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3 INDICE Servizio Civile Internazionale via A. Cruto 43 - 00146 Roma Tel 06.5580644 - Fax 06.5585268 e-mail: [email protected] web: www.sci-italia.it Centofiori n. 64 Direttore Responsabile: Gianni Novelli Redazione e amministazione: Segreteria Nazionale SCI via A. Cruto 43 - 00146 Roma Tel 06.5580644 e-mail: [email protected] Coordinamento e realizzazione: Segreteria Nazionale SCI Grafica: Laura Basta Testi: Segreteria Nazionale, attivisti e partner SCI Fotografie: Attivisti e partner SCI Stampa: Multiprint via Braccio da Montone 109, Roma Aut. Trib. Roma 86/83 del 5/3/83 Stampato a Marzo 2012 5 PRonTI a PaRTIRe? di Riccardo Carraro e Stefania Pizzolla 7 RoMPeRe GLI SCHeMI, in viaggio verso il Sahara di Viola Valenti 9 FoRMaZIone CooRDInaToRI CaMPI e InSeRIMenTI PRoTeTTI 2012 10 BaMBInI SenZa ConFInI di Stefania Ordanini 12 CooRDInaRe un CaMPo Consigli per l’uso di Alessia Tuveri 14 PaRTono I CaMPI in asia, africa, Mediterraneo e america Latina 15 nonvIoLenZa è FanTaSIa di Simone Ogno 17 LaDyFeSTRoMa 19 DeeDS, noT woRDS! Fatti non Parole 20 ConT@TTI ReGIonaLI e LoCaLI SCI 22 SoSTIenI SCI

Centofiori - speciale campi: sei pront@ a partire?

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rivista del Servizio Civile Internazionale - n.64

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INDICEServizio Civile Internazionale viaA.Cruto43-00146Roma

Tel06.5580644-Fax06.5585268e-mail:[email protected]:www.sci-italia.it

Centofiori n. 64

Direttore Responsabile: GianniNovelli

Redazione e amministazione:

SegreteriaNazionaleSCIviaA.Cruto43-00146Roma

Tel06.5580644e-mail:[email protected]

Coordinamento e realizzazione:

SegreteriaNazionaleSCI

Grafica: LauraBasta

Testi: SegreteriaNazionale,attivisti

epartnerSCI

Fotografie: AttivistiepartnerSCI

Stampa: Multiprint

viaBracciodaMontone109,Roma

Aut.Trib.Roma86/83del5/3/83

StampatoaMarzo2012

5 PRonTI a PaRTIRe? diRiccardoCarraro eStefaniaPizzolla 7 RoMPeRe GLI SCHeMI, in viaggio verso il Sahara diViolaValenti

9 FoRMaZIone CooRDInaToRI CaMPI e InSeRIMenTI PRoTeTTI 2012 10 BaMBInI SenZa ConFInI diStefaniaOrdanini12 CooRDInaRe un CaMPo Consigli per l’uso diAlessiaTuveri

14 PaRTono I CaMPI in asia, africa, Mediterraneo e america Latina

15 nonvIoLenZa è FanTaSIa diSimoneOgno

17 LaDyFeSTRoMa

19 DeeDS, noT woRDS! Fatti non Parole

20 ConT@TTI ReGIonaLI e LoCaLI SCI

22 SoSTIenI SCI

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Conoscere tante persone provenienti da molti contesti e paesi, vivere un’esperienza di volontariato internazionale,

in Italia o all’estero, avvicinarsi a culture e popoli diversi da noi attraverso una condivisione autentica della loro vita quotidiana, queste sono alcune delle tante entusiasmanti opportunità che un campo di volontariato offre. Si avvicina la stagione dei campi estivi, momento massimo di impegno e realizzazione concreta del nostro lavoro, seguendo quel motto formulato tanti anni fa e ancora valido “deeds not words”, fatti non parole. Nel programmare la stagione in Italia, nell’immaginare quali campi di volontariato proporre e organizzare, cerchiamo sempre di offrire una pluralità di temi e di contesti, dal campo di volontariato nell’ecovillaggio di Granara, a quello contro la costruzione della base militare Dal Molin a Vicenza, a quello durante il Gaypride di Bologna. Tanti temi perché tante sono le possibilità di attivazione, e sopratutto perché il campo vuole rimanere sempre e comunque uno strumento, e non un fine in sé stesso.

ProNtI a PartIrE?

