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ES/07/LLP-LdV/TOI/149026 COLTIVAZIONE BIOLOGICA DEI SEMINATIVI Edizione italiana a cura di Biocert

COLTIVAZIONE BIOLOGICA DEI SEMINATIVIprojects.ifes.es/pdfs/eco/bio3.pdf · 2015-12-01 · 3.5 Cereali – Produrre per un mercato di qualità ..... 96 3.5.a Incremento della fertilità

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ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

COLTIVAZIONE BIOLOGICA

DEI SEMINATIVI

Edizione italiana a cura di Biocert

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COLTIVAZIONE BIOLOGICA DEI SEMINATIVI

Edizione italiana a cura di Biocert

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Il presente manuale è stato elaborato nell’ambito del

Programma comunitario per l’apprendimento permanente Progetto multilaterale di trasferimento dell’innovazione Leonardo da Vinci

ECOLEARNING - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

La versione italiana è stata curata da: © BIOCERT Associazione

Via Tasso 169 i – 80127 Napoli – Italia Tel. +39 081 7613830 Fax 081 7612734

[email protected] www.biocert.it

Edizioni Biocert – Napoli, 2008

Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.

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INDICE

INTRODUZIONE ………………..……………………………………… 7

CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA .. 10

1.1. Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente …………………………………...…… 10 1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola 1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della

normativa comunitaria e degli standard IFOAM) 1.1.c Rapporti formali con l’Ente di certificazione 1.1.d Misure di sostegno al biologico

1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e Controllo ……………………………………………………. 28 1.2.a Storia colturale del sito 1.2.b Valutazione delle esigenze colturali 1.2.c Controllo fitosanitario e fabbisogno nutrizionale

CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA AGRICOLTURA BIOLOGICA …………………. 36

2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti ……………… 40 2.1.a Scelta dei fornitori 2.1.b Scelta dei canali di approvvigionamento

2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali …… 43 2.2.a Scelta dei clienti 2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica

CAPITOLO 3. COLTIVAZIONE BIOLOGICA DEI SEMINATIVI ...... 52 3.1 Rotazioni colturali – Creare un sistema di diversità

3.1.a Diversità e varietà 3.1.b Molti elementi da combinare tra loro

3.1.b.i Rotazione colturale bilanciata 3.1.b.ii Effetti della precessione colturale e

caratteristiche delle coltivazioni

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3.1.c Prato pascolo alla base della rotazione colturale

3.2 Il suolo – una risorsa rinnovabile ……………………… 59 3.2.a Organismi del suolo e loro processi vitali

3.2.a.i La fauna del suolo 3.2.a.ii La microflora del suolo

3.2.b Le radici e lo sviluppo dell’apparato radicale 3.2.b.i Sviluppo della radice 3.2.b.ii Interazione tra radice e microrganismi

3.2.c Decomposizione della materia organica 3.2.c.i Ricambio dell’azoto nel suolo 3.2.c.ii Effetto del rapporto carbonio/azoto sul

ciclo dell’azoto 3.2.c.iii Influenza dell’humus sulle colture 3.2.d Influenza della struttura del suolo sullo

sviluppo di radici e microrganismi 3.2.d.i PH e misura del livello di acidità 3.2.d.ii Formazione degli aggregati e struttura del

suolo 3.2.d.iii L’effetto delle pratiche colturali sulla

vita e la struttura del suolo

3.3 Nutrienti della pianta – Circolazione e gestione …….. 82 3.3.a L’importanza dell’approccio olistico 3.3.b Relazioni con il suolo 3.3.c Il ruolo centrale delle colture azoto-fissatrici 3.3.d La circolazione delle sostanze nutrienti deve

aumentare 3.3.e Bilancio nutrizionale delle piante e programma di

fertilizzazione 3.3.e.i Bilancio nutrizionale delle piante come

base delle decisioni gestionali 3.3.f Valutazione delle precessioni colturali ed

elaborazione del piano di rotazione 3.3.f.i La capacità delle colture di utilizzare i

nutrienti 3.3.f.ii Importanza delle precessioni colturali

3.4 Flora spontanea – Ecologia e strategia ………………. 90 3.4.a Ci sono più infestanti nei terreni biologici? 3.4.b Biologia delle infestanti 3.4.c La flora spontanea può essere assecondata o

scoraggiata 3.4.c.i Competizione tra colture e flora spontanea

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3.5 Cereali – Produrre per un mercato di qualità ............... 96 3.5.a Incremento della fertilità e sviluppo della struttura 3.5.b Fattibilità economica 3.5.c Condizioni necessarie per la coltivazione biologica

dei cereali 3.5.c.i Tipo di suolo, stato dei nutrienti e

precessione colturale 3.5.c.ii La situazione delle infestanti 3.5.c.iii Utilizzare il letame dove ce n’è bisogno 3.5.c.iiii Semi biologici sani per la coltivazione

biologica 3.5.c.iiiii Scelta della varietà

3.5.d Varietà dei semi nella pratica 3.5.d.i Segale 3.5.d.ii Grano duro 3.5.d.iii Grano tenero 3.5.d.iiii Avena 3.5.d.iiiii Orzo

3.5.e Coltivare per ottenere alimenti di alta qualità 3.5.e.i Evitare le tossine provocate dal Fusarium 3.5.e.ii Limitare la presenza di Segale cornuta

3.5.f Mercato ed aspetti economici 3.5.f.i Un mercato ridotto ma in crescita 3.5.f.ii Coltivare per un mercato di qualità 3.5.f.iii L’importanza del profitto complessivo 3.5.f.iiii Comparazione dei costi

GLOSSARIO ………………………………………...………………… 119

BIBLIOGRAFIA / SITI INTERNET ................................................. 132

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INTRODUZIONE Questo manuale rappresenta l’adattamento e l’evoluzione del lavoro realizzato nel 2006 con il progetto comunitario Leonardo da Vinci “Forecologia” (numero di riferimento ES/03/B/F/PP-149080). La presente versione è il frutto del lavoro di un team di esperti appartenenti ad organizzazioni di diversi Paesi europei: Spagna (IFES-Instituto de Formación y Estudios Sociales, UPA-Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos, Formación 2020 S.A.), Bulgaria (AGROLINK), Italia (Associazione Biocert), Svezia (STPKC-Swedish TelePedagogic Knowledge Center), Germania (BFW - Centro di Competenza Europa), Portogallo (Escola Superior Agrária de Ponte de Lima), Romania (ARAD-Associazione rumena per l’agricoltura sostenibile), Ungheria (MÖGÉRT-Associazione Ungherese per l’Agricoltura biologica). Il manuale è stato messo a punto nell’ambito del progetto comunitario per l’apprendimento permanente Leonardo da Vinci “Ecolearning” (numero di riferimento ES/07/LLP-LdV/TOI/149026). I principali destinatari di questo manuale sono quindi i lavoratori professionisti del settore agricolo, con particolare riguardo ai titolari delle piccole imprese. Si tratta pertanto di materiale formativo destinato alla riqualificazione professionale ed alla formazione continua degli addetti del settore primario. I contenuti del presente manuale sono i seguenti: 1. il primo capitolo è dedicato alle problematiche gestionali e

tratta gli aspetti della conversione aziendale al biologico, della certificazione delle produzioni sulla base della normativa europea e degli standards IFOAM, l’attività degli Enti di certificazione, la tracciabilità e la certificazione di filiera, gli strumenti di supporto alle attività delle aziende agricole biologiche. Poichè l’agricoltura biologica richiede una particolare cura nella programmazione della produzione, questo capitolo si sofferma anche sullo studio del contesto territoriale in cui si svolge l’attività, e sull’analisi della storia del sito e delle sue peculiarità e problematicità.

2. Un secondo capitolo tratta la pianificazione e la gestione degli acquisti (in considerazione del fatto che tutti gli inputs devono a loro volta essere prodotti con il metodo biologico) e la scelta dei canali di approvvigionamento. Vengono inoltre fornite le nozioni fondamentali sulla commercializzazione delle produzioni biologiche, dall’individuazione della clientela alla scelta dei canali di distribuzione.

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3. Il terzo capitolo tratta gli aspetti specifici della coltivazione biologica dei seminativi, quali l’impostazione delle rotazioni colturali, le tecniche di conservazione del suolo, la gestione della fertilità, la difesa fitosanitaria, il contenimento della flora spontanea e tutte le altre principali problematiche connesse alla gestione integrata dell’agro-eco-sistema. Il contenuto di questo capitolo è stato scritto dall’agronoma svedese Inger Källander, dal 1994 presidentessa dell’associazione degli agricoltori svedesi ed agricoltore biologico sin dal 1973. La dott.ssa Källander è anche una formatrice.

4. Chiude il manuale un glossario con i principali termini utilizzati in agricoltura biologica.

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CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA

1.1 Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente. La normativa europea sull’agricoltura biologica apre nuove strade per i produttori agricoli, consentendo lo sviluppo di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, in grado di ottenere alimenti sicuri e di qualità. Il primo regolamento comunitario che ha disciplinato in modo completo ed univoco, per tutti i Paesi dell’Unione Europea, il metodo di produzione biologico degli alimenti è stato il Reg. CEE n° 2092/91. Dopo una lunga serie di aggiornamenti ed integrazioni, Il regolamento è stato sostituito dalla normativa entrata in vigore il 1° gennaio 2009, costituita dal Reg. CE 834/200722 e dalle norme attuative contenute nel Reg. CE n° 889/200823.

22 Regolamento (CE) N. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno 2007, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 189/1 del 20.07.2007, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il Regolamento (CEE) n° 2092/91. 23 Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 250/1 del 18.09.2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l'etichettatura e i controlli.

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E’ inoltre da evidenziare che stiamo parlando di un sistema fondato su base volontaria, il cui logo può essere usato in aggiunta ad altri marchi, pubblici o privati, che servano ad identificare le produzioni da agricoltura biologica. In tutta l’Unione Europea per etichettare come biologico un prodotto, esso deve innanzitutto essere conforme al dettato normativo, che ne stabilisce i requisiti minimi per la produzione, trasformazione ed importazione da Paesi terzi, comprese le procedure per il controllo e la certificazione, l’etichettatura e la commercializzazione. Questo tipo di etichettatura potrà essere utilizzata solo da quei produttori i cui sistemi produttivi e le cui produzioni siano state controllate e dichiarate conformi alla normativa comunitaria. Un primo logo che contraddistingue le produzioni da agricoltura biologica è stato definito a livello europeo sin dall’anno 2000. La nuova normativa dispone però l’istituzione di un nuovo logo, che sarà in seguito definito e diverrà obbligatorio a partire dal 1° luglio 2010 (Reg. CE N° 967/200824). Il logo può essere applicato esclusivamente sui prodotti trasformati in cui almeno il 95% degli ingredienti provenga a sua volta da agricoltura biologica, e la cui lavorazione, confezionamento ed etichettatura siano avvenute nell’Unione Europea o in un Paese con un sistema di certificazione equivalente a quello europeo.

Immagine 1: vecchio logo europeo per le produzioni da agricoltura biologica

24 Regolamento (CE) N. 967/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 264/1 del 3.10.2008, recante modifica del regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici.

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Il successo del biologico è legato proprio al sistema europeo di certificazione, che garantisce una tracciabilità totale del prodotto. La Commissione Europea considera una priorità assoluta della tracciabilità (la possibilità di seguire il percorso di un prodotto dalla fase iniziale di produzione alla vendita e viceversa). Sin dal gennaio 2005, con il Regolamento comunitario n° 178/2002, è divenuta obbligatoria per le aziende alimentari l’adozione di un sistema di tracciabilità. La normative stabilisce anche i principi ed i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa le procedure nel campo della sicurezza alimentare. La tracciabilità assume un’importanza sempre maggiore per gli operatori della filiera agroalimentare, le istituzioni ed i consumatori, in relazione alla sicurezza alimentare (basti pensare alla crisi della BSE) ed alla “garanzia della provenienza” (ad es. garanzia della non contaminazione con OGM). Un sistema efficace di tracciabilità consente inoltre di prendere rapidamente decisioni e contromisure nel caso di emergenze sanitarie lungo la filiera agroalimentare, consentendo l’individuazione delle cause (si parla infatti di “tracciabilità delle responsabilità”). La tracciabilità di filiera comporta la raccolta dei dati “dal campo alla tavola”, al fine di comprendere le variabili produttive e qualitative, il comportamento del prodotto durante la sua conservazione, il controllo dei costi di produzione, le responsabilità interne (operatori) ed esterne (clienti e fornitori). Tale massa di informazioni deve essere gestita mediante veri e propri “sistemi informativi di filiera” con vari punti di accesso (al pubblico, all’autorità sanitaria e agli organismi di certificazione, ai responsabili tecnici e al management aziendale) nell’ottica di una precisa volontà di trasparenza, per consolidare il rapporto di fiducia con tutti gli operatori della filiera produttiva e distributiva e con il consumatore finale. Per raggiungere questi obiettivi i documenti principali da predisporre sono: a) il Disciplinare Tecnico (o Manuale) di tracciabilità della filiera, il

cui principio è quello di scrivere tutto ciò che si fa (… e poi fare quello che si è scritto!) per garantire la tracciabilità della filiera.

b) il Sistema Documentale che è composto da procedure operative, procedure tecniche, istruzioni di lavoro e modulistica che le singole aziende della filiera devono adottare per garantire il corretto funzionamento del sistema di tracciabilità.

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c) lo Schema di Certificazione che indica le regole tramite le quali l’organismo di controllo e gli operatori di filiera si interfacciano per garantire la conformità del prodotto alla norma di riferimento.

d) il Diagramma di Flusso che rappresenta lo schema in cui si individuano le varie fasi da cui è composto il processo produttivo e si evidenziano i punti critici per la perdita di tracciabilità; è quindi il documento che descrive la storia di una unità di prodotto (intesa come il lotto minimo che si avvicini il più possibile alla singola confezione di prodotto).

e) il Piano dei Controlli, documento che ordina tipo e modalità delle operazioni da effettuare per la verifica delle specifiche del prodotto durante il ciclo produttivo (prelievo campioni, analisi chimiche, laboratori, ecc..). Tali verifiche vengono condotte normalmente sia dall’azienda capo-filiera che da un ente terzo, nel caso di certificazione. Naturalmente per le filiere agrobiologiche fondamentale risulta l’attività svolta degli Organismi di controllo e certificazione, autorizzati dalle singole Autorità nazionali in conformità al regolamento comunitario. Questi Organismi operano infatti sulla base di manuali operativi altamente specializzati, impostati in modo tale da garantire un controllo di filiera completo in tutte le sue fasi.

1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola Gli operatori agricoli che intendono produrre con il metodo biologico devono riporre molta attenzione nella fase di riconversione produttiva, sia dal punto di vista tecnico che da quello burocratico, rispettando gli standards normativi e sottoponendo l’azienda al controllo di un ente di certificazione (accreditato dalla competente Autorità nazionale). In questa fase è consigliabile farsi supportare da un’associazione del settore o dai centri di assistenza pubblica. Dal punto di vista tecnico la conversione rappresenta quel periodo in cui l’azienda, in precedenza gestita con tecniche convenzionali, pone le basi per una corretta e proficua adozione del metodo di produzione biologico. Possiamo definire come “conversione burocratica” quella durante la quale i prodotti non possono essere etichettati come provenienti da agricoltura biologica e come “conversione agronomica” quella che si pone l’obiettivo di mettere a punto in azienda il metodo di produzione biologico dal punto di vista tecnico. La normativa comunitaria definisce tutti i requisiti che deve possedere un’azienda agricola per passare al biologico, compreso il rispetto del periodo di conversione, che normalmente è di due anni per le colture erbacee e di tre anni per quelle arboree. L’Ente di certificazione può

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anche decidere di allungare od abbreviare questo periodo, che comunque non potrà mai scendere al di sotto di un anno. Gli operatori devono elaborare un piano di riconversione, che deve essere preventivamente approvato dall’ente di certificazione.

1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della normativa comunitaria e degli standards IFOAM)

La normativa comunitaria prevede che ciascuno stato membro debba adottare un proprio sistema di controllo e certificazione ed individuare l’Autorità competente della supervisione del sistema e dell’accreditamento degli enti di certificazione (vedere Tabella 1), che devono operare in conformità agli standards internazionali delle norme EN 45011 / ISO 65.

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Tabella 1: Elenco degli Enti di certificazione accreditati in Italia

Nome cod. UE Recapito

Associazione Suolo e Salute

IT-ASS

via Paolo Borsellino, 12/B 61032 Fano (Pu) Tel. e fax 0721 860543 E-mail [email protected] sito Internet www.suoloesalute.it

Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale - ICEA

IT-ICA

Via Nazario Sauro, 2 40121 – Bologna Tel. 051/272986 Fax 051/232011 E-mail [email protected]

Istituto Mediterraneo di Certificazione - IMC

IT-IMC

Via C. Pisacane 53 60019 – Senigallia (An) Tel. 071-7928725/7930179 Fax 071-7910043 E-mail [email protected] sito Internet www.imcert.it

Bioagricert

IT-BAC

Via dei Macabraccia, 8 40133 Casalecchio Di Reno (Bo) Tel. 051-562158 Fax. 051-564294 E-mail [email protected] sito Internet www.bioagricert.org

Consorzio Controllo Prodotti Biologici - CCPB

IT-CPB

Via Jacopo Barozzi 8 40126 – Bologna Tel. 051-254688-6089811 Fax 051-254842 E-mail [email protected] sito internet www.ccpb.it

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CODEX S.r.l.

IT-CDX

Via Duca degli Abruzzi, 41 95048 Scordia (Ct) Tel. 095-650634/716 Fax. 095-650356 E-mail [email protected] sito internet www.codexsrl.it

Q.C. & I. International Services

IT-QCI

Villa Parigini Località Basciano 55035 Monteriggioni (Si) Tel. 0577/327234 Fax. 0577/329907 E-mail [email protected] sito Internet www.qci.it

Ecocert Italia

IT-ECO

Corso Delle Province 60 95127 - Catania Tel. 095/442746 - 433071 Fax 095/-505094 E-mail [email protected] sito Internet www.ecocertitalia.it

BIOS

IT-BSI

Via M. Grappa 37 36063 Marostica (Vi) Tel. 0424/471125 Fax: 0424/476947 E-mail [email protected] sito Internet www.certbios.it

Eco System International Certificazioni S.r.l.

IT-ECS

Via Monte San Michele 49 73100 Lecce Tel. e Fax 0832-311589 E-mail [email protected] sito Internet www.ecosystem-srl.com

BIOZOO - S.r.l.

IT-BZO

Via Chironi 9 07100 Sassari Tel. e Fax : 079-276537

BIOZERT - zertifizierung IT- Auf dem Kreuz 58

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okoligisch erzeutger produkte*

BZT D-86512 - UGSBURG Tel. +49(0)821.3467650 Fax +49(0)821.3467655 E-mail [email protected] sito Internet www.biozert.de

INAC - International Nutrition and Agricolture Certification*

IT-INC

Rudolf-Herzog-Weg 32 D-37213 WITZENHAUSEN Tel. +49(0)5542.911400 Fax +49(0)5542.911401 E-mail [email protected] sito Internet www.inac-certification.com

IMO - Institut für marktökologie*

IT-IMO

Paradiesstrasse 13 D-78462 KONSTANZ Tel. +49(0)7531.915273 Fax +49(0)7531.915274 E-mail [email protected] sito Internet www.imo.ch

QC&I – Gesellschaft für kontrolle und zertifizierung von Qualitätssicherungssystemen GMBH*

IT-QCI

Gleuelerstrasse 286 D-50935-KÖLN Tel. +49(0) 221 943 92-09 Fax +49(0) 221 943 11 sito Internet www.qci.de

*accreditati solo per la provincial di Bolzano

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Gli operatori che producono, trasformano od importano prodotti da agricoltura biologica devono “notificare” l’inizio della loro attività alla competente Autorità di controllo nazionale. Lo schema di certificazione prevede che l’operatore debba fornire una precisa descrizione dell’unità di produzione, identificare in modo chiaro i magazzini, le aree di raccolta ed i luoghi di confezionamento. In seguito alla prima notifica di inizio attività di produzione con il metodo biologico, l’operatore deve comunicare annualmente all’Ente di certificazione il programma di produzione. Il Sistema di certificazione prevede che l’operatore descriva nel dettaglio il processo produttivo, il quale dovrà poi essere verificato, approvato e continuamente controllato dall’Ente di certificazione, anche attraverso il prelievo e l’analisi di campioni di prodotto, sia in azienda che nei luoghi di trasformazione e commercializzazione. L’obiettivo del sistema di certificazione, attraverso le verifiche iniziali ed il monitoraggio successivo, è quello di dare al consumatore una certificazione “certa ed indipendente” delle produzioni ottenute nel rispetto della normativa vigente sull’agricoltura biologica. L’Attività degli Enti di certificazione è sostenuta grazie al pagamento da parte degli operatori controllati di una quota di controllo, stabilita sulla base delle dimensioni e della tipologia produttiva dell’azienda. In ogni caso la quota di controllo deve permettere di coprire tutte le spese sostenute dall’Ente di certificazione per lo svolgimento delle attività di controllo e certificazione. Dobbiano considerare che la parola “biologico” non ha lo stesso significato in tutto il Mondo, in quanto a livello internazionale non esistono standard comuni. La Federazione Internazionale dei Movimenti dell’Agricoltura Biologica (IFOAM) nelle norme identificate come “Basic Standards” descrive come un alimento da agricoltura biologica debba essere prodotto, trasformato, condizionato. Tali norme sono costituite da “Principi generali”, (Tabella n° 2), raccomandazioni, e riflettono lo stato dell’arte del metodo di produzione e trasformazione biologico, definendo inoltre le norme di accreditamento degli enti di certificazione e gli standards che devono essere rispettati da tutte le organizzazioni nel mondo. In particolare l’applicazione delle norme serve ad evitare che l’uso di standard nazionali si trasformi in un’insormontabile barriera commerciale ed ostacoli di fatto la libera circolazione delle produzioni da agricoltura biologica25.

25 The IFOAM Norms are available on IFOAM website: www.ifoam.org .

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L’IFOAM supporta lo sviluppo di standard locali in linea con gli obiettivi delle norme di base IFOAM. Gli standard internazionali e quelli locali possono così essere armonizzati proprio grazie al processo di approvazione.

(Immagine 2: logo IFOAM)

Le linee guida per l’armonizzazione delle produzioni agricole sono state dettate anche dalla FAO (Food and Agriculture Organization) e dal W.H.O. (World Health Organization). Queste linee guida risultano preziose per l’elaborazione delle nuove normative e regolamentazioni del settore. In particolare la Commissione del Codice Alimentare, operante nell’ambito di un programma congiunto FAO/WHO partito nel 1991 (con la partecipazione anche dell’IFOAM e delle Istituzioni europee), ha elaborato le line guida per la produzione, la trasformazione, l’etichettatura e la commercializzazione delle produzioni ottenute con il metodo biologico. Le disposizioni del Codice Alimentare sono perfettamente in linea con gli standards dell’IFOAM e con la normativa europea del biologico. Le linee guida sulle produzioni da agricoltura biologica rappresentano il fondamento di una serie di norme e programmi operativi attivati in diversi Paesi (a cominciare dalla stessa regolamentazione comunitaria). Queste linee guida ci dicono come ottenere prodotti da agricoltura biologica, in grado di rassicurare anche i consumatori circa la loro qualità e la bontà del processo produttivo. Il Codice costituisce una base importate per l’armonizzazione della normativa internazionale e per incrementare la fiducia dei consumatori. Sarà anche importante per l’applicazione del principio di equivalenza nell’ambito del WTO. Le linee guida per il biologico contenute nel Codice Alimentare saranno regolarmente aggiornate almeno ogni quattro anni, così come stabilito all’interno dello stesso Codice26. E’ opportuno ricordare che esistono anche leggi

26 Ulteriori informazioni sul Codice Alimentare sono disponibili sul sito internet

www.codexalimentarius.net. Si consiglia anche di consultare il sito Internet della FAO dedicato all’agricoltura biologica: www.fao.org/organicag.

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e marchi nazionali predisposti da molte nazioni europee, in alcuni casi risalenti a periodi antecedenti all’entrata in vigore della regolamentazione comunitaria. In qualche Paese le associazioni degli operatori dell’agricoltura biologica hanno anche formulato standards privati e schemi di certificazione, ancor prima della pubblicazione delle norme nazionali e comunitarie. Spesso sono proprio questi marchi privati ad avere la maggior fiducia da parte dei consumatori (ne esistono ad es. alcuni molto conosciuti in Inghilterra, Italia, Danimarca, Austria, Ungheria, Svezia, Svizzera). In Europa tutti gli operatori (produttori, trasformatori, importatori) interessati ad utilizzare questi marchi privati aggiuntivi devono rispettare oltre alla disciplina comunitaria anche i rispettivi standards privati. Questi richiedono infatti un controllo ed una certificazione aggiuntiva. Alcuni Enti di certificazione europei sono anche accreditati presso i Ministeri dell’Agricoltura americani e giapponesi, al fine di offrire agli operatori biologici europei la possibilità di esportare in quei paesi le loro produzioni. Le certificazioni rilasciate sono le seguenti: NOP27 - National Organic Programme (vedere tabella 3) per gli Stati Uniti e JAS28 - Japanese Agricultural Standard (vedere tabella 4), per il Giappone.

Il Servizio Internazionale di Accreditamento Biologico (IOAS) è un’Organizzazione no-profit indipendente con sede in Delaware, USA che sovrintende il sistema mondiale di certificazione del biologico, attraverso procedure volontarie di accreditamento degli Enti di certificazione operanti nel settore del biologico29. L’Organizzazione IOAS implementa il programma di accreditamento IFOAM che garantisce a livello mondiale il rispetto dei principi biologici, contribuendo all’eliminazione delle barriere nazionali, grazie alla sua completa imparzialità.

27 http://www.ams.usda.gov/nop/indexIE.htm 28 http://www.maff.go.jp/soshiki/syokuhin/hinshitu/e_label/index.htm 29 http://www.ioas.org

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Tabella 2: Principi dell’agricoltura biologica, elaborati dall’IFOAM

Dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica” *. Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica.

Principio della salute L’Agricoltura Biologica deve sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come un insieme unico ed indivisibile. Questo principio sottolinea che la salute degli individui e delle comunità non può prescindere dalla salute degli ecosistemi – suoli sani producono raccolti sani che favoriscono la salute degli animali e della gente. La salute è la totalità e l’integrità dei sistemi viventi. Non è semplicemente l’assenza di malattia, ma il mantenimento del benessere fisico, mentale, sociale ed ecologico. L’immunità, la resistenza e la rigenerazione sono caratteristiche fondamentali della salute. Il ruolo dell’agricoltura biologica, sia nell’attività agricola, che nella lavorazione, la distribuzione o il consumo, è di sostenere e rafforzare la salute degli ecosistemi e degli organismi, dal più piccolo abitante del suolo fino agli esseri umani. Particolarmente, l’agricoltura biologica intende produrre cibi nutrienti, di alta qualità, che favoriscono il benessere e la prevenzione delle malattie. In quest’ottica andrebbe evitato l’uso di fertilizzanti, pesticidi, medicine veterinarie ed additivi alimentari per animali che possano avere effetti dannosi sulla salute. Principio dell’ecologia L’Agricoltura Biologica deve basarsi su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutarli a sostenersi. Questo principio radica l’agricoltura biologica all’interno dei sistemi ecologici viventi. Afferma che la produzione deve essere basata su processi ecologici e di riciclo. Il nutrimento ed il benessere sono ottenuti mediante l’ecologia dell’ambiente produttivo specifico. Per esempio, nel caso delle colture si tratta del suolo vivente; per gli animali dell’agro-ecosistema; per i pesci e gli organismi marini dell’ambiente acquatico. I sistemi colturali, pastorali e di raccolta spontanea devono adattarsi ai cicli ed agli equilibri ecologici esistenti in natura. Questi cicli sono universali anche se si manifestano in modo diverso a seconda degli eco-sistemi locali. La gestione biologica deve essere adattata alle condizioni, all’ecologia, alla cultura ed alle dimensioni locali. Gli inputs esterni vanno ridotti attraverso la riutilizzazione, il riciclo e la gestione efficiente di materiali ed energia, al fine di mantenere e di migliorare la qualità dell’ambiente e di preservare le risorse. L’agricoltura biologica deve raggiungere l’equilibrio ecologico tramite la progettazione di sistemi agricoli, la creazione di habitat ed il mantenimento della diversità genetica ed agraria. Coloro che producono, trasformano, commerciano o consumano prodotti biologici devono proteggere l’ambiente comune, tenendo conto del paesaggio, del clima, degli habitat, della biodiversità, dell’aria e dell’acqua. Principio dell’equità solidale L’Agricoltura Biologica deve svilupparsi su rapporti che assicurino equità e solidarietà nei confronti dell’ambiente comune e delle necessità della vita. L’equità solidale è caratterizzata dall’eguaglianza, dal mutuo rispetto, dalla giustizia e dalla tutela di un mondo condiviso, sia nelle relazioni tra le persone che in quelle delle persone con gli altri esseri viventi. Questo principio stabilisce che coloro che sono impegnati nell’agricoltura biologica devono gestire le relazioni umane in modo tale da assicurare equità solidale a tutti i livelli ed a tutte le parti interessate: agricoltori, lavoratori, trasformatori, distributori, commercianti e consumatori. L’agricoltura biologica deve assicurare una buona qualità di vita a tutti coloro che ne sono coinvolti e contribuire alla sovranità alimentare ed alla riduzione della povertà. Essa mira alla produzione di una fornitura sufficiente di alimenti ed altri prodotti di buona qualità. Questo principio stabilisce pure che gli animali possano avere condizioni e opportunità di vita che rispettino la loro fisiologia, il loro comportamento naturale ed il loro benessere.

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Le risorse naturali ed ambientali usate per la produzione e il consumo dovrebbero essere gestite in un modo socialmente ed ecologicamente giusto e dovrebbero essere preservate per le generazioni future. L’equità solidale richiede che i sistemi di produzione, distribuzione e commercio siano aperti ed equi, e che tengano conto dei reali costi ambientali e sociali. Principio della cautela L’Agricoltura Biologica deve essere gestita in modo precauzionale e responsabile al fine di proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente. L’agricoltura biologica è un sistema vivente e dinamico che risponde a esigenze e condizioni interne ed esterne. Chi pratica l’agricoltura biologica può aumentare l’efficienza e la produttività, ma senza compromettere la salute ed il benessere degli esseri viventi e dell’ambiente. Di conseguenza, le nuove tecnologie devono essere valutate con attenzione ed i metodi attualmente in uso sottoposti a revisione. Tenuto conto della conoscenza degli ecosistemi e dell’agricoltura, è necessario prestare la dovuta cautela preventiva. Questo principio afferma che la precauzione e la responsabilità sono concetti chiave nelle scelte di gestione, di sviluppo e di tecnologie nell’agricoltura biologica. La scienza è necessaria per assicurare che l’agricoltura biologica sia sana, sicura e rispettosa dell’ambiente. Tuttavia, la conoscenza scientifica da sola non è sufficiente. L’esperienza pratica, la saggezza e le conoscenze tradizionali ed indigene accumulate, soluzioni valide e collaudate nel tempo. L’agricoltura biologica deve prevenire rischi maggiori tramite l’adozione di tecnologie appropriate ed il rifiuto di quelle imprevedibili, quale l’ingegneria genetica. Le decisioni devono riflettere i valori ed i bisogni di tutti coloro che potrebbero subirne gli effetti, attraverso dei processi trasparenti e partecipativi. ______ * Le Norme IFOAM per le produzioni e le trasformazioni biologiche, Ed. IFOAM, Bonn, 2005 (www.ifoam.org).

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Tabella 3: Il programma nazionale americano sul biologico (National Organic Programme - NOP)

Il programma nazionale americano sul biologico (NOP) è stato implementato definitivamente il 21 ottobre 2002, sotto la direzione del Servizio Marketing Agricolo, una sezione del Dipartimento di stato per l’agricoltura degli Stati Uniti (USDA). Il NOP è una legge federale che prevede per tutti i prodotti biologici il rispetto di standards comuni e lo stesso sistema di certificazione.

Le basi del programma nazionale per il biologico Il NOP ha sviluppato gli standards nazionali ed ha stabilito un sistema di certificazione del biologico fondato sulle indicazioni dei 15 membri del Comitato nazionale per gli standards del biologico (NOSB). Il NOSB è nominato dal Segretario di stato per l’agricoltura e comprende rappresentanti delle seguenti categorie: produttori agricoli; trasformatori, consumatori, ambientalisti, scienziati e Enti di certificazione. Oltre a considerare le indicazioni del NOSB, l’USDA nell’elaborazione di queste norme ha tenuto anche conto dei sistemi di certificazione precedentemente adottati dagli Stati e dai privati. Le norme del NOP sono flessibili al fine di potersi adattare al gran numero di produzioni agricole esistenti in ogni regione degli Stati Uniti.

Cosa stabiliscono le norme NOP? Le norme proibiscono l’uso nella produzione e nella trasformazione dei prodotti biologici di Organismi geneticamente modificati, delle radiazioni, dei fanghi da acque reflue. Come regola generale sono consentite tutte le sostanze naturali (non chimiche di sintesi), mentre sono vietati tutti i prodotti chimici di sintesi. Tutte le eccezioni a queste regole sono contenute in un elenco valido a livello nazionale, contenuto in un’apposita sezione del regolamento.

Le norme di produzione e trasformazione interessano le produzioni biologiche, la raccolta spontanea, l’allevamento biologico, il condizionamento e la trasformazione dei prodotti agricoli biologici. Le produzioni biologiche sono ottenute senza l’uso di pesticidi chimici, fertilizzanti derivati dal petrolio o dai fanghi delle acque reflue: Gli animali allevati con il metodo di produzione biologico devono essere alimentati con mangimi biologici ed avere libero accesso a spazi aperti. Non sono consentiti antibiotici ed ormoni per lo sviluppo.

Le norme di etichettatura sono basate sulla percentuale di ingredienti biologici contenuti nel prodotto. − Prodotti etichettati "100% biologico" devono contenere solo ingredienti prodotti con il metodo biologico. Essi

possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA. − Prodotti etichettati "biologico" devono contenere almeno il 95% di ingredienti biologici. Essi possono essere

contrassegnati con il marchio del biologico USDA. − Prodotti trasformati che contengono almeno il 70% ingredienti biologici possono riportare la frase "prodotto

con ingredienti biologici" e mettere in evidenza sull’etichetta fino a tre ingredienti biologici o gruppi di alimenti biologici. Per esempio nel caso di una zuppa fatta con almeno il 70% di ingredienti biologici e precisamente con i soli vegetali biologici può essere contrassegnata come “fatta con piselli, patate e carote biologiche” o “fatto con vegetali biologici”. Tali prodotti non possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA.

