpignano (TO) per il materiale fornito.

Teddy sulla Via degli Speroni - ph R. FAUSONE

Lungo la via - ph R. FAUSONE

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Questa estate, che sa d’autunno e che più piovosa non si riuscirebbe ad immaginare, ci ha permesso, nonostante tutto, di portare a termine una bella avventura. Il programma iniziale si componeva delle prime tre tappe dell’Alta Via n. 1 delle Dolomiti, dal Lago di Braies al Passo Falzarego.

La mattina di domenica 17 agosto in ora an-telucana l’autobus con trentuno passeggeri partiva alla volta del Lago di Braies. L’organiz-zazione della sezione, perfetta anche nei mini-mi particolari, offriva lo spuntino del pranzo durante una delle soste obbligate, e perciò all’arrivo non rimase ai ventuno scarpinatori che scaricare gli zaini, calzare gli scarponi e dare inizio all’avventura. Gli altri amici avreb-bero fatto sosta in albergo a San Vito di Cadore ed escursioni giornaliere.

La folla che la giornata finalmente bella ha concentrato è notevole, e molto numerosi tra i semplici turisti anche i camminatori come noi. Dopo aver costeggiato parte del lago, ci si incammina lungo il percorso dell’Alta Via n. 1, verso la nostra meta della giornata, il Rifugio Biella. Immersi nel contrasto cro-matico dai toni forti, tra il verde azzurro del lago e le mille tona-lità di verde della vegetazione, si risalgono i ghiaioni alla base delle chiare e tormentate pareti calcaree.

Il sentiero serpeggia nella pie-traia, il sole ci scalda, ci si innalza con ripidi tornanti per superare la bastionata colonizzata dal bo-sco. Lo sguardo ritorna al lago che diventa sempre più piccolo. Si raggiunge un vallone arido, la temperatura scende e, supera-to un breve tratto attrezzato, si risale oltre il limite degli ultimi pini mughi, nell’aspra conca che

porta al colletto da cui in breve si scende al rifugio Biella. Poco prima, alle nostre spalle hanno fatto capolino le Tre Cime di Lavaredo, lontane e ancora baciate dal sole.

La Croda del Becco incombe alla nostra destra, lo spettacolo delle cime è vastissimo. Esse si innalzano maestose, parzialmente nascoste dalle nubi, nella luce rosata del tra-monto. Questa prima giornata dominata dal lungo trasferimento e dal bel tempo che ci ha accompagnato nella salita, si conclude positi-vamente a tavola.

Domattina presto alcuni saliranno alla Cro-da del Becco, per ricongiungersi al gruppo durante il percorso. Il cielo è azzurro, le neb-bie rimontano lontane dal fondovalle, si segue dapprima lo sterrato per utilizzare poi i sen-tieri che ne tagliano i tornanti. Si intravedono le marmotte che ci tengono d’occhio a distan-za di sicurezza. Le nebbie ci raggiungono e ci inghiottono, accompagnandoci al Rifugio Sennes.

Decidiamo di passare dal Rifugio Fodara, le nebbie si sono dissolte e c’è un po’ di sole, per

Dal Lago di Braies al Passo Falzarego. Un’avventura condivisadi DARIA FAVA

Lago di Braies

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scendere lungo la sterrata al Rifugio Pederù, che raggiun-giamo dopo la lunga e ripida discesa. Sosta per lo spunti-no, e si riparte tra i pini mu-ghi sull’erto sentiero, che risale la sinistra idrografica della bastionata. Scrutiamo verso est i ghiaioni da cui sa-ranno già transitati gli amici che hanno scelto il nuovo sentiero di traversata, senza scendere al Pederù. Interse-chiamo la sterrata nei pressi del Crocefisso di legno e ci premiamo con un ottimo strudel al posto di ristoro (Ucia Fanes).

Il Rifugio Fanes è vicino, ma l’indicazione che a pochi minuti si trova anche il Rifugio Lavarella ci svia nella sua direzione, la timbrite ormai ci ha coinvolto. Raggiungiamo finalmen-te il Rifugio Fanes: c’è ancora un po’ di sole e facciamo le lucertole, anche se si addensano i nuvoloni. Angelo ha la conferma di quanto gli avevano anticipato al Biella: il sentiero che porta alla Forcella del Lago è impraticabile, a causa di una frana. Dovremo trovare un per-corso alternativo.

Le previsioni per domani non sono buone, partiremo presto “per portarci avanti” e deci-deremo sul posto. Con il fresco e un tempo ug-gioso, infatti, risaliamo il vallone intersecando la sterrata quando possibile. Attraversiamo il lungo pianoro erboso e detritico fino al bivio bloccato dalle segnalazioni di divieto, per rag-giungerne il limite al punto panoramico.

