Upload
giacomo-trebbi
View
356
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 1/16
1
Il settore della pasta alimentare secca
Introduzione
Dopo il “periodo nero” degli anni novanta, caratterizzato da una diffusa crisi dei consumi alimentari nel
nostro Paese, dall’inizio del 2000 il settore alimentare, nonostante i tradizionali ritardi strutturali rispetto
ad altri paesi, ha influito positivamente sul rilancio dell’economia nazionale, raggiungendo la leadership
proprio nel settore della pasta, uno dei simboli indiscussi del made in Italy, che ha fatto della
globalizzazione il suo punto di f orza. Oggi questo settore risente in primo luogo dell’aumento dei
prezzi che ha investito in genere tutti i prodotti alimentari e le materie prime in particolare, creando
delle forti minacce ai principali competitori ivi operanti. Lo stile di vita degli italiani, che per esigenze
lavorative tendono a consumare sempre più spesso i pasti fuori da casa, sta creando delle forti minacce
al consumo domestico della pasta secca. Nell’ambito del settore della pasta alimentare secca vengono
normalmente incluse le industrie produttrici di pasta di semola e semolato di grano duro, nonché le
aziende produttrici di paste speciali, come quelle contenenti uova o verdure. Viene, invece, considerata
una realtà a sé stante quella dei laboratori artigianali produttori di pasta fresca.
Andamento della produzione e dei consumi nel settore: la minaccia dei prodotti sostitutivi
Il settore della pasta secca in Italia è caratterizzato da un trend leggermente positivo dal punto di vista
della produzione negli ultimi 10 anni, passando da 2 milioni e mezzo (in valore) di tonnellate annue e
un giro di affari di 2 miliardi di Euro nel 1998 ai 3, 2 milioni di tonnellate prodotte nel 2006 e circa 3
miliardi di Euro in valore. Tuttavia negli ultimi anni – dal 2002 al 2005 come si evince in Fig.1 - il
livello totale della produzione sembra essere rimasto abbastanza costante, con una diminuzione però
del prezzo medio (Euro in KG). Non si deve dimenticare che l’Italia è in assoluto il primo produttore al
mondo di pasta, rappresentando il 71% della produzione totale in Europa. Infatti, i dati riguardanti i
primi due produttori di pasta europei (Germania e Francia) mostrano delle differenze notevoli: ai dati
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 2/16
2
del 2006, infatti, questi due paesi producevano circa 280 mila tonnellate. Il secondo più forte
competitore mondiale di pasta oggi quanto a capacità produttiva è rappresentato dagli USA, con 2
milioni di tonnellate annue.
In particolare, secondo le stime effettuate sulla base dei dati disponibili (ISTAT, AC Nielsen, Ismea) nel
complesso, per l’industria italiana della pasta secca, il 2006 si è chiuso con una sostanziale tenuta nei
volumi prodotti, stimati in circa 3,2 milioni di tonnellate (Tab. 1). Gli indici grezzi di produzione
ISTAT hanno evidenziato infatti una stazionarietà di fondo rispetto al periodo 2003-2005 (- 0,5%, vale
a dire - 0,3% a parità di giornate lavorative).