− Prodotti trasformati che contengono meno del 70% di ingredienti biologici non possono riportare in etichetta il termine “biologico” ma possono identificare nell’elenco degli ingredienti quelli provenienti da agricoltura biologica.

Le norme di certificazione stabiliscono i requisiti che devono possedere le produzioni ed i trasformati ottenuti con il metodo biologico per essere etichettati come tali dall’Ente di certificazione accreditato dall’USDA. Tra la documentazione che deve fornire l’operatore controllato c’è anche il piano di gestione dell’azienda biologica. Questo piano descrive, tra l’altro, tecniche e sostanze utilizzate nel processo produttivo, la descrizione delle operazioni colturali e delle procedure messe in atto per prevenire la contaminazione dei prodotti biologici con quelli convenzionali. Le norme di certificazione determinano inoltre i controlli da effettuarsi direttamente in azienda.

Sono esentati dalla certificazione i produttori ed i trasformatori che sviluppano un giro d’affari annuo per i prodotti biologici superiore a $ 5.000. Essi possono etichettare i loro prodotti come biologici se rispettano le norme, ma non possono utilizzare il marchio del biologico USDA.

Le norme di accreditamento stabiliscono i requisiti che un ente deve possedere per diventare Ente di certificazione riconosciuto dall’USDA. Esse servono innanzitutto a stabilire se un Ente di certificazione svolge la propria attività in modo corretto ed imparziale. L’ente deve dimostrare di impiegare personale con esperienza adeguata ed abilitato a controllare e certificare gli operatori biologici, adottando tutte le misure necessarie per prevenire conflitti di interesse e garantire una rigorosa riservatezza sulle informazioni assunte nell’espletamento del controllo.

I prodotti agricoli importati possono essere venduti negli Stati Uniti solo se sono certificati dagli Enti di certificazione accreditati presso l’USDA. Quest’ultimo ha provveduto ad accreditare Enti di parecchi paesi stranieri. Esiste anche la possibilità che, su richiesta di un governo straniero, l’USDA provveda a riconoscere gli Enti di certificazione di quel paese, qualora le norme di accreditamento risultassero equivalenti a quelle americane.

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Tabella 4: JAS - Japanese Agricultural Standard

Lo standard JAS per le produzioni agricole e le trasformazioni agroalimentari è stato creato nel 2000 sulle basi delle linee guida sulle produzioni, trasformazioni, etichettatura e vendita degli alimenti biologici, fissate dalla Commissione del Codex Alimentarius. Il sistema di certificazione JAS è stato completato dal novembre 2005 con le norme sugli allevamenti biologici, le trasformazioni dei prodotti zootecnici biologici e l’alimentazione biologica degli animali. Possono applicare il marchio JAS sulle loro produzioni solo quelle aziende che sono controllate e certificate dagli Enti di certificazione iscritti nell’apposito Registro giapponese o da Enti di certificazione di altri paesi che adottano standards equivalenti a quelli giapponesi. Le norme JAS per le produzioni biologiche richiedono che, a partire dal 1° aprile 2001 (termine esteso poi al 2002) tutti I prodotti etichettati come biologici siano certificati da un Ente di certificazione giapponese o straniero registrato presso il Ministero dell’Agricoltura e riportino in etichetta oltre al logo JAS anche il nome dell’Ente di certificazione autorizzato. Solo gli enti autorizzati possono rilasciare l’autorizzazione agli operatori di riportare nell’etichetta delle loro produzioni il marchio JAS. Il marchio JAS in quanto marchio di qualità è stato introdotto per garantire il mercato ed i consumatori giapponesi. Il Governo giapponese riconosce il regolamento europeo equivalente al proprio. Ossia i criteri per la certificazione e gli standards di riferimento per gli operatori del biologico che vogliono esportare i propri prodotti biologici in Giappone utilizzando il marchio JAS, sono gli stessi adottati nella Comunità Europea. Le norme "JAS" però in un caso escludono un prodotto ammesso invece già dal Reg. CEE2092/91 (allegato IIB) per il trattamento fogliare del melo: il cloruro di calcio. Le regole previste dal JAS presentano inoltre alcune limitazioni. Per esempio non includono le bevande alcoliche e i prodotti di origine animale, compresi i prodotti apistici. La normativa prevede che solo l’attività di trasformazione (etichettatura) e commercializzazione sia controllata da un Organismo di Certificazione Giapponese o estero (RFCO) riconosciuto dal MAFF. Rispettando comunque il regime di controllo Comunitario, il produttore ed il venditore finale devono accertarsi che anche gli ingredienti (dei fornitori) e le materie prime (dei sub-fornitori) siano certificate secondo il Reg. comunitario. Rispetto al Reg. comunitario le uniche differenze riguardanti l’etichettatura dei prodotti sono le seguenti: - se nel prodotto finito sono presenti ingredienti biologici e in conversione, dovrà essere specificato

quali sono biologici e quali in conversione. L’UE, invece, non permette l’impiego di materie prime in conversione nella preparazione di prodotti multi ingrediente.

- il marchio JAS deve sempre comparire sull’etichetta. Se il prodotto non presenta il marchio JAS, non potrà portare diciture del tipo: biologico, produzione biologica, completamente biologico, biologico estero, quota biologica X%, o qualsiasi altro riferimento al metodo di produzione biologico (anche se scritto in lingua inglese = organic).

- se il prodotto finito non può riportare in etichetta il marchio JAS, ma i suoi ingredienti sì, è consentito scrivere, per esempio: insalata contenente verdure biologiche, oppure ketchup che contiene pomodoro biologico.

Le norme "JAS" richiedono la presenza in azienda di due figure distinte, il “Responsabile del processo produttivo” e il “Responsabile della verifica di conformità del prodotto prima della vendita” (grading). Solo nelle aziende agricole i due ruoli possono essere ricoperti da una unica persona. Il responsabile del grading decide quali partite e lotti di prodotto sono realmente conformi al metodo biologico secondo le norme JAS e quali no per qualsiasi motivo.

Tale figura sarebbe utile anche ai fini della conformità al Reg. comunitario poichè l’operatore è obbligato a comunicare all’ente di controllo qualsiasi dubbio sulla conformità del prodotto sospendendo la commercializzazione in attesa delle verifiche. (Fonte ICEA).

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1.1.c Rapporti formali con l’ente di certificazione Dal punto di vista amministrativo, una delle peculiarità del sistema di controllo, è rappresentato dagli impegni di trasmissione della documentazione ufficiale che l’operatore assume nei confronti dell’Autorità nazionale e dell’Ente di certificazione. L’operatore che intende conseguire la certificazione delle produzioni deve seguire la seguente procedura: 1. Trasmissione della Notifica di inizio dell’attività di produzione

con il metodo biologico all’Autorità nazionale competente ed all’Ente di certificazione scelto tra quelli in possesso del formale accreditamento. Successivamente alla trasmissione della notifica iniziale, l’operatore dovrà prontamente comunicare tutte le variazioni che dovessero intervenire riguardo ai dati del legale rappresentante dell’azienda, alle unità di produzione, alle tipologie produttive, ai luoghi di produzione ed alla superficie coltivata, ai metodi di produzione, ai processi produttivi ed alla tipologia dei prodotti. L’operatore deve inoltre comunicare tutti i cambiamenti relativi alla superficie aziendale, quali ad es. acquisizioni e cessioni di terreno, variazioni del titolo di possesso.

2. Valutazione iniziale della documentazione, i documenti trasmessi dall’operatore saranno controllati dall’Ente di certificazione per una prima verifica formale. In caso di esito negativo, perché incompleta o non conforme, il responsabile del controllo informerà prontamente l’operatore circa le mancanze e le non conformità, chiedendogli eventualmente di integrare la documentazione entro un determinato lasso di tempo. Superato il termine prefissato, qualora l’Ente di certificazione non dovesse ricevere la documentazione integrativa, dovrà ritenersi nulla la richiesta di ingresso nel sistema di controllo del biologico.

3. Prima visita ispettiva, il tecnico ispettore dell’Ente di certificazione dovrà verificare che le unità produttive, l’organizzazione e la gestione del processo produttivo siano conformi al dettato normativo. Il tecnico ispettore dovrà consegnare all’operatore i registri aziendali, spiegando nel dettaglio le modalità di inserimento delle informazioni relative a tutte le operazioni praticate, ai mezzi tecnici utilizzati ed alle produzioni commercializzate.

4. Ingresso dell’operatore nel Sistema di controllo, sarà deciso dalla Commissione di certificazione, in seguito alla valutazione della documentazione aziendale e della relazione d’ispezione trasmessa dal tecnico.

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5. Attestato di conformità, riporterà l’esito positivo della valutazione, la tipologia produttiva aziendale, il codice assegnato all’operatore, la data di validità dell’attestato.

6. Programma Annuale di Produzione, dovrà essere trasmesso dall’operatore all’Ente di certificazione entro il 31 gennaio di ogni anno, su apposita modulistica definita dall’Autorità nazionale responsabile del controllo. Solo per il primo anno in cui viene effettuata la notifica di inizio attività il Programma potrà essere trasmesso in ogni momento, comunque non oltre 30 gg. dalla data di ricevimento della comunicazione di ingresso nel Sistema di controllo. In ogni caso ciascuna variazione significativa al programma dovrà essere prontamente comunicata all’Ente di certificazione. Per le aziende zootecniche e gli apicoltori sottoposti a controllo sono previste modulistiche equivalenti, che dovranno comunque essere inviate all’Ente di certificazione negli stessi termini sopra riportati.

7. Programma Annuale di Lavorazione, dovrà essere trasmesso dal responsabile del centro di confezionamento/lavorazione, il quale dovrà riportarvi tutti i prodotti che intende processare, sia nel suo impianto che, eventualmente, in quello di terzi, in conformità con la normativa del biologico.

8. Certificato delle produzioni ed autorizzazione alla stampa delle etichette, ogni operatore ammesso nel Sistema di controllo del biologico può richiedere all’Ente di certificazione il certificato delle produzioni ottenute e l’autorizzazione alla stampa delle relative etichette.

L’operatore è responsabile del corretto utilizzo della documentazione e dei materiali derivanti dall’attività di controllo e certificazione. L’operatore assoggettato al Sistema di controllo dovrà in generale rispettare la normativa nazionale e comunitaria del biologico, compilare la documentazione richiesta dall’Ente di certificazione, consentire agli ispettori di accedere ai centri aziendali ed alla documentazione di supporto (per esempio fatture, registri IVA, ecc.), consentire agli ispettori di controllare tutti i prodotti ed i materiali che si rendessero necessari, sia di origine vegetale che animale, e tutti gli ingredienti, sia di origine agricola che extra-agricola, oltre ad impegnarsi a comunicare ogni sostanziale cambiamento che dovesse intervenire rispetto a quanto in precedenza dichiarato.

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1.1.d Misure di sostegno al biologico L’Unione Europea supporta gli agricoltori biologici con specifiche misure Agroambientali attivate nell’ambito prima del Regolamento comunitario n° 2078/1992 e poi del Regolamento n°1257/1999. Nel 2003 i programmi agroambientali hanno supportato circa la metà dei terreni coltivati biologicamente nell’Europa a 15 Stati. Il numero delle imprese biologiche ed in conversione che hanno ricevuto finanziamenti è stato di 86.000 unità, circa il 64% del numero totale di operatori biologici30.

Fonte: Commissione Europea, Novembre 2005

Immagine 3: Superficie europea in biologico supportata dai programmi agro-ambientali (2003). Suddivisione percentuale (%) della superficie totale supportata nell’EU-15.

La legislazione prevede per gli agricoltori biologici finanziamenti per almeno cinque anni, il cui ammontare dipende dalla localizzazione dell’azienda e dall’orientamento colturale. Per usufruire di tutti gli aiuti comunitari è comunque consigliabile, per vari motivi, che l’operatore aderisca ad un’organizzazione produttori: innanzitutto il settore agrobiologico è in continuo sviluppo e le informazioni spesso giungono solo alle organizzazioni di categoria (che provvedono anche all’erogazione di corsi di aggiornamento); molti canali commerciali sono riservati ai circuiti delle organizzazioni

30 European Commission Report (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in

the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.

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del settore; molte aziende di trasformazione si approvvigionano esclusivamente presso aziende aderenti a specifiche organizzazioni di produttori ed usano i loro marchi; le organizzazioni di produttori rappresentano gli interessi della categoria, anche nei rapporti con le istituzioni pubbliche.

1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e controllo Conformemente al dettato del Codex Alimentarius si può affermare che "l’agricoltura biologica è un sistema olistico di produzione che persegue l’equilibrio dell’agro-eco-sistema, il rispetto della biodiversità, dei cicli biologici e dell’attività biologica del suolo; il metodo di produzione biologico esalta l’uso di tecniche agricole in sostituzione dei mezzi tecnici esterni all’azienda, in considerazione anche del fatto che le esigenze locali richiedono sistemi differenti di gestione. Questo richiede, dove possibile, l’uso di tecniche agronomiche, biologiche e meccaniche al posto dell’utilizzo di sostanze chimiche, al fine di garantire la corretta applicazione del metodo " Le attività umane hanno compromesso l’ambiente naturale, comportando un progressivo deterioramento delle caratteristiche del territorio e la riduzione della biodiversità. Nelle aree rurali questa semplificazione degli eco-sistemi ha portato ad un aumento dei problemi connessi alla gestione delle attività (per esempio la necessità di utilizzare sempre maggiori inputs esterni nei processi produttivi agricoli). Con l’agricoltura biologica normalmente noi reintroduciamo la complessità nell’eco-sistema. L’approccio sistemico è considerato ottimale quando garantisce: diversificazione delle colture con l’adozione di opportune rotazioni, livelli produttivi in linea con le caratteristiche del territorio, presenza di allevamenti animali, presenza di elementi naturali e buona gestione del suolo. La combinazione di tutti questi elementi determina un’ottima risposta in termini di disponibilità di risorse naturali e attivazione di processi di autoregolazione naturale. L’agricoltura biologica è un metodo di produzione e non semplicemente la sostituzione di mezzi chimici (fertilizzanti e pesticidi) con altre sostanze naturali. Convertire un’azienda al biologico vuol dire innanzitutto sviluppare la fertilità del suolo e l’equilibrio dell’eco-sistema. L’obiettivo del Piano di conversione è quello di guidare gli operatori durante il periodo della riconversione produttiva. Esso deve innanzitutto “fotografare” la situazione aziendale iniziale, al fine di poter analizzare tutte le informazioni acquisite, utili alla definizione delle migliori soluzioni tecniche da adottare. Quando operatori e

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consulenti si incontrano per definire il lavoro da intraprendere è importante che pensino già all’agricoltura biologica come un metodo di produzione e non come un semplice processo di sostituzione dei mezzi tecnici chimici con quelli naturali. Se questo concetto non sarà realmente condiviso da subito, sarà molto facile in seguito incorrere in errori e fallimenti. Va comunque sempre tenuto a mente che per convertire al biologico un’azienda bisogna innanzitutto ripristinare la fertilità del suolo e ristabilire l’equilibrio complessivo all’interno dell’agro-ecosistema. Riportiamo di seguito i principali fattori da valutare attentamente nel piano di conversione.

• Storia dei campi da convertire a biologico – È importante assumere per ogni appezzamento informazioni esaustive circa le pratiche agricole adottate in passato e gli eventuali problemi riscontrati, riportando nel dettaglio rotazioni e successioni colturali degli ultimi anni, mezzi tecnici utilizzati (fertilizzanti, erbicidi, pesticidi, etc.), lavorazioni effettuate, principali problematiche fitosanitarie ed ogni altro problema riscontrato in passato.

• Stato del suolo – L’analisi iniziale del suolo è importante per l’elaborazione di un appropriato piano di concimazione. Il bilancio umico costituisce un’informazione strategica per consentire l’elaborazione di un piano di coltivazione equilibrato, con interventi di fertilizzazione mirati a potenziare la fertilità del suolo, che è alla base del metodo dell’agricoltura biologica.

• Contesto socio-ambientale – L’operatore deve conoscere l’ambiente in cui opera e l’eventuale presenza in zona di altre aziende biologiche. In questo modo egli potrà scambiare informazioni e ricevere consigli da parte degli altri agricoltori. Potrà inoltre entrare in contatto con i punti vendita e gli acquirenti interessati alle sue produzioni, i contoterzisti e gli altri soggetti che potrebbero aiutarlo nello svolgimento del lavoro.

• Conoscenze ed abilità dell’operatore – Queste informazioni risultano strategiche per la definizione dei tempi e dei metodi di introduzione delle innovazioni in azienda e dell’eventuale necessità di ricorrere ad aiuti esterni. Determinante risulta anche la spinta motivazionale dell’operatore, se infatti egli non è convinto delle scelte che compie queste sono destinate al fallimento. Questo vale naturalmente anche per i dipendenti e gli eventuali contoterzisti.

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• Attrezzatura disponibile in azienda e disponibilità ad investire – L’attuazione delle scelte agronomiche dipende naturalmente oltre che dalla convinzione dell’operatore anche dalla disponibilità delle attrezzature necessarie (in azienda o sul territorio) e dalla disponibilità ad investire. In questo risulta determinante il ruolo dei consulenti esperti, in grado di suggerire le soluzioni alternative ed indirizzare le scelte dell’operatore.

• Vincoli – Alcuni ostacoli di natura organizzativa od ambientale possono condizionare le scelte tecniche e richiedere molta attenzione supplementare per il raggiungimento degli obiettivi. Quelli più frequenti sono: ostacoli ambientali e politici, presenza di strade a scorrimento veloce o di altre fonti di inquinamento, mancanza di centri servizi, mancanza di contributi regionali.

Tutte le informazioni raccolte servono a definire il piano di conversione, che includerà le soluzioni tecniche più opportune per l’azienda, e consentirà all’operatore di tenere sempre presente come nell’agricoltura biologica ogni intervento non sia fine a se stesso ma abbia una moltitudine di funzioni. Gli interventi saranno efficaci solo se sono rispettati gli equilibri nel suolo e nell’eco-sistema. Analizziamo nei paragrafi seguenti i principali aspetti che un operatore deve considerare nell’elaborazione del piano di conversione.

1.2.a Storia colturale del sito Per una corretta pianificazione produttiva è necessario avere per ogni appezzamento informazioni complete sulle rotazioni e sulle successioni colturali degli ultimi quattro o cinque anni. E’ inoltre necessario conoscere i seguenti elementi: tipo di fertilizzanti, erbicidi, prodotti per la sterilizzazione del suolo ed altri principi attivi utilizzati, oltre ai quantitativi ed alle tecniche di applicazione utilizzate;

tecniche di lavorazione del suolo; principali problematiche di contenimento delle infestanti, in relazione alle colture praticate ed alle situazioni pedo-climatiche;

principali problematiche fitosanitarie; ogni altro specifico problema manifestatosi in passato; varietà utilizzate e loro adattabilità al microclima.

1.2.b Valutazione delle esigenze colturali Lo studio della storia agricola del sito agevolerà l'operatore nella definizione delle migliori operazioni agronomiche da attuare e

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conseguentemente lo aiuterà ad elaborare un programma di coltivazione adatto alle colture aziendali (rotazioni, consociazioni, tecniche colturali, ecc.). Andrebbero sempre preferite le varietà locali, che solitamente hanno sviluppato nel corso degli anni una resistenza naturale agli agenti patogeni ed ai parassiti principali. Sono inoltre le varietà più richieste dal mercato, sempre più orientato verso le tipicità e le bio-eccellenze.

1.2.c Controllo fitosanitario e fabbisogno nutrizionale Le tecniche di agricoltura biologica mirano a ristabilire le fondamentali condizioni di equilibrio all’interno dell’agro-ecosistema che contribuiscono a ridurre notevolmente le problematiche del controllo fitosanitario delle colture. Grande importanza assume quindi la prevenzione, che si basa sui seguenti principi: a) salvaguardia della fertilità e della salute del suolo, b) pratiche agronomiche, c) scelta del tempo di intervento. Sono inoltre importanti la conoscenza delle caratteristiche pedoclimatiche dell’azienda e la presenza in campo, almeno settimanale, dell’agricoltore, il quale dovrà attentamente osservare lo sviluppo delle colture e l’andamento generale dell’azienda nel suo complesso ed in relazione all’ambiente circostante. Così pure in agricoltura biologica la fertilizzazione non avviene mai semplicemente “fornendo nutrienti” ma si basa sul recupero della fertilità del suolo, il quale deve essere messo in condizione di mantenere nel lungo periodo la sua capacità produttiva. Di grande importanza è la tipologia e la quantità di sostanza organica presente nel suolo, perchè la sua disponibilità insieme a quella di acqua ed ossigeno (a livello radicale) determina la produttività delle piante coltivate. La fertilità e l’attività biologica del suolo devono essere preservate ed incrementate attraverso: a) Coltivazione di leguminose, piante da sovescio e piante con

apparato radicale profondo, inserite in un’appropriata rotazione colturale pluriennale;

b) Incorporazione di letame da allevamenti biologici, tenendo presente il limite da rispettare di 170 kg N/ha/anno;

c) Incorporazione di altro materiale organico proveniente da aziende biologiche, conforme al disposto normativo comunitario.

Nelle aziende biologiche viene ridotto al minimo l’utilizzo di inputs extra-aziendali (eccezionalmente possono essere impiegati solo quelli autorizzati dagli Organismi di controllo) ed allo stesso tempo non è consentito utilizzare prodotti chimici di sintesi. Un elenco completo dei fertilizzanti utilizzabili solo in caso di autentica necessità nelle aziende agricole biologiche è stato predisposto dalla Commissione Europea nell’Allegato I al Reg. (CE)

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n° 889/2008. Nel testo del regolamento e nell’Allegato I sono contenute ulteriori indicazioni.

Tabella 5: Estratto dell’Allegato I del Reg. (CE) n° 889/2008 (Prodotti per la concimazione e l’ammendamento)

N.B. il presente estratto è stato elaborato a titolo puramente indicativo, si rimanda alla normativa ufficiale per la versione completa ed aggiornata dell’Allegato I.

Concimi ed ammendanti Nome

Descrizione; requisiti in materia di composizione; condizioni per l’uso

Letame da allevamenti estensivi, escrementi compostati e liquidi, residui fungaie Letame Prodotto costituito dal miscuglio di escrementi animali e da materiali

vegetali (lettiera)

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. Indicazione delle specie animali. Proveniente unicamente da allevamenti estensivi ai sensi dell’articolo 6 paragrafo 5 del Reg CE n° 2328/91, modificato dal Reg CE n° 3669/93.

Letame essiccato e deiezioni avicole disidratate

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. Indicazione delle specie animali. Proveniente unicamente da allevamenti estensivi ai sensi dell’articolo 6 paragrafo 5 del Reg CE n° 2328/91.

Deiezioni animali compostate, inclusa la pollina e il letame

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. Indicazione delle specie animali. Proibiti se provenienti di allevamenti industriali.

Escrementi liquidi di animali (liquame, urina, ecc.)

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. Indicazione delle specie animali. Proibiti se provenienti di allevamenti industriali.

Residui di fungaie La composizione iniziale del substrato deve essere limitata ai prodotti del presente elenco.

Concimi di origine animale ad alto potere concimante Deiezioni di vermi (vermicompost) e di insetti

Guano Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

I prodotti o sottoprodotti di origine animale citati di seguito: Farina di sangue Polvere di zoccoli Polvere di corna Polvere di ossa, anche degelatinata Farina di pesce Farina di carne Pennone Lana Pellami (vedere condizioni a lato) Pelli e crini Prodotti lattiero-caseari

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. Pellami: Concentrazione massima in mg/kg di material secca di cromo (VI):0 (limite di determinazione)

Concimi ricavati da rifiuti domestici, piante e ammendanti Rifiuti domestici compostati o fermentati

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Miscela di materiali vegetali compostata o fermentata

Prodotto ottenuto da miscele di materiali vegetali sottoposte a compostaggio o a fermentazione anaerobica per la produzione di bio-gas. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Torba Impiego limitato all’orticoltura (colture orticole, floricole, arboricole, vivai). Prodotti e sottoprodotti organici di origine vegetale per la fermentazione (ad es.: farina di panelli di semi oleosi, guscio di cacao, radichette di malto, ecc.).

Alghe e prodotti a base di alghe Se ottenuti direttamente mediante: - processi fisici comprendenti disidratazione, congelamento e macinazione; - estrazione con acqua o soluzione acida e/o alcalina; - fermentazione. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Segatura e trucioli di legno Legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento. Cortecce compostate Legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento. Cenere di legno Proveniente da legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento.

Concimi composti da minerali e ammendanti Argille (per es. perlite, vermiculite, ecc.)

Fosfato naturale tenero Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva 89/284/CEE. Tenore di Cadmio inferiore o pari a 90mg/kg di P2O5

Fosfato allumino-calcico Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla 89/284/CEE. Tenore di Cadmio inferiore o pari a 90mg/kg di P2O5 Impigo limitato ai terreni basici (pH>7.5)

Scorie di defosforizzazione Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Sale grezzo di potassio (ad es. Kainite, silvinite, ecc.)

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Solfato di potassio, che può contenere sale di magnesio.

Prodotto ottenuto dal sale grezzo di potassio mediante un processo di estrazione fisica e che può contenere anche Sali di magnesio. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Borlande ed estratti di borlande Escluse le borlande estratte con Sali ammoniacali. Carbonato di calcio di origine naturale (ad es.: creta, marna, calcare macinato, litotamnio, maerl, creta fosfatica, ecc.)

Magnesio e carbonato di calcio di origine naturale (ad es. Creta magnesiaca, calcare magnesiaco macinato, ecc.)

Solfato di magnesio (ad es.: kieserite)

Unicamente di origine naturale. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Soluzione di cloruro di calcio Trattamento fogliare su melo, dopo che sia stata messa in evidenza una carenza di calcio. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Solfato di calico (gesso) Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva 89/284/CEE Unicamente di origine naturale.

Fanghi industriali provenienti da zuccherifici

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Zolfo elementare Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva 89/284/CEE. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Oligolelementi Oligoelementi inclusi nella Direttiva 89/530/CEE Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

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Cloruro di sodio Unicamente salgemma. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Farina di roccia

Tabella 6: Estratto dell’Allegato II del Reg. CEE n° 889/2008 (prodotti autorizzati

per la protezione delle piante) 1. PRODOTTI FITOSANITARI Condizioni generali applicabili per tutti i prodotti composti o contenenti le sostanze attive appresso indicate: - Impiego in conformità ai requisiti comunitari; - Soltanto in conformità delle disposizioni specifiche della normativa sui prodotti

fitosanitari applicabile nello Stato membro in cui il prodotto è utilizzato [ove pertinente (*)].

I Sostanze di origine vegetale o animale

Nome Descrizione, requisiti di composizione, condizioni per l’uso

Azadiractina estratta da Azadirachta indica (albero del Neem)

Insetticida. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

(*) Cera d’api Protezione potatura. Gelatina Insetticida. (*) Proteine idrolizzate Sostanze attrattive.

Solo in applicazioni autorizzate in combinazione con altri prodotti adeguati del presente allegato II, parte B.

Lecitina Fungicida. Oli vegetali (per es.: olio di menta, olio di pino, olio di carvi).

Insetticida, acaricida, fungicida ed inibitore della germogliazione.

Piretrine estratte da Chrysanthemum cinerariaefolium

Insetticida. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Quassia estratta da Quassia amara

Insetticida, repellente.

Rotenone estratto da Derris spp., Lonchocarpus spp. e Terphrosia spp.

Insetticida. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari. II Microrganismi utilizzati nella lotta biologica contro i parassiti

Nome Descrizione, requisiti di composizione, condizioni per l’uso

Microrganismi (batteri, virus e funghi), ad es. Bacillus thuringensis, Granulosis virus, ecc.

Solo prodotti non modificati geneticamente ai sensi della Direttiva 90/220/CEE (1).

(1) GU n° L 117 dell’8.5. 1990, pag. 15. III Sostanze da utilizzare solo in trappole e/o distributori automatici Condizioni generali: - Le trappole e/o i distributori automatici devono impedire la penetrazione delle sostanze nell’ambiente ed il contatto

delle stesse con le coltivazioni in atto; - Le trappole devono essere raccolte dopo l’utilizzazione e riposte al sicuro.

Nome Descrizione, requisiti di composizione, condizioni per l’uso

(*) Fosfato diammonio Sostanza attrattiva. Soltanto in trappole.

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Metaldeide Dal 31 Marzo 2006 non può essere più utilizzato. Feromoni Sostanze attrattive; sostanze che alterano il comportamento sessuale.

Solo in trappole e distributori automatici. Piretroidi (solo deltametrina o lambdacialotrina)

Insetticida. Solo in trappole con sostanze specifiche attrattive. Solo contro Batrocera oleae e Ceratitis capitata wied. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari. IIIa Preparati da spargere in superficie tra le piante coltivate

Nome Descrizione, requisiti di composizione, condizioni per l’uso

Ortofosfato di ferro (III) Molluschicida IV. Altre sostanze di uso tradizionale in agricoltura biologica

Nome Descrizione, requisiti di composizione, condizioni per l’uso

Rame, nella forma di idrossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di rame (tribasico), ossido rameoso

Fungicida. Dal 1° gennaio 2006 nel limite massimo di 6 kg di rame/ettaro/anno, fatte salve disposizioni specifiche più restrittive previste dalla legislazione sui prodotti fitosanitari dello Stato membro in cui il prodotto sarà utilizzato. Per le colture perenni gli Stati membri possono disporre, in deroga al disposto del paragrafo precedente, che i tenori massimi siano applicati come segue: - il quantitativo massimo utilizzato a decorrere dal 23 marzo 2002 fino al 31

dicembre 2006 non deve superare 38 kg di rame per ettaro; - a decorrere dal 1° gennaio 2007 il quantitativo massimo che può essere

utilizzato ogni anno sarà calcolato detraendo i quantitativi effettivamente utilizzati nei quattro anni precedenti dal quantitativo totale massimo di, rispettivamente, 36, 34, 32 e 30 kg di rame per ettaro per gli anni 2007, 2008, 2009, 2010 e per gli anni successivi..

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. (*) Etilene Sverdimento delle banane. Sale di potassio di acidi grassi (sapone molle)

Insetticida.

(*) Allume di potassio (Calinite) Prevenzione della maturazione delle banane. Zolfo calcico (polisolfuro di calce)

Fungicida, insetticida, acaricida. Solo per trattamenti invernali degli alberi da frutto, degli olivi e della vite. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Olio di paraffina Insetticida, acaricida. Oli minerali Insetticida, acaricida.

Solo su alberi da frutta, viti, olivi e colture tropicali (ad esempio banani). Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Permanganato di potassio Fungicida, battericida. Solo su alberi da frutta, olivi e viti.

(*) Sabbia di quarzo Repellente. Zolfo Fungicida, acaricida, repellente. (*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari. 2. PRODOTTI PER LA LOTTA CONTRO I PARASSITI NEI LOCALI DI STABULAZIONE E NEGLI IMPIANTI: • Prodotti elencati nella sezione 1; • Rodenticidi.

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CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA AGRICOLTURA BIOLOGICA

I bassi prezzi delle produzioni agricole e l’aumento dei costi di distribuzione, anche nel settore biologico, spingono l’agricoltore a cercare nuove strade per raggiungere la redditività delle produzioni31. Solo una piccola parte del prezzo finale pagato dal consumatore per un prodotto biologico va al produttore. La maggior parte viene distribuita nei passaggi intermedi e nella fase di commercializzazione. Risulta quindi evidente che tutte le occasioni di incontro diretto tra produttore e consumatore rappresentano un grosso vantaggio per entrambe le parti, in termini di costi, conoscenza reciproca e crescita culturale. La creazione di queste opportunità rappresenta un passaggio essenziale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica quale modello di sviluppo sostenibile. Fondamentale per l’agricoltore biologico risulta essere la partecipazione a alle fiere del settore, dove può non solo esporre i propri prodotti e concludere accordi commerciali, ma anche entrare in contatto diretto con nuovi fornitori. Nelle tabelle seguenti riportiamo due brevi schede sulle più importanti fiere del biologico, il Biofach in Germania ed il SANA in Italia.

31 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for

Organic Product, Proceedings of International roundtable “Organic Agriculture and Market Linkages”, organized by FAO and IFOAM, Rome, November 2005.

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Tabella 5: BIOFACH, la fiera mondiale dell’agricoltura biologica

Norimberga (GERMANIA), Febbraio

Il BioFach, la fiera mondiale del biologico che si svolge ogni anno in febbraio a Norimberga, in Germania, si caratterizza per la sua vivacità, internazionalità ed alto tasso di innovatività. Può contare annualmente su 2100 espositori, due terzi dei quali stranieri, e più di 37.000 visitatori provenienti da oltre 110 nazioni. Il BioFach è patrocinato dall’IFOAM (la Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica) che ne stabilisce i criteri di ammissione e garantisce la qualità dei prodotti esposti. L’orgazizzazione del BioFach promuove inoltre eventi sul biologico in altri quattro continenti: Giappone, Stati Uniti, Sud Africa, Cina. Lo sviluppo di nuovi mercati del biologico rappresenta una grande opportunità per molte imprese del settore. Naturalmente anche in questi paesi devono essere stabilite regole precise se si vuole ottenere uno sviluppo del biologico al pari di quello registrato in Europa. In ognuno esistono regole diverse su commercializzazione, linee guida per la produzione e tutta la normativa di riferimento va uniformata, anche a vantaggio di una maggiore trasparenza per i consumatori. Le imprese hanno bisogno di consulenza qualificata su come operare nei diversi paesi in conformità al loro disposto normativo e il Biofach rappresenta un’ottima occasione informativa e di scambio di opinioni ed esperienze. La fiera internazionale di Norimberga conosce il mercato ed offre anche una panoramica completa sulle innovazioni del settore a livello mondiale. L’Ente fiere di Norimberga ed il Ministero Federale per l’Alimentazione, l’agricoltura Ministry for Food, Agriculture and Consumer Protectione la tutela dei consumatori (BMELV) sono i promotori della fiera, organizzata in collaborazione con l’Associazione tedesca per il commercio e l’industria (AUMA). Agli espositori sono offerte numerose soluzioni organizzative e la possibilità di partecipare a convegni e forum. Data la grossa affluenza in fiere le aziende interessate devono però pianificare per tempo la loro partecipazione, soprattutto quelle che intendono stabilire contatti proficui con le organizzazioni operanti sui mercati dell’Asia, del Nord America e del Sud America, con le quali è possibile realizzare incontri mirati.

