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la newsletter di Coldiretti cremona
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Le produzioni, l’ambiente, l’alimentazione Coldiretti Cremona Informa, Anno VI
NewsLetter
Informazione online
Venerdì 29/07/2011 – Anno VI, Numero 29
Speciale dedicato alla manifestazione organizzata martedì 26 luglio a Milano
GLI ALLEVATORI ITALIANI
PORTANO I MAIALI IN PIAZZA DEGLI AFFARI
“L’economia di carta sta uccidendo quella reale”
………………………………………………………………………… …………………
Convocato il tavolo per il piano suinicolo Marini: “Bene l’iniziativa del Mipaaf”
Importante risultato ottenuto grazie alla denuncia di Coldiretti con centinaia di allevatori martedì in piazza Affari a Milano
“È importante la convocazione per il giorno 29 luglio 2011 del tavolo suinicolo da parte del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, per la definizione delle linee attuative del piano di settore della filiera”.
Lo ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini nell’esprimere apprezzamento per la sollecita risposta del Ministero alle difficoltà evidenziate dagli allevatori della Coldiretti provenienti dalle diverse Regioni con la grande manifestazione svoltasi martedì 26 luglio davanti a Piazza Affari a Milano, dove sono stati portati i maiali.
“Occorre affrontare con decisione le distorsioni della filiera che - sottolinea Marini - sono favorite nella mancanza di trasparenza sull’origine della carne di maiale e dei salumi, che danneggia allevatori e consumatori”.
La carne di maiale fresca o trasformata è la più acquistata dagli italiani che ne consumano ben 37,2 chili a testa, ma in dieci anni si è ridotto dell’85% il numero delle stalle italiane che è passato dalle 193mila del 2000 alle 26mila attuali dove si allevano 9,3 milioni di maiali soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto, ma anche l’Umbria e la Sardegna sono regioni vocate. Una situazione che rischia di aggravarsi con effetti anche occupazionali nella filiera della carne suina dove lavorano in Italia circa 120mila addetti tra allevamento, macellazione, trasformazione e distribuzione.
Non mancheremo, nelle prossime uscite di questa newsletter, di dare notizia in merito ai
contenuti e agli sviluppi del tavolo suinicolo convocato oggi presso il Ministero per le Politiche
Agricole (vedi pagina 12 di questa newsletter)
Dedichiamo l’intera newsletter di questa settimana alla grande manifestazione svoltasi martedì in piazza Affari a Milano, alla quale Coldiretti Cremona ha dato un fattivo contributo, con la partecipazione di numerosi allevatori (e anche portando alcuni maiali davanti alla sede della Borsa). Proponiamo la cronaca dell’iniziativa attraverso i comunicati stampa che nel corso della giornata sono stati diffusi, e che illustrano finalità e contenuti della mobilitazione di Coldiretti. Completano questo numero ‘monografico’ di Coldiretti Cremona Informa alcune fotografie, che testimoniano il successo della manifestazione e la nostra adesione.
ORE 9.30 – 1° “REPORT” DELLA GIORNATA
LA BORSA APRE CON I MAIALI
CHE RAZZOLANO IN PIAZZA AFFARI
Blitz della Coldiretti per denunciare che l’economa di carta uccide quella reale Dall’apertura della Borsa di questa mattina ci sono i maiali a razzolare davanti a Piazza Affari a Milano dove sono già quasi un migliaio gli allevatori della Coldiretti arrivati dalla Lombardia, dal Veneto, dall’Emilia Romagna, dal Piemonte, dalla Toscana, dalle Marche e dal Friuli per denunciare le speculazioni internazionali sulle materie prime, dall’oro al petrolio fino ai mangimi, che hanno fatto impennare i costi per l'alimentazione degli animali e messo in ginocchio migliaia di allevamenti e la vera salumeria Made in Italy. Le speculazioni su materie prime ed energia - stima la Coldiretti - sono costate in un anno almeno 300 milioni agli allevatori di maiali
italiani con migliaia di aziende che hanno chiuso o stanno per farlo. Gli allevatori vogliono consegnare piccoli maiali con coccarda tricolore agli operatori della borsa, perché dicono di non essere più in grado di farli crescere anche per la concorrenza sleale dei prodotti stranieri che vengono spacciati come Made in Italy. “La
speculazione è servita a tavola”, “Meno finanza e più stalle”, “La globalizzazione senza regole tratta il cibo come i frigoriferi”, “Giù le mani dal Made in Italy”, sono alcuni degli slogan urlati dai manifestanti “armati” di cartelli e bandiere gialle.
