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COMUNE DI CORCIANO
(Provincia di Perugia)
REGOLAMENTO EDILIZIO COMUNALE
TITOLO I
DISPOSIZIONI DI CARATTERE GENERALE
CAPO I
NORME GENERALI
Art. 1 Il Regolamento edilizio: finalità, oggetto e limiti
1.Il Comune esercita nel Regolamento edilizio la potestà
regolamentare attribuitagli dalla legge in materia edilizia e, nel
rispetto dei principi legislativi che costituiscono limite
inderogabile per l’autonomia comunale, persegue obiettivi di
tutela del patrimonio edilizio di valore storico culturale, di tutela
dell’ambiente e del paesaggio, di promozione e incentivazione
della qualità e salubrità edilizia e di contenimento dei consumi
energetici, di fruibilità degli edifici e degli spazi aperti da parte di
tutti i cittadini. Il Comune promuove lo sviluppo e l’utilizzo di
energie rinnovabili.
2. Le attività comportanti trasformazione edilizia ed urbanistica
del territorio comunale sono soggette alle norme e prescrizioni del
Regolamento edilizio; restano ferme e prevalenti le disposizioni
contenute nelle norme tecniche d’attuazione del PRG, se di
diverso contenuto, nonché le disposizioni di legge e le norme
regolamentari emanate dalla Regione Umbria.
ATTIVITA' SOGGETTE A TITOLI ABILITATIVI
Art. 2 Contenuto del Regolamento
Il regolamento disciplina sul territorio comunale:
a) la esecuzione di interventi urbanistici;
b) la esecuzione di interventi edilizi;
c) le attività di modificazione, trasformazione e sistemazione
dell'ambiente urbano e territoriale.
Definizione interventi
a) interventi di manutenzione ordinaria;
b) interventi di manutenzione straordinaria;
c) interventi di restauro e di risanamento conservativo;
d) interventi di ristrutturazione edilizia;
e) interventi di nuova costruzione;
f) interventi di ristrutturazione urbanistica;
g) opere interne;
Come descritti dalla L.R. 18 febbraio 2004 n.1 e successive
modifiche e integrazioni.
Titoli abilitativi
1. I titoli abilitativi sono il permesso di costruire e la segnalazione
certificata di inizio attività.
2. Ad eccezione dei casi previsti dagli articoli 7 e 8 le attività
edilizie, anche su aree demaniali, sono soggette a titolo abilitativo
e la loro realizzazione è subordinata, salvo i casi di esonero
previsti all’articolo 26 della L.R. 1/2004, alla corresponsione del
contributo di costruzione.
3. Gli interventi oggetto del titolo abilitativo devono essere
conformi alle prescrizioni contenute negli strumenti di
pianificazione urbanistica comunali generali e attuativi, nella
pianificazione territoriale-paesistica, nonché nei piani di settore.
Gli stessi devono rispettare i vincoli esistenti sul territorio
interessato.
4. Il permesso di costruire è rilasciato al proprietario dell'immobile
o a chi abbia titolo per richiederlo ed è irrevocabile.
5. I titoli abilitativi di cui al comma 1 sono trasferibili, insieme
all'immobile, ai successori o aventi causa. Essi non incidono sulla
titolarità della proprietà o di altri diritti reali relativi agli immobili
realizzati in virtù dei titoli stessi e non comportano limitazione dei
diritti dei terzi.
Art. 3 Opere e attività soggette a permesso di costruire
1.Chiunque intende procedere all'esecuzione delle opere o attività
di cui all'art. 2 nell'ambito del territorio comunale, escluse quelle
indicate all’art.20 della L.R. 1/2004, deve chiedere apposito
permesso di costruire al Responsabile dell’area che lo rilascia a
norma della L.R. 1/2004 ss. mm.ii.
2.I permessi di costruire richiesti da privati su aree demaniali sono
subordinati alla preventiva autorizzazione dell'ente cui le aree
appartengono.
Interventi subordinati a permesso di costruire
1. Sono subordinati a permesso di costruire, gli interventi di:
a) nuova costruzione;
b) ristrutturazione urbanistica;
c) ristrutturazione edilizia di edifici ricompresi negli insediamenti
di cui agli articoli 18 e 19 del R.R. 7/2010;
d) interventi sugli edifici esistenti nelle zone agricole di cui
all’articolo 35, comma 9 della L.R. 11/2005 con le modalità ivi
previste e successive modifiche.
Art. 4 Opere di manutenzione ordinaria
1.Sono da considerare tra gli interventi di manutenzione ordinaria
e non soggetti a permesso di costruire, fatto salvo quanto previsto
dalla L.R. 5/2010 e ss.mm.ii., quelli che riguardano le opere di
riparazione, rinnovamento o sostituzione delle finiture degli
edifici, opere necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli
impianti tecnologici esistenti e più precisamente :
1) demolizione e ricostruzione di vespai, pavimenti, intonaci
interni, opere di manutenzione interna, purché i lavori non
comportino trasformazione dell'immobile o alterazione della sua
estetica o modifichino lo stato esistente sia volumetrico che
estetico delle coperture;
2) apertura, chiusura, spostamento e modificazione di qualsiasi
porta all'interno di edifici;
3) restauro o rifacimento anche totale di bagni, acquai e camini
esistenti;
4) spurgo o restauro di: doccionate, fognature interne, fognoli,
pozzetti, pozzi neri, fosse biologiche, bacini chiarificatori, pozzi e
cisterne all'interno delle proprietà private;
5) coloriture e decorazioni interne.
2. Non sono soggette a permesso di costruire le opere temporanee
per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere
geognostico o siano eseguite in aree esterne al centro edificato.
Art.5 Interventi subordinati a Segnalazione Certificata di inizio
attività
1. Sono realizzabili mediante segnalazione certificata di inizio
attività obbligatoria tutti gli interventi non riconducibili all'elenco
di cui agli articoli 7, 7bis e 13 L.R. 1/2004 ed inoltre:
a) gli interventi sottoposti a permesso di costruire di cui
all'articolo 13 L.R. 1/2004, se sono specificatamente disciplinati
da piani attuativi o dal piano regolatore generale (PRG), parte
operativa, mediante precise disposizioni relative alla consistenza
planovolumetrica, alle caratteristiche tipologiche, costruttive e di
destinazione d'uso, la cui sussistenza sia stata esplicitamente
dichiarata nella dichiarazione del progettista di cui all’articolo 21,
comma 1 L.R.1/2004;
b) le varianti a permessi di costruire, presentate anche in corso
d'opera o prima dell'ultimazione dei lavori, che non incidono sui
parametri urbanistici e sulla superficie utile coperta, che non
alterano la sagoma dell’edificio e non violano le eventuali
prescrizioni contenute nel permesso di costruire, comunque non
riconducibili all’elenco di cui all’articolo 13 L.R.1/2004. Ai fini
dell'attività di vigilanza urbanistica ed edilizia, nonché ai fini del
rilascio del certificato di agibilità, tali segnalazioni certificate di
inizio attività costituiscono integrazione del procedimento relativo
al permesso di costruzione dell'intervento principale;
c) le opere pertinenziali di cui all’articolo 21, comma 2, lettera b)
n. 3 e lettera c) del R.R. 9/2008.
d) gli interventi di cui ai commi 1 e 2 dell’articolo 7 L.R. 1/2004,
con esclusione della manutenzione ordinaria, riguardanti gli
edifici di interesse storico artistico o classificabili come edilizia
tradizionale integra, ai sensi dell’articolo 45 comma 1, lettera b)
L.R. 1/2004.
2. Le opere sottoposte a segnalazione certificata di inizio attività
di cui al comma 1 sono assoggettate al contributo di costruzione
secondo i criteri e i parametri definiti in applicazione delle
disposizioni del Titolo III L.R.1/2004.
3. L'esecuzione delle opere di cui al presente articolo è
subordinata al rispetto delle previsioni degli strumenti urbanistici,
generali e attuativi, sia vigenti che adottati, dei regolamenti per
l'attività edilizia, dei piani di settore e della disciplina urbanistico-
edilizia e paesaggistica vigente, attestata dal tecnico progettista o
da altri tecnici abilitati, con le modalità di cui all'articolo 21,
commi 1 e 2 L.R. 1/2004.
Art. 6 Disciplina della Segnalazione Certificata di inizio attività
1. Il proprietario dell'immobile, o chi ne ha titolo, è tenuto a
presentare la segnalazione certificata di inizio attività
accompagnata da una dichiarazione a firma di un progettista
abilitato e corredata dagli elaborati progettuali richiesti dal
regolamento per l'attività edilizia o da altri documenti previsti
dalla vigente normativa nonché da un’attestazione concernente il
titolo di legittimazione. La segnalazione certificata di inizio
attività è corredata, altresì, dalla quantificazione, certificata dal
progettista, del contributo di costruzione e dal versamento del
relativo importo, secondo quanto previsto dalle corrispondenti
normative e ad essa è allegata, ove necessaria, la documentazione
di cui agli articoli 5, comma 10 bis, 22, 22 bis e 22 quater L.R.
1/2004, nonché gli assensi eventualmente necessari di cui
all’articolo 5, comma 5 L.R. 1/2004 e la ricevuta della richiesta di
parere agli organi competenti per quanto previsto agli articoli 22
ter e 22 quinquies L.R. 1/2004 ovvero copia dei relativi pareri. Gli
elaborati progettuali, nel caso di interventi sugli edifici ricadenti
negli ambiti e nelle aree di cui all’articolo 4, comma 2 L.R.
1/2004, o negli altri ambiti territoriali previsti dalla normativa
comunale, contengono anche la classificazione degli edifici stessi
in attuazione della d.g.r. che disciplina gli interventi di recupero
del patrimonio edilizio esistente, in attuazione dell'articolo 45,
comma 1, lettera b) L.R.1/2004.
2. La dichiarazione di cui al comma 1 assevera la conformità del
progetto agli strumenti urbanistici sia vigenti che adottati, ai piani
di settore, alle disposizioni in materia di dotazioni territoriali e
funzionali, alle norme del regolamento edilizio comunale,
accertando il rispetto dei requisiti e presupposti richiesti da leggi o
da atti amministrativi a contenuto generale. Essa deve inoltre
attestare la conformità alle norme di sicurezza e igienico-sanitarie
di cui all’articolo 6, comma 7 bis L.R. 1/2004, o riportare il parere
della ASL nei casi in cui non possa essere sostituito dalla
certificazione, a quelle concernenti l'abbattimento delle barriere
architettoniche, nonché la sussistenza delle opere di
urbanizzazione primaria funzionali all'intervento proposto o
previste dalla convenzione oppure dall'atto d'obbligo per la loro
realizzazione e la fattibilità dei collegamenti ai servizi pubblici e
tecnologici.
3. Lo Sportello unico SUAPE, o chi per esso, al momento della
presentazione della segnalazione verifica la completezza formale
della segnalazione stessa e dei relativi allegati e in caso di verifica
positiva rilascia la ricevuta consegnando copia degli elaborati
presentati a corredo del progetto, opportunamente vistati. Qualora
lo Sportello unico SUAPE accerti l’incompletezza formale della
segnalazione e dei relativi allegati ne dichiara l’irricevibilità.
4. Lo Sportello unico SUAPE comunica al proprietario
dell'immobile o a chi ne ha titolo, entro dieci giorni dal
ricevimento della segnalazione, il nominativo del responsabile del
procedimento, ai sensi degli articoli 4 e 5 della l. 241/1990,
nonché la eventuale necessità della procedura di valutazione di
impatto ambientale ai sensi della L.R. 12/2010 o della valutazione
di incidenza ai sensi del d.p.r. 357/1997 e in tali casi la
segnalazione è priva di effetti.
5. Fatto salvo quanto previsto ai commi 7, 8, 9 e 10 l’attività
oggetto di segnalazione può essere iniziata dalla data della
presentazione della segnalazione stessa e comunque dopo la
presentazione della documentazione di cui all’articolo 6, comma 7
quater L.R.1/2004, ove necessaria. In caso di mancata
presentazione di tale documentazione, la segnalazione è priva di
effetti.
6. La segnalazione certificata di inizio attività è corredata
dall'indicazione del direttore dei lavori ed è sottoposta al termine
massimo di efficacia pari a quattro anni, decorrenti dalla data di
presentazione della segnalazione stessa. La realizzazione della
parte non ultimata dell'intervento è subordinata a nuova
segnalazione. La data di effettivo inizio dei lavori, con
l'indicazione dell'impresa cui si intende affidare i lavori medesimi,
inclusi i dati di cui all'articolo 90, comma 9 del decreto legislativo
9 aprile 2008, n. 81 (Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto
2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei
luoghi di lavoro) nei limiti e con le modalità di cui all'articolo 11
L.R. 1/2004, è comunicata al comune da parte del direttore dei
lavori e lo stesso, congiuntamente all'impresa, è responsabile che
l'inizio dei lavori intervenga successivamente agli adempimenti e
decorsi i termini di cui ai commi 5, 7, 8 e 9. L'eventuale
variazione del direttore dei lavori e dell'impresa è comunicata al
comune a cura dell’interessato. L'interessato è comunque tenuto a
comunicare allo Sportello unico SUAPE la data di ultimazione dei
lavori.
7. Qualora per l’intervento sia obbligatorio acquisire il parere
della commissione comunale per la qualità architettonica ed il
paesaggio ai sensi dell'articolo 4, commi 1 e 2 L.R. 1/2004, il
termine per l’inizio dei lavori decorre dal relativo provvedimento
rilasciato dal responsabile dell'ufficio preposto, da adottare entro e
non oltre trenta giorni dalla presentazione della segnalazione. Ove
tale provvedimento non sia favorevole, la segnalazione è priva di
effetti.
8. Qualora per l’intervento sia obbligatorio acquisire l’assenso o
l’autorizzazione in materia di beni culturali o di beni paesaggistici
ai sensi del d.lgs. 42/2004 e dell’articolo 22 L.R. 1/2004, il
responsabile del procedimento o lo Sportello unico SUAPE
acquisiscono il parere della commissione comunale per la qualità
architettonica ed il paesaggio, ai sensi dell’articolo 4, comma 3
L.R. 1/2004 e il termine per l’inizio dei lavori decorre dalla data di
efficacia delle relative autorizzazioni e pareri in materia
paesaggistica e di beni culturali. Ove tali provvedimenti non siano
favorevoli, la segnalazione è priva di effetti.
9. Qualora l'immobile oggetto dell'intervento sia sottoposto a un
vincolo la cui tutela non compete all'amministrazione comunale, o
sia necessario acquisire pareri di altre amministrazioni, ove gli
assensi necessari dei soggetti preposti non siano allegati alla
segnalazione, ovvero gli assensi stessi non siano soggetti a
certificazione ai sensi di legge, spetta allo Sportello unico SUAPE,
entro dieci giorni dalla presentazione della segnalazione stessa,
richiederne all'autorità preposta il rilascio. Lo Sportello unico
SUAPE può convocare, ai fini dell'acquisizione degli assensi
stessi, una conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14, 14 bis,
14 ter, 14 quater, della l. 241/1990. In tali casi il termine per
l’inizio dei lavori decorre dal rilascio dell'atto richiesto ovvero
dall'esito favorevole della conferenza. La conferenza di servizi è
obbligatoriamente convocata nel caso previsto all’articolo 5,
comma 5 bis L.R. 1/2004 o su richiesta dell’interessato da
effettuare al momento della presentazione della segnalazione. Ove
tali provvedimenti ovvero l’esito della conferenza non siano
favorevoli, la segnalazione è priva di effetti.
10. In caso di esito non favorevole degli assensi e provvedimenti
richiesti di cui ai commi 7, 8 e 9, il responsabile del procedimento
effettua l’immediata comunicazione all’interessato che la
segnalazione è priva di effetti.
11. La sussistenza del titolo è provata dalla copia della
segnalazione certificata di inizio attività e dalla relativa ricevuta
rilasciata dallo Sportello unico SUAPE, dagli elaborati presentati a
corredo del progetto opportunamente vistati dallo Sportello unico
SUAPE, dalle attestazioni, asseverazioni o certificazioni del
progettista o di altri tecnici abilitati di cui ai commi 1 e 2, nonché
dagli atti di assenso eventualmente necessari.
12. Il dirigente o il responsabile della competente struttura
comunale, ove, entro il termine di trenta giorni dal ricevimento
della segnalazione, riscontri, sulla base della proposta formulata
dal responsabile del procedimento, l'assenza di una o più delle
condizioni stabilite ai commi 1 e 2, previa applicazione
dell’articolo 10 bis della l. 241/1990, adotta e comunica
all’interessato, tramite lo Sportello unico SUAPE, un motivato
provvedimento di divieto di prosecuzione dell’attività e
dell’eventuale rimozione degli effetti dannosi prodotti, salvo che,
ove ciò sia possibile, l’interessato provveda a conformare alla
normativa vigente il progetto o le opere eventualmente eseguite e i
loro effetti entro un termine non inferiore a trenta giorni, fissato
dal dirigente o responsabile della competente struttura comunale.
La proposta del responsabile del procedimento comprende anche
la conferma della classificazione degli edifici stessi in attuazione
della d.g.r. che disciplina gli interventi di recupero del patrimonio
edilizio esistente, in attuazione dell'articolo 45, comma 1, lettera
b) L.R. 1/2004 . È comunque salva la facoltà di ripresentare la
segnalazione certificata di inizio di attività, con le modifiche o le
integrazioni necessarie per renderla conforme alla normativa
urbanistica ed edilizia. Se l'attività di controllo sulla SCIA non dà
esito favorevole con il provvedimento di divieto si dispone altresì
la restituzione del contributo di costruzione versato.
13. Decorso il termine di cui al primo periodo del comma 12, il
comune può disporre la cessazione dell’attività solo in presenza
del pericolo di un danno per il patrimonio artistico e culturale, per
l’ambiente, per la salute, per la sicurezza pubblica o la difesa
nazionale, e previo motivato accertamento dell’impossibilità di
tutelare comunque tali interessi mediante conformazione
dell’attività dei privati alla normativa vigente. E’ fatto comunque
salvo il potere dell’amministrazione competente di assumere
determinazioni in via di autotutela, ai sensi degli articoli 21
quinquies e 21 nonies della l. 241/1990 e successive modifiche e
integrazioni. In caso di false attestazioni dei professionisti
abilitati, il dirigente o responsabile della competente struttura
comunale informa l'autorità giudiziaria e il consiglio dell'ordine o
collegio di appartenenza fatto salvo quanto previsto all’articolo
19, comma 3 ultimo periodo e comma 6 della l. 241/1990.
