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1 XXVIII Convegno SISP - Università di Perugia - 11 - 13 settembre 2014 Sezione: Comunicazione politica Panel: Le nuove strategie comunicative dei partiti e la percezione degli elettori nelle elezioni 2013-2014 (I) L’effetto Renzi sugli elettori del MoVimento 5 Stelle di Francesco Capuzzi – [email protected] A conclusione di una campagna elettorale condotta all’insegna di una decisa e intransigente contrapposizione nei confronti dei propri avversari politici, le elezioni europee del maggio 2014 sono state per il MoVimento 5 Stelle (M5S) il primo vero esame di maturità, un test sulla capacità di mantenere quel consenso, trasversale ed eterogeneo, raccolto alle politiche del febbraio 2013. In questa competizione, la prima che ha reso possibile un confronto su scala nazionale con il boom dell’anno precedente, il M5S ha certamente deluso le attese, che peraltro aveva contribuito ad alimentare costruendo la propria comunicazione elettorale intorno allo slogan #vinciamonoi. Di fronte a questa disfatta elettorale, che ha fatto perdere circa tre milioni di voti sugli oltre otto e mezzo raccolti alle politiche, il post- voto ha dato inizio ad un fase di riflessione sui motivi di questo inatteso risultato. In questo articolo sono essenzialmente due le dimensioni che voglio analizzare per tentare di comprendere il risultato del M5S. La prima e principale, che dà il titolo al presente contributo, è quella relativa all’effetto Renzi. È corretto sostenere che Renzi sia riuscito a determinare, grazie al proprio carisma ed alle proprie capacità politiche, un afflusso di voti dal M5S verso il Partito Democratico? La seconda dimensione è quella legata alle motivazioni del voto verso il M5S in queste elezioni europee. Trattandosi di una elezione di second order (Reif e Schmitt, 1980) la teoria politica prevede che dovrebbero essere favoriti i partiti all’opposizione o di protesta come il M5S, come spiegarsi quindi cioè che è avvenuto? Per quale motivo il M5S non è riuscito a mantenere tutti gli elettori che un anno prima lo avevano sostenuto? Queste dimensioni sono in parte interrelate e sovrapponibili, in quanto è possibile identificare due effetti congiunti che hanno agito sulle decisioni di voto per le europee: l’azione politica di un nuovo governo fortemente

Capuzzi-L'effetto Renzi sugli elettori del M5S · 2014. 9. 1. · 1 XXVIII Convegno SISP - Università di Perugia - 11 - 13 settembre 2014 Sezione: Comunicazione politica Panel: Le

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    XXVIII Convegno SISP - Università di Perugia - 11 - 13 settembre 2014 Sezione: Comunicazione politica Panel: Le nuove strategie comunicative dei partiti e la percezione degli

    elettori nelle elezioni 2013-2014 (I)

    L’effetto Renzi sugli elettori del MoVimento 5 Stelle

    di Francesco Capuzzi – [email protected]

    A conclusione di una campagna elettorale condotta all’insegna di una

    decisa e intransigente contrapposizione nei confronti dei propri avversari

    politici, le elezioni europee del maggio 2014 sono state per il MoVimento 5

    Stelle (M5S) il primo vero esame di maturità, un test sulla capacità di

    mantenere quel consenso, trasversale ed eterogeneo, raccolto alle politiche

    del febbraio 2013. In questa competizione, la prima che ha reso possibile un

    confronto su scala nazionale con il boom dell’anno precedente, il M5S ha

    certamente deluso le attese, che peraltro aveva contribuito ad alimentare

    costruendo la propria comunicazione elettorale intorno allo slogan

    #vinciamonoi. Di fronte a questa disfatta elettorale, che ha fatto perdere

    circa tre milioni di voti sugli oltre otto e mezzo raccolti alle politiche, il post-

    voto ha dato inizio ad un fase di riflessione sui motivi di questo inatteso

    risultato.

    In questo articolo sono essenzialmente due le dimensioni che voglio

    analizzare per tentare di comprendere il risultato del M5S. La prima e

    principale, che dà il titolo al presente contributo, è quella relativa all’effetto

    Renzi. È corretto sostenere che Renzi sia riuscito a determinare, grazie al

    proprio carisma ed alle proprie capacità politiche, un afflusso di voti dal M5S

    verso il Partito Democratico?

    La seconda dimensione è quella legata alle motivazioni del voto verso il

    M5S in queste elezioni europee. Trattandosi di una elezione di second order

    (Reif e Schmitt, 1980) la teoria politica prevede che dovrebbero essere

    favoriti i partiti all’opposizione o di protesta come il M5S, come spiegarsi

    quindi cioè che è avvenuto? Per quale motivo il M5S non è riuscito a

    mantenere tutti gli elettori che un anno prima lo avevano sostenuto?

    Queste dimensioni sono in parte interrelate e sovrapponibili, in quanto è

    possibile identificare due effetti congiunti che hanno agito sulle decisioni di

    voto per le europee: l’azione politica di un nuovo governo fortemente

  • 2

    incentrato sulla figura di Renzi e su un’agenda riformista, in linea con i

    desiderata di una parte degli elettori del MoVimento, si è inserita nel solco

    di una critica persistente al M5S da parte di alcune componenti

    dell’elettorato a 5 stelle. Infatti, in queste consultazioni europee, il

    deludente risultato del M5S deriva dalla dispersione del voto di speranza,

    che era determinato dalla novità politica costituita dal M5S e dall’assenza di

    competitor con tali caratteristiche, e dalla non attivazione di quel voto di

    protesta che aveva consentito l’esplosione dei consensi nel febbraio 2013.

    Questo articolo affronta l’analisi di queste dimensioni cercando di unire

    spunti che derivano sia da un approccio quantitativo sia da uno qualitativo.

    La quantificazione dell’appeal del PD sull’elettorato del M5S è stata

    affrontata esaminando congiuntamente i flussi elettorali prodotti dall’Istituto

    Cattaneo ed i sondaggi pre-elettorali realizzati da Ipsos nel periodo tra il 22

    aprile ed il 23 maggio 2014, mentre lo studio sulla natura dell’elettorato a 5

    stelle e sull’effetto del messaggio renziano è stato sviluppato analizzando le

    interviste qualitative ad elettori ed ex elettori, con l’obiettivo di proporre

    una tipologia degli attuali elettori del M5S e di evidenziare come tale

    tipologia si sia modificata nel periodo intercorso tra le politiche 2013 e le

    europee 2014.

    1. Da dove iniziare?

    Dalle prime competizioni elettorali degli Amici di Beppe Grillo, datate

    2008 e situate in pochissimi comuni, nei successivi cinque anni di lenta

    maturazione il “Partito di Grillo” (Corbetta e Gualmini, 2013) è riuscito nella

    non facile impresa di raccogliere un consenso via via sempre più largo e

    composito che è sfociato nel boom elettorale delle politiche 2013. Nella

    crescita del consenso, l’autobus a Cinque Stelle (Bordignon e Ceccarini,

    2012) ha iniziato a raccogliere la preferenza di cittadini provenienti da storie

    di voto e di vita molto differenti tra loro: da un nucleo costitutivo di elettori

    sottratti o quantomeno orientati a sinistra, nel corso di un breve arco di

    tempo si sono aggiunti elettori insoddisfatti del centro-destra, ed elettori

    disillusi che avevano smesso di partecipare alle consultazioni elettorali

    (Natale, 2014).

    La crisi economica e sociale, con l’aumento della disoccupazione e della

    povertà, unitamente alla quasi totale perdita di legittimità e credibilità dei

  • 3

    partiti e delle istituzioni rappresentative, hanno creato nella seconda parte

    del 2012 le condizioni per lo sviluppo di una forza politica alternativa e

    antagonista, ai politici ma non alla politica. Le capacità dello tsunami tour e

    del “Grillo mediatico”, unitamente al contesto di crisi, hanno

    repentinamente trasformato un movimento pronto ad una fiera opposizione

    in una forza politica in grado di incidere direttamente sulle sorti del Paese.

    L’ingresso in Parlamento ha inevitabilmente posto il MoVimento dinnanzi

    ai problemi maggiori. La richiesta, respinta, di allearsi con il PD, da cui sono

    sfociati due mesi di stallo nell’attesa di eleggere il Presidente della

    Repubblica, è il primo elemento che ha fatto scricchiolare la solidità

    dell’elettorato a 5 stelle, ma nei mesi successivi non sono mancate occasioni

    durante la quali l’elettorato che ha sostenuto il M5S ha percepito una

    mancanza di unitarietà (scomuniche ed espulsioni) e di efficacia politica da

    parte di una formazione entrata in Parlamento per agire concretamente fin

    da subito.

    Tra i meriti quasi universalmente riconosciuti al M5S c’è evidentemente

    quello di essere riuscito, nei primi mesi del 2013, a coagulare la protesta

    politica e sociale, incanalandola in forme di partecipazione democratica.

