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CCCOOOMMMEEE SSSCCCRRRIIIVVVEEERRREEE
III MMMAAANNNTTTRRRAAA
IIINNN TTTIIIBBBEEETTTAAANNNOOO PPPaaarrrttteee ttteeerrrzzzaaa
a cura di www.liber‐rebil.it 2012
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PPRREEMMEESSSSAA
Questa è la terza parte del piccolo manuale per imparare a scrivere alcuni mantra in tibetano. É indispensabile aver letto, studiato, memorizzato ed eseguito gli esercizi della prima e della seconda parte per essere in grado di procedere e imparare i contenuti di questa. Ricordiamo che i mantra devono essere trasmessi da un maestro qualificato e che spesso si riscontrano differenze di pronuncia tra lama provenienti da lignaggi o da origini geografiche differenti. Queste però non invalidano il potere del mantra. Esse sono dovute a varie cause: il tibetano ha molti dialetti e quindi pronunce differenti; ogni persona tende a percepire e quindi a riprodurre i suoni in base alle specifiche caratteristiche fonetiche della sua lingua madre.
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Inoltre sui testi si possono riscontrare differenze nella trascrizione in alfabeto latino dei mantra: la traslitterazione del sanscrito può non coincidere – per alcuni suoni − con la traslitterazione Wylie delle sillabe tibetane che trascrivono il mantra. La pronuncia del tibetano scritto è poi, come già abbiamo accennato, soggetta a regole piuttosto complesse.
CChhee qquueessttoo ppiiccccoolloo llaavvoorroo ppoossssaa eesssseerree ddii aaiiuuttoo aaggllii eesssseerrii ee llii ssoosstteennggaa nneell ppeerrccoorrrreerree llaa VViiaa ddeell DDhhaarrmmaa
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IINNDDIICCEE ddeellllaa ppaarrttee tteerrzzaa
COME SI SCRIVE IL MANTRA DEL BUDDHA DELLA MEDICINA 5
COME SI SCRIVE IL MANTRA DI MAÑJUŚRĪ 13
ESERCIZI 1 16
COME SI SCRIVE IL MANTRA DI TĀRA BIANCA 17
ESERCIZI 2 25
COME SI SCRIVE IL MANTRA DEL SUTRA DEL CUORE DELLA PRAIÑĀPĀRAMITĀ 26
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LLEE SSIILLLLAABBEE CCHHEE AABBBBIIAAMMOO SSTTUUDDIIAATTOO
PARTE PRIMA Le vocali: A, A piccola, I, U, E, O Le sillabe PA DA MA HA SVĀ
Sillabe‐seme OM HŪM HRĪ Ā
PARTE SECONDA Le sillabe TA
RA YA KA SHA GA BA
Sillabe‐seme TĀM E YAM
BAM RAM LAM
PARTE TERZA Le sillabe THA SHa DZA TSA J’A NYA
Sillabe‐seme DHĪ
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CCOOMMEE SSII SSCCRRIIVVEE IILL MMAANNTTRRAA DDEELL BBUUDDDDHHAA DDEELLLLAA MMEEDDIICCIINNAA
Il Buddha della Medicina, il guaritore delle malattie del corpo e della mente, rappresenta l’energia terapeutica ed è la fonte e la guida dei Quattro tantra della medicina [tibetana]. In sanscrito è detto Bhaisajya‐guru buddha, cioè “buddha maestro della medicina/dei rimedi o maestro medico/guaritore”. [Altri appellativi sono Bhaisajya‐raja cioè “re della medicina” e Bhaisajya‐samudgata, “supremo medico”, anche se, più precisamente, questi sono i nomi di due bodhisattva del suo seguito.] In tibetano è detto Sangs‐rgyas sman‐bla (pron. Sanghiè menla), in cinese Yaoshi Liuliguang Rulai, in giapponese Yakushi Rurikō Nyorai. Viene anche detto “re della luce color lapislazzuli” in sanscrito Vaidūrya Prabharāja. I mantra e dharani con cui viene invocato sono vari e in diverse versioni. Il “mantra lungo” in sanscrito é «Namo Bhagavate Bhaisajye‐Guru Vaidūrya‐Prabha‐Rājaya Tathāgatā Arhate Samyaksambuddhaya – Tadyathā Om Bhaisajye Bhaisajye Mahabhaisajyerāja Samudgate Svāhā». Un “mantra breve” in sanscrito è «Tadyathā Om Bhaisajye Bhaisajye Mahā‐Bhaisajye‐Rāja Bhaisajye Samudgate Bhaisajye Svāhā»; ma il più utilizzato è: «TADYATHĀ OM BHAISAJYE BHAISAJYE MAHĀ‐BHAISAJYE RĀJA [grande re della medicina] SAMUDGATE [supremo] SVĀHĀ».