Nello stesso tempo, negli ultimi anni in Italia si è assistito anche ad una stabilità dei consumi interni,
con un leggero calo in un mercato dove la penetrazione della pasta nelle famiglie sfiora il 100%. Il
consumo interno è rimasto comunque su livelli ragguardevoli, nell’ordine di 1,5 milioni di tonnellate
annue (Tab.1), per un valore di oltre 2,2 miliardi di euro, anche grazie agli sforzi di innovazione delle
aziende del settore, che hanno portato al lancio di nuovi prodotti sul mercato. Va ricordato che nel
1998 il consumo di pasta secca in Italia si aggirava intorno ai 1,62 milioni di tonnellate annue, con un
giro d’affari complessivo di quasi 2 miliardi di euro. Il fatto che la pasta secca sia consumata da quasi
tutti gli italiani è evidente da una ricerca condotta dalla Doxa all’inizio del 2007, dalla quale risulta che il
90% della popolazione adulta mangia pasta almeno una volta alla settimana, e di questi il 30% la
consuma quotidianamente (nel 1998 tuttavia si trattava del 38%). L’analisi delle caratteristiche dei
consumatori di pasta secca per aree geografiche evidenzia una prevalenza dei consumatori occasionali
nel Nord e di consumatori regolari nel Centro, nel Sud e nelle Isole. Il consumo regolare di pasta,
inoltre, è decisamente più elevato fra gli uomini (60%) che fra le donne, caratterizzate anche dalla
minore propensione al consumo regolare. In ogni caso in Italia oggi il consumo annuo pro-capite di
pasta è pari a 28Kg, in assoluto il più elevato al mondo (Tabella 2). Ad esempio negli USA, il secondo
produttore al mondo di pasta, il consumo pro-capite è pari a 9 kg. Va segnalato, comunque, che questi
livelli dei consumi in Italia variano sensibilmente, verso l'alto nelle famiglie a basso reddito, verso il
basso in quelle più agiate.
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 3/16
3
Il calo dei consumi interni di pasta nel nostro paese sembra essere stato compresso soprattutto dalle
priorità connesse ai nuovi stili di vita. Siamo infatti in presenza di cambiamenti strutturali nelle abitudini
di consumo. In primo luogo, sta crescendo l'attacco di categorie concorrenti che insidiano direttamente
il consumo di pasta secca: si pensi al comparto dei primi piatti pronti surgelati, in continua crescita, il
cui consumo detrae quote di vendita al settore in esame. Inoltre si sta assistendo ad un passaggio di
preferenza soprattutto tra i giovani, a sostituire il primo piatto della pasta, percepito calorico se cucinato
in ristoranti, con insalate o altre piatti freddi già pronti. Altre minacce di sostituzione provengono dalla
sempre più rapida affermazione della pasta fresca. Comparso in modo significativo nella grande
distribuzione a metà degli anni ‘80, dopo il lungo monopolio dell’artigianato e della preparazione
domestica, questo prodotto, grazie soprattutto all’elevata facilità di preparazione ed all’accentuata
propensione dei consumatori verso piatti unici più sbrigativi e freschi, ha registrato un consistente
incremento di vendita dei volumi (+78%) negli ultimi otto anni, posizionandosi tra i prodotti più
dinamici del comparto alimentare. Per quanto la freschezza sia indubbio sinonimo di qualità, vi sono lo
stesso due fattori molto limitanti al successo della pasta fresca: ovvero il costo, in media più elevato
rispetto a quello della pasta secca, e la scarsa immagine dietetica fornita dal prodotto. In ogni caso,
mentre negli ultimi tre anni i consumi di pasta secca in Italia sono diminuiti del 3,1%, bisogna ricordare
che si è assistito ad una crescita del 6% delle vendite di pasta fresca: mentre la pasta secca è al momento
in una fase di maturità del suo ciclo di vita, la pasta fresca è indubbiamente in una fase di crescita. Altra
minaccia alla pasta secca proviene dalle paste integrali, per quanto la loro penetrazione mensile risulti
ancora contenuta rispetto a quella annuale, forse per una scarsa fedeltà del consumatore, che considera
il loro acquisto ancora occasionale: anche in questo caso, comunque, si tratta di un prodotto in un ciclo
di vita di crescita. Inf ine, l’altra minaccia proviene dalla pasta all’uovo, che registra il 50% circa dei
propri consumi al Nord, essendo preferita soprattutto da consumatori di condizione socioeconomica
piuttosto elevata. Va tenuto conto che il minor consumo di questa tipologia pasta rispetto a quella secca
di semola deriva dall’elevata stagionalità, essendo la stessa tradizionalmente preferita nella stagione
invernale.
