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CANDELABRO MONUMENTALE PER IL CERO PASQUALE NELLA CATTEDRALE DI BARI

Candelabro Monumentale nella Cattedrale di Bari

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Opuscolo di presentazione e descrizione del Candelabro Monumentale per il Cero Pasquale nella Cattedrale di Bari, presentato alla comunità diocesana nella Celebrazione della luce, presieduta dall'Arcivescovo Mons. Francesco Cacucci, giovedì 31 gennaio 2013, alle ore 19.00. Il candelabro, realizzato in marmo di Trani e alto 3 m, è un'opera del maestro veronese Albano Poli e del suo atelier Progetto Arte Poli. Il susseguirsi delle scene bibliche scolpite in bassorilievo si ispirano all'Exultet I di Bari, storico documento che invita i fedeli ad esultare per il compimento del mistero pasquale, rievocando la Storia della Salvezza. Alla base, quasi a sorreggere questo racconto per immagini, si trovano le figure dei Profeti e dei Santi Vescovi Nicola e Sabino, intervallati dai simboli degli evangelisti.

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PROGETTO ARTE POLIPROGETTAZIONI E REALIZZAZINI ARTISTICHE

Atelier: Via Bresciana 67/b, 37139 Verona tel. 0458510455 fax [email protected] www.progettoartepoli.com

Galleria Arte Poli: Borgo Vittorio 88, Romatel. 06 68309510 [email protected]

CANDELABRO MONUMENTALEPER IL CERO PASQUALE

NELLA CATTEDRALE DI BARICattedrale di Bari

Piazza dell’Odigitria, 1 Bari

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CANDELABRO MONUMENTALEPER IL CERO PASQUALE

NELLA CATTEDRALE DI BARI

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CANDELABRO MONUMENTALEPER IL CERO PASQUALE

NELLA CATTEDRALE DI BARI

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico1 2

... Per Cristo nostro Signore.Lui che a questa notte, non di tenebre,ma di luce madre, si è degnato condurre, nella quale è sorta dagli inferi nel giorno eterno della risurrezione dei morti.Sciolti così i legami, e schiacciato il pungiglione della morte, è risorto dai morti lui che era stato tra i morti libero.Per cui anche la notte stessa, per l’ornato stellare delle chiese,dallo splendore dei ceri come giorno illuminata riluce, perché nel suo mattino, risorgendo il Cristo,la morte è morta dei redenti e la vita è risorta dei credenti.Davvero tu sei il prezioso artefice, il creatore sei di tutto,tu a cui la qualità non fu nell’opera dell’azione ma nell’imperio della parola.Tu che l’ornamento e l’abito del mondo,non per essere più grande quasi fossi povero di potenza, né per esser più ricco quasi fossi bisognoso di gloria, creasti.

... la grazia di questo cero loderemo.Il suo odore è soave, la fiamma ilare, non con tetro odore da decomposizione trasuda, ma con piacevolissima soavità; non è contaminato da pigmenti esotici, ma riceve luce dallo Spirito Santo.Esso, come acceso dà in pasto le compagini del proprio corpo, così coagulate lacrime riversa in rivoli di gocce.Esso le sue membra semibruciatein ambroseo sangue per bionda vena distilla, il fuoco vive dell’umore ricevuto.Nel corpo di luce di questo cero, Onnipotente, ti chiediamo, di concederci il dono della benedizione dall’alto.E chi lo prenderà contro le raffiche dei venti,contro il soffiare delle tempeste, sia per lui, Signore, un singolare rifugio, sia per i fedeli un muro contro il nemico.Salva il tuo popolo, Signore, e benedici la tua eredità, perché nel ricorrere della festività della Pasqua,attraverso questi riti anelando alle tue realtà visibili e invisibili,mentre usano dei beni presenti, il desiderio dei beni futuri in essi si accenda”.

(dall’Exultet I di Bari, X-XI sec.)

Lumen Christi

“Esulti ormai la turba degli angeli celesti! Esultino i divini misterie per la vittoria di tanto re risuoni la tromba di salvezza.Gioisca la terra irradiata da sì grandi fulgori e,illuminata dallo splendore del re eterno, si senta dell’universale caligine liberata.Si allieti anche la madre Chiesa, di tanta luce adornata di fulgori. E di grandi voci di popoli questa aula rimbombi.

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico1 2

... Per Cristo nostro Signore.Lui che a questa notte, non di tenebre,ma di luce madre, si è degnato condurre, nella quale è sorta dagli inferi nel giorno eterno della risurrezione dei morti.Sciolti così i legami, e schiacciato il pungiglione della morte, è risorto dai morti lui che era stato tra i morti libero.Per cui anche la notte stessa, per l’ornato stellare delle chiese,dallo splendore dei ceri come giorno illuminata riluce, perché nel suo mattino, risorgendo il Cristo,la morte è morta dei redenti e la vita è risorta dei credenti.Davvero tu sei il prezioso artefice, il creatore sei di tutto,tu a cui la qualità non fu nell’opera dell’azione ma nell’imperio della parola.Tu che l’ornamento e l’abito del mondo,non per essere più grande quasi fossi povero di potenza, né per esser più ricco quasi fossi bisognoso di gloria, creasti.

... la grazia di questo cero loderemo.Il suo odore è soave, la fiamma ilare, non con tetro odore da decomposizione trasuda, ma con piacevolissima soavità; non è contaminato da pigmenti esotici, ma riceve luce dallo Spirito Santo.Esso, come acceso dà in pasto le compagini del proprio corpo, così coagulate lacrime riversa in rivoli di gocce.Esso le sue membra semibruciatein ambroseo sangue per bionda vena distilla, il fuoco vive dell’umore ricevuto.Nel corpo di luce di questo cero, Onnipotente, ti chiediamo, di concederci il dono della benedizione dall’alto.E chi lo prenderà contro le raffiche dei venti,contro il soffiare delle tempeste, sia per lui, Signore, un singolare rifugio, sia per i fedeli un muro contro il nemico.Salva il tuo popolo, Signore, e benedici la tua eredità, perché nel ricorrere della festività della Pasqua,attraverso questi riti anelando alle tue realtà visibili e invisibili,mentre usano dei beni presenti, il desiderio dei beni futuri in essi si accenda”.

(dall’Exultet I di Bari, X-XI sec.)

Lumen Christi

“Esulti ormai la turba degli angeli celesti! Esultino i divini misterie per la vittoria di tanto re risuoni la tromba di salvezza.Gioisca la terra irradiata da sì grandi fulgori e,illuminata dallo splendore del re eterno, si senta dell’universale caligine liberata.Si allieti anche la madre Chiesa, di tanta luce adornata di fulgori. E di grandi voci di popoli questa aula rimbombi.

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico3 4

Sono note a tutti l’importanza e la bellezza della celebrazione della Veglia pasquale, “madre di tutte le sante veglie”. Con i suoi segni, le parole e i gesti, che attraverso i secoli sono giunti fino a noi, quella celebrazione ci ripresenta alla Risurrezione del Signore che, insieme alla sua morte, è fondamento del-la nostra fede e rivela la nostra dignità. Per questo nell’Anno della fede, che celebriamo nel cinquantesimo anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, ho indicato la Veglia pa-squale come paradigma del cammino di fede e impegno alla testimonianza.Tra i riti che caratterizzano la celebrazione della Veglia, bril-la all’inizio la preparazione del Cero. Il celebrante traccia su di esso, acceso dal fuoco nuovo benedetto, il segno della croce e la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, Alfa e Omega. Poi il cero, portato in processione ricorda la colon-na di fuoco con la quale Dio mostrava la via al suo popolo liberato dalla terra di schiavitù e di tenebra e condotto alla terra di libertà e di luce. Quella luce è Cristo che conduce i credenti alla vera Pasqua. Dopo che il Cero è stato posto

sul candelabro e la luce si è diffusa tra tutti, rischiarando non solo il tempio ma tutto il mondo, la gioia dei redenti non può contenersi ed esplode nell’antico inno dell’Exultet che intesse le lodi di quella notte e canta il trionfo di Cristo sulla morte. Non c’è annuncio più solenne di questo in tutto l’anno liturgico e in tutta la vita della Chiesa. Il Cero, “frutto del lavoro delle api”, è anche la Chiesa che “risplende della gloria del suo Signore”. Questi motivi di profonda esultanza mi hanno portato a desi-derare che anche la Cattedrale di Bari fosse impreziosita da un candelabro che non solo reggesse il Cero pasquale ma, con la sua bellezza artistica, narrasse il mistero infinito della creazione e ancor più della redenzione. Ed ecco nascere dalla maestria dell’artista veronese Albano Poli un vero monu-mentum resurrectionis, una colonna marmorea per custodire il simbolo pasquale del Cristo Signore, il Cero pasquale, e rac-contare, attraverso le immagini scolpite nella pietra, la storia della salvezza dell’umanità. L’icona del Candelabro si inserisce tra le altre icone pasqua-li della nostra chiesa madre: l’ambone, il battistero, l’altare. Collocato presso l’ambone, icona spaziale della tomba vuo-ta da dove si annuncia la risurrezione di Cristo, il candelabro inviterà tutti coloro che sono stati iniziati alla fede mediante i sacramenti pasquali, a non perdere mai di vista il cammi-no della storia di salvezza che li ha illuminati, ma nello stesso tempo continuerà a raccontare quella storia a quanti vorran-no accostarsi ad essa, affascinati dalla testimonianza della Chiesa.Insieme alla tradizione dei nostri preziosi rotoli liturgici dell’Exul-tet e del Benedizionale, memoria e profezia per l’intera Chiesa barese, il segno del candelabro pasquale ci addita ancor più la Veglia pasquale, paradigma di fede, perché il canto nuo-vo dei redenti non si affievolisca all’interno della Chiesa ma si manifesti nella bellezza artistica dei monumenti e risuoni so-prattutto nella bontà dei suoi figli.

Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto

S.E. Mons. Francesco Cacucci

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico3 4

Sono note a tutti l’importanza e la bellezza della celebrazione della Veglia pasquale, “madre di tutte le sante veglie”. Con i suoi segni, le parole e i gesti, che attraverso i secoli sono giunti fino a noi, quella celebrazione ci ripresenta alla Risurrezione del Signore che, insieme alla sua morte, è fondamento del-la nostra fede e rivela la nostra dignità. Per questo nell’Anno della fede, che celebriamo nel cinquantesimo anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, ho indicato la Veglia pa-squale come paradigma del cammino di fede e impegno alla testimonianza.Tra i riti che caratterizzano la celebrazione della Veglia, bril-la all’inizio la preparazione del Cero. Il celebrante traccia su di esso, acceso dal fuoco nuovo benedetto, il segno della croce e la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, Alfa e Omega. Poi il cero, portato in processione ricorda la colon-na di fuoco con la quale Dio mostrava la via al suo popolo liberato dalla terra di schiavitù e di tenebra e condotto alla terra di libertà e di luce. Quella luce è Cristo che conduce i credenti alla vera Pasqua. Dopo che il Cero è stato posto

sul candelabro e la luce si è diffusa tra tutti, rischiarando non solo il tempio ma tutto il mondo, la gioia dei redenti non può contenersi ed esplode nell’antico inno dell’Exultet che intesse le lodi di quella notte e canta il trionfo di Cristo sulla morte. Non c’è annuncio più solenne di questo in tutto l’anno liturgico e in tutta la vita della Chiesa. Il Cero, “frutto del lavoro delle api”, è anche la Chiesa che “risplende della gloria del suo Signore”. Questi motivi di profonda esultanza mi hanno portato a desi-derare che anche la Cattedrale di Bari fosse impreziosita da un candelabro che non solo reggesse il Cero pasquale ma, con la sua bellezza artistica, narrasse il mistero infinito della creazione e ancor più della redenzione. Ed ecco nascere dalla maestria dell’artista veronese Albano Poli un vero monu-mentum resurrectionis, una colonna marmorea per custodire il simbolo pasquale del Cristo Signore, il Cero pasquale, e rac-contare, attraverso le immagini scolpite nella pietra, la storia della salvezza dell’umanità. L’icona del Candelabro si inserisce tra le altre icone pasqua-li della nostra chiesa madre: l’ambone, il battistero, l’altare. Collocato presso l’ambone, icona spaziale della tomba vuo-ta da dove si annuncia la risurrezione di Cristo, il candelabro inviterà tutti coloro che sono stati iniziati alla fede mediante i sacramenti pasquali, a non perdere mai di vista il cammi-no della storia di salvezza che li ha illuminati, ma nello stesso tempo continuerà a raccontare quella storia a quanti vorran-no accostarsi ad essa, affascinati dalla testimonianza della Chiesa.Insieme alla tradizione dei nostri preziosi rotoli liturgici dell’Exul-tet e del Benedizionale, memoria e profezia per l’intera Chiesa barese, il segno del candelabro pasquale ci addita ancor più la Veglia pasquale, paradigma di fede, perché il canto nuo-vo dei redenti non si affievolisca all’interno della Chiesa ma si manifesti nella bellezza artistica dei monumenti e risuoni so-prattutto nella bontà dei suoi figli.

Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto

S.E. Mons. Francesco Cacucci

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico5 6

Realizzare il candelabro monumentale per la Cattedrale di Bari è stato un grande onore e un’occasione speciale per creare qualcosa di unico, nuovo e al tempo stesso in comu-nione con le opere già presenti in questa bellissima chiesa. Il risultato è il frutto di un percorso di ricerca e di dialogo con l’Arcivescovo di Bari S.E. Mons. Francesco Cacucci e con don Gaetano Coviello, direttore presso l’Ufficio Amministrativo Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Bari, un aperto confronto che ha portato alla realizzazione del bozzetto in scala e del modello in plastilina a grandezza naturale dopo diverse ipotesi e modi-fiche. L’ispirazione è venuta quasi spontaneamente dall’Exultet I di Bari, importante documento che riporta il Canto recitato durante la Veglia Pasquale e che esprime con forza la vittoria della luce sulle tenebre: grazie ad una lettura guidata dalla vastissima cultura di Mons. Cacucci si è sviluppata l’idea di rappresentare con quest’opera la storia della salvezza dell’uo-mo che culmina con la Resurrezione di Cristo. I vari episodi che vengono descritti sono tutti legati dal tema dell’acqua: l’acqua primordiale della creazione, l’acqua protettrice del-la fuga d’Egitto, l’acqua purificatrice del Battesimo, l’acqua che si trasforma in vino grazie alla fede di Maria, l’acqua che nella Gerusalemme Celeste sgorga dal trono dell’Agnello. La realizzazione di questo candelabro è stato un lavoro emozio-nante: lo studio e la realizzazione della plastilina, vedere le scene emergere dalla pietra pregne del loro simbolismo e comunicanti le une con le altre, la grande soddisfazione una volta completata; la pietra di Trani, la pietra della cattedrale di Bari, è allegoria dell’Uomo modellato dalla Fede e in cammi-no con la Comunità, la stessa che si riunisce attorno a questo simbolo di Salvezza nei momenti più importanti della Liturgia e dei Sacramenti. Spero vivamente che quest’opera sia un messaggio di Fede e di Speranza, che riesca ad emozionare e sorprendere chiun-que visiti la maestosa Cattedrale di Bari: un’opera di valorizza-zione del cero Pasquale e del suo significato, visione e perce-zione, seppur limitata, dell’amore di Dio per l’Uomo.

Albano Poli

Albano Poli

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico5 6

Realizzare il candelabro monumentale per la Cattedrale di Bari è stato un grande onore e un’occasione speciale per creare qualcosa di unico, nuovo e al tempo stesso in comu-nione con le opere già presenti in questa bellissima chiesa. Il risultato è il frutto di un percorso di ricerca e di dialogo con l’Arcivescovo di Bari S.E. Mons. Francesco Cacucci e con don Gaetano Coviello, direttore presso l’Ufficio Amministrativo Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Bari, un aperto confronto che ha portato alla realizzazione del bozzetto in scala e del modello in plastilina a grandezza naturale dopo diverse ipotesi e modi-fiche. L’ispirazione è venuta quasi spontaneamente dall’Exultet I di Bari, importante documento che riporta il Canto recitato durante la Veglia Pasquale e che esprime con forza la vittoria della luce sulle tenebre: grazie ad una lettura guidata dalla vastissima cultura di Mons. Cacucci si è sviluppata l’idea di rappresentare con quest’opera la storia della salvezza dell’uo-mo che culmina con la Resurrezione di Cristo. I vari episodi che vengono descritti sono tutti legati dal tema dell’acqua: l’acqua primordiale della creazione, l’acqua protettrice del-la fuga d’Egitto, l’acqua purificatrice del Battesimo, l’acqua che si trasforma in vino grazie alla fede di Maria, l’acqua che nella Gerusalemme Celeste sgorga dal trono dell’Agnello. La realizzazione di questo candelabro è stato un lavoro emozio-nante: lo studio e la realizzazione della plastilina, vedere le scene emergere dalla pietra pregne del loro simbolismo e comunicanti le une con le altre, la grande soddisfazione una volta completata; la pietra di Trani, la pietra della cattedrale di Bari, è allegoria dell’Uomo modellato dalla Fede e in cammi-no con la Comunità, la stessa che si riunisce attorno a questo simbolo di Salvezza nei momenti più importanti della Liturgia e dei Sacramenti. Spero vivamente che quest’opera sia un messaggio di Fede e di Speranza, che riesca ad emozionare e sorprendere chiun-que visiti la maestosa Cattedrale di Bari: un’opera di valorizza-zione del cero Pasquale e del suo significato, visione e perce-zione, seppur limitata, dell’amore di Dio per l’Uomo.

Albano Poli

Albano Poli

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico

PrefazioneIl candelabro monumentale per il Cero pasquale realizzato per la Cattedrale di Bari, ispirandosi alla tradizione, si sviluppa in un registro che scorre avvolgendo la colonna marmorea e rievocando l’Exultet di Bari (X-XI sec.), storico documento mi-niato riportante il testo liturgico, che invita i fedeli ad esultare per il compimento del mistero pasquale. Le immagini voglio-no però, in questo caso, ripercorrere la storia della salvezza dell’uomo, dall’antico al nuovo testamento, da Adamo alla Resurrezione di Cristo. Alla base, quasi a sorreggere questo racconto per immagini, le figure dei Profeti e dei Santi Vescovi Nicola e Sabino, intervallati dai simboli degli evangelisti.Elemento importante è l’acqua che con la sua simbologia collega tra loro gli episodi della Bibbia.