Nel frattempo la pioggia preannunciata ci fa indossare le mantelline. Scendiamo ripida-mente alla Capanna Alpina: l’alternativa di sa-lire al Rifugio Scotoni e raggiungere il Rifugio Lagazuoi è purtroppo improponibile per le cattive condizioni metereologiche. Una navet-ta risolve il problema e in due giri ci scodella al Passo Falzarego.

Piove e c’è nebbia. Saliamo in funivia al Ri-fugio Lagazuoi e occupiamo le stanze. Appro-fittiamo di una schiarita per salire al Piccolo

Lagazuoi e scendere per un breve tratto del sentiero Kaiserjager. Percorriamo anche la pianeggiante cresta ovest lungo una traccia contrassegnata da vecchie tacche scolorite. Si intravede lontano in basso il lago Lagazuoi, sotto la Forcella del Lago, da cui saremmo do-vuti scendere, e il sentiero che nell’arido val-lone ci avrebbe portati al Rifugio Lagazuoi. Peccato, sarà per un’altra volta…

La cena, come le precedenti è più che ap-prezzabile, l’allegria non manca. La mattina, lo spettacolo sulle montagne circostanti spruzza-te di bianco al sole è maestoso. Badando a non scivolare sul terrazzo gelato si scattano le foto di rito. Si scende lungo il sentiero che costeg-gia i resti dei baraccamenti della prima guerra mondiale. Si oltrepassa l’ingresso della galleria attrezzata, “Ferrata del Lagazuoi” che il grup-po dei ferratisti sta già percorrendo in discesa.

E si arriva al Passo Falzarego, dove il bus e gli amici ci attendono. Il trekking è terminato, il tempo non è stato dei migliori, ma ci è anda-ta ancora bene. Lungo il percorso del ritorno faremo la sosta per lo spuntino, offerto gentil-mente dalla sezione.

È stata una bella esperienza, in ottima com-pagnia: attendiamo la prossima estate per il secondo tratto del trekking e ringraziamo gli amici della Sezione CAI di Venaria, in primo luogo Angelo e Davide, per l’ottima organizza-zione e la calda accoglienza.

Gruppo sul terrazzo del Rifugio Lagazuoi

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Tutto iniziò con una telefonata di un mio amico: “Beppe sai che hanno visto e fotogra-fato un lupo in Val di Viù”? Era il 2011 e la notizia a dire il vero non mi colse di sorpresa. Nella vicina Val di Susa i lupi erano presenti da circa vent’anni ed era del tutto naturale che ricolonizzassero anche le nostre valli dove erano stati eliminati nel XIX secolo.

Due giorni dopo la telefonata mi recai in quel di Usseglio per raccogliere informazioni di chi lo aveva visto e fotografato. Saputo che era un cacciatore, mi recai dal mio amico Sil-vio, titolare dell’Albergo La Furnasa, ritrovo di cacciatori locali; chi meglio di lui poteva dar-mi indicazioni in merito? Infatti mi raccontò il fatto e mi disse chi era il fortunato, ma non si poteva dire altrettanto del lupo che scatenò una campagna di odio e di paura atavica per il suo ritorno.

Il gipeto e il lupo fanno parte della cate-na alimentare. In natura ogni animale ha il suo ruolo, niente è lasciato al caso, all’apice di questa piramide ci sono i carnivori: lupo, orso, lince, volpe; tutti i mustelidi: donnola, faina, ermellino; i rapaci: aquila reale, poiana, biancone e i falchi; i rapaci notturni: gufo, civetta, allocco, barbagianni ecc. Purtroppo questo equilibrio naturale è stato stravolto dall’uomo con l’eliminazione di questi pre-datori dichiarati dannosi perché loro concor-renti, senza rendersi conto che esistevano prima dell’uomo. Specialmente nel Medio Evo “periodo oscurantista” con la Chiesa che ve-deva in questi animali predatori sanguinari i rappresentanti del diavolo, non ascoltando il loro Dio che li aveva creati e quindi Sue crea-ture. Lo sterminio continuò fino ai primi del Novecento con l’ultima uccisione nelle nostre Valli di orsi, lupi, linci, grandi rapaci e avvol-toi. Poi finalmente grazie agli studi di etologi e biologi che approfondirono il comporta-mento di questi animali, si giunse all’approva-zione di leggi per la loro tutela e salvaguar-