Il campo del Servizio Civile Internazionale, in qualunque paese lo si faccia, non è solo un’esperienza di volontariato internazionale, ma è un mezzo per attivarsi, per conoscere, per riuscire a porsi delle domande, ampliare la propria visione del mondo e poi avere stimoli e motivi per diventare cittadin* attiv* ogni giorno, dalle scelte quotidiane personali a quelle collettive. Un campo SCI è un modo per avviare processi, per stimolare cambiamento collettivo, per creare e valorizzare relazioni di gruppo. Ogni anno, quando organizziamo campi, ci troviamo davanti alla sfida, alla complessità e alla ricchezza di essere una associazione con una storia così lunga. E’ entusiasmante sapere quante persone in questi anni “sono passate attraverso lo SCI”, chi per lungo tempo, chi per la breve durata di un campo di volontariato. Per moltissimi questa breve o lunga esperienza ha contributo alla propria crescita, ha stimolato a intraprendere cammini e ad allargare i propri orizzonti, a cambiare direzione o continuarla con più motivazione. Tutto ciò è una ricchezza, ma è anche

di riccardo Carraro e Stefania Pizzolla

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una sfida, perchè ci muove l’ambizione di continuare ad avere questo ruolo importante per tanti giovani e meno giovani del nostro paese, e quindi ci stimola a proporre campi di qualità e valore che sappiano svolgere questa funzione nel miglior modo possibile. Negli anni c’è chi attraverso un campo SCI ha capito in cosa vuole investire il proprio impegno sociale, il proprio essere cittadin* attiv*, c’è chi ha potuto conoscere il proprio paese ideale, ma c’è pure chi con lo SCI ha legato amicizie di lunga durata o addirittura ha incontrato il proprio compagno/compagna di vita. La crisi economica che stiamo vivendo si abbatte anche sul mondo del volontariato, come era immaginabile. Da un lato anche una esperienza a costo ridotto come un campo può risultare inaccessibile, e questo vale ancor di più per i campi nel Sud del Mondo. Dall’altro lato anche il campo

viene troppo spesso percepito come una esperienza formativa verso il lavoro o l’apprendimento linguistico, snaturando il suo essere anzitutto cittadinanza attiva. Sta allora a noi in questo contesto riuscire ad affrontare queste criticità, riuscendo per esempio ad proporre molti campi interessanti in Italia dove le spese sono ancor più limitate, ma anche comunicando quanto ci caratterizza in modo più chiaro e netto, sapendo poi mantenere una proposta di campi che non sia una risposta al bisogno di vacanza economica. Auguriamo quindi una buona stagione campi a tutt*, nella speranza che possiate trovare, questa estate, in un campo SCI quella opportunità di contribuire al cambiamento quanto mai urgente nel contesto storico in cui viviamo.

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“Devi essere matta dopo un anno di impegni a passare l’estate così” è stato uno dei commenti

più incoraggianti da parte di mia madre, e il giorno prima di partire pensavo proprio che avesse ragione. Ero stanca morta, con un anno di fatica da smaltire e passare l’unico mese libero, agosto, in Senegal durante il periodo del Ramadan mi appariva come una decisione avventata. Ma questa sensazione è spesso l’inevitabile preludio di grandi esperienze. Appena messo piede nel piccolo villaggio di Nguere Mandakh, nell’entroterra senegalese questo timore era

del tutto scomparso, la mente sopraffatta dalla necessità di capire. Di capire tutto: chi erano le persone con le quali avrei vissuto, cosa avrei fatto e, soprattutto, cosa dicevano. La famiglia che aveva accolto me e la ragazza francese che è stata la mia compagna in quelle tre settimane ci guardava con curiosità, sia i bambini che gli adulti attenti ad ogni nostra mossa. Ma questo momento di rispettiva osservazione non è durato che un minuto: gli uomini volevano sfruttare l’occasione di parlare in francese, con i bambini è bastato un pallone a rompere il ghiaccio, le donne, curiose, ridevano dei nostri modi e vestiti.

di Viola Valenti

romPErE glI SChEmI

in viaggio verso il Sahara

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Il primo e principale problema era la lingua: le dieci parole di wolof che avevo appuntato in un foglietto circoscrivevano la conversazione a aspetti pratici e mi pentii di non aver avuto un dizionario con un lessico più nutrito. Ma mi sbagliavo: il wolof non è una lingua, è uno stile di vita, un’impostazione mentale, una cultura che permea di sé ogni azione quotidiana e non si può comprendere con una traduzione ma solo attraverso la condivisione dell’azione. È proprio questo che offre questo campo: la possibilità di entrare in una cultura vivendola nei suoi aspetti più quotidiani, spesso banali, ma che riescono a far penetrare i principi su cui si basa una cultura più di ogni sua altra manifestazione. Le attività che svolgevamo erano, infatti, strettamente routinarie: sveglia presto (almeno credo, non riuscivo quasi mai a capire che ora fosse, spesso non avevo idea neppure di quale momento della giornata fosse, se non dai vari richiami alla preghiera dell’imam) e gita verso i campi: non avrei mai il coraggio di chiamare lavoro quel debole e inutile, quando non dannoso, zappettare nei campi che tanto faceva ridere i bambini, con cui tutto era naturale, sereno, divertente. La giornata si svolgeva con loro e con le donne, tra i tentativi di parlare quella lingua così diversa e giochi improbabili che lasciavano incantati tutti. Dopo impacciati aiuti nella preparazione della cena arrivava il tanto atteso tramonto, che con i suoi colori stupefacenti o accompagnato da piogge torrenziali, segnava la fine del digiuno. La sera a contendersi la nostra attenzione c’erano anche gli uomini, con i quali avevamo tentavamo di chiarire i nostri dubbi e le nostre curiosità, mentre loro facevano, scherzosamente, inutile proselitismo religioso. Sembrava troppo da comprendere e insistevamo per avere informazioni che solo raramente e con riluttanza ricevevamo. Pensavo

