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ES/07/LLP-LdV/TOI/149026 ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI BOVINI DA CARNE Edizione italiana a cura di Biocert

Cattle Meat

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ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

ALLEVAMENTO BIOLOGICO

DEI BOVINI DA CARNE

Edizione italiana a cura di Biocert

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ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI BOVINI DA CARNE

Edizione italiana a cura di Biocert

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Il presente manuale è stato elaborato nell’ambito del

Programma comunitario per l’apprendimento permanente Progetto multilaterale di trasferimento dell’innovazione Leonardo da Vinci

ECOLEARNING - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

La versione italiana è stata curata da: © BIOCERT Associazione

Via Tasso 169 i – 80127 Napoli – Italia Tel. +39 081 7613830 Fax 081 7612734

[email protected] www.biocert.it

Edizioni Biocert – Napoli, 2008

Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.

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INDICE INTRODUZIONE ………………..……………………………………… 5

CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA .. 9 1.1. Supervisione e controllo dell’applicazione della

normativa vigente …………………………………….…… 9 1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola 1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della

normativa comunitaria e degli standard IFOAM) 1.1.c Rapporti formali con l’Ente di certificazione 1.1.d Misure di sostegno al biologico

1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e Controllo ……………………………………………………. 27 1.2.a Scelta delle razze e dei tipi genetici 1.2.b Formulazione della dieta alimentare 1.2.c Pianificazione dei controlli igienico-sanitari

CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA AGRICOLTURA BIOLOGICA …………………. 35

2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti ……………… 39 2.1.a Scelta dei fornitori 2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento

2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali …… 42 2.2.a Scelta dei clienti 2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica

CAPITOLO 3. ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI BOVINI DA CARNE .. 51 3.1 Introduzione .................................................................... 51 3.2 L’alimentazione biologica dei bovini da carne ............ 53

3.2.a Gestione del programma alimentare 3.2.a.i Bisogni nutrizionali degli animali 3.2.a.ii Divisione del bestiame in lotti 3.2.a.iii Elaborazione della razione alimentare

3.2.b produzione del foraggio 3.2.b.i Basi per il biologico 3.2.b.ii Colture foraggere

3.3 Riproduzione dei bovini da carne in biologico ............ 72 3.3.a Riproduzione naturale 3.3.b Programmi di allevamento

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3.3.c Cure durante la riproduzione 3.4 Cura e gestione dell’allevamento biologico di

bovini da carne ............................................................... 82 3.4.a Controllo del pascolo 3.4.b Stabulazione 3.4.c Benessere animale

3.4.c.i Quali sono le cause della mancanza di benessere animale

3.4.c.ii Fattori di stress 3.4.d Condizioni per il trasporto del bovino da carne 3.4.e Macellazione del bovino da carne

3.5 Applicazione delle misure sanitarie ……………............ 95 3.5.a Misure preventive 3.5.b Trattamenti sanitari alternativi nel biologico

3.5.b.i Omeopatia 3.5.b.ii Fitoterapia 3.5.b.iii Aromoterapia 3.5.b.iiii Oligoelementi e sostanze autorizzate

3.5.c Operazioni di sverminazione, controllo dei parassiti e vaccinazione degli animali

3.6 Manutenzione delle strutture d’allevamento …...........107 3.6.a Norme sulle dimensioni e la densità delle strutture

3.6.a.i Aziende con allevamenti all’aperto 3.6.a.ii Aziende con allevamenti al chiuso

3.6.b Sicurezza e condizioni abitative delle strutture 3.6.c Condizioni igienico-sanitarie delle strutture

3.6.c.i Fattori che incidono sullo stato sanitario degli animali

3.6.c.ii Pulizia delle strutture 3.7 Gestione dei reflui zootecnici ………..…………............115

3.7.a Raccolta ed eliminazione dei reflui zootecnici 3.7.a.i Letame bovino 3.7.a.ii Gestione del letame bovino

3.7.b Trattamento dei reflui zootecnici 3.7.a.i Residui inorganici 3.7.a.ii Compostaggio

CONCLUSIONI ………………………………………………………... 123 GLOSSARIO …………………………………………………………… 125 BIBLIOGRAFIA / SITI INTERNET .................................................. 145

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INTRODUZIONE Questo manuale rappresenta l’adattamento e l’evoluzione del lavoro realizzato nel 2006 con il progetto comunitario Leonardo da Vinci “Forecologia” (numero di riferimento ES/03/B/F/PP-149080). La presente versione è il frutto del lavoro di un team di esperti appartenenti ad organizzazioni di diversi Paesi europei: Spagna (IFES-Instituto de Formación y Estudios Sociales, UPA-Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos, Formación 2020 S.A.), Bulgaria (AGROLINK), Italia (Associazione Biocert), Svezia (STPKC-Swedish TelePedagogic Knowledge Center), Germania (BFW - Centro di Competenza Europa), Portogallo (Escola Superior Agrária de Ponte de Lima), Romania (ARAD-Associazione rumena per l’agricoltura sostenibile), Ungheria (MÖGÉRT-Associazione Ungherese per l’Agricoltura biologica). Il manuale è stato messo a punto nell’ambito del progetto comunitario per l’apprendimento permanente Leonardo da Vinci “Ecolearning” (numero di riferimento ES/07/LLP-LdV/TOI/149026). I principali destinatari di questo manuale sono quindi i lavoratori professionisti del settore agricolo, con particolare riguardo ai titolari delle piccole imprese. Si tratta pertanto di materiale formativo destinato alla riqualificazione professionale ed alla formazione continua degli addetti del settore primario. I contenuti del presente manuale sono i seguenti: 1. il primo capitolo è dedicato alle problematiche gestionali e

tratta gli aspetti della conversione aziendale al biologico, della certificazione delle produzioni sulla base della normativa europea e degli standards IFOAM, l’attività degli Enti di certificazione, la tracciabilità e la certificazione di filiera, gli strumenti di supporto alle attività delle aziende agricole biologiche. Poichè l’agricoltura biologica richiede una particolare cura nella programmazione della produzione, questo capitolo si sofferma anche sullo studio del contesto territoriale in cui si svolge l’attività, e sull’analisi della storia del sito e delle sue peculiarità e problematicità.

2. Un secondo capitolo tratta la pianificazione e la gestione degli acquisti (in considerazione del fatto che tutti gli inputs devono a loro volta essere prodotti con il metodo biologico) e la scelta dei canali di approvvigionamento. Vengono inoltre fornite le nozioni fondamentali sulla commercializzazione delle produzioni biologiche, dall’individuazione della clientela alla scelta dei canali di distribuzione.

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3. Il terzo capitolo tratta gli aspetti specifici dell’allevamento biologico del bovino da carne, quali le strutture, comprese le aree dedicate all’esercizio ed al libero movimento, l’alimentazione generale e delle vacche durante la gestazione ed il parto, le misure igienico-sanitarie, la riproduzione e le condizioni di trasporto e macellazione. Viene inoltre esaminato il trattamento dei reflui zootecnici.

4. Chiude il manuale un glossario con i principali termini utilizzati in agricoltura biologica.

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CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA

1.1 Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente. La normativa europea sull’agricoltura biologica apre nuove strade per i produttori agricoli, consentendo lo sviluppo di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, in grado di ottenere alimenti sicuri e di qualità. Il primo regolamento comunitario che ha disciplinato in modo completo ed univoco, per tutti i Paesi dell’Unione Europea, il metodo di produzione biologico degli alimenti è stato il Reg. CEE n° 2092/91. Dopo una lunga serie di aggiornamenti ed integrazioni, Il regolamento è stato sostituito dalla normativa entrata in vigore il 1° gennaio 2009, costituita dal Reg. CE 834/20071 e dalle norme attuative contenute nel Reg. CE n° 889/20082. E’ inoltre da evidenziare che stiamo parlando di un sistema fondato su base volontaria, il cui logo può essere usato in aggiunta ad altri marchi, pubblici o privati, che servano ad identificare le produzioni da agricoltura biologica. In tutta l’Unione Europea per etichettare come biologico un prodotto, esso deve innanzitutto essere conforme al dettato normativo, che ne stabilisce i requisiti minimi per la produzione, trasformazione ed importazione da Paesi terzi, comprese le procedure per il controllo e la certificazione, l’etichettatura e la commercializzazione. Questo tipo di etichettatura potrà essere utilizzata solo da quei produttori i cui sistemi produttivi e le cui produzioni siano state controllate e dichiarate conformi alla normativa comunitaria. Un primo logo che contraddistingue le produzioni da agricoltura biologica è stato definito a livello europeo sin dall’anno 2000. La nuova normativa dispone però l’istituzione di un nuovo logo, che sarà in seguito definito e diverrà obbligatorio a partire dal 1° luglio 2010 (Reg. CE N° 967/20083). Il logo può essere applicato 1 Regolamento (CE) N. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno 2007, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 189/1 del 20.07.2007, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il Regolamento (CEE) n° 2092/91. 2 Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 250/1 del 18.09.2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l'etichettatura e i controlli. 3 Regolamento (CE) N. 967/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 264/1 del

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esclusivamente sui prodotti trasformati in cui almeno il 95% degli ingredienti provenga a sua volta da agricoltura biologica, e la cui lavorazione, confezionamento ed etichettatura siano avvenute nell’Unione Europea o in un Paese con un sistema di certificazione equivalente a quello europeo.

Immagine 1: vecchio logo europeo per le produzioni da agricoltura biologica

Il successo del biologico è legato proprio al sistema europeo di certificazione, che garantisce una tracciabilità totale del prodotto. La Commissione Europea considera una priorità assoluta della tracciabilità (la possibilità di seguire il percorso di un prodotto dalla fase iniziale di produzione alla vendita e viceversa). Sin dal gennaio 2005, con il Regolamento comunitario n° 178/2002, è divenuta obbligatoria per le aziende alimentari l’adozione di un sistema di tracciabilità. La normative stabilisce anche i principi ed i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa le procedure nel campo della sicurezza alimentare. La tracciabilità assume un’importanza sempre maggiore per gli operatori della filiera agroalimentare, le istituzioni ed i consumatori, in relazione alla sicurezza alimentare (basti pensare alla crisi della BSE) ed alla “garanzia della provenienza” (ad es. garanzia della non contaminazione con OGM). Un sistema efficace di tracciabilità consente inoltre di prendere rapidamente decisioni e contromisure nel

3.10.2008, recante modifica del regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici.

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caso di emergenze sanitarie lungo la filiera agroalimentare, consentendo l’individuazione delle cause (si parla infatti di “tracciabilità delle responsabilità”). La tracciabilità di filiera comporta la raccolta dei dati “dal campo alla tavola”, al fine di comprendere le variabili produttive e qualitative, il comportamento del prodotto durante la sua conservazione, il controllo dei costi di produzione, le responsabilità interne (operatori) ed esterne (clienti e fornitori). Tale massa di informazioni deve essere gestita mediante veri e propri “sistemi informativi di filiera” con vari punti di accesso (al pubblico, all’autorità sanitaria e agli organismi di certificazione, ai responsabili tecnici e al management aziendale) nell’ottica di una precisa volontà di trasparenza, per consolidare il rapporto di fiducia con tutti gli operatori della filiera produttiva e distributiva e con il consumatore finale. Per raggiungere questi obiettivi i documenti principali da predisporre sono: a) il Disciplinare Tecnico (o Manuale) di tracciabilità della filiera, il

cui principio è quello di scrivere tutto ciò che si fa (… e poi fare quello che si è scritto!) per garantire la tracciabilità della filiera.

b) il Sistema Documentale che è composto da procedure operative, procedure tecniche, istruzioni di lavoro e modulistica che le singole aziende della filiera devono adottare per garantire il corretto funzionamento del sistema di tracciabilità.

c) lo Schema di Certificazione che indica le regole tramite le quali l’organismo di controllo e gli operatori di filiera si interfacciano per garantire la conformità del prodotto alla norma di riferimento.

d) il Diagramma di Flusso che rappresenta lo schema in cui si individuano le varie fasi da cui è composto il processo produttivo e si evidenziano i punti critici per la perdita di tracciabilità; è quindi il documento che descrive la storia di una unità di prodotto (intesa come il lotto minimo che si avvicini il più possibile alla singola confezione di prodotto).

e) il Piano dei Controlli, documento che ordina tipo e modalità delle operazioni da effettuare per la verifica delle specifiche del prodotto durante il ciclo produttivo (prelievo campioni, analisi chimiche, laboratori, ecc..). Tali verifiche vengono condotte normalmente sia dall’azienda capo-filiera che da un ente terzo, nel caso di certificazione. Naturalmente per le filiere agrobiologiche fondamentale risulta l’attività svolta degli Organismi di controllo e certificazione, autorizzati dalle singole Autorità nazionali in conformità al regolamento comunitario. Questi Organismi operano infatti sulla base di manuali operativi altamente specializzati,

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impostati in modo tale da garantire un controllo di filiera completo in tutte le sue fasi.

1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola Gli operatori agricoli che intendono produrre con il metodo biologico devono riporre molta attenzione nella fase di riconversione produttiva, sia dal punto di vista tecnico che da quello burocratico, rispettando gli standards normativi e sottoponendo l’azienda al controllo di un ente di certificazione (accreditato dalla competente Autorità nazionale). In questa fase è consigliabile farsi supportare da un’associazione del settore o dai centri di assistenza pubblica. Dal punto di vista tecnico la conversione rappresenta quel periodo in cui l’azienda, in precedenza gestita con tecniche convenzionali, pone le basi per una corretta e proficua adozione del metodo di produzione biologico. Possiamo definire come “conversione burocratica” quella durante la quale i prodotti non possono essere etichettati come provenienti da agricoltura biologica e come “conversione agronomica” quella che si pone l’obiettivo di mettere a punto in azienda il metodo di produzione biologico dal punto di vista tecnico. La normativa comunitaria definisce tutti i requisiti che deve possedere un’azienda agricola per passare al biologico, compreso il rispetto del periodo di conversione, che normalmente è di due anni per le colture erbacee e di tre anni per quelle arboree. L’Ente di certificazione può anche decidere di allungare od abbreviare questo periodo, che comunque non potrà mai scendere al di sotto di un anno. Gli operatori devono elaborare un piano di riconversione, che deve essere preventivamente approvato dall’ente di certificazione.

1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della normativa comunitaria e degli standards IFOAM)

La normativa comunitaria prevede che ciascuno stato membro debba adottare un proprio sistema di controllo e certificazione ed individuare l’Autorità competente della supervisione del sistema e dell’accreditamento degli enti di certificazione (vedere Tabella 1), che devono operare in conformità agli standards internazionali delle norme EN 45011 / ISO 65.

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Tabella 1: Elenco degli Enti di certificazione accreditati in Italia

Nome cod. UE Recapito

Associazione Suolo e Salute

IT-ASS

via Paolo Borsellino, 12/B 61032 Fano (Pu) Tel. e fax 0721 860543 E-mail [email protected] sito Internet www.suoloesalute.it

Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale - ICEA

IT-ICA

Via Nazario Sauro, 2 40121 – Bologna Tel. 051/272986 Fax 051/232011 E-mail [email protected]

Istituto Mediterraneo di Certificazione - IMC

IT-IMC

Via C. Pisacane 53 60019 – Senigallia (An) Tel. 071-7928725/7930179 Fax 071-7910043 E-mail [email protected] sito Internet www.imcert.it

Bioagricert

IT-BAC

Via dei Macabraccia, 8 40133 Casalecchio Di Reno (Bo) Tel. 051-562158 Fax. 051-564294 E-mail [email protected] sito Internet www.bioagricert.org

Consorzio Controllo Prodotti Biologici - CCPB

IT-CPB

Via Jacopo Barozzi 8 40126 – Bologna Tel. 051-254688-6089811 Fax 051-254842 E-mail [email protected] sito internet www.ccpb.it

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CODEX S.r.l.

IT-CDX

Via Duca degli Abruzzi, 41 95048 Scordia (Ct) Tel. 095-650634/716 Fax. 095-650356 E-mail [email protected] sito internet www.codexsrl.it

Q.C. & I. International Services

IT-QCI

Villa Parigini Località Basciano 55035 Monteriggioni (Si) Tel. 0577/327234 Fax. 0577/329907 E-mail [email protected] sito Internet www.qci.it

Ecocert Italia

IT-ECO

Corso Delle Province 60 95127 - Catania Tel. 095/442746 - 433071 Fax 095/-505094 E-mail [email protected] sito Internet www.ecocertitalia.it

BIOS

IT-BSI

Via M. Grappa 37 36063 Marostica (Vi) Tel. 0424/471125 Fax: 0424/476947 E-mail [email protected] sito Internet www.certbios.it

Eco System International Certificazioni S.r.l.

IT-ECS

Via Monte San Michele 49 73100 Lecce Tel. e Fax 0832-311589 E-mail [email protected] sito Internet www.ecosystem-srl.com

BIOZOO - S.r.l.

IT-BZO

Via Chironi 9 07100 Sassari Tel. e Fax : 079-276537

BIOZERT - zertifizierung IT- Auf dem Kreuz 58

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okoligisch erzeutger produkte*

BZT D-86512 - UGSBURG Tel. +49(0)821.3467650 Fax +49(0)821.3467655 E-mail [email protected] sito Internet www.biozert.de

INAC - International Nutrition and Agricolture Certification*

IT-INC

Rudolf-Herzog-Weg 32 D-37213 WITZENHAUSEN Tel. +49(0)5542.911400 Fax +49(0)5542.911401 E-mail [email protected] sito Internet www.inac-certification.com

IMO - Institut für marktökologie*

IT-IMO

Paradiesstrasse 13 D-78462 KONSTANZ Tel. +49(0)7531.915273 Fax +49(0)7531.915274 E-mail [email protected] sito Internet www.imo.ch

QC&I – Gesellschaft für kontrolle und zertifizierung von Qualitätssicherungssystemen GMBH*

IT-QCI

Gleuelerstrasse 286 D-50935-KÖLN Tel. +49(0) 221 943 92-09 Fax +49(0) 221 943 11 sito Internet www.qci.de

*accreditati solo per la provincial di Bolzano

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Gli operatori che producono, trasformano od importano prodotti da agricoltura biologica devono “notificare” l’inizio della loro attività alla competente Autorità di controllo nazionale. Lo schema di certificazione prevede che l’operatore debba fornire una precisa descrizione dell’unità di produzione, identificare in modo chiaro i magazzini, le aree di raccolta ed i luoghi di confezionamento. In seguito alla prima notifica di inizio attività di produzione con il metodo biologico, l’operatore deve comunicare annualmente all’Ente di certificazione il programma di produzione. Il Sistema di certificazione prevede che l’operatore descriva nel dettaglio il processo produttivo, il quale dovrà poi essere verificato, approvato e continuamente controllato dall’Ente di certificazione, anche attraverso il prelievo e l’analisi di campioni di prodotto, sia in azienda che nei luoghi di trasformazione e commercializzazione. L’obiettivo del sistema di certificazione, attraverso le verifiche iniziali ed il monitoraggio successivo, è quello di dare al consumatore una certificazione “certa ed indipendente” delle produzioni ottenute nel rispetto della normativa vigente sull’agricoltura biologica. L’Attività degli Enti di certificazione è sostenuta grazie al pagamento da parte degli operatori controllati di una quota di controllo, stabilita sulla base delle dimensioni e della tipologia produttiva dell’azienda. In ogni caso la quota di controllo deve permettere di coprire tutte le spese sostenute dall’Ente di certificazione per lo svolgimento delle attività di controllo e certificazione. Dobbiano considerare che la parola “biologico” non ha lo stesso significato in tutto il Mondo, in quanto a livello internazionale non esistono standard comuni. La Federazione Internazionale dei Movimenti dell’Agricoltura Biologica (IFOAM) nelle norme identificate come “Basic Standards” descrive come un alimento da agricoltura biologica debba essere prodotto, trasformato, condizionato. Tali norme sono costituite da “Principi generali”, (Tabella n° 2), raccomandazioni, e riflettono lo stato dell’arte del metodo di produzione e trasformazione biologico, definendo inoltre le norme di accreditamento degli enti di certificazione e gli standards che devono essere rispettati da tutte le organizzazioni nel mondo. In particolare l’applicazione delle norme serve ad evitare che l’uso di standard nazionali si trasformi in un’insormontabile barriera commerciale ed ostacoli di fatto la libera circolazione delle produzioni da agricoltura biologica4.

4 The IFOAM Norms are available on IFOAM website: www.ifoam.org .

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L’IFOAM supporta lo sviluppo di standard locali in linea con gli obiettivi delle norme di base IFOAM. Gli standard internazionali e quelli locali possono così essere armonizzati proprio grazie al processo di approvazione.

(Immagine 2: logo IFOAM)

Le linee guida per l’armonizzazione delle produzioni agricole sono state dettate anche dalla FAO (Food and Agriculture Organization) e dal W.H.O. (World Health Organization). Queste linee guida risultano preziose per l’elaborazione delle nuove normative e regolamentazioni del settore. In particolare la Commissione del Codice Alimentare, operante nell’ambito di un programma congiunto FAO/WHO partito nel 1991 (con la partecipazione anche dell’IFOAM e delle Istituzioni europee), ha elaborato le line guida per la produzione, la trasformazione, l’etichettatura e la commercializzazione delle produzioni ottenute con il metodo biologico. Le disposizioni del Codice Alimentare sono perfettamente in linea con gli standards dell’IFOAM e con la normativa europea del biologico. Le linee guida sulle produzioni da agricoltura biologica rappresentano il fondamento di una serie di norme e programmi operativi attivati in diversi Paesi (a cominciare dalla stessa regolamentazione comunitaria). Queste linee guida ci dicono come ottenere prodotti da agricoltura biologica, in grado di rassicurare anche i consumatori circa la loro qualità e la bontà del processo produttivo. Il Codice costituisce una base importate per l’armonizzazione della normativa internazionale e per incrementare la fiducia dei consumatori. Sarà anche importante per l’applicazione del principio di equivalenza nell’ambito del WTO. Le linee guida per il biologico contenute nel Codice Alimentare saranno regolarmente aggiornate almeno ogni quattro anni, così come stabilito all’interno dello stesso Codice5. E’ opportuno ricordare che esistono anche leggi

5 Ulteriori informazioni sul Codice Alimentare sono disponibili sul sito internet

www.codexalimentarius.net. Si consiglia anche di consultare il sito Internet della FAO dedicato all’agricoltura biologica: www.fao.org/organicag.

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e marchi nazionali predisposti da molte nazioni europee, in alcuni casi risalenti a periodi antecedenti all’entrata in vigore della regolamentazione comunitaria. In qualche Paese le associazioni degli operatori dell’agricoltura biologica hanno anche formulato standards privati e schemi di certificazione, ancor prima della pubblicazione delle norme nazionali e comunitarie. Spesso sono proprio questi marchi privati ad avere la maggior fiducia da parte dei consumatori (ne esistono ad es. alcuni molto conosciuti in Inghilterra, Italia, Danimarca, Austria, Ungheria, Svezia, Svizzera). In Europa tutti gli operatori (produttori, trasformatori, importatori) interessati ad utilizzare questi marchi privati aggiuntivi devono rispettare oltre alla disciplina comunitaria anche i rispettivi standards privati. Questi richiedono infatti un controllo ed una certificazione aggiuntiva. Alcuni Enti di certificazione europei sono anche accreditati presso i Ministeri dell’Agricoltura americani e giapponesi, al fine di offrire agli operatori biologici europei la possibilità di esportare in quei paesi le loro produzioni. Le certificazioni rilasciate sono le seguenti: NOP6 - National Organic Programme (vedere tabella 3) per gli Stati Uniti e JAS7 - Japanese Agricultural Standard (vedere tabella 4), per il Giappone.

Il Servizio Internazionale di Accreditamento Biologico (IOAS) è un’Organizzazione no-profit indipendente con sede in Delaware, USA che sovrintende il sistema mondiale di certificazione del biologico, attraverso procedure volontarie di accreditamento degli Enti di certificazione operanti nel settore del biologico8. L’Organizzazione IOAS implementa il programma di accreditamento IFOAM che garantisce a livello mondiale il rispetto dei principi biologici, contribuendo all’eliminazione delle barriere nazionali, grazie alla sua completa imparzialità.

6 http://www.ams.usda.gov/nop/indexIE.htm 7 http://www.maff.go.jp/soshiki/syokuhin/hinshitu/e_label/index.htm 8 http://www.ioas.org

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Tabella 2: Principi dell’agricoltura biologica, elaborati dall’IFOAM

Dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica” *. Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica.

Principio della salute L’Agricoltura Biologica deve sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come un insieme unico ed indivisibile. Questo principio sottolinea che la salute degli individui e delle comunità non può prescindere dalla salute degli ecosistemi – suoli sani producono raccolti sani che favoriscono la salute degli animali e della gente. La salute è la totalità e l’integrità dei sistemi viventi. Non è semplicemente l’assenza di malattia, ma il mantenimento del benessere fisico, mentale, sociale ed ecologico. L’immunità, la resistenza e la rigenerazione sono caratteristiche fondamentali della salute. Il ruolo dell’agricoltura biologica, sia nell’attività agricola, che nella lavorazione, la distribuzione o il consumo, è di sostenere e rafforzare la salute degli ecosistemi e degli organismi, dal più piccolo abitante del suolo fino agli esseri umani. Particolarmente, l’agricoltura biologica intende produrre cibi nutrienti, di alta qualità, che favoriscono il benessere e la prevenzione delle malattie. In quest’ottica andrebbe evitato l’uso di fertilizzanti, pesticidi, medicine veterinarie ed additivi alimentari per animali che possano avere effetti dannosi sulla salute. Principio dell’ecologia L’Agricoltura Biologica deve basarsi su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutarli a sostenersi. Questo principio radica l’agricoltura biologica all’interno dei sistemi ecologici viventi. Afferma che la produzione deve essere basata su processi ecologici e di riciclo. Il nutrimento ed il benessere sono ottenuti mediante l’ecologia dell’ambiente produttivo specifico. Per esempio, nel caso delle colture si tratta del suolo vivente; per gli animali dell’agro-ecosistema; per i pesci e gli organismi marini dell’ambiente acquatico. I sistemi colturali, pastorali e di raccolta spontanea devono adattarsi ai cicli ed agli equilibri ecologici esistenti in natura. Questi cicli sono universali anche se si manifestano in modo diverso a seconda degli eco-sistemi locali. La gestione biologica deve essere adattata alle condizioni, all’ecologia, alla cultura ed alle dimensioni locali. Gli inputs esterni vanno ridotti attraverso la riutilizzazione, il riciclo e la gestione efficiente di materiali ed energia, al fine di mantenere e di migliorare la qualità dell’ambiente e di preservare le risorse. L’agricoltura biologica deve raggiungere l’equilibrio ecologico tramite la progettazione di sistemi agricoli, la creazione di habitat ed il mantenimento della diversità genetica ed agraria. Coloro che producono, trasformano, commerciano o consumano prodotti biologici devono proteggere l’ambiente comune, tenendo conto del paesaggio, del clima, degli habitat, della biodiversità, dell’aria e dell’acqua. Principio dell’equità solidale L’Agricoltura Biologica deve svilupparsi su rapporti che assicurino equità e solidarietà nei confronti dell’ambiente comune e delle necessità della vita. L’equità solidale è caratterizzata dall’eguaglianza, dal mutuo rispetto, dalla giustizia e dalla tutela di un mondo condiviso, sia nelle relazioni tra le persone che in quelle delle persone con gli altri esseri viventi. Questo principio stabilisce che coloro che sono impegnati nell’agricoltura biologica devono gestire le relazioni umane in modo tale da assicurare equità solidale a tutti i livelli ed a tutte le parti interessate: agricoltori, lavoratori, trasformatori, distributori, commercianti e consumatori. L’agricoltura biologica deve assicurare una buona qualità di vita a tutti coloro che ne sono coinvolti e contribuire alla sovranità alimentare ed alla riduzione della povertà. Essa mira alla produzione di una fornitura sufficiente di alimenti ed altri prodotti di buona qualità. Questo principio stabilisce pure che gli animali possano avere condizioni e opportunità di vita che rispettino la loro fisiologia, il loro comportamento naturale ed il loro benessere.

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Le risorse naturali ed ambientali usate per la produzione e il consumo dovrebbero essere gestite in un modo socialmente ed ecologicamente giusto e dovrebbero essere preservate per le generazioni future. L’equità solidale richiede che i sistemi di produzione, distribuzione e commercio siano aperti ed equi, e che tengano conto dei reali costi ambientali e sociali. Principio della cautela L’Agricoltura Biologica deve essere gestita in modo precauzionale e responsabile al fine di proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente. L’agricoltura biologica è un sistema vivente e dinamico che risponde a esigenze e condizioni interne ed esterne. Chi pratica l’agricoltura biologica può aumentare l’efficienza e la produttività, ma senza compromettere la salute ed il benessere degli esseri viventi e dell’ambiente. Di conseguenza, le nuove tecnologie devono essere valutate con attenzione ed i metodi attualmente in uso sottoposti a revisione. Tenuto conto della conoscenza degli ecosistemi e dell’agricoltura, è necessario prestare la dovuta cautela preventiva. Questo principio afferma che la precauzione e la responsabilità sono concetti chiave nelle scelte di gestione, di sviluppo e di tecnologie nell’agricoltura biologica. La scienza è necessaria per assicurare che l’agricoltura biologica sia sana, sicura e rispettosa dell’ambiente. Tuttavia, la conoscenza scientifica da sola non è sufficiente. L’esperienza pratica, la saggezza e le conoscenze tradizionali ed indigene accumulate, soluzioni valide e collaudate nel tempo. L’agricoltura biologica deve prevenire rischi maggiori tramite l’adozione di tecnologie appropriate ed il rifiuto di quelle imprevedibili, quale l’ingegneria genetica. Le decisioni devono riflettere i valori ed i bisogni di tutti coloro che potrebbero subirne gli effetti, attraverso dei processi trasparenti e partecipativi. ______ * Le Norme IFOAM per le produzioni e le trasformazioni biologiche, Ed. IFOAM, Bonn, 2005 (www.ifoam.org).

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Tabella 3: Il programma nazionale americano sul biologico (National Organic Programme - NOP)

Il programma nazionale americano sul biologico (NOP) è stato implementato definitivamente il 21 ottobre 2002, sotto la direzione del Servizio Marketing Agricolo, una sezione del Dipartimento di stato per l’agricoltura degli Stati Uniti (USDA). Il NOP è una legge federale che prevede per tutti i prodotti biologici il rispetto di standards comuni e lo stesso sistema di certificazione.

Le basi del programma nazionale per il biologico Il NOP ha sviluppato gli standards nazionali ed ha stabilito un sistema di certificazione del biologico fondato sulle indicazioni dei 15 membri del Comitato nazionale per gli standards del biologico (NOSB). Il NOSB è nominato dal Segretario di stato per l’agricoltura e comprende rappresentanti delle seguenti categorie: produttori agricoli; trasformatori, consumatori, ambientalisti, scienziati e Enti di certificazione. Oltre a considerare le indicazioni del NOSB, l’USDA nell’elaborazione di queste norme ha tenuto anche conto dei sistemi di certificazione precedentemente adottati dagli Stati e dai privati. Le norme del NOP sono flessibili al fine di potersi adattare al gran numero di produzioni agricole esistenti in ogni regione degli Stati Uniti.

Cosa stabiliscono le norme NOP? Le norme proibiscono l’uso nella produzione e nella trasformazione dei prodotti biologici di Organismi geneticamente modificati, delle radiazioni, dei fanghi da acque reflue. Come regola generale sono consentite tutte le sostanze naturali (non chimiche di sintesi), mentre sono vietati tutti i prodotti chimici di sintesi. Tutte le eccezioni a queste regole sono contenute in un elenco valido a livello nazionale, contenuto in un’apposita sezione del regolamento.

Le norme di produzione e trasformazione interessano le produzioni biologiche, la raccolta spontanea, l’allevamento biologico, il condizionamento e la trasformazione dei prodotti agricoli biologici. Le produzioni biologiche sono ottenute senza l’uso di pesticidi chimici, fertilizzanti derivati dal petrolio o dai fanghi delle acque reflue: Gli animali allevati con il metodo di produzione biologico devono essere alimentati con mangimi biologici ed avere libero accesso a spazi aperti. Non sono consentiti antibiotici ed ormoni per lo sviluppo.

