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Istituto Edith Stein Associazione privata di fedeli per Formazione in Scienze umane nella Vita Consacrata e Comunità Educative Ecclesiali Edi.S.I. Suore di Casa Raffael c/o Monastero Adoratrici del SS.Sacramento Via G. Byron 15 – 16145 Genova tel. 010.811156 (ore 9 – 12) cell. 338.280.76.23 e 338.50.75.610 e-mail [email protected] [email protected] sito www.edisi.eu Lectio divina 25 - 31 dicembre 2016 Sussidio per l’Adorazione personale sia in Chiesa che altrove

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Istituto Edith Stein

Associazione privata di fedeli per Formazione

in Scienze umane nella Vita Consacrata e

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Suore di Casa Raffael

c/o Monastero Adoratrici del SS.Sacramento Via G. Byron 15 – 16145 Genova

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Lectio divina 25 - 31 dicembre 2016

Sussidio per l’Adorazione personale sia in Chiesa che altrove

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Lectio della domenica 25 dicembre 2016

Domenica Natale del Signore (Anno A) Lectio : Isaia 52, 7 - 10 Giovanni 1, 1 - 18 1) Orazione iniziale O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana. ______________________________________________________________________________ 2) Lettura : Isaia 52, 7 - 10 Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio». Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio. 3) Commento 1 su Isaia 52, 7 - 10 ● La lettura tratta da Isaia descrive l'intervento di Dio come luce e letizia: " Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse". Oggi noi non siamo più abituati all'assenza della corrente elettrica, non conosciamo più l'uso del fuoco e della candela come fonte di luce, troppo abituati agl'interruttori che ci forniscono luce in abbondanza. È arduo ammettere di camminare nelle tenebre allorché le nostre strade sono tracciate da chi sa quanti luminari: giornali, libri, guru, leader politici e sindacali etc.. Isaia, nel brano citato parla di una luce diversa la cui fonte non è la legna e neppure l'energia elettrica. Essa proviene da Dio e questa luce è il Bambino nato da Maria nella grotta di Betlemme. Di fronte a questa luce, la nostra luce è tenebra, siamo cechi se non ce ne accorgiamo, se non sappiamo che solo lui può guarirci. Solo se ci lasciamo guarire potremmo gustare la gioia e la letizia che da essa provengono. Per illustrare questa gioia il profeta ricorre a due immagini: la mietitura e il momento della spartizione della preda dopo una vittoria militare ( estranea quest'ultima ai nostri gusti). Il raccolto abbondante può andare bene, ma che non costi troppa fatica; sudare non va bene, perché non sappiamo più cosa sia la lotta contro le passioni: l'egoismo, l'avidità, il dominio su noi stesi. I motivi fondamentali per cui dobbiamo essere gioiosi e lieti sono tre: Dio ci ha liberato dalla schiavitù. Ci è stato dato in dono un bambino, un figlio. Ci viene offerta una possibilità di pace che "non avrà fine". Ci ha mai sfiorato l'idea di essere schiavi della propaganda, della pubblicità, delle mode, del permissivismo? Abbiamo mai pensato che quel neonato povero, debole, impotente sia la rivelazione di un "Dio potente", un mistero di gloria e di salvezza per noi? Siamo consci che non basta dire pace ma dobbiamo essere "operatori di pace"? ● Pietà Signore se ho preferito non fare silenzio per non ascoltarti. Pietà Signore se non ti ho ascoltato per non comprenderti. Pietà Signore se non ho voluto comprendere per non accoglierti. Pietà Signore se non ho voluto accoglierti per non seguirti. Pietà o Dio della mia autonomia che m'allontana dalla tua Presenza. Pietà della mia autosufficienza che m'allontana dalla tua clemenza. Aiutami Signore ad essere la tua voce, perché tu possa renderti presente.

1 www.lachiesa.it - www.qumran2.net - Padre Mimmo Castiglione

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Grazie Signore per il tuo amore sapiente, per esserti donato saggiamente concedendomi di incontrarti attraverso la tua Parola. ______________________________________________________________________________ 4) Lettura : dal Vangelo secondo Giovanni 1, 1 - 18 In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. 5) Riflessione 2 sul Vangelo secondo Giovanni 1, 1 - 18 ● LODIAMO DIO. Dio è mistero. Qualcuno cerca Dio. Qualcuno sa che è lontano e non lo cerca. Qualcuno, cercando, lo trova pian piano, sempre più eloquente, sempre più vicino, sempre più presente. Qualcuno, scoraggiato, cerca altro. È un problema che necessariamente dobbiamo affrontare e nel quale, credenti o no, ci troviamo immersi. Oggigiorno, poi, si scrivono libri pro o contro questa ricerca di Dio. C’è gente che scrive contro chi lo ha cercato e trovato per poter discutere, negando quello che è stato trovato. Noi, però, sappiamo che Lui è venuto nella semplicità di un bambino che non parla. Sappiamo che si è lasciato circondare da gente che lodava Dio: voci di angeli, voci di pastori (la pagina successiva a quella del testo letto oggi dice che troveranno il bambino annunciato da voci angeliche e che, stupiti, hanno raccontato ad altri quello che avevano visto, lodando Dio). Questa parola, lodare Dio, la ritroveremo spesso nel Vangelo. Qualcuno viene guarito e ritorna lodando Dio, anche ringraziando Gesù, ma lodando Dio perché Gesù è venuto apposta per insegnarci a lodare Dio. Non a lodare un Dio sconosciuto, ma un Dio ben chiaramente conosciuto. Non conosciamo tutto di Dio, ma qualcosa ha voluto far conoscere: è un Dio che vuole bene, un Dio che ama. ● Ce lo diceva San Paolo: quando è apparsa la gloria di Dio abbiamo imparato ad amare. Ad amare Lui. Ad amare, non ricevendo, ma donando. E questo perché abbiamo già ricevuto tutto. Abbiamo, soprattutto, visto una strada. Un bambino cosa aspetta? Lui non lo sa, ma aspetta di crescere. Se vogliamo vedere una virtù inconscia in un bimbo, è la speranza. Spera negli anni, spera nella pienezza della vita. Per Gesù quale è stata la pienezza della vita? Quella di essere offerto. Essere per mettersi nelle mani del Padre e per attirare l’umanità nelle mani del Padre. Il Verbo eterno c’era dall’eternità. Ha voluto diventare fratello per far sì che, insieme, in famiglia, lo si lodasse. ● Uno dei grandi commentatori – mi piace citarne sempre qualcuno – Leone Magno papa, in una sua omelia dice che ha voluto prendere un corpo umano in modo che rigenerati, cioè nati un’altra

2 Omelia di don Giuseppe Cavalli , già Rettore della Chiesa di S.Erasmo in Genova-Quinto al Mare

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volta, secondo quello che Lui ha insegnato, si potesse diventare corpo suo 3 . Ha voluto essere corpo umano per poter fare in modo che tutti gli umani, ri-generati dal Battesimo, potessero diventare corpo suo. Qual è il motivo? Essere offerta a Dio, lodare Dio, ringraziare Dio. Stasera noi dovremmo lodare Dio. Dire a Dio: grazie perché ci siamo, grazie perché ci vuoi bene, grazie perché ci insegni, in qualche modo, a volere bene. Lo stesso papa Leone, in un’altra omelia, dice: Riconosci, o Cristiano, la tua dignità 4 . Dio è venuto in terra per te, per ciascuno di noi. Riconosci la tua dignità e lodalo perché lui è venuto ad insegnarti questo. Tu sei diventato figlio di Dio perché lui ti ha fatto suo fratello. Quando facciamo delle opere buone, noi pensiamo di essere buoni e lo siamo, ma lui ci ha insegnato ad essere buoni della sua stessa bontà. L’incontro con Dio non è mai finito. Domani dobbiamo continuare a lodarlo. Se noi lo lodiamo in continuazione, le nostre stesse opere buone, il compimento del nostro dovere, lo stesso adempimento della nostra opera in famiglia, sul lavoro, le nostre speranze, diventano una cosa buona. Se le riconosciamo come dono di Dio. ● Ogni tanto (sembra un pensiero triste) ogni tanto qualcuno di noi viene chiamato, non c’è più. Qualcuno che era qui l’anno scorso questa notte, ora non c’è più, è stato chiamato: è nella piena gloria di Dio, non fa che lodare Dio godendo in pieno! Sono misteri: pensali, avvicinali, insisti, fa’ in modo che cercando Dio anche a nome dell’umanità che ti circonda, tu possa trovare non un Dio senza volto, lontano, ma il volto di Dio Cristo Gesù. Noi lo rappresentiamo con delle statue, con dei panorami, con dei simboli. Lui ci dice: segui tutte le strade possibili, però fa’in modo che io possa vivere dentro di te. Grazie. Se siete qui vuol dire che ci avete già pensato. Mettiamoci a lodare Dio subito dicendo: io credo alla tua Parola, io credo alla tua Chiesa che tu stesso, Signore, hai incaricato di andare nel mondo e di insegnare la tua presenza. ● Credo anche nella richiesta che, a volte, i poveri fanno a me. Ci credo perché è un’occasione per lodare Dio come avrebbe fatto Gesù. Da bimbo era povero, aveva bisogno degli altri. Poi, da adulto, aveva dato un segno a Giovanni (lo abbiamo letto nei Vangeli delle domeniche appena trascorse): dite quello che vedete. I ciechi vedono, gli storpi camminano, i muti parlano 5 . Anche noi possiamo aiutare qualcuno a vedere raccontando le cose belle che sono attorno a noi. Anche noi possiamo cercare di far sentire la bontà dell’umanità se noi, buoni, ci avviciniamo. Sant’Agostino, in un passo molto bello, dice: se vuoi essere vivo della vita di Dio ama, e poi fa’ quello che vuoi perché se ami non puoi fare altro che il bene. Ma ama davvero, non egoisticamente, ama veramente. Allora noi diciamo: Signore, tu ci hai amato; aiutaci ad amare come tu hai fatto. ______________________________________________________________________________ 6) Momento di silenzio perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita. 7) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione. • Tutto ciò che esiste è un’espressione della Parola di Dio, una rivelazione della sua presenza. Sono sufficientemente contemplativo per poter ricevere e sperimentare questa presenza universale della Parola di Dio? • Cosa significa per me essere chiamato figlio di Dio?

3 Leone I Magno, papa († 461), Omelia 43, 6: “Il corpo del rigenerato diventa carne del Crocifisso”. 4 Leone I Magno, papa († 461), Omelia 21, 30 5 Cfr Mt 11, 4-5

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8) Preghiera : Salmo 97 Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele. Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni! Cantate inni al Signore con la cetra, con la cetra e al suono di strumenti a corde; con le trombe e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore. 9) Orazione Finale O Signore, a te, che donandoci il Figlio tuo hai superato ogni nostro desiderio, rivolgiamo queste nostre preghiere, come figli che si abbandonano nell’abbraccio del Padre.

