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Carta Sentieri Parco Brughiera

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Carta Sentieri Parco Brughiera

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Page 1: Carta Sentieri Parco Brughiera

Cartina_2010_RetroCartina 27/07/10 11:21 Pagina 1

Page 2: Carta Sentieri Parco Brughiera

UN TERRITORIO DA SCOPRIREIl territorio descritto da questa cartadei sentieri è compreso nel Parco lo-cale di interesse sovracomunale (PLIS)della Brughiera Briantea, costituitodai Comuni di Cabiate, Lentate sulSeveso, Mariano Comense, Meda, Ca-rugo, Brenna, Figino Serenza, Cerme-nate, Carimate e Novedrate per salva-guardare e gestire i valori ambientaliancora presenti.Si tratta infatti di una delle prime areecoperte quasi esclusivamente da bo-schi e prati che si incontrano allonta-nandosi da Milano verso nord. Stranamente questi vasti spazi verdied i valori ambientali che essi rac-chiudono sono ancora poco conosciu-ti, non essendo attraversati, ma sololambiti, dalle più importanti direttriciviarie con direzione nord-sud.Questi territori rivestono inoltre unanotevole importanza dal punto di vi-sta delle connessioni ecologiche traambiti a maggiore naturalità: poten-zialmente, infatti, il PLIS della Bru-ghiera Briantea costituisce un impor-tante collegamento tra i Parchi Regio-nali della Spina Verde (a nord), delleGroane (a sud-ovest), della Valle delLambro (ad est).

Questa carta dei percorsi vuole quin-di invitare a conoscere le bellezze diquesto territorio, muovendosi attra-verso di esso a piedi, o comunque conquei mezzi (bicicletta, cavallo) checonsentono un accesso ad aree nonaccessibili a mezzi motorizzati.

Le informazioni qui riportate non sonocomunque da considerarsi esaustive.Ulteriori notizie per la conoscenza diquesti territori e spunti per una visitasono reperibili sul sito web del Parco,all’indirizzo www.parcobrughiera.it.Nello stesso sito web troverete unasezione (“WebGIS”) in cui è reperibi-le e navigabile una versione on-line diquesta stessa carta dei sentieri, conbasi cartografiche più aggiornate enumerosi ulteriori informazioni ag-giuntive disponibili.

I BOSCHIAll’interno del Parco della Brughiera iboschi assumono aspetto e composi-zione molto differente in funzionedelle condizioni ambientali e dell’usocui sono stati sottoposti.Sui terrazzi più alti, che costituisconogran parte del Parco, i boschi migliorisono fustaie (cioè boschi in cui lepiante sono na-te da seme) ca-ratterizzate dal-la presenza del-la quercia, so-prattutto la far-nia e talvolta larovere, insiemeal castagno, alpino silvestre edalla betulla.Pino silvestre ebetulla sono pe-rò molto esigen-ti per quanto ri-guarda la luce,e

quindi tendono ad essere via via so-stituiti dalle querce. Nello strato arbustivo troviamo lafrangola, il nocciolo e, nel sottobosco,sono frequente la felce aquilina e ilmirtillo.

I boschi più interessanti dei terrazziinferiori sono invece caratterizzati dauna maggior mescolanza di latifoglie:fra esse soprattutto la quercia farnia,con il ciliegio, il carpino bianco, il ti-glio, il frassino, l’acero campestre.Nelle zone più umide sono presentiolmo ed ontano nero. Nello strato ar-bustivo è frequente il nocciolo, con ilviburno, l’evonimo, il biancospino.Gran parte dei boschi del Parco è pe-rò dominata dalla robinia, specie eso-tica di origine nord-americana, moltoadattabile ed invasiva, che penetranelle aperture che si creano nei bo-schi dopo i tagli, e che caratterizzaquindi soprattutto i boschi cedui (si

dice ceduo un bosco in cui le piantenon nascono prevalentemente dal se-me, bensì “riscoppiano” dalle ceppaieoriginate da tagli precedenti).Alla robinia è spesso associata unanotevole copertura di rovi nel sotto-bosco.Nel Parco è anche molto diffusa laquercia rossa, altra specie provenien-te dal nord America, di cui sono statirealizzati estesi rimboschimenti e cheha dimostrato di sapersi adattare ot-timamente a questi ambienti, anchese i prodotti legnosi che offre sono diqualità inferiore alle aspettative.In questi boschi sta inoltre entrandoun’altra esotica, molto infestante, ilciliegio tardivo.

Nelle aree in cui è cessata l’attività dicavazione, molto estese nel Parco, siosserva l’insediamento di un boscopioniere in cui abbondano il pioppotremulo, il salicone, la betulla, la robi-nia, il pino silvestre ed infine la farnia,e che spesso deriva dall’evoluzione diun precedente stadio a brughiera.

L’ecosistema boscoI boschi del Parco sono importanti an-che perché rappresentano un estremoresiduo di “naturalità” in un territoriofortemente urbanizzato, ed in essipossono perciò trovare rifugio le spe-cie animali e vegetali legate all’am-biente forestale che altrimenti scom-parirebbero dall’intera area. Se que-ste specie venissero eliminate potreb-bero difficilmente ricomparire auto-nomamente, per via dell’isolamentodell’ambiente. Da ciò la necessità del-la tutela di questi spazi e delle formedi vita che vi abitano.

LA BRUGHIERAIl Parco prende il nome da una for-

mazione vegetazionale, la brughie-ra, che era un tempo ampiamentediffusa e caratteristica del pianaltolombardo, e che oggi sopravvive so-lo in condizioni particolari e preca-rie, su suoli poveri e scarsamenteproduttivi. La brughiera deve il suo nome al bru-go (Calluna vulgaris), specie che vicompare assai frequentemente, insie-me alla molinia ed alla ginestra. Altroarbusto molto frequente è la frango-la, e frequente è anche la presenzadel pino silvestre con la betulla, ilpioppo tremulo, il salicone, la farnia.La brughiera si trova spesso in aree inpassato sottoposte a cavazione, op-pure in aree che subiscono periodica-mente interventi che impoveriscono ilsuolo ed impediscono l’evoluzionedella vegetazione (il taglio a raso, op-pure, spesso purtroppo anche oggi,l’incendio).

Quando compiere le passeggiate nel parco?Il territorio del Parco si presta ad es-sere fruito in tutte le stagioni, ed ognimomento dell’anno riserva elementidi sicuro interesse al visitatore.La stagione invernale consente di ap-prezzare maggiormente il paesaggiodelle Prealpi e talvolta del Monte Ro-sa, che fanno da lontana cornice aquest’area. La primavera offre coloribrillanti e fioriture nei boschi.L’ombra del bosco consente anche legite estive, sapendo però che si dovràfare i conti con le numerose zanzare.L’autunno, infine, incendia di mille co-lori i boschi, per il mutare del coloredelle foglie.Anche in un territorio così facilmenteaccessibile è però necessario esserevestiti adeguatamente, soprattuttoper quanto riguarda le calzature: me-glio scarponcini o stivali.

I PERCORSINel programmare la propria passeg-giata si deve considerare la possibili-tà di combinare i diversi itinerari, chesi incrociano fra loro, realizzando cosìdei percorsi circolari che, per chiuderel’anello, richiedono solo pochi minutidi cammino su strada o attraverso ipaesi.È invece necessario ricordare che nontutti i percorsi che vengono riportatinella carta sono immediatamente ocompletamente percorribili, per i la-vori di manutenzione che necessita-no, e che alcune variazioni nel trac-ciato potrebbero rendersi necessarieper rispondere a esigenze delle pro-prietà private attraversate.Nel descrivere i percorsi vengono in-dicati i tempi di percorrenza: si ritieneche in condizioni ordinarie in un’ora sipercorrano 5-6 chilometri.