Accordi commerciali in fiera (fonte: NürnbergMesse)

---- http://www.biofach.de

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Tabella 6: SANA, la fiera italiana dell’agricoltura biologica

Bologna (ITALIA), Settembre

SANA, l’esposizione italiana di rilievo internazionale dei prodotti naturali (alimentazione, salute, ambiente) è uno dei principali eventi del mondo del naturale: • 85,000 mq di spazi espositivi • 16 padiglioni espositivi • 1,600 espositori, di cui 400 esteri provenienti da 45 Paesi d’Europa, U.S.A, Asia, Oceania, Africa • 70,000 visitatori – di cui 50.000 operatori professionali • 3.500 operatori stranieri provenienti da 50 Paesi di tutto il mondo • 77 convegni • 900 giornalisti presenti in fiera di cui 100 stranieri. La macro-area dell'Alimentazione, radice storica del Salone, occupa 8 padiglioni dedicati ai prodotti biologici e tipici certificati. Qui sono presenti produttori di tutte le Regioni italiane e delegazioni ufficiali di molti Paesi stranieri, dalla "A" di Argentina alla "U" di Uganda passando per l'Austria, il Brasile, la Germania, la Tunisia, ecc. I sei padiglioni dedicati alla Salute comprendono tutti i prodotti, le tecniche e gli strumenti utili al raggiungimento di un benessere olistico in chiave naturale: dai prodotti erboristici e fitoterapici ai cosmetici naturali, dalle medicine non convenzionali ai centri di benessere. Vivere “al naturale” significa anche dedicare attenzione all’ambiente in cui si vive e lavora, agli abiti che si indossano e all’impatto ambientale di tutti gli oggetti e le apparecchiature di uso quotidiano. Le tecniche e i prodotti per l'edilizia sostenibile, l’arredamento e l’abbigliamento ecologici e i tessuti naturali trovano nel settore Ambiente il luogo più adatto per esprimere un atteggiamento eco-compatibile a 360°, nel pieno rispetto dell’ambiente e della nostra salute. Due i padiglioni dedicati all'ambiente. SANA, sempre attenta al perseguimento dello sviluppo di una cultura ecologica anche tra I più giovani, ha creato in cooperazione con l’Ente fiere di Bologna la prima fiera dedicate al gioco ed all’educazione eco-compatibile dei più piccoli: SANALANDIA. Qui, sotto la guida di esperti educatori e la sorveglianza dei genitori, gli under 12 si sbizzarriscono fra giochi, percorsi, laboratori didattici e svariate attività ludico-educative mirate ad instillare nei più piccoli il seme della loro importantissima “coscienza ecologica”. Letture e spettacoli incentrate sulle tematiche ecologiche si svolgono in speciali teatri naturali ed all’interno di speciali capanne di legno. Associazioni ed aziende offrono alimenti biologici di stagione e giocattoli costruiti in materiali eco-compatibili. SANA, oltre che appuntamento commerciale e immancabile momento di business, è caratterizzato da una fortissima valenza culturale. Il calendario dei convegni ospita ogni anno decine di congressi, workshop e tavole rotonde che riscuotono l'interesse di migliaia di operatori del settore, italiani e stranieri, e del pubblico. Ai numerosi convegni in calendario si aggiungono le iniziative speciali di cui SANA si fa ogni anno promotore: mostre-evento che accendono i riflettori su settori emergenti e nuovi "eco-trend". La disponibilità di una vetrina completa di prodotti di qualità, la valenza culturale del Salone e l’attualità dei temi trattati richiamano ogni anno la presenza di centinaia di giornalisti italiani ed esteri. Grazie a loro, i messaggi di SANA e dei suoi protagonisti vengono diffusi attraverso quotidiani, periodici, radio, televisioni e Internet. SANA ha sempre operato per far conoscere ai consumatori ed alle istituzioni I prodotti biologici di qualità e questo è potuto avvenire grazie alla partecipazione di migliaia di espositori e centinaia di giornalisti ed opinion leader che hanno contribuito a sviluppare il mercato del biologico sia a livello nazionale che internazionale. L’esposizione contribuisce attivamente insieme ai produttori, alle loro associazioni ed alla grande distribuzione alla diffusione della corretta informazione sui vantaggi del biologico rispetto all’ambiente ed alla salute, incidendo sui comportamenti dei consumatori, che risultano sempre più attenti alle loro scelte alimentari. Il biologico avvicina inoltre i consumatori ai luoghi di produzione, favorendo lo sviluppo rurale ed incentivando la “filiera corta” e la multifunzionalità dell’azienda agricola. Questo è lo spirito della fiera e di tutti gli operatori che vi partecipano. --- http://www.sana.it

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Tra il 1990 ed il 2000 il mercato del biologico in Europa è cresciuto ogni anno del 25%, raggiungendo nel 2004 un giro d’affari di 11 bilioni di euro32 (il mercato mondiale del biologico si è attestato intorno ai 23,5 bilioni di euro33). Il più grande mercato dei prodotti biologici è quello tedesco, con uno share maggiore del 30% del volume totale del mercato europeo (ca. 3,5 bilioni di €), seguono il Regno Unito (1.6 bio €), l’Italia (1.4 bio €) e la Francia (1.2 bio €). La Danimarca è invece prima per la spesa procapite di prodotti biologici che ammonta a 60 €, mentre per la Svezia arriva a ca 45 €, 41 € per l’Austria, 40 € per la Germania. In molti altri paesi europei la spesa pro-capite per I prodotti biologici è comunque maggiore di 20 €: Belgio (29 €), Olanda (26 €), Francia (25 €), Regno Unito e Italia (24 €)34. Questo trend positivo è legato a diverse ragioni: • perdita di fiducia nei prodotti convenzionali, alla luce di molteplici

scandali alimentari; • desiderio di non trovare residui di pesticidi nel piatto; • desiderio di mangiare alimenti privi di organismi geneticamente

modificati; • richiesta di standards sempre più elevati a garanzia del benessere

animale; • domanda di protezione e rispetto ambientale; • desiderio di salvaguardare l’ambiente dalla contaminazione con

organismi geneticamente modificati; • fiducia nel sistema di certificazione e nelle norme dell’agricoltura

biologica. • salvaguardia della salute degli operatori agricoli. L’importanza dell’aspetto commerciale trova riscontro anche nel Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica35, dove le principali proposte operative della Commissione Europea si rivolgono proprio allo “sviluppo di una guida informativa sul mercato delle bio-produzioni, con l’obiettivo di aumentare nei seguenti modi la fiducia

32 Commission Européenne - Direction Générale De L'agriculture Et Du

Développement Rural, Report « Organic farming in the European Union – Facts and Figures » ,Bruxelles, 2005.

33 The World of Organic Agriculture 2006 - Statistics and Emerging Trends - 8th revised edition, Ed. IFOAM,Bonn, 2006 (www.ifoam.org).

34 Commissione Europea - Direzione Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale, Report « Organic farming in the European Union – Facts and Figures», Bruxell, 2005.

35 COM(2004)415 final - Bruxell, 10.06.2004.

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dei consumatori: fornendo loro maggiori informazioni, effettuando maggiore promozione del metodo sia tra i consumatori che tra gli operatori, incentivando l’uso del marchio europeo, anche a garanzia dei prodotti importati, creando più trasparenza sui diversi standards, aumentando la reperibilità dei prodotti, realizzando indagini statistiche da usare come strumento di marketing. La prima linea di azione prevista dal Piano comunitario riguarda inoltre proprio il mercato dei prodotti biologici e prevede di: “… Modificare il Regolamento comunitario n° 2826/2000 (promozione del mercato interno) il quale darà alla Commissione la possibilità di promuovere direttamente campagne informative/promozionali sul biologico. Avviare una campagna europea pluriennale per informare consumatori, istituzioni pubbliche, scuole ed altri attori chiave della filiera agroalimentare sui vantaggi dell’agricoltura biologica, specialmente dal punto di vista ambientale, ed aumentare la conoscenza dei prodotti da agricoltura biologica e del marchio europeo. Avviare campagne informative e promozionali rivolte a categorie mirate quali quelle dei consumatori occasionali e delle mense pubbliche. Incrementare le collaborazioni della Commissione con gli Stati membri e le Organizzazioni professionali al fine di sviluppare nuove strategie per la realizzazione delle suddette campagne.

2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti L’operatore agricolo che intende adottare il metodo di produzione biologico deve sapere che sta per approcciare un metodo sottoposto ad un completo controllo di processo, lungo tutte le fasi della filiera produttiva. Sarà quindi necessario selezionare accuratamente tutti i fornitori di mezzi tecnici e di materia prima. Tutti dovranno infatti a loro volta sottostare al sistema comunitario di controllo. In particolare coloro che oltre alle produzioni aziendali confezionano e/o trasformano prodotti provenienti anche da altre realtà aziendali dovranno effettuare un’accurata pianificazione temporale degli acquisti, al fine di evitare interruzioni improvvise del ciclo produttivo. E’ consigliabile inoltre avere contratti di conferimento con fornitori diversi, piuttosto che un unico grande accordo commerciale. In tal modo, qualora problemi tecnici o commerciali impedissero l’approvviggionamento da un fornitore, ci si potrà sempre rivolgere alle altre ditte, garantendo continuità alla produzione. In agricoltura biologica non è sempre facile reperire la materia prima necessaria e, in alcuni periodi di scarsa produzione o avversità atmosferiche, la concorrenza tra gli operatori può determinare aumenti anche considerevoli dei prezzi di acquisto. E’ quindi sempre consigliabile determinare (e contrattualizzare!) preventivamente il prezzo di

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acquisto, eventualmente fissando un range tra il prezzo minimo e quello massimo, dipendenti dall’evoluzione del mercato. Molta attenzione dovrà essere poi riposta nella pianificazione degli acquisti dei mezzi tecnici (semi, fertilizzanti, prodotti per la difesa, etc.), non sempre di facile reperibilità, soprattutto nelle aree interne, lontane dai grandi centri di acquisto. Ad esempio l’ordinativo di acquisto dei semi dovrà essere effettuato almeno con due mesi di anticipo rispetto al periodo di semina. Qualora infatti non si riuscisse a reperire materiale certificato della cultivar desiderata, l’operatore dovrà valutare se modificare la propria scelta o chiedere all’Ente di certificazione una deroga all’utilizzo di seme biologico. Per fare questo dovrà comunque aver svolto preventivamente un’indagine presso l’Autorità nazionale competente sull’effettiva non disponibilità sul mercato del seme richiesto. La risposta dell’Autorità preposta alla gestione dell’albo delle sementi biologiche non avviene generalmente in breve tempo, sia perché in alcuni periodi le richieste sono molto numerose, sia perché vanno consultate le banche dati europee per verificare l’eventuale disponibilità del seme in altri paesi dell’Unione Europea. In agricoltura biologica anche la gestione degli acquisti, come del resto ogni singola fase del processo produttivo, deve basarsi su un’attenta e puntuale pianificazione, al fine di evitare problemi tecnici e burocratici.

2.1.a Scelta dei fornitori Per evitare di effettuare acquisti non conformi alla vigente normativa comunitaria, in continua evoluzione, gli operatori dovranno preferibilmente acquistare mezzi tecnici (fertilizzanti, prodotti per la difesa, sementi, ecc.) direttamente da fornitori specializzati, in grado di dare anche consigli circa il loro corretto impiego. A livello comunitario il regolamento n° 889/2008 elenca tutti i mezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biologica. Bisogna però far attenzione alle diverse disposizioni nazionali ed alla diversa interpretazione del regolamento nei diversi Stati36. Appropriati fertilizzanti, semi, prodotti per la difesa fitosanitaria, ed attrezzature impiegabili nel biologico possono essere reperiti con difficoltà. In alcuni paesi ci sono registri ufficiali dei produttori e dei distributori di mezzi tecnici. Per esempio il Ministero dell’Agricoltura

36 Il progetto “Organic Inputs Evaluation” è un progetto di Azione Concertata a

livello europeo, promosso nell’ambito del Programma Qualità della vita (5° Programma quadro) circa la valutazione degli inputs autorizzati in agricoltura biologica (www.organicinputs.org).

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italiano richiede alle ditte produttrici / distributrici di comunicare e di depositare un campione di etichetta presso l’Istituto Nazionale per la Nutrizione delle piante. Dopo aver effettuato tutte le verifiche necessarie, l’Istituto provvede periodicamente ad aggiornare la lista delle imprese e dei prodotti idonei all’impiego in biologico37. L’elenco pubblicato, noto come “Registro dei Fertilizzanti per l’Agricoltura Biologica”, contiene i fertilizzanti le cui comunicazioni hanno superato le fasi di verifica. Al fine di inserire nel Registro I fertilizzanti relative a nuove comunicazioni, sono previsti continui aggiornamenti. Ci sono inoltre Data Base dei mezzi tecnici consultabili sul web; per esempio “OrganicXseeds”: un DB sui fornitori europei di semi da agricoltura biologica, gestito da un Consorzio di organizzazioni. Il servizio è a pagamento ed è accessibile all’indirizzo www.organicxseeds.com. Sempre su internet sono disponibili cataloghi di fornitori di mezzi tecnici certificati per l’agricoltura biologica (per Bio Europe38 pubblicato in Italia), contenenti informazioni dettagliate sulle aziende produttrici/distributrici. E’ da evidenziare che, in riferimento ai trasformatori di prodotti biologici, anche le materie prime devono provenire da aziende a loro volta certificate bio ai sensi della vigente normativa comunitaria. Di conseguenza è necessario, quando si effettuano gli approvvigionamenti, acquisire le relative certificazioni, i cui estremi vanno riportati nei registri aziendali. Quando si acquistano semi e foraggi è inoltre importante acquisire anche la certificazione OGM free. 2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento A causa della scarsa diffusione dei centri specializzati nel biologico, gli operatori acquistano i mezzi tecnici sia nei punti vendita biologici che in quelli convenzionali. Negli ultimi tempi si è però aperta la strada del commercio elettronico, con la possibilità di effettuare acquisti in grossi centri specializzati, direttamente dalla propria azienda. In questo caso diminuiscono i rischi di acquistare prodotti non conformi alla normativa comunitaria, anche se i prezzi possono risultare più alti a causa delle spese di trasporto. Un ulteriore vantaggio è però quello di poter preventivamente visionare on-line i prodotti e le relative certificazioni.

37 www.isnp.it/fertab_eng/index.htm 38 www.biobank.it

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2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali Nel settore dell’agricoltura biologica si discute molto sulle problematiche connesse al commercio. Inizialmente si discuteva molto se entrare o meno nella grande distribuzione, oggi le tematiche di attualità sono la filiera corta, i punti vendita aziendali, la ristorazione collettiva (in particolare mense scolastiche, ospedali, ecc.), il commercio equo e solidale. Tabella 7: Settimana del biologico nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio Europeo in Bruxelles

Il gruppo IFOAM Europa ha organizzato insieme alla Presidenza austriaca la SETTIMANA BIOLOGICA nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio Europeo in Bruxelles. L’evento ha avuto luogo per la prima volta dal 17 al 24 maggio 2006. Durante questo periodo i membri delle istituzioni europee ed i loro ospiti hanno avuto la possibilità di degustare ed apprezzare molti alimenti biologici. Questa iniziativa pubblico-privata si proponeva di promuovere l’uso dei prodotti biologici nelle mense pubbliche e di sottolineare l’importante ruolo che può svolgere il catering nelle dinamiche di sviluppo del settore.

Le mense della Commissione e del Consiglio europeo servono migliaia di pasti al giorno e possono dare il buon esempio in ambito europeo.

Anche nel settore privato sono state realizzate con successo mense biologiche, come nel caso dell’IKEA (che ha servito un milione di pasti nel 2006), degli Scandic Hotels o della banca WestLB con il 22% di pasti biologici. In Olanda 10 grandi ONG con 4 milioni di associati hanno firmato un accordo per convertire il proprio catering completamente al biologico.

Questi esempi mostrano come il catering possa contribuire significativamente ad incrementare il mercato delle produzioni biologiche. Le Istituzioni nazionali ed europee conoscono molto bene questa potenzialità e con l’iniziativa della SETTIMANA BIOLOGICA la Presidenza austriaca in collaborazione con l’IFOAM ha inteso sottolineare l’importanza del Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica, approvato nel 2004.

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Fonte: IFOAM

Gli Enti pubblici sono i maggiori consumatori d’Europa, spendendo circa il 16% del prodotto interno lordo (che è una somma equivalente al PIL della Germania!). Possono quindi contribuire pesantemente allo sviluppo sostenibile, orientando il loro potere di acquisto verso beni e servizi che rispettano l’ambiente.

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Gli acquisti “Verdi” possono essere considerati un esempio concreto di come orientare il mercato. Promuovendo gli appalti Verdi gli Enti pubblici possono sostenere le industrie con incentivi reali per lo sviluppo delle tecnologie pulite. Per qualche settore l’impatto può essere veramente significativo, considerata l’elevata quota di mercato che occupano gli acquisti pubblici. La Commissione Europea ha predisposto un manuale39 per aiutare gli Enti pubblici a promuovere appalti pubblici eco-compatibili e sviluppare una politica degli acquisti verdi. Esso illustra in modo pratico le possibilità e le soluzioni offerte dalla normativa comunitaria per l’elaborazione di gare di appalto pubbliche che tengano conto dell’eco-sostenibilità degli acquisti. Il manuale40 è disponibile sul sito web della Commissione dedicato al Green Public Procurement, il quale contiene ulteriori informazioni pratiche, compresi links e contatti. L’agricoltura biologica può contribuire concretamente allo sviluppo economico locale ed alla sua diversificazione, sviluppando l’identità e la promozione del territorio e rivitalizzando sia le comunità rurali che le città. Per esempio in Italia diversi anni fa l’AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) ha promosso la costituzione di un network, chiamato “Città del Bio”41, aperto a tutte le pubbliche amministrazioni che intendono investire in politiche di supporto all’agricoltura biologica in quanto modello di sviluppo sostenibile del territorio.

Immagine 4: Logo Città del Bio

39 Commission of the European Communities, Handbook on environmental

public procurement, Brussels, 18.8.2004 – SEC(2004) 1050. 40 http://europa.eu.int/comm/environment/gpp/ 41 www.cittadelbio.it

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L’introduzione degli alimenti biologici all’interno delle mense pubbliche, a cominciare da quelle scolastiche, sta diventando uno dei primi campi di attività del network delle Città del Bio, contestualmente all’educazione alimentare. Il network promuove anche i Bio-distretti rurali, che non sono nuove entità amministrative ma un coordinamento di Enti che opera per la conversione sostenibile del territorio e la valorizzazione delle sue tipicità e bio-eccellenze. Essi sono degli strumenti di programmazione territoriale in grado di promuovere nuovi investimenti coinvolgendo gli stake-holders (sia pubblici che privati) in progetti di promozione dell’agricoltura biologica, del turismo rurale, dell’artigianato locale e delle imprese eco-compatibili. Un esempio di bio-distretto è quello denominato “Bio-distretto Cilento”, eco ordinato dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica. La progettualità comune avviata dai componenti del Bio-distretto ha già portato alla valorizzazione delle più importanti filiere produttive del territorio (maiale nero, fico bianco del Cilento, miele, fagiolo, olio) ed ha attivato finanziamenti regionali e provinciali che hanno consentito l’avvio del progetto delle Bio-spiagge. Quest’ultimo prevede di valorizzare la tipicità e la bio-diversità del territorio attraverso la creazione di bio-sentieri in grado di condurre i turisti dalle spiagge alle aree rurali interne, attraversando aree protette, aziende agricole ed agriturismi, alla scoperta delle antiche tradizioni e dei mestieri dimenticati.

2.2.a Scelta dei clienti L’importanza dei canali di vendita differisce notevolmente nei diversi Stati membri dell’Unione Europea e, spesso, anche nelle diverse aree dei singoli Paesi. Così mentre in Belgio, Germania, Grecia, Francia Lussemburgo, Irlanda, Italia, Olanda e Spagna, prevale nettamente la vendita diretta e quella in negozi specializzati (anche se negli ultimi anni lo share della vendita nella grande distribuzione è notevolmente aumentato) in Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Irlanda, Ungheria e Repubblica Ceca, la gran parte delle vendite avviene nei supermercati (>60%) ed in negozi di alimentari non specializzati nel biologico. Gli esperti sono convinti che nei Paesi dove i prodotti biologici sono venduti principalmente attraverso i supermercati la quota di mercato è e rimarrà più alta rispetto agli altri stati42.

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Rapporto della Commissione Europea (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.

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La vendita diretta in tutte le sue forme riveste però una grande importanza sia per i produttori che per i consumatori, e non va pertanto sottovalutata, bensì sostenuta ed incentivata. I vantaggi per il consumatore sono i seguenti: riduzione dei prezzi, rispetto della stagionalità e della freschezza dei prodotti, conoscenza dei prodotti e del territorio di origine. Vantaggi per il produttore: aumento del profitto, rapporto diretto con il consumatore, attuazione del nuovo ruolo dell’agricoltore (guardiano del territorio), vendita di prodotti e varietà locali. Ci sono diverse tipologie e modalità di vendita diretta: • “agricoltori in città”: mercatini locali, gruppi di acquisto (ad es.

campagna “G.O.D.O. a cura dell’AIAB), eventi promozionali; • “cittadini in azienda”: punti vendita aziendali, agriturismi, fattorie

didattiche, ecc.. La vendita diretta e gli spacci aziendali sono molto importanti nelle aree rurali, specialmente se abbinati ad attività agrituristica ed alla ristorazione locale.

Immagine 5: esempio di “cittadini in azienda”

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Immagine 6: esempio di “agricoltori in città”

Per contro la Grande distribuzione può commercializzare quantitativi di prodotto ben maggiori rispetto ai punti vendita aziendali, alle erboristerie ed ai negozi specializzati nel biologico ed ha il pregio di far avvicinare al biologico un gran numero di consumatori. Qualche supermercato svolge anche attività promozionale del biologico, facendo degustare i prodotti e distribuendo materiale informativo. Il numero dei supermercati che vendono il biologico è in aumento in tutta Europa. Va comunque sottolineato che nel mondo del biologico sono molti coloro che non vedono di buon occhio la vendita nei supermercati, che rappresentano comunque dei centri di potere che decidono, spesso a discapito dei produttori, prezzi e quantitativi di merce da vendere, oltre a reinvestire i notevoli guadagni in attività non sempre etiche. Una soluzione migliore può essere rappresentata dai “supermercati biologici”, possibilmente a loro volta certificati sia secondo le norme del biologico che di quelle del Commercio Equo e solidale. Essi stanno di recente nascendo un po’ in tutti i Paesi, sono caratterizzati da un offerta estremamente ampia di prodotti e da superfici espositive maggiori di 300 m². Questo canale distributivo assomma i vantaggi dei supermercati convenzionali (maggiori volumi di vendita, avvicinamento al biologico di nuova utenza) a quelli dei punti vendita specializzati nel biologico (maggiori informazioni per il consumatore,

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competenza nell’approvviggionamento e nella vendita degli alimenti biologici. Molti consumatori continuano comunque a preferire un altro tipo di punto vendita, più vicino ai produttori, e la filiera corta (con indubbi maggiori vantaggi anche per le stesse aziende agricole). In considerazione del disposto normativo comunitario molti controlli vengono effettuati nei punti vendita dalle Autorità preposte ed i consumatori continuano a richiedere sempre più controlli severi ed imparziali, in particolare su frutta e verdura. A tal riguardo si precisa che dal 2005 anche i punti vendita devono assoggettarsi ad un sistema di controllo e certificazione, come previsto dalla regolamentazione comunitaria. Di conseguenza gli Enti di certificazione del biologico hanno implementato specifiche procedure per il controllo e la certificazione dei punti vendita, finalizzate alla verifica della loro conformità alle norme comunitarie. È anche in forte espansione il settore del catering e della ristorazione biologica; ogni anno un numero sempre maggiore di ristoranti e bar servono prodotti biologici. I governi nazionali incoraggiano inoltre l’uso di prodotti biologici nelle mense pubbliche ed è in aumento il numero delle mense scolastiche che somministrano prodotti biologici.

2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica La filiera produttiva agrobiologica rappresenta un tipico settore orientato dal consumatore, il quale richiede trasparenza e controllo in tutte le fasi del processo produttivo/distributivo. Uno slogan ricorrente è: comprare locale, biologico e in fiera43. La tracciabilità e la trasparenza rappresentano delle preziose chiavi di marketing per le produzioni biologiche. L’Unione Europea, a partire dalla pubblicazione del Regolamento n° 178/2002, ha stabilito norme precise sull’adozione dei sistemi di tracciabilità, che dal 2005 sono divenute obbligatorie anche per le aziende agricole. Il marketing delle produzioni agroalimentari “tracciate” è caratterizzato dalla diffusione di informazioni sul processo stesso, dalla efficiente comunicazione dei dati sulla tracciabilità e da ogni altra informazione sull’origine del prodotto. Tutte queste informazioni vengono registrate in un sistema informatico sulla produzione, disponibile per i consumatori. Tutto questo fornisce un elevato valore aggiunto ai prodotti ed apre nuove prospettive di marketing. 43 Nadia El-Hage Scialabba (Food and Agriculture Organization delle Nazioni

Unite), Global Trends in Organic Agriculture Markets and Countries’ demand for FAO assistance, Atti della Tavola rotonda internazionale “Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.

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Le potenzialità sono enormi, in considerazione dell’immagine e del valore rappresentato dalla disponibilita per ogni prodotto di una completa e trasparente documentazione di riferimento. Lo strumento tecnologico utilizzato per consentire un’agevole fruizione del servizio è generalmente un portale di Internet navigabile attraverso un normale browser (tipo Explorer, Netscape, ecc.), che consente al consumatore di acquisire tutte le informazioni desiderate semplicemente digitando sulla tastiera un codice riportato in etichetta. Questo dà all’utente la sensazione di essere presente “virtualmente” all’interno dell’azienda, potendo controllare anche in che modo è stato prodotto l’alimento che si ritrova sulla tavola.

Immagine 7: esempio di portale Internet sulla tracciabilità

delle produzioni biologiche

Nell’agricoltura pre-industriale la vendita dei prodotti agricoli era basata sul contatto diretto tra produttore e consumatore, il quale conosceva sempre la provenienza degli alimenti. La globalizzazione dei mercati ha creato invece una distanza enorme, sia fisica che mentale. Ultimamente si è tentato di ridurre questa distanza attraverso la tracciabilità di filiera, che utilizzando anche di strumenti informatici consente al consumatore di conoscere tutti i passaggi intermedi e di risalire al produttore. Anche le azioni di marketing sono notevolmente cambiate nel corso degli anni. Il 20° secolo si è caratterizzato per il grande successo delle produzioni di massa, con lo scopo di vendere

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lo stesso prodotto al più alto numero di consumatori. Adesso è il momento delle personalizzazioni, dei “prodotti fatti solo per te”, che anche se vengono in realtà prodotti su larga scala possono subire con l’aiuto delle nuove tecnologie personalizzazioni basate sulle esigenze individuali. Il trend attuale è per il marketing “one-to-one”, che ha l’obiettivo di vendere di più (anche più prodotti) ad un singolo acquirente. Il direct marketing, la vendita diretta dei prodotti agricoli, ha avuto un forte impulso con la diffusione dell’informatica. Un metodo di vendita millenario grazie alle nuove tecniche dell’informazione, ed in particolare ad Internet ed alla diffusione del web, ha consentito di fare acquisti direttamente da casa. L’uso di Internet è diventato anche fondamentale nello stabilire contatti diretti tra partners commerciali (B2B = Business to Business), nel procurare contratti e nella logistica. Fare web-marketing vuol dire personalizzare prodotti, servizi e prezzi. Il punto è: soddisfare le richieste individuali al più basso prezzo possibile, grazie ai grossi volumi di merce movimentata. Con l’E-commerce i rapporti diretti di vendita avvengono attraverso il computer e con l’ausilio di particolari software che assicurano la conclusione delle transazioni. La difficoltà maggiore è rappresentata dalla consegna del prodotto a casa dell’acquirente, che può risultare costosa, anche in termini logistici. In linea di massima va però considerato che l’utilizzo degli strumenti di marketing alternativo spesso ha portato ad una riduzione dei prezzi al consumo e ad un incremento dei guadagni dell’agricoltore. Senza considerare il grande vantaggio che si offre al consumatore di conoscere con precisione l’azienda di produzione. C’è chiaramente una una grande differenza qualitativa tra i sistemi di marketing diretto e quelli anonimi dei mercato di massa. Il contatto diretto (anche se attuato in maniera “virtuale”) produttore-consumatore permette di stabilire forti contatti con i territori di produzione (che magari saranno un giorno anche visitati dal consumatore) e consente di comprendere meglio cos’è il metodo di produzione biologico.

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Immagine 8: esempio di E-commerce: www.eurorganicshop.com In tutto il mondo il movimento del biologico ha registrato un grande interesse dei consumatori per questi nuovi sistemi di vendita diretta. Sono in corso molte sperimentazioni, in alcuni casi supportate dai governi nazionali. L’IFOAM supporta queste iniziative, sviluppando nuovi strumenti e scambi di esperienza44.

44 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for

Organic Product, Atti della Tavola rotunda internazionale “Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.

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CAPITOLO 3. COLTIVAZIONE BIOLOGICA DEI SEMINATIVI 3.1 Rotazioni colturali – Creazione della biodiversità Un agro-ecosistema che si avvicini il più possibile all’ecosistema naturale ed alla sua diversità può essere creato mediante l’adozione di rotazioni colturali. L’agricoltore biologico cerca sempre di utilizzare le conoscenze del sistema naturale e dei suoi processi come modello allorché si trova a pianificare la produzione aziendale. La diversità e la variazione caratterizzano le coltivazioni biologiche oltre a rappresentare una condizione di base per l’ottenimento di buoni risultati nella coltivazione. 3.1.a Diversità e varietà La biodiversità è una risorsa produttiva che consente l’utilizzo di principi nutritivi ottenuti attraverso processi biologici, oltre a tenere sotto controllo le malattie vegetali ed apportare benefici derivanti dall’influenza che le differenti specie coltivate hanno l’una nei confronti dell’altra. Occorre stabilire una rotazione colturale che comprenda coltivazioni con caratteristiche diverse e considerare la loro interazione, in modo da rendere possibile le reciproche influenze positive. Le condizioni di coltivazione hanno effetti sia nel breve che nel lungo periodo. Tali effetti riguardano la composizione e la fertilità del suolo, lo stato dei nutrienti e la lotta alle malattie. Successivamente verrà posta in essere una specifica tecnica procedurale sulla coltivazione, ma soprattutto l’agricoltore biologico deve considerare gli effetti della coltivazione sull’intero ciclo colturale. Occorre chiedersi: quando possono essere apportati i principi nutritivi affinchè le piante ne traggano il massimo beneficio? Quali metodi colturali mantengono sotto controllo le infestanti? Come scegliere le specie coltivabili? Ci sono molti fattori ed una quantità considerevole di informazioni di cui tenere conto allorché si pianifica una rotazione colturale. Ciò comporta un tipo di lavoro che può essere considerato creativo ma anche complesso, richiedendo tempo per effettuare le giuste riflessioni e le conseguenti scelte. La diversità nella coltivazione può essere raggiunta in svariati modi. Coltivare ad esempio due o più specie vegetali combinando cereali e legumi, può condurre all’incremento della biodiversità nell’intera area coltivata. Questo tipo di coltivazione apporta benefici nella lotta alle malattie, evitando nel contempo la crescita di infestanti, aumentando la fissazione dell’azoto e la fotosintesi Clorofilliana. Inoltre si favorisce la conservazione di elementi nutritivi nel suolo. Nelle coltivazioni vegetali abbiamo esempi di numerose coltivazioni combinate

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(consociazioni), attraverso le quali può ottenersi un’ottimale conservazione dei nutrienti nel suolo. Mais e fagiolo sono una combinazione classica che ha trovato utilizzo nel corso dei millenni in ogni parte del globo. Recentemente alcuni studi scientifici hanno dimostrato che mais e radici di fagiolo possono mantenere un contato diretto tra loro scambiandosi energia ed importanti componenti nutritivi così come fanno alcuni funghi utili, stimolando in questo modo la crescita reciproca. Altre combinazioni di piante possono essere valutate per il loro odore che può scoraggiare gli attacchi degli insetti (è il caso del coriandolo, del pomodoro, dell’aglio) o attrarre insetti utili (fiori perenni, facezia e molte altre piante). Le opportunità di testare nuove combinazioni sono elevate ed ogni coltivatore ne può trarre utili indicazioni.

Immagine 9: La consociazione è una tecnica per aumentare la biodiversità in campo. Mais e fagioli traggono benefici comuni da questa pratica (in tutto il mondo questa consociazione viene attuata da millenni).