    Tuttavia, in queste elezioni Europee il M5S non sembra essere riuscito in

    questo intento, cioè a porsi come legittimo portatore delle istanze di

    cambiamento e rivendicazione sociale. Inoltre, se alle politiche era stato il

    M5S a frenare la decrescita della partecipazione (Diamanti, 2013), in questa

    competizione elettorale non è riuscito ad attivare nuovamente quel

    segmento della cittadinanza più distante, se non proprio avverso alla

    politica. Nonostante le elezioni europee generalmente presentino un tasso di

    partecipazione più basso in quanto elezioni di second order (Reif e Schmitt,

    1980) nelle quali la posta in gioco è minore non essendo in discussione il

    governo del paese, la crescita e l’elevato astensionismo debbono essere letti

    come un segnale inviato dagli italiani. Soprattutto se le analisi, che vedremo

    nel prossimo paragrafo, evidenziano come dalla sindrome del non voto sia

    stata penalizzata una forza politica, il M5S, che appena un anno prima

    aveva raccolto ampiamente da tale bacino di elettorale.

    Dunque è necessario riflettere sulle ragioni del calo dei consensi, quasi

    tre milioni di voti persi, e del rifugio di buona parte di questi ex elettori

    nell’astensionismo, soprattutto perché tale comportamento può

  • 4

    legittimamente essere ritenuto sintomo di una critica verso l’azione tenuta

    sinora in Parlamento, una condotta politica non corrispondente alle

    aspettative formatesi intorno al M5S.

    Il contesto elettorale è però nettamente cambiato tra le elezioni politiche

    e quelle europee, un nuovo attore importante è sceso in campo e quasi

    subito è stato posizionato al vertice dell’esecutivo: Matteo Renzi. Il neo

    premier, scalzando Letta, si è subito imposto come mattatore della scena

    politica, esponendo importanti progetti di riforma da approvare in tempi

    rapidi e conducendo il proprio partito alle elezioni potendo esibire come

    prova della propria capacità politica il bonus da ottanta euro per i lavoratori

    dipendenti a basso reddito.

    Al protagonismo di Renzi, il M5S ha risposto iniziando una contro-

    campagna di delegittimazione dell’avversario, principalmente basata su due

    tematizzazioni: l’incoerenza di Renzi, il quale aveva dichiarato che non

    avrebbe mai accettato di diventare premier senza passare dalle elezioni, e

    l’accusa di comprare il voto degli italiani con ottanta euro. Infatti, lo scopo

    del MoVimento era quello di convincere l’elettorato che Renzi non costituisse

    il cambiamento auspicato da tutti gli italiani, ma solo un nuovo attore

    politico rappresentante di quella casta che ha portato l’Italia nella crisi

    attuale.

    Dunque l’enfasi su questa contrapposizione al Premier ha prodotto come

    risultato che le elezioni europee sono diventate un referendum pro o contro

    Renzi, con la possibilità di incidere direttamente su un Presidente del

    Consiglio non legittimato da un voto popolare.

    Per concludere questa premessa, gli elementi da considerare per

    comprendere il voto alle europee sono necessariamente, in primo luogo,

    l’identificazione delle criticità che gli elettori a 5 stelle delle politiche hanno

    riscontrato nell’azione politica della formazione votata e, di conseguenza,

    l’individuazione delle dimensioni su cui ha potuto agire il richiamo renziano.

    Prima di tutto, però, è necessario precisare le caratteristiche e da dove

    provengano gli elettori del M5S alle Europee.

    2. Le Europee 2014

    Il M5S si presenta alle elezioni europee forte di un clima d’opinione

    favorevole, principalmente prodotto dai sondaggi della vigilia, non riuscendo

  • 5

    però nell’impresa di replicare il boom del febbraio 2013 e attestando il

    proprio consenso a quota 5,8 milioni di voti. Nel confronto con le politiche il

    M5S perde circa 2,9 milioni di voti, il 33,4% del suo elettorato, e con il

    21,1% dei consensi diviene la seconda forza politica più votata in Italia

    dietro al Partito Democratico, che raggiunge un clamoroso 40,8% con oltre

    undici milioni di voti.

    L’analisi dei flussi effettuata dall’Istituto Cattaneo1 e riportata da Colloca

    e Vignati (2014), presenta un mappa dei cambiamenti di voto in dodici

    città2 avvenuti tra le politiche 2013 e le europee 2014. I flussi dimostrano

    come la vittoria del PD sia soprattutto merito della capacità di mantenere e

    rimotivare al voto il proprio elettorato, prendendosi nel contempo buona

    parte dell’elettorato di Scelta Civica e una piccola fetta di elettori del M5S.

    Passando all’analisi della composizione dell’elettorato del M5S in queste città

    appare evidente come, rispetto al PD, questa formazione non sia stata in

    grado di rimobilitare la propria precedente base elettorale, fattore che ha

    determinato una fedeltà media di circa il 50%3. Le fuoriuscite verso altre

    formazioni appaiono però limitate ad una perdita verso la Lega Nord a

    Brescia e Padova, rispettivamente il 17,8% e il 13,3% dell’elettorato delle

    politiche, e verso il PD, soprattutto a Padova (18,7%), Firenze (15,6%),

    Catania (14,8%), Venezia (12,2%) e Torino (12,2%). Pertanto, da ciò che

    queste analisi lasciano supporre, la spiegazione preponderante del calo del

    M5S sembra essere quella del rifugio nell’astensionismo operato dai suoi ex

    elettori, un dato al di sopra del 37% in sette dei dodici comuni studiati, oltre

    il 25% in nove città su dodici, e sopra al 15% in undici su dodici.

    Un ulteriore dato a conferma dell’importanza per il risultato finale della

    fedeltà degli elettori è rintracciabile nei sondaggi pre-elettorali realizzati da

    Ipsos4, i quali evidenziano come per la vittoria del PD e la parallela sconfitta

    del M5S sia stato determinante il mantenimento della precedente scelta di

    voto da parte degli elettori. Se è vero che i flussi di Ipsos evidenziano come

    dal M5S siano defluiti verso il PD poco più di un milione di voti, è più

    importante evidenziare come il M5S perda quasi due milioni di voti 1 L’analisi dei flussi è stata effettuata utilizzando il cosiddetto modello di Goodman. Si

    rimanda a De Sio (2009) per la spiegazione metodologica. 2 Torino, Genova, Brescia, Padova, Venezia, Parma, Bologna, Firenze, Roma, Pescara,

    Catania e Palermo. 3 Media della fedeltà nelle dodici città analizzate con un minimo a Parma (40,4%) e un

    massimo a Pescara (73,8%). 4 Rapporto Europee 2014 (Ipsos, 2014).

  • 6

    nell’astensione5. Il mancato rinnovo del sostegno verso questa formazione

    da parte di queste due componenti non dovrebbe essere collocato però tra

    gli esempi di infedeltà elettorale, in quanto tale termine rimanda ad un

    legame forte e di lungo periodo rotto da un tradimento verso un nuovo

    partner. Soprattutto tenendo presente che le elezioni politiche del 2013

    hanno prodotto il maggior numero di cambiamenti nelle scelte di voto degli

    ultimi vent’anni (Diamanti, 2013), pare necessario identificare e tenere in

    considerazione le dinamiche attraverso le quali il M5S, alla sua prima

    competizione nazionale, era riuscito a sottrarre voti alle altre formazioni

    politiche, principalmente al PD.

    Analizzando i flussi verso il M5S alle politiche, Natale (2014)6 ha messo in

    evidenza come la provenienza elettorale degli elettori a 5 stelle, indagata

    chiedendo agli intervistati di indicare quale partito avessero votato nel

    2008, sia equamente suddivisa tra ex elettori del centro-destra (il 31%) ed

    ex del centro-sinistra (il 30%), con un quota elevatissima (il 36%) di

    elettori che si erano astenuti oppure che non potevano votare in quanto al

    tempo minorenni. Con specifico riferimento al flusso dal PD, viene indicato

    come il M5S sia stato in grado nelle ultime settimane di sottrarre il 6%

    dell’elettorato PD del 2008, che aggiunto al 10% di ex-PD che già in

    precedenza avevano opzionato il M5S, definisce la quota del 16% di voti,

    quasi due milioni, provenienti dalle fila democratiche. Infatti, il PD alle

    politiche ha visto confermato nell’urna solo il 57% dei voti ricevuti dai propri

    elettori nel 2008, contro una percentuale del 65% rilevata a due settimane

    dal voto, e la differenza tra questi due valori è confluita quasi interamente

    (il 6%) nel M5S, che all’ultimo momento è così riuscito ad ottenere questi

    elettori last minute (ibid).

    Dunque il M5S era riuscito a sottrarre al PD quasi due milioni di voti, di

    cui circa 700mila nelle ultime due settimane. È importante considerare che

    la campagna elettorale del PD nel 2013 e la leadership di Bersani,

    chiaramente meno carismatica di quella renziana, possono aver determinato

    negli elettori una percezione di continuità con la precedente esperienza

    politica del governo tecnico, non riuscendo in questo modo a presentare un

    progetto politico che ne segnasse un netto distinguo. Pertanto,

    5 Tabella 1 in appendice. 6 Tabella 2 in appendice.

  • 7

    un’importante quota di elettori ha deciso nelle ultime settimane di punire il

    PD, che dimostrava di non avere una proposta politica nuova e che potesse

    cambiare le sorti del Paese, deviando quindi la propria scelta verso il M5S,

    in attesa di poter percepire un cambiamento nel Partito Democratico. E

    questo cambiamento è arrivato con Renzi, il quale è riuscito a riportare nel

    PD dei voti che erano stati dirottati nel M5S in attesa di proposte migliori.