dia, appoggiati anche da alcune categorie di cacciatori. Nell’ultimo ventennio purtroppo sono stati provocati enormi danni alla natura e all’agricoltura reintroducendo a scopi vena-tori animali estranei alle nostre vallate come cervi, cinghiali, mufloni e caprioli. Ora che il lupo è ritornato, alcune categorie vorrebbe-ro nuovamente eliminarlo senza chiedersi il motivo del suo ritorno. Nel febbraio del 2004, a cinque minuti da Parma, sulla tangenziale, un lupo fu investito da un’auto, lo salvarono e lo curarono; L’11 marzo, quando guarì lo li-berarono mettendogli un collare con un tra-smettitore satellitare e gli fu dato il nome di Ligabue e una sigla: M15. Nei mesi di marzo e aprile Ligabue rimase nella zona del rilascio, poi decise di andare verso Nord e il tracciato del satellite lo segnalò lungo la dorsale Appen-ninica tra Emilia, Toscana, Lombardia, Liguria e Piemonte. Tra il 28 e il 29 settembre 2004 Ligabue arriva sulle Alpi dopo essere passato nel territorio di almeno 4-6 branchi già stabili nella zona. Dal giorno del rilascio Ligabue per-corre una distanza lineare di 560 chilometri ma dai tracciati risultano più di 1100 chilome-tri. Purtroppo la storia di Ligabue si conclude tragicamente con la sua morte, probabilmente provocata dai suoi simili. Un lupo solitario è in dispersione e rischia la vita quando entra in un altro territorio già occupato da altri lupi. Se occupa un nuovo territorio può formare una nuova coppia e conseguentemente un nuovo branco. La natura può sembrare crudele ma questa ha le sue regole che noi dovremmo rispettare e non plasmare a nostro piacimen-to. L’80% dei giovani lupi, come lo era Ligabue (10 mesi), muore prima che raggiunga l’anno di vita, uccisi dalle auto, dai treni, per malattia o dai loro simili. I branchi del nostro lupo ita-liano sono costituiti da 4 o 6 individui e hanno bisogno da 160 a 400 chilometri quadrati di territorio e pesano dai 25 ai 35 chilogrammi, a differenza dei lupi americani che pesano dai

Il ritorno del lupo nelle Valli di Lanzodi BEPPE CASTELLI

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ANNUARIO - 2015 63

60 agli 80 chilogrammi e i loro branchi sono composti dai 20 ai 30 lupi. Ritorniamo al pri-mo lupo fotografato nelle Valli di Lanzo.

Durante un’osservazione di gipeti nel Vallo-ne di Arnas e precisamente a Pian Sulè incon-trai un signore che con un binocolo osservava i camosci e quando tirai fuori il cannocchiale e la macchina fotografica mi chiese cosa os-servavo e fotografavo, io gli risposi: “io vengo ad osservare i gipeti, le aquile reali e se ho la fortuna di quel cacciatore che lo ha fo-tografato, il lupo”. Lui sorrise e mi disse che era lui, Fiorenzo, il fortunato, mi fece notare delle orme sulla neve e mi disse “vedi è passa-to di qua questa notte le tracce sono fresche”. Io subito non capii e gli chiesi chi fosse passa-to e lui rispose: “il lupo - non vedi come sono grandi? Non sono della volpe”. Capii subito di aver conosciuto un cacciatore d’altri tempi che conosceva e rispettava il territorio e gli animali. Quando collaborai al monitoraggio dei gipeti rilasciati nel Parco Alpi Marittime conobbi la biologa dottoressa Francesca Ma-rucco la quale studiava i lupi presenti nel Par-co. Dopo un periodo di 8 anni passati a studia-re quelli americani in Canada, pensando di farle una segnalazione importante, la chiamai e lei mi ringraziò della bella notizia in quan-to era la prima volta che veniva fotografato un lupo nelle Valli di Lanzo, a questo punto mi resi disponibile a collaborare al proget-to Lupo della Regione Piemonte. Mi disse di mettermi in contatto con la biologa dotto-ressa Elisa Avanzinelli, quale responsabile per la Provincia di Torino del progetto Lupo. Da allora iniziò con lei una