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Effetti della rotazione colturale Molte coltivazioni hanno una resa scadente quando viene praticata la monocoltura. Non sono state effettuate ricerche approfondite sulle ragioni di questo, ma una rotazione colturale variata e ben bilanciata ha svariati benefici, tra cui la conservazione di azoto nel suolo ed il minore impatto di infestanti e patologie vegetali. Questi fattori probabilmente contribuiscono all’incremento dei raccolti, ma non c’è comunque una spiegazione completa. Apporto di nutrienti Alternare specie con differenti apparati radicali ed esigenze nutrizionali é una maniera per garantire la conservazione nel suolo degli elementi nutritivi, il più efficacemente possible. Più il suolo è smosso dalle radici, più esso risulta in grado di utilizzare i nutrienti disponibili. Le piante con apparato radicale verticale, come le crucifere e molti legumi, portano agli strati superficiali del suolo nutrienti dagli strati più profondi, mentre gli apparati radicali poco profondi ma pluriramificati delle piante utilizzano le riserve nutrizionali superficiali. Contenuti della materia organica ed organismi del suolo Il quantitativo di residui di radici e raccolti varia grandemente a seconda del tipo di coltivazione. Una larga proporzione di prato con profonde radici ha un effetto positivo sul contenuto di materia organica e sugli organismi del suolo. Coltivazioni che richiedono un trattamento con attrezzature meccaniche per la crescita, d’altro canto, fanno diminuire il capitale di materia organica. La diversità vegetale é inoltre importante per l’attività biologica. Le radici di differenti piante secernono sostanze differenti cha hanno effetti sulla quantità e diversità della vita dei microrganismi. Struttura del suolo I suoli che sono ben provvisti di materia organica, per esempio di materia proveniente da residui del pascolo, sono maggiormente aggregati dei suoli dove le monocolture di cereali vengono portate avanti con fertilizzanti chimici. Una larga parte delle piante con radici verticali ha l’effetto sia di liberare che di stabilizzare la struttura del suolo. L’erba fatta crescere sotto forma di prato per svariati anni ha effetti ottimali per il suolo e la sua struttura, in quanto fornisce grandi quantitativi di materiale organico. Al contrario, un effetto negativo comprovato delle monocolture di cereali è il deterioramento della struttura del suolo che, nel lungo periodo, comporta diminuzione del substrato. Protezione delle piante La monocoltura favorisce fortemente lo sviluppo delle infestanti e comporta un serio rischio di bruciatura del suolo con conseguenti

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inconvenienti, aumentando nel contempo gli effetti indesiderati delle infestanti. Una coltivazione varia e con rotazioni delle colture può essere invece l’arma vincente ed un mezzo efficace per combattere funghi, insetti e nematodi. Tipici inconvenienti causati dalla mancata diversificazione colturale sono il marciume radicale e la muffa dei cereali invernali, la verticillosi dei legumi, l’anguillula delle radici di avena e patate, l’ernia del cavolo e la rogna nera della patata. La rotazione colturale svolge un’azione preventiva anche nei confronti dei batteri parassiti e delle malattie virali. Presenza di infestanti La rotazione colturale é un’importante misura preventiva contro gli attacchi delle infestanti. Alternando colture che hanno differenti tempi di semina e raccolta, nonché diversificando le tecniche colturali si vengono a creare condizioni favorevoli per ostacolare la diffusione della flora spontanea. L’incremento delle infestanti nelle monoculture é dovuto al fatto che esse prosperano insieme a quelle colture che hanno modalità di crescita ed esigenze simili alle loro. Le infestanti annuali si sviluppano ad esempio bene nelle colture di tipo annuale, laddove quelle perenni preferiscono inceve le colture perenni. Distribuzione del lavoro Coltivare differenti colture significa distribuire il carico di lavoro nel corso dell’anno. Attività quali la preparazione del suolo e la fertilizzazione possono meglio essere pianificate ed attuate con un sistema di rotazione colturale causando nel contempo meno danni alla struttura del suolo, minimizzando i rischi di lisciviazione. Distribuzione del rischio Un largo numero di coltivazioni fa diminuire I rischi di fallimento totale della coltivazione, dovuto a condizioni non favorevoli sia del terreno in cui si coltiva che del mercato e della situazione congiunturale. Allo stesso tempo, può però esservi un aumento delle spese dovute al maggior numero di opere lavorative ed all’equipaggiamento tecnico da ampliare. 3.1.b Molti elementi da combinare tra loro La rotazione colturale é lo specchio dell’intera gestione di chi coltiva e del suo interesse e vantaggio anche di tipo economico, che non é una componente da trascurare. Ogni azienda ha condizioni di esercizio diverse, ed anche nell’ambito della stessa azienda si possono verificare dei mutamenti nelle condizioni di base, nel corso del tempo. Vanno considerati svariati fattori, allorché si ponga in essere una rotazione colturale. Il clima, il suolo e le opportunità di mercato, ad

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esempio, condizionano fortemente l’inizio ed il prosieguo della rotazione colturale. La disponibilità di mano d’opera, di macchinari e di spazi per la conservazione del prodotto, così come le conoscenze e le finalità del produttore, sono anch’essi fattori determinanti. Le rotazioni colturali variano sia in funzione della diversa tipologia aziendale che dall’ubicazione dell’azienda. Lo sviluppo aziendale e del mercato possono condizionare l’andamento delle rotazioni nella stessa azienda, nel corso del tempo. Le operazioni aziendali spesso diventano diversificate, allorché il produttore opti per il biologico per una o più unità aziendali. Non esistono regole generali per definire la durata più appropriata di una rotazione. Tre o quattro anni sono in genere la durata minima, mentre non è immaginabile andare oltre i 10 anni. Nell’agricoltura biologica la durata più ricorrente é da cinque ad otto anni. 3.1.b.i Rotazione colturale bilanciata Per raggiungere un bilanciamento nella rotazione colturale, ci deve essere un’appropriata divisione tra colture da rinnovo e colture sfruttanti. Le coltivazioni da rinnovo fissano l’azoto ed hanno radici verticali che portano i nutrienti alla superficie del suolo, come nel caso di legumi, le coltivazioni sfruttanti, come I cereali, esauriscono le riserve nutrizionali presenti nel suolo. La rotazione ideale include tipi completamente differenti di piante; per esempio legumi, cereali unitamente ad alcune coltivazioni come le patate, che richiedono una coltivazione meccanica. Le piante oleaginose aggiungono anch’esse varietà nella rotazione colturale. 3.1.b.ii Effetti della precessione colturale e caratteristiche delle

coltivazioni Gli effetti di una precessione colturale sono la somma di tutti gli effetti sia diretti che indiretti di rilievo per la rotazione colturale. I vantaggi di coltivare una specie prima di un’altra sono in funzione delle esigenze della coltura successiva e dei risultati che il coltivatore voglia raggiungere. Ogni coltivazione ha una lista di caratteristiche che determina la sua posizione nella rotazione colturale. Sistema radicale: la sua misura e profondità varia a seconda delle piante. Per le piante l’ apparato radicale è importante sia per esplorare il suolo che per consentire il trasporto di nutrienti dai livelli più profondi. Una grossa massa radicale é importante per l’apporto di materia organica e l’attività microbica. Esigenze nutrizionali: differiscono tra le varie piante, soprattutto per ciò che concerne azoto e potassio. Per evitare i rischi di carenze nutrizionali, le coltivazioni più esigenti devono trovare una collocazione ottimale nella rotazione, alternandole a quelle che non

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hanno tale tipo di esigenza e di quelle fissatrici di azoto. Le prime dovrebbero essere collocate in modo da poter utilizzare al meglio i nutrienti che sono in circolazione nella rotazione colturale. Capacità di utilizzare minerali moderatamente solubili: essa varia molto tra una pianta e l’altra. Le piante che hanno maggiore capacità in tal senso riforniscono il suolo superficiale dei minerali conservati nel suolo. Segale e avena sono maggiormente indicate nell’utilizzo di minerali moderatamente solubili, rispetto ad orzo e grano Tempo di crescita della coltivazione: le coltivazioni che presentano una raccolta anticipata consentono la semina autunnale o una maggiore crescita di una coltura intercalare. Tempo di assorbimento dei nutrienti: esso in alcuni seminativi, per esempio l’orzo, é concentrato all’inizio dello sviluppo. Queste coltivazioni necessitano di una maggiore erogazione di nutrienti solubili, mentre altre, come il grano e l’avena, hanno un assorbimento più costante per l’intero periodo della crescita sino alla maturità. Capacità di competere con le infestanti: essa dipende dalla velocità di stabilizzazione della coltivazione, da come essa copre il campo e dalla sua capacità di creare ombra a seconda della misura delle foglie. I seminativi che richiedono la coltivazione del suolo durante il periodo di crescita, forniscono un’ulteriore opportunità per allontanare il pericolo di infestanti. Capacità di coprire il campo: essa consente alla coltivazione di inibire la crescita di infestanti e mantiene una buona struttura sulla superficie del suolo. Questa caratteristica costituisce un beneficio per l’attività microbica. Suscettibilità o resistenza alle infestanti: essa é spesso decisiva dal punto di vista della ripetizione di una coltura sullo stesso appezzamento di terreno. Allelopatia: é il meccanismo biochimico per cui certe piante inibiscono o stimolano la crescita di altre piante. Tolleranza alla ripetizione colturale: indica il limite temporale oltre il quale non è più conveniente ripetere una coltura sullo stesso campo. Ricerche di lunga durata sono giunte alla conclusione che gli effetti negativi della crescita della stessa coltivazione, anno dopo anno, decrescono. Questo fenomeno è detto “stanchezza” ed è probabilmente dovuto ad un certo numero di organismi simbiotici e ad altri organismi utili che meglio competono con i fattori infestanti nell’ambito della rotazione colturale. In pratica, il produttore è talvolta forzato a deviare dalla rotazione colturale pianificata. In questi casi, è opportuno sapere che segale, fagioli, soia, mais, tollerano successive coltivazioni meglio di quanto non facciano frumento, avena, orzo, patate, lupini, piante crucifere.

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3.1.c Prato pascolo alla base della rotazione colturale Convertire la produzione al biologico, implica la conoscenza delle tecniche di coltivazione delle leguminose. Un prato ricco di trifoglio costituisce la coltivazione più importante, in un sistema colturale che non utilizza fertilizzanti o pesticidi di origine chimica. Per un terreno che contenga una certa quantità di leguminose, il prato é il sistema più efficace ed economico per costruire la struttura del suolo e l’accumulo dei nutrienti, in primo luogo di azoto. Il prato interagisce con le infestanti e costituisce elemento primario per il pascolo del bestiame ruminante in biologico. In pratica, la rotazione colturale nell’azienda biologica si basa largamente sul calcolo della quantità di erba richiesta per produrre alimenti sufficienti per il bestiame. Pianificare una rotazione colturale bilanciata comporta inoltre un uso ottimale dell’azoto rilasciato dalla coltivazione erbacea. Dovrebbe in effetti impiegarsi quanto più possibile azoto, cercando di disperderne il meno possibile attraverso i fenomeni di percolazione e volatilizzazione. Profondità radicale e gestione dell’azoto La gestione dell’ azoto comporta inoltre l’individuazione di dove sia ubicata la maggiore quantità di azoto nel suolo nell’ambito dell’intero ciclo di rotazione colturale, combinando i periodi di accumulo di azoto con le coltivazioni più esigenti ed appropriate dal punto di vista dell’apparato radicale. C’é una stretta connessione tra la profondità di un apparato radicale di una coltivazione e la sua capacità di prendere azoto dagli strati più profondi del suolo. Alcuni seminativi possono realmente utilizzare solo l’azoto presente in superficie, altri solo l’azoto presente negli strati più profondi. In linea di principio, le colture con un profondo apparato radicale dovrebbero essere coltivate quando si sa che l’azoto è già presente negli strati più profiondi del suolo. Le colture con sistema radicale poco profondo andrebbero invece coltivate quando c’è poco azoto in profondità. Le colture con apparato radicale poco profondo hanno in genere meno probabilità di successo di quelle con apparato radicale profondo, dal punto di vista dell’utilizzazione dell’azoto. Una larga superficie inerbita è comunque importante sia per le coltivazioni arabili che per le aziende ove vi sia bestiame. I legumi sono la più importante risorsa di azoto per le aziende senza bestiame. Per ottenere il massimo beneficio da un prato che precede una coltura e per una effettiva gestione delle sostanze nutritive, è molto importante che il prato sia bene attecchito. Se fallisce l’impianto del

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prato c’è una piccola probabilità di compensare la scarsità di nutriente occorrente per la coltura che si è programmata in successione. Un terzo di prato E’ di solito preferibile che almeno un terzo dell’area coltivata sia adibita a prato pascolo in modo che il fabbisogno di azoto della rotazione possa essere adeguatamente soddisfatto. Tuttavia, in pratica questo può non essere sufficiente per le aziende con soli seminativi. Può essere necessaria in questo caso una maggiore percentuale di prato o di altra leguminosa. Il raccolto supplementare, ad es. legumi, piselli o fagioli, può essere destinato al mercato. In un’azienda agricola zootecnica il prato è importante sia come alimentazione animale che come coltura da rinnovo, ad esempio i cereali nell’ambito di un programma di alimentazione biologica per i bovini rappresentano una buona parte della razione alimentare giornaliera, cioè, almeno il 50% dell’apporto quotidiano di materia secca, il prato è altresì un tipo di coltivazione molto importante per la produzione del latte. La maggior parte delle aziende zootecniche coltiva prato su più del 50% della propria superficie. Regole pratiche per una buona rotazione colturale • Impiegare colture che siano adatte al terreno ed al clima. • Almeno il 30-40% della superficie dovrebbe essere a

trifoglio/prato falciabile o altra leguminosa. • Non lasciare un prato per più di tre anni. • Alternare colture con caratteristiche ed esigenze diverse. • Creare un equilibrio tra “nutrimento” ed “impoverimento” del

terreno. • Nella rotazione dare ad ogni coltura una posizione adatta rispetto

alla coltura precedente. • Nella rotazione calcolare il fabbisogno complessivo di nutrienti, e

tenere presenti le problematiche collegate a malerbe e malattie. • Non effettuare sullo stesso appezzamento rotazioni non

diversificate in caso di frequenti malattie delle colture. • Quando possibile somministrare il letame o il compost in una fase

della rotazione in cui può essere utilizzato efficacemente. • Sfruttare ogni occasione per le colture intercalari ed il riposo

colturale. • Mantenere il terreno coperto per il maggior numero di anni

possibile.

3.2 Il suolo – una risorsa rinnovabile Tutte le operazioni aziendali in agricoltura iniziano dal suolo. I risultati raggiunti dal produttore, in termini di quantità e qualità del raccolto, nonché salute delle piente, tutto è in funzione di come viene gestito il

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suolo. L’impatto ambientale e la gestione delle risorse, ugualmente dipendono dalla gestione del suolo. Il suolo è una delle risorse più importanti per produrre alimenti e tale prerogativa può essere compromessa da un suo cattivo uso. In agricoltura biologica, l’uso oculato che viene fatto del suolo consente di mantenere la fertilità ad un livello ottimale, sia nel presente che nel futuro, sotto l’aspetto della produzione alimentare. La crescita della coltivazione non é determinata dall’ammontare dell’azoto e degli altri nutrienti presenti nel suolo. Essa è piuttosto correlata alla quantità di nutrienti rilasciati e resi disponibili allorquando di essi vi è bisogno. I microrganismi sono importanti per la circolazione dei nutrienti. L’obiettivo della coltivazione biologica è quello di stimolare lo sviluppo degli organismi presenti nel suolo, in modo che vi sia una sufficiente erogazione di elementi nutritivi, senza surplus di azoto e senza inquinare l’ambiente circostante. La grande sfida consiste nel comprendere come il turnover della materia organica possa rendersi utile ed apporti un ragionevole bilanciamento tra la decomposizione ed i processi di formazione dell’humus. La gestione del suolo basata su tale principio ecologico conduce a risultati positivi sotto il duplice aspetto economico ed ambientale. 3.2.a Organismi del suolo e loro processi vitali Organismi molto importanti ed attivi nel suolo sono funghi, batteri, lombrichi, collemboli, acari e nematodi. I diversi processi vitali degli organismi del terreno determinano il “comportamento” stesso del terreno, inteso come organismo vivente che respira, mangia, si sviluppa e si riposa. Questa attività combinata si risolve in un ciclo vitale, che è il processo costante di elaborazione del materiale organico, di liberazione delle sostanze disponibili per le piante e di formazione dell’humus. Questi processi vitali hanno bisogno dell’aria, dell’acqua, del nutrimento e del calore. L’attività degli organismi del terreno, particolarmente intorno alle radici della coltura, riveste una grande importanza per l’assorbimento del nutrimento e lo stato fitosanitario della coltura. Quindi gli esseri viventi che si trovano nel suolo sono preziosi “animali domestici”. E’ importante che l’agricoltore impari quanto più possibile su di loro e sulla materia vivente. Questo contribuirà alla comprensione di come strategie diverse possano influire sulla vita del terreno e sulla sua fertilità. E’ difficile lo studio della quantità e diversità degli organismi viventi, e naturalmente essi sono diversi a seconda del tipo di terreno, clima, grado di acidità, acqua disponibile e precedenti pratiche colturali. Lo strato superficiale del terreno ad una profondità di 15 cm di un ettaro

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di terreno coltivato tradizionalmente può contenere organismi viventi con un peso equivalente a quello di 40 pecore! Molti studi hanno indicato che in terreni che hanno avuto varie rotazioni colturali ed abbondanti somministrazioni di materia organica c’è un aumento del numero di individui di specie diverse e di attività microbica. Inoltre studi indicano che là dove si coltiva il terreno biologicamente c’è un maggior contenuto di materia organica e biomassa rispetto alla coltivazione convenzionale. Quando è alta nel terreno l’attività biologica, non è possibile per alcune specie imporsi. Questo si verifica, ad esempio, con i funghi che causano meno malattie in questo tipo di terreno. 3.2.a.i La fauna del suolo Ci sono molte specie animali che vivono nel terreno (animali terricoli). La maggior parte di loro sono erbivori (consumatori primari) e vivono nello strato superficiale del terreno (per esempio i vermi terricoli). Si alimentano dei residui della pianta, funghi e altro materiale organico che possono digerire grazie ai microrganismi presenti nel loro intestino. Il materiale digerito viene poi incorporato nel terreno. L’opera di scavo e la permanenza degli animali terricoli inoltre garantisce l’aerazione del terreno. Poiché gli animali terricoli dipendono dai residui animali e della pianta per la loro alimentazione, la quantità di fauna presente dipende dal contenuto di materiale organico facilmente scomponibile. Parte della fauna del terreno è costituita da predatori (consumatori secondari), quali gli scarabei ed i nematodi che predano gli animali erbivori, consumatori primari, e quindi liberano le sostanze nutrienti che questi hanno a loro volta consumato 3.2.a.ii La microflora del suolo I gruppi più importanti della microflora del terreno sono batteri, funghi, actinomiceti ed alghe. Quando questi muoiono, gli acidi, gli enzimi ed altre sostanze secrete si decompongono e liberano le sostanze nutrienti sia organiche che minerali. Ciò accade spesso in associazione con le radici della pianta ed altri microrganismi. Finora soltanto 5 - 10% delle specie di microrganismi presenti nel terreno sono state identificate. Così conosciamo pochissimo di ciò che accade nel terreno e come i differenti metodi di coltivazione possano interessare le diverse specie e ed i loro processi vitali. 3.2.b Le radici e lo sviluppo dell’apparato radicale 3.2.b.i Sviluppo della radice Sebbene gli elementi nutritivi siano assimilati da tutta la pianta, foglia compresa, sono le radici a costituire i maggiori fornitori di nutrienti delle piante. L’apparato radicale ha una sorprendente capacità di

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crescere ed articolarsi, in modo che la superficie assorbente che è in contatto con gli elementi del suolo sia la più estesa possibile. La profondità delle radici é importante per il recupero dell’azoto delle piante. Una pianta con un sistema ben sviluppato ed articolato di radici ha maggiori possibilità di una crescita ottimale. Quando le radici cessano di vivere, esse lasciano al loro posto una cavità la quale contribuisce ad un buon bilanciamento tra aria ed umidità. Una larga massa di radici contribuisce inoltre alla stabilità del suolo. Uno sviluppo buono e profondo della radice crea buone condizioni per il succedersi delle coltivazioni. L’apparato radicale di un singolo cereale può raggiungere una lunghezza di 620 km in 50 litri di terra, con una superficie totale di 639 metri quadri! Le radici amplificano la loro attività nel suolo attraverso la micorriza, che ulteriormente contribuisce al recupero di nutrienti ed all’assorbimento di acqua. Le radici iniziano a svilupparsi pochi giorni dopo la semina, quindi esse hanno un successivo periodo di rapida crescita. Nelle coltivazioni di cereali, la radice principale va più in profondità, mentre quelle laterali si sviluppano successivamente e si articolano in un secondo momento nel suolo. La profondità delle radici é variabile in funzione del tipo di suolo e della coltivazione. Ad esempio, i cereali invernali in un terreno pesante argilloso, hanno una profondità radicale di 150 cm, mentre quelli primaverili su terreni sabbiosi hanno radici profonde 50 cm. e 25 cm su suolo melmoso argilloso. I cereali seminati in autunno generalmente hanno radici più profonde rispetto ai cereali primaverili, mentre le radici di erba medica sono state rinvenute a profondità anche di tre metri. Quando le piante iniziano a formare le spighe, la crescita delle radici termina e la pianta é presa del tutto dalla produzione dei semi. Condizioni per lo sviluppo delle radici Un suolo poroso con una buona struttura e ritenzione idrica fornisce le condizioni migliori per la formazione di un eccellente apparato radicale. La temperature e la disponibilità di ossigeno varia durante l’intera stagione della crescita e dipende inoltre dalle caratteristiche dei vari tipi di suolo. Lo strato più superficiale del suolo è soggetto a cambiamenti. E’ lì che spesso le condizioni per lo sviluppo dell’apparato radicale risultano meno favorevoli. In suoli dove l’estensione delle radici è limitata, per esempio in suoli sabbiosi, è particolarmente importante che siano mantenute buone condizioni di crescita. Ma ciò è importante anche in

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altri tipi di suolo, affinché le piante possano utilizzare efficacemente i nutrienti in superficie. Lo sviluppo della radice negli strati più profondi del suolo è importante perchè lì si trova gran parte del fabbisogno minerale delle piante. A meno che il terreno sia leggero ed arieggiato può essere difficile che le radici si spingano in basso ad utilizzare il nutriente immagazzinato nel sottosuolo. Un arieggiamento meccanico, tuttavia, raramente dà un risultato duraturo, mentre grazie al lavoro delle radici di piante come erba medica e trifoglio, che fungono da “scavatori biologici”, si ottengono effetti molto più duraturi. Le colture non arabili sviluppano un apparato radicale ottimale nella maggior parte dei suoli. Se il terreno è pacciamato con materiale organico, è possibile limitare l’evaporazione e la formazione di una crosta sulla superficie del terreno. In condizioni asciutte la copertura del suolo accelera la germinazione e conduce ad una germinazione più rapida e più uniforme delle sementi di quanto avvenga con il terreno nudo. Il radicamento migliora se c’è una coltura più vigorosa e ricca di getti laterali. Inoltre quanto più le radici si sviluppano in profondità nel terreno tanto più la coltura può realizzare un miglior utilizzo dell’acqua del terreno. Ci può anche essere un effetto positivo sul terreno superficiale nei confronti della produzione di cereali. La crescita delle radici é limitata dalla resistenza meccanica, per esempio se non c’é accesso ai pori riempiti d’aria (come risultato di compattazione) o se l’apice radicale incontra le particelle, esse non possono spingere oltre. Le radici che incontrano resistenza reagiscono aumentando la loro misura fino all’apice. Quanto migliore é lo stato dei nutrienti e l’intensità della fotosintesi, maggiori sono le opportunità di una rapida crescita delle radici e di un aumento della resistenza meccanica. Lo sviluppo delle radici può anche essere limitato da tossine o inibitori della crescita, che si possono venire a creare quando il materiale organico è sparso sul terreno senza avere aria a sufficienza. I pesticidi chimici e livelli molto bassi di PH nel sottosuolo, oltre a molti tipi di solfati acidi e suoli poveri possono costituire ulteriori ostacoli. 3.2.b.ii Interazione tra radice e microrganismi Attività nella rizosfera Il collegamento relativamente sconosciuto fra la radice ed i diversi gruppi di microrganismi, assume rilievo in quanto è importante sia per l'assorbimento dei nutrienti da parte delle coltivazioni che per la resistenza della pianta ai parassiti. Il rilascio delle sostanze nutrienti e delle sostanze sia organiche che inorganiche, si presenta in un certo numero di processi dove i microrganismi sono attivi. Essi

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espellono gli acidi, gli enzimi ed altre sostanze che vengono così rilasciate nel suolo, per esempio residui di azoto. Particolarmente interessante per l'assorbimento ed il metabolismo della coltura è l'interazione fra le radici della pianta ed i microrganismi che si verifica nella rizosfera. Quest’ultima si estende ad 1-2 millimetri dalla radice e qui il numero di microrganismi è 20-50 volte più grande che nel terreno circostante. Esistono di fatto condizioni completamente differenti in termini di energia e metabolismo dell'azoto nella rizosfera, rispetto alle condizioni di terreni senza radici viventi della pianta. L'attività microbica intensa che sussiste nella rizosfera è dominata dai batteri che, diversamente dai funghi, possono più facilmente utilizzare i residui semplici disponibili del carbonio. Un grammo di terreno nella rizosfera contiene 100-200 miliardi di batteri. Il rifornimento di energia nel terreno è inoltre un fattore di limitazione per il numero di batteri e per la loro attività. Secrezioni radicali Le emissioni della radice sono costituite da un tipo di soluzione, creata dalla radice vivente. Gli essudati sono residui ricchi di energia (carbonio) quali gli amminoacidi, gli zuccheri, gli acidi organici, le proteine ed i polisaccaridi. Gli studiosi del settore hanno trovato che la quantità totale di carbonio espulsa dalle radici durante il periodo della crescita è di tre - quattro volte più grande della biomassa della radice alla raccolta. La quantità e la composizione degli essudati differisce a seconda delle specie e delle varietà. Gli essudati delle radici possono favorire o inibire organismi diversi. Questa è una delle ragioni per le quali piante diverse hanno flora differente nella rizosfera. La pianta può, per esempio, stimolare quegli organismi che producono le sostanze che promuovono il proprio sviluppo. Sono inoltre interessate le vicinanze della radice che, attraverso i relativi essudati, favorisce o inibisce lo sviluppo di altre piante. Questo fenomeno è denominato allelopatia ed è utile nell'agricoltura biologica per la scelta delle consociazioni. La consociazione inserita nella rotazione può avere effetti positivi sia su resistenza ai parassiti che su resa del raccolto. Tuttavia, questa materia ancora non è stata del tutto approfondita.

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Immagine 10: Interazione tra essudati della radice, batteri e protozoi (I batteri ed i protozoi risultano particolarmente ingranditi rispetto all'apice della radice).

Interazione fra gli essudati della radice, i batteri ed i protozoi. 1. La radice ricca di energia essuda; 2. viene stimolato lo sviluppo dei batteri e la decomposizione batterica

di humus e di minerali; 3. i protozoi consumano i batteri; 4. i residui della pianta ricchi di elementi nutritivi derivati dall’azione

dei batteri tramite i protozoi sono assorbiti dalla radice. Gli essudati delle radici hanno inoltre importanza come fattori regolatori fra la pianta e gli organismi del terreno; essi svolgono un certo numero di altre funzioni che includono l'aumento del contatto fra la radice e le particelle del terreno e la protezione e la lubrificazione quando la radice si apre il cammino nel terreno. Inoltre gli essudati influenzano positivamente la struttura del terreno amalgamando in esso gli aggregati e rendendo solubili le sostanze nutritive. Batteri e protozoi Il collegamento fra gli essudati della radice della coltura, i batteri e gli organismi unicellulari (protozoi) nella rizosfera svolge un grande ruolo nel rifornimento dell'azoto alle piante. L'apice della radice si sviluppa attraverso il terreno ed essuda gli zuccheri ed altri composti del carbonio con ricchezza di energia. La disponibilità di energia attiva i batteri che sono in una fase di riposo, di modo che essi si dispongono a trasformare la materia organica nel terreno. L 'azoto liberato è

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usato per lo sviluppo di nuovi batteri. Lo sviluppo dei batteri continua fin quando l'essudazione della radice non si arresta. L’azoto che era legato alla materia organica e di cui non si poteva disporre, viene trasportato dalle proteine che servono da alimento per i protozoi. I protozoi sono presenti principalmente nella rizosfera, in cui hanno effetto su di un più grande numero di batteri. È stato osservato tramite microscopio come i protozoi avanzino in gran numero su di una radice e la puliscano dai batteri nutrendosene, mentre allo stesso tempo aumentano considerevolmente di numero. Quando i protozoi si nutrono dei batteri, l'azoto viene liberato, come “urina dei protozoi”. L'azoto si libera sotto forma di ioni di ammonio nella soluzione del terreno vicino alla radice. Mentre i protozoi si nutrono dei batteri, si liberano parti delle pareti cellulari di questi ultimi che, a loro volta, servono da alimento ad altri batteri che hanno enzimi in grado di decomporre le pareti della cellula e quindi creano il proprio spazio vitale. Il metabolismo dei batteri libera più azoto di quello che serve per il loro sviluppo; e soprattutto il carbonio che è necessario. L'azoto in eccesso è presente ancora come ioni liberi di ammonio nella soluzione del terreno, in cui può essere assorbito dalle radici della pianta. Quando l'energia negli essudati della radice è esaurita la radice può prendere l'azoto facilmente dai batteri. In questo modo sembra che la radice possa iniziare una mineralizzazione dell'azoto per soddisfare i propri fabbisogni. Il periodo di maggiore attività per i protozoi coincide con il periodo in cui è maggiore l'assorbimento dell'azoto da parte delle piante. Batteri delle leguminose La capacità delle piante leguminose di fissare l'azoto è una funzione chiave nell'agricoltura biologica. I noduli sulle radici delle leguminose sono delle piccole “fabbriche di azoto„ alimentate dall’energia solare, che permettono di ottenere un alto livello di autosufficienza sia a livello di produzione dell'alimento animale che dell'apporto nutritivo. I batteri delle leguminose, i rizobi, sono aerobici, ma quando fissano l'azoto richiedono un ambiente senza ossigeno, ed hanno un sistema ingegnoso per la sua generazione nei noduli radicali delle leguminose. Il colore rosa o brunastro dei noduli radicali è dovuto al fatto che i batteri formano un pigmento rosso detto leghemoglobina che svolge un ruolo importante nel processo di fissazione dell'azoto. I batteri di rizobio possono vivere liberamente nel terreno per un certo periodo, ma gradualmente muoiono se non trovano una pianta che li ospiti. Di conseguenza determinate leguminose devono essere inoculate con rizobio se non si sono sviluppate a lungo sul luogo di coltivazione. È soltanto nella simbiosi con le leguminose che i batteri possono usare l'azoto dell'aria, N2, che si lega alla sostanza delle

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cellule dei batteri. La fissazione di azoto atmosferico da parte del rizobio è un processo che esige energia per cui i batteri dipendono dai carboidrati forniti dalla pianta. L'energia richiesta in questo sistema simbiotico, inoltre, è usata per formare i noduli destinati al metabolismo dei batteri al trasporto ed alla distribuzione dell’azoto legato. Il prodotto di base del fissaggio dell'azoto nei noduli è l‘ammoniaca (NH3), ma esso è trasportato ulteriormente nella pianta sotto forma di amminoacidi diversi. Il fissaggio dell'azoto simbiotico richiede tre volte più energia rispetto al fissaggio chimico dell'azoto (fabbricazione di fertilizzante artificiale), ma la luce solare diretta è usata nel processo contrariamente alla fissazione chimica che usa il petrolio.

Immagine 11: il ciclo dell’azoto Micorriza Un'altra simbiosi naturale della radice che è molto importante per l'apporto nutritivo della coltura si realizza con le micorrize, un tipo di fungo presente nelle radici le cui ife sono tanto intimamente legate con le radici della pianta, che si scambiano vicendevolmente l'acqua e le sostanze nutrienti. Poche piante possono sopravvivere senza questa simbiosi. I nostri funghi commestibili più comuni sono frutti dalla forma ben nota, l’ ectomycorrhiza (micorriza esterna). Quei filetti di colore giallo che possono essere visti dall'occhio umano nel terreno sono ife che circondano la radice della pianta. Il fungo più comune che prolifera presso la maggior parte delle piante coltivate è il cosiddetto micorriza vescicolare-arbuscolare, ovvero la Virginia-micorriza. Non è un fungo

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molto noto quanto l’ectomicorriza perché non è visibile ad occhio nudo. Tuttavia il 90-95% delle piante può effettuare questa forma di simbiosi. Fra le eccezioni ci sono le piante di cavolo che presentano quantitativi insignificativi di micorrize. Nel caso della Virginia-micorriza, le ife si formano all'interno della corteccia delle cellule della radice (arbuscoli) e facilitano lo scambio di sostanze nutrienti e dell'acqua. Fra le cellule e sulla parte esterna della radice si sviluppano, con funzione di depositi di nutrienti, delle vescicole. Le ife si sviluppano dalla radice fuori del terreno e formano un sistema ingrandito e più efficace della radice con area molto più grande per l'assorbimento delle sostanze nutrienti. Quindi, le micorrize raggiungono lo strato del suolo più profondo ed avanzano nel terreno più della radice stessa. I miceli si spingono fin nel più piccolo dei pori del terreno ed immediatamente si diffondono nello strato fosforoso liberato dalle particelle del terreno e dalla materia organica di decomposizione e la trasportano alla pianta. In questo modo la micorriza impedisce la lisciviazione fosforosa. I funghi a loro volta ottengono l'energia proveniente dalla pianta per il proprio sviluppo. Le ife di micorriza consentono che le piante facciano un uso molto più efficace del fosforo presente nel terreno, in specie delle fonti organiche ed inorganiche appena solubili e nel terreno con un basso contenuto di fosforo. Il fosforo scarsamente solubile che le radici non possono assorbire direttamente viene assorbito con maggiore facilità dalle ife. Aumenta anche l’assorbimento di zinco, rame, solfato ammonico e calcio. Quando vi è poca disponibilità di fosforo, le micorrize ben stabilizzate producono un aumento vigoroso nello sviluppo. La Micorriza inoltre avvantaggia i batteri che liberano fosforo e quindi interessano la mineralizzazione. Il fissaggio dell'azoto dai batteri delle piante leguminose è un processo che richiede molto fosforo. Pertanto i rizobi dipendono dalle micorrize per fornire loro fosforo.

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Il contributo della microflora del suolo all’eco-sistema sostenibile. Organismi attivi Processi nel suolo Risultato Batteri, funghi, actinomiceti, alghe.

Decomposizione della materia organica. Formazione di humus. Mineralizzazione dell’azoto, del fosforo e dello zolfo. Formazione degli aggregati nel terreno.

Aumento della fertilità del suolo

Interazione tra radici e funghi.

Cambiamento del PH vicino alle radici e produzione di sostanze che aumentano la capacità delle piante di assumere nutrienti.

Aumento della capacità di assimilazione dei nutrienti quali fosforo, ferro, cobalto, rame, manganese, zinco. Aumento della capacità delle piante di assimilare elementi nutritivi.

Batteri che vivono nel terreno, alghe blu e verdi, batteri radicali. Interazione tra batteri e radici (simbiosi).

La fissazione dell’azoto assicura il soddisfacimento del fabbisogno delle piante.

Apporto di azoto biologico.

Batteri, actinomiceti. Produzione degli ormoni dello sviluppo che stimolano una fioritura ed una crescita più veloce. Protezione dagli agenti patogeni. Miglioramento dell’assorbimento degli elementi nutritivi.

Stimolano lo sviluppo della pianta.

Nematodi-funghi predatori, micorrizza, batteri e virus.

Attacco degli insetti nocivi, dei funghi parassiti e dei nematodi.

Controllo biologico dei nematodi, lotta ai funghi ed agli insetti.

Batteri. Erbicidi biologici (tossine).

Controllo biologico delle infestanti

Batteri e funghi. Controllo dei residui dei pesticidi e delle altre sostanze indesiderabili.

Controllo biologico dell’ecosistema del suolo.

Micorriza. Formazione della struttura del suolo.

Aumento della tolleranza alla siccità e diminuzione dell’erosione.

