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Pagina1 Settimanale di informazione sul settore radiotelevisivo dell’Associazione Coordinamento Nazionale Televisioni Terzo Polo Digitale www.coordinamentonazionaletelevisioni.it Anno IX N. 42 del 05/12/2015 I N Q U E S T O N U M E R O - DTT: La rottamazione ha “offuscato” il Piano LCN - TV: morsa fiscale, nessuna riforma incisiva e nessun rilancio - TV LOCALI: proposte per finanziare attraverso il canone Rai - TV LOCALI: rottamazione, tempo scaduto il primo dicembre - TOWERING: monopolio, Mediaset punta alle torri Telecom - FREQUENZE: ITU, Italia perde terreno nella classifica ICT - TV-TELCO: le rispettive convenienze e il pericolo grossi trust - RADIOTV: crisi del broadcast e la protesta delle radio sarde - DIRITTI TV: la regia nelle mani della Lega crea malumori trust - DIRITTI TV:sempre più lobby,arriva ‘SerieA Tim TV’ streaming - TV LOCALI: rottamazione, altra ‘teleghigliottina’ all’italiana - TV WEB: streaming, accordo tra monopolisti Rai e Telecom - News in Breve: ultime di cronaca sulla pirateria nella radio NUMERAZIONE DEI CANALI SUL TELECOMANDO LA ROTTAMAZIONE HA OFFUSCATO IL PIANO LCN ERRORE O… MOSSA VOLONTARIA PER “COPRIRE”? Non era un'idea del tutto sbagliata quella di voler utilizzare le graduatorie per la rottamazione (domande scadute l’1/12 scorso) anche per l’LCN per risolvere due problematiche importanti in un sol colpo nell'agenda del MISE-Com, quali le interferenze con i Paesi confinanti e la costituenda nuova normativa sulla numerazione dei canali sul telecomando. Tutto questo per lavorare in maniera efficiente razionalizzando i tempi. L'errore (o la mossa volontaria) sta nell'aver da un lato "pubblicizzato" soprattutto la parte relativa alle frequenze (basta leggere le news del settore per rendersi conto della priorità), e dall'altro non aver seguito la strada tracciata dalla suprema giustizia amministrativa e, ancor peggio, dall'organo commissariale appositamente voluto dal Consiglio di Stato in tema di LCN. E' lecito, quindi, pensare che questa copertura del caso LCN sia stata pensata per ridurre al minimo gli “effetti collaterali”? I riflettori puntati sulla rottamazione con tanto di immancabile ottimismo sul rilancio degli investimenti e delle somme che lo Stato destina alle tv locali sono forse la migliore pubblicità per coprire un settore in crisi? Un settore che è stato distrutto proprio dalla cattiva gestione dei Governi, senza esclusione, destra e sinistra. DISCUSSO IL RECLAMO DI TELENORBA, SI ATTENDE SENTENZA Intanto sono trascorsi oltre due mesi da quando è stato discusso dai giudici amministrativi il reclamo presentato dalla tv locale pugliese TeleNorba contro la Determina N. 7 del 27/04/15 del Commissario ad acta Marina Ruggieri che aveva stabilito “alla luce delle preferenze e delle abitudini radicate negli utenti all’epoca dello switchoff” che i numeri 7 – 8 – 9 dovessero essere assegnate alle emittenti nazionali. Ne è emerso che i giudici si dovevano esprimere con sentenza entro l’estate (siamo a dicembre). Ricordiamo che al reclamo si è aggiunta ReteCapri, tv nazionale indipendente a carattere generalista, la quale non è interessata al contenzioso di TeleNorba bensì ad ottenere l’assegnazione della posizione 8 oppure 9 in quanto le attuali assegnatarie MTV e DeeJayTv sono state dichiarate dal Consiglio di Stato tv non generaliste” e quindi non legittimate a tali numerazioni, oltre che tv native digitali e non “ex analogiche”. Requisiti, invece, appartenenti a ReteCapri.