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Lectio del lunedì 26 dicembre 2016

Lunedì Secondo giorno fra l’Ottava di Natale (Anno A) Santo Stefano Lectio : Atti 6,8-12;7,54-60 Matteo 10, 17 - 22 1) Orazione iniziale Donaci, o Padre, di esprimere con la vita il mistero che celebriamo nel giorno natalizio di santo Stefano primo martire e insegnaci ad amare anche i nostri nemici sull’esempio di lui che morendo pregò per i suoi persecutori. Stefano, il primo martire cristiano, era uno dei primi sette diaconi, il cui dovere era quello di porsi al servizio della Chiesa e degli apostoli. Come servo di Cristo, Stefano era contento di essere come il suo Signore, e, nel momento della sua morte, fu molto simile a lui. Potrebbe sembrare che il Vangelo di oggi sia stato scritto a proposito di santo Stefano. Quando si trovò di fronte al sinedrio, lo Spirito Santo lo ispirò ed egli parlò con audacia; non solo respinse le accuse che gli erano state mosse, ma accusò a sua volta i suoi accusatori. Il suo sguardo era sempre rivolto al Signore, tanto che il suo volto splendeva come quello di un angelo e rifletteva la gloria di Cristo, che era in lui. La somiglianza tra santo Stefano e il suo Signore non è solo esteriore: nel momento della sua morte, Stefano rivelò le intime disposizioni del suo cuore, pregando perché i suoi assassini fossero perdonati, una preghiera che diede frutti più tardi, con la conversione di san Paolo. Santo Stefano, il cui nome significa “corona”, si procurò la corona del martirio dopo esservisi preparato con una vita di fedeltà al servizio di Cristo. ______________________________________________________________________________ 2) Lettura : Atti 6,8-12;7,54-60 In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al Sinedrio. Tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì. 3) Commento 6 su Atti 6,8-12;7,54-60 ● Io vedo i cieli aperti? La liturgia odierna distoglie l'attenzione sul Natale per concentrarla su Santo Stefano, il primo martire che testimonia la verità della persona di Gesù, il vero Messia annunciato dai profeti. Si ha l'impressione che il fatto ci voglia suggerire che non basta contemplare Gesù nel suo presepe, è necessario testimoniarlo con le opere fino alla effusione del sangue per affermare dinanzi al mondo che quanto crediamo, è pura realtà e non invenzioni umane. Santo Stefano è un diacono, uno dei sette scelti dalla comunità, incaricato dagli Apostoli a occuparsi dei poveri, distribuendo loro quanto la carità dei più abbienti offrivano nella loro generosità. Stefano, come gli altri Diaconi, diventa subito evangelizzatore. Egli arde dal desiderio di comunicare la propria fede nella divinità di Gesù ai suoi connazionali, a Gerusalemme. Ma

6 www.lachiesa.it - www.qumran2.net - Monaci Benedettini Silvestrini

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contro di lui si leva una folla inviperita perché non può controbattere i suoi argomenti. Ed è proprio durante questa disputa che gli si presentano i cieli aperti e vede Gesù, rinnegato e condannato dai capi, assiso alla destra del Padre. Dinanzi a questa affermazione, i suoi nemici si stracciano le vesti in segno di orrore, come se avesse detto una bestemmia, lo trascinano fuori della città e lo lapidano. Stefano muore perdonando i suoi nemici come Gesù... e come Lui sulla croce offrì la vita eterna al buon ladrone, così la morte di Stefano genererà alla fede il grande apostolo Saulo, poi Paolo, che era tra i suoi nemici, addetto a custodire i mantelli dei lapidatori, non potendovi prendere parte per la giovane età. Così Stefano con la sua testimonianza fino al martirio attua e conferma quanto il Signore Gesù ci dice nel brano del vangelo che viene proclamato: E sarete odiati da tutti a causa del mio nome... ma chi persevererà fino alla fine, sarà salvo. Ci doni Santo Stefano la franchezza nella professione della nostra fede, senza lasciarci vincere da rispetto umano, da vergogna o paura. ● C'è un filo che lega il dolore alla gioia, ma a volte non vogliamo vederlo, a volte lo recidiamo per paura. Dal dolore nasce sempre la gioia, così come nel giorno del primo martire, c'è un filo che lega la morte violenta di Stefano ad opera di un giovane fariseo, Saulo. Quella morte darà nuova vita a San Paolo, è come se Stefano avesse passato il testimone a Saulo che reggeva i mantelli. Si può uccidere la persona buona, ma non si può uccidere la bontà, il suo messaggio di amore, anzi, un atto di cattiveria tanto cruento altro non è che un solo atto, mentre il seme dell'amore che viene sparso ricadrà sul terreno e nei cuori di molti e produrrà frutto. ______________________________________________________________________________ 4) Lettura : dal Vangelo secondo Matteo 10, 17 - 22 In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato». 5) Riflessione 7 sul Vangelo secondo Matteo 10, 17 - 22 ● Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Gesù è uomo che non inganna, non illude, non tradisce, non fa promesse false, non chiama dietro a sé per dare posti di onore e di gloria su questa terra. Lui chiama perché ogni suo discepolo diventi perfetta immagine di Lui in mezzo ai suoi fratelli. Chi è Cristo Gesù? È la Persona che ha fatto solo il bene, a tutti, senza mai stancarsi nella testimonianza alla verità e alla carità. Cosa gli ha fatto il mondo per questo suo immenso amore che ha riversato in molti cuori? Lo ha perseguitato, calunniato, infangato, oltraggiato, schiaffeggiato, deriso, sputato, calpestato, flagellato, tradito, rinnegato, venduto, catturato, consegnato ai pagani, crocifisso come il più grande dei malfattori, sigillato in un sepolcro perché non risorgesse e ritornasse in vita. Il discepolo di Gesù esiste per continuare nel mondo, fino alla sua consumazione, fino all'avvento dei cieli nuovi e della terra nuova, a manifestare Cristo. Contro si lui si scateneranno invidia, superbia, stoltezza, insipienza, idolatria, empietà, falsa religione, falso culto, falsa pietà, falsa scienza, falsa sapienza, falsa intelligenza, durezza del cuore, menzogna della mente, idolatria dello spirito, morte dell'anima, frutti questi del peccato che imperversa nel mondo e che lo rende schiavo del male. ● Quale dovrà essere l'atteggiamento del discepolo di Gesù dinanzi all'uragano del male che si abbatte con violenza contro di lui? Lo stesso che fu di Cristo Gesù. Lui dovrà totalmente affidarsi alla provvidenza amorevole, benigna, serena, misericordiosa del Padre celeste. A Lui dovrà consegnare la sua vita. Poi quello che succederà, succederà. Ma tutto

7 www.lachiesa.it - www.qumran2.net - Monaci Benedettini Silvestrini - don Luciano Sanvito

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avverrà per la più grande gloria di Dio. Sia che viva e sia che muoia, il discepolo vive e muore per la gloria di Dio. È questo il mistero che dovrà compiersi nella vita di ogni discepolo di Gesù. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. ● Vi è in questo mondo un posto sicuro in cui il discepolo di Gesù potrà rifugiarsi, nascondersi, per tutto il tempo finché il pericolo non sia passato? Su questa terra non ci sono posti sicuri, perché il cuore dell'uomo, nel quale si confida non è sicuro. Gesù è stato tradito da un suo amico, un suo discepolo, uno che mangiava alla stessa tavola e nello stesso piatto. Dovendo il discepolo essere immagine perfetta di Gesù, anche lui sarà venduto, tradito, consegnato dalle persone più care e queste sono il padre, la madre, i fratelli, le sorelle, gli amici, i compagni di missione e di apostolato. Il tradimento non risparmia nessuno. Tutti ci possono vendere, consegnare, tradirci. Tutti da amici possono trasformarsi in nemici. In questa situazione di non fiducia, cosa dovrà fare il discepolo di Gesù? Continuare a servire il Signore, perseverare nell'essere sua perfetta immagine sino alla fine, sempre, in ogni luogo, sapendo che la sua vita è tutta nelle mani del Padre. Senza questa fede, facilmente uno si potrebbe anche smarrire, confondere. Potrebbe anche abbandonare la via della vita e proseguire per sentieri di morte. La nostra salvezza è nella perseveranza sino alla fine e la fine potrebbe essere anche la morte violenta, da trasformare in un sacrificio gradito al Signore. ● La testimonianza nello Spirito. Lo Spirito ci conduce attraverso le prove della vita con la forza della testimonianza. Non avere la preoccupazione nelle realtà della vita che siano a favore o a sfavore nostro, è dono dello Spirito. Il tribunale degli uomini sarà occasione della testimonianza. Non sarete voi a parlare, ma lo Spirito sarà quello che parla in voi. La testimonianza è opera dello Spirito Santo. Santo Stefano diventa testimonianza di questa forza dello Spirito. Lo Spirito ci aiuta a sopportare ogni prova e a vivere serenamente in ogni occasione di contrarietà. Lo Spirito passa dunque attraverso la prova, la contrarietà, la persecuzione. Non dobbiamo temere. Il dono dello Spirito rende possibile affrontare e vivere ogni prova che la vita ci riserva ogni giorno. SANTO STEFANO CI RICHIAMA CHE IL MARTIRIO E' QUOTIDIANO. ______________________________________________________________________________ 6) Per un confronto personale • Che ci insegnano, oggi, queste disposizioni di Gesù per la comprensione della missione del cristiano? • Sai confidare nell’aiuto divino quando sperimenti conflitti, persecuzioni e prove? 7) Preghiera finale : Salmo 30 Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito. Sii per me una roccia di rifugio, un luogo fortificato che mi salva. Perché mia rupe e mia fortezza tu sei, per il tuo nome guidami e conducimi. Alle tue mani affido il mio spirito; tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele. Esulterò e gioirò per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria. Liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori: sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto, salvami per la tua misericordia.

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Lectio del martedì 27 dicembre 2016

Martedì Terzo giorno fra l’Ottava di Natale (Anno A) San Giovanni Lectio: 1 Giovanni 1, 1 - 4 Giovanni 20, 2 – 8 1) Preghiera O Dio, che per mezzo dell’apostolo Giovanni ci hai rivelato le misteriose profondità del tuo Verbo: donaci l’intelligenza penetrante della Parola di vita, che egli ha fatto risuonare nella tua Chiesa. Si celebra oggi l’amore di Cristo in uno dei suoi discepoli a lui più vicini. Gesù, che era diventato l’amico più caro di Giovanni e che aveva condiviso con lui le gioie più intense e i dolori più profondi, era quel Dio che, come diceva l’Antico Testamento, non si poteva guardare senza morire. Eppure, giorno dopo giorno, Giovanni aveva guardato Gesù e aveva visto in lui un Dio il cui sguardo e il cui contatto danno la vita. Aveva spesso sentito la sua voce, ascoltato i suoi insegnamenti e ricevuto, per suo tramite, parole provenienti dal cuore del Padre. Aveva mangiato e bevuto con lui, camminato al suo fianco per molti chilometri, spinto da un irresistibile amore, che l’avrebbe portato inevitabilmente non al successo, ma alla morte: eppure, in ogni istante, aveva saputo che era quello il vero cammino di vita. Nella lettura del Vangelo di oggi, vediamo il discepolo “che Gesù amava” correre con tutte le forze, spinto proprio da quest’amore, verso il luogo in cui il Signore aveva riposato dopo aver lottato con la morte. Vede le bende e il sudario - oggetti della morte - abbandonati dal Signore della vita: le potenze delle tenebre erano state vinte nella tomba vuota, e nel cuore di Giovanni, che nella risurrezione riconosceva il trionfo dell’amore, spuntava l’alba della fede. ______________________________________________________________________________ 2) Lettura : 1 Giovanni 1, 1 - 4 Figlioli miei, quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena. 3) Commento 8 su 1 Giovanni 1, 1 - 4 ● Rimanete nel mio amore, così la vostra gioia sia piena. Oggi Giovanni ci chiede di rimanere nell’amore di Gesù. Abbiamo una precisazione in più, e non è secondaria. Gesù ci fornisce anche la motivazione di questo invito. È per noi stessi, per la nostra vita. Una vita piena e che abbia senso è la vita di chi rimane nell'amore di Gesù. La frenesia del mondo di oggi può aver un pericolo: far perdere l'essenziale della vita. Le troppe cose da fare non sono più soltanto doni preziosi di un mondo che progredisce ma diventano, troppo spesso, assilli che rompono il respiro. L'affanno di oggi può recare anche delle soddisfazioni; talvolta però marchiate dalla superficialità e dalla loro provvisorietà. Possiamo anche godere per un poco; non è però la gioia piena alla quale ci invita lo stesso Gesù. È proprio in questo aggettivo che troviamo il punto centrale di questo brano evangelico. Non è una gioia qualsiasi quella che riceviamo dall'amore di Cristo. Non è legata alla soddisfazione momentanea; non è effetto di un particolare stato d'animo che può essere passeggero. La pienezza della gioia si ràdica nella completezza dell'amore di Cristo. È una predisposizione del cuore e dell'animo all'opera dello Spirito Santo. Diventa, quindi, esperienza di vita in Cristo. Ciò diventa motivo per la nostra preghiera quotidiana.