    Una parte dei voti che il M5S era riuscito a ottenere dal PD alle politiche,

    sicuramente questi 700mila voti last minute ottenuti nelle ultime due

    settimane, rappresentavano certamente dei voti d’opinione (Parisi e

    Pasquino, 1977 cit. in Pasquino 2009: 69), non dovuti ad un senso di

    vicinanza emotiva al M5S: erano voti in prestito (Natale, 2014) pronti a

    rientrare nel momento in cui fosse cambiata l’offerta politica del partito.

    Tornando all’analisi delle europee 2014, i dati di Ipsos confermano

    quanto già delineato dai flussi nelle città, vale a dire che il PD in queste

    elezioni è riuscito a conservare il 79% del proprio elettorato del 2013,

    mentre il M5S è riuscito a mantenerne solo il 55%, con un dazio del 22%

    pagato verso l’astensionismo e del 13% verso il PD7. Seppure la direzione

    indicata è la stessa, la fuoriuscita dal M5S stimata dai sondaggi è però più

    contenuta verso l’astensionismo e più definita verso il PD di quella

    presentata dall’Istituto Cattaneo.

    Inoltre, sempre secondo i dati Ipsos8, il M5S non è stato in grado in

    queste europee di conquistare molti nuovi elettori, con il risultato che la sua

    base è costituita per l’82% da cittadini che hanno ribadito il proprio voto,

    mentre quella del PD ha solo il 61% di vecchi elettori, segno che il successo

    del progetto renziano è il frutto dell’allargamento del proprio bacino

    elettorale, passato da 8,6 a 11,1 milioni di voti.

    Considerando quindi i due flussi in uscita dal M5S, quello verso il PD e

    quello verso l’astensionismo, si può notare come sia cambiata, passando tra

    le varie competizioni elettorali, la scomposizione dell’elettorato a 5 stelle.

    Rispetto al dato delle politiche 2013, rilevato da Ipsos e presentato da

    Natale (ibid), emerge un importante decremento del peso percentuale della

    componente dei non collocati politicamente, contestuale ad un leggero

    7 Tabella 3 in appendice. 8 Tabella 4 in appendice.

  • 8

    aumento della componente di destra e ad una stabilità di quella di centro e

    di sinistra (Figura 1).

    Figura 1 - Autocollocazione politica degli elettori del M5S – (Natale, 2014 integrato con Ipsos 2014)

    Chiaramente, avendo perso quasi tre milioni di elettori e non essendo

    riuscito a conquistarne molti nuovi, questo cambiamento interno è dovuto

    principalmente al flusso in uscita, che ha riguardato in misura maggiore la

    componente di sinistra e centro-sinistra e quella dei non collocati. Il crollo

    dei non collocati emerge ancora di più se comparato con quella che era la

    fotografia dell’elettorato della seconda parte del 2013, fase durante la quale

    il M5S sembrava raccogliere consensi da parte di un settore maggiormente

    esterno alla tradizionale collocazione politica (Natale, 2014).

    Un altro dato con cui leggere la mutazione dell’elettorato è la

    considerazione che alle politiche il M5S aveva attinto oltre tre milioni di voti

    nuovi, provenienti dall’astensionismo e dai neoelettori, mentre ora l’appeal

    dall’area del non voto stimato da Ipsos è stato di appena 221mila voti, con

    quasi due milioni di elettori persi per astensione (tabella 1 in appendice).

    Analizzando la scomposizione dell’elettorato a 5 stelle per categorie

    socio-demografiche emergono ancora una volta, come alle precedenti

    elezioni politiche, delle rilevanti differenze dalla media della popolazione

    lungo alcune dimensioni come l’età, il genere, il titolo di studio, la pratica

    religiosa, la categoria professionale e il medium principalmente utilizzato

    0

    5

    10

    15

    20

    25

    30

    35

    sinistra centro sinistra

    centro centro destra destra non collocati

    2010-2011 2012-2013 Politiche 2013 Autunno 2013 Primavera 2014

  • 9

    come fonte di informazioni9. Dunque il M5S è composto da un elettorato

    giovane (il 20% ha più di 55 anni), prevalentemente maschile (65%), con

    titolo di studio medio-alto (il 53% ha almeno il diploma) e che in misura

    minore frequenta le funzioni religiose (66% non praticante). Inoltre, tra gli

    elettori a 5 stelle sono pochissimi i pensionati (solo l’11%) e il dato di chi si

    informa prevalentemente tramite Internet è il doppio rispetto a quello

    rilevato nell’intero campione di elettori (il 31% contro il 15%).

    In conclusione, dalla lettura di questi dati, nell’elettorato 5 stelle

    emergono in contemporanea sia dei mutamenti nella segmentazione per

    orientamenti politici, sia l’assenza di cambiamenti strutturali rintracciabili

    nelle categorie socio-demografiche. Pertanto, una più precisa

    interpretazione dei risultati può affiorare dall’analisi delle motivazioni che

    hanno determinato il successo elettorale nel 2013, per evidenziare, per

    contrasto, i motivi della recente sconfitta. Essendo le prime due

    competizioni di portata nazionale a cui il M5S ha partecipato, la valutazione

    delle ragioni del boom può forse mettere in luce quelle del calo, o della

    normalizzazione, del voto a 5 stelle.

    3. Elettori a 5 stelle

    Il successo elettorale del M5S alle politiche del 2013 è frutto di una

    congiuntura economica negativa e delle scelte politiche operate dai partiti

    nel corso degli anni. La commistione tra volontà di protestare da parte di un

    elettorato insoddisfatto e il bisogno di un nuovo referente nella sfera politica

    ha determinato, dalla seconda metà del 2012 in avanti, l’accresciuto

    interesse verso il M5S di una importante quota dell’elettorato. Pertanto,

    l’elettorato del MoVimento si è via via sviluppato sulla base di una

    sedimentazione a più livelli. Da un nucleo originario maggiormente spostato

    a sinistra, con la crescita del consenso il baricentro politico dell’elettorato ha

    assunto sempre più un posizionamento meno polarizzato (Biorcio e Natale,

    2013).

    In questo articolo desidero proporre una delle possibili tipologie in grado

    di rendere conto della varietà interna all’elettorato del M5S, delineandone

    l’evoluzione tra le politiche del 2013 e le europee 2014. Lungi dall’essere

    tutti semplicemente etichettabili come grillini, l’elettorato a 5 stelle delle

    9 Tabella 5 in appendice.

  • 10

    politiche può essere suddiviso in cinque diversi tipi di elettore: il Credente, il

    Gauchista, il Renziano, il Razionale ed il Menopeggio. Questa tipologia

    riprende quella proposta da Biorcio e Natale (2013; Natale, 2014) e vuole

    esserne un’ulteriore sviluppo, frutto di una ricerca sugli atteggiamenti, le

    opinioni ed ai comportamenti realizzati dagli elettori a 5 stelle in occasione

    del voto alle politiche e alle Europee10.

    Per evidenziare l’evoluzione della tipologia è necessario ricostruire le

    caratteristiche di questi cinque idealtipi, analizzandone in seguito le reazioni

    post elettorali, le quali hanno determinato una diversa configurazione

    dell’elettorato a 5 stelle alle europee, che come si vedrà in seguito11 non ha

    mantenuto attiva la componente determinata dal voto di protesta, perdendo

    contestualmente quella relativa al voto di speranza.

    3.1 Gli elettori delle politiche

    Dunque, l’elettorato 5 stelle delle politiche è composto da 5 tipi di

    elettore: il Credente, il Gauchista, il Renziano, il Razionale ed il Menopeggio.

    Il primo tipo di elettore, il Credente, ha aderito al M5S avendolo identificato

    come una forza politica nuova, di movimento e slegata dalle forme

    tradizionali di partecipazione politica, mentre il Gauchista è un ex elettore

    dei partiti di sinistra o centro-sinistra che, sfiduciato dalla deriva

    inconcludente ed autoreferenziale di tale area politica, ha trovato nel M5S la

    linfa vitale in grado di ridare senso ad una politica svuotata dai valori per lui

    essenziali.

    Nel corso della seconda metà del 2012, scrivono Biorcio e Natale (2013),

    accanto al Credente ed al Gauchista hanno iniziato a aggiungersi il

    Razionale ed il Menopeggio. Il Razionale è un elettore che ha scelto nel

    mercato elettorale il M5S considerandolo la forza politica più in grado di

    determinare un’inversione di tendenza nella politica italiana, direzionandola

    verso una maggiore efficienza e responsabilità, mentre il Menopeggio è

    l’anima più “arrabbiata”, avendo scelto il M5S come sfogo e protesta per la

    10 Per i tipi di elettore a 5 stelle proposti sono state utilizzate quasi fedelmente le

    etichette ideate dai due autori con la differenza che durante l’analisi si è ritenuto opportuno modificare leggermente la denominazione del primo tipo di elettore, definito dagli autori Militante (Biorcio e Natale, 2013) e in seguito Seguace (Natale, 2014), declinandolo con l’etichetta di Credente, in quanto a mio avviso questo termine definisce meglio il sentimento di identificazione e appartenenza che questo tipo di elettore sviluppa verso il M5S.

