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N° 15 - Settembre 2013 Clavajas il nešti paiš pag. 1 SOMMARIO Editoriale pag. 1 Alla ricerca del B-25 “Pretzel” pag. 2 Gita in Pozof pag. 6 Design & C. pag. 7 L’ angolo della poesia pag. 8 La strada dello Zoncolan pag. 9 Il prezzo del benessere pag. 10 Da Clavais a Fanna pag. 13 Cronache pag. 14 Questo 15° numero del giornalino di Clavais avrebbe dovuto essere pubblicato in occasione della festa di San Lorenzo. Invece siamo stati costretti a posticiparne l’ uscita al Pranzo del Paese, a causa di vari impegni… fra tutti, le difficoltà burocratiche nell’ organizzare la Sagra di Clavais, per la quale ci è stata richiesta una documentazione tecnica a dir poco esagerata… Per questo rivolgiamo un doveroso ringraziamento a Nevio Pontoni, Roberto Timeus, Giovanni Del Negro, Paolo Querini, Nicola Rotaris e Sabrina Coradazzi. Senza l’ aiuto dei quali non saremo riusciti a far fronte alle assurde richieste della commissione comunale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. Ma comunque ci siamo riusciti! Il Presidente Mattia Primus Sagra das Panolas di Luincis, sabato 31 agosto “Clavajas e Lenžon” vincitori del primo Torneo Frazionale di Tiro alla Fune!!!

Clavajas - il nesti pais n° 15

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15° numero del giornalino dell' Associazione Culturale Clavajas presentato sabato 28 settembre 2013 presso la sede Villa Ines in occasione del Pranzo del Paese

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N° 15 - Settembre 2013 Clavajas il nešti paiš pag. 1

SOMMARIO

Editoriale pag. 1

Alla ricerca del B-25 “Pretzel” pag. 2

Gita in Pozof pag. 6

Design & C. pag. 7

L’ angolo della poesia pag. 8

La strada dello Zoncolan pag. 9

Il prezzo del benessere pag. 10

Da Clavais a Fanna pag. 13

Cronache pag. 14

Questo 15° numero del giornalino di Clavais avrebbe dovuto essere pubblicato in occasione della festa di San Lorenzo. Invece siamo stati costretti a posticiparne l’ uscita al Pranzo del Paese, a causa di vari impegni… fra tutti, le difficoltà burocratiche nell’ organizzare la Sagra di Clavais, per la quale ci è stata richiesta una documentazione tecnica a dir poco esagerata… Per questo rivolgiamo un doveroso ringraziamento a Nevio Pontoni, Roberto Timeus, Giovanni Del Negro, Paolo Querini, Nicola Rotaris e Sabrina Coradazzi. Senza l’ aiuto dei quali non saremo riusciti a far fronte alle assurde richieste della commissione comunale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. Ma comunque ci siamo riusciti!

Il Presidente

Mattia Primus

Sagra das Panolas di Luincis, sabato 31 agosto “Clavajas e Lenžon” vincitori del primo Torneo Frazionale di Tiro alla Fune!!!

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N° 15 - Settembre 2013 Clavajas il nešti paiš pag. 2

ALLA RICERCA DEL B-25 “PRETZEL”

Questo articolo racconta un episodio accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale ed è stato realizzato grazie alle testimonianze di coloro che l' hanno vissuto in prima persona: Antonmarco Covassi, Antonio Crosilla, Agostino Crosilla, Fulvia Zuliani, Clemes Solaro, Mario Soravito. CRONACA DELL' EPISODIO: 4 aprile 1945. Pomeriggio. Per i cittadini di Ovaro manca meno di un mese all' eccidio cosacco. In alto sopra la Valcalda, risuonano cupamente i motori dei bombardieri di ritorno dalla loro missione. Pur muovendosi a quasi trecento chilometri all' ora ci mettono del tempo ad attraversare il paesaggio e li puoi seguire a naso in su fino a quando scompaiono dietro il costone di Avedrugno, diretti alla base aerea di Ghisonaccia in Corsica da cui erano decollati presto la mattina. Dall' aereo la valle del Degano appare molto più stretta di quella della Drava dove il ponte di Oberdrauburg in Carinzia é stato spianato dalle bombe per interrompere i rifornimenti diretti alle truppe tedesche ancora presenti in Friuli. Dopo aver portato a termine con successo la missione, i bombardieri B-25 Mitchell appartenenti al 310° Bomber Group, si stanno ricongiungendo in formazione serrata ma, sui cieli sopra Ravascletto, la prima sezione del 380° Bomber Squadron vira troppo rapidamente tagliando la strada alla seconda. Le eliche del motore di destra del B-25J “Pretzel” pilotato dal 1° Tenente Frank Miller, tranciano di netto lo stabilizzatore sinistro del B-25J “Oklahoma Bettsie”, pilotato dal 1° Tenente Donald Oliver. L' impatto dei due velivoli provoca anche il danneggiamento dell' ala destra del “Pretzel” mentre le coperture dei motori di entrambi gli aerei volano via a causa del violento contatto. L' aeroplano del tenente Miller entra in vite e precipita a terra in località “Scaletona”, sul versante ovarese del Monte Zoncolan, non c'è scampo per l' equipaggio, oltre al pilota muoiono il tenente Henry Malinowski, Arthur Generous, e i Sergenti Claiborne Fuller, Samuel Gill e George Minerva. Mentre invece il Tenente Oliver è in grado di recuperare parzialmente il controllo del suo B-25 e, passando oltre la cresta del Monte Tamai, lo orienta verso la Val del But; a questo punto due membri dell' equipaggio, Grady Shelton ed Rayleigh Palmer, decidono di lanciarsi, ma appena prendono terra vengono fatti prigionieri dalle forze tedesche. Oliver invece pensa di riuscire a far atterrare l’ aereo ed ordina ai restanti membri dell' equipaggio di rimanere a bordo. Tale valutazione però si rivelerà errata e gli costerà la vita, in quanto il velivolo si schianta nella Val Chiarsò in località “Stavoli Roncs” di fronte al paese di Lovea di Arta Terme uccidendo anche il 1° Tenente Thaine Syfert unico rimasto a bordo. Secondo alcune testimonianze uno dei due riuscì a sopravvivere all' impatto, ma venne pestato e ucciso dal capo di una banda di Cosacchi giunti dalla Valle Rivalpo. A bordo dell' Oklahoma Bettsie c' erano anche Stephan Speidel che in qualche modo si salvò ma venne anch' esso fatto prigioniero. Ed i Sergenti Walter Luckenbill ed Robert Adams che si lanciarono all' ultimo momento dopo che il velivolo si era avvitato per la terza volta, atterrarono nei pressi di Paluzza e sono gli unici delle 13 persone coinvolte nell’ incidente che sopravvissero alla guerra.

