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1 Periodico della Casa di Riposo “Monumento ai caduti in guerra” di San Donà di Piave

CASA DI RIPOSO - cdrmonumento.com - marzo - aprile... · Oroscopo……………………………….....…….…....pag.16 ... romanesco: 'Com'è bello fa' l'amore quanno è sera',

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Periodico della Casa di Riposo “Monumento ai caduti in guerra”

di San Donà di Piave

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SOMMARIO L’angolo dei Proverbi ……............…….…...……...…pag.4 L’angolo delle barzellette..............................................pag.5 Ricette di una volta ……...………………...…...….….pag.6 Francesco Guccini........………..…...…...…….…........pag.8 Poesia..……………………..…………..…...........…..pag.10 Una canzone e la sua storia…………..…….…….….pag.12 Carnevale in Casa di Riposo…………………………pag.15 Oroscopo……………………………….....…….…....pag.16 Calendario Servizio Educativo – aprile………….......pag.17 Notizie dall’amministrazione dell’Ente…………….pag.19

Alcuni contenuti sono tratti da siti web

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L’ANGOLO DEI PROVERBI

A chi ha paura non basta l'armatura.

A chi vuol riposare conviene travagliare.

Acqua passata non macina più.

A goccia a goccia si fa il mare.

A lavar la testa all'asino ci rimetti il

ranno e il sapone. Il ranno è l'acqua usata un

tempo per fare il bucato, che si otteneva facendo

colare dell'acqua bollente attraverso uno spesso

strato di cenere di legna per estrarne le sostanze

detergenti. Vi si immergevano i panni prima di

strofinarli con il sapone.

A lacrime di erede è matto chi ci crede.

Al cuor non si comanda.

Alla candelora dall'inverno semo fora.

Al naso non si fa caso.

Al povero mancano tante cose, all'avaro tutte.

Al villano se gli dai un dito si prende tutta la mano.

A mali estremi estremi rimedi.

Ambasciator non porta pena.

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L’ANGOLO DELLE BARZELLETTE

Tra topi. Fuori da un teatro un topo chiede

all'altro:

-Allora entriamo?

-Ma no!

-Ma perchè?

-Ma non hai visto? Dentro ci sono quattro

gatti!

Cappuccetto rosso sta per uscire di casa,

quando la mamma le chiede:

-dove vai?

Cappuccetto rosso risponde:

-dalla nonna.

e la mamma dice :

IN BOCCA AL LUPO.

La maestra:

-Martina ora inventa tu un

problema

Martina:

-nel frigorifero ci sono cinque

uova, ne rompo tre.. come faccio

a dirlo alla mamma?

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RICETTE DI UNA VOLTA

COLOMBA PASQUALE

Ingredienti

500gr di farina di grano tenero (manitoba), 300gr di

zucchero, 4 uova, acqua tiepida (o latte tiepido) q.b., 160gr

di burro, 25gr lievito di birra, 100gr di canditi all'arancia,

arancia grattugiata, 2 bustine di vanillina, Sale

La preparazione della colomba è un procedimento lungo

che prevede più fasi di lievitazione. Non vi dovete

scoraggiare però e provare, perchè alla fine i vostri sforzi

saranno ripagati da una colomba artigianale buonissima.

Procedimento

Prima di tutto prepariamo il lievitino, che è un panetto che

si utilizza quando si fanno torte di questo genere, che

prevedono più lievitazioni. Il lievitino si ottiene sciogliendo

il lievito di birra in un pò di acqua o latte tiepido e

aggiungendo successivamente 120/140 gr di farina.

Mescolare bene e formare una pallina da lasciare lievitare

fino a quando raddoppierà di volume in un luogo caldo.

Passata l’ora di lievitazione, riprendere il lievitino e

aggiungere metà dello zucchero, due tuorli e la restante

acqua tiepida. Impastare bene, quindi aggiungere circa 150

gr di farina lavorando bene l’impasto fino a renderlo

compatto e non appiccicoso. Vi consigliamo l’utilizzo di

un’impastatrice. Lasciar riposare in luogo tiepido fino a

quando anche questo composto avrà raddoppiato di volume.

Ci vorranno da un’ora a due ore. Riprendere l’impasto e

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unirvi la farina e lo zucchero rimanenti e un tuorlo.

