24
1 ittà della Pieve è una città dell’Umbria situata su un colle a 508 m. s.l.m. dominante la Valdichiana e il Lago Trasimeno, al confine tra Umbria e To- scana. La città presenta una delle più ariose visuali dell’Italia centrale: a Sud, il Monte Cimino; a Sud-Est, il Peglia e i Monti Sibillini; a Est, il Montarale, la Valle del Nestore e il Subasio; a Nord, i colli che coronano il Trasimeno e oltre la Valdichiana, il Pratomagno; a Ovest, l’Amiata e più vicino, il Cetona. Vengono alla mente i paesaggi ideati dal più grande figlio di questa città, Pietro Vannucci detto “Il Perugino”, dove com- pare il Lago Trasimeno e in lontananza la Valdichiana. Ovvia- mente, come pittore “ideale”, il Vannucci non rappresenta angolazioni reali, ma è evidente l’ispirazione agli elementi na- turali dell’ambiente nativo. c città della pieve città museo Valerio Bittarello

città della pieve città museo

  • Upload
    others

  • View
    16

  • Download
    2

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: città della pieve città museo

1

ittà della Pieve è una città dell’Umbria situata su un colle a 508 m. s.l.m. dominante laValdichiana e il Lago Trasimeno, al confine tra Umbria e To-scana. La città presenta una delle più ariose visuali dell’Italiacentrale: a Sud, il Monte Cimino; a Sud-Est, il Peglia e i MontiSibillini; a Est, il Montarale, la Valle del Nestore e il Subasio; aNord, i colli che coronano il Trasimeno e oltre la Valdichiana, ilPratomagno; a Ovest, l’Amiata e più vicino, il Cetona. Vengono alla mente i paesaggi ideati dal più grande figlio diquesta città, Pietro Vannucci detto “Il Perugino”, dove com-pare il Lago Trasimeno e in lontananza la Valdichiana. Ovvia-mente, come pittore “ideale”, il Vannucci non rappresentaangolazioni reali, ma è evidente l’ispirazione agli elementi na-turali dell’ambiente nativo.

c

città della pieve

città museo

Valerio Bittarello

Page 2: città della pieve città museo
Page 3: città della pieve città museo

La città presenta il tipico aspetto di centro di confine, nel qualesi fondono in modo originale elementi culturali umbri, toscanie laziali. Nel periodo etrusco-romano l’odierno territorio di Città dellaPieve apparteneva a Chiusi. Ne sono testimonianza i numerosireperti archeologici rinvenuti ai piedi del colle lungo la Valdi-chiana sparsi oggi in vari musei europei. A Città della Pieve ri-mane comunque un singolare obelisco etrusco del sec. Va.C., attualmente situato al pianterreno di Palazzo della Cor-gna. Il primo nucleo urbano nasce intorno al sec. VII d.C. come po-stazione fortificata della Tuscia longobarda in avvistamento diPerugia bizantina. Fuori del castrum, situato presso l’odiernavia Manni chiamata un tempo non a caso via Lombardia, ve-niva poi edificata una Pieve, chiesa con funzioni battesimalidedicata ai Santi Gervasio e Protasio, martiri di Milano e quindidella “Longobardia”. La Pieve assolve alla funzione di assor-bimento delle ultime “schegge” di paganesimo secondo unprocedimento diffuso in tutta la Tuscia: gli individui che en-trano nella chiesa per diventare cristiani si riconoscono anchecome comunità sul piano civile. Si crea quindi un borgo in-torno alla Pieve che verso il sec. XI viene compreso all’internodi una cinta muraria: si forma così il “Castello della Pieve”, an-tico nome della città. Il centro originario si ingrandisce per ilprogressivo impaludamento della Valdichiana: la popolazionedella valle tende a salire in alto. Castel della Pieve si sviluppaanche per essere situata lungo la Via dell’Alpe di Serra, che daForlì sulla Via Emilia, raggiunge Montefiascone sulla Via Cas-sia. Inoltre la città è collegata da numerosi percorsi alla ViaFrancigena, strada di scambi internazionali, situata ad occi-dente a circa 30 km di distanza.

Fin dal 1188 Castel della Pieve è sottoposta al dominio di Pe-rugia, particolarmente interessata al controllo sui territori agri-coli del “Chiugi” (tra il lago di Chiusi e il Trasimeno) e alla difesa

3

Page 4: città della pieve città museo

4

dei propri confini con la nemica Repubblica di Siena. La bor-ghesia cittadina dedita principalmente alla lavorazione del la-terizio e di un tessuto particolarmente pregiato, il “pannocremisi”, si ribella continuamente aspirando alle libertà comu-nali. Al guelfismo di Perugia si opporrà così il pervicace ghi-bellinismo di Castel della Pieve che porterà, sotto la protezionedi Federico Il di Svevia, all’istituzione del libero Comune a par-tire dal 1228, anno in cui l’esercito imperiale e quello seneseirrompono in Valdichiana contro le città guelfe di Orvieto e Pe-rugia.

È di questo periodo la definitiva conformazione urbanistica pervenutaci pressochè intatta fino ai giorni nostri. La magliaurbana evidenzia soluzioni tipiche della prima civiltà comunale(prima metà del sec. XIII): le strade larghe e in curva eviden-ziano la presenza della classe dei cavalieri che andavano allaguerra con il cavallo; le strade a ridosso, più strette e ad an-damento frammentato, indicano invece la classe dei pedoni,contadini inurbati che andavano alla guerra a piedi e usavanol’arco e la balestra. Così, nello scontro tra le due classi, i ca-valieri potevano sfuggire al tiro dei pedoni tramite la curvaturadelle strade; invece i pedoni si difendevano tramite la strutturadei vicoli, impenetrabili al cavallo. Questa pianificazione era giàterminata nel 1250, anno di morte di Federico II. Non è quindi forse un caso che la forma urbana assomigli adun’aquila, simbolo dell’Imperatore, che avanza minacciosaverso Roma. Curiosamente le tre parti dell’“aquila” coincidonocon i tre Terzieri, suddivisioni amministrative della città, che aloro volta alludono alle tre classi sociali: alla testa corrispondeil Terziere Castello o classe dei cavalieri; alla pancia, il Terziere

