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- La Rassegna d’Ischia n. 1/1983 10 - *** CALCIO ISCHIA Supplemento al n. 1 (4) a II - aprile 1981 de “La Rassegna d’Ischia”. Storia, risultati, classifiche e protagonisti dell’ A.S. Ischia Isolaverde nei 15 campionati di serie D. E’ trattata anche l’attività calcistica isolana dalla Promozione alla I categoria (1957-1980): Ischia - Aenaria - Isolaverde - Forio – Lacco Ame- no- Barano - Casamicciola) GUIDA GRAMMATICALE DEL DIALETTO FORIA-NO LETTERARIO di Giovanni Castagna Supplemento al n. 3(6) - dicembre 1981 de “La Rassegna d’Ischia” Il lavoro vuole offrire un quadro d’un tipo di dialet- to foriano. Il titolo rivela già il chiaro intento e ne indica, allo stesso tempo, i limiti: Guida grammati- cale del dialetto foriano letterario. Si tratta, quindi, non solo di lingua scritta, ma anche di linguaggio poetico. E’ noto lo scarto che esiste tra lingua par- lata, lingua scritta e una forma speciale di lingua scritta: la lingua letteraria soprattutto poetica. Lo studio delle opere dialettali fa rivivere tutto un pas- sato, dal quale emergono personaggi, simpatici o antipatici, nello svolgersi della vita di ogni giorno, intenti alle proprie occupazioni, con le loro pene e i pochi attimi di gioia. Di prossima pubblicazione ISCHIA IN BIANCO E NERO Ritratto dell’isola colto, prevalentemente, attraver- so articoli vari di GIOVANNI E RAFFAELE CASTAGNA pubblicati dal 1960 ad oggi *** Il 28 luglio 1883, l’isola d’Ischia e soprattutto Ca- samicciola furono colpite da un terribile terremoto. Momenti, giorni, anni pieni di sconforto! Da ogni parte d’Italia, ma anche da Paesi esteri, si rivolse commossa attenzione verso questa terra , dopo un analogo movimento tellurico verificatosi appena due anni prima (4 marzo 1881 ). In genere i centenari si pongono come momenti di celebrazione. In proposito non si può stare nel filone di certe abitudini, ma è utile ricordare la ca- tastrofe e il lungo periodo trascorso, soprattutto perchè siano riprese alcune iniziative e realizzazio- ni, come l’Osservatorio geofisico, che troppo presto sono state abbandonate. Ricordare quindi per avviare un discorso nuovo sullo studio del nostro territorio! Panorama di Casamicciola La Rassegna d’Ischia intraprende la pubblicazione di testimonianze e documenti d’epoca. In questo numero : — Il testo della conferenza scientifica a benefizio dei superstiti d’Ischia, tenuta dal Prof. Cav. Avv. Giovanni Della Noce presso la Società corale e di mutua assistenza (Firenze) il 26 agosto 1883; — Legge 1985 che approva alcuni provvedimenti a favore dei danneggiati del terremoto. Le fotografie ci sono state gentilmente fornite dal collezionista Vincenzo De Luise di Lacco Ameno.

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- La Rassegna d’Ischia n. 1/1983 10 -

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CALCIO ISCHIASupplemento al n. 1 (4) a II - aprile 1981 de “La Rassegna d’Ischia”.

Storia, risultati, classifiche e protagonisti dell’ A.S. Ischia Isolaverde nei 15 campionati di serie D.E’ trattata anche l’attività calcistica isolanadalla Promozione alla I categoria (1957-1980):Ischia - Aenaria - Isolaverde - Forio – Lacco Ame-no- Barano - Casamicciola)

GUIDA GRAMMATICALE DEL DIALETTO FORIA-NO LETTERARIOdi Giovanni CastagnaSupplemento al n. 3(6) - dicembre 1981 de “La Rassegna d’Ischia”

Il lavoro vuole offrire un quadro d’un tipo di dialet-to foriano. Il titolo rivela già il chiaro intento e ne indica, allo stesso tempo, i limiti: Guida grammati-cale del dialetto foriano letterario. Si tratta, quindi, non solo di lingua scritta, ma anche di linguaggio poetico. E’ noto lo scarto che esiste tra lingua par-lata, lingua scritta e una forma speciale di lingua scritta: la lingua letteraria soprattutto poetica. Lo studio delle opere dialettali fa rivivere tutto un pas-sato, dal quale emergono personaggi, simpatici o antipatici, nello svolgersi della vita di ogni giorno, intenti alle proprie occupazioni, con le loro pene e i pochi attimi di gioia.