Le norme di etichettatura sono basate sulla percentuale di ingredienti biologici contenuti nel prodotto. − Prodotti etichettati "100% biologico" devono contenere solo ingredienti prodotti con il metodo biologico. Essi

possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA. − Prodotti etichettati "biologico" devono contenere almeno il 95% di ingredienti biologici. Essi possono essere

contrassegnati con il marchio del biologico USDA. − Prodotti trasformati che contengono almeno il 70% ingredienti biologici possono riportare la frase "prodotto

con ingredienti biologici" e mettere in evidenza sull’etichetta fino a tre ingredienti biologici o gruppi di alimenti biologici. Per esempio nel caso di una zuppa fatta con almeno il 70% di ingredienti biologici e precisamente con i soli vegetali biologici può essere contrassegnata come “fatta con piselli, patate e carote biologiche” o “fatto con vegetali biologici”. Tali prodotti non possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA.

− Prodotti trasformati che contengono meno del 70% di ingredienti biologici non possono riportare in etichetta il termine “biologico” ma possono identificare nell’elenco degli ingredienti quelli provenienti da agricoltura biologica.

Le norme di certificazione stabiliscono i requisiti che devono possedere le produzioni ed i trasformati ottenuti con il metodo biologico per essere etichettati come tali dall’Ente di certificazione accreditato dall’USDA. Tra la documentazione che deve fornire l’operatore controllato c’è anche il piano di gestione dell’azienda biologica. Questo piano descrive, tra l’altro, tecniche e sostanze utilizzate nel processo produttivo, la descrizione delle operazioni colturali e delle procedure messe in atto per prevenire la contaminazione dei prodotti biologici con quelli convenzionali. Le norme di certificazione determinano inoltre i controlli da effettuarsi direttamente in azienda.

Sono esentati dalla certificazione i produttori ed i trasformatori che sviluppano un giro d’affari annuo per i prodotti biologici superiore a $ 5.000. Essi possono etichettare i loro prodotti come biologici se rispettano le norme, ma non possono utilizzare il marchio del biologico USDA.

Le norme di accreditamento stabiliscono i requisiti che un ente deve possedere per diventare Ente di certificazione riconosciuto dall’USDA. Esse servono innanzitutto a stabilire se un Ente di certificazione svolge la propria attività in modo corretto ed imparziale. L’ente deve dimostrare di impiegare personale con esperienza adeguata ed abilitato a controllare e certificare gli operatori biologici, adottando tutte le misure necessarie per prevenire conflitti di interesse e garantire una rigorosa riservatezza sulle informazioni assunte nell’espletamento del controllo.

I prodotti agricoli importati possono essere venduti negli Stati Uniti solo se sono certificati dagli Enti di certificazione accreditati presso l’USDA. Quest’ultimo ha provveduto ad accreditare Enti di parecchi paesi stranieri. Esiste anche la possibilità che, su richiesta di un governo straniero, l’USDA provveda a riconoscere gli Enti di certificazione di quel paese, qualora le norme di accreditamento risultassero equivalenti a quelle americane.

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Tabella 4: JAS - Japanese Agricultural Standard

Lo standard JAS per le produzioni agricole e le trasformazioni agroalimentari è stato creato nel 2000 sulle basi delle linee guida sulle produzioni, trasformazioni, etichettatura e vendita degli alimenti biologici, fissate dalla Commissione del Codex Alimentarius. Il sistema di certificazione JAS è stato completato dal novembre 2005 con le norme sugli allevamenti biologici, le trasformazioni dei prodotti zootecnici biologici e l’alimentazione biologica degli animali. Possono applicare il marchio JAS sulle loro produzioni solo quelle aziende che sono controllate e certificate dagli Enti di certificazione iscritti nell’apposito Registro giapponese o da Enti di certificazione di altri paesi che adottano standards equivalenti a quelli giapponesi. Le norme JAS per le produzioni biologiche richiedono che, a partire dal 1° aprile 2001 (termine esteso poi al 2002) tutti I prodotti etichettati come biologici siano certificati da un Ente di certificazione giapponese o straniero registrato presso il Ministero dell’Agricoltura e riportino in etichetta oltre al logo JAS anche il nome dell’Ente di certificazione autorizzato. Solo gli enti autorizzati possono rilasciare l’autorizzazione agli operatori di riportare nell’etichetta delle loro produzioni il marchio JAS. Il marchio JAS in quanto marchio di qualità è stato introdotto per garantire il mercato ed i consumatori giapponesi. Il Governo giapponese riconosce il regolamento europeo equivalente al proprio. Ossia i criteri per la certificazione e gli standards di riferimento per gli operatori del biologico che vogliono esportare i propri prodotti biologici in Giappone utilizzando il marchio JAS, sono gli stessi adottati nella Comunità Europea. Le norme "JAS" però in un caso escludono un prodotto ammesso invece già dal Reg. CEE2092/91 (allegato IIB) per il trattamento fogliare del melo: il cloruro di calcio. Le regole previste dal JAS presentano inoltre alcune limitazioni. Per esempio non includono le bevande alcoliche e i prodotti di origine animale, compresi i prodotti apistici. La normativa prevede che solo l’attività di trasformazione (etichettatura) e commercializzazione sia controllata da un Organismo di Certificazione Giapponese o estero (RFCO) riconosciuto dal MAFF. Rispettando comunque il regime di controllo Comunitario, il produttore ed il venditore finale devono accertarsi che anche gli ingredienti (dei fornitori) e le materie prime (dei sub-fornitori) siano certificate secondo il Reg. comunitario. Rispetto al Reg. comunitario le uniche differenze riguardanti l’etichettatura dei prodotti sono le seguenti: - se nel prodotto finito sono presenti ingredienti biologici e in conversione, dovrà essere specificato

quali sono biologici e quali in conversione. L’UE, invece, non permette l’impiego di materie prime in conversione nella preparazione di prodotti multi ingrediente.

- il marchio JAS deve sempre comparire sull’etichetta. Se il prodotto non presenta il marchio JAS, non potrà portare diciture del tipo: biologico, produzione biologica, completamente biologico, biologico estero, quota biologica X%, o qualsiasi altro riferimento al metodo di produzione biologico (anche se scritto in lingua inglese = organic).

- se il prodotto finito non può riportare in etichetta il marchio JAS, ma i suoi ingredienti sì, è consentito scrivere, per esempio: insalata contenente verdure biologiche, oppure ketchup che contiene pomodoro biologico.

Le norme "JAS" richiedono la presenza in azienda di due figure distinte, il “Responsabile del processo produttivo” e il “Responsabile della verifica di conformità del prodotto prima della vendita” (grading). Solo nelle aziende agricole i due ruoli possono essere ricoperti da una unica persona. Il responsabile del grading decide quali partite e lotti di prodotto sono realmente conformi al metodo biologico secondo le norme JAS e quali no per qualsiasi motivo.

Tale figura sarebbe utile anche ai fini della conformità al Reg. comunitario poichè l’operatore è obbligato a comunicare all’ente di controllo qualsiasi dubbio sulla conformità del prodotto sospendendo la commercializzazione in attesa delle verifiche. (Fonte ICEA).

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1.1.c Rapporti formali con l’ente di certificazione Dal punto di vista amministrativo, una delle peculiarità del sistema di controllo, è rappresentato dagli impegni di trasmissione della documentazione ufficiale che l’operatore assume nei confronti dell’Autorità nazionale e dell’Ente di certificazione. L’operatore che intende conseguire la certificazione delle produzioni deve seguire la seguente procedura: 1. Trasmissione della Notifica di inizio dell’attività di produzione

con il metodo biologico all’Autorità nazionale competente ed all’Ente di certificazione scelto tra quelli in possesso del formale accreditamento. Successivamente alla trasmissione della notifica iniziale, l’operatore dovrà prontamente comunicare tutte le variazioni che dovessero intervenire riguardo ai dati del legale rappresentante dell’azienda, alle unità di produzione, alle tipologie produttive, ai luoghi di produzione ed alla superficie coltivata, ai metodi di produzione, ai processi produttivi ed alla tipologia dei prodotti. L’operatore deve inoltre comunicare tutti i cambiamenti relativi alla superficie aziendale, quali ad es. acquisizioni e cessioni di terreno, variazioni del titolo di possesso.

2. Valutazione iniziale della documentazione, i documenti trasmessi dall’operatore saranno controllati dall’Ente di certificazione per una prima verifica formale. In caso di esito negativo, perché incompleta o non conforme, il responsabile del controllo informerà prontamente l’operatore circa le mancanze e le non conformità, chiedendogli eventualmente di integrare la documentazione entro un determinato lasso di tempo. Superato il termine prefissato, qualora l’Ente di certificazione non dovesse ricevere la documentazione integrativa, dovrà ritenersi nulla la richiesta di ingresso nel sistema di controllo del biologico.

3. Prima visita ispettiva, il tecnico ispettore dell’Ente di certificazione dovrà verificare che le unità produttive, l’organizzazione e la gestione del processo produttivo siano conformi al dettato normativo. Il tecnico ispettore dovrà consegnare all’operatore i registri aziendali, spiegando nel dettaglio le modalità di inserimento delle informazioni relative a tutte le operazioni praticate, ai mezzi tecnici utilizzati ed alle produzioni commercializzate.

4. Ingresso dell’operatore nel Sistema di controllo, sarà deciso dalla Commissione di certificazione, in seguito alla valutazione della documentazione aziendale e della relazione d’ispezione trasmessa dal tecnico.

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5. Attestato di conformità, riporterà l’esito positivo della valutazione, la tipologia produttiva aziendale, il codice assegnato all’operatore, la data di validità dell’attestato.

6. Programma Annuale di Produzione, dovrà essere trasmesso dall’operatore all’Ente di certificazione entro il 31 gennaio di ogni anno, su apposita modulistica definita dall’Autorità nazionale responsabile del controllo. Solo per il primo anno in cui viene effettuata la notifica di inizio attività il Programma potrà essere trasmesso in ogni momento, comunque non oltre 30 gg. dalla data di ricevimento della comunicazione di ingresso nel Sistema di controllo. In ogni caso ciascuna variazione significativa al programma dovrà essere prontamente comunicata all’Ente di certificazione. Per le aziende zootecniche e gli apicoltori sottoposti a controllo sono previste modulistiche equivalenti, che dovranno comunque essere inviate all’Ente di certificazione negli stessi termini sopra riportati.

7. Programma Annuale di Lavorazione, dovrà essere trasmesso dal responsabile del centro di confezionamento/lavorazione, il quale dovrà riportarvi tutti i prodotti che intende processare, sia nel suo impianto che, eventualmente, in quello di terzi, in conformità con la normativa del biologico.

8. Certificato delle produzioni ed autorizzazione alla stampa delle etichette, ogni operatore ammesso nel Sistema di controllo del biologico può richiedere all’Ente di certificazione il certificato delle produzioni ottenute e l’autorizzazione alla stampa delle relative etichette.

L’operatore è responsabile del corretto utilizzo della documentazione e dei materiali derivanti dall’attività di controllo e certificazione. L’operatore assoggettato al Sistema di controllo dovrà in generale rispettare la normativa nazionale e comunitaria del biologico, compilare la documentazione richiesta dall’Ente di certificazione, consentire agli ispettori di accedere ai centri aziendali ed alla documentazione di supporto (per esempio fatture, registri IVA, ecc.), consentire agli ispettori di controllare tutti i prodotti ed i materiali che si rendessero necessari, sia di origine vegetale che animale, e tutti gli ingredienti, sia di origine agricola che extra-agricola, oltre ad impegnarsi a comunicare ogni sostanziale cambiamento che dovesse intervenire rispetto a quanto in precedenza dichiarato.

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1.1.d Misure di sostegno al biologico L’Unione Europea supporta gli agricoltori biologici con specifiche misure Agroambientali attivate nell’ambito prima del Regolamento comunitario n° 2078/1992 e poi del Regolamento n°1257/1999. Nel 2003 i programmi agroambientali hanno supportato circa la metà dei terreni coltivati biologicamente nell’Europa a 15 Stati. Il numero delle imprese biologiche ed in conversione che hanno ricevuto finanziamenti è stato di 86.000 unità, circa il 64% del numero totale di operatori biologici9.

Fonte: Commissione Europea, Novembre 2005

Immagine 3: Superficie europea in biologico supportata dai programmi agro-ambientali (2003). Suddivisione percentuale (%) della superficie totale supportata nell’EU-15.

La legislazione prevede per gli agricoltori biologici finanziamenti per almeno cinque anni, il cui ammontare dipende dalla localizzazione dell’azienda e dall’orientamento colturale. Per usufruire di tutti gli aiuti comunitari è comunque consigliabile, per vari motivi, che l’operatore aderisca ad un’organizzazione produttori: innanzitutto il settore agrobiologico è in continuo sviluppo e le informazioni spesso giungono solo alle organizzazioni di categoria (che provvedono anche all’erogazione di corsi di aggiornamento); molti canali commerciali sono riservati ai circuiti delle organizzazioni

9 European Commission Report (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in the

European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.

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del settore; molte aziende di trasformazione si approvvigionano esclusivamente presso aziende aderenti a specifiche organizzazioni di produttori ed usano i loro marchi; le organizzazioni di produttori rappresentano gli interessi della categoria, anche nei rapporti con le istituzioni pubbliche.

1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e controllo Conformemente al dettato del Codex Alimentarius si può affermare che "l’agricoltura biologica è un sistema olistico di produzione che persegue l’equilibrio dell’agro-eco-sistema, il rispetto della biodiversità, dei cicli biologici e dell’attività biologica del suolo; il metodo di produzione biologico esalta l’uso di tecniche agricole in sostituzione dei mezzi tecnici esterni all’azienda, in considerazione anche del fatto che le esigenze locali richiedono sistemi differenti di gestione. Questo richiede, dove possibile, l’uso di tecniche agronomiche, biologiche e meccaniche al posto dell’utilizzo di sostanze chimiche, al fine di garantire la corretta applicazione del metodo " Le attività umane hanno compromesso l’ambiente naturale, comportando un progressivo deterioramento delle caratteristiche del territorio e la riduzione della biodiversità. Nelle aree rurali questa semplificazione degli eco-sistemi ha portato ad un aumento dei problemi connessi alla gestione delle attività (per esempio la necessità di utilizzare sempre maggiori inputs esterni nei processi produttivi agricoli). Con l’agricoltura biologica normalmente noi reintroduciamo la complessità nell’eco-sistema. L’approccio sistemico è considerato ottimale quando garantisce: diversificazione delle colture con l’adozione di opportune rotazioni, livelli produttivi in linea con le caratteristiche del territorio, presenza di allevamenti animali, presenza di elementi naturali e buona gestione del suolo. La combinazione di tutti questi elementi determina un’ottima risposta in termini di disponibilità di risorse naturali e attivazione di processi di autoregolazione naturale. L’agricoltura biologica è un metodo di produzione e non semplicemente la sostituzione di mezzi chimici (fertilizzanti e pesticidi) con altre sostanze naturali. Convertire un’azienda al biologico vuol dire innanzitutto sviluppare la fertilità del suolo e l’equilibrio dell’eco-sistema. L’obiettivo del Piano di conversione è quello di guidare gli operatori durante il periodo della riconversione produttiva. Esso deve innanzitutto “fotografare” la situazione aziendale iniziale, al fine di poter analizzare tutte le informazioni acquisite, utili alla definizione delle migliori soluzioni tecniche da adottare. Quando operatori e

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consulenti si incontrano per definire il lavoro da intraprendere è importante che pensino già all’agricoltura biologica come un metodo di produzione e non come un semplice processo di sostituzione dei mezzi tecnici chimici con quelli naturali. Se questo concetto non sarà realmente condiviso da subito, sarà molto facile in seguito incorrere in errori e fallimenti. Va comunque sempre tenuto a mente che per convertire al biologico un’azienda bisogna innanzitutto ripristinare la fertilità del suolo e ristabilire l’equilibrio complessivo all’interno dell’agro-ecosistema. Riportiamo di seguito i principali fattori da valutare attentamente nel piano di conversione.

• Storia dei campi da convertire a biologico – È importante assumere per ogni appezzamento informazioni esaustive circa le pratiche agricole adottate in passato e gli eventuali problemi riscontrati, riportando nel dettaglio rotazioni e successioni colturali degli ultimi anni, mezzi tecnici utilizzati (fertilizzanti, erbicidi, pesticidi, etc.), lavorazioni effettuate, principali problematiche fitosanitarie ed ogni altro problema riscontrato in passato.

• Stato del suolo – L’analisi iniziale del suolo è importante per l’elaborazione di un appropriato piano di concimazione. Il bilancio umico costituisce un’informazione strategica per consentire l’elaborazione di un piano di coltivazione equilibrato, con interventi di fertilizzazione mirati a potenziare la fertilità del suolo, che è alla base del metodo dell’agricoltura biologica.

• Contesto socio-ambientale – L’operatore deve conoscere l’ambiente in cui opera e l’eventuale presenza in zona di altre aziende biologiche. In questo modo egli potrà scambiare informazioni e ricevere consigli da parte degli altri agricoltori. Potrà inoltre entrare in contatto con i punti vendita e gli acquirenti interessati alle sue produzioni, i contoterzisti e gli altri soggetti che potrebbero aiutarlo nello svolgimento del lavoro.

• Conoscenze ed abilità dell’operatore – Queste informazioni risultano strategiche per la definizione dei tempi e dei metodi di introduzione delle innovazioni in azienda e dell’eventuale necessità di ricorrere ad aiuti esterni. Determinante risulta anche la spinta motivazionale dell’operatore, se infatti egli non è convinto delle scelte che compie queste sono destinate al fallimento. Questo vale naturalmente anche per i dipendenti e gli eventuali contoterzisti.

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• Attrezzatura disponibile in azienda e disponibilità ad investire – L’attuazione delle scelte agronomiche dipende naturalmente oltre che dalla convinzione dell’operatore anche dalla disponibilità delle attrezzature necessarie (in azienda o sul territorio) e dalla disponibilità ad investire. In questo risulta determinante il ruolo dei consulenti esperti, in grado di suggerire le soluzioni alternative ed indirizzare le scelte dell’operatore.

• Vincoli – Alcuni ostacoli di natura organizzativa od ambientale possono condizionare le scelte tecniche e richiedere molta attenzione supplementare per il raggiungimento degli obiettivi. Quelli più frequenti sono: ostacoli ambientali e politici, presenza di strade a scorrimento veloce o di altre fonti di inquinamento, mancanza di centri servizi, mancanza di contributi regionali.

Tutte le informazioni raccolte servono a definire il piano di conversione, che includerà le soluzioni tecniche più opportune per l’azienda, e consentirà all’operatore di tenere sempre presente come nell’agricoltura biologica ogni intervento non sia fine a se stesso ma abbia una moltitudine di funzioni. Gli interventi saranno efficaci solo se sono rispettati gli equilibri nel suolo e nell’eco-sistema. Analizziamo nei paragrafi seguenti i principali aspetti che un operatore deve considerare nell’elaborazione del piano di conversione.

1.2.a Scelta delle razze e dei tipi genetici Nella scelta degli animali da allevare vanno sempre considerati i seguenti elementi: a) loro adattabilità alle specifiche condizioni ambientali; b) loro vitalità e resistenza naturale alle malattie; c) assenza di predisposizioni a malattie specifiche o problemi di salute

(sindrome da stress, aborto spontaneo, ecc.). La normative vigente non fissa regole precise nella scelta degli animali. Vanno comunque preferite le razze autoctone che meglio si adattano all’allevamento biologico. Presentano infatti una maggiore diversità biologica rispetto alle razze ibride e sono state selezionate nel tempo tra quelle che meglio si adattano alle caratteristiche dei vari territori, creando minori problematiche igienico-sanitarie e garantendo produzioni tipiche di qualità. Questo vale ancora di più nel caso di allevamenti all’aperto, dove risulta determinante la rusticità degli animali. 1.2.b Formulazione della dieta alimentare Il bestiame può essere alimentato con il pascolo o con mangimi, a loro volta controllati e certificati biologici. L’alimentazione deve essere

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effettuata sempre anteponendo la qualità e la salute degli animali alla massimizzazione delle produzioni. In nessun modo la somministrazione di cibo deve servire ad aumentare le produzioni, superando i limiti naturali degli animali. L’ingrassamento forzato è severamente proibito ed è preferibile usare mangimi aziendali; qualora questi non fossero disponibili potranno essere acquistati mangimi da altre aziende biologiche certificate. È consentita la pratica della transumanza (spostamento estivo degli animali nei pascoli montani), purché avvenga all’interno del territorio comunitario. Il bestiame deve essere alimentato con razioni a loro volta controllate e certificate biologiche, che garantiscono sia l’ottenimento di produzioni di qualità che il benessere animale. L’Alimentazione di base dei giovani mammiferi deve essere a base di latte naturale, preferibilmente materno, e comunque tutti i mammiferi devono essere alimentati con latte naturale per un periodo minimo che varia a seconda delle specie (3 mesi per bovini/bufali ed equini, 45 giorni per ovini e caprini, 40 giorni per suini) ed è sensibilmente più lungo di quello previsto per gli allevamenti convenzionali. Il latte artificiale non è consentito. Trattandosi di animali erbivori è prescritto che passino il maggior tempo possibile ad alimentarsi naturalmente nei pascoli, sempre che le condizioni del tempo lo permettano. Almeno il 60% della materia secca di cui è composta la razione giornaliera deve essere costituita da foraggi grossolani freschi, essiccati o insilati. Tuttavia l'organismo o l'autorità di controllo può permettere, per gli animali da latte, la riduzione al 50% per un periodo massimo di 3 mesi dall'inizio dell'allattamento. Eventuali alimenti provenienti da agricoltura convenzionale possono essere usati in caso di necessità solo se previsti dalla normativa (per i bovini si rimanda al capitolo terzo del manuale). Gli alimenti di origine animale (siano essi prodotti in convenzionale che in biologico) possono essere usati esclusivamente se previsti dalla normativa, come nel caso del pesce o di altri animali marini e del latte e dei suoi derivati. Sono sempre vietati invece i prodotti a base di carne e derivati. In linea generale tutte le esigenze alimentari degli animali devono essere soddisfatte con cibi naturali, possibilmente assunti pascolando. In caso di carenze di minerali, ecc., possono essere somministrate vitamine, pro-vitamine, additivi nutrizionali, scelti esclusivamente tra quelli autorizzati dalla normativa vigente. Alcune regole specifiche sono state dettate per gli enzimi, micro-organismi, antiagglutinanti e coagulanti. Non può essere usato

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nell’alimentazione animale alcun antibiotico, anticoccidico, medicinale, promotore dello sviluppo o qualsiasi altra sostanza che stimoli lo sviluppo o la produzione. Tutta la razione alimentare deve essere esente da sostanze medicali sintetiche. È completamente vietato l’uso di alimenti contenenti OGM.

1.2.c Pianificazione dei controlli igienico-sanitari La salute degli animali dovrà essere garantita prevalentemente attraverso l’adozione di misure preventive quali: • Scelta di razze o tipi genetici resistenti; • Dieta bilanciata di alta qualità; • Idoneo contesto ambientale; • Giusta densità; • Alloggi idonei; • Buone pratiche di allevamento. L’uso di medicinali allopatici di sintesi è vietato. La profilassi nella zootecnia biologica è basata sui seguenti principi: a) scelta delle razze, preferibilmente autoctone, o di linee e ceppi

appropriati di animali, adattatisi nel tempo alle condizioni locali; b) applicazione di pratiche di allevamento, adeguate alle esigenze di

ciascuna specie, che stimolino un’elevata resistenza alle malattie ed evitino le infezioni; gli allevamenti all’aperto sono preferibili;

c) uso di alimenti di alta qualità, abbinato a movimento fisico regolare ed all’accesso ai pascoli, in modo tale da stimolare le difese immunitarie degli animali;

d) adeguata densità degli allevamenti, in modo da evitare sovraffollamento e conseguenti problematiche di ordine sanitario.

Se nonostante queste misure preventive un animale dovesse ammalarsi o ferirsi gli dovranno essere prestate tutte le cure necessarie per mantenerlo in vita e, se necessario, andrà isolato in appositi locali. Le cure dovranno essere il più naturale possibile, ma l’obiettivo prioritario deve essere quello di ridurre le sofferenze e salvare l’animale. L’uso di medicinali veterinari nell’agricoltura biologica deve essere conforme ai seguenti principi: • possono essere utilizzati esclusivamente i prodotti elencati nel

regolamento comunitario; • è raccomandato l’uso di prodotti fitoterapici, omeopatici,

oligoelementi e di altri prodotti riportati nel Reg. CEE n° 889/2008,

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al posto di antibiotici e medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica; purchè abbiano efficacia terapeutica per la specie animale e ben rispondano alle circostanze che hanno richiesto la cura;

• qualora l’uso dei suddetti rimedi non risultasse efficace ed il ricorso ad altro tipo di cura risultasse decisivo per evitare sofferenze o disagi agli animali, possono essere utilizzati antibiotici o medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica, sotto la responsabilità ed il controllo rigoroso di un veterinario;

• è vietato l’uso preventive di antibiotici e medicinali allopatici; • è vietato l’uso di sostanze destinate a stimolare la crescita o la

produzione (compresi antibiotici, ccoccidiostatici ed altri stimolanti artificiali della crescita);

• è vietato l’impiego di ormoni o sostanze analoghe destinate a controllare la riproduzione (ad es. Al fine di indurre o sincronizzare gli estri) o ad altri scopi. Tuttavia possono essere somministrati ormoni a singoli animali nell’ambito di trattamenti terapeutici veterinari;

• sono autorizzate le cure veterinarie degli animali, nonché i trattamenti degli edifici, delle attrezzature e dei locali, qualora siano prescritti dalla normativa nazionale o comunitaria; compreso l'impiego di sostanze immunologiche ad uso veterinario se è riconosciuta la presenza di malattie nella zona in cui è situata l'unità di produzione.

Qualora debbano essere impiegati medicinali veterinari è necessario effettuare le seguenti specificazioni: • il tipo di prodotto (indicando anche i principi attivi in esso

contenuti); • il dettaglio della diagnosi; • la posologia; • il metodo di somministrazione; • la durata del trattamento; • il tempo di sospensione stabilito dalla legge. Queste informazioni devono essere dichiarate all'autorità o all'organismo di controllo prima che gli animali o i prodotti animali siano commercializzati con la denominazione biologica. Gli animali trattati devono essere chiaramente identificati, singolarmente per il

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bestiame di grandi dimensioni; singolarmente o a grupi per il pollame e il bestiame di piccole dimensioni. Il tempo di sospensione tra l'ultima somministrazione di medicinali veterinari allopatici ad un animale in condizioni normali di utilizzazione e la produzione di derrate alimentari ottenuta con metodi biologici da detti animali deve essere di durata doppia rispetto a quello stabilito dalla legge o, qualora tale tempo non sia precisato, di 48 ore. Ad eccezione delle vaccinazioni, delle cure antiparassitarie e dei piani obbligatori di eradicazione attuati negli Stati membri, nel caso in cui un animale o un gruppo di animali sia sottoposto a più di due o massimo tre cicli di trattamenti con medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica o antibiotici in un anno (o a più di un ciclo di trattamenti se la sua vita produttiva è inferiore a un anno), gli animali interessati o i prodotti da essi derivati non possono essere venduti come prodotti ottenuti conformemente alle disposizioni del presente regolamento. Tali animali devono essere sottoposti ai periodi di conversione previsti al capitolo del presente allegato, con il consenso dell'autorità o dell'organismo di controllo. La prevenzione deve rimanere comunque la pratica più importante in un allevamento biologico. Quando gli animali vivono in condizioni ideali il loro sistema immunologico risulta infatti rafforzato e, conseguentemente, le malattie sono minori e con conseguenze meno gravi. È poi necessario isolare gli animali appena questi manifestino I sintomi di una malattia, in modo da evitare il contagio degli altri membri dell’allevamento. È vietata la pratica sistematica di operazioni quali l'applicazione di anello al naso dei suini, la recisione della coda e ogni altro intervento mutilante a fini non terapeutici. Alcune di queste operazioni possono tuttavia essere autorizzate dall'autorità o dall'organismo di controllo per motivi di sicurezza o al fine di migliorare la salute, il benessere o l'igiene degli animali (Reg. CE 1804/99). Tali operazioni devono essere effettuate sotto la responsabilità del veterinario aziendale, riducendo al minimo ogni sofferenza per gli animali. Il trasporto deve essere ridotto al minimo, secondo il principio che è meglio trasportare i prodotti piuttosto che gli animali. Nel caso si sia costretti a spostare gli animali, bisogna fare il possibile per ridurne lo stress, sia durante il viaggio che durante le fasi di carico e scarico. Ogni tipo di molestia deve essere evitata. È proibito usare stimolatori elettrici esercitanti azioni coercitive sull’animale. È proibito l’uso di tranquillizzanti allopatici prima, durante e dopo il trasporto. È possibile invece usare durante le fasi di carico e scarico il metodo “dal buio alla luce” e il richiamo del cibo. I veicoli utilizzati per il trasporto devono

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essere puliti e proteggere gli animali dal vento, dal freddo, ecc.. Durante i trasporti più lunghi è necessario provvedere alla somministrazione di acqua. Tutte queste misure devono essere adottate anche durante il trasporto al macello, dove le situazioni di stress devono essere ridotte al minimo.

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CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA AGRICOLTURA BIOLOGICA

I bassi prezzi delle produzioni agricole e l’aumento dei costi di distribuzione, anche nel settore biologico, spingono l’agricoltore a cercare nuove strade per raggiungere la redditività delle produzioni10. Solo una piccola parte del prezzo finale pagato dal consumatore per un prodotto biologico va al produttore. La maggior parte viene distribuita nei passaggi intermedi e nella fase di commercializzazione. Risulta quindi evidente che tutte le occasioni di incontro diretto tra produttore e consumatore rappresentano un grosso vantaggio per entrambe le parti, in termini di costi, conoscenza reciproca e crescita culturale. La creazione di queste opportunità rappresenta un passaggio essenziale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica quale modello di sviluppo sostenibile. Fondamentale per l’agricoltore biologico risulta essere la partecipazione a alle fiere del settore, dove può non solo esporre i propri prodotti e concludere accordi commerciali, ma anche entrare in contatto diretto con nuovi fornitori. Nelle tabelle seguenti riportiamo due brevi schede sulle più importanti fiere del biologico, il Biofach in Germania ed il SANA in Italia.

10 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for

Organic Product, Proceedings of International roundtable “Organic Agriculture and Market Linkages”, organized by FAO and IFOAM, Rome, November 2005.

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Tabella 5: BIOFACH, la fiera mondiale dell’agricoltura biologica

Norimberga (GERMANIA), Febbraio

Il BioFach, la fiera mondiale del biologico che si svolge ogni anno in febbraio a Norimberga, in Germania, si caratterizza per la sua vivacità, internazionalità ed alto tasso di innovatività. Può contare annualmente su 2100 espositori, due terzi dei quali stranieri, e più di 37.000 visitatori provenienti da oltre 110 nazioni. Il BioFach è patrocinato dall’IFOAM (la Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica) che ne stabilisce i criteri di ammissione e garantisce la qualità dei prodotti esposti. L’orgazizzazione del BioFach promuove inoltre eventi sul biologico in altri quattro continenti: Giappone, Stati Uniti, Sud Africa, Cina. Lo sviluppo di nuovi mercati del biologico rappresenta una grande opportunità per molte imprese del settore. Naturalmente anche in questi paesi devono essere stabilite regole precise se si vuole ottenere uno sviluppo del biologico al pari di quello registrato in Europa. In ognuno esistono regole diverse su commercializzazione, linee guida per la produzione e tutta la normativa di riferimento va uniformata, anche a vantaggio di una maggiore trasparenza per i consumatori. Le imprese hanno bisogno di consulenza qualificata su come operare nei diversi paesi in conformità al loro disposto normativo e il Biofach rappresenta un’ottima occasione informativa e di scambio di opinioni ed esperienze. La fiera internazionale di Norimberga conosce il mercato ed offre anche una panoramica completa sulle innovazioni del settore a livello mondiale. L’Ente fiere di Norimberga ed il Ministero Federale per l’Alimentazione, l’agricoltura Ministry for Food, Agriculture and Consumer Protectione la tutela dei consumatori (BMELV) sono i promotori della fiera, organizzata in collaborazione con l’Associazione tedesca per il commercio e l’industria (AUMA). Agli espositori sono offerte numerose soluzioni organizzative e la possibilità di partecipare a convegni e forum. Data la grossa affluenza in fiere le aziende interessate devono però pianificare per tempo la loro partecipazione, soprattutto quelle che intendono stabilire contatti proficui con le organizzazioni operanti sui mercati dell’Asia, del Nord America e del Sud America, con le quali è possibile realizzare incontri mirati.