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● ll motivo della gioia è nel ritrovamento della vera vita. Questa discende solo da Dio. È un suo dono d'amore, che ci viene conferito dall'annunzio di ciò che Dio e Cristo Gesù hanno fatto per noi, nella comunione dello Spirito Santo. La gioia dell'uomo, quella vera, è una sola: abitare perennemente nel suo Dio, immergersi nella sua vita, partecipare della sua carità, misericordia, verità, compassione, pietà. Ritornare ad essere ad immagine e a somiglianza del suo Creatore e Signore, così come lo era alle origini nel giardino dell'Eden. Ora questo ritorno dell'uomo nella sua più pura verità, si compie in Cristo Gesù, divenendo con Lui una sola vita. Si è però sola vita con Cristo, se si dimora nella sua Parola. Noi accogliamo la Parola, diveniamo una cosa sola con la verità contenuta in essa, diveniamo anche con Cristo una sola vita. Entriamo nella gioia. La sua vita è nostra. ______________________________________________________________________________ 4) Lettura : Vangelo secondo Giovanni 20, 2 - 8 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 5) Commento 9 sul Vangelo secondo Giovanni 20, 2 - 8 ● Discepolo prediletto. Siamo oggi invitati a metterci in attento ascolto di colui che ci rivela i segreti di Dio, che ha poggiato il suo capo sul petto del Signore ascoltandone i teneri battiti in momenti drammatici, di quel discepolo che Gesù amava, l'unico che ha avuto il coraggio di salire fino al Golgota e ivi rimanere fino a strappare dal cuore del crocifisso l'ultimo regalo per l'umanità: Ecco tuo figlio! Ecco tua madre! Egli si presenta attraverso il suo vangelo e le sue lettere come l'apostolo della carità: amore di Dio di cui è prova l'amore verso il prossimo. Modello di questo amore verso il Padre è Gesù, nell'obbedienza alla sua volontà e verso gli uomini nel dono di se stesso, nel pane di vita e nella lavanda dei piedi nell'ultima cena: Vi ho dato l'esempio affinché anche voi vi laviate i piedi gli uni gli altri. E' il primo degli apostoli che getta il suo sguardo nel sepolcro vuoto e diventa in questo modo testimone verace della risurrezione del Signore che ama immensamente. Per questo suo amore non può tollerare il tradimento di Giuda. E' una realtà così dolorosa che gli ripugna, inaccettabile. Non lascia quindi occasione nel suo vangelo di mostrare orrore per l'ingrato tradimento e ogni volta che deve fare il nome di Giuda, gli rimprovera il suo delitto: "Colui che poi lo tradì". La sua testimonianza è fondata su quanto egli ha potuto constatare e sperimentare: "Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo a voi perché anche voi siate in comunione con noi". Egli è un testimone particolare, unico vorrei dire, della vita del Signore. A lui Gesù sulla croce affidò la mamma. Egli la prese con sé. Chi può dire quante confidenze abbia avuto da Maria? E come si sarà infiammato il suo cuore via via che prendeva una conoscenza più profonda del mistero del Figlio di Dio. San Giovanni ci introduca nella conoscenza di questo amore per esserne conquistati e infiammati. ● L'altro discepolo corse più veloce di Pietro. Nella corsa del discepolo che Gesù amava è simboleggiata tutta la nostra fede. Il cammino della fede è una corsa, quasi un volare verso Colui che è il nostro amore, la nostra vita, il nostro tutto. Gesù per Giovanni non è una verità, una dottrina, una morale nuova, un percorso di vita alternativo e diverso con quello svolto prima di incontrare il Signore. Non è neanche una promessa nuova, una ricompensa nuova, una giustizia nuova. Gesù prima di tutto è una persona, è la Persona senza la quale lui non può più vivere. Questa Persona è divenuta la sua stessa vita. A Gesù, anche se l'amore per Lui è immenso, straripante, coinvolgente tutto il nostro essere, non si può giungere da soli. Occorre la garanzia di quanti sono preposti a verificare e a

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discernere per noi che il Gesù che noi diciamo di amare sia quello giusto, sia il vero e non un falso, sia il Cristo di Dio e non invece un Messia umano. Dinanzi al Gesù trovato ognuno si deve fermare, attendere che arrivi il "verificatore", colui che ha il mandato da parte di Dio di attestare per noi. Noi stessi dobbiamo aiutare il "verificatore" a constatare, discernere per noi secondo tutte le regole della verifica e del discernimento. La ricerca di Gesù necessita di questa perfetta comunione tra colui che corre verso di Lui e quanti sono preposti ad aiutarci in questo nostro quotidiano travaglio e impegno, che è poi l'impegno della vita. ● Se leggiamo così il cammino della vera fede, dobbiamo confessare, con grande nostro rammarico, che oggi di questi cammini giusti e santi non se ne fanno più, oppure che sono assai rari coloro che li compiono. Il motivo della sparizione della vera fede è questo: ognuno si sta privando della verifica ufficiale. Ognuno si sta facendo percorsi personali di fede. Ognuno corre per sé, vede, decide, crede, non crede, accoglie, non accoglie, distrugge, edifica a suo gusto, secondo le sensazioni dell'istante. Senza una verifica autentica, sigillata dal carisma della certezza, ci costruiamo una fede personale che non è fondata sulla verità di Gesù Signore. Il Gesù che amiamo non è il Figlio di Dio, fattosi uomo e nato dalla Vergine Maria, ma è invece un parto del nostro cuore. ● Una volta che la verifica è stata fatta, la fede riprende il suo cammino personale, ma nella verità, nella certezza assoluta che ci troviamo dinanzi al vero Cristo. La personalizzazione della fede è obbligo di ognuno, mai però prima della verifica, mai anche senza una verifica costante. Ogni discepolo di Gesù è chiamato pertanto a vivere nel modo più personale possibile la fede in Cristo Gesù nella più assoluta certezza però che la sua è vera fede in Gesù Signore. Senza verifica è facile scivolare nell'errore, nella falsità, nell'eresia, nella contraffazione, nell'elusione, nella morte della stessa fede e della verità che sempre deve accompagnarla. La Parola è stata sempre esaltata dalla grande personalizzazione della fede, ma anche sempre distrutta, dilaniata, divisa nella sua unità da quanti hanno omesso la verifica per abbandonarsi al loro sentire personale. Il sentire personale senza verifica, contro la verifica, è morte. ● Sepolcro di vita. DOV'E' IL CRISTO? Guardiamo nel sepolcro. Osserviamo nel silenzio. Scrutiamo nell'universo del Vangelo. Corriamo con i discepoli, con la Chiesa a quel sepolcro. Il sepolcro vuoto dice tutto, afferma la pienezza della fede. Ma occorre stare su quel sepolcro, su quel silenzio, su quel modo di osservare le realtà senza la risposta umana, su quell'attesa di una risposta dello Spirito, su quell'aridità che solo con gli occhi di Dio vedere e distingue il fiorire, su quella roccia che solo la Parola fa essere sorgente spirituale di acqua viva. Cristo è nel sepolcro. Gesù lo è stato, nel sepolcro. Ma il Cristo lo è ancora, perché è il suo luogo privilegiato dove incontrare l'umanità sepolta. Cristo lo è ancora, nel sepolcro, perché il Padre giace nel sepolcro umano di tutte le nostre realtà. Attendendo che come per Giovanni, anche per noi sorga la domanda dell'amore: dov'è il Cristo? E la domanda sorge, anch'essa, da un sepolcro: quello del nostro cuore, per essere destinata, in Resurrezione, ad essere risposta di vita. ______________________________________________________________________________ 6) Per un confronto personale • Tu hai avuto un’esperienza che ha prodotto in te la sensazione di perdita e di morte? Cosa ti ha dato nuova vita e ti ha ridato la speranza e la gioia di vivere? • Maria Maddalena cercava Gesù in un certo modo e lo incontrò di nuovo in un altro modo. Come avviene oggi questo nella nostra vita?

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7) Preghiera finale : Salmo 96 Gioite, giusti, nel Signore. Il Signore regna: esulti la terra, gioiscano le isole tutte. Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sostengono il suo trono. I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra. Annunciano i cieli la sua giustizia, e tutti i popoli vedono la sua gloria. Una luce è spuntata per il giusto, una gioia per i retti di cuore. Gioite, giusti, nel Signore, della sua santità celebrate il ricordo.

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Lectio del mercoledì 28 dicembre 2016

Mercoledì Quarto giorno fra l’Ottava di Natale (Anno A) Santi Innocenti Lectio : 1 Giovanni 1,5-2,2 Matteo 2, 13 - 18 1) Preghiera Signore nostro Dio, che oggi nei santi Innocenti sei stato glorificato non a parole, ma col sangue, concedi anche a noi di esprimere nella vita la fede che professiamo con le labbra. ______________________________________________________________________________ 2) Lettura : 1 Giovanni 1,5-2,2 Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. 3) Commento 10 su 1 Giovanni 1,5-2,2 ● CON LA GUIDA DI S. AGOSTINO: «Quello che abbiamo veduto e udito, lo annunziamo anche a voi». Essi videro il Signore stesso presente nella carne e ascoltarono le parole dalla bocca del Signore e lo annunziarono a noi. Anche noi perciò abbiamo udito, ma non abbiamo visto. Siamo dunque meno fortunati di coloro che hanno visto e udito? E come mai allora aggiunge: «Perché anche voi siate in comunione con noi»? (1 Gv 1, 3). Essi hanno visto, noi no eppure siamo in comunione, perché abbiamo una fede comune. «La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la vostra gioia sia perfetta» (cfr. 1 Gv. 1, 3-4). Afferma la pienezza della gioia nella stessa comunione, nello stesso amore, nella stessa unità. Dio è luce - dice Giovanni - e in lui non ci sono tenebre. Che cosa aveva detto prima? Affinché vi associate a noi e possiamo essere insieme con Dio Padre ed il Figlio suo Gesù Cristo. Pertanto se Dio è luce e in lui non ci sono tenebre e noi dobbiamo associarci a lui, le tenebre che sono in noi devono essere disperse, affinché in noi ci sia la luce; tenebre e luce non possono stare insieme. Fa perciò attenzione a ciò che segue: Se noi diremo di essere una sola cosa con lui ma camminiamo nelle tenebre siamo mentitori (1 Gv 1, 6). Tu sai che anche Paolo dice: Che comunanza c'è tra luce e tenebre? (2 Cor 6, 14). Tu sostieni di vivere con Dio e poi cammini nelle tenebre. Ma Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Come è possibile una convivenza tra luce e tenebre? Ognuno perciò dica: Che posso fare? Come sarò luce io che vivo nei peccati e nelle iniquità? Subentrano allora la tristezza e la disperazione. Non v'è salvezza fuor che nell'unione con Dio. Dio è luce ed in lui non vi sono tenebre. Ma i peccati sono tenebra, poiché l'Apostolo chiama il diavolo ed i suoi angeli signori delle tenebre (cf. Ef 6, 12). Così non li chiamerebbe, se non fossero anche i padroni dei peccatori, i dominatori degli iniqui. Che possiamo fare, fratelli miei? Dobbiamo associarci a Dio, poiché non esiste altra speranza di vita eterna. Ma Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Ogni iniquità è tenebra e noi siamo sommersi dalle iniquità, così che non possiamo associarci a Dio; che speranza ci resta allora? Non vi avevo forse avvisato che vi avrei intrattenuto su cose che procurano gioia? Non facendolo, siamo immersi nella tristezza. Dio è luce ed in lui non ci sono tenebre. I peccati sono tenebre. Che sarà di noi?

