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mensile di cultura cinematografica 1,00 2015 numero 1 anno XXXV Soldi e cultura, un rapporto da chiarire Tra padri e “padrini” la cultura deve saper difendere la propria identità Spostando le nuvole un po’ più in là Cinemazero rilancia le sue attività anche per il 2015 I cuori affamati di Saverio Costanzo Intervista al regista di Hungry Hearts, in sala a gennaio Le Certain Regard de Wim Wenders Il cineasta tedesco presidente di giuria alla prossima Berlinale (5-15/2) Trieste Film Festival Imperdibile appuntamento con il cinema dell’Europa centro-orientale Young Club: only for Cinemalovers Un’occasione unica per i giovani che il cinema vogliono farselo da sè Una settimana di film...per non dimenticare Quest’anno si celebra il decennale della Giornata della Memoria “Branca, Branca, Branca...” Grandi eventi per il centenario di Mario Monicelli Gennaio 15 spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Cinemazeronotizienotizie gennaio 2015

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2015, numero 1 anno XXXV

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Soldi e cultura, un rapporto da chiarireTra padri e “padrini” la cultura deve saper difendere la propria identità

Spostando le nuvole un po’ più in làCinemazero rilancia le sue attività anche per il 2015

I cuori affamati di Saverio CostanzoIntervista al regista di Hungry Hearts, in sala a gennaio

Le Certain Regard de Wim WendersIl cineasta tedesco presidente di giuria alla prossima Berlinale (5-15/2)

Trieste Film FestivalImperdibile appuntamento con il cinema dell’Europa centro-orientale

Young Club: only for CinemaloversUn’occasione unica per i giovani che il cinema vogliono farselo da sè

Una settimana di film...per non dimenticareQuest’anno si celebra il decennale della Giornata della Memoria

“Branca, Branca, Branca...”Grandi eventi per il centenario di Mario Monicelli

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spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45%contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

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“Il sottosegretario allo Sviluppo economico ha in calendario unariunione con il direttore generale cinema del Mibact (ministerodei Beni e delle attività culturali e del turismo) e con un gruppodi protagonisti del cinema romano e del Festival di Roma ... perlo stanziamento ... di alcuni milioni di euro per potenziare le ini-ziative specifiche del Festival di Roma” scrive Paolo Mereghettisull’autorevole Corriere della Sera di dicembre, ed argutamenteaggiunge: “... A nove anni dalla sua nascita, la manifestazionevoluta da Veltroni e Bettini e passata sotto l’ala di Alemanno ePolverini fatica a trovare una propria identità fuori dall’abbracciodella politica ... sono cambiate le alleanze e gli schieramenti, masempre di «padrini» si tratta...”.È racchiusa tutta qui l’amara constatazione di quanto la politicadel padrinaggio, abbia negativamente inciso nella società italia-na dove, al di là delle parole, sono troppo spesso valse le logichedelle appartenenze, degli schieramenti, del tornaconto e dellaconvenienza. Queste logiche, tutte a danno di una correttagestione delle cose basata sulla competenza, sulle doti profes-sionali e sull’adeguatezza ai ruoli, hanno così contribuito inmaniera decisiva a far tramontare splendide e storiche manife-stazioni, come la Mostra del Cinema di Venezia a favore di altriFestival come Cannes o Toronto.“... sovvenzionando a dismisura un festival si finisce inevitabil-mente per danneggiare gli altri - scrive ancora Mereghetti sem-pre sul Corriere della Sera - a cominciare proprio da Venezia che,nonostante gli attacchi «romani», ha saputo conquistarsi unacredibilità che non le deriva solo dalla sua storia ma anche dallacapacità di fare mercato...” e si chiede, e chiede al mondo politi-co, “...quale riflessione globale hanno fatto sul sistema dei festi-val italiani ...quale progetto hanno in mente per indirizzare il fon-damentale ruolo finanziario dello Stato verso sbocchi che nonservano solo per organizzare incontri e cene negli alberghi piùbelli della capitale.”La politica, che dovrebbe dare gli strumenti per un indirizzo disviluppo, rischia così, invece, di legare alle proprie esigenze direspiro spesso elettorale, un ambito che deve essere libero pernatura e vocazione. Fortunatamente nei quasi 40 anni di attivitàCinemazero si è sempre tenuto lontano da qualsivoglia ambito diappartenenza o schieramento. Abbiamo proseguito, negli anni,con la serietà del nostro lavoro, delle nostre proposte, pur tran-sitandoci davanti agli occhi giunte regionali, provinciali e comu-nali di vario colore politico.Il lavoro di Cinemazero è stato seguito da un vasto pubblico(oltre 100.000 presenze annue) che ha permesso, e permette tut-tora, all’Associazione di avere un bilancio con il 75% di fondi pro-pri. Fondi che, non essendoci chiaramente nessun scopo di lucro,abbiamo sempre reinvestito in attività culturale.Già nel nostro storico primo volantino del 1978, che annunciavala nascita di Cinemazero, programmaticamente scrivevamo: “...iniziamo la nostra attività in collaborazione con la consulta rio-nale di Torre e nella sala del C.R.A.L. di proprietà del Comune;questa scelta non è casuale ma allude alla necessità di creare ser-vizi culturali pubblici di cui devono farsi carico gli enti locali...”.Condividiamo, infine, la domanda che pone Mereghetti sulCorriere della Sera al mondo politico, che non è quella obsoletae stanca sulla “... allergia al pluralismo culturale...” ma sull’indi-rizzo generale per il sostegno al cinema e quindi alla cultura.

In copertina Saverio Costanzo regista di Hungry Hearts in sala agennaio.

cinemazeronotiziemensile di informazione cinematograficaGennaio 2015, n. 1anno XXXV

Direttore Responsabile Andrea CrozzoliComitato di redazione Piero ColussiRiccardo Costantini Marco FortunatoSabatino LandiTommaso LessioSilvia MorasMaurizio SolidoroCollaboratori Lorenzo CodelliLuciano De GiustiElisabetta PierettoSegretaria di redazioneMarianita SantarossaDirezione, redazione, amministrazioneP.zza della Motta, 233170 Pordenone,Tel. 0434.520404Fax 0434.522603Cassa: 0434-520527e-mail: [email protected]//www.cinemazero.itProgetto graficoPatrizio A. De Mattio[DM+B&Associati] - PnComposizione e FotolitiCinemazero - PnPellicole e Stampa Grafiche Risma - Roveredo in PianoAbbonamenti Italia E. 10,00Estero E. 14,00Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981Questo periodico è iscritto alla:

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Tra padri e “padrini” la cultura deve saper difendere la propria identità