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5 Dicembre 2015

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Settimanale di informazione sul settore

radiotelevisivo dell’Associazione Coordinamento Nazionale Televisioni

Terzo Polo Digitale www.coordinamentonazionaletelevisioni.it

Anno IX N. 42 del 05/12/2015

I N Q U E S T O N U M E R O

- DTT: La rottamazione ha “offuscato” il Piano LCN

- TV: morsa fiscale, nessuna riforma incisiva e nessun rilancio

- TV LOCALI : proposte per finanziare attraverso il canone Rai

- TV LOCALI : rottamazione, tempo scaduto il primo dicembre

- TOWERING: monopolio, Mediaset punta alle torri Telecom

- FREQUENZE: ITU, Italia perde terreno nella classifica ICT

- TV-TELCO: le rispettive convenienze e il pericolo grossi trust

- RADIOTV: crisi del broadcast e la protesta delle radio sarde

- DIRITTI TV: la regia nelle mani della Lega crea malumori trust

- DIRITTI TV:sempre più lobby,arriva ‘SerieA Tim TV’ streaming

- TV LOCALI : rottamazione, altra ‘teleghigliottina’ all’italiana

- TV WEB: streaming, accordo tra monopolisti Rai e Telecom

- News in Breve : ultime di cronaca sulla pirateria nella radio

NUMERAZIONE DEI CANALI SUL TELECOMANDO

LA ROTTAMAZIONE HA OFFUSCATO IL PIANO LCN ERRORE O… MOSSA VOLONTARIA PER “CO PRIRE”?

Non era un'idea del tutto sbagliata quella di voler utilizzare le graduatorie per la rottamazione (domande scadute l’1/12 scorso) anche per l’LCN per risolvere due problematiche importanti in un sol colpo nell'agenda del MISE-Com, quali le interferenze con i Paesi confinanti e la costituenda nuova normativa sulla numerazione dei canali sul telecomando. Tutto questo per lavorare in maniera efficiente razionalizzando i tempi. L'errore (o la mossa volontaria) sta nell'aver da un lato "pubblicizzato" soprattutto la parte relativa alle frequenze (basta leggere le news del settore per rendersi conto della priorità), e dall'altro

non aver seguito la strada tracciata dalla suprema giustizia amministrativa e, ancor peggio, dall'organo commissariale appositamente voluto dal Consiglio di Stato in tema di LCN. E' lecito, quindi, pensare che questa copertura del caso LCN sia stata pensata per ridurre al minimo gli “effetti collaterali”? I riflettori puntati sulla rottamazione con tanto di immancabile ottimismo sul rilancio degli investimenti e delle somme che lo Stato destina alle tv locali sono forse la migliore pubblicità per coprire un settore in crisi? Un settore che è stato distrutto proprio dalla cattiva gestione dei Governi, senza esclusione, destra e sinistra. DISCUSSO IL RECLAMO DI TELENORBA, SI ATTENDE SENTEN ZA Intanto sono trascorsi oltre due mesi da quando è stato discusso dai giudici amministrativi il reclamo presentato dalla tv locale pugliese TeleNorba contro la Determina N. 7 del 27/04/15 del Commissario ad acta Marina Ruggieri che aveva stabilito “alla luce delle preferenze e delle abitudini radicate negli utenti all’epoca dello switchoff” che i numeri 7 – 8 – 9 dovessero essere assegnate alle emittenti nazionali. Ne è emerso che i giudici si dovevano esprimere con sentenza entro l’estate (siamo a dicembre). Ricordiamo che al reclamo si è aggiunta ReteCapri, tv nazionale indipendente a carattere generalista, la quale non è interessata al contenzioso di TeleNorba bensì ad ottenere l’assegnazione della posizione 8 oppure 9 in quanto le attuali assegnatarie MTV e DeeJayTv sono state dichiarate dal Consiglio di Stato “tv non generaliste” e quindi non legittimate a tali numerazioni, oltre che tv native digitali e non “ex analogiche”. Requisiti, invece, appartenenti a ReteCapri.