Accordi commerciali in fiera (fonte: NürnbergMesse)

---- http://www.biofach.de

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Tabella 6: SANA, la fiera italiana dell’agricoltura biologica

Bologna (ITALIA), Settembre

SANA, l’esposizione italiana di rilievo internazionale dei prodotti naturali (alimentazione, salute, ambiente) è uno dei principali eventi del mondo del naturale: • 85,000 mq di spazi espositivi • 16 padiglioni espositivi • 1,600 espositori, di cui 400 esteri provenienti da 45 Paesi d’Europa, U.S.A, Asia, Oceania, Africa • 70,000 visitatori – di cui 50.000 operatori professionali • 3.500 operatori stranieri provenienti da 50 Paesi di tutto il mondo • 77 convegni • 900 giornalisti presenti in fiera di cui 100 stranieri. La macro-area dell'Alimentazione, radice storica del Salone, occupa 8 padiglioni dedicati ai prodotti biologici e tipici certificati. Qui sono presenti produttori di tutte le Regioni italiane e delegazioni ufficiali di molti Paesi stranieri, dalla "A" di Argentina alla "U" di Uganda passando per l'Austria, il Brasile, la Germania, la Tunisia, ecc. I sei padiglioni dedicati alla Salute comprendono tutti i prodotti, le tecniche e gli strumenti utili al raggiungimento di un benessere olistico in chiave naturale: dai prodotti erboristici e fitoterapici ai cosmetici naturali, dalle medicine non convenzionali ai centri di benessere. Vivere “al naturale” significa anche dedicare attenzione all’ambiente in cui si vive e lavora, agli abiti che si indossano e all’impatto ambientale di tutti gli oggetti e le apparecchiature di uso quotidiano. Le tecniche e i prodotti per l'edilizia sostenibile, l’arredamento e l’abbigliamento ecologici e i tessuti naturali trovano nel settore Ambiente il luogo più adatto per esprimere un atteggiamento eco-compatibile a 360°, nel pieno rispetto dell’ambiente e della nostra salute. Due i padiglioni dedicati all'ambiente. SANA, sempre attenta al perseguimento dello sviluppo di una cultura ecologica anche tra I più giovani, ha creato in cooperazione con l’Ente fiere di Bologna la prima fiera dedicate al gioco ed all’educazione eco-compatibile dei più piccoli: SANALANDIA. Qui, sotto la guida di esperti educatori e la sorveglianza dei genitori, gli under 12 si sbizzarriscono fra giochi, percorsi, laboratori didattici e svariate attività ludico-educative mirate ad instillare nei più piccoli il seme della loro importantissima “coscienza ecologica”. Letture e spettacoli incentrate sulle tematiche ecologiche si svolgono in speciali teatri naturali ed all’interno di speciali capanne di legno. Associazioni ed aziende offrono alimenti biologici di stagione e giocattoli costruiti in materiali eco-compatibili. SANA, oltre che appuntamento commerciale e immancabile momento di business, è caratterizzato da una fortissima valenza culturale. Il calendario dei convegni ospita ogni anno decine di congressi, workshop e tavole rotonde che riscuotono l'interesse di migliaia di operatori del settore, italiani e stranieri, e del pubblico. Ai numerosi convegni in calendario si aggiungono le iniziative speciali di cui SANA si fa ogni anno promotore: mostre-evento che accendono i riflettori su settori emergenti e nuovi "eco-trend". La disponibilità di una vetrina completa di prodotti di qualità, la valenza culturale del Salone e l’attualità dei temi trattati richiamano ogni anno la presenza di centinaia di giornalisti italiani ed esteri. Grazie a loro, i messaggi di SANA e dei suoi protagonisti vengono diffusi attraverso quotidiani, periodici, radio, televisioni e Internet. SANA ha sempre operato per far conoscere ai consumatori ed alle istituzioni I prodotti biologici di qualità e questo è potuto avvenire grazie alla partecipazione di migliaia di espositori e centinaia di giornalisti ed opinion leader che hanno contribuito a sviluppare il mercato del biologico sia a livello nazionale che internazionale. L’esposizione contribuisce attivamente insieme ai produttori, alle loro associazioni ed alla grande distribuzione alla diffusione della corretta informazione sui vantaggi del biologico rispetto all’ambiente ed alla salute, incidendo sui comportamenti dei consumatori, che risultano sempre più attenti alle loro scelte alimentari. Il biologico avvicina inoltre i consumatori ai luoghi di produzione, favorendo lo sviluppo rurale ed incentivando la “filiera corta” e la multifunzionalità dell’azienda agricola. Questo è lo spirito della fiera e di tutti gli operatori che vi partecipano. --- http://www.sana.it

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Tra il 1990 ed il 2000 il mercato del biologico in Europa è cresciuto ogni anno del 25%, raggiungendo nel 2004 un giro d’affari di 11 bilioni di euro11 (il mercato mondiale del biologico si è attestato intorno ai 23,5 bilioni di euro12). Il più grande mercato dei prodotti biologici è quello tedesco, con uno share maggiore del 30% del volume totale del mercato europeo (ca. 3,5 bilioni di €), seguono il Regno Unito (1.6 bio €), l’Italia (1.4 bio €) e la Francia (1.2 bio €). La Danimarca è invece prima per la spesa procapite di prodotti biologici che ammonta a 60 €, mentre per la Svezia arriva a ca 45 €, 41 € per l’Austria, 40 € per la Germania. In molti altri paesi europei la spesa pro-capite per I prodotti biologici è comunque maggiore di 20 €: Belgio (29 €), Olanda (26 €), Francia (25 €), Regno Unito e Italia (24 €)13. Questo trend positivo è legato a diverse ragioni: • perdita di fiducia nei prodotti convenzionali, alla luce di molteplici

scandali alimentari; • desiderio di non trovare residui di pesticidi nel piatto; • desiderio di mangiare alimenti privi di organismi geneticamente

modificati; • richiesta di standards sempre più elevati a garanzia del benessere

animale; • domanda di protezione e rispetto ambientale; • desiderio di salvaguardare l’ambiente dalla contaminazione con

organismi geneticamente modificati; • fiducia nel sistema di certificazione e nelle norme dell’agricoltura

biologica. • salvaguardia della salute degli operatori agricoli. L’importanza dell’aspetto commerciale trova riscontro anche nel Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica14, dove le principali proposte operative della Commissione Europea si rivolgono proprio allo “sviluppo di una guida informativa sul mercato delle bio-produzioni, con l’obiettivo di aumentare nei seguenti modi la fiducia

11 Commission Européenne - Direction Générale De L'agriculture Et Du

Développement Rural, Report « Organic farming in the European Union – Facts and Figures » ,Bruxelles, 2005.

12 The World of Organic Agriculture 2006 - Statistics and Emerging Trends - 8th revised edition, Ed. IFOAM,Bonn, 2006 (www.ifoam.org).

13 Commissione Europea - Direzione Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale, Report « Organic farming in the European Union – Facts and Figures», Bruxell, 2005.

14 COM(2004)415 final - Bruxell, 10.06.2004.

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dei consumatori: fornendo loro maggiori informazioni, effettuando maggiore promozione del metodo sia tra i consumatori che tra gli operatori, incentivando l’uso del marchio europeo, anche a garanzia dei prodotti importati, creando più trasparenza sui diversi standards, aumentando la reperibilità dei prodotti, realizzando indagini statistiche da usare come strumento di marketing. La prima linea di azione prevista dal Piano comunitario riguarda inoltre proprio il mercato dei prodotti biologici e prevede di: “… Modificare il Regolamento comunitario n° 2826/2000 (promozione del mercato interno) il quale darà alla Commissione la possibilità di promuovere direttamente campagne informative/promozionali sul biologico. Avviare una campagna europea pluriennale per informare consumatori, istituzioni pubbliche, scuole ed altri attori chiave della filiera agroalimentare sui vantaggi dell’agricoltura biologica, specialmente dal punto di vista ambientale, ed aumentare la conoscenza dei prodotti da agricoltura biologica e del marchio europeo. Avviare campagne informative e promozionali rivolte a categorie mirate quali quelle dei consumatori occasionali e delle mense pubbliche. Incrementare le collaborazioni della Commissione con gli Stati membri e le Organizzazioni professionali al fine di sviluppare nuove strategie per la realizzazione delle suddette campagne.

2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti L’operatore agricolo che intende adottare il metodo di produzione biologico deve sapere che sta per approcciare un metodo sottoposto ad un completo controllo di processo, lungo tutte le fasi della filiera produttiva. Sarà quindi necessario selezionare accuratamente tutti i fornitori di mezzi tecnici e di materia prima. Tutti dovranno infatti a loro volta sottostare al sistema comunitario di controllo. In particolare coloro che oltre alle produzioni aziendali confezionano e/o trasformano prodotti provenienti anche da altre realtà aziendali dovranno effettuare un’accurata pianificazione temporale degli acquisti, al fine di evitare interruzioni improvvise del ciclo produttivo. E’ consigliabile inoltre avere contratti di conferimento con fornitori diversi, piuttosto che un unico grande accordo commerciale. In tal modo, qualora problemi tecnici o commerciali impedissero l’approvviggionamento da un fornitore, ci si potrà sempre rivolgere alle altre ditte, garantendo continuità alla produzione. In agricoltura biologica non è sempre facile reperire la materia prima necessaria e, in alcuni periodi di scarsa produzione o avversità atmosferiche, la concorrenza tra gli operatori può determinare aumenti anche considerevoli dei prezzi di acquisto. E’ quindi sempre consigliabile determinare (e contrattualizzare!) preventivamente il prezzo di

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acquisto, eventualmente fissando un range tra il prezzo minimo e quello massimo, dipendenti dall’evoluzione del mercato. Molta attenzione dovrà essere poi riposta nella pianificazione degli acquisti dei mezzi tecnici (semi, fertilizzanti, prodotti per la difesa, etc.), non sempre di facile reperibilità, soprattutto nelle aree interne, lontane dai grandi centri di acquisto. Ad esempio l’ordinativo di acquisto dei semi dovrà essere effettuato almeno con due mesi di anticipo rispetto al periodo di semina. Qualora infatti non si riuscisse a reperire materiale certificato della cultivar desiderata, l’operatore dovrà valutare se modificare la propria scelta o chiedere all’Ente di certificazione una deroga all’utilizzo di seme biologico. Per fare questo dovrà comunque aver svolto preventivamente un’indagine presso l’Autorità nazionale competente sull’effettiva non disponibilità sul mercato del seme richiesto. La risposta dell’Autorità preposta alla gestione dell’albo delle sementi biologiche non avviene generalmente in breve tempo, sia perché in alcuni periodi le richieste sono molto numerose, sia perché vanno consultate le banche dati europee per verificare l’eventuale disponibilità del seme in altri paesi dell’Unione Europea. In agricoltura biologica anche la gestione degli acquisti, come del resto ogni singola fase del processo produttivo, deve basarsi su un’attenta e puntuale pianificazione, al fine di evitare problemi tecnici e burocratici.

2.1.a Scelta dei fornitori Per evitare di effettuare acquisti non conformi alla vigente normativa comunitaria, in continua evoluzione, gli operatori dovranno preferibilmente acquistare mezzi tecnici (fertilizzanti, prodotti per la difesa, sementi, ecc.) direttamente da fornitori specializzati, in grado di dare anche consigli circa il loro corretto impiego. A livello comunitario il regolamento n° 889/2008 elenca tutti i mezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biologica. Bisogna però far attenzione alle diverse disposizioni nazionali ed alla diversa interpretazione del regolamento nei diversi Stati15. Appropriati fertilizzanti, semi, prodotti per la difesa fitosanitaria, ed attrezzature impiegabili nel biologico possono essere reperiti con difficoltà. In alcuni paesi ci sono registri ufficiali dei produttori e dei distributori di mezzi tecnici. Per esempio il Ministero dell’Agricoltura

15 Il progetto “Organic Inputs Evaluation” è un progetto di Azione Concertata a

livello europeo, promosso nell’ambito del Programma Qualità della vita (5° Programma quadro) circa la valutazione degli inputs autorizzati in agricoltura biologica (www.organicinputs.org).

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italiano richiede alle ditte produttrici / distributrici di comunicare e di depositare un campione di etichetta presso l’Istituto Nazionale per la Nutrizione delle piante. Dopo aver effettuato tutte le verifiche necessarie, l’Istituto provvede periodicamente ad aggiornare la lista delle imprese e dei prodotti idonei all’impiego in biologico16. L’elenco pubblicato, noto come “Registro dei Fertilizzanti per l’Agricoltura Biologica”, contiene i fertilizzanti le cui comunicazioni hanno superato le fasi di verifica. Al fine di inserire nel Registro I fertilizzanti relative a nuove comunicazioni, sono previsti continui aggiornamenti. Ci sono inoltre Data Base dei mezzi tecnici consultabili sul web; per esempio “OrganicXseeds”: un DB sui fornitori europei di semi da agricoltura biologica, gestito da un Consorzio di organizzazioni. Il servizio è a pagamento ed è accessibile all’indirizzo www.organicxseeds.com. Sempre su internet sono disponibili cataloghi di fornitori di mezzi tecnici certificati per l’agricoltura biologica (per Bio Europe17 pubblicato in Italia), contenenti informazioni dettagliate sulle aziende produttrici/distributrici. E’ da evidenziare che, in riferimento ai trasformatori di prodotti biologici, anche le materie prime devono provenire da aziende a loro volta certificate bio ai sensi della vigente normativa comunitaria. Di conseguenza è necessario, quando si effettuano gli approvvigionamenti, acquisire le relative certificazioni, i cui estremi vanno riportati nei registri aziendali. Quando si acquistano semi e foraggi è inoltre importante acquisire anche la certificazione OGM free. 2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento A causa della scarsa diffusione dei centri specializzati nel biologico, gli operatori acquistano i mezzi tecnici sia nei punti vendita biologici che in quelli convenzionali. Negli ultimi tempi si è però aperta la strada del commercio elettronico, con la possibilità di effettuare acquisti in grossi centri specializzati, direttamente dalla propria azienda. In questo caso diminuiscono i rischi di acquistare prodotti non conformi alla normativa comunitaria, anche se i prezzi possono risultare più alti a causa delle spese di trasporto. Un ulteriore vantaggio è però quello di poter preventivamente visionare on-line i prodotti e le relative certificazioni.

16 www.isnp.it/fertab_eng/index.htm 17 www.biobank.it

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2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali Nel settore dell’agricoltura biologica si discute molto sulle problematiche connesse al commercio. Inizialmente si discuteva molto se entrare o meno nella grande distribuzione, oggi le tematiche di attualità sono la filiera corta, i punti vendita aziendali, la ristorazione collettiva (in particolare mense scolastiche, ospedali, ecc.), il commercio equo e solidale. Tabella 7: Settimana del biologico nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio Europeo in Bruxelles

Il gruppo IFOAM Europa ha organizzato insieme alla Presidenza austriaca la SETTIMANA BIOLOGICA nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio Europeo in Bruxelles. L’evento ha avuto luogo per la prima volta dal 17 al 24 maggio 2006. Durante questo periodo i membri delle istituzioni europee ed i loro ospiti hanno avuto la possibilità di degustare ed apprezzare molti alimenti biologici. Questa iniziativa pubblico-privata si proponeva di promuovere l’uso dei prodotti biologici nelle mense pubbliche e di sottolineare l’importante ruolo che può svolgere il catering nelle dinamiche di sviluppo del settore.

Le mense della Commissione e del Consiglio europeo servono migliaia di pasti al giorno e possono dare il buon esempio in ambito europeo.

Anche nel settore privato sono state realizzate con successo mense biologiche, come nel caso dell’IKEA (che ha servito un milione di pasti nel 2006), degli Scandic Hotels o della banca WestLB con il 22% di pasti biologici. In Olanda 10 grandi ONG con 4 milioni di associati hanno firmato un accordo per convertire il proprio catering completamente al biologico.

Questi esempi mostrano come il catering possa contribuire significativamente ad incrementare il mercato delle produzioni biologiche. Le Istituzioni nazionali ed europee conoscono molto bene questa potenzialità e con l’iniziativa della SETTIMANA BIOLOGICA la Presidenza austriaca in collaborazione con l’IFOAM ha inteso sottolineare l’importanza del Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica, approvato nel 2004.

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Fonte: IFOAM

Gli Enti pubblici sono i maggiori consumatori d’Europa, spendendo circa il 16% del prodotto interno lordo (che è una somma equivalente al PIL della Germania!). Possono quindi contribuire pesantemente allo sviluppo sostenibile, orientando il loro potere di acquisto verso beni e servizi che rispettano l’ambiente.

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Gli acquisti “Verdi” possono essere considerati un esempio concreto di come orientare il mercato. Promuovendo gli appalti Verdi gli Enti pubblici possono sostenere le industrie con incentivi reali per lo sviluppo delle tecnologie pulite. Per qualche settore l’impatto può essere veramente significativo, considerata l’elevata quota di mercato che occupano gli acquisti pubblici. La Commissione Europea ha predisposto un manuale18 per aiutare gli Enti pubblici a promuovere appalti pubblici eco-compatibili e sviluppare una politica degli acquisti verdi. Esso illustra in modo pratico le possibilità e le soluzioni offerte dalla normativa comunitaria per l’elaborazione di gare di appalto pubbliche che tengano conto dell’eco-sostenibilità degli acquisti. Il manuale19 è disponibile sul sito web della Commissione dedicato al Green Public Procurement, il quale contiene ulteriori informazioni pratiche, compresi links e contatti. L’agricoltura biologica può contribuire concretamente allo sviluppo economico locale ed alla sua diversificazione, sviluppando l’identità e la promozione del territorio e rivitalizzando sia le comunità rurali che le città. Per esempio in Italia diversi anni fa l’AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) ha promosso la costituzione di un network, chiamato “Città del Bio”20, aperto a tutte le pubbliche amministrazioni che intendono investire in politiche di supporto all’agricoltura biologica in quanto modello di sviluppo sostenibile del territorio.

Immagine 4: Logo Città del Bio

18 Commission of the European Communities, Handbook on environmental

public procurement, Brussels, 18.8.2004 – SEC(2004) 1050. 19 http://europa.eu.int/comm/environment/gpp/ 20 www.cittadelbio.it

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L’introduzione degli alimenti biologici all’interno delle mense pubbliche, a cominciare da quelle scolastiche, sta diventando uno dei primi campi di attività del network delle Città del Bio, contestualmente all’educazione alimentare. Il network promuove anche i Bio-distretti rurali, che non sono nuove entità amministrative ma un coordinamento di Enti che opera per la conversione sostenibile del territorio e la valorizzazione delle sue tipicità e bio-eccellenze. Essi sono degli strumenti di programmazione territoriale in grado di promuovere nuovi investimenti coinvolgendo gli stake-holders (sia pubblici che privati) in progetti di promozione dell’agricoltura biologica, del turismo rurale, dell’artigianato locale e delle imprese eco-compatibili. Un esempio di bio-distretto è quello denominato “Bio-distretto Cilento”, coordinato dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica. La progettualità comune avviata dai componenti del Bio-distretto ha già portato alla valorizzazione delle più importanti filiere produttive del territorio (maiale nero, fico bianco del Cilento, miele, fagiolo, olio) ed ha attivato finanziamenti regionali e provinciali che hanno consentito l’avvio del progetto delle Bio-spiagge. Quest’ultimo prevede di valorizzare la tipicità e la bio-diversità del territorio attraverso la creazione di bio-sentieri in grado di condurre i turisti dalle spiagge alle aree rurali interne, attraversando aree protette, aziende agricole ed agriturismi, alla scoperta delle antiche tradizioni e dei mestieri dimenticati.

2.2.a Scelta dei clienti L’importanza dei canali di vendita differisce notevolmente nei diversi Stati membri dell’Unione Europea e, spesso, anche nelle diverse aree dei singoli Paesi. Così mentre in Belgio, Germania, Grecia, Francia Lussemburgo, Irlanda, Italia, Olanda e Spagna, prevale nettamente la vendita diretta e quella in negozi specializzati (anche se negli ultimi anni lo share della vendita nella grande distribuzione è notevolmente aumentato) in Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Irlanda, Ungheria e Repubblica Ceca, la gran parte delle vendite avviene nei supermercati (>60%) ed in negozi di alimentari non specializzati nel biologico. Gli esperti sono convinti che nei Paesi dove i prodotti biologici sono venduti principalmente attraverso i supermercati la quota di mercato è e rimarrà più alta rispetto agli altri stati21.

21 Rapporto della Commissione Europea (G2 EW – JK D(2005) “Organic

farming in the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.

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La vendita diretta in tutte le sue forme riveste però una grande importanza sia per i produttori che per i consumatori, e non va pertanto sottovalutata, bensì sostenuta ed incentivata. I vantaggi per il consumatore sono i seguenti: riduzione dei prezzi, rispetto della stagionalità e della freschezza dei prodotti, conoscenza dei prodotti e del territorio di origine. Vantaggi per il produttore: aumento del profitto, rapporto diretto con il consumatore, attuazione del nuovo ruolo dell’agricoltore (guardiano del territorio), vendita di prodotti e varietà locali. Ci sono diverse tipologie e modalità di vendita diretta: • “agricoltori in città”: mercatini locali, gruppi di acquisto (ad es.

campagna “G.O.D.O. a cura dell’AIAB), eventi promozionali; • “cittadini in azienda”: punti vendita aziendali, agriturismi, fattorie

didattiche, ecc.. La vendita diretta e gli spacci aziendali sono molto importanti nelle aree rurali, specialmente se abbinati ad attività agrituristica ed alla ristorazione locale.

Immagine 5: esempio di “cittadini in azienda”

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Immagine 6: esempio di “agricoltori in città”

Per contro la Grande distribuzione può commercializzare quantitativi di prodotto ben maggiori rispetto ai punti vendita aziendali, alle erboristerie ed ai negozi specializzati nel biologico ed ha il pregio di far avvicinare al biologico un gran numero di consumatori. Qualche supermercato svolge anche attività promozionale del biologico, facendo degustare i prodotti e distribuendo materiale informativo. Il numero dei supermercati che vendono il biologico è in aumento in tutta Europa. Va comunque sottolineato che nel mondo del biologico sono molti coloro che non vedono di buon occhio la vendita nei supermercati, che rappresentano comunque dei centri di potere che decidono, spesso a discapito dei produttori, prezzi e quantitativi di merce da vendere, oltre a reinvestire i notevoli guadagni in attività non sempre etiche. Una soluzione migliore può essere rappresentata dai “supermercati biologici”, possibilmente a loro volta certificati sia secondo le norme del biologico che di quelle del Commercio Equo e solidale. Essi stanno di recente nascendo un po’ in tutti i Paesi, sono caratterizzati da un offerta estremamente ampia di prodotti e da superfici espositive maggiori di 300 m². Questo canale distributivo assomma i vantaggi dei supermercati convenzionali (maggiori volumi di vendita, avvicinamento al biologico di nuova utenza) a quelli dei punti vendita specializzati nel biologico (maggiori informazioni per il consumatore,

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competenza nell’approvviggionamento e nella vendita degli alimenti biologici. Molti consumatori continuano comunque a preferire un altro tipo di punto vendita, più vicino ai produttori, e la filiera corta (con indubbi maggiori vantaggi anche per le stesse aziende agricole). In considerazione del disposto normativo comunitario molti controlli vengono effettuati nei punti vendita dalle Autorità preposte ed i consumatori continuano a richiedere sempre più controlli severi ed imparziali, in particolare su frutta e verdura. A tal riguardo si precisa che anche i punti vendita devono assoggettarsi ad un sistema di controllo e certificazione, come previsto dalla regolamentazione comunitaria. Di conseguenza gli Enti di certificazione del biologico hanno implementato specifiche procedure per il controllo e la certificazione dei punti vendita, finalizzate alla verifica della loro conformità alle norme comunitarie. È anche in forte espansione il settore del catering e della ristorazione biologica; ogni anno un numero sempre maggiore di ristoranti e bar servono prodotti biologici. I governi nazionali incoraggiano inoltre l’uso di prodotti biologici nelle mense pubbliche ed è in aumento il numero delle mense scolastiche che somministrano prodotti biologici.

2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica La filiera produttiva agrobiologica rappresenta un tipico settore orientato dal consumatore, il quale richiede trasparenza e controllo in tutte le fasi del processo produttivo/distributivo. Uno slogan ricorrente è: comprare locale, biologico e in fiera22. La tracciabilità e la trasparenza rappresentano delle preziose chiavi di marketing per le produzioni biologiche. L’Unione Europea, a partire dalla pubblicazione del Regolamento n° 178/2002, ha stabilito norme precise sull’adozione dei sistemi di tracciabilità, che dal 2005 sono divenute obbligatorie anche per le aziende agricole. Il marketing delle produzioni agroalimentari “tracciate” è caratterizzato dalla diffusione di informazioni sul processo stesso, dalla efficiente comunicazione dei dati sulla tracciabilità e da ogni altra informazione sull’origine del prodotto. Tutte queste informazioni vengono registrate in un sistema informatico sulla produzione, disponibile per i consumatori. Tutto questo fornisce un elevato valore aggiunto ai prodotti ed apre nuove prospettive di marketing. 22 Nadia El-Hage Scialabba (Food and Agriculture Organization delle Nazioni

Unite), Global Trends in Organic Agriculture Markets and Countries’ demand for FAO assistance, Atti della Tavola rotonda internazionale “Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.

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Le potenzialità sono enormi, in considerazione dell’immagine e del valore rappresentato dalla disponibilita per ogni prodotto di una completa e trasparente documentazione di riferimento. Lo strumento tecnologico utilizzato per consentire un’agevole fruizione del servizio è generalmente un portale di Internet navigabile attraverso un normale browser (tipo Explorer, Netscape, ecc.), che consente al consumatore di acquisire tutte le informazioni desiderate semplicemente digitando sulla tastiera un codice riportato in etichetta. Questo dà all’utente la sensazione di essere presente “virtualmente” all’interno dell’azienda, potendo controllare anche in che modo è stato prodotto l’alimento che si ritrova sulla tavola.

Immagine 7: esempio di portale Internet sulla tracciabilità

delle produzioni biologiche

Nell’agricoltura pre-industriale la vendita dei prodotti agricoli era basata sul contatto diretto tra produttore e consumatore, il quale conosceva sempre la provenienza degli alimenti. La globalizzazione dei mercati ha creato invece una distanza enorme, sia fisica che mentale. Ultimamente si è tentato di ridurre questa distanza attraverso la tracciabilità di filiera, che utilizzando anche di strumenti informatici consente al consumatore di conoscere tutti i passaggi intermedi e di risalire al produttore. Anche le azioni di marketing sono notevolmente cambiate nel corso degli anni. Il 20° secolo si è caratterizzato per il grande successo delle produzioni di massa, con lo scopo di vendere

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lo stesso prodotto al più alto numero di consumatori. Adesso è il momento delle personalizzazioni, dei “prodotti fatti solo per te”, che anche se vengono in realtà prodotti su larga scala possono subire con l’aiuto delle nuove tecnologie personalizzazioni basate sulle esigenze individuali. Il trend attuale è per il marketing “one-to-one”, che ha l’obiettivo di vendere di più (anche più prodotti) ad un singolo acquirente. Il direct marketing, la vendita diretta dei prodotti agricoli, ha avuto un forte impulso con la diffusione dell’informatica. Un metodo di vendita millenario grazie alle nuove tecniche dell’informazione, ed in particolare ad Internet ed alla diffusione del web, ha consentito di fare acquisti direttamente da casa. L’uso di Internet è diventato anche fondamentale nello stabilire contatti diretti tra partners commerciali (B2B = Business to Business), nel procurare contratti e nella logistica. Fare web-marketing vuol dire personalizzare prodotti, servizi e prezzi. Il punto è: soddisfare le richieste individuali al più basso prezzo possibile, grazie ai grossi volumi di merce movimentata. Con l’E-commerce i rapporti diretti di vendita avvengono attraverso il computer e con l’ausilio di particolari software che assicurano la conclusione delle transazioni. La difficoltà maggiore è rappresentata dalla consegna del prodotto a casa dell’acquirente, che può risultare costosa, anche in termini logistici. In linea di massima va però considerato che l’utilizzo degli strumenti di marketing alternativo spesso ha portato ad una riduzione dei prezzi al consumo e ad un incremento dei guadagni dell’agricoltore. Senza considerare il grande vantaggio che si offre al consumatore di conoscere con precisione l’azienda di produzione. C’è chiaramente una una grande differenza qualitativa tra i sistemi di marketing diretto e quelli anonimi dei mercato di massa. Il contatto diretto (anche se attuato in maniera “virtuale”) produttore-consumatore permette di stabilire forti contatti con i territori di produzione (che magari saranno un giorno anche visitati dal consumatore) e consente di comprendere meglio cos’è il metodo di produzione biologico.

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Immagine 8: esempio di E-commerce: www.eurorganicshop.com In tutto il mondo il movimento del biologico ha registrato un grande interesse dei consumatori per questi nuovi sistemi di vendita diretta. Sono in corso molte sperimentazioni, in alcuni casi supportate dai governi nazionali. L’IFOAM supporta queste iniziative, sviluppando nuovi strumenti e scambi di esperienza23.

23 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for

Organic Product, Atti della Tavola rotunda internazionale “Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.