che non ne sarei mai venuta a capo senza spiegazioni, solo vivendo con loro. Eppure funzionava, e dopo pochi giorni le tematiche di dialogo si ampliavano e diventavano più complesse e interessanti, andavamo da sole a comprare l’indimenticabile pane fresco e aiutavamo nella preparazione dei monotoni pasti, stavamo con la gente senza sentirci più il centro dell’attenzione. Il calo, pur debole, di interesse da parte dell’orda di bambini era il segno più evidente: eravamo entrate a far parte della loro quotidianità. In una comunità dove le attività sono ripetute e sempre fatte in gruppo, senza distrazioni né momenti di solitudine, il tempo si espande, e acquista un valore umano. Il tempo condiviso crea le relazioni, inserisce nel contesto, fa comprendere con l’esperienza, senza bisogno di insegnamenti. Un tempo scandito da religioni e stagioni, eppure immobile e immutato, sereno. Un tempo che permette l’esistenza di una società come comunità partecipata, senza condizionarla o individualizzare i suoi membri. Una sensazione questa, che non sparisce e che, nonostante il ritorno e la ripresa della vita di sempre da dove l’avevo lasciata, riaffiora e rivede tante passate certezze.

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CoorDINatorI CamPI E

2012La stagione dei campi è alle porte e presto partiranno le ISCRIZIONI alle formazioni per diventare coordinatori di campi SCI.

Una delle caratteristiche dei campi in Italia di quest’anno sarà l’inserimento di giovani provenienti da contesti di svantaggio sociale (giovani che stanno scon-tando una condanna penale e giovani inseriti in un percorso di riabilitazione, giovani migranti, richiedenti asilo e rifugiati politici, giovani appartenenti a mi-noranze ecc.) - allo scopo di caratterizzare ancora più compitamente i campi SCI in Italia come spazi inclusivi di AGGREGAZIONE, PARTECIPAZIONE e ATTIVAZIONE della società civile.

Le formazioni saranno due: una a Torino e l’altra a Napoli - entrambe tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno (le date saranno pubblicate a breve sul sito dello SCI-Italia).

I costi di partecipazione (costi di viaggio, vitto e alloggio) saranno coperti al 100% con un massimo di rimborso spese pari a 120 euro per i costi di viaggio.

Per informazioni scrivere a: [email protected]

FormaZIoNE INSErImENtI

ProtEttI

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BamBINI SENZa CoNFINI

di Stefania ordanini

Nell’agosto 2011 ho partecipato a un campo di lavoro a Bacoli (NA) organizzato dallo SCI in partnership con l’associazione

“Bambini Senza Confini”. Il campo faceva parte dei No More War Camps, ovvero quei campi che si prefiggono l’obiettivo di lavorare concretamente per diffondere tra i partecipanti i temi della pace e della risoluzione non violenta dei conflitti. I bambini senza confini in questione sono bambini e bambine saharawi appartenenti a quella parte del popolo saharawi che vive nel deserto algerino lontano dal Sahara Occidentale, loro terra d’origine. Il loro esodo risale a più di 30 anni fa, quando dovettero scappare da una duplice invasione militare ad opera del Marocco e della Mauritania intenzionati a prendere il controllo del territorio e delle risorse naturali di una terra appena abbandonata dalla Spagna colonialista. È dal 1975 che la sabbia di Tindouf sta ospitando oltre 150000 persone che vivono nelle loro jāima (tende), soluzioni abitative precarie e identificative di un esilio considerato solo temporaneo, perché i Saharawi non hanno mai smesso di credere di poter tornare a casa.