Soldi e cultura, un rapporto da chiarire

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Chissà se i mitici “padri fondatori” in quel 1978 ormai lontano (ma non tanto, sia chiaro, per-chè è anche l'anno di nascita di chi scrive!) ipotizzavano che quella “associazione culturale”(leggesi “cineclub”) che mettevano al mondo sarebbe diventata una piccola ma articolata“azienda culturale”, capace di catturare 110.000 sguardi all'anno (tanti i biglietti staccatianche nell'appena concluso 2014, bissando il già incredibile successo della stagione 2013)e di portare attività di vario tipo ad essere protagoniste di un'intera città (su tutte la media-teca e i suoi 27.000 prestiti – completamente gratuiti - annuali di film) o di palcoscenici piùampi (dai festival internazionali “giocati in casa” come Le giornate del Cinema Muto e Levoci dell'inchiesta, alle mostre fotografiche Pasolini-Fellini-Modotti che girano il pianeta,all'attività della Tucker Film...)? A detta loro, sentiti uno alla volta, negano ogni previsione che fosse allora ottimistica.Fanno i modesti, ma va invece ricordato che l'imprinting che hanno dato è stato proprioquello di cercare di alzare sempre con entusiasmo l'asticella (foss'anche di poco), più in alto.Così, anche il 2015, si prepara a essere un altro anno di “crescita” per Cinemazero. La congiuntura economica preoccupa, ma la graduale trasformazione da un modello digestione di stampo puramente associativo a uno con maggiori istanze di impresa culturale,consente a Cinemazero di difendersi e rilanciare. La progettualità è infatti organizzata in areecon budget dedicati e obbiettivi specifici di lungo periodo: la sala e la programmazione fil-mica, la mediateca e le attività didattiche, gli eventi, l'archivio fotografico... Si cerca unagestione puntuale e strutturata, in cui i vari anelli della catena si intersechino senza sovrap-porsi. Difficile fare una sintesi fra le varie anime che compongono l'attività: i piani di unaMediateca non sono ovviamente gli stessi di un festival, della programmazione di una salao delle attività espositive... Il minimo comune denominatore – e aspirazione per il presentee immediato futuro - è quello di offrire una serie di strumenti al pubblico perché possa anco-ra, in un giusto connubio di qualità e quantità (e a un prezzo calmierato!), in autonomia, rita-gliarsi una propria fetta di “visione del mondo”, il più possibile ampia, al passo con i tempi,e possibilmente scevra da ogni condizionamento. Compito, detto così, estremamentearduo, considerato il “magma” visivo-multimediale che caratterizza la nostra epoca. Scendendo nel dettaglio, l'ambizione è che l'Aula Magna Centro Studi, ormai per tutti sem-plicemente “Cinemazero”, diventi uno spazio sempre più accogliente e con una propostacostantemente più ricca (sì, la quarta sala si farà, se non nel 2015, almeno nel 2016), cherisponda alla nuova esigenza - diffusa a livello planetario grazie al digitale – di offrire con-tenuti di varia natura (non solo film, ma anche spettacolo dal vivo, dalla musica allo sport).La mediateca ha un articolato piano strategico, che, dopo il felice ma complesso trasloco

nella nuova sede di Palazzo Badini (dove tra pocotroveranno spazio anche gli uffici di Cinemazero),avrà come centro la sfida di trasformare quello chepotrebbe sembrare un luogo bibliotecario in uncentro propulsivo e di interazione con tema l'au-diovisivo, con l'ambizione che le sue attività siano“faro” e guida fra le potenzialità degli archivi, al dilà della “buona custodia” degli stessi. Gli eventi,più sensibili alla carenza di risorse dell'epoca, rilan-ceranno la sfida, cercando di offrire minore quan-tità di iniziative, ma di maggiore impatto: la nuova

formula di FMK, puramente festivaliera e non più in stile “rassegna estiva” va in questosenso, e così sarà anche per gli appuntamenti estivi di Visioni Sonore, dove si stanno giàstringendo importanti collaborazioni per ospitare eventi di punta per il territorio che uni-scano musica dal vivo ed immagini. L'archivio fotografico, al centro di un'importante operapluriennale di catalogazione e digitalizzazione, vedrà finalmente on-line il suo nuovo sitointernet, che consentirà di godere dei suoi tesori – almeno virtualmente – a qualsiasi perso-na connessa al web. Infine, come linea generale di impostazione delle proposte, sarà imple-mentato in maniera significativa il dialogo con il pubblico, cercando – in un'epoca dove l'in-terazione tramite strumenti elettronici è fondamentale – di rispondere con puntualità allemutate esigenze di chi gode delle attività di Cinemazero. Tre concetti chiave, per conclude-re? Aumento (selezionato) dell'offerta, centralità del pubblico, qualità della proposta. Lasfida è impegnativa, che lo spirito dei “grandi padri fondatori” sia sempre con noi!

Cinemazero rilancia le sue attività nel 2015 sfidando la crisi

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Spostando le nuvoleun po’ più in là...

Una foto dei tanti “sold out” a Cinemazero

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Dopo aver affrontato la sfida dell’adattamento del best seller di Paolo Giordano La solitudi-ne dei numeri primi, Saverio Costanzo decide di cimentarsi con un’altra storia complessa econflittuale protagonista del suo ultimo lavoro, Hungry Hearts, presentato in concorso alla71ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.Anche in questo caso l’idea del film prende le mosse da un libro?Esatto, tutto ebbe origine molto tempo fa, quando, circa un anno mezzo prima di comincia-re a scrivere il film, lessi il libro di Marco Franzoso "Il bambino indaco" (pubblicato daEinaudi, ndr.). Fu una lettura che mi colpì molto, la trovai in qualche modo “respingente”,perché era una storia davvero molto forte, molto dura. Dopo un anno e mezzo, appunto, ini-ziai a scrivere il film lasciandomi guidare solo dai miei ricordi, senza rileggere il libro. Mi resiconto che la sua storia aveva in qualche modo incontrato la mia e, quasi senza pensarci, conla mia scrittura ne stavo facendo nascere un’altra che hocercato di raccontare nel film.Come è stato il suo rapporto con Franzoso? Vi siete maiincontrati per parlare del film?La prima volta che ci siamo incontrati è stato al Festivaldi Venezia, in occasione della presentazione ufficiale,prima non ce n’è mai stata occasione. Eppure posso direche abbiamo comunque “lavorato insieme”, ci siamoincontrati attraverso il suo libro, che in molte parti èanche molto diverso dal film, sicuramente più duro.Questo percorso di condivisione indiretta, attraverso lastoria, per me è stato fondamentale, molto più impor-tante che conoscersi personalmente.La storia che racconta è costruita intorno ai contrasti ealle conflittualità, nelle situazioni ma anche negli spazi,che spesso sono contrapposti. Penso alla sensazione diclaustrofobia che trasmettono le scene d’interno giratenel piccolissimo appartamento dove la coppia viverispetto all’ariosità degli esterni girati a New York.Come mai ha scelto di ambientare il film proprio qui? Fin da quando ho immaginato di lavorare a questa storia ho subito pensato a New York.Volevo che i protagonisti, ed in particolare la madre, si trovassero costretti a lottare e a rea-gire anche nei confronti dell’ambiente. Per questo avevo bisogno di una città violenta e nonvedevo questa caratteristica in nessuna città italiana. Roma ad esempio, che è la mia città,non era assolutamente adatta (e poi è sempre molto complicato girare un film nella capita-le ) e con Milano non ho abbastanza familiarità. Con New York invece sì, perché ci ho vis-suto, ecco il motivo per cui l’ho scelta. Quello non è stato un periodo facile della mia vita,ho sofferto molto, e quel senso di solitudine e smarrimento era quello che cercavo per Mina.Ho utilizzato lo stesso stratagemma di Franzoso – che nel libro fa interpretare il ruolo dellamadre ad una ragazza straniera che vive nel nostro Paese per rendere il suo isolamento –ma ho dovuto capovolgerlo, facendo di Mina un’italiana in terra straniera. Questo elemen-to, coerente con la mia memoria del romanzo, è centrale sia per capire la psicologia del per-sonaggio della madre che si sente solo nella sua battaglia che per la coerenza narrativa delfilm perché spiega, ad esempio, come mai lei si appoggi molto alla famiglia del marito.Qual è il suo rapporto con i personaggi? C’è n’è qualcuno con cui si identifica?La struttura del film e della sceneggiatura è tutta giocata sul continuo confronto dei punti divista dei vari personaggi rispetto alla storia. Entriamo nella loro vita familiare con gli occhidi Mina, la madre, per poi spostarci e seguire la vicenda secondo le emozioni di Jude, ilpadre, per poi cambiare ancora una volta la nostra prospettiva. Il mio obiettivo era proprioquello di mettermi nei panni tutti i personaggi, verso i quali non c’è nessuna forma di giu-dizio, ma una grande partecipazione, anche a livello personale. Per loro, per tutti loro, hosentito fin da subito una grande tenerezza.Possiamo parlare di un’empatia assoluta che la lega a tutti loro?Assolutamente. In questo c’è un aspetto autobiografico nel senso che anch’io, come i pro-tagonisti del racconto, ho vissuto la sfida di diventare genitore e questa vicenda, in fondo,ricostruisce questo momento di passaggio cercando di raccontarlo nel suo divenire, da

