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Pagina1 Settimanale di informazione sul settore radiotelevisivo dell’Associazione Coordinamento Nazionale Televisioni Terzo Polo Digitale www.coordinamentonazionaletelevisioni.it Anno IX N. 7 del 21/02/2015 I N Q U E S T O N U M E R O - DTT: LCN, strane manovre, tutto deciso in barba al CDS? - DTT: canone frequenze, salta emendamento, si torna in stallo - PAYTV: accord Sky-Siae, intese restrittive per il mercato - DTT: Berlusconi vende il 7,79% di Mediaset e fa cassa - TV LOCALI: settore allo stremo aspetta un condono fiscale - RADIO: ascolti, pubblicati i dati del 2° trimestre 2014 - TV-TLC: Ben Ammar tra i possibili consiglieri di Vivendi - DTT: guerra LCN, il gruppo RCS conquista il canale N. 59 - FREQUENZE: pubblicata la delibera AGCom 44/15/CONS - UE: in corso la revisione della Direttiva sull’Audiovisivo - DTT: Telecom terzo monopolista delle frequenze - DIRITTI TV: calcio, assegnazione coppa Italia e Supercoppa NUMERAZIONE DEI CANALI SUL TELECOMANDO STRANE MANOVRE DEEJAYTV CONSOLIDA LA SUA POSIZIONE N. 9 E’ GIA’ TUTTO DECISO IN BARBA AL CONSIGLIO DI STATO? Continuano i colpi di scena in materia di numerazione canali (LCN). Nel corso della lotta tra grandi players per conquistare le migliori posizioni che ha visto Sky acquistare il N. 27 e Discovery il N. 9, arrivano notizie su sospette riorganizzazioni interne proprio in capo a Discovery che ha sborsato la modica cifra di 17 mln di Euro per assicurarsi DeeJayTV con annessa LCN N. 9. Pare che i vertici di Discovery abbiano reso noto l’intenzione di plasmare in futuro un prodotto generalista e del tutto equilibrato, ancora una volta con intenzione di restare a tutti i costi tra le tv generaliste nazionali anche se il Consiglio di Stato aveva palesemente dichiarato NON generaliste sia MTV che DeeJayTV. RISPETTARE LE PRONUNCE DEL CONSIGLIO DI STATO Le dichiarazioni di Discovery nel riorganizzare il palinsesto di DeeJayTV ancora una volta confermano dubbi su quanto sta accadendo “dietro le quinte”. Prima di tutto come è possibile sborsare 17 mln di euro, e poi ora procedere ad un adattamento del palinsesto se è chiaramente assodato come DeeJayTV non sia legittimata ad occupare la posizione N. 9 sul telecomando in forza di una sentenza dei supremi giudici amministrativi? Simili operazioni lascerebbero ampio sospetto che forse tutto sia già scritto? Qualunque manager in questo momento di incertezza e di attesa della nuova normativa LCN, e con tanto di sentenza del Consiglio di Stato, non spenderebbe neanche un euro con il rischio di perdere a breve ciò su cui si è investito (il N. 9 appunto). Sarebbe diverso, invece, se si disponesse di una qualche sicurezza sul futuro. Non dimentichiamo, inoltre, che oltre al carattere generalista su cui c’è discussione, l’altro criterio per essere legittimati a stare nel primo range di numerazione è quello di “ex analogica”, vale a dire di operare sull’etere prima dell’avvento del digitale terrestre, cosa che ne’ DeeJayTV ne’ MTV facevano. Il CNT-TPD ribadisce che, nel rispetto della giustizia amministrativa, urge varare al più presto il nuovo Piano LCN osservando le pronunce dei giudici e ristabilendo, quindi, legittimità per le Tv locali leader in analogico pre switch off, e per le tv nazionali generaliste ex analogiche che sono state discriminate a favore di MTV e DeeJayTV.