Di prossima pubblicazione

ISCHIA IN BIANCO E NERO

Ritratto dell’isola colto, prevalentemente, attraver-so articoli vari di

GIOVANNI E RAFFAELE CASTAGNApubblicati dal 1960 ad oggi

***

Il 28 luglio 1883, l’isola d’Ischia e soprattutto Ca-samicciola furono colpite da un terribile terremoto.Momenti, giorni, anni pieni di sconforto! Da ogni parte d’Italia, ma anche da Paesi esteri, si rivolse commossa attenzione verso questa terra , dopo un analogo movimento tellurico verificatosi appena due anni prima (4 marzo 1881 ). In genere i centenari si pongono come momenti di celebrazione. In proposito non si può stare nel filone di certe abitudini, ma è utile ricordare la ca-tastrofe e il lungo periodo trascorso, soprattutto perchè siano riprese alcune iniziative e realizzazio-ni, come l’Osservatorio geofisico, che troppo presto sono state abbandonate. Ricordare quindi per avviare un discorso nuovo sullo studio del nostro territorio!

Panorama di Casamicciola

La Rassegna d’Ischiaintraprende la pubblicazione

di testimonianze e documenti d’epoca.In questo numero :

— Il testo della conferenza scientifica a benefizio dei superstiti d’Ischia, tenuta dal Prof. Cav. Avv. Giovanni Della Noce presso la Società corale e di mutua assistenza (Firenze) il 26 agosto 1883; — Legge 1985 che approva alcuni provvedimenti a favore dei danneggiati del terremoto.

Le fotografie ci sono state gentilmente fornite dal collezionista Vincenzo De Luise di Lacco Ameno.

- La Rassegna d’Ischia n. 1/1983 11 -

E se non piangi di che pianger suoli ‘.’Dante

Oh quest’appello, che l’Altissimo Poeta fece ai cuore ed alle lagrime dell’umanità per ia sciagura della famiglia del Conte Ugolino condannata a morir di fame per aver tradito al nemi-co le castella di Pisa, è ben più commovente e sensibile, in occasione d’una patria sventura; quando, sovra un’ecatombe di morti e feriti, ogni terra d’ Italia, non solo, ma dell’Europa intera, anzi di tutto il mondo civile, fu richiamata !a commi-serazione per celebrare quello splendido plebiscito internazio-nale, per cui andrà imperituro lo slancio umanitario-civile del nostro secolo rivelatosi, in confronto all’immane catastrofe d’Ischia, tutt’altro che apata e finanziere), come i politicastri di terz’ordine, e certi giornalisti devoti al dio soldo, si scalma-nano a stigmatizzarlo. Quando Encelado, Flegra e Tifeo colla razza dei giganti loro figli tentarono dar la scalata al cielo, per usurpare il trono di Giove, il padre degli dei armate dei fulmini di Vulcano li sterminava folgorandoli. Encelado era sepolto sotto il Mon-gibello che è l’Etna in Sicilia, Flegra sotto il Vesuvio nella felice Campania, e Tifeo sotto l’Epomeo in Ischia, laddove, ad isfogo dell’impotente lor rabbia vomitando fuoco, accesero i tre più grandi vulcani d’Italia. Così la favola, che presso gli antichi si piaceva scuotere l’immaginazione dei popoli perso-nificando tutti gli elementi della natura e popolando tutti gli spazii della terra, del cielo e del mare. Le antiche leggende poi narrano, forse non molto lontano dal vero, che le tre Isole di Procida, di Nisida e d’Ischia, queste tre ninfe venustissime del Mediterraneo, queste care ammalia-