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I profetiIsaia ed Ezechiele sono tra i piu importanti profeti dell’antico testamento, coloro che parlano con Dio e trasmettono la Sua Parola.

IsaiaIsaia, purificato dal Signore, è il profeta che più di tutti ha pre-detto con chiarezza la venuta del Salvatore:“Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio: e il Suo Nome sarà Emanuele [Dio con noi]” (Is 7,14).“Iddio Onnipotente, il Padre del secolo venturo, il Principe del-la Pace” (Is 9,6). “si apriranno gli occhi dei ciechi e le orecchie dei sordi si schiuderanno... lo zoppo salterà come il cervo, e la lingua del muto si scioglierà” (Is 35,5-6).“Sorgi, splendi, o Gerusalemme: perchè è giunta la tua luce, e la gloria del Signore è sorta su di te... E le genti cammine-ranno alla tua luce, e i re allo splendore che sorgerà da te.... Una moltitudine di cammelli ti coprirà, i dromedari di Madian ed Efa. Tutti quelli di Saba verranno, portando oro e incenso e dando lode al Signore” (Is 60,1-6).

Sempre Isaia ci dice che Il Salvatore sarebbe stato paziente come un agnello nelle Sue sofferenze (Is 53,7), che avrebbe pregato per i suoi nemici (Is 53,12). Sarebbe morto volonta-riamente e per i nostri peccati (Is 53,4-7), e un ricco avrebbe provveduto alla sua sepoltura (Is 53,9), e che il suo Sepolcro sarebbe stato glorioso (Is 11,10).

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico

PrefazioneIl candelabro monumentale per il Cero pasquale realizzato per la Cattedrale di Bari, ispirandosi alla tradizione, si sviluppa in un registro che scorre avvolgendo la colonna marmorea e rievocando l’Exultet di Bari (X-XI sec.), storico documento mi-niato riportante il testo liturgico, che invita i fedeli ad esultare per il compimento del mistero pasquale. Le immagini voglio-no però, in questo caso, ripercorrere la storia della salvezza dell’uomo, dall’antico al nuovo testamento, da Adamo alla Resurrezione di Cristo. Alla base, quasi a sorreggere questo racconto per immagini, le figure dei Profeti e dei Santi Vescovi Nicola e Sabino, intervallati dai simboli degli evangelisti.Elemento importante è l’acqua che con la sua simbologia collega tra loro gli episodi della Bibbia.

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I profetiIsaia ed Ezechiele sono tra i piu importanti profeti dell’antico testamento, coloro che parlano con Dio e trasmettono la Sua Parola.

IsaiaIsaia, purificato dal Signore, è il profeta che più di tutti ha pre-detto con chiarezza la venuta del Salvatore:“Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio: e il Suo Nome sarà Emanuele [Dio con noi]” (Is 7,14).“Iddio Onnipotente, il Padre del secolo venturo, il Principe del-la Pace” (Is 9,6). “si apriranno gli occhi dei ciechi e le orecchie dei sordi si schiuderanno... lo zoppo salterà come il cervo, e la lingua del muto si scioglierà” (Is 35,5-6).“Sorgi, splendi, o Gerusalemme: perchè è giunta la tua luce, e la gloria del Signore è sorta su di te... E le genti cammine-ranno alla tua luce, e i re allo splendore che sorgerà da te.... Una moltitudine di cammelli ti coprirà, i dromedari di Madian ed Efa. Tutti quelli di Saba verranno, portando oro e incenso e dando lode al Signore” (Is 60,1-6).

Sempre Isaia ci dice che Il Salvatore sarebbe stato paziente come un agnello nelle Sue sofferenze (Is 53,7), che avrebbe pregato per i suoi nemici (Is 53,12). Sarebbe morto volonta-riamente e per i nostri peccati (Is 53,4-7), e un ricco avrebbe provveduto alla sua sepoltura (Is 53,9), e che il suo Sepolcro sarebbe stato glorioso (Is 11,10).

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico

EzechieleEzechiele è il profeta dello Spirito, le cui profezie furono ar-ticolate, simboliche e dettagliate. E’ il profeta di un popolo dilaniato, diviso in due tra Babilonia e Giudea, un popolo biso-gnoso di nuova speranza, di un innovamento attraverso Dio. Ezechiele riprende ciò che dissero prima di lui Isaia e Geremia ma attraverso il suo simbolismo riusciamo a percepire l’amore di Dio verso i suoi figli, l’immensa potenza di Dio attraverso la

quale Egli compirà la sua misericordia.

“Così dice Dio, il Signore: Ma io prenderò l’alta vetta del ce-dro e la porrò in terra; dai più alti dei suoi giovani rami strap-però un tenero ramoscello e lo pianterò sopra un monte alto, elevato. Lo pianterò sull’alto monte d’Israele; esso metterà rami, porterà frutto, e diventerà un cedro magnifico. Gli uc-celli di ogni specie si rifugeranno sotto di lui; troveranno rifu-gio all’ombra dei suoi rami. Tutti gli alberi della campagna sapranno che io, il Signore, ho abbassato l’albero che era su in alto, ho innalzato l’albero che era giù in basso, ho fatto seccare l’albero verde, e ho fatto germogliare l’albero secco. Io, il Signore, l’ho detto e lo farò”. (Ez 17, 22-24)“Io vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese; vi aspergerò d’acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e os-serverete e metterete in pratica le mie prescrizioni. Abiterete nel paese che io diedi ai vostri padri, sarete il mio popolo, e io sarò il vostro Dio. Io vi libererò da tutte le vostre impurità”. (Ez 36, 24-29).

Ad Ezechiele inoltre apparve «una grande nube, tutta circon-data da bagliori» (Ez 1, 4); nel mezzo della nube quattro es-seri viventi dotati di quattro ali e quattro facce con il volto di uomo, leone, bue e aquila, identificati successivamente con cherubini (Ez 10, 14). Gli esseri tetramorfi sono posti alla base di una volta su cui poggiava il Trono di Dio (del cui movimen-to sembrano occuparsi). Secondo San Gerolamo il tetramor-fo, che troviamo anche nell’Exultet di Bari, sintetizza la totalità del mistero cristiano: Incarnazione (l’uomo), Passione (il bue), Resurrezione (il leone), Ascensione (l’aquila).

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EzechieleEzechiele è il profeta dello Spirito, le cui profezie furono ar-ticolate, simboliche e dettagliate. E’ il profeta di un popolo dilaniato, diviso in due tra Babilonia e Giudea, un popolo biso-gnoso di nuova speranza, di un innovamento attraverso Dio. Ezechiele riprende ciò che dissero prima di lui Isaia e Geremia ma attraverso il suo simbolismo riusciamo a percepire l’amore di Dio verso i suoi figli, l’immensa potenza di Dio attraverso la

quale Egli compirà la sua misericordia.

“Così dice Dio, il Signore: Ma io prenderò l’alta vetta del ce-dro e la porrò in terra; dai più alti dei suoi giovani rami strap-però un tenero ramoscello e lo pianterò sopra un monte alto, elevato. Lo pianterò sull’alto monte d’Israele; esso metterà rami, porterà frutto, e diventerà un cedro magnifico. Gli uc-celli di ogni specie si rifugeranno sotto di lui; troveranno rifu-gio all’ombra dei suoi rami. Tutti gli alberi della campagna sapranno che io, il Signore, ho abbassato l’albero che era su in alto, ho innalzato l’albero che era giù in basso, ho fatto seccare l’albero verde, e ho fatto germogliare l’albero secco. Io, il Signore, l’ho detto e lo farò”. (Ez 17, 22-24)“Io vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese; vi aspergerò d’acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e os-serverete e metterete in pratica le mie prescrizioni. Abiterete nel paese che io diedi ai vostri padri, sarete il mio popolo, e io sarò il vostro Dio. Io vi libererò da tutte le vostre impurità”. (Ez 36, 24-29).

Ad Ezechiele inoltre apparve «una grande nube, tutta circon-data da bagliori» (Ez 1, 4); nel mezzo della nube quattro es-seri viventi dotati di quattro ali e quattro facce con il volto di uomo, leone, bue e aquila, identificati successivamente con cherubini (Ez 10, 14). Gli esseri tetramorfi sono posti alla base di una volta su cui poggiava il Trono di Dio (del cui movimen-to sembrano occuparsi). Secondo San Gerolamo il tetramor-fo, che troviamo anche nell’Exultet di Bari, sintetizza la totalità del mistero cristiano: Incarnazione (l’uomo), Passione (il bue), Resurrezione (il leone), Ascensione (l’aquila).