ORE 10.45 – 2° “REPORT” DELLA GIORNATA
LA DENUNCIA: I PREZZI AUMENTANO
DI 5 VOLTE DAL MAIALE ALLA BRACIOLA Dal maiale alla braciola i prezzi aumentano di almeno 5 volte per effetto delle distorsioni che si verificano nel passaggio dalla stalla alla tavola, con gli allevatori che sono costretti a chiudere le stalle e i consumatori a rinunciare alla carne. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti che ha portato i maiali davanti a piazza affari a Milano per denunciare le speculazioni sul cibo. Gli allevatori di maiali - denuncia Coldiretti - sono stretti nella morsa dell’aumento dei costi di produzioni con le speculazioni sulle materie prime che hanno determinato rincari del 17% dei mangimi e delle distorsioni di filiera che sottopagano il nostro prodotto ad appena 1,4 euro al chilo mentre la braciola di maiali è venduta mediamente a 6,85 euro al kg, secondo le elaborazioni su dati sms consumatori.
Il risultato è che per ogni euro speso per l’acquisto di carne di maiale appena 15,5 centesimi arrivano all’allevatore, 10,5 al macellatore, 25,5 al trasformatore e ben 48,5 alla distribuzione commerciale. Un’analisi che dimostra come nella forbice tra prezzi alla produzione e al consumo vi sia sufficiente margine per garantire un’adeguata remunerazione agli allevatori e
non aggravare i bilanci delle famiglie.C’è un rischio di estinzione concreto per gli allevamenti italiani e con essi - sostiene la Coldiretti - dei prelibati prodotti della norcineria nazionale dalle tavole degli italiani, con ben 33 prodotti che hanno ottenuto dall’Unione Europea il riconoscimento di denominazione di origine: dal prosciutto di Parma al san Daniele fino culatello di Zibello. La carne di maiale fresca o trasformata è la più acquistata dagli italiani che ne consumano ben 37,2 chili a testa ma in dieci anni - sottolinea la Coldiretti - si è praticamente dimezzato il numero delle stalle italiane (-85%) che è passato dai 193mila del 2000 alle 26mila attuali dove si allevano 9,3 milioni di maiali soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto ma anche l’Umbria e la Sardegna sono regioni vocate. Nel 2010 l’Italia ha
importato quasi un milione di maiali dall’estero (+22% rispetto al 2009) ed oltre un milione di tonnellate di carne di maiale (+12%). Questo significa che oltre un terzo (34%) della carne di maiale, salumi o prosciutti consumati in Italia è stata in realtà ottenuta da maiali allevati all’estero. Una situazione che rischia di aggravarsi con effetti anche occupazionali nella filiera della carne suina dove lavorano in Italia circa 120mila gli addetti tra allevamento, macellazione, trasformazione e distribuzione.
ORE 12.05 – 3° “REPORT” DELLA GIORNATA
MADE IN ITALY: 3 PROSCIUTTI SU 4 VENGONO DA MAIALI STRANIERI
Tre prosciutti su quattro venduti in Italia sono in realtà ottenuti da maiali allevati all’estero, ma i consumatori non lo sanno perché non è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza. E’ quanto afferma la Coldiretti che ha portato i maiali davanti a Pazza Affari a Milano per denunciare le speculazioni sul cibo. L’Italia ha importato 62 milioni di cosce di maiale destinate, con la trasformazione e la stagionatura, a diventare prosciutti “Made in Italy” con un inganno nei confronti dei consumatori e danni per i produttori che subiscono una concorrenza sleale.
Anche perché, mentre negli allevamenti italiani i maiali sono alimentati con prodotti di qualità sulla base di rigorosi disciplinari di produzione “Dop”, all’estero si usano spesso sottoprodotti se non addirittura sostanze illegali come è accaduto nel recente scandalo dei mangimi alla diossina prodotti in Germania e utilizzati negli allevamenti di polli e maiali.
Sul mercato - sostiene la Coldiretti - è facile acquistare prosciutti contrassegnati dal tricolore, con nomi accattivanti come prosciutto nostrano o di montagna che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. Una situazione favorita dall’inerzia dell’Unione Europea che dopo i recenti allarmi sanitari ha deciso di estendere con un regolamento l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne di maiale, al pari di quanto è stato fatto con quella bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ad esclusione però degli alimenti trasformati come salami e prosciutti dove più spesso si nasconde l’inganno. Gli allevatori della Coldiretti chiedono che vengano emanati i provvedimenti applicativi previsti dalla legge nazionale sull’etichettatura di origine approvata all’unanimità dal Parlamento italiano all’inizio dell’anno che prevede l’obbligo di indicare l’origine per tutti gli alimenti.