trici, che promettono ai loro amanti baci e sorrisi, e col mor-morio dei flutti pare che invochino una parola d’amore, tutte tre queste isole sorsero da uno sconvolgimento della natura. Nel fondo del mare tra i coralli e le perle esse furono con-cepite, nacquero e crebbero. Una massa estesa e salda di lava fu il germe fecondatore che diede loro la vita e la forza d’in-nalzarsi. Forse e-mersero dalle onde insieme compatte, ma un nuovo cataclisma sembra le abbia divelte l’una dalle altre, restando ad Ischia la maggiore e la più bella il suo più subli-me ornamento, ma, ahi!, pur troppo anche il suo più tremendo flagello, ii Monte Epomeo, un vulcano. Ora per raffigurare quest’Isola meravigliosa vorrei che un valente paesista immaginasse il cielo più puro e sfolgoreg-giante, la terra più felice e lussoriosa, la marina più tranquilla e splendida di quell’azzurro incantevole di cui son dipinti gli occhi dei cherubini, sia il mio pittore un figlio del Golfo di Sorrento o di Mergellina, sia un altro Salvator Rosa, anzi ado-peri di questo la tavolozza ed il penello .... Oh! è impossibile, è impossibile che egli ritragga al vero, quel raggio di cielo, quel tesoro di vegetazione, quell’incanto di mare che compongono il panorama dell’Isola d’Ischia! Lo zaffiro e gli smeraldi, la gioia e ia pace, la luce e l’amore non ponno dipingersi. Ardente fantasia orientale d’Arabia o di Giudea, genio di poeta che eclissi quegli astri luminosi che furono e saranno sempre Omero, Virgilio, Petrarca, Lamartine e quanti sulle arpe davidiche e sulle cetre d’oro inneggiarono inamorata-mente alla più fulgida gemma partenopea, a questa Najade voluttuosa ed affascinante del Mediterraneo che è l’Isola d’I-schia, la Pitecusa della favola, l’Inanme d’Omero, l’incante-vole Enaria di Virgilio, l’Isola Eliso di Lamartine, sia pure il Dio delle Muse che attenti celebrare la Sirena smagliante che dal Golfo Partenopeo innamora i cittadini del mondo! no: tac-ciano le arpe davidiche e le cetre d’oro, perché la primogenita dell’Arcipelago Napoletano ha scritto in fronte: ‘io sono la bellezza, io sono la salute, io sono la ricchezza”. No certo: né ingegno, né mano di mortale possono simbolizzare coll’idea e coll’opre la bellezza, la salute, la ricchezza di questo punto centrale del paradiso, come lo ha definito sublimemente l’in-felice ex Re di Napoli, GioacchinoMurat, quando nel Maggio 1815 profugo dal trono e dal Re-gno si ricoverava nell’ancora fedele Ischia, per scampare alla morte immatura ed immeritata che gli aveva comminata e pre-disposta l’infame reazione borbonica. Eppure ahi sciagura! ahi tremenda, orribile, inenarrabile sciagura! ... Tutto questo fascino di bellezza, di ricchezza, di salute, di poesia, d’amore in pochi secondi la notte del 28 lu-glio, quattro settimane precise or sono, sobissava in un caos spaventevole, per uno di quei cataclismi che la natura ad in-tervalli riproduce, ad equilibrare forse l’economia delle sue potenze dinamiche, e che la mente ed il cuore dell’uomo non può descrivere, né immaginare, e la scienza di quaggiù non giunse ancora a scrutare perfettamente. Era circa un’ora di notte e la graziosa isoletta delizia di viaggiatori, di poeti e d’egri bagnanti, giaceva in voluttuoso abbandono, come una ninfa si culla nel mare. L’argento del-le stelle trapunte nel diafano firmamento ed i lumi scintillanti dalle profumate colline si riflettevano sul lucido cristallo del mare immoto come il cielo. Improvvisamente una forza sot-terranea si svincola dagli ostacoli che la raffrenano e fa tra-