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Marco è raffigurato come leone.Nel Vangelo di Marco viene maggior-mente indicata la regalità, la forza, la maestà del Cristo: in particolare i nu-merosi miracoli accentuano l’aspetto secondo cui Cristo vince il male.Inoltre è proprio questo Vangelo che narra della voce di San Giovanni Battista che, nel deserto, si eleva simi-le a un ruggito (di un leone, appunto), preannunciando agli uomini la venuta del Cristo.

Luca è raffigurato come bue ovvero come un vitello, simbolo di tenerezza, dolcezza e mansuetudine, caratteri di-stintivi di questo Vangelo per descrizio-ne e teologia.

Giovanni è raffigurato come un’aqui-la. Il suo Vangelo infatti ha una visione maggiormente teologica, e quindi è quello che ha la vista più acuta. L’aquila è quello che vola più in alto di tutti gli esseri e che, unico fra tutti, può vedere il sole con gli occhi senza accecarsi, os-sia vedere verso i cieli e verso l’Assoluto, verso Dio. Il Vangelo di Giovanni infatti si apre con parole di forte carica trascen-dente: « In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. »(Gv 1, 1)

Gli EvangelistiLe fonti più antiche che fanno riferimento agli evangelisti risal-gono a Sant’Ireneo di Lione che nel suo Adversus Haereses, scritto nel II secolo, molto succintamente, così informava su questi:

« Cosi Matteo scrisse nella lingua degli Ebrei il primo van-gelo, al tempo in cui Pietro e Paolo evangelizzavano Roma e vi fondarono la Chiesa. Dopo la partenza di questi ultimi, Marco, discepolo e interprete di Pietro, mise per scritto quello che Pietro predicava. Dal canto suo Luca, il compagno di Paolo, consegnava in un libro il vangelo che il suo maestro predicava. Poi Giovanni, il discepolo del Signore, quello che si

era addormentato sul suo petto, pubblicò anche lui un vangelo quando si trovava a Efeso in Asia »

(Adv. Hae. III Preliminare)

Ispirati da Dio gli Evangelisti sono i nuovi portavoce della parola

di Dio, attraverso la descrizionedella Vita del Salvatore.

Matteo è raffigurato come uomo (o angelo: tutte le figure sono infatti alate)Il vangelo di Matteo è quello che mette più in risalto l’umanità del Cristo (il Figlio dell’Uomo, come viene spesso indica-to). Il testo esordisce con la discenden-za di Gesù e, in seguito, narra la sua infanzia, sottolineandone quindi il suo lato umano.11 12

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Marco è raffigurato come leone.Nel Vangelo di Marco viene maggior-mente indicata la regalità, la forza, la maestà del Cristo: in particolare i nu-merosi miracoli accentuano l’aspetto secondo cui Cristo vince il male.Inoltre è proprio questo Vangelo che narra della voce di San Giovanni Battista che, nel deserto, si eleva simi-le a un ruggito (di un leone, appunto), preannunciando agli uomini la venuta del Cristo.

Luca è raffigurato come bue ovvero come un vitello, simbolo di tenerezza, dolcezza e mansuetudine, caratteri di-stintivi di questo Vangelo per descrizio-ne e teologia.

Giovanni è raffigurato come un’aqui-la. Il suo Vangelo infatti ha una visione maggiormente teologica, e quindi è quello che ha la vista più acuta. L’aquila è quello che vola più in alto di tutti gli esseri e che, unico fra tutti, può vedere il sole con gli occhi senza accecarsi, os-sia vedere verso i cieli e verso l’Assoluto, verso Dio. Il Vangelo di Giovanni infatti si apre con parole di forte carica trascen-dente: « In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. »(Gv 1, 1)

Gli EvangelistiLe fonti più antiche che fanno riferimento agli evangelisti risal-gono a Sant’Ireneo di Lione che nel suo Adversus Haereses, scritto nel II secolo, molto succintamente, così informava su questi:

« Cosi Matteo scrisse nella lingua degli Ebrei il primo van-gelo, al tempo in cui Pietro e Paolo evangelizzavano Roma e vi fondarono la Chiesa. Dopo la partenza di questi ultimi, Marco, discepolo e interprete di Pietro, mise per scritto quello che Pietro predicava. Dal canto suo Luca, il compagno di Paolo, consegnava in un libro il vangelo che il suo maestro predicava. Poi Giovanni, il discepolo del Signore, quello che si

era addormentato sul suo petto, pubblicò anche lui un vangelo quando si trovava a Efeso in Asia »

(Adv. Hae. III Preliminare)

Ispirati da Dio gli Evangelisti sono i nuovi portavoce della parola

di Dio, attraverso la descrizionedella Vita del Salvatore.

Matteo è raffigurato come uomo (o angelo: tutte le figure sono infatti alate)Il vangelo di Matteo è quello che mette più in risalto l’umanità del Cristo (il Figlio dell’Uomo, come viene spesso indica-to). Il testo esordisce con la discenden-za di Gesù e, in seguito, narra la sua infanzia, sottolineandone quindi il suo lato umano.11 12

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I Patroni di BariSan Nicola di Bari naque tra il 261 e il 280. Crebbe in un am-biente di fede cristiana e alla morte prematura dei suoi lasciò la sua città natale trasferendosi a Myra dove venne ordinato sacerdote. Alla morte del vescovo di Myra, venne acclamato dal popolo come nuovo vescovo.Imprigionato ed esiliato nel 305 durante le persecuzioni ema-nate da Diocleziano, fu poi liberato da Costantino nel 313 e riprese l’attività apostolica.

Morì a Myra il 6 dicembre, presumibilmente dell’anno 343, for-se nel monastero di Sion.

Il culto si diffuse dapprima in Asia Minore, con pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell’abitato di Myra. Numerosi scritti ne fecero progressivamente diffondere la venerazione verso il mondo bizantino-slavo e in Occidente, a partire da Roma e dal Meridione d’Italia, allora soggetto a Bisanzio. San Nicola è così diventato già nel Medioevo uno dei santi più popolari del Cristianesimo e protagonista di molte leggende riguardanti miracoli a favore di poveri e defraudati.

Si narra che Nicola, venuto a conoscenza di un ricco uomo decaduto che voleva avviare le sue tre figlie alla prostituzione perché non poteva farle maritare decorosamente, abbia pre-so una buona quantità di denaro, lo abbia avvolto in un pan-no e, di notte, l’abbia gettato nella casa dell’uomo in tre notti consecutive, in modo che le tre figlie avessero la dote per il matrimonio. Anche per questo episodio, è venerato come protettore dei bambini e dei fanciulli.Le sue spoglie furono conservate nella cattedrale di Myra fino al 1087.

Quando Myra cadde in mano musulmana, una spedizione barese di 62 marinai, tra i quali i sacerdoti Lupo e Grimoldo, raggiunse Myra e si impadronì delle spoglie di Nicola che giunsero a Bari l’8 maggio 1087.Le reliquie furono depositate nella chiesa dei benedettini (oggi chiesa di San Michele Arcangelo) L’abate Elia, futuro vescovo, promosse tuttavia l’edificazione di una nuova chiesa dedicata al santo, che fu consacrata due anni dopo da Papa Urbano II in occasione della definitiva collocazione delle reliquie sotto l’altare della cripta. Da allora san Nicola divenne copatrono di Bari [assieme a San Sabino] e le date del 6 dicembre (giorno della morte del santo) e 9 maggio (giorno dell’arrivo delle reli-quie) furono dichiarate festive per la città.Il suo emblema è il bastone pastorale, assieme alla mitra, e tre sacchetti di monete, queste in relazione alla leggenda della dote concessa alle tre fanciulle.

1413

Secondo la tradizione durante il Concilio di Nicea del 325 avrebbe condannato

duramente l’eresia dell’arianesimo, difen-dendo la fede cattolica, e in un momen-to d’impeto avrebbe preso a schiaffi Ario.

Gli scritti di sant’Andrea di Creta e di san Giovanni Damasceno

confermerebbero la suafede radicata nei principidell’ortodossia cattolica.

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I Patroni di BariSan Nicola di Bari naque tra il 261 e il 280. Crebbe in un am-biente di fede cristiana e alla morte prematura dei suoi lasciò la sua città natale trasferendosi a Myra dove venne ordinato sacerdote. Alla morte del vescovo di Myra, venne acclamato dal popolo come nuovo vescovo.Imprigionato ed esiliato nel 305 durante le persecuzioni ema-nate da Diocleziano, fu poi liberato da Costantino nel 313 e riprese l’attività apostolica.

Morì a Myra il 6 dicembre, presumibilmente dell’anno 343, for-se nel monastero di Sion.

Il culto si diffuse dapprima in Asia Minore, con pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell’abitato di Myra. Numerosi scritti ne fecero progressivamente diffondere la venerazione verso il mondo bizantino-slavo e in Occidente, a partire da Roma e dal Meridione d’Italia, allora soggetto a Bisanzio. San Nicola è così diventato già nel Medioevo uno dei santi più popolari del Cristianesimo e protagonista di molte leggende riguardanti miracoli a favore di poveri e defraudati.