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TV INDIPENDENTI NELLA MORSA DEL FISCO

EQUITALIA INDISCRIMINATA

Per capire quanto il braccio armato del fisco non conosce “differenze” e passa la sua falce su tutto e tutti indiscriminatamente, basta prendere uno degli ultimi esempi che arrivano dalla Liguria: si tratta di un anziano disabile che per vivere ha bisogno di due badanti che, a turno, si occupino di lui ventiquattro ore al giorno. Lo lavano, lo vestono, gli danno da mangiare perché non riesce a fare nulla da solo. Il pensionato ha 67 anni,vive alla Spezia ed è disabile, utilizza gran parte delle proprie risorse finanziarie soltanto per andare avanti. Ora,

però, si trova in una situazione disperata: non ha più un soldo perché Equitalia gli ha pignorato il conto corrente in cui gli viene accreditata la pensione. La società pubblica per la riscossione dei tributi non si è preoccupata delle conseguenze. Il pignoramento è andato a segno il 22 ottobre scorso, a causa di vecchie pendenze con il fisco. Da allora nessuno si è fatto vivo. Il pensionato non ha avuto risposte neppure quando il proprio legale, l’avvocato Raffaella Nardone, ha fatto partire le prime carte bollate. Tantomeno quando, era il 5 novembre, l’amministratore di sostegno ha scritto all’ufficio spezzino di Equitalia. Sembra che non sia servito a nulla riepilogare tutta la vicenda e chiedere di ritirare il pignoramento.

NESSUNA RIFORMA FISCALE INCISIVA, NESSUNA MISURA DI RILANCIO Come si può pensare ad un rilancio delle imprese televisive locali e indipendenti messe in ginocchio dalla crisi e dal disastro del passaggio al digitale terrestre se il Governo continua a servirsi si una mano insensibile a qualsiasi “condizione ambientale” per rastrellare tutto il denaro possibile volto s sanare i propri bilanci? Come sperare in un “riavvio dei motori” se dopo un metro c’è un pedaggio invalicabile? Non è stata fatta alcuna radicale riforma fiscale come era stato promesso dal Governo ne’ tantomeno è stato arginato il crollo di un intero settore mediante azioni incisive come un aumento delle misure di sostegno e un condono fiscale una tantum.

LEGGE DI STABILITÀ: PROPOSTE PER FINANZIARE RADIO-TV LOCALI ED EDITORIA ATTRAVERSO IL CANONE

Il Pd chiede di destinare il maggiore gettito del canone alle radio-tv locali o all’editoria. Secondo quanto riporta l’agenzia Public Policy, idem, infatti, hanno presentato una proposta di modifica, sostenuta da 26 deputati, al ddl Stabilità, chiedendo che con decreto MISE-Com, di concerto con il Mef, siano definite le modalità del riparto delle eventuali maggiori entrate derivanti dal canone su base regionale, nonché i criteri e le modalità per il riparto delle somme fra le emittenti radiotelevisive locali, che tengano conto dei dati di ascolto, del personale impiegato a tempo indeterminato degli investimenti annuali in innovazione tecnologica e delle ore dedicate all’informazione locale. Un’altra proposta di modifica, sempre targata Pd, anche se un’altra simile è stata sottoscritto da Ap, chiede di destinare l’eventuale extra gettito derivante dal canone al sostegno dell’editoria (per un importo massimo di 80 milioni nel 2016 e 50 nel 2017 e 2018). Ma, continua l’agenzia, queste non sono le uniche strade scelte dai dem per sostenere le radio e tv locali. Un altro emendamento ancora istituisce presso il MISE il Fondo per il pluralismo nell’informazione su reti radiofoniche e televisive locali. Il Fondo, aggiunge l’emendamento, è alimentato con risorse derivanti da una percentuale non inferiore al 6% e non superiore all’8% del canone. Una di queste strade, però, è stata dichiarata inammissibile dalla Commissione Bilancio per mancanza di copertura.