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Le micorrize costituiscono il 15-50% della biomassa microbica del suolo ed influenzano la flora nella rizosfera mediante il loro consumo di carboidrati e di azoto organico. La competizione per le micorrize mantiene basso il numero di organismi nocivi nella rizosfera e, pertanto, contribuisce al mantenimento dell’equilibrio biologico del terreno. Inoltre le micorrize proteggono le radici dagli attacchi dei parassiti, ad esempio dei nematodi, ed aumentano la resistenza ai funghi parassiti. Nello stesso tempo le micorrize sono decisive per la formazione della struttura del suolo. Perciò una micorriza che funziona riduce l’erosione mentre aumenta la tolleranza ad altre forme di stress come la siccità o un pH basso. Oggi sappiamo che esistono un centinaio di specie di funghi che formano micorrize. Tutte queste specie possono inoculare a tutte le piante recettive, ma in una certa misura le differenti specie producono effetti diversi sull’accrescimento dipendendo sia dal tipo di terreno che dalla piante. E ciò dipende anche dall’applicazione di ceppi diversi della stessa specie fungina. La radice della pianta è inoculata dalle spore che sono rimaste nel terreno dalla coltivazione dell’anno precedente. Inoltre si avranno le spore dopo un periodo di mancata coltivazione. Per cui il raccolto precedente determina il tipo di fungo dominante nel terreno. Ove non sia un fungo “adeguato” per la coltura, può rendersi necessario un lungo periodo fino a quando non vi si stabilisca uno più indicato. Le varie specie possono connettersi fra loro mediante le micorrize perché lo stesso fungo può inoculare diverse piante. Il trifoglio si collega con la coda di topo e con il pioppo tremulo che cresce ai margini di un appezzamento. Le micorrize possono fornire nutrienti ed altri elementi che favoriscano la crescita di distinte colture. Questo fenomeno è anche più palese nel bosco e nelle zone arborate, dove le piante vivono più a lungo che sui campi coltivati. In questi luoghi, i nutrienti possono essere trasportati, ad esempio, dagli alberi alle piante piccole, in una specie di “vivaio”, ed il bosco si tramuta in un organismo unificato per l’assorbimento dei nutrienti. Il grado di importanza della micorriza per una pianta dipende sia dalla tipologia del nutriente del terreno che dalla capacità della radice di assorbirlo. Le specie erbacee con larghe radici pelose hanno una minore dipendenza dalle micorrize nei confronti, ad esempio, delle cipolle che hanno radici corte non ramificate. Ciò nonostante, anche nei cereali, le micorrize possono agire come ammortizzatori dando il loro aiuto nel ridurre il tempo impiegato dalle piante per assorbire il nutriente. Non tutte le micorrize però favoriscono la salute delle piante; alcune vivono più o meno come parassiti a spesa della pianta ospite.

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3.2.c Decomposizione della materia organica La decomposizione della materia organica, il rilascio di sostanze nutrienti disponibili per le piante e la formazione dell'humus hanno luogo in continuazione nel terreno in una complessa interazione di processi microbiologici che non sono ancora stati compresi del tutto. I residui dalle piante e dagli animali del terreno costituiscono la maggior parte dell'alimento di cui un terreno vivente ha bisogno. Gli organismi terricoli ottengono l'energia e le sostanze nutrienti per i loro processi di vita da questo materiale organico. I rifornimenti abbondanti e normali di materiale organico sono quindi requisiti preliminari per un’azienda che abbia obiettivi di autosufficienza (e tutte le aziende biologiche devono averne). Quando parliamo del contenuto di materia organica del suolo o della quantità di materia organica, facciamo riferimento al contenuto del terreno di piante vive e morte e di animali in fasi differenti di decomposizione. Il contenuto di materia organica nella maggior parte dei terreni agricoli è del 2-6%. Per una crescita ottimale del raccolto, il contenuto ideale varia a seconda dei tipi di terreno, di solito è sufficiente un 3.5-4%. Il resto è costituito da quello che rimane di piante ed animali non-decomposti che coprono la superficie del terreno. Sul terreno coltivato possono, per esempio, consistere in paglia, stoppie, residui di semi dai raccolti e letame. Novanta - novantacinque per cento di questa dispersione consiste in composti organici, per esempio, carboidrati, lignina e proteine così come più piccoli quantitativi di grassi, cere e agenti concianti. Alcuni di questi si decompongono facilmente, mentre altri si decompongono con difficoltà. I carboidrati (cellulose, emicellulose ed amidi) sono ricchi di energia e compongono la maggior parte dei residui. Ad esempio, il contenuto di cellulosa del grano è del 36% ed arriva al 38% nel fieno.

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Immagine 12: L’apporto di sostanza organica è alla base dell’Agricoltura biologica

La somministrazione di abbondante materia organica è uno dei principali requisiti per un sistema agricolo che si proponga un apporto naturale di nutrienti ed un elevato grado di autosufficienza. La decomposizione viene accelerata dalle temperature elevate, da un ambiente umido, da una grande attività bilogica e da una buona presenza di ossigeno. La decomposizione ha luogo in ambiente ricco di ossigeno quando lo strato di materia organica è sottile. Se quest’ultima si decompone si consuma ossigeno, se finisce negli strati più profondi del terreno si determina una decomposizione anaerobica (priva di ossigeno) e si possono formare sostanze che impediscono lo sviluppo delle radici. Solo quando la materia organica abbia una sufficiente decomposizione aerobica (con ossigeno), scomparirà questo effetto inibitorio. La decomposizione della materia organica è strettamente legata alla temperatura. Si tratta di un processo lento che si blocca a due gradi sotto zero. La liberazione di azoto è maggiore nei mesi estivi, quando

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le temperature si innalzano e che corrisponde, tra l’altro, al periodo in cui più ne necessitano le piante. 3.2.c.i Ricambio dell’azoto nel suolo L’azoto, nella materia organica accumulata nel suolo, diventa disponibile mediante i processi che lì hanno luogo. E’ importante conoscere come avviene tale trasformazione, in modo da stabilire un buon approvigionamento dell’azoto. Ciò, significa in parte fornire alla coltivazione una sufficiente quantità di elementi vitali, in particolare quelli di cui la coltivazione risulta deficitaria, ed in parte introdurre pratiche colturali che prevengano la lisciviazione, causa di problemi ambientali. Mineralizzazione La mineralizzazione o rilascio dell’azoto è il passo finale della decomposizione dei residui di piante ed animali; l’azoto viene liberato sotto forma inorganica (minerale), inizialmente sotto forma di ammonio (NH4

+). Un importante gruppo di batteri attivi in tale processo è quello dei batteri nitrificatori. Questi ossidano gli ioni dell’ammonio a nitrito (NO2

-) ed a nitrato (NO3-) ed operano in

ambiente aerobico (ricco di ossigeno). In altre parole è necessaria l’aria per la nitrificazione. Le piante prendono l’azoto sotto forma di ammonio o di nitrato. Mentre gli ioni dell’ammonio con carica positiva si legano facilmente al terreno, gli ioni nitrato sono solubili in acqua nel suolo. L’azoto del nitrato può quindi facilmente lisciviare dal terreno. Immobilizzazione Quando la materia organica ha un alto contenuto di carbonio in relazione all’azoto, per esempio nella paglia che si incorpora nel terreno in autunno, la situazione è diversa. C’è un incremento di batteri, dovuto alla disponibilità di abbondante energia, che conduce ad una penuria di azoto e ad una grande competizione per esso. Questo vuol dire che la materia organica si decompone più lentamente e l’azoto da incorporare nei nuovi organismi è preso dal deposito nel terreno. L’azoto è temporaneamente legato o immobilizzato. 3.2.c.ii Effetto del rapporto carbonio/azoto sul ciclo dell’azoto La mineralizzazione ed immobilizzazione si sviluppano nello stesso tempo nel terreno. La decomposizione è influenzata in larga misura dalla composizione chimica della materia organica. Il rapporto fra carbonio ed azoto, il cosiddetto rapporto carbonio azoto (C/N), è particolarmente importante. Il carbonio è fonte di energia che incrementa la velocità batterica e quindi il numero di batteri attivi. L’azoto è un componente elementare delle cellule batteriche ed un fattore determinante nella formazione dei nuovi batteri.

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Quando sono assicurati grandi apporti di materiale ricco di carbonio, aumenta la biomassa dei microrganismi e l’azoto si lega ai loro corpi. Il rapporto carbonio/azoto diventa più alto e la mineralizzazione ha un livello superiore. Se, d’altra parte, la materia vegetale contiene una quantità di azoto relativamente grande, i batteri aumentano velocemente ma data la quantità limitata di energia muoiono più rapidamente. Il risultato è la liberazione dell’azoto (mineralizzazione). Il carbonio si libera come anidride carbonica attraverso la respirazione. Di conseguenza cambia il rapporto fra carbonio ed azoto, diventando più basso. Quando la disponibilità di carbonio è bassa, c’è netta mineralizzazione, in altre parole l’azoto mineralizzato è maggiore di quello immobilizzato. Questo avviene con l’apporto di grandi quantità di materiale ricco di azoto quale il il letame o il concime verde (sovescio). Perdite di azoto L’azoto è idrosolubile e mobile nella soluzione del terreno. Il nitrato in eccedenza con l’acqua può lisciviare fuori dal terreno coltivato nei corsi d’acqua. Inoltre quando questo azoto-nitrato si trova nel terreno, le perdite si presentano con la denitrificazione. Ciò accade quando c’è mancanza di ossigeno, per esempio quando il terreno è compresso o saturo d’acqua, ed i batteri anaerobici prendono il sopravvento. Questi batteri prendono l’ossigeno dai composti ricchi di ossigeno quali i nitrati, e l’azoto viene liberato nell’atmosfera in forma gassosa come azoto molecolare (N2), ossido di azoto (NO) e biossido di azoto (N2O). La denitrificazione è una via naturale di pulizia dell’acqua dall’eccesso di azoto, ma poichè le piante non possono prendere l’azoto in forma gassosa, la denitrificazione determina che l’azoto sia perso dal sistema di coltivazione. La trasformazione dell’azoto Influenza le dimensioni delle coltivazioni La trasformazione dell’azoto nel suolo e nello sviluppo della pianta può essere aumentata attraverso differenti metodi di coltivazione. Per legare l’azoto nella materia ricca di azoto, come il letame, questo dovrebbe essere mescolato con paglia o altro materiale ricco di carbonio. L’incorporazione di paglia nel terreno dopo il raccolto in autunno ha anche un effetto legante dell’azoto. I batteri nitrificatori beneficiano, come la maggior parte dei microrganismi, di un alto pH. L’attività biologica nel terreno è superiore quando il pH è intorno a 7. Le pratiche meccaniche stimolano il turnover nel suolo perchè aumentano la disponibilità di ossigeno e, soprattutto, perchè nuove superfici vengono esposte al lavoro superficiale dei microrganismi. Inoltre radici di piante attive nel suolo influenzano in alto grado la mineralizzazione. Tale effetto può essere stimolato o inibito,

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probabilmente in dipendenza dei bisogni che ha la pianta in quel determinato momento, con gli essudati delle radici che fungono da veicolo. Formazione dell’humus Quando la materia organica si decompone si trasforma in humus, fondamentale per la strutturazione del terreno. L’humus è un termine generico per un grande complesso di residui chimici, o sostanze umiche, che sono costituite dalla decomposizione della materia organica. Le sostanze umiche si compongono principalmente di lignina (materiale legnoso) e sono molto stabili e si decompongono lentamente. La materia organica del suolo è un termine comprendente tutte le sostanze organiche del terreno. Essa include organismi del terreno, materiale fresco e morto e humus, e l’azoto del suolo è in essa immagazzinato. Approssimativamente 100 tonnellate di materia organica si trovano nel terreno quando c’è un contenuto di humus del 4%. Circa 6 tonnellate di queste sono azoto. Il deposito di azoto nel terreno è solitamente diviso in frazioni differenti che tracciano la via della disponibilità di azoto. La frazione di azoto semi-stabile consiste nelle sostanze umiche che si decompongono con relativa facilità. Questa frazione è responsabile per una parte significativa del rifornimento e degli introiti di azoto nel suolo ed occorrono da uno a parecchi decenni per decomporsi. La frazione di azoto semi-stabile è influenzata un po’ più nel lungo termine dalla rotazione colturale che dalla processione delle colture. Una rotazione colturale comprendente prati, somministrazione di letame e grandi apporti di residui dei raccolti aumenta la formazione di questa frazione, mentre può dimezzarsi in 30 anni se non viene somministrata nessuna materia organica. Con la conversione ad azienda biologica una gran quantità di materia organica si accumula nella frazione semi-stabile ed il contenuto di humus resta per lungo tempo superiore alla mineralizzazione. Questo accumulo di humus può essere causa di mancanza di nutriente con conseguente diminuzione dei rendimenti che interessa spesso gli agricoltori quando operano la conversione dell’azienda all’agricoltura biologica. Nella frazione stabile la materia organica è difficilmente decomponibile. I microrganismi usano per decomporre il materiale più energia di quanta ne guadagnino. La frazione stabile fornisce solo piccoli apporti di azoto e quindi non contribuisce molto al deposito di nutrimenti disponibili. Tuttavia è di grande importanza per la struttura del terreno e la relativa capacità di trattenere l’acqua e le sostanze nutrienti. La vita media della frazione stabile si stima essere di secoli ed è quindi difficile stabilire con esattezza come le pratiche colturali di

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oggi possano influenzare la fertilità nel lungo termine. Novanta/ novantacinque per cento del deposito di azoto nel terreno sono racchiusi nella materia organica stabile o semi-stabile. Queste due frazioni determinano in larga parte il contenuto di humus del terreno. La frazione attiva di azoto è costituita principalmente dagli organismi viventi e dalla materia organica facilmente scomponibile e può fornire molto azoto. La trasformazione è rapida e la materia organica può essere generalmente mineralizzata nelle sostanze nutrienti facilmente utilizzabili. La grandezza di questa frazione dipende molto dalla coltura precedente. La maggior parte di tutto il materiale vegetale grasso incorporato nel terreno entra nella frazione attiva. La decomposizione più difficile avviene con più difficoltà e tempo, ed una piccola porzione si trasforma in materia organica stabile. Coltivazione biologica – un “canale di scolo del carbonio”? Un progetto di ricerca di 15 anni fa dell’istituto Rodale nel nordest degli Stati Uniti ha indicato che il sistema di agricoltura biologica rispetto a quella convenzionale è un migliore legante di carbonio al terreno. Un terreno coltivato biologicamente funge da “canale di scolo del carbonio” ed aiuta ad eliminare dall’aria il gas anidride carbonica mitigando l’effetto serra. Questa attitudine è molto importante per il clima e l’ambiente e sostiene la produzione. Vennero studiati tre sistemi di coltivazione di mais e soia: la coltura convenzionale con fertilizzanti ed antiparassitari artificiali, la coltivazione biologica con bestiame e la coltivazione biologica senza bestiame. Il sistema convenzionale ha mostrato una minima capacità di legare l’anidride carbonica, nonostante le grandi quantità di residui del raccolto rese al terreno. E’ apparso che la composizione e la qualità del materiale organico fossero più importanti della quantità di materiale per il legame dell’anidride carbonica nell’aria. Anche se il sistema convenzionale ed il sistema biologico con bestiame hanno fornito uguali apporti di carbonio al terreno, più carbonio si è legato al terreno nel sistema biologico. Questo probabilmente è dovuto al fatto che il materiale organico del letame si addice di più alla decomposizione dei residui vegetali provenienti dal sistema convenzionale. Il sistema biologico con concime verde inoltre lega più carbonio di quello convenzionale. La capacità di legare il carbonio differisce a seconda delle specie di piante. Essa dipende, ad esempio, da misura e qualità della massa radicale, caratteristiche dell’essudato delle radici, capacità di formare aggregati e cambiamenti nella composizione e funzione della vita microbica. 3.2.c.iii Influenza dell’humus sulle colture In un terreno incolto il contenuto di humus è stabile. Tutte le forme di coltivazione del suolo aumentano la decomposizione ed il contenuto

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di humus diminuisce, stabilizzandosi ad un livello inferiore. La domanda è: quale effetto ha sul lungo termine il sistema di coltivazione sul contenuto di humus, e quale rilevante contributo dà alla fertilità del suolo? La ricerca indica che il contenuto globale di humus sta decrescendo negli ultimi decenni. Nei paesi più caldi questo cambiamento si verifica molto più velocemente che in quelli freddi, nei quali va anche deteriorandosi la fertilità del terreno. Indagini sia in Germania che in Svezia hanno indicato che il contenuto di humus è diminuito e la struttura del terreno si è deteriorata, principalmente nelle zone con monocoltura di cereali. L’impoverimento del terreno avviene lentamente ed in modo impercettibile con un decremento dell’humus sottratto dal 2,5% al 2% in 30 anni. E’ inoltre importante ricordare che occorre molto tempo per ricostituire il contenuto di humus.

Se al terreno viene fornita una grande quantità di materia organica, la diminuzione del contenuto di humus si verifica più lentamente e la stabilizzazione è raggiunta ad un livello più alto che se non venisse fornito alcun materiale organico. Le rotazioni colturali comprendenti prato, letame, concime vegetale e paglia incorporati nel terreno sono molto importanti per mantenere od incrementare il contenuto di humus nel suolo. Contribuiscono inoltre al mantenimento di una copertura del suolo ed alla riduzione al minimo della coltivazione meccanica. 3.2.d Influenza della struttura del suolo sullo sviluppo di radici

e microrganismi La struttura del suolo riveste importanza capitale per i raccolti dei seminativi. Radici delle piante e microrganismi si sviluppano meglio in un terreno con buona struttura, in quanto possono ottenere l’acqua, l’aria e le sostanze nutrienti necessarie. E’ inoltre importante conoscere le differenti caratteristiche del suolo in relazione ai microrganismi ed alle possibilità per le radici di ottenere nutrienti. Solo conoscendo ciò è possible creare le condizioni ottimali per fornire buoni nutrienti alle colture e capire anche cosa potrebbe essere di impedimento. 3.2.d.i PH e misura del grado di acidità Il pH misura il grado di acidità del terreno. Sulla scala il pH 7 indica il punto neutro. Se la scala indica più di 7, il suolo è alcalino, se meno di 7 è acido. Di solito le regioni nordiche hanno un pH fra 5 e 7. L’acidità sta lentamente aumentando ogni anno per una serie di motivi. In parte questo è un processo naturale dovuto alla pioggia annuale eccedente l’evapotraspirazione. L’acidificazione è anche accelerata dalla precipitazione di sostanze inquinanti acide dell’aria e dalla somministrazione di fertilizzanti acidificanti. Un pH di 6,5-7 fornisce le migliori condizioni per lo sviluppo dei microrganismi. Fra 6 e 7 molte

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sostanze nutrienti sono più disponibili. Ai più bassi livelli di pH, ad esempio, la disponibilità di fosforo e magnesio diminuisce. Quindi è necessario concimare spesso. 3.2.d.ii Formazione degli aggregati e struttura del suolo Le particelle più piccole del terreno, i colloidi, sono costituite parte dai minerali dell’argilla e parte dalla materia organica. Esse hanno un diametro di meno di 0.0002 mm. L’area totale della loro superficie è molto ampia paragonata alla loro massa e tale superficie è carica elettricamente. Esse, inoltre, sono in grado di legare le sostanze nutrienti alla loro superficie sotto forma di ioni con carica elettrica. Gli ioni fissati ai colloidi del terreno non lisciviano fuori facilmente quanto gli ioni liberi nella soluzione del terreno. Gli elementi nutritivi che sono fissati alla superficie dei colloidi sono disponibili per le piante e possono essere considerati come deposito degli elementi nutritivi. Quanti più colloidi si trovano in un terreno, tanto maggiore è la capacità di immagazzinare nutrienti.Tale capacità è maggiore nei terreni argillosi che in quelli sabbiosi. In terreni poveri di argilla dove le particelle di humus sono i principali colloidi, è importante la capacità dell’humus di legare l’acqua. I colloidi del terreno hanno inoltre una certa capacità di neutralizzare i cambiamenti del pH, una cosiddetta capacità “tampone”. Più elevato è il contenuto di colloidi, maggiore è la capacità tampone. Così un terreno argilloso acidificherà più lentamente di un terreno sabbioso senza molto humus sottoposto allo stesso trattamento. Un sistema profondo e ben ramificato di radici ha bisogno di un terreno poroso con una buona struttura. Uno sviluppo radicale nel sottosuolo è importante soprattutto perché gran parte dei minerali necessari alla pianta si trovano là. La formazione di aggregati richiede che le particelle del terreno si leghino insieme per formare particelle più grandi o complesse. I complessi rendono più facile per l’acqua, l’aria e le radici della pianta il movimento attraverso il suolo. Un terreno incolto contenente argilla ha spesso una struttura ideale. Essa consiste in aggregati stabili (granelli) che determinano un terreno a struttura porosa con un notevole deposito di acqua e nutrienti. Una siffatta struttura del terreno si forma quando i colloidi dell’argilla reagiscono con le sostanze umiche e in forma stabile, i cosiddetti complessi di argilla-humus. Queste particelle incollano insieme i minerali in forma di aggregati di diverse misure. I complessi vengono ulteriormente rafforzati mediante polisaccaridi mucosi che vengono secreti dai microrganismi del terreno. I complessi sono ulteriormente rafforzati con il materiale vivo delle colonie di batteri e delle ife dei funghi. Tale struttura del suolo è molto stabile. Essa può sopportare la

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compattazione e non viene intaccata dalla pioggia. I terreni che vengono forniti di molti residui vegetali provenienti dai raccolti sono più aggregati di quelli con un minore rifornimento di materiale organico. La struttura granulare crea condizioni favorevoli per tutti I processi vitali che hanno bisogno di aria e di acqua. Un sistema di pori di diverse misure si forma con l’aiuto della struttura aggregata. I pori più larghi riforniscono le radici ed i microrganismi con l’ossigeno e distribuiscono acqua piovana al terreno. Tuttavia non possono trattenere l’acqua per un lungo periodo di tempo. L’acqua disponibile per le piante viene immagazzinata nei pori di media grandezza. Quanto più è grande la quantità di pori di media grandezza, tanto più a lungo può immagazzinare l’acqua, e questo è un vantaggio nei periodi di siccità. Inoltre i pori piccoli sono saturi di acqua che però non è disponibile per le piante grazie alla forza capillare. Questa è chiamata acqua morta o acqua legata. la dimensione dei pori è importante per il trasporto verso l’alto di acqua freatica attraverso i vasi capillari, di modo che possa essere usata dalle radici della pianta. Se i pori sono più sottili l’acqua può essere trasportata più in alto, ma allora il trasporto è più lento. In terreni con più lenta attività biologica e con più basso contenuto di humus, una certa struttura granulare può essere ottenuta con l’aiuto di una coltivazione meccanica. Tale struttura non è tuttavia così stabile quanto una formatasi biologicamente; può essere distrutta da una pioggia battente. Un suolo con struttura meno stabile soffre più facilmente della siccità e del compattamento. Il rischio di lisciviazione delle sostanze nutrienti è inoltre maggiore quando gli ioni sono liberi nella soluzione del terreno invece di essere legati ai colloidi. 3.2.d.iii L’effetto delle pratiche colturali sulla vita e la struttura

del suolo Il numero degli organismi del suolo e la loro attività sono in relazione con siccità, allagamenti e congelamento, e dipendono inoltre molto dallo stato del suolo e da come viene coltivato. Quindi un agricoltore deve conoscere, per esempio, quale sia il tipo di fertilizzazione e di coltivazione e tutto ciò che avvantaggia e sviluppa la vita nel terreno e cosa può inibire invece questa attività. Un sistema meno intensivo, in altre parole, una variata rotazione colturale senza applicazione di fertilizzanti artificiali, senza pesticidi chimici e con un più basso rendimento ha, in generale, un effetto positivo sulla vita del suolo e ciò comporta che “la funzione ecosistema” può essere preservata ed usata efficacemente. Rotazione colturale con coltura a prato

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Una rotazione colturale varia comprendente prato è benefica per tutti i tipi di organismi che vivono nel suolo. Prati che includono piante con radici profonde con un ampio sistema radicale quali trifoglio ed erba medica, contribuiscono insieme alla materia organica, ad alleggerire il terreno e stimolarne la vita. Il prato è la coltura con i maggiori effetti positivi sulla struttura del terreno. In un prato sviluppatosi per diversi anni, l’assenza di coltivazione e l’accumulo di materiale organico contribuiscono all’incremento e stabilizzazione degli aggregati nel terreno. Una monocoltura di cereali che riceve pochissima materia organica impoverisce il contenuto di humus del terreno, provocando nel lungo termine un deterioramento dello stesso. Materia organica “Fertilizzare il suolo non le piante”, è una frase comune tra gli agricoltori biologici. Vuol dire che bisognerebbe sempre assicurarsi che gli organismi del terreno ricevano il nutrimento sufficiente, di modo che a loro volta con la loro attività possano fornire alle piante le sostanze nutrienti. La materia organica, come il letame, residui vegetali, prati e concime verde sono premesse molto importanti per lo sviluppo e l’attività vitale del suolo. Lo sviluppo di lombrichi, ad esempio, è avvantaggiato dalla materia organica. Conseguentemente, i lombrichi sono molto più presenti in un terreno più ricco di humus che non in uno ricco di minerali. Funghi, batteri, nematodi, acari, collembola ed altri organismi traggono tanto più beneficio quanto più aumenta la quantità di materia organica. La bruciatura della paglia e la monocoltura cerealicola fanno invece diminuire la disponibilità dell’alimento. Studi hanno evidenziato che la quantità di carbonio formato nel terreno tramite letame e prato è sei volte maggiore nel sistema biologico che in altri sistemi. Le foglie morte sono uno dei pasti favoriti dei lombrichi, un fatto che dovrebbe essere di particolare interesse per frutticoltori. Una delle più comuni malattie da funghi, la fusariosi, dopo gli inverni è diffusa dalle foglie cadute. Una ricerca ha scoperto che il 90 – 98% delle foglie cadute sono interrate dai lombrichi durante i mesi invernali, diminuendo il rischio della fusariosi. Quando gli alberi da frutta vengono irrorati con i fungicidi, i lombrichi vengono uccisi e le foglie infettate dalla fusariosi restano nel terreno. Utilizzo di fertilizzante facilmente solubile Un terreno fertilizzato con azoto facilmente solubile può avere una diversa composizione di microflora e fauna dovuta alla presenza di poche specie. Fra i microrganismi che sono inattivati da nutrienti facilmente solubili vi sono i simbiotici, batteri azoto-fissatori. La loro funzione diventa semplicemente inutile. La disponibilità di fosforo facilmente solubile nel terreno inoltre fa diminuire l’esigenza di

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micorriza da parte delle piante e quindi riduce l’assorbimento di altre sostanze nutrienti. Inoltre diminuisce il numero di spore ed ife nel terreno, necessarie per inoculare micorrize nelle colture successive. Il nitrato, compreso quello da trattamento superficiale con letame, potrebbe avere lo stesso effetto ma, poiché le sostanze nutrienti nel letame sono meno solubili, il rischio è minore. La combinazione di fosforo ed azoto in particolare riduce di gran lunga l’attività della micorriza. Una larga applicazione di fertilizzante artificiale su terreni più leggeri può anche condurre ad una concentrazione di sale che è nociva per i lombrichi. Una fertilizzazione artificiale può inoltre accelerare la decomposizione della materia organica in modo da liberare facilmente l’azoto disponibile. La decomposizione aumenta quando si fornisce questo tipo di azoto mentre la materia organica nel terreno diminuisce se non è aggiunto niente altro. Ciò significa che aumenta il rischio di lisciviazione, mentre la capacità del terreno di sostenere una vita varia ed attiva diminuisce. I residui possono contenere alte concentrazioni di ammonio e di solfuro che sono tossici per i lombrichi se hanno concentrazione del solo 0,2% ed il cui effetto tossico può durare per parecchie settimane. I liquami zootecnici contengono un’alta concentrazione (1%) di acido benzoico, che è altamente tossico per i lombrichi a partire dallo 0,2%. I liquami dovrebbe quindi essere diluiti prima della somministrazione. pH La maggior parte degli organismi del suolo prospera meglio ad un pH di 6 – 7. I lombrichi hanno il loro proprio regolatore di pH nelle ghiandole calcifare ed un terreno che contiene una fiorente popolazione di lombrichi avrà un pH neuto più stabile. Suoli acidi devono essere concimati in modo da poter far prosperare i lombrichi. Umidità e temperatura I processi del suolo dipendono molto dalla temperatura. I lombrichi sono molto attivi a partire da 10°C. Essi muoiono se per lunghi periodi si superano i +28ºC, ma essi possono sopravvivere temporaneamente a temperature alte mediante la traspirazione. Anche la fertilità è condizionata dalla temperatura. I lombrichi possono sopravvivere sia ad un suolo siccitoso che saturo di acqua, ma prosperano di più in terreno umido. Durante la siccità si muovono, se possibile, verso un terreno più umido o si arrotolano in un piccolo nodo in una specie di letargo. Nei periodi piovosi vengono alla superficie del terreno durante la notte. Lavorazione del terreno Una struttura stabile del terreno può essere distrutta se silavora con macchinari pesanti e non in tempera. Ciò avviene se la superficie del

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suolo non è abbastanza asciutta; macchinari pesanti possono persino provocare compattazione verso il basso del terreno. Un’ aratura autunnale su terreno bagnato fa diminuire il numero di pori per l’areazione, peggiora la capacità di immagazzinare acqua ed aumenta l’acqua stagnante. Quindi, il terreno compresso è più freddo e più bagnato del terreno con una buona struttura. La disponibilità di azoto dipende in gran parte dalla struttura. Un deterioramento dell’aerazione nel terreno conduce ad una mineralizzazione notevolmente ridotta e ad un aumento della perdita di azoto con denitrificazione. Questo può risolversi in una significativa riduzione dei rendimenti. I lombrichi contribuiscono ad allentare il terreno moderatamente compresso, ma evitano le zone severamente compresse. Un terreno lavorato intensivamente ogni anno, come avviene comunemente nelle monocolture, diminuisce la stabilità e la struttura del terreno distruggendo il rivestimento sugli aggregati formatisi con le secrezioni segli organismi del suolo. Un circolo vizioso si presenta facilmente nel terreno strutturalmente danneggiato perché il macchinario più pesante e più potente viene utilizzato per creare un minimo di struttura meccanica. Ciò conduce a sua volta a danni di compattamento, rendendo ancor più difficile per gli organismi del terreno lo sviluppo di una struttura biologica. I lombrichi e gli altri organismi del suolo beneficiano dell’incorporazione nel terreno dei residui vegetali. Nello stesso tempo vengono danneggiati da un procedimento meccanico, ma recuperano rapidamente. Un motocoltivatore a lame rotanti è probabilmente più dannoso dell’aratro perchè molti lombrichi vengono tagliati a pezzetti. Una rotocoltivazione poco profonda dello strato superiore del terreno probabilmente non provoca tanti danni perché la maggior parte dei lombrichi sono nella parte più profonda del terreno. Una regola pratica è quella di non azionare mai macchinari sul terreno bagnato e soprattutto accertarsi che le lavorazioni provochino possibilmente pochi danni e possibilmente non inibiscano la formazione strutturale del terreno ed i processi biologici. 3.3 Nutrienti della pianta – Circolazione e utilizzazione La base per rifornire di nutrimento le piante in agricoltura biologica è l’autosufficienza ed una buona amministrazione del nutrimento delle piante disponibile nell’azienda. Lo scopo principale è quello di riciclare gli elementi nutritivi che si trovano in azienda ed evitare le perdite. In un’azienda biologica è in circolazione un grande quantitativo di materia organica e si deve cercare con molta cura di ottenere buoni rendimenti avendo riducendo gli effetti negativ, per quanto possibile, sull’ambiente circostante.