Borgo Dentro o borghesia; all’ala-coda, il Ter-ziere Casalino o classe dei pedoni. Nel 1250

Perugia risottometteva Casteldella Pieve costringendola a for-nire tanto mattone da lastricare laPiazza Pubblica della città domi-

nante. A partire da questa data Pe-rugia impedirà la futura espansione di una città

così ribelle. Per le suddette motivazioni di carattere politico enon solo geografico, Castel della Pieve si modella nell’uso deimateriali (laterizio) e nella struttura urbana, su Siena, la grandepotenza filoimperiale dell’Italia Centrale in conflitto con Peru-gia. Tra la fine del sec. XII e la prima metà del sec. XIV all’in-

Page 5: città della pieve città museo

terno della cinta muraria sorgono numerosiedifici: la nuova Pieve con primi accenni distile gotico, la Torre Civica ispirata a modellidel romanico lombardo, il Palazzo dei Priori, laTorre del Vescovo e la poderosa Rocca peru-gina, progettata nel 1326 dagli architetti senesiLorenzo e Ambrogio Maitani, uno degli esempidi edilizia militare più rilevanti dell’Umbria.

Fuori le mura, a partire dalla metà del sec. XIII, si collocano gliinsediamenti degli Ordini Monastici: Sant’Agostino, San Fran-

cesco, Santa Maria dei Servi, Santa Lucia. Numerose leopere pittoriche di Scuola senese, tra tutte, il gotico affrescoraffigurante “La Crocifissione” di Jacopo di Mino del Pellic-

ciaio, seguace di Ambrogio e Pietro Lorenzetti e di SimoneMartini, situato nella parete di fondo dell’Oratorio di San Bar-tolomeo, adiacente all’insediamento dei Francescani Con-ventuali dove probabilmente alloggiò il Papa francese MartinoIV, presente a Castel della Pieve con la sua corte tra il giugnoe l’ottobre del 1284. Castel della Pieve, costantemente anti-perugina e antipapale, si allea nel 1375 (Lega della Libertà)con i Visconti di Milano e la Repubblica di Firenze tanto da ri-cevere nel 1403 l’interdetto di Bonifacio IX. Nel sec. XV si sus-seguono nel dominio della città Capitani di Ventura qualiBraccio Fortebraccio da Montone e Biordo Michelotti. Si av-vicendano intermina-bili contese con leComunità limitrofe perle confinazioni e i pa-scoli sulle Chiane, co-me anche ribellioni a

Perugia per continue imposizionidi tasse. La tensione è tale che nel1464 Perugia proibisce le insegnee le vesti che indicano le fazioni.Una tregua si otterrà nel 1488,quando i commercianti pievesi po-tranno vendere i propri tessutinella città dominante. Sullo scor-cio del sec. XV si afferma la Si-

5

Page 6: città della pieve città museo

gnoria dei Bandini, famiglia al servizio delle armate della Re-pubblica di Firenze e della Serenissima, che si costruisce unaresidenza in eleganti forme rinascimentali. Nel 1497, dopoun’annosa guerra con Orvieto, Bandino Bandini ottiene il pos-sesso di Salci e Fabro. Intorno alla metà del sec. XV nascePietro Vannucci detto “Il Perugino”, che lascerà numerosetestimonianze della sua arte in patria a partire dalla celebre“Adorazione dei Magi” del 1504 dell’Oratorio di Santa Mariadei Bianchi. Si segnalano inoltre le pregevoli opere pittorichedi ambiente peruginesco ascrivibili a Giannicola di Paolo e aDomenico di Paride Alfani presenti nella Cattedrale e a SanFrancesco. Fatti drammatici si susseguono nel sec. XVI. Nel1503 il Valentino, presente lo stesso Machiavelli, faceva stran-golare nella Rocca Paolo Orsini e Francesco di Gravina, met-tendo a ferro e fuoco la città. Nel 1525 Castel della Pieve èl’epicentro di una sanguinosa rivolta contadina contro Perugia.Nel 1527, l’anno del “Sacco di Roma”, le truppe francesi in-viate in soccorso di Papa Clemente VII assalgono la città inquanto filoimperiale, abbandonandosi a stragi e devastazioni.Nel 1529 Clemente VII de’ Medici toglie definitivamente Casteldella Pieve dalla Legazione di Perugia e la sottomette diretta-mente al potere centrale di Roma: vengono così eletti Gover-natori Perpetui di nomina papale che furono sempre Cardinalio nipoti di Pontefici. Nel 1550 Giulio III del Monte eleva aGovernatore il nipote Ascanio della Corgna, futuro Mae-stro di Campo delle armate papali contro i Turchi nellaBattaglia di Lepanto. La presenza dei della Corgna de-termina l’arrivo di numerosi artisti impegnati soprattuttonella costruzione e nella decorazione del grandioso pa-lazzo: l’architetto perugino Galeazzo Alessi, i pittori to-scani Salvio Savini e Nicolò Circignani detto “Il Poma-

rancio” (opere in Cattedrale e a Sant’Agostino). A questocantiere si affiancava quello per la trasformazione del-

6

Page 7: città della pieve città museo

7

l’antica Pieve in Collegiata, chenell’anno 1600 riceveva il titolo diCattedrale. Infatti in quell’annoCastel della Pieve veniva elevatada Clemente VIII Aldobrandini aCittà e a sede di Diocesi, separan-dola così dall’amministrazione reli-giosa del Vescovo di Chiusi allaquale fino allora era appartenuta.

