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1 CITY LIFE MAGAZINE ENERGIA E AMBIENTE PER LA CITTÀ DEL FUTURO WWW.CITYLIFEMAGAZINE.NET CITY LIFE MAGAZINE ONLINE MAGGIO/GIUGNO 2014 ANNO II N.9 BIMESTRALE Seguici su:

City Life Magazine N9

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1CITY LIFE MAGAZINE

ENERGIA E AMBIENTE PER LA CITTÀ DEL FUTURO

WWW.CITYLIFEMAGAZINE.NET

CITY LIFE MAGAZINE ONLINE • MAGGIO/GIUGNO 2014 • ANNO II N.9 BIMESTRALE

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2 CITY LIFE MAGAZINE N.9

SommarioCITY LIFE MAGAZINE ONLINE • MAGGIO/GIUGNO 2014 ANNO II N.9 BIMESTRALE

008

010

016

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044

038

030

024

Tecnologia al servizio dell’edilizia sostenibile

Il costo della non-cultura metrologica

EDITORIALE

Illuminazione pubblica più efficiente

Gli Open Data territoriali

Il paese del “Sol Nucleare”

IPCC Reports: il clima cambia, e noi?

ASSOESCO

Roberto Maietti

Nicoletta Gozo

Andrea Calatroni

Massimo La Mantia

Andrea FerreroVeronica Scotti

Carlo Zizzi

Fabio Disconzi

Pierpaolo Signorelli

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3CITY LIFE MAGAZINE

SommarioCITY LIFE MAGAZINE ONLINE • MAGGIO/GIUGNO 2014 ANNO II N.9 BIMESTRALE

068

064

062

052

HIGHLIGHTS

FOTONOTIZIA

SMART CITY

NEWS

Redazione CLM

Redazione CLM

Francesca Cipollone

Redazione CLM

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4 CITY LIFE MAGAZINE N.9

News

Fotonotizia

Articoli

Editoriale

Highlights

Smart City

CONTENUTI

ASSOESCO

• Illuminazione pubblica più efficienti

• IPCC Reports: il clima cambia, e noi?

• Il costo della non-cultura metrologica

• Tecnologia al servizio dell’edilizia sostenibile:

la termocamera

• Gli Open Data territoriali• Il Paese del

“Sol Nucleare”

• BAT: la turbina che galleggia

nell’aria

• Padova Smart City

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5CITY LIFE MAGAZINE

News

Fotonotizia

Articoli

Editoriale

Highlights

Smart City

CONTENUTI

ASSOESCO

• City Life Magazine

• Honda Smart Home

• Mobilità alternativa peri pendolari a La Paz

• L’impiego di droni nell’agricoltura

• Amazon Dash: la lista della spesa smart

• Vantaggi dello Storage Energy Management

• IDEA FACTORY

• AGSM: la prima bolletta smart

• Aerei energicamente più efficienti

• Gli ultrasuoni tattili

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6 CITY LIFE MAGAZINE N.9

Direttore ResponsabileRoberto Maietti

Advisory PanelGiuliano Busetto, Vittorio Cossarini, Alessandro Ferrero, Alessandra Flammini, Alessandro Gasparetto, Diego Gavagnin, Giambattista Gruosso, Biagio Longo, Emanuele Martinelli, Umberto Sampieri, Marco Vecchio

Direttore EditorialeMauro Bozzola

Coordinamento redazionale Francesca Cipollone

RedazioneAndrea CalatroniAlessandro SeregniPierpaolo Signorelli

Grafica EditorialeFabrizio Maietti

City Life Magazine Copyright© Ediplan EditricePubblicazione registrata presso il Registro della stampa del Tribunale di Milano N° 478 del 21 dicembre 2012codice ISSN 2283-6950

Diffusione 68.000 copie

È vietata la riproduzione totale o parziale della rivista senza l’autorizzazione dell’editore.

Direzione e RedazioneVia Olmetto, 17 20123 MilanoTEL +39 02 [email protected]

Pubblicità[email protected]

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di Roberto Maietti

Editoriale8 CITY LIFE MAGAZINE N.9

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A meno di dodici mesi dall’inaugurazione di EXPO 2015 a Milano, non posso non tornare sul tema della Nutrizione del Pianeta, in quanto si tratta di un argomento troppo importante per essere semplicemente considerato un “titolo di un evento”. Mi piace l’assonanza fra SAPERE e SAPORE perché ricorda in modo molto immediato un vecchio proverbio che recita: “sei quello che mangi”. Tanto dipende dal cibo, in primis la sopravvivenza del genere umano, ma anche la salute fisica e celebrale dell’uomo è strettamente legata al tipo di alimentazione a cui può accedere. Non possiamo negare che nonostante tanti proclami contro la chimica, il suo utilizzo abbia favorito l’allungamento della vita umana sia dal punto di vista prettamente quantitativo, ma anche qualitativo. Indubbiamente molte nuove malattie, a cui siamo soggetti, ne sono forse una conseguenza, ma al momento la bilancia pende a favore della chimica purché se ne preveda un uso attento e moderato.

Le nostre esigenze sono duplici e inseparabili: alimentare la popolazione e il pianeta. Se vogliamo garantire il cibo per l’Uomo, dobbiamo aver cura della Terra. La crescita della popolazione induce a cercare nuove metodologie, nuove soluzioni, ma in questa ricerca dobbiamo avere ben chiaro quelli che sono gli obiettivi a breve, ma anche gli effetti a lungo termine. Non possiamo pensare solo alla nostra generazione e a quella dei nostri figli. La nostra è una responsabilità ben maggiore: il nostro orizzonte ben più lontano. Per questo non sono preoccupato dai risultati che possono emergere dalle ricerche nel settore chimico e medico, ma sono spaventato dall’ossessione del guadagno e del mito del denaro che può derivarne. Una soluzione che porti solo un beneficio economico è quasi sempre di breve termine e noi non possiamo rovinare ciò che abbiamo ricevuto in dono e che dobbiamo preservare come l’unico vero tesoro da lasciare in eredità agli uomini che verranno.

9CITY LIFE MAGAZINE

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Nicoletta Gozo*

Illuminazione pubblica più efficienteIl Progetto Lumière e i Software City Profiler

Come noto, il Progetto Lumière è un’iniziativa promossa da ENEA

che coinvolge una pluralità di soggetti appartenenti sia al settore pubblico sia a quello privato, con l’obiettivo di favorire interventi nell’ambito della pubblica illuminazione e, più in particolare, nell’individuazione di soluzioni per le problematiche connesse alla gestione degli impianti comunali.Come è stato sottolineato nel recente convegno “Piani della Luce, Energia e Sostenibilità per una gestione intelligente della città”, il ruolo dell’illuminazione, sebbene essenziale, è spesso poco considerato e non sempre i luoghi pubblici sono illuminati in maniera corretta, sicura, e funzionale e in modo da valorizzare le cose belle, e migliorare le cose che belle non sono. Inoltre, occorre considerare il ruolo chiave esercitato dalle infrastrutture di pubblica illuminazione nel processo di sviluppo e creazione delle piattaforme funzionali alla smart city.

Progetto Lumière Programma e strumenti per una gestione

efficiente ed efficace della luce pubblica

N. Gozo, M. Annunziato, S.Fumagalli, G.Giuliani, C. Honorati Consonni

Report RdS/2013/111

Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

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11FEATURES

*Coordinatrice Progetto Lumière

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Posto l’obiettivo generale di consumare meno e illuminare meglio – come, quanto e dove serve – va rilevato come gli aspetti critici nel campo dell’illuminazione pubblica sono molteplici. In primo luogo, i punti luce sono gestiti da Comuni all’interno dei quali spesso non vi sono le idonee competenze e nemmeno le risorse economiche per commissionare consulenze professionali esterne. In secondo luogo, a causa della progressiva espansione del territorio urbano vi è una richiesta sempre crescente di luce e, conseguentemente, un costante incremento della spesa per l’illuminazione pubblica. Infine, gli impianti che compongono la rete d’illuminazione comunale sono frequentemente vetusti, non a norma, e sovente non sono stati realizzati idonei piani della luce. Tali premesse giustificano l’esistenza di contesti in cui gli impianti, non solo hanno consumi superiori alla media (il 40 o il 50 per cento in più di quanto potrebbero consumare), ma forniscono prestazioni funzionali, illuminotecniche ed energetiche inferiori rispetto a quelle che una corretta gestione e la tecnologia oggi disponibile potrebbero garantire. Individuate le possibilità di risparmio, occorre comprendere in che modo poterlo effettivamente conseguire. Ecco che i piani correttivi diventano un vero e proprio documento di programmazione della gestione del territorio e il progetto Lumière, rispetto agli stessi piani, rappresenta una soluzione completa per l’illuminazione, poiché consente di sviluppare sia l’analisi valutativa (individuando gli ambiti di maggior consumo) sia la proposta risolutiva di intervento.

L’Osservatorio Lumière e i Software City ProfilerL’Osservatorio e i programmi City Profiler rappresentano il passo concreto effettuato dal Progetto Lumière per consentire ai Comuni di attuare interventi di efficientamento energetico. Un territorio

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13FEATURES

Piano della Luce

Censimento

Stato attuale

Adeguamenti

endnosì

Analisi territoriale

Dati gestore

Risparmi energia

Investimento

Costo del �nanziamento

Piano degli interventi

Costi manutenzione pre-intervento

Risparmi manutenzione

Costi del piano degli interventi

Interventi sui corpi illuminati

Costi manutenzione post-intervento

Contabilità comunale

Rinegoziazione (Risparmio)

Controlli incrociati

Costo del bando e del preliminare

Costo del censimento

che illumina correttamente, ma con risparmi nella bolletta energetica e nei costi di manutenzione, è il risultato della sinergia tra numerose e differenti competenze.A completamento del progetto Lumière e delle relative Linee Guida redatte nel 2012, è in corso la definizione di un Osservatorio, punto di riferimento delle pubbliche amministrazioni, con l’obiettivo di promuovere una riorganizzazione coordinata e condivisa del settore. All’interno dell’Osservatorio sono previste attività di monitoraggio e diffusione delle best practice nazionali, iniziative formative nonché l’avvio di azioni volte a facilitare la ricerca di forme di finanziamento per gli interventi di efficientamento e

riqualificazione in una prospettiva di smart city. L’obiettivo è quello di arrivare a un aggiornamento continuo delle Linee Guida del Progetto Lumière. Per conseguire tale risultato, oltre a ricerche sulle specifiche tematiche, è stata giudicata imprescindibile la realizzazione di un sito dedicato, un’area online per la divulgazione dei risultati e per la raccolta di ricerche e contributi dei diversi soggetti attivi nel settore della pubblica illuminazione. In altri termini, il fine ultimo che l’Osservatorio si prefigge è la creazione di una community fra gli operatori del sistema. Alcuni strumenti già messi a punto da ENEA e dai partner del Progetto Lumière trovano la loro naturale collocazione all’interno dell’Osservatorio.