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CAPITOLO 3. ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI BOVINI DA CARNE

3.1 Introduzione Nella fase di conversione al biologico di un allevamento bovino da carne condotto con tecniche convenzionali occorre seguire nella gestione aziendale quotidiana una serie di prescrizioni molto importanti. La dieta, la riproduzione, la gestione dell'animale e le cure igienico-sanitarie, congiuntamente alle strutture d’allevamento ed al trattamento dei reflui zootecnici, sono le principali funzioni che bisogna conoscere se si intende convertire al biologico un’azienda zootecnica. Risiede infatti proprio nella diversa gestione di questi aspetti la particolarità di un’azienda biologica rispetto ad una convenzionale. Tutti i punti trattati in questo capitolo sull’allevamento biologico dei bovini da carne sono intimamente collegati tra loro e non possono essere considerati separatamente, influenzandosi di fatto reciprocamente. Bisognerebbe quindi cercare di mantenere un equilibrio speciale tra di loro, senza alterarne seriamente nessuno, dato che le ripercussioni sugli altri elementi sarebbero immediate e spesso imprevedibili. Di conseguenza, non possiamo ad esempio affrontare isolatamente l'argomento della dieta alimentare, perché essa ha un'influenza decisiva anche sulla riproduzione e sulla salute degli animali. Una dieta povera durante i periodi di penuria (ad es. durante gli inverni rigidi), sia in termini qualitativi che quantitativi, ha un effetto negativo sugli animali in calore, sul peso dei vitelli alla nascita, provoca un più alto tasso di ritenzione della placenta, ecc.. Un’alimentazione eccessiva delle vacche, lo stesso può provocare complicazioni durante la fase del parto. I disordini alimentari, per esempio eccesso di carboidrati o mancanza di fibra grezza, avranno inevitabilmente effetti negativi sulla salute degli animali, predisponendoli maggiormente all’attacco delle malattie. La somministrazione di cibo in quantità limitata può portare all’aumento del livello di stress e sconforto, con manifestazioni aggressive che possono causare anche delle lesioni negli animali, i quali si indeboliscono e diventano più facilmente attaccabili dalle malattie. Un altro esempio, che conferma le interrelazioni esistenti fra tutte le voci esaminate, riguarda il comfort dell’animale. Quando si trovano all’aperto nel loro ambiente naturale, con la possibilità di fare tutte le cose tipiche del loro comportamento naturale, quali leccarsi, allungarsi, giocare, combattere, ecc., diminuiscono considerevolmente

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le probabilità che questi animali si ammalino. Invece, quando la parte del loro comportamento innato è repressa o vengono inibite alcune caratteristiche tipiche del loro istinto naturale, insorge lo stress e le malattie hanno vita più facile. Le strutture d’allevamento mal tenute, come nel caso dei ricoveri con un'accumulo eccessivo di letame, o troppa ventilazione o eccessiva temperatura, aumentano l’insorgenza di determinate malattie ed affezioni dell’apparato respiratorio. Di conseguenza, per evitare la predisposizione degli animali alle malattie, è buona norma tenere sotto controllo tutti questi fattori, possibilmente in modo coordinato. Nelle varie parti di questo capitolo verranno trattate le principali disposizioni stabilite dalla normativa comunitaria del biologico, ma è importante tenere sempre presente che ogni azienda agricola biologica è differente dalle altre e presenterà quinti molte variabili che faciliteranno o ostacoleranno la normale riconversione. La trattazione della dieta alimentare (paragrafo 3.2) include, tra i fattori più importanti, l'uso e lo sfruttamento delle risorse naturali, integrate, durante i periodi di penuria, con i formulati biologici od i foraggi essiccati. Gli allevamenti bovini che dispongono anche di produzioni vegetali in conversione, possono sfruttarle per integrare la razione alimentare, rendendo economicamente più conveniente l’attività. Sempre in questo paragrafo vengono anche trattate la coltivazione biologica dei cereali, impiegati per produrre il foraggio per l’alimentazione dei bovini, ed il metodo di amministrazione del programma d'alimentazione del bestiame, in relazione ai bisogni nutrizionali ed alla distribuzione della razione alimentare, anch’essa opportunamente contraddistinta e tracciata. La trattazione della riproduzione (paragrafo 3.3), include la pratica della monta naturale, che deve essere sempre incoraggiata e preferita, e l'inseminazione artificiale. Viene inoltre suggerito lo studio del programma d'allevamento di ogni azienda agricola e vengono trattate le funzioni ed i sintomi che contraddistinguono il parto delle vacche e la nascita della prole. La trattazione della cura e della gestione dell’allevamento biologico dei bovini da carne (paragrafo 3.4) considera le modalità da seguire per assecondare i bisogni degli animali e per aumentare il loro benessere, così come pure le modalità per ridurre lo stress nella delicata fase del trasporto al macello, che tra l’altro potrebbe comportare un deterioramento della qualità delle carni, se non venissero prese tutte le precauzioni necessarie. Inoltre vengono definite le buone norme per il pascolo ed il controllo della densità delle

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mandrie, così come pure i vantaggi e gli svantaggi degli allevamenti in stalla. La trattazione delle misure sanitarie (paragrafo 3.5) prende in considerazione la grande differenza di approccio del metodo biologico rispetto a quello convenzionale; infatti gli interventi sanitari sono basati nel biologico sulla prevenzione della malattia piuttosto che sul suo trattamento. La prevenzione è effettuata attraverso l’adozione di una dieta di qualità e la riduzione delle situazioni di stress, che predispongono gli animali alle malattie. In caso di attacco, l'animale inizialmente sarà trattato con le terapie alternative e, solo in mancanza di risposta positiva, con i presidi medici allopatici, la priorità è infatti quella di salvaguardare la vita ed il benessere dell’animale. Le strutture d’allevamento (paragrafo 3.6) devono consentire la libertà di movimento dell’animale, così come gli interventi igienico-sanitari devono tener conto del benessere animale. Le strutture variano a seconda del tipo di allevamento, all’aperto o al chiuso, e devono sempre assicurare il massimo comfort. La gestione dei reflui zootecnici (paragrafo 3.7) completa l’analisi del ciclo di produzione all’interno dell’azienda. Il corretto trattamento dei reflui è necessario per garantire l'equilibrio ambientale ed evitare la contaminazione del luogo in cui gli animali vivono. Grande spazio è stato poi riservato alla trattazione del compost e del letame, che rappresentano due dei più importanti fertilizzanti per le aziende agricole biologiche. Ricapitolando: in questo capitolo tratteremo tutte le principali problematiche che interessano l’allevatore di bovini da carne che intende convertire la propria azienda al metodo di produzione biologico, al fine di immettere sul mercato carni di qualità, esenti da residui chimici, ottenute nel rispetto dell’ambiente e della salute, sia degli operatori che dei consumatori. 3.2 L’alimentazione biologica dei bovini da carne 3.2.a Gestione del programma alimentare In un allevamento biologico di bovini da carne, la maggior parte del tempo è amministrato in funzione dell'alimentazione animale, la quale si basa sull’utilizzo delle risorse naturali reperibili direttamente in azienda. Sono incluse tra queste risorse naturali il pascolo, nel significato più rigoroso del termine, le foglie degli alberi, la frutta, ecc.. La dieta dovrebbe garantire la qualità del prodotto finale ed il soddisfacimento del fabbisogno nutrizionali degli animali nelle sue diverse fasi di vita. Una dieta povera può favorire l’insorgere di malattie e ridurre i tassi di produzione. La mancanza di minerali, vitamine, fibra, concentrati,

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ecc., genera problemi che possono mettere a rischio la vita stessa degli animali. In larga misura, la dieta biologica si basa sull’utilizzo delle risorse naturali attraverso un sistema di rotazione dei pascoli che lega la densità delle mandrie all'estensione delle parcelle di terreno, così da evitante i possibili problemi generati dal pascolo intensivo. Quest’ultimo ha infatti effetti negativi sull'ambiente, quali l’erosione del suolo, difficoltà di recupero dei pascoli, accumulo di letame con conseguenti alte concentrazioni di azoto; tutte circostanze che comportano l’insorgenza di molte malattie e problematiche igienico-sanitarie. Per garantire la giusta densità delle mandrie nelle singole parcelle di terreno, è stato stabilito a livello normativo un numero massimo di capi per ettaro che, a sua volta, coincide con la concentrazione massima di azoto che può essere assorbito dal suolo, fissato in 170 chilogrammi per ettaro/anno.

Età dell’animale N. massimo di animali per

ettaro (170 kg di N/ha/anno)

Bovini maschi al di sotto di un anno 5

Bovini da uno a due anni 3.3

Bovini maschi con più di due anni 2

Giovenche da allevamento/ingrasso 2.5

Vacche 2.5

Durante i periodi in cui le risorse naturali sono insufficienti, il bestiame dovrebbe essere alimentato con foraggi ottenuti con il metodo dell’agricoltura biologica. Le aziende in conversione, nelle quali vengono coltivati foraggi e cereali per l’alimentazione degli animali (autosufficienti), sono autorizzate ad includere nella razione alimentare fino al 60% di mangime secco in conversione. Le altre aziende ne possono utilizzare invece solo il 30%. La razione quotidiana deve essere composta almeno per il 60% da fibra secca, data da foraggio secco, foraggio grezzo, fieno, ecc.. Ci saranno periodi o fasi nella vita dell'animale in cui dovranno essergli somministrati formulati complementari per il soddisfacimento del fabbisogno nutrizionale L'ente di certificazione o l'autorità competente analizzerà e valuterà singolarmente ogni caso specifico.

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I formulati alimentari dovranno comunque essere esenti dagli antibiotici, sostanze stimolanti la crescita, diserbanti, pesticidi. Non dovranno inoltre contenere OGM e derivati. Fino ad agosto 2005 era possibile somministrare agli animali fino al 10% di derrate alimentari convenzionali, a condizione che l’allevatore potesse dimostrare all'autorità competente che non era riuscito a reperire materiale biologico. Questa percentuale poteva essere aumentata in circostanze eccezionali, quali diffusione di malattie contagiose, condizioni climatiche avverse, incendi, ecc., sempre previo studio ed autorizzazione da parte dell’autorità di controllo. Dall'agosto 2005, la percentuale massima delle derrate alimentari convenzionali utilizzabili in circostanze eccezionali, dopo un'analisi esauriente dell'autorità competente, deve essere conforme al seguente calendario: - Dal 25 agosto 2005 al 31 dicembre 2007, fino a 15%. - Dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2009, fino a 10%. - Dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2011, fino a 5%. Le materie prime autorizzate per l'elaborazione dei formulati alimentari biologici devono essere a loro volta ottenute secondo il metodo biologico e nel rispetto dell'equilibrio ambientale del luogo di produzione. Queste materie prime sono descritte nell’allegato V del Reg. CE n° 889/2008. Data la grande varietà di materie prime autorizzate, non è difficile elaborare razioni alimentari che soddisfino i bisogni nutrizionali degli animali.

PRODOTTI DI ORIGINE VEGETALE DESCRIZIONE

Cereali, granaglie, loro prodotti e sottoprodotti

Avena, orzo, riso, miglio, segale, sorgo, frumento, triticale, granturco, radichette di malto, borlande, ecc..

Semi oleosi, frutti oleosi, loro prodotti e sottoprodotti.

Colza, soia, girasole, cotone, lino, sesamo, salmisti, semi di zucca, olive, oli vegetali, ecc..

Semi di leguminose, loro prodotti e sottoprodotti

Ceci, vecciolo, cicerchia, piselli, fave e favette, veccia, lupini, ecc..

Tuberi, radici, loro prodotti e sottoprodotti

Barbabietola da zucchero, patata, patata dolce, manioca.

Altri semi e frutti, loro prodotti e sottoprodotti

Carrube, zucche, pastazzo di agrumi, mele, melecotogne, pere, pesche, fichi, uva e relativo residuo; castagne, panelli di noci comuni, panelli di nocciole; gusci e panelli di cacao; ghiande.

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Foraggi e foraggi grossolani

Erba medica, trifoglio, graminacee (ottenute da piante da foraggio), fieno, insilato, paglia di cereali e ortaggi a radice da foraggio, ecc..

Altri vegetali, loro prodotti e sottoprodotti

Melassa, farina di alghe marine, polveri ed estratti vegetali, estratti proteici vegetali, spezie e aromi.

Latte e derivati Latte crudo, latte in polvere, latte scremato (anche in polvere), siero di latte in polvere, proteina di siero di latte in polvere, caseina, lattosio, cagliata, latte acido, ecc..

Pesci, altri animali marini, loro prodotti e derivati

Pesce, olio di pesce, olio di fegato di merluzzo, autolisati, idrolisati, proteolisati di pesce, di molluschi e di crostacei, farina di pesce.

Uova ed oviprodotti Uova e derivati. Inoltre nella regolamentazione comunitaria sono incluse le liste dei correttori, oligoelementi e vitamine autorizzati per l’uso nel biologico, sempre previa richiesta delle autorizzazioni alle Autorità competenti. Fra le materie prime di origine minerale sono incluse le seguenti sostanze:

SOSTANZA DERIVATI

Sodio Sale marino non raffinato, salgemma grezzo estratto da giacimenti, solfato di sodio, carbonato di sodio, bicarbonato di sodio, cloruro di sodio

Potassio Cloruro di potassio

Calcio Litotamnio e maerl, conchiglie di animali acquatici (inclusi ossi di seppia), carbonato di calcio, lattato di calcio, gluconato di calcio

Fosforo Fosfato bicalcico deflorato, fosfato monocalcico deflorato, fosfato monosodico fosfato di calcio e di magnesio, fosfato di calcio e di sodio

Magnesio Ossido di magnesio (magnesio anidro), solfato di magnesio, cloruro di magnesio, carbonato di magnesio, fosfato di magnesio

Zolfo Solfato di Sodio

Possono essere inoltre usate esclusivamente le vitamine incluse nel Reg. CE n° 1831/2003:

- Le vitamine derivate dalle materie prime presenti naturalmente nelle derrate alimentari per i ruminanti.

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- Le vitamine sintetiche A, D ed E identiche alle vitamine naturali e chimicamente definite, con autorizzazione preventiva necessaria dell’Organismo di controllo.

Con tutte queste materie prime autorizzate è possibile realizzare qualsiasi tipo di formulato alimentare. Le industrie mangimistiche si sono specializzate in questo campo con le linee di produzione separate per la produzione biologica, e propongono tantissimi formulati con molte variazioni, adattandoli alle esigenze dell’allevatore. Generalmente vengono usate le materie prime più disponibili sul mercato. Spesso, prima della semina, vengono presi degli accordi commerciali tra coltivatori ed industrie mangimistiche per produrre le sostanze vegetali più richieste dagli allevatori. A volte la composizione dei formulati varia inaspettatamente, a causa di danni improvvisi ai raccolti, causati da eventi atmosferici negativi.

3.2.a.i Bisogni nutrizionali degli animali Ci sono attualmente molti studi sui bisogni nutrizionali degli animali in ogni fase della loro vita, che forniscono tabelle di calcolo basate sull'energia, le proteine, il calcio, il fosforoso, ecc, di cui hanno bisogno gli animali per le loro performance produttive: queste però non tengono conto delle diverse qualità dei prodotti di origine. Negli allevamenti biologici non serve sapere esattamente quanta energia, proteine, ecc., assume un animale per raggiungere il peso finale nel minor tempo possibile. È sufficiente che la qualità delle derrate alimentari consumate sia alta, essendo sufficiente che gli animali aumentino di peso gradualmente in un periodo ragionevole di tempo. Come indicazione approssimativa, i maschi fra 14 e 15 mesi raggiungono 300 chili di peso della carcassa, anche se questo dipenderà da molti fattori, quali la genetica, il tipo di derrate alimentari, ecc.. Quando gli animali sono allevati all'aperto è molto difficile conoscere la quantità di fibra o di proteine che assumono, dato che mangiano a volontà tutti i generi di germogli, di frutta, di fiori e, naturalmente, di pascolo. È difficile da conoscere che cosa un animale mangia quando è libero di pascolare all'aperto. Nella produzione biologica, la differenza principale si trova nella qualità del prodotto, anche se per rendere economicamente conveniente l’attività, non possiamo trascurare le performances produttive degli animali. Non appena questa differenza di qualità rispetto alla produzione convenzionale cessa di esistere, l’azienda perde la sua competitività. La capacità delle razze autoctone di approvvigionarsi delle risorse naturali, unitamente alla gestione del benessere animale e delle sue condizioni di salute, dà alle carni caratteristiche uniche, di

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struttura, di sapore e odore (caratteristiche organolettiche) distinguibili da tutti gli altri prodotti. È importante conoscere il valore nutrizionale (per kg di materia secca) di un certo numero di derrate alimentari date agli animali durante i periodi delle scarsità delle risorse naturali per impedire deficit alimentari. Ci possono essere differenze di valore nutritivo in materie prime provenienti da raccolti differenti dovuto il tipo di suolo, le varietà della pianta, problemi di siccità, condizioni atmosferiche, ecc.. La seguente tabella include i parametri che misurano il valore nutritivo di un certo numero di derrate alimentari:

NUTRIMENTO DM (%)

CF (%)

GP (%)

Gross energy(kcal/kg)

Ca (g/kg)

P (g/kg)

Avena (Avena sativa, L.) 88.1 12.2 9.8 4,100 1.1 3.2

Grano tenero (Triticum aestivum, L.) 86.8 2.2 10.5 3,780 0.7 3.2

Grano duro (Triticum durum, L) 87.6 2.7 14.5 3,80 0.8 3.4

Segale (Secale cereale, L) 87.3 1.9 9.0 3,750 1 3

Mais (Zea mays, L.) 86.4 2.2 8.1 3,860 0.4 2.6

Orzo (Hordeum spp.) 86.7 4.6 10.1 3,810 0.7 3.4

Lupino (Lupinus albus, L.) 88.6 11.4 34.1 4,490 3.4 3.8

Pisello (Pisum sativum, L.) 86.4 5.2 20.7 3,770 1.1 4.0

Cece (Cicer arietinum, L) 89 3.5 19.9 4,190 1.1 3.6

Paglia di grano (Triticum spp.) 91.4 38.2 3.8 4,040 4.4 0.7

DM: Dry matter (SOSTANZA SECCA) CF: Crude Fibre (FIBRA CRUDA) GP: Gross Protein (PROTEINE) Ca: Calcium (CALCIO) P: Phosphorous (FOSFORO). (Tutti i valori sono espressi in relazione alla materia)

Durante la fase di sviluppo, possono intervenire cambiamenti nella dieta. Alcune materie prime si sostituiscono con altre in ragione della scarsa disponibilità od a causa delle differenze nel tipo di leguminose (fonte delle proteine) o di cereali (fonte di carboidrati). Le condizioni climatiche a volte condizionano le produzioni, per esempio, capita che ci sia più veccia, altre volte più soia, come pure nel caso dei cereali, la cui raccolta dipende dalla piovosità e dalle temperature stagionali. Deve anche essere considerato che i coltivatori non seminano gli stessi raccolti ogni anno, così la razione deve essere modificata a seconda delle materie prime disponibili. D’altro lato, ci sono

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cambiamenti dovuti al passaggio degli animali da una parcella all’altra dell’azienda. Ci sono aziende che forniscono formulati differenti, a seconda della mandria di bestiame, ma questo può risultare costoso, quindi dipende dalla sensibilità dell’allevatore. I cambiamenti nella dieta dovrebbero essere introdotti gradualmente, mescolando gli ingredienti diversi alla formulazione originaria ed aumentandoli di volta in volta. L'acqua deve sempre essere disponibile (a sazietà) ed utilizzata in abbondanza anche per ripulare la pavimentazione, onde evitare parassitosi, infezioni e problemi di intossicazione. 3.2.a.ii Divisione del bestiame Ogni fase di vita dell'animale presenta esigenze nutrizionali specifiche. Per questo suggeriamo di dividere il bestiame in lotti che richiedono un trattamento specifico ed individualizzato. Ciò richiederà però più forza lavoro ed ore lavorative. • Lotto di ingrassamento - Durante la prima fase della vita, il

ruminante si comporta come un animale monogastrico. Il cibo, composto dal latte materno, passa direttamente all’abomaso attraverso il condotto esofageo. Il funzionamento di questo riflesso dipende dai ricevitori situati nella faringe e dalla digestione lenta ed in piccole quantità. Come il vitello sviluppa ed ha contatto con l’acqua e l’alimento solido (erba, fieno, formulati alimentari, ecc.) comincia a sviluppare il reticolo ed il rumine per assimilare e degradare questi prodotti. A partire da quel momento, l'aumento di fibra nella razione aumenterà lo sviluppo dei muscoli degli alloggiamenti del rumine ed avrà inizio la relativa attività. Lo svezzamento dovrebbe cominciare a partire dall'età di tre mesi, quando è determinato che il vitello tollera bene la presenza del concentrato e del foraggio per il relativo sviluppo. Lo svezzamento è realizzato normalmente all'età di sei o sette mesi, secondo il fisico del vitello e della madre e dell'abbondanza dei pascoli variabile a seconda del periodo dell'anno. I maschi dovrebbero essere separati dalle femmine e, se possibile, andrebbero isolati gli animali appena svezzati, siccome i capi più grandi tendono ad accaparrarsi la maggior parte degli alimenti. Il modo in cui questo lotto va alimentato dipenderà dal metodo di ingrassamento che ha progettato l’allevatore. Se l'ingrassamento è effettuato al coperto, gli animali sono mantenuti stabili (seguendo però sempre il disposto della regolamentazione comunitaria, cui si rimanda) e la derrata alimentare è fornita nella cremagliera d'alimentazione, sia manualmente che per mezzo di un trattore o di una carriola, od anche in modo automatizzato. Se i vitelli sono ingrassati all'aperto, le strutture fisse non saranno

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richieste e la razione alimentare sarà erogata in alimentatori o in tramogge durante i periodi di penuria.

Immagine 9: Lotto di ingrassamento

I disordini dietetici più frequenti all'interno di questo lotto sono: - Sovraccarichi dovuti al consumo eccessivo della formulazione

alimentare durante la fase di inizio o dopo esserne stati privati per un certo tempo. Questi tendono a provocare diarree che normalmente vengono superate con una dieta ridotta per alcuni giorni o con la somministrazione di foraggio, che stimola il movimento del rumine.

- Rigonfiamenti: la formazione di grandi quantitativi di gas o di schiuma che ostacolano la digestione. Fra le cause che generano questo problema vi è una dieta povera di fibra, l’assunzione di erba con gelo o neve, grossi quantitativi di acqua, erba in cattive condizioni, alte concentrazioni di legumi o di piante che contengono l'acido cianidrico, ecc.

- Indigestione semplice: accade assumendo foraggio molto fibroso con molti gambi, ingerendo delle derrate alimentari e dell'acqua fredde, oppure in seguito a riduzione della flora ed attività metabolica dovuta a mancanza di sali. Tutti questi fattori generano delle alterazioni che provocano reazioni a catena che ostacolano la digestione normale, sviluppando

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alterazioni secondarie nella ruminazione e disfunzioni biochimiche.

- Indigestione accompagnata da acidosi: generata dal consumo eccessivo di carboidrati (barbabietole ed i relativi derivati) o di cereali, che aumentano la produzione di acido lattico nel rumine (diminuisce il pH) successivamente assorbito e passato alla circolazione sanguigna. L'animale non rumina, perde appetito, spesso accompagnato da rigonfiamenti (accumulo di gas nel rumine) e la diffusione di acido lattico attraverso l'organismo, raggiunge il fegato, nel quale può essere accumulato (ascessi del fegato).

- Indigestione con alcalosi: in questo caso troppe sostanze azotate sono state somministrate. Essa è accompagnata da un’alterazione delle reazioni che avvengono nel rumine (reazioni enzimatiche), a causa delle alte concentrazioni di azoto che aumentano il pH e distruggono la relativa flora. La ruminazione è alterata, si verifica un sovraccarico di elementi nutritivi e si riduce la concentrazione di magnesio (ipomagnesemia).

- Intossicazione: è dovuta al consumo eccessivo delle ghiande, della felce, ecc.. Queste alterazioni possono anche essere osservate nel resto dei lotti con più alta o più bassa frequenza. Generalmente il tasso di mortalità nel lotto di ingrassamento è molto basso, inferiore all’1%, anche se può arrivare fino a 5% se includiamo anche i neonati.

• Lotto della rimonta - Le giovenche richiedono una cura particolare. L'inizio dell'attività riproduttiva dipende in gran parte dalla razza e dalla selezione fatta da ogni allevatore nella sua azienda. La capacità riproduttiva inizia molto presto, quindi la razione alimentare deve coprire i bisogni dello sviluppo dell’animale e dell’allattamento del suo vitello.

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Immagine 10: Giovenche nel lotto della rimonta

razza ibérica di avileña-negra La gestazione, la lattazione e lo sviluppo sono attività che

richiedono molte sostanze nutritive. È essenziale che le femmine comincino la loro funzione della riproduzione nelle condizioni fisiologiche migliori: - Maturità del corpo. È consigliabile che le giovenche abbiano il

calcio sufficiente e riserve di fosforo idonee per produrre il latte, così come pure riserve di energia per la loro attività ordinaria. Se non è realizzata la maturità sufficiente del corpo, il primo calore si manifesterà più tardi e la capacità di ovulazione sarà ridotta.

- Stato del corpo. Esiste un sistema di valutazione delle riserve energetiche dell'animale. Tutte le femmine devono partorire in uno stato corporeo medio, “livello 3” (dove le costole possono essere sentite bene). Se le giovenche partoriscono in uno stadio basso delle condizioni corporee (inferiore a 3), il loro livello di grassi diminuisce e diventano molto magre durante la lattazione. Se le giovenche hanno una condizione corporea molto alta (superiore a 3), le ovulazioni sono limitate, vengono persi dei cicli, la capienza della placenta è ridotta, ecc. Altri problemi che possono presentare le giovenche sono: difficoltà

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nel parto, assenza di instinto materno, abbandono del neonato.

• Lotto di Gestazione - I cambiamenti che avvengono durante questa fase sono molto importanti. I bisogni nutrizionali delle vacche in gestazione sono i seguenti: - Gestazione. Durante i primi due terzi della gestazione, il feto

si sviluppa pochissimo. Durante l'ultimo terzo i bisogni alimentari aumentano quindi significativamente.

- Cura della madre. I profondi cambiamenti ormonali che si verificano durante la gestazione richiedono il più alto apporto nutrizionale.

- Sviluppo. Le vacche continuano a svilupparsi costantemente fino alla terza fase. Da quel momento in poi si stabilizzano ed i bisogni sono distribuiti fra mantenimento delle condizioni corporee e crescita del feto. Quindi, la madre brucia le sostanze nutrienti nel seguente ordine di priorità: in primo luogo per il feto; poi per il mantenimento delle condizioni ed infine per il proprio sviluppo. Di conseguenza, in caso di carenza nutrizionale ci sarà un effetto immediato sullo stato di salute della madre.

• Lotto delle vacche e dei vitelli partoriti - È molto importante che i bisogni nutrizionali di questo lotto siano coperti bene, dato che le carenze alimentari possono generare problemi sia alla madre che al suo vitello. La mancanza di concentrato o di foraggio ad alto potere energetico genera un deperimento complessivo dello stato della madre, il quale porterà ad una riduzione della qualità e della quantità del latte, l’insorgenza di malattie, ecc., che possono avere un effetto diretto anche sul vitello generando malnutrizione, diarree, perdita del peso, ecc..

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Immagine 11: Mucca in calore con il vitello di circa due mesi

Dovrebbe essere prestata un’attenzione speciale a questo lotto:

- Parto nell'inverno, molto delicato, dato che le temperature possono variare da 38 ºC a 10 ºC quando si crea il ghiaggio o nevica. È estremamente importante che venga preso il colostro, di modo che il vitello acquista subito una buona immunità alle malattie.

- Diarree estive. La disidratazione è sempre in agguato e l’animale può morire in un periodo di tempo molto breve.

- Le carenze di selenio e vitamina E è collegate alla malattia del “Muscolo bianco” o “Distrofia muscolare degenerativa”, comportano danni alla mobilità, camminata instabile, tremito e inginocchiamento. Può essere evitata abbinando l’uso di insilati di erba e formulati alimentari con l’apporto di integratori vitaminici, previa autorizzazione dell’Organismo di controllo.

3.2.a.iii Elaborazione della razione alimentare Per elaborare correttamente la razione alimentare è necessario formulare una descrizione completa di tutte le installazioni che si intendono utilizzare (strutture di ricezione, elaborazione ed immagazzinaggio dei prodotti). In più va mantenuto ed aggiornato scrupolosamente un registro delle materie prime e degli animali ai quali vanno somministrati i formulati da elaborare. Dovranno essere

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approntate misure sufficienti per evitare la contaminazione da parte di sostanze non autorizzate ed aderire ai requisiti del sistema di analisi dei rischi e del controllo dei punti critici di (HACCP). L'operatore deve garantire la separazione fisica efficace fra le derrate alimentari destinate alla produzione biologica da quelle per la produzione convenzionale. È obbligatorio mantenere un registro delle quantità, dei prodotti e dei capi destinatari delle formulazioni alimentari. Il corpo di sorveglianza effettuerà anche analisi casuali sui campioni, per verificare il rispetto di queste condizioni. Quando un allevatore considera la possibilità di trasformare la sua azienda in biologica dovrebbe programmare anche come e chi gli fornirà gli ingredienti per preparare i formulati necessari agli animali durante i periodi di penuria. Ci sono due modi di acquisizione degli ingredienti biologici per l’elaborazione dei formulati aziendali: 1. Acquisto degli alimenti biologici per i formulati. Un certo numero di

mangimifici autorizzati elaborano formulati concentrati per l’agricoltura biologica. Normalmente gli ingredienti per i formulati possono essere acquistati all’ingrosso ed immagazzinati in azienda, pronti all’uso all’occorrenza. Il trasporto in azienda dovrebbe avvenire individualmente e, se trasportato contemporaneamente ad un altro tipo di alimento, ci dovrebbe essere una separazione fisica fra loro. Una volta acquistata all'ingrosso, dovrebbe essere accompagnata da un documento di trasporto comprendente i seguenti dati: a. Organismo o Autorità di controllo alla quale l'operatore è

assoggettato. b. Produttore o venditore con l’indicazione del nome,

dell'indirizzo e del numero di iscrizione dell'operatore al sistema del biologico.

c. Ricevente o compratore (nome, indirizzo numero dell'operatore), così come l'organismo o l'autorità di controllo a cui è assoggettato.

d. Lista dei prodotti, della quantità e del metodo di consegna. e. Numero della targa del veicolo di trasporto. f. Data. Le altre due copie del documento di trasporto saranno consegnate al produttore, che ne terrà una a disposizione dell’Organismo di controllo. Se la consegna è effettuata in sacchi, ciascuno dei sacchi sopporterà un autoadesivo che contiene le informazioni obbligatorie per qualunque tipo di alimentazione di formula. In più, dovrebbero anche trasportare un altro autoadesivo che contiene, altri dati:

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- Organismo o Autorità di controllo. - Numero dell'operatore del fornitore dell'alimentazione di

formula. - Lista delle materie prime impiegate da agricoltura

organica. - Lista delle materie prime impiegate da agricoltura in

conversione. - Lista delle materie prime convenzionali, se ce ne sono.

2) Produrre gli ingredienti biologici dei formulati. Ci sono aziende che possono produrre facilmente la materia prima, senza ricorrere a fornitori esterni che aumentano eccessivamente il prezzo del prodotto finale. È possibile anche stipulare accordi con le altre aziende biologiche limitrofe. In questo modo l’allevatore non incontrerà le difficoltà nel realizzare la razione ed il coltivatore agricolo non avrà problemi a vendere i suoi prodotti. Anche in questo caso la merce procurata dovrà essere accompagnata (durante il trasporto) da un documento che, tra gli altri dati, conterrà: il numero dell'operatore, l'organismo di controllo o l'autorità a cui l'operatore è assoggettato, la specie del grano, la quantità venduta, i dati della ricevente ed il suo codice operatore, oltre naturalmente alla data. Un formulato alimentare destinato ai bovini da carne si prepara facilmente macinando un cereale con una pianta leguminosa. Il cereale deve essere aggiunto in una proporzione inferiore all’80% (70-75%) e fornirà i carboidrati, mentre la pianta leguminosa deve essere aggiunta in una proporzione approssimativa del 20% e fornirà le proteine necessarie per l'animale. Questo tipo di alimentazione abbinato al pascolo ed alla somministrazione di foraggio, fieno o paglia quando gli animali si trovano all'interno delle installazioni, contribuirà al benessere generale degli animali ed alla qualità eccellente della carne.

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Immagine 12: Formulato alimentare elaborato dall’azienda

per l’autoconsumo, a base di veccia e orzo.

Immagine 13:Uso delle risorse naturali

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Immagine 14: Bovino all’ingrasso con risorse naturali e formulato

3.2.b produzione del foraggio L'associazione della produzione vegetale con l’allevamento del bestiame è evidente in questo tipo di produzione biologica, dato che sono complementari l’uno all’altro. All'interno degli obiettivi del rapporto fra produzione vegetale ed allevamento possiamo segnalare: - Produzione delle derrate alimentari di alta qualità, rispettose

dell'ambiente in cui vengono prodotte. - Conservazione o aumento nella fertilità del terreno e della relativa

attività biologica. - Controllo dei parassiti senza richiedere l'uso dei diserbanti, degli

antiparassitari, ecc. - Uso delle risorse rinnovabili e dei sistemi locali di produzione

agricola. - Sviluppo di forza lavoro in villaggi rurali, altrimenti a rischio di

abbandono.

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Immagine 15: Campo di orzo integrato nell’ambiente circostante

3.2.b.i Basi per il biologico Ci sono molte differenze fra la coltivazione di un tipo di pianta o un’altra ma l'obiettivo è lo stesso: ottenere alta qualità ed un raccolto vantaggioso. Il periodo di conversione del terreno dipenderà dai tipi di trattamenti precedentemente ricevuti e dal suo utilizzo. L'ente di certificazione (o l'Autorità nazionale) effettuerà uno studio che determinerà il periodo di conversione più appropriato. Questo oscillerà normalmente fra due e tre anni. - Semi da usare: I semi dovrebbero essere ottenuti per mezzo di

riproduzione vegetativa, non possono venire dagli organismi geneticamente modificati e le sostanze contenute nella regolamentazione comunitaria possono essere impiegate nel loro metodo di produzione (sempre se sono consentite dalla legislazione dello stato membro).

- Linee guida per sviluppo dell’agricoltura biologica: Lavorazione del terreno - La lavorazione è una combinazione di interventi meccanici e manuali effettuati per preparare il terreno alla semina e consentire un buon sviluppo della pianta. Gli interventi non devono mai essere troppo profondi (25 centimetri) e deve essere sollecitata la sostituzione dell’aratura con altre tecniche, per evitare di mescolare i differenti strati del terreno. La

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consociazione e la rotazione colturale contribuiscono a migliorare lo stato del terreno e la crescita delle piante. Per proteggere il suolo dai problemi di erosione è importante non effettuare lavorazioni eccessive. Fertilizzazione – Non possono essere utilizzati prodotti chimici di sintesi. L’intervento migliore consiste nell’apporto di letame ed altri materiali organici, possibilmente di provenienza aziendale. Il letame proveniente da allevamenti convenzionali non è utilizzabile, dato che è ricco di residui chimici che rimangono nel terreno e distruggono i microrganismi responsabili della decomposizione naturale della materia organica. I funghi ed i batteri decompongono i residui della pianta e dell'animale ed aumentano l'assimilazione delle sostanze nutrienti da parte delle piante. La presenza di vermi di terra accerta la qualità eccellente del suolo e moltiplica la concentrazione di micro e macroelementi assimilabili dalle piante. In più, aumenta la buona ossigenazione del suolo e l’utilizzo di acqua e di sostanze nutrienti da parte dei raccolti. Altri animali che contribuiscono al buon funzionamento del suolo sono: api, farfalle e talpe, che facilitano la fertilizzazione della pianta. Un fertilizzante ampiamente usato nell'agricoltura biologica è il compost. Viene utilizzata una tecnica relativamente facile con cui la materia organica è degradata in humus per essere meglio assimilata dalla pianta. Questa tecnica sarà spiegata nella sezione di questo manuale dedicata alla gestione degli scarti aziendali. Le piante leguminose da sole (ad es. veccia, piselli, lupino) o associate ad altre piante (ad es. avena e veccia) sono spesso seminate per poi essere utilizzate come concime verde (sovescio). Le piante leguminose hanno infatti la capacità di fissare nel suolo l’azoto atmosferico. Rotazione colturale - è un altro metodo abbinato di controllo dei parassiti e di fertilizzazione. Se una stessa coltura viene ripetuta per più anni provoca stanchezza nel terreno e problemi di attacchi parassitari e di infestanti (che tendono col tempo a specializzarsi). Attraverso le radici superficiali ogni pianta assorbe dal terreno le sostanze nutritive di cui ha bisogno per svilupparsi. Se questa situazione è ripetuta ogni anno, le riserve degli elementi nutritivi tendono ad esaurirsi. Quindi, è importante “ruotare” le colture, facendo succedere sullo stesso appezzamento specie con differenti apparati radicali e diversi fabbisogni nutrizionali. È anche possibile abbinare alla rotazione la consociazione tra due piante che risultano tra di loro complementari. In questo modo si avranno benefici per entrambe le piante. La specie collegata non dovrebbe

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competere per le stesse sostanze nutrienti e può essere seminata in file differenti per facilitare la raccolta separata. Difesa fitosanitaria - Molti dei metodi suddetti, quali rotazioni, consociazioni, uso di varietà resistenti, impediscono l’insorgenza di molte malattie ed attacchi parassitari. È inoltre possibile piantare colture repellenti per gli insetti ed usare rimedi naturali. Nella regolamentazione comunitaria è poi possibile trovare una lista completa dei prodotti fitosanitari impiegabili nel biologico.