Da quel momento il nuovo nome sarà Città della Pieve. L’av-venimento si inseriva nel quadro dei rapporti di buon vicinatotra Stato della Chiesa e Granducato di Toscana, interessatialla regolamentazione dei confini e al prosciugamento dellaValdichiana. A dimostrazione di quanto sopra, tra il 1571 e i11588, il Governatore della città sarà il Cardinale Ferdinandode’ Medici, futuro Granduca di Toscana. Nel 1568 Papa PioV istituiva il Ducato di Salci, centro del territorio pievese si-tuato in direzione di Fabro, affidandolo a Lucrezia Bandini. Allamorte di quest’ultima subentravano Michele Bonelli ed il fra-tello, il Cardinale Alessandrino. Nel 1569 venivano fondati ilMonte di Pietà ed il Monte Frumentario. Intorno al 1568 na-sceva da Nicolò Circignani, Antonio, anche lui soprannomi-nato “Il Pomarancio”, che lascerà numerose opere nella suapatria (in Cattedrale, a San Francesco, nella Sagrestia di SantaMaria dei Bianchi). Tra i sec. XVI e XVII si annovera la presenzadi altri artisti, quali il pittore perugino Alessandro Brunelli, i pit-tori orvietani Cesare Nebbia e Ferdinando Sermei. Da que-st’ultimo nasceva nel 1579 Cesare Sermei, che operòsoprattutto ad Assisi. Anche sotto il profilo letterario la cittàera un centro di una certa importanza: nasceva infatti nel 1609Francesco Melosio, famoso per le sue liriche burlesche e per

le sue tragedie, animatore del circolo culturale di Cristina diSvezia a Roma. Nel 1643, durante la Guerra Barberina, lacittà subì l’aggressione dell’esercito toscano con conse-guenti gravi devastazioni. Particolarmente intenso l’in-tervento architettonico nel sec. XVIII, originale interpre-tazione del tardo barocco romano, grazie a parziali la-vori di bonifica della valle tra il 1733 e il 1736, seguitialla grave inondazione del 1729: Palazzo Laval della

Fargna, Sant’Anna degli Scolopi, Santa Lucia, Cam-

panili della Cattedrale e di Sant’Agostino. Nel 1780veniva siglato presso il Convento di Sant’Agostino

Page 8: città della pieve città museo

il “Concordato Idraulico” tra Papa Pio VIe Pietro Leopoldo I Granduca di Toscanaper la definitiva bonifica della Valdichiana.La città diventava il centro dei lavori delloStato della Chiesa sulla Chiana Romana conl’insediamento della Prefettura delle Acque.Durante la dominazione francese (1808-1814)Città della Pieve è Capoluogo di Cantone, favorita anchedal fatto che il Vescovo Filippo Angelico Becchetti si di-mostrò apertamente filonapoleonico. Con l’Unità d’Italiala città è Capoluogo di Mandamento all’interno del Cir-condario di Orvieto fino al 1927, quando furono istituitele Province di Perugia e di Terni. Nel sec. XIX nascevanoa Città della Pieve due insigni studiosi: Antonio Verri

(1839-1925), geologo e ingegnere idraulico e Icilio Vanni

(1855-1903), filosofo e sociologo di cultura liberale e po-sitivista. La prima fase di bonifica della valle (1780-1798)produsse numerosi interventi di gusto neoclassico adopera dell’architetto ed ingegnere idraulico Andrea Vici,allievo del Vanvitelli: interni di Sant’Agostino, di San

Francesco, di Santa Lucia, Palazzo Vescovile. Dopo laparentesi napoleonica, i lavori riprendevano intorno aglianni 1820. In questo momento l’architetto Giovanni San-

tini è il protagonista dei lavori di ammodernamento dellacittà: Teatro degli Avvaloranti, Palazzo Giorgi Taccini,Palazzo Cartoni di Piazza, Campanile di Santa Maria dei

Servi. Si interveniva anche nelle comunicazioni stradali: tra il 1820 eil 1838 veniva costruita la strada per Perugia; tra il 1828 e il1834, la strada da Chiusi a Orvieto via Città della Pieve, alloradenominata “Cassia orvietana”. Si rimodernavano le porte e lapavimentazione delle strade, lavori questi che si protrarrannofin verso gli anni dell’Unità d’Italia e che facevano di Città dellaPieve la scenografica entrata nello Stato della Chiesa prove-nendo dal Granducato di Toscana. La città si meritò così nel1857 la visita di Pio IX, l’ultimo Papa-Re. Con queste opere ar-chitettoniche il Centro Storico di Città della Pieve assumevaquel particolare fascino dovuto al fatto che in una struttura ur-bana sostanzialmente medioevale si inserivano con originalitàe decoro interventi successivi di carattere rinascimentale, ma-nierista, barocco, rococò, neoclassico, dimostrando la vitalitàdella città fino alla soglia dei giorni nostri.

8

Page 9: città della pieve città museo

CATTEDRALE DEI SANTI GERVASIO E PROTASIOQui sorgeva l’antica Pieve, edificata probabilmente intorno alsec. VIII d.C. La facciata presenta due materiali costruttivi, lapietra arenaria e il laterizio, che indicano diverse fasi d’inter-vento. Si notano frammenti di decorazioni con rosette e motivivegetali risalenti ai secc. IX-X.

Successivamente la Pieve viene ricostruita e ampliata conaccenni decorativi di gusto gotico entro la prima metà del sec.XIII, come attestano la bifora ogivale e la serie di conci con ar-catelle cieche a sesto acuto. È di questo periodo la poderosacostruzione nei modi del gotico cistercense, situata sotto l’ab-side, a pianta poligonale con grossi conci in arenaria che so-stengono archi ogivali, creduta una cripta, ma ritenutaattualmente una costruzione civile. Probabilmente si tratta dellaloggia del Palazzo dei Consoli, semidistrutto forse da Perugianel 1250, al momento della riconquista della città ribelle. Laloggia, successivamente tamponata e adibita a chiesa (forseSant’Agata), venne poi utilizzata nel sec. XVII a sostegno del-l’abside della Cattedrale, sorta dal notevole ampliamento del-l’antica Pieve. La chiesa ha subito continue trasformazioni finoa diventare prima Collegiata e poi Cattedrale nell’anno 1600. Ilavori si protraggono durante i secc. XVII-XVIII trovando ispira-zione nella Chiesa del Gesù di Roma, tipico esempio della

