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MEMORY BOX

Catalogo MEMORY BOX | Sasha Zelenkevich

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Memory Box BASEMENT PROJECT ROOM Via Tommaso d'Aquino, 26 04022 Fondi (LT)

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MEMORY BOXSasha Zelenkevich

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“L’UOMO DI BUONA MEMORIA NULLARICORDA, PERCHE’ NULLA DIMENTICA”Samuel Bechett

La memoria è una funzione della psi-che volta all’as-

similazione, alla riten-zione e al richiamo di informazioni apprese durante un’esperienza. Non esiste alcun tipo di azione o condotta sen-za memoria. Anche nel suo significa-to più ampio mantiene la sua indispensabilità a un processo lavorativo o conoscitivo, pensia-mo alle RAM (Random-Access Memory), o alle impronte fossili (memo-ria di un fenomeno), alle ombre lasciate a Hiro-

shima o nella ”Zona di interdizione”.La memoria è indispen-sabile alla sopravviven-za degli esseri viven-ti, alla loro eventuale evoluzione, ma è uno strumento meraviglio-samente fallace e com-plesso. Proprio in que-sto è il suo fascino.I ricordi che dormono in noi tendono a cancellar-si con gli anni, si modi-ficano e si accrescono incorporando lineamen-ti estranei. Un ricordo troppo spesso evocato tende a fissarsi in uno stereotipo che si instal-

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la al posto del ricordo grezzo e cresce a sue spese. La memoria si confonde con i desideri e i miti personali e di-venta non obiettiva, ma decisamente più inte-ressante quando viene filtrata dall’io profondo.La memoria quindi, da funzione vitale atta al semplice ricordo, alla rielaborazione dello stesso a uso evoluti-vo e di apprendimen-to, diventa altra cosa. Acquista la capacità di portare al livello di coscienza la parte pro-fonda, di trasportare,

come una tracimazione nel suo percorso, tutto il vissuto, pezzi di vita, rancori, paure e piaceri di ognuno.La memoria personale diventa, quando de-scritta, un accrescimen-to per il fruitore, che a volte la fa in parte sua unendola e trasforman-dola a sua volta... una sorta di memoria col-lettiva che continua a essere vissuta come un fatto unico e perso-nale. Lo stesso identico evento è ricordato con poche similitudini, che con il tempo diminui-

scono, arricchendosi sempre più di partico-lari non inerenti, ma decisamente più inte-ressati e personali. In ogni caso, la memoria appare inscindibilmente connessa con ogni altro tipo di attività mentale e intellettuale, in quanto da un lato è un fattore di organizzazione e di sistematizzazione dei dati, che vengono forniti e dall’altro, proprio nel ripresentare questi dati, fornisce ulteriori elabo-razioni ed esperienze a questi connesse.

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MEMORIA A BREVE E A LUNGO TERMINE

In breve, ci sono due meccanismi di imma-gazzinamento, uno

per la memoria a breve termine (MBT) e uno per la memoria a lungo termine (MLT): possia-mo paragonare il primo alle RAM e le seconde a un hard disk.Nella memoria temporanea si verifica un rapido dete-rioramento delle infor-mazioni, mentre la me-moria a lungo termine conserva le informazio-ni in modo sostanzial-mente stabile. L’insieme dei dati e il complesso delle infor-

mazioni presenti in ogni istante nella memoria a breve termine viene detto “cuscinetto di ri-petizione”. L’informa-zione, se non ripetuta, viene conservata nel cuscinetto finché non è trasferita nella memoria a lungo termine o finché non viene rimpiazzata da una nuova.La memoria a lungo termine si considera virtualmente illimitata, ma la riattivazione di un’informazione può essere un atto molto complesso.

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OBLIO La rievocazione im-mediata di un’in-formazione può

mancare perché non è stata trasmessa alla memoria a lungo termi-ne. La rievocazione di un’informazione della memoria a lungo ter-mine può quindi essere priva di informazioni per una mancanza comple-ta di dati che impedisce la messa a fuoco. Alcuni ricordi appaiono rimossi: tali ricordi sono inaccessibili perché la loro presenza sarebbe inaccettabile per il sog-getto a causa dell’ansia

o dei sentimenti di colpa che potrebbero attivare, in altre parole il subcon-scio evita che le asso-ciazioni necessarie si formino.oblio è la dimenticanza non temporanea, non dovuto a distrazione o perdita temporanea di memoria, ma è uno stato più o meno dura-turo, caratterizato da scomparsa o sospen-sione del ricordo con un particolare accento allo stato di abbandono del pensiero, della volontà e del sentimento.

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MEMORY BOX Il progetto Memory Box nasce agli inizi del 2011 da un’idea

della stessa Sasha Ze-lenkevich e Massimo Nicotra. Questo progetto preve-deva la costruzione di un’opera in divenire di circa 200 moduli (rigo-rosamente di cm 16x17 con altezze variabili dai 2 agli 8 cm), in segui-to elevato a 1.000. Le opere sarebbero sta-te costruite in un arco di tempo non dato ed esposte in varie riprese con una mostra conclu-siva che le avrebbe riu-

nite. Ogni pezzo viene studiato separatamente dall’altro e non costrui-to per accostamento, la necessità di consi-derare ogni modulo un’opera a se è vitale ed indispensabile. Non esiste una disposizione data, i moduli possono essere a parete, messi a terra o posizionati a varie distanze, vengono esposti con un minimo di 50 pezzi. Essendo costruiti in un lasso di tempo lungo risento-no dei cambiamenti e delle evoluzioni del co-struttore. Intenzione di