3.2.b.ii Colture foraggere È consigliabile pianificare in anticipo la scelta del foraggio, per garantirsi il rifornimento tutto l’anno. Allevamenti che dispongono anche di aziende agricole con produzioni vegetali, possono inoltre rendersi autosufficienti e produrre tutto quello che serve. È anche possibile stabilire accordi commerciali con altre aziende biologiche che richiedono lo stesso tipo di derrata alimentare. Foraggi, nel significato ampio della parola, sono le colture seminate per il raccolto o per l’alimentazione del bestiame. Il tipo di foraggio da coltivarsi dipende, tra altri fattori, dalle varietà locali meglio adattabili al tipo di suolo, alle caratteristiche climatiche della zona ed ai bisogni del bestiami allevato.

Immagine 16: Foraggio a base di veccia

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L’allevatore dovrà in primo luogo valutare le colture da seminare e, secondariamente, se i raccolti dovranno essere utilizzati come foraggio o per ottenere ingredienti da usare nell'elaborazione della formulazione alimentare. Per arricchire i prati in cui gli animali pascolano, le erbe e le piante leguminose possono essere introdotte per garantire derrate alimentari di eccellente qualità. Ci sono molti fattori che intervengono nella decisione di coltivazione una specie o un’altra: la frequenza di pioggia, il sole, l'umidità, la vicinanza delle montagne, ecc.. Ecco perchè la la gamma delle colture foraggeri è così ampia. 3.3 Riproduzione dei bovini da carne in biologico 3.3.a Riproduzione naturale In termini di riproduzione di bovini da carne in un’azienda biologica, ogni animale deve essere messo in condizione di seguire il proprio istinto naturale, dato che i cicli biologici non dovrebbero essere accelerati. La riproduzione dovrebbe essere realizzata per mezzo della monta naturale, anche se l'inseminazione artificiale è permessa. L'inseminazione artificiale non viene realizzata quasi mai, date le difficoltà di manipolazione di questo tipo di razze di razze ed al problema di trattenere le vacche ogni volta che una di loro va in calore. Qualunque altro tipo di metodo della riproduzione è categoricamente proibito, tipo il trasferimento di embrione ed i trattamenti ormonali che accelerano il ciclo riproduttivo normale dell'animale. La castrazione fisica è permessa per effettuare un altro tipo di produzione di una qualità differente, quale la carne del bue. Ciò dovrebbe essere effettuato sempre da personale qualificato ed evitando sofferenze dell'animale. La maggior parte delle aziende ha un ciclo continuo della copertura, che dura tutto l'anno. I tori rimangono a tempo pieno con le vacche. Ciò presenta i relativi vantaggi e svantaggi.

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Immagine 17: allevamento in pieno campo

Vantaggi:

• Le femmine ripetono la copertura fino a quando non rimangono incinta. Ciò impedisce alle femmine di non ottenere coperture fino alla seguente fase di calore, che significherebbe perdere un ciclo intero di riproduzione, con conseguenti perdite finanziarie successive.

• intervalli più corti tra i parti. Quando le mucche sono con il toro durante l'anno, è garantito che saranno coperte non appena entrano in calore.

• Offre la possibilità di creare un ciclo continuo di vendita. Svantaggi: • Le femmine giovani o che ancora non hanno recuperato da un

parto precedente possono rimanere gravide. • Il toro è in contatto costante con le mucche e questo ne fa

diminuire la fertilità. • Le gravidanze sono prodotte durante i periodi delle condizioni

atmosferiche sfavorevoli che provocano la polmonite nell'inverno e diarree d’estate.

La concentrazione dei parti richiede di tenere in conto il periodo in cui ci sono i pascoli più abbondanti, per garantire un corretto sviluppo del vitello ed il benessere della madre, senza richiedere l'investimento

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supplementare in concentrati e foraggi. In questa situazione i tori sono mantenuti separati dalle femmine per tutto il tempo che l’allevatore considera necessario per controllare meglio il bestiame. La percentuale sufficiente di tori per garantire un buon tasso di copertura è circa del 4%. Nelle circostanze particolari, come ad es. nelle zone di montagna, gli animali sono separati ed il toro può rimanere con un numero ridotto di femmine durante l'estate, mentre il resto della mandria è lasciato libero senza vincoli particolari. In queste occasioni, è consigliabile aumentare la percentuale di tori per permettere tutte le coperture necessarie. Per il perfetto funzionamento dell’azienda dovrebbe essere effettuato un controllo esauriente di ogni mucca. Può essere mantenuta una scheda di registro per ogni mucca, indicando il numero di gestazioni, il tempo necessario perché rimanga incinta, se ci sono state ripetizioni, quale toro l’ha coperta, così come tutti i dati riguardo il vitello, quali: lo sviluppo, il sesso, la razza e la destinazione (ad es. ingrasso). Con una scheda completa per ciascuna delle vacche sarà facile da verificare l'esistenza di problemi di fertilità o la mancanza di attitudine riproduttiva. Grazie a questo registro emergeranno le vacche più riproduttive, e quelle dalle quali si ottengono maternità migliori; sarà quindi possibile effettuare una selezione. Una vacca ha un periodo approssimativo di gestazione di 9 mesi, anche se alcune variazioni possono esistere secondo la razza ed il fattore specifico. Se le mucche sono con il toro tutto il tempo, verranno normalmente in calore circa 2 mesi dopo avere dato alla luce la prole. Le vacche con una buona attitudine riproduttiva tendono a rimanere incinta durante il loro primo calore, ma ci sono eccezioni che dipendono da ogni animale o dall'amministrazione reale dell’allevamento. Di conseguenza, ogni situazione deve essere analizzata individualmente. Tramite il registro dei dati scopriremo quando la mucca è stata trasportata l'ultima volta, com’è avvenuta la consegna, se ha sofferto, ecc. Come accennato in precedenza, nel bestiame allevato biologicamente i cicli naturali non possono essere forzati, ogni animale deve poter seguire il proprio ritmo, senza sfruttarlo al massimo ma, naturalmente, entro i limiti di un discorso finanziariamente sostenibile. Riguardo al maschio da monta, l'esame dei genitali è molto importante, dato che dalla sua attività dipenderà il destino economico dell’azienda. Per valutare la capacità riproduttiva dei tori ed il loro stato generale di salute, dovrebbe essere seguita la seguente guida di riferimento:

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- La valutazione Generale degli animali. Effettuare le analisi del sangue, delle feci ed un controllo completo per scartare tutte le malattia che possono interessare l’animale ed accertarsi del buono stato di salute generale, come pure la sua capacità riproduttiva. Osservazione della postura per essere sicuri della sua abilità a compiere il salto (deve essere accertata la posizione corretta delle estremità, legamenti intatti ecc,).

- Esame visivo per accertarsi che non sussistano caratteristiche indesiderabili rilevabili ad occhio nudo, che possano essere trasmesse ai discendenti.

- Valutazione dei genitali, sia visivamente che per palpazione, per assicurarsi della loro idoneità alla copertura. Il controllo viene effettuato anche allo scopo di controllare le malattie sessualmente trasmesse per evitarne la propagazione al resto della mandria.

- Verificare la capacità di trasferimento delle caratteristiche ai relativi discendenti.

- Osservazione del comportamento sessuale del maschio verso la femmina in calore. Ciò ha normalmente tre fasi: comincia con il risveglio e l’eccitamento, seguito dal toro che si avvicina alla femmina e, per concludere, dall’emergenza dei riflessi tipici dell’accoppiamento.

La selezione di buoni riproduttori è essenziale nell'amministrazione del bestiami, poichè il futuro del podere dipenderà dai relativi discendenti. 3.3.b Programmi di allevamento Come precedentemente accennato, le razze autoctone sono necessarie per migliorare l'amministrazione dell’allevamento. Garantiscono infatti alti quozienti di fecondità, parto facile, intervalli bassi fra le gravidanze, ecc.. Tuttavia le vacche tendono ad avere rendimenti bassi della carne e la loro conformazione non è apprezzata al momento della vendita. È possibile migliorare le caratteristiche di conformazione e del rendimento attraverso l’uso di maschi da monta con caratteristiche migliori della carne, quali le razze del charolais e Limousin. L'introduzione dei maschi da monta è autorizzata, a condizione che siano stati allevati ed alimentati conformemente alla normativa comunitaria del biologico. La salute di tutti i nuovi animali accolti in azienda deve essere accertata per mezzo di controlli ed analisi. Quindi, in un allevamento biologico di bovini da carne è consigliabile avere due tipi di stalloni: a) Stallone di razza autoctona, con l'incrocio di questo bovino da

monta con le femmine originali della razza, le caratteristiche

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principali passano ai discendenti e la razza è conservata così con tutte le relative qualità.

maschio autoctono x femmina autoctona maschi femmine

ingrasso rimonta

Immagine 18: animale di razza Avileña-Negra Ibérica.

Le femmine ottenute con questo incrocio saranno destinate alla rimonta, circa 10%. I maschi saranno destinati all'ingrasso; la loro conformazione non è ideale per ottenere i buoni rendimenti, ma è l'unico mezzo di assicurare il passaggio delle caratteristiche della

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razza ai discendenti. Alcuni dei maschi possono diventare bovini da monta, conservando le qualità della madre; evitare l'introduzione in azienda di animali stranieri di cui non si conosce lo stato di salute. In termini di carne questo incrocio ha prodotto, la qualità relativa superiore a quella ottenuta con altri incroci. La carne è sugosa e saporita e, secondo la razza, molto ricca in ferro. Inoltre la carne prodotta rispetta l'equilibrio dell'ambiente circostante. b) Stallone con attitudine alla produzione di carne

maschio con performance da carne x femmina autoctona

maschio femmina ingrasso

Questo è l'incrocio industriale effettuato frequentemente con le razze charolais e Limousin. Gli animali (maschi e femmine) nati da questo incrocio hanno migliorato la loro conformazione e le loro prestazioni, la carne è risultata maggiormente apprezzata al momento della vendita. Le giovenche non dovrebbero essere incrociate con i maschi ad attitudine da carne carne, a causa del rischio di gestazioni difficili. Le femmine da questo incrocio perdono rusticità; è quindi consigliabile non usarlo per la rimonta. Inoltre presentano un più alto tasso delle complicazioni durante il parto.

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Immagine 19: bovino da monta - razza charolais.

3.3.c Cure durante la riproduzione La cura che il bestiame richiede durante la gestazione ed il parto variano a seconda della fase riproduttiva. Di conseguenza, le circostanze specifiche da tenere presente prima, durante e dopo il parto sono spiegate sotto. a) Cura prima del parto Quando una mucca è vicina al parto presenta una serie di sintomi d'avvertimento che l’aiutano a continuare in modo corretto la gestione dell’animale. I parti della giovenca richiedono una cura speciale. Sono infatti imprevedibili. Se l'incrocio deve essere effettuato con uno stallone con prestazioni da carne, dovrebbe essere scelta una Limousin come partner.

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Immagine 20: Giovenca da coprire con il maschio autoctono,

evitate le cerimonie complicate

Durante le ultime settimane prima del parto, il vitello consuma molta dell’energia della madre. È quindi consigliabile aumentare gradualmente la razione del concentrato, riducendo le possibili carenze che peserebbero poi sia sulla salute del vitello che della madre. Andrebbe posta attenzione con le femmine quando si avvicina il momento di dare alla luce il vitello e sono previsti cambiamenti del tempo, dato che con queste condizioni l’animale tende ad anticipare il parto. I sintomi caratteristici dell’avvicinamento sono: - La mucca è solitaria, si separa dalla mandria. - La produzione di latte comincia e le ghiandole mammarie sono

piene. - Aumentare la frequenza dell'urina. - Edema della Vulva. - Appare il muco cervicale. - Allentamento dei legamenti dell'anca della mucca con

l'abbassamento successivo dell'intestino.

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Non tutti gli animali presentano questi sintomi. È abbastanza normale vedere le mucche vicino al parto che non riescono ad iniziare la produzione di latte e con le mammelle vuote ma, dopo il parto, il meccanismo ormonale viene innescato. Il tempo che trascorre fra la comparsa dei sintomi ed il parto varia molto da animale ad animale. Può variare da alcune ore ad una settimana. b) Cura durante il parto Una volta che il parto è cominciato, nella maggior parte dei casi viene portato a termine senza problemi. Circa 98% delle femmine portano a termine senza complicazioni la gravidanza, a condizione che la guida di riferimento sia stata seguita.

Immagine 21: Giovenca con il suo vitello di due giorni

Tra le cause delle complicazioni del parto le più importanti sono: - Sproporzione fra le dimensioni del vitello e la madre. Ciò è frequente

in giovenche che rimangono incinta ad un'età molto giovane, da tori inadeguati o con le alterazioni morfologiche del bacino. I bacini lunghi e stretti sono sfavorevoli.

- Posizione alterata del feto. Il feto è posizionato male nel canale di nascita, impedendo l’uscita agevole.

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- Nascita gemellare. - Malformazioni fetali. - Torsione uterina. L'utero, in cui il vitello è alloggiato durante l'intero

periodo di gestazione, subisce una torsione. - Dilatazione insufficiente della cervice. Il collo dell'utero deve dilatarsi

affinchè il vitello possa uscire. Se non avviene, il vitello avrà problemi a nascere.

c) Cura dopo il parto È consigliabile liberare il naso e la bocca del vitello dal liquido amniotico subito dopo il parto, per impedire le polmoniti causate dall'inspirazione. Un certo numero di medicamenti omeopatici che stimolano la respirazione nel neonato sono forniti più avanti. Quando l’allevatore non è presente, sarà la madre che leccherà il vitello per pulirlo. È consigliabile disinfettare l’ombellico per impedire infezioni. Riguardo alla madre, dopo aver valutato il suo stato generale e controllato i genitali, è consigliabile, per quanto possibile, mettere l'animale dritto. Con le mucche che si rifiutano di alzarsi bisogna controllare il sistema locomotore ed il sistema nervoso per scoprire la causa del problema e per prendere la decisioni più adeguate. Nell'esame dei genitali, controllare le seguenti complicazioni: - Le rotture nella parete vaginale dovuta a lubrificazione carente,

vitello troppo grande o dilatazione anormale. - Lacerazioni nel retto e contaminazione della vagina dovuta ad un

vitello molto grande o mal posizionato. - Ritenzione della placenta dovuta a doglie prolungate, la vitamina E e

la mancanze del selenio. Dopo alcuni giorni, la placenta decompone ed espelle una secrezione uterina molto sporca.

- Metritis. Infezione dell'utero. La mucca presenta i segni sistematici accompagnati da febbre, mancanza di secrezioni e di appetito, dalla vulva secrezioni di una consistenza liquida.

- Prolapsus dell'utero. L'utero sporge esternamente. Ciò accade frequentemente alcune ore dopo il parto; può essere associata con concentrazione bassa del calcio nel ritegno della placenta o della circolazione sanguigna.

Come nel caso dei problemi detti precedentemente, è consigliabile chiamare un veterinario e trattare adeguatamente l'animale. Occorrono circa 50 giorni per completare l'involuzione dell'utero e la rigenerazione dellendometrium.

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L'intervallo fra il parto e la prima ovulazione dipenderà dalla razza, dal tipo di derrate alimentari, dal periodo dell'anno, ecc.. Varia normalmente fra 1,5 e 2 mesi. È consigliabile generalmente che le mucche non dovrebbero essere coperte prima di 50 giorni. 3.4 Cura e gestione dell’allevamento biologico di bovini da carne 3.4.a Controllo del pascolo In un allevamento bovino da carne biologico l'uso delle risorse naturali ed il contatto con l'ambiente assicura, oltre all’ottenimento di un prodotto finale di qualità eccellente, il rafforzamento del sistema immunitario degli animali, rendendoli più resistenti alle malattie. La rotazione del bestiame su diversi appezzamenti di terreno dell’azienda agricola garantisce una dieta basata su erba fresca, sui tiri, sui fiori e sulle frutte freschi, che, nel lotto di ingrassamento, contrassegna la differenza principale fra l'agricoltura convenzionale dei bestiami. Queste sono le derrate alimentari più organiche che possono essere date ai bestiami. Gli escrementi animali contribuiscono ad aumentare la fertilità di terreno e la qualità di erba. Nelle aziende con appezzamenti di parecchi ettari può essere conveniente suddividere la terra in parcelle più piccole per avere un controllo migliore degli animali e per migliorare l'uso di ogni zona. La recinzione delle parcelle dovrebbe essere fatta efficacemente in modo che gli animali non si avvicinino ad altri e non riescano a fuoriuscire causando incidenti. All'interno di ogni azienda ci possono essere parcelle con prati di migliore o minore qualità, più freschi o più maturi, con minori o maggiori arbusti. È quindi molto importante programmare il pascolo su ogni parcella per usare al meglio le risorse disponibili in relazione alla stagione. A volte c’è una tendenza a pulire il terreno dai cespugli, senza considerare i benefici che questa vegetazione può avere sul bestiame e sugli altri animali nella zona, dato che può proteggerli dalla pioggia, dal sole e dal vento, ecc. Quando gli animali di un allevamento passano molto tempo all'aperto, hanno bisogno di ripari in cui rifugiarsi in caso di condizioni atmosferiche avverse. Queste possono essere le pareti di divisione delle parcelle di terreno (quando sono fatte di pietra), degli alberi, roccie degli arbusti (more o laburnums) di grandi, ecc. Attenzione speciale dovrebbe essere prestata ai maschi all’ingrasso, perché questi animali combattono, si graffiano, scavano e devastano la zona, anche se la densità del gregge sul pascolo non può essere alta.

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Il lotto di ingrasso delle femmine, con una densità sufficiente della mandria sulla terra del pascolo, aumenta la fertilizzazione della zona senza corrodere il prato.

Immagine 22 Lotto delle giovenche all’ingrasso.

Notare il prato non-corroso. Una densità per ettaro ottimale degli evita i problemi di sfruttamento eccessivo del pascolo e danni al terreno. Il Sovra-pascolo si verifica quando troppo bestiame è mantenuto su una certa superficie di pascolo. Ha le seguenti conseguenze: - Impoverimento del suolo. - Perdita della specie commestibili. - Perdita della copertura vegetale, con conseguente erosione. - Se non c’è base vegetale, la quantità di acqua evaporata è più

grande ed i depositi nel terreno più poveri di acqua per i periodi della siccità.

In considerazione di queste conseguenze, per evitare di sovra-pascolare è consigliabile controllare la densità delle mandrie su ogni lotto.

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3.4.b Stabulazione In questo tipo di produzione, l'uso dell'alloggio per lo stallaggio del bestiame non è obbligatorio, a condizione che le condizioni climatiche permettano agli animali di condurre una vita normale all'aperto. Nel caso degli animali che rimangono al chiuso durante determinati periodi dell'anno, l'alloggio dovrebbe comunque consentire la libertà di movimento, senza limitare i loro bisogni naturali: alzarsi, coricarsi, pulirsi, allungarsi… Gli animali dovrebbero poter accedere ai pascoli liberamente per soddisfare il loro comportamento normale. La superficie minima disponibile, le caratteristiche delle zone di esercitazione e di stallaggio, sono stabilite nel Reg. CE n. 889/2008 sulla produzione biologica dei prodotti agricoli e delle indicazioni che si riferiscono ai prodotti agricoli ed alle derrate alimentari. Non tutti gli animali riescono a vivere all’aperto. La gestione ed il mantenimento all'aperto di alcune razze può risultare complicato. Alcuni animali combattono, smettono di mangiare e, per questa ragione, è molto importante selezionare razze autoctone che possono essere tranquillamente allevate all'aperto, riuscendo senza sforzi a condividere le zone riparate e garantendo la resistenza della razza ai cambiamenti climatici della zona. Mantenere gli animali legati (stabulazione fissa) è proibito, anche se l'ente di controllo o l'autorità può autorizzarla nei casi specifici e per i periodi di tempo limitati. Rispetto al lotto di ingrassamento, è consigliabile, condizioni atmosferiche permettendo, alimentare gli animali all'aperto, in modo da poterli pascere permettendo loro di svagare: possono in questo modo svolgere esercizi, combattere, giocare, scivolare giù nei prati, ecc. Le aree aperte dovrebbero comunque essere recintate ed avere ripari affinchè gli animali possano ripararsi sia d’estate che d’inverno. Al contrario di quello che potrebbe sembrare, questi animali si adattano perfettamente ai mutamenti di temperatura ed alle condizioni atmosferiche avverse all'aperto, migliorando il loro sistema immunitaria e la resistenza alle malattie. I problemi respiratori sono minimi, dato che gli animali non sono riuniti in scuderie, in cui la circolazione dei microrganismi e le concentrazioni di azoto provocano questo tipo di malattie. Tuttavia, secondo la legislazione, la fase finale di ingrassamento del bestiami biologico può essere effettuata nelle stalle, a patto che comunque il tempo speso al chiuso non ecceda un quinto della vita (e mai per più di tre mesi) dell'animale. Il rendimento delle carcasse animali allevate all'aperto è simile a quello della stabulazione fissa. Gli animali però godono il benessere generale e, da quando sono nati a quando sono macellati, non fanno

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alcun tipo di sforzo, non sono mai stati bloccati nei movimenti, così il rendimento è molto alto e di qualità. I vantaggi e gli svantaggi dell’ingrasso e del parto all'aperto I vantaggi: • Non è richiesto nessun grande investimento per le installazioni;

queste sono soltanto necessarie per immagazzinare i formulati alimentari ed il foraggio nei periodi di penuria.

• Gli animali allevati nel loro ambiente, sono in equilibrio con la natura che li circonda. Sono perfettamente adattati ai cambiamenti climatici.

• La qualità della carne di questi animali è molto più alta, specialmente in termini di sapore, dovuto alla possibilità di consumare degli alimenti naturali che la terra gli assicura.

• La paglia che altri poderi destinano a lettiera può essere usata per alimentare gli animali.

• Gli animali fertilizzano i lotti di terra in cui pascolano. Gli svantaggi : • Molta cura deve essere prestata in caso di condizioni

atmosferiche avverse per accertare la disponibilità di ripari adeguati per tutti gli animali.

• Durante i periodi di scarsità del pascolo, una persona deve andare ogni giorno nei recinti per alimentare gli animali.

• È generalmente consigliabile visitare gli animali ogni giorno per assicurarsi che non ci siano problemi.

• L'aumento del peso degli animali può essere più basso, anche se le differenze sono minime ed hanno luogo conformemente alla razza ed al periodo dell'anno. Gli animali tendono a mangiare di più in inverno per alzare la loro temperatura corporea.

I vantaggi e gli svantaggi dell’ingrasso e del parto in stalla I vantaggi: � le condizioni atmosferiche avverse non causano problemi � maggiore incremento ponderale. Gli svantaggi: • gli investimenti nelle installazioni e attrezzature sono alti. • L'animale non si sviluppa nel proprio ambiente e,

occasionalmente, si presentano problemi di sforzo. • Predisposizione alle malattie, legata al contatto degli animali ed

alla trasmissione dei virus (specialmente quelli respiratori).

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• Uso di paglia per la lettiera. In conformità con questi fattori, ogni allevatore dovrebbe valutare il metodo di ingrassamento da impiegare in conformità con le caratteristiche aziendali. 3.4.c Benessere animale La comodità animale, insieme alla dieta, al risanamento ed all'amministrazione, è uno dei fattori principali che regolano il bestiame biologico. Questi fattori sempre più sono collegati alla qualità del prodotto migliorata ed al rispetto ambientale. Ci sono molte definizioni di benessere animale. Queste sono collegate generalmente alla non-sofferenza ed alla capacità dell'animale di adattarsi con successo ad un dato ambiente. I parametri usati in queste definizioni non sono quantificabili e sono quindi difficili da valutare.

Immagine 23 Le giovenche all’ingrasso si sono adattate

completamente al loro ambiente. Tuttavia, una mancanza di comodità animale avrà effetti negativi su produzione e salute. Questi effetti sono effettivamente valutabili per mezzo di metodi differenti: analisi ormonali ed energetiche dei metaboliti, misurazione dei segni vitali (come ad es. del ritmo e della

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temperatura corporea, dei battiti del cuore, ecc.), sviluppo della ruminazione, osservazione del comportamento, incidenza delle malattie, ecc.. 3.4.c.i Quali sono le cause della mancanza di benessere animale Quando un animale prova a adattarsi ad un cambiamento ambientale, genera gli stimoli di sforzo trasmessi attraverso il sistema nervoso che permettono all'animale di cominciare a adattarsi al relativo nuovo ambiente. In questo processo di adattamento un certo numero di cambiamenti di anima e del comportamento si presentano che contribuiscono all'adattamento definitivo dell'animale al relativo nuovo ambiente. Quando gli stimoli di sforzo sono ripetuti continuamente nel tempo o la loro intensità aumenta, il meccanismo di adattamento non funziona e l'animale non riesce ad ambientarsi nel nuovo ambiente. Le conseguenze dirette di questa mancanza di adattamento all'ambiente sono: a) Riduzione dell'ingestione di cibo quotidiano e dello sviluppo

Fattori di stress

Aumento del rilascio di sostanze (glucocorticoidi) Stimolazione del consumo di proteine Blocco delle secrezioni ormonali

b) Disordini nella ruminazione che causano riduzione del PH (acidità) e dell’assimilazione degli elementi nutritivi. La ruminazione svolge due funzioni: • Decomporre l’alimento e assimilarne i nutrienti; • Produrre grandi quantità di saliva che, grazie al contenuto in

fosfati e carbonati, riduce il PH del rumine e previene i rischi di acidità.

In generale, quanto più tempo dedicano gli animali alla ruminazione meno dormono e quindi presentano uno stato di sonnolenza. Quando esistono situazioni di stress l’animale non riesce a ruminare normalmente ed anche la salivazione si blocca, con conseguente aumento dei problemi digestivi e dell’acidità.

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c) Indebolimento del sistema immunitario e conseguente rischio di contrarre malattie. È infatti dimostrato scientificamente che esiste una correlazione tra le condizioni esterne e lo stato del sistema immunitario. Quando l’animale è stressato o c’è un cambiamento delle condizioni metereologiche è più probabile l’insorgenza delle malattie. d) Bassa qualità delle carni ed elevato PH. In seguito ad uno stress molto alto al momento della macellazione le riserve di metabolito muscolare (glicogeno) vengono esaurite, il che impedisce che il PH delle carni possa essere inferiore a 5,5 o 5,6. Questo tipo di carne viene definito “DFD” ed è caratterizzata per essere più scura, dura, secca e poco conservabile. 3.4.c.ii Fattori di stress Tutte le operazioni di movimentazione differenti da quelle abituali, costituiscono un fattore di stress per l’animale. Queste operazioni sono spesso inevitabili, ma sta a noi preoccuparci che vengano svolte usando tutte le precauzioni possibili per ridurre al minimo gli effetti indesiderati. Fra le pratiche che potrebbero generare stati di stress negli animali, si segnalano le seguenti: - Entrare nelle recinzioni o attraversare i passaggi obbligati. Gli

animali associano i recinti ed i percorsi obbligati con gli effetti negativi. È raccomandabile, per esempio, di tanto in tanto dargli da mangiare all'interno di queste aree. È importante che gli animali entrino senza preoccupazione nelle recinzioni.

- Grida e colpi provenienti dall’allevatore. Parlare e comportarsi in modo disteso può evitare che gli animali si innervosiscano.

- Uso del pungolo elettrico. Negli allevamenti biologici è vietato l'uso del pungolo elettrico. Questo strumento non è infatti necessario per convincere il bestiame ad entrare in posti specifici. Lo stesso obiettivo può essere realizzato ad esempio con il mangiare e con il fare delicato e senza gridare, il tono concitato ed allarmato spesso conduce a risultati opposti a quelli desiderati.

- Isolamento. Questi animali devono avere un contatto tattile e visivo con altri membri delle loro proprie specie. È proibito mantenere gli animali in isolamento dopo la prima settimana di vita.

- Decornificazione. Le corna sono strumenti naturali di difesa contro altri animali (cani, volpi, lupi). La decornificazione sistematica non è autorizzata, è infatti consentita solo in circostanze speciali. In tale casi comunque dovrebbe essere effettuata sotto anestesia locale entro i primi dieci giorni di vita e, se di età maggiore, oltre all’anestesia saranno necessari anche trattamenti generali per combattere il dolore.

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- Tagliare la coda. Come nel caso della decornificazione, è proibito tagliare la coda, solo in casi eccezionali potrà essere autorizzato. La coda rappresenta per l’animale un mezzo naturale per cacciare via ad es. le mosche.

- Tipo inadeguato di pavimento. Anche se può sembrare il contrario, il tipo di pavimento ha un effetto diretto sulla comodità dell’animale. Alcuni pavimenti sono sdrucciolevoli e gli animali sono ditubanti a percorrerli, sanno esattamente dove quelle zone sdrucciolevoli sono e non desiderano entrare in quelle zone dell'azienda agricola. Il pavimento migliore è quello coperto con paglia, perché è un materiale che assorbe bene gli escrementi e fornisce un ambiente asciutto senza odori e superficie non sdrucciolevole.

- Mantenere gli animali legati. Gli enti di controllo o le autorità soltanto possono autorizzare questa situazione in casi specifici. Restare legati per tutta la vita genera un trauma opprimente negli animali. Dal punto di vista della comodità animale, il sistema migliore è quello di mantenere gli animali in gruppi che non siano troppo grandi, garantendo il contatto tattile e visivo con gli altri membri delle loro specie. Così sono allevati in modo disteso e senza stress

- Trasporto, carico e scarico. (Le informazioni su questi fattori sono descritte nella seguente sezione sul trasporto dei bovini da carne allevati con il metodo biologico).

Il personale dell'azienda agricola può minimizzare gli effetti negativi di questi stress effettuando tutte le operazioni con la dovuta cura. La guida di riferimento per la riduzione dei fattori di stress non richiede tempo o lavoro supplementare; cerca semplicemente di migliorare la comodità animale per realizzare un prodotto di più alta qualità. In breve, il buon maneggiamento si traduce in riduce dello stress animale garantisce un livello di immunità sufficiente perché gli animali vivano in buono stato di salute. Tra le misure più importanti da seguire per aumentare la comodità animale, segnaliamo le seguenti: - Gli animali richiedono il trattamento corretto, disteso, senza colpi o

grida. - Gli animali devono abituarsi ad ascoltare sin dalla tenera età il

battere delle mani dell’allevatore, in modo da riconoscerlo e rispettarlo in seguito per tutta la vita.

- Gli animali dovrebbero essere allevati nel loro ambiente naturale, senza cambiamenti importanti che generano situazioni di stress.

- Richiamarli di tanto in tanto quando fanno qualcosa di sbagliato è importante, così sapranno quali comportamenti tenere e quali evitare.

- Una buona dieta, sia in termini di qualità che quantità, favorirà un buono stato di salute dell’animale.

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- Non effettuare cambiamenti all’interno dei gruppi di animali, in particolare se si inseriranno animali già adulti è probabile che si verificheranno lotte gerarchiche al suo interno.