L’associazione “Bambini Senza Confini”, come molte altre in Italia e in Europa, organizza durante l’estate l’accoglienza di un certo numero di bambini saharawi. Questo viaggio è per i ragazzini un modo per allontanarsi dal caldo estivo del deserto, ricevere le cure mediche che altrimenti non potrebbero avere e visitare un Paese diverso. Ma non solo, altrimenti perché questi bambini sarebbero chiamati Ambasciatori di Pace? La loro presenza è un modo per portare in Europa la loro storia e il loro messaggio e per far rendere noi più consapevoli di quello che loro vivono. E questo, nel nostro caso, è avvenuto anche grazie alla presenza dei loro accompagnatori, ragazzi saharawi che hanno fin da subito condiviso con noi volontari la loro storia e i loro racconti. Durante il campo il nostro lavoro è stato quello di stare e vivere insieme

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ai bambini. La nostra principale attività era andare in spiaggia; se pensate a quanta poca acqua ci sia nel deserto e a quanto bello possa essere il mare nei racconti dei propri nonni, che l’hanno dovuto lasciare, potete immaginare che le ore passate in mare non erano mai abbastanza! Si aggiungevano poi giochi, balli e gite, che non sono mai mancati durante la nostra permanenza a Bacoli. Abbiamo anche organizzato una piccola rappresentazione teatrale, in cui i bambini erano tanti Aladino che vengono scacciati dallo loro casa a causa della maledizione di un mago cattivo; per ritornare indietro fanno visita a Russia, Belgio e Italia (Paesi di origine di noi volontari) dove, tra le altre cose, chiedono al parlamento europeo di poter tornare a casa e imparano a ballare la tarantella. Naturalmente a tutti gli Aladino almeno un desiderio è concesso; ma non pensate che tutti vogliano solo ritornare a casa (quella vera, nel Sahara Occidentale): alcuni hanno anche desiderato diventare

architetto, medico e postino. Il nostro campo è stato speciale perché ci ha permesso di entrare in diretto contatto anche con la cultura saharawi. Il rito del tè ha sempre accompagnato le nostre chiacchiere, durante le quali abbiamo imparato la storia del popolo saharawi, ma anche barzellette russe e favole belghe. L’incontro culturale è stato l’anima di questa esperienza, che ha dato energia anche quando le ore di sonno venivano trascurate per dar spazio a domande e curiosità. Gli amici napoletani conosciuti ci hanno poi permesso di conoscere il territorio e non viverlo solo come una base di appoggio. Purtroppo quest’anno il campo non ci sarà perché, per tutta una serie di motivi, non è stato considerato ripetile da entrambe le associazioni. Ed è indice di serietà e onestà, secondo me, non proporre dei campi se si è consapevoli che possono presentare dei problemi. Ma non per questo taccio la mia testimonianza, che è proprio l’impegno che mi sono presa con i miei amici saharawi, sperando che questo racconto rappresenti per voi quello che il campo ha rappresentato per noi volontari, ovvero lo stimolo a capire, informarci, partecipare e essere uniti e attivi contro le ingiustizie della nostra società mondiale, che in fondo è anche la motivazione principale che ci spinge ogni anno ad organizzare campi di volontariato SCI.

Una estrella polisaria me despertó

Una estrella polisaria me habló

Una estrella polisaria respondió

Que viendrá la libertad

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Coordinare un campo SCI è un’esperienza imprevedibile, estemporanea. Per me rappresenta un break, un viaggio alla scoperta

di nuove culture e situazioni che mi mette alla prova, fortifica o smorza alcuni lati del mio carattere, mette in luce le mie qualità e i miei difetti. L’opportunità di mettere in stand-by la vita “normale” e di affrontare un’esperienza nuova, la cui dinamica e i cui risultati sono assolutamente imprevedibili fino alla fine del campo. Un’avventura vera e propria, di quelle in cui è contemplata l’adrenalina e la capacità di lasciarsi andare a sensazioni forti...

Il coordinamento è un compito che richiede prevalentemente doti relazionali, carisma ed empatia.Chi coordina un campo è curioso, aperto, flessibile, comunicativo, perfino pedagogico. Il campo è, infatti, la somma di individualità, sensibilità, culture, interessi diversi che per un periodo limitato convergono per il raggiungimento di un grande obiettivo. E lo fanno condividendo la “camera” da letto o qualche volta perfino la tenda, il bagno, mangiando assieme tre volte al giorno, sforzandosi di comunicare in una lingua che, quasi sempre, non è la propria, mettendo a nudo il proprio modo di essere e di agire 24 ore al giorno. Chi coordina un campo deve essere in grado di creare velocemente empatia e condivisione con perfetti sconosciuti, deve essere convinto del fatto che dedicare i propri sforzi a una causa condivisa, e quindi faticare assieme unisca, rinvigorisca e, col sudore, faccia eliminare le “tossine”, spesso accumulate

nella vita quotidiana. Ancora, deve divertirsi e/o appassionarsi scegliendo un campo che affronta situazioni che gli stanno particolarmente a cuore. Passione, sensibilità e determinazione sono fondamentali.