L’attività viene immediatamente cessata e viene fatto obbligo al
proprietario dell’immobile di ripristinare a suo carico lo status
ante l’inizio dell'attività.
14. Il titolo abilitativo acquisito con la segnalazione certificata di
inizio attività, decade con l'entrata in vigore di contrastanti
previsioni urbanistiche, salvo che i lavori siano già iniziati e
vengano completati entro il termine di efficacia.
15. Gli estremi della segnalazione certificata di inizio attività sono
indicati nel cartello esposto presso il cantiere, secondo le modalità
stabilite dal regolamento edilizio.
16. L’interessato può in ogni momento del procedimento
rinunciare alla segnalazione certificata di inizio attività e, in tal
caso, lo Sportello unico SUAPE provvede alla restituzione del
contributo di costruzione versato.
Art. 7 Attività edilizia senza titolo abilitativo
1. Sono eseguiti senza titolo abilitativo, nel rispetto delle
disposizioni del regolamento comunale per l'attività edilizia e
dello strumento urbanistico sulle tipologie e sui materiali
utilizzabili, i seguenti interventi:
a) la manutenzione ordinaria;
b) l’eliminazione di barriere architettoniche che non comporta la
realizzazione di rampe o di ascensori esterni, non riguarda
elementi strutturali e non comporta la realizzazione di manufatti
che alterano la sagoma dell'edificio;
c) le opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che
hanno carattere geognostico e sono eseguite in aree esterne al
centro abitato, con esclusione delle attività di ricerca di
idrocarburi;
d) le opere pertinenziali degli edifici nei limiti di cui all’articolo
21, comma 2, lettere a) e b) del regolamento regionale 3 novembre
2008, n. 9 (Disciplina di attuazione dell'articolo 12, comma 1,
lettere a) e d-bis) della legge regionale 18 febbraio 2004, n. 1
(Norme per l'attività edilizia) - Criteri per regolamentare l'attività
edilizia e per il calcolo delle superfici, delle volumetrie, delle
altezze e delle distanze relative alla edificazione) con esclusione
delle opere di cui alla lettera b) numeri 3 e 9;
e) le opere interne alle unità immobiliari, di cui all'articolo 3,
comma 1, lettera g) L.R.1/2004;
f) i movimenti di terra strettamente pertinenti all’esercizio
dell’attività agricola effettuati con compensazione tra scavo e
riporto e senza asportazione di terreno o di altro materiale al di
fuori dell’azienda agricola interessata dagli interventi, da
effettuare comunque nel rispetto dell’assetto morfologico e
paesaggistico locale;
g) le pratiche agro silvo-pastorali, da parte dell’impresa agricola,
compresi gli interventi su impianti idraulici agrari, relative alla
realizzazione di sentieri, percorsi didattici attrezzati, chiudende
per le attività zootecniche, cisterne interrate, abbeveratoi o
fontanili e condotte idriche;
h) le serre mobili e i tunnel stagionali, sprovviste di struttura in
muratura e ancorate al terreno senza strutture fondali fisse,
funzionali allo svolgimento dell’attività agricola da parte
dell’impresa agricola, di cui alla specifica deliberazione della
Giunta regionale con altezza massima al colmo di ml. 4,50.
2. I seguenti ulteriori interventi sono eseguiti senza titolo
abilitativo, previa comunicazione al comune competente, da parte
dell’interessato, anche in via telematica, secondo le modalità di
cui al comma 3, prima dell’inizio dei lavori o delle attività:
a) gli interventi di manutenzione straordinaria di cui all’articolo 3,
comma 1, lettera b) L.R.1/2004, purché non riguardino le parti
strutturali dell’edificio, non comportino aumento del numero delle
unità immobiliari e non implichino incremento dei parametri
urbanistici, tranne quanto previsto per le opere interne di cui al
comma 1, lettera e);
b) le opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e
temporanee e ad essere immediatamente rimosse al cessare della
necessità e, comunque, entro un termine non superiore a novanta
giorni, purché non utilizzate come abitazioni o ambienti di lavoro
e purchè non compromettano lo stato dei luoghi in modo
irreversibile;
c) la realizzazione, nel rispetto della normativa antisismica, di
intercapedini e locali tombati completamente interrati, non
accessibili, raggiungibili dall’interno degli edifici, nonché vasche
di raccolta delle acque, con l'esclusione degli insediamenti di cui
all'articolo 18 del r.r. 7/2010 e del sottosuolo pubblico;
d) gli interventi di cui all'articolo 33, comma 6 L.R.1/2004.
3. Alla comunicazione degli interventi di cui al comma 2 sono
allegati:
a) le autorizzazioni previste come obbligatorie dalle normative di
settore;
b) le necessarie certificazioni rese da tecnici abilitati a termini di
legge;
c) relativamente agli interventi di cui al comma 2, lettere a), b) e
c) i dati identificativi dell’impresa alla quale si intendono affidare
i lavori, l’eventuale direttore dei lavori e i documenti in materia di
regolarità contributiva delle imprese, nonché la dichiarazione di
un tecnico abilitato che asseveri, sotto la propria responsabilità,
con la esclusione delle opere di cui al comma 2, lettera b)
pubbliche o di pubblica utilità, la conformità agli strumenti
urbanistici approvati e ai regolamenti per l'attività edilizia vigenti;
d) una relazione tecnica corredata degli opportuni elaborati
progettuali, a firma di un tecnico abilitato il quale assevera, sotto
la propria responsabilità, il rispetto delle norme di sicurezza, di
quelle igienico – sanitarie sul dimensionamento dei vani e sui
rapporti aeroilluminanti, il rispetto delle norme in materia di
dotazioni territoriali e funzionali minime.
4. Sono esclusi dagli interventi di cui ai commi 1 e 2, fatta salva la
manutenzione ordinaria, quelli riguardanti gli edifici di interesse
storico artistico o classificabili come edilizia tradizionale integra
ai sensi dell’articolo 45 comma 1, lettera b) L.R. 1/2004.
5. Negli interventi di cui ai commi 1 e 2 e all'articolo 7bis
L.R.1/2004 devono essere comunque rispettate le normative di
settore aventi incidenza sulla disciplina dell'attività edilizia, ivi
comprese quelle che prevedono l'acquisizione di pareri, assensi,
nulla-osta, autorizzazioni comunque denominati e in particolare,
delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-
sanitarie, di quelle relative alla efficienza energetica, nonché delle
disposizioni contenute nel d.lgs. 42/2004 e nell’atto di indirizzo di
cui all’articolo 45, comma 1, lettere b) e g) L.R. 1/2004, nonché
gli eventuali adempimenti fiscali e tributari, compresi gli atti di
aggiornamento catastale nei termini di legge.
6.Il direttore dei lavori, se previsto, o l'interessato può
autocertificare gli interventi di cui al presente articolo, ai fini della
comunicazione a terzi dei lavori eseguiti.
Prima attuazione del Piano energetico regionale
1. Gli interventi relativi all’installazione di impianti solari termici
senza serbatoio di accumulo esterno e fotovoltaici realizzati sugli
edifici o collocati a terra al servizio degli edifici per
l'autoconsumo, da realizzare al di fuori delle zone di cui
all'articolo 18 del r.r. 7/2010, sono eseguiti senza titolo abilitativo.
1 bis. La realizzazione di strutture a copertura di parcheggi sia
pubblici che privati, pertinenziali di edifici residenziali, produttivi
e per servizi, non costituisce superficie utile coperta, purché le
strutture siano realizzate con copertura in pannelli solari termici o
fotovoltaici e siano aperte su tutti i lati. La realizzazione è
soggetta a comunicazione ai sensi dell’articolo 7, commi 2 e 3
L.R.1/2004. La distanza minima delle suddette strutture dai
confini di proprietà e dalle strade interne ai centri abitati è di ml.
3,00.
Art. 8 Opere ed attività urgenti
1. In caso di immediato pericolo, accertato dal tecnico comunale,
potranno essere iniziate, senza richiesta di permesso di costruire,
le sole opere di attività indispensabili per evitare danni imminenti.
2. Il proprietario è, in tal caso, obbligato a darne immediata
comunicazione al Dirigente e a presentare entro 20 giorni dalla
predetta comunicazione la domanda di permesso di costruire a
norma del presente regolamento.
Art. 9 Soggetti legittimati alla domanda di permesso di costruire
1. E' legittimato a richiedere il permesso di costruire il proprietario
dell'immobile o chiunque altro vi abbia titolo, in base alle leggi in
vigore.
Art. 10 Domanda di permesso di costruire
1. La domanda al Dirigente diretta ad ottenere il rilascio del
permesso di costruire deve essere redatta su apposito modulo
bollato in distribuzione presso gli uffici del Comune e sottoscritta
dal soggetto legittimato ai sensi dell'art. 9 e da uno o più
progettisti iscritti nell'albo professionale.
2. Con la domanda o comunque prima del rilascio del permesso di
costruire deve essere prodotta la documentazione comprovante la
legittimazione del titolare a proporre istanza per il permesso.
Procedimento per il rilascio del permesso di costruire
1. La domanda per il permesso di costruire, sottoscritta dal
proprietario o da chi ne ha titolo, fatto salvo quanto previsto
dall’articolo 16 bis L.R. 1/2004, è presentata allo Sportello unico
SUAPE corredata da un'attestazione concernente il titolo di
legittimazione, dagli elaborati progettuali richiesti dal regolamento
comunale per l’attività edilizia e da altri documenti previsti dalla
vigente normativa, nonché da una dichiarazione del progettista
abilitato che asseveri la conformità del progetto agli strumenti
urbanistici sia vigenti che adottati, ai piani di settore, alle
disposizioni in materia di dotazioni territoriali e funzionali, alle
norme del regolamento per l’attività edilizia, accertando il rispetto
dei requisiti e presupposti richiesti da leggi o da atti
amministrativi a contenuto generale. Gli elaborati progettuali, nel
caso di interventi sugli edifici ricadenti negli ambiti e nelle aree di
cui all’articolo 4, comma 2 L.R.1/2004 o negli altri ambiti
territoriali previsti dalla pianificazione comunale, contengono
anche la classificazione degli edifici stessi in attuazione della
deliberazione della Giunta regionale che disciplina gli interventi di
recupero del patrimonio edilizio esistente, in attuazione
dell'articolo 45, comma 1, lettera b) L.R.1/2004 . La dichiarazione
del progettista abilitato deve inoltre attestare la conformità alle
norme di sicurezza, igienico sanitarie di cui all’articolo 6, comma
7 bis L.R.1/2004 o riportare il parere della ASL nel caso non
possa essere sostituito dalla certificazione, a quelle concernenti
l’abbattimento delle barriere architettoniche, nonché la sussistenza
delle opere di urbanizzazione primaria funzionali all’intervento
proposto o previste dalla convenzione oppure dall’atto d’obbligo
per la loro realizzazione e la fattibilità dei collegamenti ai servizi
pubblici e tecnologici.
2. Qualora lo Sportello unico SUAPE o il responsabile del
procedimento accerti l'incompletezza degli elaborati tecnico-
amministrativi prescritti dal regolamento edilizio, da apposite
normative o da altre disposizioni, dichiara, entro dieci giorni dalla
presentazione della istanza, con apposito atto l'irricevibilità della
medesima e consegna contemporaneamente all'interessato la
dichiarazione attestante la compatibilità urbanistica qualora ne
sussistano le condizioni.
3. Lo Sportello unico SUAPE comunica al richiedente, entro dieci
giorni dalla presentazione della istanza il nominativo del
responsabile del procedimento e la data di presentazione della
stessa domanda, ai sensi degli articoli 4, 5, 6 e 8 della l. 241/1990.
4. Entro e non oltre sessanta giorni dalla presentazione della
istanza il responsabile del procedimento cura l'istruttoria,
acquisisce, avvalendosi dello Sportello unico SUAPE, i prescritti
pareri dagli uffici comunali, nonché i pareri di cui all'articolo 5,
commi 3, 4 e 5, L.R. 1/2004 sempre che gli stessi non siano già
stati allegati all'istanza dal richiedente ovvero non siano soggetti a
certificazione ai sensi di legge. Il responsabile del procedimento
entro i successivi cinque giorni formula la proposta finalizzata
all’adozione del provvedimento finale.
5. Il provvedimento finale è adottato dal dirigente o dal
responsabile della competente struttura comunale o dal
responsabile dello Sportello unico SUAPE entro quindici giorni
dal ricevimento della proposta di provvedimento di cui al comma
4.
6. Qualora l'immobile oggetto dell'intervento sia sottoposto ad un
vincolo la cui tutela non compete all'amministrazione comunale,
ove il parere favorevole del soggetto preposto alla tutela non sia
prodotto dall'interessato, lo stesso parere è acquisito in
applicazione del comma 4 e il termine di cui al comma 5 decorre
dall'acquisizione del parere medesimo. In caso di esito non
favorevole, decorso il termine per l'adozione del provvedimento
conclusivo, sulla domanda di permesso di costruire si intende
formato il silenzio-diniego.
7. Qualora il provvedimento sia negativo, anche a seguito di
provvedimento di altra amministrazione, lo Sportello unico
SUAPE lo comunica direttamente all'interessato, previa
applicazione dell’articolo 10 bis della l. 241/1990. La
comunicazione dei motivi ostativi al rilascio del permesso di
costruire sospende i termini per la conclusione del procedimento.
Tali termini iniziano nuovamente a decorrere dalla data di
presentazione delle osservazioni o, in mancanza, alla scadenza del
termine previsto.
8. L’interessato può in ogni fase del procedimento rinunciare al
permesso di costruire e, in tal caso, lo Sportello unico SUAPE
provvede alla restituzione del contributo di costruzione
eventualmente versato.
9. Decorso inutilmente il termine di cui al comma 5 per l’adozione
del provvedimento finale e comunque dopo il rilascio
dell’autorizzazione paesaggistica, senza che il dirigente o il
responsabile della competente struttura comunale abbia adottato
un provvedimento di diniego in ordine alla domanda, il permesso
di costruire, effettuati gli adempimenti in materia di contributo di
costruzione, si intende assentito per effetto della dichiarazione del
progettista abilitato di cui al comma 1 e degli elementi di cui al
comma 2 art.17 L.R.1/2004. E’ fatto salvo comunque il potere
dell’amministrazione competente di assumere determinazioni, in
via di autotutela, ai sensi degli articoli 21 quinquies e 21 nonies
della l. 241/1990.
10. Fatto salvo quanto previsto agli articoli 16 e 11 L.R.1/2004,
l’inizio dei lavori è condizionato all’avvenuta presentazione al
comune dei progetti degli impianti e della documentazione di cui
all’articolo 6, commi 7 quater, 7 quinquies e 7 sexies L.R.1/2004.
11. In caso di permesso di costruire acquisito ai sensi del comma
9, l’esistenza del titolo è provata dalla copia dell’istanza e dagli
elaborati presentati a corredo del progetto opportunamente vistati
dallo Sportello unico SUAPE, dalle autocertificazioni,
attestazioni, asseverazioni o certificazioni del progettista o di altri
tecnici abilitati, nonché da atti di assenso eventualmente necessari.
12. Gli estremi del permesso di costruire, ovvero dell'istanza, sono
indicati nel cartello esposto presso il cantiere.
13. Qualora l'interessato non ritiri il permesso di costruire entro un
anno dalla comunicazione del rilascio del permesso, esso decade.
Art. 11 Documentazione a corredo della domanda di permesso di
costruire
1. La domanda di permesso di costruire deve essere corredata dai
seguenti elaborati di cui una copia regolarmente bollata:
1) disegni redatti in 2 copie comprendenti:
a) planimetria catastale nel rapporto 1:2000 relativa alla zona
interessata dalle nuove opere, riportante le attuali consistenze
per un raggio di almeno 100 ml;
b) planimetria nel rapporto 1:500 indicante l'ubicazione del
fabbricato, nonché di quelli esistenti posti fino alla distanza di ml.
20 dai confini del lotto edificabile, le distanze minime dai confini
e dai fabbricati limitrofi, le larghezze stradali e le principali quote
altimetriche sia naturali che di progetto riferite ad un caposaldo
certo.
Nella stessa planimetria devono essere indicati l'ubicazione e il
numero delle alberature tutelate dalla legge o da regolamenti.
La planimetria deve riportare tutti gli elementi necessari a
determinare l'esatta ubicazione dell'opera da realizzare, qualora
questa ricada in zona rurale;
c) estratto dello strumento urbanistico di previsione generale e /o
attuativo;
d) piante nel rapporto a 1:100, adeguatamente quotate, di tutti i
piani con la relativa destinazione d'uso, con l'indicazione dei
camini e degli impianti igienico-sanitari, nonché delle fondazioni
e della copertura; qualora l'opera sia ubicata in fregio a strade
comunali o nei centri abitati, dove l'edificazione è continua, le
planimetrie del piano seminterrato e del piano terreno dovranno
indicare esattamente l'allineamento stradale, la posizione sia
planimetrica che altimetrica, di tutte le opere pedonabili, carrabili
e di sistemazione esterna;
e) i prospetti in rapporto non inferiore a 1:100 devono riportare le
quote essenziali.
Qualora l'opera sia realizzata in maniera continua ad uno o più
fabbricati, devono essere riportate le facciate dei fabbricati
limitrofi opportunamente quotate;
f) sezioni quotate, nel rapporto non inferiore a 1:100, di cui
almeno una in corrispondenza della scala, comprendenti il profilo
del terreno naturale e di quello a sistemazione ultimata estese fino
ai punti di intersezione dei profili naturali con quelli di progetto;
g) disegni relativi alle opere per lo smaltimento dei rifiuti liquidi
(bianchi e neri). Qualora manchi la fognatura deve essere prodotto
un progetto di un idoneo impianto di smaltimento conforme alle
disposizioni del presente regolamento edilizio, della legge 10
maggio 1976, n. 319 e della legge regionale 22 gennaio 1979, n.
9;
h) planimetria nel rapporto non inferiore a 1:200, riportante la
sistemazione dell'area scoperta;
i) scheda tecnica riassuntiva da cui risultino:
- la zonizzazione dell'area o dell'edificio oggetto di intervento in
base allo strumento urbanistico di previsione generale;
- la superficie del lotto e i relativi dati catastali;
- calcoli analitici da cui risulti: la volumetria o la superficie
consentita nel lotto;
- la volumetria o la superficie calcolata per ciascun piano di
progetto; la superficie degli spazi destinati a parcheggio e il
numero dei posti macchina.