ORE 15.30 – 4° “REPORT” DELLA GIORNATA
A fine mattinata, in piazza Affari gremita di allevatori, il Presidente di Coldiretti Lombardia Nino Andena
ha comunicato l’importante conquista, frutto della imponente manifestazione organizzata da Coldiretti
CONVOCAZIONE DEL TAVOLO PER IL PIANO SUINICOLO
Il Presidente Marini: “Occorre affrontare con decisione le distorsioni della filiera”
L’importante notizia viene comunicati a fine mattinata ai numerosissimi allevatori di Coldiretti riuniti in piazza Affari. E’ il Presidente di Coldiretti Lombardia Nino Andena ad annunciare la convocazione da parte del Ministero delle Politiche Agricole del tavolo che dovrà proporre un piano a tutela del settore suinicolo, duramente provato da una crisi ormai insostenibile. Per tutti i presenti, così come per tutti gli organi di stampa nazionale (giornali, televisioni, radio, siti e giornali online, presenti veramente in massa alla manifestazione), non c’è dubbio: è una concreta conquista, frutto della denuncia degli imprenditori agricoli di Coldiretti. “È importante la convocazione per il giorno 29 luglio 2011 del tavolo suinicolo da parte del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, per la definizione delle linee attuative del piano di settore della filiera” afferma il Presidente della Coldiretti Sergio Marini, nell’esprimere apprezzamento per la sollecita risposta del Ministero alle difficoltà evidenziate dagli allevatori della Coldiretti provenienti dalle diverse Regioni con la manifestazione davanti a Piazza Affari a Milano dove sono stati portati i maiali. “Occorre affrontare con decisione le distorsioni della filiera che - sottolinea Marini - sono favorite nella mancanza di trasparenza sull’origine della carne di maiale e dei salumi, che danneggia allevatori e consumatori”.
La manifestazione sul Punto Coldiretti Il giornale online delle imprese del sistema agroalimentare
Grande spazio alla manifestazione svoltasi a Milano martedì 26 luglio è dedicato su Il Punto
Coldiretti, il giornale online rivolto alle imprese del sistema agroalimentare, creato dalla Coldiretti, la prima Organizzazione degli imprenditori agricoli del Paese. L’indirizzo online è: www.ilpuntocoldiretti.it.
ORE 16.08 – 5° “REPORT” DELLA GIORNATA
COLDIRETTI L0MBARDIA
Le voci degli allevatori davanti alla Borsa:
“E’ la peggiore crisi della nostra vita”
Duramente colpiti dalla speculazione che ha fatto esplodere i prezzi dei mangimi, alle prese con costi di produzione ormai insostenibili, sempre in prima linea – nonostante le tante difficoltà – nell’impegno di garantire la vera qualità Made in Italy. Questi sono gli allevatori di Coldiretti, numerosissimi a Milano, in piazza Cordusio e in piazza Affari, davanti alla Borsa, per sottolineare le gravi difficoltà dell’economia reale, schiacciata
dall’economia di carta. Ecco le loro voci.
Carlo Lorenzini, 62 anni, del
Lodigiano: “Faccio queste mestiere da
sempre e prima di me c’era mio padre.
Abbiamo 1.800 scrofe e 12 mila maialini
all’anno, con due stalle a Maccastorna e
a Castiglione. In vita mia non ho mai
visto una crisi del genere. Le speculazioni
internazionali stanno gonfiando i prezzi
dei mangimi. Le banche poi non ti danno
una mano, mentre prima ti inseguivano
per prestarti i soldi. Per andare avanti
abbiamo ridotto gli animali”.
Alessandro Ubiali, 65 anni, di Villa Cortese
(Milano): “Gestiamo un allevamento di bovini e i prezzi del foraggio, per dinamiche e speculazioni a livello internazionale, sono andati alla stelle, mentre quelli della carne alla stalla sono rimasti fermi. Al dettaglio invece poi succede tutt’altro. Negli allevamenti si rischia un corto circuito fra costi di produzione e quello che poi riusciamo a incassare. Se va avanti così non so proprio come andremo a finire, almeno in Italia”.
Gianluigi Ticozzi, 63 anni, di Abbiategrasso
(Milano): “Ho allevato suini per oltre 35 anni.