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ROTTAMAZIONE PER INTERFERENZE TEMPO SCADUTO IL 1°DICEMBRE

E’ scaduto martedì scorso il termine per poter presentare al MISE-Com le domande per accedere ai compensi previsti per chi rilascia volontariamente le frequenze televisive ritenute interferenti con i Paesi esteri confinanti. Tempo scaduto anche per chi esercisce frequenze escluse dalla pianificazione e

che intendevano proseguire l’attività di operatore di rete. (come previsto dal Decreto del MISE-Com e Ministero dell’Economia del 17/04/15 e dalla Delibera AGCom 480/14/CONS). NON TUTTO E’ ANDATO LISCIO: ANCORA TANTI NODI DA SC IOGLIERE

Problemi alla procedura si sono riscontrati sia perche restano ancora nodi da sciogliere, sia per i già considerati rischi di possibili contenziosi sugli indennizzi previsti. Altro “inciampo” è la decisione del Tar Lazio del 13/11/15 che, rispondendo al ricorso depositato il giorno prima dai rappresentanti legali di alcune tv locali, ha accolto la domanda e sospeso l’efficacia dell’articolo 3, comma 4, del decreto direttoriale per la parte in cui non ammette “domande di partecipazione condizionate ad alcune evento o azione”. Per un approfondimento rimandiamo alla pagina 7 con un articolo pubblicato su Avvenire.

CHE FINE HANNO FATTO LE FREQUENZE DELL’EX ‘BEAUTY -CONTEST’?

Il MISE-Com deve ancora emanare i bandi regionali per l’assegnazione delle frequenze dell’ex beauty-contest, pianificate dall’AGCom con la delibera n. 402/15/CONS la cui capacità trasmissiva dovrà essere interamente destinata alle tv locali. Il MISE-Com “deve altresì emanare i bandi per definire le graduatorie regionali dei fornitori di servizi di media audiovisivi in ambito locale, ai fini dell’assegnazione della capacità trasmissiva dei mux operanti su frequenze coordinate (sia quelle dell’ex beauty contest, sia quelle già in precedenza assegnate ad operatori di rete locali) e ai fini dell’attribuzione delle nuove numerazioni LCN”. Mentre, tuttavia, per questi ultimi il MISE-Com ha già svolto la consultazione pubblica sulle relative linee guida e, pertanto, l’emanazione di tali bandi potrebbe avvenire a breve, deve ancora essere svolta quella riguardante le guide lines dei primi e, dunque, i relativi bandi potranno essere emanati solo successivamente a quest’ultima.

AGCOM: DEFINIZIONE MODALITÀ E CONDIZIONI ECONOMICHE CESSIONE CAPACITÀ TRASMISSIVA RETI TELEVISIVE LOCA LI L'AGCom, a conclusione del procedimento avviato con delibera 85/15/CONS, ha determinato con la delibera 622/15/CONS le modalità per la cessione della capacità trasmissiva ai sensi dell'art.6, comma 9-bis del D.L. n.145/2013 e definito le condizioni economiche per la cessione della capacità trasmissiva di cui all'art.6, c.9-quater, introdotto dall'art.1 c. 147 della legge di conversione 190/2014. Per scaricare il testo del provvedimento in pdf:

http://www.agcom.it/documents/10179/3136591/Allegato+27-11-2015+1448630010462/be672716-6acf-4f9b-a7c7-9d1432aeb219?version=1.0

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TOWERING MEDIASET PUNTA ALLE TORRI TELECOM PER FRONTEGGIARE LO STRANIERO E MANTENERE

POSIZIONE DI MONOPOLIO Riflettori puntati sulle mosse di Ei Towers. La società delle torri controllata da Mediaset (40%) sta puntando al 45% di Inwit messo in vendita da Telecom Italia. Il 40% della società è stato quotato in Borsa a giugno portando nelle casse di Telecom 875,3 milioni di euro. L’altro principale contendente di questa short list è la spagnola Cellnex, ma in corsa ci sono anche Providence e American Tower.

DOPO LA TENTATA SCALATA IN RAI “MISSILI” PUNTATI S U PIU’ OBIETTIVI Dopo la tentata scalata a RaiWay, adesso Ei Towers rivolge maggiormente l’attenzione alle torri tlc – senza tralasciare anche l’interesse per le nuove opportunità che arrivano dall’Internet of Things – e su questa scia a fine ottobre ha acquisito il 100% del capitale sociale di 13 società che gestiscono 171 postazioni di trasmissione ospitanti in prevalenza operatori di telecomunicazioni mobili per un prezzo complessivo di circa 37,5 milioni di euro. Precedentemente Ei Towers, attraverso Towertel, aveva già completato 15 acquisizioni societarie nel settore per un investimento totale di circa 55 milioni. Restano da ultimare transazioni stimate in 15 milioni soggette unicamente al completamento della fase di due diligence che dovrebbero essere chiuse tra la fine del 2015 e l’inizio del nuovo anno.