Fare in modo che le volontà individuali convergano nella maniera migliore verso l’obiettivo è un compito che richiede sensibilità e attenzione. Si concretizza trasferendo, comunicando, raddrizzando, intervenendo in situazioni di tensione e lasciando spazi ricreativi e perfino solitari, se necessario. Capita anche e non è così raro, che un volontario molli prima della fine del campo.Normalmente la complicazione porta i volontari e i membri dell’associazione a confrontarsi per capire come poter reintegrare e coinvolgere la persona. Dopo aver fatto tutti i possibili tentativi, è meglio lasciare la presa e, quando questo succede, è importante rendersi conto che è qualcosa che prescinde da te.

In questi anni ho imparato che i campi, diversi tra loro per luogo, obiettivo, caratteristiche, culture e tradizioni coinvolte hanno tutti un elemento in comune: la presenza di scansafatiche, persone che si trovano lì ma hanno lasciato la loro motivazione altrove (perlomeno, io ho sempre sperato che l’avessero almeno lasciata da qualche altra parte! ;). È incredibile ma mi è capitato di trovarli perfino nell’associazione proponente e, con una certa frequenza, tra i giovani volontari. Bisogna affrontare anche loro,

CoorDINarE UN CamPo dialessia tuveri

Consigli per l’uso

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sempre. Integrarli appena possibile, capire per cosa si emozionano e provare a motivarli o, in ultimo, fare in modo che non intacchino la motivazione degli altri e quindi la buona riuscita del progetto.

A questo proposito, consiglio a tutti i futuri coordinatori di frequentare la formazione prima di affrontare un campo. Ci sono almeno due appuntamenti all’anno dedicati a chi vuole intraprendere questo percorso e consistono in un vero e proprio mini-campo di 2 giorni. A mio parere indispensabile perché ti fa entrare nella dinamica propria del campo, mentalmente, fisicamente, psicologicamente e ti fa capire in maniera chiara se il ruolo fa per te oppure no. Ti fornisce tanti buoni strumenti collaudati e frutto di esperienze decennali. Strumenti preziosi che supporteranno efficacemente lo svolgimento del tuo ruolo. Un’altra cosa fondamentale che acquisisci con la formazione è che è necessario dosare la tua responsabilità nei confronti della buona riuscita del campo. Qualunque cosa succeda,

il modo di operare degli altri non dipende necessariamente da te ma dal background, dalle abitudini di vita, dall’educazione dell’altro/a sempre maggiorenne e vaccinato/a quindi comunque fuori dal tuo controllo e dalla tua responsabilità… Tu avrai un piccolo ma importante ruolo nella sua vita e se riesci in quei 10/15 giorni, niente in confronto ad una vita intera, a trasmettergli/le qualcosa è avvenuto il miracolo. Quindi, calma, tranquillità, capacità di problem solving ed empatia. Capite subito chi vi può supportare e sostenere e fateglielo fare. Può essere un volontario o un membro dell’associazione. Abbiate voglia di aprire ed entrare in contatto con tutti, non chiudete, non difendetevi, non tenete il muso e non pretendete… La cosa più importante è il raggiungimento dell’obiettivo in una costruttiva dinamica di confronto e crescita personale e voi siete un tassello importante del processo. Non l’unico.

Buon viaggio!

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PartoNo I CamPI IN aSIa, aFrICa, mEDItErraNEo E amErICa latINa! PartECIPa aglI INCoNtrI DI FormaZIoNE!Se lo spirito di un campo internazionale di lavoro volontariato è lo stesso in Scozia come in Ghana, o in India o in Nicaragua, ben diversa è la situazione che lo ospita, i messaggi e gli stimoli da mandare e da ricevere: la solidarietà corre sul filo della presenza, della disponibilità e del rispetto verso culture lontane dalle nostre. Condizioni logistiche ed ambientali particolari richiedono ovviamente uno spiccato senso di adattamento e grande sensibilità. Prima di partire è necessario partecipare agli incontri di formazione.Gli incontri organizzati fra marzo e giugno si sviluppano su due weekend: il primo livello è introduttivo e informativo rispetto a visione, modalità SCI e campi nel sud del mondo; riceverai la lista dei campi e scoprirai come si svolgono i placement. inoltre, attraverso testimonianze, giochi di ruolo, simulazioni avrai modo di capire se noi e i campi siamo fatti per te, e se tu sei fatto per i campi! Questo primo incontro viene organizzato in diverse città italiane e puoi iscriverti direttamente presso il gruppo locale che lo organizza. Il secondo livello sarà concentrato in due zone del paese a fine Maggio, e sarà dedicato all’approfondimento sociale, culturale, politico e storico dell’ area geografica del mondo in cui si è deciso di andare. Deciderai se partecipare a questa formazione dopo averci conosciuto nel primo livello.Gli incontri di formazione sono sempre residenziali, dalla mattina di Sabato al primo pomeriggio della Domenica, ricreiamo in piccolo l’atmosfera di un campo, dormendo, mangiando insieme e collaborando alla gestione della struttura che ci ospita. Per partecipare a questi incontri è necessario possedere la tessera soci e contribuire alle spese di vitto e alloggio (la donazione varia fra i 15 e i 20 euro a seconda della struttura ospitante)