    11 Paragrafo 3.3

  • 11

    situazione politica e sociale del Paese. Oltre a queste quattro componenti, le

    urne hanno decretato un ulteriore flusso in ingresso verso il M5S, costituito

    dal Renziano (Natale, 2014). Questo elettore a 5 stelle si è aggiunto agli

    altri proprio in prossimità del voto e principalmente ha scelto il M5S per

    punire il Partito Democratico, reo di non aver operato il reale cambiamento

    interno invocato da tempo da Matteo Renzi, ed è dunque un tipo di votante

    che ha deciso di protestare scegliendo un movimento che potesse

    costringere il centro-sinistra a riflettere sui propri errori.

    Dopo questa breve presentazione, con i paragrafi seguenti entriamo nel

    dettaglio degli idealtipi di elettore che hanno composto l’elettorato a 5 stelle

    delle politiche.

    3.1.1 Il Credente

    Il Credente è il più storico e affezionato sostenitore del M5S e insieme al

    Gauchista fa parte del cuore costituente del M5S, che si è sviluppato negli

    anni intorno al blog di Beppe Grillo. È totalmente integrato nel MoVimento e

    lo considera una comunità di cui si sente parte, identificandosi

    completamente in essa. Invero, è l’elettore che aderisce maggiormente alla

    cultura politica del M5S, con cui viene in contatto quotidianamente grazie

    all’interazione con la rete degli attivisti locali oppure attraverso gli strumenti

    utilizzati dal MoVimento per la socializzazione e diffusione delle notizie a 5

    stelle, principalmente i social network ed il blog di Grillo, sito che per il

    Credente rappresenta il riferimento centrale per tutto ciò che concerne la

    politica.

    Dunque, questo elettore ha aderito al M5S riconoscendo in questo

    movimento il potenziale che consentisse di superare l’attuale fase politica,

    contrassegnata da corruzione e malaffare. Per il Credente il voto a 5 stelle è

    concepito come un risultato finale naturale per chi riesce a liberarsi, grazie

    alla rete, dal condizionamento operato dei media tradizionali. Il sostegno ad

    altre formazioni può essere solo il frutto dell’ignoranza prodotta dalla

    disinformazione, oppure la conseguenza della collusione con i nemici del

    M5S e degli italiani: identificabili nella casta dei politici e nei poteri forti

    della finanza e delle multinazionali (Biorcio e Natale, 2013). Nella

    prospettiva di questo elettore, il M5S è l’unico soggetto politico con la

    volontà di ascoltare i bisogni dei cittadini ed in grado di far valere il popolo

  • 12

    contro i potenti e per questo motivo il Credente è estremamente critico

    verso chi non sostiene il MoVimento, anche solo con il proprio voto.

    Il Credente non si sente né di sinistra né di destra in quanto questa

    categorizzazione viene ritenuta anacronistica e oggi utilizzata come

    espediente per attrarre i cittadini che non hanno ancora “aperto gli occhi”

    rendendosi conto della verità: cioè che non esiste una differenza sostanziale

    tra i partiti, che nella realtà sono organizzazioni che sfruttano una fittizia

    contrapposizione ideologica allo scopo di perseguire i propri interessi

    economici ed egemonici. Mentre il M5S viene avvertito come

    un’associazione di volontari che, con il proprio impegno e senza

    condizionamenti esterni dovuti ad interessi particolari, costruiscono un

    movimento per il cambiamento del paese.

    Chiaramente senza il contributo fondamentale di Beppe Grillo non

    esisterebbe nulla di tutto ciò che è oggi il MoVimento 5 Stelle. Per il

    Credente Grillo ha fondato il M5S senza il minimo interesse personale ed è

    quindi identificato come il primo volontario a 5 stelle, a cui viene

    riconosciuta una legittimità dettata dalla sua storia personale che lo ha visto

    profetizzare scandali e mettere in pratica battaglie a favore dei cittadini e

    per una maggiore democratizzazione della politica italiana.

    Nel momento in cui ha costituito il MoVimento, Grillo ha definito le regole

    di base ed i valori a cui esse sono ispirate, istituendo gli obiettivi politici che

    negli anni sono stati sviluppati sul blog. Per questo motivo, il Credente

    riconosce a Grillo il ruolo di leader del M5S e non si scompone per il fatto

    che detenga i diritti del nome e del simbolo del MoVimento, riponendo in lui

    una fiducia totale. Questo elettore considera Grillo un leader che non è in

    grado, proprio per la struttura che lui stesso ha creato, di direzionare

    l’attività politica del M5S, ma ha piuttosto un ruolo legittimo ed essenziale di

    garante che deve vigilare e dirimere i conflitti interni potendo sfiduciare chi

    infrange le regole. Inoltre, la funzione principale di Grillo è quella di essere il

    megafono e la voce del MoVimento e quindi al fondatore viene riservato il

    ruolo di portabandiera più che di capo supremo a cui inchinarsi in segno di

    rispetto. Diversamente da quanto elaborato da altri elettori a 5 stelle, per il

    Credente sono gli attivisti la spina dorsale del M5S ed è a loro che questo

    elettore rivolge il proprio sguardo alla ricerca di una risposta politica alla

    situazione italiana. Proprio per questo un’eventuale fuoriuscita di Grillo dal

  • 13

    M5S non è vista come un’eresia, perché, a suo avviso, questo era ciò che il

    leader aveva immaginato fin dal primo momento. Per il Credente il M5S è

    ormai diventato grande ed è in grado di camminare da solo, senza più

    bisogno del leader a fianco, di cui si potrebbe in un futuro molto prossimo

    fare anche a meno.

    Dunque, questo elettore si è presentato alle politiche già deciso a

    partecipare con il proprio voto all’ascesa del MoVimento, identificando il

    proprio sostegno come un voto dato per permettere al M5S di mettere in

    pratica i suoi obiettivi rivoluzionari di moralizzazione e accountability della

    politica, di giustizia sociale, crescita economica, preservazione dell’ambiente

    e aumento delle possibilità di partecipazione dei cittadini. In merito a

    quest’ultimo punto, nella concezione del Credente grazie all’utilizzo del web

    è possibile lo sviluppo di una nuova cultura politica in Italia, una cultura di

    partecipazione, che elevi i cittadini da semplici votanti a protagonisti diretti

    delle scelte e delle decisioni politiche (Biorcio, 2013).

    In conclusione, il Credente sviluppa un forte senso di appartenenza verso

    il M5S e ciò lo porta a non avere dubbi circa il proprio sostegno verso

    questa formazione. Considerando la tipologia del comportamento elettorale

    concepita da Parisi e Pasquino (Parisi e Pasquino, 1977 cit. in Pasquino

    2009: 69), il Credente realizza quello che viene chiamato voto

    d’appartenenza, cioè una forma stabile di comportamento elettorale (e di

    adesione) che non viene influenzato dai fattori di contestuali e di breve

    raggio (Bellucci e Segatti, 2010). L’identificazione con il M5S lo porta a

    credere che questa forza politica sia in grado di risolvere, grazie alle proprie

    proposte, la crisi politica ed economica presente nel Paese.

    3.1.2 Il Gauchista

    Il Gauchista è l’unico elettore a 5 stelle definibile utilizzando la

    tradizionale collocazione sull’asse destra-sinistra. Difatti, il Gauchista ha

    aderito al M5S sconfortato dalla deriva della sinistra in Italia, che viene

    definita insoddisfacente o inesistente. Si definisce di sinistra e proietta il

    proprio orientamento sul MoVimento, identificandolo come naturale porto

    d’approdo per i delusi della sua area politica. Quindi, associa al M5S

    un’identità di sinistra, in quanto portatore di obiettivi e di valori

    appartenenti alla propria sinistra ideale: principalmente l’attenzione ai

    bisogni del popolo, la coerenza e l’onestà.

  • 14

    Pertanto, il M5S si differenzia dagli altri partiti in quanto costruito dal

    basso attraverso l’attivismo di tante persone comuni che sanno quali sono i

    veri problemi delle persone ed è dunque avvertito come il vero partito del

    popolo, che difende davvero i più deboli dai poteri forti.

    Questo elettore si è avvicinato al M5S sia con l’obiettivo di sostenerne il

    programma, sia con la volontà di punire l’attuale sinistra, accusata di aver

    snaturato la propria identità ed i propri valori e di essere inguaribilmente

    corrotta. Per il Gauchista il motivo del sostegno è l’auspicio che il M5S riesca

    là dove la sinistra ha fallito, cioè a garantire un rinnovamento in politica,

    una maggiore equità sociale e un progresso reale che porti l’Italia fuori dalla

    situazione nella quale si ritrova.