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14 CITY LIFE MAGAZINE N.9

Un esempio su tutti è rappresentato dai software City Profiler, creati per fornire ai Comuni un supporto nella gestione degli impianti e nella programmazione degli interventi di riqualificazione energetica.Il primo software, creato nel 2012 e inviato a tutte le amministrazioni italiane, permette di ottenere una prima stima dei possibili risparmi energetici e di favorire una diffusione della cultura sull’argomento.Questo programma – spiega Angelo Di Gregorio, direttore di CRIET dell’Università Milano Bicocca – consente agli amministratori locali di prendere coscienza di una tematica di cui, normalmente, possiedono soltanto nozioni generali. Il software si compone di 5 sezioni (pianificazione e acquisizione, riqualificazione elettrica, riqualificazione illuminotecnica, stima dei costi annuali, stima dei risparmi) che consentono di ottenere una prima stima dei costi associati agli interventi di riqualificazione, nonché di valutare i benefici ai quali è possibile pervenire al termine del percorso di efficientamento. Al fine di favorire l’utilizzo corretto del software sono state previste anche Giornate di Studio Lumière con le amministrazioni locali. A fronte di questo software basato su parametri sintetici, con un margine di errore che si aggira intorno al 15/20 per cento, nel corso del 2013 ne è stato sviluppato un secondo più operativo. Un programma che prevede l’upload del file di censimento, la sua integrazione con i dati del Piano della luce e un confronto con il progetto definitivo per calcolare oltre ai risparmi energetici e manutentivi, anche l’investimento necessario l’esecuzione dei lavori di riqualificazione ed efficientamento della rete di pubblica illuminazione.Per la piena operatività del software occorre ora giungere alla definizione degli standard, che non possono essere scelti unilateralmente dal mondo accademico o dall’ENEA, ma che dovranno emergere dalla condivisione delle informazioni con tutti gli operatori del settore.

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16 CITY LIFE MAGAZINE N.916 CITY LIFE MAGAZINE N.9

Andrea Calatroni

IPCC Reports: il clima cambia, e noi?

Un rapporto sul clima, che le Nazioni Unite hanno appena rilasciato,

evidenzia che ci possono ancora essere margini per limitare il riscaldamento globale, evitando un aumento di circa 2°C gradi dell’atmosfera, con la possibilità di ovviare agli effetti negativi derivanti dal cambiamento climatico. Per ottenere risultati soddisfacenti si dovranno tuttavia apportare modifiche straordinarie alle nostre attuali infrastrutture energetiche, si dovranno concentrare sforzi, risorse e tempistiche a un ritmo ben superiore all’attuale. Questo, con buona probabilità, richiederà l’impiego della controversa e non testata tecnologia di estrazione dall’atmosfera dei gas a effetto serra. In questi mesi è stata rilasciata una nuova relazione, la terza della serie, emessa nell’ultimo anno dall’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite; il primo di questi tre rapporti ha

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17FEATURES 17FEATURES

IPCC Reports: climate is changing,

but we?

A United Nations report on climate change just released, concludes that

there may still be some time margin for limiting global warming to prevent an increase of about 2° C degrees in the atmosphere, which could avoid the worst effects on climate change. But to get good results extraordinary adjustments to our current energy infrastructure we’ve to make: we should focus efforts, energies and timing much faster than we are doing right now. This, in all probability, would require the use a controversial and unproven technology for the greenhouse gases extraction from the atmosphere. In recent months a new report, the third in the series, has been issued by the Intergovernmental Panel on Climate Change of the United Nations. The first of these, validated by scientific truth the current climate change; the second one, investigated the effects of this change

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18 CITY LIFE MAGAZINE N.918 CITY LIFE MAGAZINE N.9

evidenziato la verità scientifica dell’attuale cambiamento climatico; il secondo rapporto ha investigato gli effetti di questo cambiamento e le possibilità che abbiamo a disposizione per adattarci. Il terzo analizza le opzioni a disposizione per prevenire il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas serra. L’insieme dei tre rapporti IPCC sintetizza le migliaia di studi scientifici prodotti per guidare le azioni delle autorità politiche dei governi mondiali sul tema del cambiamento climatico. Il nuovo rapporto s’interessa principalmente della misurazione e della consistenza delle emissioni di gas serra e di quali interventi potrebbero portare a una riduzione di tali emissioni per limitare i danni dovuti al riscaldamento globale e al cambiamento climatico. Molte delle conclusioni sono basate sulla possibilità di estrarre i gas serra dall’atmosfera, mediante una

tecnologia che deve ancora dimostrare il suo valore pratico. “Esistono numerosi studi tecnologici che al momento paiono più divertenti da teorizzare che da porre in atto, per ora ancora niente di concreto”, sostiene David Victor (professore in Relazioni Internazionali e Direttore del Laboratorio Internazionale su Leggi e Regolamenti presso l’Università della California a San Diego). Tutti gli scienziati concordano che per evitare un peggioramento del cambiamento climatico in corso, sarà richiesto ai soggetti coinvolti (governi, industrie e città) l’obbligo di stabilizzare i livelli di tutti i gas serra sotto le 450 parti per milione. Ma anche con misure più aggressive per ridurre queste emissioni, investendo in efficienza energetica, energia rinnovabile, centrali nucleari e tecnologia per catturare la CO2 dalle centrali a combustibili fossili, si rischia di superare

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and the possibility that we have to adapt. The new report considers the options for preventing climate change by reducing greenhouse gases emissions. The set of three IPCC reports summarizes thousands of scientific studies produced to drive the actions of the political authorities of the world’s governments on this issue. The new report is primarily concerned with the measurement and the consistency of greenhouse gas emissions and actions that we’ve to take to drive to their reduction, to limit the damage caused by global warming. Many of his conclusions are based on the possibility of extracting greenhouse gases from the atmosphere using a technology which has to demonstrate its practical value yet. “There is a whole series of technological studies of which at the moment is more fun to talk about, than

to implement, nothing concrete yet ready for now”, says David G. Victor (Professor of International Relations and Director of the Laboratory on International Law and Regulations at University of California, San Diego). All scientists agree to avoid a worsening the ongoing climate change a mandatory action should be imposed by all those involved - governments , industries and cities – to stabilize all greenhouse gases levels below 450 parts per million. But this figure it’s likely to be exceeded even with more aggressive measures to reduce these emissions by investing in energy efficiency, renewable energy, nuclear power and technology to capture CO2 from fossil fuel power plants. The method of extraction of CO2 considered by the third IPCC report is an approach called Bioenergy or BECCS (Bioenergy with

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20 CITY LIFE MAGAZINE N.920 CITY LIFE MAGAZINE N.9

questo valore. Un metodo di estrazione di CO2 preso in considerazione dal terzo rapporto IPCC è basato su un approccio chiamato bioenergia o BECCS (BioEnergy with Carbon Capture and Storage). Questa tecnologia consisterebbe nel coltivare alberi e altre biomasse e nel bruciarle per generare energia elettrica, quindi catturare la CO2 rilasciata immagazzinandola nel sottosuolo, in teoria, riducendo i livelli di gas nell’atmosfera. Ma la scala di quest’approccio è limitata nella pratica: è difficile generare grandi quantità di elettricità utilizzando alberi senza provocare una possibile deforestazione, poiché la richiesta di energia necessaria sarebbe tale che la nuova piantumazione non reggerebbe il ritmo della richiesta, da qui il timore di dover ricorrere alle foreste esistenti. Anche per questi motivi IPCC ritiene quest’approccio incerto e rischioso. Un altro interessante sistema per catturare l’anidride carbonica e stoccarla nel sottosuolo, è quello indicato da una ricerca riportata da Science: un gruppo di ricercatori della University College di Londra e della Iceland University, guidati da Sigurdur Gislason, sta cercando di far assorbire dalla roccia la grande massa di CO2 prodotta dall’uomo. I ricercatori hanno dimostrato che quando l’anidride carbonica è pompata insieme all’acqua, sotto forte pressione e entro determinati tipi di formazioni sotterranee, reagisce con la roccia circostante in modo tale da permettere di imprigionare la CO2 (secondo una prima stima, alquanto ottimista, per centinaia d’anni). I gruppi di ricerca, perseguendo quest’idea, hanno aggiunto biossido di carbonio al getto d’acqua per poi iniettarlo sottoterra. L’esperimento è stato condotto presso un grande impianto geotermico in Islanda; l’anidride carbonica dissolvendosi rapidamente in acqua non ha più la tendenza a risalire in superficie. Una volta sottoterra, la CO2 (dissolta nell’acqua)

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21FEATURES 21FEATURES

Carbon Capture and Storage). This technology consists in massive trees cultivation and other biomasses, then burning them to generate electricity and finally capture the released CO2 and store it underground therefore reducing, in theory, the gases levels in the atmosphere. But the scale of this approach is limited by the practice: it is very difficult to generate large amounts of electricity using trees without causing a potential de-forestation effects, since the energy requirement is so high that the new planting would not enough to satisfy the energy demand, hence the fear that this strategy could decrease the existing forests. For these reasons, the IPCC report consider this approach uncertain and risky. Another interesting system aimed to captur carbon dioxide and store it underground indicated by a research reported by magazine Science: a research group at University College of London and Iceland University, led by Sigurdur Gislason, is trying to implement a project which rocks absorb the great mass of CO2 produced by man. The researchers showed when carbon dioxide is pumped out with the high pressure water into certain types of underground formations there’s a reaction with the surrounding rocks that would trap CO2 for hundreds of years, according to a first very optimistic estimation. The research groups pursuing this idea, they added carbon dioxide to water spray and then pumped it underground. The experiment was conducted near a large geothermal camp in Iceland: results were the carbon dioxide dissolves quickly in water and at this stage no longer has a tendency to rise to the surface. More in detail, the CO2 loaded water reacts with basalt, a type of volcanic rock, and researchers have shown that, within a year, 80% of the CO2 reacted with magnesium, calcium and iron carbonate content in

CLIMATE CHANGE 2013The Physical Science Basis

WORKING GROUP I CONTRIBUTION TO THE

FIFTH ASSESSMENT REPORT OF THE

INTERGOVERNMENTAL PANEL ON CLIMATE CHANGE

WG I

INTERGOVERNMENTAL PANEL ON climate change

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reagisce con il basalto, un tipo di roccia vulcanica; i ricercatori hanno dimostrato che, nell’arco di un anno, l’80% del gas ha reagito con il magnesio, il calcio e carbonato di ferro contenuto nella roccia e ha formato del calcare, che manterrebbe al suo interno la CO2. Le premesse sembrano essere promettenti, ma va considerato che il nuovo approccio richiederebbe grandi quantità di acqua, circa da 10 a 20 volte la massa di anidride carbonica, come sostiene Eric Oelkers, professore di geochimica acquosa presso l’University College di Londra. Inoltre Mark Zoback, professore dell’University of Stanford, teme che i terremoti possano causare delle fuoriuscite di gas dai siti di stoccaggio sotterraneo, vanificando gli sforzi e le risorse profuse per il raggiungimento dell’obiettivo. Un tema questo da risolvere ma dai costi ambientali attualmente troppo elevati. La terza relazione IPCC riferisce anche di altre tecnologie di rimozione di CO2, come l’utilizzo di materiali che la assorbano, ma in tal caso si creerebbe un secondo problema: quello di dove stoccare e depositare tali materiali impregnati di CO2. Lanciarli nello spazio? Depositarli sulla Luna? Usarli come combustibile? E in tal caso che tipo di rifiuto rilascerebbero? Grandi interrogativi cui cercare una risposta, ma la soluzione potrebbe essere anche peggiore del problema, se non parte di esso. Si troverà un rimedio solo cambiando i termini del paradigma, ma allo stato tecnologico attuale non sembra essere possibile, o accettabile in termini d’impronta ecologica. “A lungo termine è molto più conveniente evitare le emissioni, che rimuoverle” – sostiene Howard Herzog (Senior Research Engineer al MIT Energy Initiative) – Anche se tutte le emissioni di gas serra fossero fermate oggi, i gas che si sono già accumulati manterranno il riscaldamento dell’atmosfera per decenni, fino a quando il clima non arriverà a un nuovo equilibrio”.