proficua collaborazione. Il lupo fotografato in Val di Viù, sotto il Colle Coupe non era una prova tangibile del formarsi di un branco nelle Valli di Lanzo perché poteva essere un lupo in dispersione o in sconfinamento dalla Valle di Susa o dalla Francia. Purtroppo il progetto della Regione Piemonte terminò per mancan-za di fondi nel 2012 ma io, in collaborazione con il Corpo Forestale, con il veterinario di Lanzo, le Guardie Provinciali e l’amico Ales-sandro Vangi, continuammo a monitorare e a raccogliere notizie negli anni successivi. Durante i miei sopralluoghi nelle Valli di Lan-zo ho avuto la fortuna di avvistare tre volte i lupi. La prima stavo seguendo delle tracce fresche nella neve lasciate probabilmente da poche ore su una strada sterrata che conduce-va alla condotta che scende verso la Centrale Idroelettrica di Lemie. Dopo circa un quarto d’ora arrivai dove era avvenuta una predazio-ne probabilmente di un capriolo. Feci alcune foto, prelevai la fatta (gli escrementi) lasciata dal lupo e proseguii seguendo le tracce. Rac-colsi una seconda fatta, fotografai delle raspa-

Lupo in ambiente innevato - ph B. CASTELLI

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CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE64

te e delle buche scavate lungo il sentiero poi ad un certo punto dove c’era un dosso vidi spuntare due orecchie poi la testa e il muso di un lupo, immobile, quasi trattenendo il fiato con il cuore che batteva a mille ci guardam-mo, i suoi occhi gialli quasi stupiti nel veder-mi, alzai la macchina fotografica per scattare alcune foto ma lui scomparve. Sempre in Val di Viù, nel Vallone Orsiera dove ero già salito con la dottoressa Avanzinelli, mi fermai a par-lare con l’unico abitante della frazione Molar, ex cacciatore il quale mi diede informazioni sui lupi che frequentavano la zona. Mi disse che alcuni giorni prima un suo amico, mentre era intento in una battuta di caccia, ne aveva visto tre, verso la punta del Grifone. Lasciata l’auto proseguii sulla strada che sale verso il colle del Colombardo e raggiunta una posi-zione dove potevo osservare le pendici delle montagne circostanti montai il mio cannoc-chiale sul cavalletto e incominciai a osservare i pendii nevosi. Ad un certo punto vidi un gio-vane camoscio che correva attraversando un

prato innevato e la cosa mi colpì perché non era il pe-riodo quando i camosci si rincorrono per accaparrar-si una femmina. Spostai lo sguardo e vidi ad una centi-naio di metri tre lupi che lo inseguivano. Li seguii con il cannocchiale per alcuni se-condi, poi cercai di fotogra-farli ma purtroppo erano scomparsi dietro la cresta che scende dal Truc. Ma la volta che riuscii a fotogra-farlo fu la più emozionante. Era il 29 dicembre del 2012. Partito da Margone salii sul Monte Bassa, punto panora-mico per l’osservazione dei gipeti, luogo dove prendo-no la termica. Qui ho scat-tato le mie più belle foto di questi stupendi veleggiato-ri. La neve era dura e scric-

chiolava sotto gli scarponi, nelle notte aveva nevicato pochi centimetri che mi permisero di osservare delle tracce di lupo. Le seguii e ad un certo punto, sollevato lo sguardo, a cir-ca 500 metri, vidi una sagoma che scomparve dietro i cespugli. Mi fermai, presi il binocolo e quello che vidi era un bellissimo lupo, come sempre il cuore mi batteva a mille e finalmen-te feci diverse foto e un video. Il lupo si fermò e i nostri sguardi si incrociarono per alcuni secondi, poi accortosi della mia presenza trot-terellando si allontanò. Questo era il classico comportamento di un animale selvatico che valuta la distanza di sicurezza e quando viene valicata lui la ripristina. Ansimante per lo sfor-zo dovuto alla tanta neve lo rividi spuntare da un pendio nevoso e si nascose dietro una be-tulla a circa 150 metri da me. Per circa un mi-nuto continuò ad osservarmi e poi lentamente si avviò e scomparve nel bosco. Per il lavoro che ho svolto nelle nostre Valli sono stati in-vitato a far parte del Programma Europeo Life WolfAlps. Nel 2012 abbiamo avuto la confer-

Gipeto - ph B. CASTELLI

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ANNUARIO - 2015 65

ma di una coppia di lupi che si era insediata tra la Val d’Ala e la Val Grande con la presen-za della cucciolata, fotografati in seguito con una fototrappola sopra Ala di Stura due adulti e due giovani. Purtroppo nel 2013 fu trovato morto un giovane lupo sopra Groscavallo e dai primi accertamenti sembrerebbe non di morte naturale. Così ricomincia il conflitto an-cestrale tra l’uomo ed il lupo e come sempre a rimetterci sarà il lupo, o forse no, perché è protetto da una legge europea e diversi alleva-tori e cacciatori hanno compreso la sua impor-tanza per il ruolo che ha nella selezione e nella biodiversità. Dobbiamo imparare a convivere con questo animale come facevano gli indiani d’America che lo rispettavano perché era uno spirito libero, astuto e coraggioso guerriero