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 4/16
4
Il punto di forza del settore: l’export
Anche negli ultimi anni è stata la straordinaria propensione all’export a caratterizzare i risultati del
settore in termini produttivi. Nel 2006 sono state esportate circa 1,7 milioni di tonnellate di pasta
(Tabella 1), per un valore di circa 1,3 miliardi di euro, con un aumento dell’ 1,9 % in quantità e del 4%
in valore sull’anno precedente. Infatti, va detto che l’Italia non è solo il più grande produttore di pasta a
livello mondiale ma è anche il più grande esportatore: grazie alla buona performance sui mercati esteri,
che ormai assorbono circa il 53% della produzione nazionale, infatti, questo settore negli ultimi anni ha
mostrato una capacità di risposta eccellente ad una congiuntura poco favorevole caratterizzata, tra
l’altro, da una generalizzata debolezza dei consumi alimentari nazionali. Infatti, le imprese del sett ore
della pasta hanno ormai rag giunto una propensione all’export notevolmente superiore alla media
dell’industria alimentare. A livello geografico va sottolineata la performance del mercato comunitario
(EU25) - che assorbe il 65% delle nostre esportazioni - cresciuto del 2% in volume e del 5% valore
negli ultimi tre anni. In particolare, la Germania è il primo mercato di sbocco (21%), seguita dalla
Francia (13%) e dal Regno Unito (12%).USA e Giappone si confermano rispettivamente al quarto e
quinto posto, con una quota pari, rispettivamente al 9% e 5%. Si confermano positivi ed incoraggianti i
segnali che pervengono dai mercati emergenti negli ultimi tre anni, quali la Russia (+16% in volume e
+24% in valore), la Cina (+52% in quantità e +59% in valore) e l’India (+26% in quantità e +21% in
valore), a dimostrazione della crescente apertura del settore sul mercato globale. La caratteristica di
fondo della pasta italiana è la qualità. Conforta perciò il fatto che essa venga riconosciuta ed apprezzata
anche sui mercati esteri: il valore unitario dell’export 2006 ha ripreso a crescere, infatti, con un +2%,
dopo il -1%del 2005.
I canali distributivi e il potere dei fornitori
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 5/16
5
I tradizionali mercati di sbocco del settore pastaio sono il canale retail (75%) e il canale catering (25%),
ai dati del 2007. Il catering in realtà non rappresenta quasi mai il vero core business delle principali
imprese produttrici, venendo spesso utilizzato per smaltire gli eventuali overstock. Tuttavia, proprio per
i cambiamenti nello stile di vita cui si accennava in precedenza, anche il catering ha acquisito maggiore
importanza: se fino al 1998 rappresentava meno del 19% dello sbocco delle imprese produttrici oggi ha
superato il 25%. In pratica non solo aumenta il consumo di pasta fuori dalle mura domestiche, ma
anche gli stessi operatori del settore considerano sempre più importante il catering come clientela di
riferimento.
All’interno del canale retail, i principali clienti di pasta secca sono la grande distribuzione che ha un
fortissimo potere negoziale: iper e supermercati, infatti, rappresentano nel segmento del retail ben il
65% dello sbocco di queste aziende; canali tradizionali al dettaglio di una volta, invece, hanno un potere
contrattuale decisamente basso e rappresentano circa il 20% del canale retail. Il restante 15% è
rappresentato dagli hard discount, che tendono rispetto agli anni passati a perdere sempre più di peso.
Il canale catering, che tende ad esercitare un potere contrattuale ancora mediamente basso, è invece
segmentato in:
- ristorazione commerciale (ristoranti, tavole calde, ecc.), ovvero un complesso di oltre 350.000 punti
vendita in cui si consuma pasta;
- ristorazione collettiva, rappresentata da scuole, aziende, ospedali, caserme, ecc.