Hungry Heartsi cuori affamati di Saverio Costanzo

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In sala a gennaio il film vincitore di due Coppe Volpi al Festival di Venezia

Sul red carpet con il cast del film

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diversi punti di vista. Ogni perso-naggio – anche quello all’apparen-za più negativo e mi riferisco natu-ralmente a Mina, la madre – affron-ta questo momento in modo diver-so, spesso sbagliando, seguendodei percorsi all’apparenza com-plessi costellati di situazioni e scel-te che possono apparire sbagliatema muove da principi ed intenzio-ni assolutamente condivisibili. Perquesto io non riesco a colpevoliz-zarla ma continuo a vederla comeuna sorta di eroina contempora-nea, colei che cerca di vivere ungrande cambiamento nel migliormodo possibile e ci indica una pos-sibilità.Come è arrivato ad Adam Driverper interpretare Jude?Durante il casting americano fu ilprimo che mi fecero vedere e, giàdalla foto, capii che era quello giu-sto. Purtroppo però in quel periodo

Adam era impegnato su un set, così il casting proseguì e ci proposero diverse alternative,tutte peraltro di ottimo livello ma, dato che nessuna ci convinceva veramente, vi confessodi essere stato in procinto di abbandonare l’idea di fare il film. Poi l’agente di Adam mirichiamò per dirmi che lui aveva letto la sceneggiatura, era molto interessato e, per nostrafortuna, gli si era liberata una finestra di qualche settimana durante la quale avremmo potu-to girare. Quando l’ho conosciuto ho avuto l’ulteriore conferma della bontà della mia scel-ta perché Adam rappresenta la sintesi perfetta tra punto di vista “europeo” nell’affrontare iproblemi (anche se non mi so spiegare perché) e il suo vissuto americano che era funzio-nale al racconto. Gli sono grato per aver creduto molto nell’idea e, anche se non conosce-va quasi nulla dei dettagli, per essersi fidato di noi e del nostro progetto.Il film, anche dovendo fare i conti con lalimitata disponibilità temporale diDriver, è stato girato in poche settima-ne, con un budget molto basso ma que-ste non sono le uniche peculiarità delsuo lavoro dal punto di vista tecnicoUn aspetto a cui tengo molto è il fatto diaver girato in 16mm. So di essere rima-sto tra i pochi a farlo e sinceramente mene sorprendo molto. All’epoca delleriprese su trenta film che erano in lavo-razione presso il laboratorio che ciseguiva solo due erano in pellicola mapersonalmente ritengo che la qualità diquesto supporto sia talmente superiorea quella attualmente offerta dal digitale- e con cui ho avuto modo di confrontar-mi quando ho diretto la serie TV InTreatment - che non ho nemmeno maipensato ad un’alternativa. Credo che la bidimensionalità e la profondità che si riescono araggiungere siano insuperabili e credo che ogni regista, se gli è possibile, dovrebbe girarein pellicola, non è un caso che molti dei grandi maestri del cinema stiamo proseguendo suquesta strada. La pellicola è l’essenza del cinema e, a mio avviso, non scomparirà mai.Hungry Hearts uscirà nelle migliori sale italiane il prossimo 15 gennaio e rappresenta unodei titoli più attesi del cinema italiano del prossimo anno, lei come vede, in generale, lasituazione del nostro Paese da questo punto di vista?Io sono molto positivo. Credo che lo stato di salute del cinema italiano sia buono, anzi otti-mo. Ci sono almeno dieci registi che seguo e il nostro cinema riesce a produrre almeno dueo tre film di altissimo livello ogni anno, che non sono pochi. L’industria, quella sì, è in diffi-coltà e probabilmente andrebbe maggiormente sostenuta, ma la creatività, che è quella checonta, di certo non ci manca. A latitare forse è la visione d’insieme e il coraggio di rischiareverso nuovi filoni cinematografici e nuove realtà produttive.

Saverio Costanzo sul set

SAVERIO COSTANZORomano, classe 1975, Saverio Costanzo si laurea insociologia delle comunicazioni alla Sapienza e ini-zia a lavorare come conduttore radiofonico. Nel1997 realizza alcuni spot e scrive la sceneggiaturadel corto Il Numero, per poi trasferirsi a New Yorkdove realizza il documentario Caffè Mille Luci,Brooklyn, New York in sessanta episodi. Nel 2001è la volta di Sala rossa, una docu-fiction premiataal Festival di Torino e, due anni più tardi, del suoprimo lungometraggio per il grande schermoPrivate, storia della convivenza forzata tra unafamiglia palestinese e un gruppo di militari israelia-ni, che ottiene il Pardo d’Oro al Festival di Locarno.Seguono In memoria di me (2006) presentato inconcorso al Festival di Berlino 2007, e l’adattamen-to dell'acclamato romanzo La solitudine dei numeriprimi, del cui film (dal titolo omonimo) oltre allaregia ha curato anche la sceneggiatura assiemeall’autore del libro, Paolo Giordano.