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21 Febbraio 2015

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Settimanale di informazione sul settore

radiotelevisivo dell’Associazione Coordinamento Nazionale Televisioni

Terzo Polo Digitale www.coordinamentonazionaletelevisioni.it

Anno IX N. 7 del 21/02/2015

I N Q U E S T O N U M E R O

- DTT: LCN, strane manovre, tutto deciso in barba al CDS?

- DTT: canone frequenze, salta emendamento, si torna in stallo

- PAYTV: accord Sky-Siae, intese restrittive per il mercato

- DTT: Berlusconi vende il 7,79% di Mediaset e fa cassa

- TV LOCALI : settore allo stremo aspetta un condono fiscale

- RADIO: ascolti, pubblicati i dati del 2° trimestre 2014

- TV-TLC: Ben Ammar tra i possibili consiglieri di Vivendi

- DTT: guerra LCN, il gruppo RCS conquista il canale N. 59

- FREQUENZE: pubblicata la delibera AGCom 44/15/CONS

- UE: in corso la revisione della Direttiva sull’Audiovisivo

- DTT: Telecom terzo monopolista delle frequenze

- DIRITTI TV: calcio, assegnazione coppa Italia e Supercoppa

NUMERAZIONE DEI CANALI SUL TELECOMANDO

STRANE MANOVRE DEEJAYTV CONSOLIDA LA SUA POSIZIONE N. 9 E’ GIA’ TUTTO DECISO IN BARBA AL CONSIGLIO DI STATO ?

Continuano i colpi di scena in materia di numerazione canali (LCN). Nel corso della lotta tra grandi players per conquistare le migliori posizioni che ha visto Sky acquistare il N. 27 e Discovery il N. 9, arrivano notizie su sospette riorganizzazioni interne proprio in capo a Discovery che ha sborsato la modica cifra di 17 mln di Euro per assicurarsi DeeJayTV con annessa LCN N. 9. Pare che i vertici di Discovery abbiano reso noto l’intenzione di plasmare in futuro un prodotto generalista e del tutto equilibrato, ancora una volta con intenzione di restare a tutti i costi tra le tv generaliste nazionali anche se il Consiglio di Stato aveva palesemente dichiarato NON generaliste sia MTV che DeeJayTV.

RISPETTARE LE PRONUNCE DEL CONSIGLIO DI STATO Le dichiarazioni di Discovery nel riorganizzare il palinsesto di DeeJayTV ancora una volta confermano dubbi su quanto sta accadendo “dietro le quinte”. Prima di tutto come è possibile sborsare 17 mln di euro, e poi ora procedere ad un adattamento del palinsesto se è chiaramente assodato come DeeJayTV non sia legittimata ad occupare la posizione N. 9 sul telecomando in forza di una sentenza dei supremi giudici amministrativi? Simili operazioni lascerebbero ampio sospetto che forse tutto sia già scritto? Qualunque manager in questo momento di incertezza e di attesa della nuova normativa LCN, e con tanto di sentenza del Consiglio di Stato, non spenderebbe neanche un euro con il rischio di perdere a breve ciò su cui si è investito (il N. 9 appunto). Sarebbe diverso, invece, se si disponesse di una qualche sicurezza sul futuro. Non dimentichiamo, inoltre, che oltre al carattere generalista su cui c’è discussione, l’altro criterio per essere legittimati a stare nel primo range di numerazione è quello di “ex analogica”, vale a dire di operare sull’etere prima dell’avvento del digitale terrestre, cosa che ne’ DeeJayTV ne’ MTV facevano. Il CNT-TPD ribadisce che, nel rispetto della giustizia amministrativa, urge varare al più presto il nuovo Piano LCN osservando le pronunce dei giudici e ristabilendo, quindi, legittimità per le Tv locali leader in analogico pre switch off, e per le tv nazionali generaliste ex analogiche che sono state discriminate a favore di MTV e DeeJayTV.