Dall’analisi accurata del settore emerge chiaramente il maggiore livello di barriere all’entrata che
caratterizza il canale retail, soprattutto se le imprese produttrici di pasta non possiedono un marchio - e
quindi un’immagine di prodotto – particolarmente affermato. Ciò comporta, a sua volta, un ingente
investimento in elementi sia di natura produttiva - volti ad ampliare la gamma di offerta e a ricercare
input di elevata qualità - sia di natura commerciale, rappresentati essenzialmente dagli sforzi pubblicitari
e promozionali.
Infine, il potere contrattuale dei fornitori si è ridotto negli ultimi anni dato che la maggior parte delle
imprese medio-grandi ha avviato un intenso processo di integrazione verticale a monte, in modo da
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 6/16
6
rendersi del tutto autonome nel reperimento delle materie prime (grano duro). Molte di queste aziende,
inoltre, hanno spostato la location dei loro stabilimenti produttivi vicino a fiumi e corsi d’acqua, un'altra
“materia prima” di fondamentale importanza. Le imprese non integrate, invece, devono scontare la
forte minaccia dei fornitori di grano duro il cui prezzo in questi ultimi anni è decisamente aumentato.
Tuttavia, molte imprese produttrici hanno in parte limitato questa minaccia formulando una serie di
contratti di medio-lungo periodo con fornitori esteri, i cui prezzi sono decisamente più bassi.
La competizione oggi: gli investimenti nel settore
Negli ultimi anni, il business della pasta secca soffre nella versione tradizionale di una flessione dei
valori che è conseguenza di una forte pressione promozionale sui prezzi di vendita finali, nel tentativo
dei competitor di difendere le proprie quote di mercato in un comparto dove il tasso di innovazione è
basso e i prodotti di marca sono perciò abbastanza fungibili e, come detto, i consumi sono stabili se
non in diminuzione. Si stima che oggi in media circa il 36% dei volumi di vendita complessivi derivi da
iniziati ve promozionali (UNIPI). Oltre all’immagine ed alla qualità del prodotto, che comunque sono
due elementi certamente differenzianti il nostro prodotto pasta da quello dei competitori internazionali,
si registra una forte rilevanza del fattore prezzo che, specie negli ultimi anni, ha assunto una particolare
rilevanza nelle strategie di marketing delle aziende leader, come dimostrano le frequenti operazioni di
cut price e l’introduzione del multipack. Tuttavia, il ricorso alla leva prezzo per massimizzare gli
obiettivi di vendita non riguarda tutte le imprese del settore nello stesso modo: ad esempio, i due leader
del mercato, Barilla e De Cecco, come si evince dalla Figura 2, ricorrono alla leva promozionale in una
percentuale media minore rispetto a quella del settore (36%). In ogni caso, esiste una generale
propensione verso la continua verifica delle alternative di prezzo/qualità offerte dal mercato industriale,
che si traduce in un rilevante tasso di infedeltà alla singola marca. Una infedeltà che non assume i
connotati di una tendenza al continuo abbandono, ma che piuttosto fa sì che siano più di un brand che
entra in dispensa: indagini recenti (Doxa, 2006) hanno rilevato che fanno parte degli stock di pasta per
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 7/16
7
nucleo familiare mediamente 4-5 marche diverse. Ed è in questo quadro che va giudicata la forte attività
di marketing, sotto il profilo degli investimenti in comunicazione, che caratterizza questo importante
settore. Attraverso la comunicazione le aziende cercano di fissare i paletti di una differenziazione che
sotto il profilo strettamente qualitativo è insufficiente a metterle al riparo da una incessante
competizione sul fronte delle alternative di prezzo/qualità. Infatti, gli investimenti in comunicazione
che, fino alla metà degli anni novanta erano considerati una leva di marketing assolutamente marginale,
in quanto scarsamente praticabili a motivo del ridotto valore aggiunto che non consentiva di “spesare”
tali sforzi (Unipi) - sono ormai di fondamentale importanza. Negli ultimi 5 cinque anni, infatti, si è
assistito ad un aumento delle spese in investimenti comunicazionali- stimato attorno al 35% - dovuto
principalmente ai massicci investimenti realizzati sulle televisioni commerciali (oltre il 60% dell’intero
budget pubblicitario) da parte del leader Barilla.