    Rispetto al Credente, il Gauchista ha sviluppato un’identificazione nel M5S

    reale ma decisamente meno marcata, soprattutto a causa del ruolo di Grillo

    all’interno del MoVimento. Questo elettore ritiene il fondatore

    eccessivamente presente ed oppressivo rispetto al ruolo che lui stesso

    sostiene pubblicamente di voler esercitare. Secondo il Gauchista, Grillo non

    solo è il comunicatore, necessario per parlare nelle piazze, ma ha assunto

    un ruolo di capo politico che poco si confà con la democrazia orizzontale

    evocata dal M5S. Difatti, il Gauchista rispetta Grillo per il suo ruolo iniziale

    di attivatore della mobilitazione dal basso su temi importanti come la

    legalità, l’ecologia, l’universalismo e l’uguaglianza. È stato socializzato alla

    cultura politica del M5S proprio grazie al blog di Grillo e quindi non

    dimentica l’importanza ed il valore aggiunto del fondatore, ma questo

    elettore a 5 stelle ritiene che Grillo abbia assunto una posizione politica e

    mediatica tale per cui sia in grado di influenzare illegittimamente l’attività

    politica del M5S, travalicando il confini che lui stesso si era dato.

    Per essere coerente con ciò che aveva promesso dovrebbe lasciare più

    spazio d’azione ai propri parlamentari ed attivisti, consentendo al M5S di

    maturare da solo. Questa coerenza dovrebbe essere messa in pratica

    prioritariamente passando ad un altro soggetto, magari un organo

    democratico interno al M5S, il compito di fare da garante del rispetto delle

    regole interne. Di conseguenza il Gauchista riconosce al M5S un potenziale,

    che, però, deve essere ulteriormente sviluppato attraverso una maggiore

    democratizzazione interna.

  • 15

    In conclusione il Gauchista, nonostante dia il proprio sostegno al M5S, è

    un cittadino che mantiene un’adesione condizionata dalle critiche sopra

    evidenziate. Inoltre, non soltanto la sinistra che si è presentata alle politiche

    non ha raccolto l’interesse del Gauchista, ma diversamente da quanto

    riscontrabile nel prossimo tipo di elettore, neanche la possibile candidatura

    di Renzi, bocciata dalla primarie del 2012, avrebbe potuto modificarne la

    scelta.

    3.1.3 Il Renziano

    Il Renziano ha ripiegato sul M5S dopo il dicembre 2012, cioè dopo le

    primarie del centro-sinistra per la scelta del candidato premier, rimanendo

    però indeciso fino all’ultimo minuto. Infatti, ha opzionato il M5S perché ha

    supposto che questa formazione avrebbe potuto avere le stesse potenzialità

    di Renzi di agire sulla politica in un’ottica di cambiamento concreto. Ha

    quindi scelto il M5S come soluzione di ripiego, anche con l’obiettivo di

    punire il centro-sinistra, che non ha avuto il coraggio e la volontà di

    cambiare la propria offerta politica.

    I motivi della sua scelta a 5 stelle derivano dunque dalle attese-disattese

    da parte dell’area politica nella quale inizialmente aveva riposto la propria

    fiducia. Il Renziano ritiene che il M5S si differenzi dagli altri partiti, ma

    soprattutto dal Partito Democratico, per la volontà di portare avanti obiettivi

    comuni all’interno di una formazione maggiormente coesa e chiaramente

    pragmatica, che punta all’obiettivo senza fermarsi a dover negoziare ogni

    posizione. Questo elettore ricerca in una forza politica primariamente

    coerenza e concretezza, elementi che alle politiche del 2013 non ha trovato

    in altre formazioni, tantomeno nel PD guidato da Bersani.

    Precisamente il Renziano ambisce ad un superamento delle divisioni

    ideologiche, identificate come chiusure mentali senza senso, per operare

    un’azione di problem solving concreta. Ha quindi riconosciuto nel M5S la

    possibilità di sostenere una proposta politica post-ideologica vicina ai propri

    desiderata.

    Inoltre, questo elettore condivide con il M5S l’obiettivo di ridare

    legittimità all’azione politica andando ad eliminare quelli che sono gli

    ostacoli che impediscono lo sviluppo di un efficace sistema politico: la

    lentezza della macchina dello Stato, gli sprechi di denaro pubblico ed una

    classe politica non più adeguata ad agire per il bene del Paese.

  • 16

    Come sopra accennato il Renziano è confluito nel M5S all’ultimo secondo,

    per cui non ha sviluppato una forma di vicinanza emotiva al M5S ma solo

    una comunanza con alcuni intenti riformatori. Per questo motivo non ha né

    un’opinione né un sentimento particolarmente favorevole verso Grillo, che

    ritiene troppo estremista nelle proprie esternazioni e nella gestione interna

    del M5S, anche se considera essenziale la presenza di un leader che

    rappresenti il MoVimento verso l’esterno, che potrebbe emergere tra le fila

    dei militanti 5 stelle se solo Beppe Grillo permettesse loro una maggiore

    libertà.

    Questa emancipazione dalla manipolazione di Grillo, secondo il Renziano,

    potrebbe rendere il M5S migliore di quello che è ora perché creerebbe spazi

    di discussione, anche con gli altri partiti, liberando il M5S da

    quell’isolazionismo che lo danneggia. Il Renziano apprezza, infatti, la

    capacità del M5S di attirare elettori di tutto lo spettro politico, da destra a

    sinistra e proprio per questo vorrebbe che fosse messo a frutto in maniera

    non ideologica, quindi senza chiusure aprioristiche, questo vasto consenso

    raccolto.

    Questo elettore, quindi, non minimizza l’importanza di un leader, anche

    carismatico, che rappresenti il MoVimento verso il mondo esterno e che

    indichi la direzione politica da seguire. Tutt’altro, per il Renziano dovrebbero

    essere realizzate delle procedure che consentano a Grillo o ad un altro

    attivista del M5S di assumere la leadership nel M5S, come avviene negli

    altri partiti, una sorta di via democratica per sanare la situazione attuale che

    vede formalmente l’assenza di un leader, mentre di fatto viene avvertita la

    presenza ingombrante di un capo dispotico.

    Riassumendo, per il Renziano il motivo del voto è la volontà di

    comunicare ai partiti, soprattutto al PD, la necessità di cambiare la loro

    stessa natura per adeguarsi ai tempi. Si tratta dunque un elettore che ha

    realizzato un voto d’opinione (Parisi e Pasquino, 1977 cit. in Pasquino 2009:

    69), in quanto la scelta è stata dettata dalla personale considerazione

    dell’utilità del proprio comportamento.

    3.1.4 Il Razionale

    Il Razionale è un tipo di elettore a 5 stelle che alle politiche 2013 ha

    deciso di sostenere il M5S perché sfiduciato dalla classe politica. In cerca di

    una proposta politica nuova e che si ponga oltre il sistema dei partiti, questo

  • 17

    elettore ha visto nel M5S il giusto referente in grado di dare un’immediata

    sferzata alla politica per normalizzarla riportandola sui giusti binari.

    Tuttavia, la scelta di votare il MoVimento è maturata solo in seguito ad

    un’attenta valutazione di tutte le forze in campo. Infatti, questo elettore è

    quello che si è sforzato maggiormente di ragionare sulla propria scelta di

    voto, alla ricerca del comportamento più adeguato per raggiungere il

    proprio obiettivo: il risanamento ed il rinnovamento della politica.

    Pertanto, il Razionale ha identificato il M5S come una formazione in grado

    di operare una sorta di moralizzazione e normalizzazione della politica, che

    riporti il buon senso in una politica fatta di autoreferenzialità e distanza

    dalla vita reale. Dunque, come per il Renziano, il voto per il MoVimento è

    dettato dalla speranza che il M5S possa influenzare in positivo il sistema

    politico, ma rispetto a quanto evidenziato dal Renziano, non emerge il

    desiderio di manifestare il disagio verso una particolare area politica, bensì

    la scelta del Razionale è frutto di valutazioni e ragionamenti personali sulla

    formazione che potesse agire sulla politica nel modo più efficace.

    Di conseguenza questo elettore rispecchia una concezione del voto come

    strumento (Pasquino, 2009) per consentire il perseguimento dell’obiettivo di

    riforma della politica e proprio per questo motivo non mostra un particolare

    senso di identificazione nel MoVimento, avendolo scelto solamente in

    funzione di uno scopo.

    3.1.5 Il Menopeggio

    Il Menopeggio ha scelto il M5S con l’intento di spazzare via l’attuale

    classe politica, considerata corrotta ed incapace. Questo elettore si sente in

    linea con gli obiettivi politici radicali e con toni e contenuti utilizzati da

    Beppe Grillo per denunciare i comportamenti della casta politica e, infatti,

    alle politiche ha deciso di sostenere il M5S come reazione agli scandali degli

    ultimi anni e come protesta nei confronti del governo Monti.

    Questo elettore identifica nella società italiana gli stessi problemi

    fondamentali messi in evidenza dal M5S nella sua critica ai politici e

    all’influenza dei poteri forti sul sistema politico italiano, e perciò vede in

    Grillo una sponda, un compare con cui condividere la rabbia verso

    l’establishment. Pertanto, il Menopeggio deve essere identificato come

    l’elettore maggiormente spinto da un desiderio di protesta totale,

    caratterizzato da una forma di voto più reattiva che ragionata e volta ad

  • 18

    alcune conseguenze precise. È infatti un elettore che può essere definito

    leader oriented, in quanto il sostegno al M5S è stato largamente

    determinato dal protagonismo mediatico di Grillo. È l’elettore a 5 stelle che

    maggiormente identifica il M5S con il proprio fondatore, restituendo

    un’immagine di questa forza politica come del partito di Grillo. Pertanto, è

    dell’opinione che Grillo possa essere considerato un dittatore all’interno del

    suo movimento, ma che questo non sia necessariamente un aspetto

    negativo, perché ciò permette al leader di influenzare maggiormente ed in

    positivo la direzione politica del M5S.