Controriforma: nava-ta unica con grandicappelle laterali doveviene rievocata, nellaripetizione degli altari,la presenza reale diCristo durante la Mes-sa negata dal pen-

siero protestante. L’interno è di-pinto a finto marmo secondo unavisione illusionistica tipica del Ba-rocco. Si notano soprattutto nellaparte absidale riferimenti alle deco-razioni della Sala Clementina delVaticano. Nel 1708 terminavano ilavori degli stucchi condotti dai

9

Page 10: città della pieve città museo

Fratelli Cremoni. Nel 1738 veniva addossato alla chiesa unelegante campanile. All’interno: 1° Altare, a sinistra - Pietro Perugino, tavola raff. “Il Battesimo

di Cristo”, ca. 1510. Tipica rappresentazione del maestro pievese che trova riscontronella tavola di uguale soggetto del Kunsthistorisches Museum diVienna e nell’affresco della Nunziatella di Foligno. Si notano glischemi della prospettiva centrale entro la quale sono disposti ipersonaggi studiati sugli esempi della statuaria classica.2° Altare, a sinistra - Antonio Circignani detto “Il Pomarancio”,

tela raff. “Lo Sposalizio della Ver-

gine”, ca. 1606 (ridipinta nel sec.XVIII). 3° Altare, a sinistra - Ambiente diAntonio Circignani, tela raff. “Ma-

donna del Carmine”, prima metàsec. XVII.Abside:

A sinistra, Salvio Savini, tela raff.“Madonna in trono tra i Santi

Francesco, Bonaventura e un

Servita”, fine sec. XVI. Al centro, Pietro Perugino, tavolaraff. “Madonna in gloria fra i Santi

Protettori Gervasio e Protasio con lo stendardo della città e

i Santi Pietro e Paolo “, firmata e datata 1514. La composizione, tutta in primo piano, si caratterizza per i par-ticolari valori cromatici impostati sul rosso e sull’azzurro. A destra, Giannicola di Paolo, tavola raff. “La Vergine col

Bambino fra i Santi Giovanni Battista, Evangelista, Pietro

Martire e il Beato Giacomo Villa “, ca. 1520. Pur nella evidente formazione peruginesca dell’artista si pos-sono notare riferimenti a Raffaello nella concezione piramidale dellacomposizione e ad Andrea del Sarto nell’uso dello “sfumato”.Catino Absidale:

Antonio Circignani, affresco raff. “Gloria celeste”, ca. 1598.È quello che resta di più estese decorazioni ad affresco di-strutte nell’incendio provocato dal fulmine nel 1783. Al disotto: coro in noce intagliato nel 1576 da Rasimo Marini della

Fratta. 1° Altare, a destra - Ambiente del Giambologna, scultura raff.

10

Page 11: città della pieve città museo

“Gesù Crocefisso”, seconda metà sec. XVI. Il Crocefisso li-gneo si rifà al modello in bronzo realizzato dal Giambologna(Jean de Boulogne) per la chiesa fiorentina della SS. Annun-ziata. L’artista interpreta la lezione plastica di Michelangelo se-condo uno stile legato ad un preziosismo formale ravvisabilenell’elegante ed aristocratico allungamento dell’anatomia. 2 ° Altare, a destra - Domenico di Paride Alfani, tavola raff.“La Vergine col Bambino, San Martino Vescovo, Santa Maria

Maddalena e due Angeli”, 1521.

Anche in questo artistaumbro, come in Giannicoladi Paolo, si riscontrano rife-rimenti a Raffaello, soprat-tutto nel gruppo centrale ead analoghe composizionifiorentine di Fra Bartolo-meo e di Andrea del Sarto.Sulla sinistra, tomba delpoeta seicentesco pieveseFrancesco Melosio, anima-tore del circolo culturale diCristina di Svezia a Roma.

Cappella del SS. Sacra-

mento - Sulla volta della cu-pola affreschi con scenedall’Antico Testamento delpittore umbro Giacinto Boc-

canera, firmati e datati1714. Degli stessi anni sonogli stucchi dei Fratelli Cre-

moni che operarono anchenella Sacrestia. Di partico-

lare rilievo la tela a sinistra, dipinta da Giacinto Gimignani (pit-tore pistoiese del sec. XVII) raff. “Il Beato Giacomo Villa

portato in gloria dagli Angeli”. Cappella del Rosario - Salvio Savini, tela raff. “Vergine in

Trono col Bambino, San Domenico e Santa Caterina da

Siena”, ca. 1580. Il Savini evidenzia qui una formazione eclet-tica che va da Raffaello alle prime esperienze del Manierismo

11

Page 12: città della pieve città museo

fino alle esigenze di rappresentazione piùaccostanti e devozionali dettate dal Con-cilio di Trento. A sinistra della tela, in unanicchia, scultura lignea raffigurante “L’Ad-

dolorata”, del sec. XVI. Quest’opera, cheesprime il patetismo tipico della devozionepopolare, proviene dalla Chiesa di SantaMaria dei Servi: probabilmente facevaparte di un gruppo scultoreo che il Peru-gino aveva utilizzato nella decorazione

della Cappella della Madonna della Stella.Sulla controfacciata, ai lati dell’organo, costruito dai Maestriorganari Sebastiano Vici e Angelo Morettini nel 1827, affre-schi del pittore Annibale Ubertis raffiguranti episodi della vitadel Beato Giacomo Villa e di Santa Margherita da Cortona, da-tati 1895. In Sagrestia: Arredi lignei del sec. XVII e tela raff. “Santi

Domenicani in adorazione del Crocefisso”, di Antonio Circi-

gnani, primi sec. XVII.