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LA SAGA INFINITA DEL CANONE FREQUENZE

SI TORNA IN STALLO SALTA L’EMENDAMENTO SUL MILLEPROROGHE

Siamo sempre di più il “paese dei balocchi”, o meglio il paese del conflitto di interessi. La politica gioca con la vita delle televisioni locali: decidono, cambiano, fanno e sfanno, creando enorme confusione e incertezza nel settore, un agire totalmente regolato da convenienze-interessi-intrecci un mescolamento tra politica e economia (dei grossi capitali). E’ questo che sta succedendo sul tema dei canoni dovuti allo Stato per l’utilizzo delle frequenze in ambito televisivo che molto ha avuto a che vedere con le vicende del famoso ‘Patto del Nazareno’. Ma vediamone nei dettagli il percorso.

IL PERCORSO INIQUINATO DAL CONFLITTO DI INTERESSI

• FASE UNO: ‘PATTO DEL NAZARENO’, LO SCONTO A MEDIASET In pieno accordo tra Governo e corrente politica che fa capo a Silvio Berlusconi (patron di Mediaset) arrivava più di un mese fa la stangata eclatante a sorpresa da parte dell’AGCom: modificare drasticamente i criteri di calcolo non più agendo sul fatturato - (finora gli editori nazionali hanno versato come canone l’1% del loro fatturato mentre le tv locali, un importo massimo di 17.776 euro) - ma prevedendo una quota fissa. Apriti cielo. In base al ricalcolo accadeva che Rai e Mediaset (guarda caso) avrebbero pagato da 3 a 13 milioni di euro ciascuno piuttosto che 26 la Rai e 13 Mediaset. Grossa lievitazione dei costi, invece, per Persidera (ex Timb), Rete A, ReteCapri e DeeJayTV (Discovery) con un conto di quasi due milioni di euro per ogni mux, e per tutti gli operatori di rete locali. La delibera approvata non all'unanimità dall'AGCom lo scorso settembre aveva decisamente cambiato il quadro, rimettendo gli oneri sugli operatori di rete con (addirittura) una riduzione del gettito complessivo per lo Stato almeno in una prima fase da un minimo di 9 milioni a un massimo di 48 a regime. Immediate, quindi, le proteste da parte degli operatori fuori dal duopolio Rai-Mediaset, per non parlare dell’intero comparto locale che, con facili conteggi, sarebbe stato destinato alla morte definitiva. Persino il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli aveva reputato eccessivamente sproporzionato il provvedimento temendo evidentemente ripercussioni in sede europea vista la procedura di infrazione comunitaria ancora pendente sull’Italia. La Commissione UE aveva, infatti, subito avvertito il MISE che il provvedimento dell’AGCom non andava bene.

• FASE DUE: PRENDERE TEMPO DOPO ILCLAMORE MEDIATICO-POLITICO Da qui la prima svolta: stretti da il ‘patto del Nazareno’ e dal troppo rumore mediatico-politico, la strada migliore è stata la solita: prendere tempo prevedendo, intanto, un acconto, ossia il pagamento del 40% su quanto versato nel 2013. E così è stato, per il momento appunto.

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• FASE TRE: ROTTURA DEL ‘PATTO DEL NAZARENO’, ANNULLATO LO SCONTO A MEDIASET L’improvviso cambio di rotta… per l’improvvisa rottura del ‘patto del Nazareno’ dopo l’elezione del Capo dello Stato: spunta un veloce un emendamento previsto nel ‘Milleproroghe’ dove veniva imposto il ritorno ai canoni del 2013 e un passaggio di competenze in materia dall’AGCom al MISE-Com. Della serie, quando si vuole un provvedimento parte velocissimo senza intoppi. Stavolta, però, le proteste sono di Mediaset che la prende come una punizione per la presunta rottura dell’intesa Renzi-Berlusconi, e questo confermerebbe quindi i sospetti sollevati in precedenza in tema di sconto-accordo.