the basalt and formed a sort of limestone which would keep inside and doesn’t release the CO2 blown in at the beginning of the process. The premise seems to be promising, but it should be considered the new approach would require large amounts of water, about 10 to 20 times the carbon dioxide mass, this is the contention of Eric Oelkers ,Professor of Department of Earth Science at the University College London (UCL). In addition, Mark Zoback, Professor at the Stanford University, fears that earthquakes can cause gas leaks from underground storage sites, thwarting the efforts and resources expended to achieve the objective. The very high costs is a fundamental issue that needs to be solved because the current environmental costs are unsustainable for most. The third IPCC report also refers to other technologies for CO2 removal, such as using materials capable of absorbing it. Very interesting too, but it would create a second problem: where to store, deposit such materials impregnated with CO2.Shoot into space? Use them as fuel, but what kind of waste would be released? Deposit them on the Moon? Great questions seek adequate answers, to avoid the solution could result in worsening the problem, if not becoming part of it: apparently there are no apparent solutions in the short term. A remedy could be found by changing the terms of the paradigm only, but actually it seems not to be possible, with the existing technologies or acceptable in terms of ecological footprint. “ In the long run it is much cheaper to prevent emissions than remove them “ - says Howard Herzog (Senior Research Engineer at MIT Energy Initiative ) - Even if all greenhouse gas emissions were stopped today , the gases that have already accumulated will retain the warming of the atmosphere for decades, until the climate will come to a new equilibrium.”

22 CITY LIFE MAGAZINE N.9

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1ma edizione

9.45-10.30 Apertura lavori“Innovare e competere con le tecnologie dell’automazione”

10.30-13.00

Tavola rotonda - FOCUS OEM “Progettazione meccatronica - i vantaggi per la filiera: integrazione e innovazione”

14.00-16.30 Tavola rotonda - FOCUS END USER “Essere più efficienti grazie alla meccatronica: consumi, flessibilità e manutenzione”

24 settembre 2014 BERGAMO, Kilometro Rosso

ABB

B&R AUTOMAZIONE INDUSTRIALE

BECKHOFF AUTOMATION

BONFIGLIOLI MECHATRONIC RESEARCH

EMERSON INDUSTRIAL AUTOMATION

EPLAN SOFTWARE & SERVICE

ESA ELETTRONICA

FESTO

HEIDENHAIN ITALIANA

LAPP ITALIA

LENZE ITALIA

OMRON ELECTRONICS

PANASONIC ELECTRIC WORKS ITALIA

PHOENIX CONTACT

RITTAL

ROCKWELL AUTOMATION

SEW-EURODRIVE

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24 settembre 2014 - BERGAMO, Kilometro Rosso

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24 CITY LIFE MAGAZINE N.924 CITY LIFE MAGAZINE N.9

Alessandro Ferrero*Veronica Scotti**

Il costo della non-cultura metrologica

* Professore ordinario di Misure Elettriche ed Elettroniche al Politecnico di Milano** Professore a contratto di Implicazioni legali dell’esercizio della professione al Politecnico di Milano

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25FEATURES 25FEATURES

Un recente caso di cronaca in ambito sanitario

Oggigiorno, le Società più sviluppate basano ogni decisione e non solo

tecnica, su risultati di misure. Misure di qualità e di customer satisfaction possono decretare il successo o meno di un prodotto industriale. Misure atte a rilevare la presenza di DNA possono avere un ruolo determinante nelle sentenze dei processi penali. L’accesso ai mercati è sempre più spesso condizionato dal soddisfacimento di normative tecniche e, quindi, dal superamento dei test previsti dalle normative stesse. In sintesi, oggi tutto si misura e sulla base dei valori misurati vengono prese decisioni di grande impatto sulla vita dei singoli e della collettività.

Il costo stimato delle misure è attorno al 6% del PIL di una nazione sviluppata. Vista la sempre più rilevante importanza delle misure, si potrebbe ritenere altrettanto importante sviluppare la cultura metrologica a tutti i livelli in modo da consentire non solo – ed è l’aspetto più importante – di eseguire correttamente le misure, ma anche di interpretarle e impiegarle correttamente.Purtroppo, anche in questo campo, l’Italia, che pure ricopre un ruolo di eccellenza nella ricerca metrologica a livello globale, non è riuscita a trasmettere questa cultura neppure tra gli operatori di molti settori, con costi, non solo economici, che possono diventare rilevanti.

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Un esempio lampante è finito recentemente su molti giornali come l’ennesimo caso di malasanità, mentre è solo uno dei tanti danni attribuibili alla non-cultura metrologica così diffusa in Italia.Il caso riguarda circa 8000 analisi del sangue, svolte su circa 3000 pazienti da strutture sanitarie lombarde, volte a misurare i livelli di paratormone (PHT) che regola i livelli di calcio nel sangue. Tutte queste analisi sono risultate sovrastimate fino al 45% del valore reale a causa di un kit difettoso, distribuito dall’azienda americana Abbot, la quale si è essa stessa accorta del difetto e ha avvisato le strutture a cui aveva distribuito il kit. La cosa che lascia perplessi, e che fa pensare a una totale assenza di preparazione metrologica anche in chi esegue decine, se non centinaia di misure tutti i giorni, è proprio il fatto che sia stata la Abbot ad accorgersi del problema e non i laboratori che quel kit hanno utilizzato.Molto probabilmente (i giornali che hanno riportato il caso non sono stati chiari sul punto, né la cosa sorprende, vista la non-cultura metrologica) il difetto era da attribuirsi a un qualche materiale di riferimento non

correttamente tarato. La buona pratica delle misure prevede che, in tutti i casi in cui uno strumento subisce una qualche modifica, vuoi perché sottoposto a taratura periodica, vuoi perché, come in questo caso, si reintegra il materiale di riferimento, venga eseguita la cosiddetta “conferma metrologica”, che consiste, essenzialmente, nel verificare che le misure di una stessa grandezza eseguite prima e dopo la modifica diano risultati compatibili con l’incertezza di misura dichiarata. Nel caso specifico, sarebbe stato sufficiente misurare il livello di PHT in un campione di sangue con il kit della fornitura precedente e con quello della nuova fornitura. Differenze dell’ordine del 45% sarebbero immediatamente balzate all’occhio e avrebbero causato l’immediato rifiuto della nuova fornitura, evitando tutti i problemi che 8000 analisi errate hanno causato. Ancora più grave è il fatto che questa buona pratica è citata, implicitamente o esplicitamente, dalle norme ISO 9001:2008 e da altre norme che a essa fanno riferimento, applicate (o dichiaratamente applicate) in ambito sanitario dalla regione Lombardia,

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teatro dei fatti avvenuti, la quale ha predisposto, già da diverso tempo, un sistema di accreditamento delle strutture sanitarie che impone il rispetto di dati standard, facilmente soddisfatti mediante l’adozione di un sistema di gestione per la qualità ISO 9001. La ISO 9001:2008 stabilisce, al punto 7.4.3. “Verifica dei prodotti approvvigionati”, che “L’organizzazione deve stabilire ed effettuare i controlli e i collaudi o altre attività necessarie per assicurare che i prodotti approvvigionati ottemperino ai requisiti specificati per l’approvvigionamento.”Questo concetto è ripreso e particolarizzato nella UNI EN ISO 15189:2013, “Laboratori medici Requisiti riguardanti la qualità e la competenza”, che, all’art. 5.3.2.3 Reagents and consumables – Acceptance testing, recita (la norma non è ancora stata tradotta in italiano, pur se già recepita da UNI): “Each new formulation of examination kits with changes in reagents or procedure, or a new lot of shipment, shall be verified for performance, before use in examinations. Consumables that can affect the quality of examinations shall be verified for performance before use in examinations”.

Sembrerebbe che la non-cultura metrologica impedisca perfino di capire le prescrizioni della normativa di riferimento e le consideri alla stregua di incombenze formali, spesso fastidiose, da documentare in qualche modo al solo fine di superare le visite per il mantenimento della certificazione. A rendere l’episodio ancora più grave non è solo il costo dell’omessa conferma metrologica, (in questo caso fortunatamente solo in termini di analisi da ripetere, vista la scarsa criticità, sotto il profilo medico), di un risultato sovrastimato, ma anche il sorgere di potenziali responsabilità rilevanti sotto il profilo giuridico, in specie con riguardo ai rapporti tra cliente (azienda ospedaliera) e fornitore (Abbott), derivanti dal mancato controllo del prodotto alla consegna. Nel nostro ordinamento la regola generale in materia di compravendita di beni mobili, che può comunque essere derogata dalle parti mediante specifici patti e accordi validi e vincolanti, impone che il cliente, a seguito della consegna della merce, dispone di un termine massimo entro il quale deve denunciare i vizi non occulti del prodotto al fine di poter fruire delle garanzie contrattuali

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28 CITY LIFE MAGAZINE N.928 CITY LIFE MAGAZINE N.9

(ivi incluso l’eventuale risarcimento del danno). Ora, benché ciò che si conosce di questo caso non consenta di affermare se si tratti di vizio occulto o meno, è plausibile ritenere che il lamentato vizio del kit rientrasse tra quelli individuabili dall’acquirente attraverso la conferma metrologica imposta dalla buona pratica e dalla normativa citata. In questo caso risulterebbero precluse o, quanto meno, limitate le pretese risarcitorie delle aziende ospedaliere coinvolte nella vicenda, attesa la loro responsabilità per il mancato rispetto del termine decadenziale per la denuncia dei vizi del prodotto acquistato. In parole povere, le aziende ospedaliere esposte a possibili richieste di risarcimento dei danni patiti dai pazienti, rischiano di non potersi rivalere interamente sul fornitore come parrebbe legittimo e logico.Come si vede da questo esempio tratto dalla cronaca recente, la carente formazione metrologica, così diffusa presso gli operatori da poter essere considerata una non-cultura in materia, ha costi sempre meno sostenibili. Certamente tali da giustificare redditizia una maggiore attenzione a problemi metrologici di carattere generale – e la conferma metrologica è uno di questi. In Francia hanno capito da tempo l’importanza, economica e sociale, di misure ben eseguite, tanto da avere attivato indirizzi specifici in metrologia nei loro Lycées Technologiques. A noi non resta che sperare di non arrivare troppo tardi, possibilmente prima che i costi della non-cultura metrologica diventino non più sostenibili da un’economia che non può certo considerarsi florida.