Si narra che Nicola, venuto a conoscenza di un ricco uomo decaduto che voleva avviare le sue tre figlie alla prostituzione perché non poteva farle maritare decorosamente, abbia pre-so una buona quantità di denaro, lo abbia avvolto in un pan-no e, di notte, l’abbia gettato nella casa dell’uomo in tre notti consecutive, in modo che le tre figlie avessero la dote per il matrimonio. Anche per questo episodio, è venerato come protettore dei bambini e dei fanciulli.Le sue spoglie furono conservate nella cattedrale di Myra fino al 1087.

Quando Myra cadde in mano musulmana, una spedizione barese di 62 marinai, tra i quali i sacerdoti Lupo e Grimoldo, raggiunse Myra e si impadronì delle spoglie di Nicola che giunsero a Bari l’8 maggio 1087.Le reliquie furono depositate nella chiesa dei benedettini (oggi chiesa di San Michele Arcangelo) L’abate Elia, futuro vescovo, promosse tuttavia l’edificazione di una nuova chiesa dedicata al santo, che fu consacrata due anni dopo da Papa Urbano II in occasione della definitiva collocazione delle reliquie sotto l’altare della cripta. Da allora san Nicola divenne copatrono di Bari [assieme a San Sabino] e le date del 6 dicembre (giorno della morte del santo) e 9 maggio (giorno dell’arrivo delle reli-quie) furono dichiarate festive per la città.Il suo emblema è il bastone pastorale, assieme alla mitra, e tre sacchetti di monete, queste in relazione alla leggenda della dote concessa alle tre fanciulle.

1413

Secondo la tradizione durante il Concilio di Nicea del 325 avrebbe condannato

duramente l’eresia dell’arianesimo, difen-dendo la fede cattolica, e in un momen-to d’impeto avrebbe preso a schiaffi Ario.

Gli scritti di sant’Andrea di Creta e di san Giovanni Damasceno

confermerebbero la suafede radicata nei principidell’ortodossia cattolica.

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Il Paradiso Terrestre e il Peccato OriginaleLa seconda immagine quindi, tratta dalla Genesi, raffigura il giardino dell’Eden, il luogo che Dio ha creato per l’uomo e la donna. Nel giardino Adamo ed Eva hanno mangiato il Frutto dell’Albero della Conoscenza ingannati dal serpente e ven-gono per questo cacciati dall’angelo con la spada fiammeg-giante, non prima di una profezia di Salvezza che vedrà il suo compimento in Maria.“E io porro inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; esso ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calca-gno” (Gen 3,15)

San Sabino: (461 – 9 febbraio 566) fu vescovo di Canosa dal 514. Immediatamente dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidentee fu inviato come legato Pontificio a Costantinopoli per due volte, nel 525 e nel 536. Nel 531 (sotto il papato di Bonifacio II) partecipò al Sinodo romano. Costruttore di chiese ed edifici, seguendo la disciplina bene-dettina dell’ Ora et labora, dopo circa 52 anni di episcopato, Sabino morì il 9 febbraio del 566.Amico di Benedetto da Norcia, secondo la leggenda agio-grafica riuscì a salvare Canosa di Puglia dalla minaccia del re Ostrogoto Totila. Si narra infatti che Totila volle testare le doti profetiche del Vescovo (548), ormai vecchio e cieco. L’invasore, spacciandosi per servitore, gli offrì un calice di vino, ma Sabino non si fece trarre in inganno, impressionando Totila che rinunciò al saccheggio.Non fu l’unico miracolo del vescovo Sabino: un’altra leggenda narra che un geloso arcidiacono tentò di avve-lenarlo: egli bevve l’intruglio, ma non morì; a perire fu infatti il prelato che aveva attentato alla vita del santo. Perciò la liturgia lo raffigura come pro-tettore dai veleni.La salma fu traslatanell’attuale Cattedraledi Canosa il1º agosto di unanno imprecisatodel VIII secolodal vescovo Pietro.

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LA STORIA DELLA SALVEZZALa Gerusalemme CelesteIl registro inizia con unavisione dellaGerusalemme Celeste. E’ la visione diGiovanni Evangelistasu ciò che sarà, il Regno Celeste dove Dio vivrà con gli uomini alla fine dei tempi. Si è voluto rievocare quest’immagine all’i-nizio del ciclo per meglio comprendere il tema trattato, quasi una premessa attraverso una visione del regno di Dio, quel luogo dove tutto ha avuto inizio e tuttò avrà fine. Nell’Exultet è il luogo dell’esultanza delle schiere angeliche che con un chia-ro riferimento al Giubileo suonano la Tromba della Salvezza; è Israele, la terra promessa, la Figlia di Sion che grida di Gioia e sulla quale brilla la gloria del Signore. Così anche la storia della salvezza raffigurata in questo candelabro inizia con la visione della città eterna, ad indicare che fin dal principio è nella mente di Dio la salvezza dell’umanità dal peccato ori-ginale e dalla morte, idea rafforzata simbolicamente da una stella cometa.

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Il Paradiso Terrestre e il Peccato OriginaleLa seconda immagine quindi, tratta dalla Genesi, raffigura il giardino dell’Eden, il luogo che Dio ha creato per l’uomo e la donna. Nel giardino Adamo ed Eva hanno mangiato il Frutto dell’Albero della Conoscenza ingannati dal serpente e ven-gono per questo cacciati dall’angelo con la spada fiammeg-giante, non prima di una profezia di Salvezza che vedrà il suo compimento in Maria.“E io porro inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; esso ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calca-gno” (Gen 3,15)

San Sabino: (461 – 9 febbraio 566) fu vescovo di Canosa dal 514. Immediatamente dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidentee fu inviato come legato Pontificio a Costantinopoli per due volte, nel 525 e nel 536. Nel 531 (sotto il papato di Bonifacio II) partecipò al Sinodo romano. Costruttore di chiese ed edifici, seguendo la disciplina bene-dettina dell’ Ora et labora, dopo circa 52 anni di episcopato, Sabino morì il 9 febbraio del 566.Amico di Benedetto da Norcia, secondo la leggenda agio-grafica riuscì a salvare Canosa di Puglia dalla minaccia del re Ostrogoto Totila. Si narra infatti che Totila volle testare le doti profetiche del Vescovo (548), ormai vecchio e cieco. L’invasore, spacciandosi per servitore, gli offrì un calice di vino, ma Sabino non si fece trarre in inganno, impressionando Totila che rinunciò al saccheggio.Non fu l’unico miracolo del vescovo Sabino: un’altra leggenda narra che un geloso arcidiacono tentò di avve-lenarlo: egli bevve l’intruglio, ma non morì; a perire fu infatti il prelato che aveva attentato alla vita del santo. Perciò la liturgia lo raffigura come pro-tettore dai veleni.La salma fu traslatanell’attuale Cattedraledi Canosa il1º agosto di unanno imprecisatodel VIII secolodal vescovo Pietro.

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LA STORIA DELLA SALVEZZALa Gerusalemme CelesteIl registro inizia con unavisione dellaGerusalemme Celeste. E’ la visione diGiovanni Evangelistasu ciò che sarà, il Regno Celeste dove Dio vivrà con gli uomini alla fine dei tempi. Si è voluto rievocare quest’immagine all’i-nizio del ciclo per meglio comprendere il tema trattato, quasi una premessa attraverso una visione del regno di Dio, quel luogo dove tutto ha avuto inizio e tuttò avrà fine. Nell’Exultet è il luogo dell’esultanza delle schiere angeliche che con un chia-ro riferimento al Giubileo suonano la Tromba della Salvezza; è Israele, la terra promessa, la Figlia di Sion che grida di Gioia e sulla quale brilla la gloria del Signore. Così anche la storia della salvezza raffigurata in questo candelabro inizia con la visione della città eterna, ad indicare che fin dal principio è nella mente di Dio la salvezza dell’umanità dal peccato ori-ginale e dalla morte, idea rafforzata simbolicamente da una stella cometa.

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Il Diluvio Universale e il Patto rinnovatoContinuando nel registro troviamo l’episodio biblico del Diluvio Universale: Noè, unico degno di esser salvato assieme alla sua famiglia, crea un’Arca con la quale sopravvive al casti-go Divino e con lui ogni specie animale. Come nell’Exultet la terra viene liberata dalla Universale caligine attraverso la Resurrezione di Cristo, così l’Universale Diluvio purificò e liberò il mondo. La Città Celeste attraverso le parole dell’Apocalisse di Giovanni ci guida in questa similitudine:

Non entrerà in essa nulla d’impuro, né chi commette abomi-nio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello. (Ap 21,27)

La colomba che porta il ramo d’ulivo è il segno che le acque si sono ritirate, che è possibile ricominciare, mentre l’arcobale-no è il simbolo del rinnovato Patto tra Dio e L’uomo. In questa e nella scena successiva viene posto l’accento sull’importanza della famiglia e dello stare uniti durante questo cammino.