• FASE QUATTRO: SALTA L’EMENDAMENTO, SI TORNA IN STALLO Data la situazione nuovamente incerta sulle intese tra Governo e Forza Italia, con presunti riavvicinamenti misti a fratture forse insanabili, si torna sulla difensiva, sul “prendere tempo” e, quindi, sullo stallo. In attesa di ridefinire bene come si predisporranno le forze politiche in tema di riforme, l’emendamento al ‘Milleproroghe’ è stato eliminato. Ritirando, quindi, l’emendamento per il pagamento dei canoni bisogna far riferimento al decreto Ministeriale dello scorso gennaio, che prevede il versamento di un acconto pari al 40% di quanto pagato nel 2013.

• FASE CINQUE: EMENDAMENTO PRONTO ALL’USO OPPURE SARA’ L’INFERNO Quello di cui sopra sarebbe un decreto ‘tampone’ in attesa che l’esecutivo predisponga una nuova norma che permetta di superare la delibera AGCom dello scorso settembre, che ha introdotto il nuovo sistema di calcolo per i canoni delle frequenze in linea con la Legge ‘Passera-Monti’, considerata però dal Governo ormai superata. La situazione, comunque resta al momento in stand-by, ma non potrà durare a lungo. Secondo alcune voci il Governo potrebbe ripresentare l’emendamento nel decreto su banche e investimenti. Tutto dipenderà da come si delineerà il quadro politico per il varo delle riforme. Certo è che se il provvedimento dell’AGCom passasse, non solo si riaprirebbe un contenzioso con la giustizia amministrativa, ma la Commissione UE stavolta non farebbe sconti.

LE INTESE RESTRITTIVE DI MERCATO L’ACCORDO SKY -SIAE Siae e Sky Italia hanno siglato un accordo di licenza per l'utilizzo dei contenuti di repertorio tutelati dalla Siae, Società

degli Autori ed Editori, su tutti i servizi e i canali di Sky Italia e Fox International Channel Italy. Questa partnership nasce da una comune visione degli sviluppi del mercato audiovisivo, in cui il consumatore sceglie liberamente come e quando vedere ciò che preferisce e gli operatori offrono i medesimi contenuti su tutte le diverse piattaforme distributive, anche con differenti modelli di business.

NON SI PUO PARLARE DI PLURALISMO SE NON VENGONO GARANTITI DIRITTI DI ACCESSO ALLE TV LOCALI

Il mercato televisivo italiano continua a “restringersi” sempre di più, sia esso quello a pagamento logorato dal monopolio di Sky sul satellite, sia quello free sul digitale terrestre. Con questo ennesimo accordo la visione di un mercato dei contenuti è sempre più offuscata da una library eccessivamente potente detenuta da pochi grandi operatori che dispongono ormai di pacchetti molto ricchi dei più variegati temi. Fino a quando non si pongono in essere azioni a tutela degli operatori più piccoli non si potrà mai parlare di pluralismo. In piena crisi è necessario aprire ai piccoli e medi operatori indipendenti la possibilità di accesso a contenuti liberi da ogni cavillo di ordine burocratico-legale e soprattutto economico. Nel pieno rispetto degli autori e della concorrenza, sarebbe necessario creare una fetta di “zona franca” e non continuare a veder prosciugare gli archivi delle tv locali costrette sempre di più a rifugiarsi in prodotti di scarsissima qualità. Per sostenere, anzi, per salvare il settore si deve agire su più fronti, ed uno di questi è proprio quello dei contenuti.

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MONOPOLIO MEDIASET

BERLUSCONI VENDE IL 7,79% DI MEDIASET E FA CASSA

PER 390 MLN DI EURO Berlusconi vende Mediaset. Non tutta la società ma una bella fetta del capitale del gruppo televisivo, il 7,79%, viene messa sul mercato e ceduta a investitori istituzionali italiani ed esteri. È un accelerated bookbuilding la procedura scelta da Fininvest per collocare i 92 milioni di azioni che, ai prezzi di borsa, vale più di 390 milioni. Al termine Fininvest passerà dall'attuale 41,28 al 33,4% del gruppo di Cologno Monzese. Manterrà quindi il potere di condizionare le assemblee straordinarie. Per dirla con le parole della società “potrà continuare ad assicurare a Mediaset la stabilità di un azionariato di riferimento”. Nessun disimpegno quindi, a dispetto delle ricorrenti voci di vendita del gruppo.