Lavorare bene il composto aggiungendo anche un pizzico

di sale e 100 gr di burro, precedentemente ammorbidito e

fatto a pezzetti. Quando la pasta sarà ben amalgamata,

prendetela e riponetela in una ciotola. Coprite con un panno

e lasciate lievitare per 12 ore. Riprendete l’impasto dopo le

12 ore di lievitazione e sgonfiatelo con un pugno.

Rilavoratelo per bene e aggiungete i canditi, un tuorlo, la

scorza di arancia grattugiata, 2 bustine di vanillina e 60 gr

di burro, sempre ammorbidito e fatto a pezzetti. Lavorate

bene l’impasto fino a quando sarà bello elastico e

omogeneo. Trasferite l’impasto in uno stampo da colomba

(si trovano facilmente nei supermercati nei periodi che

precedono la Pasqua) e lasciare lievitare fino a che non

raddoppierà di volume. Dovrà arrivare più o meno al bordo

dello stampo. Ora prepariamo la glassa di copertura della

colomba. La glassa si prepara facilmente. Montate un

albume con un cucchiaio di zucchero. Non deve essere

montato a neve ferma. Dopodichè aggiungete la farina di

mandorle. La glassa dovrà avere la consistenza di un

composto schiumoso. Spennellatela copiosamente sulla

superficie della colomba, lasciando

che coli internamente nello spazio

tra l’impasto e lo stampo.

Completate la vostra opera d’arte

distribuendo copiosamente

granella di zucchero e mandorle

(non sbucciate) sopra la colomba.

Infornate in forno già caldo a 170

gradi per circa 50 minuti.

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FRANCESCO GUCCINI

Francesco Guccini (Modena, 14 giugno 1940) è un

musicista, scrittore, cantautore e attore italiano.

Fra i più importanti e noti cantautori ed ha pubblicato oltre

venti album di canzoni. È anche scrittore e sporadicamente

attore, autore di colonne sonore e di fumetti; si occupa

inoltre di lessicologia, lessicografia, glottologia, etimologia,

dialettologia, traduzione, teatro ed è autore di canzoni per

altri interpreti. È ritenuto uno degli esponenti di spicco

della scuola dei cantautori italiani; i testi dei suoi brani

vengono spesso assimilati a componimenti poetici,

denotando una familiarità con l'uso del verso tale da

costituire materia di insegnamento nelle scuole come

esempio di poeta contemporaneo. Oltre all'apprezzamento

della critica, Guccini riscontra un vasto seguito popolare,

venendo considerato da alcuni il cantautore "simbolo", a

cavallo di tre generazioni. Fino alla metà degli anni ottanta

ha insegnato lingua italiana al Dickinson College, scuola

off-campus, a Bologna, dell'Università della Pennsylvania.

Guccini suona la chitarra folk, e la maggior parte delle

musiche da lui composte ha come base questo strumento.

La poetica

Guccini si racconta; il cantautore è solito intrattenersi con il

pubblico durante i suoi spettacoli. La poetica di Guccini,

apprezzata al giorno d'oggi da più voci e da celebri autori

letterari, è estesa in una vastissima carriera musicale, entro

la quale si possono individuare però delle caratteristiche

comuni. Guccini è solito utilizzare diversi registri

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linguistici, da quello aulico a quello popolare; nei suoi testi

si possono trovare citazioni di grandi autori, viene toccata

un'enorme quantità di temi per giungere a delle conclusioni

morali.

Leggendo tra i suoi testi è possibile tracciare le basi del suo

pensiero: l'uso di differenti piani di lettura, il suo

esistenzialismo, il tono metafisico, i suoi ritratti di

personaggi ed eventi.

« Quella di Guccini è la voce di quello che un tempo si

diceva il "movimento". Oggi, semplicemente una voce di

gioventù. E cioè di granitica coerenza con il proprio

linguaggio e pensiero. Nella sua opera c'è un discorso

interminabile: sull'ironia, sull'amicizia, sulla solidarietà. »

(Dario Fo, Premio Nobel per la letteratura 1997, Archivi

Rai)

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POESIA

CANZONE PER PIERO

di Francesco Guccini

Mio vecchio amico di giorni e pensieri,

da quanto tempo che ci conosciamo,

venticinque anni sono tanti e diciamo,

un po' retorici, che sembra ieri.

