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REDAZIONE P. Damian Frunza Salvatore Burrometo Irene Cafiso uando avrete tra le mani, sotto i vostri occhi, il 3° numero del giornalino Q parrocchiale, ancora non sarà Pasqua, ma respireremo un’atmosfera pasquale. Una Pasqua di gioia, di risurrezione, di vittoria, di luce, di amore e di perdono. Il periodo forte della Quaresima, periodo di digiuno, di carità, di preghiera avrebbe dovuto aiutarci a cambiare vita, a lottare con il demonio. Avremmo dovuto rispondere come Gesù: «Sta scritto infatti non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (...) Sta scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo (...) Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo». Il mistero della redenzione - dice Michel Quoist - è anche quello della risurrezione, perchè il cammino della Croce non si arresta al sepolcro, ma continua aldilà della morte per sfociare nella gioia esaltante della vita eterna. Cristo Gesù è il grande vincitore, della sofferenza e della morte. Il vero cristiano non può vivere fuori La voce del Parroco... Quaresima: ritornare all’essenziale La Quaresima è un tempo forte dove la Chiesa, sin dai tempi antichi, ci richiama alla conversione, al pentimento, alla preghiera e all'elemosina. Il mercoledì delle ceneri, durante la celebrazione, il sacerdote con la formula “ricordati che sei polvere e polvere ritornerai” oppure “convertiti e credi al vangelo” ci ricorda la miseria umana ma nello stesso tempo il cammino che dobbiamo intraprendere per prepararci alla Resurrezione di Nostro Signore. L'uomo in questo periodo è chiamato a spogliarsi del proprio Io attraverso la pratica del Digiuno, che esprime la partecipazione del corpo nel cammino della conversione e propizia l'astensione dal peccato. Così come Mosè che prima di ricevere le tavole della legge si preparò per salire sul monte Sion, oppure come Gesù, che per rendersi forte nella tribolazione durante i quaranta giorni nel deserto, pregò e digiunò per fare la volontà del Padre prima di essere consegnato alla morte. Oggi il digiuno viene visto come una “dieta” ma non deve esserlo, infatti Benedetto XVI afferma: «Digiunare giova certamente al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una "terapia" per curare tutto ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio». La preghiera, invece, è legata molto strettamente alla conversione, per lasciare sempre più spazio a Dio. Il Perdono ci deve far riconciliare con Dio e i fratelli per le nostre mancanze, attraverso il sacramento della penitenza esercitata dal ministro della Chiesa (il sacerdote) a cui Gesù ha dato il potere mediante il sacramento sacerdotale di rimettere i peccati. Quindi dobbiamo abbandonarci a Dio nella totalità e camminare verso la santità, in quanto chiamati ad essere Santi. L' elemosina è il donare qualcosa di nostro agli altri. Secondo l'insegnamento evangelico, noi non siamo proprietari bensì amministratori dei beni che possediamo: essi quindi non vanno considerati come esclusiva proprietà, ma come mezzi attraverso i quali il Signore chiama ciascuno di noi a farsi tramite della sua provvidenza verso il prossimo. Il messaggio quaresimale del Papa per quest'anno è «Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Eb10,24). Egli afferma che il «prestare attenzione» al fratello comprende altresì la premura per il suo bene spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della vita cristiana che mi pare caduto nell’oblio: la correzione fraterna in vista della salvezza eterna. Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. Gesù ci ricorda di non essere ipocriti nel praticare queste opere, ma di aprirci a Lui con cuore puro e ardente per arrivare alla Pasqua rinati. E-mail [email protected] Sede Parrocchia Angelo Custode C.so V. Veneto 328 Tel. 0932.622143 Hanno collaborato: P. Angelo Sparacino Giovanna Nobile Ersilia Divita Giovanni Iacono Flavia Bognanni Irene Cafiso Salvatore Burrometo Silvio Biazzo Mariacarmela Di Rosa Giuseppe Di Rosa Gianni Mazza Gianna Desimone Grafica: Salvatore Burrometo Foto: Fra Damian Frunza Insieme Parrocchia Angelo Custode Frati Minori Conventuali Ragusa Camminiamo Salvatore Burrometo Anno 1 - n° 3 Marzo 2012 dalla gioia pasquale. Gesù è mistero di Creazione, Incarnazione, Redenzione e Risurrezione. Godiamo fratelli, questa esperienza di comunione, di gioia e di fratellanza. Il mondo ha bisogno di uomini che vivano nella pace e portino pace; il mondo ha bisogno di uomini veri, onesti, coerenti, per poter essere di esempio ai fratelli che vivono lontani dalla verità, dall’onestà e dalla coerenza; il mondo ha bisogno di uomini di grande fede e di scelta radicale a Cristo Crocifisso come Francesco d’Assisi; il mondo ha bisogno di una Madre Teresa che sa amare gli ultimi tra gli ultimi. Il mondo ha bisogno di uomini come Beato Papa Giovanni Paolo II, ch’è riuscito come strumento nelle mani di Dio, a cambiare il volto della storia in cui viviamo. Il Cristo morto e risorto regni sempre nei nostri cuori e nelle nostre famiglie. Il Signore è veramente risorto. Alleluja. Pace e Bene Il vostro parroco P. Angelo.

