28
PIEMONTE Via Nizza, 150 – 10121 TORINO Tel/Fax 011/6624382 - Fax 011/6624735 e-mail: [email protected] LOMBARDIA Via Mercato, 5 – 20121 MILANO Tel. 02/86464631 – Fax 02/860437 e-mail: [email protected] LIGURIA Vico San Matteo, 2/16 – 16100 GENOVA Tel. 010/2476193 Fax 010/2475391 e-mail: [email protected] Via Orefici, 8/7 - 16123 GENOVA Tel e fax 010/8603538 e-mail: [email protected] VENETO Via della Montagnola, 37 30174 VENEZIA –MESTRE Tel/Fax 041/5441133 e-mail: [email protected] Piazza Giovanni XXIII, 2 – 35129 PADOVA Tel. 049/7808172 – Fax 049/8941206 e-mail: [email protected] FRIULI VENEZIA GIULIA Via Valdirivo, 42 – 34122 TRIESTE Tel. 040/6773370 – Fax 040/371234 e-mail: [email protected] Piazza della Libertà, 1 - 33100 UDINE Tel. 0432/508070 – Fax 0432/295629 e-mail: [email protected] EMILIA ROMAGNA Via Guidotti, 33 40134 BOLOGNA Tel. 051/433043 - Fax 051/435034 e-mail: [email protected] TOSCANA Via Martelli, 8 – 50122 FIRENZE Tel. 055/212951 – Fax 055/212962 e-mail: [email protected] UMBRIA Via M. Angeloni, 80 – 06124 PERUGIA Tel. 075/5693655 – Tel/Fax 075/5153278 e-mail: [email protected] LAZIO Via Francesco Dell’Anno, 6/8 – 00136 ROMA Tel. 06/39751484 – Fax 06/39734223 e-mail: [email protected] LAZIO Viale Liegi, 48/B – 00198 ROMA Tel. 06/8416336 – Fax 06/8416343 e-mail: [email protected] MARCHE - ABRUZZO - MOLISE Via Arco Alfieri, 3 – 67100 L’AQUILA Tel/Fax 0862/481057 e-mail: [email protected] CAMPANIA Via S. Giacomo, 41 – 80132 NAPOLI Tel. 081/7917020 – Fax 081/5512594 e-mail: [email protected] PUGLIA Via Putignani, 141 – 70122 BARI Tel. 080/5219681 – Fax 080/5219726 e-mail: [email protected] CALABRIA E LUCANIA Via Roma, 28/D – 87100 COSENZA Tel. 0984/791741 – 791923 Fax 0984/791961–e-mail: [email protected] SICILIA Via Principe di Belmonte, 94 90139 PALERMO Tel/Fax 091/6113684 e-mail: [email protected] Centri Territoriali FALCRI

Centri Territoriali FALCRI 2004/7_8_2004.pdfVia Principe di Belmonte, 94 90139 PALERMO Tel/Fax 091/6113684 e-mail: [email protected] Centri Territoriali FALCRI. FAL CRI PROFESSIONE

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PIEMONTEVia Nizza, 150 – 10121 TORINOTel/Fax 011/6624382 - Fax 011/6624735e-mail: [email protected]

LOMBARDIAVia Mercato, 5 – 20121 MILANOTel. 02/86464631 – Fax 02/860437e-mail: [email protected]

LIGURIAVico San Matteo, 2/16 – 16100 GENOVATel. 010/2476193Fax 010/2475391e-mail: [email protected]

Via Orefici, 8/7 - 16123 GENOVATel e fax 010/8603538e-mail: [email protected]

VENETOVia della Montagnola, 3730174 VENEZIA –MESTRETel/Fax 041/5441133e-mail: [email protected]

Piazza Giovanni XXIII, 2 – 35129 PADOVATel. 049/7808172 – Fax 049/8941206e-mail: [email protected]

FRIULI VENEZIA GIULIAVia Valdirivo, 42 – 34122 TRIESTETel. 040/6773370 – Fax 040/371234e-mail: [email protected]

Piazza della Libertà, 1 - 33100 UDINETel. 0432/508070 – Fax 0432/295629e-mail: [email protected]

EMILIA ROMAGNAVia Guidotti, 3340134 BOLOGNATel. 051/433043 - Fax 051/435034e-mail: [email protected]

TOSCANAVia Martelli, 8 – 50122 FIRENZETel. 055/212951 – Fax 055/212962e-mail: [email protected]

UMBRIAVia M. Angeloni, 80 – 06124 PERUGIATel. 075/5693655 – Tel/Fax 075/5153278e-mail: [email protected]

LAZIOVia Francesco Dell’Anno, 6/8 – 00136 ROMATel. 06/39751484 – Fax 06/39734223e-mail: [email protected]

LAZIOViale Liegi, 48/B – 00198 ROMATel. 06/8416336 – Fax 06/8416343e-mail: [email protected]

MARCHE - ABRUZZO - MOLISEVia Arco Alfieri, 3 – 67100 L’AQUILATel/Fax 0862/481057e-mail: [email protected]

CAMPANIAVia S. Giacomo, 41 – 80132 NAPOLITel. 081/7917020 – Fax 081/5512594e-mail: [email protected]

PUGLIAVia Putignani, 141 – 70122 BARITel. 080/5219681 – Fax 080/5219726e-mail: [email protected]

CALABRIA E LUCANIAVia Roma, 28/D – 87100 COSENZATel. 0984/791741 – 791923Fax 0984/791961–e-mail: [email protected]

SICILIAVia Principe di Belmonte, 9490139 PALERMOTel/Fax 091/6113684e-mail: [email protected]

CentriTerritoriali FALCRI

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FALCRI

P R O F E S S I O N E B A N C A R I O

ORGANO

DELLA FEDERAZIONE

AUTONOMA LAVORATORI

DEL CREDITO E

DEL RISPARMIO ITALIANI PB mensile anno XVIsped. in abb. postaleart. 2 comma 20/clegge 662/96 filiale di Roma

n. 7/8 lug/ago 2004

Bilanci sociali delle BancheEsito di una ricerca sul campo

2002meno di 30 banche

200?totalità delle banche

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DIRETTORE RESPONSABILE

Bianca Desideri

COMITATO DI DIREZIONE

Salvatore AdinolfiMariangela ComottiRoberto FerrariGiuseppe FrignatiMaria Francesca FurfaroMichele InturriAleardo Pelacchi

Questo periodico è associatoalla Unione Stampa PeriodicaItaliana

Autorizzazione del Tribunale diRoma n. 17196 del 30-3-1978

Redazione: Roma, Viale Liegi, 48/bTel. 06.8416336-334-328-276Fax 06.8416343e-mail: [email protected]

Progetto grafico e copertina:Carlo Grechi

Impaginazione e stampa:Edizioni Grafiche Manfredi sncVia G. Mazzoni, 39/a 00166 -RomaTel. 06.6243159 - Fax06.6140499

Finito di stampare nel settembre 2004

Per le fotografie di cui nonostante le ricerche nonsia stato possibile rintracciare gli aventi diritto laFALCRI si dichiara disponibile ad adempiere aipropri doveri. Gli articoli firmati impegnano sologli autori e ne rappresentano il pensiero persona-le. Tutti i diritti sono riservati. I testi non possonoessere riprodotti senza autorizzazione.

SOMMARIOPBP R O F E S S I O N E B A N C A R I O

GRUPPO DI RICERCA

Coordinamentoscientifico:

Luciano Hinna, professore della Facoltà di Economiadell’Università di Roma Tor Vergata, si interessa da anni diRSI e bilanci sociali. Ha condotto ricerche e pubblicato di-versi articoli e saggi sul tema ed il volume del Sole 24 Ore“Il bilancio sociale” (2002), e quello della Franco Angeli “Ilbilancio sociale nelle amministrazioni pubbliche” (2004).Nel 2003 ha coordinato la predisposizione del cd rom for-mativo Falcri sulla responsabilità sociale.

Coordinamentotecnico e redazionedei testi:

Dott.ssa Chiara Bruni, del gruppo di lavoro sul BilancioSociale della Facoltà di Economia dell’Università di TorVergata di Roma.

Analisied istruttoriadei bilanci sociali:

Il Servizio Studi Falcri ha creato un gruppo di lavoro, coor-dinato da Roberto Ferrari Vice Segretario Generale Falcri,per le analisi e la rilevazione, composto da: StefanoBianchi, Pietro Borella, Gastone Ciompi, Franco del Conte,Claudio Griggio, Massimiliano Lanzini, Giuseppe Santoste-fano, Renato Serra.

Bilanci Sociali delle bancheEsito di una ricerca sul campo

UNION NETWORK INTERNATIONAL

• Perché una ricerca sui bilanci sociali delle banche

• Obiettivo e metodologia della ricerca

• I risultati della elaborazione del questionario

• Forma, struttura e contenuto dei bilanci sociali

• La ricerca Falcri ed il confronto con altre ricerche

sui bilanci sociali delle banche

• Sintesi dei risultati emersi: il Rating Falcri

13610

1820

numero 7-8luglio-agosto 2004

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La Falcri ha prodotto,già più di un anno fa,un CD ROMformativo/informativosulla ResponsabilitàSociale dell’Impresache si propone di fornireprioritariamente ailavoratori bancari, inquanto stakeholderprincipali delladimensione interna delleAziende, ma anche a tuttii portatori di interessidella banca, unostrumento che consentauna lettura consapevoledelle opportunità che laresponsabilità socialeoffre sia all’internodell’impresa che nelcontesto sociale diriferimento.Fare formazione su untema come quello dellaresponsabilità socialerappresenta una rispostadel sindacato alla semprepiù diffusa richiesta diqualità, di comunicazionetrasparente tra tutti isoggetti che fannoriferimento all’impresa, dicomportamenti aziendaliche siano coerenti conprogetti di medio/lungorespiro e con la crescitaprofessionale deilavoratori.Quello della RSI è unimportante percorso daperseguire conconsapevolezza edeterminazione.

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RICERCA FALCRI PROFESSIONE BANCARIO 1

C’è un iceberg a rappresentare la realtà della responsabilità sociale o, più precisamen-te, la diffusione dei bilanci sociali nelle banche italiane. Un iceberg la cui punta af-fiorante costituisce solo il 9% della sua massa potenziale. Il 9%, infatti, rappresentala percentuale delle banche che a fine 2002 hanno presentato un bilancio sociale a

testimoniare l’orientamento delle singole aziende del settore del credito alla RSI.La ricerca Falcri, in collaborazione con esponenti dell’Università di Tor Vergata, realizza un’anali-si strutturale e qualitativa dei bilanci sociali 2002 delle banche italiane, con la finalità di studiaree diffondere le best practice del sistema fornendo utili indicazioni e suggerimenti per svilupparevolontariamente la responsabilità sociale.La Falcri già da tempo si propone come soggetto attivo nel campo della conoscenza e promozio-ne del tema della Responsabilità Sociale dell’Impresa o Corporate Social Responsibility. E’ convinta che lo sviluppo di pratiche e comportamenti sul terreno della RSI offrano importantiopportunità di sviluppo a tutti i soggetti che ruotano all’interno e all’esterno dell’azienda.Si tratta di un tema o, più precisamente, di uno spazio, tutto da approfondire, conoscere, speri-mentare e, soprattutto, da innovare continuamente.La crescente domanda di trasparenza che arriva dalla società civile e l’accresciuta richiesta di com-petitività impongono alle aziende profondi cambiamenti, tra cui una maggiore attenzione alle esi-genze e aspettative della clientela, dei propri dipendenti e di tutta la società in una progettualitàdi medio/lungo respiro che punti alla crescita qualitativa, allo sviluppo durevole e alla creazionedi valore per tutti gli attori dell’impresa.Purtroppo il tema rischia di consumarsi come una moda o di essere considerato come una sem-plice operazione di marketing finalizzata perlopiù a rilanciare l’immagine delle aziende. Proprioper questo la Falcri ritiene sia indispensabile fare cultura sulla responsabilità sociale al fine di pro-vare a valorizzare concretamente le opportunità offerte incorporando nelle strategie aziendali iprincipi che ne sono alla base. Nella RSI lo stakeholder è normalmente spettatore dei comportamenti dell’impresa ed, invece, laFalcri untende collaborare a promuovere una stagione nuova, quella degli stakeholder attori del-la RSI che non si limitano a valutare l’offerta di informazione delle banche in materia, ma si fan-no promotori di una domanda.La domanda si alimenta solo con la conoscenza: da qui, prima la predisposizione e la diffusione,ormai più di un anno fa, di un Cd Rom Falcri finalizzato ad informare, formare e sensibilizzaresul tema della RSI, con una specifica attenzione al mondo bancario che si sta mostrando partico-larmente interessato alle strategie della CSR e in cui Abi e Sindacati del settore hanno di recentecondiviso un “Protocollo sullo sviluppo sostenibile e compatibile” nell’ambito dei principi dellaRSI. Oggi, la Falcri realizza la ricerca sui bilanci sociali esistenti destinata a tutti i soggetti che svol-gono direttamente o indirettamente un ruolo di stakeholder, ma anche e soprattutto a quello cheè uno degli stakeholder più importanti: i dipendenti. Soggetti che, a differenza di altre categoriedi stakeholder, passano in banca come minimo 35 anni della loro esistenza, consapevoli che dalloro comportamento dipende gran parte del consenso e della fiducia che la società civile ricono-sce alla banca. Dall’indagine Falcri emerge, invece, che è solo un’azienda ad informare e forma-re il proprio personale in materia di RSI.Il personale dipendente, al contrario, può e deve diventare portatore di una domanda di comu-nicazione e di informazione all’interno della propria banca sul tema della RSI che non può cheessere che positiva per tutto il sistema. Da qui l’impegno del Sindacato ad essere parte attiva nelprocesso in atto, a fare cultura sulla RSI, a condividere con le aziende principi e finalità, nella con-vinzione che ottenere valore aggiunto sulla banca significa estenderlo pure a favore dei dipen-denti e della società nel suo complesso.Tuttavia non è auspicabile una omologazione delle esperienze della RSI in quanto non è possi-bile pensare ad una soluzione che si adatti a tutte le realtà e per tutte le stagioni.Il “comportamento socialmente responsabile” delle imprese si deve collocare in un processo di-namico e non statico a favore della creatività e della innovazione.E’ inoltre importante che le pratiche e gli strumenti delle imprese in materia della RSI non ven-gano definite, attuate e valutate unilateralmente, ma è necessario che al processo partecipino, co-me evidenziato anche a livello internazionale, in una logica di relationship e non solo in una lo-gica di reporting, anche le parti interessate per evitare il rischio dell’autoreferenzialità, sempre inagguato quando si tratta di “buone azioni”. La ricerca Falcri sui bilanci sociali delle banche italiane è incentrata su due momenti: l’elaborazio-ne e diffusione di un questionario su un campione di circa 80 banche, finalizzato a valutare il li-