E per concludere:

Quando vi augurano “IN BOCCA AL

LUPO” non bisogna rispondere “CREPI”

ma bensì “VIVA IL LUPO” o “LUNGA VITA

AL LUPO”. L’augurio risalente all’epoca

romana, si riferisce infatti all’abitudine

della lupa di trasportare in bocca, con

grande delicatezza i propri cuccioli per

portarli al sicuro: è un augurio di tran-

quillità e serenità quindi niente a che

fare con l’essere divorati dal lupo.

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Page 68: Cai venaria annuario 2015

CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE66

Scorrendo la storia della nostra Sezione ci si accorge come gli inizi degli anni sessanta del secolo scorso siano stati densi di iniziative e decisivi per la vita sociale.

Nel 1962 comincia a manifestarsi il proposi-to di prendere in gestione dal CAI di Torino il rifugio Daviso, conclusosi poi favorevolmente nel ’64. Nel 1963 esce il primo numero dell’ "Ugetino", periodico di informazione seziona-le ciclostilato in sede, durato ben 25 anni.

Nel frattempo il numero dei Soci, dai 50 del 1960, raggiungono e superano il centinaio, consentendo al Presidente Giulio Berutto e al Direttivo di cominciare a pensare in grande. Contemporaneamente alla richiesta della ge-stione del rifugio Daviso nasce così l’idea di diventare sezione autonoma del CAI.

I sacrifici affrontati per rimettere in fun-zione il Daviso, l’aumento e l’entusiasmo dei Soci, la decisiva approvazione della proposta da parte dell’annuale Assemblea Generale, consentono di iniziare le pratiche per richie-dere la costituzione in Sezione già nel mese di settembre 1963. Alcuni Soci anziani rimpian-gono con nostalgia la vecchia appartenenza all’UGET, ma la grande maggioranza dei Soci è favorevole.

La risposta positiva arriva a fine marzo 1964. Non resta che raccogliere le cento firme dei Soci promotori che avalleranno la richiesta. Debitamente compilato (le firme saranno addirittura 105), il documento viene imme-diatamente spedito alla Sede centrale che ne prende atto e il 4 maggio 1964 arriva la co-municazione in cui il Presidente Centrale E. Bozzoli conferma l’avvenuta istituzione della nuova Sezione CAI di Venaria Reale con la se-guente lettera:

"Sono lieto di comunicarLe che il Con-

siglio Centrale, nella sua ultima riunio-

ne, ha approvato la costituzione della se-

zione di Venaria Reale, già sottosezione

UGET ed ha formulato l’augurio che la

sezione si consolidi sempre più curando

l’attività sociale e soprattutto l’affiata-

mento tra i Soci e i buoni rapporti con

la sezione UGET di Torino e con tutte le

altre sezioni. Debbo ancora aggiungere

che il nome ufficiale della sezione è quel-

lo di sezione di Venaria Reale e che ogni

altra denominazione non è ammessa

dallo Statuto".

Cinquant’anni di storia della Sezione (1964 - 2014)di FELICE BERTOLONE

1965 - Nuovo Gagliardetto con la Madrina Jole Bordin Sala - ph GITIBI

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ANNUARIO - 2015 67

Inizia così un nuovo cammino: la nostra Sezione ha pertanto l’onore e il dovere di ricordare l’augurio e i consigli che ci arriva-no dal Consiglio Cen-trale e di continuare il percorso dei Soci che ci hanno preceduto, conservando quegli ideali che da 150 anni onorano la nostra sto-ria e quella del CAI.

1965 Chiaves, festa per la costituzione della Sezione - ph GITIBI

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CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE68

BIBLIOTECA SEZIONALEA CURA DI RENATO RIVELLIAnche il 2014 è stato un anno in cui la biblioteca sezionale ha acquisito molti volumi nuovi grazie anche all’iniziativa del CORRIERE DELLA SERA il quale ha attivato la possibilità di acquistare libri di montagna ad un prezzo decisamente accettabile. I volumi sono riportati sul sito del Cai di Venaria www.caivenaria.it nella cartella Biblioteca - Volumi 2014 dove è possibile leggere la recensione di ogni opera letteraria. Ecco in sintesi i libri annessi alla biblioteca sezionale:

PARETE OVEST - di Reinhold Messner

APPESO A UN FILO DI SETA - di Hans Kammerlander

LA VOCE DEL GHIACCIO - di Simone Moro

È BUIO SUL GHIACCIAIO - di Hermann Buhl

AL DI LÀ DELLA VERTICALE - di Georges Livanos

LE MANI DURE - di Rolly Marchi

CONFESSIONI DI UN SERIAL CLIMBER - di Mark Twight

LA MONTAGNA DI LUCE - di Peter Boardman

PSYCO VERTICAL - di Andy Kirkpatrick

IL MIO MONDO VERTICALE - di Jerzy Kukuczka

I FALLITI E ALTRI SCRITTI - di Gian Piero Motti

ARRAMPICARE È IL MIO MESTIERE - di Cesare Maestri

PRIMI SULL’EVEREST - di Tenzing Norgay

CAPOCORDATA - di Riccardo Cassin

NELLE TERRE ESTREME - di Jon Krakauer

DOLOMITI GIORNI VERTICALI - di Stefano Ardito

VOLEVAMO SOLO SCALARE IL CIELO - di Bernadette Mc Donald

LA MIA SFIDA AL DESTINO - di Heinrich Harrer

LA SALITA AL CERVINO - di Edward Whimper

LA MIA VITA AL LIMITE - di Reinhold Messner

342 ORE SULLE GRANDES JORASSES - di Renè Desmaison

PASSI VERSO L’IGNOTO - di Kurt Diemberger

LA MONTAGNA ED IO - di Alexander Huber

Page 71: Cai venaria annuario 2015

ANNUARIO - 2015 69

LE GRANDI PARETI NORD - di Rainer Rettner

QUATTORDICI VOLTE OTTOMILA - di Edurne Pasaban

MEZZO SECOLO DI ALPINISMO - di Tita Piaz

DA SOLA - di Gerlinde Kaltenbrunner

LA FIAMMA DELL’AVVENTURA - di Simon Yates

MONTAGNE PER UN UOMO VERO - di Pierre Mazeaud

IL BIVACCO FERRERI - RIVERO NEL VALLONE DELLA GURA - di Marco Blatto

LE VALLI CUNEESI A PICCOLI PASSI

ALPINISMO E STORIA D’ITALIA - di Alessandro Pastore

CIME IRREDENTE - di Livio Isaak Sirovich

ALPI BIKE - di Claudio Coppola

In conclusione mi sembra doveroso citare quattro volumi che sono indispensabili per chi frequenta abitualmente la montagna dal punto di vista escursionistico ed alpinistico.

1) GUIDA AI RIFUGI DEL CAI Ci dà tutte le informazioni necessarie relative a 375 rifugi gestiti dal CAI.

2) MANUALE DI ARRAMPICATA VOLUME 3 - TECNICHE E SICUREZZA Questo libro è stato curato dalla Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo, Scialpinismo e Arrampicata del CAI.

Page 72: Cai venaria annuario 2015

CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE70

3) MONTAGNA DA VIVERE MONTAGNA DA CONOSCERE È un libro realizzato con la collaborazione fra gli organi tecnici centrali e le varie scuole del CAI.

4) I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA di M. Busana - G. Di Vecchia - M. Gasparetto Il libro narra la storia, le vicende ed i percorsi della prima guerra mondiale sulle nostre Alpi.

RASSEGNA CINEMATOGRAFICA 2014COMMISSIONE PUBBLICAZIONI

Anche quest’anno dopo la prima edizione del 2013, è stata riproposta la rassegna “La Montagna in Città” che ha nuovamente riscontrato una numerosa partecipazione tra i nostri Soci.

Organizzata in collaborazione con la Biblioteca Civica Tancredi Milone di Venaria Reale, la rassegna ha visto la proiezione di film sulla montagna tutti i Venerdì del mese di Novembre, con la presenza di Hervé Barmasse come ospite di spicco al Teatro Concordia.

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ANNUARIO - 2015 71

QUOTE TESSERAMENTO SOCIALELA SEDE SEZIONALE È APERTA TUTTI I GIOVEDÌ, DALLE ORE 21,00 ALLE ORE 23,00

QUOTE SOCIALI ASSOCIATIVE 2015:

Giovani fino a 17 anni E 16,00

Secondo giovane dello stesso nucleo familiare associato (*) E 9,00

Juniores dai 18 ai 25 anni E 22,00

Familiari E 22,00

Ordinari E 43,00

Ammissione nuovi Soci E 4,00

* Il Comitato Direttivo Centrale ha stabilito che si può usufruire dell’age-volazione a partire dal secondo Socio giovane appartenente al nucleo famigliare con cui coabita.