La fuga dall’EgittoIl quarto episodio è Tratto dal Libro dell’Esodo e raffigura la fuga dall’Egitto del Popolo di Dio, grazie ai miracoli compiu-ti da Mosè, e l’arca dell’alleanza contenente le tavole della legge ricevute sul Sinai. È l’episodio piu importante dell’antico testamento, ricordato nella festa della Pasqua ebraica prima dell’istituzione dell’Eucarestia e anche questo è la manifesta-zione dell’amore di Dio attraverso la salvezza e la promessa di una nuova terra dove vivere nel rispetto della legge di Dio. Dio stesso è presente in questo loro cammino, non solo nell’arca dell’alleanza, ma anche come colonna di fuoco guida che indica loro la giusta direzione, un simbolo molto importante che possiamo così comprendere:

Israele nel deserto fu guidato di notte da una colonna di fuo-co, durante il giorno da una nuvola. La nostra colonna di fuo-co, la nostra sacra nuvola è il Cristo risorto, simboleggiato dal cero pasquale acceso. Cristo è la luce; Cristo è via, verità e vita; seguendo Cristo, tenendo fisso lo sguardo del nostro cuore verso Cristo, troviamo la strada giusta.(OMELIA DEL CARD. JOSEPH RATZINGER A NOME DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II Basilica Vaticana Sabato Santo, 26 marzo 2005)

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Il Diluvio Universale e il Patto rinnovatoContinuando nel registro troviamo l’episodio biblico del Diluvio Universale: Noè, unico degno di esser salvato assieme alla sua famiglia, crea un’Arca con la quale sopravvive al casti-go Divino e con lui ogni specie animale. Come nell’Exultet la terra viene liberata dalla Universale caligine attraverso la Resurrezione di Cristo, così l’Universale Diluvio purificò e liberò il mondo. La Città Celeste attraverso le parole dell’Apocalisse di Giovanni ci guida in questa similitudine:

Non entrerà in essa nulla d’impuro, né chi commette abomi-nio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello. (Ap 21,27)

La colomba che porta il ramo d’ulivo è il segno che le acque si sono ritirate, che è possibile ricominciare, mentre l’arcobale-no è il simbolo del rinnovato Patto tra Dio e L’uomo. In questa e nella scena successiva viene posto l’accento sull’importanza della famiglia e dello stare uniti durante questo cammino.

La fuga dall’EgittoIl quarto episodio è Tratto dal Libro dell’Esodo e raffigura la fuga dall’Egitto del Popolo di Dio, grazie ai miracoli compiu-ti da Mosè, e l’arca dell’alleanza contenente le tavole della legge ricevute sul Sinai. È l’episodio piu importante dell’antico testamento, ricordato nella festa della Pasqua ebraica prima dell’istituzione dell’Eucarestia e anche questo è la manifesta-zione dell’amore di Dio attraverso la salvezza e la promessa di una nuova terra dove vivere nel rispetto della legge di Dio. Dio stesso è presente in questo loro cammino, non solo nell’arca dell’alleanza, ma anche come colonna di fuoco guida che indica loro la giusta direzione, un simbolo molto importante che possiamo così comprendere:

Israele nel deserto fu guidato di notte da una colonna di fuo-co, durante il giorno da una nuvola. La nostra colonna di fuo-co, la nostra sacra nuvola è il Cristo risorto, simboleggiato dal cero pasquale acceso. Cristo è la luce; Cristo è via, verità e vita; seguendo Cristo, tenendo fisso lo sguardo del nostro cuore verso Cristo, troviamo la strada giusta.(OMELIA DEL CARD. JOSEPH RATZINGER A NOME DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II Basilica Vaticana Sabato Santo, 26 marzo 2005)

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L’AnnunciazioneDalla Salvezza del Popolo di Israele dell’Antico Testamento passiamo al Nuovo Testamento dove il disegno di salvezza inizia con l’annuncio dell’Angelo Gabriele a Maria che sarà la Madre del Salvatore.Nata senza peccato originale Maria è la donna il cui calca-gno schiaccia la testa del serpente, è la Vergine dalla quale nasce il Verbo Incarnato, che ha permesso a Dio di toglie-re i peccati dal mondo, grazie al cui sacrificio riacquistiamo quell’incorruzione che avevamo prima del peccato originale.Come nell’Exultet I di Bari attraverso la bellissima digressione sulla naturale verginità delle api si rende lode a Maria e al mistero dell’immacolata concezione, così l’annunciazione è l’episodio che richiama ed esalta questo mistero. Per rimar-care questo parallelismo e il legame con l’exultet, su consiglio di Giuseppe Micunco (autore del libro “Exultet I di Bari. Parole e immagini alle origini della letteratura di Puglia”), sono le api stesse ad adornare ed impreziosire l’episodio, portando un se-condo, non meno importante, messaggio:

Queste api, mosse e dirette dall’istinto, vestigio e testimonian-za visibile della sapienza invisibile del Creatore, quali lezioni danno agli uomini, che sono - o dovrebbero essere - guidati dalla ragione, vivo riflesso dell’intelletto divino! Esempio di vita e di attività sociale, in cui ciascuna categoria ha il suo ufficio da adempiere, e lo adempie esattamente - si sarebbe quasi tentati di dire : coscientemente -, senza invidia, senza rivali-tà, nell’ordine, nel posto ad ognuna assegnato, con cura ed amore. Anche l’osservatore più inesperto in materia di apicul-tura ammira la delicatezza e la perfezione di quel lavoro. […] Ah ! se gli uomini sapessero e volessero ascoltare la lezione delle api; se ciascuno sapesse compiere, nell’ordine e nell’a-more, al posto fissato dalla Provvidenza, il suo dovere quoti-diano; […] Lavorando, come le api, nell’ordine e nella pace, gli uomini apprenderebbero a gustare e a far gustare agli altri il frutto delle loro fatiche, il miele e la cera, la dolcezza e la luce nella vita di quaggiù.(DISCORSO DI SUA SANTITA’ PIO XII AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO NAZIONALE ITALIANO DI APICULTURA. Giovedì, 27 novembre 1947)

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L’AnnunciazioneDalla Salvezza del Popolo di Israele dell’Antico Testamento passiamo al Nuovo Testamento dove il disegno di salvezza inizia con l’annuncio dell’Angelo Gabriele a Maria che sarà la Madre del Salvatore.Nata senza peccato originale Maria è la donna il cui calca-gno schiaccia la testa del serpente, è la Vergine dalla quale nasce il Verbo Incarnato, che ha permesso a Dio di toglie-re i peccati dal mondo, grazie al cui sacrificio riacquistiamo quell’incorruzione che avevamo prima del peccato originale.Come nell’Exultet I di Bari attraverso la bellissima digressione sulla naturale verginità delle api si rende lode a Maria e al mistero dell’immacolata concezione, così l’annunciazione è l’episodio che richiama ed esalta questo mistero. Per rimar-care questo parallelismo e il legame con l’exultet, su consiglio di Giuseppe Micunco (autore del libro “Exultet I di Bari. Parole e immagini alle origini della letteratura di Puglia”), sono le api stesse ad adornare ed impreziosire l’episodio, portando un se-condo, non meno importante, messaggio:

Queste api, mosse e dirette dall’istinto, vestigio e testimonian-za visibile della sapienza invisibile del Creatore, quali lezioni danno agli uomini, che sono - o dovrebbero essere - guidati dalla ragione, vivo riflesso dell’intelletto divino! Esempio di vita e di attività sociale, in cui ciascuna categoria ha il suo ufficio da adempiere, e lo adempie esattamente - si sarebbe quasi tentati di dire : coscientemente -, senza invidia, senza rivali-tà, nell’ordine, nel posto ad ognuna assegnato, con cura ed amore. Anche l’osservatore più inesperto in materia di apicul-tura ammira la delicatezza e la perfezione di quel lavoro. […] Ah ! se gli uomini sapessero e volessero ascoltare la lezione delle api; se ciascuno sapesse compiere, nell’ordine e nell’a-more, al posto fissato dalla Provvidenza, il suo dovere quoti-diano; […] Lavorando, come le api, nell’ordine e nella pace, gli uomini apprenderebbero a gustare e a far gustare agli altri il frutto delle loro fatiche, il miele e la cera, la dolcezza e la luce nella vita di quaggiù.(DISCORSO DI SUA SANTITA’ PIO XII AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO NAZIONALE ITALIANO DI APICULTURA. Giovedì, 27 novembre 1947)

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Le Nozze di CanaNelle nozze di Cana Gesù si rivela attraverso il mira-colo dell’acqua trasfor-mata in vino, salvando quel momento di gioia e di festa. E’ il primo mi-racolo, voluto da Maria quando per Gesù non era ancora “giunta la Sua ora”: è un’anticipazione del significato dell’Ora Suprema di Gesù , i cui frutti messianici della redenzione e dello Spirito sono efficacemente raffigurati dal vino come sim-bolo di prosperità e di gioia. A questo ostacolo si è contrap-posta l’immensa e perseverante fede di Maria che impegna i servi nel compimento del miracolo con le parole “Qualunque cosa vi dica, fatelo” (Gv 2,5), consentendo il compimento del primo dei segni attraverso i quali Gesù si è rivelato come il Salvatore, il Messia.