2) Documentazione fotografica dell'ambiente con l'eventuale
individuazione della sagoma del fabbricato da realizzare qualora
se ne verifichi la necessità in sede di istruttoria;
3) Relazione tecnica descrittiva dei criteri seguiti nella
progettazione, delle strutture portanti, della qualità di materiali da
rivestimento, o di parametro esterno, nonché dei servizi (acqua
potabile, scarico delle acque bianche e nere, riscaldamento, gas,
ecc.).
4) Ogni altro documento di carattere tecnico o legale necessario ai
fini dell'esame del progetto;
5) Copie delle denunce e/o delle autorizzazioni richieste per i casi
previsti dall'art. 2 del presente regolamento.
2.In caso di discordanza tra quote e dimensioni grafiche fanno
fede le quote espresse numericamente.
3.Tutte le copie degli elaborati di cui sopra devono essere firmate
dal richiedente il permesso di costruire e dal tecnico progettista.
4.L'Amministrazione comunale, qualora lo ritenga opportuno, può
richiedere un plastico dell'edificio, inserito nella zona interessata
dall'intervento, nonché particolari costruttivi e decorativi in
adeguata scala, documentazione fotografica e disegni suppletivi
che siano ritenuti necessari per l'esame dell'opera progettata. Nei
progetti di sistemazione, ampliamento o restauro di fabbricati
devono essere indicate in giallo le demolizioni e gli scavi, in rosso
le nuove costruzioni o riporti.
Art. 12 Procedura per la presentazione della domanda di
permesso di costruire
1.La domanda di permesso di costruire, corredata dei documenti di
cui all'art.11 deve essere presentata al Comune, previa istruttoria
contestuale con l'ufficio tecnico comunale.
2.Il Comune rilascia al presentatore una ricevuta intestata al
richiedente il permesso di costruire, contenente l'indicazione della
data di presentazione della domanda.
3.La richiesta dovrà essere vistata esclusivamente per verificare la
completezza della documentazione presentata.
Art. 13 Decisione sulla domanda di permesso di costruire
1.Il Dirigente, sentita la commissione comunale per la qualità
architettonica e del paesaggio, comunica le proprie determinazioni
sulla domanda al richiedente entro il termine previsto per legge
dalla data di presentazione.
2.Qualora la domanda venga accolta, il rilascio del permesso di
costruire avverrà dopo che il richiedente abbia versato il
contributo concessorio, in quanto dovuto.
3.Il richiedente, dalla data di ricevimento della comunicazione di
accoglimento della domanda, dovrà provvedere al ritiro del
permesso di costruire entro trecentosessanta (360) giorni. Il
mancato ritiro dell'atto nei termini di cui al precedente comma,
viene inteso come esplicita rinuncia alla richiesta di permesso di
costruire, con conseguente archiviazione della domanda.
4.Dell'avvenuto rilascio del permesso di costruire viene data
pubblicità mediante pubblicazione all'Albo Pretorio per un periodo
di giorni quindici (15).
5.Al permesso di costruire è allegata una copia del progetto con
l'attestazione della avvenuta approvazione e una copia
dell'eventuale convenzione stipulata con il Comune nei casi
previsti dalla legge o dal presente regolamento.
6.In caso di diniego del permesso di costruire il Dirigente deve
comunicare al richiedente le proprie determinazioni motivate nel
termine di legge.
Art.14 Efficacia temporale e decadenza del permesso di costruire
1. Nel permesso di costruire sono indicati il termine di inizio e di
ultimazione dei lavori.
2.Il termine per l'inizio dei lavori non può essere superiore a un
anno dal rilascio del titolo abilitativo, quello di ultimazione dei
lavori, entro il quale l'opera deve essere completata, non può
superare i quattro anni dall’inizio dei lavori. Su richiesta
presentata anteriormente alla scadenza, il termine per l'ultimazione
dei lavori può essere prorogato al massimo per due anni, con
provvedimento motivato, per fatti sopravvenuti estranei alla
volontà del titolare del permesso. Decorso il termine previsto per
il completamento dell'opera, il permesso decade di diritto per la
parte non eseguita.
3. La data di effettivo inizio dei lavori deve essere comunicata al
comune, almeno tre giorni prima del loro inizio, con l’indicazione
del direttore dei lavori e dell’impresa cui si intendono affidare i
medesimi, nei limiti e con le modalità di cui all’articolo 11 della
L.R. 1/2004. L’eventuale variazione del direttore dei lavori e
dell’impresa è comunicata al comune da parte del titolare del
permesso.
4. La realizzazione della parte dell'intervento non ultimata nel
termine stabilito è subordinata al rilascio di nuovo permesso per le
opere ancora da eseguire, salvo che le stesse non rientrino tra
quelle realizzabili mediante Segnalazione Certificata di inizio
attività, ai sensi dell'articolo 20 L.R. 1/2004. Il nuovo titolo
abilitativo comporta, ove necessario e qualora l’intervento non sia
strutturalmente ultimato, l’aggiornamento e/o l’integrazione del
contributo di costruzione per le parti non ancora eseguite.
5. Il permesso decade con l'entrata in vigore di contrastanti
previsioni urbanistiche, salvo che i lavori siano già iniziati e
vengano completati entro il termine di cui al comma 1.
Art. 15 Atti autorizzativi generali
1.I progetti delle opere da eseguire per il restauro di edifici
dichiarati di eminente interesse storico ed artistico ai sensi
dell’art.21 co.4 D.Lgs.42/2004 debbono conseguire
l’autorizzazione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e
Paesaggistici dell'Umbria.
2.I progetti relativi all'allaccio e all'accesso delle strade private
alle strade pubbliche di competenza del compartimento ANAS o
dell'Amministrazione provinciale devono conseguire la preventiva
autorizzazione dei predetti enti.
AUTORIZZAZIONI E PROVVEDIMENTI PER L’ATTIVITÀ
EDILIZIA
Art. 16 Autorizzazione paesaggistica
1. Le funzioni concernenti l’autorizzazione e l’autorizzazione
semplificata in materia paesaggistica di cui al d.lgs. 42/2004,
conferite ai comuni ai sensi dell’articolo 37 della l.r. 11/2005,
sono esercitate dal comune rispettivamente ai sensi e con le
procedure previste dall’articolo 146 dello stesso d.lgs. 42/2004 e
dal d.p.r. 9 luglio 2010, n. 139, previo parere obbligatorio e non
vincolante della commissione comunale per la qualità
architettonica ed il paesaggio di cui all’articolo 4 L.R. 1/2004.
2. Ai fini dell’autorizzazione paesaggistica è allegata all’istanza la
relazione paesaggistica o la relazione paesaggistica semplificata in
base alle relative normative.
3. L’autorizzazione paesaggistica è trasmessa senza indugio alla
Soprintendenza competente, alla Regione e, ove esistente, all’ente
parco nel cui territorio si trova l’immobile o l’area sottoposti al
vincolo.
4. L’inizio dei lavori previsti dal titolo abilitativo edilizio e le
opere di cui agli articoli 7 e 7 bis L.R.1/2004 possono essere
effettuati successivamente all'avvenuto rilascio dell’autorizzazione
paesaggistica.
5. Il comune determina la sanzione pecuniaria amministrativa di
cui all'articolo 167, comma 5 del d.lgs. 42/2004, anche
avvalendosi di organi tecnici statali, regionali e provinciali.
6. I proventi delle sanzioni di cui al comma 5 sono introitati dal
comune nel cui territorio è avvenuta la violazione e inseriti in
apposito capitolo di bilancio, da utilizzare per quanto previsto
all’articolo 167, comma 6 del d.lgs. 42/2004.
Art. 16 bis Certificazione in materia idrogeologica e di scarichi
1. La compatibilità degli interventi edilizi che interessano i terreni
vincolati a scopi idrogeologici, individuati a norma del Regio
decreto 30 novembre 1923, n. 3267, la compatibilità degli
interventi edilizi con le condizioni geologiche, geomorfologiche
ed idrauliche dei territori, nonché l’ammissibilità degli scarichi sul
suolo delle acque reflue degli edifici residenziali in ambiti ove non
sono presenti collettori fognari comunali, sono certificate da
professionisti abilitati competenti per materia, ai fini della
documentazione da allegare all’istanza di titolo abilitativo di cui
agli articoli 17 e 21 L.R. 1/2004, sulla base del contenuto della
relazione geologica, idrogeologica ed idraulica allegata al progetto
edilizio. La certificazione tiene conto di garantire l’ordinato
assetto idrogeologico e la stabilità dei terreni e dei versanti, oltre
che la tutela delle falde idriche e la corretta regimazione delle
acque superficiali, attestandone la conformità ai piani di settore,
salvo le verifiche successive degli organi o amministrazioni
preposti.
2. Le verifiche sulle certificazioni in materia di vincolo
idrogeologico di cui al comma 1 sono di competenza del comune.
Art. 17 Contributo di costruzione
1. Fatti salvi i casi di esonero e/o riduzione di cui all’art.26
L.R.1/2004, il rilascio del permesso di costruire e la segnalazione
certificata di inizio attività comportano il pagamento di un
contributo commisurato all’incidenza degli oneri di
urbanizzazione e al costo di costruzione ai sensi degli artt. 24 e 25
della L.R.1/2004.
2. Il contributo di costruzione è quantificato dal Comune per gli
interventi da realizzare attraverso il rilascio del permesso di
costruire ovvero certificato dal progettista per quelli da realizzare
ai sensi degli artt.17 e 20 della L.R.1/2004.
3. Il contributo di costruzione su richiesta dell’interessato può
essere corrisposto in corso d’opera con rateizzazione non gravata
da interessi secondo le seguenti modalità:
25% al rilascio del titolo abilitativo;
25% a 6 mesi dal rilascio del titolo abilitativo;
25% a 12 mesi dal rilascio del titolo abilitativo;
25% a 18 mesi dal rilascio del titolo abilitativo.
In tale ipotesi deve essere costituita su richiesta del Comune
apposita garanzia fideiussoria per l’importo complessivo delle rate
aumentato del 40% così come previsto dalla L.R. 21/2004. A
pagamento ultimato su richiesta dell’interessato si provvederà allo
svincolo della garanzia fideiussoria.
4.Il contributo di costruzione, può essere restituito in caso di
rinuncia o di mancata utilizzazione del titolo abilitativo entro 10
anni dalla data di versamento dei relativi oneri concessori.
Art.18 Commissione comunale per la qualità architettonica e il
paesaggio
1. Ai sensi dell’art. 4 della L.R. 1/2004 è istituita la Commissione
per la qualità architettonica e il paesaggio, quale organo
consultivo del Comune cui spetta l’emanazione di pareri, ai fini
del rilascio dei provvedimenti comunali in materia di beni
paesaggistici e di interventi in edifici e aree aventi interesse
storico, architettonico e culturale, individuati come tali dalle
relative normative e dagli strumenti urbanistici generali o attuativi,
nonché dal piano urbanistico territoriale (PUT) e dal piano
territoriale di coordinamento provinciale (PTCP).
2. La Commissione, con riferimento al comma 1, esprime parere
esclusivamente per gli interventi che interessano:
a) i siti di interesse naturalistico, le aree di particolare interesse
naturalistico ambientale, nonché quelle di interesse geologico e le
singolarità geologiche di cui agli articoli 13, 14 e 16 della legge
regionale 24 marzo 2000, n. 27;
b) le aree contigue di cui all’articolo 17, comma 3, della l.r.
27/2000;
c) i centri storici, gli elementi del paesaggio antico, l’edificato
civile di particolare rilievo architettonico e paesistico indicati
all’articolo 29 della l.r. 27/ 2000;
d) gli edifici ricadenti nelle zone agricole, compresi quelli censiti
dai comuni, ai sensi dell’articolo 6 della legge regionale 2
settembre 1974, n. 53 (Prime norme di politica urbanistica),
nonché ai sensi dell’articolo 33, comma 5 della legge regionale 22
febbraio 2005, n. 11 (Norme in materia di governo del territorio:
pianificazione urbanistica comunale), quali immobili di interesse
storico, architettonico e culturale;
e) progetti di costruzione di edifici aventi altezza fuori terra
superiore a ml. 6,5 e mc. 800 (mq 267).
3. La Commissione svolge le funzioni consultive in materia
ambientale e paesaggistica ed esprime parere sulla qualità
architettonica e sull’inserimento nel paesaggio degli interventi
previsti dagli strumenti urbanistici generali e attuativi.
4. La Commissione costituisce organo a carattere tecnico, i cui
componenti devono possedere un’elevata competenza e
specializzazione, al fine di perseguire l’obiettivo fondamentale
della qualità architettonica e urbanistica negli interventi.
5. I pareri sono espressi limitatamente agli aspetti compositivi e
architettonici degli interventi e al loro inserimento nel contesto
urbano, rurale, paesaggistico-ambientale, nonché per gli aspetti di
cui alla lettera c).
6. La Commissione comunale per la qualità architettonica e il
paesaggio è presieduta dal Sindaco o suo delegato, senza diritto di
voto.
7. Della Commissione fanno parte:
il Dirigente dell’Area Edilizia;
due esperti in materia di beni ambientali e architettonici, iscritti
nell’ elenco regionale costituito dalla Giunta regionale ai sensi
dell’articolo 12, comma 1, lettera c) della L.R. 1/2004 nominati
dal Consiglio Comunale;
un geologo, scelto dal Consiglio Comunale su proposta della
Giunta Comunale in base all’elenco proposto dall’Ordine
professionale, ai fini del parere di cui all’articolo 37, comma 3
della l.r. 11/2005, e dei pareri in materia idraulica e idrogeologica;
un funzionario A.S.L. di comprovata esperienza riguardo ad
insediamenti edilizi/produttivi;
un esperto in materia energetica scelto dal Consiglio Comunale su
proposta della Giunta Comunale, in base a curriculum da cui
risulti il possesso di un’elevata specializzazione;
un ingegnere/architetto scelto dal Consiglio Comunale su proposta
della Giunta Comunale in base all’elenco proposto dall’Ordine
professionale;
un geometra/perito industriale scelto dal Consiglio Comunale su
proposta della Giunta Comunale in base all’elenco proposto
dall’Ordine professionale.
Il Consiglio Comunale provvede altresì alla nomina di un ulteriore
geologo con funzioni di supplente.
8. La Commissione all’atto dell’insediamento può redigere un
apposito documento guida sui principi e sui criteri compositivi e
formali degli interventi di riferimento per l’emanazione dei pareri.
9. La Commissione resta in carica per tutta la durata del mandato
amministrativo.
Art. 19 Compiti della Commissione edilizia comunale per la
Qualità Architettonica e il Paesaggio
1.La Commissione è un organo con funzioni consultive del
Dirigente.
2.Qualora il Dirigente intenda adottare determinazioni difformi
dal parere espresso dalla Commissione edilizia deve motivare nel
provvedimento tali difformità.
Art. 20 Funzionamento della Commissione edilizia comunale per
la Qualità Architettonica e il Paesaggio
1. La Commissione edilizia si riunisce ordinariamente almeno una
volta al mese e in via straordinaria tutte le volte che il Presidente
lo ritenga opportuno.
2. La Commissione è convocata dal Presidente con invito scritto.
3. Per la validità delle riunioni è necessaria la presenza di almeno
un membro esperto in materia ambientale e, in caso di parere di
cui all’art.37 L.R.11/2005, del geologo.
4.Le deliberazioni sono validamente espresse con il voto
favorevole della maggioranza assoluta dei presenti.
5. Quando la Commissione ritenga che si trattino argomenti di
particolare importanza o che richiedano una preparazione
specifica, il Presidente ha la facoltà di invitare alle riunioni della
Commissione uno o più esperti senza diritto di voto.
6.Il Presidente ha facoltà, anche su specifica richiesta degli
interessati, di ammettere la presenza alle adunanze dei titolari
dell’istanza e/o dei progettisti dell’intervento.
7. Qualora la Commissione tratti argomenti ai quali sia interessato
direttamente o indirettamente uno dei suo componenti, questi ha
l'obbligo di astenersi dall'assistere all'esame e al giudizio degli
stessi; dell'allontanamento dalla riunione e dei motivi che lo
determinano deve esser dato atto nel verbale.
8.I processi verbali delle riunioni devono contenere la
motivazione, i voti riportati favorevoli, contrari, astenuti e le
eventuali dichiarazioni di voto del parere dato.
9.Il Segretario appone sul relativo progetto la dicitura "esaminato
dalla Commissione edilizia ..." completando con la data e la firma
del Presidente e di un Commissario di volta in volta designato.
CAPO II
PIANI ATTUATIVI
Art. 21 Intervento edilizio diretto
1.Nel caso in cui il titolare del permesso di costruire si obblighi
alla realizzazione diretta delle opere di urbanizzazione primaria a
scomputo totale o parziale della quota di contributo di costruzione
dovuta, deve essere prevista l’ esecuzione delle opere oggetto di
permesso.
2.Il privato realizzatore delle opere deve affidarle con procedura
ad evidenza pubblica con le modalità previste dal codice dei
contratti D.Lgs 163/2006 ss.mm.ii., con modalità diversificata a
seconda che si tratti di opere sopra o sotto soglia comunitaria.
3.In ogni caso il titolare del permesso di costruire deve obbligarsi
a cedere gratuitamente al Comune le aree e le opere relative alle
urbanizzazioni primarie ed a prestare congrue garanzie finanziarie.
4.Per le opere di urbanizzazione primaria devono essere redatti i
progetti esecutivi in conformità alle norme e alle prescrizioni
emanate dall'ufficio tecnico comunale al fine del rilascio del
permesso.
5.Le opere devono essere eseguite sotto la sorveglianza dell'ufficio
tecnico comunale.
6 .Il permesso di costruire è inoltre subordinato all'osservanza
delle prescrizioni del presente regolamento e delle norme tecniche
di attuazione dello strumento urbanistico di previsione generale.
Art. 22 I Piani attuativi
1.Il PRG è attuato mediante piani attuativi:
a) di iniziativa pubblica, se promosso da soggetti pubblici;
b) di iniziativa privata, se promosso da soggetti privati;
c) di iniziativa mista, se promosso da soggetti pubblici e privati;
in conformità a quanto previsto dalla L.R. n. 11/2005.