- La Rassegna d’Ischia n. 1/1983 12 -

ballare la superfice della terra; s ode un rombo assordante; il suolo si scuote, ondeggia, sussulta ed il mare stesso è sconvol-to da suoi più profondi abissi ... Pochi secondi e Casamiccio-la. Lacco Ameno, Forio d’Ischia e Serrara Fontana, giacciono atterrati al suolo; pochi secondi e l’opera faticosa dei secoli, il lavoro di tante generazioni, tutti gli incanti della natura e dell’arte sono fatalmente perduti. Spettacolo miserando, or-rendo! non resta che un ammasso di macerie, un’ecatombe di morti e di feriti. Intanto il cielo, che pur dianzi brillava colle miriadi de’ suoi astri, ad un tratto si abbuja minaccioso, le nubi tinte di color sanguigno avvolgono l’atmosfera in un’afa opprimente; si spezzano i macigni, disseccano i torrenti e le acque minerali sprigionate dalle viscere della terra scorrono impetuose e bol-lenti attraverso ogni ostacolo. Al rumore fragoroso delle case che crollano, delle macerie che rotolano, degli scoscendimenti di terreno che sprofonda-no, si uniscono le strida, i gemiti, il pianto d’un popolo dispe-rato che muore, e tutto si confonde in un solo grido universale che sembra ululato d’inferno. In quella terribile notte di pianto e di stridore anche ai più forti d’animo parve che dovesse fi-nire il mondo. L’unica, la vera definizione di sì immane sciagura la diede Re Umberto, quando colle lagrime agli occhi, l’Eroe di Custo-za, che non aveva mai pianto, proruppe: E’ orribile! E’ orribi-le! E’ orribile! Quanti furono i morti? E’ ancora impossibile precisarlo. Si fa invece il conto dei salvati, i quali relativamente furono ben pochi, mentre sembra che sotto le rovine sieno state sepolte più di cinquemila persone. Ma un disastro così spaventevole, una così tremenda scia-gura sarebbe stata mai per avventura prevedibile? Agli scien-ziati l’ardua risposta: noi limitandoci a consultare la tradizione e la storia dobbiamo inorridire alle spaventose catastrofi che sgominarono nei secoli questa Circe Mediterranea, che attrae co’ suoi vezzi l’umanità per sterminarla ne’ suoi abbraccia-menti di fuoco o disperderla nelle voragini de’ suoi baratri. Quattromila anni all’incirca or sono, nei dintorni di Monte Corbaro ad occidente del monte Epomeo antico Vulcano di Ischia, ora detto Monte San Nicola, avvenne la più tremenda eruzione che si conosca, della quale però non si rammentano i particolari e solo ne sono impresse nel suolo, e ad onta di tanto lasso di secoli, ancora visibili, le tracce vulcaniche. Ventisei secoli or sono, sempre alle falde dell’Epomeo, in una spaventosa e diuturna eruzione del medesimo, le materie lanciate dal Vulcano formarono il Monte Rotaro, composto di frammenti di minerali d’ogni specie e massime di nitide pomi-ci, ancora oggidì assai bene conservate. Fu allora che i Greci-Eubei abitatori dell’Isola, sopraffatti dalla paura, emigrarono in massa, lasciandola deserta. La terza eruzione fu quella detta di Cacavelle, i fenomeni della quale non furono meno tremendi. Al Nord dell’Epomeo si squarciò un immenso abisso che si riempì di lava. Poco ap-presso questa formatasi largo torrente guadagnò il lido e pro-iettandosi in mare eresse il promontorio di Zaro e di Caruso. I Siracusani, sopravvenuti agli Eubei nell’Isola, furono anch’es-si colpiti da tanto terrore che tutti sloggiarono coi bimbi, le donne ed i vecchi. L’anno 1228, regnando Federico Imperatore, l’Epomeo