Francesca FurfaroSegretario

Generale Falcri

PERCHÉ UNARICERCA SUI

BILANCISOCIALI

DELLE BANCHEITALIANE

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PROFESSIONE BANCARIO RICERCA FALCRI2

vello di interesse e conoscenza sull’argomento e l’analisi strutturale e qualitativa dei bilanci so-ciali 2002 delle Banche Italiane (circa 30 bilanci su poco meno di 300 banche, escludendo il set-tore delle Banche di Credito Cooperativo e le Banche estere) attraverso una “procedura di istrut-toria” che ha valutato la forma, la struttura e il contenuto dei bilanci sociali e ha elaborato unRating Falcri sulle singole aree degli stessi.Si è consapevoli che il bilancio sociale è solo uno degli strumenti finalizzati a promuovere la RSIe che rappresenta il momento ultimo della rendicontazione di un processo articolato e continuo. Rappresenta, comunque, la promozione di atti e documenti che incentivano la cultura e la diffu-sione di comportamenti eticamente e socialmente responsabili. Tra l’altro, il delicato momento che il sistema bancario sta vivendo dopo i casi Argentina, Cirio eParmalat, suggerirebbe un più ampio e spontaneo coinvolgimento di tutto il sistema su questo ter-reno. La Falcri intende portare avanti un’azione di promozione positiva fornendo al sistema bancario, at-traverso la propria ricerca e l’utilizzo di un modello scientifico, spunti e suggerimenti sia per offri-re un contributo nella impostazione dei bilanci sociali, sia per promuovere, di fatto, la diffusionedegli stessi nel sistema, anche attraverso una “concorrenza virtuale” al suo interno.L’analisi Falcri può rappresentare per le banche che redigono il bilancio sociale un motivo di sod-disfazione ma anche di confronto; per quelle che non lo fanno, invece, uno stimolo a realizzarlocon spunti concreti ed operativi. L’obiettivo è il “benessere” della banca, perché dalla banca dipen-de anche il “benessere” dei dipendenti e della società.Il bilancio sociale, soprattutto se vede un opportuno coinvolgimento dei portatori di interesse coni quali poter anche individuare indicatori condivisi per la redazione dello stesso, può essere un im-portante strumento di ascolto, di comunicazione e di diffusione di cultura sulla RSI e, come tale,strumento strategico per garantire uno “sviluppo durevole”.Tra le “pieghe” del bilancio economico delle banche c’è un intangible asset che è costituito dallafiducia e dalla reputazione.Il bilancio sociale può quindi rappresentare un’integrazione sinergica del valore finanziario-patri-moniale con la capacità di generare valore in termini di fiducia, consenso, coinvolgimento, rela-zione, valorizzazione del capitale intellettuale.La ricerca Falcri non comprende la verifica della coerenza tra quanto riportato in bilancio e gli ef-fettivi comportamenti aziendali bensì è “un’analisi del metodo senza entrare nel merito”.E’ tuttavia evidente che la struttura del bilancio sociale dovrebbe essere coerente ed integrata allelinee programmatiche ed alle strategie aziendali. In ogni caso, l’analisi effettuata sui modelli è ri-sultata utile a rilevare discordanze e possibili aree di miglioramento.L’obiettivo prioritario che si è posto la Falcri, è quello di proporre un contributo al miglioramentocontinuo sul percorso della RSI attraverso un modello scientifico di valutazione del bilancio socia-le. Il gruppo di lavoro Falcri ha proceduto ad una valutazione quali-quantitativa delle informazionicontenute in ciascun “campo” individuato per identificare “le migliori prassi nelle prassi migliori”del sistema bancario da offrire come benchmark di riferimento per chi fa il bilancio sociale o perchi non lo fa ancora.La scelta di formare un gruppo di lavoro “interno”, sebbene affiancato da esperti del mondo acca-demico, risponde ad un preciso obiettivo della Falcri: quello di agevolare la diffusione di momen-ti formativi e informativi sul tema della RSI investendo su propri dirigenti sindacali che hanno con-tribuito, già da due anni, ad accrescere nel Sindacato consapevolezza, attenzione e sensibilità sul-la materia.Della RSI se ne parla molto oggi, nel settore bancario come in altri contesti. La Falcri ha scelto dicontribuire concretamente al passaggio dalla fase dell’enunciazione alla fase dell’azione e promo-zione reale. Infatti la ricerca sui bilanci sociali può essere considerata la seconda iniziativa Falcri di“responsabilità sociale” dopo la realizzazione del cd rom formativo/informativo sul tema della RSI.La RSI è fatta di valori ed una cosa abbiamo imparato in questi due anni di lavoro sul tema: esisteun gap tra i valori dichiarati e i valori vissuti, nonché tra i valori percepiti dal mercato. Questo gapva superato e della RSI non se ne deve solo parlare, ma va adottata come filosofia di gestione.L’obiettivo auspicabile è quello di un complessivo innalzamento della media generale del sistemabancario, attraverso l’emergere della sua parte più consistente.Nell’affidare alle considerazioni di ciascuno i dati della ricerca, la Falcri non può che augurarsi chequel 9% del sistema bancario, che rappresenta la punta affiorante dell’iceberg, cresca fino ad emer-gere completamente.

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L’obiettivo principale della ricerca èquello di offrire uno spaccato deibilanci sociali predisposti dallebanche italiane per l’esercizio

2002, del loro contenuto e della loro impo-stazione. Lo studio vuole essere di utilità siaper le banche che già realizzano un bilanciosociale, ancora poche per la verità, sia per lebanche che ancora non lo redigono e chesono la maggioranza. Questa “maggioranzasilenziosa” che ancora fa parte del sommer-so della RSI, avendo forse intenzione di rea-lizzarlo, si guarda intorno, come sempre ca-pita in queste occasioni, in cerca di spunti epunti di riferimento in coloro che hanno giàintrapreso tale via.Questa l’utilità della ricerca che si rivolgeanche alla comunità dei “professional” delbilancio sociale, agli accademici, ai consu-lenti ed agli operativi, che almeno a giudica-re dai convegni e seminari che si susseguo-no, sembrano essere sempre più numerosied attivi benché spesso appartengano ad al-tri comparti economici.La cronaca, però, registra più convegni e se-minari sul bilancio sociale che bilanci socialie questo da un lato è un bene, se viene pre-so come un indicatore di interesse, ma dal-l’altro nasconde il rischio che il tema si con-sumi nello slancio della moda senza arrivaremai alla sua fase di maturazione.Il bilancio sociale, purtroppo, è già nel vo-cabolario di molti, ma nella conoscenza dipochi e il fine della ricerca è anche quellodi offrire un contributo di conoscenza e didivulgazione agli stakeholder interni dellebanche: dirigenti, dipendenti e sindacato.Il bilancio sociale è “uno specchio”, afferma-va qualche anno fa Mario Viviani, è unospecchio che riflette una situazione, ma chefa anche riflettere. La ricerca vuole essere a sua volta uno spec-chio che riflette la situazione del sistemadelle banche italiane, ma che contribuisceanche a farlo riflettere sul gap da colmare intema di Responsabilità Sociale d’Impresa(RSI) ed adozione dei suoi strumenti, bilan-cio sociale in primis.La metodologia seguita per portare a termi-ne la ricerca ha visto la creazione, in primaistanza, di un gruppo di lavoro presso ilServizio Studi Falcri coordinato da esperti inmateria della Facoltà di Economiadell’Università di Tor Vergata e composto inbuona parte da coloro che avevano già par-tecipato al progetto che aveva prodotto nel2003 il cd rom “FALCRI e la ResponsabilitàSociale”.

RICERCA FALCRI PROFESSIONE BANCARIO 3

OBIETTIVOE METODOLOGIADELLA RICERCA

Cos’è il bilancio sociale

Dal cd rom “FALCRI e la ResponsabilitàSociale”: “documento di sintesi del

processo di rendicontazione sociale.Costituisce uno strumento di supporto allagestione dell’impresa, poiché attraverso la

raccolta sistematica dei dati sui risultatietici e sociali il management è in grado di

anticipare i giudizi e le aspettative deglistakeholder e quindi di definire linee

strategiche di miglioramento peraccrescere la fiducia degli interlocutori;

rappresenta, inoltre, un importantestrumento di comunicazione rivolto versol’interno della struttura e verso l’esterno,

che contribuisce a creare un clima internofavorevole (senso di appartenenza) e a

rafforzare il consenso e la legittimazionead operare da parte della collettività”.

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PROFESSIONE BANCARIO RICERCA FALCRI4

Si è, poi, proceduto alla selezione di un cam-pione di 72 banche italiane scelte per dimen-sione, categoria di appartenenza e distribuzio-ne territoriale decidendo di proposito di esclu-dere dal campione le banche estere ed ilmondo delle Banche di Credito Cooperativo(BCC) che, per la numerosità e l’attività parti-colare in materia di bilancio sociale rischiava-no di condizionare troppo la ricerca ed offrireun profilo del sistema bancario non corrispon-dente alla realtà.Alle 72 banche selezionate è stato inviato unquestionario che andava a censire le motiva-zioni sottostanti alla predisposizione del bilan-cio sociale e, se predisposto, si chiedeva di in-viare copia dello stesso al Servizio Studi Falcri.L’analisi dei risultati ottenuti con la tabulazio-ne dei questionari è da considerarsi uno deirisultati di interesse della ricerca ed è trattatoqui di seguito.I bilanci sociali raccolti con il questionario era-no, tuttavia, solo 19 ed erano ancora troppopochi per un’analisi che aveva l’ambizione dicensire il massimo numero possibile di bilancisociali bancari; così, si è deciso di completarel’elenco con i bilanci sociali che erano già staticensiti a Tor Vergata nell’ambito dei vari os-servatori sul tema Responsabilità Sociale delleImprese ed è stato innalzato il numero da 19a 25 e, successivamente, a 27. Ai 25, infatti, siè poi ritenuto opportuno aggiungere altri duebilanci, in rappresentanza delle BCC, comecampione di un universo di più di novanta bi-lanci sociali che sono stati censiti daFedercasse nell’intera categoria delle BCC.

Il campione dei bilanci sociali analizzatiI 25 bilanci sociali analizzati nella ricerca(esclusi i due delle Banche di CreditoCooperativo) rappresentano verosimilmente il100% dei bilanci sociali delle banche italianeredatti al 2002 o, perlomeno, dei bilanci cono-sciuti e divulgati. Se si considera che le ban-che italiane, intese come Banche Popolari eS.p.A., (siano esse storiche o provenienti dallatrasformazione delle vecchie Casse diRisparmio), escluse naturalmente le bancheestere, erano in totale 293 al 2002, un primorisultato che emerge è che di queste solo il 9%redige un bilancio sociale. A questa percentua-le vanno aggiunte le Banche Cooperative diCredito, 461 in tutto, di cui circa il 30% predi-spone il “bilancio sociale di missione” (comeviene denominato dalla categoria per sottoli-neare l’orientamento no profit di tali strutture).In generale, non si sta analizzando un numeroelevato di documenti, ma le banche che li pre-dispongono sono certamente i precursori, lapunta dell’iceberg di un fenomeno in crescitae, osservando il numero dei bilanci sociali pre-disposti per il 2003, destinato ad aumentarevelocemente nel prossimo futuro.

Delle 27 Banche analizzate 11 sono collocateal nord, 12 al centro e 4 al sud; il 36% risul-tano quotate in borsa mentre la distribuzioneper categoria di appartenenza, intesa comeGruppi, Banche Popolari, S.p.A. storiche eS.p.A. ex Casse di Risparmio, è sintetizzatanella tavola 1:

Le Banche Popolari, probabilmente per il loroparticolare legame con il territorio, per la ca-ratteristica dei loro azionisti (che spesso sonoanche clienti e dipendenti) e grazie alla spintaimposta al tema dalla loro Associazione di ca-

Le banche i cui bilanci sociali sono stati analizzati

1) Banca Agricola Mantovana(Gruppo MPS)

2) Banca CARIGE (Cassa ri-sparmio Genova e Imperia)

3) Banca CR Firenze (GruppoBanca CR Firenze)

4) Banca delle Marche5) Banca di Credito

Cooperativo di Roma 6) Banca Etruria7) Banca MPS (Gruppo MPS)8) Banca Pop. Ancona

(Gruppo Banche Pop.Unite)

9) Banca Pop. Bari10) Banca Pop. Bergamo -

Credito Varesino (GruppoBanche Pop.Unite)

11) Banca Pop. di Todi12) Banca Pop. Etica13) Banca Pop. Fondi14) Banca Pop. FriulAdria15) Banca Pop. Materano

(Gruppo Bancario BancaPop. Emilia Romagna)

16) Banca Pop. Puglia eBasilicata

17) Banca Pop. Pugliese18) Banca Pop. Vicenza

(Gruppo Banca Pop.Vicenza)

19) BNL20) Cassa di Risparmio di Fano21) Cassa Risparmio Pistoia e

Pescia (Gruppo CRFirenze)

22) Cassa Rurale Treviglio eGeradadda (CreditoCooperativo)

23) Gruppo Bancario CreditoValtellinese

24) Gruppo Bipielle25) Gruppo Unicredito Italiano26) MPS Banca Verde (Gruppo

MPS)27) San Paolo IMI (Gruppo San

Paolo IMI)

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Tav. 1Tipologiedi banche

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tegoria (che fin dal 1998 redige un bilanciosociale consolidato di categoria) sembrano es-sere il gruppo più attivo ed attivo da più tem-po in materia di bilancio sociale ed è anchequello che registra più presenze.In conclusione, si ha ragione di ritenere che,con l’indagine qui presentata, si è raccolta unapercentuale molto vicina al 100% dei bilancisociali redatti per il 2002 nel sistema bancario.