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questa operazione non è valorizzare la memo-ria o il ricordo, il pro-getto è ben lontano da dare logiche del gene-re, si è semplicemente trovato interessante il processo dell’oblio, del rifiuto della memoria, e del riaffiorare, allonta-nandolo però dal per-sonale o dal semplice ricordo e lasciandone solo il meccanismo, la parte più filosofica ed eterea. Quindi non scatole di memoria per-sonale o collettiva, ma scatole che fomentino il meccanismo, che am-

plifichino quell’attimo lunghissimo che pas-sa tra il riaffiorare e il conscio, un’esaltazione della meccanica del ri-cordo. Allo stesso tem-po, Sasha, che chiama amorevolmente questi moduli legnetti, affer-ma che sono le pagine del suo taccuino, che in questo progetto pro-prio per il sistema di co-struzione, sta creando i suoi appunti, che getta-no le basi per la “Zona di alienazione”. Un progetto vivo dun-que che prende come pretesto la memoria per

svilupparsi in più rami sia per il fruitore sia per l’artista, rami che non sempre si incontrano, ma che si stimolano a vicenda in questa ipote-si di lavoro. Una memoria non ste-rile quella di Sasha Ze-lenkevich, che proprio in virtù di questa sua potenza e prepotenza vitale è in grado di par-lare al futuro, accarez-zando l’oblio.

Massimo Nicotra

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ZONA D’ALIENAZIONE

Anche prima del disastro di Cher-nobyl “Zona” era

una parola ben consoli-data nel vocabolario so-vietico. La Zona si riferi-va ai gulag, a quella rete di campi di lavoro dove hanno patito milioni di cittadini sovietici. Sergei Dovlatov intitolò un suo racconto su una guardia di campo “Zona”, rap-presentando l’irraziona-le orrore della vita in quel sistema di lavori forzati.

Dopo Chernobyl il termi-ne “Zona” ha acquistato un nuovo significato: la

zona d’alienazione intor-no al reattore nucleare che ha ceduto. Un’am-pia area in un raggio di 30 chilometri fu evacua-ta dei suoi abitanti, ed un’area ancor più gran-de fu interessata dall’in-quinamento nucleare. Morirono o soffrirono malattie croniche decine di migliaia di persone, fu devastato un immenso territorio di bellezze na-turali e fiorente agricol-tura. Gli effetti di questa catastrofe si sarebbero sentiti per molti decenni.La Belarus fu una delle due Repubbliche Sovie-

Каб плыў судоў уратавальных дым,А родны край знікаў навекі ў хвалях, Я б лепей згінуў з ім, з яго апошнім жалем, Як жыў і мучыўся бязмерна - з ім. Новая Атлантыда (1982) 1

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tiche che più soffrirono gli effetti della “Zona”. l’altra è l’Ucraina. Miglia-ia di bielorussi furono costretti a lavorare nei pressi e dentro la “Zona” e tra loro molti tra i gio-vani più dotati del pae-se, ingeneri, fisici, ricer-catori . A causa dei venti e piogge la ricaduta radioattiva ha riguarda-to prevalentemente la Belarus sud-orientale più di ogni altra regione.Senza dubbio la Belarus è l’unica ex-repubblica sovietica in cui l’eredità della “Zona” si sente an-cor oggi in modo diretto

e spesso inquietante. La metafora si può ap-plicare all’intero paese. Per molti la Belarus è di-ventata una grande zona d’alienazione: il punto di partenza di un esodo di massa verso altri paesi europei, un posto dove le regole comuni della vita moderna europea sembrano non potersi applicare. A sette deca-di di governo sovietico succedette una dittatura autoritaria, e in tempi re-centi il termine la “Zona” prende un senso più let-terale: la gente continua a scomparire nel mezzo

della notte o è manda-ta in colonie penali per aver espresso il suo dis-senso nei confronti del regime. I monumenti a Lenin e Dzerzhinsky ri-empiono il paesaggio, glorificando i crimini dei leader passati mentre la gente continua ad esse-re derubata e oppressa dal loro stesso stato.Quando il grande au-tore bielorusso Uladzi-mir Karatkevich (1930-1984) scrisse della sua “infinita sofferenza” nel suo amato paese na-tio, aveva in mente la distruzione sistematica

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della cultura nazionale che è stata perpetrata non solo durante la sua vita ma anche nei se-coli precedenti, carat-terizzati dalla continua occupazione da parte di potenze straniere.In ogni paese distrut-to uno dei compiti più urgenti per i soprav-vissuti è di dare testi-

monianza della sof-ferenza e trovare un senso per il tragico pas-sato e il difficile presente.La memoria dev’esse-re preservata per po-ter costruire il futuro. Ma malgrado questo Karatkevich si dispera-va, nella sua visione le barche di soccorso in missione per salvare le

loro vite arrivano troppo tardi. Nella “Zona d’A-lienazione” anche l’ar-tista deve piangere per la morte della memoria.

Simon M. LewisUniversity off Cambridge

Traduzione di:Alessandro Baito

1. Dovesse comparire il fumo delle navi di soccorso,e la mia terra natale scomparire per sempre sotto le onde,preferirei perire con lei, insieme nell’ultima sua miseria,come ho vissuto e sofferto infinitamente - con lei.

Uladzimir Karatkevich, “Nuova Atlantide

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Catalogo a cura di Massimo Nicotra

Grafica Alessandra Ascrizzi, Alice Mauro Chiaia

Contatti Basement Projet Room +39 3292753063 [email protected]://www.basementprojectroom.blogspot.it http://www.facebook.com/basementprojectroom

Sasha Zelenkevich - [email protected]

Si ringrazia: Alessandro Di Gregorio, Associazione il Quadrato, Galleria Zamenhof, CGROUP.

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