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La conoscenza del flusso completo di nutrienti delle piante e dell’effetto su di esse della materia organica è di vitale importanza nel prendere le giuste decisioni riguardo, ad esempio, quando è necessario fertilizzare ed operare la rotazione delle colture. 3.3.a L’importanza dell’approccio olistico Il piano di somministrazione dei nutrienti in agricoltura biologica richiede un approccio olistico. La base per qualsiasi decisione relativa alla fertilizzazione non è solo individuale rispetto al rendimento della singola coltura ma va anche calcolato il reperimento dei nutrienti; il piano di rotazione colturale, la posizione della coltura nella rotazione, la precedente colture e la profondità delle sue radici così come la capacità di utilizzare gli elementi nutritivi disponibili: tutti questi elementi vanno considerati insieme al momento di decidere. Inoltre devono anche essere presi in considerazione la condizione e la capacità delle piante di fornire l’emento nutritivo. 3.3.b Relazioni con il suolo Il contenuto complessivo di nutrienti nella maggior parte dei terreni è grande rispetto a quanto assorbe una coltura in un anno. In effetti la disponibilità di nutrienti spesso non è proporzionale al contenuto globale e varia a seconda dei differenti tipi di terreno. Strategia per l’utilizzazione dei nutrienti in agricoltura biologica quindi, è prendere le opportune misure per favorire e facilitare il miglior rilascio degli elementi nutritivi dal suolo. Quando si converte da agricoltura convenzionale a biologico può essere difficile assumersi la responsabilità di contare sulla capacità propria del terreno di liberare gli elementi nutritivi e la grande energia dinamica che c’è nella decomposizione della materia organica. Se si è in precedenza operato con i metodi dell’agricoltura convenzionale può riuscire difficile credere che si può non lavorare affatto!! 3.3.c Il ruolo centrale delle colture azoto-fissatrici L’apporto di nutrienti in una rotazione colturale biologica proviene dal fissaggio dell’azoto ottenuco con sovesci di leguminose, dai prati e dalle colture di leguminose. Così, queste coltivazioni hanno un ruolo centrale in un’azienda biologica. Se c’è bestiame che è alimentato con foraggio prodotto in azienda, per esempio nutrimento grossolano ricco di leguminose, nessun elemento supplementare deve essere fornito al terreno oltre il letame; ci sarà solo una ridistribuzione delle sostanze nutrienti dal campo in cui il foraggio è stato prodotto a quello dove è sparso. Se, tuttavia, il nutrimento animale è portato nell’azienda, nutriente addizionale sarà fornito attraverso il letame. 3.3.d La circolazione delle sostanze nutrienti deve aumentare

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Negli allevamenti di bestiame in cui c’è un buon equilibrio fra bestiame e raccolti, esistono in genere i presupposti per far circolare gli elementi nutritivi in azienda con una somministrazione ben progettata del letame. La limitazione di circolazione dei nutrienti al giorno d’oggi è dovuta al fatto che il bestiame aziendale è irregolarmente distribuito nella campagna. I mutamenti strutturali nell’agricoltura che conducono alla produzione in aziende specializzate in allevamento del bestiame e produzione di cibo animale sui poderi coltivabili peggiorano la situazione per il riciclaggio delle sostanze nutrienti nell’agricoltura, con conseguente lisciviazione e problemi ambientali. Comunque anche nelle aziende agricole convenzionali c’è un rischio minimo di lisciviazione se il fertilizzante minerale viene applicato con precisione in quantità e diffusione ottimali. Negli allevamenti zootecnici intensivi, nei quali è necessario acquistare all’esterno i mangimi, si verifica una dispersione nell’ambiente di nutrienti. In queste fattorie c’è un surplus di nutrienti. Un gran quantitativo di essi sono inoltre asportati tramite i prodotti che si trasformano in rifiuti organici, ad esempio liquame fangoso e rifiuti domestici. In un sistema agricolo sostenibile a lungo termine, il ciclo nutritivo delle piante deve essere migliorato per assicurare il rifornimento dei nutrienti anche alle colture future. I nutrienti per le piante devono essere riciclati dalla città alla terra ed è essenziale un equilibrio tra allevamenti zootecnici ed aziende di seminativi. La fertilità del suolo può essere incrementata mediante la somministrazione di fertilizzante organico, e diminuisce la dipendenza dai mezzi di produzione esterni. Così l’agricoltura diventa più sostenibile. 3.3.e Bilancio nutrizionale delle piante e programma di

fertilizzazione. Il bilancio nutrizionale è un facile ed educativo strumento, adoperato per ottenere una descrizione dello stato degli elementi nutritivi in un’azienda. In un bilancio dei nutrienti, viene effettuato il calcolo tra le sostanze che lasciano l’azienda sotto forma di prodotti (cereali, latte, carne e verdure, ecc.) e quelle introdotte in azienda (seme, fertilizzante, alimento animale e lettiera, ecc.). La fissazione dell’azoto da parte delle leguminose da sovescio, dei seminativi e prati ed il fissaggio di azoto dall’aria vengono calcolati come aggiunta a quello dell’azienda. La risultanza del bilancio fornisce un quadro approssimativo se il deposito nel terreno dei nutrienti si sta incrementando o consumando; in più occorre valutare il rischio delle perdite. Un bilancio dei nutrienti dovrebbe basarsi sull’intero flusso delle sostanze nutrienti dell’azienda. Può anche essere valutata nel calcolo

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l’efficienza con cui le sostanze nutrienti fornite vengono utilizzate. Il risultato del bilancio dovrebbe allora essere visto in una prospettiva olistica che include precedenti colture, analisi del profilo pedologico e progetti futuri. Ad esempio un deficit di potassio può essere accettabile in un’azienda produttrice di cereali su terreno argilloso, mentre lo stesso deficit di potassio va corretto in un’azienda produttrice di patate o di verdure su di un terreno sabbioso. Le indagini svolte sulle aziende biologiche hanno indicato le grandi variazioni nei flussi di nutrienti degli elementi nutritive tra i poderi. Queste sono dovute tra l’altro al tipo di produzione. Eccedenze e deficit di fosforo e potassio possono, tuttavia, esistere sia nelle fattorie per la produzione del latte che in aziende investite a seminativi. Eccedenze sono più comuni negli allevamenti che comperano parte della loro alimentazione animale e nelle aziende con intense produzione di ortaggi, in confronto ai seminativi puri. Un’efficiente utilizzazione dei nutrienti è generalmente maggiore in un allevamento biologico rispetto ad uno convenzionale. Ciò è dovuto agli inputs che sono più bassi nel biologico perchè non si acquistano fertilizzanti e si acquista minore mangime animale. Un’utilizzazione efficiente dell’azoto in una fattoria biologica a seminativi o con produzione di ortaggi può, tuttavia, in alcuni casi, essere più bassa ache di una corrispondente convenzionale. E’ realmente più difficile da controllare la disponibilità dell’azoto legato ai sovesci o fornito sotto forma di fertilizzanti organici, rispetto alla disponibilità di azoto proveniente dai fertilizzanti minerali. Parte dell’azoto fornito mediante concime verde dei seminativi e fertilizzante organico viene incorporato nel terreno come deposito di materia organica, ma non è indicato nel bilancio dei nutrienti. In alcuni paesi è stato redatto ed è in graduale via di sviluppo un programma che permette alle aziende il calcolo degli elementi nutritivi per il bilancio dell’azoto, fosforo e potassio. 3.3.e.i Bilancio nutrizionale delle piante come base delle

decisioni gestionali Il bilancio dei nutrienti risulta realmente utile ed interessante come base per l’assunzione delle decisioni quando esso viene calcolato per ogni appezzamento. I dati delle rese dei raccolti ed il fertilizzante somministrato negli anni precedenti vengono raccolti come base per il bilancio del campo. Quanto più è possibile andare a ritroso nel tempo, tanto più utile e preciso sarà il calcolo. Il bilancio del campo, insieme ai risultati dell’analisi pedologica, fornisce una base importante per decidere sulla fertilizzazione da adottare. Se la rotazione colturale è permanente su campi di uguale valore è possibile decidere in quale momento della rotazione la fertilizzazione sarebbe più efficace, ma

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questa situazione in pratica è rara. Un uso del bilancio dei nutrienti per ogni appezzamento in rotazione ed un’informazione ricavata dalla cartografia del terreno è un metodo molto sofisticato per decidere quando andrebbero attivati gli inputs nutrizionali. Per questa via si può operare una compensazione delle eccedenze e del deficit degli anni precedenti, e l’apporto nutritivo potrà essere fornito dove sarà utilizzato più efficacemente. Questo tipo di attività è particolarmente importante quando si opera una conversione all’agricoltura biologica o quando si sta introducendo in azienda una nuova rotazione colturale.

Bilancio aziendale Azienda - bilancio nutrienti delle piante

Azoto Fosforo Potassio

Azoto depositato (3.9 kg per ha) 546

Azoto fissato leguminose prato 1 958

Effekt låg, 1 400 kg 176 5

Sale lick, 250 g 23

L Unik 50, 30 ton 1 217 150 375

Avena 12 % prot., 7 500 kg 123 24 32

Orzo 11.9 % prot., 7 500 kg 122 25 32

Fagioli di campo, 10 ton 459 40 100

Semente di avena, 1 500 kg 24 4 6

Semente di frumento vernino, 2 000 kg 33 6 8

Semente d’orzo, 1 500 kg 24 5 6

Semente di leguminose, 400 kg 19 2 4

Vitelli peso vivo, 1 400 kg 35 10 2

Vacche peso vivo, 12 100 kg 302 89 4

Latte 4 %, 425 kg 2 252 425 679

Totale ENTRATE kg/ha annuale 32 3 4 Totale USCITE kg/ha annuale 18 4 5 Bilancio kg/ha annuale +14 -1 -1

Bilancio dei nutrienti delle piante per una fattoria produttrice di latte nella Svezia centrale. 60 vacche e 140 ha coltivati.

Efficacia di utilizzo 56 % Deficit Deficit

ENTR

ATE

, Kg

USC

ITE,

Kg

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ENTR

ATE

, Kg

USC

ITE,

Kg

Bilancio del campo

Bilancio del nutriente per “Cavolo bianco in pieno campo”, 1 ha per 5 anni

Azoto Fosforo Potassio

Precipitazione Azoto (6.7 kg per ha) 34

Fissazione di azoto leguminose prato 83

Fissazione azoto avena/piselli con prato consociato

46

Estesa somministrazione di letame bovino ed equino 30 tonnellate

150 47 300

Letame solido bovino 20 tonnellate 80 30 80

Binadan 6-3-12 1 800 kg 108 50 210

Cavolo bianco (2003) 67 tonnellate 115 16 170

Trifoglio/graminacee foraggio insilato 5 Tonnellate

136 10 125

Avena/piselli 2 tonnellate 44 6 50

Carote 32 tonnellate 36 7 70

Patate 30 tonnellate 104 15 150

Totale ENTRATE kg/ha annuale 100 25 118

Totale USCITE kg/ha annuale 87 11 113

Bilancio kg/ha annuale +13 +14 +15

Bilancio nutrienti dal 1999 al 2003 per un campo nella Svezia centrale. La Rotazione nel campo in tali anni è stata: 1. Patate (1999) 2. Carote 3. Avena/Piselli + prato in consociazione 4. Prato 5. Cavolo bianco (2003) L’obiettivo di questo “bilancio del campo”, con l’informazione della mappa dell’appezzamento è quello di indicare lo stato dei nutrienti delle piante nel suolo. Il bilancio mostra la quantità di nutrienti che sono stati sottratti ed apportati ad ogni singolo campo in un quinquennio. Efficacia di utilizzazione

(Ögren, Rölin 2003) 87 % 43 % 96 %

3.3.f Valutazione delle precessioni colturali ed elaborazione

del piano di rotazione L’effetto a breve termine di un raccolto su quello successivo è chiamato valore o effetto della coltura precedente. Nel lungo termine l’effetto di tutte le colture nella rotazione è denominato effetto della rotazione colturale. Un’efficace rotazione colturale ha entrambi gli effetti a breve e lungo termine e contribuisce allo sviluppo ed al mantenimento della capacità del terreno di fornire gli elementi nutritivi. Il piano di rotazione colturale è molto importante per un efficace utilizzo dei nutrienti in circolazione nell’azienda. Questo è un aspetto

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estremamente importante del piano di rotazione colturale. Il valore del seminativo precedente e del suo fabbisogno di nutrienti è la base per decidere in quale posto dovrebbe trovarsi nella rotazione. Al seminativo che ha un maggior fabbisogno di nutrienti dovrebbe essere data la posizione migliore nella rotazione succedendo, in altre parole, ad un precedente seminativo forte. La coltura che non richiede un gran numero di nutrienti può prendere una posizione meno favorevole. Fra un terzo e la metà dei seminativi nella rotazione dovrebbero esserci legumi o comprendere piante leguminose se la rotazione si avvia a fornire sufficiente azoto. La quantità ottimale dipende dal tipo di azienda e dalla capacità del terreno in ciascuna azienda di rilasciare azoto. 3.3.f.i La capacità delle colture di utilizzare i nutrienti Quando bisogna decidere a che punto deve trovarsi una coltura nella rotazione, bisognerebbe considerare il nutriente globale, che dipende dal livello di rendimento, dal tipo di seminativo e dalla sua capacità di utilizzare i nutrienti. La capacità di un seminativo di utilizzare il nutrimento disponibile, dipende dalla profondità delle radici, dalla massa radicale e dal tasso di crescita. Parlando in generale, seminativi con un esteso sistema radicale ed una crescita lenta sono più capaci di utilizzare nutriente legato al suolo rispetto ai seminativi poco radicati in profondità che si sviluppano rapidamente. In pratica ciò significa che un seminativo con un breve periodo di crescita, un sistema radicale poco profondo ed un precoce assorbimento di azoto, come per esempio l’orzo, dovrebbe venire dopo la coltura che si decompone rapidamente e libera azoto prontamente assimilabile. Invece seminativi con lungo periodo di crescita, profondo sistema radicale e ritardato assorbimento dell’azoto, come ad esempio la barbabietola da zucchero, dovrebbero venire dopo una precedente coltura che si decompone più lentamente. Colture perenni hanno una maggiore capacità di quelle annuali che sviluppano un esteso sistema radicale. La massa radicale in una triennale come il trifoglio può essere di poco al di sopra di 6 tonnellate circa (in materia secca) ad ettaro, per i cereali 1 tonnellata circa e per i piselli poco più di 0.6 tonnellate circa per ettaro. Una massa radicale è considerevolmente minore in alcuni ortaggi come cipolla e lattuga, approssimativamente intorno a 0.2 tonnellate circa ad ettaro. Anche l’architettura delle radici è importante per l’assorbimento dei nutrienti. Seminativi con radici profonde utilizzano il sottosuolo come risorsa nutritiva. Seminativi con un sistema radicale ramificato, come ad esempio la segale, sono molto efficienti nel prendere nutrienti malgrado il sistema radicale poco profondo.

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Segale ed avena sono più abili di frumento ed orzo nell’utilizzo del nutriente disponibile nel suolo. Le crucifere come le piante oleaginose ed anche le piante di cavolo sono molto efficienti nell’assorbire il nutriente disponibile. Una coltura di cavoli bianchi può svuotare di azoto un’intera parcella di terreno fino ad una profondità di almeno un metro. L’assorbimento del nutriente valutato nel lungo periodo è inoltre importante per stabilire quale posto un seminativo deve occupare nella rotazione. Orzo, cereali vernini e patate prendono le sostanze nutrienti molto più in fretta nel periodo della crescita. Il frumento vernino ad esempio, prende 60 – 80% dell’azoto totale nel periodo fino all’allungamento dello stelo in maggio. Avena e grano primaverile possono utilizzare nutrienti liberati successivamente durante il periodo della crescita perchè il loro assorbimento dei nutrienti continua fino a metà dell’estate. Questa è una differenza considerevole nei tempi di assorbimento fra le varie colture del campo. Un esempio è la lattuga che ha un breve periodo di crescita e quindi si sviluppa meglio quando è alto il tasso di mineralizzazione nel terreno. Le colture come i cavoli bianchi e le verdure che hanno lunghi periodi di crescita prendono soprattutto i nutrienti nella parte finale del periodo di crescita. L’assorbimento dei nutrienti nei prati e nelle leguminose è più uniformemente distribuito nei periodi di crescita. 3.3.f.ii Importanza delle precessioni colturali Seminativi che migliorano la struttura del terreno sono i prati e quelli con radici profonde come l’erba medica, il Melilotus officinalis, lupini e favoni sono in genere ottime colture precedenti. Essi creano condizioni favorevoli per lo sviluppo del seminativo successivo del relativo sistema radicale e quindi dell’utilizzo dei nutrienti legato al terreno. Il calcolo dell’utilità del precedente seminativo, è importante per comprendere cosa accade quando la materia organica viene incorporata nel terreno e cosa comporta la relativa decomposizione. La differenza dell’utilità della coltura precente, ad esempio, è grande fra prato di trifoglio ricco di due anni e seminativo e raccolto di avena. Il quantitativo di materia organica che un seminativo lascia è molto importante per il valore relativo della coltura precedente ma anche per la qualità della materia organica. La quantità di materia organica che il seminativo lascia varia notevolmente tra le diverse colture, ma dipende anche dalla sua crescita e dal suo rendimento. I seminativi ben sviluppati lasciano sia più massa radicale che più residui rispetto ad una coltura sviluppatasi male. Perciò un seminativo sviluppato bene in genere è meglio che preceda quello mal sviluppato. Un seminativo con larga massa di

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radici ha un buon effetto sulla struttura del terreno e quindi è meglio che preceda una coltura con un sistema di piccole radici. 3.4 Flora spontanea – Ecologia e strategia L’infestazione delle erbacce è un concetto relativo. Tutte le specie di piante possono in taluni casi essere utili ed in altri casi diventare infestanti indesiderabili. Persino piante coltivate come le patate e la colza possono infestare come erbacce la coltura successiva. Molte infestanti sono piante pioniere della Natura che si stabiliscono talvolta in terreni non utilizzati da altre piante. Come esse crescono si propagano nei luoghi circostanti in modo che le altre piante si possono muovere all’interno spostando le piante pioniere. Alcune piante si trasformano in infestanti perché hanno una speciale capacità di sopravvivenza. Esse possono, ad esempio, avere semi che si diffondono a grande distanza e sono immagazzinati a lungo nel terreno senza crescere o essere distrutti oppure avere parti vegetative che anche se frammentate in piccole parti possono crescere in presenza di condizioni favorevoli. Nella realtà una pianta si trasforma in infestante quando provoca più danni che benefici. Oltre a competere con i seminativi ed a provocarne perdite nel rendimento, le infestanti possono anche provocare altri danni. Molte infestanti possono spuntare nell’alloggiamento dei cereali, portando ad un incremento degli scarti al raccolto, ad un più alto costo dei cereali, ad un contenuto proteico inferiore e ad una qualità scadente. Al tempo stesso le infestanti hanno un certo numero di effetti positivi. Esse sono benefiche per la biodiversità e molte fungono da rifugio per gli insetti utili, contribuendo quindi ad un’agricoltura più ricca. Esse agiscono anche da protezione del suolo, salvaguardando la vita del terreno e prevenendone l’erosione, arieggiandolo con le radici profonde e portando in superficie i nutrienti dagli strati più bassi. Spesso non è necessario mantenere un campo coltivato “pulito chimicamente” dalle infestanti; un moderato quantitativo può essere visto come parte naturale dell’ecosistema. L’abilità consiste nel tenere a bada le infestanti per la prima metà della crescita, periodo in cui i seminativi sono suscettibili di concorrenza, e combattere la loro diffusione. 3.4.a Ci sono più infestanti nei terreni biologici? L’agricoltore biologico ha una continua vigilanza di fronte alle infestanti. Una veduta usuale della conversione all’agricoltura biologica ritiene che essa funzioni bene all’inizio perchè trae vantaggio dal precedente uso normale dei diserbanti chimici, ma poi le infestanti diventano un problema sempre più grande. La realtà presenta invece un altro quadro. Le infestanti possono essere un

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problema nei primi anni, ma poi molte decrescono gradualmente ad un livello accettabile. La situazione infestanti naturalmente varia da fattoria a fattoria, da campo a campo e da un anno all’altro. In genere il problema è maggiore per l’orticoltura quando le colture vengono seminate direttamente. Alcune specifiche infestanti sembrano essere un problema crescente per l’agricoltura biologica e talvolta sono oggetto di ricerche e servizi di consulenza. La quantità relativamente bassa di azoto solubile nello strato superficiale del terreno danneggia in agricoltura biologica le infestanti. Inoltre le colture cerealicole in generale hanno un ragionevole minimo quantitativo di infestanti calcolate a peso, anche se ci saranno molte specie e molte piante. Alcune infestanti perenni, quali il cardo rampicante (Cirsium arvense), la gramigna (Elytrigia repens), ed il crespigno dei campi (Sonchus arvensis) possono essere persistenti e diffondersi ancor più dopo gli inverni caldi, mentre molte specie di infestanti spariscono quasi interamente da alcuni campi. Se ci sono troppe infestanti, esse competono con i seminativi per i nutrienti, la luce e l’acqua e possono nello stesso tempo ritardare il raccolto e renderlo più difficile. Alcune infestanti agiscono come ospite intermedio per i parassiti (ruggine polverosa ed ernia del cavolo), ed anche se alcune infestanti sono appetitose per il bestiame ed aumentano la qualità dell’alimentazione animale, altre non sono così appetitose e possono anche essere tossiche per gli animali domestici. Una buona strategia per le infestanti è, quindi, necessaria per ottenere buoni risultati dalle coltivazioni. Tale strategia si basa sulla conoscenza individuale di ogni specie di infestante, e sulle misure prese per limitare o impedire la loro diffusione durante l’intera rotazione. Ciò può essere agevolato da un certo numero di metodi di lotta diretta. L’abilità dell’agricoltore, la fortuna e l’utilizzo del macchinario adatto al momento giusto possono mantenere relativamente esenti i raccolti dalle infestanti. 3.4.b Biologia delle infestanti Bisogna conoscere il metodo di coltivazione, le condizioni di germinazione e le altre condizioni delle infestanti per essere aiutati nel decidere il modo ed il tempo migliori per agire. Le infestanti si dividono in diversi gruppi dipendenti dal periodo dell’anno in cui esse germinano, dal momento della collocazione del seme e dalla lunghezza della loro vita. Infestanti annuali Le infestanti annuali muoiono dopo che attecchiscono i semi alla conclusione del periodo di germinazione. Esse si diffondono solo per autosemina. Infestanti annuali possono sviluppare i semi che germineranno anche se la fioritura viene, ad esempio, interrotta da

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competitori, siccità o falciatura. Esse si possono dividere in due sottogruppi, annuali estive ed invernali. Le annuali estive si sviluppano principalmente in primavera. Il loro ritmo di sviluppo è simile a quello delle colture seminate a primavera con un picco di geminazione in primavera, allorchè causano la maggior parte dei problemi. Esse non sono così prevalenti nelle colture seminate in autunno perché queste colture conquistano prima loro il comando in primavera. Nel prato esse si presentano soltanto nei buchi e nelle zone scarsamente coperte. Infestanti annuali sono efficienti oltre l’inverno, spesso nella fase della rosetta, e dopo l’inverno fioriscono e sviluppano i semi. La maggior parte delle infestanti annuali possono comportarsi bene come alcune in estate, ma esse producono pochi semi. L’erba setosa ripiegata (Apera spica-venti) è l’annuale invernale che più facilmente germina in primavera. Si presenta principalmente nelle colture seminate in autunno ma può anche essere un problema in quelle seminate in primavera. Nel prato infestanti che germinano in autunno sono fortemente competitive verso tutte quelle che germinano in primavera. Infestanti biennali Le infestanti biennali si sviluppano principalmente in primavera. Esse si sviluppano tra le piante durante il primo anno e fioriscono e producono i semi nell’anno successivo alla germinazione. Una efficace coltivazione del terreno in effetti previene lo stabilirsi di queste piante. Esse si presentano principalmente intorno ai bordi dei campi e nei prati. Infestanti perenni Le specie perenni ultrainvernali con steli o radici ricchi di nutrienti possono produrre piante per diversi anni. Esse possono stazionare o muoversi intorno, avere corti o lunghi stoloni sotterranei o radici con con tubero fornito di gambo.Sono infestanti noiose ed alcune possono svilupparsi vigorose in tutti i seminativi nel corso della rotazione colturale. 3.4.c La flora spontanea può essere assecondata o scoraggiata Nell’agricoltura biologica le infestanti non vengono incoraggiate da un rifornimento facile di nutrienti disponibili come quelli che si trovano nelle aziende convenzionali. Tuttavia, per avere una strategia efficace contro le infestanti, bisogna conoscere una serie di altri fattori sulla crescente abilità delle stesse di diffondersi nell’ambiente. 3.4.c.i Competizione tra colture e flora spontanea Acqua e rifornimento di nutrienti sono importanti per la germinazione, ed una competizione quindi è maggiore all’inizio della crescita. Successivamente le piante competono principalmente per la luce.

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Poichè le infestanti si sviluppano spesso più velocemente e possono usare meglio i nutrienti, hanno un vantaggio sui seminativi. Differenti infestanti hanno un differente grado di competitività. Le piante possono colpirsi l’un l’altra secernendo sostanze che impediscono la germinazione in altre piante, allelopatia, attraverso gli essudati della radice o dalla materia della pianta durante la decomposizione. Fra le colture agricole le proprietà allelopatiche sono state trovate in segale, orzo, grano e avena, e fra le infestanti in gramigna, cardo selvatico strisciante, avena matta e acetosa increspata (Rumex crispus). Il selvatico relativo alle piante coltivate ha probabilmente un più spiccato sviluppo allelopatico nei confronti di quelle piante non tenute in considerazione per la riproduzione. Pochissimo lavoro è stato fatto finora per sviluppare questo potenziale di auto-protezione, per esempio, con produzioni intercalari.

Immagine 13: competizione tra coltura e flora spontanea

Più competitive

Segale Frumento duro

Orzo Colza invernale

Avena Orzo primaverile, grano tenero

Colza primaverile, fagioli di campo Lupino, pisello

Barbabietola da zucchero, mais, lino

Meno competitive

+

-

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Capacità delle colture agricole più comuni di competere con le infestanti Luce La luce stimola la crescita in molte infestanti annuali. Alcune specie germinano indifferenti alla situazione luminosa ed alcune infestanti, come il brome sterile (Bomus sterilis), sono inibite da una forte luce. Sia la germinazione che la morte del seme sono maggiori nello strato superficiale del terreno in cui c’è più luce ed aria e dove l’attività microbica è più alta. Quindi, la quantità di seme delle infestanti diminuisce quando finisce sullo strato superficiale tanto più se si ara in profondità. La gramigna richiede luce e lo sviluppo delle sue radici è più inibito se manca la luce sulle parti non sotterrate. Fra le piante annuali che sono inibite dalla mancanza di luce ci sono il fiordaliso (Centaura cyanus), la veronica (Veronica s.p.p.), la camomilla selvatica (Matricaria perforata), la cineraria (Senecio vulgaris), la spergola (Spergula arvensis), la centimodia comune (Polygonum aviculare). Le infestanti che richiedono meno luce sono l’ortica irritante (Galeopsis), la lassana (Lapsana communis), il centonchio (Stellaria media), il chenopodio (Chenopodium album), l’attaccavesti (Galium aparine) e l’avena matta (Avena fatura). La quantità di luce richiesta dipende dal suolo, dalla densità del seminativo principale, dalle specie e dal tipo di sviluppo. Epoca di germinazione Una delle maggiori differenze tra piante coltivate ed infestanti sono le differenti fasi di maturità della germinazione; l’epoca di germinazione è importante a seconda che si porti avanti l’infestante o il seminativo. I semi delle piante coltivate germinano quasi sempre se disposti in un appropriato contesto di coltivazione, mentre soltanto alcuni dei semi delle infestanti si sviluppano nello stesso anno. Il tempo necessario perché i semi raggiungano la maturità di germinazione è detto dormienza intrinseca. Molte infestanti possono avere un lungo periodo di dormienza, il che vuol dire che un deposito di semi formatosi nel terreno può svilupparsi anche dopo molti anni. Anche il periodo dell’anno è importante per la germinazione. Le annuali estive di solito germinano a primavera, le annuali invernali in autunno. Se le annuali estive sono un grosso problema può essere una buona idea coltivare seminativi autunnali e viceversa. Infatti l’effetto non è così pronunciato contro le annuali invernali quanto contro alcune estive. Seminativi e precessioni colturali I provvedimenti adottati per combattere le infestanti dei seminativi dell’anno precedente riguardano la quantità di infestanti della coltura

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successiva. Coltivando prato ed i seminativi che richiudono l’interfila si può diminuire la quantità di infestanti, si riduce in genere la gramigna ma si può anche ridurre il cardo selvatico rampicante e la senape dei campi (Sinapis arvensis) perchè il loro maggiore sviluppo si verifica più innanzi nella stagione in cui si è terminato di ripulire le infestanti. Condizioni del terreno Le infestanti hanno esigenze diverse nei confronti delle condizioni del terreno. Alcune piante si sviluppano meglio su terreno ricco di sostanze nutrienti mentre altre competono meglio su terreno che ha varie carenze o una mediocre struttura. Si può notare spesso come la composizione delle infestanti si alteri se la struttura migliora ed aumenta il contenuto di materia organica del suolo. La flora delle infestanti in un campo può persino dare una certa indicazione delle condizioni del terreno. In tal caso va studiata l’intera flora dell’infestante, in quanto l’incidenza di una singola specie non è sufficiente come indicatore. Devono anche essere prese in considerazione le precedenti pratiche colturali eseguite nel campo. Se, ad esempio, sono stati usati erbicidi chimici, la dominanza di una particolare specie di infestante può essere dovuta alla sua resistenza agli erbicidi e di conseguenza la sua capacità di espandersi quando l’altra specie meno resistente si sia ritirata. Fertilizzazione Il letame beneficia molte infestanti, tra l’altro ne stimola la germinazione. Poiché molti semi delle infestanti attraversano illesi gli stomaci delle mucche, c’è il rischio che essi vengano sparsi sul terreno come letame. Esempi di tali infestanti son il chenopodio, lo gnafalio paludoso (Gnaphalium uliginosum), l’henbit (Lamium amplexicaule),il centonchio e la veronica. Se il letame viene compostato, l’innalzamento della temperature e l’attività biologica provocano la germinazione di molti semi che muoiono. Il compost deve essere controllato bene di modo che non si permetta alle infestanti di sviluppare i semi. I semi sopravvivono per molto tempo nei residui colturali perchè il tasso di decomposizione è lento, solo dopo tre o quattro mesi la maggior parte dei semi muore. Tecniche di raccolta Si può assumere che approssimativamente un 40% dei semi delle infestanti sia andato disperso prima del periodo della trebbiatura. Alcune specie che disperdono una gran quantità di semi prima della trebbiatura (canapa ortica ed ortica bianca – Lanium spp.) hanno un vantaggio. Alcune specie con semi piccoli che passano facilmente attraverso la trebbiatrice (chenopodio e centonchio) si giovano della trebbiatura combinata. Approssimativamente il 35% delle infestanti rimane con le granaglie dopo la trebbiatura. L’altezza della stoppia

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inoltre determina la quantità di semi che lascia il campo insieme al grano raccolto e trebbiato. Quando i seminativi di foraggio verde sono raccolti a fine luglio, una gran parte di semi di infestanti abbandona il campo con i seminativi raccolti. Lavorazione La lavorazione è di importanza decisiva in relazione alla capacità di specie infestanti di svilupparsi. Il periodo, la frequenza, i metodi e la profondità della lavorazione come pure gli attrezzi sono alcuni dei fattori che vanno considerati in relazione all’evento infestanti.

3.5 Cereali – Produrre per un mercato di qualità Una coltura biologica di seminativi produce per un mercato di qualità a speciali condizioni. Essa può significare un grande passo verso un nuovo modo di pensare ed un nuovo tipo di coltivazione. Un ricco prato di leguminose gioca un ruolo fondamentale nella produzione biologica di cereali. Con il relativo effetto profondo sull’intero sistema di coltivazione, il prato si prende cura di fornire alle piante un supplemento di nutrienti, ed un controllo attento per ridurre al minimo il problema delle infestanti. Le quantità delle coltivazioni sono quindi pianificate con il prato quale punto di partenza. 3.5.a Incremento della fertilità e sviluppo della struttura Una pianificazione minuziosa ed una conoscenza specialistica sono necessari per la riuscita della coltivazione biologica dei cereali. Quindi creatività ed abilità professionale hanno un nuovo ed importante significato. In cambio le ricompense sono maggiori. Incremento della fertilità e miglioramento della struttura del terreno forniscono presto all’agricoltore un soddisfacente profitto. Il mercato dei prodotti biologici è in crescita ed i consumatori che apprezzano il lavoro dell’agricoltore, ed il valore aggiunto dell’agricoltura biologica infondono speranza ed incoraggiamento. E’ anche necessario indagare sulle possibilità del mercato e su di un piano colturale per un mercato di qualità. I seminativi che sono richiesti ed i requisiti di qualità richiedono l’applicazione di conoscenze che l’agricoltore deve acquisire. L’espandersi dei cereali biologici e delle altre colture commerciali, richiedono che si lavori anche sulla fertilità del terreno. Col tempo l’incremento dell’aggiunta di materia organica conduce ad un miglioramento della fertilità del suolo. Questo influenza positivamente il rilascio di sostanze nutrienti al seminativo e contestualmente la qualità del grano. Il prato di leguminose è il più grande fornitore di nutrienti, se è arato direttamente come concime verde oppure, se alimento del bestiame, rientra come letame. Anche se lo scopo è quello di produrre cereali il

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sistema di coltura conterrà anche molto prato e talvolta altro concime organico. Ciò rende necessario ponderare con attenzione la rotazione colturale che l’agricoltore valuterà con la conoscenza della coltura precedente per un piano di ricerca di differenti seminativi commerciali e la ricerca della qualità per ogni singolo seminativo. La scelta della coltura è determinata da tutto questo. Il frumento vernino è di solito il seminativo che l’agricoltore biologico reputa di miglior profitto, mentre i cereali primaverili hanno un relativo basso rendimento. Il tempo più breve di coltivazione è condizionato da una lenta mineralizzazione e conseguente mancanza di azoto che si verifica in primavera prima che il suolo si riscaldi in superficie. Dovrebbe essere possibile valutare dove gli elementi nutritivi si trovano durante la rotazione colturale in modo da poter effettuare un controllo migliore e distribuire tutti i nutrimenti disponibili all’interno del podere. Questo è davvero un forte incentivo economico per l’agricoltore e non rilascia azoto ed altri nutrienti nell’ambiente circostante. L’aumento della lisciviazione dei nutrienti vorrebbe dire meno soldi in tasca! Infestanti, parassiti e malattie non sono controllati con provvedimenti separati ma con il rifornimento dell’elemento nutritivo con le strategie di pensiero ed un accurato studio dell’intero sistema che rappresenta la rotazione colturale. Vanno prese tutte le precauzioni preventive possibili il che può significare un’esigenza di macchinari differenti nella fattoria. Uno spruzzatore può essere venduto, ma può esserci bisogno di comperare un erpice per le infestanti ed una falciatrice per il prato. 3.5.b Profitto generale I cambiamenti climatici hanno un effetto maggiore sull’agricoltura biologica che sull’agricoltura tradizionale. Questa è una ragione per cui c’è maggiore variazione nei rendimenti, e di solito un calo dei prezzi dopo la conversione. La caduta drammatica nella resa totale è principalmente dovuta in gran parte alla zona che precedentemente produceva cereali commerciali ed ora deve essere usata per produrre concimi temporanei o verdi. Il ritorno economico va calcolato in termini generali. I ritorni di qualità,ed i prezzi spuntati per il maggior valore oltre l’assenza di costi per il fertilizzante minerale ed i pesticidi può largamente compensare e sfalsare la diminuzione delle produzioni totali vendute. I sussidi agricoli europei e la compensazione per le misure ambientali sono anche importanti per la progettazione ed I ritorni finanziari.

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3.5.c Condizioni necessarie per la coltivazione biologica dei cereali

3.5.c.i Tipo di suolo, stato dei nutrienti e precessione colturale Le coltivazioni che richiedono più nutrienti dovrebbero essere poste in essere su buoni terreni dove la struttura del suolo e la vita microbica siano in buono stato ed i nutrienti forniscano il loro migliore apporto alle funzioni della coltivazione. Una condizione importante per i cereali é un buon livello della precedente coltivazione, ovvero un tipo di coltivazione vigorosa e ricca di legumi, o un prato utilizzato per il pascolo. Se le piante in un terreno erboso arato erano giovani e succulente, come risultato di una tarda mietitura, l’apporto di nutrienti sarà migliore all’inizio della stagione il che va a beneficio delle specie che usufruiscono prima dei nutrienti. Un buon terreno erboso si decompone più lentamente e gli elementi nutrienti sono rilasciati per un periodo più lungo. Piante con un periodo di crescita lungo sono quelle che utilizzano al meglio i nutrienti mineralizzati dal materiale organico. Il frumento invernale fornisce raccolti di rilievo e gode di popolarità tra I produttori che hanno un terreno argilloso. Nel frumento invernale può tuttavia essere difficoltoso raggiungere contenuti proteici elevati, necessari per produrre il pane I piselli hanno una incidenza più bassa come colture precedenti, rispetto ad altre coltivazioni quali il trifoglio. L’azoto che accumulano i piselli si decompone con faciltà e se ne può perdere una grande quantità in autunno. La segale é la coltivazione seminata in autunno che maggiormente sviluppa un apparato radicale ed é la coltivazione che meglio sfrutta l’azoto mineralizzato durante l’autunno. Per questo si coltiva un poco dopo i piselli sempre che il terreno non sia tanto ricco da provocare il pericolo di livellamento e di una cattiva qualità della segale. In questi casi, il frumento invernale é la migliore alternativa. Se i cereali primaverili sono coltivati dopo i piselli, é una buona soluzione avere una coltivazione da raccogliere dopo la raccolta dei piselli, per evitare il rilascio di azoto. Su terreni più leggeri che non trattengono l’azoto nella stessa maniera dei suoli argillosi, o in cui il manto erboso é divenuto disomogeneo e si é ridotta la componente dei trifogli, dovrebbero essere evitate coltivazioni che richiedano più nutrienti. Vi é il rischio sia di raccolti di qualità insufficiente che di infestanti diffuse, se la coltivazione non ha buone qualità di competizione.