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Cerchiamo di ascoltare, perché quanto ci viene dicendo potrebbe recarci consolazione, sollevarci e darci speranza, così che non veniamo meno per strada. Sì, siamo impegnati in una corsa e siamo diretti verso la patria; se disperiamo di giungervi questa disperazione ci fa fermare. Orbene: colui che desidera vederci giungere al termine, ci somministra il cibo lungo il cammino, per averci con sé nella patria. Perciò ascoltiamo le parole di Giovanni: Se diremo di vivere con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non siamo nella verità. Non possiamo dire di essere associati a lui, se viviamo nelle tenebre. Se invece camminiamo nella luce, come lui stesso è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri (1 Gv 1, 7). Camminiamo dunque nella luce, come lui è nella luce, per poter stare in sua compagnia. Ma i peccati? Ascolta il seguito: Il sangue di Gesù Cristo ci purificherà da ogni delitto (1 Gv 1, 7; cf. Eb 9, 14; Ap 1, 5). Dio ci ha dato una grande assicurazione e noi a buon diritto celebriamo la Pasqua, nella quale fu versato il sangue del Signore per mezzo del quale siamo purificati da ogni delitto. Restiamo perciò tranquilli. Il diavolo aveva nei nostri riguardi e per nostro danno un credito di schiavitù, ma col sangue di Cristo esso fu eliminato. Dice infatti Giovanni: Il sangue del Figlio suo ci purifica da ogni delitto. Che significa: da ogni delitto? Fate attenzione: ormai nel nome e per causa del sangue di Colui che questi fanciulli hanno appena professato, tutti i loro peccati sono stati mondati. Sono entrate qua dentro come creature antiche e ne escono nuove. Entrarono vecchi e ne uscirono infanti. La vecchiaia è antichità, vita decrepita: l'infanzia invece viene da una rigenerazione: è una vita nuova. Che faremo? Non solo a costoro sono stati condonati i peccati del passato, ma anche a noi; vivendo poi in mezzo al mondo forse abbiamo commesso altri peccati, dopo che i precedenti ci erano stati totalmente condonati e cancellati. Veda perciò ciascuno di fare ciò che è in grado di fare; confessi le cose come sono, affinché colui che è sempre uguale a se stesso, ieri ed oggi, possa curare noi che un tempo non eravamo, adesso invece abbiamo l'esistenza. ● …E LO SPIRITO DI DON ORIONE: E’ la dolcezza di Dio che si fa sentire, è La bontà del Signore ci attira in mezzo agli aridi e dolorosi smarrimenti della vita; il celeste chiarore di questa mistica notte del Santo Natale attrae anche le anime più lontane come attrae il chiarore del casolare paterno nella foresta oscura. In Te ogni nostra fiducia, o Santa Provvidenza del Signore, perché tu ci ami assai più che noi amiamo noi stessi! No, che col divino aiuto, non ti voglio più indagare ma solo voglio abbandonarmi nelle tue braccia, sereno e tranquillo…Con la semplicità del bambino, con quella fede larga che non vede confini! _____________________________________________________________________________ 4) Lettura : dal Vangelo secondo Matteo 2, 13 - 18 I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più». 5) Riflessione 11 sul Vangelo secondo Matteo 2, 13 - 18 ● Da Betlemme si scorge, su una collina, una fortezza in rovina: si tratta della tomba del re Erode. Il luogo di nascita di Cristo, invece, era un’umile grotta. Questi due diversi luoghi ben caratterizzano i due diversi re; dobbiamo scegliere tra loro: l’uno era superbo e crudele, l’altro mite e umile. Erode cercava di eliminare ogni rivale, tanto che nemmeno la sua stessa famiglia era al

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riparo. Di conseguenza, il suo cuore, indurito da lunghi anni trascorsi nel peccato, non provò pietà alcuna per la sofferenza di bambini innocenti, che oggi commemoriamo. La loro morte ci pone di fronte a un paradosso: essi sono morti al posto di Cristo, venuto a morire per loro! Cristo, Principe della Pace, era venuto a riconciliare il mondo con Dio, a portare il perdono ai peccatori e a farci partecipare alla sua vita divina. Possiamo dunque essere sicuri che, nonostante non avessero bisogno di perdono, i santi Innocenti, che hanno perso la loro giovane vita per Cristo e per il suo vangelo, sono stati fra i primi a entrare nella gioia della vita eterna. ● I Santi Innocenti. Il primo pensiero che sorge nel cuore, nel ricordare la strage di tanti bambini innocenti a Betlemme, è quello di orrore e di sgomento dinanzi a una crudeltà inaudita, segno di un animo imbarbarito. Purtroppo, quando l'uomo è dominato dalla passione del potere, come Erode, tutto crede lecito pur di mantenere sicuro il suo dominio tirannico, annientando, senza pietà, ogni avversario vero o supposto. E' la storia che si ripete in ogni tirannìa. E' davvero riprovevole questo tiranno che non risparmiò nemmeno i figli. Sono ancor più riprovevoli tutti coloro che, anche nei tempi presenti, si macchiano di sangue innocente, per assicurarsi la poltrona. Ma noi, la nostra società è forse migliore di Erode? Non si sta perpetrando nel mondo e anche in Italia una guerra spietata contro bambini mai nati? Stando alle statistiche, vengono fatti circa 50 milioni di aborti ogni anno, circa 150 mila in Italia, registrati nelle strutture pubbliche. Dinanzi a questa carneficina la strage di Erode ci appare sfumata. Rimane questa vergogna della nostra società che non risparmia nemmeno i piccoli e si sfoga contro gli inermi. E questo sistema non è soltanto frutto di un momento di smarrimento o di scoraggiamento che potrebbe comprendersi, ma viene sancito dalla legge che anziché proteggere gli inermi, incoraggia a incrudelire contro di essi. Ma la narrazione evangelica ci offre anche un'altra letture: Matteo scrive il suo vangelo per gli ebrei, e nella strage di Erode vede punti d'incontro tra la storia di Mosè e quella di Gesù volendolo presentare ai suoi lettori come il nuovo Mosè promesso da Dio. Alla loro nascita, strage di bambini in Egitto, strage di bambini a Betlemme, ambedue sono in Egitto, entrambi attuano la parola "dall'Egitto ho chiamato mio figlio". Entrambi comunicano la legge che porta a salvezza: Sul monte Sinai, le dieci Parole, sulla montagna, il discorso programmatico di Gesù. In entrambi i messaggi suonano come esigenza fondamentale il progresso della civiltà, il rispetto alla vita, la difesa dei più deboli e indifesi. La nostra preghiera, anche per intercessione dei santi bambini di Betlemme, perché si rispetti la vita in ogni suo stadio, si rispetti l'infanzia secondo il detto latino: Puero maxima reverentia! Al bambino, la massima reverenza! Si rifiuti ogni sfruttamento del bambino per scopi sessuali come per motivi economici. ● La fame accontentata. La prepotenza si sfama dei deboli per crescere, altrimenti muore. Nel cuore di ciascuno di noi giace un Erode inconscio che si risveglia quando la fame si fa sentire e crea un criminale bisogno: quello di cibarsi dell'altro. Già nella civiltà primitiva dell'umanità il cibarsi dell'altro significava avere la sua potenza e quindi diventare più potenti; ora, con il progresso della società, il rapporto tra la fame e il cibarsi dell'altro si è ancora di più acuito, a tal punto che il potente accresce la sua prepotenza solo a questa condizione: di poter avere in cibo l'altro, di mangiarselo, di papparselo tutto quanto per il proprio sè. Da questo istinto accontentato sorgono lo mostruosità dei rapporti umani: tutti simboleggiati dal vecchio Erode, che in nome di Colui che non riesce a trovare si ciba di tutto quello e di tutti quelli che gli possono assomigliare. Da questa fame accontentata, come se non bastasse l'accanimento, sorgono tutte le realtà negative che noi assimiliamo ai sette vizi capitali, che paiono, applicati al nostro mondo, i più attuali che mai. Il Vangelo ci descrive questa drammatica realtà non per il gusto del macabro e della violenza, ma per richiamare il vero cibo per colui che ha desiderio di sfamare se stesso: non la debolezza, ma la forza di Dio.

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● Tutto questo mondo del male provocato su innocenti attesta la nostra barbarie e la potenza del peccato che milita nelle nostre membra. Il mistero dell'iniquità ci avvolge e ci consuma. Da questo mistero di perversione solo Cristo ci può liberare, salvare. Sul cammino di Gesù vigila il Padre suo. Oggi Gesù non può morire dagli ordini di Erode. La salvezza si compie attraverso il suo sacrificio e per essere la sua morte un vero sacrificio necessità della sua obbedienza. Occorre il dono della sua volontà. Il sangue innocente viene versato, perché la storia sempre obbedirà alla triste legge del peccato e della morte. ______________________________________________________________________________ 6) Per un confronto personale • Erode dette l’ordine di uccidere i bambini di Betlemme. L’Erode di oggi continua ad uccidere milioni di bambini. Muoiono di fame, di denutrizione, di malattia, a causa dell’aborto. Oggi chi è Erode? • Matteo aiuta a superare la crisi di fede e di identità. Oggi, molti vivono una crisi profonda di fede e di identità. Il Vangelo, come può aiutare a superare questa crisi di fede? 7) Preghiera finale : Salmo 123 Chi dona la sua vita risorge nel Signore. Se il Signore non fosse stato per noi, quando eravamo assaliti, allora ci avrebbero inghiottiti vivi, quando divampò contro di noi la loro collera. Allora le acque ci avrebbero travolti, un torrente ci avrebbe sommersi; allora ci avrebbero sommersi acque impetuose. Siamo stati liberati come un passero dal laccio dei cacciatori. Il nostro aiuto è nel nome del Signore: egli ha fatto cielo e terra.

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Lectio del giovedì 29 dicembre 2016

Giovedì Quinto giorno fra l’Ottava di Natale (Anno A) Lectio : 1 Giovanni 2, 3 - 11 Luca 2, 22 - 35 1) Orazione iniziale Dio invisibile ed eterno, che nella venuta del Cristo vera luce hai rischiarato le nostre tenebre, guarda con bontà questa tua famiglia, perché possa celebrare con lode unanime la nascita gloriosa del tuo unico Figlio. ______________________________________________________________________________ 2) Lettura : 1 Giovanni 2, 3 - 11 Figlioli miei, da questo sappiamo di avere conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi. 3) Commento 12 su 1 Giovanni 2, 3 - 11 ● CON LA GUIDA DI S. AGOSTINO: Chi ama il suo fratello, resta nella luce, e in lui non c'è scandalo (1 Gv 2, 10; cf. Gv 13, 34). Vi scongiuro in nome di Cristo: è Dio che ci nutre, ristoreremo i nostri corpi in nome di Cristo, come già abbiamo fatto un poco, ed ancora faremo; che la mente abbia il suo cibo. Questo affermo, non perché debba ancora parlare a lungo; il testo della lettura sta per finire: ma facciamo in modo che il tedio non diminuisca la nostra attenzione per queste cose che hanno grandissima importanza. Chi ama suo fratello, resta nella luce ed in lui non c'è scandalo. Chi sono coloro che patiscono o danno scandalo? Coloro che trovano motivo di scandalo in Cristo e nella Chiesa. Chi trova motivo di scandalo in Cristo, è come colui che viene scottato dal sole, mentre colui che trova motivo di scandalo nella Chiesa, è come colui che viene scottato dalla luna. Dice il salmo: Di giorno il sole non ti brucerà né di notte la luna (Sal 120, 6) e significa: se avrai mantenuto la carità, non soffrirai scandalo né a motivo di Cristo, né a motivo della Chiesa. Non abbandonerai Cristo né la Chiesa. Chi abbandona la Chiesa, come può essere nel Cristo, se non appartiene alle sue membra? Come può essere nel Cristo, se non fa parte del suo corpo? Subiscono lo scandalo dunque quelli che abbandonano o Cristo o la Chiesa. Da che cosa desumiamo che il salmo dicendo: Di giorno il sole non ti brucerà, né di notte la luna, vuole che nel termine "bruciatura" si veda indicato lo scandalo? Innanzi tutto fai attenzione alla similitudine; come colui che viene scottato dice: non riesco a tollerare, non sopporto, e perciò si allontana; cosí coloro che non sopportano alcune cose nella Chiesa e si allontanano dal nome di Cristo o della Chiesa, patiscono scandalo. Osservate infatti quale scandalo hanno subito, come scottati dal sole, quegli uomini carnali ai quali Cristo predicava di dare la sua carne dicendo: Chi non mangerà la carne del Figlio dell'uomo e non berrà il suo sangue, non avrà in sé la vita. Circa una settantina di persone dissero: Che discorso duro è questo? e si allontanarono da lui; rimasero i dodici. Quelli furono tutti scottati dal sole e se ne andarono, non riuscendo a sopportare la forza della parola di Cristo. Rimasero dunque i dodici. E perché non credessero di fare un favore a Cristo credendo in lui, quando invece era Cristo a compiere per loro un beneficio, ai dodici rimasti il Signore disse: Volete andare anche voi? Sappiate infatti che non voi siete indispensabili per me, ma io per voi. Ma essi, che non erano stati scottati dal sole, risposero per bocca di Pietro:

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Signore, tu hai parole di vita eterna: dove potremo noi andare? (Gv 6, 54 61 68 69). E chi sono quelli che vengono scottati dalla Chiesa, come dalla luna nel corso della notte? Quelli che han fatto scisma. Ascoltate la parola stessa dell'Apostolo: Chi è ammalato e non lo sono anch'io? Chi patisce scandalo e io non ne brucio? (2 Cor 11, 29). Come avviene che non c'è scandalo in colui che ama i fratelli? Perché chi ama i fratelli sopporta tutto per l'unità, perché l'amore fraterno consiste nell'unità della carità. Supponiamo che ti offenda uno qualunque che è cattivo, o che tu giudichi cattivo o anche soltanto immagini tale: abbandoni forse per questo tanti altri che sono buoni? Ma che carità fraterna è quella che si mostra in questi Donatisti? Accusano i Cristiani di Africa e perciò abbandonano l'universa terra. Non c'è forse santo alcuno nel mondo? E questi, senza neanche essere ascoltati, furono da voi abbandonati. Ma se amate i fratelli, non ci sarebbe scandalo in voi. Ascolta la voce del salmo: Quanta pace a chi ama la tua legge e non c'è scandalo per lui (Sal 118, 165). Annunzia gran pace a coloro che amano la legge di Dio e perciò soggiunge che non c'è scandalo per loro. Coloro infatti che si scandalizzano perdono la pace. E chi (è detto nel salmo) non patisce scandalo o non lo fa? Chi ama la legge di Dio. Ecco, esso è nella carità. Obietterà qualcuno: si tratta di chi ama la legge di Dio e non di chi ama i fratelli. Ascolta allora ciò che dice il Signore: Un comando nuovo io vi dò, di amarvi gli uni e gli altri. La legge non è forse un comando? E come non si patisce scandalo se non sopportandosi scambievolmente? Dice l'apostolo Paolo: Ci sopportiamo l'un l'altro nell'amore, cercando di mantenere l'unità di spirito in un legame di pace (Ef 4, 2-3). E che questa sia la legge di Cristo lo si deduce dalle parole stesse dell'Apostolo che questa legge raccomanda: Portate, dice, l'uno il peso dell'altro e cosí adempirete la legge di Cristo (Gal 6, 2). ● Poiché chi odia il proprio fratello sta nelle tenebre e cammina nelle tenebre e non sa dove va. Che gran cosa, fratelli miei; fate attenzione, ve ne preghiamo. Chi odia il proprio fratello cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre l'hanno accecato (1 Gv 2, 11). Chi è più cieco di coloro che odiano i propri fratelli? E lo vedete che sono ciechi poiché sono andati a sbattere contro la montagna. Vi ripeto le stesse cose perché non vi sfuggano. Questa pietra che è stata staccata dal monte senza concorso di mano umana non è forse il Cristo, nato dalla stirpe regale di Giuda, senza concorso di uomo? Non è lui quella pietra che ha infranto tutti i regni del mondo, cioè tutte le dominazioni degli idoli e dei demoni? Non è lui quella pietra che, cresciuta fino a divenire un gran monte, ha riempito tutto l'universo (cf. Dn 2, 34-35)? Non è forse vero che noi mostriamo a dito questo monte, cosí come facciamo con la luna, quando è al terzo giorno? Quando gli uomini vogliono, ad esempio, vedere la luna nuova, dicono: Ecco la luna, eccola là; se poi sono presenti persone incapaci di individuarla e che dicono: dove è?, allora si alza il dito perché la vedano. A volte capita che alcuni vergognosi di apparire ciechi, affermano di vederla, mentre non è vero. E' cosí che noi o fratelli, mostriamo la Chiesa? Non è cosa visibile chiaramente? Non ha essa raccolto nel suo seno tutte le genti? Non si verifica la promessa fatta tanti anni or sono ad Abramo: che le genti sono benedette nel suo seme (cf. Gn 22, 18)? La promessa fu fatta ad un solo credente, ed il mondo si è riempito di migliaia di credenti. Ecco il monte che copre tutta la superficie della terra: ecco la città della quale fu detto: Non può una città, edificata su una cima, restare nascosta (Mt 5, 14). Ma quelli vengono a urtare contro la montagna. E quando si dice loro: salite! essi rispondono: dove, se non c'è monte? Trovano più facile sbattere la testa contro di essa, che non cercarvi rifugio. Ieri è stato letto Isaia: chiunque di voi era attento, ha compreso non solo cogli occhi ma con le orecchie, né solo con le orecchie del corpo, ma con quelle del cuore: Negli ultimi giorni, sarà visibile il monte della casa del Signore, stabilito sulla cima delle montagne. C'è qualcosa più visibile di una montagna? Ma ci sono anche monti sconosciuti, perché occupano uno spazio limitato della terra. Chi di voi conosce il monte Olimpo? Parimenti coloro che abitano là, non conoscono il nostro monte Giddabam. Questi monti occupano zone limitate. Ma il monte di cui parliamo non è come questi, perché esso occupa tutta la superficie della terra; di esso si dice: E' collocato sulla cima dei monti. Esso dunque sorpassa le cime di tutti gli altri monti. E tutte le nazioni accorreranno verso di esso, dice Isaia (Is 2, 2). Chi può sbagliare sentiero su questo monte? Chi si rompe la testa cozzando contro di esso? Chi non conosce la città che sorge sulla sua cima? Non meravigliatevi se esso è ignorato da coloro che odiano i fratelli: costoro infatti camminano nelle tenebre, e non sanno dove vanno, perché le tenebre hanno accecato i loro occhi. Essi non vedono il monte: c'è motivo di meravigliarsene, dal momento che non hanno occhi? Ma perché non hanno occhi? Perché le tenebre li hanno accecati.

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Ne abbiamo una prova? Sì: essi odiano i loro fratelli; urtatisi coi loro fratelli d'Africa, si separano da tutti gli altri, perché non sopportano per la pace di Cristo quelli che essi infamano, e sopportano, per sostenere Donato, quelli che essi condannano. ______________________________________________________________________________ 4) Lettura : dal Vangelo di Luca 2, 22 - 35 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». 5) Riflessione 13 sul Vangelo di Luca 2, 22 - 35 ● Nel vangelo di oggi incontriamo Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio”. Si riconosce comunque che il suo nome deriva, in ebraico, dal verbo “sentire”: un dettaglio rivelatore poiché egli “sentiva” spesso la voce di Dio. Ma lo Spirito Santo non si accontentava di parlare a Simeone: “era su di lui” e ne faceva una persona retta e, insieme, ardente, che serviva Dio e il prossimo con venerazione e devozione. Era, a quanto pare, un uomo di età matura, che si definiva servo del Signore. Aveva passato la sua vita ad aspettare il “conforto d’Israele”, cioè il Consolatore, il Messia. Non appena vide entrare nel tempio il Bambino Gesù, seppe immediatamente che la sua attesa era terminata. La sua visione interiore si chiarì e la pace del suo animo fu scossa. Gesù doveva essere per Israele e per la Chiesa un segno del desiderio che Dio aveva di salvare l’umanità; eppure da alcuni fu respinto. Le nostre azioni rivelano i nostri pensieri. Simeone prese tra le braccia Gesù, mostrando così che era pronto a condividere e a compiere la volontà divina. Facciamo anche noi così e compiamo nella nostra vita con fede la volontà di Dio. ● Ora lascia, o Signore. Siamo alla conclusione dell'anno. Sembra quanto mai opportuna la riflessione sul cantico evangelico del vecchio Simeone che finalmente può stringere fra la sue braccia il Messia tanto atteso. Lo Spirito del Signore lo conduce al Tempio proprio mentre i genitori di Gesù, Giuseppe e Maria, vi portano il bambino per la circoncisione. E' il primo sangue che Gesù sparge per l'umanità senza che nessuno se ne accorga. Solo il vecchio Simeone, insieme con genitori, conosce il segreto di quel bambino, simile all'aspetto a tanti altri. Lo attendeva con ansia. Lo ha tenuto sulle braccia, ora può lasciare questo mondo perché ha contemplato il salvatore presente. Nel suo spirito profetico però, in mezzo alla gioia e all'esultanza, annunzia situazioni pesanti per il redentore, per gli uomini e per la madre. Diverrà segno di contraddizione per quanti chiudono il cuore al suo annunzio, si rifiuteranno di seguirlo nella via della salvezza, e in questo drammatico rifiuto non può non essere coinvolta nel dolore anche la madre, alla quale viene annunziato che una spada le trapasserà l'anima. Noi del XXI secolo, sappiamo bene come si siano avverate la sue parole. Il pericolo di rifiutare la salvezza incombe anche su di noi. Potremo evitare questo rischio, sempre presente, se sapremo accettare il progetto di Dio con umiltà e fede, come ci chiede San Giovanni nella prima lettura: Amare Dio non a parole ma colle

13 www.lachiesa.it - www.qumran2.net - Monaci Benedettini Silvestrini - don Luciano Sanvito