infuriò a tal segno che Riccardo da San Germano scriveva: “Nel mese di luglio il Monte d’Ischia s’aprì in un baleno e sobissò tutti i casali delle sue falde seppellendovi sotto più di settecento vittime fra uomini e donne”. Più famigerata e terribile fu l’eruzione dell’Epomeo nel 1302, sotto Carlo II d’Angiò, la quale durò circa due mesi e costrinse tutti gli abitanti dell’isola a ricoverarsi chi a Napoli, e chi a Baja, a Pozzuoli, a Nisida, Capri e altrove. In quel!’ eruzione fu sepolta interamente la città di Geronda con mi-gliaia e migliaia d’abitanti. La luttuosa impressione che, per la immane catastrofe, ebbe allora l’Italia e l’Europa può appunto paragonarsi a quella che preoccupa ora tutte le genti civili del mondo. Nella mattina del 2 febbraio 1828, giorno di festa, ripetute scosse di terremoto desolarono l’Isola abbattendo fabbricati, squarciando strade e sterminando a centinaia ed a migliaia gli abitanti, in ispecie quelli di Casamicciola, che, infelice! an-che allora fu interamente distrutta e ridotta ad un mucchio di rovine. Finalmente il 4 marzo 1881 venne a devastare di nuovo quest’ Isola maledetta e benedetta insieme dalla natura e dagli uomini, e la rinnovata Casamicciola colle sue bianche casette adossate al suo bosco di castagni, ed ombreggiate da pini e pergolati, siccome vezzoso bambino addormentato sotto un cespuglio di rose, sconquassata e travolta ancora in miseranda rovina, ebbe 140 morti ed un milione di danni materiali. Ed ora il recente cataclisma, di cui piangiamo l’inconsolabi-le sventura, sarà l’ultima nota di questa straziante Geremiade nazionale? La scienza, nonché affermarlo, non osa nemmeno di sperar-lo. Ma il Vulcano dell’Isola, l’Epomeo è spento da circa 600 anni! ... E’ spento? .... “No, no, non è spento: risponde il chiarissimo Professore Stoppani, no, no l’Epomeo dorme tranquillo i secolari suoi sonni, sotto le coltri di una vegetazione lussureggiante. Ma il suo sonno è apparente, è menzognero: quel vulcano si desterà forse tra un mese, un anno, tra un secolo, forse tra mille anni, più furente, più spaventoso di prima. Sei secoli di riposo non sono una garanzia. Anche l’eruzione del 1302 avvenne tredici secoli dopo la precedente dell’anno 30. avanti Cristo. Dunque se l’Epomeo, che dorme da più di 600 anni, s’avesse a sveglia-re da qui ad altri 700 anni, o anche prima, non farebbe né più né meno di quanto ha già fatto”. Intanto grave sintomo di convulsioni sismiche e sinistro presagio di futuri cataclismi è l’elevarsi continuo dell’Isola sul livello del mare, elevamento constatato da recenti conchiglie che si rinvennero fino all’altezza di 600 metri, nello stesso tempo che il suolo dell’Isola diminuisce pel lavoro d’erosione che fanno i flutti marini alla base de’ suoi promontorii di tufo. Dunque tanto sorriso di terra e di cielo, la bellissima del-le belle nostre isole è destinata a scomparire nelle onde dalle quali è sorta in una convulsione della natura? ... Voglia Dio e la Stella tutrice d’ Italia che i terremoti ed i vulcani s’asten-gano sempre dal dar risposta al mio dubbio, e le future gene-razioni, anco le più lontane, sie-no risparmiate dal lutto e dal danno presente e passato! Per quanto però sia pietosa la mia speranza, per quanto sia ardente e cordiale il mio augurio, difficilmente potrò essere esaudito, perchè i terremoti ed i vulcani, invece che al voto

- La Rassegna d’Ischia n. 1/1983 13 -

dell’umanità, obbediranno sempre alle inflessibili leggi sismi-che e geologiche della natura. Il mondo è nato da loro e con loro, e se nella consumazione dei secoli esso pure deve con-sumarsi, verrà consumato da loro. Le tradizioni e le storie, la scienza e l’esperienza ci insegnano un sublime, terribile, spa-ventoso vero: Il fuoco e l’acqua compongono e decompongo-no ogni materia, sicché il nostro globo come ebbe origine, così potrà aver fine da questi due elementi primi della materia, dai quali trae la dinamica del suo equilibrio e della sua economia.