PROBABILE POTENZIAMENTO DELLA PAY PREMIUM PER AFFOS SARE DEFINITIVAMENTE IL PLURALISMO NELLA DTT A PAGAMENTO

L'obiettivo della dismissione lo spiega in una nota la holding che fa capo a Berlusconi: “La liquidità che si renderà disponibile con questa operazione consentirà tra l'altro a Fininvest di proseguire nel rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale della società e di agevolare eventuali investimenti in un'ottica di diversificazione del portafoglio azionario”. Ovviamente c'è chi scommette che le nuove risorse verranno investite nella partita della pay tv Mediaset Premium, destinata, secondo ipotesi peraltro smentite, a nozze con Sky. Mediaset, infatti, non ha mai voluto cedere il passo sul fronte pay cedendo alla forza di Sky, anzi, stando alla scelta di “farsi un buco in petto” con l’acquisto dei diritti per la Champions League 2015-2018, ha pienamente fatto capire al mercato di non mollare assolutamente e di voler puntare al vertice garantendosi il monopolio assoluto nel digitale terrestre pay.

FERMATE LA MORSA DEL FISCO TV LOCALI ALLO STREMO ASPETTANO UN CONDONO Nonostante i ripetuti appelli che stiamo rivolgendo al Governo di settimana in settimana, facendo presente la situazione di mercato in cui si trovano le tv locali, ormai esasperate, martoriate e decimate, non arriva ancora una mossa concreta e radicale. Nel frattempo Equitalia non si ferma e prosegue la sua azione esattoriale indiscriminata con il rischio di cancellare completamente un intero settore storicamente di elevato valore economico, culturale e professionale. La colpa la si vorrebbe imputare alla crisi economica ma, piuttosto, sembra chiaro che il maggiore imputato è il Governo che ha varato cattive normative e gestito malissimo il passaggio al digitale terrestre arrivando al disastro di oggi. Nessuna parte politica può essere innocente, destra, sinistra, centro, maggioranza e opposizione, tutti hanno responsabilità per essere arrivati a questa situazione. Ora, quindi, unico rimedio sarebbe quello di prendere provvedimenti al contrario, o almeno a tampone per un’emorragia inarrestabile: concedere urgentemente un condono fiscale e ridare ossigeno agli editori in modo da tentare di farli ripartire. Come già detto, si tratterebbe di un provvedimento ‘una tantum’ e avrebbe la benedizione anche della Commissione UE che già mesi fa, in generale, si era espressa a favore per contribuire a far ripartire gli investimenti in questo pesante momento di crisi internazionale.

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ASCOLTI RADIO PUBBLICATI I DATI DEL 2° SEMESTRE 2014 Pubblicati i nuovi dati Eurisko relativi al 2° semestre 2014, che registrano un calo generalizzato degli ascolti sul medium radiofonico (oggi a 33.883.000).

1. Al primo posto, come sempre, troviamo RTL 102,5 con 6.744.000 ascoltatori nel giorno medio (sostanzialmente stabile, registrando un -61.000 su un valore assoluto così alto da rendere la variazione impercettibile),

2. Seconda Radio Italia Solo Musica Italiana con 4.499.000, cresciuta per demerito altrui, avendo registrato -51.000 rispetto ai primi 6 mesi del 2014.

3. Al terzo posto per analogo motivo RDS (4.457.000 utenti). 4. Quarta Radio Dee Jay, con 4.436.000 (dopo aver perso ulteriori 253.000). 5. Lieve discesa per Radio 105 (gruppo Finelco), che registra 4.390.000 (55.000 ascoltatori in meno).