La metodologia di analisiIl gruppo di lavoro ha messo a punto una“procedura di istruttoria” dei bilanci socialidelle banche, partendo dall’analisi della for-ma, struttura e contenuto dei bilanci socialibancari conosciuti, dagli esempi forniti dallegrandi aziende di servizi sia italiane che stra-niere, dai bilanci realizzati nel settore no pro-fit, nonché da quelli dei più noti gruppi indu-striali e finanziari internazionali (USA e UK).La procedura di istruttoria è da sempre nellacultura bancaria, ma questa volta non è statautilizzata per concedere un fido, bensì percensire, in maniera omogenea e completa, ivari elementi che compongono o che dovreb-bero comporre il bilancio sociale. Lo scopo fi-nale non è quello di assegnare il solito “oscar”al bilancio migliore o alla banca più attenta,ma semplicemente quello di delineare la“frontiera ideale della qualità”, la best practicedel sistema bancario italiano in tema di bilan-cio sociale.A nessuno interessa individuare la singolabanca in una classifica dei migliori o peggioribilanci sociali perché tutte quelle analizzatecostituiscono comunque un’eccellenza.L’obiettivo è, invece, quello di stimolare le al-tre banche, quelle che non fanno ancora nullain materia di RSI e di bilancio sociale e, ma-gari, offrire loro uno stimolo ed un riferimen-to.Si vuole così richiamare l’attenzione di coloroche sono ancora al di fuori del circuito dellaRSI e delineare la frontiera della qualità, otte-nuta con la procedura di istruttoria, per far sìche quelle banche che partono ora capitalizzi-no le esperienze degli altri accorciando i tem-pi di metabolizzazione e consentendo unacrescita veloce di tutto il comparto bancario.Il bilancio sociale è informazione, anzi, è of-ferta d’informazione da parte delle aziende aipropri stakeholder che alimenta ed innesca asua volta una domanda crescente di informa-zione da parte degli stakeholder stessi.Un secondo obiettivo, inoltre, è quello di for-nire spunti di riflessione anche alle “maglierosa” per spingerle a fare meglio proponendoun confronto tra “le teste di serie”, quelle chenella corsa alla responsabilità sociale sono inpole position e che vogliono continuare a ri-manerci.Con questa ricerca si è voluta incrementare

sia la domanda che l’offerta di informazione.Da una parte si è fornito un esempio di quali-tà di redazione del bilancio sociale e ci si au-spica che questo possa essere preso da targetper migliorare i bilanci esistenti e per avvici-nare il maggior numero di persone alla parte-cipazione della sua redazione; dall’altra, sensi-bilizzando gli stakeholder interni più impor-tanti, si tenta di qualificare la domanda di in-formazione e trasparenza da parte dei dipen-denti e del sindacato. Il bilancio sociale servea gestire tra l’altro il rapporto di fiducia trabanca e mercato dal quale dipende diretta-mente il successo della banca nel lungo perio-do ed, indirettamente, quello personale deisingoli individui.In conclusione, i risultati della ricerca possonoessere sintetizzati in tre differenti focus chequi di seguito vengono presi in considerazio-ne:• il focus uno è il risultato dell’elaborazione

del questionario inviato le cui risposte offro-no un quadro significativo delle motivazioniche stanno dietro la scelta di realizzare omeno un bilancio sociale;

• il focus due è la “mappatura” dei contenutiche un bilancio sociale dovrebbe conteneree che emerge dalla sommatoria delle espe-rienze espresse dalle singole banche attra-verso il loro bilancio sociale, quella che èstata qui definita “la frontiera della qualità”

• ed, infine, un focus tre in cui è espressauna valutazione dei singoli bilanci socialianalizzati e che per comodità viene definito“Rating Falcri”. Quest’ultimo non offre unranking inteso come graduatoria di banche(che ovviamente esiste, ma che di propositoviene tralasciato) bensì una “graduatoriadelle attenzioni” delle singole banche, intesecome sistema, ai temi trattati in maniera piùo meno approfondita nei bilanci sociali ana-lizzati tralasciando nomi e ragioni socialidelle singole aziende.

Naturalmente, nello spirito di collaborazionetra Falcri ed Istituti di credito, su richiesta del-le singole banche potrà essere consegnato, inmaniera riservata, l’esito dell’istruttoria condot-ta sul proprio bilancio in modo tale che il ma-nagement dell’azienda possa utilizzare il lavo-ro svolto dal gruppo di lavoro. Infatti, il ratingdella singola banca va inteso come un “sotto-prodotto” della ricerca, non cercato ma otte-nuto, e non come obiettivo della stessa; quel-lo che qui emerge è “il modello della prassi”quello dei comportamenti reali di un gruppodi eccellenza che conta al suo interno banchegrandi e piccole, gruppi polifunzionali e pic-cole realtà, offrendo spunti per tutte le situa-zioni, dimensioni e categorie di aziende dicredito.Uno specchio, appunto, che riflette una situa-zione e che fa riflettere.

RICERCA FALCRI PROFESSIONE BANCARIO 5

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PROFESSIONE BANCARIO RICERCA FALCRI6

(è possibile barrare più di una casella)

La banca ha predisposto un bilancio sociale o qualche cosa

di equivalente per il 2002? Si q No q

SE NON HA PREDISPOSTO UN BILANCIO SOCIALE:1. non ha ritenuto opportuno farlo perché:

q i tempi non sono maturiq riteniamo che il nostro stile sia fare molto e dire pocoq lo fanno tutti è troppo di modaq non è ancora nella lista delle nostre prioritàq ci stiamo pensando e lo faremo certamente in futuroq le nostre dimensioni non lo consentono (troppo grandi............

troppo piccoli........)

q costa troppo in termini di consulenza esterna e coinvolgimen-to interno

q altro (specificare) ………..............................................................SE HA PREDISPOSTO IL BILANCIO SOCIALE:1. le motivazioni:

q aumentare il livello di comunicazioneq gestire la fiducia q marketing nei confronti dei clientiq recupero di identità internaq migliorare le relazioni con i dipendentiq a seguito di processi di riorganizzazioneq adeguarsi ai tempiq altro (specificare)...........................................................................2. Da chi è stato predisposto:

q consulenti esterniq in autonomia all’interno:q prevalentemente dalla funzione comunicazione e relazioni

esterne

q prevalentemente dalla funzione marketingq prevalentemente dalla funzione contabile e bilancioq prevalentemente dal servizio studiq è stata identificata una funzione dedicata3. Da quanto tempo viene predisposto: numero di anni: .............4. Quali eventi sono stati organizzati per pubblicizzare l’ini-

ziativa: …………………………………........................................5. Quali altri strumenti per gestire la responsabilità sociale

sono stati attivati?:

q codice eticoq certificazione del bilancio sociale (social auditing)q richiesta di rating socialeq promozione di iniziative di responsabilità socialeq creazione di gruppi di ascolto tra gli stakeholder

Nome della banca: ............................................................................

(Da trasmettere via Fax a FALCRI 06/8416343 oppure a mez-zo e-mail compilando il questionario direttamente sul sito:www.falcri.it)

Il questionario, inviato al massimo verti-ce aziendale delle banche interpellate èstato strutturato su domande a rispostamultipla ed ha consentito di indagare le

motivazioni sottostanti alla decisione di rea-lizzare o meno un bilancio sociale relativa-mente alla gestione 2002, di conoscere daquale funzione è predisposto, da quanti anniviene realizzato, quali eventi sono stati orga-nizzati a supporto ed in combinazione conquali altri strumenti di gestione della respon-sabilità sociale viene realizzato. A ciascuna banca interpellata è stata conces-sa l’opzione di indicare più di una rispostaper ciascuna domanda; la percentuale dellerisposte e l’articolazione delle stesse hannocostituito di per sé un risultato della ricerca. Tuttavia il risultato è stato deludente: le ban-che sono così poco abituate a rendere contodel loro operato, che molte di esse, nono-stante azioni di sollecito, non hanno rispo-sto. Questo lascia intendere che l’attenzioneal tema e al dialogo con gli stakeholder, dalmomento che comunque il sindacato è unostakeholder importante, è molto bassa.

Le risposteSul totale delle 72 banche contattate si è ot-tenuta una risposta solo dal 44% (32 ban-che). Di queste ultime il 59% (19 banche) di-chiara di redigere un bilancio sociale, men-tre il restante 41% (13 banche) dichiara dinon averlo ancora predisposto.Il 41% del campione totale che ha rispostoal questionario dichiara di non aver ancoraredatto il bilancio sociale con le motivazioniindicate nella tavola 2.Si è rilevata una difficoltà oggettiva nell’iden-tificare coloro i quali gestiscono la responsa-bilità sociale all’interno delle organizzazioniaziendali, probabilmente anche perché nellageneralità dei casi ad oggi non risultano isti-tuiti degli appositi uffici o sezioni dedicate.Ciò crea certamente confusioni di ruoli egap di informazione all’interno delle struttu-re.E’ significativo il fatto che qualcuno abbia ri-sposto al questionario con un deciso “ci stia-

Questionario di rilevazione sul Bilancio Sociale della Banca I RISULTATIDELLA ELABORAZIONEDEL QUESTIONARIO

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mo pensando e lo faremo in futuro”, anchese si trattava di una banca il cui bilancio so-ciale era già stato reperito dal gruppo di la-voro; altri, invece, alla richiesta del docu-mento, hanno fornito il bilancio d’esercizio,e solo alla seconda richiesta hanno poi for-nito il bilancio sociale.Da ciò emerge come il bilancio sociale siaun documento ancora non adeguatamenteconosciuto ed identificato all’interno dellestrutture bancarie e che, persino le bancheche provvedono a redigerlo, non ne dannoil giusto rilievo e comunicazione nemmenoal loro interno.

Quali motivazioni sono state trainanti?Le banche che sono risultate dotate del bilan-cio sociale hanno comunicato al gruppo dilavoro che la spinta principale è derivata dauna necessità di “aumentare il livello di co-municazione esterna” (l’89% delle banche) edi “marketing nei confronti dei clienti” (il 16%delle banche), unite alle motivazioni di “gesti-re la fiducia” (il 37% delle banche) e di “mi-gliorare le relazioni con i dipendenti” (il 32%delle banche). Delle due dimensioni, internaed esterna, della responsabilità sociale, comele definisce il Libro Verde della CommissioneEuropea, le banche sembrano privilegiare so-lo la dimensione esterna legata prevalente-mente alla esigenza di comunicazione.

Cos’è il Libro VerdeDal cd rom “FALCRI e la ResponsabilitàSociale”: “Il Green Paper è un documentoemesso dalla Commissione delle ComunitàEuropee a Bruxelles il 18 luglio 2001 daltitolo Promuovere un quadro europeo perla Responsabilità Sociale dell’Impresa”

Questo elemento emerge anche in altri puntidella ricerca ed è facilmente spiegabile poi-ché vi è una sempre maggiore attenzione aldelicato equilibrio della reputazione di unsettore che ha ultimamente registrato scan-dali finanziari anche a livello internazionale(tavola 3).

Da chi è stato predispostoil bilancio sociale?Il 32% delle banche afferma di aver provve-duto alla redazione del bilancio sociale “inautonomia all’interno”; il 26% “prevalente-mente dalla funzione contabile e bilancio”;un altro 26% “prevalentemente dal serviziostudi”; il 21% dichiara invece di aver conferi-to l’incarico a “consulenti esterni” (ciò soprat-tutto relativamente ai primi esperimenti di ta-le strumento), mentre solo nell’11% dei casi“è stata identificata una funzione dedicata”.Anche in banca, come è avvenuto in altri

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Tav. 2Le risposte

Tav. 3Le motivazionitrainanti

"CI STIAMO PENSANDO E LO FAREMO CERTAMENTE IN FUTURO"

"NON E' ANCORA NELLE NOSTRE PRIORITA'""E' IN CORSO O IN PROGETTO""CI STIAMO PENSANDO E LO FAREMO CERTAMENTE IN FUTURO"E "STIAMO LAVORANDO SU PRODOTTI DI FINANZA ETICA""STIAMO VALUTANDO COSTI E BENEFICI "E "STIAMO LAVORANDO SUL CODICE ETICO"

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"CI STIAMO PENSANDO E LO FAREMO CERTAMENTE IN FUTURO"

"NON E' ANCORA NELLE NOSTRE PRIORITA'""E' IN CORSO O IN PROGETTO""CI STIAMO PENSANDO E LO FAREMO CERTAMENTE IN FUTURO"E "STIAMO LAVORANDO SU PRODOTTI DI FINANZA ETICA""STIAMO VALUTANDO COSTI E BENEFICI "E "STIAMO LAVORANDO SUL CODICE ETICO"

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altro

NUMEROBANCHE

AUMENTARE IL LIVELLO DI COMUNICAZIONE ESTERNA

GESTIRE LA FIDUCIA

MARKETING NEI CONFRONTI DEI CLIENTIRECUPERO DI IDENTITA' INTERNAMIGLIORARE LE RELAZIONI CON I DIPENDENTI

A SEGUITO DI PROCESSI DI RIORGANIZZAZIONE

ADEGUARSI AI TEMPI

GOVERNANCE E TRASPARENZA

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AUMENTARE IL LIVELLO DI COMUNICAZIONE ESTERNA

GESTIRE LA FIDUCIA

MARKETING NEI CONFRONTI DEI CLIENTIRECUPERO DI IDENTITA' INTERNAMIGLIORARE LE RELAZIONI CON I DIPENDENTI

A SEGUITO DI PROCESSI DI RIORGANIZZAZIONE

ADEGUARSI AI TEMPI

GOVERNANCE E TRASPARENZA

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PROFESSIONE BANCARIO RICERCA FALCRI8

settori, la parola bilancio fa pensare subitoalla contabilità, ad un allegato, al bilanciotradizionale, ad una sua riclassificazione inchiave sociale; in realtà, man mano che cre-sce l’esperienza e, quindi, il numero di edi-zioni che si sono realizzate, si nota comedalla consulenza esterna si passa ad identifi-care un gruppo di lavoro interfunzionale de-dicato (11% delle banche) dando così la giu-sta autonomia al concetto di accounting ri-spetto a quello di accountability, ovvero co-gliere la differenza che corre tra mera conta-bilità ed effettiva rendicontazione in sensosociale (tavola 4).