Percorso n.●1Da Copreno a Mariano Comense Tempo di percorrenza 1 ora e 45 mi-nuti.Il percorso n. 1 attraversa da ovestverso est il territorio del Parco e con-sente di apprezzarne l’articolazionegeomorfologica e l’uso del suolo.Partendo da Lentate sul Seveso, neipressi della frazione di Copreno, dal-la strada statale 35 dei Giovi, si scen-de per via Macchiavelli fino al fondovalle, e qui ci si inoltra per il sentieroche, per boschi e campi, arriva allastrada che proviene dal centro diLentate, località Villa Lombarda, neipressi di una cappelletta prossima al-la linea ferroviaria (15 minuti). Lungoquesto tracciato sono possibili rac-cordi per la zona delle scuole mediedi Lentate.Il percorso prosegue parallelo alla

ferrovia, nella valle del Seveso, fra iboschi che hanno occupato aree unavolta coltivate, come testimoniatodai terrazzi, e i campi e i prati delfondovalle. Dopo circa 10 minuti sigiunge, nei pressi del centro di Len-tate, ad un ponte sul Seveso e ad unsottopasso della ferrovia, ove si in-contra il percorso n. 2. Si risale versonord, sempre nella valle del Seveso,in un’area prima urbanizzata, e poinei campi, quindi su per la scarpatache porta a Cimnago, che si raggiun-ge dopo 20 minuti (45 dalla parten-za). Siamo ora sul terrazzo rissiano,coltivato in genere a mais, delimitatoad est dalla cornice dei boschi sullascarpata che porta al terrazzo min-delliano soprastante. Verso nord,nelle giornate migliori, e soprattuttod’inverno, il paesaggio offerto dallePrealpi lombarde può essere estre-mamente suggestivo.Si attraversa la piana, e poi i boschi diquercia rossa, fino alla strada provin-ciale 221, Meda - Novedrate, che rag-giungiamo in 15 minuti. È possibilecompiere in quest’area una varianteattraverso i boschi di quercia rossa,con un anello di 15 minuti. Attraversata la provinciale, ci dirigia-mo verso il lago Azzurro, importanteper la presenza di avifauna e per il si-gnificato paesaggistico, circondato daun’area di brughiera. Attraversiamoquindi l’area del Boscaccio, incontran-do i segni dell’attività estrattiva, at-traverso anche i boschi di pino silve-stre, ed incontrando stagni e lembi dibrughiera.

Percorso n.●2Da Lentate sul Seveso a Carimate nella valle del SevesoTempo di percorrenza 20 minuti.Questo percorso, di facilissima percor-

ribilità, è in effetti un raccordo fra ilpercorso n. 1 e Carimate. Si stacca dal percorso n. 1 nei pressidel ponte sul Seveso di Lentate e,muovendosi lungo la ferrovia, al bor-do dei campi prossimi al fiume, giun-ge ai mulini a sud di Carimate.

Percorso n.●3Da Cabiate a Mariano ComenseTempo di percorrenza 45 minutiIl percorso si muove in gran parte sustrade campestri, con pochi tratti apercorribilità difficoltosa.Da Cabiate si sale, nei pressi di VillaPaduli, verso la località Ipporonco,(10 minuti), ove termina la strada per-corribile dagli automezzi.Si prosegue sul pianalto, al limite fraprati e boschi di querce, betulle, pini edovviamente robinia, fino all’attraversa-mento dell’incisione della Valletta, do-po la quale si raggiunge la strada ster-rata che porta alla cascina Mordina(15 minuti, 25 dalla partenza). Da quialla cascina Mordina, che si raggiungedopo altri 5 minuti, il tracciato è co-mune al percorso n. 4. I due piccoli la-ghi prossimi alla cascina, realizzati perl’irrigazione durante il 1800, presenta-no oggi una differenza di ambienti chepermette la presenza di specie rare nelresto del territorio, in particolare anfibi.L’area è di proprietà del comune diMariano Comense.Dalla cascina si scende verso il tor-rente Terrò, che si attraversa per rag-giungere il depuratore, e da qui, in al-tri 15 minuti, la zona di cascina S. Ste-fano, a Mariano Comense.

Percorso n.●4Da Cabiate a Mariano ComenseTempo di percorrenza 50 minutiIl percorso segue nel suo primo tratto

il torrente Valletta, attraverso boschidi robinia, tiglio, farnia, ontano nero,in un’incisione del pianalto mindellia-no. Dopo i primi 400 metri è possibi-le una variazione che porta sul pia-nalto, in un’area di prati e boschi dinotevole significato paesaggistico edi grande quiete per la distanza dallestrade e l’assenza di edificazioni, etorna dopo 700 metri al tracciatoprincipale. Nel torrente Valletta l’acqua è presen-te solo raramente, in occasione dellepiogge più consistenti, eppure si pos-sono osservare fenomeni erosivi dinotevole rilevanza. Si attraversano numerosi ponti e siincontrano semplici aree di sosta epiccoli altari, realizzati negli anni dalGruppo Naturalistico della Brianza,con nomi che esprimono il legamedei volontari con il territorio (boscodella Cappellina, Beula del Gos, bo-sco del Crocefisso, bosco San Fran-cesco).Lungo il tracciato si osservano anchesemplici manufatti per la raccolta del-l’acqua, preziosa in occasione dei fre-quenti incendi del periodo invernale.Dopo 15’ di cammino si raggiungeun’ampia radura, talvolta ancora col-tivata, e dopo poco tempo ci si colle-ga al percorso n. 3, attraverso l’areadella cascina Mordina e poi giù nellaValle del Terrò, che si attraversa dopoaltri 15 minuti (30 dalla partenza). Sirisale la scarpata ad est, e ci si ripor-ta sul pianalto mindelliano, nell’areadei vivai di Mariano Comense. Il per-corso è ora su strada, prima asfaltatae poi sterrata, e prosegue deciso ver-so nord, terminando dopo altri 20 mi-nuti, nell’area nord occidentale diMariano. Da qui si può proseguirelungo sentieri nei boschi fino al lagodi Montorfano (sentiero Cabiate –Montorfano).

Percorso n.●5Da Camnago a CabiateTempo di percorrenza 55 minutiDalla stazione di Camnago -Lentate siarriva in pochi minuti alla partenzadel percorso, che sale in una vallettaboscata verso cascina Gattona, e poiverso cascina Malpaga (10 minuti), inun’area popolata da scoiattoli. Si se-gue verso est il medesimo tracciatodel percorso n. 6, sul tracciato dellavecchia ferrovia delle cave, e raggiun-gendo in altri 10 minuti, attraversoprati ed incolti, la strada Meda-Nove-drate, che si attraversa, e percorrendol’ampio sterrato, si giunge, in altri 5minuti, alla Zoca dei Pirutit. Da qui cisi muove verso nord per un brevetratto, comune al percorso 7, e quindisi piega ad est, attraversando le inci-sioni delle valli del Boscaccio e dellaValletta, incrociando prima il percorson. 3, poi il percorso n. 4 (10 minuti,35 dalla partenza). Si risale nel pia-nalto di Cabiate, in un’area il cui fa-scino deriva dalla quiete e dall’assen-za di edifici. Attraverso prati e boschidi betulla, quercia, pino silvestre, siraggiunge dopo 10 minuti una stradacampestre, e si scende, percorrendola,alle prime costruzioni di Cabiate, chesi raggiungono dopo altri 10 minuti.

Percorso n.●6Da Cascina Colombera alla Zoca dei Pirutit attraverso i boschi e le brughiere delle vecchie caveTempo di percorrenza 35 minutiDai terrazzi sottostanti cascina Co-lombera a Meda si sale al pianalto, esi entra in un’area di boschi prevalen-temente pionieri, di betulla, pioppotremolo, salicone, robinia, in prossimi-tà di aree con ristagni d’acqua. Qui,fino a pochi decenni fa, si estraeva

l’argilla che ve-niva trasportataalle fornaci diMeda utilizzan-do una ferrovia,lungo il cui trac-ciato, fino a ca-scina Malpaga,corre oggi ilpercorso. Il trac-ciato è in partecomune al n. 5.Dopo 10 minutisi raggiunge ca-scina Malaga eda qui ci si muove verso nord, rag-giungendo cascina Malisco ed incon-trando delle aree di brughiera. Da ca-scina Malisco ci si dirige verso est, ar-rivando ad un sottopasso della stradaMeda - Novedrate (10 minuti). Si per-corre prima una depressione, per poirisalire nei boschi al margine dellearee cavate, attraversando macchie dipino silvestre prossime a raccoltetemporanee d’acqua. Dopo 10 minutisi raggiunge la strada per la Zoca deiPirutit e si giunge in altri 5 minuti allaghetto.

Percorso n.●7Da Meda al Boscaccio Tempo di percorrenza 45 minutiDa Meda si segue il percorso che at-traverso prati e costeggiando i boschidi quercia, betulle e pino silvestre delPian delle Monache porta alla Zocadei Pirutit in 15 minuti. Da qui si se-gue il percorso n. 5 per circa 400 me-tri, e quindi ci si dirige a nord, attra-verso boschi di pino e querce, e poi albordo dei prati, arrivando dopo 10 mi-nuti alla strada Mariano-Lentate, chesi segue verso Mariano per circa 200metri. Si imbocca la via sulla destrache raggiunge, in dieci minuti, la stra-da sterrata che porta alla cascina Mor-

dina, collegandosi prima con il percor-so n. 3 e poi con il percorso n. 4.Non si passa davanti alla cascinaMordina ma si prosegue dritti sullastrada che porta a cascina Cottina. Sisegue verso nord una strada sterratache in dieci minuti porta nei pressi delnucleo, una vola rurale, di Castel Ma-rino.