Ma adesso non ce la faccio più: sto vendendo
gli animali. Mio figlio ci terrebbe a fare l’allevatore di suini, ma per adesso è andato a
lavorare in un’azienda di frutti di bosco. Se poi il mio settore si riprenderà, allora
cercherò di ripartire con un piccolo allevamento. Dovrò ricominciare da zero”.
COLDIRETTI LOMBARDIA: le voci degli allevatori
Andrea Cristini, 40 anni, di Isorella (Brescia): “La situazione è disastrosa: troppo inefficienza e troppa concorrenza sleale all’interno di un unico circuito DOP che raccoglie tutte la produzione, crea un blocco al mercato e i prezzi scendono sempre più e le banche che, se fino a qualche anno fa inseguivano le aziende suinicole come modello di sviluppo per l’impresa agricola del futuro, oggi lo vedono come un settore ad alto rischio e si tengono ben alla larga dal dare aiuti e supporti”.
Claudio Cestana, 36 anni, Ma-
nerbio (Brescia): “Ho cominciato
a 18 anni, ma in questi ultimi mesi è
diventata insostenibile la con-
correnza dei suinetti nati all’estero
e venduti in Italia a prezzi bassi.
Sarebbe necessario fare chiarezza
anche su questa vicenda, partendo
dall’origine in etichetta, che
specifichi anche il luogo di nascita dell’animale. Il consumatore queste cose non le sa,
perché qualcuno ha interesse a non dirle”.
Angiola Tomasoni, Offlaga (Brescia), laureata in legge aveva iniziato il tirocinio presso un avvocato, ma poi ha deciso di mollare tutto per allevare suini: “Oggi è difficile anche per chi ha una situazione aziendale sotto controllo. Non ci sono regole chiare, il mercato non segue una logica: sia che la richiesta aumenti o diminuisca, il prezzo comunque scende, mentre il costo della materia prima oggi è del 30% in più”. “Faccio una domanda:
come mai i prosciuttifici aderenti al Consorzio di garanzia hanno in deposito 9 milioni di cosce di suino italiano e ben 54 milioni di cosce “nostrane” estere?”.
Adriano Treccani, 50 anni di Castiglione delle Stiviere (Mantova): “Abbiamo deciso di
chiudere il nostro allevamento di suini. Dal punto di vista economico gli ultimi tre anni
sono stati una grande sofferenza. Fino a marzo 2011 avevamo 2.500 capi, ma il costante
aumento del costo delle materie prime ci ha costretti a venderli tutti e continuare con i
suini in soccida. Abbiamo deciso di diversificare la produzione orientandoci sul mais,
sull’allevamento di qualche capo bovino e sull’agriturismo”.
COLDIRETTI LOMBARDIA: le voci degli allevatori
Antonio Chizzoni, 50 anni, di Rodigo (Mantova): “Allevo 3.000 suini all’anno, in gran parte destinati ai grandi salumifici del prosciutto San Daniele e Parma. Uso cereali di altissima qualità, ma i costi del mangime sono diventati insostenibili. C’è poi una concorrenza sleale da parte del mercato estero, dove l’alimentazione degli animali non rispecchia gli standard qualitativi che in Italia invece sono molto rigidi. Le DOP per i
nostri salumi, dovrebbero tutelare non solo il prodotto finito, ma anche il produttore onesto che ha lavorato garantendo la miglior qualità di alimentazione per il suino”.
Armando Tamagni, 30 anni, di
Dovera (Cremona). Prosegue nel lavoro del padre. Un lavoro che gli piacerebbe trasmettere al figlio, di 19 mesi. “La nostra azienda conta circa 1000 posti ad ingrasso e un centinaio di
scrofe. Abbiamo 700 pertiche di terra che ci rendono autosufficienti per l’approvvigionamento di mais: questa è un’importante marcia in più, visti i costi proibitivi legati all’alimentazione degli animali. Rispetto alle spese che si sostengono per crescere i suini, i prezzi che poi ci impongono ai macelli non sono remunerativi. In questi giorni sto modificando il mio allevamento, eliminando tutte le scrofe. Un mercato così instabile, con questi prezzi, non mi permette di investire per adeguare la scrofaia alle nuove norme che entreranno in vigore dal 2013, nell’ambito delle direttive per il benessere animale”.
Roberto Antonioli, 61 anni, di Vescovato (Cremona): “Allevo circa 10.000 suini
all’anno, comprendendo tutto il ciclo. Da tre/quattro anni non si riesce più a fare bilancio.