Da quanti anni viene predisposto?(tavola 5)Il bilancio sociale è un fenomeno relativa-mente giovane nel panorama italiano. Le ban-che, comprese le banche cooperative, tutta-via, si sono mostrate particolarmente sensibiliai temi della Responsabilità Sociale d’Impresa.Al di là dell’effetto moda alcune banche sicollocano tra i pionieri a livello italiano: il 5%di chi ha risposto lo fa da ben 7 anni.Le prime esperienze risalgono al 1996. Tra il2000 ed il 2002 si registra comunque la con-

centrazione più grande in coincidenza degliinterventi divulgativi e della metodologiaABI (Associazione Bancaria Italiana), l’uscitadel Libro Verde della Commissione Europeae la creazione dell’Osservatorio ABI sullaResponsabilità Sociale d’Impresa.

E’ importante rilevare che• il percorso di attenzione alla RSI è comin-

ciato prima dei noti crack finanziari Cirio eParmalat;

• il numero delle banche che redige un bi-lancio sociale tende alla crescita;

• l’esigenza predominante sembra esserequella di incrementare i legami con il terri-torio.

Quali eventi sono stati organizzati perpubblicizzare l’iniziativa? (tavola 6)• 9 banche sulle 32 che hanno risposto han-

no utilizzato “convegni, incontri e confe-renze stampa, presentazione alle autorità”,

• 6 banche hanno “pubblicato sul sito” ilproprio bilancio sociale,

• 5 banche lo hanno “distribuito o presenta-to in occasione dell’assemblea dei soci”,

• altre 5 lo hanno “distribuito o presentatoad ogni dipendente”.

La divulgazione del bilancio sociale, comun-que, sembra ancora essere “aggregata” allapresentazione del bilancio d’esercizio tradi-zionale senza vivere di luce propria e, so-prattutto, senza aver individuato propri sta-keholder di riferimento. La cosa merita atten-zione in quanto si rischia di “perdere il con-tatto” con gli stakeholder non finanziari. Ilbilancio tradizionale d’esercizio è uno stru-mento per lo shareholder (azionista) ed il bi-lancio sociale lo è per lo stakeholder (porta-tore di interessi), ed in particolare, ancheper lo stakeholder interno (i dipendenti).Questa è una differenza ancora non del tuttodiffusa e percepita: infatti soltanto una banca

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CONSULENTI ESTERNI

IN AUTONOMIA ALL'INTERNO

DALLA FUNZIONE COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE

DALLA FUNZIONE MARKETING

DALLA FUNZIONE CONTABILE E BILANCIODAL SERVIZIO STUDI

E' STATA IDENTIFICATA UNA FUNZIONE DEDICATAE' STATO IDENTIFICATO UN GRUPPO INTERFUNZIONALE DEDICATO

UFFICIO DI SEGRETERIA GENERALE

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BSCONSO-LIDATODELLE BANCHEPOPOLARI

DIVULGA-ZIONEMETODO-LOGIEABI

LIBROVERDE

OSSERVA-TORIO ABIANNO DI RI-FERIMENTOINDAGINEFALCRI

N° DIBANCHE CHE FANNOIL BS

INCRE-MENTON° DELLEBANCHE

EVENTI

1996

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2000 2001 2002 2003

Tav. 4Chi predisponeil bilanciosociale

Tav. 5Da quantianni viene

predisposto

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dichiara espressamente di distribuire il bilan-cio sociale ai propri dipendenti.

Quali altri strumenti sono stati attivatiper gestire la Responsabilità Socialed’Impresa (RSI)? (tavola 7)Tra le 19 banche che dichiarano di redigereil bilancio sociale è emerso che alcune uti-lizzano anche altri strumenti di responsabili-tà sociale: • 12 banche dichiarano di aver adottato un

“codice etico”, • 10 banche promuovono “azioni di respon-

sabilità sociale”, • 10 banche sottopongono il bilancio sociale

a certificazione per tentare di uscire dallatrappola dell’autoreferenzialità,

• 6 banche tengono molto al “dialogo congli stakeholder”,

• 2 sole banche ricorrono al “rating sociale”.La presenza di altri strumenti di gestionedella RSI si registra anche tra quelle bancheche ancora non risultano redigere un bilan-cio sociale: qualcuna infatti ha riferito nelquestionario di aver adottato un codice eti-co, un’altra di fare promozione di iniziativedi responsabilità sociale ed una ha addirittu-ra dichiarato di avere la certificazione del bi-lancio sociale.Ogni singola banca decide in piena autono-mia di orientarsi alla responsabilità socialeadottando lo strumento della RSI che più siadatta alle sue esigenze. La tendenza è co-munque quella di utilizzare il bilancio socia-le come strumento principale per gestire laRSI. Il bilancio sociale, da solo, però, nongarantisce il completo orientamento alla RSIbensì registra solo l’inizio del processo.

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CONVEGNI, INCONTRI E CONFERENZE, STAMPA, PRESENTAZIONE ALLE AUTORITA'PUBBLICATO SUL SITODISTRIBUITO E PRESENTATO IN OCCASIONE DELL'ASSEMBLEA DEI SOCIPRESENTAZIONE E INVIO A STAKEHOLDER ESTERNIDISTRIBUITO E PRESENTATO AD OGNI DIPENDENTE (STAKEHOLDER INTERNI)INVIO COPIA AI SOCIPRESENTAZIONE DEL B.S. PRESSOL'UNIVERSITA'PRESENTAZIONE UFFICIALE CON TESTIMONIAL ESTERNI

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CONVEGNI, INCONTRI E CONFERENZE, STAMPA, PRESENTAZIONE ALLE AUTORITA'PUBBLICATO SUL SITODISTRIBUITO E PRESENTATO IN OCCASIONE DELL'ASSEMBLEA DEI SOCIPRESENTAZIONE E INVIO A STAKEHOLDER ESTERNIDISTRIBUITO E PRESENTATO AD OGNI DIPENDENTE (STAKEHOLDER INTERNI)INVIO COPIA AI SOCIPRESENTAZIONE DEL B.S. PRESSOL'UNIVERSITA'PRESENTAZIONE UFFICIALE CON TESTIMONIAL ESTERNI

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AUDIT DEL BILANCIO SOCIALE

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20BILANCIO SOCIALE

CODICE ETICO

AZIONI DI RESPONSABILITA' SOCIALE

AUDIT DEL BILANCIO SOCIALE

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STRUMENTI

Tav. 6Eventiorganizzatiperpubblicizzarel’iniziativa

Tav. 7Altristrumentiper gestirela RSI

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PROFESSIONE BANCARIO RICERCA FALCRI10

Sulla forma e struttura del bilancio so-ciale anche in banca sono stati pro-posti nel tempo più modelli, sia dalmondo della consulenza, spesso os-

sessionata dall’esigenza di trasformare unprototipo in un prodotto replicabile più voltea costi bassi, sia dal mondo accademico, al-trettanto ossessionato dalla esigenza di con-fronto nel tempo e nello spazio. Un nonproblema, quest’ultimo, se si antepone l’esi-genza delle banche a quella del confronto,che per altro è comunque un confronto an-cora tra pochi.Le banche non hanno l’esigenza né di stan-dardizzare, né di proporre confronti, bensìhanno l’esigenza di comunicare e la comuni-cazione non può che essere una liberaespressione, personale, originale propria, al-meno in queste prime fasi pionieristiche.All’inizio, certamente la banca ha l’esigenzadi orientarsi, di capitalizzare sulle esperienzealtrui e qui i modelli certamente servono edaiutano. Ma non appena la cultura cresce, loha dimostrato anche l’esperienza di altricomparti economici, i modelli devono essereabbandonati, come le ”ruotine” di supportodelle biciclette dei bambini che vengono tol-te non appena prendono dimestichezza conil mezzo. La cosa che va detta subito in questo conte-sto è che quello che si vuol qui proporrenon è un modello, ma al contrario è un“non modello”, un modello empirico figliodell’esperienza censita sul mercato.

I modelli standard di riferimentoI modelli codificati ed adottati nei bilanci so-ciali oggetto della ricerca sono diversi: c’èquello ABI, l’Associazione Bancaria Italiana,proposto in collaborazione con l’IBS,l’Istituto per il Bilancio Sociale, che di fattofa capo ad un consulente certamente tra ipionieri in Italia in materia di bilancio socia-le; c’è il modello proposto dal GBS, GruppoBilancio Sociale, costituito da accademici, so-cietà di consulenza e supportato dalle grandisocietà di revisione contabili; c’è il modelloGRI, Global Reporting Initiative per la reda-

zione del bilancio di sostenibilità; ci sono imodelli legati ai bilanci ambientali, anche es-si considerati bilanci sociali a tutti gli effetti;il modello AA1000, Accountability 1000, mo-dello per il sistema di accountability; c’è ilmodello messo a punto dalla Federazionedelle Banche di Credito Cooperativo adattan-do il modello ABI.Dal momento che i modelli proposti sonotanti e diversi, la domanda alla quale la ri-cerca vuole dare una risposta è “quale diquesti modelli è il più usato nella prassi del-le banche italiane?”La risposta che emerge è interessante.Anche se nei bilanci le banche dicono di“ispirarsi a qualche modello” esso rimanecomunque un puro riferimento concettuale;molto spesso il modello utilizzato è una“ibridizzazione” di più modelli.

Come mostra la tavola 8, i bilanci riportanoil modello ai quali si è fatto riferimento: ilmodello ABI è quello da solo il più usato(14%), ma risulta essere anche quello piùibridato, ABI e GBS insieme rappresentano il37%, ABI e GRI insieme l’11%, il GRI da soloil 4%, il 22% non dichiara alcun modello,mentre uno solo dichiara espressamente dinon essersi ispirato ad alcun modello affer-mando quell’orientamento alla peculiarità edoriginalità che il bilancio sociale è giusto cheabbia. In estrema sintesi, tuttavia, il modello ABI,sia da solo che ibridato, è usato nel 70% deicasi e questo è ovviamente la ricaduta dellacampagna ABI e Federcasse.

Denominazione e collocazionedel bilancio sociale A differenza di altri comparti economici tutte

FORMA, STRUTTURAE CONTENUTODEI BILANCI SOCIALI

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Tav. 8I modelli di riferimento

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le banche utilizzano la denominazione “bi-lancio”, nessuna utilizza l’espressione “rap-porto” o “relazione”. L’espressione affiancataall’attributo “sociale” è usata in 20 casi, quel-la “socio ambientale” in 4, ed uno, rispetti-vamente, “sociale di missione”, “sociale disostenibilità” e “della responsabilità sociale”.In realtà, la parola bilancio porta fuori stra-da, non c’è nulla di “bilanciato” e di quadra-to; quando va bene c’è una riclassificazionedel calcolo del valore aggiunto per destina-zione di stakeholder del bilancio economicotradizionale che sempre bilancio economicoè, anche se riclassificato in chiave sociale.Tuttavia, l’espressione “bilancio” è entrataormai nel glossario comune, anche se nellasua originale traduzione tedesca(Sozialbilanz – Praxis della metà degli anni’70) la parola bilancio stava a significare “bi-lanciamento” nel trattare gli aspetti sociali ri-spetto a quelli esclusivamente economici tra-dizionali.Interessante è notare come il bilancio eco-nomico cambi nome in “relazione di bilan-cio” mentre la “relazione sociale”, prende ilnome di bilancio anche se nella realtà è unarelazione.Il bilancio sociale tende ad avere una suaautonomia informativa e viene anche grafi-camente presentato separatamente dal bilan-cio di esercizio; solo in due casi è presenta-to all’interno del bilancio di esercizio. La co-sa non è irrilevante: se il bilancio socialeviene allegato, o in qualche maniera “unito”al bilancio economico tradizionale, significache diviene un’altra informazione diretta an-cora ai soliti stakeholder economici; se è au-tonomo, invece, significa che si rivolge a tut-ta la platea degli stakeholder, inclusi quellieconomici, ma non certamente prevalenti.Per completezza di informazione, va sottoli-neato che i bilanci analizzati presentano al-cune particolarità degne di nota: 2 presenta-no un cd rom in allegato al bilancio concontenuti e struttura diversa dal supportocartaceo ed una banca presenta un focussulla “Dichiarazione Ambientale”.