La gola in cui scende il Riu Piçul al di sotto da “Sclaletona”

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LA COMMEMORAZIONE:

La comunità di Lovea è risalita alla storia del B-25J “Oklahoma Bettsie” schiantatosi in località “Stavoli Roncs” nel '45. Il 4 aprile 2011 a 66 anni di distanza, la comunità locale ha provveduto, in ricordo di quella tragedia, a scoprire una targa in legno e alluminio recuperati dallo stesso aereo nel medesimo posto dove precipitò. Racconta uno dei promotori dell’iniziativa, Guido Della Schiava: “Abbiamo voluto ricordare questo evento per cercare di tener viva la memoria su un fatto successo al tempo della guerra e che ormai era stato dimenticato; ecco quindi che nei mesi scorsi abbiamo avviato una impegnativa ricerca storica, finché grazie all’aiuto di alcuni appassionati del settore, siamo riusciti a recuperare i rapporti americani dell’epoca e diverse testimonianze raccolte sul campo, che ci hanno permesso di sapere come il tutto successe”. L' AEREO:

Il B-25 Mitchell era un bombardiere medio bimotore costruito dalla North American e impiegato principalmente dall'USAAF durante la Seconda guerra mondiale; è considerato uno dei migliori bombardieri medi del conflitto. Furono costruiti un totale di circa 10.000 esemplari in svariate versioni. Fu impiegato in tutti i teatri bellici, dal Pacifico, in cui si rivelò un’ arma fondamentale, a quello Europeo dove, a partire dalla sbarco anglo-americano in Nord Africa, sganciò complessivamente circa 85000 tonnellate di bombe e abbatté 193 aerei nemici, compiendo circa 63000 missioni. Fu utilizzato da diversi paesi, tra cui la Gran Bretagna (che ne ricevette più di 900), l'Australia, la Cina, l'Olanda, e l'Unione Sovietica. Inoltre fu proprio con uno squadrone di B-25 che il Generale Jimmy Doolittle effettuò il suo famoso raid di bombardamento su Tokyo all'indomani dell'attacco a Pearl Harbor. L' impresa è ricordata soprattutto per il fatto che i “Mitchell” decollarono dalla portaerei USS Hornet, ed era davvero impensabile partire con un aereo di quelle dimensioni da una pista così corta. Otto di quei bombardieri furono poi assegnati al 310° Bombardament Group di cui faceva parte anche il nostro “Pretzel”. Dati tecnici: Lunghezza: 15,54 m Apertura alare: 20,60 m Altezza: 4,80 Peso a vuoto: 8835 Kg Peso max al decollo: 15876 Kg Propulsione: 2 motori radiali Wright R-2600 Cyclone Potenza: 1740 CV Cilindrata: 42,7 L Velocità max: 433 Km/h Autonomia: 2173 Km

Il bombardiere B-25 Mitchell

Il B-25 Bettsie e il suo pilota Donald Oliver

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IL B-25 “PRETZEL”

Il B-25 “Pretzel” schiantatosi sul versante ovarese del Monte Zoncolan apparteneva al 380° Bomb Squadron di stanza in Corsica, matricola 43-27552, partecipò per certo ad oltre 52 missioni tra cui il bombardamento del ponte ferroviario di Ora in Trentino Alto Adige, e ad una missione di volantinaggio su Milano. Era la versione “J” l' ultima versione prodotta che era particolarmente adatta alle missioni di mitragliamento a bassa quota grazie al muso trasparente e al fatto che la maggior parte delle sue 14-18 mitragliatrici erano montate davanti. Abbiamo recuperato due foto inedite: il bombardiere al centro della foto di sinistra è sicuramente quello schiantatosi nella nostra zona. Nella foto di destra potete ammirare la fiancata con l’ inconfondibile Pippo dipinto sulla fusoliera; l’ equipaggio invece non è quello che si trovava a bordo in quel fatidico giorno.