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In tibetano è scritto in questo modo; al di sotto la traslitterazione Wylie:
La pronuncia tibetana del mantra deve essere trasmessa da un maestro, ed è, all’incirca, con i suoni dell’alfabeto italiano: “tayathā om bekazè [beka(n)zè] bekazè maha‐bekazè raza samu(d)gate soha”. La prima parola è TTAA DDYYAA TTHHĀĀ, un vocabolo
introduttivo di vari mantra, di significato incerto; probabilmente vuol dire: così, in questo modo. Si scrive con: • La sillaba TA, che già conosciamo.
• La sillaba composta DYA formata da ‐ la sillaba DA, che abbiamo già imparato, ‐ la sillaba YA sottoscritta, che viene tracciata in
modo semplificato come due archi uniti.
Scrivendo insieme il tutto, si ha la forma:
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• La sillaba THĀ composta dalla THA più la A piccola sottoscritta.
Dobbiamo imparare a scrivere la sillaba THA, che è formata da 5 tratti:
1. la base, cioè il tratto orizzontale sul rigo, 2. dalla sinistra della base una lieve curva diretta verso il
basso e destra sino all’altezza della fine del primo tratto, 3. da qui una curva simile alla precedente, ma rivolta a
sinistra, 4. dalla fine del tratto precedente, una curva più ampia
diretta verso il basso e destra, 5. un tratto verticale dall’alto verso il basso a partire dal rigo,
che chiude la lettera.
Unendo le tre sillabe si ha TTAA DDYYAA TTHHĀĀ :
La seconda parte èè llaa ssiillllaabbaa OOMM che abbiamo già imparato.
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La parola ripetuta due volte è BBHHAAIISS AAJJYYEE iinn ssaannssccrriittoo;; BBHHEE..SSHHaa..DDZZAAYYEE iinn ttiibbeettaannoo [pronuncia BEKAZÈ].
È formata da: • la sillaba composta BHE, formata dalla BA con la HA
sottoscritta, più il segno per la vocale “E”. A volte si possono trovare due segni (come nella sillaba
seme dell’elemento spazio, vedi parte seconda).
oppure • la sillaba SHa – nella traslitterazione Wylie – usata per la
trascrizione del sanscrito, cioè speculare rispetto a quella del tibetano corrente che abbiamo studiato in “tashi delek”. Una delle possibili sequenze di tratti è la seguente:
• DZAYE formata da ‐ la sillaba DZA ‐ la YA sottoscritta, ‐ il segno per la vocale “E”
La sillaba DZA si scrive con 5 tratti: 1. la base orizzontale sul rigo, 2. un tratto un po’ serpeggiante verso destra sulla seconda riga, 3. sulla terza riga, un tratto curvo diretto verso il basso e la
destra, 4. un tratto verticale che unisce le origini dei tre precedenti,
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5. alla fine del primo tratto, tracciare un breve segno verticale seguito da un tratto un po’ curvo diretto verso destra e alto.
Si aggiunge la YA sottoscritta e il segno per la vocale “E”.