    Questo elettore è stato deluso da tutte le formazioni in cui nel passato

    aveva riversato la propria speranza e dunque, alle politiche, affida a Grillo,

    prima ancora che al M5S, il compito di protestare nelle istituzioni contro le

    istituzioni.

    Di conseguenza è possibile individuare una convergenza con il M5S su

    quelli che sono le criticità fondamentali della società italiana e su chi siano i

    colpevoli di ciò, ma oltre a questa sintonia cognitiva, il Menopeggio non

    avverte un forte sentimento di identificazione nel MoVimento. Difatti, dal

    M5S non si aspetta niente di più che il dar voce alla protesta politica e

    sociale dei cittadini. Il Menopeggio non è interessato a partecipare più

    attivamente al MoVimento e non si cura del lato degli input verso il M5S, ma

    la sua attenzione è rivolta solamente al versante degli output, cioè ai

    risultati che può raggiungere ottenendo un vasto consenso popolare, vale a

    dire la costituzione di un fronte popolare di rivendicazione sociale.

    Il Menopeggio si costruisce quindi un’immagine della politica nella quale

    si rende necessaria un’operazione di pulizia radicale che permetta di iniziare

    una nuova fase all’insegna della giustizia e dell’onestà. Pertanto, Grillo e il

    M5S vengono identificati come gli unici soggetti idonei a realizzare questo

    compito, in quanto outsider considerati in grado di agire sul sistema politico

    perché estranei ad esso.

    In conclusione, rispetto agli altri tipi di elettore, il Menopeggio si

    caratterizza ulteriormente per il minore interesse verso la politica, dettato

    dalla rabbia oppure dalla disillusione verso questa sfera sociale.

    3.2 Dalle politiche alle europee

    Dopo aver canalizzato il consenso di una parte molto variegata e vasta di

    italiani, il M5S ha dovuto affrontare una situazione post politiche non

  • 19

    prevista e forse nemmeno auspicata dalla propria base elettorale e dai suoi

    vertici organizzativi, Grillo e Casaleggio. Con questo intendo sostenere che

    la posizione politica che il MoVimento si è ritrovato ad assumere in seguito

    al risultato delle urne, il poter essere realmente decisivo per la formazione

    di un governo, ha subito messo in difficoltà questa forza politica che non si

    era né preparata né organizzata per essere chiamata immediatamente ad

    esercitare un ruolo decisionale. Le divisioni interne, enfatizzate dai media

    ma certamente presenti, ed il gran rifiuto ad allearsi con il PD hanno creato

    agitazione tra elettori che, come è stato visto, sono confluiti nel M5S con

    motivazioni, atteggiamenti ed aspettative diverse sia verso il MoVimento

    stesso, sia verso la politica.

    Il risultato delle amministrative della primavera del 2013, che ha visto il

    M5S almeno dimezzare il consenso ricevuto nelle politiche di pochi mesi

    prima, ha fornito una prima indicazione, da leggere come una tendenza e

    non come una quantificazione numerica, del processo in atto tra gli elettori

    del M5S, culminato ad un anno di distanza nella perdita di quasi tre milioni

    di voti alle elezioni europee del maggio 2014.

    Sicuramente, la decisione di non allearsi con il Partito Democratico è

    stata una scelta che ha spaccato la base elettorale, producendo come

    effetto una rivalutazione del sostegno da parte delle due componenti, il

    Renziano ed il Razionale, che in misura maggiore avevano opzionato il M5S

    spinte da un calcolo dell’utilità strategica del voto, nell’ottica di un voto

    strumentale (Pasquino, 2009).

    Bordignon e Ceccarini (2014) individuano su questa dimensione una base

    elettorale spaccata in due con circa la metà dei votanti a 5 stelle favorevoli

    all’alleanza e l’altra metà contraria. In sintonia con tale lettura, su questo

    tema i tipi di elettore individuati in questo lavoro si dividono anch’essi in

    queste due posizioni: l’integralismo ed il realismo.

    Tra gli integralisti ritroviamo il Credente, il Gauchista e il Menopeggio.

    Questo insieme, eterogeneo per i motivi e gli obiettivi che hanno portato al

    voto a 5 stelle, convengono sul rifiuto ad ogni tipo di accordo con un’altra

    forza politica.

    Per il Credente, questo tipo di accordo sarebbe stato la violazione di un

    valore fondante del M5S, quello dell’intransigenza verso qualunque tipo di

  • 20

    compromesso, in quanto tale decisione sarebbe stata inconciliabile con gli

    obiettivi politici e culturali perseguiti da MoVimento.

    Per il Gauchista, un accordo con il Partito Democratico sarebbe stato una

    dimostrazione di incoerenza, una caratteristica che a suo avviso

    contraddistingue l’area di voto da cui proviene. Infatti questo elettore ha

    aderito al M5S principalmente perché alla ricerca di onestà, semplicità e

    coerenza, non quindi di scivoloni nella realpolitik.

    Per il Menopeggio l’alleanza avrebbe sancito la sconfitta per un

    movimento di rottura che punta ad un cambiamento. Un accordo con altri

    partiti sarebbe stato una resa di fronte alle prime difficoltà, mentre questo

    elettore auspicava uno scontro che mettesse in evidenza il disagio presente

    nella popolazione.

    Nel campo dei realisti, cioè dei favorevoli all’alleanza, ritroviamo insieme

    il Renziano ed il Razionale. Infatti, alle politiche il Renziano ha ottenuto

    quello che voleva: ha deciso all’ultimo di votare per il M5S per obbligare i

    partiti, specialmente il PD, a rendersi conto della reale volontà di

    cambiamento dei cittadini. Nel momento in cui è riuscito a far sentire la sua

    protesta, non consegnando la vittoria al centro-sinistra, il Renziano sente di

    aver mandato il suo messaggio alla politica e da essa si aspetta una

    reazione concreta, un’azione politica immediata. Proprio per questo avrebbe

    voluto che si mettessero da parte le diatribe e si puntasse ad un

    risanamento il più possibile condiviso, che implica dunque un’alleanza

    coerente e programmatica per realizzare questo obiettivo.

    Anche per il Razionale l’alleanza rappresentava una scelta obbligata dal

    risultato delle urne, l’unica opzione possibile per consentire la riforma

    politica di cui l’Italia necessita. Il Razionale considera che il virus a 5 stelle12

    debba obbligatoriamente agire dall’interno, mettendo a frutto il suo peso

    elettorale trasformandolo in potere politico in grado di agire sulla situazione

    per cambiarla, non potendosi dispensare dalla proprie responsabilità verso il

    Paese.

    Riassumendo, già nei primi mesi successivi alle politiche del febbraio

    2013 sono emerse nella base elettorale a 5 stelle delle criticità che hanno

    condotto gli elettori, soprattutto il Renziano e il Razionale, a rivalutare il

    12 http://www.beppegrillo.it/2010/03/il_movimento_5.html (consultato in data 31-07-

    2014)

  • 21

    proprio sostegno futuro al MoVimento. Questi due elettori sono critici perché

    non viene riconosciuto al M5S di aver agito come avrebbe dovuto sulla

    politica. Non si tratta semplicemente di non essersi alleato con il PD, ma di

    non essere riuscito ad incidere come aveva promesso. Dunque, il M5S viene

    accusato di una sorta di immobilismo improduttivo che non rispecchia

    l’immagine di forza politica d’azione concreta che questi elettori si erano

    prefigurati ed i toni utilizzati e la continua confusione prodotta nelle

    istituzioni portano questi due elettori a considerare eccessivo il

    comportamento tenuto dai parlamentari a 5 stelle e da Grillo.

    Pertanto, al M5S viene imputato di aver perso l’occasione propizia per

    cambiare le cose. L’aspettativa che era stata riversata sul M5S, prodotta dal

    bisogno di credere che un cambiamento fosse possibile, si è ribaltata contro

    il M5S producendo una lettura piuttosto critica dell’azione politica a 5 stelle.

    La speranza del Razionale e del Renziano di poter riscontrare un

    cambiamento immediato, si è infranta contro il muro di una realtà meno

    malleabile di quello che essi ipotizzavano.

    Viceversa, anche se in parte critica, la valutazione complessiva sul M5S

    operata dal Menopeggio è leggermente più positiva rispetto a quella

    sviluppata dal Razionale e dal Renziano. Anche questo elettore riscontra

    delle criticità nel comportamento tenuto dal MoVimento dopo essere entrato

    in Parlamento, ma questa volta ciò che viene addebitato al M5S è di aver

    perso la sua originaria verve combattiva. Infatti, per il Menopeggio il M5S

    avrebbe dovuto perseguire un’opera maggiormente incisiva di protesta,

    dentro e fuori dalle istituzioni, senza smettere di far sentire alla classe

    politica il disagio dei cittadini.