- L'igiene adeguata nelle installazioni ridurrà l'insorgenza delle malattie contagiose.

3.4.d Condizioni per il trasporto del bovino da carne Il trasporto, nell'insieme, è un fattore di stress che genera nervosismo ed ansia. Tutto l'animale reagisce con allarme ad una nuova situazione come il trasporto e questo si aggrava quando le modalità di carico e scarico non sono accurate. Dobbiamo sempre impedire che l'animale soffra inutilmente. Il trasporto è un'altra fase che ha un effetto importante sulla qualità finale della carne. Il carico e lo scarico sono i punti critici del trasporto animale. Il personale responsabile di questa fase deve prestare attenzione speciale al tipo di pavimento per impedire agli animali di slittare, all'inclinazione dello scivolo, che non deve essere eccessiva, alla disposizione efficiente delle inferriate laterali per impedire agli animali di cadere e, in particolare, al bordo del camion, al fine di minimizzare la sofferenza. Il carico e lo scarico degli animali dovrebbero essere realizzati in modo disteso, prestando attenzione ai dintorni e con cura dovuta per evitare agli animali lesioni e sofferenza, ferite o fratture. È conveniente che il percorso che gli animali devono seguire sia ben tracciato e facilmente percorribile e controllabile. La paglia può anche essere disposta sul percorso per imitare il loro ambiente naturale. L'uso dei dispositivi elettrici per forzare gli animali è proibito. Una sezione della regolamentazione comunitaria riguarda la protezione degli animali durante il trasporto ed è stata emendata dal regolamento (CE) n. 1/2005, sulla protezione degli animali durante il trasporto, ed entrerà in vigore nel 2007. Le seguenti disposizioni di questa regolazione sono evidenziate: - Sarà necessario un registro ed un’autorizzazione per tutti quei veicoli

che effettuano viaggi lunghi (più di otto ore). - I guidatori di questi veicoli devono essere addestrati. - Un diario di viaggio deve essere elaborato dettagliando la

ripartizione esatta delle responsabilità e degli obblighi di tutto il personale addetto, dai trasportatori ai mediatori, agli allevatori, ai controllori, ecc..

- Tutti i veicoli di trasporto devono essere dotati di apparecchiature di controllo della più alta qualità. Quando il viaggio dura più di otto ore,

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i veicoli devono essere dotati di: buon assestamento per la comodità degli animali e tenere sistemi adeguati di assorbimento di urina e feci; quantità di foraggio ed acqua sufficienti; ventilazione meccanica; separazione fra gli animali; registrazione della temperatura; sistema d'avvertimento nella cabina del guidatore.

- Una serie di misure è stabilita per il carico e lo scarico gli animali e l'uso di qualunque tipo di dispositivo abusivo, quale il pungolo elettrico, è proibito rigorosamente.

- I lunghi viaggi di trasporto sono vietati per gli animali giovani con il cordone ombellicale ancora attaccato.

- Un sistema di alte sanzioni è stabilito per quelli che non rispettano le misure stabilite in questa legislazione.

Immagine 24. Piccolo mezzo di trasporto per un capo di bestiame

I fattori ambientali durante il trasporto sono molto importanti e possono condurre alla creazione delle situazioni di stress: • Temperatura – il controllo della temperatura è un fattore degno di

regolamentazione. Sui viaggi lunghi, specialmente durante i periodi caldi, gli animali dovrebbero essere trasportati di notte o la mattina presto. Gli aumenti bruschi di temperatura hanno conseguenze serie, come mettere a rischio la vita stessa

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dell'animale (a causa dei colpi di calore) oltre a compromettere la qualità finale della carne.

• Umidità - Collegata sempre alla temperatura. Con le temperature basse l'umidità eccessiva aumenta la perdita di calore.

• Ventilazione - I problemi di ventilazione sono accentuati quando il camion si ferma e non è dotato di un sistema automatico di ventilazione. La ventilazione fornisce l'ossigeno agli animali, elimina i gas prodotti ed aiuta a mantenere temperature accettabili.

• Densità del carico - Più è alta la densità del carico, più bassa è la comodità dell’animale, perché viene limitato il loro comportamento naturale.

L’introduzione degli animali in un camion genera ovviamente stress e, anche se questo sforzo non può essere evitato, può essere ridotto il più possibile. Per minimizzare lo stress dell’animale quando entra nel camion, andrebbe seguita una guida di riferimento : - Assicurarsi che la rampa di carico non sia sdrucciolevole, paglia o

terra possono essere usate per impedire all'animale di cadere. - Il rumore prodotto dall’animale quando fa un passo sul metallico si

amplifica ed è molto allarmante e stressante per gli animali, aggiungendo paglia o stecche di legno si può attutire il rumore.

- La paglia sullo scivolo è loro nota ed alcuni animali cominciano a sentirne l'odore ed a salire autonomamente, senza costrizioni, sul camion.

- È utile che gli animali vedano la luce all'interno del camion, l’oscurità li spaventa.

- Non utilizzare i pungoli o, in linea di principio, i bastoni, per non renderli nervosi sin dall'inizio.

- Parlare agli animali in modo disteso; gridare li renderà soltanto nervosi.

L'uso dei tranquillizzanti chimici di sintesi per agevolare il trasporto degli animali è proibito, sia prima di che durante il viaggio. Il trasporto animale può essere effettuato per i motivi più differenti, dovuto a trasferimenti fra i poderi o persino all'interno della stessa azienda, o per la conduzione finale al mattatoio: a) Quando il trasporto animale è effettuato ad un altro podere indipendente o ad un'altra zona all'interno dello stesso podere, sull'arrivo, è consigliabile dare ad ogni animale un controllo generale, mantenerli isolati da altri animali (quarantena) e dare loro l'acqua ed il foraggio o il fieno di alta qualità per aiutarli ad adattarsi al nuovo ambiente.

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b) Nel caso di trasporto al mattatoio, le situazioni di stress devono essere ridotte. Le carni DFD (scure, dure e secche), sono le meno apprezzate dal mercato, sono il risultato diretto dello stress intenso prima del sacrificio. Il lavoro di molti mesi può essere sprecato in alcune ore. Di conseguenza, l’allevatore deve accertarsi che questa funzione sia effettuata dal personale responsabile e qualificato. In più, altre conseguenze possono essere generate, come: - Perdita di peso, che dipenderà dall'età, sesso…, ma essenzialmente

dalla lunghezza del viaggio. Con i viaggi corti, meno di quattro ore, le perdite di peso saranno dovute a traspirazione, urina o feci. All’arrivo dovrà essere somministrata agli animali l'acqua ad integrazione della perdita del peso. Con i viaggi lunghi, più di quattro ore, la perdita di peso della carcassa già è avvenuta, ed ha prodotto una perdita economica.

- Le malattie legate al trasporto, che interessano gli animali nelle ultime fasi della gestazione o gli animali appena partoriti. Rispondono normalmente alla gestione del calcio, ma la carcassa sarà confiscata nel mattatoio.

- Fratture, sforzi, distorsioni. Il trasporto degli animali, in altre aziende od al macello, dovrebbe essere effettuato da personale qualificato in grado di garantire la cura degli animali, senza esporli a rischi ed evitando sofferenze inutili. L’allevatore deve accertarsi che questo sia fatto correttamente, per assicurarsi: - Carne di buona qualità, se la destinazione dell'animale è il mattatoio. - Un animale forte e sano, se la sua destinazione è un altro posto in

cui essere allevato.

3.4.e Macellazione del bovino da carne Gli animali del lotto di ingrassamento una volta raggiunto un peso adeguato, rispondente alla richiesta del mercato di questo tipo di carne, devono essere macellati. Sono macellati secondo le richieste del consumatore e del mercato. La macellazione dell'animale consiste di due fasi: uccisione e sezionamento. Tutti gli animali devono essere storditi prima della macellazione. L’uccisione è tutto il processo che, una volta applicato all'animale, provoca un immediata incoscienza che dura fino al sopraggiungere della morte. Il tempo che trascorre fra l’uccisione ed il sezionamento è importanti per l’ottenimento di un prodotto di qualità. Un tempo eccessivo fra l’uccisione ed il sezionamento, specialmente se l’uccisione non è riuscita completamente, genera piccole emorragie

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nella carcassa che la rendono poco appetitosa, riducendone la relativa qualità. Per la macellazione degli animali biologici e la loro vendita come tali, il mattatoio deve essere autorizzato dall'ente di sorveglianza o dall'autorità di ogni Comunità autonoma. Le circostanze ideali prevederebbero i mattatoi che macellano soltanto gli animali biologici ma, siccome il mercato non è molto ampio, sono previsti dei giorni specifici per la macellazione di questo tipo di bestiame (separazione temporale). I mattatoi dovrebbero mantenere un registro degli animali biologici macellati, contenente le seguenti informazioni: • data dell'entrata nel mattatoio. • documento dell'identificazione dei bestiami. • numero dell'operatore e dati del proprietario dell'animale. • data di macello • numero di matricola biologico • numero biologico del sigillo di qualità di ogni carcassa. • destinazione della carcassa. Le produzioni animali biologiche dovrebbero essere le primi ad essere macellate per evitare ogni possibile contaminazione. Se sono le ultime, la catena di lavorazione dovrebbe essere pulita disinfettata prima di continuare la macellazione. Le carcasse dovrebbero essere identificate con il sigillo di qualità biologico ed essere accompagnate dalla documentazione corrispondente che contiene i seguenti dati: proprietario, destinatario, peso, documento dell'identificazione del bestiame, sigillo di qualità biologico e numero di matricola biologico. La carne è un prodotto molto complesso che, come abbiamo visto, è influenzato da molti fattori che modificano la relativa qualità e quindi può essere considerato come oggetto di controllo speciali. Questi controlli dovrebbero essere analizzati poichè possono provocare una perdita della qualità della carne e la possibilità di confische al macello, generando perdite finanziarie. Fra questi fattori, i seguenti vanno evidenziati: - Ambientale: la temperatura, la sete, l’umidità, il rumore e l’insieme dell'animale hanno un effetto diretto sul benessere animale. La malattia degli animali può causare problemi di produzione e generare confische da parte del mattatoio. - Trasporto e fasi precedenti la macellazione: Il tempo di attesa di scarico e del carico, la lunghezza del viaggio, le condizioni di trasporto, i momenti prima della macellazione, possono aumentare lo

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stress animale, fornendo carne di qualità cattiva che, occasionalmente, può essere confiscata. - Conformità dell'animale in se, quale fattore specifico che coinvolge la

genetica, razza, sesso ed età. - Lo sviluppo dell’animale fino al raggiungimento del suo peso di

macellazione è differente per ogni tipo di razza. Le razze che sviluppano velocemente tendono ad essere di piccola dimensione ed il loro sviluppo è più veloce. Le razze che sviluppano più velocemente hanno uno sviluppo più lento e tendono ad essere di grandezza maggiore. Nel confrontare entrambe queste tipologie di razze, le seguenti conclusioni possono essere raggiunte:

- Animali macellati della stessa età: gli animali delle razze che sviluppano più velocemente peseranno di meno al momento della macellazione ma avranno più grasso.

- Animali macellati dello stesso peso: gli animali delle razze a sviluppo più veloce saranno macellati più giovani rispetto a quelli appartenenti a razze a lento sviluppo, ma avranno più grasso.

- Ci sono differenze fra la carne dei maschi e quella delle femmine. Le femmine tendono ad avere grasso striato, che fornisce una succosità speciale della carne ed inoltre tendono ad essere più tenere.

- Macellazione dell'animale: Manipolazione, uccisione, sanguinamento, preparazione della carcassa, l'igiene. Come già accennato, questi sono elemento chiave per la qualità delle carcasse. Occasionalmente, le carcasse possono essere contaminate con i batteri e le secrezioni fecali a causa di manipolazione negligente.

- Fattori di produzione: Razionare la quantità, le caratteristiche, la qualità delle materie prime. Ciò è un punto molto importante per la qualità della carcassa. Questi fattori intervengono direttamente e forniscono un sapore differente alla carne.

Tutti questi fattori intervengono direttamente nella qualità della carcassa e della relativa valenza economica successiva. Molti di loro possono essere affrontati direttamente ma, con altri, spetta all’allevatore accertarsi che i suoi animali siano controllati adeguatamente.

3.5 Applicazione delle misure sanitarie 3.5.a Misure preventive La maggior parte delle malattie che interessano le aziende biologiche possono essere evitate con l'amministrazione adeguata ed il risanamento sufficiente. La prevenzione delle malattia può essere

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realizzata quando segue una guida di riferimento. La selezione delle razze autoctone è uno dei fattori più importanti, dato che si adattano bene all'ambiente. Questi sono animali forti, rustici e più resistenti. Acclimatati alle temperature della zona, in grado di alimentarsi autonomamente, ecc. Sono capaci di trasformare derrate alimentari di bassa qualità in buona carne saporita ed hanno alti tassi di riproduzione. Gli animali vivendo sfruttando le risorse naturali e formulati biologici di alta qualità alimentare e foraggio, sviluppano un sistema immunitario forte che li rendono più resistenti all'attacco delle malattie. Il trattamento ricevuto dagli animali, unito alla densità delle mandrie distribuite sui pascoli, riduce l'inizio dei processi patologici. Quando questi punti sono tenuti presenti, i problemi sanitari si riducono significativamente. Tuttavia, ci può essere il caso di un animale che si ammala, esso dovrebbe essere trattato appena possibile per impedirne il deterioramento ed il rischio di morte. È consigliabile scoprire appena possibile la causa della malattia per: - Evitare di infettare il resto del gregge (isolare l'animale il più

possibile). - Risolvere le cause del problema. Il trattamento degli animali ammalati dovrebbe essere effettuato con i prodotti fitoterapici, omeopatici, aromatici o con oligoelementi, altrimenti con le sostanze dettagliate nel Reg. CE n. 889/2008. Questi cureranno rapidamente l'animale ed impediranno sofferenze inutili. Se il trattamento effettuato con i prodotti precedentemente illustrati non è efficace l’Organismo controllore dell'azienda agricola, se lo riterrà opportuno, potrà autorizzare l’uso di medicine allopatihe, gli antibiotici, ecc... L'uso di questo tipo di prodotti richiede un doppio periodo di carenza rispetto a quella indicata sul prospetto per il bestiame allevato con il metodo convenzionale. Il periodo di carenza è il tempo che deve passare dopo una un trattamento chimico prima che il prodotto possa essere destinato al consumo umano. Le sostanze, che non presentano un periodo di carenza, avranno un periodo di attesa di 48 ore. Quando le medicine chimiche di sintesi sono usate in un’azienda, il controllore deve trasmettere un rapporto al corpo di sorveglianza o all'autorità corrispondente che contenga le informazioni sul tipo di medicinale, il numero di identificazione del bestiame trattato, della data della gestione del medicinale, della dose, del motivo per l'uso del medicinale e del periodo di fine trattamento. Allo stesso tempo, l’allevatore dovrà mantenere una lista degli animali trattati e tutti i dati contenuti nella relazione del controllore.

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Tutti i tipi di trattamenti preventivi con prodotti chimici di sintesi sono proibiti. A tal riguardo, attenzione speciale dovrebbe essere prestata alle derrate alimentari dei bestiame, dato che è abbastanza frequente trovare gli antibiotici nelle formulazione alimentari convenzionali. Le sostanze artificiali, quali gli antibiotici e gli ormoni, vanno usate solo per impedire le malattie, è proibita la stimolazione dello sviluppo o l’induzione della sincronizzazione dei periodi di calore. Tuttavia, sono autorizzati per uso specifico e sotto la prescrizione del controllore per trattare le malattie in casi isolati. Quando un animale presenta i sintomi concreti della malattia e gli antibiotici sono richiesti, i microrganismi responsabili possono generare la resistenza ed ostacolare il ricupero dell'animale. Ma più allarmanti sono le conseguenze che questo tipo di medicine ha sulla salute degli esseri umani e dell'ambiente. In più, queste sostanze sono eliminate con le feci e rimangono accumulate nel terreno per molti anni (una grande percentuale dei tumori umani e della resistenza umana agli antibiotici attualmente è riconducibile all’alimentazione). Tutte le misure adottate dallo Stato membro nel rispetto di campagne di risanamento dei bestiami, dichiarazioni obbligatorie delle malattie, le vaccinazioni ufficiali, sono obbligatorie anche per tutti gli allevamenti biologici. Affinchè gli animali da fattoria biologica siano vendute come tali, non dovrebbero ricevere più di tre trattamenti all'anno, con l'eccezione dei trattamenti dei parassiti/di eliminazione dei vermi, dei vaccini e delle misure ufficiali che non sono inclusi. Decornificazione e taglio sistematico della coda sono proibiti. Questi possono essere autorizzati soltanto dall'ente di sorveglianza o dall'autorità competente in casi isolati basati sui problemi specifici di gestione. 3.5.b Trattamenti sanitari alternativi nel biologico 3.5.b.i Omeopatia È una tecnica che impiega le sostanze naturali derivate dall'animale, dai vegetali e dai minerali per trattare i disordini di salute. Ci sono più di tremila rimedi omeopatici in atto che sono ottenuti per mezzo di successiva diluzione e dinamizzazione delle sostanze base. Quindi, la concentrazione presente nel rimedio omeopatico è estremamente bassa. Come riescono tali piccole concentrazioni a curare le malattie? Quando, all'interno del campo della biologia, parliamo di lasciare al corpo la capacità di reagire contro la malattia per curarla, queste piccole dosi stimolano ed aumentano questa risposta. Il rimedio omeopatico agisce sul sistema immunitario stimolando i meccanismi

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di difesa, quindi facendo reagire l'animale reagisce alla malattia che l’ha attaccato. Invece gli antibiotici distruggono il germe responsabile della malattia. Non promuovono il rafforzamento delle difese, che in effetti sono quelle alterate e, pertanto, il germe colonizza l'organismo. L’omeopatia è basata su una legge di base complessa denominata legge di simile. Quando un animale è attaccato da una malattia, un certo numero di sintomi caratteristici sono prodotti nel relativo organismo; se la stessa sostanza della malattia è data nelle concentrazioni minime (infinitesimali), è capace di curare quegli stessi sintomi che si presentano in un animale ammalato. I sintomi generali prodotti da ogni sostanza sono stati studiati e registrati in manuali per molti anni. In omeopatia, come nella produzione biologica, non c’è un singolo trattamento comune per ogni malattia. Gli animali o gli esseri umani ammalati non sono classificati secondo la loro malattia. Ogni paziente è differente perché tutti hanno modalità differenti di manifestazione dei sintomi della malattia. Per esempio, proviamo ad analizzare il caso di due vitelli con diarrea. Le feci di uno di loro sono giallastre, liquide, gettate fuori accompagnate da dolore (scalcia). Possiamo inoltre vedere che il vitello è abbastanza debole e che sta meglio quando si trova giù. Le feci e le mucose dell'altro vitello sono sanguinanti, accompagnate dalle spinte e dalla sensazione che non conclude mai, che peggiora in presenza di temperature fredde. Non è difficile differenziare i sintomi; è chiaramente necessario intervenire in modo differenziato prestando le cure giuste. Nelle aziende convenzionali lo stesso trattamento sarebbe stato effettuato su entrambi i vitelli, utilizzando antibiotici ed antinfiammatori. Invece nelle aziende biologiche sarebbero stati effettuati trattamenti differenti perché la diarrea è completamente differente. Nel primo caso sarebbe potuto essere somministrato il peltatum di Podophyllum, nel secondo invece soluzione di mercurio. I rimedi omeopatici non hanno effetti secondari perché, come accennato prima, si comportano stimolando i meccanismi di difesa e non agiscono direttamente sulle malattie. L’omeopatia non produce miracoli e non risolverà le ferite o le malattie irreversibili che richiedono una soluzione chirurgica. Tuttavia, contribuiscono a ridurre gli effetti di quelle lesioni e ad aumentare il recupero rapido dopo la chirurgia. La frequenza della gestione varia molto da un rimedio omeopatico al seguente. Generalmente, possono essere raggruppati secondo il processo per cui sono amministrati: - Quando un trattamento è utilizzato per processi molto acuti e

prodotti recentemente, quali una ferita, un'ustione, ecc., le diluizioni

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basse dei rimedi dovrebbero essere date ad intervalli frequenti, diminuendo le dosi quando procede il miglioramento.

- Quando si tratta di processi acuti, presentantisi improvvisamente, quali la diarrea o la polmonite, le diluzioni basse inoltre sono date 3 - 5 volte un il giorno.

- Con i processi cronici e prolungati, che con la medicina convenzionale richiedono il farmaco per la vita, l’omeopatia fornisce i risultati molto efficaci. Con i problemi cronici della dermatite o dell’artrosi, riesce a curare o ridurre i sintomi al punto di non richiedere ulteriore farmaco. Le alte diluzioni sono amministrate con una frequenza che varia da una volta al giorno a una volta alla settimana/mese, secondo il caso.

Queste sono guide di riferimento di massima. Un esame completo dovrebbe essere effettuato in ogni caso particolare, prestando attenzione speciale alle modalità tipiche che ogni animale ha di manifestazione il problema, al fine di poter fornire un trattamento adeguato. I particolari che si presentano comunemente nelle ispezioni di routine, che la medicina convenzionale non prende in considerazione, sono molto significativi in omeopatia. Per esempio, come l'animale beve l'acqua, attraverso sorsi lunghi o corti? L'animale rimane fermo molto lungo o si muove frequentemente? Si appoggia a su un lato più dell’all'altro? Migliora quando fa freddo o quando fa caldo? Ecc… I rimedi omeopatici si presentano in varie formulazioni. Possono essere in granelli, iniezioni, aerosol, ecc. Quelli più ampiamente usati sono i granuli, che possono essere disciolti in acqua potabile. Anche se può suonare strano, in omeopatia la dose non è importante. È sufficiente che il corpo riceva, con frequenza relativa, (secondo il caso, come spiegato sopra) gli stimoli per reagire e rafforzare il sistema immunitario. La dose normale in un bovini da carne adulto può essere di 10 granelli e 5 granelli per i giovani vitelli. Non ci sono problemi nella somministrazione di dosi eccessive perché le sostanze sono molto diluite, quindi nessun'intossicazione può verificarsi. Per l’efficacia diun trattamento omeopatico, il fattore più importante è la selezione del rimedio adeguato e della diluzione giusta alla quale il rimedio dovrebbe essere somministrato. Ogni rimedio ha molte piccole caratteristiche da tenere presenti, sia in termini di sintomi che comportamento tipico. I rimedi omeopatici sono venduti in farmacie e sono gli stessi per gli esseri umani e gli animali. In alcuni paesi non ci sono rimedi omeopatici registrati ad uso veterinario. Tuttavia, in altri, oltre che il registro per l'uso veterinario, l’omeopatia rappresenta una parte integrante dell’addestramento medico e veterinario.

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Vediamo di seguito alcuni dei rimedi omeopatici più usati: - Mellifica di Apis. È estratto dal miele intero. Dovremmo ricordare le

manifestazioni tipiche di una puntura di ape. Un'infiammazione molto veloce compare sul posto, che è rosso ed il dolore è alleviato con gli impacchi freddi. In considerazione di questi sintomi, il rimedio può anche essere applicato, tra l’altro, per irritazioni cutanee quali le scottature solari, punture di insetti, allergie, ecc.

- Carbone vegetale. È il carbone di legna ottenuto da legni non resinosi: preferibilmente dal salice, dalla betulla o dagli alberi bianchi del pioppo. Guarisce problemi respiratori accompagnati da confusione, debolezza generale e dal desiderario di rimanere giu. È indicato per danno respiratorio quando la frequenza e la profondità di respirazione sono diminuite. Ha risultati efficaci sul neonato partorito.

- Arsenicum album. Viene dall'anidride arseniosa. Nelle circostanze normali, è una sostanza tossica molto potente che genera una gamma intera di sintomi. Con intossicazione cronica, sono stati osservati profonda debolezza con perdita del peso, infiammazione delle parti del sistema digestivo, ecc.,. Di conseguenza, l'arsenicum album altamente diluito può essere usato, fra molti altri problemi, per la diarrea acuta accompagnata da perdita di peso, prolungato stato di debolezza.

- Arnica Montana. È una pianta che si trova in abbondanza sui prati di montagna. Una volta applicata direttamente sulla pelle, produce il dolore nei muscoli che compare dopo gli sforzi o come conseguenza delle lesioni. È indicato per tutti i tipi di lesioni e può essere applicato sulla pelle o essere preso oralmente.

3.5.b.ii Fitoterapia Consiste dell'uso delle piante o dei loro derivati naturali per correggere i disordini negli animali. Gli ingredienti attivi sono sostanze che la pianta ha sintetizzato ed immagazzinato durante lo sviluppo. Da un punto di vista curativo, all'interno di singola pianta ci possono essere un certo numero di componenti attivi differenti. Fra loro, ce n’è generalmente uno che determina l'applicazione di ogni specie nel processo patologico, secondo se ci sia una quantità elevata di quel componente o la relativa attività è più potente. Gli altri componenti della pianta aiutano verso quella funzione. I componenti attivi non sono distribuiti nella pianta in modo uniforme, ma tendono ad essere concentrati in fiori e foglie, anche se possono essere trovati nelle radici. Alcuni esempi delle piante più usate:

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- Avena sativa. Contiene le vitamine dei gruppi di B, K,E, così come i minerali, quali fosforo, ferro, cobalto e magnesio. È indicata per i disordini del sistema nervoso accompagnati da mancanza di appetito.

- Caléndula officinalis. Contiene gli olii essenziali così come altre sostanze che curano le ferite. Inoltre è usata per le infezioni della pelle o per calmare il dolore.

- Eucalipto. L'ingrediente attivo è l'olio essenziale che si trova nelle foglie. È molto utile per i problemi respiratori perché disinfetta e limita la produzione del muco.

- Passiflora. Il nome comune di questa pianta è “Fiore della passione”. Contiene una sostanza calmante indicata per i disordini nervosi accompagnati da insonnia o eccitamento.

- Echinacea. Contiene l'olio essenziale considerato un antibatterico potente che combatte le infezioni. Aumenta l'immunità ed inoltre è usato per la setticemia prodotta dopo il parto.

- Cardo Mariano. Contiene sostanze protettive per il fegato e viene suggerito per risolvere i disordini del fegato.

L’omeopatia utilizza molte sostanze fitoterapiche che però non possono essere classificate come medicine omeopatiche perché non rispondono al principio fondamentale della “Legge del simile”. 3.5.b.iii Aromoterapia Ogni pianta ha un certo numero di proprietà specifiche: ridurre l'infiammazione, calmare il dolore, disinfettare, rilassare, ecc. L’aromoterapia è basata sull'uso degli olii essenziali della pianta. Gli ingredienti di questi olii sono assorbiti nella circolazione sanguigna, attivando una serie di reazioni chimiche per ristabilire l'equilibrio nel corpo. Come nel caso delle suddette terapie, il trattamento è individualizzato ed è basato sulle caratteristiche e sulle sensazioni di ogni animale. Alcuni degli olii più ampiamente usati sono: - Pino: ottenuto dalla resina. Combatte i dolori muscolari. - Lavanda: Estratta dai fiori. È usata per la disinfezione delle ferite e la

riduzione dell'infiammazione. - Eucalypto: L'olio è ottenuto dalle foglie. È molto utile come repellente

degli insetti.

3.5.b.iiii Oligoelementi e sostanze autorizzate Riportiamo di seguito i materiali di origine minerale elencati nel Reg. CE n. 889/2008, autorizzati, e gli oligoelementi specifici utilizzabili occasionalmente come additivi in derrate alimentari animali. Le seguenti materie prime sono autorizzate:

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SOSTANZA

SOTTOPRODOTTO CONSEGUENZE

DELLA SUA CARENZA

Sodio

sale marino non raffinato salgemma grezza estratta da giacimenti solfato di sodio carbonato di sodio bicarbonato di sodio cloruro di sodio

Appetito alterato: l’animale mangia e lecca tutto: pavimento, urina e sudore degli altri animali).

Potassio cloruro di potassio Perdita di appetito, debolezza muscolare, cammino rigido.

Calcio

litotamnio e maerl conchiglie di animali acquatici (inclusi ossi di seppia) carbonato di calcio lattato di calcio gluconato di calcio

Le ossa deboli, sviluppo lento, fratture facili, dolore ai legamenti.

Fosforo

fosfato bicalcico defluorato fosfato monocalcico defluorato fosfato monosodico fosfato di calcio e di magnesio fosfato di calcio e di sodio

Bassa crescita, alterazione appetito, bassa fertilità

Magnesio

ossido di magnesio (magnesio anidro) solfato di magnesio cloruro di magnesio carbonato di magnesio fosfato di magnesio

Sviluppo ritardato, rigidità muscolare, attacchi con incoscienza

Zolfo Solfato di sodio Riduzione crescita e sintesi proteica

Fra gli oligoelementi (microelementi) autorizzati come additivi nelle derrata alimentari degli animale troviamo: • (E1) Ferro: carbonato ferroso, solfato ferroso, ossido ferrico. Un

deficit produce la predisposizione alle infezioni ed all'anemia. • (E2) Iodio: iodato anidro del calcio, iodato del calcio del

hexahydrate, ioduro del sodio Un deficit procura l'inizio dei problemi del gozzo, della sterilità, della pelle e degli annessi.

• (E3) Cobalto: solfato cobaltous, carbonato cobaltous di base. Un deficit genera l’anoressia, l'anemia, la sterilità e la predisposizione alle malattie.

• (E4) Rame: ossido di rame, carbonato di rame, solfato di rame. I sintomi di mancanza sono depigmentazione di determinate zone dei capelli, disordini cardiovascolari e ossei, diarrea, ecc.

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• (E5) Manganese: carbonato manganoso, ossido manganoso. Quando c’è un deficit di questo oligoelemento, si registrano il dolore delle articolazioni, i disordini riproduttivi e le difficoltà nel tenere la posizione eretta.

• (E6) Zinco: carbonato dello zinco, ossido dello zinco. Un deficit genera anoressia, danni alla pelle e disordini riproduttivi.

• (E7) Molibdeno: molibdato dell'ammonio, molibdato del sodio. Un deficit genera la perdita di appetito, anche se le conseguenze possono essere estremamente limitate.

• (E8) Selenio: seleniato del sodio. Una mancanza di esso produce la degenerazione, i disordini della riproduzione e problemi muscolari.

Tutte queste sostanze, nella maggior parte dei casi, sono usate mentre nei formulati alimentari per evitare le carenze che generano problemi di fragilità delle ossa, problemi muscolari, sintomi nervosi, ecc. In circostanze normali, quando gli animali mangiano abbastanza fieno d’erba o del pascolo, questi oligoelementi sono assimilati automaticamente nella dieta e non è necessario aggiungerli ai formulati alimentari. Durante i periodi della scarsità delle derrate alimentari, dovuta alle avverse condizioni atmosferiche, gli animali non mangiano abbastanza fieno o pascolo, ed una mancanza di questi minerali può essere prodotta e le complicazioni possono presentarsi.

3.5.c Controllo dei vermi/parassiti e vaccinazioni dei bovini Nella produzione biologica, qualunque tipo di trattamento usato come misura preventiva è proibito. Le vaccinazioni e la sverminatura/controllo dei parassiti sono i soli trattamenti che possono essere effettuati previa autorizzazione dell’Autorità nazionale o dell’Organismo di controllo, nei casi specifici e dopo l'avanzamento dello studio sul problema verificatosi. Il numero di trattamenti effettuabili ogni anno è limitato e la tendenza sarà di ridurli gradualmente. Quindi, il momento migliore per l'avanzamento del trattamento deve essere analizzato per ottenere un'alta efficienza. Molta attenzione dovrebbe essere riservata alla trasmissione delle malattie dagli animali agli esseri umani (parassitozoonosi) stabilendo i sistemi di controllo basati sull'isolamento degli animali ritenuti sospetti di sofferenza di una malattia, analisi complementari di prova, misure igieniche, quale l'uso dei guanti, delle mascherine, ecc.