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Massimo La Mantia*

Tecnologia al servizio dell’edilizia sostenibile: la termocamera

Uno strumento nuovo sta cominciando a diffondersi nelle nostre città: la

termocamera. Un tempo appannaggio di istituti di ricerca internazionali, enti militari e laboratori di precisione, oggi è sempre più disponibile al pubblico, complice una maggiore consapevolezza dei vantaggi e una riduzione dei costi d’acquisto e d’intervento. La termocamera sfrutta le differenze termiche delle varie superfici e riesce a individuare quindi molteplici criticità sia in termini di infiltrazioni nei materiali sia per quanto riguarda eventuali dispersioni termiche. La termocamera è,

quindi, uno strumento versatile che trova applicazione in numerosissimi ambiti: dalla medicina alla fisica. Nell’ambito dell’edilizia residenziale i suoi vantaggi sono molteplici e immediati anche per quanto concerne il risparmio in termini ambientali. Si pensi alla perdita d’acqua nel bagno. L’impostazione tradizionale implica uno sbancamento dello stesso con conseguente cantierizzazione del nostro appartamento. Occorre infatti sollevare le mattonelle per rilevare empiricamente l’origine della perdita e una volta individuata occorrerà affrontare lo smaltimento dei rifiuti risultanti.

*Tecnico termografico presso RSA (Ricerca e Studi sull’Ambiente)

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Con la termocamera è possibile evitare tutto ciò; lo strumento rilevando, infatti, i cambi di temperatura anche impercettibili, identifica le zone in cui l’acqua non dovrebbe esserci. Nasce così una sorta di radiografia virtuale della zona. Questo ovviamente è applicabile non solo ai bagni, ma anche terrazzi, ai sottotetti e a strutture di più grandi dimensioni, implicando anche in questo caso benefici ambientali derivanti dalla minore produzione di macerie e da un intervento mirato, quasi “chirurgico”. La termografia è altresì utilizzata per evidenziare eventuali dispersioni di calore e i cosiddetti ponti termici. Non sempre gli infissi sono installati a regola d’arte. Una cattiva installazione degli infissi vanifica parte dei benefici degli stessi in termini di isolamento. Con la termocamera è possibile controllare la corretta installazione degli infissi valutando se ci sono o meno dispersioni termiche, ovvero se il calore fuoriesce dalla nostra abitazione. Sono interventi poco costosi che però consentono di ottenere enormi vantaggi sia in termini economici che di sostenibilità. Inoltre non a tutti è noto che in caso di nuova costruzione o ristrutturazione si usufruisce del beneficio di dieci anni di garanzia sui lavori eseguiti, pertanto nel caso di difetti e danni dovuti alla formazione di macchie di umidità, condense e muffe sulle pareti o sui solai, con un’indagine termografica e una perizia tecnica relativa ai difetti e ai danni riscontrati si può facilmente far valere la propria garanzia. È però importante affidarsi a tecnici formati e con esperienza, i dati della termografia vanno infatti letti e interpretati correttamente da personale qualificato; senza questi presupposti la termocamera è uno strumento sostanzialmente inutile. Si tratta comunque di uno strumento che si sta rapidamente diffondendo grazie anche ai costi di gestione e intervento che vanno riducendosi considerevolmente rispetto al passato. Il mondo dell’edilizia,

sempre più attento alla sostenibilità, sta giocando un ruolo importante per l’aumento della conoscenza di questo strumento, apprezzandone la versatilità e il basso impatto sia ambientale che economico non solo per i grandi interventi o le soluzioni ex novo ma anche per i piccoli lavori, tra cui infiltrazioni e perdite.

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La città degli scacchi. La chia-mano così perché Marostica,

cittadina di circa 14.000 abitan-ti in provincia di Vicenza, è uni-versalmente nota per la partita a scacchi che, nel mese di set-tembre degli anni pari, coinvolge squadre di figuranti che si muo-vono su un campo di gioco gi-gante collocato sulla sua piazza centrale, per l’appunto Piazza de-gli Scacchi.

Ma Marostica non è solo cultura, tradizione e storia. È anche lungi-miranza ed efficienza energetica. Come ci ha spiegato Giuseppe Marchiorato, assessore all’am-biente, ecologia e alla valorizza-zione e gestione del patrimonio, il comune quest’anno aderirà al PAES, il piano di azione per l’energia sostenibile stipulato nell’ambito del Patto dei Sindaci, con l’obiettivo di ridurre di alme-

Sensibili risparmi sulla bolletta energetica, valorizzazione del patrimonio urbano. Il comune di Marosticaa cura della Redazione

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Piazza principale di Marostica

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Vista notturna della Piazza degli Scacchi

Quadro di controllo composto da PC embedded CX1010, moduli I/O e interfacce DALI di Beckhoff

no il 20% le emissioni di anidride carbonica entro il 2020. Ciò com-porterà una serie di interventi ad ampio spettro, che riguarderan-no la riqualificazione di una serie di aree verdi, l’efficientamento di alcuni edifici comunali, molti dei quali storici, l’installazione di pan-nelli fotovoltaici e molto altro an-cora. Nel frattempo, grazie ad un progetto avviato qualche tempo fa, l’amministrazione di Marostica si è – per così dire – già portata avanti, ovvero ha già realizzato un’importante opera di efficienta-mento dell’illuminazione del cen-tro cittadino, che ha portato ad ottenere notevoli risparmi energe-tici adottando soluzioni di auto-mazione all’avanguardia.L’applicazione riguarda la messa in rete di 170 punti luce del cen-tro storico (pari a circa il 10% dell’intera illuminazione comuna-le) ed è stata realizzata con un’ar-chitettura distribuita che si avva-le di cinque controllori Beckhoff, mediante i quali le luci, collegate attraverso bus DALI, vengono

controllate in maniera tanto sem-plice quanto efficace. La riqualificazione dei punti luce e la realizzazione degli impianti è stata curata direttamente dal co-mune di Marostica.

Il progetto, che era stato avvia-to dalla precedente amministra-zione, è tuttora in fase di am-pliamento grazie alla modularità dell’architettura che è stata adot-tata. Come ci spiega l’assessore Marchiorato, le esigenze erano

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quelle di conseguire un progres-sivo risparmio energetico duran-te le ore notturne, mantenendo nel contempo uno standard di illuminazione adeguato alla va-lorizzazione del centro e alla sua sicurezza. Così la classica so-luzione on-off, ovvero lampade accese-spente, è stata sostituita con un sistema capace di gestire scenari di illuminazione, ovvero di variare in maniera intelligente l’in-tensità luminosa dei singoli punti luce, di gruppi di essi e di gestire le relative fasce orarie. L’architettura di sistema è com-posta da:

• 1 PC embedded con fun-zionalità di PLC Beckhoff CX1010 facente funzioni di master, nonché adibito al controllo di una tratta dei punti luce del centro storico;

• 4 PLC Beckhoff BX9000, che agiscono in modalità slave e che controllano ciascuno al-

trettante tratte di illuminazio-ne lungo le vie del centro;

• una rete in fibra ottica, immu-ne a qualsiasi tipo di interfe-renza e utilizzata per intercon-nettere la stazione master alle quattro sottostazioni;

• relativi adattatori doppino-fi-bra ottica per la rete ethernet;

• un applicativo di supervisione accessibile sia da postazione locale che da remoto via web.

Come precedentemente accen-nato, il meccanismo di funziona-mento è tanto semplice quanto efficace. Il master, a cui è colle-gato un crepuscolare, gestisce l’accensione dei punti luce, la cui intensità di illuminazione viene gestita dal sistema in base agli scenari di illuminazione impostati.Il sistema è attualmente pro-grammato per ridurre l’intensità luminosa delle lampade del 20% dopo le ore 22.00 e del 50% dopo le ore 24.00, mantenendole in questo stato fino al loro spe-gnimento mattutino. Ciò consen-te un notevole risparmio energe-tico, pur continuando a garantire un adeguato livello di comfort vi-sivo, nonché di sicurezza per tut-ta la zona del centro storico.Il sistema di supervisione attual-mente non dispone di un modulo per la contabilizzazione dei con-sumi energetici, ma da rilevazioni manuali condotte dai tecnici co-munali si è stimato un risparmio complessivo su tutto l’orario di accensione delle lampade (quin-di dalla loro attivazione fino allo spegnimento) di circa il 40% sulla bolletta energetica, equivalente a oltre 10mila euro.Alla riduzione dell’intensità lumi-

Immagine dello SCADA con sinottico mappale

www.beckhoff.it

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nosa dopo la mezzanotte si va a sommare anche la maggiore ef-ficienza dei corpi illuminanti, che sono costituiti da lampade a sca-rica con bruciatore ceramico, che consentono un miglior rapporto lumen per watt e sono in grado di offrire una tonalità sufficiente-mente chiara ma allo stesso tem-po calda.

Le infrastrutture di illuminazione sono di proprietà del Comune, che con questo progetto ha in-teso non solo valorizzare il pro-prio centro storico conseguendo risparmi energetici, ma anche rendere più semplice la manu-tenzione dell’infrastruttura di illu-minazione e della relativa rete di controllo. Sfruttando l’apertura che l’har-dware Beckhoff offre verso tutti gli standard di comunicazione, il sistema può essere eventualmen-te integrato con altre architetture bus diverse dal DALI (ad esempio KNX, Modbus, ASI ecc.), nonché ampliato, all’evenienza, in manie-ra molto semplice grazie all’ag-giunta di nuovi moduli di gestione I/O (ciascun modulo attualmente installato consente di gestire 64 attuatori DALI). A tal proposito, l’amministrazione comunale ha già in serbo la pro-gressiva riqualificazione di ulterio-ri punti luce, il che non compor-terà particolari problemi grazie, appunto, alla modularità del si-stema. Anche per quanto riguar-da la manutenzione, l’apertura garantita dall’utilizzo di architet-ture standard al posto di soluzioni proprietarie consente di non es-sere legati a un singolo fornitore, ma di potersi liberamente affidare

a chi possa offrire competenze, costi e qualità. Molto importante è la funzione di telecontrollo. Il sistema di supervisione con-sente interventi da remoto che permettono di apportare varia-zioni ai parametri di accensione e luminosità dei punti luce, sia sin-goli che per zone. Spesso è ne-cessario intervenire variando, in particolari fasce orarie, gli scena-ri di illuminazione di alcune zone del centro, ad esempio in caso di manifestazioni pubbliche come concerti, mercatini ecc. Il tecnico comunale può effettuare questa operazione via web da un PC re-moto, ad esempio da casa, senza quindi che sia necessario acce-dere alla console locale, oppure utilizzando un tablet o addirittu-ra uno smartphone. Attraverso il telecontrollo è anche possibile intervenire direttamente sui pro-grammi PLC, consentendo allo sviluppatore di apportare modifi-che e/o di intervenire, sempre da remoto, all’insorgere di qualsiasi eventualità.