Camminiamo insieme n°3

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giornalino parrocchiale

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Page 1: Camminiamo insieme n°3

REDAZIONE

P. Damian FrunzaSalvatore BurrometoIrene Cafiso

uando avrete tra le mani, sotto i vostri occhi, il 3° numero del giornalino Qparrocchiale, ancora non sarà Pasqua, ma respireremo un’atmosfera pasquale. Una

Pasqua di gioia, di risurrezione, di vittoria, di luce, di amore e di perdono. Il periodo forte della

Quaresima, periodo di digiuno, di carità, di preghiera avrebbe dovuto aiutarci a cambiare vita, a lottare con il demonio. Avremmo dovuto rispondere come Gesù: «Sta scritto infatti non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (...) Sta scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo (...) Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo». Il mistero della redenzione - dice Michel Quoist - è anche quello della risurrezione, perchè il cammino della Croce non si arresta al sepolcro, ma continua aldilà della morte per sfociare nella gioia esaltante della vita eterna. Cristo Gesù è il grande vincitore, della sofferenza e della morte. Il vero cristiano non può vivere fuori

La voce del Parroco...

Quaresima: ritornare all’essenzialeLa Quaresima è un tempo forte dove la Chiesa, sin dai tempi antichi, ci richiama alla conversione, al pentimento, alla preghiera e all'elemosina. Il mercoledì delle ceneri, durante la celebrazione, il sacerdote con la formula “ricordati che sei polvere e polvere ritornerai” oppure “convertiti e credi al vangelo” ci ricorda la miseria umana ma nello stesso tempo il cammino che dobbiamo intraprendere per prepararci alla Resurrezione di Nostro Signore. L'uomo in questo periodo è chiamato a spogliarsi del proprio Io attraverso la pratica del Digiuno, che esprime la partecipazione del corpo nel cammino della conversione e propizia l'astensione dal peccato. Così come Mosè che prima di ricevere le tavole della legge si preparò per salire sul monte Sion, oppure come Gesù, che per rendersi forte nella tribolazione durante i quaranta giorni nel deserto, pregò e digiunò per fare la volontà del Padre prima di essere consegnato alla morte. Oggi il digiuno viene visto come una “dieta” ma non deve esserlo, infatti Benedetto XVI afferma: «Digiunare giova certamente al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una "terapia" per curare tutto ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio». La preghiera, invece, è legata molto strettamente alla conversione, per lasciare sempre più spazio a Dio.

Il Perdono ci deve far riconciliare con Dio e i fratelli per le nostre mancanze, attraverso il sacramento della penitenza esercitata dal ministro della Chiesa (il sacerdote) a cui Gesù ha dato il potere mediante il sacramento sacerdotale di rimettere i peccati. Quindi dobbiamo abbandonarci a Dio nella totalità e camminare verso la santità, in quanto chiamati ad essere Santi.

L' elemosina è il donare qualcosa di nostro agli altri. Secondo l'insegnamento evangelico, noi non siamo proprietari bensì amministratori dei beni che possediamo: essi quindi non vanno considerati come esclusiva proprietà, ma come mezzi attraverso i quali il Signore chiama ciascuno di noi a farsi tramite della sua provvidenza verso il prossimo. Il messaggio quaresimale del Papa per quest'anno è «Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Eb10,24). Egli afferma che il «prestare attenzione» al fratello comprende altresì la premura per il suo bene spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della vita cristiana che mi pare caduto nell’oblio: la correzione fraterna in vista della salvezza eterna. Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. Gesù ci ricorda di non essere ipocriti nel praticare queste opere, ma di aprirci a Lui con cuore puro e ardente per arrivare alla Pasqua rinati.