PALAZZO DELLA CORGNAPalazzo della Corgna è la più rilevante tra le dimore signorili diCittà della Pieve. La sua ubicazione, di fronte alla Chiesa Cat-tedrale, è significativa anche dal punto di vista urbanistico inquanto situata all’incrocio delle strade direttrici della città. Lasua edificazione si deve alla volontà di Ascanio della Corgna,nominato nel 1550 dallo zio Giulio III del Monte GovernatorePerpetuo di Castel della Pieve. Già nel 1529 la città èsottratta alla Legazione di Perugia e affidata a go-vernatori di nomina papale. L’episodio si inseri-sce quindi nel clima di centralizzazione delpotere dello Stato della Chiesa. Palazzo dellaCorgna è una residenza, fra le più rilevanti inUmbria, che esprime una precisa volontà rap-presentativa neofeudale, riallacciandosi in questoad esempi mirabili quali il Palazzo Farnese diRoma e la omonima Villa di Caprarola. L’edificio evi-denzia la mano di Galeazzo Alessi: sono noti, tra l’al-tro, gli stretti rapporti di amicizia e di discepolato cheintercorrevano tra Ascanio della Corgna e l’architetto peru-gino, come riportano le fonti del tempo. I lavori dovevano es-sere appena cominciati, quando nel 1555 lo zio Giulio IIImoriva. Più sicuramente dovettero riprendere nel 1561

12

Page 13: città della pieve città museo

13

quando, dopo le confische esercitate da Paolo IV, Ascanio ve-niva reintegrato dei suoi benefici tanto da essere nominato daPio V, nel novembre del 1563, Marchese di Castiglione delLago e di Castel della Pieve insieme al fratello, il Cardinale Ful-vio. Ma nel 1564 i lavori venivano interrotti in quanto i pievesi,ostili alle imposizioni feudali di Ascanio, ottenevano il distac-camento di Castel della Pieve dal Marchesato. Il Palazzo, nonterminato, riflette così la vita avventurosa e le alterne vicendedell’irrequieto Ascanio, protagonista di innumerevoli fattid’arme, tra i quali spicca la sua partecipazione alla Battagliadi Lepanto (1571) contro i Turchi in qualità di Maestro diCampo delle armate papali. Il Palazzo costruito su tre piani,presenta uno schema planimetrico ad U, con tre ali avvolgentiil cortile. Il lato a settentrione è formato da una loggia a trearchi, poi tamponata. Ma nel progetto originario dovevano es-sere previste due logge sovrapposte, parallele a quelle delcorpo della facciata e aperte verso la valle. All’esterno, l’edifi-cio ha l’aspetto di blocco rigido e prismatico che conferma ilsuo carattere rappresentativo e aristocratico. I suddetti elementi ci ricordano il già citato Palazzo Farnese diRoma: basti pensare alla loggia michelangiolesca sul Tevere,alla collocazione e al trattamento degli scaloni monumentalicon nicchie e rincassi successivi, all’uso del bugnato ango-lare, alla sensibile rastremazione piano per piano. Del restoGaleazzo Alessi si era formato a Roma presso Antonio daSangallo, ideatore del Palazzo Farnese, ma anche del PalazzoCrispo da Marsciano ad Orvieto, il più probabile antecedente

di Palazzo della Corgna. Ma oltre alla cultura sangallesca quiGaleazzo Alessi recupera anche altre suggestioni della primametà del ’500 romano che rimandano a Giulio Romano e aBaldassarre Peruzzi. Le stanze interne, con volte a padiglione, come gli scaloni mo-

Page 14: città della pieve città museo

numentali, presen-tano decorazioni adaffresco con grotte-sche e grandi riqua-dri di carattere mi-tologico e sacro, se-condo uno schemarappresentativo ti-pico del ’500 roma-no. Tra le sale piùrilevanti, la Sala del

Governatore, situata al piano terreno, dove il pittore manieri-sta toscano Nicolò Circignani detto “Il Pomarancio” raffigurònel “Concerto”, la glorificazione della famiglia della Corgna-del Monte, non appena, sul finire del 1563, questa ottenne ilMarchesato.

Le logge, la Sala Grande del Piano Nobile, gli scaloni fu-rono invece decorati da Salvio Savini su committenza delCardinale Fulvio nel 1580. Negli scaloni venivano rappresen-tate “Le Virtù Cardinali” e “Le Virtù Teologali”; nella SalaGrande, invece, “Il Convito degli Dei” e gli “Amori degli Dei”,

quest’ultimi ispirati alle Metamorfosi di Ovidio. Nella parte piùpubblica quindi, un programma religioso; in quella più privata,un programma mitologico-erotico. Nel 1643 il Palazzo fu confiscato dalla Camera Apostolica chenel 1651 lo vendette alla famiglia romana degli Amidei. Daquest’ultimi, nel 1793, passò ai Mazzuoli. Il pianterreno co-munque, dalla confisca all’Unità d’Italia, venne adibito ad Ar-chivio Apostolico. Si devono ai Mazzuoli numerosi interventitra i secc. XVIII e XIX, tra i quali spiccano i pavimenti alla ve-neziana della Sala Grande e della Sala Rossa del Piano Nobile.Infine, nel 1936, il pittore pievese Filiberto Cappannini dipin-geva le volte di tutte le sale del Piano Nobile situate lungo lavia Pietro Vannucci con decorazioni a grottesca di gusto neo-rinascimentale. Nel 1969 e nel 1970 veniva venduta all’astatutta la ricca suppellettile del Palazzo, in gran parte prove-niente dalla collezione dei Marchesi della Fargna, a seguitodell’acquisto fattone nel 1845 da Vincenzo Mazzuoli. A que-sta collezione appartenevano le due tele del grande caravag-gesco francese Valentin de Boulogne raffiguranti “Noli me

tangere” e “La Samaritana al Pozzo”, che, a seguito del dirittodi prelazione esercitato dallo Stato, si trovano ora nella Galle-

14

Page 15: città della pieve città museo

ria Nazionale dell’Umbria di Perugia. Nel 1975 il Palazzo ve-niva acquistato dall’Amministrazione Comunale. Al piano ter-reno, dove è situata la Biblioteca Comunale, è collocato unobelisco etrusco del sec. V a.C. Al Piano Nobile sono situati ilMuseo di Storia Naturale e del Territorio e sale attrezzate permostre.