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IIl 20 Gennaio del 1978, il mai troppo compianto, e purtrop-po dimenticato Giovanni Grazzini, uno dei padri della criti-ca cinematografica del secondo dopo guerra scriveva sullecolonne del Corriere della Sera a proposito di DerAmerikanische Freund (L'amico americano) di WimWenders: "Se il nome di Wim Wenders vi suona nuovo, alzate gli orecchi. Poco più che tren-tenne, è fra i registi maggiori del nuovo cinema tedesco. Non proprio limpido e spigliato,ma già come si vide almeno in Alice delle città d'ispirazione forte e solido linguaggio, chiu-so in un suo universo angoscioso che esprime nella tensione dei paesaggi e nella densitàdelle figure. Intrecciando dramma e ironia, analisi di comportamenti ed evocazioni di luoghifantastici (New York, Amburgo, Parigi), ora Wenders rinuncia a certi faticosi intellettualismie alle estenuanti lentezze di Sul fil del tempo, e avvicinandosi al cinema americano d'azio-ne e di atmosfere accredita meglio le sue inquietudini di europeo assediato al pensiero dellamorte". C'è in questo brano, di una lunga recensione, in quel tempo e fino ai primi anni '90, sui quo-tidiani si parlava di cinema e non di cronache del cinema, ebbene c'è in Grazzini un'idea diWenders attenta alla crescita di un autore che da subito si è imposto nel panorama europeotrascinato dalle critiche e dai Festival, di cui divenne, ed è, assiduo frequentatore dimo-strandosi un attento fruitore di tutto il cinema, cosa assai rara nei suoi colleghi. Come nota-va Grazzini, Wenders si nutre di cinema e questo frequentare i colleghi lo illumina. LaBerlinale, festival amato e percorso da Wenders, gli dedicherà in questo febbraio 2015 unaretrospettiva necessaria per fare il punto su un autore, che, lui stesso, necessita di riflessio-ne, come mostra il suo ultimo film The Salt of the Earth (Il sale della terra). Da Cannes, dove il film era stato presentato nella sezione Un Certain Regard, poi sarà vistoa San Sebastian, a Roma e in un'altra decina d Festival, scrivevamo: " The Salt Of The Earthdi Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado. Un emozionante viaggio nel mondo della foto-grafia e della vita del grande fotografo Sebastião Salgado. Dagli anni dell’apprendistato aoggi, tra immagini nuove e vecchie, tra interviste con lui e racconti di gioie e dolori. Il secon-do figlio del fotografo, il primo è Juliano che ha co-diretto il film, è nato fortemente handi-cappato. Quello che colpisce è l’amore che questa famiglia riserva allo sfortunato bambino,aiutandolo a crescere e riuscen-do a creare un linguaggio insie-me. Questa è la migliore fotogra-fia del film". C'è in Wenders un'attenzioneparticolare al dolore, è una suacontinua meditazione, pensiamoa Light over water - Nick'sMovie, film su-con Nichola Ray eil cinema e la malattia di lui fil-trata dal bisogno di fare cinema,e pensiamo al più recente Pina,ancora omaggio a Pina Bausch,al dolore dell'amica morta - chemuore - che resta cinema - danzadi cinema. E quanto contano allora per dire questo le lezioni dei maestri? E prima di tuttodell'amato è inarrivabile Ozu? La retrospettiva berlinese saprà dirlo? Alla fine degli anni '80 tutto sembrava più chiaro, Fofi, Morandini e Volpi potevano senten-ziare nella loro "Storia del cinema": "Se Herzog è il mistico, Fassbinder è il melodrammati-co, Kluge il dialettico, Wim Wenders potrebbe essere definito l'antropologo", proprio lamorte di Rainer Werner Fassbinder nel 1982 aveva costretto gli altri del cinema tedesco acoglierne l'eredità per non disperderla e già Wenders, coetaneo del collega, nati entrambinel 1945, mostra di averla colta in Paris Texas, Palma d'oro a Cannes nel 1984, ma soprat-tutto in Der Himmel über Berlin nel 1987, nonostante la forte presenza della poesia di PeterHandke. E ora a Berlino, dove si aspetta anche la prima del suo nuovo film "Everything willbe fine", ciliegina sulla torta al gusto di retrospettiva, che forse vorrebbe posarsi sulla tortadella Croisette, ma sarebbe sgarbo difficilmente tollerabile per quelli di Potsdamer Platz.

Dal 5 al 15 febbraio la 65ma edizione della Berlinale

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Le Certain Regardde Wim Wenders

Il poster ufficiale della Berlinale 2015

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Si terrà dal 16 al 22 gennaio 2015 il prossimo Trieste Film Festival unanimemente conside-rato il più importante appuntamento con il cinema dell'Europa Centro Orientale. Forte anchedel successo dell'affollata edizione 2014, la rassegna recupera un giorno e la programma-zione si amplia sempre sotto la storica direzione di Annamaria Percavassi e Fabrizio Grosoli.Trieste Film Festival ossia suggestioni di un luogo magico, sospeso fra la Mitteleuropa e un“paese delle meraviglie”, creato dalla luce del cinema. Luogo incantato ed onirico che nasceperò da un luogo fisico che rimanda all’architettura dei paesi indagati dal festival. Firmataancora una volta da Claimax, l’immagine del TFF 2015 nasce a partire dalle suggestioni dellafotografia del triestino Matteo Giacopci, e vuole rappresentare l’esperienza sensoriale delcinema, magica a tal punto da farci vivere attraverso la luce l'illusione di una primavera inanticipo. Sul sito www.triestefilmfestival.it ci sono, come sempre, tutte le informazioni per

registrarsi. Nei giorni del festival, accantoalle selezioni ufficiali (che com-prendono lunghi, corti e docu-mentari in competizione) e aiprogrammi collaterali, anche ilmeeting internazionale di co-pro-duzione When East Meets West,che coinvolge numerosissimiprofessionisti del cinema prove-nienti da tutta Europa, e la con-ferma del vivace focus dedicatoal cinema di genere, Sorprese digenere, con una selezione di film(provenienti dalle aree di interes-se della rassegna) che si cimen-

tano con gli stilemi tipici del genere (thriller, commedia sociale, poliziesco). Un altro appuntamento di rilievo del TFF, il premio dedicato a Corso Salani giunto alla quin-ta edizione cambia volto. L’Associazione Corso Salani e il Festival (che ospita il premio dallasua nascita) hanno stabilito di modificare il regolamento. Il premio (in precedenza riservatoa opere low budget in corso di realizzazione) sarà assegnato a un film di produzione italia-na (lungometraggi, di fiction e documentari) completato tra il 1° gennaio e il 30 novembre2014. I film presi in considerazione per l’attribuzione del premio sono produzioni indipen-denti non ancora distribuite nel circuito -commerciale e non commerciale- in Italia a gennaio2015 e prive di distributore internazionale. Tra i titoli segnalati saranno designati i 5 finali-sti, presentati nell’ambito del Trieste Film Festival, che andranno a costituire la sezione giàin precedenza denominata Italian Screenings; tra questi verrà scelto il vincitore del premioSalani, cui andranno 2000 euro (messi a disposizione dall’Associazione) intesi come contri-buto alla distribuzione italiana o internazionale. Il Trieste Film Festival si riserva di segnala-re il film vincitore in ambito internazionale, e in particolare ne favorirà la presentazione aiprofessionisti internazionali che partecipano al forum When East Meets West, incontro dico-produzione organizzato dal Fondo Regionale per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia,assieme a Trieste Film Festival. East Meets West riunisce professionisti provenientidall’Europa dell’Est, l’Italia e uno o più paesi dell’Europa occidentale (nel 2015 l’Inghilterra,l’Irlanda e il Nordamerica). Il progetto Eastweek, nato nel 2009 in occasione del ventesimoanniversario del Trieste Film Festival, rinnova l'impegno preso con le Scuole e le Accademiedi Cinema dell’Europa centro orientale, introducendo un’importante novità. Realizzato conil sostegno dell’InCE – Iniziativa Centro Europea (CEI) e in collaborazione con il PremioInternazionale per la Sceneggiatura Mattador dedicato a Matteo Caenazzo, Eastweek crescee si trasforma in un workshop internazionale di sceneggiatura dedicato allo sviluppo di sog-getti cinematografici. Gli studenti selezionati parteciperanno ai cinque giorni di workshop,in cui svilupperanno le loro idee attraverso lavori di gruppo, sessioni di Q&A, Masterclass ecase studies. I trainer del workshop sono Nicos Panayotopoulos e Pavel Jech, con la colla-borazione di Thanos Anastopoulos e con il coordinamento di Andrea Magnani. Un TalentCampus unico, in cui i partecipanti avranno accesso a tutte le iniziative del Trieste FilmFestival e agli incontri di co-produzione nell’ambito del forum When East Meets West.