Il bombardiere si schiantò alle ore 15.50 circa in località “Scaletona” (la zona impervia attraversata dal “Riu Piçul” sottostante all' ultimo tratto della strada dello Zoncolan, sulla verticale dell' ingresso della prima galleria). È praticamente un grande colatoio in continua erosione che incanala acqua e sassi trascinandoli a valle. Partendo da Clavais ci si arriva in un' ora e mezza di cammino, non è accessibile a nessun tipo di veicolo, e anche a piedi non è molto agevole arrivarci… tuttavia alcuni testimoni giunti immediatamente sul luogo dello schianto affermano di aver trovato alcuni membri dell' equipaggio in fin di vita. Si sa per certo che sono stati sepolti nel cimitero della Santissima Trinità di Ovaro. A guerra finita gli Alleati sono venuti a riesumarli riportandoli probabilmente negli Stati Uniti, poiché negli elenchi del cimitero di guerra di Udine non sono presenti. Il Sergente Fuller invece è sepolto nel cimitero americano di Firenze. Sul luogo dello schianto giunsero un gran numero di persone la maggior parte di Liariis e alcuni di Clavais. Per quanto riguarda i pezzi del B-25, dalle testimonianze dirette che si è potuto raccogliere, la maggior parte é stata portata a valle nelle due settimane successive all' incidente. Sono state utilizzate nei modi più svariati: dalle lamiere per coprire i tetti delle “staipe” alle pale da neve, alle camice fatte con i teli dei paracadute… Uštìn dal Crèt, giovane d' ingegno, era riuscito a portarsi giù con la ôlgia un

La pala costruita da Fioravante Puschiasis con pezzi di lamiera del Pretzel

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ammortizzatore di uno dei carrelli e il pezzo si trova ancora li, nella sua officina: é il supporto di un trapano a colonna. Certo che smontare un aereo di venti metri e portarne i pezzi a valle a piedi da un luogo così inaccessibile deve essere stata una bella impresa, pensando ad esempio ai due motori da 930 kg ciascuno... Quindi in linea di principio dovrebbero esistere ancora dei pezzi che nessuno ha mai avuto modo e interesse di portare a valle, con un po' di pazienza e l' ausilio di un metal detector si potrebbe scoprire ancora qualche reperto.

Dei sei membri dell' equipaggio dell' aereo caduto nella “Scaletona” non si hanno molte notizie, solo che certamente morirono tutti il 4 aprile 1945. Mentre per quanto riguarda l' equipaggio del “Bettsie” precipitato a Lovea abbiamo molte più informazioni e la certezza che almeno due di loro si salvarono lanciandosi dall' aereo. In molti documenti inoltre si dice che furono quattro i superstiti. EQUIPAGGIO B-25 “PRETZEL: - FRANK MILLER (pilota) di Stroberville, Ohio, 1° Tenente USAAF, morto il 4 aprile 1945 - HENRY MALINOWSKY (co-pilorta) di Westfield, Massachussets, nato il 2 febbraio 1923, 1° Tenente USAAF; - GEORGE MINERVA (addetto radio) di Brooklyn, New York, classe 1922, arruolatosi il 4 settempbre 1943, Sergente USAAF; - CLAIBORNE FULLER (mitragliere) di Broadven, North Carolina, Sergente USAAF, sepolto al Florence American Cementary di Firenze; - ARTHUR GENEROUSE (artigliere) di West Hartford, Connecticut; - SAMUEL GILL (mitragliere di coda) di Red Rock, Oklahoma, Sergente USAAF; EQUIPAGGIO B-25 “OKLAHOMA BETTSIE” - DONALD OLIVER (pilota) di Mantua, Ohio, classe 1921, 1° Tenente USAAF, cerca di mantenere il controllo dell' aereo ma muore il 4 aprile 1945 in seguito allo schianto - GRADY SHELTON (mitragliere) di Mont Airy, North Carolina, classe 1924, arruolatosi il 18 maggio 1943, Sergente USAAF, fu il primo a paracadutarsi dall' aereo, ma morì comunque forse per la caduta o forse ucciso dal nemico il 4 aprile 1945, sepolto all' Arlington Nationa l Cementery in Virginia; - WALTER LUCKENBILL (addetto radio) di North Manchester, Indiana, nato il 2 marzo 1918, arruolatosi il 21 maggio 1943, Sergente USAAF, paracadutatosi nei pressi di Paluzza, si salvò e morì l' 8 giugno 1988 - ROBERT ADAMS (mitragliere di coda) di Sterling, Illinois, nato il 23 gennio 1921, arruolatosi il 28 gennaio 1942, soppravvisuto all' incidente paracadutandosi nei pressi di Paluzza si salvò e rimase in servizio per 26 anni nell' USAAF ritirandosi con il grado di Sergente Maggiore veterano della Guerra di Corea e della Guerra del Viatnam. Morì il 28 aprile 1980, è sepolto nel cimitero di Fairfiled, Solano County in California. - THAYNE SYFERT (artigliere) di Oklahoma City, 1° tenente USAAF, morto il 4 aprile 1945 - STEPHAN SPEIDEL (navigatore) di Richard Center, Wisconsin, soppravvisuto all' incidente paracadutandosi e atterrando nella neve, fu subito catturato dai tedeschi e non sopravvisse. - RALEIGHT PALMER (co-pilota) di San Anselmo, California, 2° Tenente USAAF soppravvisuto all' incidente si fratturò una caviglia paracadutandosi “in cima alla montagna” e fu catturato dai Tedeschi. Sopravvisse poiché ci sono molti rapporti firmati da lui.

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Gita in Požof

Sabato 5 gennaio 2013 ore 9.30 tutti pronti (più o meno) Nicola è ancora a letto, Federico non trova le scarpe, Dario continua a caricare la Y. Arrivano Paolo con Tommaso, e Mario da Vica con le racchette senza Alex che è ammalato, Arianna aspetta Lodovico che non arriva, Mattia è impaziente di partire, Tiz, senza Pierino che non aveva i pantaloni adatti… esce anche Clemes con la scopa a salutare. Giunge per ultimo Nico con Clara.