[email protected]

SedeParrocchia Angelo CustodeC.so V. Veneto 328Tel. 0932.622143

Hanno collaborato:

P. Angelo SparacinoGiovanna NobileErsilia DivitaGiovanni IaconoFlavia BognanniIrene CafisoSalvatore BurrometoSilvio BiazzoMariacarmela Di RosaGiuseppe Di RosaGianni MazzaGianna Desimone

Grafica:Salvatore Burrometo

Foto:Fra Damian Frunza

Insieme

Parrocchia Angelo CustodeFrati Minori Conventuali

Ragusa

Camminiamo

Salvatore Burrometo

Anno 1 - n° 3 Marzo 2012

dalla gioia pasquale. Gesù è mistero di Creazione, Incarnazione, Redenzione e Risurrezione. Godiamo fratelli, questa esperienza di comunione, di gioia e di fratellanza. Il mondo ha bisogno di uomini che vivano nella pace e portino pace; il mondo ha bisogno di uomini veri, onesti, coerenti, per poter essere di esempio ai fratelli che vivono lontani dalla verità, dall’onestà e dalla coerenza; il mondo ha bisogno di uomini di grande fede e di scelta radicale a Cristo Crocifisso come Francesco d’Assisi; il mondo ha bisogno di una Madre Teresa che sa amare gli ultimi tra gli ultimi. Il mondo ha bisogno di uomini come Beato Papa Giovanni Paolo II, ch’è riuscito come strumento nelle mani di Dio, a cambiare il volto della storia in cui viviamo. Il Cristo morto e risorto regni sempre nei nostri cuori e nelle nostre famiglie. Il Signore è veramente risorto. Alleluja. Pace e Bene Il vostro parroco P. Angelo.

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na delle virtù che oggi viene maggiormente calpestata dal mondo U

moderno è senza dubbio l ' u m i l t à . U n a p e r s o n a u m i l e è essenzialmente una persona modesta priva di superbia, che non si ritiene migliore o più impor tan te deg l i a l t r i . L'umile non giudica, non critica, non si vanta, non disprezza il povero, non manca di carità, non si esalta, non cerca la propria gloria, non si mette in vista, non vuole primeggiare. L'umile parla con modestia, non segue le mode del tempo, non parla in modo volgare e sconcio. L'umile non si attribuisce nessun merito, riconosce che tutto proviene da Dio e che senza il suo aiuto e la sua Grazia l'uomo tornerebbe

polvere e non suss i s t e rebbe nessuna opera. Molte volte però l'Umiltà viene s o p r a f f a t t a da l l 'o rgogl io , s n a t u r a n d o completamente i d i a l o g h i e i r a p p o r t i

dell'uomo verso i suoi simili e soprattutto v e r s o D i o . La stessa preghiera, se non viene fatta con modestia e umiltà è quasi inutile. Per abbandonarsi infatti alla Misericordia di Gesù è necessario ammettere a se stessi di essere pieni di difetti e di peccati, in opere, p e n s i e r i e d o m i s s i o n i . Le nostre preghiere praticamente non devono somigliare a quella del Fariseo (Lc

18,9-14): ” O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri …”, ma a quella del Pubblicano: “ O Dio, abbi pietà di me: sono un povero peccatore!". Umiltà di fronte a Dio, perché tutto viene da Lui, e di fronte agli altri, perché molto abbiamo da imparare, e se crediamo di conoscere ormai tutto e di avere solo da insegnare siamo sulla cattiva strada. C'è una preghiera di S. Francesco d'Assisi scritta di suo pugno; in questa preghiera intitolata "Laudi di Dio Altissimo", il Poverello intreccia una lode del Dio Uno e Trino, dicendo tra l'altro: " Tu sei carità, tu sei sapienza, tu sei umiltà, tu sei pazienza, tu sei bellezza, tu sei sicurezza, tu sei giustizia, tu sei t e m p e r a n z a ” . Quindi il frutto della preghiera fatta con cuore sincero e amore ardente a Dio è l'umiltà; e la nostra vita, se vissuta correttamente e virtuosamente, può diventare preghiera.

L’Umiltà Gianni Mazza e Gianna Desimone

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ante volte abbiamo parlato ad

altri di coraggio, ma noi ne Tabbiamo mai dimostrato?

Non parlo del coraggio accomunato al

concetto di eroismo, riferito ai gesti

eccezionali di quanti mettono a

repentaglio la propria vita per un bene

superiore o per la vita di un'altra

persona, ma parlo del coraggio di ogni

giorno. Quel coraggio che si manifesta

senza clamori e con il quale ciascuno di

noi deve confrontarsi nelle piccole cose.