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Tutte le misure ufficiali per l'estirpazione delle malattie stabilite all'interno di ogni paese sono di applicazione obbligatoria anche nel biologico. Vaccinazione - L'ente di controllo o l'autorità preposta analizzerà ogni situazione e tutte le funzioni che possono influenzare la diffusione della malattia specifica nella zona. Gli allevatori devono essere informati di tutto il problema che coinvolge gli animali sul podere e scoprire la causa del problema. Per esempio, in particolare zone, possono essere autorizzati vaccini specifici contro malattia che progrediscono molto velocemente. Se questo tipo di vaccino non fosse autorizzato in queste zone, l'allevamento biologica non sarebbe possibile. Dovrebbero essere naturalmente preferiti vaccini con la massima efficacia e la più bassa nocività. L'uso dei vaccini generati con manipolazione genetica non è consentito. La vaccinazione dei vitelli molto giovani non è suggerita perché questi tendono ad avere buone difese dovute al colostro ricevuto dalla madre. Eliminazione dei vermi/controllo del parassita Il parassitismo è un tipo di rapporto che è stabilito fra due esseri, uno di loro, generalmente il più piccolo, si definisce parassita del più grande, in questo caso, i bovini da carne. Il parassita si alimenta dall'ospite senza ricevere qualche cosa nello scambio. Quando la presenza dei parassiti è abbondante, vengono prodotti danni nell'organismo dell'animale, accompagnati da rendimento ridotto e dall'inizio delle lesioni che possono mettere la vita dell'animale a rischio. I sintomi osservati in animali con parassitosi sono molto differenti e dipendono dal tipo di parassita ma, generalmente, tendono a sviluppare i disordini epidermici e diarrea. Il pelo di un animale in buona salute ha un colore lucido intenso. Quando l'animale sta soffrendo per qualunque tipo di carenza o di disordine, i peli sembrano opachi, sono secchi, e l'animale non si lecca più. Ogni tipo di parassita ha caratteristiche differenti in termini di posizione, tipo di ospite, percorso all'interno dell'organismo, lesione prodotta, durata della permanenza all'interno dell'ospite, ecc. Di conseguenza, quando si verifica un problema in azienda, dobbiamo conoscerne il motivo e la causa. Uno dei sistemi più semplici usati per la diagnostica del parassitismo è l'analisi delle feci. È consigliabile riunire i campioni delle feci durante i periodi differenti dell'anno, osservare la quantità di parassiti eliminati. Un'analisi delle feci effettuata per alcuni giorni ed alcuni giorni dopo

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l'eliminazione dei vermi è molto utile per la verifica del trattamento d'eliminazione dei vermi. Le feci dovrebbero essere raccolte subito dopo la deposizione, o persino direttamente dall'intestino dell'animale, in un contenitore pulito. Altri metodi di diagnosi del parassita sono l’analisi della pelle. In caso di morte dell'animale, un controllo completo (analisi) di tutti i tessuti, organi e muscoli dovrebbe essere effettuato per determinare il tipo di lesioni prodotte dal parassita in questione e per stabilire i trattamenti efficaci contro di esso. Attenzione speciale dovrebbe essere prestata ai sintomi causati dai parassiti nel vitello appena partorito, perché possono coincidere con un altro tipo di infezione e condurre alla morte del vitello in alcuni giorni. Una volta che un parassita è stato diagnosticato, il trattamento di controllo/eliminazione del parassita deve essere rapidamente attuato. L'eliminazione chimica dei vermi può essere usata con la prescrizione di ridurre il numero annuale dei trattamenti. I trattamenti dovrebbero essere del tipo più inoffensivo possibile per l'animale, usando dosaggi bassi per evitare i problemi di intossicazione. Alcuni prodotti lasciano comunque i residui nelle feci, quali i derivati di Ivermectin (principio farmacologico), che intossicano gli animali responsabili della loro disintegrazione ed i residui sono così assorbiti dal suolo. La somministrazione per via orale dei prodotti chimici è molto complicata perché le mucche non aprono la bocca e nascondono le loro teste, ma si tratta in genere di sostanze che lasciano pochi residui. In termini di trattamenti alternativi, i risultati molto buoni sono stati ottenuti con la fitoterapia e gli inconvenienti suddetti sono eliminati. Tra altri l'aglio ed il timo nell'acqua potabile sono usati come trattamenti di controllo dei vermi. Il Pennyroyal è usato come trattamento esterno di controllo del parassita quando ci sono le zanzare. I metodi di controllo di parassitismo dovrebbero essere basati sulle misure preventive. L'obiettivo è provare a realizzare una situazione armoniosa fra il parassita e l'animale senza ostacolare i tassi di produzione. L'eliminazione totale dei parassiti è impossibile perché il loro habitat è l'ambiente naturale. Fra le misure adottare per controllare i trattamenti di eliminazione dei vermi/parassita, distinguiamo le seguenti: - L'uso dei pascoli durante i periodi di concentrazione più bassa dei

parassiti, secondo gli studi effettuati in ogni zona/azienda.

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- Evitare le zone sporche che aumentano la diffusione e la permanenza di molti cicli del parassita.

- Tentare di non pascolare le stesse zone di terra ogni anno, lasciandole vuote per un anno, dato che questo riduce considerevolmente la contaminazione del pascolo.

- Le giovenche e gli animali più giovani dovrebbero pascolare sulle aree più sicure del podere. Il bestiame adulto sviluppa resistenza ed acquista un equilibrio migliore contro il parassita, senza esserne influenzato.

- Per i poderi che hanno bestiami ovino, pascolare a rotazione risulta interessante. La buona immunità è sviluppata nelle aree usate dai bovini da carne un anno e dalle pecore l’ anno successivo.

Immagine 25: Le vacche pascolano in un prato in cui sono presenti parassiti

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3.6 Manutenzione dei ricoveri 3.6.a Norme sulle dimensioni e la densità dei ricoveri Le installazioni per ospitare i bovini da carne biologici non sono obbligatorie, a condizione che le condizioni climatiche permettono che l'animale si sviluppi adeguatamente all’aperto. Nella maggior parte dei casi, il lotto delle mucche gravide può rimanere all'aperto durante l'anno, condizioni climatiche permettendo. In termini di lotti di ingrassamento, ci sono molte differenze basate sul sistema di produzione adottato dall’azienda.

3.6.a.i Aziende con allevamenti all’aperto Come precedentemente spiegato, alcuni poderi non hanno installazioni specifiche per l'ingrasso. Gli animali rimangono nel campo dalla nascita fino al momento del trasporto al macello. Sono allevati con le madri fino allo svezzamento (approssimativamente a sei o sette mesi) per poi essere separati dalle loro madri e spendere il resto del tempo al pascola in zone differenti dell’azienda.

Immagine 26: Le vacche che hanno partorito rimangono con i vitelli

fino a quando questi avranno approssimativamente sei mesi

È consigliabile seguire un sistema di rotazione del pacolo per evitare i problemi di erosione e di sovra-pascolo del prato. Nelle aziende in cui avviene l’ingrasso è importante avere ripari naturali sui pascoli, come, alberi, arbusti e cespugli, specialmente

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durante i periodi caratterizzati da temperature estreme. Se i pascoli non hanno questi tipi di rifugi, la costruzione di piccole tettoie che non hanno un effetto negativo sull'ambiente dovrebbero essere previsto. Quando gli animali non pascolano sui prati, la distribuzione dell'alimentazione dovrebbe essere alternata al pascolo

3.6.a.ii Aziende con allevamenti al chiuso Altri allevamenti hanno installazioni per ospitare gli animali durante ingrasso; questi devono soddisfare i bisogni di base del bestiame senza interferire con il loro comportamento naturale. Tutti gli animali dovrebbero avere spazio sufficiente per i loro bisogni normali, permettendo loro di muoversi liberamente, di sedersi, leccarsi, allungarsi, girarsi, ecc. Dovrebbero anche avere accesso facile ad alimento ed acqua. Altri fattori basati sul gruppo, quale il numero di individui e di divisione in base al sesso, dovrebbero anche essere presi in considerazione a garanzia del benessere degli animale. Inoltre la gestione delle derrate alimentari dovrebbe essere differenziata per ogni gruppo di animali per soddisfare i loro rispettivi bisogni. Le installazioni si comporranno di un settore coperto e di un altro per l'esercizio (spazio all'aperto). Il bestiame dovrebbe avere libero accesso ai pascoli il più possibile. Durante i periodi quando gli animali possono pascolare nel campo e la superficie del settore trattato è compatibile con libertà di movimento, l'accesso alla zona degli esercizi può essere sospeso, specialmente durante i mesi invernali. La fase finale dell’ingrasso può essere svolta all'interno delle installazioni senza richiedere le zone di esercizio, a condizione che questa non ecceda un quinto della vita dell'animale e non superi mai i tre mesi. La superficie coperta minima per le zone di esercizio e di stallaggio è stabilita nel Reg. CE n. 889/2008. Ci sono differenze basate sul peso vivo minimo dell'animale.

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Spazi minimi per aree chiuse ed aree aperte previsti per ogni capo secondo i Regolamenti comunitari (periodo transitorio sino al 31/12/2010).

Categoria Area minima coperta (m2 / animale)

Superfici scoperte (m2 / animale)

Bovini da allevamento e destinati all’ingrasso

- fino a 100 kg peso vivo- fino a 200 kg peso vivo- fino a 350 kg peso vivo- più di 350 kg peso vivo

1,5 2,5 4,0 5,0 con un min. di 1 m2/ 100 kg

1,1 1,9 3,0 3,7 con min. 0,75 m2/ 100 kg

Tori 10 30 Oltre che questo tipo di installazioni per l’alloggiamento del bestiame, in un allevamento biologico dovrebbero essere presenti altri edifici. È consigliabile avere una costruzione per immagazzinare le formulazioni alimentari, fieno e foraggio richieste durante i periodi di penuria, così come per immagazzinare i macchinari agricoli. I poderi più moderni hanno silos per immagazzinare gli alimenti ed i formulati a base di cereali, che sono erogati automaticamente. Per controllare più facilmente il bestiame e per realizzare trattamenti o vaccinazioni è utile avere gli scivoli per accelerare il lavoro. Questi possono a volte essere portatili, migliorando la maneggevolezza e non richiedendo il transferimento di tutti gli animali alle recinzioni fisse. È consigliabile avere recinti differenziati per separare gli animali, così da evitare le lotte, dato che gli animali più forti possono danneggiare gli altri. Gli scivoli trattenenti dovrebbero essere sistemati al riparo dai venti dominanti e dalle avversità atmosferiche. Nello stabilire l'isolamento o preoccuparsi dei programmi per gli animali ammalati, è vantaggio avere una sezione separata all'interno delle installazioni per questi tipi di usi. La trasmissione possibile delle malattie deve essere evitata e la sofferenza ridotto al minimo, riducendo così il più possibile la degenza.

3.6.b Sicurezza e condizioni abitative dei ricoveri Lo stato di abilità e di sicurezza delle installazioni da essere ottimale, dovrebbe essere seguita una guida di riferimento. Questi sono fattori importanti da prendere in considerazione poichè impediscono l'insorgenza di molte malattie.

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Le installazioni devono essere costruite con materiali facilmente pulibili per evitare le contaminazioni, e garantire la comodità animale e evitando l’insorgenza delle malattie. Se si presenta un problema, la disinfezione delle installazioni dovrebbe potere essere effettuata con facilità. È consigliabile che i fabbricati agricoli siano divisi nei vari annessi per facilitare il controllo della ventilazione, dell’ umidità e della temperatura. Nelle grandi installazioni è complicato mantenere tutti questi parametri entro i limiti accettabili. I problemi più frequenti con le grandi installazioni sono quelli connessi alla ventilazione. Le costruzioni dovrebbero essere orientate per facilitare l’ingresso della luce e la ventilazione naturale. Secondo le condizioni climatiche di ogni zona, l'orientamento sufficiente è desiderabile per approfittare del sole in inverno ed evitare il calore eccessivo in estate. Per realizzare questo, l'asse longitudinale della costruzione dovrebbe essere situato in un senso est-ovest, con una facciata esposta a nord e l'altra a sud. Nelle zone con venti forti, è inoltre importante che l'asse più lungo della costruzione segue il senso dei venti dominanti. Le barriere di separazione fra i lotti all'interno delle installazioni dovrebbero essere sicuri come possibile e con i bordi smussati per evitare le lesioni animali. La pavimentazione delle installazioni dovrebbe essere liscia e di un materiale non-sdrucciolevole perché se sono sdrucciolevoli possono generare problemi ossei e muscolari. Il comportamento normale degli animali è quello di giocare, montare uno un altro ed effettuare le manovre che, una volta unite con la pavimentazione difettosa, possono produrre tutti i tipi di complicazioni. Gli animali tendono a sapere dove sono le zone sdrucciolevoli ed evitano di passare su di loro. Per esempio, se nell’avvicinamento alla zona dell'acqua sta bisogna oltrepassare una zona scivolosa, possono insorgere disordini connessi con una riduzione dell’assunzione dell'acqua: gli animali mangeranno di meno, il loro sviluppo sarà ridotto. Nell’allevamento biologico dei bovini da carne, la superficie permessa massima del pavimento con le griglie o le strisce è metà del totale ed il resto deve essere pavimento in modo uniforme. I pavimenti con accumulazione eccessiva del letame producono l’allentamento dei chiodi e conducono alle infezioni dello zoccolo. Alcuni dei problemi causati dalla pavimentazione inadeguata sono: - Fratture dell'osso. - Problemi alle giunture. - Infezioni dello zoccolo. - Dolori muscolari.

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Il resto delle zone dovrebbe essere asciutto, pulito e comodo con spazio sufficiente per facilitare i movimenti dell’animale. Le basi saranno di paglia o di altri materiali e naturali e saranno cambiate o pulite quando necessario. Le mangiatoie e gli abbeveratoi dovrebbero essere disposti all'interno ed essere facilmente accessibili per incentivarne il consumo e per aumentare così la produzione di carne. Vale la pena di notare che intensificando il processo di produzione, dovranno essere più alte le misure adottate per garantire il benessere animale.

3.6.c Condizioni igienico-sanitarie dei ricoveri L'igiene sufficiente nelle installazioni aumenterà la manutenzione ed il funzionamento efficace ed inoltre avrà effetti positivi sulla salute degli animali. Ma, oltre alle buone circostanze igieniche, l'attenzione speciale dovrebbe essere prestata ad una serie di fattori inerenti le installazioni che hanno un'influenza diretta sul risanamento del bestiame, come la ventilazione, la temperatura, l'umidità relativa, le alte concentrazioni dei gas, la polvere ed il letame.

3.6.c.i Fattori che incidono sullo stato sanitario degli animali • Ventilazione - È conveniente stabilire un meccanismo naturale di

ventilazione senza dovere ricorrere al sistema meccanico che, oltre ad essere costoso, è difficili da controllare. È consigliabile analizzare con cura le correnti d'aria, poichè aumentano l'insorgenza delle malattie.

• Temperatura - La temperatura ottimale dipenderà dal tipo di conformazione dell'azienda agricola, la concentrazione degli animali così come altri fattori, quali ventilazione ed umidità. Non dovrebbero esserci cambiamenti bruschi perché gli animali richiedono un certo tempo per adattarsi alle nuove temperature.

• Umidità - L'umidità molto bassa produce la siccità nelle scanalature respiratorie superiori ed aumenta l'inizio delle malattie respiratorie. L'alta umidità unita con le temperature elevate ostacola l'eliminazione di calore dall'animale e produce le situazioni di sollecitazione termica. Tuttavia, quando l'alta umidità è unita con le temperature insufficienti, il corpo dell'animale si trasforma in bagnato, come la base e nella sensazione degli aumenti freddi. Quindi, la cura deve essere presa quando gli animali sono nel campo i giorni di pioggia, di vento e delle temperature insufficienti, poichè la loro capacità di regolare la loro temperatura corporea è ridotta.

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• Alte concentrazioni dei gas - Uno dei gas prodotti in più alta quantità è l’ammoniaca, che viene dalla degradazione di urina e dalla decomposizione della parte della materia organica. Le emissioni dell'ammoniaca sono direttamente influenzate dalla maggior parte dei suddetti fattori. Più bassa è la temperatura, più lente saranno le reazioni di decomposizione della materia e più basse le esalazioni dell'ammoniaca. Per questo motivo, più alta eliminazione di ammoniaca è prodotta al mezzogiorno e di estate, che è quando bisogna prendere precauzioni speciali. La ventilazione aumenta l’evaporazione dell'ammoniaca e facilita l'eliminazione di più emissioni. Un aumento nelle concentrazioni nell'ammoniaca irrita la mucosa respiratoria, con conseguenti disordini dei meccanismi di difesa naturali dell'animale. L'inizio dei problemi e del deficit respiratorio degli animale ne ritarda lo sviluppo. Occasionalmente, si possono osservare lotti animali tossire e, erroneamente, il problema è attribuito agli agenti virali, quando è semplicemente un problema dell'amministrazione risolto pulendo fuori il letame di bestiami, riducendo il numero di animali per il lotto e fornendo la paglia abbondante per assorbire l'ammoniaca dall'urina.

• Polvere La polvere presente nelle installazioni viene dalla zona destinata a stivare il fieno, i formulati, ecc., o la zona di esercitazione durante i periodi della siccità. Le concentrazioni di polvere devono essere ridotte attraverso l’arieggiamento dellla zona, l'innaffiamento, ecc.

• Letame bovino È importante che i pavimenti ed il sistema dei canali siano ben progettati per facilitare la pulizia delle installazioni ed aumentare il drenaggio adeguato di urina, di feci e dell'acqua di pulizia. Una quantità eccessiva di letame di bestiami nel lotto di ingrassamento ha un effetto negativo diretto su comodità animale, che provoca gradualmente la perdita aumentata del peso.

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Immagine 27: La quantità eccessiva di letame ha un'influenza

negativa sul comfort animale. Deve essere accertato che tutti questi fattori siano effettuati entro i limiti sicuri per gli animali. Quando uno di questi fattori non è adeguatamente controllato o quando ci sono interazioni negative fra loro, l'inizio delle malattie dei bestiami aumenta. Fra i sintomi più comuni che provengono dalle cause suddette ci sono: - Disordini respiratori. - Diarree. - Muco. - Irritazione dei canali mucosi. - Occhi acquosi. - Tosse.

3.6.c.ii Pulizia dei ricoveri Le installazioni dovrebbero essere pulite adeguatamente per impedire la diffusione delle malattie fra gli animali e lo sviluppo degli agenti patogeni. La pulizia delle installazioni dovrebbe includere la disinfezione degli alloggi, utensili e separazioni del lotto, ecc. I resti dell’alimentazione, il letame, l'urina e la lettiera dovrebbero essere ritirati con determinata frequenza allo scopo di ridurre tutti i tipi di odori e le alte concentrazioni di ammoniaca. Con queste misure, insetti, roditori,

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uccelli, ecc., cesseranno di essere attratti, ce contribuiscono verso la contaminazione della zona e la diffusione delle malattie. Per eliminare questi agenti (roditori, uccelli, insetti), possono essere usati microrganismi non geneticamente modificati (batteri, virus e funghi) che sono stati autorizzati per controllo dei parassiti biologici nel Reg. CE n. 889/2008. È molto importante pulire completamente tutte le installazioni dopo il trasferimento dei capi di un lotto al mattatoio, allo scopo di impedire i problemi di contaminazione e la preparazione dell'entrata del lotto seguente nelle circostanze igieniche sufficienti. La pulitura delle installazioni dovrebbe essere effettuata con determinata frequenza ed il coltivatore di bestiami egli stesso dovrebbe valutare la frequenza richiesta. Il coltivatore di bestiami dovrebbe prendere in considerazione il numero di animali per il lotto, la lunghezza durante cui l'assestamento rimane in buon dichiara, resti dell'alimento, ecc. Gli animali dovrebbero essere nelle buone circostanze igieniche perché il risanamento dichiara avrà direttamente un effetto sulle prestazioni. L'attenzione speciale dovrebbe essere prestata alla disinfezione delle zone dove gli animali ammalati sono stati. La pulitura delle queste zone dovrebbe essere fatta completamente, in primo luogo, rimuovendo i resti dell'alimento ed il letame di bestiami e, secondariamente, applicando i disinfettanti. Questi prodotti perdono l'efficacia con la materia organica, quindi dovrebbero essere usati sempre dopo completamente rimuovendo tutti i rifiuti organici. Per pulizia e la disinfezione le installazioni, gli utensili e delle attrezzature utilizzati nell'elevazione animale, una gamma di prodotti contenuti in parte E dell'annesso II della regolazione 2029/91 è autorizzata, vale a dire: - Potassum e sapone del sodio. - Acqua e vapore. - Latte di calce. - Calce. - Calce viva. - Candeggiante liquido (ipoclorito del sodio). - Soda caustica. - Perossido di idrogeno. - Essenze naturali delle piante. - Acido citrico, peracetico, lattico. - Alcool. - Carbonato di sodio.

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3.7 Gestione dei reflui zootecnici 3.7.a Raccolta ed eliminazione dei reflui zootecnici Nelle aziende biologiche, è obbligatorio mostrare grande rispetto verso l'ambiente e gli animali. L'agricoltura biologica non può esercitarsi correttamente se l'equilibrio con la natura è rotto continuamente, perché sono richieste condizioni ottimali nei campi e nei pascoli in cui gli animali sono allevati. In un allevamento biologico di bovini da carne, vengono prodotti molti residui organici ed inorganici, che andrebbero completamente riciclati. I residui inorganici sono recipienti di plastica, carta e cartone, resti dei medicamenti, siringhe, ecc. Alcuni di loro possono essere riciclati (carta, contenitori, cartone) ed altri essere depositati in contenitori speciali (come per i resti dei medicamenti e delle siringhe). I residui inorganici dovrebbero essere abbandonati nei campi o non essere mai gettati nei corsi d’acqua perché, nella maggior parte dei casi, danneggiano e distruggono la flora e la fauna dei dintorni, rompendo l'equilibrio con l'ambiente. I residui organici sono sostanze ottenute come effetto secondario della produzione dei bovini da carne e quello, se controllato bene, rappresenta un fattore importante all'attuabilità del podere. L'utilizzazione della maggior parte di questi residui avviene come fertilizzante. Il tipo e la quantità di residui variano a seconda del sistema di produzione adottato. Negli allevamenti con installazioni per il lotto dell’ingrasso, la quantità di residui sarà superiore rispetto alle aziende in cui questo lotto è sempre all'aperto, pascolando nei prati. Nel secondo caso, i residui organici saranno assorbiti direttamente dal terreno. Così pure ci saranno zone in cui la concentrazione degli escrementi è più alta ed altre in cui ci sono più residui vegetali. Di conseguenza, è consigliabile rastrellare queste zone per spargere i residui e fertilizzare uniformemente il terreno. Fra i residui organici del bestiame, distinguiamo: - Escrementi solidi. - Urina. - Resti della lettiera, paglia, segatura, ecc. - Resti dell'alimentazione, formulati, fieno, foraggio, ecc. - Acqua dei serbatoi per il bestiame. - Gas. - Acqua per pulizia. Di tutti i questi, la frazione più elevata è quella escrementi solidi e liquidi degli animali, seguiti da lettiera ed acqua.

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3.7.a.i Letame bovino Il letame animale si riferisce alla miscela fatta maturare degli escrementi, dei liquidi, della lettiera, dei resti dell'alimento e dell'acqua. I residui sono concime liquido formato dall’acqua usata per la pulitura delle installazioni. Ci sono differenze nella composizione degli escrementi dovute alle diverse tecniche di gestione aziendale, alle caratteristiche genetiche degli animali, alla dieta, alla fisiologia, all’età, al periodo dell'anno, ecc. La dieta degli animali ha un effetto decisivo sulla produzione dei residui, dato che ci sono determinate materie prime che rendono gli escrementi più liquido, generando problemi di umidità nell'assestamento. È saggio effettuare un'analisi per determinare le caratteristiche degli escrementi e per scoprire il loro valore per uso fertilizzante. In termini di composizione degli escrementi, la più alta percentuale corrisponde all’acqua, seguita dalla materia secca e poi da azoto, fosforoso, potassio, calcio e magnesio. Di conseguenza, l'uso di questo materiale come fertilizzante aumenterà la fertilizzazione delle aree aziendali ed aumenterà la produzione del pascolo per consumo animale, per essere consumato direttamente dagli animali o con la produzione di fieno e foraggio. La concentrazione del letame bestiame è limitata e legiferata allo scopo di evitare gli accumuli eccessivi e le alte concentrazioni di azoto. La quantità totale di letame per l’azienda non può eccedere i 170 chilogrammi di azoto per ettaro di superficie agricola all'anno. Nel caso di superamento di questi limiti, la densità delle mandrie dovrà essere ridotta e registrata. In alternativa le aziende biologiche hanno la possibilità di stipulare accordi con altri poderi biologici e spargere sulle loro superfici il letame eccedente. Gli Stati membri potranno ridurre questi limiti nella considerazione di altre caratteristiche della zona e dell'esistenza di qualunque altra fonte di azoto al terreno. 3.7.a.ii Gestione del letame bovino Ci sono differenze nell'amministrazione del letame animale, basate sul sistema di produzione. Se le fasi di ingrasso e parto si svolgono all'aperto, nessun quantitativo di letame viene accumulato, esso semplicemente viene distribuito uniformemente sul terreno per mezzo del trattore, assicurandosi che la concentrazione massima di azoto non sia oltrepassata. Se ingrasso e parto avvengono invece all'interno delle installazioni, il letame viene rimosso spesso, in modo da non influenzare le condizioni igienico-sanitarie degli animali. La pavimentazione delle

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installazioni dovrebbe essere impermeabile. L’abbeveramento abbondante, e dovrebbe essere cambiato frequentemente. Una volta che il letame è stato rimosso dalle installazioni, e messo nelle compostaie bisognerebbe adottare misure sufficienti per evitare di contaminare le acque del sottosuolo o farle filtrare attraverso il terreno (pavimento impermeabile). Un processo simile alla concimare con il compost avviene nell’area del concime. Il letame deve essere protetto, innaffiato, ventilato e quanto tempo prenderà per fare maturare, sarà determinato ha basato sulle condizioni climatiche di ogni zona.

Immagine 28: mucchio del letame maturo

All'aperto, le circostanze da considerare per il letame animale sono molte e variano a secondo del tipo di pavimento. Generalmente, è conveniente spargerlo presto (autunno o inverno) ed uniformemente quanto possibile, di modo che quando il sowing è effettuato, la decomposizione è già in uno stadio avanzato. I quantitativi da spargersi sul terreno dipenderanno dal tipo di letame, dalle caratteristiche del pavimento, dal tipo di raccolto, ecc. per esempio, con i terreni argillosi, grandi importi del letame molto maturo è usato. Tuttavia, con i terreni sabbiosi, meno quantità di letame sono usate e non deve essere quello fatto maturare.

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3.7.b Trattamento dei reflui zootecnici Come spiegato sopra, la maggior parte degli scarti aziendali può essere trattata adeguatamente, evitando la contaminazione dell'ambiente. Per utilizzare al meglio i residui, dovrebbe essere effettuata una separazione adeguata fra tutti i diversi componenti. 3.7.a.i Residui inorganici I residui inorganici dovrebbero essere raccolti in contenitori separati per provvedere al necessario smaltimento: - La carta ed il cartone possono essere usati nel processo concimante con il compost (spiegato sotto) a condizione che chimicamente non è stato trattato, cioè, non ha inchiostro da stampa, altrimenti non è sufficiente per uso in composta organica, anche se può essere riciclato. - I resti e le siringhe del medicamento sono considerati materiali biologici e dovrebbero essere presi agli stabilimenti di trasformazione per questo tipo di residui. - Il trattore, l'automobile e gli oli per macchine inoltre sono trattati in piante specifiche. La cura speciale dovrebbe essere presa nella fuoruscita delle queste sostanze nei fiumi o nei campi perché rimarranno nell'ambiente per molti anni. - La plastica può anche essere riciclata e riutilizzata; non dovrebbe essere lasciata nei campi. - Altri tipi di residui sono nastri metallici e corde, materiali presenti su tutto il podere e perfettamente riutilizzabili. Quando sono lasciati abbandonati casualmente nei campi o accatastati in su in un angolo, propongono un pericolo ai bestiami come, nel caso delle corde, possono produrre le malattie connesse con le ostruzioni digestive e, nel caso dei nastri metallici, le perforazioni digestive. Con il riciclaggio si riutilizzano molti degli scarti che precedentemente erano considerati monouso e, come rifiuti, andavano distrutti irrimediabilmente; in questo modo invece si contribuisce alla conservazione dell'ambiente.

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Immagine 29: Campane per il riciclaggio dei rifiuti

3.7.a.ii Compostaggio

Nel rispetto del principio del trattamento e del riutilizzo dei residui, uno dei metodi più importanti nella produzione biologica consiste nella concimazione con il compost. Come già evidenziato nella sezione sulla fertilizzazione in agricoltura biologica, questa si basa su una tecnica relativamente semplice nella quale la materia organica viene mineralizzata per divenire assimilabile dalla pianta. È un processo con cui viene realizzata una miscela omogenea, ricca di materia organica, contenente una grande quantità di minerali e di altre sostanze nutrienti. Concimare con il compost vuol dire riprodurre un processo che normalmente si verifica in natura. Per esempio, in autunno, quando le foglie cadono dagli alberi, si decompongono sul terreno e, insieme ad altri materiali vegetali, forniscono insieme all'acqua, all'aria ed ai microrganismi, la materia organica di cui le piante hanno bisogno per sviluppare l’anno seguente. Il compost è uno dei migliori fertilizzanti, costituito dalla maggior parte degli scarti aziendali. Per fare del buon compost, serve innanzitutto un buon posto dove accumulare la materia organica da degradare. La collocazione della compostala dovrebbe precedentemente essere valutata con attenzione ed adeguatamente preparata per evitare che la materia organica venga trascinata via od alterata dall'acqua, dalla

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ventilazione eccessiva o dalla temperatura. È consigliabile costruire la compostaia in un posto riparato dalle avversità atmosferiche.

Immagine 30: residuo compost

La compostaia deve essere in contatto con il pavimento perché questo aumenta lo scambio dei microrganismi che intervengono nel processo di degradazione della materia organica. Il formato delle particelle influenza la velocità di decomposizione, più piccolo è il formato degli scarti, più veloce sarà la loro decomposizione. La presenza di alcuni elementi, quali costituenti fosforosi, carbonio, azoto, è essenziale perché si verifichino le reazioni di degradazione della materia prodotta dai microrganismi. In circostanze normali, la natura non ha bisogno di nulla che non possa ottenere da se stessa. Un acceleratore biologico può essere aggiunto per ridurre il periodo di decomposizione della materia. Quando la materia organica è depositata, l'acceleratore è aggiunto ogni 20 centimetri, di modo che viene accelerato l’inizio del processo.

Che cosa può essere usato per ottenere buon compost?

- I residui delle coltivazioni, come, paglia, foglie secche, raspi d’uva, rami, buccia della frutta, segatura (non trattata), cartone, carta, ecc.

- Tutti i componenti devono provenire da produzione organica.

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- I resti animali, come, pelle, farina, ossa, residui del mattatoio, letame bestiame che fornisce l'azoto.

- Resti minerali, come, graniti, calcari, silicati, fosfati che incorporano gli oligoelementi, indispensabili per le piante.

Nel processo di compostaggio, la temperatura varia a seconda dell'attività microbica, raggiungendo valori all’interno al compost di 60 ºC.. È considerato maturo quando, dopo le varie fasi, la temperatura ritorna ai valori ambientali. Il grado di pH ottimale varia da 5 a 8. L'alta ventilazione può raffreddare il compost e ritardare il processo di degradazione. L'umidità ottimale dipenderà dal tipo di microrganismo presente nella miscela, ma varia generalmente fra 30 e 60%. Il compost può avere bisogno di essere innaffiato durante i periodi di calore eccessivo ma, nelle circostanze normali, l'acqua contenuta nella vegetazione è sufficiente. Dopo tre o quattro mesi, il compost fresco è formato, dove sono però ancora distinguibili i diversi materiali utilizzati. Due mesi più tardi otteniamo una miscela di colore nero. I residui vegetali, animali e minerale saranno stati decomposti ed il materiale risultante avrà un'alta percentuale di oligoelementi e sostanze nutrienti.

Immagine 31: compost maturo pronto per l’uso

I seguenti materiali non dovrebbero essere usati per il compost: - Resti di verdure che sono stati trattati con prodotti chimici.

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- Bucce degli agrumi perché sono troppo silicei. - Petroli e grassi. - Qualsiasi materiale non-biodegradabile.

I risultati ottenuti con la concimazione a base di compost sono simili o migliori di quelli realizzabili con i fertilizzanti chimici. In più, gli effetti negativi, quale contaminazione delle falde freatiche dovuto ad un eccesso di azoto e l'esaurimento della materia organica, sono evitati. Il compost arricchisce il terreno con la materia organica ed i microrganismi aumentano il potere fertilizzante.