Si parte! Prima fermata da Ezio che aspetta dalle 6.00 seconda fermata a Villa Ines. Dario parte in macchina, tutti gli altri a piedi, Durante il percorso Mario ci ha fatto una lezione approfondita sull’ uso delle racchette per camminare (un petaros come lui non ne avrebbe bisogno: ha quasi ottant’ anni e va ancora come un capriolo…). Prima sosta in Sfrinz e da qui si mette in cammino anche Dario, con le racchette naturalmente, dopo duecento metri però inizia a rallentare vistosamente fino a fermarsi a riposare. Sul sentiero per arrivare in Barc “da Madio” nessuno fiata, gli scarponi iniziano a sprofondare nella neve che solo poco più a valle non c’era. Fermata a richiesta e poi si inizia la grande salita!

Il sole è caldo e il vento soffia e si continua a salire con Mattia che ci dice che siamo arrivati ma è dura! Finalmente la compagnia giunge al bivio per la malga tutti felici a

goderci lo spettacolo che si può ammirare da lassù e dopo la foto di rito si riparte per l’ ultimo tratto. Ore dodici in punto siamo entrati nella casera; un vento terribile, spifferi da ogni parte, ci siamo chiusi dentro e abbiamo acceso il fuoco. Nonostante il fumo pungente che ci avvolgeva abbiamo cominciato a sentirci ristorati. Avevo portato un padellino, due salsiccie e un bel pezzo di polenta che sono stati moltiplicati come i pani e i pesci. Mario Da Vica invece preferisce gustarsi il suo panino con la gorgonzola e una fettina di gubana…

Rifocillati e un po’ sbronzetti non abbiamo potuto trattenerci a lungo, poiché nonostante il fuoco, a star seduti faceva freddo. Ci siamo rimessi i marcia, pronti per la grande discesa, arrivati in Val Butul siamo scesi in verticale fino in Cjadin e visto che la štaipa di Mario non si è rivelata molto ospitale abbiamo continuato a scendere lungo la pista fino alla štaipa di Sfrinz dove ci siamo fermati per il digestivo. Infine siamo arrivati a Clavais esausti, ma soddisfatti e rilassati.

Tiz

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DESIGN & C.

Eccoci di nuovo qui per una nuova puntata di Design&C. Questa volta vi propongo un modo simpatico di utilizzare le vecchie magliette di cotone, specie quelle che continuano a girare per casa magari bucate o sbiadite perché ci siete affezionati.

Tagliandole in un certo modo potete ottenere della fettuccia da lavorare a uncinetto e fare tante cose: borse, tappeti, sottopentole... Io ho realizzato una borsettina usando 4 magliette delle sagre di Clavais, così ho la scusa per comprarne una nuova anche quest'anno! Tagliate le magliette sotto le maniche in modo da ottenere un tubo di tessuto. Ripiegate il tessuto come nella figura e tagliatelo a striscie di circa 4 cm, fino a circa 2 cm dalla parte superiore. Aprite il tessuto e tagliate dalla seconda striscia alla prima, dalla terza alla seconda e così via, in diagonale come nella figura, in modo da ottenere una striscia lunga e continua. Questa striscia sarà la fettuccia con il quale realizzare i vostri lavori a uncinetto.

Fate una catenella della circonferenza che volete ottenere per la borsa, unitela e continuate a punto basso. Quando finisce una striscia di tessuto unite l'altra con un nodino

che farete andare sul retro del lavoro. Se il tessuto è elastico attenti a non tirare troppo. Chiudete il fondo della borsa a catenella e realizzate i manici usando il tessuto rimasto o applicando dei manici di pelle o di legno come negli esempi sotto.

Visto che le magliette erano di tessuto elasticizzato, ho anche fatto la foderina interna per evitare che la borsa si deformi (con una chicca: il taschino per il cellulare con la scritta Clavajas).

Con delle striscioline di tessuto mi sono fatta anche dei braccialetti per inserire dei ciondolini... in realtà con la parte superiore di una maglietta verrebbe fuori anche un collo a tubo da usare come sciarpa, fermacapelli, berretto ecc. Insomma non si butta via niente! Ecco il risultato

Se invece non avete proprio voglia di lavorare a uncinetto e cucire, potete semplicemente annodare le magliette su una struttura metallica e farvi una bella chaise-longue (sempre se qualcuno vi costruisca la struttura in acciaio!)

Giuliana Bonifacio

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AL

ALBA STRANA

Alba strana:

sta salendo il sole

da occidente,

galli di latta

saltano sopra i tetti

con una gamba sola.

Galli di latta cantano,

ma la gente non si sveglia.

Suonano le tegole

un valzer stonato,

danzano avvinti

un parafulmine

e una rosa dei venti.

Gianni Tulisso Luglio 1965

Il galletto di latta sul vecchio camino della Latteria

UOMINI ALTI

Uomini alti,

con facce di lama

e mani venose,

si portano dietro

una moglie consumata

e nascosta

da grandi pieghe di lana.

Girano la città

qualche volta di domenica.

Stanno sempre sui marciapiedi

dove batte il sole.

Tengono per mano

bambini silenziosi.