Un coraggio quotidiano che ci permette

di affrontare senza cedimenti e con

forza d'animo situazioni difficili e a

volte anche “impossibili”. Anche se

ciascuno di fronte a tali situazioni

risponderà in un modo tutto suo, frutto

delle esperienze e dell'educazione

ricevuta, il coraggio può essere affinato

e potenziato, possiamo cioè lavorarci

su. In un passo del libro della Genesi

(12) si legge che Dio si rivolse ad

Abramo ordinandogli: «Va' via dal tuo

paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo

padre, e va' nel paese che io ti

mostrerò>> Certo, non fu proprio una

passeggiata per Abramo! Di quanto

coraggio dovette dotarsi di fronte a

quella chiamata? Ebbe fiducia, in Dio,

ma anche in se stesso, nella sua

intelligenza, nelle sue capacità e

risorse… E' proprio questo il punto:

fidarsi di se stessi, ripetersi che “Ce la

posso fare”, o, per lo meno “Devo e

voglio provarci!”. Lo stesso Emilio

Salgari, creatore di personaggi

coraggiosi come Sandokan e il Corsaro

Nero, affermò: <<Uno il coraggio se lo

può dare, quindi se lo deve dare!>>. Il

fondatore degli scout, Robert Baden

Powel, diceva ai

suoi ragazzi: ”Guida da te la tua canoa”.

Non la canoa degli altri, ma la propria.

Un po' come la vita. Per salirci e iniziare

a remare ci vuole coraggio, ma se

decidessimo di restare a riva, a

contemplare semplicemente il fiume,

credo che avremmo dato meno senso

alla nostra esistenza. Pensiamo, quindi,

che con un pizzico in più di coraggio e

fiducia, dubbi, esitazioni e incertezze

non saranno sempre a due passi da noi e

dalle nostre scelte.

Quanto siamo coraggiosi? Ersilia Divita

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Prendo spunto per alcune riflessioni dalla conferenza tenuta dal prof. Gregorio Vivaldelli sul tema “Educare la famiglia alla libertà del dono di sé”, tenutasi il 4 marzo scorso nei locali della Parrocchia San Giuseppe Artigiano. Il relatore, con la sua appassionata esposizione, ha intrattenuto, in modo magistrale, il numeroso pubblico con due relazioni sulle comuni problematiche della vita familiare analizzate attraverso le Sacre Scritture. Ne emerge, come sempre, che gli insegnamenti biblici sono sempre attuali e di fondamentale supporto alla vita quotidiana, sia nella relazione tra la famiglia e la società esterna sia nel rapporto coniugale e con i figli nelle varie fasi della vita. Molto spesso, oggi, la vita di coppia viene vista come un rischio e ancora più grave come un rischio che non vale la pena di correre ( tant'è che sono in forte calo non solo i matrimoni religiosi, ma anche quelli civili). La società di oggi, dedita al consumo tutto e subito, dal persistente clima individualistico, non fa percepire che la realizzazione dell'altro è la via per la propria realizzazione; dobbiamo gioire quando rendiamo gli altri felici. Scopo della coppia non è cercare di cambiare l'altro nè di idealizzarlo o di far coincidere le proprie aspettative con quelle dell'altro, ma affrontare e superare, insieme e responsabilmente, le prove che la vita quotidianamente propone, scoprendo l'importanza del sincero dono di sé, liberi da ogni schema condizionante. Anche il dono di sé nell'educazione dei figli non nasce dal nulla, ma deve essere vissuto come una continua gratitudine per un dono ricevuto in precedenza. Di qui l'importanza di un progetto educativo che non deve mirare ad appagare nell'immediato le richieste dei figli per il timore di perdere il loro affetto o a togliere dalla loro vita le fatica. I figli non sono soggetti da possedere, controllare e attirare a sé, ma il progetto educativo deve mirare a formarli per lanciarli nel futuro e condurli nella nuova generazione. In questo senso le famiglie sono ”mediatori generazionali” perché affidiamo ai figli la storia familiare, il patrimonio non solo materiale, ma anche quello affettivo e morale che noi abbiamo ricevuto. Per cui se tante famiglie sono educate al dono di sé costituiranno una società capace di donare, di accogliere, di perdonare, di sopportare il sacrificio, di essere pazienti nell'attesa, di prendersi responsabilità, ecc…ecc.. …..

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EDUCARSI AL DONO DI SE' Giovanna Nobile

Mariacarmela Di RosaCHE COS'E' LA DROGA? PERCHE' FARNE USO?

on il termine DROGA intendiamo ogni tipo di Csostanza, naturale o

sintetica. Vari sono i motivi per cui molti giovani si accostano a tali sostanze: per non essere da meno di quelli che già ne fanno uso, per provare nuove esperienze. Il fenomeno dello spaccio di stupefacenti è dilagato, fino a coinvolgere anche ragazzi molto giovani, avvicinati dagli spacciatori negli ambienti più diversi, dalla strada alla scuola stessa.Le droghe più note sono: L' ECSTASY, LA COCAINA, LA MARIJUANA, L' HASHIS, L'EROINA conosciamole a una a una.ECSTASY : Assomiglia a un'aspirina, piccola, tonda, amara e senza odore, facile da ingoiare e da nascondere. Naturalmente vi si troveranno gli effetti piacevoli, per esempio come sentirsi a proprio agio, non avvertire la stanchezza, riuscire a risolvere i problemi da una