Da sinistra, Ing. Riccardo Marin, consulente di automazione che ha curato l’ingegnerizzazione del sistema e lo sviluppo di tutta la parte software; Arch. Giuseppe Marchiorato, assessore all’ambiente, ecologia e alla valorizzazione e gestione del patrimonio; Sindaco di Marostica Marica Dalla Valle

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Gli Open Data territorialiUn metodo di valutazione dei geoportaliFabio Disconzi

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La transizione del sistema energetico da una configurazione basata su grandi

impianti alimentati a fonti fossili verso una configurazione composta da impianti distribuiti di taglia ridotta alimentati a fonti rinnovabili richiede un grande impegno soprattutto alle amministrazioni locali. Il ruolo riconosciuto a tale livello di governance è quanto mai centrale e iniziative che vanno in questo senso si stanno diffondendo velocemente e incontrando un notevole successo, vedi il “Patto dei Sindaci”.Anche la popolazione sta dimostrando un sempre maggiore interesse sia verso il territorio, sia verso le politiche energetiche che, sullo stesso, hanno forte impatto.Cittadini e amministrazioni nella rincorsa verso lo stesso obiettivo hanno due necessità differenti: i primi desiderano capire cosa abbia portato alla definizione delle politiche energetiche poste in essere, le assunzioni e le ipotesi che stanno alla base delle stesse politiche, i mezzi e i costi per raggiungerle. Le amministrazioni sono alla ricerca di dati e metodologie per sviluppare solide elaborazioni, analisi e scenari in grado di comparare differenti percorsi di sviluppo confrontandone costi e benefici. Entrambi sentono la necessità di avere una piattaforma in grado di tradurre complicati dati territoriali, economici, sociali e ambientali in una forma facilmente comprensibile. Tali bisogni possono essere soddisfatti mediante le piattaforme GIS (Geographical Information System) una particolare classe di software informatici in grado di gestire e visualizzare informazioni la cui caratteristica è di essere posizionate nello spazio (geo-referenziate) e di rappresentare in formato digitale le caratteristiche del territorio.

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Grazie alla digitalizzazione del territorio, gli analisti possono generare mappe, una categoria di

informazioni molto usabile e facile da comprendere, rappresentative degli aspetti che maggiormente influenzano lo sviluppo di una comunità locale

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I geoportaliI dati territoriali sono archiviati e resi disponibili attraverso i cosiddetti “geoportali”, una particolare categoria di siti internet che consentono agli utenti di eseguire ricerche, visualizzare e scaricare in locale dataset (che possono essere georeferenziati) al fine di elaborarli con software specifici per ottenere, dalla loro combinazione, nuove informazioni di alto valore.

Open Data territorialiNon solo le amministrazioni e gli enti che operano a livello nazionale hanno interesse verso i dati, ma anche realtà minori quali amministrazioni comunali, piccole-medie imprese e cittadini. Molti progetti sono stati messi a punto per incentivare la condivisione dei dati e molte iniziative sono in essere per favorire lo sviluppo dei cosiddetti “open data”. Il principio fondamentale degli open data è che i dati pubblici, nel rispetto della normativa vigente, appartengono alla collettività e come tali possono essere utilizzabili da chiunque ne abbia interesse.Gli open data riguardano ogni ambito della nostra vita; per capire di cosa si tratta si riportano alcuni esempi: navigando in rete, in modo pubblico e accessibile si possono trovare dataset con i dati sugli incidenti che avvengono sulla nostra rete stradale; la serie storica degli orari degli autobus di una città; la spesa media mensile per tipologia di famiglia; i dati sui prestiti di libri nelle biblioteche; i “luoghi freschi” di una città (a titolo di esempio “Elementi puntuali che individuano sul territorio luoghi comunali fruibili dalla popolazione dotati di aria condizionata nel Comune di Firenze”); statistiche sui donatori di sangue; statistiche sui biglietti ferroviari venduti all’interno di un territorio; anagrafe dei musei, ecc. Open data aventi interesse nell’ambito della pianificazione energetica di un territorio possono essere a titolo di esempio (lista non esaustiva):

Scopo principale del metodo proposto non è di fornire giudizio sui geoportali, ma è quello di

proporre un punto di partenza per una condivisione di idee, punti di vista, visioni, difficoltà incontrate, buone pratiche, ecc. tale da incentivare persone ed esperti interessati all’argomento a condividere

opinioni e idee

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localizzazione puntuale delle installazioni di impianti fotovoltaici censiti; DTM (Digital Terrain Model); DSM (Digital Surface Model); distribuzione agenti inquinanti; statistiche emissioni; uso e copertura del suolo; irraggiamento solare; trasporti (rete stradale, ferroviaria, fluviale, porti e aeroporti); rete idrografica; statistiche velocità del vento; statistiche sulla certificazione energetica degli edifici; elenco siti bonificati; attività svolte dai tribunali; dataset contenenti informazioni sul numero di dosi vaccino somministrate, etc.Le conseguenze della “produzione” e “liberalizzazione” di open data sono molteplici. Focalizzandoci sugli aspetti ambientali e di pianificazione territoriale i benefici derivanti dalla distribuzione di open data sono i seguenti. Per gli analisti e i professionisti: la possibilità di comprendere le potenzialità di un territorio, analizzare com’è effettivamente organizzato un sistema energetico, individuarne le criticità e descrivere le dinamiche e i flussi di energia, merci, persone, ecc.

Gli open data consentono di elaborare scenari di sviluppo futuro basati su dati oggetti, condivisi e trasparenti. Per gli amministratori: utilizzando le analisi appena descritte possono fare scelte “più informate” basate su parametri oggettivi, possibilità di comunicare le motivazioni che hanno portato alle scelte, comunicare con la popolazione. Per i cittadini sono: maggior trasparenza, possibilità di valutare le politiche locali partendo da basi di dati oggettive, pubbliche e comuni, possibilità di controllare l’operato delle amministrazioni.

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La valutazione proposta si avvale di 27 indicatori, aggregati in 6 classi. A ogni indicatore è associato

un punteggio; il punteggio complessivo è pari a 100. La descrizione dettagliata degli indicatori è

disponibile nella pagina: http://www.fabiodisconzi.com/gislocal/rating/introduzione.html

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Metodologia di valutazione v 1.0Il settore degli open data è in forte sviluppo e non vi sono procedure e metodologie di valutazione dei geoportali comuni e condivise. Al fine di evidenziare pregi e difetti di ogni geoportale e per facilitare la condivisione di buone pratiche si è sviluppato un sintetico sistema di valutazione dei geoportali; esso è stato applicato ai 21 geoportali regionali italiani (19 regionali + 2 provinciali).Al fine di facilitare la presentazione delle analisi, i risultati della metodologia e le riflessioni presentate in questo articolo sono replicate in modo interattivo nel sito.

Quanto efficacemente sono distribuiti i dati territoriali e ambientali in Italia? Attualmente ci sono delle raccomandazioni su come dovrebbero essere i geoportali nella Direttiva europea di riferimento (direttiva INSPIRE (2007/2/EC) recepite a livello nazionale (Decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 32, “Attuazione della Direttiva 2007/2/CE”), ma non esistono procedure condivise o metodologie unificate per valutare l’efficacia nella distribuzione dei dati territoriali a livello regionale.Al fine di dare una valutazione sull’efficacia nella distribuzione dei dati dal punto di vista dell’utilizzatore si è sviluppato un sistema di valutazione dei geoportali regionali organizzato in classi e indicatori. Ogni classe mira a valutare un aspetto del geoportale.

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DisomogeneitàAnalizzando i geoportali regionali è emerso che vi è una forte disomogeneità di struttura, disponibilità ed organizzazione dei dati tra le regioni. Sarebbe opportuno replicare in tutti i geoportali le metodologie ritenute più utili dagli utilizzatori e le caratteristiche tecniche migliori (in termini di utilizzo delle risorse hardware, software, semplicità di programmazione, usabilità).

Ben posizionati nei motori di ricercaTramite le interrogazioni ai principali motori di ricerca la maggior parte dei geoportali appare nella prima posizione o almeno nella prima pagina dei risultati.

Link da home page sito regionale Per 10 geoportali su 21 non è stato trovato alcun link verso un servizio di condivisione di dati territoriali (cartografia, geoportale o servizio open data) dalla home page del sito ufficiale della Regione.

Registrazione obbligatoria La direttiva INSPIRE e il decreto di recepimento sottolineano chiaramente l’importanza di diffondere i dati con il minor numero di barriere possibile.

Servizi WMS di qualitàMediamente il servizio di condivisione dei dati via WMS è risultato essere veloce e con una buona disponibilità di dati.

Dati in formato shapefile poco diffusiIl formato shapefile è attualmente il più diffuso e comodo da utilizzare per la maggior parte degli utenti.

Dati ambientali non presentiI dati sulla qualità dell’aria e delle emissioni, nonostante siano fondamentali per comprendere la situazione ambientale ed energetica di un territorio, non sono stati individuati nella maggioranza dei geoportali.

Versione per dispositivi MobileNonostante il traffico della navigazione da dispositivi “mobile” abbia superato il traffico da “piattaforme desktop” la maggior parte dei geoportali non presenta applicazioni dedicate o “layout responsive” per il sito.

Newsletter e Twitter L’affermato social network ideale per micro-aggiornamenti non è utilizzato da alcun geoportale.

Validazione W3C Non tutti i geoportali sono risultati pienamente compatibili con gli standard W3C.

Webgis funzionali La maggior parte dei geoportali hanno un servizio di webgis funzionale, usabile, che permette di sovrapporre comodamente una moltitudine di layer informativi.

FAQ e glossarioLa maggior parte dei geoportali non propone una sezione dedicata alle domande frequenti e non presenta un glossario dei termini più utilizzati.

MultilinguaLa maggior parte dei geoportali è disponibili solamente in versione italiana.

Tab. - Sintesi valutazione (per classe).

Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Classe 5 Classe 6

Efficacia promozione

Organizzazione geoportale

Organizzazione catalogo dati

Dati territoriali e ambientali

Visualizzazione dati

Altri servizi

max 28 max 14 max 14 max 16 max 8 max 20

Abruzzo 15 11 13 0 8 16

Basilicata 15 9 13 5 8 10

Bolzano 18 5 13 8 8 19

Calabria 23 9 10 9 8 9

Campania 15 9 11 8 8 10

Emilia Romagna 15 12 9 8 8 14

F V G 8 11 10 8 8 19

Lazio 15 7 7 0 0 6

Liguria 23 8 13 8 8 10

Lombardia 19 7 13 8 8 10

Marche 27 4 9 0 7 9

Molise 19 9 3 6 8 10

Piemonte 23 7 13 10 8 19

Puglia 23 6 7 6 8 10

Sardegna 23 9 7 14 8 17

Sicilia 23 11 13 8 8 16

Toscana 0 11 13 11 8 16

Trento 23 11 9 8 8 10

Umbria 15 11 13 0 8 10

Valle d’Aosta 23 5 9 0 8 7

Veneto 19 6 13 16 6 16 Risultato valutazione v1.0 La tab. riassume la valutazione dei 21 geoportali con una aggregazione degli indicatori per classe.

Guarda la tabella con le valutazioni delle regioni (per classe)

La valutazione v1.0 permette di fare alcune considerazioni:

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Pierpaolo Signorelli

Il Paese del “Sol Nucleare”La corsa verde del Giappone tra promozione delle rinnovabili e rivisitazioni del nucleare

Nell’ormai lontano 2003 il Giappone aveva

tiepidamente intrapreso la via della generazione elettrica da fonte rinnovabile mediante lo “Special Measures of the New Energy”, atto in cui si indicavano i potenziali benefici delle FER, al quale però non fece seguito un piano di attuazione generale. I recenti avvenimenti di Fukushima hanno inevitabilmente ridefinito le priorità energetica del Paese, che rapidamente ha dovuto approntare una differente organizzazione “di passaggio”, profilata sulle sue necessità.