ORATORIO DI SANTA MARIA DEI BIANCHIFin dal sec. XIII, l’Oratorio fu sede della “Compagnia dei Di-sciplinati” o dei “Bianchi”. Fu poi trasformato nel 1818 su pro-babile disegno di Andrea Vici. Sulla parete di fondo si troval’affresco di Pietro Perugino raffigurante “L’Adorazione dei

Magi”. Come riferiscono le due lettere del Perugino, rinvenutenel 1835 durante i lavori di drenaggio della parete dell’affrescoe riprodotte su targhe in marmo lungo le pareti laterali del-l’Oratorio, l’opera fu commissionata ed eseguita nel 1504. Il Vannucci in modo telegrafico richiede 200 fiorini, ma è di-sposto “chome paisano” ad accontentarsi di 100 da pagarsia rate. Dopo le insistenze del Sindaco della Compagnia deiDisciplinati il Perugino riduce l’importo a 75 fiorini, ma chiedeper rispetto della sua dignità di grande Maestro che gli siamandata a Perugia “la mula col pedone che verrone a pen-

ctorà”. L’affresco, è tra le opere più ricche ed affollate del Mae-stro pievese: la storia è rappresentata come un grande corteocavalleresco che si perde in lontananza tra uno dei più vastipaesaggi ideati dal Vannucci. E proprio in questa visuale, cherichiama secondo una rappresentazione ideale la vista che daCittà della Pieve va verso il Trasimeno e la VaI di Chiana, Pie-tro inserisce personaggi dalle positure e dai costumi diestrema eleganza che riecheggiano, nel loro rifarsi alla sta-tuaria antica, un mondo neoellenistico e virgiliano. È qui rap-presentato quasi per l’ultima volta quel sogno dell’“Antico”vagheggiato come mondo di contemplazione e di armonia,nel momento in cui nello stesso 1504 Leonardo eMichelangelo formulavano con i famosi cartoniraffiguranti “La Battaglia di Anghiari” e “La

Battaglia di Cascina” una visione delmondo turbata dall’arrovello e dall’ango-scia dell’uomo contemporaneo. E a Leo-nardo e a Michelangelo, iniziatori della“Maniera” moderna, il Perugino doveva lasciarespazio – lui che era stato l’ultimo grande Maestro

15

Page 16: città della pieve città museo

16

delle botteghe fiorentine – ritornando quasi definitivamente inUmbria. Proprio in questo 1504 Raffaello, il più grande degliallievi del Perugino, lasciava definitivamente la bottega delMaestro sotto la suggestione di quelle novità. Da questo mo-mento il Vannucci comincerà a guardare al suo ex-allievo. Èevidente infatti nella ricchezza dei particolari il richiamo agli af-freschi del Pinturicchio nella Biblioteca Piccolomini della Cat-tedrale senese alla cui ideazione partecipò pure l’Urbinate.L’“Adorazione dei Magi” può quindi considerarsi un testo fi-gurativo di fondamentale importanza non solo per la vicendaartistica del Perugino, ma anche per la civiltà artistica tra Fi-renze e Roma nei primi anni del sec. XVI. Certo che il mondoideale qui rappresentato contrasta con la ferocia degli episodiche in quel momento avvenivano a Castel della Pieve: la som-maria esecuzione nella Rocca di Paolo Orsini e di Francescodi Gravina per ordine del Valentino, come riferisce lo stessoMachiavelli in “Legazione” a Castel della Pieve nel gennaio del1503 per conto della Signoria di Firenze.

CHIESA DI SANT’AGOSTINOLa chiesa, costruita fuori Porta Fiorentina intorno alla metà delsec. XIII, presentava in origine navata unica con tetto a ca-priate e abside quadrata, come a San Francesco e a SantaMaria dei Servi. Nel 1789 fu ristrutturata all’interno in stile neo-classico da Andrea Vici. Solo la severa e semplice facciata

Page 17: città della pieve città museo

impreziosita da un grande portale polilobato ci rimanda allaprimitiva costruzione gotica. A fianco della chiesa si trova ilcampanile costruito nel 1741.

All’interno, sugli altari laterali di gusto rococò, sono collo-cate tele di ambiente umbro e toscano dal sec. XVI al sec.XVIII, tra le quali si segnalano: 1° Altare, a destra - Pittore umbro del sec.XVII, tela raff. “Gloria di San Tommaso da

Villanova”, 1662. L’artista si riferisce al bilinguismo pitto-

rico del Seicento romano: il classicismodei pittori bolognesi e il “realismo” di Ca-ravaggio. La “Salita del Santo al Cielo” sirifà ad analoghe rappresentazioni di Lan-franco, così come la donna in primo pianorievoca Guido Reni. Gli uomini inginoc-chiati sulla destra si ispirano invece alla“Madonna dei Pellegrini” del Caravaggiosituata nella Chiesa di Sant’Agostino aRoma. 1° Altare, a destra - Alessandro Brunelli,tela raff. “Assunzione ed Incoronazione della Vergine”, primisec. XVII, firmata. Qui il pittore perugino, influenzato dalla “ri-forma” dei Carracci, si ispira al classicismo raffaellesco. 2° Altare, a sinistra - “La Fuga in Egitto”, copia seicentesca diun’analoga composizione del pittore senese Francesco

Vanni, primi sec. XVII. 3° Altare, a sinistra - Salvio Savini, tela raff. “San Nicola da

Tolentino e storie della sua vita”, firmata e datata 1606. Salvio Savini si mostra qui osservante delle disposizioni tri-dentine in fatto di rappresentazioni pittoriche: il Santo, al cen-tro, in preghiera di fronte al Crocifisso, è infatti circondato dauna serie di riquadri che illustrano episodi salienti della suavita, come a sollecitare il riguardante ad imitare il suo esem-pio. Di fronte, all’interno di una tela dipinta nel 1791 dal pittoreromano Giuseppe Jori, rappresentante dell’Accademia ro-mana del tardo Settecento, si trova una nicchia affrescatadallo stesso Salvio Savini raff. “La Madonna della Spiga”.