Piano attuativo di iniziativa pubblica
1. Il piano attuativo di iniziativa pubblica, la cui approvazione
equivale a dichiarazione di pubblica utilità delle opere previste,
fermo restando quanto previsto dalla l.r. 7 del 2011 in materia di
apposizione del vincolo preordinato all'esproprio, riguarda:
a) gli interventi di dettaglio delle previsioni del PRG;
b) le aree da acquisire per la costruzione di alloggi a carattere
economico e popolare ai sensi della legge 18 aprile 1962, n. 167 e
della legge regionale 23 del 2003 “Norme di riordino in materia
di edilizia residenziale sociale”;
c) le aree da acquisire per la realizzazione di insediamenti
produttivi ai sensi dell'articolo 27 della legge 22 ottobre 1971, n.
865. La formazione di tale piano non è soggetta alla preventiva
autorizzazione;
d) gli interventi di recupero;
e) gli interventi previsti da programmi edilizi e urbanistici,
comunque denominati in base alla legislazione vigente, che per la
loro realizzazione necessitano di piano attuativo, anche secondo le
previsioni del PRG, parte operativa.
Piano attuativo di iniziativa privata e mista
1. Il piano attuativo di iniziativa privata o mista riguarda:
a) l'utilizzazione di aree a scopo edilizio;
b) gli interventi di recupero;
c) gli interventi concernenti le attività estrattive;
d) gli interventi per la valorizzazione del paesaggio di cui all'art.
32, comma 2, lettera i) L.R.11/2005;
e) gli interventi previsti da programmi edilizi e urbanistici,
comunque denominati in base alla legislazione vigente, che per la
loro realizzazione necessitano di piano attuativo, anche secondo le
previsioni del PRG, parte operativa.
2. I piani di cui al comma 1 dell’art. 22 L.R.11/2005 promossi da
soggetti misti, pubblici e privati, producono gli effetti di cui
all'articolo 21 L.R.11/2005.
3. I proprietari di almeno il cinquantuno per cento del valore
catastale degli immobili e della superficie delle aree perimetrate
dal PRG, parte operativa, possono presentare una proposta di
piano attuativo, purché riferita a un comparto che costituisca
un'entità funzionale. La proposta deve prevedere, in ogni caso, la
sistemazione complessiva delle aree perimetrate dal PRG, in
maniera da consentirne la corretta e razionale attuazione, in
termini planovolumetrici, di allaccio ai servizi tecnologici, nonché
di assetti viari. Il piano è di iniziativa privata per la parte proposta
dai proprietari privati e di iniziativa pubblica per la restante parte.
La parte di iniziativa pubblica è attuata con convenzione
urbanistica nella quale sono stabiliti gli oneri a carico dei privati,
nonché le forme, i termini e le modalità per l'eventuale recupero di
quanto anticipato per la realizzazione delle opere infrastrutturali.
4. Nel caso previsto al comma 3, qualora i proprietari proponenti
rappresentino almeno il settantacinque per cento del valore
catastale degli immobili e della superficie delle aree si procede per
la realizzazione degli interventi finalizzati all'attuazione dei piani
attuativi con le modalità previste all'articolo 27, comma 5, della
legge 1° agosto 2002, n. 166.
Art. 23
Obiettivi Piani Attuativi
1. Il piano attuativo consegue gli obiettivi fissati nel PRG
mediante:
a) la delimitazione degli spazi collettivi, destinati a servizi
pubblici, di interesse generale, privati e di uso pubblico e a
infrastrutture, ivi comprese quelle di cui all'articolo 12 della L.R.
n. 46/1997;
b) la realizzazione e la localizzazione del complesso degli
interventi previsti, nonché la relativa articolazione per sub
comparti o unità minime d'intervento;
c) l'individuazione delle proprietà interessate con l'eventuale
indicazione di quelle da espropriare o vincolare, attraverso idonea
documentazione da presentare a cura dei proprietari, in caso di
piani attuativi d'iniziativa privata o mista, o da accertare a cura del
comune, in caso di piani attuativi di iniziativa pubblica.
2.Il piano attuativo contiene:
a) l'analisi e le indagini conoscitive atte a definire i caratteri e le
qualità degli elementi del territorio interessato;
b) la definizione degli interventi consentiti, delle loro
caratteristiche tecniche e le modalità di esecuzione.
3. Gli interventi previsti dal piano attuativo ricadenti in zone
vincolate ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e
ss.mm.ii., nei siti di interesse naturalistico, nelle aree contigue alle
aree naturali protette, negli ambiti interessati dai centri storici,
nonché negli ambiti interessati dagli elementi del paesaggio
antico, dall'edificato civile di particolare rilievo architettonico e
paesistico, indicati agli articoli 13, 17, comma 3 e 29, della L.R. n.
27/2000, devono rispettare i valori riconosciuti dal vincolo, i
provvedimenti di tutela vigenti, le peculiari caratteristiche dei siti
ed immobili interessati e le prescrizioni della normativa paesistica.
Il piano attuativo relativo ad interventi nelle zone sottoposte al
vincolo di cui al d.lgs. 42/2004 e nelle aree o immobili di cui
all’articolo 4, comma 2 L.R.1/2004 è adottato previo parere della
commissione comunale per la qualità architettonica ed il
paesaggio. Il parere della commissione è trasmesso alla
Soprintendenza competente unitamente alla documentazione del
piano attuativo e una relazione tecnico – illustrativa, per il parere
di cui all’articolo 146, comma 5 del d.lgs. 42/2004, limitatamente
alle opere di urbanizzazione e infrastrutturali previste.
4. Il piano attuativo, nell'ipotesi che contenga previsioni di media
e grande struttura di vendita ai sensi dell'articolo 4 della legge
regionale 3 agosto 1999, n. 24, deve indicare la localizzazione
degli insediamenti e le relative aree per dotazioni territoriali e
funzionali di competenza.
5.Ai fini dell’applicazione delle presenti norme di attuazione, si
deve intendere per comparto, ogni area delimitata nella cartografia
di PRG e oggetto di una specifica classificazione normativa, con
relativo indice edificatorio, cui è attribuita una delle destinazioni
d’uso dei suoli riportate nelle legende della cartografia medesima,
parte strutturale e parti operative, nonchè nelle legende degli
strumenti urbanistici attuativi.
Piano attuativo con modifiche al PRG
1. Il Piano attuativo può apportare al PRG, parte operativa, le
seguenti modifiche senza ricorrere alle procedure di varianti al
PRG:
a) limitate modifiche delle perimetrazioni e della viabilità
all'interno dell'area interessata dal piano;
b) variazioni, non superiori al dieci per cento, in più o in meno, fra
le singole quantità attribuite a ciascuna delle diverse utilizzazioni
previste, relativamente a volumetrie, superfici, destinazioni d'uso e
dotazioni territoriali e funzionali minime, purché non incidano sul
dimensionamento complessivo dell'area interessata dal piano
attuativo;
c) incrementi nelle dotazioni di spazi pubblici e di uso pubblico.
2. Le modifiche di cui al comma 1 non possono comportare
l'apposizione di nuovi vincoli preordinati all'esproprio.
Art. 24 Criteri di uso sostenibile e tutela del territorio
1.In fase di progettazione degli strumenti urbanistici generali o
attuativi, la natura del suolo è analizzata e valutata ai fini dell’uso
sostenibile del territorio tenendo conto della sua vocazione
naturale ambientale e storica e paesaggistica, della situazione
idrogeologica, delle falde sotterranee e della presenza di emissioni
nocive.
2.L’individuazione di nuove aree per insediamenti ed
infrastrutture tiene conto, già nelle fasi di studio preliminare, delle
analisi morfologiche del terreno in modo da evitare l’utilizzazione
di aree che comportano eccessivi sbancamenti tali da modificare
sostanzialmente il profilo e le caratteristiche del terreno
medesimo.
3.I nuovi insediamenti, al fine di garantire il rispetto del principio
di uso sostenibile del territorio, assicurano:
1. la contiguità con ambiti già previsti dagli strumenti
urbanistici vigenti ed in corso di attuazione;
2. la possibilità di collegamento con il sistema delle aree verdi e
dei servizi prevedendo appositi percorsi pedonali o ciclabili,
indipendenti dal traffico veicolare;
3. nelle strutture e negli spazi pubblici o aperti al pubblico i
livelli di sicurezza adeguati ai bisogni delle diverse fasce di
età e dei diversamente abili, mediante l’inserimento
nell’ambiente di elementi infrastrutturali o di arredo urbano
privi di pericolosità;
4. la realizzazione di nuove aree produttive, industriali e
artigianali, ecologicamente attrezzate garantendo il
miglioramento delle infrastrutture e dei servizi, compresi
quelli di carattere ambientale ed igienico-sanitario, della
viabilità e del trasporto delle merci;
5. la definizione dei criteri per la realizzazione della
riqualificazione delle aree destinate ad impianti produttivi a
rischio di incidente rilevante, tenendo conto delle normative
di settore e del Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale (PTCP);
6. la presenza di impianti di trattamento dei reflui e di
smaltimento dei rifiuti, nonché le condizioni ottimali che
consentano un adeguato approvvigionamento idrico ed
energetico.
4.La realizzazione di nuovi insediamenti garantisce la tutela delle
risorse naturali dell’ambiente definite all’articolo 2, comma 1,
lettera h) della L.R. 17/2008 e il rispetto delle caratteristiche
storico morfologiche.
5.Nel caso di interventi in zone vincolate, i progetti proposti
dovranno tenere conto di quanto stabilito dall’art. 29 – Progetto
paesaggistico delle NTA del PRG Parte Strutturale.
Art. 25 Esposizione e soleggiamento
1.Lo strumento urbanistico generale localizza le aree per nuovi
insediamenti in modo da ottenere il massimo soleggiamento e
luminosità per gli edifici e favorire l’utilizzo di energia solare.
2.I piani attuativi relativi a comparti di nuova edificazione o ad
interventi di ristrutturazione urbanistica garantiscono ad ogni
singolo edificio la migliore insolazione e un efficiente utilizzo
dell’energia solare.
3.I piani attuativi ed i progetti edilizi, per le finalità di cui ai
commi 1 e 2, sono corredati da un apposito studio ed opportune
rappresentazioni grafiche relative alla condizione di insolazione
degli insediamenti e degli edifici .
Art. 26 Recupero acqua piovana
1.I piani attuativi relativi a nuovi insediamenti o alla
ristrutturazione urbanistica di quelli esistenti prevedono la
realizzazione di apposite cisterne di raccolta dell’acqua piovana,
della relativa rete di distribuzione e dei conseguenti punti di presa
per il successivo riutilizzo, da ubicarsi all’interno dei lotti
edificabili, ovvero al di sotto della rete stradale, dei parcheggi
pubblici o delle aree verdi e comunque in siti orograficamente
idonei. La quantità di acqua che tali cisterne devono raccogliere è
definita applicando il dimensionamento di cui ai commi 5, 6 e 7.
2.Nella costruzione di nuovi edifici e negli interventi di
ristrutturazione urbanistica di edifici esistenti, in assenza dei piani
attuativi approvati con i requisiti di cui al comma 3, è obbligatorio
il recupero delle acque piovane provenienti dalle coperture degli
edifici per gli usi di cui al presente articolo, tramite la
realizzazione di appositi sistemi di raccolta, filtraggio ed
erogazione. Il Comune, su richiesta motivata dell’interessato, può
disporre la deroga dall’obbligo di cui al presente comma.
3.Il recupero delle acque piovane è obbligatorio, quando si
verificano entrambe le seguenti condizioni:
la superficie della copertura della copertura dell’edificio
è superiore a centro metri quadrati;
sono presenti aree verdi irrigabili pertinenziali
all’edificio aventi superficie superiore a duecento metri
quadrati.
4.In presenza di coperture con superficie fino a trecento metri
quadrati, l’accumulo deve avere una capacità totale non inferiore a
trenta litri per metro quadrato di dette coperture, con un minimo di
tremila litri.
5.In presenza di superficie superiore a trecento metri quadrati, la
capacità totale dell’accumulo è pari al minor valore tra il rapporto
di trenta litri per metro quadrato di copertura e il rapporto di trenta
litri per metro quadrato di area verde irrigabile pertinenziale; la
vasca di accumulo deve comunque assicurare una capacità minima
di novemila litri.
6.Le disposizioni di cui al presente articolo sono facoltative in
caso di interventi di ampliamento e di ristrutturazione edilizia di
edifici esistenti o di realizzazioni di edifici pertinenziali, con
superficie della copertura inferiore a cento metri quadrati, al
servizio degli edifici principali.
Art. 27 Igiene urbana
1.I piani attuativi relativi a comparti di nuova edificazione o di
ristrutturazione urbanistica prevedono spazi idonei ad accogliere
le attrezzature per la raccolta dei rifiuti urbani e per la raccolta
differenziata. Prevedono, altresì, una adeguata sistemazione di tali
spazi al fine di limitarne la visibilità ed evitarne la dispersione del
materiale.
Art. 28 Standard
Parcheggi nelle zone residenziali e standard di parcheggi e verde
al servizio delle attivita’ commerciali, direzionali, produttive e
turistiche .
1.Nelle nuove costruzioni e nelle loro aree di pertinenza debbono
essere riservati appositi spazi a parcheggi privati in misura non
inferiore a 1 mq ogni 10 mc di costruzione (volumetria
urbanistica). Deve comunque essere assicurato un posto auto
privato per ogni unità immobiliare principale.
2.In aggiunta alle suddette aree debbono essere previste aree per
parcheggi pubblici pari ad almeno :
Zone Residenziali:
4 mq di parcheggi per ogni 100 mc di volumetria urbanistica e
comunque 1 posto auto per ogni unità immobiliare principale,
salvo quanto precisato nel seguente capoverso. Tale quantità di
spazi, ove maggiore, ricomprende quella minima prevista dall’art.
60 della L.R. 27/2000 per i parcheggi, senza incidere sul
dimensionamento delle altre quantità minime previste dallo stesso
articolo.
Verde:
5 mq di verde per ogni 100 mc di volumetria urbanistica.
Zone Commerciali:
La dotazione minima di aree per attrezzature al servizio degli
insediamenti commerciali, di cui all’art. 5 del D.M. 2/4/68, è
determinata in conformità a quanto previsto dal R.R. 7/2010.
Insediamenti Direzionali e per la Ristorazione :
Ad ogni 100 mq di sup. lorda di pavimento, ossia di superficie
utile complessiva di cui all’art. 131, degli edifici direzionali deve
corrispondere la quantità minima di 60 mq di parcheggi, escluse le
sedi viarie e di mq 40 per verde.
Una quota non inferiore al 50% di dette aree, sistemate ed
urbanizzate sono cedute gratuitamente al Comune; la restante
quota di queste da adibire ad uso pubblico,in base a convenzione o
atto d’obbligo , registrati e trascritti, ricomprende le aree a
parcheggio di cui all’art. 2 , comma 2 della L.122/89.
Insediamenti a carattere produttivo industriale ed artigianale:
Alla intera superficie destinata agli insediamenti deve
corrispondere la quantità minima per parcheggi non inferiore al 10
% della medesima, escluse le sedi viarie, ed aree per verde
pubblico in misura non inferiore al 5% della stessa superficie da
utilizzare come verde ornamentale.
Dette aree sistemate ed urbanizzate sono cedute gratuitamente al
Comune.
Insediamenti turistico-residenziali :
Sono previsti spazi minimi per la realizzazione di verde attrezzato,
parcheggi, escluse le sedi viarie, e attrezzature di interesse
comune, pari al 40% della superficie della zona destinata a tali
insediamenti. Una quota non inferiore al 50% di dette aree
sistemate ed urbanizzate sono cedute gratuitamente al Comune; la
restante quota di queste da adibire ad uso pubblico, in base a
convenzione o atto d’obbligo, registrati e trascritti, ricomprende le
aree a parcheggio di cui all’art. 2, comma 2 della L.122/89.
Insediamenti produttivi turistici, alberghieri ed extralberghieri:
E’ prevista la realizzazione di parcheggi e di spazi per il verde,
nella misura di un posto macchina per ogni n.2 posti letto e di mq.
4 per ogni 100 mc. di volume destinato all'attività.
3.Una quota non inferiore al 50% di dette aree, sistemate ed
urbanizzate sono cedute gratuitamente al Comune; la restante
quota di queste, da adibire ad uso pubblico in base a convenzione
o atto d’obbligo, registrati e trascritti, ricomprende le aree a
parcheggio di cui all’art. 2 comma 2 della L.122/89 .
4.I mutamenti di destinazione d’uso di edifici, unità immobiliari o
locali esistenti, anche se eseguiti senza opere edilizie, sono
ammessi previo o contestuale adeguamento del numero dei posti
auto in conformità a quanto previsto nel presente articolo.
5.Ai fini dell’applicazione delle disposizioni contenute nel
presente articolo, è fatta salva la disciplina di cui al comma 7
dell’art.61 della L.R. 27/2000.
6.Per i locali multisala di cui al DPCM del 29.9.1998 n. 391 lo
standard per i parcheggi pubblici è di 1 posto macchina ogni 3
spettatori; per il calcolo dei parcheggi privati, di cui alla legge
122/89, la volumetria riferita alle sale cinematografiche è
determinata prendendo a riferimento un’altezza virtuale di m.
4,00; inoltre, almeno il 5% della superficie del comparto deve
essere destinato a verde pubblico.
7.Per quanto concerne le aree destinate a verde si dovrà procedere
alla piantumazione di alberature di alto e medio fusto scelte
dall’abaco allegato alle NTA del PRG e calcolate sulla base di una
ogni 200 mc. di edificato o, per le destinazioni produttive, di una
ogni 40 mq. di superficie libera da costruzioni. I proponenti il
piano dovranno inoltre garantire la possibilità di mantenimento di
tali aree attraverso la realizzazione di pozzi o attraverso il
recupero delle acque piovane raccolte in adeguate cisterne
interrate.
Art. 29 Parcheggi
1.La realizzazione dei parcheggi deve garantire la tutela delle
falde sotterranee da contaminazione dovuta all’infiltrazione di
agenti inquinanti.
2.Nella realizzazione di parcheggio con finitura superficiale
impermeabile e capienza non superiore a cinquanta posti auto,
dopo la necessaria raccolta delle acque piovane è ammessa
l’immissione nel sistema fognario delle acque chiare o, in
alternativa, la dispersione diretta nel terreno a condizione che in
corrispondenza del punto di dispersione sia realizzato un idoneo
strato filtrante opportunamente dimensionato in relazione alla
natura e permeabilità media del terreno.
3.Per la realizzazione di parcheggi con finitura superficiale
impermeabile e capienza pari o superiore a cinquanta posti auto è
obbligatoria la raccolta delle acque piovane ed il loro trattamento
mediante appositi sistemi di separazione e raccolta degli oli
inquinanti.