Invece io so che è diverso e tu sai

quello che il tempo ci ha preso e ci ha dato,

io appena giovane sono invecchiato,

tu forse giovane non sei stato mai.

Ma d'illusioni non ne abbiamo avute,

o forse sì, ma nemmeno ricordo,

tutte parole che si son perdute

con la realtà incontrata ogni giorno.

Chi glielo dice a chi è giovane adesso

di quante volte si possa sbagliare

fino al disgusto di ricominciare

perché ogni volta è poi sempre lo stesso.

Eppure il mondo continua e va avanti

con noi o senza e ogni cosa si crea

su ciò che muore e ogni nuova idea

su vecchie idee e ogni gioia sui pianti.

Ma più che triste, ora, è buffo pensare

a tutti i giorni che abbiamo sprecati,

a tutti gli attimi lasciati andare,

ai miti belli delle nostre estati.

Dopo l'inverno e l'angoscia in città,

quei lunghi mesi sdraiati davanti,

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liberazione del fiume e dei monti

e la linfa aspra della nostra età.

Quei giorni spesi a parlare di niente,

sdraiati al sole inseguendo la vita,

come l'avessimo sempre capita,

come qualcosa capito per sempre.

Il mio Leopardi, le tue teologie,

esiste Dio? Le risate più pazze,

le sbornie assurde, le mie fantasie,

le mie avventure in città con ragazze.

Poi quell'amore alla fine reale

fra le canzoni di moda e le danze

"E' in gamba sai? Legge Edgar Lee Masters..."

Mi ha detto no, non dovrei mai pensare.

Le sigarette con rabbia fumate,

i blue jeans vecchi e le poche lire,

sembrava che non dovesse finire

ma ad ogni autunno finiva l'estate.

Poi tutto è andato e diciamo siam vecchi,

ma cosa siamo e che senso ha mai questo

nostro cammino di sogni fra specchi,

tu che lavori quando io vado a letto.

Io dico sempre non voglio capire

ma è come un vizio sottile e più penso

più mi ritrovo questo vuoto immenso

e per rimedio soltanto il dormire.

E poi ogni giorno mi torno a svegliare

e resto incredulo, non vorrei alzarmi

ma vivo ancora e son lì ad aspettarmi

le mie domande, il mio niente, il mio male.

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UNA CANZONE E LA SUA STORIA

VENEZIA, LA LUNA E TU

1939, A.Derevitsky - L.Martelli, Ed. Suvini Zerboni

Passano sul mar le gondole placide

dai sogni d'or

Ed ogni gondolier con nostalgia

Sospira la canzone sua d'amor

Venezia, la luna e tu

Stanotte questo cuore

Sognando aspetterà

Venezia, la luna e tu

Sulla laguna l'amor ci avvincerà

Tra un sussurrar di dolci cantilene

Coi baci ti dirò ti voglio bene

Venezia la luna e tu

E' questo il grande sogno che non si scorda più

Sognano il cuore e l'anima

Tremano pensando a te

In questa nostalgia di paradiso

Voglio tenerti incatenata a me

Venezia, la luna e tu

Sulla laguna l'amor ci avvincerà

Tra un sussurrar di dolci cantilene

Coi baci ti dirò ti voglio bene

Venezia la luna e tu

E' questo il grande sogno che non si scorda più

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Morbida melodia adattabile al ritmo del tango, fu composta

da Alexandre Derevitsky, autore di musiche da film attivo

in Francia e in Italia (scrisse tra l'altro molte colonne sonore

per i film di Totò).

Il testo, stranamente, era di Luciano Luigi Martelli,

paroliere noto soprattutto per canzoni in dialetto

romanesco: 'Com'è bello fa' l'amore quanno è sera',

'Vecchia Roma', 'Popolanella'.

Alla fine del 1936 Derevitsky fu incaricato di scrivere la

colonna sonora per un film francese ambientato a Venezia

('A Venise une nuit'), interpretato dall'attrice romena Elvire

Popesco e diretto da Christian-Jaque (futuro regista de "La

certosa di Parma" e "Fanfan la Tulipe").

Dato che anche il cast era praticamente privo di italiani -

anche a causa dei non facili rapporti tra Francia e Italia - si

decise di affidare almeno il testo della canzone portante a

un italiano: la scelta cadde sull'assai poco veneziano

Martelli, che quell'anno aveva composto 'Serenata sincera' e

'Un posticino ar sole' (brano che celebrava le avventure

imperialiste di Mussolini). Tutto sommato, Martelli se la

cavò bene, lavorando sapientemente sul tema della

nostalgia, sempre efficace quando si scrivono canzoni

dedicate a una città.