Percorso n.●8Da Cermenate a Minoprio Tempo di percorrenza 45 minuti.Dal cimitero di Cermenate si prendela trattorabile in direzione di Minoprioattraverso campi e boschi cedui di ro-binia. All’altezza della strada chescende da cascina Cà Nuova è possi-bile seguire una variante al percorsoche consente, prendendo uno strettosentiero che corre lungo un fossato, diarrivare dopo qualche minuto ad unostagno dove si possono facilmenteavvistare varie specie di animali ac-quatici.

Percorso n.●9Nella valle del Seveso Tempo di percorrenza 30 minuti.Dal centro di Asnago si segue via Re-pubblica che incrocia, dopo circa 200m, sulla sinistra, una strada sterrata in

fondo alla quale inizia, sulla destra, ilsentiero che scende nella valle deltorrente Seveso. In fondo alla discesa,nei pressi di una centralina dell’Enel,il sentiero ridiventa pianeggiante esegue una stradina sterrata fino aCantù Asnago che si raggiunge in cir-ca 30 minuti. Percorrendo il sentierodurante la stagione invernale è possi-bile godere di alcuni suggestivi scorcisulla valle del Seveso e la vicina Cari-mate col suo castello.

Percorso n.●10Da Carimate a Cantù Tempo di percorrenza 30 minuti.Da Via del Golf (strada privata) a Ca-rimate, poco prima delle abitazioni,sulla sinistra si imbocca il sentiero chesale fino a Cantù (zona di CascinaScalabrina) attraversando boschi divaria composizione (quercia rossa, pi-no silvestre, castagno, robinia e quer-cia farnia). In uno spazio ristretto sipossono quindi osservare vari tipi dibosco con diversi gradi di naturalità.

Percorso n.●11Lungo la valle del Serenza Tempo di percorrenza 1ora e 20 mi-nuti.Dal parcheggio di Carimate, nei pres-si del campo sportivo, si prende la pi-sta ciclopedonale che si percorre finoa giungere in fondo all’abitato in cor-rispondenza dell’inizio di un vastoprato. Qui ci si immette sul sentieroche inizia sulla destra subito dopo lasbarra. In alternativa si può partireanche da Montesolaro e seguire, finoal punto appena indicato, la pista ci-clopedonale in direzione Carimate. Ilsentiero entra in un boschetto di tigli,platani e olmi e subito dopo attraver-sa un prato, quindi attraversando unbosco di robinia scende verso il tor-rente Serenza che si raggiunge dopo

aver percorso un tratto di sentiero ac-ciottolato. Per una pista trattorabile sisale fino a Sant’ Agata e Rozzago (daCarimate: 45 minuti). Qui si prendeuna stradina sterrata che poco dopodiviene un sentiero dapprima pianeg-giante, poi in leggera discesa, fino aduna passerella. Superata la passerellail sentiero riprende a salire ed entra inun bel bosco di quercia. Giunto al li-mite del bosco, il sentiero incrociauna stradina sterrata che si segue perun buon tratto fino ad imboccare unatrattorabile che sale sulla sinistra inun bosco di querce carpini e castagni.Oltre il bosco il sentiero attraversa unprato e quindi tra coltivi e siepi giun-ge a cascina Moia (da Sant’Agata: 35minuti).

Percorso n.●12Da cascina Amata a cascina San Martino, attraverso la brughieraTempo di percorrenza 1ora e 30 mi-nuti.Lasciata l’auto nello spiazzo retro-stante il campo sportivo di cascinaAmata, si imbocca un sentiero sulladestra che entra nel bosco. Si prose-gue sempre diritti fino a giungere inbreve ad una passerella superata laquale si prende il sentiero sulla destrache risale un breve pendio giungendocosì in una vasta zona aperta, colo-nizzata da arbusti di frangola, felci ealberi sparsi (soprattutto betulle,quercia e pino silvestre). Poco dopo sipassa accanto ad un rudere in mura-tura e più avanti si giunge nei pressidi un capanno di caccia attivo (pre-stare attenzione). Dopo pochi passi, siincrocia il sentiero proveniente da Ol-gelasca, girando a destra lo si percor-re per un tratto, fino ad arrivare neipressi della località Roccolo Venezian.Subito dopo, sulla sinistra, inizia una

stradina trattorabile imboccata laquale si entra in un bosco ricco di ca-stagni che sfuma poi nella brughiera.Anche lungo questo tratto di sentierosi incontra, sulla sinistra, un capannodi caccia attivo (prestare attenzione).Giunti sotto il traliccio dell’alta ten-sione, ben visibile anche da lontano,si svolta a destra e dopo pochi passisubito a sinistra per prendere il sen-tiero che penetra nel bosco di pino sil-vestre e querce, dirigendosi verso ca-scina S. Martino (cascina Amata – ca-scina S. Martino: 45 minuti).

Percorso n.●13Da Brenna a cascina Amata, tra i boschi di pino silvestreTempo di percorrenza 1ora e 30 mi-nuti.Dalla stazione ferroviaria di Brenna-Alzate Brianza si segue la stradinasterrata fino ad incrociare la provin-ciale che da Brenna porta ad Alzate,oltrepassata la quale si imbocca ilsentiero che corre, per un breve trat-to, parallelo alla ferrovia lasciandosisulla destra vasti prati in fondo aiquali è visibile il santuario di Rogore-do. Dopo aver piegato a destra, ilsentiero entra in un bosco di querceche si attraversa giungendo ad unprato oltrepassato il quale, lasciatosulla destra un piccolo stagno chedelimita un bosco di ontani, si arrivaad un bivio. Qui si prende il sentieroa sinistra che sale leggermente econduce, dopo aver superato una pic-cola area franata (tenersi sulla sini-stra), in una bella pineta di pino sil-vestre. Da qui si procede diritti, igno-rando le frequenti diramazioni latera-li lungo il percorso, fino ad arrivarenei pressi della chiesetta di S. Adria-no ad Olgelasca (stazione ferroviariadi Brenna-Alzate Brianza – Olgela-sca: 1 ora). Si oltrepassa la provincia-

le Brenna - Cantù, si percorre la viatra le case di Olgelasca e si procedesempre diritti attraversando una va-sta e bella distesa prativa, fino ad in-contrare al margine del bosco, sulladestra, un sentiero che con anda-mento tortuoso porta in breve aimargini di un ampio prato. Qui si gi-ra a sinistra e si costeggia il prato fi-no a ritornare nuovamente nel boscoseguendo un sentiero che conduce inpoco tempo a Cascina Amata (Olge-lasca – cascina Amata: 30 minuti).

Percorso n.●14Da Carugo a Pozzolo, attraverso il pianalto e la valle di Brenna Tempo di percorrenza 1ora e 30 mi-nuti.Dal parcheggio del campo sportivodi Carugo si prende per via delle Gi-nestre, quindi all’incrocio con via Ve-neto la si segue in direzione dellaprovinciale per Novedrate percorren-do la pista ciclopedonale sulla sini-stra. Giunti alla strada provincialeper Novedrate la si attraversa e siprende la strada per cascina Gattedoe cascina Vignazza. Nei pressi di ca-scina Vignazza, sulla curva della stra-dina sterrata, si imbocca il sentierosulla destra che sale leggermente epoco dopo curva decisamente a sini-stra. In fondo alla curva si prende ilsentiero sulla destra che dopo unaleggera salita entra in una pineta dipino silvestre e diviene pianeggiante.Si continua a percorrere il sentieroprincipale ignorando le numerose di-ramazioni che si dipartono da que-sto. Si giunge così in breve in un areacolonizzata da pioppo tremolo, be-tulle, ontani e frangola poco primadella quale sulla sinistra si trova ilsentiero che scende alla valle del La-ghetto. Oltre la zona a pioppi, betul-le, ontani e frangola si giunge in bre-

ve nei pressi di un capanno di cacciaattivo (prestare attenzione), quindisuperato un prato si arriva ad un in-crocio. Prendendo a sinistra si im-bocca un tracciato che porta in bre-ve sul sentiero del percorso Cabiate-Montorfano (attenzione ai capannidi caccia attivi). Proseguendo invecea destra si incontra poco dopo il sen-tiero che sale da Cascina Capriola, losi imbocca svoltando a sinistra e siprosegue diritti fino ad Olgelasca(Carugo – Olgelasca: 1 ora). Ad Ol-gelasca si percorre per un breve trat-to la strada provinciale in direzionedi Brenna e in fondo alla discesa siimbocca il sentiero che scende lungola valle di Brenna percorrendola perun buon tratto (sono visibili querco-carpineto e depositi fluvioglaciali).Guadato per la seconda volta il tor-rente, superabile anche tramite pas-serelle nascoste dalla vegetazione, siprende il sentiero a sinistra che salefino a Pozzolo (Olgelasca – Pozzolo:30 minuti).