Enfasi del documentoL’analisi dei bilanci sociali ha evidenziato co-me l’enfasi che si vuol riconoscere al docu-mento può essere diversa. In un’accezioneampia, tutti i bilanci alla fine sono sociali,anche quelli ordinari d’esercizio se vengonoletti come strumenti di rendicontazione allasocietà civile. E’ il destinatario che li qualifi-ca: se lo stakeholder è prevalentemente fi-nanziario il bilancio sarà economico, se ènon finanziario sarà sociale e nell’ambito delsociale potrà esserci un focus sul tema am-bientale. Ora, i bilanci analizzati presentanoal loro interno enfasi diverse pur rimanendo

sempre bilanci sociali. A volte quella am-bientale è una parte del bilancio sociale, uncapitolo o un focus; altre volte, invece, godedi una sua precisa autonomia tanto che inalcuni casi è stato proprio redatto un bilan-cio “socio-ambientale” invece che solamentesociale.Sempre per completezza di informazione,comunque, vale la pena evidenziare comesui 27 bilanci analizzati, 19 presentano unaenfasi ambientale, mentre l’enfasi economicacon collegamenti stretti con il bilancio eco-nomico tradizionale è evidenziata in tutti ibilanci analizzati nella ricerca.

Bilancio di gruppo e di singola bancaLa ricerca ha messo in luce come nei gruppibancari il bilancio sociale non abbia trovatoancora una sua precisa collocazione.I dati della ricerca indicano come ci sianobanche capogruppo che non pubblicano ilbilancio sociale, mentre lo redigono le parte-cipate o viceversa; stessa cosa dicasi per icodici etici. In alcuni casi, poi, ricostruendoi legami di gruppo, è emerso come spessobanche dello stesso gruppo realizzano unbilancio sociale, ma con impostazioni diver-se le une dalle altre; in altri casi, invece, leaziende non bancarie del gruppo, quelle delparabancario, vengono trascurate e diventadifficile delineare una precisa policy di grup-po in materia. Se tutto questo è voluto per mantenere l’au-tonomia di immagine delle banche parteci-pate nei vari territori va benissimo, ma sequesta è una “dimenticanza” allora si impo-ne prima o poi una posizione corporate. Daquesto caleidoscopio di situazioni e di atteg-giamenti si evince come il tema del bilanciosociale di gruppo non abbia trovato ancoraospitalità nell’agenda dei “RSI manager” del-le banche italiane.Sono 4 i bilanci sociali di gruppo: ci sonotre gruppi nei quali il bilancio sociale vieneredatto solo dalla capogruppo e c’è un grup-po che non fa il bilancio della capogruppo,mentre lo fa una sua “sub holding”, riportan-do il bilancio sociale delle singole partecipa-te al suo interno.

Il sottotitolo (pay off) del documentoIl pay off può essere considerato uno “slo-gan”, un sottotitolo che evidenzia il contenu-to di un documento. Nel caso del bilanciosociale si è notato che viene abbastanza usa-to: 6 banche, pari al 22% del campione uti-lizzano un pay off come rafforzamento deiconcetti espressi nel bilancio.Le forme sono le più diverse:• “Popolare davvero” (Banca Etruria);• “L’impegno di una scelta” (MPS);• “Dal 1881 al servizio del territorio” (Banca

RICERCA FALCRI PROFESSIONE BANCARIO 11

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PROFESSIONE BANCARIO RICERCA FALCRI12

Popolare del Materano);• “Santi della strada accanto” (Banca

Popolare Pugliese);• “Casa del socio” (Cassa Rurale Treviglio e

Geradadda);• “Andando costruiamo il cammino”

(Gruppo Unicredito Italiano).Questa sottolineatura della valenza del bilan-cio sociale è interessante: registra una “atten-zione alla comunicazione ed alla sintesi”, ti-pica della cultura dei “comunicatori”.

Divulgazione, presentazione e distribu-zione del documento Nel processo di redazione del bilancio socia-le la divulgazione del documento costituisceuna fase importante. E’ inutile costruire undocumento e poi tenerlo nel cassetto perpaura delle critiche o per timore di essere“sovraesposti” sul tema della RSI. Nella tradizione bancaria italiana l’atteggia-mento fino a qualche tempo fa è sempre sta-to quello di tenere un “basso profilo” legatoalla tendenza a far parlare le cifre e alla cul-tura del “chi ci deve conoscere ci conosce”.L’indagine, navigando tra vari capitoli dei bi-lanci analizzati, ha cercato di indagare se vierano informazioni relative al numero dellecopie diffuse del bilancio sociale, alla moda-lità di distribuzione, se c’erano riferimenti orinvii al sito della banca, quale fosse il mixdei canali di divulgazione utilizzato (cd rom,fascicolo a stampa, organizzazione di unevento specifico, utilizzo di media, ecc.). Neè emerso un quadro che conferma quanto siregistrava a livello di impressioni: la scarsapropensione della banca a fare “vetrina dellecose buone realizzate” che se da un lato èpositivo (non c’è bisogno del fumo per valo-rizzare l’arrosto quando c’è), dall’altro rischiadi vanificare gli sforzi ed il lavoro compiuto.E’ come comprare un quadro di Picasso etenerlo al buio: non ha senso, senza lucenon si vede, così come un bilancio poco di-vulgato o divulgato male rischia di ottenerelo stesso risultato.Analoga considerazione si può proporre perla forma: un bilancio pieno di contenuti, marealizzato “in casa” al computer, fotocopiatoe distribuito in tiratura superlimitata, rischiadi non rendere giustizia al lavoro fatto dallabanca. A differenza della contabilità, nellacomunicazione la forma è anche sostanza.

Dimensione del documento (tavola 9)Certamente il bilancio sociale è un fatto qua-litativo più che quantitativo, ma anche la di-mensione, intesa come forma, ha la sua im-portanza.La dimensione del documento si lega allaveste grafica, alla presenza di foto ed imma-gini e dà un po’ il senso dell’investimento

che la banca ha fatto sul documento, dell’at-tenzione che riconosce alla fase della pub-blicazione e al processo che sta dietro la re-dazione del bilancio sociale.L’indagine ha messo in luce che il numerodi pagine oscilla tra un minimo di 19 ed unmassimo di 189 con la seguente distribuzio-ne:

L’articolazione del documentoL’articolazione del documento anche nellastruttura dei principali modelli sopra enun-ciati segue quasi sempre una precisa logica. C’è una parte introduttiva, un parte che ri-guarda l’identità aziendale, una il coordina-mento con gli altri strumenti per gestire laRSI, la relazione di scambio con le varie ca-tegorie di stakeholder, le aree di migliora-mento, l’auditing ed il rating.

Parte introduttiva metodologica(tavola 10)In questa parte viene normalmente illustrata lametodologia adottata, il processo eseguito, ilgruppo di lavoro e le società di consulenzache hanno assistito la banca, gli standard presia riferimento, il numero di edizione, il glossa-rio e la presentazione dell’iniziativa attraversouna lettera del massimo vertice aziendale.Gli elementi contenuti nella parte introdutti-va con le relative frequenze sono contenutinella tabella che segue e che evidenzia co-me la lettera di presentazione del vertice èquasi sempre presente (81%).La presenza del glossario, invece, meritaun’attenzione particolare. Esso viene utilizza-to solo nel 26% dei casi: la sua utilità si legaal fatto che lo stakeholder è stakeholder, manon sa di essere tale, né è consapevole delpotere che assume e, quindi, deve in qual-che misura essere “educato” per metterlo in

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Tav. 9La dimensionedel documento

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condizione di meglio apprezzare “l’offertainformativa” che la banca propone con ilproprio bilancio sociale. Il glossario è l’occasione per fare culturasul tema, alzare il livello di conoscenza de-gli interlocutori e, quindi, migliorare il rap-porto tra offerta e domanda di informazio-ni sulla dimensione sociale dell’attività del-la banca.Altro elemento da segnalare è il ricorso a so-cietà di consulenza esterna che si verificaprevalentemente alla prima ed alla secondaedizione e di cui viene data notizia proprionella parte introduttiva. Man mano che l’e-sperienza aumenta, aumenta anche l’autono-mia da strutture di consulenza esterne utiliz-zate più per la veste grafica che per l’impo-stazione metodologica. Dopo le prime espe-rienze, e ciò è dimostrato anche da altre ri-cerche in altri settori (no profit e pubblicaamministrazione), o si cerca la propria stradao si tende con la “cultura del precedente” areplicare impostazioni e stilemi, comunquein piena autonomia dalla consulenza esterna.Il ricorso alle società di consulenza esterna,invece, potrebbe essere ancora utile se si ri-chiedesse loro non di replicare modelli, co-me invece troppo spesso fanno, ma di aiuta-re ad inventare qualche cosa di nuovo comefece la società di consulenza Battelle con laMerloni quando nei primi anni settanta ideòil primo bilancio sociale italiano.La storicità del processo (tavola 11) èun altro degli elementi inseriti normalmen-te nella parte introduttiva e, come già trat-tato in altre parti di questa ricerca, mostracome le banche pioniere in questo camposiano Banche Popolari: il CreditoValtellinese e la Bipielle che redigono ilbilancio sociale ormai da sette anni, segui-te poi ancora da banche popolari, BancaPopolare dell’Etruria (da 5 anni) e BancaPopolare Materano, Banca Popolare di

Puglia e Basilicata (da 4) e poi via via tut-te le altre.

Identità aziendaleNella parte dedicata all’identità aziendale sitende ad evidenziare la missione, gli indica-tori di missione, i valori prevalenti, la sintesidel piano strategico, il modello di governan-ce, i nuovi servizi, lo scenario nell’ambitodel quale la banca si muove, le partecipazio-ni ed il profilo del gruppo, la storia, l’assettoorganizzativo ed i trend delle principaligrandezze dell’azienda.Le frequenze degli elementi oggetto di tratta-zione in questa parte del bilancio sociale so-no sintetizzati nella tavola 12.

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22%22%22%

26%GLOSSARIO

81%LETTERA DEL VERTICE

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ANNI ALLA DATA DEL 2002 BANCHE

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CREDITO VALTELLINESE,GRUPPO BIPIELLE

BANCA ETRURIA

BANCA POP. MATERANO,BANCA POP. PUGLIA EBASILICATA

TUTTE LE ALTRE

Tav. 10I contenutidella parteintroduttiva

Tav. 11La storicità

del processo

MISSION

NUMEROBANCHE

FRE-QUE-NZA

Tav. 12 - Identità aziendale

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PROFESSIONE BANCARIO RICERCA FALCRI14

Strumenti di RSI (tavola 13)Il bilancio sociale è solo uno degli strumentiper gestire la Responsabilità Socialedell’Impresa, anche se è il più diffuso, e lapresenza di altri strumenti che affiancano ilbilancio sociale manifesta un più o menoforte orientamento della banca verso la RSI.Le aree di gravitazione di questi strumentipossono essere:• la governance, che riguarda il manifesto e

la carta dei valori, il codice etico ed il co-mitato etico,

• il marketing e la comunicazione, che ri-guardano la relazione con gli stakeholder,le iniziative di responsabilità sociale ed ilmarketing sociale,

• le risorse umane, che riguardano il trainingin materia di responsabilità sociale e la ge-stione del capitale intellettuale e, infine,

• l’autoreferenzialità, che riguarda il socialauditing ed il social rating, inclusi altristandard.

La considerazione di sintesi che emerge èche, almeno leggendo i bilanci sociali, solouna delle banche ha attivato iniziative di for-mazione nei confronti del proprio personalesulla RSI e questo elemento può essere con-siderato una criticità se si pensa che la RSI èsoprattutto comportamento; il comportamen-to si sa passa sempre attraverso la conoscen-za e la formazione del personale dipenden-

te. Che ci sia sensibilità e consapevolezza intema di RSI al vertice della banca è moltoimportante ed è una condizione certamenteindispensabile, ma è necessario ed indispen-sabile anche un coinvolgimento sul tema ditutto il personale.Una seconda considerazione di valenza po-sitiva, invece, è legata al fatto che più o me-no tutti gli strumenti della RSI, anche se confrequenze diverse, sono presenti nelle ban-che che realizzano il bilancio sociale e que-sto è un elemento non riscontrabile in altrisettori quali il no profit, il pubblico ed ilmondo delle cooperative.L’orientamento di fondo rimane quello di ri-conoscere al tutto una valenza di comunica-zione più esterna che interna.

Relazione di scambioCon la relazione di scambio, la parte più si-gnificativa di un bilancio sociale, si intendenelle aziende profit oriented lo scambio divalore sociale che avviene tra impresa e levarie categorie di stakeholder. La sintesi di questo scambio è rappresentatadal calcolo del valore aggiunto creato e di-stribuito dalla banca alle varie categorie distakeholder. Il valore aggiunto si deduce dalbilancio economico tradizionale per poi ri-classificarlo per destinazione tenendo contodelle varie categorie di stakeholder: dividen-di agli azionisti, stipendi ai dipendenti, ac-quisti ai fornitori, tasse alla pubblica ammi-nistrazione, liberalità e filantropia alla societàcivile, ecc.Tutti i bilanci sociali presentano il calcolo ela distribuzione del valore aggiunto per cate-goria di stakeholder.

Aree di miglioramentoIl bilancio sociale è anche un sistema per ilmiglioramento continuo che si realizza te-nendo aperto il rapporto con gli stakeholderattraverso focus group o questionari di rile-vazione anche legati al bilancio sociale.Il bilancio sociale, quindi, non è solo stru-mento di rendicontazione, ma anche stru-mento di “ascolto”. Gli spunti per il miglio-ramento che possono emergere dai focusgroup o dalla relazione con tutta la plateadegli stakeholder è un patrimonio inesauri-bile in chiave di gestione della qualità totale.In alcuni casi, il bilancio sociale contiene glielementi di miglioramento che la banca in-tende apportare nell’edizione successiva, ar-ricchendo così di contenuti il “contratto so-ciale” che va a stipulare e rinnovare di voltain volta con i propri stakeholder. L’analisi ha dimostrato che il 59% delle ban-che analizzate inserisce in bilancio questo“impegno a migliorare” che viene preso conla società civile.