Il Battesimo di GesùStrettamente collegato e conseguente, troviamo il Battesimo di Gesù per mano di Giovanni Battista, momento in cui inizia-no i tre anni di predicazione. E’ il momento in cui Dio rivela che quello è il Suo figlio prediletto attraverso il quale si compirà la salvezza. Nel battesimo siamo liberati dal peccato e rigene-rati come figli di Dio, l’« immersione » nell’acqua è simbolo del seppellimento del catecumeno nella morte di Cristo, dalla quale risorge con lui, quale « nuova creatura » (2 Cor 5,17; Gal 6,15). L’acqua è simbolo della comunione alla morte di Cristo e l’albero della Vita, quindi, spesso intrinsecamente uni-to alla figura della croce, rimarca e rinforza questo significato: lo Spirito Santo ci purifica e ci dona una nuova vita grazie al Sacrificio del Salvatore.

L’ultima CenaA questo inizio, momento di gioia viene richiamato e si con-trappone l’episodio successivo, l’ultima cena, fulcro del credo cristiano, momento in cui viene istituita l’eucarestia, il ricordo della salvezza di Dio attraverso il sacrificio del suo Figlio pre-

diletto. Mediante la celebra-zione eucaristica, ci uniamo già alla liturgia del cielo e anticipiamo la vita eterna, quando Dio sarà « tutto in tutti » (1 Cor 15,28). E’ il ren-dimento di grazie a Dio per le sue opere, è anticipazione della cena delle nozze dell’A-gnello nella Gerusalemme Celeste, è il compimento e il superamento di tutti i sacrifici dell’Antica Alleanza.

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Le Nozze di CanaNelle nozze di Cana Gesù si rivela attraverso il mira-colo dell’acqua trasfor-mata in vino, salvando quel momento di gioia e di festa. E’ il primo mi-racolo, voluto da Maria quando per Gesù non era ancora “giunta la Sua ora”: è un’anticipazione del significato dell’Ora Suprema di Gesù , i cui frutti messianici della redenzione e dello Spirito sono efficacemente raffigurati dal vino come sim-bolo di prosperità e di gioia. A questo ostacolo si è contrap-posta l’immensa e perseverante fede di Maria che impegna i servi nel compimento del miracolo con le parole “Qualunque cosa vi dica, fatelo” (Gv 2,5), consentendo il compimento del primo dei segni attraverso i quali Gesù si è rivelato come il Salvatore, il Messia.

Il Battesimo di GesùStrettamente collegato e conseguente, troviamo il Battesimo di Gesù per mano di Giovanni Battista, momento in cui inizia-no i tre anni di predicazione. E’ il momento in cui Dio rivela che quello è il Suo figlio prediletto attraverso il quale si compirà la salvezza. Nel battesimo siamo liberati dal peccato e rigene-rati come figli di Dio, l’« immersione » nell’acqua è simbolo del seppellimento del catecumeno nella morte di Cristo, dalla quale risorge con lui, quale « nuova creatura » (2 Cor 5,17; Gal 6,15). L’acqua è simbolo della comunione alla morte di Cristo e l’albero della Vita, quindi, spesso intrinsecamente uni-to alla figura della croce, rimarca e rinforza questo significato: lo Spirito Santo ci purifica e ci dona una nuova vita grazie al Sacrificio del Salvatore.

L’ultima CenaA questo inizio, momento di gioia viene richiamato e si con-trappone l’episodio successivo, l’ultima cena, fulcro del credo cristiano, momento in cui viene istituita l’eucarestia, il ricordo della salvezza di Dio attraverso il sacrificio del suo Figlio pre-

diletto. Mediante la celebra-zione eucaristica, ci uniamo già alla liturgia del cielo e anticipiamo la vita eterna, quando Dio sarà « tutto in tutti » (1 Cor 15,28). E’ il ren-dimento di grazie a Dio per le sue opere, è anticipazione della cena delle nozze dell’A-gnello nella Gerusalemme Celeste, è il compimento e il superamento di tutti i sacrifici dell’Antica Alleanza.

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Il Cristo RisortoIl registro si conclude con una visione di Cristo Risorto tra i suoi apostoli, tra i quali ovviamente manca Giuda. E’ uno degli incontri successivi alla Resurrezione e antecedente la Pentecoste è un messaggio forte: Gesù è in mezzo a loro, con loro per infondergli coraggio, preannunciando la venuta dello Spirito Santo e dei suoi Doni. L’immagine, la disposizione de-gli apostoli e di Gesù ci ricorda la visione del Figlio d’Uomo nell’Apocalisse di Giovanni che cammina tra i sette candela-bri raffiguranti le sette chiese: il Risorto è con noi, con la comu-nità, con la Sua Chiesa. Con questa similitudine e attraverso la prima frase del’Exultet I di Bari “Exultet iam angelica turba caelorum!”la scena si ricollega alla prima del ciclo dove gli angeli suo-nano le trombe nella Città Celeste: si è compiuto il disegno di Salvezza.

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L’Agnello: passione e crocifissioneL’Agnello è quindi il simbolo del Sacrificio, dell’ora suprema, che non si è voluto rappresentare attraverso la classica croci-fissione, raffigurazione di un singolo istante, ma attraverso un simbolo che racchiude con pienezza ogni istante della pas-sione. E’ un agnello trafitto e sanguinante nel luogo che può ricordare il golgota ma al tempo stesso fiero e consapevole, la lancia che lo trafigge è la bandiera della resurrezione.Assieme all’Agnello sacrificale ritorna il simbolo dell’albero del-la Vita legato anch’esso alla simbologia della Croce: nella sua costante fioritura l’albero della Croce porta sempre rinnovati frutti di salvezza. L’albero della Croce diventa albero della vita perchè attraverso la Croce siamo salvi, cioè partecipi della vita di Dio.

Bibliografia- MICUNCO GIUSEPPE, Exultet I di Bari. Parole e immagini alle origini della letteratura di Puglia, Stilo Editrice, Bari, 2011

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico

Il Cristo RisortoIl registro si conclude con una visione di Cristo Risorto tra i suoi apostoli, tra i quali ovviamente manca Giuda. E’ uno degli incontri successivi alla Resurrezione e antecedente la Pentecoste è un messaggio forte: Gesù è in mezzo a loro, con loro per infondergli coraggio, preannunciando la venuta dello Spirito Santo e dei suoi Doni. L’immagine, la disposizione de-gli apostoli e di Gesù ci ricorda la visione del Figlio d’Uomo nell’Apocalisse di Giovanni che cammina tra i sette candela-bri raffiguranti le sette chiese: il Risorto è con noi, con la comu-nità, con la Sua Chiesa. Con questa similitudine e attraverso la prima frase del’Exultet I di Bari “Exultet iam angelica turba caelorum!”la scena si ricollega alla prima del ciclo dove gli angeli suo-nano le trombe nella Città Celeste: si è compiuto il disegno di Salvezza.

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L’Agnello: passione e crocifissioneL’Agnello è quindi il simbolo del Sacrificio, dell’ora suprema, che non si è voluto rappresentare attraverso la classica croci-fissione, raffigurazione di un singolo istante, ma attraverso un simbolo che racchiude con pienezza ogni istante della pas-sione. E’ un agnello trafitto e sanguinante nel luogo che può ricordare il golgota ma al tempo stesso fiero e consapevole, la lancia che lo trafigge è la bandiera della resurrezione.Assieme all’Agnello sacrificale ritorna il simbolo dell’albero del-la Vita legato anch’esso alla simbologia della Croce: nella sua costante fioritura l’albero della Croce porta sempre rinnovati frutti di salvezza. L’albero della Croce diventa albero della vita perchè attraverso la Croce siamo salvi, cioè partecipi della vita di Dio.

Bibliografia- MICUNCO GIUSEPPE, Exultet I di Bari. Parole e immagini alle origini della letteratura di Puglia, Stilo Editrice, Bari, 2011

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico25 26Preparazione del modello in plastilina Alcuni momenti della lavorazione del marmo

Il marmo per raccontare la storia della SalvezzaVedere un’idea prendere forma, dal disegno su carta alla pla-stilina, modellata aggiungendo e plasmando, e reinterpretan-do l’opera in marmo, sottraendo e facendo emergere queste scene, prima nascoste, in attesa, e ora vive; tutto questo è un’emozione difficile da descrivere ma che vogliamo trasmet-tere attraverso le foto e le parole: sotto la supervisione e la gui-da del Meastro Albano Poli e grazie alla sua esperienza, aiuta-to dalla manualità di artisti-artigiani del suo atelier, quest’opera è nata, giorno dopo giorno scolpita, non semplicemente da martello e scalpello ma dalla storia e dalla liturgia, da signifi-cati e simboli.

Assieme ad Albano Poli hanno scolpito quest’opera la passio-ne e la fede che il maestro ha percepito durante le sue visite alla Cattedrale e alla città di Bari; ogni giorno quest’opera è scolpita dagli occhi dei fedeli e della comunità per diventare qualcosa di unico per ognuno; un’opera scolpita nel cuore di chi l’ha pensata, di chi l’ha realizzata e di chi riceve da essa il messaggio di Salvezza.

Particolare del modello in plastilina

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico25 26Preparazione del modello in plastilina Alcuni momenti della lavorazione del marmo

Il marmo per raccontare la storia della SalvezzaVedere un’idea prendere forma, dal disegno su carta alla pla-stilina, modellata aggiungendo e plasmando, e reinterpretan-do l’opera in marmo, sottraendo e facendo emergere queste scene, prima nascoste, in attesa, e ora vive; tutto questo è un’emozione difficile da descrivere ma che vogliamo trasmet-tere attraverso le foto e le parole: sotto la supervisione e la gui-da del Meastro Albano Poli e grazie alla sua esperienza, aiuta-to dalla manualità di artisti-artigiani del suo atelier, quest’opera è nata, giorno dopo giorno scolpita, non semplicemente da martello e scalpello ma dalla storia e dalla liturgia, da signifi-cati e simboli.