Le strutture costano, mentre le rese sono basse. La spesa dell’alimentazione, soprattutto, è
aumentato in maniera insostenibile. E poi ci sono tutte le spese che dobbiamo affrontare
per gli adempimenti burocratici, per le normative cui ci dobbiamo attenere. Produciamo in
base ai disciplinari del prosciutto di Parma, che sono molto rigorosi e prevedono una serie
di controlli. Dopo di che il nostro prodotto, perfetto dal punto di vista della qualità e della
sicurezza, si trova ad affrontare la concorrenza sleale di carne che arriva dall’estero,
stagiona qui e poi viene spacciata per italiana, a danno sia nostro che dei consumatori”.
In azienda c’è anche Serena Antonioli, 34 anni: “Lavoro accanto a mio padre dal ’96. E’ un impegno cui ci si dedica 365 giorni l’anno. Ed è una grande passione: allevatori si nasce. Posso testimoniare che, nella nostra provincia, vari allevamenti hanno già chiuso. Noi stiamo riducendo il numero delle scrofe. Ma teniamo duro, non ci arrendiamo . A Cremona si aggiunge il problema del proliferare dei grandi impianti a biogas che consumano ‘materia nobile’, cioè il trinciato. Così il mais ha raggiunto prezzi assurdi: chi deve alimentare un mega-impianto a biogas se li può permettere, ma per un allevatore sono insostenibili”.
COLDIRETTI LOMBARDIA: le voci degli allevatori
Gianpietro Ceribelli, 49 anni, di Romano di Lombardia (Bergamo): “Ho un
allevamento di suini all’ingrasso, ho iniziato vent’anni fa prendendo le redini dell’azienda
dalle mani di mio padre. Nel corso degli anni ho superato con grande fatica le emergenze
sanitarie che si sono susseguite e con l’intenzione di ampliare l’allevamento, ho adottato
il ciclo chiuso per avere i suinetti in azienda e non dover dipendere dal mercato. Ho
puntato sulla qualità, ma oggi questa non ci viene riconosciuta e con l’aumento
vertiginoso dei costi di produzione ho difficoltà a far quadrare i conti".
Cristian Del Molino, 33 anni, di Travedona Monate (Varese): “Ho un piccolo allevamento di suini e bovini da carne. Quando l’ho avviato ho capito che i tempi sarebbero stato difficili, ma non mi sono mai arreso. Oggi i costi sono diventati una palla al piede ma vado avanti, anche grazie alle vendite dirette nei mercati della Coldiretti. Per i salami uso solo gli animali del mio allevamento e spiego ai consumatori che con noi agricoltori non raccontiamo storie su dove arrivano i nostri prodotti. Possono dire lo stesso quelle industrie che per i prosciutti usano le cosce straniere?”.
Natalia Burbello , 43 anni, veterinaria e allevatrice di suini a Verderio (Lecco): “Siamo in una zona, quella della Brianza lecchese, dove ci sono grandi salumifici
industriali. Noi resistiamo perché ci siamo strutturati con un piccolo allevamento, con un
macello a marchio Cee e con i locali dove trasformiamo la carne suina in insaccati che
vendiamo direttamente ai consumatori. Dopo gli investimenti che abbiamo affrontato, se
vuoi resistere non c’è alternativa. L’aumento delle materie prime provocato dalle
speculazioni finanziarie lo stiamo sentendo eccome, ma andiamo avanti grazi alle
innovazioni introdotte. Certo spiace che non ci sia ancora l’origine in etichetta mentre
ogni giorno Tir provenienti da tutta Europa vanno verso gli stabilimenti della zona con
cosce che poi diventano ad insaputa dei consumatori prodotti Made in Italy”.
Angelo Pina, 49 anni di Vidigulfo (Pavia): “Io e i miei fratelli alleviamo suini. Abbiamo ampliato l’attività per restare insieme sulla terra che era dei nostri genitori. Per coronare il nostro sogno, abbiamo affrontato un forte investimento, facendo i calcoli sulla base di una ragionevole stima del rischio, ma le cose sono cambiate drasticamente e ora è molto difficile: la spesa dell’alimentazione è aumentata anche del 40%, mentre i prezzi di vendita si sono contratti e i costi generali sono saliti. Subiamo una concorrenza sleale dall’estero e la qualità che noi garantiamo non ci offre la certezza di riuscire a vendere i nostri prodotti al giusto valore perché ai macellatori importa solo il prezzo”.