Percorso n.●15Percorso di Brenna, dalla valle Sorda alla valle di BrennaTempo di percorrenza 1 ora e 15 mi-nuti.Dal parcheggio del campo sportivo diBrenna si prende il sentiero che scen-de leggermente attraverso un boscodi querce fino ad incrociare il sentieroche sale dalla valle Sorda. Qui si svol-ta a sinistra e si sale fino a giungerein un bel boschetto di robinie. Alla di-ramazione del sentiero si prende adestra e si prosegue lungo questa di-rezione fino ad incontrare la trattora-bile che sale verso il ponte sopra laferrovia (linea Como-Lecco), oltre ilquale si prende a sinistra e si giungein breve alla vecchia stazione ferro-viaria di Brenna -Alzate Brianza e su-

bito dopo alla provinciale che daBrenna porta ad Alzate. Qui si attra-versa la strada e il passaggio a livelloe subito si scende lungo una stradinasterrata. Dopo averne percorso unbreve tratto, si imbocca all’altezza diuna sbarra sulla sinistra una trattora-bile che scende lungo la valle di Bren-na (sono visibili querco-carpineto edepositi fluvioglaciali). Giunti in vistadella strada provinciale per Cantù,prima di attraversare il torrente, sisvolta a sinistra per un sentiero che ri-sale fino a Brenna.

Percorso n.●16Percorso dei fontanili, Riserva Naturale Fontana del Guercio e fontanile “Testa del Nan”Tempo di percorrenza 1 ora e 15 mi-nuti.Dal piazzale nei pressi di cascina S. Ambrogio si imbocca via Fontanadel Guercio fino ad arrivare alla zonadei fontanili. Poco oltre il sentiero in-crocia una strada sterrata, qui si giraa destra e la si percorre per un trat-to fino ad arrivare nei pressi dellaroggia Borromeo dove si segue la se-gnaletica che indica il passaggio pe-donale. Questi è un sentiero che co-steggiando la roggia Borromeo con-duce al fontanile detto “Testa delNan” dal quale ha inizio la suddettaroggia. (Fontana del guercio – Testadel nan: 20 minuti). Si ritorna quindiindietro alla strada sterrata che sipercorre salendo a Pozzolo (Testa delNan – Pozzolo: 25 minuti) dove, neipressi di cascina Meroni si imboccala stradina che scende a sinistra co-steggiando un prato e un boschettodi castagni. Si prosegue in questa di-rezione fino a cascina S. Ambrogio ri-tornando al punto di partenza. (Poz-zolo – Cacina S. Ambrogio – piazza-le: 25 minuti).

PUNTI DI INTERESSE●1 Villa Clerici, CoprenoVilla Clerici fu costruita intorno al1650 da Francesco Clerici, capitanodelle Milizie del Re di Spagna nel mi-lanese. La villa, oggi meglio nota conil nome di Villa Immacolata, sorgenel centro di Copreno; alcuni studio-si ritengono, visto il suo assetto ar-chitettonico, che sia sorta su un pre-esistente monastero e che da ciòavrebbe origine l’etimologia di Co-preno, in dialetto “Counvent” o “Co-unvrent”, che significherebbe con-vento.Nonostante abbia subito nei secoli di-versi rimaneggiamenti, Villa Clericiconserva ancora cimeli del suo illustrepassato; i camini in pietra ornati distemmi nobiliari, i preziosi infissi, imobili pregiati ed i pavimenti in legnointarsiato della “Camera della Signo-ra” oggi adibita a Cappella. Un sobrioedificio a due piani è delimitato da unpiccolo giardino che racchiude unafontana ed una statua in marmobianco, dedicata alla Madonna del-l’Accoglienza. Un elegante porticatocon colonne binate e architrave cir-conda il cortile interno.La villa, frequentata da AlessandroManzoni, rimase ai Clerici sino allaseconda metà dell’Ottocento e poipassò a vari proprietari, tra cui l’avvo-cato Riboldi, impresario teatrale diMilano che vi ospitò il maestro ArturoToscanini.Il Santuario di San Mauro è un edifi-cio religioso annesso alla villa; il cul-to di San Mauro fu probabilmentediffuso a Copreno dai monaci del-l’abbazia benedettina di San Simpli-ciano a Milano che, nel XII secolo,avevano tra i loro possedimenti pro-prio Copreno.La facciata dell’Oratorio, ultimata nel1672, è sormontata da un timpano

triangolare e scandita verticalmenteda lesene a semipilastro.L’interno, a pianta ottagonale, è privodi affreschi, ma impreziosito da unacupola.

●2 Villa Valdettaro, Lentate sul Seveso

La Villa Valdettaro a Lentate sul Seve-so, costruita nella prima metà dell’Ot-tocento in stile neoclassico, fu la casadi villeggiatura di Bartolomeo Morel-li, impresario del teatro alla Scala edell’Opera di Vienna. L’edificio pre-senta un grande parco che si estendesulla collina sottostante la villa.

●3 Oratorio Santo Stefano, Lentate sul Seveso

L’Oratorio di Santo Stefano a lentatesul Seveso è un edificio religioso digrande valore artistico, fondato nel1369 da Stefano Porro, signore dellacittà. Esternamente l’edificio conservai lineamenti duecenteschi: la facciata,restaurata alla fine del XIX secolo, èdi mattoni a vista ed impreziosita daun bel portale sormontato da un tim-pano, nel quale sono rimaste tracce diun affresco raffigurante la Vergine. Lastruttura internaè quella “a sa-la” divisa (da unarco a sestoacuto) in duevani: la navata eil presbiterio.Molto interes-santi sono gliaffreschi pre-senti, testimo-nianza impor-tante della pit-tura lombardadel XIV secolo.Una bellissima“Crocifissione”,

probabilmente di Giovanni da Milano,si può ammirare sulla parte di fondodel presbiterio; lo stesso maestro èautore delle pitture del presbiterio edel “Giudizio Universale” dell’arcotrionfale.

●4 Roggia DesioIn corrispondenza del meandro delSeveso, a sud del Mulino Foppa, sipossono osservare le strutture di pre-sa dell’acqua del fiume per alimenta-re la Roggia Desio, utilizzata per ilfunzionamento dei numerosi mulinipresenti nella Valle del Seveso.

●5 Passaggio dall’Olocene al Riss Terrazzi fluvioglaciali

In questo punto la morfologia del ter-ritorio ci offre una chiave di letturaper comprendere come si sono forma-ti questi luoghi: qui è evidente il pas-saggio dalla piana alluvionale, che ri-sale all’olocene recente ed attuale, aiterrazzi intermedi originatisi durantela glaciazione del Riss (terza glacia-zione).La piana alluvionale del torrente Se-veso è costituita da sedimenti recenti

od attuali con substrato da limoso aghiaioso, non calcareo.Le superfici sono sub – pianeggianti ecomprese tra i terrazzi antichi e le fa-sce più facilmente inondabili limitrofeai corsi d’acqua, separate da questiultimi dai tipici gradini morfologici.I terrazzi intermedi (o “rissiani”) sonoinvece rilevati rispetto al livello fonda-mentale della pianura.Sono costituiti da materiale fluvio-glaciale grossolano, con substratociottoloso a matrice sabbiosa – limo-sa, generalmente ricoperto da sedi-menti eolici e alluvionali.Sono diffusi i suoli antichi (paleosuoli).

●6 Passaggio dal riss al MindelTerrazzi fluvioglaciali

Proseguendo nell’osservazione dellageomorfologia del territorio, qui pos-siamo scorgere il passaggio dai terraz-zi “rissiani” ai depositi morenici antichirisalenti al periodo Mindel (secondaglaciazione in epoca pleistocenica).Abbiamo già accennato che i terrazzi“rissiani” sono rialzati rispetto allapianura, ma sono più bassi rispetto ai“pianalti mindeliani”, che costituisco-no il piano più elevato del sistema deiterrazzi fluvio – glaciali.I pianali sono costituiti da depositimorenici antichi costituiti da mate-riale di origine glaciale e fluvio –glaciale molto alterato, con substra-to argilloso – limoso e sedimenti eo-lici (loess) depositati più superficial-mente.