Assieme ad Albano Poli hanno scolpito quest’opera la passio-ne e la fede che il maestro ha percepito durante le sue visite alla Cattedrale e alla città di Bari; ogni giorno quest’opera è scolpita dagli occhi dei fedeli e della comunità per diventare qualcosa di unico per ognuno; un’opera scolpita nel cuore di chi l’ha pensata, di chi l’ha realizzata e di chi riceve da essa il messaggio di Salvezza.

Particolare del modello in plastilina

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico

Albano PoliAlbano Poli nasce a Verona il 2 agosto 1935. Dopo aver fre-quentato l’accademia d’arte fonda il suo atelier riprendendo lo spirito della bottega rinascimentale in cui il maestro, in colla-borazione con le sue maestranze, crea e produce molteplici forme d’arte, quali vetrate, mosaici, opere in bronzo ed arredi. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi incarichi e riconoscimenti: nel 2009 ha ricevuto la nomina a Cavaliere nell’Ordine Equestre Pontificio di San Gregorio Magno da parte del Card. Bertone consegnatagli dal Card. Andrea di Montezemolo in seguito alla realizzazione delle opere presso la Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura a Roma; nel 2011 ha ricevuto ben due premi Faith&Form Awards, un premio nel-la categoria “Arte Liturgica” per le vetrate realizzate sempre nella Basilica papale di San Paolo fuori le Mura e un premio nella categoria “Design per la Liturgia” per le opere realizzate nella Chiesa Gesù Divino Maestro a Roma. (Faith&Form Awards è un premio internazionale per il design arte e architettura con cadenza annuale e co-organizzato dal quadrimestrale “Faith&Form” e dal dipartimento adeguamento e edilizia di culto dell’AIA - American Institure of Architects - e dall’IFRAA - Interfaith Forum on Religio, Art and Architecture). Le opere di Albano Poli sono presenti in numerosi edifici di importanza storico-artistica come la Basilica di S.Croce di Firenze, la Basilica di S.Chiara di Napoli, la Basilica di S.Antonio a Padova.

27 28Albano Poli assieme a S.E.Mons. Cacucci

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico

Albano PoliAlbano Poli nasce a Verona il 2 agosto 1935. Dopo aver fre-quentato l’accademia d’arte fonda il suo atelier riprendendo lo spirito della bottega rinascimentale in cui il maestro, in colla-borazione con le sue maestranze, crea e produce molteplici forme d’arte, quali vetrate, mosaici, opere in bronzo ed arredi. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi incarichi e riconoscimenti: nel 2009 ha ricevuto la nomina a Cavaliere nell’Ordine Equestre Pontificio di San Gregorio Magno da parte del Card. Bertone consegnatagli dal Card. Andrea di Montezemolo in seguito alla realizzazione delle opere presso la Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura a Roma; nel 2011 ha ricevuto ben due premi Faith&Form Awards, un premio nel-la categoria “Arte Liturgica” per le vetrate realizzate sempre nella Basilica papale di San Paolo fuori le Mura e un premio nella categoria “Design per la Liturgia” per le opere realizzate nella Chiesa Gesù Divino Maestro a Roma. (Faith&Form Awards è un premio internazionale per il design arte e architettura con cadenza annuale e co-organizzato dal quadrimestrale “Faith&Form” e dal dipartimento adeguamento e edilizia di culto dell’AIA - American Institure of Architects - e dall’IFRAA - Interfaith Forum on Religio, Art and Architecture). Le opere di Albano Poli sono presenti in numerosi edifici di importanza storico-artistica come la Basilica di S.Croce di Firenze, la Basilica di S.Chiara di Napoli, la Basilica di S.Antonio a Padova.

27 28Albano Poli assieme a S.E.Mons. Cacucci

Page 32: Candelabro Monumentale nella Cattedrale di Bari

Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico

INDICE

Exultet di Bari

Introduzione a cura di Mons. Cacucci .....................

Introduzione a cura di Albano Poli ............................

Prefazione .................................................................

I profeti .....................................................................

Gli evangelisti ...........................................................

I patroni di Bari ..........................................................

La Gerusalemme Celeste ........................................

Il Paradiso Terrestre e il Peccato Originale .................

Il Diluvio Universale e il patto rinnovato .....................

La fuga d’Egitto ........................................................

L’Annunciazione ........................................................

Il Battesimo di Gesù ..................................................

Le Nozze di Cana .....................................................

L’Ultima Cena ...........................................................

L’Agnello: passione e crocifissione ............................

Il Cristo Risorto ...........................................................

Il marmo per raccontare la Storia della Salvezza .....

L’Artista Albano Poli ....................................................

29 30

pag. 1

pag. 3

pag. 5

pag. 7

pag. 8

pag. 11

pag. 13

pag. 16

pag. 16

pag. 17

pag. 18

pag. 19

pag. 21

pag. 22

pag. 22

pag. 23

pag. 24

pag. 25

pag. 27

Ringraziamenti

A Sua Eccelenza Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto,

la Chiesa locale esprime la sua gratitudine perché con il dono prezioso del Candelabro

per il Cero pasquale,nel XXV anniversario dell’Ordinazione episcopale,

egli non solo ha accresciuto la bellezza dellachiesa Cattedrale di Bari,

ma come Padre e Pastore premuroso ha continuatoa custodire e a trasmettere ai figli

la bellezza della Fede nel Cristo Signore e Redentore.

Al Maestro Albano Polila riconoscenza e la gratitudine di tutti per la realizzazione

di un’opera preziosa e singolare,pregevole per l’arte,

significativa per la celebrazione dei divini Misteri,efficace per l’annuncio della

storia della Salvezza operata da Dio.

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Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico Cattedrale di Bari - Il candelabro artistico

INDICE

Exultet di Bari

Introduzione a cura di Mons. Cacucci .....................

Introduzione a cura di Albano Poli ............................

Prefazione .................................................................

I profeti .....................................................................

Gli evangelisti ...........................................................

I patroni di Bari ..........................................................

La Gerusalemme Celeste ........................................

Il Paradiso Terrestre e il Peccato Originale .................

Il Diluvio Universale e il patto rinnovato .....................

La fuga d’Egitto ........................................................

L’Annunciazione ........................................................

Il Battesimo di Gesù ..................................................

Le Nozze di Cana .....................................................

L’Ultima Cena ...........................................................

L’Agnello: passione e crocifissione ............................

Il Cristo Risorto ...........................................................

Il marmo per raccontare la Storia della Salvezza .....

L’Artista Albano Poli ....................................................

29 30

pag. 1

pag. 3

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pag. 11

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pag. 16

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pag. 19

pag. 21

pag. 22

pag. 22

pag. 23

pag. 24

pag. 25

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Ringraziamenti

A Sua Eccelenza Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto,

la Chiesa locale esprime la sua gratitudine perché con il dono prezioso del Candelabro

per il Cero pasquale,nel XXV anniversario dell’Ordinazione episcopale,

egli non solo ha accresciuto la bellezza dellachiesa Cattedrale di Bari,

ma come Padre e Pastore premuroso ha continuatoa custodire e a trasmettere ai figli

la bellezza della Fede nel Cristo Signore e Redentore.

Al Maestro Albano Polila riconoscenza e la gratitudine di tutti per la realizzazione

di un’opera preziosa e singolare,pregevole per l’arte,

significativa per la celebrazione dei divini Misteri,efficace per l’annuncio della

storia della Salvezza operata da Dio.

Page 34: Candelabro Monumentale nella Cattedrale di Bari

Atelier: Via Bresciana 67/b, 37139 Verona tel. 0458510455 fax [email protected] www.progettoartepoli.com

Galleria Arte Poli: Borgo Vittorio 88, Romatel. 06 68309510 [email protected]

PROGETTO ARTE POLIPROGETTAZIONI E REALIZZAZINI ARTISTICHE

Finito di stampare gennaio 2013

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Atelier: Via Bresciana 67/b, 37139 Verona tel. 0458510455 fax [email protected] www.progettoartepoli.com

Galleria Arte Poli: Borgo Vittorio 88, Romatel. 06 68309510 [email protected]

PROGETTO ARTE POLIPROGETTAZIONI E REALIZZAZINI ARTISTICHE

Finito di stampare gennaio 2013

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PROGETTO ARTE POLIPROGETTAZIONI E REALIZZAZINI ARTISTICHE

Atelier: Via Bresciana 67/b, 37139 Verona tel. 0458510455 fax [email protected] www.progettoartepoli.com

Galleria Arte Poli: Borgo Vittorio 88, Romatel. 06 68309510 [email protected]

CANDELABRO MONUMENTALEPER IL CERO PASQUALE

NELLA CATTEDRALE DI BARICattedrale di Bari

Piazza dell’Odigitria, 1 Bari