Luigi Cotta Ramusino, 55 anni di Vidigulfo (Pavia): “Allevo suini da oltre trent’anni
facendo il ciclo chiuso. Ho le scrofe, produco i suinetti e vendo l’ingrasso per i consorzi di
Parma e San Daniele. Ho visto molti momenti di crisi ma mai come adesso e per così
lungo tempo. Il problema è che noi dobbiamo attenerci ai disciplinari dei consorzi che
sono molto rigidi e implicano costi elevati poi la nostra carne entra in concorrenza con le
cosce estere che vengono stagionate in Italia e si confondono con la nostra produzione”.
ORE 16.10 – 6° “REPORT” DELLA GIORNATA
COLDIRETTI LOMBARDIA:
Suinicoltura, patrimonio da tutelare
In Italia si allevano quasi 9 milioni di suini, la Lombardia ne custodisce oltre il 50%
Il patrimonio suinicolo lombardo nel 2010:
(Elaborazione Coldiretti su dati Istat e Regione Lombardia)
TOTALE ITALIA 9.321.100
Varese 1.289
TOTALE 4.964.566
Como 2.054
Sondrio 1.921
Monza e Brianza 3.738
Lecco 2.545
Pavia 227.884
Milano 86.620
Lodi 400.639
Bergamo 379.109
Mantova 1.300.356
Cremona 1.032.211
SUINI IN LOMBARDIA
Province 2010
Brescia 1.526.200
I numeri della crisi:
Allevamenti italiani in rosso per 300 milioni di euro: costi di produzione troppo alti e ricavi troppo bassi
In dieci anni si è perso l’85% degli allevamenti italiani: dai 193 mila allevamenti del
2000 si è scesi ai 26 mila del 2010
Fra il 2000 e il 2010 le aziende suinicole lombarde sono scese da 7.487 a 2.639 con un calo del 65%
Nel 2010 l’ Italia ha importato un milione di capi. L’export dei suini è crollato del
70% rispetto al 2009
ORE 17.12 – 7° “REPORT” DELLA GIORNATA
CRISI: COLDIRETTI, MAIALI ASSEDIANO BORSA
IL MINISTERO CONVOCA IL TAVOLO
Oltre un migliaio di allevatori provenienti da diverse regioni con i propri maiali hanno posto sotto assedio la Borsa di Milano per denunciare i danni provocati dalla speculazione finanziaria internazionale all’economia reale di uno dei settori simbolo del Made in Italy che fattura in Italia e nel mondo oltre 20 miliardi di euro. Al termine della mobilitazione è giunta la notizia della convocazione per il giorno 29 luglio 2011 del tavolo suinicolo da parte del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, per la definizione delle linee attuative del piano di settore della filiera”, salutata positivamente dal Presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini. Un patrimonio messo a rischio dalle speculazioni internazionali sulle materie prime, dall’ oro alla benzina fino ai mangimi, che hanno fatto impennare i costi per l'alimentazione degli animali (+17%) e dalla mancanza di trasparenza sul mercato dove ben 3 prosciutti sui 4 venduti in Italia sono ottenuti da maiali stranieri, senza alcuna indicazione per i consumatori. Le speculazioni su materie prime ed energia - stima la Coldiretti - sono costate in un anno almeno 300 milioni agli allevatori di maiali italiani con migliaia di aziende che hanno chiuso o stanno per farlo. Gli allevatori hanno dato in “adozione” alcuni piccoli maiali con tanto di coccarda tricolore agli operatori della borsa perché sostengono di non essere più in grado di farli crescere. “La speculazione è servita a tavola”, “ “Meno finanza e più stalle”, “Giù le mani dal Made in Italy” sono alcuni degli slogan urlati dai manifestanti “armati” di cartelli e bandiere gialle. La speculazione si estende dalla borsa al mercato dove, secondo un’analisi della Coldiretti, dal maiale alla braciola i prezzi aumentano di almeno cinque volte per effetto delle distorsioni che si verificano nel passaggio dalla stalla alla tavola con gli allevatori che sono costretti a chiudere le stalle e i consumatori a rinunciare alla carne. Dal maiale alla braciola il prezzo passa da 1,4 euro al chilo a 6,85 euro al chilo, secondo le elaborazioni sui dati sms consumatori. Il risultato è che per ogni euro speso per l’acquisto di carne di maiale appena 15,5 centesimi arrivano all’allevatore, 10,5 al macellatore, 25,5 al trasformatore e ben 48,5 alla distribuzione commerciale. C’e’ un rischio di estinzione concreto per gli allevamenti italiani e con essi - sostiene la Coldiretti - dei prelibati prodotti della norcineria nazionale dalle tavole degli italiani con ben 33 prodotti che hanno ottenuto dall’Unione Europea il riconoscimento di denominazione di origine: dal prosciutto di Parma al san Daniele