Va infatti tenuto presente che il paese del Sol Levante è costituito da un arcipelago con tre grosse isole che ad est vedono affacciarsi sul continente due dei maggiori players mondiali, Cina e Russia, mentre ad ovest si estende lo sterminato Oceano Pacifico. Sia per ragioni politiche legate alla vecchia guerra fredda, che per criteri di indipendenza energetica e politica, il Giappone non dispone di gasdotti, per cui oltre al nucleare le sue principali risorse sono il GNL, di cui è il primo importatore al mondo e il carbone. In un simile

scenario di base l’impiego delle fonti rinnovabili può costituire una valida ipotesi integrativa, e a più lunga scadenza anche parzialmente sostitutiva. È in quest’ottica, quindi, che va inquadrata la progressione del Giappone nell’uso delle fonti rinnovabili, che assume caratteri del tutto peculiari non solo alla luce del recente shock, ma anche per la particolare conformazione del territorio nipponico (un arcipelago) e soprattutto del livello industriale che tuttora continua a conservare pur in epoca di Globalizzazione.

(prima parte)

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Sostanzialmente questi dati di partenza rendono il Paese del Sol Levante non molto avvantaggiato nell’installazione delle FER a causa della superficie destinabile, non molto estesa, e delle varie installazioni civili e industriali. Né sono particolarmente indicati gli edifici tradizionali, sia per i canoni architettonici sia per gli standard antisismici, come pure per le ore di irraggiamento non molto elevate: mediamente un 15-20% inferiore alle nostre, a seconda delle zone considerate. Infine non aiuta la rete di trasmissione che presenta delle peculiarità uniche, come una bipartizione di voltaggio su tutto il territorio, ovvero una magliatura estremamente complicata, spesso confusa, in molte zone non radiale, che potrebbe soffrire pesantemente degli sbalzi di tensione e di carico che un apporto massiccio di rinnovabili causerebbe. Però è anche vero che l’eccezionale concentrazione di aziende industriali, spesso di grandi dimensioni, nonché l’ampia disponibilità di tecnologie avanzate, ha spinto ad effettuare una duplice fondamentale scelta, saggia e originale, nell’organizzazione del settore: impostare l’azione della concorrenza in modo da plasmare e progettare il mercato, anziché subirne

i contro-effetti della libera azione delle imprese, consci dei limiti che le installazioni di grandi dimensioni comportano, a cominciare dagli elevati costi d’ingresso. Questo si traduce nell’impostare la concorrenza non solo fra più soggetti, ma avendo cura che siano dello stesso segmento di filiera e di simile grandezza, senza peraltro escludere “new entry” di diverso business, purché sempre proporzionate alla forza finanziaria del segmento di destinazione. La seconda opzione riguarda il meccanismo delle tariffe e il tasso di rimpiazzo delle strutture, che si basa sulle risorse finanziarie disponibili nel singolo anno. In questo modo si prendono due piccioni con una fava: si aggiorna la tecnologia e non la si paga a fondo perduto come avviene in Italia, dove la nuova installazione riceve un finanziamento ventennale senza obblighi di rinnovo, né senza variazioni sulle erogazioni future.

La Riforma fiscale post FukushimaVediamo come si è andata ad articolare la vicenda e qual è stato l’insospettabile esito. Il primo passo è rappresentato dalla riforma fiscale che è stata promossa

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a seguito del disastro di Fukushima

al fine di potenziare

l’attrattività degli IDE (Investimenti

Diretti Esteri) nel paese, riforma che ha coinvolto

anche le energie rinnovabili. Essa ricalca il modello, sebbene con

minor intensità, già adottato da

altri paesi asiatici, con in testa la Cina, dove sono state individuate particolari zone “franche”. Tale iniziativa

rappresenta un fatto storico perché per la prima volta il governo giapponese

si apre agli investimenti inbound con misure

fiscali ad hoc. In pratica sono state individuate

specifiche aree – dotate di pertinenza tributaria separata – dette “Zone Speciali Internazionali”, nelle quali le società estere che realizzano investimenti di durata superiore a 5 anni beneficino di una riduzione (pari al 5%) dell’aliquota dell’imposta sul reddito mentre le società estere che costituiscano in Giappone un’unità produttiva o un centro per il R&D nei primi cinque anni otterranno una riduzione della pressione

fiscale compresa tra il 25% e il 30%. Nel caso in esame, la Riforma prevede altresì alcune agevolazioni fiscali che “premiano” gli investimenti e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile. La prima misura è la Green Investment Credit Tax per la quale le persone fisiche o giuridiche che tra il 30 giugno 2011 e il 31 marzo 2014 abbiano acquistato impianti qualificati “New Energy Facilities” e li utilizzino entro 1 anno dall’acquisto possono da subito ammortizzare in bilancio per un importo pari al 30% del prezzo di acquisto. La seconda misura fiscale è il credito di imposta di cui possono beneficiare solamente le PMI; il credito è pari al 7% del tributo applicabile al prezzo di acquisto, fino a un valore massimo pari al 20% dell’imposta sul reddito delle persone giuridiche applicata nell’anno fiscale di riferimento.Infine, un’ulteriore agevolazione fiscale è costituita dalla riduzione di 2/3 della tassa sulla proprietà a favore delle società che installano sul proprio terreno un impianto fotovoltaico; una forma di risposta alla scarsità di spazio, che va a favorire indirettamente l’installazione più idonea, quasi sempre quella che meglio si abbina alla costruzione già esistente.

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Vantaggi dello Storage Energy Management sui costi energetici degli ascensori

AssoESCO

Carlo Zizzi*

*Direttore Tecnico di RIE Energia e Consigliere di ASSOESCO

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L’Italia è uno dei paesi al mondo con più ascensori installati; nel 2008 erano

850.000, oggi sono poco meno di un milione. Il 75% circa sono a servizio di utenze residenziali, la restante parte di uffici, ospedali, alberghi, aziende e strutture commerciali. Considerato che l’Italia è anche il Paese in cui il costo dell’energia è tra i più elevati nell’Unione Europea, per molte unità residenziali le spese di gestione di un ascensore rappresentano la maggior voce di costo del condominio.È per questo motivo che negli ultimi tempi vengono proposti modelli di ascensori che promettono bassi costi energetici, purtroppo quasi sempre disattesi, in quanto spesso comportano maggiori costi di manutenzione che vanno addirittura a vanificare il possibile risparmio energetico aumentando complessivamente i costi di esercizio. Tali soluzioni, in ogni caso, riguardano le nuove installazioni, ma in che modo è possibile intervenire sulle installazioni già esistenti? In linea di principio, l’ambizione di ottenere un risparmio energetico e, quindi, il conseguente risparmio economico è comune a tutti gli operatori del settore ascensoristico. Ma al risparmio energetico promesso, segue veramente un risparmio economico? Laddove questo sia possibile, quali investimenti sono necessari?Per rispondere a queste domande bisogna conoscere innanzitutto i costi energetici e, successivamente, i costi necessari affinché l’ascensore, nuovo o esistente, sia o diventi ad alta efficienza, ovvero che comporti un risparmio energetico o, meglio ancora, un risparmio economico.È capitato a noi tutti di incorrere, nostro malgrado, nella situazione in cui, a fronte dell’allacciamento dell’ennesimo apparecchio elettrico, “scatti il contatore”, ossia intervenga il limitatore di potenza, costringendoci a rinunciare temporaneamente all’uso di una o più utenze elettriche.

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Questo “antipatico rimedio” non è consentito per l’ascensore. Nel caso di un ascensore, infatti, l’eventualità dell’interruzione dell’alimentazione elettricità, anche temporanea, comporta il blocco della cabina e dunque delle persone in essa presenti, con conseguenze poco piacevoli se non addirittura pericolose. Per evitare questa eventualità l’allacciamento dell’ascensore è sottoposto al provvedimento del CIP 36/79 che non consente al fornitore dell’energia elettrica l’interruzione della fornitura in caso di superamento della potenza richiesta; per contro il fornitore impone all’utente un’impegnativa di potenza più elevata, che comporta costi più elevati.Ma quali sono i costi energetici di un ascensore? Esaminiamo un caso reale molto comune in un condominio italiano, ossia un ascensore idraulico con cabina da 6 persone e 5 fermate; la potenza impegnata è pari a 15 kW e il consumo medio annuo è pari a circa 2.250 kWh.

Osservando la tabella, in particolar modo la colonna A, si può facilmente notare che il costo maggiore è quello relativo alla potenza impegnata e non dell’energia consumata. Un risparmio energetico del 16% (di cui il 30% per la movimentazione della cabina e lo 0% per l’alimentazione del quadro elettrico) comporterebbe un risparmio economico solo del 6%.Sarebbe, pertanto, opportuno intervenire per abbattere la potenza impegnata; ma è possibile?Fortunatamente la risposta è SI, si può fare. Come? Si può utilizzare un sistema, che ha riscosso consensi positivi in diverse fiere di settore: il SEM (Storage Energy Management).Cosa è il SEM? Come funziona? Quali sono i suoi benefici?Il SEM è un sistema costituito essenzialmente da un accumulatore meccanico di energia (a lunga vita e completamente riciclabile) e una unità elettronica di controllo (inverter). Si interpone tra la rete elettrica e l’ascensore e

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non richiede alcuna modifica all’ascensore esistente. Il suo funzionamento è semplice e immediato: l’accumulatore di energia fornisce la potenza necessaria alla salita dell’ascensore riducendo drasticamente la potenza richiesta dalla rete, mentre durante la discesa recupera l’energia di frenatura che verrà restituita alla successiva salita. L’effetto risultante è l’abbattimento drastico della potenza impegnata e una riduzione dell’energia assorbita. A tale vantaggio si aggiunge la possibilità di completare la corsa anche in caso di blackout, grazie alla presenza dell’accumulatore di energia.Adesso siamo in grado di fare due conti. La potenza viene ridotta da 15 kW a meno di 3 kW, mentre, l’energia consumata può essere ridotta fino al 25%÷30% (come del resto avviene per gli ascensori pilotate da inverter). Nelle colonne B e C sono mostrati i vantaggi economici derivanti rispettivamente dalla presenza di inverter e di SEM.Grazie alla possibilità di usufruire della detrazione fiscale del 50%, l’investimento si recupera in pochi anni (massimo 4 per gli impianti più costosi). Nei nuovi impianti il tempo di ritorno dell’investimento avviene addirittura entro il primo anno, in quanto il SEM permette di abbattere i costi di allacciamento.