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96%

63%

Relazione con gli Relazione con gli Relazione con gli Relazione con gli Relazione con gli Relazione con gli

Manifesto Carta dei Valori

MARKETINGCOMUNICAZIONE

AUTO-REFERENZIALITA'

GOVERNANCE

PERSONALE

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2CSR/RSI Training

Altri standardAltri standard

NUMEROBANCHE

FREQUENZA

Tav. 13Strumenti di RSI

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Il miglioramento, inoltre, può realizzarsi an-che attraverso la raccolta di schede di valu-tazioni che possono essere allegate allo stes-so bilancio sociale in una apposita sezione eche debbono essere restituite alla banca,vuoi per posta, vuoi attraverso il sito, vuoiin occasione di presentazioni del bilanciosociale o semplicemente consegnandolepresso le agenzie e gli sportelli. La scheda di valutazione e il questionario,rappresentano un “sistema di ascolto” eduna “cassetta delle idee” efficace e a costozero. L’indagine, tuttavia, ha dimostrato chela scheda di valutazione è inserita solo nel41% dei casi ed appare una percentuale as-sai contenuta che, in qualche misura, de-nuncia la “paura delle critiche” e lo scarsoorientamento all’ascolto.

Social rating e social auditing L’esigenza di uscire dalla “trappola dell’auto-referenzialità” è sentita normalmente da tuttequelle strutture che redigono e divulgano unbilancio sociale. In qualsiasi processo, infatti, per uscire daquesta situazione si rende necessario intro-durre un “soggetto terzo”, qualificato ed in-dipendente che possa garantire gli stakehol-der, sui comportamenti sociali assunti dallastruttura aziendale e rendicontati in manieracorretta attraverso il bilancio sociale.Gli strumenti possibili sono due: l'auditinged il rating. Due strumenti mutuati dall'am-biente contabile e da quello finanziario cheper essere applicati concettualmente in am-biente sociale debbono necessariamentesubire un adattamento. Il 51% dei bilanci sociali sono certificati, maquesto, se da un lato ha valenza positiva,dall’altro presenta comunque degli elementidi criticità. Il primo elemento di criticità è le-gato al soggetto che certifica il bilancio so-ciale: l’autoreferenzialità, infatti, si spostadalla banca alla società di auditing. Si è ac-cennato come la stessa società che assiste labanca nel redigere il bilancio sociale quasisempre lo certifica pure, perdendo così l’ele-mento chiave del processo che è l’indipen-denza; o chi certifica il bilancio sociale è lastessa società di audit contabile o società diconsulenza appartenente allo stesso gruppoche certifica il bilancio economico. Tuttestrutture certamente terze, ma non sempreindipendenti e non tutte necessariamentecompetenti anche in temi quali l’etica, la RSIe la misurazione delle ricadute sociali dell’at-tività di impresa.Un secondo elemento di criticità è legato alcontenuto della relazione di certificazione:essa è ermetica, dice e non dice, fa riferi-mento a standard che non ci sono o a stan-dard che la banca si è data da sola o che la

società di revisione ha formulato in pienaautonomia per l’occasione. Insomma, la rela-zione di audit confonde piuttosto che chiari-re e, soprattutto, è troppo generica.La cosa che colpisce, invece, è che nessunadelle banche analizzate nell’indagine utilizzail metodo del “panel degli esperti” che con-siste nel richiedere ad esperti di diverse ca-tegorie di stakeholder di “certificare” le partidi bilancio sociale di loro specifico interessechiedendo loro di indicare anche le linee dimiglioramento. Questo approccio molto semplice e di po-chissimo costo, in quanto l’audit con il paneldegli esperti di fatto non costa nulla, per-mette di avere “comportamenti” certificati dacoloro che sono i soggetti interessati e com-petenti, appunto i portatori di interesse del-l’attività svolta dalla banca. Qualsiasi altroauditor sarebbe, come in effetti è quellocontabile, troppo parziale e spesso privo dicompetenze specifiche in settori che nonsiano i propri.Per quanto riguarda invece il rating c'è dasottolineare che esso costituisce nell’ambitodella RSI un approccio probabilmente piùcorretto rispetto all'auditing. Mentre l'auditing, infatti, ha come oggetto ilbilancio, il rating ha come oggetto l'interagestione, bilancio incluso, e qui in materiadi RSI ciò che si chiede è un giudizio sulcomportamento sociale dell'impresa, sul suoorientamento alla RSI e sul rispetto del "con-tratto sociale" che ha stipulato con i propristakeholder.Nel campione analizzato è emerso che solouna banca fa ricorso al rating e probabil-mente per soddisfare le esigenze di analistiinternazionali di fondi di investimento etico.

I campi che costituiscono il bilanciosociale e la best practiceUtilizzando la procedura d’istruttoria predi-sposta dal gruppo di lavoro, all'inizio dell'in-dagine sono stati individuati dei "campi" delbilancio sociale all'interno dei quali sono poistati individuati, in una sorta di check list,ulteriori “elementi di dettaglio” che ne quali-ficano il contenuto.I campi analizzati sono stati: dipendenti,azionisti, clienti, fornitori, collettività e filan-tropia, Stato ed Enti locali, ambiente, rendi-conto economico, identità aziendale, proces-so di formazione del bilancio sociale, comu-nicazione e veste grafica.All'interno di ciascun campo, poi, sono statipresi in esame tutti quegli elementi che se-condo la procedura di istruttoria, messa apunto dal gruppo di lavoro, dovevano esse-re presenti per "trattare con completezza" ilcampo del bilancio sociale analizzato.Ad esempio, nel campo "dipendenti", tema

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molto interessante per la Falcri, è emersodalla procedura di istruttoria che gli elementiche devono essere toccati per garantire unminimo di informazione nel bilancio socialesono: le assunzioni, le cessazioni ed i pen-sionamenti, la consistenza e la retribuzionedel personale, i sistemi di remunerazione edi fidelizzazione, la formazione, la valorizza-zione e l'evoluzione delle carriere, l'assisten-za e la sicurezza dell'ambiente di lavoro, lacomunicazione interna, la soddisfazione deidipendenti, il contenzioso e le cause pen-denti, la gestione del capitale intellettuale, lerelazioni sindacali, le iniziative per i pensio-nati, i dipendenti e le loro famiglie.Naturalmente, poi, ciascuna banca queglistessi punti può trattarli nel proprio bilanciosociale con dovizia di dettagli o in manierapiù sintetica. E’ lì che si applica il cosiddetto"Rating Falcri", un giudizio “ragionato”espresso con un valore che va da 0 a 3; unrating comunque “anomalo” in quanto appli-cato al metodo e non al merito.Con tale sistema, quindi, si entra nel metodoseguito nella realizzazione del bilancio socia-le, ma ovviamente non nel merito, comefanno invece le società di rating, in quantola ricerca Falcri si basa solo sul supportocartaceo, il bilancio sociale pubblicato.L'unica verifica realizzabile, quindi, è quelladi valutare se, il "capitolo dipendenti" oquello "azionisti", viene trattato più o menodiffusamente ed analiticamente (verifica dimetodo) senza entrare nel riscontro della ve-ridicità dei dati (verifica di merito).Questo non è un limite della ricerca in quan-to non è questo l'obiettivo, ma si vuole solo"misurare" come la banca gestisce la propria

reputazione e il proprio consenso, senza veri-ficarli direttamente con gli stakeholder. Questo processo ha consentito di realizzaredue risultati:• delineare una best practice di contenuti

per ciascun campo e, quindi, alla fine cen-sire la frequenza delle best practice nei bi-lanci sociali analizzati,

• ottenere un rating per ciascun bilancio so-ciale di ciascuna banca, elemento però chefin dall’inizio si è deciso volutamente dimantenere riservato (tavola 14).

Gli elementi presi in considerazione per cia-scun campo oltre i “dipendenti”, già conside-rati, sono in estrema sintesi i seguenti, tenen-do però presente che la procedura di istrut-toria fa ricorso ad un dettaglio maggiore:• Azionisti: compagine sociale, servizi ed

agevolazioni, contenzioso e litigiosità, mo-delli ed indici, indotto economico.

• Clienti: impieghi per settori di attività eco-nomica, criteri etici di scelta, comunicazio-ne e trasparenza sociale, rete, customer sa-tisfaction, indotto economico.

• Fornitori: criteri di scelta, condizioni nego-ziali, contenzioso grado di litigiosità, ter-mini di pagamento, indotto economico.

• Collettività e filantropia: comunicazione etrasparenza sociale, sponsorizzazioni ederogazioni di liberalità, rapporto con asso-ciazioni ed istituti di ricerca, attività cultu-rali e sportive, marketing e comunicazione,salute e servizi sociali, indotto economico.

• Stato ed Enti locali: struttura e rapporti versolo Stato e gli Enti locali, indotto economico.

• Ambiente: rifiuti, consumi interni di acqua,energia e carta, investimenti e progetti peril futuro, certificazioni di acquisti ecologici,sensibilizzazione del personale sui risparmienergetici.

• Rendiconto: bilancio, principali indicatorifinanziari ed economici.

• Identità aziendale: assetto organizzati-vo, partecipazioni, valori prevalenti (sivedano le considerazioni già avanzatea riguardo).• Processo di formazione del bilan-cio sociale: coinvolgimento dei di-pendenti, interfunzionalità, relazio-ne con gli stakeholder, certificazio-ne del bilancio, questionario dimiglioramento, gestione di eventiper la divulgazione.• Comunicazione: anzianità delprocesso, continuità nel tempo,tassi di miglioramento nel tempo,processo di redazione, glossario espiegazione di concetti chiave.

• Veste grafica: progetto grafico,navigabilità, tipo di carta, colori, fo-to e link con il sito, con il cd romed altre pubblicazioni.

0

1

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DIPENDENTI

AZIONISTI

CLIENTI

FORNITORI

COLLETTIVITA'E FILANTROPIA

STATO EDENTI LOCALI

AMBIENTE

RENDICONTO

IDENTITA'AZIENDALE

PROCESSO DIFORMAZIONE DEL B.S.

COMUNICAZIONE

VESTE GRAFICA 3

AREA BEST PRACTICE

Tav. 14I campioggettodi valutazione

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Una volta censiti i campi ed i dettagli del bi-lancio sociale è stata possibile la formulazio-ne di un giudizio che risponde alla doman-da: “su un scala da 0 a tre, il bilancio socialedella banca X, relativamente ad un determi-nato campo, ad esempio azionista o dipen-dente, che valore assume?”Questo approccio, ottenuto seguendo la"procedura di istruttoria" accennata, ha con-sentito di conseguire due risultati:• da un lato, verificare quali sono i campi

meglio trattati dalle banche nel loro insie-me;

• dall'altro, navigando tra le best practice inciascun campo, si può tracciare quella“frontiera della qualità”, alla quale si è fat-to cenno, che può consentire a ciascunabanca di verificare come si colloca rispettoalla best practice del sistema.

Allo stesso tempo le banche che ancora nonpredispongono il bilancio sociale, le veredestinatarie di questa ricerca, hanno la pos-sibilità, nell'ottica del benchmarking, di "an-dare a copiare" la parte migliore dai migliori.

RICERCA FALCRI PROFESSIONE BANCARIO 17

BIBLIOGRAFIA

• Hinna L., “I sistemi di rappresentazionee di controllo delle attività realizzate:una proposta di bilancio per gli enticonferenti”, Primo Rapporto sulle fonda-zioni bancarie, cap. 5, ACRI, Roma, feb-braio 1996.

• Hinna L., “Il bilancio di missione comestrumento di rendicontazione socialenelle fondazioni”, Terzo Rapporto sullefondazioni, cap. 6, ACRI aprile 1998.

• Hinna L., “Il bilancio sociale: da docu-mento a processo”, in AA.VV., La RSI eil bilancio sociale nelle banche e nelleimprese, Bancaria Editrice, Roma, 2004.

• Hinna L., “Normare l’etica?”, numeromonografico L’impresa giusta, Il Ponte,Firenze, ottobre-novembre 2003.

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DIPENDENTI

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CLIENTI

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VESTE GRAFICA 3

Tav. 15 - Esempio banca A

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DIPENDENTI

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PROCESSO DIFORMAZIONE DEL B.S.

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Tav. 16 - Esempio banca B

DIPENDENTI

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FORNITORI

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Tav. 17 - Esempio banca C

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Acomplemento del lavoro svolto siè ritenuto utile considerare anchealtre ricerche similari su temi di re-sponsabilità sociale in modo da

poter operare un confronto tra i risultati edavere una visione d’insieme degli elementiemersi nell’indagine, nonché posizionarequest’ultima nel panorama delle altre ricer-che condotte.Vale la pena dire subito che le altre ricercheconfermano il trend di fondo emerso nellaricerca Falcri ed in alcuni casi la comple-mentarietà dei dati permette di far apprezza-re meglio, sia la metodologia adottata dalgruppo di lavoro Falcri, sia i risultati ottenu-ti.Il fatto che ci siano altre ricerche sul temadella Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI)con focus sulle banche significa che: • il tema è di moda;• l’indicatore preso per misurare il livello di

diffusione del tema è il numero di bilancisociali pubblicati;

• le banche rappresentano un settore diavanguardia nei temi legati alla RSI.