Escludendo gli investimenti in comunicazione, le aziende del settore pastaio hanno posto in essere una
serie di altri ingenti investimenti con l’obiettivo primario di contenere i costi, pur garantendo un livello
qualitativo più che accettabile. Nel periodo 2004-2006, in media, tali investimenti hanno riguardato le
seguenti aree di intervento (UNIPI):
- ammodernamento, rinnovamento, ampliamento e razionalizzazione degli impianti (70% delle imprese
del settore);
- innovazione di prodotto (40%);
- organizzazione delle attività distributive (30%);
- sistemi informativi (30%).
Un ultimo cenno deve essere riservato agli investimenti – già menzionati – relativi alle attività
distributive, dato che la distribuzione rappresenta, in questo settore, una variabile assolutamente critica,
essendo oltre il 75% della produzione di pasta secca intermediata dal dettaglio tradizionale e moderno.
In ogni caso, solamente le imprese di maggiori dimensioni possono permettersi una presenza a livello
nazionale, dato l’elevato peso dei costi di trasporto sul prezzo finale. L’effetto combinato di due
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 8/16
8
elementi in parola (rilevanza del canale distributivo ed elevato peso dei costi di trasporto), ha indotto
diverse minori imprese a limitare la propria presenza al solo mercato locale/regionale. Altre invece
hanno preferito produrre per le marche commerciali.
I principali player
Il settore della pasta secca in Italia è abbastanza frammentato, con un leader - Barilla - che nel canale
iper+super+superette è leader assoluto, seguito con quote molto inferiori da diversi competitor
nazionali. Come si evince in Figura 3, infatti, Barilla assorbe quasi il 40% delle vendite complessive del
settore pasta; segue De Cecco con una quota del 10%. Un confronto con i dati del 1998 consente di
fare le seguenti riflessioni: il settore negli ultimi 10 anni ha consolidato il successo di Barilla e De Cecco
che hanno aumentato del 3% circa le loro vendite rispettivamente; ha visto una crisi piuttosto forte del
marchio Buitoni (Gruppo Nestlè) – che ormai ha ridotto ad un numero irrisorio le sue referenze
nell’ambito della pasta - La Molisana e Del Verde (oggi con meno di 70 dipendenti) ed una leggera
crescita sia per Divella che per Agnesi (Gruppo Colussi) e Voiello (Gruppo Barilla). Allo stesso tempo
hanno raggiunto delle performance brillanti dei marchi storici, legati alla tradizione italiana, come ad
esempio la pasta Garofano – fondata nel 1920 a Gragnano - che in effetti ad oggi assorbe il 3% delle
vendite complessive del settore, con 125 dipendenti e una capacità produttiva di 3000 q.li. In effetti, un
dato che emerge abbastanza significativo, è legato all’italianità della pasta anche quanto ad imprese
operanti: fatte pochissime eccezioni, infatti, oggi i nostri pastifici sono gestiti ancora a livello “familiare”
e risentono della tradizione specifica del contesto di origine, evitando l’introduzione di soci terzi esteri.
Barilla- nata a Parma nel 1877- è la leader indiscussa oggi, con un numero di dipendenti pari a 1000 e
una potenzialità in q.li pari a 22.700. Possiede in Italia 14 stabilimenti produttivi e 9 mulini. Il suo
successo è anche ascrivibile all’ottima performance sui mercati esteri, dove l’azienda parmense realizza il
33% del fatturato totale, anche grazie all’investimento diretto realizzato in tali mercati dove ha aperto
12 diversi stabilimenti produttivi – tra i più importanti, quelli in Polonia, Grecia, Turchia ed USA.