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Highlights

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HONDA Smart Home

In grado di sprecare meno della metà dell’energia utilizzata per riscaldamento, raffreddamento e illuminazione da case della stessa grandezza e nella stessa zona, Honda Smart Home US è un progetto di sostenibilità, un esempio di ricerca nell’ambito della tecnologia e dell’innovazione ambientale, nonché di uno stile di vita basato sul consumo di energia pulita e rinnovabile, in casa e fuori. La riduzione del consumo di energia, grazie all’utilizzo di nuove tecnologie, sarà garantito anche dal fotovoltaico, che potrà ricaricare direttamente anche le batterie di veicoli elettrici come l’auto Honda Fit EV, grazie al direct PV-to-vehicle charching system. Localizzata al Campus Universitario UC Davis (University of California), crea più energia di quanta ne usa e prevede un sistema di monitoraggio realtime dei consumi da

parte degli utenti. Come? Tanti gli stratagemmi per arrivare a costruire una casa davvero smart.Un sistema di controllo climatico, che potrà sfruttare le previsioni metereologiche per gestire gli impianti di condizionamento in base al clima, ottimizzando l’efficienza. Un sistema di illuminazione a LED a basso consumo, che garantisce anche maggiore salute e benessere agli abitanti, gestendo la temperatura del colore della luce in base alle ultime ricerche sui ritmi circadiani dell’uomo, riproducendo la naturale variazione di luce tra giorno e notte e supportando – grazie ad esempio alle lampade ambrate dei corridoi, che illuminano senza esaurire la rodopsina, il pigmento che aiuta l’occhio umano a vedere in condizioni di bassa illuminazione – la visibilità notturna.Un tocco green è dato dal

cosiddetto xeriscaping che consiste nell’utilizzo di piante che riescono a sopravvivere in climi aridi e non necessitano molta irrigazione, permettendo un risparmio di acqua che viene riutilizzata – insieme a quella della doccia – per riscaldare la casa.Indispensabile è il sistema di gestione dell’energia che monitora, controlla e ottimizza la generazione di corrente elettrica e il suo consumo attraverso la microgrid. Inoltre il cosiddetto passive design utilizzato all’interno della casa permette di adattare gli elementi dell’abitazione alle necessità di risparmio; un’altra tecnica è la tecnologia cosiddetta concrete post tensioning, che utilizza una rete di cavi di acciaio al posto della convenzionale barra di rinforzo per mantenere in continua tensione il calcestruzzo, permettendogli di garantire sempre la massima resistenza.

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La Paz, Bolivia. Mobilità alternativa per i pendolari

L’eccezionalità di La Paz, cioè essere uno dei più popolosi nuclei urbani sopra i 3.600 d’altitudine, si riflette anche sulla vita quotidiana dei suoi abitanti.Per esempio, per i 200mila pendolari che dalla città satellite di El Alto devono scendere a La Paz, il sistema più rapido e pratico per raggiungere i rispettivi luoghi di lavoro certamente non passa da una normale circolazione su strada (con auto private o mezzi pubblici). Soprattutto se – ed è proprio il caso dei due nuclei urbani sopra menzionati – la conformazione del territorio, caratterizzato da continue e ripide salite e discese, non agevola una mobilità su gomma.Se a terra, strade tortuose

e traffico caotico sono un impedimento, allora la soluzione più naturale è quella aerea.Con questo obiettivo il governo boliviano e l’amministrazione cittadina hanno prima sviluppato il progetto e poi realizzato la funicolare più lunga del mondo. O meglio, un sistema di funicolari, ribattezzato Mi Teleferico.Le tre linee, una volta a pieno regime, trasporteranno 18mila passeggeri all’ora (10 per cabina) lungo oltre 12 chilometri di percorso per un totale di 11 stazioni. Il servizio – che entrerà a breve in funzione – sarà attivo ogni giorno, 17 ore su 24, dalle ore 5 alle 22.La teleferica cittadina porterà dei vantaggi in termini di tempo

risparmiato e di miglioramento della qualità di vita per i cittadini di La Paz e di El Alto. Tuttavia, a beneficiarne sarà tutto l’ambiente circostante, considerando la quantità di CO2 non immessa nell’atmosfera grazie al mancato utilizzo delle automobili. Il progetto è stato realizzato dalla compagnia austriaca Doppelmayr, specializzata nella costruzione di grandi impianti a fune.Il costo dell’intera opera ha superato i 234 milioni di dollari. Si tratta di un’opera di una certa rilevanza da un punto di vista infrastrutturale, specialmente per una nazione come la Bolivia, dove il reddito pro-capite è tra i più bassi del continente.

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L’impiego di Droni in Agricoltura

Ryan Kunde è un enologo la cui la famiglia possiede un vigneto nella Sonoma Valley, a nord di San Francisco, ma non è possibile definirlo come un semplice agricoltore, Kunde è anche un operatore/pilota di droni e fa parte di una ristretta avanguardia di coltivatori che utilizzano quella, che nata come tecnologia aeronautica militare, è impiegata per curare e coltivare le proprie uve al meglio, utilizzando le immagini rilevate dai sensori del drone in volo sulla tenuta. I droni, quadcopters e multi-bladed, per Kunde funzionano da scanner e fotocamera ad alta definizione, accessibile a un costo ragionevole per la supervisione della propria tenuta. Questi piccoli aerei sono equipaggiati con autopilota, possono essere controllati tramite GPS, la fotocamera produce immagine in HD e un software a terra può cucire queste riprese

aeree creando una mappa, un mosaico ad altissima risoluzione. Il software provvede anche al decollo e all’atterraggio, inoltre predefinisce la traiettoria di volo, puntando a una copertura massima dei vigneti e supervisiona le riprese della telecamera ottimizzando le immagini per un’analisi successiva. Queste scansioni a bassa quota (da pochi metri sopra le piante fino a circa 120 metri, che è il massimo consentito dalla Federal Aviation Administration) danno una prospettiva delle tenute che gli agricoltori non hanno mai avuto prima. Rispetto alle immagini satellitari, questo sistema è molto più conveniente e offre una risoluzione maggiore, poiché le immagini sono prese sotto le nuvole. Inoltre è un approccio di gestione aerea molto più economico di un imaging completo con equipaggio, che può costare fino 1.000 $ l’ora. I tecno/agricoltori oggi

possono acquistare i droni per meno di 1.000 $. L’avvento di questi velivoli a buon mercato e facili da usare è dovuto in gran parte ai notevoli progressi tecnologici quali: minuscoli sensori MEMS (accelerometri, giroscopi, magnetometri), piccoli moduli GPS, processori incredibilmente potenti e controlli a radiofrequenza. L’impiego di droni può fornire agli agricoltori tre tipi di vantaggi e di visualizzazioni super dettagliate. In primo luogo, vedendo una tenuta dall’alto, possono essere rilevati tutti i problemi legati alla copertura dell’irrigazione nelle diverse aree del territorio, controllare la presenza di parassiti e infestazioni fungine che non sono visibili a livello zero. In secondo luogo le nuove telecamere possono creare immagini multi spettro, acquisizione dati a infrarossi, utile per combinare una visualizzazione

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Tra i vantaggi anche quello di rendere più razionale l’irrigazione

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delle differenze tra piante sane e malate, consentendo di intervenire tempestivamente. A queste funzionalità si deve aggiungere la possibilità di valutare in modo più completo il contenuto idrico del suolo, per far diventare più rigorosa l’irrigazione, senza sprechi o dispersioni. Le implicazioni sociali sono importanti. Considerando che entro il 2050 ci si aspetta una crescita demografica fino a 9,6 miliardi di persone che dovranno di essere nutrite e dissetate. Se possiamo ridurre gli sprechi di acqua, avremo fornito un piccolo contributo al problema. Per primo Ryan Kunde vuole irrigare e sprecare meno, usare meno pesticidi e, perché no, produrre vino migliore. Quella che era stata pensata come una tecnologia militare può diventare uno strumento tecnologico green, sociale e utile.

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Amazon Dash: la lista della spesa smart

Le possibilità di velocizzare e digitalizzare le attività, anche quelle più quotidiane, si stanno sempre più diffondendo, rendendo sempre più facile gestire, anche da lontano, nella propria abitazione, le incombenze della vita di tutti i giorni. In questo senso Amazon ha creato il dispositivo che premette di fare la spesa e la lista della spesa su Amazon Fresh, e-commerce nato a Seattle e diffusosi a Los Angeles e San Francisco, che fornisce

consegna a domicilio di prodotti alimentari e non.Amazon Dash, così si chiama il nuovo device per la spesa, è un lettore di codice a barre con registratore vocale e microfono grazie al quale si possono ordinare le provviste mancanti, anche se si è indaffarati e non si ha tempo di scrivere. Oppure si può puntare sul codice del prodotto che si consuma abitualmente e farne scorta. Il dispositivo funziona connettendosi

con il Wi-Fi di casa e si collega direttamente con l’account Amazon Fresh del cliente ordinando tutta la lista della spesa, una volta completata. Per ora il servizio offerto da Amazon Dash è disponibile, su invito, dal sito Amazon Dash -Amazon Fresh, solo per i luoghi in cui è attivo Fresh e per gli abbonati a Prime Fresh, ossia il fornitore non solo di beni alimentari ma anche di qualsiasi bene di primo consumo.

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Amazon Dash: la lista della spesa smart

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BAT: la turbina che galleggia nell’aria e trasforma la corrente in energia

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Fornire elettricità pulita e

connessione wi-fi in posti remoti sfruttando al meglio le condizioni ambientali

circostanti e con spese decisamente contenute (rispetto alla realizzazione di una wind farm). Magari in luoghi

climaticamente difficili come l’Alaska e magari grazie a soluzioni tanto innovative quanto apparentemente stravaganti come una turbina

aerostatica che galleggia nell’aria.Questa è la sfida che lancia Altaeros Energies, un’azienda nata all’interno del

famoso Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston.Lo strumento per raggiungere gli obiettivi prefissati si chiama Buoyant Airborne

Turbine (BAT), una vera e propria turbina gonfiata con gas elio che, fluttuando nell’atmosfera, è in grado di catturare le correnti d’aria. La forza di queste ultime viene trasformata in energia che – passando attraverso cavi ad alta conduttività che la

ancorano a terra – viene successivamente sfruttata dalle comunità locali.BAT è stato progettato per stare a un’altezza di 300 metri (1000 piedi) dal suolo in maniera da sfruttare il vento che a quell’altitudine soffia otto volte più forte rispetto che a livello del terreno. E in modo da impattare il meno possibile sull’avifauna selvatica di quei

territori.I vantaggi sono molteplici, soprattutto rispetto alle tradizionali turbine eoliche: costi di trasporto e installazione ridotti al minimo, impatto ambientale limitato, facile trasportabilità e possibilità di diventare piattaforme per altri servizi come l’amplificazione del segnale wi-fi. Caratteristiche che rendono BAT una tecnologia adattabile a molte situazioni, anche emergenziali o di difficile accesso all’energia

per comunità situate in zone remote o difficilmente raggiungibili.I test cominceranno a breve e proseguiranno per 18 mesi. Si tratta della

prima dimostrazione pubblica del progetto targato MIT. Secondo quanto afferma il CEO Ben Glass, l’energia prodotta dalla turbina

sperimentale dovrebbe bastare a soddisfare i bisogni di una dozzina di abitazioni. Il progetto da 1,3 milioni di dollari

è stato in parte finanziato dall’Alaska Energy Authority’s Emerging Energy Technology

Fund.

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PadovaSmart City

Francesca Cipollone

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Padovasmart è il progetto cittadino promosso dal Comune di Padova in collaborazione con l’Università di Padova e la Camera di Commercio aperto a partner pubblici e privati tecnologici, finanziari e strategici.Padova risponde alle sfide europee che stimolano a rendere la città smart, rispettosa dell’ambiente, in grado di agevolare sempre più la comunicazione e la condivisone tra cittadini e tra gli stessi e la pubblica amministrazione. Una città che vuole costruire nuove competenze, modelli innovativi di produzione grazie alle recenti tecnologie, nuovi modelli professionali e imprenditoriali. Ciò senza fermarsi alla ricerca ma con la previsione di progetti concreti, progettazione del processo e gestione del servizio. Il tutto all’insegna della massima collaborazione e condivisione tra aziende, istituzioni e università. Un importante obiettivo è quello di diffondere la cultura dell’innovazione, così come fondamentale è stato considerato il coinvolgimento della community e il crowdsourcing.Padova smart city è il primo passo verso un progetto più ampio a livello regionale in cui soft Padova sarà l’epicentro verso la smart region.