●7 Il lago Azzurro Il Lago Azzurro è una delle zone umi-de più interessanti del territorio del-la Brughiera milanese e comasca.Ospita, nei diversi periodi dell’anno,numerose specie d’uccelli legate adambienti lacustri, che qui possono

trovare uno deipochi ambienticon buone ca-ratteristiche dinaturalità pre-senti nell’areaa nord di Mila-no. Lo specchiod’acqua si èformato sulfondo di unad e p r e s s i o n eoriginata dal-l ’ e s t r a z i o n edell’argilla, edè circondato danuclei di onta-no, caratteristici di questi ambienti, eda aree di brughiera periodicamenteinondata.In prossimità del vertice meridionaledel laghetto, ove il deflusso è parzial-mente ostruito, si trova un canale cheunisce il Lago Azzurro alla Valle di Ca-biate.

●8 Villa Paduli, GalbiateVilla Paduli a Cabiate, di costruzioneottocentesca, è un semplice edificio distile tardo – neoclassico.La villa vanta una posizione paesag-gisticamente notevole. Interessanteanche il parco circostante l’edificio.

●9 I laghetti della MordinaI laghetti della cascina Mordina furo-no realizzati nel secolo XIX per la rac-colta dell’acqua da utilizzare per finiirrigui, ma anche come luogo di sva-go per i giovani della famiglia nobilia-re allora proprietaria dell’area.Si tratta di due laghetti, in prossimitàdella cascina, che ben si prestano amomenti di aggregazione.Il lago nord risulta interamente interes-sato da sviluppo di vegetazione ac-quatica e palustre (tife, cannucce di

palude, ninfee) con un abbondante pa-trimonio faunistico (uccelli e anfibi).La vegetazione si sta modificando indirezione di quella più tipicamenteboschiva, quindi lo specchio d’acquanon è facilmente accessibile.Il lago sud, più esteso, ha visto negliultimi anni il procedere del fenomenodell’eutrofizzazione con colonizzazio-ne da parte della vegetazione acqua-tica e palustre.Dal sentiero esterno si accede ad unanello perimetrale del laghetto, chene consente la piena visione. Sul latooccidentale si può notare la presenzadi un canale che nel passato aveva ilcompito di regolare il livello dell’ac-qua nel laghetto.Nell’ambito del Progetto IntegratoLario, sono stati eseguiti diversi lavoriper aumentare l’accessibilità di que-st’area anche per utenti con difficoltàdi movimento.

●10 Cascina Mordina, Mariano Comense

La cascina Mordina a Mariano Co-mense veniva già nominata nel Cata-sto Teresiano, dove viene definita“Casa de Massaro detta Mordina”,

attribuendola alla proprietà dei Cer-tosini della Comunità di Garegnano. Ilcatasto ottocentesco, invece, la indicacome proprietà dei nobili Trotti – Ben-tivoglio, descrivendola con strutturaidentica alla attuale.Questa cascina è un esempio rappre-sentativo di una civiltà rurale che sa-peva costruire edifici di notevole valo-re architettonico; la cascina, che siestende su tre piani, presenta un cor-po centrale diviso in quattro parti, conun porticato ed un loggiato.Un rustico di dimensioni inferiori e unforno sono annessi all’edificio princi-pale che presenta cantine con volta abotte, molto rare nelle abitazioni rura-li della Brianza.Interessante è anche la struttura delpozzo, che presenta una profonditànotevole per raggiungere le acquefreatiche.

●11 Chiesetta di Mocchirolo, Lentate sul Seveso

La chiesetta di Mocchirolo aLentate sul Seveso fu fatta co-struire nel XIV secolo dalla fa-miglia Porro nella località an-ticamente detta “Mocharo-lo”. Dedicata alla natività del-la Madonna, la chiesetta pre-senta un caratteristico campa-nile a triangolo.Il presbiterio è abbellito da uninteressante ciclo di affreschiattribuibili a vari artisti vissutitra il XIV e il XV secolo.Gli affreschi che coprivano in-teramente le pareti e la voltasono stati rimossi e collocatiin una saletta della Pinacote-ca di Brera nel 1949.Oggi non restano che alcuniaffreschi recentemente rinve-nuti durante un restauro e sul-l’altare si può osservare una

tela della scuola del Luini.

●12 Vecchia ferrovia delle caveFino a pochi decenni fa correva in que-sti luoghi un ferrovia a scartamento ri-dotto (una decauville) utilizzata pertrasportare l’argilla, estratta dalle cavedella zona, fino alle fornaci di Meda.Oggi, lungo il tracciato di questa lineaferroviaria non più utilizzata, corronoi percorsi n. 5 e n. 6 dei sentieri delParco.Qui i boschi esprimono la capacitàdella natura di “riprendersi” gli spazisottratti e successivamente abbando-nati, anche se ormai impoveriti dallosfruttamento a fini minerari dei suoli.

●13 Zoca dei Pirutit, Meda La “Zoca dei Pirutit” è un antica cavadi argilla abbandonata, oggi trasfor-mata in un piccolo bacino lacustre.

I “pirutit” sono vari oggetti, come va-setti ed altri contenitori di piccola ta-glia, che venivano costruiti con l’argil-la estratta da questi luoghi.Lo stagno è oggi utilizzato per la pe-sca sportiva.

●14 Chiesa di San Vittore, Villa Antona Traversie Santuario del Santo Crocefisso, Meda

La chiesa di San Vittore, Villa Traversie il Santuario del Santo Crocefisso siaffacciano, in un suggestivo scenario,sulla Piazza Vittorio Veneto di Meda.La chiesa di San Vittore è il più anticoedificio religioso di Meda ed è testi-monianza del secolare monasterofemminile, fondato verso l’anno 800e soppresso nel 1798 da Napoleone,attorno al quale si sviluppo il nucleooriginario della città di Meda.La chiesa, eretta nel 1520, presentala facciata in stile barocco ornata daquattro statue; sopra il portale di in-gresso si trova la statua di San Vitto-re Martire. L’interno presenta un’uni-ca navata divisa in due parti da unaparete: la parte anteriore era destina-ta al popolo mentre quella posterioreera riservata alle monache.La chiesa anteriore e la sala del corosono riccamente affrescate.Ricordiamo gli importanti affreschi diBernardino Luini e la pala raffiguran-te la risurrezione di Cristo, opera diGiovanni Battista Crespi.In una delle otto cappelle laterali tro-viamo il Mortorio, la famosa Deposi-zione composta da nove statue di le-gno a grandezza naturale e policro-me, probabilmente risalenti al ‘500.La Villa Antona Traversi, all’internodelle cui caratteristiche cancellate sierge la chiesa di San Vittore, è costi-tuita dagli antichi edifici del Mona-stero.

La villa vanta un’ottima posizione pa-noramica: dalla sua vasta terrazza agiardino, conosciuta come la “Roton-da”, si può ammirare tutto l’alto mi-lanese.La villa, in stile neoclassico, conservamolti ambienti d’epoca con decora-zioni ed affreschi e ospita parte del-l’archivio dell’antico convento oltre adue raccolte private dedicate al teatrodei primi decenni del secolo e agli ar-nesi da guerra. Nella parte posterioredella chiesa è presente la sala affre-scata dai Fiammenghini.Nella Piazza Vittorio Veneto si trovaanche il Santuario del Santo Crocefis-so che conserva il nucleo originaledell’antica parrocchiale di Santa Ma-ria Nascente.Nel 1957 gli venne conferito il titolodi santuario in onore di un Crocefissoche nel 1813 salvò miracolosamenteil popolo di Meda da un fulmine pe-netrato nella chiesa.Attraverso i secoli l’edificio religiosoha subito diverse modifiche.

●15 Cascina Colombera, MedaLa Cascina Colombera a meda, eret-ta all’inizio del XVIII secolo dai Mar-chesi Clerici come padiglione di cac-cia, era una delle cascine più signifi-cative del territorio e pregevoleesempio delle antiche costruzioni ru-rali.La cascina, posta sul ciglio del pianal-to morenico della Brughiera, dominail grande pianoro della “Cavallina”.Col passare del tempo i diversi pro-prietari la trasformarono.Oggi è un condominio.

●16 Cascina Belgora, MedaLa cascina Belgora presentava le abi-tazioni dei contadini con gli alti porti-ci al centro dell’edificio, mentre lastalla e i fienili erano situati ai lati del

grande cortile; rappresentava quindiun tipo di abitato agricolo razionale,molto comune una volta in questecampagne.La cascina fu costruita dai Brivio ver-so la metà del 1800, in sostituzione diun’altra più vicina alle colline e di-strutta da un incendio.

●17 Fornace Fusari, Mariano Comense

La fornace Fusari a Mariano Comenseè una piccola fornace ancora attivache ricorda come, un tempo, venivanofabbricati i laterizi.Questa fornace, a conduzione fami-gliare, conserva un caratteristico for-no Hoffman.