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Allevare contestualmente del bestiame é una valida alternativa, in quanto l’erba fornisce maggiori ricavi con la produzione lattiero casearia. E’ più agevole supportare le coltivazioni di cereali utilizzando concimazione naturale disponibile per il bestiame nelle aziende con produzione mista. Se è sufficiente l’area destinata alla coltivazione di foraggi secchi, vi sono buone condizioni in questo tipo di azienda anche per avere alcune coltivazioni commerciabili di cereali. Un’azienda biologica con prevalenza di cereali può presentare un deficit di fosforo di circa 10 kg ad ettaro per anno, mentre un’azienda di allevamento di bestiame che produca in proprio l’alimentazione per gli animali, ha un deficit minore. La quantità maggiore possible di concimazione naturale e residui di piante dovrebbe essere resa al terreno, in modo da evitare i rischi di una deficienza di fosforo. Il fosforo si trova maggiormente nel letame di bestiame ed in particolare dei maiali. L’urina proveniente da mandrie e da maiali contiene potassio e azoto facilmente solubile ed un’applicazione di urina in primavera può incrementare sia la crescita che la qualità del raccolto. In futuro la separazione di urina umana in un sistema di riciclaggio su bassa scala può essere un sistema ottimale per aggiungere fosforo nei cereali biologici. 3.5.c.ii La situazione delle infestanti E’ spesso possible far fronte al problema delle infestanti facendo crescere un manto erboso e con opportune misure durante la lavorazione del terreno. Quando una coltivazione “sfruttante” va avanti per due anni successivi, si dovrebbe dar luogo ad un pascolo verde, ad un manto erboso ricco di trifoglio o ad un’altra coltivazione di legumi, come un campo di fagioli, che può competere bene contro le infestanti. Se vi sono ancora parecchie infestanti nel terreno, potrebbe scegliersi una coltivazione che compete bene contro le infestanti. La stoppia dovrebbe essere arata in autunno non appena possibile. Altre misure possono essere prese in primavera. L’aratura primaverile, un’erpicatura ripetuta ogni due settimane ed una semina ritardata sono alcune delle misure da prendere in considerazione. In questi casi é importante scegliere una coltivazione che faccia in modo di raggiungere maturità senza perdere la qualità. Ignorare il problema e contare su di una coltivazione che non competa molto con le infestanti può condurre ad un progressivo aumento della componente infestante, con la conseguenza di dover lasciare il terreno a maggese per un periodo od una stagione intera, ed il risultato di perdere un intero raccolto potenziale.

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Una coltivazione fitta e vigorosa tiene sotto controllo le infestanti. Il frumento biologico vuole in genere un periodo di un anno di prato erboso come coltivazione precedente.

Immagine 14: Una coltura fitta e vigorosa ostacola la flora spontanea.

3.5.c.iii Utilizzare il letame dove ce n’è bisogno La concimazione naturale dovrebbe essere utilizzata per quelle coltivazioni o coltivazioni in rotazione che la utilizzano nel migliore dei modi. In primo luogo, le barbabietole da zucchero, le piante oleaginose ed i vegetali. Minori applicazioni di concimazione naturale aziendale sono appropriate prima della semina di manti erbosi, per aggiungere al terreno riserve di potassio e fosforo. In ogni caso, larghe applicazioni di concimazione naturale dovrebbero essere evitate prima della semina di superfici erbose, in quanto ciò potrebbe portare ad una quantità insufficiente di trifoglio nel prato. Nel secondo anno per i prati con pochi trifogli possono essere utili concimazioni naturali dell’azienda. I cereali coltivati dopo una precedente coltivazione di cereali o fatti crescere dopo un prato senza molto trifoglio, sono altre ipotesi in cui la concimazione naturale è opportuna.

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Le perdite di ammoniaca sono più elevate entro le primissime ore dopo lo spargimento. pertanto, una regola di base è che la concimazione naturale dovrebbe essere incorporata al suolo durante o poco dopo l’applicazione. Tali perdite scemano poi considerevolmente. La regolamentazione in materia di rispetto dell’ambiente prevede che i liquami dovrebbero essere diffusi sulle coltivazioni in crescita utilizzando tecniche di diffusione a pioggia fine, con incorporazione attraverso iniezione diretta o diluendo il concime liquido con acqua. La concimazione solida nmineralizza lentamente, e la sua diffusione in primavera su di un suolo argilloso ha un effetto nullo o comunque minimo sulle coltivazioni annuali di cereali. Al contrario, vi è il rischio che l’azoto si disperda nella tarda estate ed in autunno, allorché la mineralizzazione è maggiore e la coltivazione non può farne uso. Su terreni argillosi, i risultati migliori sono ottenuti mediante concimazione naturale, se essa é incorporate nella tarda estate o in autunno prima della semina primaverile. Su suoli più leggeri dove la decomposizione é più celere, é preferibile lo spargimento in primavera. Se non c’è molta argilla nella superficie del terreno, in particolare quella erbosa, la concimazione solida dovrebbe essere sparsa prima dell’aratura precedente la semina nel periodo autunnale che richiede concimazione aggiuntiva. La concimazione liquida si mineralizza molto velocemente, in un paio di settimane e generalmente fornisce un rilevante apporto di azoto nelle coltivazioni seminate a primavera. Durante la conversione essa è particolarmente efficace per compensare le deficienze di azoto che derivano dall’incremento di materiale organico nel suolo e dalla conseguente immobilizzazione dell’azoto. Il produttore deve fare attenzione alla compattazione del suolo allorché diffonde la concimazione in primavera. La compattazione causata da una diffusione spinta del concime può annullare gli effetti della concimazione. 3.5.c.iiii Semi biologici sani per la coltivazione biologica E’ importante nella coltivazione con metodo biologico che vi sia una crescita sana e costante della coltivazione, in quanto é difficile compensare eventuali errori in una fase successiva. Una condizione di base è che i semi dovrebbero essere sani. I regolamenti comunitari per le produzioni biologiche richiedono che i semi biologici siano usati per tutte le coltivazioni negli stati mebri dell’Unione Europea. La produzione di semi biologici va sviluppata, ma il numero di varietà di semi biologici certificati é limitato. I criteri per la scelta dei semi sono, per quanto riguarda le coltivazioni annuali, i seguenti: dovrebbero provenire da piante che siano state

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fatte crescere con metodo biologico per almeno una generazione, con una certificazione che deve provenire da un organismo ufficiale. Se non ci sono semi biologici disponibili, può essere richiesta una deroga agli organi competenti. Il seme non deve essere trattatto o quanto meno deve essere trattato con prodotti autorizzati. E’ importante che il produttore attenda finché il seme sia disponibile. In Italia ogni informazione in merito è rintracciabile presso il sito web dell’ENSE (www.ense.it). Anche in questo caso è rilevante non commettere errori, ai quali sarebbe difficile ovviare in una fase successiva.

Immagine 15: Una rapida ed omogenea germinazione è di fondamentale nel biologico 3.5.c.iiiii Scelta della varietà Sperimentazioni sulle varietà hanno mostrato che le varietà che forniscono una resa maggiore nelle coltivazioni convenzionali hanno una produttività maggiore anche nelle produzioni biologiche. Ma ci sono differenze sostanziali tra le singole varietà ed occorre inoltre che il coltivatore biologico tenga conto di altre qualità oltre alla resa in granella.

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Alta qualità genetica é un fattore importante. Per esempio va bene un alto contenuto di proteine ottenuto con una bassa erogazione di azoto. L’elevata qualità deve dar luogo ad una buona resa, in quanto spesso vi é una scarsità di varietà di alta qualità. In futuro le varietà che utilizzano azoto con efficacia saranno di grande importanza nelle coltivazioni biologiche dove vi è un basso apporto di azoto minerale nel suolo. Competitività contro le infestanti Essa spesso non é collegata all’elevata resa del raccolto. La capacità della pianta di competere contro le infestanti è limitata da una crescita rapida e da un’ampia massa di fogliame. Le varietà con semi larghi posseggono maggior energia nei semi ed un potenziale maggiore per un più veloce radicamento. Generalmente, ci sono maggiori differenze tra le specie di quante non ve ne siano tra le varietà nell’ambito di una stessa specie. Il frumento invernale è più competitivo del frumento primaverile e l’avena va meglio dell’orzo. La lunghezza degli steli ha effetto sull’abilità di competere contro le infestanti. Ad esempio, dove il sole è basso nel cielo lo stelo lungo ombreggia maggiormente la superficie del suolo, ed inizialmente le varietà con stelo lungo crescono più rapidamente. Queste varietà hanno inoltre un miglior sistema radicale rispetto alle varietà con stelo corto. Questa caratteristica influenza altresì l’assorbimento del nutrimento. La maturazione tardiva é un vantaggio perché ciò significa che l’assorbimento di nutriente continua per lunghi periodi durante la stagione della cescita e porta a raccolti più consistenti. Vi é comunque un rischio per la qualità del prodotto a causa della tardiva maturazione, come ad esempio spighe meno secche, il che può significare più alti costi per l’essiccamento. La resistenza alle malattie differisce tra le varietà. Ad esempio, la resistenza alla Tilletia nel frumento è importante L’abilità di superare l’inverno. L’abilità delle piante di sopravvivere al freddo, alle gelate, agli attacchi dei funghi ed agli autunni piovosi riveste un ruolo importante nella coltivazione biologica. Inverni cattivi conducono sia a raccolti più ridotti che ad un incremento delle infestanti. La Resistenza all’allettamento. Essa non é così importante come nell’agricoltura convenzionale, in quanto vi é meno sollecitazione sullo stelo quando i raccolti sono più bassi. L’allettamento capita occasionalmente.

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Miglioramento delle varietà Vi sono antiche varietà di tutti i tipi di cereali che si sono perse nella moderna agricoltura. Per tali varietà vi è però una domanda crescente da parte dei consumatori più attenti alla qualità ed alle esigenze di salute. Queste qualità possono significare che le vecchie varietà sono meritevoli di essere coltivate come quelle più recenti. Esempi di qualità che si considerano presenti nelle antiche varietà sono gli elevati contenuti di vitamine, antiossidanti e fibre, ed alcuni di tali contenuti hanno un gusto più deciso. Queste varietà si adattano bene ai metodi biologici in quanto si adattano meglio a basse erogazioni di azoto e spesso hanno della paglia più lunga ed una buona abilità di competizione contro le infestanti. Esse inoltre si adattano con faciltà alle condizioni locali di crescita quali il clima ed il tipo di suolo. Una delle varietà antiche meglio conosciute é la spelta (Triticum spelta), la quale ha un elevato contenuto proteico e può crescere sui suoli più poveri ed in climi più aridi con maggior faciltà rispetto al frumento. Essa ha bisogno di essere mondata in quanto la trebbiatura non é sufficiente a far cadere il guscio da cui é avvolta. Altre antiche varietà di grano sono il farro piccolo (Triticum monoccum) cha ha un basso contenuto di glutine, il grano duro (Triticum turgidum) ed il dioccum. Tra le varietà di orzo vi é l’orzo nudo che é conosciuto come il riso dei Paesi nordici in quanto può essere bollito e mangiato nella stessa maniera del riso tradizionale. Tra le varietà antiche di avena vi sono antiche varietà utilizzate per l’avena arrotolata e l’avena nuda le quali sopravvivono alla siccità della prima parte dell’estate. Vecchie varietà di segale posseggono paglia lunga ed hanno un buon sapore. Esistono diverse associazione che promuovono la coltivazione di semi di antiche varietà. Queste intendono accrescere l’interesse per le antiche varietà, distribuendo i semi alle aziende interessate. La spelta ha qualità che sono in linea con le esigenze ed istanze da parte dei consumatori sensibili alla salute. Essa deve però essere mondata in quanto i gusci non cadono durante la raccolta.

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Immagine 16: Il farro è un prodotto molto richiesto dal consumatore Seme Abitualmente, la semina avviene ad una profondità di 3-5 cm. Su di un terreno dove potrebbe esserci considerevole competizione per azoto o acqua, per esempio per la povertà della coltura precedente o povertà della struttura del suolo, la quantità di semi può essere diminuita. E’ meglio avere poche piante con molti germogli laterali che molte piante con pochi germogli laterali. Se l’intenzione é di procedere ad erpicatura per contrastare le infestanti prima che compaiano, i semi devono essere seminati più in profondità per proteggere i germogli e per avere tempo per l’erpicatura prima che emergano I germogli. Il quantitativo di semi é spesso incrementato del 10% se si pianifica di erpicare il terreno per compensare le piantine danneggiate. La presenza di infestanti é un’altra ragione per optare per una grande quantità di semi, ma non dovrebbero esserci così tanti semi da esservi un affollamento di piante, circostanza che potrebbe condurre ad un impoverimento dello sviluppo radicale, causando anche rischi di attacchi di funghi.

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3.5.d Varietà dei semi in pratica 3.5.d.i Segale Posizione nella rotazione colturale La segale é il cereale che assorbe maggiore azoto in autunno. Inoltre, é una una buona idea coltivare segale dopo coltivazioni che lascino un ampio deposito di azoto nel suolo. Tale cereale si sviluppa rapidamente in primavera e il suo bisogno di nutrienti è più elevato. I raccolti sono generalmente limitati dall’ammontare dell’erogazione di azoto. Prato o pascolo sono le colture migliori da portare avanti prima della segale, così come piselli, lupini e fagioli, patate e coltivazioni oleaginose che vengono raccolte presto. Malerbe Nei campi uniformi di segale raramente si hanno problemi con le infestanti. Ciò é in parte dovuto al rilascio di sostanze che sembrano inibire altre specie (allelopatia). Il terreno investito a segale non dovrebbe essere oggetto di erpicatura, in quanto essa è sensibile ai disturbi durante lo sviluppo precoce. Al suo posto può essere utile seminare più in profondità un’altra specie evitando l’incorporazione dei semi finché vi sia sufficiente umidità per la germinazione ottimale. Una tecnica per far ciò é quella di seminare utilizzando un diffusore di fertilizzante minerale prima del disgelo del suolo. Infestanti e malattie La segale é meno sensibile del frumento invernale ad alcune avversità, quali la marcescenza radicale. Può essere una buona idea coltivare segale al posto del frumento nei terreni ove sia praticata una rotazione con parecchi cereali. Il fungo della muffa bianca colpisce generalmente in inverno e la segale é più sensibile ad esso rispetto al frumento. La diffusione dei funghi avviene in parte a causa di semi infetti, in parte a causa di spore che si formano dai residui delle piante o dalle coltivazioni precoci attaccate dal fusarium. Il rischio di attacco è più alto in aree dove la neve copre per lungo tempo il suolo. Questi rischi vengono diminuiti dalla rotazione colturale. Varietà e semi Quando si opera la scelta delle varietà occorrerebbe tener conto di una serie di qualità quali una buona competitività contro le infestatnti, il rafforzamento della paglia, la resistenza alla rigidità dell’inverno, la faciltà di raccolta. Le varietà ibride sono più suscettibili di essere attaccate dal fungo della segale cornuta ed i semi sono due volte più costosi della segale ordinaria.

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Qualità dei raccolti La segale immatura ha una elevate percentuale di caduta, ma raggiunta con rapidità la maturazione per germinare, è probabile che spuntino le spighe durante il cattivo tempo. In questo caso, la percentuale di caduta aumenta e si deteriora la qualità delle granaglie di segale destinate ai forni. Inoltre, se il tempo non é favorevole, é più sicuro mietere il raccolto di segale finché il contenuto di acqua é al di sotto del 30% ed é possible procedere alla raccolta e poi all’essiccazione in luogo coperto. Se il tempo è secco, occorre attendere lo stadio ideale di maturazione, come per il frumento. La percentuale di caduta per la segale impiegata per produrre pane deve essere almeno di 150 e per il pane integrale non meno di 100. 3.5.d.ii Grano duro (Frumento invernale) Posizione nella rotazione colturale Il frumento invernale é spesso una coltivazione economicamente redditizia in quanto la resa dei suoi raccolti é la più elevata tra tutti i cereali. Per ottenere un buon raccolto è necessario un buon apporto di azoto, in particolare all’inizio della primavera. Se la fornitura di azoto è buona, il 60-80% dell’assunzione totale di azoto nel grano invernale ha luogo prima della fine dell’allungamento dello stelo. Un’applicazione di liquame o concime liquido all’inizio dell’allungamento dello stelo fornisce in genere il fabbisogno di azoto durante questo stadio della crescita, ovvero allorché lo stelo e le foglie crescono e si sviluppano le spighe. Sui terreni argillosi, un prato è la migliore coltivazione che possa precedere il frumento. Su suoli più leggeri dovrebbe aversi cura che l’azoto non dia luogo a lasciviazione. Verdure e fagioli di campo sono piante che hanno un buon apparato radicale e l’azoto che rilasciano si mineralizza velocemente e presto. Le piante oleaginose sono altresì delle buone coltivazioni da alternare con il frumento invernale. Altri tipi di cereali non sono adatti a precedere il frumento, poiché possono andare incontro ad attacchi invernali di funghi e malattie che fanno marcire la base dello stelo. Malerbe Una vigorosa coltivazione invernale di frumento compete bene contro le infestanti, e il frumento invernale tollera bene anche l’erpicatura contro le infestanti. Anche se l’erpicatura non é sempre necessaria per prevenire le infestanti, quella poco profonda aumenta la mineralizzazione, e rapidamente si può notare un aumentando della crescita della pianta. Tale coltivazione compete quindi bene con le infestanti. Se i semi si sono ben stabilizzati nel corso di un inverno mite, il frumento invernale

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sarà generalmente ben formato ed in grado di tollerare erpicature superficiali una velocità di 6/7 km/h o anche più. Qualità del raccolto La richiesta di un’elevata qualità proteica del grano é gradualmente cresciuta. Un basso contenuto proteico é sufficiente per la panificazione in casa, ma i forni di maggiori dimensioni richiedono un contenuto proteico pari ad almeno il 10.5% per il grano invernale ed al 12% per il grano primaverile. Il mercato dei cereali per l’alimentazione degli animali è cresciuto contestualmente all’aumento di domanda dell’industria panificatrice, il che sta a significare che una gran parte del raccolto di cereali finisce nel settore alimentare. Non é economicamente conveniente forzare il contenuto proteico con una fertilizzazione intensiva. Alcune ricerche hanno evidenziato che il contenuto proteico è dovuto più alla varietà che al modo di fertilizzare. È inoltre importante come i fertilizzanti influiscano sulle coltivazioni e la costruzione di proteine. Un incremento nella fornitura di azoto aumenta i raccolti sino ad un certo livello, poi essi iniziano a decrescere quantitativamente. Il contenuto proteico aumenterà con la maggiore disponibilità per la pianta di azoto, ma dovrà trattarsi di un apporto molto elevato di tale sostanza. La fertilità del suolo influenza l’effetto dell’apporto di azoto. La concimazione verde (sovescio) come coltura precedente aumenta il potenziale del raccolto. Ma anche se si libera l’azoto del sovescio, può esservi bisogno di ulteriore apporto per ottenere un aumento del contenuto proteico. L’azoto ha differenti effetti sulle piante di frumento in funzione del livello di sviluppo in cui si trovano quando avviene l’erogazione. In linea di principio, una fertilizzazione precoce aumenta il raccolto ma non il contenuto proteico, che può addirittura ridursi. Una erogazione tardiva di azoto, invece, aumenta i contenuti proteici. Inoltre, occorrerebbe prestare attenzione a rendere disponibile l’azoto nel momento in cui esso possa fornire benefici sia al raccolto che al contenuto proteico. Nelle sperimentazioni sulla concimazione all’inizio dell’allungamento dello stelo, l’urina del bestiame ha mostrato di fornire sia raccolti consistenti che apporto proteico, in misura pari a quella dei fertilizzanti biologici in commercio. Un effetto positivo sul contenuto di proteine può inoltre essere raggiunto tramite la predisposizione dell’abilità del suolo a fornire azoto nel lungo periodo. Sono in corso varie sperimentazioni per migliorare le conoscenze e le tecniche che consentano una ottimale utilizzazione della concimazione verde e dei residui delle piante.

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I requisiti di qualità per il frumento da agricoltura biologica sono elevate, riguardo al contenuto proteico ed alla qualità igienica. Una coltivazione precedente di buona qualità è necessaria per ottenere un buoni raccolti e proteine di qualità.

Immagine 17: Le esigenze nutrizionali del grano sono molto alte:necessita una buona precessione colturale.

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3.5.d.iii Grano tenero Requisiti per la coltivazione e posizionamento nella rotazione colturale. Nel biologico fra tutte le coltivazioni di cereali il grano tenero é quella in cui la tipologia del terreno ha l’influenza maggiore. A causa delle sue particolari qualità, Il frumento tenero è destinato fondamentalmente alla molitura e va seminato su buoni terreni argillosi, ricchi di nutrienti e di humus, che non formino una crosta, capaci di assorbire bene l’acqua e con un pH pari a 5.5. Il lungo periodo di crescita del frumento primaverile comporta che esso può utilizzare nutrienti mineralizzati lentamente e progressivamente durante la stagione. Perciò é consigliabile coltivare biologicamente di frequente frumento tenero di alta qualità. Una buona coltivazione precedente é necessaria per ottenere un alto contenuto proteico, di conseguenza il frumento tenero dovrebbe avere una posizione molto favorevole nella rotazione. L’ideale sarebbe farlo venire dopo la coltivazione di un prato con concimazione verde o di una vigorosa coltivazione di foraggio che includa leguminose. Il contenuto proteico sarà accresciuto dall’applicazione di letame o di altri fertilizzanti biologici. Infestanti Se ha avuto la possibilità di svilupparsi in condizioni ottimali, il frumento tenero crescerà in maniera molto vigorosa e sarà in grado di competere contro le infestanti. Se tali condizioni non si sono verificate, esso sarà sottile e consentirà il passaggio di parecchia luce, creando le condizioni per il proliferare di erba e di avena selvatica. Il numero delle infestanti può essere sensibilmente ridotto attraverso l’erpicatura. E’ altresì imporatnte prevenire problemi con le infestanti con un’accurata coltivazione ed una semina precoce Scelta della varietà Le differenze tra le varietà sono molto importanti per il frumento tenero. E’Importante scegliere varietà che abbiano un elevato valore proteico partendo da un apporto limitato di azoto. Il produttore dovrebbe inoltre conoscere le varietà migliori che sono le più richieste dall’industria molitoria. 3.5.d.iiii Avena Posizionamento nella rotazione colturale L’avena é una coltivazione affidabile grazie al suo relativamente profondo sistema radicale. Il prato è la migliore precessione colturale. L’avena assorbe i nutrienti nel lungo periodo ed ha una buona abilità nell’utilizzare i nutrienti poco disponibili.

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Ha inoltre la capacità di crescere bene anche in presenza di condizioni poco favorevoli nel sistema delle rotazioni, il che vuol dire che é una coltivazione particolarmente indicata nelle produzioni con metodo biologico. L’avena per la panificazione richiede condizioni ottimali per quanto riguarda la precedente coltivazione, il suolo ed i nutrienti più di quanto non ne abbia bisogno l’avena per nutrizione animale, in quanto per la prima è importante che le granaglie siano larghe e gonfie. È necessario apportare letame/compost quando l’avena si coltiva dopo un altro seminativo che esaurisce il terreno. La concimazione, l’irrigazione, possono essere in grado di ridurre la deficienza di manganese. Fertilizzanti micronutrienti possono essere applicati solo se il loro impiego sia stato ritenuto necessario ed approvato dall’ente di certificazione. Infestanti L’avena é veloce a stabilizzarsi ed ombreggia bene il campo. Inoltre, compete bene con le infestanti ed é il miglior seminativo a semina primaverile per quanto riguarda la crescita su terreni con parecchie piante infestanti. Sono da preferire le varietà a foglia larga e vigorose. L’erpicatura contro le infestanti andrebbe fatta prima che germini il seme o quando ha due o tre foglie, ma in ogni caso non troppo tardi. Ciò accrescerebbe infatti il rischio che si formino spighe acerbe. La semina può essere ritardata senza correre il rischio di diminuire la resa del raccolto. Insetti e malattie L’avena é un seminativo relativamente in salute che ha, tra l’altro, una buona resistenza alle malattie che causano marciume allo stelo. L’avena sterile nana può essere evitata non seminandola con prato. Un’altra possibilità è quella di mescolarla con leguminose da sovescio al posto del prato. Gli afidi colpèiscono l’avena coltivata biologicamente con un livello di gravità variabile che dipenderà dall’azoto delle piante e dalla presenza di predatori naturali. In alcuni areali le cisti di nematodi dei cereali sono tipici parassiti dei seminativi a rotazione. Esse possono essere sensibilmente ridotte attraverso la coltivazione di varietà resistenti, con una rotazione ben pianificata che includa prato e concimazione verde. L’infestazione più comune è quella da mosche e si verifica in molte aree forestate o parzialmente forestate e talvolta in pianura. Tre generezioni di tali mosche si sviluppano durante una sola stagione di coltivazione, una di esse attacca le granaglie al cuore delle piante nello stadio della quarta – quinta foglia, un’altra a metà luglio ed una generazione riesce a superare l’inverno e ad apparire alla fine di

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agosto con possibilità di attaccare i semi seminati in autunno. La misura preventiva più importante è quella di seminare l’avena presto. Se invece si ritarda la semina, è meglio a questo punto puntare sulla semina dell’orzo. Il carbone dell’avena (Ustilago avenae) é una malattia fungina trasmessa al seme, e le spore delle piante infette sono diffuse dal vento ed attaccano le giovani spighe. E’ importante la purezza dei semi prodotti in proprio e cambiare semi se si scoprono spighe marce nella coltivazione. Ci sono diverse varietà che hanno una buona resistenza al carbone. 3.5.d.iiiii Orzo Posizionamento nella rotazione colturale L’orzo é un seminativo difficile da coltivare biologicamente, in quanto assorbe azoto sin dalle prime fasi della crescita e richiede grossi quantitativi di azoto per dar luogo a raccolti di rilievo. Il prato pascolo o le leguminose sono colture indicate a precedere tale coltivazione. L’orzo viene coltivato per l’alimentazione animale e per la produzione di malto. Un elevato contenuto proteico è auspicabile in una coltivazione di orzo per l’alimentazione animale e ciò significa una buona fornitura di nutrienti. L’accestimento può essere agevolato con la somministrazione di liquami zootecnici nel periodo primaverile, prima che la pianta germogli. Va considerato che 15 tonnellate ad ettaro di liquame equivalgono a 45 kg di azoto e 75 di potassio. L’orzo da malto dovrebbe avere un basso o medio contenuto proteico ed un elevato contenuto energetico. La fertilizzazione richiede con evidenza un bilanciamento per raggiungere buoni raccolti, ma non un contenuto proteico elevato. Ciò è difficile allorché si effettua concimazione biologica. La concimazione solida non dovrebbe essere impiegata, in quanto essa rilascia tardi azoto e può condurre ad un elevato contenuto proteico. L’orzo da malto dovrebbe esser trattato con cura in modo che la sua capacità di germinare non sia danneggiata. Infestanti L’orzo non compete molto con le infestanti, ma va meglio del grano tenero in quanto produce più germogli laterali. L’erpicatura contro le infestanti può comportare un certo rischio per la maturazione non omogenea. Può essere consociata con l’orzo un’altra coltura ma è importante scegliere una varietà a sviluppo lento. Malattie L’orzo soffre delle medesime patologie del grano e della segale e non dovrebbe pertanto essere preceduta o seguita da queste colture. La rotazione colturale, l’interramento dei residui colturali e la scelta di

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varietà resistenti possono contribuire non poco ad evitare che insorgano patologie. L’elmintosporiasi dell’orzo (Drechslera teres) si trasmette con i semi e varia sensibilmente a seconda della varietà. Il carbone dell’orzo (Ustilago nuda), come quello dell’avena, si trasmette dai semi e può essere evitato con l’uso di sementi certificate. Le varietà di orzo florescente sono più sensibili ad infezioni di carbone.

Il rischio di muffa è inferiore nelle varietà resistenti. Tuttavia, i funghi dell’oidio si adattano facilmente e le varietà in cui il livello di resistenza è stato superato dovrebbero essere rimpiazzate. 3.5.e Coltivare per ottenere alimenti di alta qualità L’esperienza del commercio di cereali biologici ha mostrato che é davvero limitata l’estensione dei danni causati dalle tossine dei funghi. Ciò è diovuto probabilmente ad un uso meno intensivo dell’azoto ed ad una rotazione più variata. I funghi che mettono in pericolo la qualità degli alimenti nei cereali sono il fusarium, la segale cornuta ed il carbone maleodorante (Tilletia caries). I funghi si producono in modo naturale e non sono di per sé tossici, ma se sono oggetto di pressione possono sprigionare tossine. Una ben pianificata rotazione, una moderata fertilizzazione con azoto, semi sani e varietà resistenti sono i metodi migliori per prevenire le patologie. I semi prodotti in proprio dovrebbero essere sempre analizzati da un’azienda specializzata nel controllo. 3.5.e.i Evitare le tossine provocate dal Fusarium Ci sono parecchie specie del fungo fusarium che possono formare tossine con vari gradi di pericolosità per la salute. I funghi sono favoriti da tempo umido e caldo e sono trasmessi dal seme e con contaminazione dal terreno, come anche dai residui delle piante e da scarsa rotazione dei seminativi. Perciò nei sistemi che non prevedono lavorazioni profonde c’è il rischio di diffusione del fusarium. I risultati di tests effettuati in Germania hanno indicato che l'infestazione del fusarium era più comune sui terreni con pH basso ed alte concentrazioni di potassio. I fungicidi chimici hanno scarso effetto su questo fungo. Ci sono timori uniformi fra i ricercatori che il trattamento del fungicida possa alterare l'equilibrio microbiologico dei cereali in modo da favorire il fusarium. I ricercatori inoltre temono che il trattamento con fungicidi possa alterare l’equilibrio microbiologico dei cereali favorendo così il fusarium. Inoltre gli stessi fungicidi possono generare tensione nelle piante stimolando così la produzione di tossine. Modi per evitare l’infestazione del fusarium Semi puliti e testati

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La pulizia del seme è essenziale. Se è usato un seme prodotto nella stessa azienda utilizzatrice, è prassi che un campione venga trasmesso ad un laboratorio di analisi per provarne la capacità di germinazione e la salubrità. Si sta anche sperimentando un metodo di sterilizzazione del seme con piccole infestazioni funginee trasmesse dal seme, curandole con batteri. Ciò ha un effetto positivo perché i batteri eliminano i funghi. Si sta anche sperimentando la sterilizzazione dei semi tramite trattamento termico. Rotazione dei seminativi Tutti i cereali possono essere attaccati dal fusarium e la presenza dei funghi su parti della pianta situate sulla superficie del suolo li agevola nel superare anche il periodo invernale. Il frumento, la segale e l'orzo non dovrebbero essere coltivati in questa successione. L'avena può anche essere attaccata dal fungo, ma è considerata come una buona coltivazione di riposo. Ricorrere al potere sterilizzante del terreno erboso I prati diminuiscono il rischio che le infezioni siano trasmesse attraverso i residui del raccolto. La quantità maggiore di materia organica prodotta dai prati stimola i funghi ed i batteri del terreno che sono antagonisti del fusarium. Lavorazioni accurate La rotazione e l’incorporazione abbondante dei residui della raccolta nel suolo accelera la decomposizione e diminuisce le probabilità di sopravvivenza delle spore e delle ife fungine. Il rischio di infestazioni del fusarium è accresciuto in presenza di azzeramento del dissodamento, di una lavorazione superficiale o di erpicatura, che lascia parecchi residui delle piante sulla superficie del terreno. Tenere sotto controllo le infestanti Le infestanti mantengono l’umidità nei seminativi, il che aumenta la diffusione del fusarium. Il controllo delle infestanti inoltre svolge un ruolo importante nelle strategie per combattere l'attacco fungino. Le partite di cereali che contengono molte infestanti sono inoltre più difficili da asciugarsi di quelli che ne sono privi. Testare la coltivazione Un test per verificare la presenza di ruggine del fusarium dovrebbe avere luogo svariate settimane prima di procedere alla raccolta. Approfondite ispezioni del seme sono necessarie.

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3.5.e.ii Limitare la presenza di Segale cornuta Il fungo della segale cornuta contiene alcaloidi che colpiscono il sistema nervoso centrale negli esseri umani e negli animali. La sua ingestione per periodi prolungati può causare allucinazioni, attacchi di crampi, problemi mentali ed un limitato blocco della circolazione. In passato veniva fatto un uso terapeutico di detto fungo. Il fungo della segale cornuta infesta le spighe e le pannocchie delle principali varietà di segale ed orzo e meno spesso il frumento e l’avena. Molte colture erbacee possono esserne affette. Il clima fresco ed umido durante il periodo della fioritura aumenta la probabilità che compaia la segale cornuta. Di solito, l’infestazione viene scoperta nel periodo di maturazione dei cereali. Al posto dei normali chicchi compaiono sulla spiga delle escrescenze scure, a forma di corno. Tale crescita prende il nome si sclerozio ed è formata da tessuto fungino molto compatto. Come evitare la segale cornuta Pulizia e prova del seme Il rischio di avvelenamento da segale cornuta é basso in quanto più del 99% degli sclerozi sono rimossi durante la normale pulitura del seme presso i mulini, permane tuttavia il rischio che ve ne sia una diffusione anche in presenza di semi accuratamente puliti. Tale rischio è maggiore per gli animali quando il loro nutrimento a base di cereali non è pulito. Se sono impiegati semi prodotti nella stessa azienda utilizzatrice, essi dovrebbero essere accuratamente puliti. Approssimativamente il 99% delle sclerozie é di solito rimoso dalla pulitura, il che significa che permane un rischio minimo in ogni caso di diffonderle, se il seme non è sin dall’inizio completamente libero dalla segale cornuta. I terreni di solito devono essere ispezionati alcune settimane dopo che sono comparse le spighe nei cereali. Scelta del giusto seminativo Se vi é stata della segale cornuta nel campo, il produttore non dovrebbe coltivarvi segale o lasciare che l’erba fiorisca per più anni. La segale ibrida appare essere più suscettibile all’attacco della segale cornuta a causa della sua fioritura più lunga ed aperta. Aratura profonda Se viene trovata della segale cornuta, il terreno dovrebbe essere arato ad una profondità di almeno 25 cm, e l’anno successivo più in superficie. Questa tecnica sarà in grado di distruggere lo sclerozio dopo alcuni anni. Infestanti e piante ospitanti Alcune erbe, per esempio la gramigna e la fienarola (Poa annua), sono piante ospitanti per la segale cornuta ed esse possono

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agevolare successivi incrementi dell’infestazione. E’ perciò importante la prevenzione attraverso il controllo del seme. Alternando i seminativi nella stagione autunno-primavera, si riducono le opportunità di proliferare per le infestanti apportatrici di infezioni. Se viene individuata un’infezione nell’azienda, bisognerebbe provvedere a falciare i terreni erbosi, le sponde dei canali di irrigazione ed altre aree inerbite, prima del periodo di fioritura. 3.5.f Mercato ed aspetti economici Il mercato dei cereali biologici é cresciuto progressivamente e, parallelamente all’allevamento biologico di bestiame, é aumentata la domanda di mangime biologico.