Ecco DZAYE
Unendo le tre sillabe :
Segue la parola MMAAHHĀĀ, che significa: grande. È formata da: • La sillaba MA che già conosciamo. • La silaba HĀ che abbiamo imparato nella seconda parte,
p. 8, nella parola SVĀ HĀ.
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Dopo un altro “BHE.SHa.DZAYE” c’è la parola RRĀĀ..DDZZAA che è la traslitterazione di rāja che significa “re” in sanscrito, formata da:
• la sillaba RA più la A piccola sottoscritta. • la sillaba DZA.
Le sappiamo scrivere tutte sino a questo punto del mantra:
Ora impariamo la parola successiva: SSAA..MMUU..DDGGAA..TTEE che è formata da :
• La sillaba SA che abbiamo già imparato. • La sillaba MA più il segno per la vocale “U”. • La sillaba composta d.GA formata dalla sillaba DA e dalla sillaba GA sottoscritta (vedere parte seconda).
• La sillaba TA più il segno per la vocale “E”. Abbiamo già imparato tutte queste sillabe e possiamo scriverle:
L’ultima parte del mantra è SVĀ.HĀ che già abbiamo imparato nella parte seconda, pag. 8.
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Anche questo mantra può essere scritto nella “ghirlanda”.
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CCOOMMEE SSII SSCCRRIIVVEE IILL MMAANNTTRRAA DDII MMAAÑÑJJUUŚŚRRĪĪ
Al bodhisattva Mañjuśrī, che rappresenta la saggezza di tutti i Buddha, sono dedicati parecchi mantra; uno di essi è:
OM A RA PA TSA NA DHĪ Ognuna delle sillabe ha significati particolari; [esse sono anche utilizzate per il Mo, un metodo di “divinazione” – il termine è improprio, ma correntemente usato – o meglio un modo per vedere più chiaramente una situazione o un evento, sempre animati da una giusta motivazione, cercando di comprendere come, secondo l’insegnamento del Buddha, tutti i fenomeni sono interdipendenti].
Abbiamo già studiato le sillabe: OM, A, RA, PA. Dobbiamo imparare come si scrive la sillaba TSA (pronunciata con un suono tra “za” e “cia”; talora traslitterata anche come “cha”, pronuncia anglofona per la “c” dolce). È formata da 4 tratti:
1. la base orizzontale, diretta a destra 2. da circa metà della base, si traccia un tratto
curvo verso il basso e sinistra 3. da circa metà del secondo tratto, si traccia
un occhiello in senso orario che arriva a chiudersi alla fine del secondo tratto.
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4. alla fine del primo tratto, tracciare un breve segno verticale seguito da un piccolo tratto curvo verso l’alto e destra.
Ecco la sillaba TSA:
Sappiamo anche scrivere la sillaba NA
della lingua tibetana corrente, cioè tracciata in senso orario. Dobbiamo imparare l’ultima, la sillaba seme DHĪ, (o DHIH, per l’allungamento della vocale dato dalla A piccola, talora traslitterato in forma anglofona anche con DHEE) relativa a Mañjuśrī, che è formata da: • la sillaba DA, • la sillaba HA sottoscritta, • la A piccola per indicare la vocale lunga, • il segno per la vocale “I”. Talora si trova la sillaba seguita dal segno dell’aspirazione, ma non è necessario. Conosciamo tutte queste lettere e possiamo scriverle:
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Anche questo mantra può essere visualizzato in una “ghirlanda” con al centro la DHĪ [o la HUM, a seconda del tipo di pratica].