La sera tornano nella casa

azzurra,

salgono le loro scale,

entrano nella loro

stanza. Gianni Tulisso Settembre 1964

La meridiana sul muro della casa di Tàuz

L’ ANGOLO DELLA POESIA

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LA STRADA DELLO ZONCOLAN di Amadio De Caneva

Il mio pensiero prioritario è del tutto rivolto alla nostra strada dello Zoncolan, che dal lontano 1940 ne ha viste di cotte e di crude. Questa arteria, lunga pressoché 8 Km per un dislivello di 1050 m, è stata realizzata in tempo record, 1 anno circa, con il lavoro di un migliaio di persone senza l’ impiego di mezzi meccanici. Autentiche opere d’ arte sono le tre gallerie scavate nella roccia, per non parlare dei ponti e del sistema di tombini e cunette che giungono fino a Liariis. Dicevo pocanzi che codesta strada ne ha viste di ogni colore. Durante la Seconda Guerra Mondiale (quando i lavori erano stati da poco ultimati) a Liariis giunsero due colonne di Cosacchi era il 12 ottobre 1944: una scese da Clavais, proveniente dal Bosc dai Lofs, l’ altra colonna arrivò proprio dalla strada dello Zoncolan (un migliaio di persone circa). A questo proposito approfitto per raccontare un fatto accaduto a mio padre Ermenegildo De Caneva classe 1905, che per pura combinazione vide passare i cosacchi mentre si trovava in località “Barc”. Vedendo questa moltitudine a cavallo, con muli carichi di viveri, armati di fucili, cartucciere e grossi coltelli al fianco, si preoccupò assai, e non riuscendo a capire chi fossero e cosa stesse accadendo, si nascose in uno dei tombini a margine della strada, e vi rimase finché la colonna sfilò al completo. In questo lasso di tempo mi raccontò, parole sue testuali: “Amadio, in quel frangente ho imparato a pregare di vero cuore” Se questa mitica strada potesse raccontare tutto ciò che è successo lungo il suo tragitto si potrebbero riempire diverse pagine di ricordi. È grande l’ utilità che ha reso al paese e alla sua gente, ai proprietari di appezzamenti di terreno, per l’ approvvigionamento di legna, per la fienagione e anche la pulizia dei boschi.

Permette inoltre di raggiungere la malga Požof oggi adibita ad agriturismo, nonché gli impianti sciistici e la funivia che sale da Ravascletto; dalla cima infine si può scendere comodamente a Sutrio.

Con l’ avvento del Giro d’ Italia questo capolavoro, data la sua pendenza è diventato famoso in tutta Europa e anche oltre. Essendo molto frequentata da tanti turisti, chi in motocicletta, chi in auto, chi bici… la circolazione diventa problematica e ciò rende urgente una messa in sicurezza. Mancano cartelli di obbligo di segnalazione acustica, divieto ai mezzi di marciare affiancati. Lungo il tratto che va dalla curva in località Versolan scendendo fino alla curva successiva, la carreggiata è completamente priva di guard-rail. Il recente lavoro di asfaltatura eseguito in occasione del Giro d’ Italia non ha certo migliorato la situazione, essendo stato eseguito in fretta e in maniera superficiale: coprendo i vecchi tombini e asfaltando completamente tutte le cunette laterali indispensabili per il drenaggio delle acque piovane; ora l’ acqua scorre sulla strada come un fiume causando non pochi danni e sgretolandone il bordo d’ asfalto. Non parliamo poi della pulizia… purtroppo gente maleducata, turisti, raccoglitori di

Rara foto del 1941: un gruppo di lavoratori che partecipò alla costruzione della strada.

Si riconoscono partendo dal secondo in alto da sx: Solaro Giacomo, Ettore di Batista e suo

padre Vizent.

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funghi, mirtilli, pino mugo ecc. si ostinano ancora a lordare i margini della strada e i boschi con ogni genere di immondizia: bottiglie, lattine, borse di nylon, contenitori di the con la cannuccia ancora inserita, pacchetti di sigarette e perfino bombolette di vernice spray.

Naturalmente bisogna dire che tanto è stato fatto in special modo con il passaggio del Giro d’ Italia, ma è altresì vero che tanto c’è ancora da fare. Tutto ciò comporta dei costi e i mezzi non sempre ci sono. Non possiamo aspettare la manna dal cielo per fare qualcosa di concreto, ma dobbiamo noi stessi organizzarci e fare qualcosa. Ad esempio facendo pagare un pedaggio, anche simbolico, 2-3-5 € a discrezione, e ad eccezione dei residenti, solo quest’ estate sono sfumati presumibilmente 10. 000 € circa. Inoltre potendo disporre di un certo “budget” si potrebbero anche sbancare e appianare due curve assai pericolose: quella cosiddetta di

S. Antonio e il tornante successivo detto di Civelli. Faccio presente che questa strada è stata realizzata per un terzo sul suolo del privato consorzio di Liariis, i rimanenti 2/3 sui fondi di privati cittadini (che sono in maggioranza di Liariis e Clavais). Per realizzare tutto ciò (dato che la strada è gestita dall’ Amministrazione Comunale) è compito suo trovare il sistema e le modalità per risolvere e disciplinare il problema. Sono certo che gli abitanti di Liariis, direttamente cointeressati, sarebbero di buon grado lieti di dare qualche buon consiglio e di collaborare.