Piemonte: 24-25 marzo [Berzano]info e iscrizioni [email protected] Roma: 31 marzo-1 aprileLa Città dell’Utopiainfo e iscrizioni [email protected] Lombardia: 14-15 apriledata e luogo da confermare info e iscrizioni [email protected] Napoli: 21-22 aprileinfo e iscrizioni [email protected]

Emilia Romagna: 28-29 apriledata e luogo da confermare info e iscrizioni [email protected] Padova: 5-6 maggioinfo e iscrizioni [email protected] Roma: 12-13 maggioLa Città dell’Utopiainfo e iscrizioni [email protected]

Le date per il secondo livello verranno comunicate durante il primo.

Trovi maggiori info su campi e formazioni al link

http://www.sci-italia.it/index.php/scambi-nordsud/campi-nel-sud-del-mondo

glI INCoNtrI PrImaVErIlI DI PrImo lIVEllo SaraNNo:

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NoNVIolENZa è FaNtaSIa

di Simone ogno

Il falò che illumina un paesaggio lunare, una tenda che si copre di stelle, il risveglio procede sornione tra olive e pomodori, i profumi della cucina mediterranea. Non è la cronaca di una vacanza al mare ma i preparativi per il quinto anniversario della resistenza nonviolenta ad Al Ma’sara, che ogni venerdì si mobilita in marcia verso la

Junction Road 3157. Tra i punti focali nel programma del Popular Struggle Coordination Committee si trova la creatività della protesta, una maniera per non svilire la resistenza, per renderla appetibile anche ai più giovani.

L’aria è quella delle grandi occasioni, quasi elettrica nelle nuvole fumose che si levano all’orizzonte, una tv locale che brancola alla ricerca di un’intervista, la presenza di numerosi attivisti internazionali provenienti da Francia, Spagna, Norvegia, Italia e israeliani del gruppo Anarchists against the Wall.

La conclusione della preghiera del mezzogiorno sancisce l’inizio del corteo che si snoda tra le vie del villaggio e dei due adiacenti, le bandiere palestinesi che riconquistano il loro spazio, un arcobaleno della pace che si muove insieme a loro, i canti e le risate, le fotocamere che fremono per cogliere l’attimo.

Il blocco effettuato dai soldati israeliani non si fa attendere, rispetto a venerdì scorso il loro numero è notevolmente inferiore e conquistiamo metri di asfalto, il corteo si arresta solo quando i blindati si pongono di traverso e impediscono il passaggio. Il nervosismo dei militari è evidente, l’inferiorità numerica pare metterli in difficoltà nonostante i manganelli e le armi automatiche: la curiosa paura dell’oppressore. Uno tra i più giovani si volta in continuazione, cerca conforto nello sguardo degli altri commilitoni quasi fosse il suo primo giorno, un altro porta continuamente la mano sulla bomboletta del tear gas, ci si aggrappa come un rosario; un altro giovane soldato si esprime con il linguaggio fisico della violenza: spintona, digrigna i denti, sbatte i piedi.

L’ordine è quello di rimanere a bordo strada, all’interno della linea gialla che separa la carreggiata dai campi.

- racconto vincitore del concorso campi 2011 -

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Tra i manifestanti c’è chi siede sull’asfalto, chi rimane immobile dinanzi all’elmetto, chi si muove al ritmo dei tamburi.Le cariche si muovono come la marea, crescono e si placano accompagnate dai manganelli, e quando colpiscono allo stomaco rimane il sapore amaro della bile; un’attivista francese sceglie di sdraiarsi e viene sollevata con la forza. M. viene colpito con un pugno allo stomaco, sbraita e si dimena, ci spiega in seguito che è una strategia ben collaudata negli anni: pochi minuti di confronto diretto che non mostrino l’inferiorità dei manifestanti, a seguire un approccio più soft e l’ultimo approccio affidato alla mediazione.

L’idea covata dal nostro gruppo può finalmente vedere la luce, indietreggiamo di qualche decina di metri e raggiungiamo la macchina di un membro dei Comitati, solleviamo con un sorriso beffardo due pentole colme di pasta e le portiamo dinanzi ai militari. I piatti vengono distribuiti tra i manifestanti che ne apprezzano significato e gusto, siamo pronti per il passo successivo: offrire il cibo ai soldati.

Gli sguardi sono sbigottiti, c’è chi ride davanti alla nostra mano tesa, chi rimane impassibile, si volta, rifiuta. Provo a convincere un giovane dallo sguardo fiero; “non c’è il veleno”, gli suggerisco portando alla bocca la forchetta. “Non è per il veleno, non posso comunque”, è la risposta.