●18 Villa Casana, NovedrateLa Villa Casana a Noverate nacquenel 1704 ben più ridotta e umile del-l’attuale, rappresentando un tipicoesempio d’architettura rurale e civiledel periodo.La casa fu costruita al centro di unazona già da tempo adibita alla colti-vazione del gelso e all’allevamentodel baco da seta.Fu un ricco borghese della zona, An-tonio Francesco Manni, a desiderarela villa per po-ter meglio se-guire lo svi-luppo agricolodelle sue terrecoltivate nelcircondario.L’edificio ven-ne corredatoda ampie can-tine e da unlocale per iltorchio, usatonella produ-zione vitivini-cola.

La villa, assieme alle abitazioni dei di-pendenti, formò il nucleo del moder-no paese di Noverate.Villa Casana, in seguito, fu acquista-ta da una nobile famiglia milanese –i Taverna – che la rinnovarono com-pletamente trasformando i terrenipiù vicini alla villa in giardini all’ita-liana, secondo la moda del tempo, equelli più distanti in parco, costruen-dovi anche un roccolo per l’uccella-gione.Nel 1907 l’edificio subì il più consi-stente rimaneggiamento che donò al-la villa il suo aspetto attuale.Nel parco fu costruito un artistico se-polcro dedicato a Carolina Taverna.

●19 Castello di CarimateA Carimate nel 1149 esisteva già uncastello che venne distrutto nel XIIIsecolo; sui suoi resti, nel 1345, Luchi-no Visconti, Signore di Milano, feceerigere una fortezza, il Castello di Ca-rimate, denominato “Cittadella”.Questa rocca fu teatro di numerosiscontri e battaglie nei molteplici epi-sodi che contrassegnarono la lotta traMilano e Como. Nel 1380 Bernabò Vi-sconti regalò il Castello alla moglieRegina della Scala, che provvide a

fortificarlo costruendo la fossa, lacontroscarpa ed i ponti levatoi.Nel 1386 Giangaleazzo Visconti donòCarimate a Caterina Visconti, sua mo-glie, in un tempo in cui il feudo pote-va contare su ben 35 mulini.Il maniero passò poi nelle mani dieMalerba e successivamente ai signo-ri della Mirandola ed infine a FilippoMaria Visconti. Nel 1434 Giorgio Ai-cardi, soprannominato Scaramuzzaper le sue tecniche belliche, ottennedi portare il nome dei Visconti e diprendere in eredità per sé e per glieredi lo stemma e il feudo di Cari-mate.Tra i personaggi illustri che rendonoonore ai castellani di Carimate va ri-cordato l’imperatore Massimiliano(1496) e Ludovico il Moro (1499).Nel 1795 si estinse il casato dei Vi-sconti: castello e feudo passarono adaltri proprietari.A causa dei frequenti restauri, dellastruttura originaria del castello riman-gono solo qualche muro e la torreleggermente modificata.Il castello si presenta come un gran-dioso edificio in mattoni rossi a pian-ta quadrata, con una torre isolata dalcomplesso e delle mura merlate a co-da di rondine.Nei saloni e nel cortile, che conservaancora un antico pozzo, vi sono pre-gevoli affreschi cinquecenteschi.La portineria del castello, ora situatanel territorio comunale di Noverate,era collocata all’estremità del parco,in modo che l’ingresso al castello as-sumesse caratteri di nobile magnifi-cenza, offrendo agli ospiti la piace-vole vista del parco splendidamentecurato.Ai nostri giorni l’edificio della portine-ria risulta disabitato ed in condizionidi degrado, mentre il castello ospitaoggi un albergo.

●20 Santuario della Madonna dell’Albero, Carimate

Secondo la tradizione, il piccolo San-tuario della Madonna dell’Albero sor-se nel 1517 in seguito ad una appari-zione della Vergine ad alcuni fanciullie contadini per annunciare la fine didiverse calamità. Ciò è quanto si rica-va alla lettura dell’epigrafe muraria,oggi assai consunta, posta sul troncodell’albero nell’affresco collocato nel-l’abside.Confrontando quanto contenuto nel-le relazioni delle visite pastorali com-piute nella Pieve di Cantù nel 1579 enel 1606, si deduce che l’impiantoplanimetrico della chiesa ed il suo ap-parato decorativo corrispondono a ciòche oggi possiamo ancora ammirare.Il santuario consta di un’unica navatache termina con la cappella maggiorequadrata; ai lati sono presenti duecappelle minori. Le coperture del sof-fitto presentano grande articolazionee originalità: volta a botte unghiataper la navata, volta a ombrello per lacupola e volta a crociera per l’abside.I dipinti che abbelliscono le pareti e levolte sono stati realizzati tutti entro il1606. La bellissima immagine dellaVergine con il Bambino che orna l’ab-side del santuario venne realizzatanel 1517 a ricordo dell’apparizionedella Vergine ai fanciulli.

●21 Villa Calvi, CarimateL’impianto architettonico della VillaCalvi a Carimate è riconducibile, nellaparte patronale, ad un blocco linearecon due avancorpi simmetrici rivolti asud, costruito dopo la metà del Sette-cento.Ma la fondazione della villa risale alsecolo precedente: è infatti seicente-sco lo scalone a due rampe.Questa tipologia è abbastanza coe-rente con quella delle ville del baroc-

chetto teresiano diffuse soprattutto aVarese; i caratteri comuni di questacorrente architettonica sono evidentinella costruzione degli spazi esterni,con il viale alberato che sale dallastrada sottostante ai fabbricati mino-ri e rustici.Il viale alberato di Villa Calvi è lungo550 metri e completa l’effetto sceno-grafico prospettico della scalinata.

●22 Chiesa di San Materno,Figino Serenza

La chiesa di San Materno a Figino Se-renza ha origini che risalgono al XIVsecolo, anche se l’attuale strutturanon è quella originaria, modificatasuccessivamente sempre però secon-do i canoni della scuola romanica.Il campanile, invece, è originario: ciòsi desume anche dalla posa dei mat-toni che appare diversa rispetto aquanto visibile nella chiesa.Il campanile ha forma di parallelepi-pedo e non è particolarmente alto:termina con un tetto a forma triango-lare. La cella campanaria è formatada nicchie con archi che hanno unaperfetta forma circolare.

●23 Cascina Croce,Figino Serenza

In dialetto e nella forma comune,questa cascina era chiamata “Be-lusc”, per la presenza della famigliaBelluschi nei secoli scorsi. Ufficial-mente il cascinale è noto come casci-na Croce: la tradizione orale narra chenel 1576 – 1577 in tutta la Lombar-dia scoppiò la peste, nota come Pestedi San Carlo, prendendo il nome dalvescovo – poi santo – che organizzògli aiuti per i contagiati.Anche questi luoghi furono colpitidalla pestilenza.Si pensa che cascina Croce venisseutilizzata come Lazzaretto per la pre-

senza di acqua sorgiva e perché eravicina al cimitero, per agevolare il tra-sporto dei morti alla fossa comune.A pochi passi dalla cascina svettava-no due cipressi che, secondo la tradi-zione popolare, sorgevano sulle tom-be di due religiose che prestarono laloro assistenza agli appestati.Fino al 1975 sorgeva, esternamentealla cascina, il lavatoio.La cascina è semplice: una bassa co-struzione a due piani con un ampiocortile che divide la casa per abitazio-ne dalle stalle.

●24 Cascina Corno,Figino Serenza

La cascina Corno è citata in docu-menti antichi; era formata da tre co-struzioni: il lato rivolto a levante erariservato all’abitazione dei coloni,quello a settentrione era adibito aricovero per gli animali e il terzo, pa-rallelo a quello dell’abitazione, eracostruito con portici racchiusi daampi e alti portali per il deposito de-gli attrezzi utilizzati nel lavoro deicampi.Nel cortile vi era una vasca, utile perraccogliere l’acqua piovana e per at-tingere l’acqua dal pozzo sottostante.

●25 Cascina Ronchetto,Figino Serenza

Negli “Atti” del Comune di Figino Se-renza del 1829, la terra intorno aquesta cascina era definita “fondoaratorio di mediocre qualità”: il terre-no venne quindi modellato a terrazzichiamati “ronchi” utilizzati per la col-tura della vite, pianta che cresce facil-mente anche in terreni aridi e pocoadatti all’agricoltura.La cascina, utilizzata come punto diraccolta e di pigiatura dell’uva, preseil nome di cascina “Ronchetto”.Il cascinale era costruito in maniera

conforme allo schema comune dellecascine del paese: un portico per ac-cedere ai locali del pian terreno adibi-ti a cucina o a granai ed una scala persalire al piano superiore in cui si tro-vavano le camere da letto con piccolee ristrette finestre.