SCENE DI VITA QUOTIDIANA:

Anni ‘70

I tre dell’ Ave Maria:

Anni ‘60

15 maggio 2010 alcuni volontari di

Liariis impegnati

nella pulizia della strada

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IL PREZZO DEL BENESSERE di Alberto Soravito

Ogni volta che ci fermiamo a riflettere e diamo uno sguardo al passato, ci accorgiamo, che qualcosa del presente non funziona o è venuto a mancare. Se questa riflessione viene fatta con l’ausilio di vecchie foto scattate in occasione di sagre, feste paesane o ricorrenze religiose, istintivamente ci si accorge di chi, e cosa è venuto a mancare. I giovani che hanno appreso solo dai genitori e dai nonni le vicende accadute dal dopo guerra in poi, non avendo vissuto direttamente quel periodo difficile dove televisioni, mezzi di trasporto, telefonini , e computer ancora non c’erano, non riescono a fare ancora un confronto sul cambiamento degli usi e costumi nei loro paesi. Chi può farlo sono i genitori e i nonni di oggi. Hanno vissuto sulla loro pelle, la dura e vergognosa realtà della Guerra, subendo miseria, fame, dolore e lutti. Scampati dalla Guerra si sono adoperati assieme alle loro famiglie numerose, alla ricostruzione sociale e materiale dopo quel periodo tanto difficile, subendo anche il disagio e l’umiliazione dell’emigrazione. Chi è rimasto nei paesi ha dovuto affrontare periodi difficili, ma paradossalmente, dove la miseria faceva da padrona, è nata la “solidarietà”, una parola tanto usata oggi, sulla bocca di molti, ma poco applicata. In quei tempi non certo facili, non esistevano evidenti differenze sociali, tutto e tutti si assomigliavano, i problemi quotidiani erano comuni, nelle case l’acqua non c’era, andare a raccoglierla con i secchi alla fontana rappresentava uno dei momenti di aggregazione e di scambio delle novità. Anche andare per prati e campi, portare il latte, recarsi a fare la spesa nei piccoli ma preziosi negozietti di paese dove trovavi l’essenziale, erano un ottimo motivo per

incontrare la gente e scambiarsi novità e impressioni. Erano tempi in cui matrimoni, nascite, battesimi, cresime e ricorrenze religiose in genere, diventavano motivo di “Festa popolare”, si, perché tutto il paese era coinvolto emotivamente in maniera naturale. Quando, annunciato dal suono delle campane…, si celebrava un Matrimonio, un Battesimo, una Prima Comunione o la Cresima, le Sante Messe le ricorrenze Religiose e le “Sagre Paesane”…. TUTTI lasciavano il lavoro e le proprie case per raggiungere puntualmente i luoghi dove avveniva l’evento. La partecipazione rappresentava per tutti un importante occasione per confermare l’appartenenza e l’attaccamento alla propria comunità. I preparativi di tutte le ricorrenze vedevano la partecipazione attiva e disinteressata di tutta la popolazione vecchi e bambini compresi. Per tutti, mettersi in discussione, oltre ad essere motivo di orgoglio e soddisfazione, rappresentava un benefico “distacco” dalla dura realtà quotidiana. Le sagre paesane in particolare riuscivano bene perché tutta la popolazione era coinvolta, chi si metteva a disposizione per i preparativi, chi si si occupava del fuoco, delle griglie e della cucina, chi organizzava i giochi popolari e chi si interessava della propaganda e della distribuzione delle prelibatezze preparate per lo più nelle case.

Ritrovo domenicale all’ osteria “dal Fari”

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E Poi… nelle case arriva l’acqua, la corrente elettrica, la radio e la televisione, nelle ampie stanze che prima ospitavano mobilio di arte povera, trovano spazio mobili e divani moderni, e tutti inesorabilmente si lasciano conquistare dal consumismo e dal benessere, rimangono fagocitati dai programmi televisivi che si fanno man mano più audaci e coinvolgenti, proponendo esempi di vita stimolanti, che gli spettatori, ignari delle conseguenze, non tardano ad imitare. Arrivano nei paesi i primi motorini, moto, auto di ogni tipo, i capelli dei maschi subiscono al contrario lo stesso trattamento delle gonne delle donne, dalla caviglia al ginocchio alla coscia… sempre più corte, gli stili di vita conducono ben presto la società a frammentarsi causando le prime differenze sociali. Questa modernità contribuisce ad allontanare dal mondo del sociale un gran numero di persone rapite da una realtà nuova, che appassiona a tal punto da volere sempre qualcosa in più del vicino, da non sentire più il bisogno dell’amico con il quale si è condivisa l’infanzia.

Rimangono in pochi a conservare le tradizioni tramandate per generazioni, pochi anche quelli che partecipano alle celebrazioni religiose, nessuno va alla fontana a riempire i secchi di acqua, i mezzi di trasporto allontanano la gente dai piccoli negozi (costringendoli a chiudere) in favore dei centri commerciali. Le piazze, una volta animate allegramente da cigolanti mezzi di trasporto trainati a mano o da qualche asinello, da gente in movimento e da gruppi di ragazzi festosi, lentamente si svuotano.

Liaris, festa di Carnevale 1973

1972 “il mulino a vento” e in primo piano “Dreuta” grande promotore delle storiche mascherate di

Liariis e Clavais.