prospettiva diversa e magari avere la sensazione di risolverli; invece le conseguenze spiacevoli come nausea, vomito, aumento del battito cardiaco e della pressione. Gli effetti dell'ecstasy durano 4 o 6 ore, potrebbe portare a morire per overdose, per tachicardia. L'unico sistema per disintossicarsi è fare uso di psicofarmaci che ripristinano l'equilibrio danneggiato dalla droga. COCAINA: E' una polvere bianca che si ricava dalla lavorazione delle foglie di un arbusto alto 5 metri, essa è conosciuta come la droga dei “RICCHI”. La Cocaina è uno stimolante con effetti sul sistema nervoso simili a quelli dell'ecstasy, si ci sente più forti, più vivi, passa la fame, il sonno, e la stanchezza. I pericoli sono gravissimi: infarto, ictus, polmonite, perdita dell'olfatto. Per disintossicarsi è necessario che si viene seguiti da un medico, ma si ci può rivolgere anche al servizio per i tossicodipendenti.MARIJUVANA :è prodotta utilizzando in pratica ogni parte della Cannabis, che, una volta essiccata, viene triturata e ridotta a una sorte di tabacco dal colore variabile fra il grigio e il verde. Con questo materiale si producono manualmente delle sigarette i cosiddetti Spinelli, fumate talvolta da un consumatore solitario ma più spesso in gruppo.HASHIS : si ricava dalla resina della Cannabis ed è smerciata sotto forma di

tavoletta piuttosto dure che, triturate, vengono anch'esse fumate.L'EROINA: E' una polvere giallastra o marrone granulata con sapore o con odori dolciastri. Viene venduta in bustina, si può ingerire, fumare, iniettare sottopelle, intramuscolo o in vena. Essa rende tranquilli, accresce l'autostima da buon uomo, provoca anche sonnolenza, nausea, vomito, stitichezza. L'eroina provoca problemi di overdose, essa è un suicidio è infatti l'età media dei morti per overdose è di 27 anni per gli uomini e 32 anni per le donne. In Italia la droga uccide ogni anno tanti giovani, ai quali bisogna aggiungere quelli che si tolgono la vita o la perdono in incidenti dovuti al loro stato di distruzione fisica e psichica e quelli che muoiono per Aids, epatite, e altre malattie connesse all'uso di stupefacenti. A mio parere, molti di questi giovani presso delle comunità di tossicodipendenze troveranno non solo l'assistenza per porre termine alla loro dipendenza fisica dalla droga, ma soprattutto un adatto sostegno psicologico. Infatti ad aiutarli potrebbero essere anche ex tossicodipendenti che possono capirli al meglio avendo condiviso l'esperienza. Infine voglio solo dire se io ho voluto oggi parlarvi di questo fenomeno non è perché io ne abbia fatto uso, ma il motivo è che oggi giorno si sente molto parlare di ciò, e ho trovato che sia giusto anche in ambito ecclesiale parlarne.

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Giuseppe Di Rosa

CARNEVALE IN PARROCCHIA!

el mese di febbraio si respira l'aria del Carnevale. Nei Negozi troviamo festoni, costumi, maschere e tanti altri addobbi. Questo febbraio è stato un mese molto freddo, ma ciò non ci ha impedito di festeggiare il Carnevale in Parrocchia. Per questa festa, insieme ai bambini, abbiamo organizzato una serata per stare tutti insieme, divertendoci con gioia. Abbiamo avuto poco tempo Nper preparare la festa, solo due giorni, e quindi abbiamo preparato delle coreografie eseguite dai bambini, dai più piccoli di

quattro, cinque anni ai più grandi di quattordici, quindici anni. Io sono ancora stupito dei bambini, soprattutto dei più piccoli, perché hanno imparato a ballare bene, anzi benissimo, i balli scelti per la festa. La serata è iniziata con il saluto del nostro Parroco Padre Angelo, che ci dispone dei locali parrocchiali in ogni occasione. Tutti i bambini mascherati, prima di iniziare a ballare, chiamano un'invitata speciale, una vecchia signora “Donna Maruzzedda” a bizzocca ro quartieri (Mariacarmela Di Rosa), che è un po' sorda, quindi i bambini

l'hanno dovuta chiamare più volte. Dopo la sua comparsa, la serata ha continuato con i balli in cui sono stati coinvolti anche gli spettatori. Alla fine della festa abbiamo fatto tutti insieme un momento di fraternità giocando, scherzando e mangiando. In conclusione, dico che è stata un'altra bella festa dove tutti, grandi e piccoli, si sono divertiti. Io invito tutti coloro che amano divertirsi a venire alle prossime feste che organizzeremo in Parrocchia.