Rai Radio Uno (3.955.000, stabile). 6. Rai Radio Due con soli 2.270.000 (-129.000). 7. Tiene bene la seconda radio Finelco Virgin Radio con 2.285.000 (-18.000). 8. Radio 24 radicata a 1.965.000 (-17.000).

LE ALTRE NOVE EMITTENTI Corrono a breve distanza tra loro Kiss Kiss (1.759.000, raro segno positivo con +42.000), R 101 (1.714.000, pure in crescita di 55.000 unità), Radio Capital con segno negativo (1.702.000, con ben 87.000 ascoltatori in meno) insieme alla terza nota dolente per Elemedia, m2o (1.678.000 = -52.000). Concludono la classifica Rai Radiotre con 1.261.000 (-110.000), Radio Maria a quota 1.222.00 (mai così in basso con -160.000), una RMC (Finelco) bisognosa di cure con 1.158.000 ascolti (-64.000) e le nazionali per titolo giuridico Radio Radicale a 209.000 (-66.000) e Radio Padania a 128.000 (+16.000).

INTRECCI E AFFARI TV-TLC Spunta il nome di Tarak Ben Ammar tra i possibili nuovi consiglieri di Vivendi, il gruppo francese dei media e delle tlc che si appresta a diventare il primo azionista di Telecom Italia. Il possibile ingresso nel board di Vivendi di Ben Ammar, che è anche socio di Silvio Berlusconi, andrebbe quindi nella direzione di supportare l'integrazione tra tlc e tv per la diffusione dei contenuti. L'approdo di Vivendi nell'azionariato di Telecom Italia come primo socio è tuttavia ancora condizionato ai via libera da parte delle Autorità brasiliane che stanno guardando con attenzione agli effetti dell'operazione Gvt.

Quanto sinteticamente esposto darebbe più o meno idea di come sia forte l’intreccio tra società televisive e tra colossi Tv e TLC, in tutto pericolo per la concorrenza e pluralismo. Non dimentichiamo, inoltre, che a Ben Ammar farebbe capo il portafoglio di emittenti nazionali sportive di SportItalia sul digitale terrestre che proprio recentemente avevano recriminato una migliore posizione LCN sul telecomando.

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LA GUERRA DEL TELECOMANDO

TRA BIG PLAYERS IL GRUPPO RCS “CONQUISTA” IL CANALE 59

Mentre il telecomando versa ancora nella piena incertezza con una normativa annullata da Tar e Consiglio di Stato (ma ancora in vigore prima del varo delle nuove regole fissate, si spera, entro il mese di maggio), prosegue l’azione dei grossi editori nazionali per guadagnarsi posizioni migliori in termini di visibilità. Dopo Sky e Discovery, si concretizza lo sbarco di RCS sul N. 59, cosa che aveva già mandato in bestia Tarek Ben Ammar che pretendeva migliore posto per la sua SportItalia troppo dispersa come LCN.

0,6% di share, entro il 2015, questo è l’obiettivo ambizioso del gruppo RCS. I 14 giornalisti di redazione, guidati da Claudio Arrigoni e Andrea Monti, sono pronti per l’impresa. La nuova emittente non si occuperà solamente dello sport più amato dal pubblico italiano: molto spazio verrà dato anche al ciclismo, dal momento che RCS organizza grandi eventi quali il Giro d’Italia, la Milano-Sanremo, La Tirreno-Adriatico, il Dubai Tour e l’Abu Dhabi negli Emirati Arabi e al basket. Risultato? Digitale terrestre sempre più dominato dai grossi gruppi editoriali.