4.Per la realizzazione di parcheggi con finitura superficiale
permeabile è ammessa la dispersione diretta nel terreno delle
acque piovane solamente a condizione che inferiormente alla
finitura superficiale dell’intera area interessata sia realizzato
idoneo strato filtrante opportunamente dimensionato in relazione
alla natura e permeabilità del terreno.
5.Il riutilizzo delle acque piovane raccolte nei parcheggi per gli
scopi di cui all’ articolo 9, comma 2, lettere a), b) e c) della L.R.
17/2008 avviene previa depurazione mediante appositi sistemi di
separazione e raccolta degli oli inquinanti.
Art. 30 Documentazione a corredo della domanda di lottizzazione
1.La domanda di approvazione del piano di lottizzazione
convenzionata anche con previsione planovolumetrica, è diretta al
Sindaco e deve essere corredata dai seguenti documenti ed
elaborati:
-Diritti segreteria.
-Richiesta di approvazione del Piano Attuativo diretta al Sindaco
del Comune di Corciano, contenente informazioni riportate nei
punti sottoelencati e redatta in carta semplice con marca da bollo
da €14,62.
-Copie fotostatiche di documenti che attestino la proprietà degli
immobili (atto notarile, etc.) e dichiarazione sostitutiva di atto di
notorietà a firma dei richiedenti che attesti il titolo abilitativo alla
richiesta e la relativa percentuale, con indicazioni della
disponibilità delle aree anche se esterne al limite del piano da
cedere al Comune o sulle quali si rende necessario apporre servitù
relative alle opere di urbanizzazione e con dichiarazione di
disponibilità a sottoscrivere l’eventuale convenzione urbanistica.
-Dichiarazione sostitutiva di atto notorietà redatta dal tecnico
progettista laureato relativamente alla conformità del progetto alle
norme urbanistiche ed edilizie vigenti, oltre che le copie presentate
sono del tutto identiche tra di esse.
-Dichiarazione del rispetto delle normative vigenti in materia di
abbattimento delle barriere architettoniche e igienico-sanitarie.
-Dichiarazione resa ai sensi della L.R. 28 /2001 e delib. G.R.
1098/2005 circa la presenza di aree boscate all’interno del
comparto.
Stato attuale
-Stralcio del piano regolatore della zona.
-Stralcio planimetria catastale con riportato il limite perimetrale
del piano – Scala 1:2000 o 1:1000, piano particellare indicante la
proprietà, la consistenza delle aree, il computo delle superfici e dei
volumi, con relative visure catastali.
-Identificativo dell’intorno: viabilità, proprietà, etc. su base
catastale – Scala 1:500.
-Rilievo plano-altimetrico, su base catastale, esteso per almeno mt.
20,00 oltre il limite dell’area d’intervento, con curve di livello ad
equidistanza non superiore a mt. 2,50, riferite ai capisaldi
dell’IGM, con individuazione e descrizione di eventuali
alberature, infrastrutture lineari o puntuali e di ogni altro elemento
significativo presente nell’area. Le quote altimetriche dovranno far
riferimento ad un unico caposaldo, valido per tutte le tavole, sia di
rilievo che di progetto – Scala 1:500.
-Sezioni del terreno che abbiano attinenza con il progetto di cui
ortogonali tra loro in numero sufficiente da rappresentare
chiaramente lo stato dei luoghi – Scala 1:200/1:500.
-Tabella con indicazione delle proprietà, la consistenza delle aree,
computo delle superfici e dei volumi.
-Documentazione fotografica di tutta la zona e degli immobili con
indicazione in planimetria dei punti di scatto.
-Rilievo architettonico degli immobili esistenti, con quotatura
“significativa” (le quote usate dal tecnico per il computo delle
superfici e dei volumi) – Scala 1:100 (Solo per Piani di Recupero).
Stato di progetto
-Relazione tecnica anche con valutazione volume di terreno
movimentato.
-Stralcio del piano regolatore della zona in variante (se
necessario).
-Eventuale divisione in stralci funzionali (Scala 1:500).
-Norme Tecniche di Attuazione del Piano Attuativo.
-Planimetrie quotate con nuova soluzione urbanistica e degli
immobili con individuazione dei lotti, sagoma anche indicativa
dell’ingombro massimo degli edifici in progetto (Scala 1:500).
-Planimetrie degli standard urbanistici, dei fili fissi, degli
allineamenti, della viabilità veicolare con evidenziata la
segnaletica verticale e orizzontale, della viabilità pedonale e con
altri elementi significativi presenti(Scala 1:500).
-Planimetria con evidenziate le quote di progetto (Scala 1:500).
-Sezioni del terreno significative con evidenziato il profilo
naturale del terreno originale e quello di progetto di cui almeno
due ortogonali tra loro.
-Planimetria con individuazione aree oggetto di cessione gratuita
al comune e individuazione standard urbanistici, delle aree
private, delle aree relative ad opere di urbanizzazione primaria e
secondaria e/o soggette a servitù (Scala 1:500).
-Tabella calcoli urbanistici del reperimento degli standard, con
indicazione a verde e parcheggio.
-Tavola di sovrapposizione. In caso di ristrutturazione indicare in
rosso le demolizioni e in giallo le nuove costruzioni (se in bianco
e nero distinguere i tratteggi).
-Planimetrie e particolari costruttivi e dimensionamento delle
opere di urbanizzazione primaria Rete Elettrica, Telefonica, Gas,
Pubblica Illuminazione - Scala 1:500 e 1:2000.
-Planimetrie e particolari costruttivi delle opere di urbanizzazione
primaria redatti da professionista abilitato Acquedotto, Fognature,
Acque Banche e Acque Nere - Scala 1:500 e 1:2000.
-Relazione tecnica specifica riguardante acquedotto e fognature
con dimensionamento e tipologie materiali utilizzati.
-Planimetria e particolari costruttivi aree verdi e delle piante da
mettere a dimora.
-Planimetria e particolari costruttivi opere fuori comparto (Se
necessario).
-Tipologie edilizie e recinzioni.
-Computo metrico estimativo delle opere di urbanizzazione e delle
opere fuori comparto suddiviso per tipologie di intervento.
-Relazione geologica, geotecnica e idraulica (l’ultima se
necessaria), anche con microzonizzazione sismica.
-Valutazione previsionale di clima acustico nei casi previsti
dall’art. 17 del Reg. Regionale 13 Agosto 2004, n.1 (Per nuovi
insediamenti residenziali).
-Schema di convenzione di cui all’art.18 L. n.765/67 o richiesta di
monetizzazione.
-Elenco degli elaborati prodotti.
-Elaborati grafici su supporto informatico, georeferenziati e in
formato dwg o dxf o shp.
Tutti gli elaborati sopra elencati devono essere obbligatoriamente
sottoscritti dai proponenti il piano.
Art. 31 Validita’ del piano attuativo
1. La deliberazione comunale di approvazione del piano attuativo
è depositata nella segreteria comunale e notificata a ciascun
proprietario degli immobili compresi nel piano stesso.
2. La deliberazione comunale di approvazione del piano attuativo
d'iniziativa pubblica o mista stabilisce il termine, non superiore a
dieci anni, entro il quale il piano deve essere attuato, e può
stabilire il termine entro il quale il decreto di esproprio va
eseguito, secondo quanto previsto dalle vigenti normative.
3. La convenzione del piano attuativo, ove prevista, fissa il
termine in cinque anni , prorogabile, su richiesta motivata, per
ulteriori 5 anni entro il quale deve essere ultimata la realizzazione
delle opere di urbanizzazione. Qualora le opere non siano attuate
si procederà al collaudo da parte degli Uffici Tecnici per
l’eventuale escussione delle polizze fideiussorie finalizzata al
completamento delle opere di urbanizzazione.
4. Fatto salvo quanto disposto dal commi 3 e 5, decorsi i termini
stabiliti ai sensi dei commi 2 e 3, il piano attuativo decade
automaticamente per la parte non attuata, rimanendo ferma, a
tempo indeterminato, la possibilità di realizzare gli interventi
edilizi, condizionatamente all'esistenza delle opere di
urbanizzazione relative, con l'obbligo di osservare, nella
costruzione di nuovi edifici e nella modificazione di quelli
esistenti, gli allineamenti e le prescrizioni di zona stabiliti dal
piano stesso, fermo restando quanto indicato all'articolo 33,
comma 7, della L.R. n. 1/2004.
5. La parte di piano attuativo non attuata entro i termini stabiliti
dai commi 2 e 3 può essere urbanizzata ed edificata previa
approvazione di un nuovo piano attuativo.
6. I piani attuativi approvati per le finalità della L. n. 167/1962, ivi
compresi quelli della legge regionale in materia di edilizia
residenziale pubblica, nonché dell'articolo 27 della L. n. 865/1971
hanno efficacia per il periodo previsto dalle rispettive normative.
7. La deliberazione comunale di approvazione del piano attuativo
costituisce titolo abilitativo e autorizzazione paesaggistica per la
realizzazione degli allacci e delle opere di urbanizzazione previste,
compresi gli elementi di arredo urbano e il sistema del verde,
purché sia stata stipulata l'apposita convenzione di cui all’articolo
62, comma 1, lettera g) e nel rispetto delle eventuali prescrizioni
dettate ai sensi dell’articolo 24, comma 11 L.R. 11/2005.
Art. 32 Responsabilità nella esecuzione delle opere e delle attività
1.Il progettista e direttore dei lavori devono essere iscritti in albi di
collegi od ordini professionali della Repubblica. Essi operano
nell'ambito delle competenze stabilite dalla legge per ciascuna
categoria professionale.
2.Il costruttore deve essere abilitato all'esercizio dell'impresa nei
modi previsti dalle leggi in vigore.
3.Il titolare del permesso di costruire, il direttore dei lavori, il
titolare dell'impresa costruttrice, sono responsabili solidamente nei
limiti delle leggi vigenti, dell'osservanza delle norme generali o
dei regolamenti e delle modalità esecutive previste dal permesso
di costruire.
Art. 33 Inizio, conduzione ed interruzione dei lavori
1.Il titolare del permesso di costruire, almeno tre giorni prima
dell'inizio dei lavori deve darne comunicazione al Dirigente, con
deposito presso l'ufficio tecnico del Comune, delle dichiarazioni
del direttore dei lavori e del costruttore attestanti l'accettazione
dell'incarico loro affidato e il loro domicilio.
2.In caso di sostituzione del direttore dei lavori e/o del costruttore,
i lavori devono essere sospesi fino al deposito delle dichiarazioni
di accettazione dei subentranti.
3.In caso di interruzione dei lavori, il titolare del permesso di
costruire deve darne immediata comunicazione al Dirigente,
indicando i motivi che hanno determinato l'interruzione e
disponendo altresì, durante l'interruzione stessa, le cautele atte a
garantire la pubblica incolumità ed il pubblico decoro.
4.Il Dirigente può far cessare conseguentemente l'occupazione del
suolo pubblico, eventualmente concessa, salvo che la interruzione
dipenda da provate cause di forza maggiore.
5.Il titolare del permesso di costruire deve dare comunicazione al
Dirigente della ripresa dei lavori.
6.Le costruzioni che comportano l'uso di strutture in acciaio o in
cemento armato, non possono essere iniziate se non siano state
preventivamente denunciate alla Regione. Copia dei calcoli e del
progetto vistata dalla Regione è tenuta sul luogo dei lavori a
disposizione del personale ispettivo.
7.Il titolare del permesso di costruire deve inoltre munirsi di tutti i
nulla osta, visti o autorizzazioni di cui è prescritto il rilascio da
parte degli uffici o enti pubblici diversi.
8.Il titolare del permesso di costruire, almeno dieci giorni prima
dell'inizio delle opere di intervento edilizio, deve chiedere per
iscritto all'ufficio tecnico comunale che siano fissati sul posto i
capisaldi altimetrici e planimetrici cui devono riferirsi le opere
stesse.
9.Delle operazioni di cui al comma 8. è redatto un apposito
verbale firmato dal tecnico comunale e dal titolare del permesso;
una copia del verbale è rilasciata al titolare del permesso, il quale
deve fornire a sua cura e spese, il personale e i mezzi d'opera
necessari per dette operazioni.
Art. 34 Cantieri di lavoro
1.In tutti i cantieri di lavoro deve essere affissa, in vista al
pubblico, una tabella chiaramente leggibile in cui siano indicati:
1) nome e cognome del titolare del permesso di costruire ed,
eventualmente, dell'Amministrazione pubblica interessata ai
lavori;
2) nome e cognome e titolo professionale del progettista e
direttore dei lavori;
3) generalità dell'impresa costruttrice o indicazione che i lavori
sono eseguiti in economia diretta;
4) nome e cognome e qualifica del direttore tecnico di cantiere;
5) indicazione del numero e della data del permesso di costruire;
6) in tutti i cantieri dovranno essere installati cassonetti per il
recupero di materiali di risulta quali carta, plastica, ferro ecc.
2.Qualsiasi cantiere deve essere recintato e dotato di razionale
servizio igienico provvisorio.
3.Le recinzioni devono essere dotate in ogni angolo di lanterne
rosse, facilmente visibili a media distanza, mantenute accese a
cura di chi gestisce il cantiere, durante l'intero orario della
pubblica illuminazione stradale, ed avere porte apribili verso
l'interno munite di serrature o catenacci che ne assicurino la
chiusura nelle ore di sospensione dei lavori.
4.Le recinzioni e l’allestimento dei cantieri nei centri storici, nelle
zone vincolate di cui al Decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 490
e nelle aree naturali protette debbono essere concordati con il
comune relativamente alla loro qualità estetica.
5.I soggetti interessati sono tenuti ad applicare le normative e le
procedure ai fini di garantire la sicurezza dei cantieri temporanei o
mobili, ai sensi del decreto legislativo 14.8.1996 n.494.
Art. 35 Ponti e scale di servizio
1.I ponti, i cavalletti, le scale di servizio e le incastellature
debbono essere posti in opera con le migliori regole d'arte
conformemente alle disposizioni di legge relative alla prevenzione
degli infortuni.
2.Le funi delle macchine adibite al sollevamento dei materiali
debbono essere munite di dispositivi di sicurezza che impediscano
la caduta dei materiali e dei recipienti che li contengono.
3.E' vietato costruire ponti e porre assi a sbalzo sopra il suolo
pubblico senza il particolare permesso comunale.
Art. 36 Scarico dei materiali, demolizioni, nettezza delle strade
adiacenti ai cantieri
1.E' vietato gettare, tanto dai ponti di esercizio che dai tetti o
dall'interno delle case, materiali di qualsiasi genere.
2.I materiali di rifiuto raccolti in opportuni recipienti o incanalati
in condotti chiusi, potranno essere fatti scendere con le dovute
precauzioni e, se necessario, ammucchiati entro le recinzioni
delimitanti il cantiere, per essere poi trasportati agli scarichi
pubblici indicati.
3.Durante i lavori, specie se di demolizione, dovrà essere vietato
l'eccessivo sollevamento di polvere mediante opportune
bagnature.
4.Il responsabile del cantiere deve provvedere ad assicurare il
costante mantenimento della nettezza della pubblica via per tutta
l'estensione della costruzione e le immediate vicinanze.
5.Il trasporto di materiali utili o di rifiuti, deve essere eseguito in
modo da evitare ogni deposito ed accatastamento lungo le strade
interne dell'abitato.
6.Qualora ciò si verifichi, il responsabile del cantiere è tenuto a
provvedere alla immediata rimozione dei materiali dalla strada
pubblica su cui ne è avvenuto il deposito.
Art. 37 Responsabilità degli esecutori di opere
1.Il costruttore e/o l'assistente ai lavori hanno in ogni caso la piena
responsabilità della idoneità dei mezzi e dei provvedimenti od
accorgimenti necessari per evitare pericoli di qualsiasi genere che
possono provenire dalla esecuzione delle opere.
2.Il Dirigente può far controllare da funzionari o da agenti
l'osservanza delle norme vigenti e, ove lo ritenga opportuno,
ordinare maggiori cautele.
Art. 38 Rimozione delle recinzioni
1.Immediatamente dopo il compimento dei lavori, il costruttore
deve provvedere alla rimozione dei ponti, barriere o recinzioni,
posti per il servizio dei medesimi, restituendo alla circolazione il
suolo pubblico, libero da ogni ingombro o impedimento. Il titolare
del permesso di costruire che interrompa, per qualsiasi ragione,
l'esecuzione delle opere, ha l'obbligo di fare eseguire tutti quei
lavori che, a giudizio insindacabile dell'autorità comunale,
risultano necessari per eliminare fonti di pericolo per l'incolumità
e l'igiene pubblica, ed assicurare la stabilità delle parti costruite.
Art. 39 Prevenzione degli infortuni
1.Per quanto concerne l'adozione, da parte del costruttore, delle
precauzioni necessarie per garantire la pubblica incolumità e la
sicurezza di coloro che sono addetti ai lavori, valgono le
prescrizioni del R.D. 14 aprile 1927, n. 530, del D.P.R. 27 aprile
1955, n. 547, del D.P.R. 7 gennaio 1956, n. 164, nonché le
disposizioni delle altre leggi e regolamenti eventualmente vigenti
all'epoca dell'esecuzione dei lavori.
Art. 40 Certificato di agibilità
1. Il certificato di agibilità attesta che l’opera realizzata
corrisponde al progetto comunque assentito, dal punto di vista
dimensionale, della destinazione d’uso e delle eventuali
prescrizioni contenute nel titolo abilitativo o negli atti di assenso o
autorizzazioni rilasciate, nonché attesta la sussistenza delle
condizioni di sicurezza, igiene, salubrità degli edifici, di risparmio
energetico e di sicurezza degli impianti negli stessi installati,
valutate secondo quanto dispone la normativa vigente.
2. Il certificato di agibilità viene rilasciato dal dirigente o dal
responsabile della competente struttura comunale con riferimento
ai seguenti interventi:
a) nuove costruzioni;
b) ristrutturazione edilizia ed urbanistica;
c) modifica delle destinazioni d’uso.
3. Per gli interventi non compresi al comma 2 sottoposti alla
comunicazione di cui all’articolo 7, comma 2, lettere a), c) e d)
L.R.1/2004, tiene luogo del certificato di agibilità una
dichiarazione sottoscritta congiuntamente dal direttore dei lavori,
e dall'intestatario del titolo abilitativo attestante la rispondenza
delle opere realizzate rispetto al progetto. La dichiarazione è
presentata allo sportello unico entro novanta giorni
dall'ultimazione dei lavori ed è corredata, ove necessario, dalla
documentazione comprovante l'avvenuta iscrizione al catasto e la
conformità alla normativa tecnica di cui alla parte seconda del
D.P.R. n. 380/2001.