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EESSEERRCCIIZZII 11
Per imparare a scrivere bene in tibetano e poi poter visualizzare correttamente le sillabe durante le pratiche, occorre imparare la forma e riprodurla esattamente per mezzo dell’esecuzione di molti e regolari esercizi di scrittura. Provare a rispondere e/o a scrivere molte volte sino a che il tratto non diventi scorrevole e sicuro:
• Come si scrive la sillaba THA e la THĀ? • Come si scrive la sillaba DZA? • Da quali sillabe è formata la parola che traslittera Bhaisajye? • Come si scrive la sillaba SA? • Come si scrivono le sillabe GA e DA? • Come si scrive la sillaba TSA? • Come si scrive la sillaba DHĪ? Da quali parti è composta? • Differenza tra le sillabe DHI e DHĪ. • Da quante e quali parti è formata la parola SAMUDGATE? • Come si scrive SVĀHĀ? • Riconoscere le sillabe e scrivere sotto la traslitterazione.
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CCOOMMEE SSII SSCCRRIIVVEE IILL MMAANNTTRRAA DDII TTĀĀRRAA BBIIAANNCCAA Tāra ha molti aspetti, uno di questi è Sita‐Tāra che assicura la longevità e l’eliminazione degli ostacoli che minacciano l’esistenza. [FRANZONI A., Tāra, la divina madre nel buddhismo tibetano, www.kunpen.it].
Il suo mantra è formato da quello di Tāra Verde (vedere parte seconda) in cui sono intercalate altre parole sanscrite: OM TĀRE TUTTĀRE TURE MA.MA Ā.YU(H) PPPUUU...NNNYYYAAA
JÑĀ.NA PUSTIM KURU SVĀ HĀ.
Quindi, oltre al significato del mantra che già conosciamo, vi è la richiesta: “che la durata della mia vita, i (miei) meriti e la (mia) saggezza possano aumentare”. Dato che il testo scritto in tibetano è una traslitterazione dal sanscrito, nel tempo sono state utilizzate versioni con piccole differenze di grafia e di pronuncia. Ulteriori differenze si possono trovare nelle traslitterazioni con alfabeto latino nelle lingue occidentali. Ma in un mantra ciò che importa è come viene trasmesso dal maestro. Scritto in tibetano:
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Suddiviso con la traslitterazione:
Sappiamo già scrivere la prima parte, uguale a quella di Tāra Verde: OM TĀRE TUTTĀRE TURE La parola che segue è MA.MA formata da due volte la sillaba MA, che abbiamo imparato nella prima parte (mantra: om mani padme hum), e significa “io stesso (al genitivo in sanscrito)” [nella recita si può sostituire col nome della persona cui si vuol dedicare il beneficio del Mantra].
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La parola seguente è Ā.YU H , che in sanscrito significa “[lunga] durata della vita”, e si scrive con:
• A grande più la A piccola sottoscritta, • la sillaba YA che abbiamo studiato nella parte seconda p. 16 (elemento vento) più il segno per la vocale “U”,
• viene aggiunto il segno che indica un’aspirazione, indicata con H, oppure la sillaba RA e allora viene traslitterato “Ā.YUR”.
Sappiamo quindi scrivere il mantra fino ad Ā.YU H:
Oppure con la RA:
La parola successiva è PPPUUU...NNNYYYAAA che significa “merito, virtù” [in alcuni testi si recita prima JÑĀ.NA e dopo PU.NYA o PUNYE] e si scrive con:
• la sillaba PA più il segno per la vocale “U”, • la sillaba composta NYA che è formata da: ‐ la sillaba NA usata nella trascrizione del sanscrito, che già
abbiamo imparato nel mantra “om mani padme hum”, ‐ la sillaba YA sottoscritta, che viene tracciata sempre
partendo da destra e quindi si deve tracciare un tratto orizzontale di raccordo. Scrivendo insieme il tutto, si ha la forma: NYA
Quindi il mantra sino a PPPUUU...NNNYYYAAA si scrive :
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La parola che segue è JÑĀ.NA, che in sanscrito significa “saggezza, intelligenza superiore” ed è formata da due sillabe:
• la sillaba composta per traslitterare JÑĀ formata da ‐ la sillaba J’A [oppure la sillaba DZA] che si traccia:
‐ la sillaba NYA sottoscritta :
‐ la A piccola, sottoscritta alla precedente che indica la
vocale lunga. Unendo le tre parti otteniamo:
• la sillaba NA tracciata in senso orario.