Dal 16 al 22 gennaio torna il Trieste Film Festival giunto ormai alla XXVI edizione

Tutte le novità del duemilaquindici al TFF

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Tutti, nei più svariati ambiti e per le più disparate ragioni, invocano la partecipazione dei gio-vani (spesso senza crederci davvero, ma come slogan ormai entrato a pieno titolo nel reper-torio d’ordinanza). Quando ci si pone il “problema dei giovani” ci si arresta inevitabilmentesu cosa proporre ai giovani (o meglio: cosa si suppone che gli piaccia). Ma la verità è che non lo sappiamo, visto che (ahimè) nessuno di noi appartiene ancora aquesta categoria. Il futuro sono loro, ma stando all’andazzo generale, probabilmente potre-mo conoscere (e dunque potranno esprimere) le loro idee e intenzioni solo quando saran-no usciti da questa misteriosa e universale fascia d’età (magari dopo essere scappati altro-ve). Abbiamo quindi deciso di non proporre proprio niente a questi giovani, ma di metter-gli a disposizione un contenitore e tutte le professionalità che Cinemazero raccoglie.Perché il CinemazeroYoungClub non è un luogo in cui ricevere qualcosa, ma il posto dovepoter decidere per primi cosa fare, cosa vedere, come e con chi. Potranno trovarsi quando vogliono e la Mediateca sarà il loro luogo di incontro. Potrannodecidere che film vedere, se guardarli insieme in Mediateca o a casa, oppure organizzarsi ilproprio evento nelle sale di Cinemazero. A loro la decisione di confrontarsi sul film dal vivo,o se farlo attraverso whatsapp o facebook (o quello vorranno, se gli va). Forse emergeran-no interessi diversi e allora potranno contare sullo staff di Cinemazero per imparare a muo-versi nei diversi ambiti: dalla critica cinematografica all’organizzazione di eventi, dalla rea-lizzazione dei propri lavori audiovisivi (contando anche sull’attrezzatura che Cinemazeromette a disposizione) alla recitazione (grazie alla collaborazione con una davvero giovaneassociazione, 99MQ, composta da professionisti che non superano i 25 anni). Potrebberoanche avere delle dritte su come partecipare ai festival internazionali e soprattutto dircicosa vogliono, per permetterci di conoscerli un po’ di più e dargli quello che gli serve perarrangiarsi, essere autonomi e sviluppare le loro idee e passioni. Diciamocelo: questi gio-vani non hanno bisogno di noi! Hanno solo bisogno (da quel che ricordo di quei tempi anda-ti) degli strumenti che delle professionalità competenti possono fornirgli per dare vita ai loroprogetti, e dello spazio per poterli realizzare. Perché se la magia del cinema ti ha stregato, Cinemazero è certamente il posto giusto percontinuare a vivere questo meraviglioso incantesimo!

Un’occasione unica per quei giovani che il cinema vogliono farselo da sé!

For CinemaLovers Only!

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La psicoterapeuta e scrittrice per bambini Masal Pas Bagdadi, nata a Damasco nel 1938 escappata a cinque anni dalle persecuzioni antisemite chiede: “come si fa a vivere senzaandare a leggere tutto quello che è stato scritto sulla Shoah? Come fare in modo che que-ste cose diventino nostre per non ripeterle?”. La risposta è semplice. E' necessario cono-scere quanto accaduto e per farlo possiamo contare anche sulle immagini e sulle storie chenel tempo sono state affidate allo schermo cinematografico. Cinemazero rinnova la sua par-tecipazione alle commemorazioni del Giorno della Memoria – che sul calendario internazio-nale è dal 2005 per risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite fissata nelladata del 27 gennaio, quando nel 1945 l'esercito russo aprì i cancelli del campo di concen-

tramento di Auschwitz - con un'in-tera settimana di matinée nelle saledi Cinemazero per dare l'opportu-nità a studenti, educatori e inse-gnanti di ogni ordine e grado diapprofondire attraverso il cinemala conoscenza di ciò che è stato. E perché, al di là della ritualità chela ricorrenza impone, è essenzialeconfermare la memoria dellaShoah come valore acquisito, dadiffondere e preservare al pari dellapace civile, della responsabilitàindividuale, della libertà democrati-

ca e della lotta contro tutte le forme di intolleranza e razzismo. Anche se è difficile parlare dipersecuzione, di morte e di ferocia, dunque, bisogna invitare i più giovani a spalancare gliocchi sulla più grande tragedia dei nostri tempi e a commemorare le vittime dell'Olocausto. Tra i film in programma quest'anno a cura di Cinemazero viene proposto come nuovo tito-lo “Run Boy Run” (Corri ragazzo corri), adattamento dell'omonimo romanzo di Uri Orlev, loscrittore polacco di famiglia ebrea che ha sempre messo al centro della sua narrativa iragazzi, la guerra e la forza di resistere al male. Ispirato alla vera storia di un giovane scam-pato alla persecuzioni, l'opera catapulta lo spettatore nel 1942 quando dal ghetto di Varsaviafugge un piccolo uomo di 8 anni. Potendo contare sulla sola compagnia di se stesso, Srulik,questo il suo nome, attraversa una foresta per poi rifugiarsi in una fattoria. La via per la sal-vezza sarà piena di ostacoli, vigliaccherie e crudeltà. Ma non mancano le persone pronte atendere incondizionatamente la propria mano per aiutarlo. Commovente e molto coinvolgente, Run Boy Run è diretto dal tedesco Pepe Danquart, giàvincitore di un Oscar per il cortometraggio Schwarzfahrer (1993). Esso ha il pregio di darevita a un nuovo personaggio simbolodi libertà che racconta il male con gliocchi di un bambino, e insieme dimostrare tutta la forza di cui si ècapaci per sopravvivere. Nel calendario di matinée, che è statodiffuso presso le segreterie didatti-che degli istituti scolastici diPordenone e provincia, non manca-no alcuni titoli classici del cinemadella Shoah adatti al pubblico piùgiovane: “La chiave di Sara” (2010)di Gilles Paquet-Brenner, trasposizio-ne dell'omonimo romanzo di Tatianade Rosnay dove si narra il dramma diuna bambina sopravvissuta airastrellamenti nel 1942 in Francia, e“Jona che visse nella balena” (1993) di Roberto Faenza, film tratto da Anni d'infanzia, ilromanzo autobiografico dello scrittore Jona Oberski. Per ulteriori informazioni e approfondimenti scrivere a [email protected].

Quest’anno si celebra il decennale della Giornata della Memoria

Una settimana di filmper non dimenticare la Shoa

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Un’immagine dal film Run boy run di Pepe Danquart

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lia "...Leòn Leòn Leòn": ecco l'inno che risuo-nerà ovunque nel 2015 per festeggiare ilcentenario del regista de L'armataBrancaleone, Brancaleone alle crociate e Isoliti Brancaleoni, pardon, I soliti ignoti.Brancaleonando a Roma, quartiere Monti,ove la kermesse popolare di metà maggiocoinvolgerà un'armata di vicini (GiorgioNapolitano), amici suoi e miei, parenti ser-penti di via dei Serpenti, ove Mario risiede-va al n. 29. Ricorda la sua consorte Chiara Rapaccini,alias Rap, che sul passaporto di Mario lacittà di nascita risultava in effetti Roma, enon Viareggio come lui s'era sempre diver-tito a far credere. Brancaleonando a BuenosAires, ove Mario amava accalorarsi sul pro-prio Paese con i conterranei emigrati. Brancaleonando ai festival di Cannes e Venezia, oveapproderanno nuovi restauri dei suoi capolavori. Brancaleonando in giro per il mondo, gra-zie a Cinecittà Luce che sta coordinando un omaggio organico. E grazie a Rap, la quale staallestendo una godibilissima mostra itinerante di installazioni su tela ispirate al mito moni-celliano.Che cosa avverrà di particolarmente grandioso e spettacolare nel Friuli Venezia Giulia, oveMario girò La grande guerra e Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, e ove partecipò attiva-mente a innumerevoli festival? Non riveliamolo onde suscitare suspense...Agli inizi di dicembre 2014 il Film Forum di New York ha preceduto tutti quanti, brancaleo-nando in pieno Greenwich Village una decina di gemme monicelliane raramente viste ointrovabili oltre oceano. Folle e code a ogni proiezione. Bruce Goldstein, manager della tri-sala trendy, ha allestito inoltre alcuni incontri con Rap, il docente Stefano Albertini e il sot-toscritto svoltisi anche presso l'attigua New York University. E ha rilanciato in prima visio-ne The Passionate Thief, ovvero Risate di Gioia (1960), nello smagliante restauro 4K dellaCineteca di Bologna. Sul New York Times (4/12/14) Manohla Dargis esalta il film inserendolo nella tradizione dei"baccanali" adorati da Nerone e riallestiti via via da Visconti, Fellini e Sorrentino. Sul VillageVoice (26/11/14) Stephanie Zacharek elogia la vasta parabola creativa monicelliana: "Più lavita diventa ridicola e più abbiamo bisogno di commedie all'italiana". Risate di Gioia è statoapplaudito al Film Forum, tra gli altri, da John Turturro, Sondra Lee (una delle ninfette deLa dolce vita), Laura Caparrotti (attrice e portabandiera di Totò), Caterina Zapponi, figlia delgrande Bernardino, sceneggiatore sodale di Mario. Per mesi e mesi Risate brancaleoneràper campus e sale d'essai americane.