La 20° Giornata mondiale del malato alla grotta di Bernadettea accompagnato il gruppo di Ragusa che si è portato nella grotta di Massabielle dove l'11 febbraio 1858 , secondo quanto riferito dalla stessa Bernadette Soubirous - appena quattordicenne - , mentre assieme ad una sorella e ad alcune amiche raccoglieva legna da ardere in un Hboschetto vicino alla grotta , apparve la "bellissima signora" . Al suo rientro le prime parole pronunciate da don Giorgio Occhipinti

Responsabile diocesano per la Pastorale della salute e Cappellano all'Ospedale Civile sono state : “ Abbiamo vissuto un momento di particolare grazia durante il pellegrinaggio al Santuario di Lourdes organizzato dall'Ufficio per la Pastorale della Salute dal 9 al 12 febbraio 2012”. Ed ha poi proseguito: “ Io e un piccolo gruppo di pellegrini partiti da Ragusa abbiamo vissuto quattro giorni intensi di fede, di preghiera, di devozione semplice e autentica e di amore fraterno. Una particolare preghiera abbiamo rivolto al Signore, attraverso l'intercessione della Vergine Immacolata, per la nostra diocesi e in particolare per il nostro vescovo Paolo che quest'anno celebra il cinquantesimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale e il decimo anniversario dell'ordinazione episcopale: sostenuto da Maria, possa diffondere sempre più la bontà e la tenerezza del Signore”. Sabato 11 febbraio in concomitanza della ricorrenza della prima apparizione della Vergine Maria a Lourdes e della Giornata Mondiale del Malato, nonostante il freddo intenso e la persistente crisi economica il Santuario era gremito di pellegrini ( più di 30.000 ). Un'oasi di preghiera: a Lourdes la Vergine invitò Bernadette a recitare il rosario, sgranando lei stessa la corona. La Grotta è diventata così una sorprendente “scuola di preghiera”, dove Maria insegna a chiunque a contemplare con ardente amore il volto del Cristo. E' per questo che Lourdes è il luogo in cui i credenti del mondo intero pregano in silenzio. “ Andando in pellegrinaggio, a Lourdes,” ha concluso don Giorgio “ noi siamo voluti entrare, sulle orme di Bernadette, in quella straordinaria prossimità tra il cielo e la terra che non si è mai smentita e che non cessa di consolidarsi. Durante le apparizioni è da rilevare che Bernadette recita la corona sotto gli occhi di Maria. Quando recitiamo il Rosario, Maria ci offre il suo cuore e il suo sguardo per contemplare la vita del Figlio suo, Cristo Gesù”. Infine una esortazione: “ Che la Vergine Maria e santa Bernadette ci aiutino a vivere da figli della luce per testimoniare, ogni giorno della vostra vita, che Cristo è la nostra luce, la nostra speranza, la nostra vita!”

Silvio Biazzo

Irene CafisoGiovani in convento: il Ritiro

uale giorno migliore per fare un ritiro, se non il giorno del Signore? QE' così che la domenica del 26

febbraio ha offerto un'esperienza particolare a noi giovani dell'Angelo Custode e ai giovani del Santuario di San Francesco all'Immacolata di Comiso. A farci da guide sono state due mascottes d'eccezione, due frati, il nostro Fra Damian e Fra Salvatore. La mattinata è iniziata con un breve momento di accoglienza e di ristoro (qualche dolcetto e un succo di frutta non son mancati), dopo di che abbiamo recitato le lodi. La parola è poi passata a Fra Damian che, grazie alla sua catechesi, ci ha fornito un prezioso quadro sul significato della "vera libertà" rapportandolo al complesso mondo interiore ed esteriore di noi giovani. Subito dopo, immersi nel giardino del nostro convento tra verde e sole, abbiamo

avuto occasione di riflettere e meditare grazie ad un momento di deserto. Infine abbiamo preso parte alla Santa Messa e, dopo una pausa per lasciar spazio alla condivisone dei nostri pensieri, abbiamo pranzato. Dunque, tra qualche foto e qualche barzelletta, è arrivata l'ora di salutarci. Ha lasciato un segno questo ritiro? Beh la domanda sorge spontanea così come la risposta, che è ovviamente positiva. E' stata per me un'esperienza singolare, l'occasione giusta per conoscere nuovi amici e far comunità e soprattutto per concedermi un momento di tregua dai mille impegni quotidiani. Ho avuto modo anch'io di chiedermi cosa sia la "vera libertà", parola usata e purtroppo spesso abusata in vari ambiti da quello politico a quello economico, sociale. Ho preferito però soffermarmi sul significato che

acquis ta in campo spi r i tua le e strettamente collegato con la mia interiorità. Il mondo ci mostra come è facile che altri precludano la nostra libertà, ma nessuno mai potrà vietarci di esser liberi "dentro". Libertà è quando ci si sente " leggeri", quasi svuotati di un peso. Libertà è quando si ha la cosiddetta "coscienza a posto", è dunque quando si è liberi dalla colpa, dal peccato. Liberi saremo ogniqualvolta metteremo da parte "noi stessi", i nostri progetti e riusciremo a fidarci totalmente del progetto che il Padre ha per noi, abbandonandoci ogni singolo giorno alla Sua Volontà.