●26 Chiesetta di San Martino,Mariano Comense

La chiesetta di san Martino a MarianoComense, adiacente all’omonima ca-scina risale quasi certamente ai primianni del Mille.L’esterno della chiesa è costruitocon materiali rustici e poveri, qualitufo e pietre.L’interno della chiesa è rettangolarecon pavimento in cotto e soffitto inlegno ed è presente una cripta pri-mitiva.Interessanti frammenti di affreschi ri-coprono le pareti interne della chiesa:sono rappresentate le vicende dellavita di San Martino.Questi affreschi, databili intorno al XIIsecolo, rappresentano l’elemento arti-stico più importante della chiesetta.

●27 Cà NovaQuesto fabbricato, un tempo circon-dato da pinete di pino silvestre, veni-va utilizzato per la prima lavorazionedella resina per la produzione di tre-mentina dalla quale, per distillazione,si otteneva l’acquaragia.In passato il pino silvestre era quindiutilizzato per l’estrazione di resina:sui tronchi si praticavano incisioniverticali con diramazioni a spina dipesce.Al fondo delle incisioni si applicavapoi in recipiente per la raccolta delleresina che, naturalmente, scaturivaattraverso le ferite aperte e scendevaper gravità nella ciotola applicata alfondo delle incisioni.Osservando con attenzione le piantedi maggiori dimensioni si possono an-cora osservare le tipiche incisioni.

●28 Chiesa di Sant’Adriano,Olgelasca

Nonostante alla chiesa siano stati de-dicati studi approfonditi, risulta assaidifficile stabilire la genesi originaria.

Le sue origini medioevali si sovrap-pongono alla precedente esistenza inloco di siti di culto paleo – cristiani.La sua stessa posizione, in apertacampagna ed in un’area rurale dalletradizioni monastico – contadine,contribuisce a sottolineare l’incertadatazione.Anche la dedica a S. Adriano restapiuttosto oscura da interpretare.L’unico dato certo è l’attribuzione e lapotestà di questo piccolo e raccoltotempio alla giurisdizione, in epocamedioevale, del monastero di San Vit-tore a Meda.Il ritrovamento in zona di manufattidatabili al primo secolo precristianononché il rinvenimento di un cippotombale iscritto con il nome di “Mar-cellinus” è un indizio dell’esistenza diun piccolo nucleo abitativo collegatoad una villa romana.La struttura architettonica della chie-sa di Sant’Adriano sembra suggerireuna diretta commistione tra un sitoreligioso di tipo arcaico e preromani-co ed uno, successivo nel tempo, di ti-po arcaicheggiante o romanico pro-priamente detto.Questo in relazione alla scelta deimateriali impiegati, al suo semplice edisordinato metodo d’uso, alle misureasimmetriche e contrarie ai canonidella classicità in vigore in epoca me-dioevale.Nelle pareti settentrionali e meridio-nali della chiesa, nonché nell’abside,vi sono sette monofore con doppiastrombature.Una di queste aperture, quella situatasulla parete sud, conserva l’originariointonaco affrescato.È probabile che, esternamente, la chie-sa fosse completamente affrescata.Nell’abside è poi racchiuso un auten-tico tesoro d’arte: spiccano le raffigu-razioni di S.Adriano, S.Sebastiano,

S.Bernardino e della SS.Trinità, rap-presentata in una mandorla dai colo-ri iridescenti.

●29 Cascina Santa NagaLa cascina Santa Naga è uno deicomplessi rurali più interessanti dellecolline che circondano Cantù. La ca-scina è costruita da edifici di epochediverse e la parte più antica, posta anord – est, presenta un caratteristicoporticato.L’edifico circonda un ampio cortile atrapezio caratterizzato da un pavi-mento a “rizzada”.In passato le cascine erano il centro diun’intensa attività agricola essendodimora delle numerose famiglie con-tadine del luogo.Oggi, purtroppo, molte cascine pre-senti sul territorio si trovano in statodi degrado, come conseguenza del-l’abbandono delle campagne circo-stanti.

●30 Cascina Vignazza,Mariano Comense

La cascina Vignazza, Mariano Comen-se, esistente sin dal ‘700, è un ottimoesempio di architettura rurale. L’abita-to è caratterizzato da una costruzionequadrangolare con un profondo spa-zio a porticato e a loggiato che si si-tua al centro dell’edificio. Anche i ru-stici annessi possiedono un porticocentrale su cui si aprono gli ingressialle stalle.Il cascinale rappresenta una tipologiarurale diffusa soprattutto nell’areamediana della Brianza.

●31 Il fontanile Testa del Nan,Carugo

Il fontanile Testa del Nan, inserito nel-la riserva naturale della Fontana delGuercio, è uno dei più grossi fontani-li lombardi, collocato molto più a

nord di quella che viene definita la“linea dei fontanili”, limite ideale cheattraversa il nord Italia dal Piemonteal Friuli.Lungo questa direttrice è disposta,per ragioni legate alla storia geologi-ca della Pianura padana, la maggiorparte dei fontanili lombardi, con l’e-sclusione della testa del Nan e di po-chi altri.Un fontanile è composto da una par-te prossima all’uscita dell’acqua dalsuolo o dalla roccia, detta “testa delfontanile”, la cui caratteristica è quel-la di avere una temperatura costantedurante tutto l’anno.Dalla testa si diparte un corso d’ac-qua chiamato “asta” in cui la tempe-ratura dell’acqua varia invece durantel’anno.Dal punto di vista naturalistico la zo-na più interessante è la testa.: in que-sto ambiente vivono organismi ani-mali e vegetali esclusivi di acque atemperatura costante.I fontanili sono ecosistemi in parte ar-tificiali, in quanto i bacini delle testedi fontanile e i canali delle aste sonogeneralmente manufatti costruiti dal-l’uomo.Con il trascorrere degli anni i detritivegetali, le piante acquatiche e lasabbia intasano la testa che perde va-lore naturalistico.Un tempo, ogni 2 -5 anni i fontanili,in inverno, venivano puliti dal fango(spurgo della testa), e la testa venivaripristinata.Oggi, in seguito all’abbandono dell’a-gricoltura, quest’opera fondamentaledi manutenzione è svolta per iniziati-va del Comune di Carugo, ente gesto-re della riserva.Il fontanile Testa del Nan è stato rea-lizzato nel 1682.Questa data è incisa appena all’ester-no della piccola darsena utilizzata per

accogliere l’imbarcazione che servivaper la manutenzione del fontanile ediviene visibile solo negli anni carat-terizzati da scarse precipitazioni.È quasi certo comunque che la sor-gente sia stata utilizzata almeno daitempi dei Celti: il toponimo “Nan” èinfatti probabilmente di origine celti-ca e questo luogo era probabilmenteun sito sacro.Nel ‘600 tutto il corpo idrico fu deli-mitato da muri a secco, oggi ben con-servati e ricchi di vegetazione, e ven-ne realizzata la Roggia Borromeo.Vennero inoltre infissi nel fondo dellatesta del fontanile otto tine in legnoper favorire la venuta a giorno delleacque freatiche.I tini, fabbricati con legno di ontano ocastagno, erano infissi nel terreno sinoad una profondità di circa due metri.I muretti a secco, formati da pietresenza utilizzo di alcun legante (maltao cemento) hanno un grande valorenaturalistico: in zone esposte al sole,gli spazi tra una pietra e l’altra, tipicidi questi manufatti, ospitano rettili e

micromammiferi, mentre in luoghiumidi e ombreggiati le pietre vengo-no colonizzate da felci e vegetazioneigrofila.

L’IDROGRAFIAIl reticolo idrografico del territorio delParco è condizionato dalla natura deiterreni; i principali corsi d’acqua pre-senti sono il torrente Seveso ed il tor-rente Terrò con i loro affluenti.Altri corsi d’acqua sono quelli dellavalle della Brughiera, della valle diCabiate, della Valle del Boscaccio e laroggia Borromeo che nasce dal fonta-nile Testa del Nan all’interno della ri-serva naturale Fontana del Guercio.Lungo le valli dei principali corsi d’ac-qua (Seveso, Terrò, valle di Brenna,Fontana del Guercio) affiora il CeppoLombardo, costituito da un conglo-merato calcareo fortemente cementa-to e dello spessore di vari metri.

Il torrente Seveso: nel territorio delParco possiamo suddividere il percor-

so del torrente in due parti, intervalla-te da un meandro a sud dell’ex muli-no Foppa.Nel primo tratto il Seveso presenta unandamento debolmente curvilineocon entrambe le sponde in lieve ero-sione; poi l’andamento del corsod’acqua diviene rettilineo.Poco a sud del mulino Foppa il Seve-so presenta maggiore dinamicità: ero-de la sponda destra e depone il ma-teriale su quella sinistra, creando unulteriore meandro.In corrispondenza del meandro vi èun breve canaletto, probabile anticosbocco nel Seveso dei canali di ali-mentazione dei mulini, in passatopresenti in gran numero in questiluoghi.