4. Con riferimento agli interventi di cui al comma 2, l’intestatario
del titolo abilitativo, o i suoi successori o aventi causa, sono tenuti
a comunicare al comune l’avvenuta ultimazione dei lavori e a
chiedere il rilascio del certificato di agibilità.
5. La mancata presentazione della dichiarazione di cui al comma 3
nei termini ivi previsti e della domanda del certificato di agibilità
di cui al comma 1 comporta l'applicazione della sanzione
amministrativa pecuniaria da euro cinquecento a euro mille in
relazione all'entità dell'intervento.
Art.41 Procedimento di rilascio del certificato di agibilità
1. Entro novanta giorni dall'ultimazione dei lavori di finitura
dell'intervento, il soggetto di cui all'articolo 29, comma 4
L.R.1/2004, è tenuto a presentare allo sportello unico per l’edilizia
la domanda di rilascio del certificato di agibilità, corredata della
seguente documentazione:
a) copia della dichiarazione di avvenuto deposito della
documentazione necessaria per l’accatastamento dell'edificio, ove
prevista, sottoscritta dallo stesso richiedente il certificato di
agibilità;
b) dichiarazione, sottoscritta congiuntamente dal direttore dei
lavori e dallo stesso richiedente il certificato di agibilità, di
conformità dell'opera rispetto al progetto comunque assentito,
nonché in ordine alla avvenuta prosciugatura dei muri e alla
salubrità degli ambienti;
c) dichiarazione dell'impresa installatrice che attesta la conformità
degli impianti installati rispetto alle normative vigenti in materia
di sicurezza, nonché all'articolo 1 della legge 9 gennaio 1991, n.
10, ovvero certificato di collaudo degli stessi, ove previsto, o
ancora certificazione di conformità degli impianti prevista dalle
vigenti normative;
d) idonea documentazione fotografica di tutti i prospetti
dell’edificio oggetto della domanda di agibilità;
e) certificato di collaudo statico ove previsto dalle vigenti
normative;
f) documentazione attestante gli adempimenti in materia di
costruzioni in zone sismiche;
g) dichiarazione di conformità delle opere realizzate alla
normativa vigente in materia di accessibilità e superamento delle
barriere architettoniche;
h) copia del documento unico di regolarità contributiva di cui
all’art. 3, comma 8 del d.lgs. n. 494/1996 acquisito nei limiti e con
le modalità di cui all’art. 11 della L.R. 1/2004.
2. Lo sportello unico, in caso di incompletezza della
documentazione di cui al comma 1, salvo che la carenza riguardi il
documento indicato alla lettera h), dichiara la irricevibilità della
domanda di rilascio del certificato di agibilità.
3. Entro trenta giorni dalla ricezione della domanda di cui al
comma 1 il responsabile del competente ufficio comunale, rilascia
il certificato di agibilità, verificata la completezza della
documentazione di cui al comma 1. In caso di irregolarità rilevate
nel documento unico di regolarità contributiva, il certificato di
agibilità può essere ugualmente rilasciato previa comunicazione
delle inadempienze ai sensi dell’articolo 39 comma 9 della L.R.
1/2004.
4. Trascorso inutilmente il termine di cui al comma 3, l'agibilità si
intende attestata secondo quanto indicato nella documentazione di
cui al comma 1 e, nel caso siano stati rilasciati, nel parere
dell'ASL di cui all'articolo 5, comma 3, lettera a) della
L.R.1/2004, o dell’Agenzia regionale per la protezione
dell’ambiente (ARPA). In caso di autocertificazione di cui
all’articolo 17, comma 1 della L.R.1/2004, il termine per la
formazione del silenzio assenso è di sessanta giorni.
5. Il termine di cui al comma 3 può essere interrotto una sola volta
dal responsabile del procedimento, entro quindici giorni dalla
domanda, esclusivamente per la richiesta di documentazione
integrativa, che non sia già nella disponibilità del comune o che
non possa essere acquisita autonomamente. In tal caso, il termine
di trenta giorni decorre dalla data di ricezione della
documentazione integrativa.
6. La domanda di agibilità ed il relativo certificato possono
riguardare anche parti funzionali degli edifici oggetto del titolo
abilitativo.
Art. 42 Immobili inagibili
1. Un immobile, ancorché munito di certificato di agibilità, o parte
di esso è da ritenersi inagibile qualora:
- le condizioni delle strutture o degli impianti siano tali da
pregiudicare la sicurezza e l’incolumità delle persone o dei beni;
- la condizione di degrado è tale da pregiudicare la salute degli
occupanti. Costituiscono condizioni di degrado la presenza di
umidità, il deposito di rifiuti, il sovraffollamento rispetto alle
dimensioni, il mancato allontanamento delle acque nere, la
mancanza di acqua potabile ed altre condizioni ritenute tali dalla
A.S.L.;
- manchino i requisiti di aeroilluminazione o la disponibilità di
servizi igienici.
2. Nei casi di cui al comma precedente l’immobile è dichiarato, su
conforme parere dell’A.S.L. o delle altre amministrazioni
competenti alla vigilanza in funzione dello specifico aspetto,
inagibile e contestualmente ne viene ordinato lo sgombero. Esso
può essere nuovamente occupato solo previa esecuzione dei
necessari interventi di adeguamento e rilascio di certificato di
agibilità.
Art. 43 Vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia
1. Il responsabile del competente ufficio comunale esercita le
funzioni attribuitegli dall’art. 3 della L.R. 21/2004 anche
avvalendosi del nucleo di controllo di cui al comma 5 dell’art. 3
della medesima Legge Regionale e secondo le modalità stabilite
dal presente regolamento, la vigilanza sull’attività urbanistico-
edilizia nel territorio comunale per assicurarne la rispondenza alle
norme di legge e di regolamento, alle prescrizioni degli strumenti
urbanistici ed alle modalità esecutive fissate anche nei titoli
abilitativi. Egli effettua anche i controlli di cui all’art. 39 della
L.R. N. 1/2004 e alla L.R. N.8/2011.
2. Il responsabile del competente ufficio comunale nell’ambito
delle funzioni attribuitegli dalla L.R. n. 21/2004 applica le
sanzioni previste al Titolo I – Capo III della medesima legge
regionale.
3. L’accertamento della mancata apposizione del cartello di
cantiere ovvero della parzialità dei dati contenuti nello stesso,
comporta l’applicazione da parte del Comune di una sanzione da
euro duecento a euro seicento in rapporto alla entità delle opere
oggetto del titolo abilitativi e così determinata:
a) in caso di interventi quantificabili, per le verifiche di
ammissibilità, in termini di superficie:
sino a 500 mq. € 200,00
da 500 a 2000 mq. € 400,00
oltre 2000 mq. € 600,00
b) per lavori relativi a opere di urbanizzazione € 200,00
c) per opere non quantificabili in termini di volume o superfici
€ 100,00.
4. La mancata comunicazione dell’inizio dei lavori ovvero la
mancata trasmissione della relazione tecnica di cui all’articolo 7,
commi 2 e 3 L.R.1/2004 comportano la sanzione pecuniaria pari
ad euro duecentocinquantotto anche nel caso in cui la
comunicazione sia effettuata spontaneamente quando l’intervento
è in corso di esecuzione.
5.Oltre alla sanzione di cui sopra, nel caso in cui sia accertato che
l’intervento realizzato non si configuri come tipologia di attività
edilizia consentita senza titolo abilitativo ai sensi dell’articolo 7
L.R.1/2004, ovvero sia in contrasto con le prescrizioni degli
strumenti urbanistici e normative di settore nei casi prescritti dallo
stesso articolo 7 L.R.1/2004, trovano applicazione le procedure
sanzionatorie previste dalla L.R. 21/2004, con riferimento al titolo
abilitativo necessario per la loro realizzazione.
Art. 44 Controlli sui titoli e sulle opere eseguite
1. Il dirigente o responsabile del competente ufficio comunale
esercita i compiti di vigilanza dell’attività edilizia, compresa
quella libera, verificando anche la veridicità delle dichiarazioni e
certificazioni dei progetti previste agli articoli 7, commi 2 e 3 , 17
L.R.1/2004 e 21 L.R.1/2004 e la corrispondenza delle opere in
corso di realizzazione mediante permesso di costruire,
segnalazione certificata di inizio attività e comunicazione di inizio
dei lavori.
2. I controlli sull’attività edilizia sono effettuati anche a seguito di
segnalazioni o esposti di soggetti terzi ed identificati. Gli esposti e
segnalazioni debbono in ogni caso prospettare in maniera
circostanziata e definita elementi idonei ad evidenziare la
realizzazione di opere abusive ovvero la mendacità delle
dichiarazioni e asseverazioni di cui sopra.
3.I controlli verranno realizzati con le modalità previste dalla L.R.
n.8/2011.
Art. 45 Diritti comunali e rimborso delle spese
1.L'Amministrazione comunale con apposita deliberazione
stabilisce le misure e le modalità di esazione dei diritti comunali e
del rimborso delle spese.
Art. 46 Esecuzione d'ufficio
1.Il Dirigente ordina l'esecuzione d'ufficio a spese del
contravventore:
a) dei lavori di demolizione delle opere eseguite in assenza di
permesso di costruire o autorizzazione, ovvero, in totale o parziale
difformità dagli stessi, salvo i casi di acquisizione gratuita, ovvero
di applicazione di sanzioni pecuniarie;
b) dei lavori, ivi comprese eventuali demolizioni, ordinati con il
diniego dell'autorizzazione di abitabilità o agibilità;
c) dei provvedimenti diretti ad impedire l'uso dell'opera alla quale
è stata negata l'autorizzazione di abitabilità o di agibilità;
d) delle cautele necessarie, nel caso di interruzione dei lavori di
cui all'art. 33 del presente regolamento;
e) del ripristino degli immobili e dei manufatti oggetto di servitù
pubblica;
f) della riproduzione del numero civico;
g) della rimozione di medaglioni, stemmi, lapidi, memorie, statue
ed altre opere d'arte, insegne, cartelli, iscrizioni oggetti, tende,
eseguite senza autorizzazione o senza l'osservanza delle
prescrizioni del presente regolamento;
h) della coloritura dei prospetti degli edifici visibili da vie o spazi
pubblici in contrasto con l'ambiente;
i) della demolizione di edifici dichiarati antigienici;
l) dei lavori di consolidamento o demolizione dell'edificio o parte
di esso, che minacci rovina.
2.Prima di procedere all'esecuzione d'ufficio, il Dirigente diffida il
contravventore a provvedervi direttamente assegnandogli un
congruo termine.
3.Qualora il contravventore sia ignoto, si procederà nei confronti
del proprietario dell'edificio o dell'unità immobiliare interessata.
4.Trascorso il termine assegnato senza che i lavori siano stati
eseguiti, il Dirigente procede alla esecuzione d'ufficio dei lavori,
con l'osservanza delle norme di legge in materia.
Art. 47 Garanzie
1.Nei casi in cui, ai sensi del presente regolamento, è prescritta la
prestazione di garanzie, queste possono essere data mediante
fidejussione bancaria o assicurativa o deposito cauzionale,
secondo le modalità previste dalle leggi vigenti.
2.Il Dirigente determina l'ammontare della somma per la quale la
garanzia è prestata, su parere dell'Ufficio tecnico comunale.
3.Il deposito cauzionale può essere prestato a mezzo libretto
bancario fruttifero intestato al concessionario e vincolato a favore
dell'Amministrazione comunale.
4.In caso di esecuzione di ufficio delle opere l'Amministrazione
comunale può disporre del deposito cauzionale o della
fidejussione, osservate le disposizioni di legge e di regolamento.
5.Qualora le opere vengano riconosciute conformi alle
prescrizioni di legge, di regolamento ed alle modalità esecutive
fissate nel permesso di costruire, o anche se difformi tacitamente o
espressamente accettate, la cauzione viene restituita o viene dato
consenso alla liberazione della fidejussione contestualmente al
rilascio dell'autorizzazione di abitabilità o di agibilità.
6.L'ammontare e le modalità di versamento della cauzione, a
garanzia degli obblighi derivanti dalla convenzione per
l'attuazione delle lottizzazioni, sono stabiliti dalla convenzione
stessa.
7.Nelle forme previste dai precedenti commi, il titolare del
permesso di costruire al momento del rilascio del permesso deve
garantire il versamento del contributo afferente al permesso di cui
all'art. 3 legge 28 gennaio 1977, n. 10 e successive modificazioni,
nei casi in cui esso è dovuto.
CAPO III
GRANDEZZE URBANISTICHE EDILIZIE
Art. 48 Superficie territoriale - St
1. Si definisce superficie territoriale la superficie di una porzione
di territorio definito o perimetrato dallo strumento urbanistico
generale,comprensivo delle aree già edificate o destinate
all’edificazione e delle aree per opere di urbanizzazione primaria e
secondaria, per altre opere e servizi pubblici, sia esistenti che di
progetto, nonché di eventuali aree di rispetto.
2. Si definisce territorio agricolo, la superficie di terreno nella
disponibilità del richiedente il titolo abilitativo, secondo quanto
previsto dalla legge regionale 22 febbraio 2005, n. 11 (Norme in
materia di governo del territorio: pianificazione urbanistica
comunale), fermo restando che l’edificazione è realizzata su
terreno in proprietà o con altro diritto reale che conferisce titolo
all’edificazione.
3. Alla superficie territoriale, misurata in metri quadrati si applica
l’indice di utilizzazione territoriale di cui all’articolo 13
R.R.9/2008 e successive modifiche.
4. La potenzialità edificatoria viene calcolata applicando l’indice
di utilizzazione territoriale alla superficie territoriale. Tale
potenzialità può essere incrementata considerando anche quella
acquisita con atto registrato e trascritto di terreni di proprietà
diverse.
Art. 49 Superficie per opere di urbanizzazione primaria
1. Le opere di urbanizzazione primaria, definite dall’articolo 24,
comma 7 della L.R. 1/2004, riguardano: strade locali e urbane,
compresi i percorsi ciclo pedonali, spazi di sosta o di parcheggio
di quartiere, fognature, rete idrica, reti di distribuzione
tecnologiche e per le telecomunicazioni, pubblica illuminazione,
spazi di verde attrezzato di quartiere e per corridoi ecologici,
piazze ed altri spazi liberi, piazzole per la raccolta differenziata
dei rifiuti e per le fermate del trasporto pubblico locale. Gli
strumenti urbanistici prevedono, sulla base del regolamento
regionale di cui all’articolo 62, comma 1, lettera b) della L.R.
11/2005 e dell’articolo 1, commi 258 e 259 della legge 24
dicembre 2007, n. 244 (Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria
2008), aree aggiuntive o immobili, quali opere di urbanizzazione
primaria, destinate ad insediamenti per l’edilizia residenziale
pubblica e sociale.
2. La superficie e la qualificazione delle opere di urbanizzazione
primaria è definita dagli strumenti urbanistici o dal piano
comunale dei servizi o dal progetto delle opere.
3. Si definisce sede stradale l’area delimitata dai confini della
proprietà stradale, che comprende la carreggiata, i marciapiedi, le
piste ciclabili, le opere di sostegno e le fasce di pertinenza
destinate alla viabilità, oltre a quanto indicato dalla legge
regionale 16 dicembre 1997, n. 46 (Norme per la riqualificazione
della rete di trasporto e viaria nel territorio regionale e procedure
per l’attuazione dei relativi interventi) e relative disposizioni
attuative.
4. Per spazi di sosta o di parcheggio, si intende la superficie
dell’area destinata alla sosta degli autoveicoli con esclusione di
una quota pari al trenta per cento della superficie delle corsie di
distribuzione. L’area di sosta ha dimensione minima di metri
lineari 2,50 per 5,50. Le corsie di manovra hanno dimensione
minima pari a metri lineari 3,50 e metri lineari 6,00,
rispettivamente per la sosta longitudinale e perpendicolare al
bordo della carreggiata, ferme restando le normative in materia di
prevenzione incendi. La corsia di manovra è resa indipendente
dalle sedi stradali extraurbane ed urbane di scorrimento. Per
quanto non espressamente disposto dal presente comma sono
applicabili le possibilità di deroga previste dal decreto ministeriale
5 novembre 2001 (Norme funzionali e geometriche per la
costruzione delle strade).
5. La larghezza dei marciapiedi di pertinenza delle strade, delle
aree di sosta o dei parcheggi non può essere inferiore a metri
lineari 1,50, liberi da qualsiasi ostacolo.
Art. 50 Superficie per opere di urbanizzazione secondaria
1. Le opere di urbanizzazione secondaria, definite dall’articolo 24,
comma 7 della l.r. 1/2004, riguardano: asili nido e scuole
d’infanzia, scuole dell'obbligo nonché strutture e complessi per
l'istruzione superiore all'obbligo, mercati di quartiere, delegazioni
comunali, chiese e altri edifici religiosi, impianti sportivi di
quartiere, verde in parchi urbani e territoriali e per corridoi
ecologici, piazze ed altri spazi liberi, centri sociali e attrezzature
culturali, sanitarie, costruzioni cimiteriali, nonché quelli previsti
dalla legge 1 agosto 2003, n. 206 (Disposizioni per il
riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli
enti che svolgono attività similari e per la valorizzazione del loro
ruolo). Nelle attrezzature sanitarie sono comprese le opere, le
costruzioni e gli impianti destinati allo smaltimento, al riciclaggio
o alla distruzione dei rifiuti speciali pericolosi, solidi e liquidi, alla
bonifica di aree inquinate. Tra le opere di urbanizzazione
secondaria sono comunque incluse, ove non sopra precisato, le
aree per dotazioni territoriali e funzionali destinate ad attrezzature
di interesse sovracomunale.
2. La superficie e la qualificazione delle opere di urbanizzazione
secondaria è definita dagli strumenti urbanistici o dal piano
comunale dei servizi o dal progetto delle opere.
Art. 51 Superficie fondiaria - Sf
1. Si definisce superficie fondiaria la superficie del terreno già
edificato e/o destinato all’edificazione, al netto delle superfici
destinate dallo strumento urbanistico generale e dal piano
attuativo alle urbanizzazioni primarie e secondarie esistenti o
previste.
2. Nel caso di intervento edilizio diretto la superficie fondiaria
corrisponde alla superficie edificabile del lotto.
3. Eventuali previsioni d’uso di superficie fondiaria finalizzata al
miglioramento degli spazi pubblici esistenti, contenute nel titolo
abilitativo e regolate da convenzione o atto d’obbligo, qualora non
prescritte dagli strumenti urbanistici non riducono la superficie
fondiaria da computare ai fini del calcolo della potenzialità
edificatoria del lotto.