ITU: L’ITALIA CONTINUA A PERDERE TERRENO NELLA

CLASSIFICA DELL’ICT L’Italia continua a perdere terreno e scende al 38esimo posto nell’ultima classifica sullo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) elaborata dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU), l’agenzia Onu responsabile delle politiche internazionali sullo spettro radio. Nel 2010 il nostro paese era al 31esimo posto. E’ quanto emerge dal rapporto annuale dell’ITU “Measuring the Information Society” calcola inoltre che in tutto il mondo circa 3,2 miliardi di persone risultano ora connesse alla rete Internet, pari al 43,4% della popolazione mondiale e gli abbonamenti al cellulare hanno quasi raggiunto i 7,1 miliardi, con più di 95% della popolazione mondiale ora coperta da un segnale. Entro la fine di questo anno, il 46% delle famiglie a livello mondiale avranno accesso a Internet da casa, contro il 44% dello scorso anno e solo il 30% di cinque anni fa. Intanto, il 43% della popolazione globale, pari a 3,2 miliardi di persone, è online mentre gli abbonamenti al cellulare sono 7,1 miliardi, a fronte di una copertura mobile del 95%. Accesso, utilizzo e competenze digitali continuano a crescere un po’ dappertutto nel mondo. Nei paesi avanzati, l’81,3% delle abitazioni è connessa a Internet, a fronte del 34,1% dei paesi in via di sviluppo e solo il 6,7% nei 48 Paesi meno sviluppati a livello globale. La banda larga mobile continua a crescere a ritmi sostenuti ed è passata da 800 milioni di connessioni nel 2010 a 3,5 miliardi stimati nel 2015.

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CONVERGENZA TV-TELCO Vivendi con l’operazione su Telecom Italia ha accelerato anche nel nostro Paese la convergenza tra media e tlc, già partita in Europa come nel resto del mondo. In Italia abbiamo assistito all’arrivo di Netflix, all’esplosione dei servizi in streaming anche da parte dei broadcaster, agli accordi tra questi ultimi e gli operatori tlc per assicurarsi la distribuzione dei contenuti anche su fibra. In Francia Altice di Patrick Drahi, il re d’oltralpe degli operatori via cavo, investe nel calcio con la Premier League inglese. Ma ancora. Vivendi guidata da Vincent Bolloré, forte nella pay tv con Canal+, tenta la via delle alleanze con le tlc.

LE RISPETTIVE CONVENIENZE E IL PERICOLO DI GROSSI TRUST Sulla carta il progetto appare molto interessante. Per gli operatori tlc è cruciale per migliorare le loro offerte con contenuti esclusivi e poter fare la differenza sul mercato, aumentando i ricavi medi per abbonato. I media, dalla loro, hanno bisogno di canali di distribuzione potenti per mantenere i loro telespettatori, anzi aumentarli, ammortizzando i costi su una base più ampia. La fibra ottica è diventata così necessariamente funzionale per servire questi progetti ambiziosi. Ciò che preoccupa il CNT-TPD è che l’unione sotto il profilo tecnologico possa rappresentare un pericolo sul fronte societario con “fusioni” o accordi restrittivi tra principali operatori dei rispettivi mercati tali da creare dei veri e propri mostri con barriere all’entrata senza precedenti.

CRISI DEL BROADCAST, ULTIME NEWS Bocciato il piano concordatario, per la Screen Service di Brescia e Lainate è ora inevitabile l’istanza di fallimento: a pagare saranno quasi una cinquantina di lavoratori. La Screen Service Broadcasting Technologies, nome molto noto nel campo del broadcast, è dunque ufficialmente fallita. E sono ufficialmente 48 i lavoratori per cui a fine anno scadrà la cassa integrazione straordinaria. Nelle ultime settimane a Brescia si era lavorato ad un piano concordatario: la ‘vecchia’ Screen Service doveva essere acquistata dalla newco Screen srl, composta dalla 3xCapital – la società del curatore fallimentare – e della Syes di Lissone, azienda del settore delle telecomunicazioni con sede in provincia di Monza e Brianza. Il piano prevedeva anche il riassorbimento di 27 lavoratori. Niente da fare: il piano di rientro non ha soddisfatto il Tribunale che ha così predisposto l’istanza di fallimento. Ma c’è una luce in fondo al tunnel: l’ipotesi è quella dell’esercizio provvisorio dell’azienda, modalità che servirebbe a tutelare i creditori.