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 9/16
9
Il follower principale è l’abruzzese De Cecco – nata nel 1886- che oggi ha un numero complessivo di
dipendenti pari a 418 e una potenzialità in q.li pari a 8000. L’azienda chietina opera solo nella fascia alta
del mercato, dove ha una posizione di indiscusso predominio oggi con ben il 33% del totale delle
vendite. Del fatturato complessivo, esporta oltre il 30%.
Agnesi, fondata nel 1824, ha 83 dipendenti e una capacità in q.li di 3000. L’azienda ha una lunga e
complicata storia: acquisita dal gruppo Danone è stata poi venduta nell’ottobre del ’97 ad una cordata
guidata dalla merchant bank Paribas.Oggi è passata nelle mani del Gruppo Colussi che oltre allo
stabilimento di Imperia produce pasta con il marchio Agnesi anche a Rimini e Fossano. Rimasta nelle
mani di una famiglia italiana sin dall’inizio (1890) è invece il pastifico pugliese Divella che oggi conta su
3 stabilimenti produttivi e 3 molini. Ha 126 dipendenti e una capacità produttiva in q.li di 2600. Voiello,
fondata a Torre Annunziata (Napoli) nel 1879, è entrata a far parte del gruppo Barilla nel 1973: tende a
posizionarsi sulla fascia alta di mercato (premium price-top quality) dove è alle spalle di De Cecco.
Interessante è anche l'aggregato delle società che producono principalmente per le marche commerciali.
Produttore di pasta leader nelle private labels, nel catering e nel biologico è Corticella – partner ideale
della GDO - un’azienda dotata di due pastifici ed un mulino (a Bologna e Foligno), che oggi ha circa
144 dipendenti e una capacità produttiva di 2300 q.li. Dal 1998 è entrata a far parte di Euricom,
Gruppo Industriale Italiano che opera nella filiera dei cereali ed è noto soprattutto per l’importanza
ottenuta nel mercato del riso.
E’ interessante notare come le aziende industriali che operano nel settore della pasta secca in Italia sono
oggi 129, nettamente il numero più elevato nel mondo, come dimostra il fatto che in Spagna e
Germania – i due paesi che occupano le seconda posizione in Europa – si hanno solo 23 pastifici.
Tuttavia come emerge dalla Tabella 3 negli ultimi 10 anni si è assistito ad una diminuzione abbastanza
consistente del numero di pastifici esistente, in particolare di quelle con una capacità produttiva minore
(meno di 300 quintali al giorno). Dalla tabella 4, inoltre, si può anche constatare il calo consistente del
numero dei dipendenti negli ultimi 10 anni. Tuttora la maggior parte degli occupati riguarda il Nord
Italia.
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 10/16
10
Ma si tratta di un mercato dalla grande disomogeneità territoriale, e in aree locali anche di notevoli
dimensioni le quote nazionali sono totalmente trasformate a favore di industrie fortemente radicate in
quei contesti. Si aggiunga, inoltre, la significativa quota di mercato raggiunta dalle marche commerciali,
che arricchisce ulteriormente il panorama competitivo e indica la cifra media di un peso che in catene
come Coop raggiunge o supera quello del leader sul piano nazionale.