Come ha spiegato recentemente in una sua trasmissione

Paolo Limiti, "Le canzoni dedicate alle città sono in genere

composte da persone nate nella città stessa, ma Venezia

rappresenta un'eccezione: chi ha scritto canzoni su Venezia

è quasi sempre un forestiero. Nel caso di 'Venezia, la luna...

e tu', gli autori erano Derevitski, di origine polacca, e

Martelli, romano; e per di più, il brano venne presentato in

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un film francese… Questo tipo di canzone 'cartolina'

comunque era molto in voga tra la fine degli anni '20 e gli

anni '50: andavano di pari passo col cambiamento della

società, e da una parte davano voce al malcontento per il

fatto che anche dal punto di vista urbanistico le città

stavano mutando profondamente. Ma dall'altra c'era un

certo entusiasmo per la modernità. In mezzo, quindi, ben si

collocava la nostalgia, ovvero il sentimento che poteva

ammorbidire le posizioni tra il desiderio di rinnovamento e

il ricordo di ciò che si era conosciuto durante l'infanzia".

Vent'anni dopo "A Venise une nuit", il cinema italiano

rilanciò la canzone di Martelli e Derevitski con un film che

ne prendeva a prestito

anche il titolo.

Curiosamente, anche in

questo caso non c'erano

veneziani coinvolti:

girato da Dino Risi nel

1958, "Venezia, la luna...

e tu" vedeva come

protagonisti Marisa

Allasio (torinese) e i

romanissimi Nino

Manfredi e Alberto Sordi

- quest'ultimo nei panni

assai improbabili di

gondoliere.

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CARNEVALE IN CASA DI RIPOSO

Lunedì 3 marzo l’aria di Carnevale si è respirata anche da

noi. Maschere, coriandoli e stelle filanti hanno portato

allegria a tutti quanti. Le frittelle e i crostoli hanno

contribuito a rendere tutto più buono … ma la sorpresa più

gradita è stata la presenza dei bambini vestiti in maschera!

Ecco allora una galleria di foto e disegni del bel

pomeriggio passato insieme.

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OROSCOPO

TORO

20 aprile - 20 maggio

Caratteristiche salienti del Toro, testardaggine e

possessività. Lento nel pensare e nell'agire ma le nozioni

assimilate non le dimentica più e la sua pazienza e tenacia

lo portano a raggiungere traguardi impossibili per altri

segni. Se le circostanze sono avverse, non perde la testa:

ricomincia da capo, lentamente, aspettando la situazione

favorevole. Al Toro si applica alla perfezione il detto "Chi

va piano va sano e va lontano". Non ama i cambiamenti;

vuole sicurezza, stabilità, e si dimostra persona affidabile.

Ha una particolare spontanea abilità e fiuto per accumulare

danaro ma l'avarizia non fa parte dei suoi difetti; il suo

rapporto col denaro potrebbe essere definito parsimonia.

Per un amico in gravi difficoltà, può persino arrivare ad

aprire il borsellino, anche se di norma preferisce essere

prodigo di saggi consigli. Gli amici sono selezionati: pochi

ma buoni e anche con loro possessivo, come con tutti quelli

che ama: ne sanno qualcosa soprattutto il partner e i figli.

Leale, simpatico, non sopporta i

pettegolezzi. Qualche difetto? Pigro,

presuntuoso perchè incapace di

autocritica.

Ama tutto ciò che è bello e che può

rendergli la vita più gradevole, perchè

uno dei suoi bisogni è viverla con

gioia.

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NOTIZIE DALL’AMMINISTRAZIONE DELL’ENTE

E’ stato nominato il nuovo Consiglio dell’Amministrazione

dell’ Ipab Casa di Riposo “Monumento ai caduti in guerra”

che il 5 marzo ha eletto il nuovo Presidente.

Il nuovo Consiglio è così composto:

Presidente – dott. Carlo Patera

Vice Presidente – dott.ssa Lucia Canever

Consigliere – Sig.ra Daniela Finotto

Consigliere – dott. Marziano Gaiotto

Consigliere – dott.ssa Claudia Palmarini

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