LA PROTESTA DELLE RADIO SARDE “La Regione vede solo la Tv”. È questa l’accusa di circa 50 emittenti radiofoniche sarde, che si sentono abbandonate e trattate come mezzi di comunicazione di serie B.. L’accusa principale alla Regione è quella di aver concesso ben 2 milioni e 400mila euro alle Tv regionali senza dare alle Radio neppure uno spicciolo. Resta solo il contentino del bando per la programmazione in lingua sarda, con appena 100 mila euro di budget. “Perché la Regione non sfrutta la nostra forza e presenza nel territorio per fare la propria comunicazione istituzionale? Perché ad esempio la campagna di comunicazione antincendio non è stata più assegnata alle Radio? E questo non è l’unico ambito in cui potremmo svolgere un servizio utile alle istituzioni” – spiegano i lavoratori delle Radio.

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LA LOBBY DEI DIRITTI TV SU L CALCIO LA REGIA NELLE MANI DELLA LEGA

CREA ROTTURA CON SKY E MEDIASET Regia unica e delusione comune per i monopolisti della seria A. Come riporta il Corriere della Sera, “Sky in maniera più netta, e Mediaset con tonalità più soffuse” non apprezzano la regia della serie A, da quest’anno centralizzata e uguale per tutti. “La Lega Calcio infatti - ricorda il Corriere - ha dato seguito al piano sponsorizzato da Infront, società di marketing e gestione dei diritti sportivi, un piano che ha tolto a Sky e Mediaset la produzione delle partite, a scapito – dicono in molti – non solo della competenza, ma anche dell’indipendenza”. Tanto che oggi i broadcaster “si trovano in una curiosa situazione: pagano profumatamente i diritti per il calcio, ma ricevono un prodotto gestito da altri”.

UN GIRO DI QUASI UN MILIARDO DI EURO E se è certo che a Sky, dove si punta molto sulla “personalizzazione dell’evento”, l’insoddisfazione per la qualità delle riprese “si è tradotta in diverse lettere di protesta alla Lega”, anche a Mediaset, “pur senza nessuna protesta ufficiale, pare non siano molto soddisfatti”. A Mediaset, tuttavia, spiega il Corriere, “hanno margini di manovra più ampi – in virtù dell’acquisizione di un diritto ad hoc – perché rispetto a Sky possono integrare con un maggior numero di telecamere targate Premium il racconto delle partite”. Sono 960 milioni di euro l’anno la quota pagata da Sky e Mediaset per i diritti tv, rende noto il Corriere, mentre l’idea della regia unica del campionato è di Infront, advisor della Lega.

DIRITTI TV CALCIO: SEMPRE PIU’ LOBBY ARRIVA ‘SERIE A TIM TV’, DIRETTE STREAMING IN PPW Dallo scorso weekend di campionato sono visibili in pay per view tutti i contenuti di Serie A TIM TV, la TV della Lega Serie A che propone in palinsesto, per ogni giornata, la diretta di tre incontri della Serie A TIM 2015/2016 in orari sfalsati tra loro con la telecronaca in italiano. Telecronaca dagli stadi della massima serie, ma anche un vero e proprio show nel pre e post partita, uno spazio di commenti tecnici ed approfondimenti con campioni del passato e del presente del mondo dello sport. Durante le dirette degli incontri, infatti gli spettatori della TV della Serie A TIM hanno accesso in modalità second screen a tutti i dati ufficiali delle partite in modo interattivo. Saranno consultabili le statistiche dell’incontro nonché i dati relativi alle prestazioni atletiche delle squadre e dei giocatori e le aree del campo in cui le squadre e i giocatori si sono mossi. In pratica non bastavano i big players già sul mercato, ma la Lega, non contenta, ha deciso di cantarsela e suonarsela da sola inserendosi sul neomercato della televisione in streaming. Addio alle speranze delle tv locali trucidate senza appello.