    3.3 Gli elettori delle europee

    Dopo aver definito gli elettori a 5 stelle delle politiche 2013 e le

    dinamiche che si sono sviluppate in tale base elettorale in seguito al

    risultato delle urne, questo paragrafo è dedicato all’analisi della tipologia

    dell’elettorato del M5S alle europee 2014. Anticipando ciò che verrà

    delineato nelle prossime righe, alle europee l’elettorato a 5 stelle,

    diversamente da ciò che era nel recente passato, è costituito solamente da

    tre tipi diversi di elettori, di cui due stabili, il Credente e il Gauchista, ed un

    terzo che rappresenta la trasformazione dell’idealtipo Razionale e che di

    conseguenza può essere identificato con l’etichetta di Razionale 2.0.

  • 22

    Si è in precedenza visto come le cinque anime delle politiche abbiano

    sviluppato ognuna le proprie aspettative riguardo l’azione del M5S, speranze

    che ne hanno quindi determinato differenti valutazioni. Mentre per

    Renziano, Razionale e Menopeggio il giudizio è certamente meno positivo,

    per Credente e Gauchista il M5S merita invece un voto ampiamente

    sufficiente. Pertanto, questi ultimi arrivano alle elezioni europee già decisi a

    sostenere con il proprio voto l’azione del M5S. Si tratta di un voto per

    un’Europa diversa, più solidale e meno tecnocratica, più vicina ai cittadini e

    meno alle banche ed alle multinazionali, ma anche un voto per ribadire la

    vicinanza con le battaglie che il M5S conduce in Parlamento e nei territori.

    Per questi due elettori la dimensione europea e quella nazionale sono

    compenetrate perché il miglioramento della situazione italiana passa

    attraverso la costituzione di un fronte comune con gli Stati che rivendicano

    nei confronti delle Istituzioni europee un cambiamento di rotta. Inoltre,

    sebbene tra Credente e Gauchista permangano delle differenze,

    sostanziabili nel diverso grado di identificazione nel M5S e nella discordante

    valutazione della leadership di Grillo, sono entrambi elettori accomunati

    dalla volontà di non legittimare il Governo (ed il premier) Renzi. Infatti,

    nonostante Renzi possa apparire, o effettivamente essere, mosso da

    onorevoli intenzioni riformatrici, nella realtà la sua azione di governo viene

    riconosciuta come la prosecuzione dell’egemonia politica dei poteri forti, i

    quali per il tramite dei partiti, e quindi di Renzi, hanno ancora il potere di

    incidere direttamente sulla situazione italiana.

    Per quanto riguarda invece il Renziano, appare evidente come, già

    dall’etichetta utilizzata, fosse definibile una meteora nell’universo a 5 stelle.

    Dal momento in cui Matteo Renzi è divenuto un’opzione reale e non più

    solamente una speranza futura, questo elettore ha trovato nella proposta

    politica del nuovo PD(R)13 ciò che cercava. Infatti il Renziano vede nell’ex

    sindaco di Firenze un leader politico carismatico ed efficace, in grado di

    realizzare concretamente politiche a favore dei cittadini, esemplificate in

    primis nel bonus di ottanta euro per i lavoratori dipendenti a basso reddito,

    proponendo nel contempo nuovi assetti istituzionali e riforme dei settori più

    critici dello Stato, come la giustizia e la pubblica amministrazione. Per di

    13 Il Partito di Renzi, come definito da Ilvo Diamanti http://tinyurl.com/m5d54j6

    (consultato in data 31-08-2014)

  • 23

    più, agli occhi di questo elettore Renzi è stato capace di intavolare un

    rapporto proficuo con formazioni politicamente antagoniste, essendo riuscito

    ad imporre un approccio post-ideologico nella realizzazione delle policies

    necessarie al Paese.

    Proseguendo nell’analisi, la quarta componente che si era riscontrata nel

    voto a 5 stelle delle politiche era il Razionale. Tale idealtipo, così come

    definito in precedenza14, vale a dire un elettore che auspicava un

    cambiamento politico immediato in seguito all’entrata in scena del M5S, nel

    contesto delle elezioni europee non costituisce più una delle componenti

    dell’elettorato a 5 stelle. Infatti, tale voto di speranza, determinato dalle

    aspettative riposte in una proposta politica nuova, ha trovato ospitalità nel

    nuovo PD di Renzi, un partito che esattamente su questa parola chiave ha

    impostato la propria strategia comunicativa. La perdita di questa

    componente è stata però sostituita dall’emergere di una nuova anima

    contraddistinta anch’essa da un voto d’opinione e che possiamo definire

    Razionale 2.0, in quanto riprende delle caratteristiche del precedente tipo di

    elettore, valutando però in modo differente le prospettive evolutive del

    MoVimento. Se il Razionale auspicava un effetto immediato sulla politica e

    giudicava compromessa la possibilità di tale risultato in seguito al

    comportamento tenuto dal M5S dopo il voto, il Razionale 2.0, pur

    riconoscendo errori e problematiche nelle scelte politiche e comunicative

    operate dal M5S nel periodo tra le due elezioni, è conscio della necessità di

    tempi più lunghi per poter riformare il Paese e per consentire al M5S di

    compiere la sua naturale evoluzione verso la maturità politica, contestuale

    all’affrancamento dall’ingombrante figura di Grillo. Il Razionale 2.0 è un

    elettore che già aveva opzionato il M5S alle politiche e ha deciso di

    confermare il proprio sostegno ad un progetto di lungo periodo, ad un’idea

    di politica più vicina ai cittadini, perché ritiene che il M5S sia ancora la

    scelta migliore per cambiare la politica in Italia e in Europa. Nonostante il

    suo sostegno, ritiene però che il MoVimento debba abbandonare la sua

    strategia isolazionista e protestataria che si è dimostrata inconcludente e

    dannosa sia a livello politico che elettorale. Di conseguenza, questo elettore

    non considera possibile per una forza politica all’opposizione realizzare

    un’efficace azione politica senza intavolare una forma di dialogo con i propri

    14 Paragrafo 3.1.4

  • 24

    avversari, un confronto sui temi che possono essere condivisi e perseguiti di

    comune accordo. Pertanto, il Razionale 2.0 è un tipo di elettore che ricalca

    l’impostazione decisionale del Razionale tout court, vale a dire che il proprio

    sostegno è dettato dalla considerazione dell’utilità strategica del voto,

    restando quindi un elettore che volta per volta valuta e soppesa le forze in

    campo prima di compiere la propria scelta.

    A conclusione dell’analisi degli elettori a 5 stelle, si è giunti all’ultimo tipo

    identificato in precedenza, vale a dire il Menopeggio. Questo elettore, che

    completava la tipologia del voto alle politiche, non rappresenta nelle ultime

    europee una componente del voto a 5 stelle. Infatti, analizzando tale anima

    emerge un prevalente flusso nell’astensionismo del voto di protesta. Il

    Menopeggio ha scelto di rifugiarsi nel non voto perché non ha trovato in

    questa competizione europea incentivi alla partecipazione elettorale. Non

    valutando determinante e nemmeno importante il voto, ha scelto di non

    scegliere, di non ribadire il sostegno ad una formazione che in Italia non è

    riuscita a far cambiare rotta al Paese. Questo elettore ha definito le elezioni

    europee come qualcosa di poco rilevante, di distante, ed il suo

    astensionismo, anche se caratterizzato dalla critica all’operato a suo avviso

    eccessivamente morbido del M5S, è derivante da una forma di apatia e dalla

    considerazione dell’assenza di potenziale cambiamento dovuto al risultato

    delle elezioni europee. Di conseguenza, si tratta di un tipo di elettore che

    non ha definitivamente abbandonato il M5S, ma è rimasto latente, pronto

    ad essere attivato nel momento in cui avvertirà l’importanza reale della sua

    presenza elettorale.

    4. Conclusioni

    A chiusura e conclusione di quanto presentato in questo articolo, vorrei

    proporre un’analisi dei risultati delle elezioni europee del maggio 2014 che

    tenga conto sia delle informazioni derivanti dalle ricerche quantitative sopra

    presentate, i flussi di voto ed i sondaggi pre-elettorali, sia degli spunti

    emersi dalle interviste in profondità realizzate con elettori ed ex elettori del

    M5S. Le europee hanno certamente segnato la normalizzazione del voto a 5

    stelle, che alle politiche era stato distorto dall’attivazione contestuale del

    voto di protesta e del voto di speranza, che si erano aggiunte al voto

  • 25

    d’appartenenza (Parisi e Pasquino, 1977 cit. in Pasquino 2009: 69) degli

    elettori maggiormente identificati nel MoVimento stesso.

    Alle politiche il M5S era riuscito a mettere a frutto l’assenza concreta di

    competitor che si potessero proporre come nuovi soggetti portatori di

    istanze di cambiamento politico e sociale, riuscendo quindi a calamitare il

    consenso traversale ed eterogeneo di elettori alla ricerca di opzioni politiche

    nuove e profuse di pragmatismo.