Le quattro ricerche (tre hanno uno spettroitaliano ed una ha uno spettro europeo) chesono state considerate per allargare l’ambitodell’indagine - sebbene recependone acriti-camente i risultati senza alcuna verifica deicontenuti - sono quelle effettuate da “Guidaal risparmio responsabile” del Centro NuovoModello di Sviluppo; “CSR nel settore banca-rio europeo” di Stock at Stake; il “PrimoRapporto sulla RSI in Italia”dell’ISVI (Istitutoper i Valori d’Impresa); “Diffondere la re-sponsabilità sociale d’impresa attraversol’emulazione” del Premio Sodalitas SocialAward edizione 2003.Guida al risparmio responsabileE’ una guida che fornisce informazioni sulcomportamento delle banche per metterein condizione i consumatori di operare“scelte consapevoli”. La guida è curata dalCentro Nuovo Modello di Sviluppo diFrancesco Gesualdi e di fatto assegna deirating agli Istituti di credito italiani relativa-mente alle singole aree gestionali tenendo

presente i comportamenti rispetto ai granditemi della responsabilità sociale.La Guida passa in rassegna 44 gruppi banca-ri che nel complesso controllano 215 banchefino a coprire il 90% di tutta l'attività banca-ria. Di ogni banca esprime un giudizio circal’atteggiamento su dieci aree tematiche: tra-sparenza, Sud del mondo, ambiente, armi,lavoratori, clienti, paradisi fiscali, regimi op-pressivi, illeciti, investimenti etici.La Guida è fortemente ispirata ad una analo-ga ricerca condotta su base annuale negliStati Uniti che prende in considerazione i va-ri settori merceologici dal titolo “Shoppingfor a BetterWorld”. L’atteggiamento della Guida qui considerataappare molto critico e, in alcuni casi, ha sca-tenato anche le reazioni delle banche chenon condividevano i rilievi ed i giudiziespressi.L’aspetto che emerge ai fini del confrontocon la ricerca Falcri è che alcuni degli Istituticriticati nella Guida redigono il bilancio so-ciale e, se sono attendibili le osservazionidella Guida, si dimostrerebbe che il bilanciosociale da solo non è né una garanzia diorientamento alla RSI, né una garanzia diconsenso e di alta reputazione sul mercato.La seconda ricerca analizzata è quella con-dotta dallo Stock at Stake di Bruxelles cheha presentato nel marzo 2004 uno studiosulla “CSR nel settore bancario europeo”in cui si analizzano 21 aziende con la meto-dologia ethibel label, metodologia che fa sìche i risparmi siano gestiti in fondi d’investi-mento presso Istituti di credito con il mar-chio Ethibel che certifica la responsabilitàsociale delle aziende.Nella ricerca le banche italiane analizzate so-no state Monte dei Paschi di Siena, BancaNazionale del Lavoro ed Unicredito.I risultati sono sintetizzati nella tavola 18.E’ interessante rilevare come la ricerca a li-vello europeo ha preso in considerazione lebanche più grandi, le quali anche se nella ri-cerca Falcri non sono quelle che redigono dapiù tempo il bilancio sociale, hanno comun-que recuperato velocemente posizioni po-nendosi a livello europeo tra le best practice.

LA RICERCA FALCRIED IL CONFRONTO CONALTRE RICERCHE SUIBILANCI SOCIALIDELLE BANCHE

BANCA POLITICASOCIALEINTERNAINTERNA

POLITICHEAMBIENTALI

POLITICASOCIALEESTERNAESTERNA

POLITICAECONOMICA

MPS MOLTOSOPRALA MEDIALA MEDIA

PIONIERA MOLTOSOPRALA MEDIALA MEDIA

SOPRALA MEDIA

MOLTOSOPRALA MEDIALA MEDIA

NELLAMEDIA

MOLTOSOPRALA MEDIALA MEDIA

MOLTOSOPRALA MEDIA

MEDIA

NELLAMEDIA

NELLAMEDIA

PIONIERABNL

UNI-CREDITO

Tav. 18 - I risultati della ricerca Stock at Stake

PROFESSIONE BANCARIO RICERCA FALCRI18

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Il “Primo Rapporto sulla RSI in Italia” èstato redatto dall’ISVI ed ha monitorato ibilanci sociali 2001 di 187 tra banche, in-dustrie e servizi, no profit. Sono state ana-lizzate in particolare 68 Banche di CreditoCooperativo (BCC) e 21 banche. Questa ri-cerca rispetto a quella Falcri è fortementecondizionata dalla presenza di BCC, maconferma sostanzialmente il numero dei bi-lanci sociali in circolazione nel 2001; nelricercare punti di contatto con la ricercaFalcri, quindi, è interessante sottolineare al-cuni elementi emersi. La denominazione principale utilizzata ac-canto a quella di “Bilancio” è stata quella“Sociale” nel 91% del campione e “SocioAmbientale” solo nel 6,7%; il restante 2,3%ha utilizzato altri aggettivi.Il modello principale seguito è stato quellodel Settore Federcasse nel 67,4% dei casi,quello del Settore ABI nel 23,6% dei casi,quello GBS (Gruppo di Studio sul BilancioSociale) nel 3,4% dei casi e altri modelliper il restante 5,6%.Il 91% delle banche e delle BCC ha affer-mato poi di aver intenzione di elaborareun bilancio sociale anche nel 2002.Spostando il confronto dal bilancio al pro-cesso, di particolare interesse appare la ri-cerca condotta dal Premio SodalitasSocial Award 2003.Il concorso ha come obiettivo quello didiffondere la responsabilità sociale attraver-so l’emulazione e conferisce premi alleaziende distintesi nella realizzazione diprogrammi ad alto contenuto e valore so-ciale. Sodalitas, in collaborazione conBanca Intesa, ha raccolto i progetti di 84aziende iscritte all’edizione 2003 e li hasuddivisi in 5 categorie previste dal bando.Nell’aprile 2004 sono stati conferiti premi adiverse aziende tra cui spiccano anche al-cune banche che si sono particolarmentedistinte nelle seguenti categorie:• “Processi interni aziendali di responsabili-

tà sociale” (riconoscimento per le impre-se che pianifichino ed attuino una lungi-mirante politica per attrarre, motivare econservare il proprio “capitale umano”come fattore chiave di vantaggio compe-titivo; e/o dimostrino il proprio impegnoal miglioramento continuo nella gestionedelle responsabilità sociali e ambientali,nella creazione di valore per gli stakehol-der, nel presidio dell’integrità dei com-portamenti interni).

Nella nomination si sono distinti il GruppoSan Paolo IMI e quello Unicredito.Un premio speciale è stato attribuito adUnicredito per 2 processi innovativi nellagestione delle risorse umane: condivisione- con il coinvolgimento nei “Laboratori dei

Valori” di 1300 dipendenti - della culturadella responsabilità sociale come elementofondante della identità del Gruppo; indagi-ne sul clima aziendale - 22.500 questionaricompilati - per costruire un indice di sod-disfazione del personale, con individuazio-ne di 3 aree di priorità e avvio dei relativipiani di azione.• “Migliore campagna di Marketing Sociale”

(riconoscimento per imprese che hannorealizzato iniziative di cause related mar-keting o di comunicazione per promuo-vere problematiche sociali attraverso unapartnership con organizzazioni no profit).

Il premio speciale è stato conferito aBNL per l’impegno costante con cuimette a disposizione ormai da 12anni più di 10.000 persone - dal topmanagement alla rete delle agenzie -per contribuire alla maggiore inizia-tiva di raccolta fondi mai realizzatain Italia a favore della ricerca sullemalattie genetiche.• Migliore iniziativa di “Finanza

Socialmente Responsabile” (ricono-scimento per imprese finanziarieche abbiano lanciato prodotti o rea-lizzato programmi capaci di incide-re sui propri comportamenti e suquelli dei propri stakeholder. Taliprogrammi possono riguardare siale attività di asset management, siale offerte alla clientela corporate eretail di nuovi prodotti e servizi cheenfatizzino la dimensione ambienta-le e sociale, sia, infine, iniziative disocial banking o di sostegno allosviluppo locale).

Le nomination sono state quelle di BancaAgrileasing, Etica SGR, Gruppo San PaoloIMI e MPS.Il vincitore della categoria è stata Etica SGRper aver lanciato il “Sistema Valori responsa-bili”, che si colloca al terzo posto per assetgestiti in Italia. I fondi sono certificati con ilmarchio di qualità Ethibel e seguono speri-mentalmente le linee guida Eurosif sulla tra-sparenza; il Comitato Etico svolge attivamen-te una funzione consultiva e propositiva;una commissione dello 0,1% del capitale sot-toscritto dai clienti alimenta un fondo di ga-ranzia per progetti di microcredito.Su 9 premi ben 3 sono stati vinti da Istitutidi credito a conferma del ruolo importanteche la gestione della reputazione della fi-ducia riveste nel mondo del credito e dellafinanza. Tra i partecipanti il 10% sono ri-sultati essere banche e società di gestionedel risparmio, il 5% sono BCC.Su 84 aziende che hanno partecipato albando circa il 15% è costituito dal settorecreditizio.

RICERCA FALCRI PROFESSIONE BANCARIO 19

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PROFESSIONE BANCARIO RICERCA FALCRI20

ConclusioniLe ricerche qui sopra descritte, benché utiliz-zino criteri, metodologie ed obiettivi diffe-renti da quelli utilizzati nella ricerca Falcri,ed in alcuni casi si riferiscano ad anni diversida quelli presi in considerazione, hanno evi-denziato alcuni punti di incontro significativi. Le banche rappresentano comunque unapunta avanzata rispetto ad altri settori eco-nomici in tema di responsabilità sociale, macon lo spirito del miglioramento continuovale la pena evidenziare anche quelle ombreche ancora permangono nei comportamentidel settore del mondo bancario odierno:• le banche gestiscono i risparmi e la fiducia

della clientela, ma non sono ancora parti-colarmente interessate a comunicare tra-sparenza ai propri clienti attraverso il bi-lancio sociale;

• il bilancio sociale sembra essere utilizzatoper lo più come strumento di marketinged è spesso autoreferenziale e chiuso aldialogo lasciando ampie lacune nelle rela-zioni con gli stakeholder sia interni cheesterni;

• c’è la tendenza degli Istituti di credito araccontarsi, ma c’è anche quella a nonrendersi misurabili e confrontabili con lealtre aziende;

• le banche sembrano restie a far trapelareinformazioni sulle loro attività di RSI vani-ficando ciò che di positivo realizzano;

• gli assenti sono più numerosi dei presenti; • gli Istituti di credito ancora non sembrano

consapevoli di quanto possa essere conve-niente la RSI, nel senso etimologico diconvenire, ovvero incontrarsi, “essere inarmonia con” i propri stakeholder;

• se l’offerta di RSI da parte delle banche èrisultata esigua, tuttavia la domanda deglistakeholder è addirittura inferiore; è quindiarrivato il momento di formare ed educareanche la domanda alla RSI;

• si registra negli ultimi tempi una prolifera-zione di documenti e strumenti etici a di-mostrazione che il fenomeno “banche eRSI” è in crescita;

• e comunque il bilancio sociale è sempre lostrumento più diffuso di RSI;

• il settore delle BCC è quello più avanzatorispetto agli altri Istituti di credito e meritaun’attenzione più forte;

• il settore bancario sta registrando una par-ticolare accelerazione sui temi di RSI ri-spetto ad altri settori.

Il gruppo di lavoro Falcri, prendendo inesame i singoli bilanci sociali delle ban-che rispetto alle 12 variabili consideratedalla procedura di istruttoria, ha espres-

so al suo interno un rating per ciascun bilan-cio. Tale rating, non viene pubblicato ma è adisposizione di ciascuna banca che potrà far-ne richiesta direttamente alla Falcri. Quest’ultima, infatti, è disponibile ad inviareuna breve relazione riservata sull’analisi ef-fettuata dal gruppo di lavoro confrontando ilbilancio sociale della banca con il resto deibilanci sociali valutati complessivamente. Per ciascuna banca analizzata se ne eviden-zia il posizionamento e la distanza da colma-re per raggiungere la best practice, così co-me è evidenziato nel grafico riportato nellatavola 19 riferito ad un effettivo caso analiz-zato.L’esterno della figura rappresenta la “frontie-ra della qualità” come emerge dalla ricerca;l’area interna, invece, rappresenta la valuta-zione che il gruppo di lavoro ha dato adognuna delle 12 variabili per singola bancaanalizzata ed, infine, lo spazio tra la frontieraesterna e quella interna rappresenta l’area dipotenziale miglioramento.Il grafico potrebbe essere interpretato comeuna sorta di “rincorsa” verso le aree di mi-glioramento.La domanda che molti probabilmente si sa-ranno posti, a questo punto dell’esposizionedella ricerca, è: «non c’è il rischio che ilgruppo di lavoro si proponga in maniera au-toreferente come “analista di rating” dei bi-lanci sociali?». La domanda è legittima e la ri-sposta è semplice ed articolata.In primo luogo, il bilancio sociale è fatto pergli stakeholder. Il gruppo di lavoro è com-posto sia da esponenti del mondo accademi-co, sia da dirigenti sindacali che sono, ovvia-mente, anche lavoratori bancari, specificata-mente formati, e che da circa due anni si oc-cupano di responsabilità sociale. Il gruppodi lavoro, quindi, può essere considerato apieno titolo uno stakeholder qualificato edattento con il quale confrontarsi nello spiritodella RSI.

SINTESI DEI RISULTATI EMERSI:IL RATING FALCRI

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In secondo luogo, qualcuno doveva pur far-lo ed allora perché non il sindacato i cuirappresentati sono legati a filo doppio nonsolo come portatori di interessi, ma anchecome portatori di diritti, ai destini delle ban-che in cui operano.

Le nomination sull’impostazionedel bilancio (tavola 20)Dei 27 bilanci sociali analizzati, come risultadai grafici successivi, solo 13 ottengono al-meno una nomination su uno dei 12 campianalizzati. Quella che ne ottiene di più rag-giunge 9 nomination, una ne ottiene una so-la e 14 neppure una.La nomination delle variabili trattate daiBilanci Sociali delle 27 banche presenta ladistribuzione indicata nelle tavole 21 e 22.Alcune considerazioni: • La qualità del bilancio non garantisce

la qualità del processoVale la pena ricordare che la nominationnon é detto che sia sinonimo di qualità e diorientamento alla RSI della banca; è solo si-nonimo di qualità del bilancio sociale, manon del processo che c’è dietro. Pertanto, seper assurdo, ma forse tanto assurdo non è,una banca avesse deciso di realizzare inmassima fretta un bilancio sociale e si fossevoluta posizionare sulla frontiera della bestpractice, sarebbe stato sufficiente navigaretra i principali bilanci sociali delle banche,gli stessi qui analizzati, fare shopping di idee

0

1

2

DIPENDENTI

AZIONISTI

CLIENTI

FORNITORI

COLLETTIVITA'E FILANTROPIA

STATO EDENTI LOCALI

AMBIENTE

RENDICONTO

IDENTITA'AZIENDALE

PROCESSO DIFORMAZIONE DEL B.S.