“Branca, Branca,Branca...”

2015 centenario di Mario Monicelli

Il manifesto celebrativo firmato da Chiara Rapaccini

Mario Monicelli immortalato in una delle sue tante visite alle Giornate del Cinema Muto (c) Paolo Jacob

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SPEAKEASY: RIMANENDO SUL CONFINEPordenone 8 gennaio 2015 (Giovedì) 08:00- 17:00La stagione 2014/2015 di Speakeasy tra le tantenovità proposte, mette in campo una collaborazio-ne con la Compagnia Karkorum Teatro, che que-st’anno inaugura la sua prima stagione diSpeakeasy al Teatro Santuccio di Varese. Per con-sacrare questo matrimonio teatrale, identificabilecome un vero gemellaggio artistico tra Pordenonee Varese, sul palco di Pnbox Stefano Beghi, fonda-tore della compagnia Karkorum, con lo spettacolo “Rimanendo sul Confine”. Grazie a questomonologo Beghi, ci condurrà fra le storie del suo territorio, facendoci conoscere volti, emo-zioni di una terra di contrabbando. Rimanendo sul Confine: Il monologo mette al centro la narrazione. Un uomo ormai adulto,racconta quello che durante l’infanzia ha visto accadere nel suo piccolo paese non lontano dalconfine tra Italia e Svizzera: la realtà dei fatti si mischia all’immaginazione di un bambinoormai cresciuto, ma che mantiene vivo il ricordo di quegli uomini, dei loro passi pesanti, deiloro sguardi pieni di storie (...) Info: Pnbox Studios Via Vittorio Veneto 23, Pordenone |0434.551.781 o [email protected]

PIERPAOLO MITTICA. ASHES/CENERI - RACCONTI DI UN FOTOREPORTERPordenone, Galleria Harry Bertoia - fino all’11 gennaio 2015Mittica nelle sue immagini non fa sconti. Racconta quanto di assurdo e di terribile l'uomo facontro se stesso. In luoghi che per molti sono sinonimo di disastri non casuali, di guerre,nuove schiavitù e di abbruttimento; e che per altri non sono altro che usuali condizioni di esi-stenza, o meglio di tragica sopravvivenza. La mostra si intitola Ashes / Ceneri. Un titolo che certo fa riferimento ai devastanti effetti sociali e/o ecologici causati dallo sfrut-tamento degli uomini e dell'ambiente in varie parti del mondo. Ma, in positivo, indica l'ur-

genza di una svolta epocale e di una rinascita, pro-prio a partire dalla conoscenza di ciò che, anchenegli ultimi decenni, è stato provocato da cinichescelte politiche ed economiche.Pierpaolo Mittica è un fotografo particolarmenteattento alle tematiche sociali e ambientali. Si èoccupato soprattutto degli oppressi, degli ultimi edelle persone che non hanno diritto di parola neiluoghi più difficili del terzo mondo. E, negli ultimianni, ha iniziato a indagare sui più gravi disastriecologici che hanno afflitto l'umanità e distruttol'ambiente. Per questa mostra, promossa ed orga-

nizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pordenone, Mittica ha scelto di docu-mentare 10 ordinarie emergenze: Balcani: dalla Bosnia al Kosovo, 1997-1999, IncredibileIndia, 2002-2005; Chernobyl l’eredità nascosta 2002-2007; Vite riciclate, 2007-2008; Kawah Ijen– Inferno, 2009; Piccoli schiavi, 2010; Fukushima No-Go Zone, 2011-2012; Karabash, Russia,2013; Mayak 57, Russia 2013; Magnitogorsk, Russia 2013.Dieci indagini che rappresentano altrettanti violenti squarci di realtà, notissime o quasi sco-nosciute, dove la sofferenza, l’abbruttimento, la violenza sono regolare, accettata quotidia-nità. Info: www.artemodernapordenone.it

PORDENONESCRIVEPordenone, Centro Culturale A.Zanussi - dal 31 gennaio 2015Ognuno di noi ha una storia da raccontare. Una storia che gli urge nel cuore e che necessitadelle parole giuste per essere detta. Alla domanda: "Si può imparare a scrivere?" ovviamen-te non c'è risposta. Esistono variabili imponderabili: il talento, l'esperienza personale, la cono-scenza del mondo. Ma è certo che alcune tecniche si possono imparare, che alcuni strumen-ti si possono affinare. E soprattutto che ci si può accostare ad un ambiente, quello letterario,in modo più partecipe e attivo. Pordenonescrive, la scuola di scrittura creativa curata da por-denonelegge.it, è una proposta di assoluto rilievo, che in più di 40 ore di lezione, offrirà unosguardo coinvolto e coinvolgente sulla passione di ascoltare e scrivere storie.La VI edizione della Scuola di scrittura creativa pordenonescrive sotto la regia di Gian MarioVillata e Alberto Garlini si occuperà dell'analisi di una forma narrativa molto importante nellaletteratura contemporanea: il romanzo di genere. Studiare il romanzo di genere significa stu-diare la struttura di qualunque romanzo, proprio perché il genere rende trasparenti le neces-sità elementari di qualunque narrazione. Iscrizioni entro il 16 gennaio. Info: www.pordenonelegge.it

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LA VITA DEL MATEMATICO INGLESE ALAN TURING, GENIO INDISCUSSO DEL XX SECOLO

the imitAt ion gAmeDi moRt en t y l Dum Durante l'inverno del 1952, le autorità britanniche entrarono nella casa delmatematico, criptoanalista ed eroe di guerra Alan Turing per indagare su unasegnalazione di furto con scasso. Finirono invece per arrestare lo stesso Turingcon l'accusa di "atti osceni", incriminazione che lo avrebbe portato alla deva-stante condanna per il reato di omosessualità. Le autorità non sapevano chestavano arrestando il pioniere della moderna informatica. Noto leader di ungruppo eterogeneo di studiosi, linguisti, campioni di scacchi e agenti dei ser-vizi segreti, ha avuto il merito di aver decifrato i codici indecifrabili della mac-china tedesca Enigma durante la II Guerra Mondiale.Si stima che la seconda guerra mondiale sarebbe durata almeno altri due annie con decine di migliaia di morti in più se non si fosse riusciti a decrittare ilsistema di comunicazione tedesco noto come Enigma. Una operazione crucia-le quindi, che ben si capisce possa aver meritato più di una versione, anchecinematografica. Se in passato alcuni tentativi erano stati decisamente pocoriusciti, riducendosi ad una piatta cronaca degli avvenimenti, The ImitationGame riesce ad essere molto di più, non limitandosi al solo Enigma, ma spa-ziando - con sottotrame e personaggi - sul contesto, particolarmente rivelato-rio della società dell’epoca (a partire dal “liberalissimi” Regno Unito in cui sisvolge la vicenda). Quello che affascina di più, seppur non sempre in manieraesplicita o evidente, è proprio il gioco sull’ambiguità nel mostrare i diversisegreti e chi li mantiene. La trama spionistica e' solo una superficie, sotto laquale covano dolori, tensioni, frustrazioni e solitudini - dei singoli e dello Statostesso.