    Se le dimensioni del voto di protesta e del voto di speranza avevano

    determinato il successo del M5S nel 2013, nel 2014 ne hanno causato la

    sconfitta. Infatti alle europee vi è stata una dispersione del voto di speranza

    dovuta alla presenza di un leader politico come Matteo Renzi, che ha

    determinato in alcune componenti dell’elettorato a 5 stelle la percezione di

    una prima reale alternativa riformista al progetto rivoluzionario del M5S. Il

    richiamo renziano è riuscito ad intercettare quella parte di elettorato a 5

    stelle, identificabile nell’elettore Razionale e nel Renziano, che già

    nell’immediato periodo post politiche manifestava insoddisfazione verso

    l’azione del M5S. Dunque, non si tratta di una conversione al renzismo di

    elettori in precedenza fedeli al grillismo, ma esattamente l’opposto. L’effetto

    Renzi ha determinato un flusso di voto verso il PD, stimato da Ipsos in un

    milione di voti, da parte di quei tipi di elettori che avevano in precedenza

    opzionato il M5S nell’ottica di un voto strumentale (Pasquino, 2009), in

    buona parte volto a punire il PD. Tali elettori in uscita, prima ancora della

    salita al potere di Renzi, si mostravano critici e dubbiosi circa l’efficacia e

    l’utilità delle decisioni politiche del M5S, esemplificabili nel gran rifiuto

    all’alleanza con il PD per la formazione di un governo.

    L’insoddisfazione verso l’azione politica del M5S ha anche prodotto la

    disattivazione del voto di protesta, che ha comportato il rifugio

    nell’astensionismo da parte della componente di voto più marginale e

    lontana dalla politica, il Menopeggio. Questo tipo di elettore si sarebbe

    aspettato dal M5S maggiore radicalità, incisività e costanza nel proseguire la

    protesta sociale dentro le Istituzioni. Pertanto, non convinto da questa

    formazione, e confortato dalla considerazione della ridotta importanza di

    questa consultazione europea, ha deciso di non fornire il proprio sostegno

    né al M5S, né a qualsiasi altra forza politica. In merito a questo elevato

    flusso verso l’astensione, Colloca e Vignati (2014), domandandosi come sia

  • 26

    possibile che una formazione che ha alimentato una campagna elettorale sul

    tema dell’Europa non sia riuscita a mobilitare il proprio elettorato in queste

    consultazione europee, propongono due ipotesi per spiegare il calo del

    consenso. La prima è riassumibile in un atteggiamento anti-europeista

    presente nell’elettorato a 5 stelle ma vissuto però in modo passivo, che ha

    portato alla non attivazione al voto. La seconda è che il rifugio

    nell’astensionismo sia dovuto alla critica verso l’attività del M5S dal

    momento dell’ingresso nelle istituzioni, la quale ha determinato la perdita di

    fiducia nella proposta del M5S. A mio avviso entrambe queste spiegazioni

    sono valide e trovano il loro riscontro nell’astensione dell’elettore

    Menopeggio.

    In conclusione, nelle ultime elezioni europee accanto alle componenti più

    storiche e connotate da un voto d’appartenenza, vale a dire il Credente e il

    Gauchista, si è aggiunto quello che è stato definito il Razionale 2.0, un

    elettore che, seppur dubbioso delle scelte politiche compiute dal M5S dopo

    le politiche del 2013, ha scelto di confermare il proprio sostegno ad un

    progetto di riforma delle politica che solo il M5S, maturando politicamente,

    può lentamente compiere.

  • 27

    Appendice

    Tabella 1: FLUSSI ELETTORALI CAMERA-EUROPEE (fonte IPSOS 2014) - Valori in migliaia di voti

    PD M5S PDL UDC + FLI

    LN FDI

    SEL +

    Riv. Civ.

    S.Civ. +

    C.Dem +

    Fare

    Altro Non voto Tot.

    2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013

    PD 2014 6857 1105 489 189 125 27 485 1315 147 434 11173

    M5S 2014 282 4774 204 - 45 12 150 105 - 221 5793

    FI 2014 116 238 3596 108 105 43 71 59 51 218 4605

    NCD UDC PPE 2014

    38 61 358 149 22 59 - 391 48 74 1200

    Lega Nord 2014

    20 187 322 - 975 27 - 13 56 87 1687

    FDI-AN 2014 7 103 284 39 36 313 40 47 100 35 1004

    Tsipras 2014 248 95 14 26 - - 586 57 40 37 1103

    Altre liste 2014

    82 144 113 12 35 3 115 198 52 53 807

    astensione+non valide 2014

    993 1982 1952 245 47 182 409 1187 793 14094 21884

    Totale 2014 8643 8689 7332 768 1390 666 1856 3372 1287 15253 49256

  • 28

    Tabella 2: FLUSSI ELETTORALI CAMERA DEI DEPUTATI (fonte IPSOS – Natale 2014) Valori %

    PDL

    2008

    Lega

    Nord

    2008

    PD

    2008

    IDV

    2008

    UDC

    2008

    Sin.

    Arcob.

    2008 Totale

    PDL 2013 47 13 1 - 3 1 15,6

    Lega Nord 2013

    3 26 - 1 1 1 3,0

    PD 2013 3 1 57 20 8 16 18,4

    Scelta Civica 2013

    4 7 5 6 34 4 6,0

    M5S 2013 16 24 16 32 12 31 18,5

    Rivoluzione Civile 2013

    - - 1 5 - 9 1,6

    Altre liste 2013

    9 7 8 10 19 17 9,4

    Astensione +non valide

    18 22 12 26 23 21 27,5

    Totale 2013 100 100 100 100 100 100 100

  • 29

    Tabella 3: FLUSSI ELETTORALI CAMERA-EUROPEE (fonte IPSOS 2014) – Valori %. Percent. su Politiche

    PD M5S PDL UDC + FLI LN FDI

    SEL +

    Riv. Civ.

    S.Civ. +

    C.Dem + Fare Altro

    Non voto

    2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013

    PD 2014 79 13 7 25 9 4 26 39 11 3

    M5S 2014 3 55 3 - 3 2 8 3 - 1

    FI 2014 1 3 49 14 8 6 4 2 4 1

    NCD UDC PPE 2014

    - 1 5 19 2 9 - 12 4 -

    Lega Nord 2014

    - 2 4 - 70 4 - - 4 1

    FDI-AN 2014 - 1 4 5 3 47 2 1 8 -

    Tsipras 2014 3 1 - 3 - - 32 2 3 -

    Altre liste 2014

    1 2 2 2 3 - 6 6 4 -

    astensione+non valide 2014

    13 22 26 32 2 28 22 35 62 94

    Totale 2014 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100

  • 30

    Tabella 4: FLUSSI ELETTORALI CAMERA-EUROPEE (fonte IPSOS 2014) – Valori %. Percent. su Europee

    PD M5S PDL

    UDC

    +FLI LN FDI

    SEL

    +

    Riv.

    Civ.

    S.Civ.

    +

    C.Dem

    +Fare Altro

    Non

    voto Totale

    2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013

    PD 2014 61 10 4 2 1 - 4 12 1 5 100

    M5S 2014 5 82 4 - 1 - 3 2 - 3 100

    FI 2014 3 5 78 2 2 1 2 1 1 5 100

    NCD UDC PPE 2014

    3 5 30 12 2 5 - 33 4 6 100

    Lega Nord 2014

    1 11 19 - 58 2 - 1 3 5 100

    FDI-AN 2014

    1 10 28 4 4 31 4 5 10 3 100

    Tsipras 2014

    22 9 1 2 - - 53 5 4 4 100

    Altre liste 2014

    10 18 14 1 4 - 14 25 6 8 100

    astensione+ non valide

    2014 5 9 9 1 - 1 2 5 4 64 100

  • 31

    Tabella 5: Confronto Camera 2013-Europee 2014 (fonte Ipsos 2014 e Natale 2014) - Valori %

    Categoria M5S CAMERA M5S EUROPEE TOTALE

    EUROPEE

    uomini 60 65 48

    donne 40 35 52

    100 100 100

    18-24 anni 13 11 9

    25-34 anni 19 17 14

    35-44 anni 27 30 19

    45-54 anni 22 22 18

    55-64 anni 11 13 15

    65 anni e oltre 8 7 25

    100 100 100

    laureati 14 11 11

    diplomati 35 42 28

    licenza media 38 34 35

    licenza elementare 13 13 26

    100 100 100

    imprenditori/ liberi prof./ dirigenti 5 8 6

    lavoratori autonomi 11 10 7

    impiegati/ insegnanti 26 25 19

    operai ed affini 16 16 12

    disoccupati 13 12 8

    studenti 8 8 7

    casalinghe 8 10 15

    pensionati 13 11 26

    100 100 100

    collocati a sinistra 20 20 15

    collocati al centro sinistra 17 18 22

    collocati al centro 11 13 11

    collocati al centro destra 16 17 21

    collocati a destra 11 15 14

    non collocati pol. 25 17 17

    100 100 100

    frequenza messa settimanale 19 16 28

    frequenza messa mensile 19 18 19

    frequenza occasionale o nulla 62 66 53

    100 100 100

    si informa solo con TV 15 15 19

    prevalentemente con TV 34 32 35

    prevalentemente con giornali 25 18 27

    prevalentemente con internet 22 31 15

    prevalentemente con radio 4 4 4

    100 100 100

  • 32

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