4. Alla superficie fondiaria, misurata in metri quadrati, si applica
l’indice di utilizzazione fondiaria di cui all’articolo 14 R.R.
9/2008.
5. In base alla superficie fondiaria viene calcolata la potenzialità
edificatoria dei lotti.
Art. 52 Superficie asservita - Sa
1. Si definisce superficie asservita la superficie territoriale o
fondiaria, espressa in metri quadrati, necessaria a legittimare
l’edificazione rispetto alla disciplina urbanistica ed edilizia
vigente.
2. Le aree asservite ad un edificio per l’applicazione degli indici,
possono restare di proprietà diversa ovvero essere cedute a terzi,
purché nell’atto pubblico di trasferimento, registrato e trascritto,
risulti l’obbligo della loro inedificabilità in rapporto all’indice
utilizzato.
3. Nel caso si intervenga su di un edificio esistente mediante
aggiunta di un nuovo corpo di fabbrica, o si realizzino nuovi
edifici nelle superfici territoriale o fondiaria di cui agli articoli 2 e
5 R.R. 9/2008, per determinare la superficie da asservire al nuovo
intervento, devono essere considerati anche gli edifici già
esistenti. È fatta salva l'ipotesi in cui le norme di attuazione del
PRG consentano incrementi di superficie utile coperta
indipendentemente dal rispetto dell'indice di zona o i casi in cui
sono applicabili modalità premiali, compensative e perequative
dei diritti edificatori in base a specifiche normative.
4. L’area asservita a costruzioni esistenti non può essere asservita
ad altre costruzioni, fatto salvo il caso di incremento dell’indice di
edificabilità o di una sua sottoutilizzazione, rispetto a quanto
considerato al momento dell’asservimento o di modifica della
destinazione e normativa urbanistica dell’area medesima.
5. Restano ferme le normative in materia di vincolo di
asservimento dei terreni previste dagli strumenti urbanistici o da
normative di settore.
Art. 53 Area di sedime - As
1. Si definisce area di sedime l’area, misurata in metri quadrati,
ottenuta dalla proiezione sul piano orizzontale delle murature e
delle strutture portanti esterne della costruzione sovrastante il
piano di campagna e delle parti di costruzioni entroterra non
ricoperte superiormente da terreno vegetale di idoneo spessore
come previsto all’articolo 8 comma 2, lettera b) R.R.9/2008.
2. Sono escluse dalla misurazione le sole opere aperte aggettanti
dal filo esterno delle murature quali: balconi, scale, pensiline,
cornicioni, spioventi, gronde, fasce di coronamento ed elementi
decorativi e rampe esterne richieste da specifiche normative di
sicurezza o per l’abbattimento della barriere architettoniche.
Sono altresì escluse le scale esterne se aventi altezza non superiore
a metri lineari 2,00 rispetto alla linea di spiccato dell’edificio.
3. Nel caso di interventi di ristrutturazione edilizia, effettuati ai
sensi dell’articolo 13, comma 1, lettera c) della L.R. 1/2004, l’area
di sedime di un edificio esistente può essere modificata sia come
forma che come superficie, a condizione che la variazione
mantenga un punto di contatto con l’area di sedime esistente, nel
rispetto dei parametri edilizi e di specifici limiti stabiliti dallo
strumento urbanistico o dal regolamento comunale per l’attività
edilizia e purché le modifiche siano tali da garantire migliori
soluzioni architettoniche, ambientali e paesaggistiche. Tra gli
interventi di ristrutturazione di cui sopra rientra la
delocalizzazione degli edifici determinata da norme speciali,
anche qualora la nuova area di sedime non mantenga alcun punto
di contatto con la precedente area.
Art. 54 Superficie permeabile e impermeabile Sp - Si
1. Si definisce superficie permeabile la parte di superficie
fondiaria priva di costruzioni sia fuori terra che interrate e di
pavimentazione impermeabile, sistemata a verde o comunque con
soluzioni filtranti alternative destinata principalmente a migliorare
la qualità dell'intervento e del contesto urbano, in grado di
assorbire direttamente le acque meteoriche.
2. A tal fine:
a) sono considerate superfici permeabili, le superfici finite a prato,
orto o comunque coltivate, quelle in terra, terra battuta, ghiaia;
sono inoltre considerate tali quelle soluzioni che non
compromettono la permeabilità del terreno quali le superfici finite
con masselli o blocchi di calcestruzzo su fondo sabbioso
sovrastante il terreno naturale, non cementate con posa degli
elementi con fuga permeabile, oltre a quelle che impiegano
materiali idonei a garantire il passaggio dell’acqua almeno per il
cinquanta per cento della superficie;
b) sono considerate altresì superfici permeabili le superfici aventi
le caratteristiche di cui alla lettera a) realizzate a copertura di
costruzioni interrate con terreno di riporto contiguo al terreno
naturale o a sistemazioni realizzate, di spessore non inferiore a
metri lineari 0,50 rispetto al piano di copertura della costruzione.
3. Sono considerate superfici impermeabili quelle con
caratteristiche diverse da quanto indicato al comma 2, per le quali
vanno comunque previsti e realizzati opportuni sistemi di
smaltimento o convogliamento delle acque meteoriche che
evitino azioni di dilavamento e ruscellamento.
Art. 55 Perimetro di un edificio - Pe
1. Si definisce perimetro di un edificio il perimetro delimitato da
qualunque struttura edificata fuori terra o entroterra, con la
esclusione delle opere di cui all’articolo 7, comma 2 R.R.9/2008 e
di eventuali intercapedini aventi le caratteristiche di cui
all’articolo 17, comma 3, lettera j) R.R.9/2008.
Art. 56 Quota di spiccato - Qs
1. Si definisce quota di spiccato la quota del terreno sistemato nel
punto di contatto con la parete del prospetto dell’edificio,
rappresentato dal piano stradale o dal piano del marciapiede o dal
piano del terreno a sistemazione definitiva.
2. Per sistemazione definitiva si intende la modifica motivata
dell’andamento della linea naturale del terreno, dedotta dal piano
quotato a corredo del progetto, mediante sbancamenti e/o rilevati.
Art. 57 Linea di spiccato - Ls
1. Si definisce linea di spiccato la linea, sulla quale giacciono i
punti coincidenti con le quote di spiccato, di cui all’articolo 10
R.R.9/2008, lungo il perimetro esterno dell’edificio.
Art. 58 Sagoma di un edificio - Se
1. Si definisce sagoma di un edificio la figura planovolumetrica
ottenuta dal contorno esterno dell’edificio escluse le opere
previste all’articolo 7, comma 2 R.R.9/2008.
2. Nel caso di interventi di ristrutturazione edilizia, effettuati ai
sensi dell’articolo 13, comma 1, lettera c) della l.r. 1/2004, la
sagoma di un edificio esistente può essere modificata, nel rispetto
dei parametri edilizi stabiliti dallo strumento urbanistico o dal
regolamento comunale per l’attività edilizia, ferma restando la
possibilità di mantenere il volume, le superfici e le altezze
preesistenti, e purché le modifiche siano tali da garantire migliori
soluzioni architettoniche, ambientali e paesaggistiche.
Indici
Art. 59 Indice di utilizzazione territoriale - Iut
1. Si definisce indice di utilizzazione territoriale il rapporto
massimo consentito in una porzione di territorio definito o
perimetrato dallo strumento urbanistico generale tra la superficie
utile coperta, edificata ed edificabile e la superficie territoriale di
tale porzione di territorio. Esso è espresso in mq/mq.
2. È fatto salvo quanto disposto da specifiche normative o dallo
strumento urbanistico in materia di incrementi premiali dei diritti
edificatori, compensazione e perequazione.
Art. 60 Indice di utilizzazione fondiaria - Iuf
1. Si definisce indice di utilizzazione fondiaria il rapporto
massimo consentito tra la superficie utile coperta massima
edificata ed edificabile e la superficie fondiaria. Esso è espresso in
mq/mq.
2. È fatto salvo quanto disposto da specifiche normative o dallo
strumento urbanistico in materia di incrementi premiali dei diritti
edificatori, compensazione e perequazione.
Art. 61 Indice di copertura - Ic
1. Si definisce indice di copertura il rapporto,espresso in mq/mq o
in percentuale, tra l’area di sedime delle costruzioni edificate o
realizzabili di cui all’articolo 7 R.R.9/2008 e la superficie
fondiaria del lotto edificabile di pertinenza.
Art. 62 Indice di permeabilità - Ip
1. Si definisce indice di permeabilità, espresso in mq/mq o in
percentuale, l’indice dato dal rapporto tra la superficie permeabile
del suolo e la superficie fondiaria del lotto o del comparto libera
da costruzioni. Esso è stabilito dagli strumenti urbanistici
comunali.
Grandezze edilizie
Art. 63 Superficie utile coperta - Suc
1. Si definisce superficie utile coperta la sommatoria, espressa in
metri quadrati, delle superfici coperte di ogni piano dell’edificio,
misurate all’esterno dei muri o comunque delle strutture portanti
perimetrali, da computare con le seguenti modalità:
a) nel caso in cui l’altezza utile interna dei piani o parti di essi di
edifici ecceda i metri lineari tre e cinquanta, la superficie utile
coperta è conteggiata dividendo il relativo volume per tre e
cinquanta. Nella medesima fattispecie, per gli edifici a
destinazione diversa da quella residenziale situati all’interno delle
zone specificamente previste dal PRG e per i piani completamente
interrati di qualsiasi edificio, lo strumento urbanistico può
prevedere un divisore maggiore;
b) la superficie utile coperta dei piani interrati e seminterrati è
ottenuta moltiplicando la superficie utile coperta complessiva del
piano per il rapporto tra la superficie delle pareti fuori terra o
comunque scoperte del piano medesimo e la superficie
complessiva delle pareti del piano stesso escludendo dal computo
le superfici delle pareti per l’accesso al piano indicate all’articolo
18, comma 3, lettera c) R.R.9/2008. La superficie delle pareti fuori
terra è misurata rispetto alla linea di spiccato di cui all’articolo 11
R.R.9/2008;
c) non costituisce incremento della superficie utile coperta
l'inserimento di nuovi piani all'interno di edifici esistenti a
destinazione artigianale e industriale, fermo restando il rispetto
delle norme igienico-sanitarie, di quelle in materia di dotazioni
territoriali e funzionali, nonché di contributo di costruzione;
d) per gli interventi da effettuare nelle zone agricole la superficie
utile coperta è misurata con le modalità previste dalla normativa
regionale di riferimento oltre a quanto previsto ai commi 3 e 5,
ferme restando le disposizioni di cui all’articolo 69, comma 9
della l.r. 11/2005.
2. Il calcolo della superficie utile coperta è finalizzato alla verifica
dell’applicazione dell’indice di utilizzazione territoriale e
dell’indice di utilizzazione fondiaria previsti dagli strumenti
urbanistici.
3. Nel calcolo della superficie utile coperta dell’edificio non sono
conteggiati:
a) gli extra spessori murari, finalizzati al comfort ambientale ed al
risparmio energetico, nei limiti e con le modalità previste
dall’articolo 37, comma 1, lettera a) della l.r. 1/2004;
b) i vani e gli spazi connessi alle soluzioni di architettura
bioclimatica, di cui all’articolo 38, comma 1, lettere a) e b) della
L.R. 1/2004, nei limiti e con le modalità ivi previste;
c) verande e serre solari non riscaldate disposte prevalentemente
nei fronti da sud-est a sud-ovest, con funzione di captazione
solare, che abbiano la superficie esterna, riferita a pareti e/o
copertura, vetrata per almeno il settanta per cento. Il volume o la
superficie delle verande e serre non può superare il venti per cento
del volume o della superficie dell'intero edificio;
d) le superfici relative agli interventi di prevenzione sismica di
edifici esistenti, di cui all’articolo 41, comma 1, lettera a) della
l.r.1/2004, nei limiti e con le modalità previste dallo stesso
articolo, ottenibili dividendo il relativo volume di incremento
consentito (10 per cento) per tre;
e) i locali strettamente necessari agli impianti tecnologici al
servizio dell’edificio per le parti emergenti dalla linea di
estradosso del solaio dell’ultimo piano abitabile dell’edificio (vani
scala, extracorsa o vano macchina ascensore, apparecchiature
tecnologiche anche per la produzione di acqua calda o energia da
fonti rinnovabili, vani motore, canne fumarie e di ventilazione,
impianti di condizionamento e simili) purché contenuti nei limiti
strettamente indispensabili ed architettonicamente integrati alla
costruzione;
f) le superfici per porticati, logge, cavedi, passaggi pedonali,
gallerie, atri, nonché le superfici coperte da tettoie anche se
risultano aperte lateralmente su un solo lato:
1) senza limitazioni per quelle da rendere pubbliche, su richiesta
del comune o se previste dagli strumenti urbanistici ovvero per
scelta progettuale, purché la loro utilizzazione sia vincolata a
mezzo di atto pubblico registrato e trascritto;
2) secondo le modalità stabilite dal regolamento comunale per
l’attività edilizia o dallo strumento urbanistico per quelle da
realizzare negli edifici al di fuori delle zone agricole;
3) nelle zone agricole, entro il limite del dieci per cento della
superficie utile coperta del primo piano fuori terra a protezione
degli accessi di edifici residenziali o per attività extralberghiere o
per alloggi agrituristici, computando quelli esistenti alla data di
entrata in vigore della l.r. 11/2005;
g) i vani per ascensori, le scale di sicurezza esterne e le opere per
la eliminazione delle barriere architettoniche di cui all’articolo 21,
comma 2, lettera a), punto 5) e lettera b), punto 2) R.R.9/2008;
h) i vani scala, compresi gli androni e i pianerottoli, fino ad un
massimo di mq. 20 per ogni piano;
i) le superfici dei locali ricavati tra l’intradosso del solaio di
copertura inclinato e l’estradosso del solaio dell’ultimo livello di
calpestio, per le sole parti aventi altezza utile inferiore a m. 1,80;
j) le nuove costruzioni per pertinenze edilizie fuori terra, di cui
all’articolo 21, comma 2, lettera b), punto 4) e lettera c), punti 1),
2) e 4) R.R.9/2008 nei limiti di metri quadrati 30 di superficie
utile coperta ovvero del cinque per cento della superficie utile
coperta complessiva di ogni edificio;
k) le intercapedini ventilate completamente interrate, aventi una
larghezza utile interna non superiore a metri lineari 1,50
esternamente alle murature perimetrali e portanti dell’edificio;
l) i locali per attrezzature tecnologiche completamente interrati di
cui all’articolo 21, comma 2, lettera b), punto 4) e lettera c), punti
7) e 9) R.R.9/2008;
m) i locali necessari per l’alloggio di impianti o serbatoi di acqua
calda sanitaria prodotta da fonti energetiche rinnovabili;
n) le strutture leggere di sostegno di pannelli fotovoltaici o
pannelli solari per la produzione di energia o acqua calda privi di
sovrastante serbatoio, posti a copertura di aree per parcheggi
pubblici o di interesse pubblico costituenti dotazioni territoriali e
funzionali in attuazione delle relative normative, con esclusione
delle zone A ed E.
4. Le superfici strettamente necessarie dei locali tecnologici per
impianti idrici e di pompaggio, di riscaldamento, di
condizionamento, elettrici, nonché di quelli per il trattamento e lo
stoccaggio dei reflui o dei residui delle lavorazioni, finalizzate al
miglioramento dei processi produttivi ed al rispetto delle norme in
materia ambientale, strettamente connessi ed indispensabili alle
attività produttive, comprese quelle agricole, non si computano
nella superficie utile coperta.
5. Per i servizi pubblici la superficie utile coperta ammissibile e le
relative modalità di calcolo sono stabilite dagli strumenti
urbanistici.
Art. 64 Altezza di un edificio - Ae
1. Si definisce altezza di un edificio la distanza massima verticale,
misurata in metri lineari, nel modo seguente:
a) nel caso di edifici con coperture inclinate, è la distanza,
misurata in gronda, intercorrente tra la linea di spiccato, di cui
all’articolo 11 R.R.9/2008 e l’intersezione reale o virtuale del lato
esterno della parete perimetrale con l’intradosso della falda della
copertura, posta al livello più alto dell’edificio stesso
considerando anche i corpi di fabbrica arretrati. Qualora
l’inclinazione delle falde della copertura sia superiore al
trentacinque per cento, l’altezza dell’edificio viene misurata con
riferimento alla distanza media tra la linea di colmo e l’estradosso
dell’ultimo solaio;
b) nel caso di edifici con coperture piane, è la distanza
intercorrente tra la linea di spiccato e l’intersezione reale o virtuale
del lato esterno della parete perimetrale con l’intradosso della
parte strutturale del solaio di copertura posto al livello più alto
dell’edificio stesso anche in caso di corpi di fabbrica arretrati,
escludendo lo spessore delle eventuali coibentazioni fino ad un
extraspessore massimo di 10 cm. Ove l’altezza del parapetto
superi i metri 1,20 rispetto al piano di calpestio della copertura,
l’altezza dell’edificio viene misurata con riferimento alla sommità
del parapetto medesimo.
2. Per edifici con particolare articolazione planivolumetrica e
composizione architettonica o posti su terreni in pendenza a quote
diverse, l’altezza è data dalla maggiore delle altezze di ogni
facciata dei corpi di fabbrica in cui può essere scomposto
l’edificio stesso, di cui all’articolo 19 R.R.9/2008.
3. La misura dell’altezza non tiene conto:
a) dei soli volumi tecnici emergenti dalla linea di estradosso del
solaio dell’ultimo piano abitabile dell’edificio (vani scala,
extracorsa o vano macchina ascensore, apparecchiature
tecnologiche destinate anche alla produzione di acqua calda o di
energia da fonti rinnovabili, vani motore, canne fumarie e di
ventilazione, impianti di condizionamento), purché contenuti nei
limiti strettamente indispensabili ed architettonicamente integrati
con la costruzione;
b) degli impianti tecnologici e di servizio rispondenti a particolari
esigenze di funzionalità dell’edificio in relazione alla sua
destinazione;
c) delle maggiori altezze in corrispondenza di bocche di lupo o
agli accessi esterni, carrabili e pedonali, al piano seminterrato o
interrato, purché gli accessi stessi, realizzati al di sotto della linea
di sistemazione definitiva, non siano di larghezza superiore a
metri lineari 5, fatte salve maggiori dimensioni derivanti da
normative sulla sicurezza. Per ogni piano potrà essere realizzato
un solo accesso con tale tipologia, fatti salvi i casi in cui per
motivi di sicurezza siano prescritti dagli organi competenti due
accessi per entrata e uscita degli autoveicoli. Dette limitazioni non
trovano applicazione nel caso di destinazione a dotazioni
territoriali e funzionali dei piani seminterrati o interrati.