DAL GENIO DI BURTON UNA STORIA DI EMANCIPAZIONE E CREATIVITÀ ARTISTICA

big eyeSDi t im buRt on Walter Kane è un tizio che a cavallo tra gli anni '50 e '60 divenne famosissimoper dei dipinti la cui peculiarità erano dei bambini e delle bambine con degliocchi giganteschi. Non importa quanto fu ostracizzato dalla critica, perché ilpubblico dimostrò un gradimento talmente spropositato che fece di Kane unuomo ricchissimo; certo, non senza il suo fiuto per gli affari, l'avere previstocon anni d'anticipo che il mondo dell'Arte stava cambiando, sulla scia della«riproducibilità tecnica» di Benjamin, accelerando i tempi. I veri soldi Kaneinfatti non li fece con i quadri, quanto con le stampe, le quali contribuironoall'edificazione di un vero e proprio impero commerciale. Ma come tutte le sto-rie inerenti a grandi fortune, dietro ce n'è sempre un'altra ancora più interes-sante. L'artista non era Walter Kane, bensì la moglie Margaret e dietro questosegreto, che ha attraversato un decennio, si snoda Big Eyes. Se cercate l'opera meno burtoniana di Burton, è a questo film che bisognarivolgersi. È un Burton con le mani legate, contenutissimo, ma proprio perquesto più incisivo. Ripescando una struttura da cinema classico, che qui vieneriadattata e resa appetibile anche a un pubblico meno avvezzo, Big Eyes hamodo di concentrarsi sulla vicenda di Walter e Margaret, del loro tormentatorapporto, senza studi o introspezioni di alcun genere. Il tono è una delle com-ponenti che denotano maggior equilibrio, dato che Burton riesce a girare iltutto come fosse una commedia, a tratti nera a tratti seriosa, senza però maisfociare nel dramma. L'abilità di Burton, da par suo, è quella di non cedere allatentazione del surrealismo, di costruirci sopra scenari grotteschi, sebbene tal-volta sembra quasi impossibile farne a meno. Perché grottesca lo è di per séla circostanza di un uomo che riesce a gabbare il mondo intero spacciando persuoi i dipinti della moglie, con il beneplacito se non addirittura la benedizionedi quest'ultima. Una situazione dagli equilibri così precari non è dunque facileda mettere in scena, perciò l'apparente fluidità con cui scorre altro non è senon l’ennesima conferma dell’incredibile abilità del regista. Tutto qui? Nonproprio. Ci sono i colori, il tocco inconfondibile dei dipinti.. ma sono tutte coseche non si possono raccontare con le parole.

IL CECCHINO PIÙ LETALE NELLA STORIA MILITARE AMERICANA

AmeRiCAn SniPeRDi Cl in t eASt wooD La storia di Chris Kyle, un Navy Seal considerato il tiratore scelto più letale ditutta la storia militare degli Stati Uniti.Ma Kyle è stato anche molto più di un cecchino.

Un film di Morten Tyldum.Con Benedict Cumberbatch,Keira Knightley, MatthewGoode. Gran Bretagna, 2014.Durata 113 min.

Un film di Tim Burton. ConChristoph Waltz, AmyAdams, Krysten Ritter. USA,2014. Durata 106 min.

Un film di Clint Eastwood.Con Bradley Cooper, SiennaMiller, Jake McDormanr.USA, 2014. Durata 134 min.

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Chris Kyle, U.S. Navy SEAL, viene inviato in Iraq con una missione precisa:proteggere i suoi commilitoni. La sua massima precisione salva innumerevolivite sul campo di battaglia e mentre si diffondono i racconti del suo grandecoraggio, viene soprannominato "Leggenda". Nel frattempo cresce la suareputazione anche dietro le file nemiche, e viene messa una taglia sulla suatesta rendendolo il primario bersaglio per gli insorti. Allo stesso tempo, com-batte un'altra battaglia in casa propria nel tentativo di essere sia un buon mari-to e padre nonostante si trovi dall'altra parte del mondo.Nonostante il pericolo e l'altissimo prezzo che deve pagare la sua famiglia, larischiosa missione di Chris in Iraq dura quattro anni, incarnando il motto deiSEAL, "che nessun uomo venga lasciato indietro." Una volta tornato a casadalla moglie, Taya Renae Kyle (Sienna Miller), e dai figli, Chris scopre che èproprio la guerra che non riesce a lasciarsi indietro.Dopo l’anteprima all’AFI FEST la critica americana l’ha già accreditato comeuno dei sicuri protagonisti alla prossima corsa all’Oscar, con questo parole:“Calandondo il punto d’osservazione nella psiche ferita di Kyle, grazie all’ec-cellente performance di un Bradley Cooper ipermuscoloso, questo studio stra-ziante e intimo del personaggio offre un sincero sguardo al prezzo fisico e psi-cologico versato sul fronte dai soldati. Eastwood supera persino le note a noifamiliari, con una lucidità molto sobria da parte dell’84enne regista, che quidimostra di essere in splendida forma” (Variety)

IL REMAKE DI 'CENA TRA AMICI', GRANDE SUCCESSO TEATRALE E CINEMATOGRAFICO

il nome Del Figl io Di FRAnCeSCA ARChibug i La Archibugi torna a dirigere Micaela Ramazzoti - dopo la fortunata esperien-za del 2009, quando con Questione di cuore conquistò 5 nomination ai Nastrid'Argento e un Ciak d'Oro - nel remake del grande successo di Le Prenom.Questa nuova versione del film, due volte premiato ai Cesar 2013, si incentrasulla storia di un uomo, qui interpretato da Alessandro Gassman, che, in pro-cinto di sperimentare la paternità, si ritrova a cena circondato da parenti eamici creando scompiglio tra gli ospiti per la decisione del nome del bambino.Così una tranquilla serata in compagnia si declinerà in un'imprevedibilediscussione che lascerà affiorare rancori, litigi e grottesche rivelazioni. Al fian-co della splendida coppia di attori protagonisti Paolo e Simona, lui estroversoagente immobiliare, lei autrice di best-seller dai modi delicati, troviamo gli altrigrandi nomi del cinema italiano: Valeria Golino, nei panni di Betta, sorella diPaolo e insegnante; Luigi Lo Cascio, interprete di suo marito Sandro, scrittoree docente universitario precario e Rocco Papaleo, calato nel ruolo dell'amicodi infanzia di Paolo, Claudio, un musicista col duro compito di sedare gli animinel tentativo di mantenere stabili i difficili equilibri di tutti.Un’operazione decisamente molto interessante quella dell’Archibugi che, gra-zie all’aiuto di Francesco Piccolo, riesce ad adattare una storia all’apparenzauniversale - la vicenda ovviamente potrebbe svolgersi ovunque - alla realtà ita-liana, con una serie di riferimenti più o meno espliciti venandola di toni comi-ci e situazioni grottesche che promettono di strappare più di qualche risata.