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Ubriacati di progresso e anche dalla difficile situazione causata dalla crisi economica nazionale, negli ultimi anni assistiamo con sorpresa, all’inversione di tendenza. Prolificano infatti, importanti iniziative sociali che coinvolgono un gran numero di persone seppur frammentate nella loro specialità: Gruppi corali, Gruppi e Società di sport estivi e invernali, comitati frazionali, Corsi di Ginnastica, di Ballo, Circoli e gruppi di Lettura, anche la “terza età” stupisce per le molte iniziative che hanno finito per coinvolgere positivamente anche molti giovani. E’ grazie ai giovani che hanno coraggiosamente scelto di restare a vivere in montagna evitandone l’abbandono ed il conseguente inevitabile degrado, che si sono mantenute e recuperate le sagre come quelle di: Cella, Cludinico, Clavais, Lenzone, Liariis, Luincis, Ovasta, Ovaro, e Muina, e con esse, un modo di vivere sano, dove niente e nessuno sfugge al fascino di una riscoperta solidarietà. E’ merito di pochi volontari se i paesi riprendono vita grazie all’apertura di circoli e attività ricreative, al ripristino di feste e tradizioni popolari e ricorrenze religiose. Il compito di coloro che scelgono di restare alla finestra a guardare, è quello di farlo in maniera nascosta e possibilmente silenziosa, evitando di fare considerazioni vergognose nei confronti di chi esercita il volontariato, definendole persone interessate che non fanno nulla per nulla. Se un paese ha ancora la sua Chiesa, il suo negozietto, il suo bar, è grazie a quanti quotidianamente scelgono (pagando magari qualche spicciolo in più) di fare in loco la propria spesa. Oltre a rappresentare una comodità, la presenza di questi servizi contribuiscono a mantenere alto il valore di tutte le abitazioni del paese, comprese quelle di coloro che vanno a fare la spesa nei grandi centri commerciali.

DA CLAVAIS A FANNA ALLA RICERCA DELLA SALINA PERDUTA

di Mirco Zanier

Quella che vi sto per raccontare è una storia che ai giorni nostri ha dell’ incredibile, storia di gente comune, di famiglie, di cose che si tramandano di generazione in generazione fino ad arrivare ai giorni nostri.

Ma partiamo dall’ inizio: tempo fa ero venuto a conoscenza di un signore di Fanna di Maniago che era in possesso di una salina per la produzione del formaggio salato, che dalle nostre parti è meglio conosciuto come “salmueria”. Questo è un prodotto che ha origini molto antiche per cui, col passare del tempo, la produzione è andata perduta, e a tratti, anche scomparsa; forse a causa dell’ impegno richiesto per prepararla, o forse per l’ odore forte (considerato da molti sgradevole) che la contraddistingue.

Sono andato a Fanna di persona per incontrare ed intervistare Riccardo Zanetti per conoscere meglio la storia di questa salina che Riccardo considera un patrimonio di famiglia.

Buongiorno signor Zanetti, mi racconti come questa salina è arrivata a noi.

- Mia madre veniva da Tramonti di Sopra e, quando si è sposata con mio padre, mia nonna le diede in dote un fiasco di questa “salina”. È così che ha inizio la storia di questa salina del formaggio salato -

Ci spieghi intanto cos’è la salmueria.

- È composta da circa il 30% di salina (acqua e sale e batteri), 30% di latte pastorizzato, e 30% di panna anch’essa pastorizzata; questi ingredienti vanno mantenuti agitati almeno una volta a settimana, ed infine si aggiunge il formaggio –

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Lei mi saprebbe dire quanti anni ha questa salina?

- Diciamo che non è facile dirlo con certezza: sicuramente tre generazioni e forse anche quattro, quindi ci aggiriamo sui 100-130 anni -

Ricorda un aneddoto particolare su questi “passaggi di consegna”?

- Be! In sostanza c’è poco da dire perché è parte integrante delle nostre famiglie, quella di mia nonna, di mia madre e adesso la mia; però ora che ci penso durante il terremoto del ’76 con il crollo di un muro il recipiente si era rotto e la salina è andata quasi persa, si erano salvati circa due bicchieri, e da questa piccola quantità sono ripartito rigenerandola secondo le antiche tradizioni –

La salina

Cos’ è che la spinge a conseravere ancora la salina?

- Ti dirò in tutta sincerità che più di qualche volta ho pensato di sbarazzarmene, ma ogni volta ho desistito per rispetto verso i sacrifici fatti dalla mia famiglia, che l’ha sempre conservata come un tesoro –

Lascio il sig. Zanetti ai suoi lavori quotidiani, lascio anche Fanna immerasa nel suo verde, lascio un uomo e un paese che nella sua normalità ha avuto una storia da raccontare, semplice, umile vita del Friuli collinare.

CRONACHE TORNEO DAS FRAZIONS

Anche quest’ anno la squadra formata da Clavajas-Lenzon (più Clavajas che Lenzon) ha partecipato al Torneo das Frazions di calcio a 5 organizzato dall’ A.S.D Ovarese, e possiamo dire che se l’è cavata molto bene, visto che ha raggiunto le semifinali in cui è stata eliminata solo dopo i calci di rigore. Inserita nel girone eliminatorio con “Muina” e “Cludini”, ha passato il turno come prima, battendo due volte il Cludini (6-5 e 5-1) e rimediando una vittoria e una sconfitta nella doppia sfida con Muina. In semifinale c’è stato il grande derby con il “Liaries” che però si è rivelata subito una sfida molto difficile, con un parziale di 3-0 nel primo tempo a favore dei Cavoçars; nella seconda metà di gara è arrivata la svolta con l’ immediata rimonta del “Clavajas” che ha portato la partita ai tempi supplementari conclusisi poi sul 5-5. La lotteria dei tiri dal dischetto, ci ha visti però nettamente sconfitti. La squadra si è tolta comunque la soddisfazione di vincere la finalina per il terzo posto contro il “Cjalina” in un’ altra partita tiratissima terminata dopo i supplementari per 10-8. Quindi dopo il 3° posto di questa edizione e il 2° raggiunto qualche anno fa, non rimane che augurarci, per i prossimi anni, la conquista del titolo!