(segue la descrizione delle più gravi calamità che hanno col-pito il mondo)

Ma a tanto strazio di cataclismi e di sventure mondiali cade lo spirito infranto e chiude questa desolante istoria con un’ul-tima pagina doverosa e pia sul fatto commiserevole dei nostri fratelli d’Ischia. Ah sì! abbiano un non lieve conforto quei poveri superstiti della catastrofe Ischiana, ed abbia una dolce consolazione an-che la nostra Italia tutta dal fatto che al lutto immenso, lasciato da questa e-popea terribile di sangue e di rovine, soccorse in un baleno la commiserazione e l’aiuto non solo della patria ma di tutto il mondo civile che, convenuto spontaneamente in ispirito quasi ad un meeting cosmopolita di pietà, volle pro-clamare la fratellanza dei popoli e il dovere umanissimo della Carità, la più bella e la più utile delle virtù veramente cristiane. Sì: ad Ischia, dove un demone distruttore isfogando le furie prepotenti dell’inesorabile natura, colla face dello sterminio, spargeva la strage e la desolazione, ivi stesso rapido scendeva immediatamente l’Angelo della Carità, il quale accendendo tutti i cuori che palpitano alla religione dell’amore e dell’uma-nità, dalla Reggia al tugurio, dal Vaticano alle caserme, distese le sue ali simpatiche e confortatrici su quel baratro di ruderi e di cadaveri. Dal fondo dell’animo quindi d’ogni buon Italiano, contri-stato e consolato ad un tempo, voN prima di tutto un saluto riconoscente ed affettuoso alle nazioni del mondo che a gara ci espressero la loro simpatica pietà moralmente e material-mente, e pria di tutti sieno benedetti i nostri fratelli di Francia, che dimentichi di temporanei e passeggeri dissidii, ascoltaro-no solamente la voce del fraterno sangue latino, per accorrere generosi al nostro conforto! E sieno pur grazie alla Germania ed all’Austria-Ungheria che all’esempio, quella del venerando suo Imperatore e del va-loroso di lui figlio Principe Ereditario, questa del cavalleresco suo Monarca Absburghese - un dì pur nostro nemico e tiranno - vollero nella nostra sventura, essere al primo rango de’ nostri amici e benefattori. Hanno ragione i Francesi di dire: “A toute chose malheur est bon”. Il miserando caso d’Ischia è valso pure a far emergere che anche il Clero sa e vuole confondersi colla nazione in mi-rabile accordo, quando si tratta delle opere sublimi di Carità. Onore quindi al venerando Vecchio del Vaticano, il grande Le-one XIII, primo fra i primi a cui ribalzò il cuore di cordoglio per la patria sventura, e di ansiosa generosità per curarne il sol-lievo! .... Onore all’Arcivescovo Sanfelice di Napoli, che vero Apostolo di Cristo, fra le luride macerie e le pericolose rovine di Casamicciola, e al letto di dolore dei feriti negli Ospedali di Napoli, ebbe per tutti una parola di consolazione, confermata dall’obolo del sussidio materiale!...

Omaggio perenne di gratitudine, di affetto, di devozione all’Eletto della Nazione, a Re Umberto, che volando sul tea-tro crollante ed insanguinato del disastro, e sfidando pericoli e disagi d’ogni maniera, seppe confermare col fatto quanto affermava col detto, cioè che “SIAMO TUTTI EGUALI DA-VANTI ALLA SVENTURA “. Parole d’oro! degne del figlio di Vittorio Emanuele, del rampollo dei cento sovrani di quella vecchia e leale Dinastia Sabauda che da mille anni fu sempre devota alla religione del dovere!ONORE AL RE - OSANNA AL RE! Ora il saluto ultimo, il più affettuoso, con un bacio lungo, cor-dialissimo d’amore, di gratitudine, d’entusiasmo, rivolgiamo all’eroico nostro Esercito, personificazione e palladio della nostra patria dilettissima! I soldati italiani convertiti in Fratelli della Misericordia, come furono sempre in tutte le sventure patrie di epidemie, incendii, inondazioni ed eruzioni, ora ad Ischia superarono la loro fama, votando se stessi alla morte imminente per salvare i fratelli sotto le rovine. Essi compiero-no nel salvataggio atti tali di coraggio e di abnegazione che la storia non ne ha mai prima ricordato altri pari. Salvete dunque o fratelli dell’Armata! Onore e plauso e rico-noscenza perenne a Voi tutti, o Soldati Italiani, che sentinelle avanzate dell’Umanità e del Dovere, agli allori delle vittorie voleste aggiungere la corona civica del patriottismo e della carità, sì: per Voi e perennemente, fra le benedizioni della Fa-miglia Italiana e l’ammirazione di tutti i popoli civili, il palpito d’ogni cuore generoso risponderà al mio grido: EVVIVA IL SOLDATO D’ITALIA!