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opere e nella verità, illuminati dalla Parola di Dio. Sappiamo che segno del vero amore di Dio è l'amore verso il fratello. L'odio del fratello fa vivere nelle tenebre. Come è vera questa espressione! L'odio unito allo spirito di vendetta genera tristezza e amarezza fino a far perdere anche la luce non solo dell'anima, ma anche del corpo, che cade nelle tenebre mentali e fisiche. L'amore con il perdono è garanzia di pace e di tranquillità con se stessi, con Dio e con il prossimo e ci fa entrare nel piano di salvezza proclamata del vecchio Simeone. ● I miei occhi hanno visto la tua salvezza. L'unico, il solo "Motore", l'unica, la sola "Guida" della storia è lo Spirito Santo. Lui però guida chi da Lui si lascia guidare e muove chi da Lui si lascia muovere. Prima Lui guida per la conquista della vera giustizia e della pietà fondata sulla perfetta obbedienza alla Legge del Signore, poi, quando il cuore è pronto ad ascoltare la sua voce, lo conduce e lo introduce in una profondissima comunione con Dio. È questo il fine della mozione dello Spirito: portare un cuore, un'anima all'intima unione con il suo Signore, Redentore, Dio. Tutto però inizia dalla vera giustizia e dalla più santa pietà. Chi non si lascia condurre dallo Spirito Santo alla più perfetta giustizia e alla più alta e sana pietà, che è purissima obbedienza ad ogni Parola del Signore, mai da Lui potrà essere introdotto nell'intima unione con Dio. Mai lo potrà portare a stringere una profonda amicizia di amore e di rivelazione con il Padre dei cieli. Necessariamente rimarrà fuori dalle consolazioni che vengono dalla relazione amicale, filiale tra Dio e i suoi veri amici e figli. Tra Dio e l'uomo vi sarà sempre una relazione a distanza. Simeone si lascia condurre nella giustizia perfetta, raggiunge un'elevata moralità, vive di vera pietà filiale. Rispetta Dio e ne ascolta la voce. Cammina nella sua Legge, ascolta la sua Parola, segue i suoi insegnamenti. Il suo cuore è puro. Lo Spirito può introdurlo nella vera amicizia con Dio e per questo gli fa una grande promessa: "Mai avrebbe visto la morte se non prima avesse visto il Cristo Signore, il suo Messia, Redentore, Salvatore". Chi vuole ricevere queste rivelazioni e questi doni divini, deve portare la sua vita nella volontà del Padre. Tutto è dalla volontà e nella volontà di Dio. Se la Chiesa e ogni suo figlio in essa desiderano ricevere le confidenze dello Spirito Santo, sono obbligati a costruire in essi e attorno ad essi una sana moralità, fatta di giustizia e di pietà. La purificazione del cuore da ogni vizio, imperfezione, disobbedienza anche lieve, è necessaria se si vuole entrare nell'amicizia con il Signore e godere delle sue divine rivelazioni. Il cuore impuro allontana Dio da esso e Dio non parla se non dal cuore. Un cuore senza Dio mai potrà ascoltare Dio. Manca dello strumento di ascolto che è il cuore. Simeone è dal cuore puro, purissimo. Lo Spirito Santo non solo lo introduce nell'intima unione con Cristo Gesù, lo costituisce anche suo profeta. La sua preghiera e le sue successive parole dette a Maria e a Giuseppe sono purissima profezia. Gesù è la sua salvezza. È la luce vera che viene perché Dio sia illuminato e visto nella sua più pura verità, santità, giustizia, misericordia, carità, amore verso l'uomo. Gesù è anche il segno di contraddizione. I cuori che verranno a contatto con Lui saranno tutti svelati. Si vedrà la verità della loro adorazione di Dio e anche la falsità di ogni rapporto con il Signore. Lui viene per la risurrezione e la rovina di molti in Israele. Anche sulla Madre ha una parola profetica. Le preannunzia il suo martirio spirituale accanto al Figlio sul Golgota. ● "Lumen gentium". NELLA LITURGIA AVVIENE QUELLO CHE E' AVVENUTO A SIMEONE. Anche noi oggi possiamo "vedere la salvezza preparata per tutti i popoli". La luce della fede illumina chi cerca nell'attesa il Signore nella propria vita. L'attesa si fa presenza viva quando il lume della sapienza, dono dello Spirito Santo, opera nel cuore, nell'anima e nella mente di chi crede. Come Simeone, vecchio ma giovane nello Spirito, la Chiesa è chiamata a vedere anche nel segno della "spada" che trafigge l'anima a Maria il momento della contraddizione del Vangelo. La luce delle genti non è solare, una insolazione da spiaggia dei turisti, ma avviene nel raggio di luce che trafigge il cuore per poterlo purificare dalle tenebre e dall'ombra della morte. La purezza di Maria - non bisognosa di tale purificazione - contiene da sempre questa spada del dolore, dall'inizio alla fine della sua esperienza terrena.

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Ma questa è la garanzia della contraddizione evangelica, e dunque ne è anche la garanzia dell'efficacia piena e completa. ..QUEL VECCHIETTO DA' LO STILE DELLA GIOVINEZZA SPIRITUALE. ______________________________________________________________________________ 6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione • Saresti capace di percepire in un bambino povero la luce per illuminare le nazioni? • Saresti capace di sopportare tutta la vita nell’attesa della realizzazione della tua speranza? 7) Preghiera : Salmo 95 Gloria nei cieli e gioia sulla terra. Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome. Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie. Il Signore ha fatto i cieli; maestà e onore sono davanti a lui, forza e splendore nel suo santuario.

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Lectio del venerdì 30 dicembre 2016

Venerdì Sesto giorno fra l’Ottava di Natale (Anno A) Santa Famiglia (Anno A) Lectio : Genesi 15,1-6; 21,1-3 Luca 2, 22 - 40 1) Preghiera O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell’aurora del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo amore, e i figli crescano in sapienza, età e grazia, rendendo lode al tuo santo nome. ______________________________________________________________________________ 2) Lettura : Genesi 15,1-6; 21,1-3 In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. 3) Riflessione 14 su Genesi 15,1-6; 21,1-3 ● Sapere infatti che Dio è il nostro scudo ci da un senso di sicurezza, è come se avessimo già vinto la battaglia. Abramo, la tua fede, in confronto alla nostra era grande cosa... I momenti di afflizione e di scoraggiamento infatti sono tanti, come tante sono le domande che rivolgiamo in continuazione a Dio, proprio per capire e non certo perché non abbiamo fiducia in Lui. Come possiamo vedere anche Abramo domanda, quasi con tono di rassegnazione: «Signore Dio, che cosa mi darai?...” Ma Dio continua a dirci: "Non temere...". E noi vogliamo prenderLo in parola. Vogliamo dunque continuare a confidare in Lui nonostante i percorsi piuttosto misteriosi e incomprensibili sui quali ci sta conducendo. Ma Gesù in questi anni ci ha insegnato che non dobbiamo ragionare più in termini umani, ci ha insegnato ad abbandonarci a Lui e a dargli tutti noi stessi. Con tanti sforzi, ci stiamo provando... ● Ognuno di noi ha un “Isacco” dentro il proprio cuore, qualcosa di molto caro che non vogliamo mollare, ma se ci sforziamo a consegnarlo a Dio possiamo dire di avere almeno un po' di fede e possiamo poi attendere con fiducia l'impossibile, soprattutto quando Lui sembra toglierci tutto. Sembra!?... Diciamo pure che ci toglie tutto!!!... Chiediamo allora al buon Dio di rafforzare la nostra fede, per avere più fiducia nelle Sue promesse che, essendo Sue, sono umanamente impossibili. DomandiamoGli anche di aiutarci a non avere paura a seguire la Sua voce, specialmente quando le cose che ci succedono non coincidono con i nostri desideri e le nostre aspettative... ma soprattutto, chiediamoGli di darci forza per non uniformarci alle mode del momento o con gli schemi mentali disordinati e scomposti di chi si ostina a voler rimanere nelle tenebre. Possiamo concludere comunque questa riflessione con le parole del salmo 33: “Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce. L'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva. Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l'uomo

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che in lui si rifugia. Temete il Signore, suoi santi, nulla manca a coloro che lo temono. I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla”. ______________________________________________________________________________ 4) Lettura : Vangelo secondo Luca 2, 22 - 40 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. 5) Riflessione 15 sul Vangelo secondo Luca 2, 22 - 40 ● FAMIGLIA, PICCOLA CHIESA. Dio è unico, ma Dio non è solo. Sembra strano. Tutti, però, conosciamo il nome di Dio come ci è stato presentato da Nostro Signore Gesù, come è stato commentato dai suoi apostoli, come è vissuto oggi nella Chiesa. Dio è Padre, è Figlio ed è Spirito. Spirito che anima noi, che ci aiuta a capire o, per lo meno, ad avvicinarci ad un Dio che è Padre; ad un Dio che, da Figlio, ci fa figli e, quindi, è anche fratello; ad uno Spirito che ci trasforma piano piano, se ci lasciamo trasformare, se siamo capaci di momenti silenziosi nei quali sappiamo dire: Padre, lavorami; Figlio eterno del Padre, trasformami; Spirito Santo, rendimi più santo e più degno, più capace di capire e di realizzare nel mondo d’oggi le cose di Dio. Quando Dio ha creato, ha voluto che ci fosse qualcuno che si mettesse in relazione con Lui. Ha stabilito leggi per il cosmo, norme per la piccola vita sulla terra, ma ha voluto che ci fosse poi una creatura che, se pur minima nella sua quantità e nella sua capacità, fosse però capace di sentire che c’è un Altro al di sopra di lei e di capire, davanti a certe parole pronunziate da Dio stesso, che Lui ha piacere di sentirci parlare. ● Parlando con Lui, un po’ ci rivolgiamo al Padre (“Papà, Padre nostro”), un po’ ci rivolgiamo al Figlio e gli diciamo “Fratello, intercedi per noi” (ad ogni preghiera in genere aggiungiamo: “Padre, te lo chiediamo per mezzo di Gesù Cristo, Dio che si è fatto nostro fratello”); e nei momenti di solitudine, di scoraggiamento, o anche nei momenti di entusiasmo e di gioia, qualche volta siamo capaci di dire allo Spirito: “Non sono capace di esprimermi: sii tu la mia espressione”.

15 Omelia di don Giuseppe Cavalli , già Rettore della Chiesa di S.Erasmo in Genova-Quinto al Mare

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Dio, unico ma non solo, alla sua Comunità (Padre, Figlio e Spirito) ha voluto aggiungere noi, ciascuno di noi: è un niente quello che tutti noi, miliardi e miliardi di persone umane, aggiungiamo alla infinita capacità di relazione dei Tre che circolarmente si vogliono bene, ma ha voluto che ci fossimo anche noi, ci ha chiamati per l’eternità. Ha voluto che questo nostro modo di rispondere a Lui fosse anche realizzato nella nostra vita quotidiana. Allora, ecco che fin dall’inizio ha creato l’essere umano traendolo dalla terra (“A-damo” vuol dire “dalla terra”), ma ha voluto che fossero due e li ha chiamati con lo stesso nome, con una piccola differenza: l’uomo Adamo lo ha chiamato ish (l’equivalente del latino vir) e l’altra persona l’ha chiamata – lasciatemelo dire – “uoma”. In italiano questa parola non esiste, in ebraico sì: ishà. ● E a ish e ad ishà Dio ha detto: “Siate una cosa sola”. Una cosa sola nel guardarsi in faccia, nel volersi bene, nel realizzare anche fisicamente i figli, nel portare avanti la vita di comunità, nell’abitare, nel sapere uno il lavoro dell’altro, nel comunicarsi reciprocamente, nel decidere insieme, e poi nella pratica, secondo le diverse circostanze. Una cosa sola. Questa “cosa sola” noi la chiamiamo famiglia. Ma c’è ancora di più. Ha deciso di venire non solo tramite parole dette da coloro che le hanno ricevute e scritte affinché nel mondo si sapesse che cosa Dio pensa; è venuto Lui a parlare personalmente. ● Ecco allora il racconto che abbiamo vissuto ieri e che continuiamo sempre a vivere nella nostra vita cristiana: Dio è diventato umano, chiedendo ad una santa ishà, a quella donna fatta appositamente per essere la madre terrena di Dio, l’Eterno, che gli desse la natura umana. Non ha voluto creare una natura: l’aveva già creata all’inizio del mondo. Ha voluto che l’umanità si propagasse naturalmente e anche lui ha voluto passare attraverso questa strada e, allora, ad una donna ha chiesto di poter diventare umano. Ha voluto, inoltre, che vicino a lei ci fosse anche un ish, un uomo, che non facesse tutto (perché voleva che in lui umano ci fosse anche la parte divina), ma che fosse un segno di comunità: Giuseppe. ● Allora Maria, Giuseppe ed il Bambino formano quella famiglia che noi chiamiamo la “santa Famiglia”, dove c’è Dio in mezzo. Non come c’è in mezzo a noi, no: lì il Dio in mezzo è legato fisicamente a quella famiglia, attraverso l’amore e attraverso la collaborazione fisica di Maria come madre di Gesù. Questo resta il nostro esempio: esempio per le famiglie e anche invito. Quando Gesù ha iniziato il suo ministero, gli evangelisti ci raccontano una festa di nozze a Cana: c’è anche Maria, c’è anche Gesù, ci sono anche alcuni amici. Ha voluto iniziare il suo ministero in una festa di nozze. (Della sposa non si parla: qualcuno dice che è perché il matrimonio è di Gesù con l’umanità: secondo me lì non c’entra). Mentre nasce una famiglia, i discepoli che sono lì cominciano a credere in lui. Ha voluto farlo a tavola e durante una festa di nozze. Più tardi, quando Gesù è andato in cielo con l’ascensione, gli apostoli hanno cominciato a benedire le nozze, a benedire la famiglia. ● Paolo, scrive agli Efesini e anche ai Colossesi , che la famiglia è un qualcosa di santo. Mi direte: come è santo il lavoro, come è santa la casa… Sì, ma la famiglia in modo speciale, perché è fatta da diverse persone che presentano la vita attiva del Creatore nel mondo d’oggi. La famiglia è la santità di Dio vissuta nell’interesse verso le cose. È il massimo dell’incarnazione. Notate che i Sacramenti non sono mille o cento: sono soltanto sette e uno di questi si chiama matrimonio. E chi non ha il matrimonio, da un matrimonio dipende. Io non ho il mio matrimonio, ma c’è il matrimonio dei miei genitori che mi serve moltissimo, sia come esempio, sia come ricordo, sia come sicurezza, sia come esperienza che io ho già fatto e che posso qualche volta suggerire ad altri di continuare a fare. ● La famiglia, dunque, è qualche cosa che tutti, in qualche modo, esperimentano o hanno sperimentato o sperimenteranno come momento forte nel quale il fedele cristiano è chiamato a collaborare con Dio per fare Chiesa.