fino culatello di Zibello. Tre prosciutti su quattro venduti in Italia sono in realtà ottenuti da maiali allevati all’estero, ma i consumatori non lo sanno perché non è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza. L’Italia - sottolinea la Coldiretti - ha importato 62 milioni di cosce di maiale destinate, con la trasformazione e la stagionatura, a diventare prosciutti “Made in Italy” con un inganno nei confronti dei consumatori e danni per i produttori che subiscono una concorrenza sleale. Anche perché, mentre negli allevamenti italiani i maiali sono alimentati con prodotti di qualità sulla base di rigorosi disciplinari di produzione “Dop”, all’estero si usano spesso sottoprodotti se non addirittura sostanze illegali come è accaduto nel recente scandalo dei mangimi alla diossina prodotti in Germania e utilizzati negli allevamenti di polli e maiali. Sul mercato - sostiene la Coldiretti - è facile acquistare prosciutti contrassegnati dal tricolore, con nomi accattivanti come prosciutto nostrano o di montagna, che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. Una situazione favorita dall’inerzia dell’Unione Europea che dopo i recenti allarmi sanitari ha deciso di estendere con un regolamento l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne di maiale, al pari di quanto è stato fatto con quella bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ad esclusione però degli alimenti trasformati come salami e prosciutti dove più spesso - sostiene la Coldiretti - si nasconde l’inganno. Gli allevatori della Coldiretti chiedono che vengano emanati i provvedimenti applicativi previsti dalla legge nazionale sull’etichettatura di origine approvata all’unanimità dal Parlamento italiano all’inizio dell’anno che prevede l’obbligo di indicare l’origine per tutti gli alimenti.
NEWS 29 LUGLIO 2011 - ORE 16.30 – TAVOLO SUINICOLO
OGGI IL TAVOLO SUINICOLO COLDIRETTI: BENE IL “PIANO”, MA IN TEMPI RAPIDI
Maggiori controlli all’importazione e l’approvazione dei decreti applicativi della legge nazionale sull’etichettatura che consenta di rendere riconoscibile al consumatore italiano non soltanto la provenienza della carne fresca di maiale, ma anche quella dei trasformati che rappresentano il 70% della produzione suinicola del nostro Paese. E’ quanto ha richiesto dalla Coldiretti in occasione del tavolo suinicolo promosso dal ministro per le Politiche agricole Saverio Romano, nel corso del quale sono state illustrate le linee del piano di settore che a metà settembre dovrà essere valutato dalla Conferenza Stato-Regioni. Per la Coldiretti è indispensabile partire con un piano di ristrutturazione che preveda, tra l’altro, disposizioni per il congelamento, per due anni, della situazione debitoria delle imprese di allevamento, misure per evitare azioni speculative sulle materie prime anche in relazione all’utilizzazione del mais nella produzione di biogas, l’attivazione di un piano per la produzione di suini leggeri allevati in Italia e contratti per la fornitura di suini all’industria prevedendo prezzi che tengano conto dei costi di produzione. Infine – conclude la Coldiretti – occorre alzare i livelli di controllo alle frontiere delle carni di maiale di provenienza non solo extracomunitaria, ma anche comunitaria, in modo da evitare i ricorrenti, e più volte denunciati, fenomeni di agropirateria.
Coldiretti Cremona in prima linea in piazza Affari a Milano:
Cronaca della giornata online e in tv
La cronaca dell’importante giornata vissuta martedì 26 luglio a Milano, da piazza Cordusio (dove si è aperto il presidio degli agricoltori di Giovani Impresa) a piazza Affari (con centinaia di allevatori, che hanno condotto alcuni maiali fin nel cuore finanziario della Regione), è al centro della puntata di questa settimana di W l’Agricoltura, la tra-smissione di agricoltura, am-biente e alimentazione propo-sta da Coldiretti Cremona su Telecolor e Primarete. Dopo la messa in onda di ieri sera (come ogni giovedì, alle ore 20.15 circa), diamo appuntamento alla replica di domenica, alle ore 13. I servizi trasmessi in tv saranno successivamente pubblicati sul sito di Coldiretti Cremona, all’indirizzo www.cremona.coldiretti.it. Sul nostro sito sono presenti anche comunicati stampa e fotografie, dedicati alla manifestazione fin qui descritta.