Abside: al centro, al disopra del coro ligneo ideato da Andrea

Vici, si trova una tavola dipinta da Salvio Savini raff. “Ma-

donna in Gloria circondata da San Nicola di Bari, Sant’Ago-

stino, Santa Chiara e da una Confraternita”, firmata e datata

17

Page 18: città della pieve città museo

1584. I confratelli, vestiti alla spagnola,ricordano il severo clima della Contro-riforma. A sinistra: Nicolò Circignani, tavolaraff. ”Ascensione di Cristo”, secondametà del sec. XVI. L’opera, nelle suedimensioni allungate, rimanda agli in-terventi che Circignani e altri artisticondussero nel Duomo d’Orvieto (se-conda metà sec. XVI), dove le preesi-stenti cappelle gotiche, strette eslanciate, obbligarono i pittori a com-posizioni di misure analoghe. Qui il Cir-

cignani cerca di conciliare il linguaggio raffaellesco con quellomichelangiolesco. Il Cristo ricorda la “Trasfigurazione” dell’Ur-binate. Gli Apostoli invece, nelle positure e nel cangiantismodel colore, rimandano ad un Michelangelo interpretato se-condo quelle esigenze di descrittività fisionomica tipiche deifiamminghi presenti a Roma. A questo proposito il Pomaran-cio aveva stabilito un sodalizio con Hendrick Van den Broek,detto Arrigo Fiammingo.In Sagrestia: sull’altare, Salvio Savini, tavola raff. “San Giro-

lamo in preghiera”, seconda metà sec. XVI. I colori cangiantie il paesaggio montagnoso sullo sfondo rimandano al manie-rista senese Domenico Beccafumi.

Ai lati, due grandi armadi disegnati da Andrea Vici, al qualesi deve anche la progettazione della Sagrestia. Dello stessoarchitetto è l’annesso Convento che, a seguito delle sop-pressioni ecclesiastiche dello Stato unitario, è oggi sede dellaScuola Media. Nella sala dell’ex-Capitolo si trovano affreschidi Scuola senese e orvietana del sec. XIV raff. “Noli me tan-

gere” (1363) e “La Vergine in trono col Bambino circondata

da Angeli e Santi”. Nel Convento, come ricorda una grandelapide, si svolse nel 1780 il “Concordato Idraulico” per la de-finitiva Bonifica della Valdichiana, siglato da Papa Pio VI e daPietro Leopoldo I Granduca di Toscana. Attualmente la chiesa,sconsacrata a partire dall’Unità d’Italia, è utilizzata come salaper convegni, conferenze, spettacoli. Ai lati della chiesa sitrova il Liceo Scientifico progettato dall’architetto svizzeroMario Botta.

18

Page 19: città della pieve città museo

CHIESA DI SAN PIETRO(EX CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE)

La chiesa, risalente al sec. XIII, è posta sul limite delle mura ein relazione all’antica Porta del Castello. Fu dedicata a Sant’An-tonio Abate fino al 1815, quando vi furono trasferite la Par-rocchia dei Santi Pietro e Paolo e la Confraternita dei SantiSebastiano e Rocco dalla demolita chiesa posta nei pressi diPalazzo Baglioni. Qui aveva sede la Società dei Disciplinati diSan Salvatore che nel 1508 intraprese consistenti interventi. Inquell’occasione fu commissionato a Pietro Perugino un af-fresco nella parete di fondo raffigurante “Sant’Antonio Abate

tra i Santi Paolo Eremita e Marcello”, realizzato probabil-mente con la collaborazione dell’allievoGiannicola di Paolo. I personaggi sono ri-tratti all’interno di una ricca cornice archi-tettonica a forma di portale con una grandelunetta di notevole effetto illusionistico.

Nel 1861, a seguito di un terremoto, l’af-fresco fu strappato dal muro e successiva-mente riportato su tela.

La chiesa, una delle tre Parrocchie dellacittà, si affaccia sulla Chiana Romana ed ilCetona.

MUSEO CIVICO-DIOCESANO DI SANTA MARIA DEI SERVIL’Ordine dei Servi di Maria nei primi anni 1260 si insediavafuori la Porta Romana costruendo un oratorio dedicato allaBeata Vergine, successivamente incorporato nella chiesa tre-centesca. Nel 1298 veniva edificato il convento che nel 1298ospitava il Capitolo Generale dell’Ordine. In quell’anno iniziavala costruzione di una chiesa più grande che terminava nellesue strutture essenziali in occasione del Capitolo Generaledell’Ordine del 1306. I lavori continuarono fin verso la metàdel sec. XIV quando il pievese Frà Matteo diventava Generaledell’Ordine tra il 1344 e il 1348. L’edificio gotico ricalcava la ti-pologia delle chiese mendicanti: navata unica con coperturaa capriate, abside a crociera quadrata, facciata con portale erosoni semplicissimi. Accanto al coro veniva realizzata la Sa-grestia, anch’essa con volta a crociera quadrata, tipologia checompare anche nel vano sottostante la chiesa adibito a can-tina. Tra il 1486 e il 1489 avvenivano consistenti lavori di in-grandimento del Convento a seguito del lascito del pievese

19

Page 20: città della pieve città museo

Frà Pietro Lazzari, Procuratore Generaledell’Ordine. Nel 1538 veniva consacrata lachiesa e dedicata alla SS. Annunziata. Nu-merosi artisti realizzavano tra ’500 e ’600dipinti per gli altari laterali della chiesa. Aquel periodo risalgono le numerose tele diproprietà ecclesiastica provenienti da altrechiese del capoluogo e del suo territorio,conferite a Santa Maria dei Servi a seguitodi un felice accordo tra AmministrazioneComunale e Archidiocesi di Perugia-Cittàdella Pieve. La città diventava un vero eproprio centro artistico dall’insediamento della famiglia deidella Corgna (1550) all’elevazione a città e a sede di Diocesi(1600). Nel 1564 è presente il pittore manierista toscano Ni-colò Circignani detto “Il Pomarancio”. Da lui nasceva a Cittàdella Pieve circa il 1568 Antonio, che lascerà nella sua patria

numerose opere caratterizzate da un vivace naturalismo. Tra1583 e il 1609 è documentato un altro importante pittore to-scano, Salvio Savini, Da Orvieto approdava a Città della Pievenel 1571 il pittore Cesare Nebbia. Nel 1581, dall’orvietano Fer-dinando Sermei nasceva Cesare, pittore noto soprattutto adAssisi. Si segnala infine la presenza del pittore perugino Ales-sandro Brunelli, allievo del Savini. Nel 1628 Giuseppe di Fran-cesco Bendini di Montepulciano realizzava il coro ligneo e