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“ROTTAMAZIONE” DELLE TV LOCALI

UN’ALTRA “DEPORTAZIONE” Sono settimane ad alta tensione per 144 televisioni locali – scrive l’Avvenire. Lo Stato ha dato loro un ultimatum che è scaduto l’1 dicembre scorso: o restituite le frequenze “incriminate” che vi permettono di andare in onda o spegneremo in modo forzoso i vostri ripetitori. Il risultato sarà comunque lo stesso. Le stazioni del territorio dovranno ammainare le antenne nel 2016 e la provincia italiana sarà più povera di voci e di notizie. C’è chi, però, ha scelto di resistere: a colpi di carte bollate e ricorsi alla magistratura, prova a fermare un’operazione che “metterà in ginocchio o azzererà 1/3 dell’emittenza locale.

LA “TELEGHIGLIOTTINA” È UN TIPICO ESEMPIO DI CAOS A LL’ITALIANA Con il passaggio al digitale terrestre, nel 2011, lo Stato riordina l’etere tv. Ma, quando si tratta di ridistribuire gli spazi, assegna alle tv locali quelle frequenze che, sulla base degli accordi internazionali firmati anche dall’Italia, sono riservate ad altri Paesi. Così le stazioni ricevono canali “irregolari” che oscurano o disturbano le trasmissioni tv in Croazia, Slovenia, Francia, Malta, Svizzera e San Marino. Col risultato che l’Italia si trova invischiata in un contenzioso internazionale.

ECCO LA MATTANZA REGIONE PER REGIONE La via d’uscita che il governo mette a punto è una: liberare l’intero pacchetto di canali che producono interferenze all’estero. Tutti nelle mani delle tv del territorio (e non dei grandi e potenti network nazionali). Nella lista nera finiscono 76 le frequenze spalmate in dodici regioni, in gran parte affacciate sull’Adriatico: dodici frequenze in Puglia e Marche, dieci in Molise e Abruzzo, nove in Friuli, otto in Veneto, cinque in Emilia, quattro in Sicilia, due in Liguria e Toscana, una in Lombardia e Piemonte.Dal momento che ogni frequenza può essere suddivisa a livello regionale in più spicchi e occupata da reti differenti, le tv su cui potrebbe calare il sipario sono 144. La situazione più drammatica è in Puglia dove le stazioni in pericolo sono ben 31. Altrettanto complesso il quadro in Abruzzo (22 reti interessate), Molise (16 stazioni), Marche e Veneto (15 emittenti a rischio black-out in entrambe le regioni). Il governo vara la “rottamazione” dei canali e stanzia 50 milioni di euro: le tv possono liberare in modo volontario gli spazi, ricevendo un indennizzo. Peccato che l’iter non abbia nulla di volontario (le reti dovranno comunque disattivare gli impianti) e le somme che riceveranno sono irrisorie: una tv della Sicilia “vale” 180mila euro o una del Molise 90mila. Contro la procedura si è schierato il gruppo siciliano dell’Unione nazionale dei cronisti italiani che ipotizza “pesanti ripercussioni sul diritto all’informazione» e ha denunciato «apprensione e incertezza fra giornalisti e tecnici”. L’AGCom ha annunciato che metterà a disposizione nuovi canali. Le televisioni senza frequenze possono costituire consorzi per ottenerli; tuttavia non ci sarà posto per tutte.

INTANTO NUMEROSE TELEVISIONI SI SONO RIVOLTE AI GIUDICI Il Tar del Lazio ha già accolto il ricorso di molte emittenti che smonta un passaggio del decreto “rottama frequenze”. E decine di istanze, fra cui quelle della pugliese Tele Dehon e della toscana Tvr-Teleitalia, devono essere discusse di fronte ai magistrati amministrativi. Sarebbero bastate accortenze tecniche per evitare questa ennesima mazzata al comparto che non può permettersi un altro colpo dopo la crisi e il disastroso passaggio al digitale terrestre.