Gli attivisti francesi adottano lo stesso metodo con il far bretone, i risultati sono non cambiano ma l’atmosfera è rilassata, i militari non sono spaesati. La manifestazione si conclude con spirito rilassato, gli attivisti rimasti percorrono insieme la strada di ritorno verso Al Ma’sara.

La quotidiana illegalità dell’occupazione non spegne gli animi dei Comitati e tracciano la via per consegnare la Palestina ai palestinesi, così su queste terre cresce un germoglio di speranza: nonviolenza è fantasia.

La fantasia al potere!

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Sono passati ormai sei mesi dai fantastici giorni della Ladyfestroma 2011 e ancora oggi non è facile

rendere in sintesi la complessità e l’importanza di quell’esperienza. Tre giorni di workshop, performance e concerti, ma soprattutto tre giorni di condivisione di spazi e pratiche politiche, tre giorni di conversazioni serrate sulla potenza sovversiva dei corpi, tre giorni di confronto sull’importanza strategica dell’autoproduzione e di un approccio culturale d.i.y (do it yourself). Il programma? Fittissimo: dal workshop di vjing, al seminario sullo squirting, l’eiaculazione femminile, in un’ottica di riappropriazione tanto dei “saperi” quanto dei “piaceri”; dai concerti hip hop fino all’elettronica più sperimentale, passando per gli stornelli romani rivisitati in chiave femminista; e poi tantissime le proiezioni e le body performance: dal porno terrorismo al dragking,

la ladyfest2011 ha offerto il palco a corpi in conflitto e a corpi in trasformazione. Ed è così che possono succedere cose incredibili: una pornoterrorista chiede che si partecipi nud@ alla sua performance e in pochi minuti centocinquanta persone si svestono completamente, assistono alla performance e decidono di fare un giro del parco prima di rivestirsi, tra sguardi increduli e divertiti; e poi ancora, trenta donne entrano in una palestra da cui dopo un paio d’ore escono trenta uomini o meglio trenta dragking, incalzati dalla curiosità di bambini e bambine che vogliono sapere quanto serio fosse questo gioco. Eh già, perché alla ladyfest c’erano pure i bambini e le bambine, accompagnati da mamme e papà che sono impegnati in un discorso critico sulla genitorialità che considerano sia educativo attraversare uno spazio liberato. Realizzare tutto ciò è stato possibile grazie all’ospitalità del centro sociale “La Torre”, una delle tante realtà romane che da anni contrastano la politica della speculazione

laDYFEStroma

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immobiliare e della mercificazione culturale, attraverso le pratiche dell’occupazione e dell’autogestione di spazi, divenuti ormai una base fondamentale per qualsiasi progetto con ambizioni conflittuali radicali.

In questo contesto il contributo delle volontarie SCI è stato importantissimo. Donne arrivate da tutta Europa, come del resto le altre ospiti della Ladyfest. Immediatamente coinvolte

nella dinamica del’autorganizzazione, le volontarie hanno subito capito che la chiave per vivere a pieno uno spazio liberato era autodeterminarsi. Dopo brevi sessioni informative tutte e 8 le partecipanti al campo hanno trovato un proprio spazio collaborando con la cucina, con lo spazio-ludoteca Ladybaby, organizzando autonomamente la manutenzione del campeggio allestito nel parco e supportando fortemente la difficilissima parte logistica dell’organizzazione… e se tutto è andato così incredibilmente bene, il merito è decisamente anche loro! Ma il contributo più importante da parte delle volontarie è stato il mettersi in gioco personalmente: tutte hanno partecipato ai workshop, hanno assistito alle performance ed agli spettacoli offrendo alle organizzatrici il proprio punto di vista nei momenti di confronto. E’ stata una collaborazione di arricchimento reciproco: per le volontarie un’occasione per avvicinarsi alle tematiche femministe e queer in un laboratorio vivo piuttosto che in un’aula accademica; per la Ladyfestroma una possibilità di verifica e miglioramento della propria capacità di comunicare, includere e contaminarsi. Arricchirsi di esperienze come l’organizzazione di un festival internazionale e sperimentare pratiche di partecipazione diverse, proposte da soggetti vicini ed affini rappresenta per la laLadyfest un passaggio indispensabile per diventare uno dei fattori propulsivi di una rete in cui circolano relazioni e saperi per alimentare un movimento artistico, politico e culturale che sia radicale e conflittuale, nella conquista e nella pratica della libertà… di essere, scegliere e di agire.

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DEEDS, Not worDS! FattI NoN ParolE

90 anni di campi di volontariato ci hanno insegnato che per attuare un cambiamento concreto nel mondo, è necessario partecipare attivamente.Abbiamo imparato che lavorare insieme ed avere un obiettivo comune è lo strumento migliore per abbattere le barriere geografiche, razziali, di orientamento sessuale, di religione e di abilità.