20

Page 21: città della pieve città museo

l’armadio di Sagrestia. Nel 1703 iniziavano i lavori di costru-zione della chiesa barocca all’interno di quella gotica ad operadello scultore e stuccatore senese Giovanni Antonio Mazzuolial quale si deve la macchina d’altare, di particolare effetto sce-nografico. Ai lati dell’altare lo scultore senese realizzava le sta-tue berniniane in stucco raffiguranti il Beato Giacomo Villa e ilBeato Matteo Lazzari. All’interno si trova una “Pietà” quattro-centesca in terracotta dipinta, ispirata all’iconografia germa-nica del Vesperbild, usata dal Perugino per rappresentare il“Compianto sul Cristo morto” nella Cappella della Madonna

della Stella, affresco quasi del tutto perduto du-rante i lavori avvenuti tra il 1707 e il 1713 per lacostruzione sulla controfacciata di un organocon orchestra e soppalco. Rimangono invecetracce più significative della “Deposizione dalla

Croce”, uno dei momenti più alti della tarda pro-duzione artistica di Pietro Perugino (1517). L’af-fresco, nascosto da un’intercapedine, fu risco-perto dallo storico dell’arte e pittore tedescoAntoon Ramboux nel 1834. Nel 1713 al Maz-

zuoli subentrava nella direzione della fabbrica l’architetto, scul-tore, e stuccatore ticinese Pietro Cremona, il quale ideava glialtari, i confessionali e i medaglioni, realizzati dal fratello Gio-van Battista. Nel 1834 a lato della facciata l’architetto neo-classico Giovanni Santini realizzava il campanile. La chiesa eil convento entravano in possesso del Comune nel 1860, aseguito delle leggi di indemanazione dello Stato unitario. Nel1912 il convento veniva adibito ad ospedale civile.

CHIESA DI SAN FRANCESCO(OGGI SANTUARIO DELLA MADONNA DI FATIMA)

La chiesa, situata appena fuori Porta Perugina all’inizio del-l’antica Via Pievaiola, presenta la facciata più rilevante traquelle del sec. XIII a Città della Pieve. La zona inferiore, al disotto di una cornice rettilinea a dentelli, accoglie tre grandi ar-cate di cui la centrale funge da ingresso. Le ghiere delle tre ar-cate, che poggiano al centro su capitelli di travertino decoratia fogliami, sono finemente decorate con motivi a scacchierae ad ovuli allungati. La tipologia delle arcate è in evidente rap-porto con l’analoga soluzione della Chiesa di San Francescodi Chiusi e del Duomo di Siena.

La facciata è l’unica parte originaria rimasta a seguito della

21

Page 22: città della pieve città museo

22

distruzione avvenuta nel 1766per far seguito alla riedifica-zione secondo il probabileprogetto fornito dall’architettoAndrea Vici, al quale si deveanche l’annesso campanile.

Anche il Convento fu radical-mente trasformato in queglianni e successivamente, tra il1845 e il 1860.

Qui Bonaventura da Ba-gnoregio, Generale del-l’Ordine, convocò nel1259 il Capitolo Generaledell’Ordine Francescanoper processare Giovannida Parma, sospettato dieresia.

Il Convento ospitò probabilmente il Papa francese Martino IV,presente a Castel della Pieve tra il giugno e l’ottobre del 1284.Questa era la sede dei Francescani Conventuali; gli Osser-vanti si insediarono a partire dal 1512 fuori della città in dire-zione sud, edificando la Chiesa ed il Convento di Sant’Angeloal Monte, odierno Cimitero a partire dall’Unità d’Italia.

Il complesso fu indemaniato a seguito dell’Unità d’Italia. Lachiesa, dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata trasfor-mata in Santuario italiano della Madonna di Fatima. All’interno, che presenta soluzioni architettoniche vicine adAndrea Vici, si segnalano: 1° Altare, a destra - Domenico di Paride Alfani, tavola raff.“La Vergine in Trono circondata dai Santi Francesco, Barto-

lomeo, Antonio, Stefano”, primi sec. XVI; 1° Altare, a sinistra - Antonio Circignani, tela raff. “La Discesa

dello Spirito Santo”, ca. 1606. Si può notare come l’artista siaun autorevole divulgatore del naturalismo tosco-romano. Alpungente “espressionismo” si unisce un vivace e gustoso co-lorismo.Dello stesso pittore, sopra la porta della Sacrestia, af-fresco raff. “Ecce Homo”, realizzato con un’intensa e vibrantepateticità di ascendenza caravaggesca.

Page 23: città della pieve città museo

23

ORATORIO DI SAN BARTOLOMEOIn origine officiato dai Benedettini, passò poi ai FrancescaniConventuali che lo adibirono a Sala Capitolare e a Refettorio.Nel 1426 San Bernardino da Siena vi istituì la Confraternitadella Misericordia.

Sulla parete di fondo è situato una affresco raffigurante “La

Crocifissione”, ma popolarmente noto come “Il Pianto degli

Angeli ”, dipinto dal senese Jacopo di Mino del Pellicciaio

(seconda metà del sec. XIV), uno tra i più importanti divulga-tori dei modi figurativi di Ambrogio e Pietro Lorenzetti e di Si-mone Martini. Di particolare eleganza la stilizzazione dellefigure degli angeli, alla maniera del gotico senese.

Jacopo di Mino fu molto attivo a Città della Pieve: a lui sidevono anche “La Crocifissione” di Santa Maria Maddalena e“L’Annunciazione” di Santa Maria degli Angeli, gotica chiesafrancescana situata a mezza costa lungo la Via dell’Alpe diSerra in direzione di Roma.

Page 24: città della pieve città museo

Chiesa di San Pietro

Museo civico-diocesano

di Santa Maria dei Servi

Chiesa di San Francesco

Oratorio di San Bartolomeo

Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio

Palazzo della Corgna

Oratorio di Santa Maria dei Bianchi

Chiesa di Sant’Agostino

1

2

3

4

5

6

7

8