Figura 1:
Fonte: UNIPI, 2005
La produzione della pasta secca di semola in Italia
2.719 2.672 2.736 2.787
2.266 2.236 2.260 2.251
0,83
0,84
0,83
0,81
2002 2003 2004 2005
Produzione a volume [Mig liaia d i Tonnellate] Produzione a valore [Milioni d i Euro] Prezzo Medio [Euro al KG]
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 11/16
11
Tabella 1: Fotografia del settore 2006
TOTALE PASTE ALIMENTARI SECCHE tonnellate valore
Stima Produzione totale 3.224.646 3.519
- Pasta secca 3.106.246 2961
- Pasta fresca 118.400 558
Stima Consumo Nazionale Totale 1.555.900 2.219 - Pasta secca 1.437.500 1.661
- Pasta fresca 118.400 558
EXPORT TOTALE 1.668.746 1.300
STIMA CONSUMO PRO-CAPITE (kg)
totale 28
pasta secca 26
pasta fresca 2
PASTE ALIMENTARI SECCHE
- Produzione 3.106.246 2.961
- Mercato nazionale 1.437.500 1.661
- Esportazioni (2) 1.668.746 1.300di cui:
Pasta secca di semola
- Produzione 2.805.233 2.267
- Mercato nazionale 1.333.000 1.345
- Esportazioni (2) 1.472.233 922
Pasta secca all'uovo
- Produzione 177.674 385
- Mercato nazionale 97.000 280
- Esportazione (2) 80.674 105
Pasta secca ripiena
- Produzione 123.339 309
- Mercato nazionale 7.500 36
- Esportazioni (2) 115.839 273
PASTA INDUSTRIALE FRESCA (3)
- Mercato nazionale 118.400 558
- di cui
- pasta fresca ripiena 55.000 362
- pasta fresca all'uovo 14.600 65
- pasta fresca di semola 15.800 46
- gnocchi 33.000 85
PESO RELATIVO DEI VARI FORMATI (%)
- Pasta lunga 33- Pasta corta 67
MATERIE PRIME UTILIZZATE
- Grano duro 5.014.000
- Uova 111.000
NUMERO DEI PASTIFICI 150
- Pasta secca (4) 130
- Pasta fresca (5) 31
NUMERO DEGLI ADDETTI 8.300
- Pasta secca 6.480
- Pasta fresca 1.460
POTENZIALITA' PRODUTTIVA ANNUA 4.750.000GRADO UTILIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI (in%)
68
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 12/16
12
Fonte: Stime UN.I.P.I. su dati ACNielsen Retail (DIC05/DIC06) e ISTAT
Tabella 2: Consumo annuo pro-capite di pasta nel mondo (in kg)Italy 28.0 Bolivia 4.8
Venezuela 13.0 Netherlands 4.4
Tunisia 11.7 Lituania 4.4
Greece 10.0 Latvia 4.1
Switzerland 9.4 Dominican Rep. 4.0
Sweden 9.0 Australia 4.0
United States 9.0 Israel 4.0
Peru 8.5 Panama 3.8
Chile 8.1 Finland 3.2
France 7.5 Colombia 3.2
Argentina 7.2 Costa Rica 3.0
Germany 7.1 Poland 3.0
Hungary 7.0 Romania 2.7
Portugal 6.7 Mexico 2.7
Czech Republic 6.5 Ecuador 2.6
Canada 6.5 United Kingdom 2.5
Russia 6.0 Guatemala 2.0
Turkey 5.8 Denmark 2.0
Brasil 5.7 Libya 2.0
Austria 5.6 Japan 1.7
Belgium - Lux. 5.4 Egypt 1.2
Estonia 5.3 Ireland 1.0
Slovak Republic 5.0 El Salvador 1.0
Spain 4.9
Figura 2: Intensità promozionale[incidenza dei volumi venduti in promozione]
32%37%
51% 49% 50% 48% 52%
De Cecco Barilla Agnesi Voiello Garofalo Rummo Divella