Il Servizio civile Internazionale è fatto di uomini e donne che sanno guardare lontano, con curiosità sensibilità e rispetto, ma che allo stesso tempo hanno voglia di attivarsi nei propri territori di appartenenza e di non soprassedere a scelte economiche e politiche che ci privano della libera autoderminazione delle nostre vite, si oppongono ad una democrazia realmente partecipativa e mercificano i beni comuni.

I campi di volontariato sono lo strumento del nostro impegno e del nostro attivismo; il modo per portare avanti ciò in cui crediamo e per provare a concretizzare i nostri immaginari.

Nel resto del mondo, così come in Italia, quest’anno invitiamo ai nostri:

Speriamo che partecipare ai campi SCI possa creare fra giovani e meno giovani la consapevolezza che serve per agire nel proprio contesto,

nella propria casa e nella vita di tutti i giorni.

Pronti a partire, quindi, e a tornare.

Consapevoli, Attivi e con la voglia di cambiare, assieme

GREEN CAmPS, per invertire la rotta di un sistema sociale ed economico basato su consumi, sprechi e sfruttamento ambientale, verso un mondo EcoLogicamente sostenibile.

CAmPI “TuTTI INCLuSI”, per riconoscere le differenze ed imparare ad apprezzarne il valore.

CAmPI IN mOVImENTO, per sostenere i movimenti della società civile impegnati nella difesa dei diritti e dell’ambiente e per promuovere la partecipazione delle comunità locali nelle scelte che riguardano il territorio e le risorse locali.

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Segreteria nazionaleviaA.Cruto43,00146-RomaTel.065580644Fax.065585268Email:[email protected]:www.sci-italia.itCampi di volontariato: [email protected] di volontariato a lungo termine (LTv - Sve):[email protected],[email protected] e scambi nordSud:[email protected] su Inclusione sociale: [email protected]: [email protected] generali:[email protected] List Stili di vita Sostenibili:[email protected]

aBRuZZoemmanuela Rotondoe-mail:[email protected] Paolo (napoli)e-mail:[email protected] Zarrella (avellino)tel.3204743642;e-mail:[email protected]

eMILIa RoMaGna SCI Bolognae-mail:[email protected]:3898014296-3405633875-3482662876Blog del gruppo SCI Bologna:www.scibologna.blogspot.com/Silvia ampollini (Parma)e-mail:[email protected] veneZIa GIuLIa Barbara Gambellin (Pordenone)tel.3497485226;e-mail:[email protected] Segreteria nazionaleviaA.Cruto43,RomaTel.065580644Fax.065585268E-mail:[email protected];web:www.sci-italia.it“La Città dell’utopia”viaValeriano3/F,Roma(MetroBasilicaS.Paolo)e-mail:[email protected];www.lacittadellutopia.it;tel:0659648311LIGuRIa SCI Genovaemail:[email protected] Testinotel.3396713868Denise Murgia (La Spezia)tel.0187414129oreseraliemail:[email protected]

CoNt@ttI rEgIoNalI E loCalI SCI

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LoMBaRDIa SCI LombardiaviaAccademia53,20131Milanoe-mail:[email protected] Schiano (Milano)tel.3401364689Informagiovani Sondrio c/o Policam-pus Consorzio Sol.Co. SondrioViaTiranosnc-23100Sondriotel.efax:0342518239;sito:www.policampus.itemail:[email protected] antinori (ancona)tel.3287092982dopoleh.20PIeMonTe SCI Piemontec/oCentroServiziVSSPviaToselli1(ang.corsoArimondi6/a),10129Torino(areapedonaledifrontealPolitecnico)e-mail:[email protected]:www.sci-piemonte.itCarmen Fiore (Torino)tel.3394708757valentina Contin (Tortona, aL)tel.3355784626Lisa Lissolo (Ivrea, To)tel.3459739806Luca Robino (Moncalieri)tel.3479734315PuGLIa SCI Bariemail:[email protected];web:www.sci-bari.ittel.3403646421SaRDeGna SCI Sardegnatel.3395482930(Elena)e-mail:[email protected] Carta (Sassari)email:[email protected] Lai (Calagonone/Dorgali (nu)tel.078493186

SICILIaGiorgio nasillo (Palermo)email:[email protected] Scollo (Catania)e-mail:[email protected] Jacopo Di Stefano (Perugia)[email protected] PisaviaSilvioPellico6–56125email:[email protected] D’alessandrotel.05023601;e-mail:[email protected] Testino (Firenze)tel.3396713868;email:[email protected] aLTo aDIGe Beatrice De Blasi (Trento)tel.0461391113(orepasti)email:[email protected] SCI Padovaemail:[email protected] Danieli (Padova)tel.3896749213Mattia Bernardini (vicenza)email:[email protected];tel.3293534093

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