- La Rassegna d’Ischia n. 1/1983 14 -

1985) LEGGE CHE APPROVA ALCUNI PROVVEDI-MENTI A FAVORE DEI DANNEGGIATI DAL TERRE-MOTO DEL 28 LUGLIO 1883, NELL’ISOLA D’ISCHIA2 marzo 1884UMBERTO I RE D’ ITALIA

Il Senato e la Camera dei deputati hanno approvato; - Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Art. 1 — E’ autorizzata la spesa straordinaria di lire due milioni ottantamila (L. 2,080,000) per soccorsi all’isola d’Ischia in seguito al terremoto del 28 luglio 1833. Questa somma sarà destinata per lire un milione trecentocinquan-tamila a concorrere nelle spese fatte in occasione del terremoto del 28 luglio 1883, e per L. 730,000 a concorrere nelle spese per lavori nei comuni danneggiati dell’isola d’Ischia. La somma di L. 1,350,000 sarà stanziata nella parte straordinaria del bilancio del ministero dell’interno per l’esercizio finanziario del 1884-85. La somma di L. 730,000 sarà stanziata in due rate uguali nella parte straordinaria del bilancio del ministero dei lavori pubblici per gli esercizi finanziari 1884-85 e 1885-86. Art. 2 — La detta somma di L. 730,000 sarà ripartita nel modo seguente:Al comune di Casamicciola L. 320,000Al comune di Forio L. 290,000Al comune di Lacco Ameno L. 70,000Al comune di Barano L. 25,000Al comune di Serrara Fontana L. 25,000 Art. 3 — Le somme indicate nel precedente articolo s’intendono assegnate e vincolate integralmente ed esclusivamente all’esecuzione ed al pagamento delle seguenti opere, o di alcune di esse, dopo che queste siano deliberate dal consiglio comunale, approvate dalla depu-tazione provinciale ed omologate dal prefetto.a) Pel comune di Casamicciola:1. Espropriazioni di terreni, o fabbricati, esecuzione di opere di pub-blico interesse e premi di costruzione nei limiti del piano regolatore :2. Sgombero di macerie;3. Abbattimento in tutto o in parte di edifici pericolosi;4. Ossario od altro provvedimento pel cimitero;5. Lavori stradali.b) Per gli altri comuni:1. Espropriazione di terreni, o di fabbricati per lavori stradali, esecuzione di opere di pubblico interesse nei limiti del piano regolatore;2. Sgombero di macerie;3. Abbattimento in tutto o in parte di edifici pericolosi. Art. 4 — 11 piano regolatore del comune di Casamicciola sarà fat-to dal Governo, udito il consiglio comunale, ed approvato con regio decreto da pubblicarsi fra tre mesi dalla promulgazione della presente legge. Il piano regolatore per gli altri comuni potrà essere fatto dal Go-verno nello stesso modo e pubblicato nel termine di quattro mesi dalla promulgazione della legge. Spirato questo termine senza che il Governo abbia provveduto, è fatta facoltà ai comuni di fare il piano regolatore con !e norme prescritte dagli art. 86, 87, 88 della legge sulle espropriazioni per causa di pubblica utilità del 25 giugno 1865. Coi decreti reali d’approvazione i piani regolatori dei comuni in-dicati nel presente articolo, saranno resi definitivi a senso dell’art. 89 della legge predetta. Art. 5 — 11 Governo del Re dovrà, per decreto reale da pubbli-sarsi fra sei mesi dalla promulgazione di questa legge, proibire con speciale regolamento nei comuni di Casamicciola, Lacco Ameno, Forio, Barano e Serrara Fontana i sistemi di costruzione, che rico-nosca pericolosi; e potrà per la stessa causa vietare l’edificazione in determinate zone.