COMUNICAZIONE

VESTE GRAFICA3

Tav. 19 - Un esempio di banca

BANCA

DIPENDENTI

AZIONISTI

CLIENTI

FORNITORI

COLLETTIVITA'E FILANTROPIASTATO ED ENTI LOCALI

AMBIENTE

RENDICONTO

IDENTITA' AZIENDALEPROCESSO FORMAZ. BS

COMUNICAZIONE

VESTE GRAFICA

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 1212 1313

Tav. 20 - Le nomination

19

VESTE GRAFICA

IDENTITA' AZIENDALECOMUNICAZIONE

PROCESSO DI FORMAZIONE DEL BSRENDICONTO

AMBIENTE

AZIONISTI

CLIENTI

COLLETTIVITA'STATO ED ENTI LOCALIFORNITORI

DIPENDENTI

0

1

2

3

4

5

6

7

8

NUMEROBANCHE

Tav. 21 - I campi che figurano a livello massimo

NUMERODELLE BANCHE

BANCHE CHEFIGURANO A

LIVELLOMASSIMO

Tav. 22 - I campi che figuranoa livello massimo

RICERCA FALCRI PROFESSIONE BANCARIO 21

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PROFESSIONE BANCARIO RICERCA FALCRI22

e del livello di dettaglio nei vari campi in cuisi articola il bilancio sociale, per ottenere unnumero elevato di nomination sul documen-to. Infatti il processo, che qui non è statoanalizzato, potrebbe risultare insufficiente ecaratterizzato da scarso coinvolgimento delpersonale dipendente, scarsa attenzione aglistakeholder ed al dialogo. In sintesi, unbuon bilancio sociale non è necessariamentela “garanzia” del reale orientamento dellabanca alla filosofia di gestione della RSI equesto va tenuto costantemente presente.• Le nomination tradiscono gli orienta-

menti delle banche (tavola 23)Le singole variabili prese in esame sottinten-dono la sensibilità e l’orientamento alla RSIdelle banche ed il fatto che si siano registratefrequenze diverse in certe aree piuttosto chein altre, non sono elementi da trascurare.

Ad esempio, solo una banca ha ottenuto lanomination nella parte relativa al personale:ciò significa che c’è ancora una scarsa atten-zione allo stakeholder interno, nonostante lebanche siano aziende ad alta intensità dipersonale e dove il marketing relazionalefatto dalle persone, dalla professionalità e

dai comportamenti delle stesse sia l’elementofondamentale del successo e della reputazio-ne sul mercato. Il dato, peraltro, è abbastan-za in linea con gli elementi emersi nell’ela-borazione del questionario quando sono sta-te censite le motivazioni sottostanti alla pre-disposizione del bilancio sociale e della dis-tribuzione dello stesso presso il personaledipendente.Per la verità anche l’orientamento agli stake-holder esterni appare molto basso: azionisti,clienti, collettività, Stato/Enti locali e fornitorinon registrano troppe nomination, mentretemi come l’identità, la comunicazione, ilprocesso, presentano frequenze più alte.La conclusione è quasi scontata: la voglia diraccontarsi da parte delle banche è forte, edè giusto che sia così, ma appare abbastanzadiffuso anche l’orientamento alla autorefe-renzialità. Lo scarso confronto con gli stake-holder, sia interni che esterni, denuncia, in-fatti, una scarsa propensione al dialogo sulquale vale la pena riflettere e lavorare in fu-turo. Le banche che predispongono il bilancio so-ciale sono comunque la punta più avanzatadel nostro sistema bancario in tema della RSIe vale la pena interrogarsi su quale sia la si-tuazione nelle altre banche che rappresenta-no la grande maggioranza: sono tutte “so-cialmente irresponsabili”? O sono responsa-bili, ma preferiscono tacere e tenere un at-teggiamento di basso profilo?Nella società dell’informazione, dove il pote-re, anche economico, passa gradualmenteagli stakeholder, che si stanno trasformandoda semplici spettatori in attori, non ci saràpiù nel futuro molto spazio per l’autorefe-renzialità.• I suggerimenti per chi non fa ancora il

bilancio sociale Le banche i cui bilanci sono stati analizzatinella ricerca sono solo 27 (25 su 293 bancheS.p.A. e Popolari cioè il 9% sul totale, e 2quale campione delle BCC, escludendo lesuccursali di banche estere).Questi dati possono essere letti con atteggia-menti diversi.Per quelle banche che ancora non redigonoun bilancio sociale, o più correttamente nonsembrano essere orientate ad una gestioneispirata alla RSI, la redazione del bilancio so-ciale può essere vista come “un atteggiamen-to da avanguardia”, “esercizio intellettualeper grandi banche” o interesse di chi deve“comprarsi un’aureola” e “rifarsi una vergini-tà”, e comunque, non sono ancora giudicatifenomeni di massa tali da costituire un han-dicap di immagine per chi non redige taledocumento.Oppure, la ricerca può costituire uno stimoloed un riferimento per constatare come il fe-

22%22%22%6AmbienteAmbienteAmbiente

4%1Dipendenti

15%15%44

22%6

30%8Veste graficaORIENTAMENTOALLAAUTO-REFERENZIALITA'

ENFASI SUL TEMA

SCARSO ORIENTAMENTOAGLI STAKEHOLDERINTERNI

SCARSO ORIENTAMENTOAGLI STAKEHOLDERESTERNI

BANCHECHE FIGURANO

A LIVELLOMASSIMO

%NUMEROBANCHE

AzionistiAzionistiAzionistiAzionistiAzionistiAzionisti

del BS

Tav. 23Gli orientamentidelle banche

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nomeno coinvolga ancora poche banche,ma la discriminante non è né la dimensione,né la necessità di ricrearsi una reputazioneperduta: è semplicemente una questione disensibilità e di atteggiamento.• I suggerimenti per chi fa già il bilan-

cio sociale Il primo elemento che si vuole sottoporrenon è un suggerimento, ma un apprezza-mento per la sensibilità di coloro i qualihanno scelto di fare il bilancio sociale, per iloro sforzi, per aver deciso di sottoporsi alresponso della società civile, per aver datoun esempio anche ad altri comparti econo-mici, per aver rischiato, infine, giudizi o cri-tiche. Il primo vero suggerimento, invece, è quellodi continuare e, soprattutto, di non sedersisu ciò che è stato già fatto. Il bilancio socia-le non è un bilancio, è un atto di creativitàed il nemico più grande della creatività dasempre è “la scimmia del manierismo” o la“cultura del precedente”. Il suggerimento,quindi, è continuare a innovarsi, a creare, adosservare che cosa fanno gli altri, anche inaltri comparti ed in altri Paesi. Sotto questoaspetto ci si augura che la ricerca Falcri pos-sa essere di aiuto. Chi ha abitudine a legge-re bilanci sociali, infatti, si rende subito con-to quando una struttura è seduta e statica. Inquesti casi il bilancio sociale cambia solonelle cifre, esattamente come quello econo-mico, e non si registrano tassi di migliora-mento strutturale da un anno all’altro, per-dendo così tutto il valore aggiunto dell’o-rientamento al miglioramento continuo chela RSI impone. Un secondo suggerimento è dato dalla ne-cessità di un maggiore orientamento agli sta-keholder sia interni che esterni e ad una piùattenta strategia di ascolto. Il bilancio socialeè un documento che si predispone alla finedi un processo. Da sempre i documenticreano burocrazia ed i processi, invece,creano cultura aziendale. Il suggerimento èquello di enfatizzare maggiormente il pro-cesso che sta a monte del documento coin-volgendo più persone possibili e raccontan-dolo e declinandolo bene nel bilancio socia-le.L’indagine ha dimostrato che, oltre al bilan-cio sociale, sono stati adottati altri strumentidi responsabilità sociale. Il suggerimento èquello di provare a “metterli a sistema” in-troducendo quelli che ancora non ci sonoavendo un’attenzione fluttuante alla condivi-sione di tali strumenti con le principali cate-gorie di stakeholder. Mettere a sistema gli strumenti è una cosadiversa dal metterli in sommatoria: una or-chestra può produrre rumore o musica e lamusica è sempre il risultato del sistema

mentre il rumore è il risultato della somma-toria. Se non si mette mano al coordinamen-to ed alla armonizzazione dei vari strumentiil rischio che in ambiente RSI si crei rumoreinvece che musica è molto alto ed acutizzatodal “fenomeno moda”.La storia dei bilanci sociali in altri compartieconomici ed all’estero ha dimostrato che cisono due linee di evoluzione ormai consoli-date e tracciate: integrare gli strumenti dellaRSI e migrare da una “semplice relazione”ad un rapporto più ricco di indicatori. Gliindicatori, però, debbono essere a prova distakeholder e non a prova di servizio studi,devono parlare la lingua del destinatario; ilsuggerimento, quindi, è quello di concorda-re gli indicatori di performance con le variecategorie di stakeholder: è meno complicato,più semplice e la comunicazione è anchepiù efficace.

Una considerazione finale in materia di ra-ting e auditing sociale. Il rating sociale è ilgiudizio espresso da un terzo indipendentesugli atteggiamenti sociali dell’impresa, men-tre l’auditing sociale consiste nella “certifica-zione” del bilancio sociale. Questi due stru-menti possono aiutare ad uscire dalla trappo-la dell’autoreferenzialità. Tuttavia la via mi-gliore è quella di farsi giudicare e certificare

RICERCA FALCRI PROFESSIONE BANCARIO 23

COINVOLGIMENTODEGLI STAKEHOLDER

INTEG

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I STR

UM

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CSR

dipendenti

Iniziativedi RSI, ecc.

con indicatori KPIcondivisi

Tav. 24Dal bilancio sociale all’orientamento alla CSR

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PROFESSIONE BANCARIO RICERCA FALCRI24

il bilancio non dalle società di revisione con-tabile, che in materia di responsabilità socialeed etica negli ultimi tempi hanno davveropoco da dire, ma dagli stessi stakeholder. Iveri “certificatori” del bilancio sociale sonogli stakeholder, quelli che di fatto quandocomprano giudicano e votano, come giudica-no e votano gli stakeholder interni. L’invito,quindi, è quello di utilizzare, come fanno giàmolte aziende all’estero ed alcune struttureno profit in Italia, il metodo del “panel degliesperti” nell’ambito del quale si individua,come già accennato, appunto un panel diesperti nelle diverse discipline, meglio se so-no anche opinion leader dei rispettivi settoridi attività, e si chiede loro di esprimere ungiudizio sul bilancio sociale e di individuarepotenziali aree di miglioramento. Così si ot-tengono più risultati allo stesso tempo: siesce dall’ombra dell’autoreferenzialità, ci siapre al dialogo ed al confronto, si mantengo-no rapporti stretti con le varie categorie distakeholder e con i loro opinion leader, ci siorienta al miglioramento continuo e si certifi-ca anche il bilancio sociale.Il dialogo continuo con gli stakeholder èl’essenza dell’automiglioramento ed in que-sta ottica la semplice adozione di questionarie di moduli da allegare al bilancio socialepossono certamente tornare utili.• Le aspettativeL’attesa nell’immediato futuro è un innalza-mento sia della quantità che della qualità deibilanci sociali del sistema bancario italiano.Il 9% di banche che realizzano il bilancio so-ciale in un comparto economico così strate-gico per il Paese, che coinvolge milioni dipersone e che si regge tutto sul consenso, lafiducia e la reputazione dell’opinione pubbli-ca, è davvero una percentuale decisamentetroppo modesta, anche se in miglioramento.

In questo contesto la ricerca qui presentatapuò costituire un contributo, vuoi perchéaiuta a creare proprio tra gli stakeholderquella sensibilità necessaria ad alimentareuna domanda crescente di trasparenza, disocialità e di informazione alla quale la ban-ca deve rispondere con un orientamento allaRSI; vuoi perché sul piano strettamente tec-nico può offrire spunti concreti ed operativial management delle aziende ed alla nuovafamiglia professionale che si sta creando al-l’interno del sistema bancario. Il riferimentoè ai cosiddetti RSI manager o esperti di bi-lancio sociale.L’auspicio è che il prossimo anno il numerodei bilanci sociali delle banche sia aumenta-to notevolmente e che l’Osservatorio nazio-nale paritetico sulla Responsabilità Socialedell’Impresa, sottoscritto il giugno scorso traABI e Organizzazioni sindacali del credito,favorisca la circolazione delle informazionied il confronto, sia all’interno del settorebancario, ma anche all’esterno e a livello in-ternazionale.L’idea, infine, di divulgare i risultati della ri-cerca anche attraverso “ProfessioneBancario”, mensile che arriva sulle scrivaniedi oltre 25.000 operatori del sistema banca-rio, ha probabilmente anche l’obiettivo dialimentare con i risultati della ricerca nonsolo la qualità dell’offerta, ma anche la quali-tà della domanda: quella degli stakeholderinterni che sono tanti e portatori, rispetto adaltre categorie di stakeholder, non solo di in-teressi ma anche di diritti.L’innovazione in tutti i comparti economiciavviene o per concorrenza o per confronto.Nel settore bancario ed in materia di respon-sabilità sociale l’innovazione è bene che av-venga, nell’interesse di tutti, sempre e soloper confronto.