Immagine 18: Il mercato dei cereali biologici è in continua crescita

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3.5.f.i Un mercato ridotto ma in crescita Il mercato dei cereali biologici ha avuto uno stabile incremento nel corso degli anni. Nel contempo tale mercato, parimenti ad altri settori del biologico, è soggetto a variabilità. In alcuni anni può riscontrarsi una carenza di certi prodotti, in altri una sovraproduzione. La fornitura di cereali dipende naturalmente non solo dall’estensione della superficie coltivata. La domanda è governata principalmente dalla vendita al dettaglio di farina e cereali, con destinazione anche all’estero. Un incremento della domanda é anche funzione dell’interesse per prodotti oggetto di trasformazione, come pane, alimenti per l’infanzia, dolciumi. Gradualmente, con l’incremento dell’allevamento biologico di bestiame, la domanda di alimentazione cerealicola biologica aumenterà, fornendo uno sbocco di rilievo. Un esempio di questa tendenza è dato dalla produzione biologica di uova. 3.5.f.ii Coltivare per un mercato di qualità La domanda differenziata di varietà e qualità influenza fortemente il mercato e conduce ad operare differenti scelte del tipo di coltivazione e della tecnica colturale da seguire. In alcuni casi può essere opportuno procedere allo stoccaggio dei cereali presso proprie strutture, soprattutto se ci si trova in una zona non collegata bene con depositi esterni e se si possono ottenere delle agevolazioni. Un essiccatore ad aria calda è di grande utilità. Ogni cereale dovrebbe essere essiccato entro due giorni dalla raccolta ed alla fine dell’operazione dovrebbe esservi un contenuto d’acqua al di sotto del 14%. In tal modo, si evita la formazione di funghi tossici, il che è importante laddove si punti ad un mercato di qualità quale quello del biologico. L’ente di certificazione può autorizzare dei subcontratti di deposito ed essicazione. Vi è una notevole differenza tra i prezzi pagati per cereali di bassa o alta qualità. Spesso sarà necessario stipulare dei contratti preventivi che garantiscano la collocazione del prodotto raccolto. E’ anche importante che il produttore di cereali segua l’andamento del mercato e mantenga contatti con i vari mercati per essere al corrente delle condizioni e dei prezzi di vendita. 3.5.f.iii L’importanza del profitto complessivo Come visto, il profitto di un’azienda agricola biologica dipende da più fattori. Generalmente, la plv si riduce della metà, in parte per la notevole superficie di terreno, all’incirca il 30%, occupato dalla produzione di piante destinate alla fissazione dell’azoto e di altro tipo, in parte per il decremento delle produzioni. I ricavi sono comunque

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soddisfacenti. La riduzione delle spese per fertilizzanti e pesticidi chimici ed il maggior reddito per i prezzi più elevati che si possono spuntare per il prodotto biologico, unitamente ai sussidi statali erogati quale supporto alle tecniche biologiche, bilanciano la perdita di resa. La produzione biologica ha dei costi variabili che sono all’incirca la metà rispetto a quelli delle produzioni convenzionali. Tutto ciò ha costituito un’attrattiva, dal punto di vista economico, per molti produttori che così, negli ultimi decenni, hanno deciso di convertirsi al biologico. 3.5.f.iiii Comparazione dei costi La grande differenza tra agricoltura biologica e convenzionale é che l’agricoltura biologica non presenta costi per prodotti chimici destinati alla fertilizzazione od a combattere infestanti e patologie varie. Vanno però sostenuti costi per la concimazione verde, per Ie sementi, oltre a quei costi che variano a seconda delle dimensioni del raccolto, come il trasporto e l’essiccazione. I differenti metodi che regolano l’agricoltura biologica e quella convenzionale influiscono sui costi nel lungo periodo riguardo ad attrezzature e macchinari. Si può calcolare che la metà del capitale che l’azienda investe per i macchinari riguarda i trattori e le raccoglitrici combinate. Il bisogno di mietitrebbia per la raccolta si dimezza nelle aziende biologiche. Il dissodamento primaverile ed autunnale è ridotto ad un terzo della superficie, il che presuppone una minore aratura e minori lavorazioni colturali. Lo spargimento di fertilizzanti e pesticidi scompare del tutto. Un lavoro aggiuntivo nelle coltivazioni biologiche è costituito dalla falciatura dei manti erbosi due o tre volte a stagione, a seconda della situazione delle infestanti. Talvolta è necessaria la pulizia meccanica dalle infestanti sui terreni lasciati a maggese. Tale operazione può richiedere un numero di ore di lavoro con il trattore che supera talvolta quelle richieste per lo spargimento di erbicidi chimici. Una falciatrice è necessaria nei terreni adibiti a pascolo, così come un erpicatore che può essere abbinato all’attrezzatura per seminare. Tuttavia, l’erpicatura contro le infestanti non è una misura di routine nel biologico. In termini di lavoro, le attività del dopo raccolto sono minori rispetto all’agricoltura convenzionale, in quanto le produzioni sono ridotte. I produttori devono però provvedere da soli ad essiccare e stoccare i cereali od a sostenere in alternativa rilevanti costi per il loro trasporto.

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GLOSSARIO

A

− AGENTI PATOGENI (batteri, virus, funghi), usati nella lotta biologica, sono microrganismi in grado di causare nel fitofago una malattia mortale. Virus e batteri agiscono in seguito ad ingestione danneggiando solitamente gli organi intestinali dell’insetto, mentre i funghi penetrano nel fitofago dalla cuticola moltiplicandosi a spese degli organi interni. L’agente patogeno più diffuso e conosciuto è il Bacillus thuringiensis. È un batterio aerobico, sporiforme, disponibile in varie forme (kurstaki, aizawai, israeliensis e tenebrionis).

− AGOPUNTURA, terapia di origine cinese, basata sulla stimolazione terapeutica con aghi, usata in agricoltura biologica per i trattamenti veterinari in caso di allergie, problemi alle cartilagini, coliche negli equini, difficoltà riproduttive nei bovini, mastiti, prevenzione di diarree nei suini, problemi riproduttivi nel pollame.

− AGRICOLTURA BIODINAMICA, nata in seguito ad una serie di conferenze di successo svolte nel 1924 dal filosofo austriaco Rudolf Steiner, considera l’azienda come un organismo agricolo, sul quale lavorare per ristabilire le condizioni di equilibrio e di armonia con la natura. È il più antico movimento agricolo non convenzionale ed è diffuso in tutto il mondo.

− AGRICOLTURA BIOLOGICA, “..è un sistema olistico di gestione della produzione che persegue l’equilibrio dell’eco-sistema, inclusa la biodiversità, rispetta i cicli naturali e l’attività biologica del suolo. I metodi di produzione biologica privilegiano il ricorso a misure agronomiche piuttosto che all’utilizzo di inputs extra aziendali, in considerazione del fatto che caratteristiche locali richiedono sistemi locali di gestione. Questo deve avvenire con l’uso, dove possibile, di metodi agronomici, biologici e meccanici, in antitesi all’utilizzo indiscriminato di mezzi tecnici, per far fronte alle diverse esigenze produttive.” (Definizione tratta dal Codice Alimentare).

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− AGRICOLTURA CONVENZIONALE, sistema agricolo industriale caratterizzato da alta meccanizzazione, monoculture ed utilizzo di inputs chimici di sintesi quali fertilizzanti e pesticidi, massimizzazione della produttività e dei profitti. L’agricoltura industrializzata è divenuta “convenzionale” solo negli ultimi sessanta anni, in seguito alla sua grande diffusione dopo la seconda guerra mondiale. Gli effetti di questo tipo di agricoltura sull’ambiente e sulle aree rurali sono stati tremendi, con ampie zone inquinate, desertificazione e danni alla salute degli operatori e dei consumatori.

− AGRICOLTURA NATURALE riflette l’esperienza dell’agricoltore-filosofo giapponese Masanobu Fukuoka. I suoi libri, “The One-Straw Revolution: An Introduction to Natural Farming” (Emmaus: Rodale Press, 1978) e “The Natural Way of Farming: The Theory and Practice of Green Philosophy” (Tokyo; New York: Japan Publications, 1985), descrivono quella che Fukuoka chiama la “non coltivazione”. Il suo metodo agricolo prevede appunto il poco lavoro e la non coltivazione, non contempla l’uso di concimi, pesticidi ed altri inputs. Nonostante questo la produttività viene assicurata da una perfetta organizzazione aziendale e dall’adozione di accurate tecniche di semina e combinazione delle piante (policoltura). In breve Fukuoka ha portato ai più alti livelli l’arte pratica del lavorare in sintonia con la natura.

− AGRICOLTURA SOSTENIBILE, si riferisce ai sistemi agricoli compatibili con l’ambiente, economicamente convenienti e socialmente giusti, capaci di garantire la produttività nel lungo periodo. Sicuramente l’agricoltura biologica è un sistema di agricoltura sostenibile, come pure lo è, ad esempio, l’agricoltura biodinamica.

− AGROECOLOGIA, è lo studio delle interrelazioni esistenti all’interno del campo coltivato, sia tra gli organismi viventi che tra loro e l’ambiente.

− AGRO-ECOSISTEMA, è l’eco-sistema del campo coltivato, un insieme dinamico di coltivazioni, pascoli, allevamenti, flora e fauna spontanea, atmosfera, suolo e acqua. Gli agro-ecosistemi sono inseriti all’interno di più ampi paesaggi, che includono terreni non coltivati, sistemi di drenaggio, le comunità rurali e la fauna selvatica.

− APPROCCIO OLISTICO è un approccio decisionale che permette di effettuare scelte che soddisfino i bisogni immediati senza

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compromettere il benessere futuro. Questo tipo di approccio consente alle persone di tramutare in azioni concrete i propri valori più radicati. Utilizzando una visione complessiva e di lungo termine, le persone possono prendere decisioni ed attuare comportamenti che saranno economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibili anche per le generazioni future. L’agricoltura biologica richiede, chiaramente, un approccio olistico.

_ ATTIVITA’ BIOLOGICA, è un importante indicatore della decomposizione della sostanza organica nel suolo. Un’elevata attività biologica promuove il metabolismo tra suolo e pianta ed è fondamentale per la produzione sostenibile delle piante e la gestione della fertilità.

− AUDIT è un’analisi sistematica ed indipendente che serve a determinare se le attività ed i relativi risultati soddisfino gli obiettivi programmati.

B

− BACILLUS THURINGIENSIS, è il preparato a base di batteri più utilizzato in agricoltura biologica (attivo contro molte specie di lepidotteri, zanzare, ecc.).

− BILANCIO ENERGETICO AZIENDALE, l’analisi del consume energetico serve a valutare l’impatto della produzione sui cambiamenti climatici (per esempio emissione di gas che creano l’effetto serra) ed a ridurre il consumo di energia fossile (non rinnovabile).

− BIODIVERSITÁ, in agricoltura la ricchezza di biodiversità, costituita da piante ed animali di specie, varietà e razze diverse, è necessaria per sostenere le funzioni chiave dell’agro-ecosistema e consentire la produzione di alimenti sani e sicuri.

− BSE, Bovine Spongiform Encephalopathy (=Encefalopatia spongiforme bovina).

C

− CAP, Common Agricultural Policy (=PAC, Politica Agricola Comunitaria).

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− CITTA’ DEL BIO, Network di amministrazioni pubbliche che hanno deciso di investire in politiche di sviluppo rurale sostenibile fondato sull’agricoltura biologica (www.cittadelbio.it).

− COMPOSTAGGIO, è il riciclaggio aziendale delle biomasse. Durante il processo, costituito dalle fasi termofila, mesofila e di stabilizzazione, la sostanza organica (di origine vegetale, animale o mista) viene trasformata in humus, assimilabile dalle piante.

− CONDIZIONE DEL TERRENO, la struttura fisica del suolo influenza la coltivazione delle piante; un suolo in buone condizioni si presenta poroso, permette all’acqua di infiltrarsi facilmente ed alle radici di svilupparsi senza ostacoli.

− CONSOCIAZIONE, consiste nella coltivazione contemporanea di due o più colture nello stesso campo.

− CONTAMINAZIONE, inquinamento dell’azienda biologica e/o delle sue produzioni attraverso il contatto con materiali e sostanze che rendono non più certificabile il prodotto. (ad es. Contaminazioni da deriva di pesticidi provenienti da aziende convenzionali limitrofe a quelle biologiche).

D

− DECOMPOSITORI, organismi che si nutrono della sostanza organica morta (non assimilabile dalle piante), trasformandola in humus (assimilabile dalle piante).

− DOP, Denominazione d’Origine Protetta.

E

− ECOSISTEMA, è un ambiente naturale caratterizzato da interazioni dinamiche tra elementi biotici (piante, insetti, microbi e tutti gli altri organismi viventi) ed abiotici (temperatura, umidità relativa, vento, pioggia, suolo, ecc.).

− ENTE DI CERTIFICAZIONE, è l’Organizzazione accreditata dalle Autorità competenti (in Italia Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) che conduce i controlli nelle aziende sottoposte al regime comunitario ed effettua le certificazioni delle produzioni da agricoltura biologica.

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− EROSIONE, l’erosione del suolo, dovuta all’azione del vento e dell’acqua, è un problema mondiale (Pimental, 1995). È accertato che l’erosione costituisce la causa principale della degradazione dei suoli nel mondo (Oldeman, 1994). Gli effetti dell’erosione sono riscontrabili sia in campo (diminuzione della fertilità, modificazione del sistema idraulico del terreno, diminuzione dei nutrienti, della sostanza organica, dei microrganismi e dello stato di salute dei suoli in generale) che a valle (presenza di elementi indesiderati, pesticidi e sedimenti dei mezzi tecnici sulla superficie dell’acqua). I sistemi di agricoltura biologica provocano un grado di erosione dei suoli di molto inferiore rispetto a quelli riscontrabili nei campi coltivati con metodi convenzionali.

F

− FAIR TRADE, intesa di collaborazione, basata sull’equità, il dialogo, la trasparenza ed il rispetto reciproco.

− FATTORIE DIDATTICHE, aziende agricole organizzate per l’erogazione di servizi educativi ai bambini delle scuole o ad altri gruppi.

− FEROMONI, sono sostanze prodotte dagli insetti che consentono la comunicazione chimica tra individui della stessa specie. Agiscono sui comportamenti sessuali. Possono essere riprodotti artificialmente in laboratorio e venire quindi utilizzati in agricoltura sia per il monitoraggio che per la cattura massale degli insetti, opportunamente collocati in apposite trappole.

− FORAGGERE, comprendono alfalfa, orzo, trifoglio, cereali vari, sorgo ed altre piante usate per l’alimentazione animale.

G

− GRANULOSIS VIRUS, questo virus è utilizzato contro la Cydia pomonella delle mele ed è anche attivo contro altri Lepidotteri. Agisce per ingestione e per questo motivo deve essere adoperato al momento giusto sulle larve di Cydia. I raggi ultravioletti possono inattivare il virus, pertanto è raccomandata l’applicazione all’alba o al tramonto. Campo di applicazione: melo, pero e noce.

− GESTIONE DELLA FERTILITA’ DEL SUOLO, “La conservazione della fertilità del suolo è la prima condizione da rispettare in un sistema permanenete di gestione agricola”; con queste parole nel 1940 il famoso agronomo inglese Albert Howard poneva le

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fondamenta del metodo dell’agricoltura biologica. La fertilità è la capacità del suolo di garantire la produzione delle piante nel lungo periodo.

− GMO, genetically modified/engineered organism (=OGM, Organismi Geneticamente Modificati)

H

− HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) consiste nell’adozione di buone pratiche di prevenzione dei rischi sanitari a carico degli alimenti, al fine di garantirne la sicurezza e la salubrità.

− HUMUS, deriva dalla decomposizione della sostanza organica, è stabile ed ha una lunga persistenza. L’humus racchiude numerosi nutrienti, che vengono gradualmente e lentamente rilasciati alle piante.

I

− IFOAM, Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica.

− IGP, Indicazione Geografica Protetta.

− INGEGNERIA GENETICA è un’insieme di tecniche di biologia molecolare (quale la ricombinazione del DNA) con le quali vengono alterati e ricombinati i materiali genetici di piante, animali, microrganismi, cellule ed altre unità biologiche, in modo tale e con risultati non riscontrabili in natura. Le tecniche di ingegneria genetica includono tra l’altro: ricombinazione del DNA, fusione cellulare, micro e macro inoculi, incapsulamento, eliminazione e duplicazione dei geni. Tra gli Organismi Geneticamente Modificati non sono annoverabili quelli ottenuti con tecniche quali l’ibridazione naturale.

− INSETTI ENTOMOFAGI, Sono gli agenti più utilizzati nella lotta biologica e sono classificati in predatori e parassitoidi, agiscono in modo completamente diverso ma altrettanto efficace contro i fitofagi (insetti che si nutrono di parti delle piante).

− ISEAL, International Social and Environmental Accreditation and Labelling Alliance, sviluppa gli standards e controlla il loro rispetto da parte delle strutture associate, al fine di garantire e

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promuovere la certificazione (volontaria) sociale ed ambientale, quale strumento di commercio e sviluppo internazionale.

− ISOFAR, “International Society of Organic Agriculture Research”, organizzazione internazionale che promuove e supporta la ricerca in tutti i settori dell’agricoltura biologica.

L

− LAVORAZIONI DEL TERRENO, hanno l’obiettivo di creare nel suolo le condizioni fisiche necessarie per lo sviluppo ottimale delle piante. In agricoltura biologica vanno ridotte al minimo, adottando particolari tecniche tendenti a prevenire il compattamento e la creazione di suole di lavorazione, garantendo il rispetto della naturale stratificazione dei suoli.

− LETAME, è costituito dai reflui solidi e liquidi degli allevamenti animali.

− LOGO, il regolamento CE N° 331/2000 ha adottato il logo europeo dell’agricoltura biologica.

− LOTTA BIOLOGICA, In natura ogni specie animale o vegetale ha degli antagonisti (predatori, parassiti, patogeni o competitori) che contribuiscono ad impedirne la proliferazione incontrollata. Le popolazioni naturali di predatori e parassiti sono importanti per ridurre le infestazioni. Di norma un livello minimo di attacco viene tollerato per attrarre e sviluppare i nemici naturali. La lotta biologica consiste proprio nell’uso di questi “nemici naturali” per contenere le popolazioni di fitofagi entro limiti accettabili e, di riflesso, nell’incremento del numero di specie all’interno dell’agroecosistema, che diviene maggiormente complesso e quindi più stabile.

M

− MARKETING TERRITORIALE, l’agricoltura biologica può offrire un attivo contributo allo sviluppo locale sostenibile, promuovendo le tipicità locali, caratterizzando il territorio e valorizzandolo nel suo complesso. Tutto questo costituisce una leva di marketing aggiuntiva per il territorio, rendendolo “appetibile” anche all’esterno e contribuendo alla rivitalizzazione delle sue aree rurali.

− MATERIA ORGANICA NEL SUOLO, ha tre componenti: organismi viventi, residui freschi, residui ben decomposti. I residui

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freschi rappresentano la risorsa primaria di cibo per gli organismi viventi del suolo. La decomposizione dei residui freschi rilascia nel terreno I nutrienti di cui hanno bisogno le piante. La sostanza organica ben decomposta (humus) rilascia lentamente e per lunghi periodi I nutrienti di cui hanno bisogno le piante.

− MINIMA COLTIVAZIONE, si tratta di una definizione che comprende una vasta gamma di sistemi di lavorazione del terreno che tendono a preservare la copertura vegetale del suolo, riducendo considerevolmente i fenomeni erosivi legati all’azione del vento e dell’acqua. Queste pratiche minimizzano la perdita di nutrienti e di acqua, i danni alle colture e la perdita di fertilità.

− MULTIFUNZIONALITA’. La revisione di medio termine ha profondamente cambiato la Politica Agricola Comunitaria. Il nuovo modello agricolo europeo che si è andato configurando, sostiene fortemente l’estensivizzazione delle aziende agricole, le quali possono ridurre il momento strettamente produttivo a vantaggio della tutela ambientale e dell’avvio di altre attività quali il turismo rurale, le fattorie didattiche, l’attivazione di percorsi naturalistici, ecc. L’agricoltore diviene cosi anche il “guardiano del territorio” ed assume tutto l’interesse a non depauperarlo, ma anzi a preservarlo e valorizzarlo.

N

− NEEM, albero asiatico (Azadirachta indica), dal quale si estrae l’azadiractina, un insetticida naturale.

O

− OLI MINERALI Sono derivati dalla distillazione del petrolio ad alte temperature (arricchito di idrogeno) e dalla successiva estrazione con solventi. Agiscono principalmente per asfissia, soffocamento degli insetti e delle loro uova. Funzionano anche come repellenti. Agiscono per contatto diretto principalmente su piccoli insetti, come diaspidi, coccidi, afidi, psilla e acari. Sono efficaci anche contro oidio ed infestanti (in considerazione della loro fitotossicità).

− OLI VEGETALI, (olio di menta, olio di pino, olio di cumino), sono composti da sostanze naturali derivate da varie parti delle piante quali fiori, semi e frutti. Normalmente gli oli vegetali e quelli minerali vengono utilizzati in abbinamento a fungicidi e pesticidi, migliorandone l’applicazione e la durata. Gli oli vegetali hanno

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azione insetticida sugli insetti e le loro uova. Esercitano inoltre un’azione repellente.

− OMEOPATIA, è una terapia messa a punto dal medico tedesco Samuel Hahnemann all’inizio del diciannovesimo secolo, fondata sulla teoria “similia similibus curantur” (Il simile cura il simile). Secondo questa teoria le malattie guariscono con i rimedi che provocano in un individuo sano i sintomi della malattia stessa; questa viene considerata come una perturbazione della “forza vitale” dell’uomo. La cura consiste quindi nella riattivazione della forza vitale attraverso la somministrazione al malato di piccole quantità di opportune sostanze precedentemente dinamizzate, ovvero sottoposte ad un procedimento di diluizione e potenziamento che serve a renderle attive. In questo modo l’organismo riattiva i meccanismi protettivi, ristabilendo il suo regolare equilibrio biologico. Oggi molte malattie degli animali possono essere curate con le pratiche veterinarie omeopatiche.

P

− PACCIAMATURA, è la pratica che consiste nel ricoprire il suolo (nelle interfile e vicino alle piante) possibilmente con sostanza organica quale paglia, truccioli di legno, compost. Questa tecnica aiuta a preservare l’umidità nel terreno, contenere la flora spontanea, formare sostanza organica.

− PERIODO DI CONVERSIONE, il diritto comunitario ha stabilito che ogni azienda che intende aderire al regime di controllo CE del biologico, deve superare un periodo di conversione di due anni per le colture erbacee e tre anni per le colture arboree. Gli enti di certificazione e le autorità competenti possono stabilire di allungare o ridurre tale periodo.

− PERMACULTURA (AGRICOLTURA PERMANENTE): Movimento nato in Australia nel 1975. L’idea base è stata sviluppata da Bill Mollison; “il termine permacultura descrive un sistema integrato, permanente e sviluppato in fasi successive, basato sulla cooperazione ed interrelazione tra piante ed animali utilizzati per l’alimentazione umana. Una volta impostata l’azienda agricola questa si gestisce da sola.

− PIRETRINE, estratti dal Chrysanthemum cinerariaefolium, sono insetticidi naturali.

− PIRODISERBO, è un metodo di gestione della flora spontanea. L’esposizione delle piante alle alte temperature provoca uno

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shock termico nei tessuti vegetali, compromettendone irreversibilmente la funzionalità, con conseguente morte della pianta in due-tre giorni. L’attrezzatura più utilizzata è quella a fiamma libera alimentata a GPL.

− POLISOLFURO DI CALCE viene usato come insetticida e fungicida. Il suo principio attivo è lo zolfo sotto diverse forme. Agisce come insetticida da contatto, data la causticità del preparato. É anche efficace contro la cocciniglia. Il Polisolfuro ha anche un’azione fungicida data la presenza dello zolfo. È usato per la difesa di agrumi, pesco, melo, albicocco, ciliegio, vite, olivo.

− PRODUZIONI PARALLELE, si verificano quando nella stessa unità produttiva si attuano contemporaneamente coltivazioni, allevamenti o trasformazioni gestite sia con il metodo biologico che con quello convenzionale. È da considerarsi produzione parallela anche quella che si verifica quando lo stesso prodotto viene coltivato sia con il metodo biologico che con quello convenzionale. Esistono a riguardo precise restrizioni ed accorgimenti stabiliti dalla normativa comunitaria.

− PRINCIPIO DELLA CAUTELA, è quel principio secondo il quale, quando viene svolta un’attività che potrebbe rivelarsi dannosa per l’ambiente e la salute, vanno adottate tutte le misure precauzionali possibili. Ad es. gli OGM non vanno impiegati fin quando non sia stato fugato anche il minimo dubbio sulla loro pericolosità.

− PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA, dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica”. Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica: principio di salute (l’Agricoltura Biologica dovrebbe sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come uno solo ed indivisibile), principio di ecologia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutare a sostenerli), principio di giustizia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe costruire sui rapporti che assicurano la giustizia in rispetto all’ambiente comune e le opportunità di vita), principio della cautela (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere gestita in modo precauzionale e responsabile per proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente).

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Q

− QUASSIA, è un insetticida naturale derivato dall’albero della Quassia amara e dal Picrasma excelsa (Quassia giamaicana). I principi attivi sono quassina e neoquassina. La Quassia, oltre ad essere una pianta medicinale, è usata come repellente per cani e gatti. Agisce sul sistema nervoso, sia per contatto che per ingestione. Presentando una persistenza limitata la sua azione è piuttosto ridotta. Campo di applicazione: orticoltura, frutticoltura, viticoltura, silvicoltura, giardinaggio. Presenta bassa tossicità.

R

− RESISTENZA, è quella capacità che posseggono gli insetti di adattarsi in un certo lasso di tempo alle molecole dei pesticidi, i quali devono essere somministrati in dosi sempre maggiori per continuare a garantire lo stesso effetto iniziale. Questo fino a quando non si riveleranno del tutto inadeguati ed andranno allora sostituiti con preparati a base di altre molecole (questo è avvenuto ad es. con il DDT).

− ROTAZIONI, le piante si succedono sullo stesso appezzamento seguendo una sequenza predeterminata sulla base delle caratteristiche aziendali.

− ROTENONE, è un alcaloide, isolato per la prima volta nel 1895. É estratto dalle radici di alcune piante tropicali della famiglia delle leguminose: Derris elliptica, Derris spp., Lonchocarpus utilis, Tephrosia spp. Il Rotenone è soggetto a rapida decomposizione se esposto alla luce ed all’aria. Ha un ampio spettro d’azione, agendo contro lepidotteri, ditteri, coleotteri, ecc.. É anche usato in medicina veterinaria contro le mosche di Hypoderma.

S

− SAU, Superficie Agricola Utilizzata.

− SINTETICO, prodotto creato con processo industriale chimico. Include sia i prodotti che non si trovano in natura che quelli che simulano invece prodotti realmente esistenti.

− SISTEMI AGRICOLI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE utilizzano inputs interni all’azienda senza necessità di approvvigionamento esterno di concimi, pesticidi, ecc., il tutto allo

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scopo di ridurre l’impatto ambientale, i costi di produzione ed i rischi per la salute dell’operatore e del consumatore. L’adozione di questi sistemi agricoli risulta conveniente anche dal punto di vista economico, in quanto, seppure il minore ricorso ad inputs produttivi provoca un inevitabile calo delle produzioni, si riducono notevolmente pure i costi di acquisto di fertilizzanri, pesticidi, diserbanti, ecc. (che costituiscono la voce di bilancio più onerosa per le aziende convenzionali). Questi sistemi agricoli pongono inoltre le basi per un’agricoltura durevole nel tempo e sostenibile anche per le generazioni future.

− SOVESCIO, pratica che consiste nel seminare singole colture erbacee (ad es. favino) o miscugli di più specie, senza l’obiettivo di raccoglierne i prodotti ma allo scopo di interrare le piante per incorporare nel terreno biomassa verde.

− STG, Specialità Tradizionale Garantita.

T

− TERAPIA AIURVEDICA, utilizza prodotti derivati da piante officinali e minerali per sviluppare il sistema immunitario degli animali.

− TRACCCIABILITA’, si riferisce alla possibilità di seguire un alimento in tutte le fasi della sua produzione, trasformazione e commercializzazione: “dall’azienda alla tavola”.

U

− UBA, Unità di Bestiame Adulto

V

− VERMICOMPOST, miscela di rifiuti organici parzialmente decomposti e secrezioni di vermi. Contiene parti di piante, di cibo, materiale usato come lettiera dei vermi, bozzoli, vermi stessi ed organismi associati.

W

− WHO (=OMS), Organizzazione Mondiale della Sanità.

− WWOOF, (Willing Workers On Organic Farms) lavoratori volontari nelle aziende agricole biologiche, è un network internazionale di scambio che offre vitto, alloggio e tirocinio pratico in cambio di

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lavoro. Sono possibili esperienze di varia durata. Il WWOF offre eccellenti opportunità formative per chi vuole avvicinarsi al biologico, scambi di vita rurale, culturali, ed infinite opportunità di conoscenza dei movimenti del biologico. (www.wwoof.org).

Z

− ZONA DI RISPETTO, zona di confine che delimita un’azienda biologica, da una convenzionale, potenzialmente in grado di contaminare l’ambiente con sostanze quali pesticidi ed altri prodotti vietati nel biologico.

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BIBLIOGRAFIA

• Sir Albert Howard, An Agricultural Testament, Oxford University Press, 1940 - Opera tradotta in italiano con il titolo “I diritti della Terra, alle radici dell’agricoltura naturale”, Edizioni Slow Food, Bra (CN), 2005.

• The IFOAM norms for organic production and processing. Edizioni IFOAM, Bonn, 2005.

• Code of good practice for setting social and environmental standards. Edizioni ISEAL, Bonn, 2004.

• Vincenzo Vizioli, Conversione al biologico, linee guida per gestire il passaggio dell’azienda convenzionale al metodo di agricoltura biologica. Edizioni AIAB, Roma, 2003.

SITI INTERNET

• http://www.sinab.it - Portale del Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica del Ministero italiano delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

• http://www.aiab.it - Portale dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica.

• http://www.cittadelbio.it - Il Portale del network delle Città del Bio.

• http://www.ifoam.org - Sito della Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica.

• http://ec.europa.eu/agriculture/organic - nuovo sito ufficiale dell’Unione Europea sull’agricoltura biologica.

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Coltivazione biologica dei seminativi

Progetto ECOLEARNING ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

QUESTIONARIO

(da inviare a Biocert per fax allo 081 7612734 o per e-mail: [email protected])

Il presente questionario ha lo scopo di rilevare il livello di gradimento dell’opera da parte delle diverse tipologie di utenza e di raccoglierne tutti i suggerimenti, al fine di migliorare costantemente nel tempo la qualità del servizio offerto. Le informazioni trasmesse saranno trattate in modo anonimo. Solo coloro che intendono ricevere gratuitamente gli aggiornamenti successivi dell’opera dovranno espressamente autorizzare l’Associazione Biocert al trattamento dei dati personali, compilanto e firmando la nota in calce.

1. Da quale fonte ha appreso dell’esistenza del presente manuale? □ Internet □ rivista □ in fiera □ da un collega □ altro (specificare) __________________________________________________________

2. La lettura del manuale ha soddisfatto le sue aspettative? □ in pieno □ solo in parte □ per niente

3. Ha letto altri manuali del progetto Ecolearning? □ no □ si (specificare) _________________________________________________________

4. Cosa le piacerebbe fosse inserito o modificato nelle prossime edizioni? __________________________________________________________

Grazie per il tempo che ci ha dedicato e si ricordi di compilare la nota in calce se desidara ricevere gratuitamente gli aggiornamenti del manuale.

---- nota di autorizzazione al trattamento dei dati personali --------------------------------- _l_ sottoscritt_ _________________________ , residente in

_________________________ (___) alla Via ____________________________ ,

Tel. ______________ Fax ______________ E-mail ______________________ ,

eventuale sito web _________________________________________________ ,

autorizza il trattamento dei propri dati personali, ivi compresi quelli sensibili, ai sensi e per gli effetti del D. Lgs. 30.06.03 N. 196, al solo fine di essere inserito nell’elenco dei fruitori dei servizi formativi, gestito dall’Associazione Biocert con sede in Napoli alla Via Tasso 169, e ricevere gratuitamente gli aggiornamenti successivi dell’opera acquistata. Il responsabile del trattamento dei dati è il Sig. Salvatore Basile, presidente dell’Associazione Biocert. Luogo, data, firma

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Partners del progetto comunitario “ECOLEARNING” - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

Instituto de Formación y Estudios Sociales MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.ifes.es

Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.upa.es

Formación 2020 S.A. MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.formacion2020.es

AGROLINK SOFIA - BULGARIA Sito web: http://www.agrolink.org

ARAD - Asociatia Romana Pentru Agricultura Durabila FUNDULEA - ROMANIA Sito web: http://www.agriculturadurabila.ro

BFW – Berufsfortbildungswerk Gemeinnützige Bildungseinrichtung des DGB Gmbh - Competence Center EUROPA HEIDELBERG - GERMANIA Sito web: http://www.bfw.eu.com

BIOCERT Associazione NAPOLI – ITALIA Sito web: http://www.biocert.it

Escola Superior Agrária Instituto Politécnico de Viana do Castelo PONTE DE LIMA – PORTOGALLO Sito web: http://www.esa.ipvc.pt

MÖGÉRT - Magyar Ökológiai Gazdálkodásért Egyesület BUDAPEST - HUNGARY Sito web: http://www.mogert.uni-corvinus.hu

STPKC - Swedish TelePedagogic Knowledge Center NYKÖPING - SWEDEN Sito web: http://www.pedagogic.com

STPKC