MERCATI – DA VENERDI’ 22
A GIOVEDI’ 28 LUGLIO 2011
PRODOTTO Unità di
misura
CREMONA
MILANO
MANTOVA
MODENA
FRUMENTO tenero buono
mercantile Tonn. 209-211 226-229 214-219
(fino) 223-228
GRANOTURCO ibr. naz.
14% um. Tonn. 271-272 281-282 273-275 277,0-278
SEMI di SOIA Nazionale
Tonn. n.q. 405-407 392,0-397 Sorgo nazionale
n.q.
ORZO naz. p.spec. 55-60
p.spec. 66-68 Tonn.
205 – 212 199 – 204
219-222 229-231
203-210 219-226
(p.spec. 63-65)
213-216
CRUSCA alla rinfusa
Tonn. 168 – 170 154-155 163,0-166 151,0-152,0
FIENO Magg.
Agostano Tonn.
130 – 150 di erba med: 130-150
116-130 n.q.
Magg. 2° taglio
in cascina n.q.
Medica fienata 1° t.
115,0-125,0
PAGLIA press. (rotoballe) ’10
Tonn. 100 – 110 108-120 Erba med f. 2° t.
100-105 Paglia di frumento
press. ball. 65-70
SUINI lattonzoli locali
15 kg 3,280 3,270 3,170 3,210
SUINI lattonzoli locali
25 kg 2,360 2,380 2,260 2,350
SUINI lattonzoli locali
30 kg 2,240 2,260 2,140 2,230
SUINI lattonzoli locali
40 kg 2,040 2,030 1,980 2,040
SUINI da macello
156 kg 1,360 1,418 n.q. (da 144 a 156 kg)
1,371
SUINI da macello
176 kg 1,420 1,393 n.q. (da 156 a 176 kg)
1,425
SUINI da macello
Oltre
176 kg 1,390 1,353 n.q.
(da 176 a 180 kg) 1,395
VACCHE FRIS. 1° qualità (p.v.)
kg. 2,30-2,70 MONTICHIARI
1,15-1,25
da macello 1,140-1,240
VACCHE FRIS. 2° qualità (p.v.)
kg. 2,00-2,25 MONTICHIARI 0,85-0,98
0,88-0,98
MANZE scott. 24 mesi
kg. 2,20-2,40 Vitelloni da macello
24/30 mesi 1,25-1,35
1,01-1,180
Vitelloni femm. da macello pezz. nere (kg. 450-500)
1,18 – 1,33
PRODOTTO
Unità di
misura
CREMONA
MILANO
MANTOVA
MODENA
VITELLI baliotti fris. (p.v.)
50-60
kg. 1,75-2,00
MONTICHIARI
(50/60 kg)
1,80-2,00
(da 46 a 55 kg)
1,90-2,20 (50 kg)
1,55-2,20
VITELLI baliotti pie blu belga p.v
50-60
kg. 3,00-4,00
MONTICHIARI 3,80-4,00
4,20-4,60 (pregiate 70 kg)
3,36-4,40
BURRO pastorizzato
kg. 3,25-3,30 past. 3,70 centr. 3,90
2,75 Zangolato di creme
X burrificaz. 2,40
PROVOLONE VALPADANA fino a 3 mesi
kg. (dolce)
4,95-5,15 5,05-5,25 n.q. --
PROVOLONE VALPADANA
oltre 3 mesi kg.
(piccante) 5,10-5,50
5,25-5,50 n.q. PARM. REGGIANO
12 mesi 10,55-10,95
GRANA scelto stag. 9 mesi
kg. 8,05-8,30 8,15-8,35 8,10-8,35
PARMIGIANO
REGGIANO
fino a 24 m 11,95-12,30
GRANA scelto
stag. 12-15 mesi kg. 8,60-8,75 8,65-9,05 8,65-8,90
PARMIG. REGG.
30 mesi e oltre 13,20-13,60
N.B. Le quotazioni del bestiame bovino e del foraggio sul mercato di Cremona avvengono il 1° e il 3° mercoledì del mese. Questo dato, conseguentemente, va letto ed interpretato con la dovuta attenzione rispetto agli altri dati pubblicati. Le quotazioni del mercato di Milano avvengono in due giorni separati: il martedì per il comparto dei cereali e derivati, il lunedì per quello zootecnico che fa riferimento a Montichiari. Anche questo aspetto va tenuto in considerazione nel confronto dei dati qui riportati. Il mercato di Mantova avviene in un solo giorno e cioè il giovedì. Modena il lunedì.
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