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Giovanni Iacono

mattone, hanno ristrutturato la “casa dei nonni”, nel centro storico abitano tantissime persone, sicuramente più degli anni novanta del secolo scorso. Una mia cartina di tornasole è il posteggio dell'auto. Io sono un imperterrito (e contento) abitante del centro. Mi ricordo che negli anni novanta, di sera, nella strada che costeggia l'isolato di casa mia, c'era parcheggiata solamente la mia auto. Oggi non solo non si trova posteggio, le macchine sono parcheggiate anche sul marciapiede opposto. Qualcuno sostiene che ciò è dovuto al fatto che in ogni famiglia c'è un'auto per ogni componente, ma ciò è solamente una congettura –fantasiosa- che fa acqua da tutte le parti. La gente c'è.Tornando al discorso di via Roma. Fra qualche mese sarà pronta. Piacerà, non piacerà? Vedremo, non possiamo vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso (non me ne vogliano gli animalisti per questa frase fatta). Però, e qui viene il bello, dobbiamo intervenire noi, non costruiamo una cattedrale nel deserto. Una volta rimosso il cantiere, servirà una lungimirante politica economico-sociale che faccia si che la gente torni a venire, a comprare e ad incontrarsi al centro. Questo miracolo è avvenuto ad Ibla negli ultimi vent'anni e

ia Roma sottosopra. La gente è divisa in due correnti di Vpensiero. Molti pensano che il

rifacimento del look del salotto buono (fino a qualche lustro fa lo era) di Ragusa sarà il volano per rilanciare il centro storico della città alta. Altrettanti la pensano in modo diametralmente opposto. Ovvero soldi buttati, quelli occorrenti per il maquillage, che potevano essere impiegati per il rilancio dell'economia locale. Il fatto sta che, da un decennio –e forse più- a questa parte, abbiamo visto una chiusura continua di esercizi commerciali e di conseguenza l'abbandono del centro da parte di chi si recava in via Roma, in Corso Italia o in via Mario Leggio per fare shopping e, perché no, per incontrare gli amici. La scomparsa del commercio in centro è stata inversamente proporzionale con il ripopolamento. Vuoi la presenza sempre crescente di immigrati che sono venuti ad abitare nei quartieri dove la tipologia delle abitazioni era quella del palazzetto costruito su due o più piani, il “luocu i casa” di sei metri per sei metri e che agli oriundi non andava più bene (voglio l'appartamento in condominio –luogo naturale per litigi interfamiliari), vuoi i giovani che, complici la crisi ed il caro

noi ragusani che a fare miracoli siamo “masrìsi” possiamo provare a ripeterlo. Proviamo un giorno a darci appuntamento in via Roma (l'invito è rivolto soprattutto alle comitive dei ragazzi) anziché nello squallido garage di un centro commerciale dall'aria satura di gas di scarico e di polveri sottili. Vi posso assicurare –e per la mia generazione via Roma era un “cult”- che il gioco vale la candela; quando saremo dieci , cento , mi l le i commercianti ritorneranno ad aprire le saracinesche, ci saranno nuovi bar, pub, ristoranti e tanti, tanti luoghi di incontro. Ci vediamo stasera in via Roma… non importa dove di preciso, non importa l'ora: qualche conoscente si incontrerà sempre. Sto sognando… lo so, ma vorrei che questo sogno

RIUSCIRÀ LA NUOVA VIA ROMA A FAR RINASCERE IL CENTRO STORICO DI RAGUSA SUPERIORE?