Per poterne beneficiare occorre quindi che al momento della nuova iscrizione o del rinnovo vi siano le seguenti condizioni:

Capo nucleo ordinario quota intera; 1° Socio giovane quota intera; 2° Socio giovane quota agevolata e così via…

5 1000 mille

CLUB ALPINO ITALIANOSEZIONE DI VENARIA REALE

80098100011CODICE DA SEGNARE SULLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI

Page 74: Cai venaria annuario 2015

CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE72

TESSERAMENTO E RINNOVOPer l’iscrizione va compilata l’apposita domanda disponibile in segre-teria, o scaricabile dal nostro sito www.caivenaria.it, con allegata fo-tografia a colori formato tessera.I minori di 18 anni dovranno far firmare la domanda da un genitore.

AI NUOVI ISCRITTI:

• Viene consegnata la Tessera CAI, da portare nelle attività sezionali.

A TUTTI GLI ISCRITTI:

• Dalla Sezione sarà inviata la periodica Lettera ai Soci, e consegnato l’Annuario, del quale, in occasione del 20° anno di pubblicazione è stata realizzata una versione interamente a colori consultabile sul sito www.caivenaria.it

L’Annuario viene presentato nella Serata degli Auguri natalizi e si può ritirare il Giovedì in sede.

• Dalla Sede Centrale, verrà recapitata ai Soci Ordinari la rivista mensile “Montagne 360°”, mentre la rivista “Lo Scarpone” è consultabile on line sul sito www.cai.it

SI RACCOMANDA DI RINNOVARE L’ISCRIZIONE ENTRO E NON OLTRE IL 31 MARZO PER EVITARE LA SOSPENSIONE

DELLA COPERTURA ASSICURATIVA E L’INVIO DELLE PUBBLICAZIONI

OGNI ANNO A TUTTI I SOCI VERRANNO CONSEGNATI2 BUONI PERNOTTAMENTO DA UTILIZZARE

AL RIFUGIO DAVISO E AI RIFUGI CONVENZIONATI

I BUONI PERNOTTAMENTO SONO PERSONALI,UTILIZZABILI SOLO ABBINATI AL TRATTAMENTO DI MEZZA PENSIONE

Page 75: Cai venaria annuario 2015

ANNUARIO - 2015 73

La Segreteria informa:Tutti i Soci al momento dell’iscrizione sono tenuti a sottoscrivere per conoscenza e accettazione, il consenso del trattamento dei dati personali e/o sensibili, ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003.

Date da ricordare:GIOVEDÌ 19 MARZO 2015 - ASSEMBLEA SOCISABATO 12 DICEMBRE 2015 - SERATA DEGLI AUGURIGIOVEDÌ - 31 DICEMBRE 2015 - CAPODANNO IN SEDE

IL SOCIO CAI È ASSICURATOSOCCORSO ALPINO:per il rimborso di tutte le spese incontrate nell’opera di ricerca, salvataggio e/o re-cupero, sia tentata che compiuta (massimale per Socio 25.000 E)

RESPONSABILITÀ CIVILE (solo in attività sezionale):per indennità al risarcimento quale civilmente responsabili ai sensi di legge per dan-ni involontari cagionati a terzi (Soci e non Soci) per morte, lesioni personali e per danneggiamenti a cose e/o animali, in conseguenza di un fatto accidentale verifi-catosi in relazione ai rischi insiti in tutte le attività sezionali svolte dall’assicurato.

INFORTUNIO (solo in attività sezionale):Con i seguenti massimali:• Morte = E 55.000,00• Invalidità permanente = E 80.000,00• Spese mediche = E 1.600,00 (relativa franchigia di E 200.00)

Versando una quota integrativa di E 3,76 all’atto dell’iscrizione o del rinnovo, com-pilando e firmando l’apposito modulo da ritirare in segreteria i massimali saranno:• Morte = E 110.000,00• Invalidità permanente = E 160.000,00• Spese mediche = E 2.000,00 (franchigia Invalidità permanente 3%)

ATTENZIONE !!!L’ASSICURAZIONE INFORTUNI È VALIDA SOLO DURANTE LE ATTIVITÀ SEZIONALI

Page 76: Cai venaria annuario 2015

CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE74

Consiglio Direttivo per Triennio 2013/2016IN CARICA SINO AL 21 MARZO 2016

CONSIGLIO DIRETTIVO CHE RISULTA COSÌ COMPOSTO:

Presidente Carlo SOLDERA

Vice Presidente Roberto SAVIO

Segretario Carla ODENATO

Tesoriere Aldo PERINO

Consiglieri Guido APOSTOLO - Vittorio BILLERA Davide BOCCACCIO - Elvezio BRAVO - Paolo FILIPPI Franca GUERRA - Salvatore LA MENDOLA Carla ODENATO - Battista RICCARDO

Delegato Convegni Angelo SALVAGNINI

Revisori dei Conti Luciana PICATTO - Maria Vittoria RICHETTO Anna VIDILI

COMMISSIONI:Escursionismo Davide BOCCACCIO - Enrico CAVALLO

Roberto FAUSONE - Paolo FILIPPI Sebastiano IMPELLIZZERI Giampiero RASETTO - Battista RICCARDO Angelo SALVAGNINI - Roberto SAVIO

Alpinismo Giovanile Paolo FILIPPI - Carla ODENATO - Angelo SALVAGNINI Carlo SOLDERA - Alessandro TALIENTO

Pubblicazioni Felice BERTOLONE - Vittorio BILLERA Biblioteca Fabrizio DEMICHELIS - Roberto FAUSONE e Attività Culturali Franca GUERRA - Maria Vittoria RICHETTO Renato RIVELLI - Roberto SAVIO Carlo SOLDERA - Anna VIDILI

Cicloescursionismo Guido APOSTOLO - Claudio FORNERO Massimo PEVERADA - Roberto SAVIO Paolo VARETTO

Page 77: Cai venaria annuario 2015

ANNUARIO - 2015 75

Rifugio Daviso Elvezio BRAVO - Mauro FANTINO Franca GUERRA - Rocco MICELI Lucia MODA - Carla ODENATO Luciana PICATTO - Silvio RACCA Alex SOMÀ - Alessandro TALPO

Escursionismo Elvezio BRAVO Intersezionale

Sci di Pista Elvezio BRAVO - Paolo FILIPPI Franca GUERRA - Carla ODENATO Angelo SALVAGNINI - Davide SAVIO

Seniores Elvezio BRAVO - Sergio COCCO - Marcello GARBIN

Sede Elvezio BRAVO - Sergio COCCO - Rocco MICELI

SCUOLA ESCURSIONISMO “GIULIO BERUTTO”:

Direttrice Sarah MONASTEROLO (AE - EEA - EAI)

Vice Direttore Paolo VARETTO (AE-C)

Segretario Ezio BOSCHIAZZO (ANE)

Organico Guido APOSTOLO (AE-C) - Davide BOCCACCIO (AE) Antonello DI MARIO (ASE) - Paolo FILIPPI (AAG) Stefania FIORE (ASE) - Claudio FORNERO (AE-C) Sebastiano IMPELLIZZERI (ASE) Salvatore LA MENDOLA (ASE) Carla ODENATO (AAG) - Battista RICCARDO (AAG) Roberto SAVIO (AE-C) - Carlo SOLDERA (AAG)

Situazione Soci - Novembre 2014ORDINARI: n. 334 - FAMILIARI: n. 134 - GIOVANI: n. 93 - TOTALE SOCI: n. 561

Page 78: Cai venaria annuario 2015

CAI - SEZIONE DI VENARIA REALE76

Rifugio PAOLO DAVISO 2280 m

Ubicazione Alpi Graie Meridionali - Val Grande di Lanzo

Località di partenza Comune di Groscavallo - Forno Alpi Graie verso il vallone della Gura

Telefono 0123 506 749 - Apparecchio di emergenza nel locale invernale

Proprietà CAI - Sezione di Torino - Via Barbaroux 1 - Tel. 011 546 031

Gestione CAI Sezione di Venaria Reale Via Aldo Picco 24 - per INFO 011 4522 898 - [email protected]

Categoria D - Tariffario fissato dalla Commissione Centrale Rifugi del CAI

Servizio Alberghetto nei periodi d’apertura

18 + 6 Posti letto

Illuminazione elettrica

Riscaldamento a GPL

APERTURANel fine settimana da metà Giugno a metà Settembre, continuativa dall’ultima settimana di Luglio a fine Agosto.Il Locale invernale con 6 posti letto è sempre aperto nei periodi di chiusura del rifugio, con telefono per emergenze in funzione.

13 - 14 Giugno RIFORNIMENTO E APERTURA

6 Settembre FESTA DI CHIUSURA

13 Settembre CHIUSURA STAGIONALE

Appuntamenti 2015

0123 506 749 - 011 4522 898

Page 79: Cai venaria annuario 2015

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TEL. 011.49.52.22/72FAX 011.495.362