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TV IN STREAMING: NUOVO ACCORDO TRA MONOPOLISTI

Netflix ha cambiato gli equilibri del mercato audiovisivo. E mentre gli altri broadcaster si sono già da tempo lanciati nell’arena dei contenuti on-demand, adesso anche la Rai vuole scendere in campo.

Secondo Il Sole 24 Ore, la tv pubblica sarebbe in trattative per un rinnovo e soprattutto un potenziamento dell’accordo con Telecom Italia. Un’intesa non in esclusiva, ma ugualmente essenziale per un operatore che intende guardare davvero al futuro. La Rai, stando alle indiscrezioni riportare dal quotidiano, sarebbe in trattative per lo sbarco su TimVision, la piattaforma on-demand di Telecom Italia con una library di 7000 titoli tra serie tv, cartoni, cinema, documentari e gli ultimi 7 giorni dei principali canali televisivi. La piattaforma di Telecom contava 400 mila clienti a settembre e per fine anno potrebbe aver superato la soglia dei 500 mila. Sempre secondo il quotidiano infatti, accanto a questo servizio, sulla piattaforma TimVision potrebbe fare la sua comparsa un’app Rai che in teoria un domani potrebbe essere usata anche per un’offerta pay. L’intesa, a quanto risulta al Sole 24 Ore, dovrebbe guardare al 2017 come durata e potrebbe avere come approdo anche collaborazioni nella produzione di miniserie. Tra le due aziende c’è già un accordo: alcuni contenuti sono, infatti, visibili agli abbonati TimVision e inclusi nella sottoscrizione mentre altri sono on-demand.

IN BREVE

IN BREVE

FREQUENZE IN DTT L’ASSETTO DI MERCATO

FORTEMENTE SQUILIBRATO ------------------------------------------------------------------------------------

Ricordiamo che la divisione dei multiplex nazionali in DVB-t tra gli operatori di rete del nostro Paese resta ancora fortemente squilibrata tale da non consentire la chiusura della procedura di infrazione da parte della Commissione UE nei confronti dell’Italia. Di seguito l’assetto di mercato per numero di operatori e mux assegnati: • E. Industriale (EI Towers–Mediaset): 5

• RaiWay (Rai): 5

• Persidera (Telecom-L’Espresso): 5

• Premiata Ditta Borghini e Stocchetti di Torino (ReteCapri): 1

• Prima Tv: 1

• Europa Way: 1

• H3G: 1

• Cairo Network: 1

ADERISCI ALLA

NOSTRA ASSOCIAZIONE Questo momento delicato per le emittenti locali e nazionali indipendenti vede il CNT-TPD fortemente attivo sul campo allo scopo di tutelarle. Gli editori che lo volessero, possono aderire allo nostra associazione collegandosi al sito: www.coordinamentonazionaletelevisioni.it dove poter scaricare il modulo di adesione. Uniti si vince .

PIRATERIA RADIO -----------

Un arresto per appropriazione di frequenze di trasmissioni. Probabilmente una notizia di questo genere non era emersa nemmeno negli anni’70 al tempo delle prime Radio “pirata”, ma ad Adrano in provincia di Catania, nel 2015 e nell’era digitale, accade anche questo nel pieno rispetto delle regole e della legalità. I Carabinieri hanno arrestato, infatti, un 40enne eseguendo un provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale . I militari, nell’aprile del 2011, sequestrarono una cosiddetta emittente pirata, Radio Bella Napoli , che irradiava il segnale nella zona di Adrano. Nell’occasione fu accertato che il titolare si era appropriato di alcune frequenze di trasmissione dando vita al network radiofonico in totale assenza di atti autorizzativi.

Comunicazione per i destinatari di “CNT Informa”: In base all’art. 13 del Decreto Legislativo N°196 del 2003, i vostri recapiti vengono utilizzati esclusivamente ai fini di questo servizio di informazione e non sono, pertanto, comunicati e/o diffusi a terzi. Nel caso non desideriate ricevere più il “CNT Informa”, ed essere cancellati dal suo elenco, inviate un fax al N. 0818370421 oppure una e-mail all’indirizzo [email protected]

Direttore Responsabile: Manfredi Pagano Reg.Tribunale di Napoli N. 4/07 del 17/01/2007 SEDE: Piazza Municipio, 80 - 80133 NAPOLI

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