DTT: FREQUENZE NON ATTRIBUITE AD OPERATORI NAZIONALI PER VEICOLAZIONE CONTENUTI LOCALI

L’AGCOM VARA LA DELIBERA N. 44/15/CONS CON LA PROCEDURA PER L’ASSEGNAZIONE

Con la delibera 44/15/CONS l'AGCom ha disposto l'avvio delle procedure per la pianificazione delle frequenze attribuite a livello internazionale all'Italia e non assegnate a operatori di rete nazionali per il servizio televisivo digitale terrestre ai sensi dell’articolo 1, comma 147, lettera d) della legge 23 dicembre 2014, n.190. Si tratta dei canali UHF 58 e 59 del digitale terrestre appartenenti alla riserva interna, non attribuiti precedentemente.

Le procedure attraverso un beauty contest saranno svolte dalla Direzione Infrastrutture e Servizi di Media dell'AGCom. La graduatoria per gli operatori di rete si fonderà su diversi criteri, quali l'idoneità tecnica alla pianificazione e allo sviluppo della rete, la sostenibilità economica, patrimoniale e finanziaria e la capacità di realizzare l'infrastruttura diffusiva in tempi certi. Alla gara possono partecipare sia i player locali che i nazionali, con obbligo di trasporto locale, purché non risulti un numero sufficiente e idoneo dei primi istanti.

IL CNT-TPD RICORDA CHE NEL PROPRIO SITO

WWW.COORDINAMENTONAZIONALETELEVISIONI.IT È POSSIBILE CONSULTARE E SCARICARE TUTTI I NUMERI D EL ‘CNT-INFORMA’ GRAZIE

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DIRETTIVA SULL’AUDIOVISIVO

IN CORSO LA REVISIONE DELLA DIRETTIVA ENTRO IL 2016

“E’ appena iniziato il processo di revisione della direttiva Ue sull'audiovisivo. Si sta lavorando sull’idoneità normativa della direttiva, sulla semplificazione delle norme, sulla riduzione degli oneri amministrativi. Le aree su cui focalizzare l’attenzione sono tre: le norme sul Paese di origine, quelle sull’ambito di applicazione, e la regolamentazione tra broadcaster e operatori”. Lo ha detto Giuseppe Abbamonte, a capo della direzione “media&data” di Dg Connect, citato sul Corriere delle Comunicazioni. Abbamonte passa in rassegna tutte le questioni aperte sulla direttiva, sottolineandone gli aspetti critici e che hanno sollevato perplessità. Quanto alla norma sul Paese di origine, “stabilisce - spiega - che sulla base del diritto vigente nel paese in cui ho sede posso trasmettere i miei programmi in Europa. Alcuni Paesi dicono che questa norma distorce i principi della concorrenza: l’esempio è che alcuni produttori dagli Usa, come Netflix, si stabiliscono in Lussemburgo e applicano le norme in vigore in quel Paese, che non ha recepito in pieno alcuni principi Ue come quelli sulle limitazioni dei programmi che possono incitare alla violenza o all'odio, o quelle che impongono quote di promozione delle opere europee”. Nel focus anche l’ambito di applicazione nello spazio geografico e materiale: “Le norme si applicano alle aziende che hanno uno stabilimento nell'Unione europea - spiega Abbamonte - Questo vuol dire che provider russi o magrebini che possono venire a trasmettere in Ue senza dover sottostare alle regole che valgono per i produttori di contenuti europei”. E infine i soggetti a cui si applica la direttiva: “Si applica a tutti i fornitori di servizi audiovisivi, anche a quelli su Internet. Ma per i servizi lineari, per i broadcaster tradizionali, le norme sono più stringenti. I requisiti per applicare la direttiva sono quelli della responsabilità editoriale: ma gli user generated content - sottolinea - che non sono intermediati, sfuggono completamente al quadro regolamentare”. ANCHE L’AGCOM NEL GRUPPO DI LAVORO “Le soluzioni possono essere due: aumentare le regole per i servizi non lineari, o diminuire se non liberalizzare completamente i contenuti lineari - conclude Abbamonte - Ma questo comporterebbe soltanto una frammentazione delle norme, perché a regolare il settore sarebbero a quel punto le norme vigenti in ogni singolo Paese. A novembre 2014 il Consiglio ha chiesto una revisione urgente della normativa, e la Commissione Ue potrebbe presentare una propria proposta nel 2016. Intanto alla questione sta lavorando ERGA, il gruppo europeo che riunisce le autorità nazionali, un campo in cui AGCom è particolarmente attiva”.