Il torrente Terrò: corso d’acqua contipico sviluppo meandriforme e preva-lente direzione di flusso nord – sud.Il torrente e gli affluenti sono caratte-rizzati da scarsità d’acqua anche sefenomeni di erosione spondale fannointuire sporadici episodi di piena.L’alveo è prevalentemente di natura“ciottolosa”, solo il tratto della Rog-gia Vecchia presenta locali accumulidi materiali più fini.In alcuni tratti il torrente presentasponde artificiali, realizzate con mas-si e con grosse ruote di pietra di anti-chi mulini.

LE ZONE UMIDELa natura del terreno delle brughiere,caratterizzata dal primo livello delsuolo molto alterato e ricco di ossididi ferro (da qui il nome di “ferretto”attribuito a questi terreni) ha influen-zato sia la morfologia del territorioche le attività antropiche.Infatti l’argilla, materiale indispensa-bile per l’industria dei laterizi, è stata

estratta dal territorio lasciando de-pressioni profonde dove oggi si rac-colgono le acque meteoriche origi-nando stagni e laghetti effimeri di di-mensioni variabili.Lo sviluppo naturale di questi luo-ghi, aiutato in alcuni casi dalla ma-no dell’uomo, ha portato alla forma-zione di zone umide in equilibrioecologico.Nelle aree in cui è cessata l’attivitàestrattiva, si assiste ad una evoluzio-ne dinamica della vegetazione: par-tendo da formazioni a brughiera sipassa al betuleto, alle formazioni apioppo tremulo e betulla, alla pinetadi pino silvestre per arrivare, al ter-mine del percorso di preparazione diquesti ambienti, ai querceti che rap-presentano le formazioni forestalipiù evolute ed in equilibrio con l’am-biente.

RISERVA NATURALE FONTANA DEL GUERCIO La riserva naturale Fontana del Guer-cio, istituita nel 1986, è un’area pro-tetta regionale che occupa una su-perficie di circa 28 ettari all’internodel Parco Sovracomunale della Bru-ghiera Briantea.Le peculiarità naturalistiche della ri-serva sono soprattutto di tipo idro-geologico.Qui sono infatti presenti ben undicisorgenti utilizzate dall’uomo sin datempi antichi.Tra questi fontanili, delimitati da antichi muri in pietra a secco, i piùimportanti sono la Testa del Nan, la

Testa del Capùn e la Fontana delGuercio.Queste strutture, ormai quasi scom-parse da tutta l’Italia del nord, giusti-ficano l’istituzione della riserva, cheha tra le proprie finalità anche quelladi preservare questi ambienti.Tutto il territorio protetto è percorsodalla Roggia Borromeo, che si origi-na dalla Testa del Nan dalla quale sidiparte incassata tra stupendi muri asecco ricchi di felci.Questa roggia è un eccezionale si-stema di acque lotiche, cioè acquecorrenti, che ospitano abitanti adat-tati con strategie diverse alla movi-mentata vita delle acque correnti.Tra i macroinvertebrati che vivonosul fondo ricordiamo le larve di alcu-ni insetti (Plecotteri, Efemerotteri,Tricotteri) e l’importante presenzadel gambero di fiume.Accanto alle valenze idrogeologichel’area protetta vanta anche alcunepeculiarità faunistiche e flroisticheche derivano dal fatto di essere col-locata in un’area della Brianza assaiurbanizzata.I boschi della riserva comprendono ipochi lembi rimasti dell’antico boscodi quercia e carpino bianco che untempo ricopriva quasi interamente laPianura Padana, la Brianza e partedelle Prealpi.Con l’avvento dei romani e, da ulti-mo, con l’affermarsi dell’industrializ-zazione, tutte queste aree vennerodisboscate ad opera dell’uomo, men-tre al posto del querco – carpineto ècomparsa una vegetazione banale ericca di piante esotiche come la robi-nia e il ciliegio tardivo.Il querco – carpineto è un ecosiste-ma ricco di specie vegetali moltorappresentative come la farnia, ilcarpino bianco, l’olmo, il ciliegio sel-vatico, il frassino e il nocciolo; nel

sottobosco sono significative lepiante nemorali che, in primavera,con gli alberi ancora spogli, sfrutta-no la luce del sole che arriva al suo-lo per la fioritura e la crescita.Anche la fauna è molto caratteristi-ca: tra i micromammiferi ricordiamoil Moscardino, il Ghiro, l’Arvicola ros-sastra, mentre tra gli uccelli annove-riamo il Picchio rosso, la Cinciarella,la Cinciallegra e l’Allocco.Nel suolo, a spese dei vecchi ceppi diquercia, vive la grossa larva del Cer-vo volante, che impiega oltre quattroanni per trasformarsi nell’insettoadulto.Ma in questo ambiente è importan-te soprattutto il bosco di ontano ne-ro, tipica vegetazione che si svilup-pa in aree umide, ritenuto habitat diinteresse prioritario per la conserva-zione della natura nell’Unione Euro-pea.Questo bosco vegeta nella riservalungo la Roggia Borromeo, dove lafalda acquifera affiora in superficie.Il bosco di ontano nero, con impor-tante presenza di olmo e salice, eraun tempo frequente presso le spon-de dei fiumi o dei laghi ma purtrop-po ha subito una drastica riduzionein termini di superfici a seguito dellebonifiche delle zone umide.In questi ambienti si trovano rare edimportanti specie di anfibi, quali laRana di Lataste, la Raganella, la Sa-lamandra pezzata.Nella riserva è stato predisposto unsentiero naturalistico con otto pan-nelli didattici che illustrano la pecu-liarità dell’area protetta.L’area della riserva è inoltre ricono-sciuta quale Sito di Interesse Comu-nitario (SIC) dall’ Unione Europea edentra quindi a far parte della reteecologica europea Natura 2000.

UFFICIPLIS Brughiera BrianteaGuardie Ecologiche Volontarie (GEV)Via Aureggi, 25 - 20030 Lentate sul SevesoOrari: lunedì – venerdì, 9.00 – 13.00Tel. 0362 569116 - Fax 0362 [email protected] - www.parcobrughiera.it

COME RAGGIUNGERE IL PARCO CON IL TRENOFERROVIE DELLO STATO, linea Milano-Como• Stazione di Camnago-Lentate• Stazione di Carimate

FERROVIE DELLO STATO, linea Como-Lecco• Stazione di Brenna-Alzate

FERROVIE NORD MILANO, linea Milano-Erba-Asso• Stazione di Meda• Stazione di Cabiate• Stazione di Mariano Comense

Rispettate la flora e la vegetazione in generale. La raccolta di fiori, parti di pian-te e frutti è regolata dai disposti dallaLegge Regionale n° 10/2008.

Rispettate la fauna, evitando ogni formadi disturbo. La raccolta di rane e lumacheè regolata dai disposti dalla Legge Regio-nale n° 10/2008.

La raccolta dei funghi e dei tartufi è rego-lata dai disposti della Legge Regionale n° 31/2008 e s.m. e i.

Il pericolo di incendi, soprattutto durantela stagione invernale, è elevatissimo. Vi invitiamo quindi a non accendere fuo-chi, né da campo né per grigliate, bar-becue etc.

Non allontanatevi dai sentieri, sia quandoattraversate boschi, sia quando vi trovate inspazi aperti (prati e coltivi). Ricordate che,quasi sempre, vi trovate ad attraversareproprietà private. Particolare attenzione èrichiesta se percorrete i sentieri in biciclettao a cavallo: concedete la precedenza ai pe-doni, moderate la velocità specialmente sevi trovate a percorrere sentieri stretti e convisibilità ridotta (vegetazione fitta, boscoetc.). Molti dei tracciati sono percorsi ancheda mezzi agricoli di servizio, a cui è beneaccordare la precedenza di transito.

In generale, rispettate l’ambiente che viospita e vi circonda, gli allestimenti per lafruizione e la sosta, la segnaletica indica-tiva e descrittiva.

L’abbandono di rifiuti è vietato, e le tra-sgressioni sono punibili a norma di legge(D.Lgs. 152/06 e s.m e i.).

LA BRUGHIERA BRIANTEA

.Laghetto della Mordina, Mariano Comense.

.Picchio verde.

.Toporagno.

.La chiesetta di S. Adriano, Brenna.

.Fagiano.

.Lago Azzurro, Lentate sul Seveso.

.Prato e bosco, il paesaggio tipico del Parco.

.Pian delle Monache, Meda.

NORME DI COMPORTAMENTO

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