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CONCLUSIONI

La produzione biologica di carne bovina è un metodo alternativo per la produzione di carne, regolamentato da una serie di norme particolari che lo differenziano dal metodo convenzionale. Affinchè un allevatore possa convertire al biologico la propria azienda è necessario che cambi il suo metodo di gestione del bestiame. In primo luogo, in un’azienda biologica la qualità prevale sulla quantità. Di conseguenza, lo sfruttamento intensivo delle risorse deve essere accantonato, perché senza qualità non c’è valore, fermo restando che l’attività deve essere reddidizia perchè dà sostentamento all’imprenditore ed alle persone che lavorano in azienda. Normalmente si crede che in questo tipo di produzione, gli animali richiedano cure supplementari e maggiore specializzazione, che gli animali ingrassino più lentamente o che siano più sensibili alle malattie in quanto vivono all’aperto, ma niente di tutto questo corrisponde al vero. Gli animali impiegati appartengono infatti a razze autoctone, tipiche della zona in cui vivono ed alla quale si sono adattate nel tempo, sviluppando resistenza alle avversità. In particolare queste razze sono più resistenti alle condizioni climatiche avverse e crescono normalmente raggiungendo gli stessi valori degli animali allevati con tecniche convenzionali. Questi animali sono adattati all'ambiente, usano le risorse che trovano in natura, lottano, giocano e pascolano liberamente nei prati quando c’è il sole, rimangono in stalla quando piove o tira vento forte. Lo sviluppo di malattie è molto più basso rispetto al convenzionale ed il loro corpo si adatta gradualmente ai mutamenti di temperatura ed ambientali. Gli animali ammalandosi molto raramente consentono un risparmio significativo sull’acquisto delle costose medicine allopatiche, oltre al contenimento dei costi di assistenza veterinaria e della forza lavoro. Quando ci sono animali ammalati in azienda, bisogna però prestare maggiore attenzione ed intervenire subito per impedire il contagio degli altri capi di bestiame. Il trattamento degli animali con terapie naturali è conveniente, sia da un punto di vista sanitario che economico: - Questi trattamenti sono economici ed i prodotti utilizzati hanno date

di scadenza molto lunghe. - I risultati sono sorprendenti. Se il trattamento viene effettuato

prontamente in una fase iniziale, le diverse problematiche sanitarie possono essere facilmente risolte (a seconda dei casi).

- Non inducono resistenza e possono essere usati anche frequentemente se necessario.

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- Non hanno effetti secondari. - Non rimangono nella carcassa animale e non lasciano residui. - Il periodo di sospensione è di 48 ore. Questo tipo di produzione non richiede grandi investimenti o strutture di allevamento di grandi dimensioni perché gli animali possono essere allevati all'aperto. La dieta degli animali, basata sulle risorse naturali e sulle derrate alimentari di alta qualità, facilita l'amministrazione dell’azienda e consente uno sviluppo sano con grande potenziale produttivo. La forza lavoro richiesta può essere persino inferiore a quella necessaria per le aziende convenzionali, dato che gli animali si nutrono all’aperto in libertà e non c’è quindi nemmeno bisogno di asportare grandi quantità di letame dalle stalle, come avviene invece negli allevamenti convenzionali. L'inconveniente principale attualmente è rappresentato dalla scarsa disponibilità di formulati alimentari certificati biologici e conseguentemente dal loro prezzo ancora troppo elevato. Ecco perché suggeriamo agli allevatori di stipulare accordi con le aziende agricole biologiche per l'acquisto di cereali ed altri ingredienti della razione alimentare quotidiana. Il rispetto per l'ambiente circostante, che fornisce tra l’altro in larga parte gli alimenti per gli animali, è essenziale per raggiungere un buon equilibrio e rendere economicamente conveniente l’attività. Una buona gestione delI’allevamento consentirà di aumentare il benessere degli animali, ottenendo produzioni di grande pregio e qualità. Lo scopo dell’agricoltura biologica è quello di ottenere prodotti sani, di qualità, certificati, del tutto differenziati dagli altri prodotti convenzionali disponibili sul mercato. Su questo tipo di produzione, oltre che i controlli effettuati dagli enti e dalle autorità competenti, esiste un controllo quotidiano svolto dallo stesso allevatore, il quale ha tutto l’interesse ad ottenere un prodotto differente, di alta qualità, con un ottimo sapore e, soprattutto, sano e buono.

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GLOSSARIO

A

− AGENTI PATOGENI (batteri, virus, funghi), usati nella lotta biologica, sono microrganismi in grado di causare nel fitofago una malattia mortale. Virus e batteri agiscono in seguito ad ingestione danneggiando solitamente gli organi intestinali dell’insetto, mentre i funghi penetrano nel fitofago dalla cuticola moltiplicandosi a spese degli organi interni. L’agente patogeno più diffuso e conosciuto è il Bacillus thuringiensis. È un batterio aerobico, sporiforme, disponibile in varie forme (kurstaki, aizawai, israeliensis e tenebrionis).

− AGOPUNTURA, terapia di origine cinese, basata sulla stimolazione terapeutica con aghi, usata in agricoltura biologica per i trattamenti veterinari in caso di allergie, problemi alle cartilagini, coliche negli equini, difficoltà riproduttive nei bovini, mastiti, prevenzione di diarree nei suini, problemi riproduttivi nel pollame.

− AGRICOLTURA BIODINAMICA, nata in seguito ad una serie di conferenze di successo svolte nel 1924 dal filosofo austriaco Rudolf Steiner, considera l’azienda come un organismo agricolo, sul quale lavorare per ristabilire le condizioni di equilibrio e di armonia con la natura. È il più antico movimento agricolo non convenzionale ed è diffuso in tutto il mondo.

− AGRICOLTURA BIOLOGICA, “… è un sistema olistico di gestione della produzione che persegue l’equilibrio dell’eco-sistema, inclusa la biodiversità, rispetta i cicli naturali e l’attività biologica del suolo. I metodi di produzione biologica privilegiano il ricorso a misure agronomiche piuttosto che all’utilizzo di inputs extra aziendali, in considerazione del fatto che caratteristiche locali richiedono sistemi locali di gestione. Questo deve avvenire con l’uso, dove possibile, di metodi agronomici, biologici e meccanici, in antitesi all’utilizzo indiscriminato di mezzi tecnici, per far fronte alle diverse esigenze produttive.” (Definizione tratta dal Codice Alimentare).

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− AGRICULTURA CONVENZIONALE, sistema agricolo industriale caratterizzato da alta meccanizzazione, monoculture ed utilizzo di inputs chimici di sintesi quali fertilizzanti e pesticidi, massimizzazione della produttività e dei profitti. L’agricoltura industrializzata è divenuta “convenzionale” solo negli ultimi sessanta anni, in seguito alla sua grande diffusione dopo la seconda guerra mondiale. Gli effetti di questo tipo di agricoltura sull’ambiente e sulle aree rurali sono stati tremendi, con ampie zone inquinate, desertificazione e danni alla salute degli operatori e dei consumatori.

− AGRICOLTURA NATURALE riflette l’esperienza dell’agricoltore-filosofo giapponese Masanobu Fukuoka. I suoi libri, “The One-Straw Revolution: An Introduction to Natural Farming” (Emmaus: Rodale Press, 1978) e “The Natural Way of Farming: The Theory and Practice of Green Philosophy” (Tokyo; New York: Japan Publications, 1985), descrivono quella che Fukuoka chiama la “non coltivazione”. Il suo metodo agricolo prevede appunto il poco lavoro e la non coltivazione, non contempla l’uso di concimi, pesticidi ed altri inputs. Nonostante questo la produttività viene assicurata da una perfetta organizzazione aziendale e dall’adozione di accurate tecniche di semina e combinazione delle piante (policoltura). In breve Fukuoka ha portato ai più alti livelli l’arte pratica del lavorare in sintonia con la natura.

− AGRICOLTURA SOSTENIBILE, si riferisce ai sistemi agricoli compatibili con l’ambiente, economicamente convenienti e socialmente giusti, capaci di garantire la produttività nel lungo periodo. Sicuramente l’agricoltura biologica è un sistema di agricoltura sostenibile, come pure lo è, ad esempio, l’agricoltura biodinamica.

− AGROECOLOGIA, è lo studio delle interrelazioni esistenti all’interno del campo coltivato, sia tra gli organismi viventi che tra loro e l’ambiente.

− AGRO-ECOSISTEMA, è l’eco-sistema del campo coltivato, un’insieme dinamico di coltivazioni, pascoli, allevamenti, flora e fauna spontanea, atmosfera, suolo e acqua. Gli agro-ecosistemi sono inseriti all’interno di più ampi paesaggi, che includono terreni non coltivati, sistemi di drenaggio, le comunità rurali e la fauna selvatica.

− APPROCCIO OLISTICO è un approccio decisionale che permette di effettuare scelte che soddisfino i bisogni immediati senza

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compromettere il benessere futuro. Questo tipo di approccio consente alle persone di tramutsre in azioni concrete i propri valori più radicati. Utilizzando una visione complessiva e di lungo termine, le persone possono prendere decisioni ed attuare comportamenti che saranno economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibili anche per le generazioni future. L’agricoltura biologica richiede, chiaramente, un approccio olistico.

− ATTIVITA’ BIOLOGICA, è un importante indicatore della decomposizione della sostanza organica nel suolo. Un’elevata attività biologica promuove il metabolismo tra suolo e pianta ed è fondamentale per la produzione sostenibile delle piante e la gestione della fertilità.

− AUDIT è un’analisi sistematica ed indipendente che serve a determinare se le attività ed i relativi risultati soddisfino gli obiettivi programmati.

B

− BACILLUS THURINGIENSIS, è il preparato a base di batteri più utilizzato in agricoltura biologica (attivo contro molte specie di lepidotteri, zanzare, ecc.).

− BILANCIO ENERGETICO AZIENDALE, l’analisi del consume energetico serve a valutare l’impatto della produzione sui cambiamenti climatici (per esempio emissione di gas che creano l’effetto serra) ed a ridurre il consumo di energia fossile (non rinnovabile).

− BIODIVERSITÁ, in agricoltura la ricchezza di biodiversità, costituita da piante ed animali di specie, varietà e razze diverse, è necessaria per sostenere le funzioni chiave dell’agro-ecosistema e consentire la produzione di alimenti sani e sicuri.

− BSE, Bovine Spongiform Encephalopathy (=Encefalopatia spongiforme bovina).

C

− CAP, Common Agricultural Policy (=PAC, Politica Agricola Comunitaria).

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− CITTA’ DEL BIO, Network di amministrazioni pubbliche che hanno deciso di investire in politiche di sviluppo rurale sostenibile fondato sull’agricoltura biologica (www.cittadelbio.it).

− COMPOSTAGGIO, è il riciclaggio aziendale delle biomasse. Durante il processo, costituito dalle fasi termofila, mesofila e di stabilizzazione, la sostanza organica (di origine vegetale, animale o mista) viene trasformata in humus, assimilabile dalle piante.

− CONDIZIONE DEL TERRENO, la struttura fisica del suolo influenza la coltivazione delle piante; un suolo in buone condizioni si presenta poroso, permette all’acqua di infiltrarsi facilmente ed alle radici di svilupparsi senza ostacoli.

− CONSOCIAZIONE, consiste nella coltivazione contemporanea di due o più colture nello stesso campo.

− CONTAMINAZIONE, inquinamento dell’azienda biologica e/o delle sue produzioni attraverso il contatto con materiali e sostanze che rendono non più certificabile il prodotto. (ad es. Contaminazioni da deriva di pesticidi provenienti da aziende convenzionali limitrofe a quelle biologiche).

D

− DECOMPOSITORI, organismi che si nutrono della sostanza organica morta (non assimilabile dalle piante), trasformandola in humus (assimilabile dalle piante).

− DOP, Denominazione d’Origine Protetta.

E

− ECOSISTEMA, è un ambiente naturale caratterizzato da interazioni dinamiche tra elementi biotici (piante, insetti, microbi e tutti gli altri organismi viventi) ed abiotici (temperatura, umidità relativa, vento, pioggia, suolo, ecc.).

− ENTE DI CERTIFICAZIONE, è l’Organizzazione accreditata dalle Autorità competenti (in Italia Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) che conduce i controlli nelle aziende sottoposte al regime comunitario ed effettua le certificazioni delle produzioni da agricoltura biologica.

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− EROSIONE, l’erosione del suolo, dovuta all’azione del vento e dell’acqua, è un problema mondiale (Pimental, 1995). È accertato che l’erosione costituisce la causa principale della degradazione dei suoli nel mondo (Oldeman, 1994). Gli effetti dell’erosione sono riscontrabili sia in campo (diminuzione della fertilità, modificazione del sistema idraulico del terreno, diminuzione dei nutrienti, della sostanza organica, dei microrganismi e dello stato di salute dei suoli in generale) che a valle (presenza di elementi indesiderati, pesticidi e sedimenti dei mezzi tecnici sulla superficie dell’acqua). I sistemi di agricoltura biologica provocano un grado di erosione dei suoli di molto inferiore rispetto a quelli riscontrabili nei campi coltivati con metodi convenzionali.

F

− FAIR TRADE, intesa di collaborazione, basata sull’equità, il dialogo, la trasparenza ed il rispetto reciproco.

− FATTORIE DIDATTICHE, aziende agricole organizzate per l’erogazione di servizi educativi ai bambini delle scuole o ad altri gruppi.

− FEROMONI, sono sostanze prodotte dagli insetti che consentono la comunicazione chimica tra individui della stessa specie. Agiscono sui comportamenti sessuali. Possono essere riprodotti artificialmente in laboratorio e venire quindi utilizzati in agricoltura sia per il monitoraggio che per la cattura massale degli insetti, opportunamente collocati in apposite trappole.

− FORAGGERE, comprendono alfalfa, orzo, trifoglio, cereali vari, sorgo ed alter piante usate per l’alimentazione animale.

G

− GRANULOSIS VIRUS, questo virus è utilizzato contro la Cydia pomonella delle mele ed è anche attivo contro altri Lepidotteri. Agisce per ingestione e per questo motivo deve essere adoperato al momento giusto sulle larve di Cydia. I raggi ultravioletti possono inattivare il virus, pertanto è raccomandata l’applicazione all’alba o al tramonto. Campo di applicazione: melo, pero e noce.

− GESTIONE DELLA FERTILITA’ DEL SUOLO, “La conservazione della fertilità del suolo è la prima condizione da rispettare in un sistema permanenete di gestione agricola”; con queste parole nel 1940 il famoso agronomo inglese Albert Howard poneva le

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fondamenta del metodo dell’agricoltura biologica. La fertilità è la capacità del suolo di garantire la produzione delle piante nel lungo periodo.

− GMO, genetically modified/engineered organism (=OGM, Organismi Geneticamente Modificati)

H

− HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) consiste nell’adozione di buone pratiche di prevenzione dei rischi sanitari a carico degli alimenti, al fine di garantirne la sicurezza e la salubrità.

− HUMUS, deriva dalla decomposizione della sostanza organica, è stabile ed ha una lunga persistenza. L’humus racchiude numerosi nutrienti, che vengono gradualmente e lentamente rilasciati alle piante.

I

− IFOAM, Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica.

− IGP, Indicazione Geografica Protetta.

− INGEGNERIA GENETICA è un’insieme di tecniche di biologia molecolare (quale la ricombinazione del DNA) con le quali vengono alterati e ricombinati i materiali genetici di piante, animali, microrganismi, cellule ed altre unità biologiche, in modo tale e con risultati non riscontrabili in natura. Le tecniche di ingegneria genetica includono tra l’altro: ricombinazione del DNA, fusione cellulare, micro e macro inoculi, incapsulamento, eliminazione e duplicazione dei geni. Tra gli Organismi Geneticamente Modificati non sono annoverabili quelli ottenuti con tecniche quali l’ibridazione naturale.

− INSETTI ENTOMOFAGI, Sono gli agenti più utilizzati nella lotta biologica e sono classificati in predatori e parassitoidi, agiscono in modo completamente diverso ma altrettanto efficace contro i fitofagi (insetti che si nutrono di parti delle piante).

− ISEAL, International Social and Environmental Accreditation and Labelling Alliance, sviluppa gli standards e controlla il loro rispetto da parte delle strutture associate, al fine di garantire e

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promuovere la certificazione (volontaria) sociale ed ambientale, quale strumento di commercio e sviluppo internazionale.

− ISOFAR, “International Society of Organic Agriculture Research”, organizzazione internazionale che promuove e supporta la ricerca in tutti i settori dell’agricoltura biologica.

L

− LAVORAZIONI DEL TERRENO, hanno l’obiettivo di creare nel suolo le condizioni fisiche necessarie per lo sviluppo ottimale delle piante. In agricoltura biologica vanno ridotte al minimo, adottando particolari tecniche tendenti a prevenire il compattamento e la creazione di suole di lavorazione, garantendo il rispetto della naturale stratificazione dei suoli.

− LETAME, è costituito dai reflui solidi e liquidi degli allevamenti animali.

− LOGO, il regolamento CE N° 331/2000 ha adottato il logo europeo dell’agricoltura biologica.

− LOTTA BIOLOGICA, In natura ogni specie animale o vegetale ha degli antagonisti (predatori, parassiti, patogeni o competitori) che contribuiscono ad impedirne la proliferazione incontrollata. Le popolazioni naturali di predatori e parassiti sono importanti per ridurre le infestazioni. Di norma un livello minimo di attacco viene tollerato per attrarre e sviluppare i nemici naturali. La lotta biologica consiste proprio nell’uso di questi “nemici naturali” per contenere le popolazioni di fitofagi entro limiti accettabili e, di riflesso, nell’incremento del numero di specie all’interno dell’agroecosistema, che diviene maggiormente complesso e quindi più stabile.

M

− MARKETING TERRITORIALE, l’agricoltura biologica può offrire un attivo contributo allo sviluppo locale sostenibile, promuovendo le tipicità locali, caratterizzando il territorio e valorizzandolo nel suo complesso. Tutto questo costituisce una leva di marketing aggiuntiva per il territorio, rendendolo “appetibile” anche all’esterno e contribuendo alla rivitalizzazione delle sue aree rurali.

− MATERIA ORGANICA NEL SUOLO, ha tre componenti: organismi viventi, residui freschi, residui ben decomposti. I residui

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freschi rappresentano la risorsa primaria di cibo per gli organismi viventi del suolo. La decomposizione dei residui freschi rilascia nel terreno I nutrienti di cui hanno bisogno le piante. La sostanza organica ben decomposta (humus) rilascia lentamente e per lunghi periodi I nutrienti di cui hanno bisogno le piante.

− MINIMA COLTIVAZIONE, si tratta di una definizione che comprende una vasta gamma di sistemi di lavorazione del terreno che tendono a preservare la copertura vegetale del suolo, riducendo considerevolmente i fenomeni erosivi legati all’azione del vento e dell’acqua. Queste pratiche minimizzano la perdita di nutrienti e di acqua, i danni alle colture e la perdita di fertilità.

− MULTIFUNZIONALITA’. La revisione di medio termine ha profondamente cambiato la Politica Agricola Comunitaria. Il nuovo modello agricolo europeo che si è andato configurando, sostiene fortemente l’estensivizzazione delle aziende agricole, le quali possono ridurre il momento strettamente produttivo a vantaggio della tutela ambientale e dell’avvio di altre attività quali il turismo rurale, le fattorie didattiche, l’attivazione di percorsi naturalistici, ecc. L’agricoltore diviene cosi anche il “guardiano del territorio” ed assume tutto l’interesse a non depauperarlo, ma anzi a preservarlo e valorizzarlo.

N

− NEEM, albero asiatico (Azadirachta indica), dal quale si estrae l’azadiractina, un insetticida naturale.

O

− OLI MINERALI Sono derivati dalla distillazione del petrolio ad alte temperature (arricchito di idrogeno) e dalla successiva estrazione con solventi. Agiscono principalmente per asfissia, soffocamento degli insetti e delle loro uova. Funzionano anche come repellenti. Agiscono per contatto diretto principalmente su piccoli insetti, come diaspidi, coccidi, afidi, psilla e acari. Sono efficaci anche contro oidio ed infestanti (in considerazione della loro fitotossicità).

− OLI VEGETALI, (olio di menta, olio di pino, olio di cumino), sono composti da sostanze naturali derivate da varie parti delle piante quali fiori, semi e frutti. Normalmente gli oli vegetali e quelli minerali vengono utilizzati in abbinamento a fungicidi e pesticidi, migliorandone l’applicazione e la durata. Gli oli vegetali hanno

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azione insetticida sugli insetti e le loro uova. Esercitano inoltre un’azione repellente.

− OMEOPATIA, è una terapia messa a punto dal medico tedesco Samuel Hahnemann all’inizio del diciannovesimo secolo, fondata sulla teoria “similia similibus curantur” (Il simile cura il simile). Secondo questa teoria le malattie guariscono con i rimedi che provocano in un individuo sano i sintomi della malattia stessa; questa viene considerata come una perturbazione della “forza vitale” dell’uomo. La cura consiste quindi nella riattivazione della forza vitale attraverso la somministrazione al malato di piccole quantità di opportune sostanze precedentemente dinamizzate, ovvero sottoposte ad un procedimento di diluizione e potenziamento che serve a renderle attive. In questo modo l’organismo riattiva i meccanismi protettivi, ristabilendo il suo regolare equilibrio biologico. Oggi molte malattie degli animali possono essere curate con le pratiche veterinarie omeopatiche.

P

− PACCIAMATURA, è la pratica che consiste nel ricoprire il suolo (nelle interfile e vicino alle piante) possibilmente con sostanza organica quale paglia, truccioli di legno, compost. Questa tecnica aiuta a preservare l’umidità nel terreno, contenere la flora spontanea, formare sostanza organica.

− PERIODO DI CONVERSIONE, il diritto comunitario ha stabilito che ogni azienda che intende aderire al regime di controllo CE del biologico, deve superare un periodo di conversione di due anni per le colture erbacee e tre anni per le colture arboree. Gli enti di certificazione e le autorità competenti possono stabilire di allungare o ridurre tale periodo.

− PERMACULTURA (AGRICOLTURA PERMANENTE): Movimento nato in Australia nel 1975. L’idea base è stata sviluppata da Bill Mollison; “il termine permacultura descrive un sistema integrato, permanente e sviluppato in fasi successive, basato sulla cooperazione ed interrelazione tra piante ed animali utilizzati per l’alimentazione umana. Una volta impostata l’azienda agricola questa si gestisce da sola.

− PIRETRINE, estratti dal Chrysanthemum cinerariaefolium, sono insetticidi naturali.

− PIRODISERBO, è un metodo di gestione della flora spontanea. L’esposizione delle piante alle alte temperature provoca uno

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shock termico nei tessuti vegetali, compromettendone irreversibilmente la funzionalità, con conseguente morte della piñata in due-tre giorni. it is a weed control method; the exposure of wild plants to high temperature provokes a thermal choc in the vegetable tissues and an irreversible deterioration of the functionality of the plant, which dies within two-three days. L’attrezzatura più utilizzata è quella a fiamma libera alimentata a GPL.

− POLISOLFURO DI CALCE viene usato come insetticida e fungicida. Il suo principio attivo è lo zolfo sotto diverse forme. Agisce come insetticida da contatto, data la causticità del preparato. É anche efficace contro la cocciniglia. Il Polisolfuro ha anche un’azione fungicida data la presenza dello zolfo. È usato per la difesa di agrumi, pesco, melo, albicocco, ciliegio, vite, olivo.

− PRODUZIONI PARALLELE, si verificano quando nella stessa unità produttiva si attuano contemporaneamente coltivazioni, allevamenti o trasformazioni gestite sia con il metodo biologico che con quello convenzionale. È da considerarsi produzione parallela anche quella che si verifica quando lo stesso prodotto viene coltivato sia con il metodo biologico che con quello convenzionale. Esistono a riguardo precise restrizioni ed accorgimenti stabiliti dalla normativa comunitaria.

− PRINCIPIO DELLA CAUTELA, è quel principio secondo il quale, quando viene svolta un’attività che potrebbe rivelarsi dannosa per l’ambiente e la salute, vanno adottate tutte le misure precauzionali possibili. Ad es. gli OGM non vanno impiegati fin quando non sia stato fugato anche il minimo dubbio sulla loro pericolosità.

− PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA, dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica”. Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica: principio di salute (l’Agricoltura Biologica dovrebbe sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come uno solo ed indivisibile), principio di ecologia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutare a sostenerli), principio di giustizia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe costruire sui rapporti che assicurano la giustizia in rispetto all’ambiente comune e le opportunità di vita), principio della

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cautela (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere gestita in modo precauzionale e responsabile per proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente).

Q

− QUASSIA, è un insetticida naturale derivato dall’albero della Quassia amara e dal Picrasma excelsa (Quassia giamaicana). I principi attivi sono quassina e neoquassina. La Quassia, oltre ad essere una pianta medicinale, è usata come repellente per cani e gatti. Agisce sul sistema nervoso, sia per contatto che per ingestione. Presentando una persistenza limitata la sua azione è piuttosto ridotta. Campo di applicazione: orticoltura, frutticoltura, viticoltura, silvicoltura, giardinaggio. Presenta bassa tossicità.

R

− RESISTENZA, è quella capacità che posseggono gli insetti di adattarsi in un certo lasso di tempo alle molecole dei pesticidi, i quali devono essere somministrati in dosi sempre maggiori per continuare a garantire lo stesso effetto iniziale. Questo fino a quando non si riveleranno del tutto inadeguati ed andranno allora sostituiti con preparati a base di altre molecole (questo è avvenuto ad es. con il DDT).

− ROTAZIONI, le piante si succedono sullo stesso appezzamento seguendo una sequenza predeterminata sulla base delle caratteristiche aziendali.

− ROTENONE, è un alcaloide, isolato per la prima volta nel 1895. É estratto dalle radici di alcune piante tropicali della famiglia delle leguminose: Derris elliptica, Derris spp., Lonchocarpus utilis, Tephrosia spp. Il Rotenone è soggetto a rapida decomposizione se esposto alla luce ed all’aria. Ha un ampio spettro d’azione, agendo contro lepidotteri, ditteri, coleotteri, ecc.. É anche usato in medicina veterinaria contro le mosche di Hypoderma.

S

− SAU, Superficie Agricola Utilizzata.

− SINTETICO, prodotto creato con processo industriale chimico. Include sia i prodotti che non si trovano in natura che quelli che simulano invece prodotti realmente esistenti.

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− SISTEMI AGRICOLI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE utilizzano inputs interni all’azienda senza necessità di approvvigionamento esterno di concimi, pesticidi, ecc., il tutto allo scopo di ridurre l’impatto ambientale, i costi di produzione ed i rischi per la salute dell’operatore e del consumatore. L’adozione di questi sistemi agricoli risulta conveniente anche dal punto di vista economico, in quanto, seppure il minore ricorso ad inputs produttivi provoca un inevitabile calo delle produzioni, si riducono notevolmente pure i costi di acquisto di fertilizzanri, pesticide, diserbanti, ecc. (che costituiscono la voce di bilancio più onerosa per le aziende convenzionali). Questi sistemi agricoli pongono inoltre le basi per un’agricoltura durevole nel tempo e sostenibile anche per le generazioni future.

− SOVESCIO, pratica che consiste nel seminare singole colture erbacee (ad es. favino) o miscugli di più specie, senza l’obiettivo di raccoglierne i prodotti ma allo scopo di interrare le piante per incorporare nel terreno biomassa verde.

− STG, Specialità Tradizionale Garantita.

T

− TERAPIA AIURVEDICA, utilizza prodotti derivati da piante officinali e minerali per sviluppare il sistema immunitario degli animali.

− TRACCCIABILITA’, si riferisce alla possibilità di seguire un alimento in tutte le fasi della sua produzione, trasformazione e commercializzazione: “dall’azienda alla tavola”.

U

− UBA, Unità di Bestiame Adulto

V

− VERMICOMPOST, miscela di rifiuti organici parzialmente decomposti e secrezioni di vermi. Contiene parti di piante, di cibo, materiale usato come lettiera dei vermi, bozzoli, vermi stessi ed organismi associati.

W

− WHO (=OMS), Organizzazione Mondiale della Sanità.

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− WWOOF, (Willing Workers On Organic Farms) lavoratori volontari nelle aziende agricole biologiche, è un network internazionale di scambio che offer vitto, alloggio e tirocinio pratico in cambio di lavoro. Sono possibili esperienze di varia durata. Il WWOF offre eccellenti opportunità formative per chi vuole avvicinarsi al biologico, scambi di vita rurale, culturali, ed infinite opportunità di conoscenza dei movimenti del biologico. (www.wwoof.org).

Z

− ZONA DI RISPETTO, zona di confine che delimita un’azienda biologica, da una convenzionale, potenzialmente in grado di contaminare l’ambiente con sostanze quali pesticidi ed altri prodotti vietati nel biologico.

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BIBLIOGRAFIA

• AAVV, La zootecnia biologica bovina e suina in Italia – Tecniche e mercato, a cura di Andrea Povellato, pubblicazione dell’INEA – Istituto Nazionale di Economia Agraria, Edizioni Scientifiche Italiane, Roma, 2005.

• L’evoluzione del mercato delle produzioni biologiche, Edizioni ISMEA, Roma, 2005.

• Berardini L., Ciannavei F., Marino D., Spagnolo F., Lo scenario dell’agricoltura biologica in Italia, pubblicazione dell’INEA – Istituto Nazionale di Economia Agraria, Roma, 2006.

SITI INTERNET

• http://www.sinab.it - Portale del Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica del Ministero italiano delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

• http://www.aiab.it - Portale dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica.

• http://www.cittadelbio.it - Il Portale del network delle Città del Bio.

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Allevamento biologico

dei bovini da carne

Progetto ECOLEARNING ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

QUESTIONARIO

(da inviare a Biocert per fax allo 081 7612734 o per e-mail: [email protected])

Il presente questionario ha lo scopo di rilevare il livello di gradimento dell’opera da parte delle diverse tipologie di utenza e di raccoglierne tutti i suggerimenti, al fine di migliorare costantemente nel tempo la qualità del servizio offerto. Le informazioni trasmesse saranno trattate in modo anonimo. Solo coloro che intendono ricevere gratuitamente gli aggiornamenti successivi dell’opera dovranno espressamente autorizzare l’Associazione Biocert al trattamento dei dati personali, compilanto e firmando la nota in calce.

1. Da quale fonte ha appreso dell’esistenza del presente manuale? □ Internet □ rivista □ in fiera □ da un collega □ altro (specificare) __________________________________________________________

2. La lettura del manuale ha soddisfatto le sue aspettative? □ in pieno □ solo in parte □ per niente

3. Ha letto altri manuali del progetto Ecolearning? □ no □ si (specificare) _________________________________________________________

4. Cosa le piacerebbe fosse inserito o modificato nelle prossime edizioni? __________________________________________________________

Grazie per il tempo che ci ha dedicato e si ricordi di compilare la nota in calce se desidara ricevere gratuitamente gli aggiornamenti del manuale.

---- nota di autorizzazione al trattamento dei dati personali --------------------------------- _l_ sottoscritt_ _________________________ , residente in

_________________________ (___) alla Via ____________________________ ,

Tel. ______________ Fax ______________ E-mail ______________________ ,

eventuale sito web _________________________________________________ ,

autorizza il trattamento dei propri dati personali, ivi compresi quelli sensibili, ai sensi e per gli effetti del D. Lgs. 30.06.03 N. 196, al solo fine di essere inserito nell’elenco dei fruitori dei servizi formativi, gestito dall’Associazione Biocert con sede in Napoli alla Via Tasso 169, e ricevere gratuitamente gli aggiornamenti successivi dell’opera acquistata. Il responsabile del trattamento dei dati è il Sig. Salvatore Basile, presidente dell’Associazione Biocert. Luogo, data, firma

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Partners del progetto comunitario “ECOLEARNING” - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

Instituto de Formación y Estudios Sociales MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.ifes.es

Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.upa.es

Formación 2020 S.A. MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.formacion2020.es

AGROLINK SOFIA - BULGARIA Sito web: http://www.agrolink.org

ARAD - Asociatia Romana Pentru Agricultura Durabila FUNDULEA - ROMANIA Sito web: http://www.agriculturadurabila.ro

BFW – Berufsfortbildungswerk Gemeinnützige Bildungseinrichtung des DGB Gmbh - Competence Center EUROPA HEIDELBERG - GERMANIA Sito web: http://www.bfw.eu.com

BIOCERT Associazione NAPOLI – ITALIA Sito web: http://www.biocert.it

Escola Superior Agrária Instituto Politécnico de Viana do Castelo PONTE DE LIMA – PORTOGALLO Sito web: http://www.esa.ipvc.pt

MÖGÉRT - Magyar Ökológiai Gazdálkodásért Egyesület BUDAPEST - HUNGARY Sito web: http://www.mogert.uni-corvinus.hu

STPKC - Swedish TelePedagogic Knowledge Center NYKÖPING - SWEDEN Sito web: http://www.pedagogic.com

STPKC