LEIGH CESELLA CON FINEZZA, DI SCENA IN SCENA, UNA VISIONE DEL MESTIERE ARTISTICO

tuRneRDi mike l eigh J. M. W. Turner, pittore paesaggista, ormai adulto nei primi dell'800 vedemorire il padre cui era molto affezionato e rimane a vivere con la donna di ser-vizio che lo aiuta nel lavoro. Amante delle donne mature ma poco incline a sta-bilire rapporti affettivi stabili o a impegnarsi in relazioni durature, viaggiamolto per esporre e per ammirare quello che poi dipingerà. Sebbene la scansione del film non si distacchi in nulla dai canoni del generebiografico, Leigh riesce lo stesso di cesellare con finezza, di scena in scena,una visione del mestiere artisticoe sull’importanza dell’istinto vitale insito nel-l'arte. Inaffidabile, umorale, ombroso, orso ed egoista con Turner si empatizzanon senza un certo grado di senso di colpa e principalmente attraverso quellapostura da mr. Hyde messa in scena da Timothy Spall, immensa antenna cata-lizzatrice di tutto ciò che avviene, una spugna che tutto prende e pochissimorilascia così che ad ogni suo grugnito scatti una piccola risata. In tal senso nonmanca di barare Mike Leigh, di passare cioè per un po' d'ironia così da dona-re simpatia ad un personaggio apertamente antipatico, riuscendo a non tradi-re la realtà storica e contemporaneamente guadagnare il consenso dello spet-tatore per giungere al suo obiettivo: la fascinazione della battaglia umana perla conquista dell'arte, vista senza sconti e senza eufemismi.

Un film di FrancescaArchibugi. Con MicaelaRamazzotti, ValerioMastandrea, Valeria Golino,.Italia, 2014.

(Tit. Or.: Mr. Turner) Un filmdi Mike Leigh. Con TomWlaschiha, Roger Ashton-Griffiths. Gran Bretagna,2014. Dur.: 149 min.

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Martedì 13 gennaio 2015 ore 11.00 - Adatto anche per scuole primarie VADO A SCUOLA (Tit. Or.: Sur le chemin de l'école) di Pascal Plisson. Francia, 2013, 75' Proiezione in collaborazione con Comitato UNICEF Pordenone. Ingresso con donazioneDalla savana del Kenia ai sentieri che solcano la catena dell'Atlante in Marocco; dall'altopiano della Patagoniaal calore dell'India meridionale seguiamo Jackson, Zahira, Carlito e Samuel, quattro bambini con il desideriodi imparare. Per soddisfare questo desiderio (e come milioni di loro coetanei nel mondo) affrontano, nellamaggioranza dei casi quotidianamente, percorsi lunghissimi e spesso pericolosi. Ognuno di loro ha un sognodi emancipazione che nessun ostacolo può frenare. Quattro ragazzi, provenienti da angoli del pianeta diffe-renti, ma uniti dalla stessa sete di conoscenza.

Dal 26 al 30 gennaio 2015 - Ciclo di matinée dedicati alla memoria della ShoaUna settimana di eventi e proposte cinematografiche rivolte alle scuole di ogni ordine e grado. Oltre allaprima visione del film Run boy Run di Pepe Danquart (cui dedichiamo un approfondimento a pag. 10) nonmancheranno alcuni titoli classici del cinema della Shoah: “La chiave di Sara” (2010) di Gilles Paquet-Brenner, coinvolgente trasposizione dell'omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay dove si narra il dramma diuna bambina sopravvissuta ai rastrellamenti nel 1942 in Francia, e “Jona che visse nella balena” (1993) diRoberto Faenza, film tratto da Anni d'infanzia, il romanzo autobiografico dello scrittore Jona Oberski. Per informazioni scrivere a [email protected]

Matinée su richiesta - Per informazioni scrivere a [email protected] richiesta ed extra calendario, sono programmabili nelle sale di Cinemazero e al Cinema Zancanaro diSacile dei matinée esclusivi. Tra i titoli della corrente stagione cinematografica particolarmente indicati per ilpubblico dei più giovani si segnalano: Il giovane favoloso di Mario Martone, lo straordinario biopic dedicatoa Giacomo Leopardi e firmato dal regista del maestoso Noi credevamo, e Class Enemy di Rok Bicek, l'operaslovena distribuita dalla friulana Tucker Film che parla al cuore di studenti e insegnanti, preferibilmente indi-cata per i ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado. A detta di Roberto Nepoti di Repubblica e secon-do molti insegnanti che ne hanno apprezzato la qualità e il particolare valore educativo, "Class Enemy è unesordio intelligente che scarta ammirevolmente tutti gli stereotipi dello school movie. Non solo per l'ottimacomposizione del cast, assortimento di attori professionisti e studenti scelti nelle scuole. La sua forza sta nel-l'assumere diversi punti di vista, mostrando anche le ragioni di un insegnante severo perché prende il suocompito molto seriamente". Per informazioni scrivere a [email protected]

LA SCUOLA AL CINEMA - GENNAIO 2015Tutte le proiezioni si svolgono a Pordenone presso Cinemazero, in Piazza Maestri del lavoro.

Il costo del biglietto è di € 3,00 a studente (insegnanti e accompagnatori non pagano).Per informazioni e prenotazioni scrivere a [email protected] o chiamare il 392-0614459

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GLI EREDI DI TOTÒRiCominCio DA t Reregia di Massimo Troisi, 1981 dur. 110'

Venerdì 30 gennaio 2014 - ore 19.30Mediateca Cinemazero - Piazza Cavour, PN | Ingresso liberoDopo il film i totofili si incontreranno per una pizza alla Pizzeria Plaza di piazza Risorgimento a Pordenone

IL PREMIO DOMENICO MECCOLI “SCRIVERE DI CINEMA” 2014 A LORENZO CODELLI

Grande soddisfazione per tutta la redazione di CinemazeroNotizie nell’ap-prendere la notizia dell’assegnazione del Premio Meccoli “Scrivere diCinema” all’amico e collega Lorenzo Codelli con cui abbiamo il piacere di col-laborare da moltissimi anni. Lorenzo Codelli - triestino di nascita residente a Gemona dove è vicedirettoredella Cineteca del Friuli - la cui sconfinata cultura cinematografica spaziadall’Italia agli States all’Estremo Oriente, ha curato decine di pubblicazioni su grandi nomi del cine-ma, di cui è anche molto amico. Dalle conversazioni con Mario Monicelli (solo pochi giorni fa Codelliera a New York per ricordare il regista) è nato per esempio L’arte della commedia, con Tinto Brassha firmato il libro Monella e ha curato monografie anche su Ermanno Olmi, Pupi Avati, GianniAmelio, Marco Tullio Giordana. Molti i lavori dedicati alla fotografia nel cinema, complice anche inquesto caso l’amicizia con i grandi direttori della fotografia: sua l’introduzione alla monografia DanteSpinotti pubblicata dal festival internazionale Plus Camerimage; con Vittorio Storaro ha lavoratoalla stesura del volume L’arte della cinematografia / The Art of Cinematography; e per la Cinetecadel Friuli ha curato il libro-intervista Alessandro D’Eva: Udine, Tahiti, Pechino, Cinecittà.Complimenti Lorenzo!

ZERORCHESTRA IN SMILE - I MAESTRI DELLA RISATADOMENICA 1 FEBBRAIO ORE 15:00 | CINEMAZERO | NUOVASALAGRANDE

LUCA GRIZZO – percussioni ed effetti sonori | DIDIER ORTOLAN – fiati ROMANO TODESCO – fisarmonica | LUIGI VITALE - vibrafono

Ritorna lo speciale appuntamento pensato per i più piccoli con protagonisti tre divertentissimi cortometraggi del cinema muto, accompagnati dalle improvvisazioni

musicali della Zerorchestra in una grande festa per i ragazzi, tutta da vedere ed ascoltare.

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