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Uno dei grandi commentatori dei primi tempi, Giovanni Crisostomo, commenta l’Epistola agli Efesini nel suo capitolo quinto. Scrive oltre venti omelie. La ventesima, al punto 6, dice: La famiglia è una piccola Chiesa. Chiesa vuol dire: dove Dio è presente, dove si riuniscono le persone in nome di Dio, dove si garantisce la benedizione e la sicurezza di Dio, dove, parlando o tacendo, si dimostra la presenza dell’incarnazione di Gesù. ● Ci sarà bisogno anche di una Chiesa allargata come stiamo facendo in questo momento, ma già vivendo l’azione della famiglia si fa Chiesa. Qualcuno, a volte, mi dice: ma, ci sono certi particolari nella vita di famiglia che non sono proprio di Chiesa… Non è vero. Sì, certo, ci sono momenti di peccato: quando perdi la calma e brontoli continuamente per una giornata intera, quella non è piccola Chiesa. Quando vuoi che gli altri in casa facciano quello che dici tu e non stai ad ascoltare, quella non è piccola Chiesa. Ma tutto il resto è Chiesa: dalle cose fisiche più semplici a quelle intellettuali più complicate, tutto è Chiesa, convocazione di Dio insieme all’umanità per fare in modo che Dio continui oggi la sua incarnazione. Auguri a tutti voi! Nelle vostre famiglie, vissute oggi, ricordate dal passato o estese nel futuro, ci sia veramente l’incarnazione di Gesù che continua e che vuol farsi vedere con la sua predicazione ancora oggi. La famiglia veramente cristiana è la famiglia nella quale insieme si prega. Che questo sia vero anche per noi! ______________________________________________________________________________ 6) Per un confronto personale a) Perché mai Gesù, figlio dell’Altissimo, e sua madre Maria, concepita senza peccato, devono sottomettersi alla prescrizione di Mosè? Forse perché Maria non aveva ancora coscienza della sua innocenza e santità? b) Oltre alle parole di Simeone, in tutto il suo atteggiamento, come anche in quello della profetessa Anna, c’è un significato speciale? Il loro agire e la loro gioia non richiamano forse lo stile degli antichi profeti? c) Come spiegare questa "spada che trafigge": si tratta di una lacerazione delle coscienze davanti alle sfide e alle richieste di Gesù? Oppure si tratta solo di una sofferenza intima della Madre? d) Può significare qualche cosa questa scena per i genitori di oggi: per la formazione religiosa dei loro figli; per il progetto che Dio ha su ciascuno dei loro figli, per le paure e le angosce che i genitori si portano nel cuore pensando a quando i figli saranno grandi? 7) Preghiera finale : Salmo 104 Il Signore è fedele al suo patto. Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere. A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie. Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto. Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto. Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni, dell’alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco.

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Lectio del sabato 31 dicembre 2016

Sabato Settimo giorno fra l’Ottava di Natale (Anno A) Lectio : 1 Giovanni 2,18-21 Giovanni 1, 1 - 18 1) Preghiera Dio onnipotente ed eterno, che nella nascita del tuo Figlio hai stabilito l’inizio e la pienezza della vera fede, accogli anche noi come membra del Cristo, che compendia in sé la salvezza del mondo. ______________________________________________________________________________ 2) Lettura : 1 Giovanni 2,18-21 Figlioli, è giunta l’ultima ora. Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità. 3) Riflessione 16 su 1 Giovanni 2,18-21 ● Ascoltiamo il rammarico di Giovanni per la presenza nella Chiesa di persone ostili alla fede. Sarebbe logico aspettarsi una vita tranquilla una volta che abbiamo scelto di seguire Cristo, anche se egli ci annunzia violenza e persecuzioni. Semmai, ce le aspetteremmo dal di fuori, dai non credenti... Invece San Giovanni lamenta fortemente che anche ai tempi apostolici vi sono dei falsi cristiani, dei falsi annunciatori del vangelo, degli anticristi che fanno soffrire fortemente i veri discepoli del Signore. Certamente non c'è da meravigliarsi di tanta cecità, conoscendo la volubilità dell'uomo... - addolorarsi, sì. L'apostolo si rivolge ai fedeli che hanno avuto l'unzione dello Spirito perché capiscano dove si trovi la verità e non si lascino incantare da seminatori di zizzania. Del resto il nostro Salvatore ci ha donato una guida sicura di verità nella persona di Pietro e dei papi, suoi successori. ● CON LA GUIDA DI S. AGOSTINO: Figlioli, questa è davvero l'ultima ora (1 Gv 2, 18). Qui si rivolge ai fanciulli perché, trovandoci negli ultimi tempi, affrettino la loro crescita. L'età del nostro corpo non dipende dalla nostra volontà. Nessuno cresce nel corpo, in conseguenza di un suo atto di volontà; allo stesso modo nessuno viene alla vita, per effetto di un suo atto di volontà: dove invece la nascita dipende dalla volontà, da questa dipende anche l'accrescimento. Ora nessuno nasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, senza un suo atto di volontà. Perciò egli cresce in questa vita, se vuole, e parimenti questa vita viene a mancare, proprio per causa della volontà. Crescere significa progredire, decrescere significa venir meno. Chi è conscio di aver avuto una nascita, si lasci chiamare fanciullo e infante, si attacchi con avidità alle poppe materne e subito crescerà. La Chiesa è una madre ed i suoi Testamenti che formano le Scritture sono le poppe. Da qui si attinga il latte dei misteri che sono avvenuti nel tempo per la nostra salvezza eterna; così ciascuno di noi, nutrito e corroborato, potrà giungere a mangiare quel cibo di cui sta scritto: In principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo (Gv 1, 1). Cristo si è abbassato a divenire il nostro latte ed ancora lui stesso, che pure è uguale al Padre, diventa nostro cibo. Ti nutre col latte affinché giunga anche a saziarti del pane; toccare Cristo spiritualmente col cuore, significa credere che egli è uguale al Padre. ● 2. Per questa ragione proibiva a Maria di toccarlo e le diceva: Non mi toccare, poiché ancora non sono salito al Padre (Gv 20, 17). Che significano queste parole? Come mai si fece palpare dai discepoli e volle poi evitare il contatto con Maria? Non si tratta della stessa persona che disse al discepolo dubbioso: Metti qui le tue dita e palpa le mie cicatrici (Gv 20, 27)? A quel tempo era forse già asceso al Padre? Perché dunque trattiene Maria e le dice: Non toccarmi, non sono

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ancora asceso al Padre? Dovremo forse dire che egli non ebbe timore alcuno di farsi toccare dagli uomini mentre temette di farsi toccare dalle donne? No! Il suo contatto rende puro ogni corpo. Perché avrebbe dovuto temere a farsi toccare da quelli ai quali volle manifestarsi per primo? La sua resurrezione non fu forse rivelata agli uomini da alcune donne, cosicché il serpente fosse sconfitto dalla sua stessa tattica ma in senso contrario? Egli aveva annunciato la morte al primo uomo servendosi di una donna, ed è appunto per mezzo delle donne che è stata annunciata agli uomini la vita. Perché dunque il Signore risorto non volle essere toccato? Per quest'unica ragione: voleva far capire che occorreva ormai toccarlo attraverso un contatto spirituale. Questo contatto si verifica quando il cuore è puro. Tocca con cuore mondo il Cristo colui che lo riconosce uguale al Padre. Chi ancora non riconosce la divinità di Cristo si arresta alla sua carne e non raggiunge la sua divinità. Non è un gran che arrivare a toccarlo come lo toccarono i persecutori che lo crocifissero. E' invece importante comprendere il Verbo, Dio presso Dio fin dal principio, per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte; egli voleva così essere conosciuto, quando disse a Filippo: Da tanto tempo, o Filippo, sono con voi e non mi avete conosciuto? Colui che vede me, vede anche il Padre (Gv 14, 9). ● 3. Chiunque intende non abbandonare il progresso verso la perfezione, ascolti ancora: Questa, o fanciulli, è l'ultima ora. Orsù progredite, incominciate a correre, crescete: questa è l'ultima ora. E' un'ora assai lunga ma è pur sempre l'ultima. Con queste parole l'Apostolo intendeva indicarci gli ultimi tempi, poiché negli ultimi tempi verrà il Signore nostro Gesù Cristo. Alcuni potrebbero osservare: Perché questi che viviamo sono gli ultimi tempi? Perché è questa l'ultima ora? Prima deve venire l'Anticristo, poi il giorno del giudizio. Giovanni previene queste obiezioni in modo che nessuno si adagi tranquillo nella persuasione che questa non è l'ultima ora, perché prima deve venire l'Anticristo. Dice dunque l'Apostolo: Avendo voi udito che verrà l'Anticristo, molti già fin d'ora sono divenuti anticristi (1 Gv 2, 18). Sarebbe mai possibile che ci siano molti anticristi senza che sia giunta anche l'ultima ora? ● 4. Ma chi sono quelli che l'Apostolo chiama anticristi? Lo dice in seguito. Da questo noi conosciamo che è l'ultima ora. Da che cosa dunque? Dal fatto che molti sono diventati anticristi. Essi sono usciti dalle nostre file (1 Gv 2, 18-19). Eccoli gli anticristi; essi uscirono dalle nostre file. Perciò piangiamo questa perdita. Ma ascolta ciò che ci consola: Non erano dei nostri. Tutti gli eretici, tutti gli scismatici sono usciti dalle nostre file, sono usciti cioè dalla Chiesa. Non ne uscirebbero se fossero dei nostri. Non erano dunque dei nostri già prima di uscire. Ma se già prima di uscire non erano dei nostri, molti ce ne sono dentro, che pur non essendo ancora usciti, sono anticristi. Osiamo fare queste osservazioni perché ciascuno di voi, restando dentro la Chiesa, non sia un anticristo. Giovanni, come ora vedremo, ci descrive e ci indica chi sono gli anticristi. Ciascuno deve interrogare la propria coscienza e chiedersi se anche lui non sia un anticristo. Vediamo appunto chi sono gli anticristi. Anticristo in latino significa avversario di Cristo. Alcuni intendono questo termine nel senso di uno che verrà prima di Cristo e dopo del quale ci sarà il ritorno di Cristo. Ma non è questo il vero significato del termine, che non va spiegato in questo modo. Anticristo è colui che si rivela contrario a Cristo. Ma chi dobbiamo intendere come contrario di Cristo? Ammaestrati da Giovanni voi capite che soltanto gli anticristi possono uscire dalla Chiesa. Chi non è contrario a Cristo non può in nessun modo uscire dalla Chiesa. Chi non è contrario a Cristo, si trova unito al suo corpo e ne è ritenuto un membro. Le membra di un corpo non si mettono in opposizione tra di loro. Un corpo è integro quando vi si trovano tutte le membra. Che dice l'Apostolo circa la concordia delle membra? Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; se un membro è trattato con onore, tutte le membra gioiscono (1 Cor 12, 26). Se per l'onore reso ad un membro anche gli altri gioiscono, ne deriva che se un membro soffre, soffrono tutti gli altri. Questa concordia delle membra non permette che esistano gli anticristi. Ma ci sono di quelli che si trovano nel corpo di Cristo come gli umori cattivi nei corpi mortali (anche il corpo di Cristo abbisogna di cure di quando in quando, poiché esso godrà perfetta salute soltanto nel giorno della resurrezione dei morti). Il corpo trova sollievo quando vengono espulsi gli umori cattivi. Quando i cattivi si allontanano dalla Chiesa, questa ne sente sollievo. Quando il corpo evacua e rigetta gli umori cattivi, pare che dica: questi umori sono usciti da me ma non facevano parte del mio essere. Che cosa significano queste parole? Significano che umori cattivi mi opprimevano, ma non già che essi sono stati tagliati via dal mio corpo.