NOTIZIE TRISTI

Il 22 marzo 2013 la nostra piccola comunità si è stretta attorno alla famiglia Fedele nella circostanza della morte della carissima Rosanna, originaria della Svizzera, sposata con Claudio assieme al quale, trascorreva gran parte dell’ anno a Clavais.

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GRIGLIATA IN CJADIN Domenica 30 giugno 2013, assieme ad una ventina di soci, invece che trovarci per una comoda grigliata nella sede dell’ Associazione, abbiamo pensato di salire fino in Cjadin ta “Staipa di Mario” prima di poter gustare il meritato pranzo.

Dopo aver caricato tutto l’ occorrente sulla Y (griglia compresa) Dario, che in quel periodo era impossibilitato a camminare, è partito in avanscoperta.

Il resto della combriccola si è avviato a piedi lungo la strada di “Bedoet” all’ inseguimento di Ezio e delle Giovani Marmotte che fin dalla partenza guidavano il gruppo con un ampio vantaggio, ma li abbiamo raggiunti in prossimità dello chalèt di Pivot.

Abbiamo proseguito lungo la strada sterrata fino a quando Mattia ci ha condotti per un sentiero nascosto (e impraticabile) che dopo aver attraversato il Rio Navas ci ha portati sull’ altro lato della montagna in “Stalivieri”. Da qui non è stato difficile raggiungere la pista e salire fino in Cjadin a 1380 m. Al nostro arrivo Dario era già all’ opera: salsicce, bistecche e quant’ altro sfrigolavano sulla griglia e l’ acqua per la polenta bolliva… Quando, dopo aver bevuto l’ aperitivo, tutti erano seduti e aspettavano di mangiare ci siamo accorti che non avevamo il tagliere per la polenta! Mario ha provato a rendersi utile costruendone uno con la motoseguta ma, forse perché non aveva la sua McCulloch il

risultato non è stato ottimale, come potete vedere dalla foto… inoltre la creazione di Mario era impregnata di olio per catena.

Inutile dire che ci siamo arrangiati senza tagliere e che il pranzo è stato un successo, anche grazie al Chardonnay portato da Madio… La discesa è stata forse più impegnativa della salita, poiché dopo una lunga fermata in Val Viul da Leo Treu che ci ha offerto il dolce, abbiamo fatto tappa anche in “Barc” nella tana di Madio. Come direbbe Mario in questi casi: “abbiamo bevuto molto da fare”

Nicola

ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI:

In data 24 agosto 2013, presso la sede dell’ Associazione Culturale “Clavajas”, è stata convocata l’ Assemblea Ordinaria dei Soci in regola con il tesseramento 2012-2013, avente all’ ordine del giorno i seguenti punti:

- Lettura del bilancio consuntivo; - Illustrazione del bilancio preventivo;

- Illustrazione delle attività dell’ Associazione

- Varie ed eventuali

Il bilancio consuntivo, comprendente l’ esercizio sociale dal primo gennaio al trentuno dicembre 2012, già redatto e visionato dal Consiglio Direttivo in data 31/03/2013, è stato approvato all’ unanimità dai presenti.

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TIRO ALLA FUNE

Circa un mese fa si è tenuto il 1° Torneo Frazionale di Tiro alla Fune, organizzato dall' Associazione “Chei da Panola” di Luincis in occasione della “Sagra das Panolas”. L’ evento ha visto la partecipazione di nove squadre, a rappresentare quasi tutte le frazioni del Comune di Ovaro (Cela-Negrons, Cjalina, Clavajas-Lenžon, Cludini, Luvinças, Miòn-Luvìnt, Muina, Davâr, Davašta) Come accade nel torneo di Calcio a 5, Clavais ha dovuto unire le forze con Lenzone per mettere assieme una squadra competitiva… La memorabile sfida si è svolta nel pomeriggio di sabato 31 agosto; le squadre (da sei tiratori ciascuna) sono state suddivise in tre gironi, i quali hanno decretato le quattro semifinaliste. Le partite si svolgevano sulla lunghezza di due “tirate” più l’ eventuale spareggio. Clavajas-Lenžon ha vinto facilmente contro Mion-Luvint sia all’ andata che al ritorno, per poi rifilare un secco 2-0 anche al Cjalina. Le quattro squadre rimaste sono state così accoppiate Luvinças contro Cludini e Clavajas-Lenžon contro Davašta; le semifinali e la finale si sono svolte in una “tirata” unica. A sorpresa, è arrivata la vittoria del Clavajas-Lenzon che ha battuto in finale proprio i favoriti padroni di casa del Luvinças.

La squadra composta da Alessandro Martinis, Andrea Morocutti, Mauro De Caneva, Mirco Zanier, Nelus Ghilase, Renato Gracco e

Valentino Di Vora sotto la direzione del coach Flavio Vicentino, si è rivelata una formazione di ottimo livello vincendo sei partite su sei disputate e rimanendo così l’ unica squadra imbattuta per tutta la durata del torneo.

SAGRA DI SAN LORENZO

La Sagra di San Lorenzo 2013 si è svolta splendidamente il 10 e 11 agosto; i proventi del pranzo e del mercatino organizzati nella giornata di domenica (complessivamente 300 €) sono stati devoluti in beneficienza all’ A.G.M.E.N. (Associazione Genitori di Malati Emopatici Neoplastici) di Trieste.

GITA A RAVASCLETTO:

Domenica 3 febbraio 2013

alcuni avventurosi soci durante la lunga camminata da Clavais a Ravascletto e ritorno…