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TELECOM TERZO MONOPOLISTA

DELLE FREQUENZE

Telecom Italia e Telecom Italia Media (società controllata e soggetta a direzione e coordinamento di Telecom Italia, che ne detiene direttamente e indirettamente il 77,71% del capitale ordinario e il 2,25% del capitale di risparmio) hanno approvato le linee essenziali del progetto di integrazione tra le due società da attuarsi nella forma di una fusione per incorporazione di Telecom Italia Media in Telecom Italia che sta lavorando da qualche mese al delisting della controllata delle frequenze televisive. Telecom Italia Media è la media company di Telecom Italia in cui fino a due anni erano concentrate le attività televisive del gruppo tlc. Gli asset sono stati dismessi prima con l'assegnazione al gruppo Cairo di La7 e La7d, poi con la vendita a Viacom della quota di maggioranza di MTV. In TiMedia restava la partecipazione del 70% di Persidera, joint venture delle frequenze televisive creata nel 2014 con il gruppo L'Espresso. Per quest'ultima attività era sta avviata in autunno una procedura di cessione poi sospesa a causa di offerte non soddisfacenti. E' adesso solo Telecom Italia a detenere la quota di controllo di Persidera.

IN BREVE

IMPIANTI TELEVISIVI DATABASE CONSULTABILE:

http:www.sviluppoeconomico.gov.it/programmi_televisivi/home.html .

Allo stesso indirizzo sono pubblicati anche i dati relativi ai monitoraggi dei programmi televisivi, effettuati dagli Ispettorati Territoriali , direttamente sul territorio, almeno ogni due mesi.

ADERISCI ALLA

NOSTRA ASSOCIAZIONE Questo momento delicato per le emittenti locali e nazionali indipendenti vede il CNT-TPD fortemente attivo sul campo allo scopo di tutelarle. Gli editori che lo volessero, possono aderire allo nostra associazione collegandosi al sito: www.coordinamentonazionaletelevisioni.it dove poter scaricare il modulo di adesione. Uniti si vince .

DIRITTI SPORTIVI TV COPPA ITALIA E SUPERCOPPA

La Lega Nazionale Professionisti Serie A, ha pubblicato l' Invito alla presentazione di offerte per l’acquisizione in licenza di Diritti Audiovisivi relativi alla Competizione della Coppa Italia e della Supercoppa Italiana delle Stagioni Sportive 2015/2016, 2016/2017 e 2017/2018, in ossequio alle previsioni del Decreto Legislativo 9 gennaio 2008, n. 9 e alle Linee Guida approvate dall’AGCom con delibera n. 150/14/CONS del 9 aprile 2014 e dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato con provvedimento in data 9 aprile 2014. E' superfluo dire che coloro che acquisiranno i diritti saranno i soliti monopolisti, il terzetto Sky, Mediaset, Rai, in un mercato ormai completamente schiavo della anti concorrenza.

Comunicazione per i destinatari di “CNT Informa”: In base all’art. 13 del Decreto Legislativo N°196 del 2003, i vostri recapiti vengono utilizzati esclusivamente ai fini di questo servizio di informazione e non sono, pertanto, comunicati e/o diffusi a terzi. Nel caso non desideriate ricevere più il “CNT Informa”, ed essere cancellati dal suo elenco, inviate un fax al N. 0818370421 oppure una e-mail all’indirizzo [email protected]

Direttore Responsabile: Manfredi Pagano Reg.Tribunale di Napoli N. 4/07 del 17/01/2007 SEDE: Piazza Municipio, 80 - 80133 NAPOLI

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