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● 5. Costoro uscirono dalle nostre file. Dovremmo rattristarci? No! perché essi non erano dei nostri. Che prova ne abbiamo? Se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi (1 Gv 2, 19). Da qui deduca la vostra carità che molti, pur non essendo dei nostri, ricevono i sacramenti insieme con noi, come il battesimo, ed insieme con noi ricevono ciò che solo i fedeli possono ricevere: le benedizioni, l'eucarestia e tutte le grazie contenute nei sacramenti; comunicano con noi nel sacramento dell'altare, ma non sono dei nostri. La prova della tentazione li rivela non dei nostri. Quando la tentazione li assale, vengono gettati lontano, come da una folata di vento; essi non erano buon grano. Tutti costoro saranno spazzati via (è cosa che spesso dobbiamo ripetere), quando l'aia del Signore incomincerà ad essere vagliata nel giorno del giudizio finale. Uscirono dalle nostre file, ma non erano dei nostri, poiché se fossero stati dei nostri sarebbero rimasti con noi. Carissimi, voi volete sapere con quale certezza si debba affermare che quanti uscirono dalla Chiesa ma poi vi sono ritornati, non sono anticristi, cioè non sono contrari a Cristo? Ebbene, coloro che non sono anticristi, non possono restare fuori dalla Chiesa. Con la volontà ciascuno di noi può essere anticristo oppure restare legato a Cristo. O siamo uno dei suoi membri oppure siamo nel novero degli umori cattivi. Chi diventa migliore fa parte del corpo; chi resta nella sua malizia, è umore cattivo e, quando verrà scacciato, ne sentiranno sollievo coloro che ne erano angustiati. Da noi uscirono ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti ancora con noi; ciò avvenne affinché risultasse chiaro che non tutti erano dei nostri (1 Gv 2, 19). Ha perciò aggiunto: affinché risultasse chiaro, perché sono dentro, eppure non sono dei nostri. Non si vedono cioè, ma uscendo si manifestano. Ma voi avete l'unzione dello Spirito, che vi aiuta a rivelarvi a voi stessi (1 Gv 2, 20). Questa unzione spirituale è lo stesso Spirito Santo, il cui sacramento consiste nell'unzione visibile. Giovanni afferma che tutti coloro i quali hanno questa unzione di Cristo, conoscono i cattivi ed i buoni e non c'è bisogno che siano ammaestrati, perché l'unzione stessa li ammaestra. ● 6. Scrivo a voi, non perché ignoriate la verità ma perché la conosciate, giacché qualsiasi menzogna non deriva dalla verità (1 Gv 2, 21). Eccoci dunque avvertiti in che modo possiamo conoscere l'Anticristo. Chi è Cristo? E' la verità; lo afferma lui stesso: Io sono la verità (Gv 14, 6). Ogni menzogna non proviene dalla verità e perciò chiunque mente, non appartiene a Cristo. Giovanni non intende dire: c'è una menzogna derivante dalla verità e c'è, d'altra parte, una menzogna non derivante dalla verità. Prestate attenzione a ciò che afferma per non adulare e blandire voi stessi, e non ingannarvi né illudervi: Ogni menzogna non proviene dalla verità. Vediamo perciò di comprendere in che modo mentono gli anticristi, dato che non esiste un tipo solo di menzogna. Chi è mendace se non colui che nega essere Gesù il Cristo? (1 Gv 2, 22). I nomi di Gesù e quello di Cristo hanno due diversi significati. Gesù Cristo, nostro Salvatore, è evidentemente una sola persona, tuttavia il nome che gli è proprio è quello di Gesù. Come Elia, Mosè ed Abramo ebbero un loro proprio nome, così il Signore nostro ha un suo nome proprio, Gesù. Invece il nome di Cristo designa una funzione di carattere sacro. Lo stesso si verifica per i nomi di profeti e di sacerdoti. Cristo significa: unto, colui per mezzo del quale si sarebbe attuata la redenzione di tutto il popolo d'Israele. Il popolo giudaico attendeva nella speranza la venuta del Cristo, ma perché egli venne in umile aspetto, non fu riconosciuto. Egli era una piccola pietra ma essi finirono per inciampare contro di essa e ne rimasero feriti. Ora la pietra si è ingrandita ed è divenuta un gran monte (cf. Dn 2, 35). Che cosa afferma la Scrittura? Chiunque inciamperà contro questa pietra, ne sarà sfracellato; essa schiaccerà qualunque persona sopra la quale cadrà (Lc 20, 18). E' necessario esaminare bene queste parole. Il testo dice che chi urterà contro di essa verrà sfracellato, ed aggiunge che sarà spezzata la persona sulla quale cadrà quella pietra. Poiché dapprincipio egli venne nella umiltà, gli uomini gli urtarono contro; poiché verrà nella grandezza al dì del giudizio, su chi egli cadrà, si sfracellerà. Ma quando Cristo verrà, non schiaccerà quelli che non ha schiacciato al momento della sua venuta. Chi non urtò contro di lui, quando si presentò umile, non avrà paura di lui, allorché si presenterà in tutta la sua grandezza. Avete dunque sentito, o miei fratelli: chi non urtò contro di lui, quando si presentò umile, non avrà paura di lui quando si presenterà in tutta la sua grandezza. Cristo è pietra di inciampo per i malvagi e quanto Cristo afferma acquista per essi un sapore amaro. ______________________________________________________________________________

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4) Lettura : Vangelo secondo Giovanni 1, 1 - 18 In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. 5) Riflessione 17 sul Vangelo secondo Giovanni 1, 1 - 18 ● La riflessione sul prologo del vangelo di Giovanni ci spinge a tuffarci nell'eternità, dove il tempo si ferma. Da essa esce il Verbo che prende dimora tra la sua gente. Ma i suoi non l'accettano. Sembrerebbe impossibile che dopo secoli di attesa, quando giunge il salvatore, venga respinto, rifiutato. Potremmo però chiederci: E noi del XXI secolo sappiamo accogliere il messaggio di salvezza che viene dal Verbo di Dio? Coloro che fanno propaganda di ateismo, che combattono la Chiesa, che vomitano calunnie e inventano favole per denigrare il sacro non sono stati, almeno la maggior parte, battezzati? Ecco gli anticristi del nostro mondo occidentale. Anche di loro si potrebbe dire con Giovanni: sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri! Dio abbia pietà di loro! Noi però vogliamo lodare e ringraziare il nostro Salvatore perché abbiamo la gioia di accoglierlo come nostro redentore perché "da Dio siamo stati generati!" La convinzione di appartenere al Signore ci aiuti e ci spinga a ringraziarlo, alla fine dell'anno, per il dono della fede, per la perseveranza in essa, per tutte le grazie con cui ha protetto e guidato la nostra vita: "Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, tutta la terra ti adora". ● «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta» - Gv 1, 4-5 - Come vivere questa Parola? Il Figlio di Dio, che era la vita e la luce degli uomini, è apparso nella nostra storia e ci ha risollevati a Dio, salvandoci dalla morte e dalle tenebre. Il Padre ci ha elargito in Cristo il più grande e il miglior dono che possedesse: il suo stesso Figlio e la vita divina, dandoci il potere di diventare a nostra volta suoi diletti e amati figli. Nella splendida e luminosa pagina del prologo del Vangelo di Giovanni (1,1-18) da una parte vi è l'incoraggiante constatazione che le tenebre non possono vincere la luce, quindi il male giammai avrà l'ultima parola nelle vicende umane, e dall'altra si rileva la tragica possibilità che, pur venendo tra i suoi, il figlio di Dio non sia accolto (cf Gv 1, 11): è un richiamo alla nostra responsabilità personale, alla nostra collaborazione, perché egli possa realizzare la sua opera di salvezza in ciascuno di noi e nell'intera umanità. O Signore, fa' che la nostra vita sia coerente con la dignità di figli e figlie di Dio e che sia un riflesso della tua luce divina. La voce della liturgia (dal prefazio di Natale - n. 3°) : In lui [= Cristo] oggi risplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, l'uomo mortale è innalzato a dignità perenne e noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale.

17 www.lachiesa.it - www.qumran2.net - Monaci Benedettini Silvestrini – Casa di Preghiera San Biagio - don Luciano Sanvito

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● Anche oggi, il passaggio dalla Parola alla "carne" si chiama: "Verbo". Questo PASSAGGIO rende viva quella Parola di Dio che, altrimenti, rimane nell'osservanza del cuore e nell'intimo, ma non esce allo scoperto nella realtà del mondo, e quindi non si può incarnare in esso. "Il Verbo si fece carne..." L'incarnazione di oggi ricorda, recupera e compie quella della storia di Gesù, venuto nella carne del mondo e nel nostro ambiente mortale, morendo. L'incarnazione è sempre PASSAGGIO, però questa volta anche nelle tenebre, attraversando con gli spiragli dello Spirito della luce tutte le possibilità altrimenti invisibili. Il Verbo si incarna là dove non riusciamo a vedere solo con i nostri occhi, ma con gli occhi dello Spirito: anche nella tenebra, nell'ombra della morte. Il Verbo, incarnandosi in questo passaggio pasquale e vitale, rivitalizza e trasforma tutto quello che incontra, ricostruendolo come occasione atta per il Regno; allora affermiamo anche noi con gioia: tutto è grazia! ______________________________________________________________________________ 6) Per un confronto personale • Tutto ciò che esiste è un’espressione della Parola di Dio, una rivelazione della sua presenza. Sono sufficientemente contemplativo per poter ricevere e sperimentare questa presenza universale della Parola di Dio? • Cosa significa per me essere chiamato figlio di Dio? 7) Preghiera finale : Salmo 95 Gloria nei cieli e gioia sulla terra. Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude; sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta. Davanti al Signore che viene: sì, egli viene a giudicare la terra; giudicherà il mondo con giustizia e nella sua fedeltà i popoli.

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Indice

Lectio della domenica 25 dicembre 2016 ..................................................................................... 2

Lectio del lunedì 26 dicembre 2016.............................................................................................. 6

Lectio del martedì 27 dicembre 2016 ........................................................................................... 9

Lectio del mercoledì 28 dicembre 2016...................................................................................... 13

Lectio del giovedì 29 dicembre 2016.......................................................................................... 17

Lectio del venerdì 30 dicembre 2016 ......................................................................................... 22

Lectio del sabato 31 dicembre 2016........................................................................................... 26

Indice ............................................................................................................................................ 31