Mercato: 36%
Fonte: AC Nielsen – AT Luglio 2006
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 13/16
13
Figura 3: Le quote di mercato delle imprese in Italia
Fonte: Il Sole 24 Ore, 2006
Le quote di mercato a valorenel mercato italiano della pasta secca di semola
De Cecco; 10%
Altri operatori;
25%
DIVELLA; 6% AGNESI; 4%
GAROFALO;
3%
Private
Label;
9,5%
VOIELLO; 4%
Barilla; 39%
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 14/16
14
Tabella 3: PASTA INDUSTRIALE SECCA - NUMERO DEI
PASTIFICI
REGIONI
1996 2001 2005 (°)
Potenzialità nelle 24 ore Potenzialità nelle 24 ore Potenzialità nelle 24 ore
da1.000q.li eoltre
da301q.lia
999q.li
finoa
300q.li
TOTALI
da1.000q.li eoltre
da301q.lia
999q.li
finoa
300q.li
TOTALI
da1.000q.li eoltre
da301q.lia
999q.li
finoa
300q.li
TOTALI
Piemonte 5 2 1 8 6 1 1 8 6 1 1 8
Lombardia 2 4 9 15 5 5 6 16 5 6 5 16
T.A. Adige - 1 - 1 - 1 - 1 - 1 - 1
Veneto 2 - 8 10 2 2 6 10 2 2 6 10
F.V. Giulia 2 - - 2 1 - - 1 2 - - 2
Liguria 1 - 1 2 1 - 1 2 1 - 1 2E.Romagna 3 1 9 13 3 4 4 11 3 3 4 10
TOTALI 15 8 28 51 18 13 18 49 19 13 17 49
Toscana 4 2 5 11 4 1 3 8 2 1 2 5
Umbria 4 - - 4 3 - - 3 2 - - 2
Marche - 1 3 4 - 1 4 5 1 2 3 6
Lazio 1 3 1 5 - 1 2 3 - 1 2 3
Abruzzo 2 2 9 13 2 - 11 13 3 - 11 14
TOTALI 11 8 18 37 9 3 20 32 8 4 18 30
Molise 2 1 1 4 3 - 1 4 4 - 1 5
Campania 9 6 4 19 11 1 5 17 12 1 3 16
Puglia 5 3 6 14 6 1 4 11 6 1 3 10
Basilicata 2 - - 2 1 - - 1 2 - - 2
Calabria - 1 - 1 - 1 - 1 - 1 - 1
TOTALI 18 11 11 40 21 3 10 34 24 3 7 34
Sicilia 2 7 12 21 3 6 8 17 5 5 6 16
Sardegna - - - - - - - - - - - -
TOTALI 2 7 12 21 3 6 8 17 5 5 6 16
TOTALIGENERALI 46 34 69 149 51 25 56 132 56 25 48 129
Fonte: UNIPI
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 15/16
15
Tabella 4: PASTA INDUSTRIALE SECCA - NUMERO DEI
DIPENDENTI
REGIONI 1991 1996 2001 2005
(°)
Piemonte 360 398 425 469
Lombardia 752 524 625 574
Tr.A. Adige 24 32 41 41
Veneto 540 263 414 398
Fr.V. Giulia 112 112 55 130
Liguria 308 138 88 88
E. Romagna 1.233 955 (*) 1.367 (*) 1.315
TOTALI 3.329 2.422 3.015 3.015
Toscana 527 545 431 354
Umbria 301 321 199 91
Marche 96 47 51 66
Lazio 253 147 82 82
Abruzzo 704 681 775 634
TOTALI 1.881 1.741 1.538 1.227
Molise 344 300 301 332
Campania 1.039 1.011 954 970
Puglia 701 704 568 506
Basilicata 214 211 36 36
Calabria 23 25 25 25
TOTALI 3.321 2.251 1.884 1.869
Sicilia 609 443 346 355
Sardegna 59 - - -
TOTALI 668 443 346 355
TOTALIGENERALI 8.199 6.857 6.783 6.466
(*) Potenzialità, per quanto riguarda la Barilla, riferita complessivamente agli stabilimenti di:Parma, Foggia, Marcianise CE, Matera.
FONTE: UNIPI
5/14/2018 Caso Pasta Secca Studenti 1 - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/caso-pasta-secca-studenti-1 16/16
16