Possiamo scrivere JÑĀ.NA :
Il mantra sin qui è:
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La parola successiva è PUSTIM, che significa “ricchezza, abbondanza, crescita”, ed è formata da:
• la sillaba PA più il segno per la vocale “U”,
• la sillaba composta STIM che è solitamente scritta con
‐ la sillaba SHa, che abbiamo imparato a pag. 8,
‐ la sillaba TA della traslitterazione del sanscrito, cioè speculare a quella corrente,
‐ il segno per la vocale “I”,
‐ il cerchio per indicare la vibrazione “mmm”.
Possiamo quindi scrivere PUSTIM :
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La parola successiva è KU.RU che è una forma verbale che significa: “possa essere, sia così”.
Formato da:
• la sillaba KA (che abbiamo studiato nella parte seconda, p. 22) più il segno per la vocale “U”,
• la sillaba RA più il segno per la vocale “U”.
Possiamo scrivere:
Il mantra sino a qui si scrive:
L’ultima parte del mantra è SVĀ.HĀ che già abbiamo imparato.
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Anche questo mantra di Tāra Bianca si può scrivere e
visualizzare nella “ghirlanda” con la sillaba seme TĀM al centro:
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EESSEERRCCIIZZII 22
Provare a rispondere e/o a scrivere molte volte:
• Come è scritta la sillaba YA? • Come si scrive la sillaba NYA? • Come si scrive la sillaba NYE? • Come si scrive il segno che indica un’aspirazione (H)? • Come si scrive il segno che indica la vibrazione “mmm”? • Come si scrive la sillaba J’A? • Da quali parti è composta e come si scrive la sillaba JÑĀ? • Scrivere la sillaba NA nella forma normale e in quella
usata per la traslitterazione dal sanscrito. • Differenze tra le sillabe J’A e DZA. • Come si scrive la sillaba THA? Differenza tra THA e THĀ. • Differenza tra le sillabe SHA e SHa. Scriverle più volte. • Da quante e quali parti è composta la sillaba STHIM?
Provare a scriverla molte volte. • Riconoscere le sillabe e scrivere sotto la traslitterazione.
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CCOOMMEE SSII SSCCRRIIVVEE IILL MMAANNTTRRAA DDEELL SSŪŪTTRRAA DDEELL CCUUOORREE DDEELLLLAA PPRRAAJJÑÑAAPPĀĀRRAAMMIITTAA
Il mantra del sutra del cuore della Prajñapāramita (la perfezione della Saggezza) in sanscrito è (talora preceduto da TA DYA THĀ): GATE GATE PARAGATE PARASAMGATE BODHI SVĀHĀ Che viene traslitterato in tibetano così:
Conosciamo le varie sillabe. GATE (che significa “andato”) ripetuto due volte è formato da:
• La sillaba GA. • La sillaba TA più il segno per la vocale “E”.
PARAGATE (“andato oltre”) è scritto con:
• La sillaba PA (vedere parte prima). • La sillaba RA. • Di nuovo GA TE.
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PARASAMGATE (“andato completamente oltre”) è formato da: • Come il precedente PA RA. • La sillaba composta SAM, formata dalla sillaba SA e dal cerchio della vibrazione.
• Un altro GA TE.
BODHI (“illuminazione”) è scritto con: • La sillaba BA (che abbiamo imparato nella parte seconda,
p. 17) più il segno per la vocale “O” per formare BO. • La sillaba DHI (abbiamo studiato nel mantra di Mañjuśrī la
DHĪ) che è formata dalla DA, dalla HA sottoscritta e dal segno per la vocale “I”.
SVĀ.HĀ è la parola finale, che già ben conosciamo.
FFiinnee ddeellllaa tteerrzzaa ppaarrttee