Prima

Durante

Dopo

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Page 6: Camminiamo insieme n°3

mie perplesse, confuse idee.Secondo la mia modestissima

opinione, sebbene non potremmo mai raggiungere il vero silenzio, quello libero dallo stesso pensiero, a causa della nostra condizione di uomini, dovremmo imparare almeno a sentire il silenzio nell'inarrestabile rumore. Penso che ci farebbe bene. Ci farebbe schiarire un po' le idee. Educa, il silenzio. Rafforza. Tiene vigili. Per non parlare del fatto che solo nel silenzio potremo ascoltare ciò

Dio ha da dirci. E spesso L o i n v o c h i a m o , c i arrabbiamo, chiedendoGli a iuto , non sentendo risposte. É nel silenzio la preghiera, nel silenzio le r i s p o s t e . E a l l o r a smettiamo di mormorare e facciamo del nostro s i l enz io una s t anza

ospitale per la Parola di Dio. Una Parola immensamente grande, graffiante e sottile, che non sarà sentita soltanto da chi non l'avrà voluta udire. In fondo fu proprio Gesù a elevare il silenzio a virtù eroica, con il suo tacere al cospetto di Pilato, con il suo ritirarsi a pregare in luoghi deserti, con la sua morte in croce. Ricordate: “L'Eterno Padre disse una sola parola, cioè il Figlio suo, e questa parola la dice sempre in eterno silenzio” (S. Giovanni della Croce, Massime 21).Vi auguro di trovare quello che stavate cercando e tutto il silenzio nel rumore del mondo.A presto!

Cari lettori,non potete immaginare quanto

sia travagliata la stesura di questo articolo e quante volte abbia scritto e cancellato questa frase. Parlo al presente e vi scrivo ciò che vivo per rendervi partecipi, come la scorsa volta, della fase più bella nella vita di questo foglio. Il momento in cui è ancora nulla, e può sperare di essere ciò che vuole; il momento in cui è ancora quasi del tutto bianco, e può desiderare di essere macchiato da belle parole. Leopardi invitava a godere dell'attesa, della speranza, dal momento che questa sarebbe stata delusa dal sopravvenire della realtà. E, malgrado mi auguri con tutto il cuore che non restiate delusi da questa lettura e che non lo rimanga io quando avrò finito di scrivere, voglio adesso cogliere il piacere di questo attimo, in cui ancora senza aver detto niente, sono sopraffatta da mille parole. Parole o meglio pensieri che forse saranno resi concreti qui, forse no. Che forse mi accompagneranno per tutta la vita, o che cadranno subito nell'oblio e vi rimarranno senza più esser cercati. Parole, pensieri. E le parole inseguono i pensieri. Troppo lente non li scorgono più. E, nel tentativo già fallito di prestare la nostra voce, quel che è stato, un pensiero, non è più. Ed è così che spesso non ricordiamo ciò che stavamo pensando l'attimo prima. Smarrito, perduto, a volte per sempre. Ed è così che forse a volar via sono i nostri pensieri migliori, i buoni propositi, le buone intenzioni. Come fosse un segreto vi

Quattro chiacchiere e un caffè (il ritorno)Flavia Bognanni

svelerò le mie buone intenzioni iniziali, cosa mi stavano suggerendo quegli altri pensieri poco fa. Cercavano il silenzio, lo cercavo io. Come forse lo starete cercando voi ora. Voi, che state sentendo il “suono afono” delle mie parole, voi, che state dialogando con me e forse mi chiedete di star zitta. Ma quanto è difficile tacere! E, anche se non ci fossi io a chiacchierare con voi, forse non stareste ugualmente godendo di quel meritato, agognato, tormentato silenzio. E questo perché lo temiamo, come si teme il buio, il vuoto, la solitudine. E se per v i n c e r e q u e s t i r i e m p i a m o p a r e t i , c r e d e n z e e portafotografie, quando n o n p a r l i a m o n é ascoltiamo, facciamo di tutto per occupare anche il silenzio. E così ci ritroviamo ad accendere la tv, la radio, parliamo col compagno. <<In un'epoca in cui si confonde il semplice pensare con la tristezza, il silenzio è addirittura vissuto con angoscia. Come se ci separasse dolorosamente dal mondo; come se partecipare al rumore degli altri fosse l'unica prova del nostro essere vivi>> scrisse Beppe Sebaste. E saranno i miei (troppo pochi) diciotto anni, sarò io, ma quanto è difficile parlare del silenzio! L' unico sollievo da tanta responsabilità il fatto che questa sia davvero una chiacchierata tra amici. Proverò a continuare allora, mettendo per iscritto le

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Programma Pasqua 2012 26-27-28 Marzo -

29 Marzo - ore 20.30 - Liturgia Penitenziale

1 Aprile - Domenica delle palmeore 9.30 presso il cortilebenedizione degli ulivi, a seguire S. Messa

5 Aprile - Giovedì Santoore 18.30 S. Messa in «cena Domini»ore 23.00 - adorazione Eucaristica

6 Aprile - Venerdì Santoore 17.00 Celebrazione «Passione del Signore»ore 20.00 - Via crucis cittadina

7 Aprile - Sabato Santoore 23.00 - Veglia Pasquale

8 Aprile - S.S. Messe ore 10.00 - 11.30 - 18.30

Esercizi Spirituali