Art. 6 — Le espropriazioni, nei limiti del piano regolatore, deliberate, sono dichiarate di pubblica utilità, ma dovranno effettuarsi nel termi-ne di cinque anni dal giorno della loro approvazione. Le espropriazioni eseguite di urgenza nei comuni danneggiati in forza dell’art. 7 della legge 20 marzo 1865, alleg. E, per sepoltura di cadaveri, per la costruzione di baracche ed altre spese, sono dichia-rate di pubblica utilità agli effetti della liquidazione del pagamento delle indennità ai proprietari espropriati, a norma delle disposizioni contenute nel capo IV e seguenti della legge 25 giugno 1865, n. 2359. Art. 7 — Sarà stanziata nella parte straordinaria del bilancio del ministero d’agricoltura e commercio la spesa di lire dodicimila per impianto di uno o più osservatori geodinamici nell’isola d’Ischia. Alle spese ordinarie annuali necessarie pel mantenimento di tale osservatorio provvederà il detto ministero. Art. 8 — La casa comunale e la scuola già costruite dal R. Gover-no in Casamicciola, le sorgenti d’acqua potabile del monte Buceto, già acquistate per conto dello Stato, nonché la condotta d’acqua fatta eseguire fino a Casamicciola e le cisterne e fontane già costruite dal Governo stesso, saranno cedute al comune di Casamicciola, restando la spesa occorsa, come tutte le spese ordinate dal Governo per prov-vedimenti fatti in seguito al disastro, compresa nella somma che colla presente legge viene autorizzata a carico dello Stato. Art. 9 — La proprietà delle baracche su suolo espropriato dal R. Governo, nonché quella del suolo medesimo rimane allo Stato, ma è fatta facoltà al Governo di farne per decreto reale cessione gratuita a comuni o anche a privati cittadini, giusta le norme che saranno stabi-lite con speciale regolamento da approvarsi con decreto reale. Art. 10 — E’ data facoltà al Governo di sospendere la riscossione delle imposte dirette erariali per la 4., 5., e 6. rata del 1883 e per tutte ie rate del 1884 a favore dei contribuenti danneggiati dal terremoto del 28 luglio 1883 nei comuni dell’isola d’Ischia. Art. 11 — Fra un mese dalla pubblicazione della presente legge, i consigli comunali faranno in duplice originale l’elenco dei contri-buenti danneggiati, in relazione a ciascuna imposta. Uno degli originali dell’elenco sarà immediatamente trasmesso al prefetto per mezzo dell’agente delle imposte, il quale dovrà indicarvi le quote d’imposta alle quaii si debba applicare la sospensione. ìl prefetto, sentito l’intendente di finanza, decreterà la sospensione delle dette rate d’imposta a favore dei contribuenti inscritti nell’e-lenco; ed ordinerà, in conseguenza, lo sgravio provvisorio a favore dell’esattore e del ricevitore provinciale. L’elenco sarà pubblicato e depositato nella segreteria del comune per un mese durante il quale i contribuenti danneggiati che non vi fossero compresi potranno reclamare al prefetto per essere ammessi al beneficio della sospensione. Risoluti i reclami il prefetto ordinerà, dove occorra, ia sospensione con decreto suppletivo nel modo sopraindicato. Contro ia decisione del prefetto non è ammesso ulteriore ricorso. Art. 13 — 1 ricorsi, i documenti, gli estratti catastali, le verifiche e tutti gli atti occorrenti, all’esecuzione della presente legge saranno redatti in carta libera, rilasciati e compiuti gratuitamente. Art. 14 — La tombola promossa dal municipio di Roma a beneficio dei danneggiati dal terremoto del 1883, nell’isola d’Ischia, e i sussidi o compensi che saranno dati dal comitato di soccorso, presieduto dal prefetto di Napoli, dal presidente del consiglio provinciale, e dal sin-daco, saranno esenti da ogni tassa e da ogni diritto e-rariale. Art. 15 — E’ data facoltà al Governo del Re di prorogare il termine utile per ia denuncia delle successioni, e di convenire coi comuni danneggiati nuovi canoni di abbuonamento per il dazio di consumo per gli anni 1884-85 e di condonare ai comuni danneggiati le rate non pagate del canone sul dazio di consumo corrispondente al secondo semestre 1883.Ordiniamo ecc. — Data a Roma addì 2 marzo 1884UMBERTODepretis - A. Magliani – Cenala