Alcuni dei numerosi progetti e iniziative anche a livello europeoIl progetto Covenant CapaCITY (conclusosi a maggio 2014) si propone di elaborare un programma di sviluppo delle capacità degli enti locali europei che faccia da supporto in tutte le fasi di preparazione o ampliamento del loro Piani d’Azione per L’Energia Sostenibile (PAES). Durante il progetto è previsto che venga stilato un programma generico, in lingua inglese, oltre a programmi specifici per ogni nazione partecipante, ognuno dei quali sulla base delle particolarità nazionali.Il progetto europeo ECO Courts a cui il comune di Padova a partire dal febbraio 2013, cortili ecologici, con lo scopo di aggregazione di condomini e famiglie per azione collettiva di riduzione dell’impatto ambientale. Mobility center, un servizio gratuito per chiunque abbia la necessità di muoversi a Padova, un portale e un ufficio in centro città forniscono informazioni sull’utilizzo di bike sharing, mezzi pubblici, car sharing e car pooling, e un approfondimento sulla mobilità sostenibile in generale e i suoi benefici, best practice e opinioni di esperti. Il servizio consente in tal modo la diffusione nella collettività dell’idea di una mobilità alternativa all’auto e condivisa,

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ove possibile, all’insegna del risparmio. Va ricordato anche l’Ufficio mobilità ciclabile il cui obiettivo, con il supporto degli Amici della Bicicletta di Padova, è quello di aiutare, sostenere, aumentare il numero dei ciclisti in città per gli spostamenti urbani. Attraverso l’ufficio, o semplicemente consultando il sito www.padovanet.it, è possibile avere informazioni aggiornate sulle piste ciclabili e sulle attività che interessano i ciclisti.Nell’ambito della sostenibilità ambientale un progetto in evoluzione è quello della rigenerazione della zona industriale nord per rendere un territorio di 1.500.000 metri quadrati adeguato ai nuovi programmi di sviluppo economico e sistema edilizio ecocompatibile ed ecosostenibile.All’interno del sito dedicato è predisposta poi una sezione (MarketPlace delle Idee) che dà la possibilità di fornire un contributo

suggerendo un’idea per migliorare la qualità di vita nella città; la volontà dunque di creare e rinnovare il contesto urbano (veicolandolo verso una migliore economia, sostenibilità e tecnologia con la partecipazione e la condivisione della comunità.Sempre in un’ottica di condivisione un’altra sezione (Starters) prende in considerazione idee di esperti in smart city nonché idee di giovani con visioni innovative e creative e con esperienze virtuose nel mondo. Il sito propone anche sondaggi per comprendere le priorità degli stakeholders.Padova Smart, come ha sottolineato la coordinatrice del progetto in occasione della presentazione vuole rispondere in particolare alla sfida “di costruire un ambiente urbano intelligente e capace di adattarsi in tempi rapidi ai cambiamenti del contesto nazionale e internazionale.”.

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Padova Soft cityÈ la smart city delle imprese padovane, nasce dalla volontà di sviluppare coordinamento e condivisione tra le aziende tecnologiche del padovano all’interno del progetto d’innovazione e digitalizzazione promosso dal Comune, dalla sezione Servizi Innovativi e Tecnologici e di Confindustria Padova e appoggiato dall’Università degli Studi di Padova e dal Politecnico di Torino.La Giunta del Comune di Padova ha recentemente riconosciuto Soft City come smart city delle imprese padovane indicandone il perimetro di massima, le caratteristiche e le linee guida per il suo sviluppo. L’iniziativa nasce dalla storia di Padova e della sua Provincia che si pone come la prima in Veneto per offerta di servizi innovativi e tecnologici con più di 15.000 imprese operanti nel terziario

innovativo: il 24,9% del totale della regione. Il progetto parte proprio dall’idea che i servizi legati all’innovazione e alla tecnologia siano presupposto, o comunque condizione favorevole, allo sviluppo del settore manifatturiero e della pubblica amministrazione.Le aziende coinvolte nel progetto, con la creazione di una vera e propria community delle imprese, sono quelle operanti nell’ambito delle telecomunicazioni, delle tecnologie, della comunicazione digitale e marketing, della gestione delle risorse umane, dell’editoria, radio e televisione.Gli obiettivi sono il miglioramento delle infrastrutture, lo sviluppo della comunicazione e del digitale, il rafforzamento dell’internazionalizzazione e dell’aggregazione delle imprese per migliorarne la competitività nel mercato e l’aumento di investimenti.

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NIDEA FACTORY: condivisione di idee e tecnologia

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A Milano è nato il business B2B e B2C che sfrutta la tecnologia della Stampante 3D a sinterizzazione laser per permettere la creazione degli oggetti più vari nonché la personalizzazione di quelli già esistenti. Un progetto nato dall’iniziativa di tre giovani che hanno dato il via all’utilizzo di una tecnologia “futuristica” che permette di dare spazio alle idee del consumatore. IDEA FACTORY ha aperto le porte al pubblico a Milano in occasione del Fuorisalone per condividere con il cliente la tecnologia della stampa 3D tramite sinterizzazione laser professionale e la creatività grazie alla presenza del designer all’interno del punto vendita. La stampante e il laboratorio sono ben visibili in vetrina, per dare a tutti la possibilità di osservare il processo di lavorazione e grazie al sito e alla community al suo interno, i designer possono caricare le proprie creazioni. Le possibilità di realizzazione sono davvero immense: da qualunque oggetto di consumo a gadget e prototipi per le aziende, fino alla possibilità di creare una miniatura di se stessi grazie a uno scanner tridimensionale professionale.

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Effi cienza e produttivitàL’automazione per l’industria ti aspetta in fi era

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La start-up Ultrahaptics si è posta come mis-sion quella di dare all’operatore la sensazio-ne e la tattilità del gesto nella realtà virtuale in modo assolutamente realistico, utilizzan-do onde a ultrasuoni, questo permette di far sentire la sensazione di toccare superfici e oggetti virtuali con le mani reali. Tom Carter, cofondatore con Mike Fraser, di Ultrahapti-cs sostiene che questa tecnologia potrebbe migliorare l’interazione con interfacce tou-ch-free, come quelle abilitate su Kinect di Microsoft o il Leap Motion’s device, il siste-ma permette di riflettere le onde di pressione dell’aria attorno alla mano, fino a creare sen-sazioni diverse su ogni sua parte. “Ti senti effettivamente come se stessi interagendo con un oggetto ed è possibile ottenere un feedback tattile immediato” sostiene Carter. Migliorando il software e la sua risoluzione, le applicazioni potrebbero includere l’intera-zione con oggetti in movimento, ad esem-pio nei giochi in realtà virtuale o migliorare la navigazione Internet per non vedenti, proiet-tando la sensazione dei caratteri Braille sulle loro dita. Carter è convinto che i primi pro-dotti che includono questa tecnologia sa-ranno disponibili, sul mercato, nei prossimi

due anni. Una dettagliata documentazione sul software che Ultrahaptics sta mettendo a punto è in fase presentazione a Toronto alla ACM CHI Conference on Human Factors in Computing Systems. In un primo esperimento nella matrice, com-posta da 64 trasduttori disposti in griglia 8x8, gli ultrasuoni sono direzionati su venticinque diverse parti della mano, questo per vedere se i tester potessero individuare e percepire differenze tra i diversi tipi di onde. In un se-condo test, la matrice emetteva le onde a ultrasuoni in linea di movimento continuo in direzione della mano, per dare la sensazio-ne della brezza, percezione confermata dai partecipanti. Alla fine, afferma Carter, questo metodo darà la netta sensazione di tocca-re, percepire corpi solidi e non i singoli punti che li costruiscono. Chris Harrison, assisten-te professore di interazione uomo-computer presso la Carnegie Mellon University, dopo aver provato la tecnologia sperimentale di Ultrahaptics, ammette che “Questo approc-cio aumenterebbe la sensazione di realismo dei videogiochi e nella realtà virtuale. È sin-ceramente bizzarro, ma ha una grande po-tenzialità”.

Interazione uomo-computer e nuove tecnologie:

gli ultrasuoni tattili

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Una rivoluzione nei rapporti tra multiutility e clienti. Quello che l’Azienda ha ideato è un’infografica stampata sul lato interno del-la busta contenente tutte le informazioni per il consumatore, compreso un QR code per smartphone. La tecnologia messa a punto per la nuova bolletta smart, che al momento non sostituisce, ma si aggiunge al modello di fatturazione imposto dall’Authority per l’E-nergia elettrica e gas, si basa su un modello di stampa autoformante che utilizza la busta per comunicare i dati all’utenza. Per quanto riguarda l’invio, inoltre, non viene impiegata la plastica per la finestrella trasparente, evi-tando lo stoccaggio delle buste personaliz-zate a rischio deterioramento e obsolescen-za. È’ in corso un’attenta profilazione di altri elementi esclusivi dedicati agli utenti, si cal-

colano circa due milioni di bollette all’anno che adotteranno la nuova infografica.

Per giungere a una mobilità davvero effi-ciente, anche le componenti apparente-mente secondarie, come i sedili, possono diventare importanti. Il peso, per esempio, è un fattore determinante perché in grado di incidere sul consumo di carburante tanto nei veicoli che viaggiano su terra come per quelli che si muovono nell’aria.Una giovane azienda francese, la Expliseat, ha da poco ottenuto dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea (AESA) il via libera per l’utilizzo del suo sedile “ultralight” sui voli di linea, avendo raggiunto gli standard di sicurezza fissati dall’Unione Europea.Composto da soli 30 pezzi rispetto ai 300 dei modelli in commercio, il sedile pesa solo 4 chilogrammi contro i 13 di media per un modello tradizionale.

Si tratta di un prodotto innovativo che può portare interessanti cambiamenti a bordo degli aerei di linea, a partire proprio dalla ri-duzione dei consumi di cherosene. È stato calcolato che un aereo che installa questo genere di modello di sedile potrebbe risparmiare fino a 500mila dollari all’anno. Per esempio, il risparmio di carburante per un Boeing 737-800 da 189 posti in classe economica sarebbe del 3,7%.Grazie all’ottenimento della certificazione ETSO C39c la poltrona ultraleggera potrà essere montata su tutti gli aerei delle com-pagnie europee e su quasi tutti di quelli del-le compagnie internazionali.

AGSM: LA PRIMA BOLLETTA SMART

Aerei energicamente più efficienti con meno peso a bordo

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AssoEsco• Vantaggi dello Storage Energy Management sui costi energetici degli ascensori Photo © tested.com Photo © forms-surfaces.com

Highlights• La Paz, Bolivia. Mobilità alternativa per i pendolari Video © Mi Teleferico Photo © Steven Dale• Amazon Dash Video © AmazonFreshOfficial

Fotonotizia• BAT: la turbina che galleggia nell’aria e trasforma la corrente in energia Video © AmazonFreshOfficial

Smart City• Padova Smart City Photo © padovasmart.it Photo © padovasoftcity.it

News• IDEA FACTORY Video © Ideafactorystore

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