Art. 65 Altezza di una facciata di un edificio - Af
1. Si definisce altezza di una facciata di un edificio, l’altezza di
ogni prospetto del corpo di fabbrica omogeneo per forma e
definizione architettonica in cui può essere scomposto l’edificio
stesso. Tale altezza è data dalla media delle distanze misurate
relativamente al prospetto considerato come indicato all’articolo
18, comma 1 R.R.9/2008.
2. Nella media di cui al comma 1 non si tiene conto di parti di
pareti rientranti o sporgenti rispetto al piano prevalente del
prospetto.
3. Nel caso di pareti non verticali l’altezza è data dalla loro
proiezione virtuale sulla verticale.
Art. 66 Altezza utile di un piano di un edificio e altezza utile di un
locale - Au
1. Si definisce altezza utile di un piano o di un locale la distanza
netta tra il pavimento ed il soffitto o controsoffitto, misurata senza
tener conto delle travi principali, delle irregolarità e dei punti
singolari delle travi e delle capriate a vista.
2. Le altezze utili interne dei piani e dei locali con coperture
inclinate sono computate, nel caso che le pareti interessate
abbiano altezze variabili e non omogenee, calcolando l’altezza
media ponderale di ogni singola parete, data dal rapporto tra la sua
superficie e la rispettiva lunghezza.
Art. 67 Opere Pertinenziali - Op
1. Si definiscono opere pertinenziali i manufatti che, pur avendo
una propria individualità ed autonomia sono posti in durevole ed
esclusivo rapporto di proprietà, di subordinazione funzionale o
ornamentale, con uno o più edifici principali di cui fanno parte e
sono caratterizzati:
a) dalla oggettiva strumentalità;
b) dalla limitata dimensione;
c) dalla univoca destinazione d’uso;
d) dalla collocazione in aderenza o a distanza non superiore a 30
metri lineari dall’edificio principale o ricadenti, comunque,
all’interno del lotto in zone B, C, D ed F e fatte salve distanze
superiori rese obbligatorie da norme di sicurezza o igienico
sanitarie o qualora si tratti di opere di recinzione o di muri di
sostegno;
e) dal rapporto di proprietà o di altro titolo equipollente.
2. Le opere pertinenziali, ove siano verificate le caratteristiche di
cui sopra e comunque fatte salve le disposizioni del regolamento
comunale per l’attività edilizia o dello strumento urbanistico, sulle
tipologie e sui materiali utilizzabili, sono così differenziate:
a) opere pertinenziali di cui all’articolo 7, comma 1, lettera d)
della l.r. 1/2004 e successive modifiche, eseguibili senza titolo
abilitativo, fermo restando quanto disposto dal comma 3 del
medesimo articolo:
1) i manufatti per impianti tecnologici a rete o puntuali (quali
acqua, telefono, energia elettrica, gas, fognature, illuminazione,
telecomunicazioni), se posti al di sotto del livello del terreno
sistemato ovvero se emergenti da questo, purché aventi superficie
utile coperta non superiore a metri quadrati 3,00 ed altezza non
superiore a metri lineari 1,80;
2) opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni anche per
aree di sosta che siano contenuti entro l’indice di permeabilità, ove
stabilito;
3) pannelli solari senza serbatoio di accumulo da realizzare al di
fuori delle zone di tipo A di cui al d.m. 1444/1968;
4) elementi di arredo quali panchine, lampioni, giochi per bambini
all’aperto, rivestimento di pozzi esterni, fontane, statue, fioriere;
5) opere pertinenziali per l’eliminazione di barriere architettoniche
da realizzare nei limiti e con le modalità di cui all’articolo 7,
comma 1, lettera b) L.R.1/2004 che, pertanto, non interessino
immobili compresi negli elenchi di cui alla parte prima e seconda
del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, nonché gli
immobili di cui all’articolo 4, comma 2 L.R. 1/2004 e quelli di
interesse storico, architettonico e culturale individuati dagli
strumenti urbanistici.
Tali opere non debbono riguardare elementi strutturali né
comportare la realizzazione di manufatti che alterino la sagoma di
un edificio;
6) manufatti per il ricovero di animali domestici o da compagnia o
manufatti per ripostigli e barbecue di superficie utile coperta
complessiva non superiore a mq. 4,00 e altezza non superiore a
metri lineari 2,00;
7) le serre che non comportano trasformazione permanente del
suolo di cui alla delibera della Giunta regionale 7 giugno 2006,
n.955, destinate alla coltivazione di prodotti per il consumo delle
famiglie anche diverse dall’impresa agricola, aventi una superficie
utile coperta non superiore a mq. 20,00;
8) le tende installate in corrispondenza di aperture ovvero su
terrazze, balconi, cavedi o logge, escluse quelle aggettanti su spazi
pubblici o di uso pubblico;
9) le strutture a carattere precario facilmente smontabili previste
dal Progetto d’Area per la valorizzazione del paesaggio in
territorio agricolo approvato ai sensi dell’articolo 32, comma 2,
lettera i) della l.r. 11/2005;
10) l’installazione di serbatoi di gpl, fino alla capacità di 13,00
metri cubi purché completamente interrati;
11) i pergolati con struttura leggera, in ferro o legno, purché
collocati a terra senza opere fondali e privi di qualsiasi copertura,
destinati esclusivamente a sorreggere essenze vegetali o teli
ombreggianti;
12) opere di scavo e rinterro per la posa in opera di serbatoi
prefabbricati per l’accumulo di acque piovane;
b) opere pertinenziali ai sensi dell’articolo 3, comma 1, lettera e),
punto 6) L.R.1/2004, ma sottoposte a segnalazione certificata di
inizio attività:
1) recinzioni, muri di cinta e cancellate che non fronteggiano
strade o spazi pubblici o che non interessino superfici superiore a
metri quadrati tremila come previsto all’articolo 13, comma 1,
lettera f) della l.r. 1/2004 e successive modifiche;
2) opere per la eliminazione di barriere architettoniche quali scale,
accessi, rampe, ascensori, apparecchiature elettriche e vani di
servizio strettamente correlati, come previsto all’articolo 20,
comma 1, lettera d) della l.r.1/2004 e successive modifiche;
3) parcheggi o autorimesse da destinare a servizio di singole unità
immobiliari da realizzare nel sottosuolo o al piano terreno dei
fabbricati, di cui all’articolo 9, comma 1 della legge 24 marzo
1989, n. 122 che non comportano deroga agli strumenti
urbanistici;
4) impianti sportivi e ricreativi al servizio delle abitazioni o delle
attività di tipo ricettivo o agrituristico che non comportano una
occupazione di superficie superiore a mq. 400,00 e nuova
superficie utile coperta. Tali impianti possono comprendere locali
per attrezzature tecnologiche completamente interrati di superficie
utile coperta non superiore a mq. 6,00, con la possibilità di
prevedere una parete scoperta per l’accesso, avente superficie non
superiore a mq. 6,00;
5) installazione di pannelli solari con serbatoio di accumulo
esterno o, relativamente alle zone A, senza serbatoio di accumulo;
6) installazione di serbatoi di gpl diversi da quelli di cui alla
lettera a), punto 10), purché adeguatamente schermati con essenze
vegetali autoctone;
7) tende aggettanti su spazi pubblici o di uso pubblico;
8) strutture leggere aggettanti su terrazze, balconi, logge e cavedi;
9) installazione di impianti per la produzione di energia elettrica
da fonti rinnovabili, nei limiti di cui all’articolo 12, comma 5 del
D.Lgs. 387/2003 e d.m. 19 febbraio 2007 e relative disposizioni
regionali;
c) opere pertinenziali ai sensi dell’articolo 3, comma 1, lettera e),
punto 6) L.R.1/2004 sottoposti a permesso di costruire:
1) le tettoie, le pergole, i gazebo, i manufatti per barbecue e per il
ricovero di animali domestici o di compagnia aventi caratteristiche
superiori rispetto a quelle di cui alla lettera a), punti 6) e 11), per
una superficie utile coperta non superiore a mq. 20,00 e di altezza
non superiore a metri lineari 2,40, di pertinenza di edifici
residenziali e per attività di tipo ricettivo, agrituristico, sportive,
ricreative e servizi;
2) le cabine idriche, le centrali termiche ed elettriche o di
accumulo di energia dimensionate in base alle esigenze
dell’edificio principale;
3) i parcheggi o autorimesse da destinare a servizio di singole
unità immobiliari da realizzare nel sottosuolo o al piano terreno
dei fabbricati esistenti, ai sensi dell’articolo 9, comma 1 della l.
122/1989, che comportano deroga agli strumenti urbanistici, con
esclusione delle zone agricole;
4) manufatti per impianti tecnologici a rete o puntuali emergenti
dal terreno, aventi dimensioni eccedenti quelle di cui alla lettera
a), punto 1);
5) i muri di sostegno;
6) recinzioni, muri di cinta e cancellate di qualunque tipo che
fronteggiano strade o spazi pubblici o recinzioni necessarie alle
imprese agricole, che interessino superficie superiore a mq. 3.000,
purché esclusivamente a protezione di attrezzature, impianti o
allevamenti anche allo stato brado o semibrado;
7) i locali strettamente necessari per i serbatoi, per le cisterne per
l’accumulo di acque piovane completamente interrati con la
possibilità di prevedere una parete scoperta per l’accesso avente
superficie non superiore a metri quadrati 6,00;
8) gli impianti sportivi e ricreativi al servizio delle abitazioni o
delle attività di tipo ricettivo, agrituristico o servizi di dimensione
eccedenti quelle previste alla lettera b), punto 4);
9) nelle zone agricole, i servizi igienici a servizio delle aree di
sosta dei campeggiatori per le attività agrituristiche di cui
all’articolo 4, commi 3 e 4 della legge regionale 14 agosto 1997,
n. 28, nei limiti di metri quadrati 20,00 di superficie utile coperta.
Art. 68 Definizione di edificio esistente
1. Si definiscono edifici quelli presenti sul territorio comunale e
legittimati da titolo abilitativo o già esistenti alla data di entrata in
vigore della legge 6 agosto 1967, n. 765 o per quelli anteriori, se
già esistenti alla data di entrata in vigore di normative che
prevedevano l’obbligo di atti autorizzatori per realizzare interventi
edilizi.
2. Ai fini di cui al comma 1 perché l’edificio possa essere
considerato esistente è necessaria la presenza delle opere
strutturali, tali da rendere bene individuabile la consistenza
dell’edificio stesso.
3. La destinazione d’uso dell’edificio è determinata con le
modalità previste all’articolo 33, comma 2 della l.r. 1/2004 e
successive modifiche .
4. Quando l’edificio non è individuabile nella sua interezza
originaria, perché parzialmente diruto o fatiscente, sempreché
siano presenti gran parte degli elementi strutturali di cui al comma
2, la sua consistenza, in assenza di chiari elementi tipologici e
costruttivi è definita dai seguenti elementi, sempreché sufficienti a
determinare la consistenza edilizia e l’uso dei manufatti:
a) studi e analisi storico-tipologiche supportate anche da
documentazioni catastali o archivistiche;
b) documentazione fotografica;
c) atti pubblici di compravendita;
d) certificazione catastale.
5. Resta invariato quanto previsto:
a) all’articolo 11 dell’allegato “A” della delibera della Giunta
regionale 19 marzo 2007, n. 420 in merito alla ricostruzione di
parte di edifici con valore storico ed architettonico;
b) dall’allegato “A” della delibera della Giunta regionale 14
settembre 1998, n. 5180 in materia di riparazione dei danni causati
dagli eventi sismici.
Distanze
Art. 69 Distanze tra edifici - De
1. Per distanza tra edifici deve intendersi il minor segmento
orizzontale congiungente le pareti fronteggianti in senso
orizzontale. La distanza si applica quando le pareti sono
fronteggianti per oltre metri lineari 1,00.
2. Negli interventi di cui all’articolo 3, comma 1, lettere b), c) e d)
L.R.1/2004 le distanze tra gli edifici non possono essere inferiori a
quelle intercorrenti tra i volumi edificati preesistenti.
3. Nei centri e nuclei storici (zone di tipo A di cui al d.m.
1444/1968) per gli interventi di cui all’articolo 3, comma 1, lettera
f) e all’articolo 13, comma 1, lettera c) della L.R.1/2004, o per
eventuali nuove costruzioni ammesse, le distanze tra gli edifici
rispettano le disposizioni del codice civile.
4. Per tutti gli altri interventi edilizi diversi da quelli indicati ai
commi 2 e 3 sono prescritte distanze minime tra edifici, con
l’esclusione di muri di contenimento del terreno e di delimitazione
del confine di proprietà, come di seguito indicati:
a) nelle zone di tipo B ed E, di cui al d.m. 1444/1968, metri lineari
10,00 tra pareti di edifici finestrate o non finestrate o porticate,
salvo distanze maggiori previste dallo strumento urbanistico
generale;
b) nelle zone di tipo C, D, F di cui al d.m. 1444/1968, la misura
non inferiore all’altezza dell’edificio più alto e comunque non
inferiore a metri lineari 10,00, tra pareti di edifici finestrate o non
finestrate o porticate, salvo distanze maggiori previste dallo
strumento urbanistico generale;
c) nei casi di sopraelevazione di edifici esistenti, le distanze
possono essere inferiori a metri lineari 10,00 purché non risultino
inferiori all’altezza dell’edificio più alto;
d) nei casi di edifici pertinenziali della stessa proprietà
dell’edificio principale, non sono previste distanze minime;
e) tra edifici di proprietà diversa che costituiscono opere
pertinenziali realizzate in applicazione dell’articolo 21, comma 2,
lettere b) e c) L.R.1/2004, aventi altezza non superiore a metri
lineari 2,40, la misura di metri lineari 6,00. Dalle pareti di tali
edifici non si applicano le disposizioni di cui alle lettere a) e b).
5. La distanza minima tra muri di contenimento del terreno anche
a sostegno di terrapieni artificiali, rispetto a pareti di edifici di
proprietà diversa non può essere inferiore all’altezza del muro di
sostegno stesso, qualora questo superi metri lineari 2.
6. È fatto salvo quanto previsto dall’articolo 41, comma 2 della l.r.
1/2004 in materia di interventi edilizi di prevenzione sismica. Ai
fini della distanza tra edifici esistenti non si computano gli
extraspessori murari finalizzati al comfort ambientale e al
risparmio energetico necessari alla realizzazione di rivestimenti
termici esterni nei limiti di spessore di cm 15.
7. Per le opere pertinenziali di cui all'articolo 21, comma 2, lettera
a) R.R.9/2008 e quelle di cui all’articolo 38, comma 1 della l.r.
1/2004, nonché per le opere volte all’eliminazione delle barriere
architettoniche, trovano applicazione le disposizioni del codice
civile.
Art. 70 Distanze dai confini - Dc
1. Per distanza dai confini deve intendersi il segmento orizzontale
valutato in senso radiale, tra il perimetro dell'edificio di cui
all'articolo 9 R.R.9/2008 ed il confine.
2. Per gli interventi edilizi sono prescritte le distanze minime
come di seguito indicate:
a) dai confini: metri lineari 5 nel caso di edifici con altezza
superiore a 2,40 metri lineari;
b) dai confini: metri lineari 3,00 nel caso di edifici che
costituiscono opere pertinenziali realizzate in applicazione
dell’articolo 21, comma 2, lettere b) e c) R.R.9/2008, aventi
altezza non superiore a metri lineari 2,40;
c) dai comparti o ambiti o zone edificabili a destinazione pubblica
previste dallo strumento urbanistico: metri lineari 5,00;
d) nel caso di locali o strutture realizzati completamente al di sotto
del livello del terreno sistemato debbono essere posti a distanza
dal confine non inferiore a metri lineari 1,50, indipendentemente
dall’altezza e dal numero dei piani interrati. Per i manufatti e gli
impianti tecnologici a rete o puntuali, completamente interrati non
è prescritta alcuna distanza dal confine di proprietà fatte salve
normative in materia igienico–sanitaria e di sicurezza;
e) fatto salvo quanto previsto al comma 4, non sono previste
distanze minime dai confini per la realizzazione di muri di
contenimento del terreno anche a sostegno di terrapieni artificiali
fino a m. 2,00 di altezza anche volti a delimitare confini di
proprietà. Per la realizzazione dei muri di contenimento di cui
sopra, aventi altezza superiore a ml. 2,00, è prevista una distanza
minima dal confine pari all’altezza del muro eccedente i metri
lineari 2,00, ferma restando la possibilità di realizzare recinzioni e
ringhiere in struttura leggera alla sommità del muro medesimo.
3. Per gli edifici e manufatti realizzati entro e fuori terra la
distanza dai confini di cui ai commi 1 e 2 e dai confini stradali,
può essere definita da un accordo tra i proprietari, da presentare al
comune, fermo restando il rispetto di quelle di cui all’articolo 23
R.R.9/2008.
4. Le distanze dai confini indicate al comma 1 possono essere
ridotte, rispetto a piazze o altri spazi pubblici o parcheggi,
mediante approvazione di piano attuativo con previsioni
planivolumetriche che comprenda tutti gli immobili e le aree
interessate.
5. È fatto salvo quanto previsto dall’articolo 41, comma 2 della l.r.
1/2004 in materia di interventi edilizi di prevenzione sismica. Ai
fini della distanza dai confini non si computano gli extraspessori
murari finalizzati al comfort ambientale e al risparmio energetico
di edifici esistenti necessari alla realizzazione di rivestimenti
termici esterni nei limiti di spessore di cm 5.
6. Per le strutture a sbalzo non chiuse, quali balconi, terrazze,
scale e simili, la sporgenza massima dovrà distare dal confine di
proprietà non meno di metri lineari 3,00.
7. Per le opere pertinenziali di cui all'articolo 21, comma 2, lettera
a) R.R.9/2008 e quelle di cui all’articolo 38, comma 1 della l.r.
1/2004, nonché per le opere volte all’eliminazione della barriere
architettoniche, trovano applicazione le disposizioni del codice
civile.
Art. 71 Distanze dalle strade - Ds
1. La distanza dalla strada è il segmento orizzontale, valutato in
senso radiale, tra il perimetro dell'edificio di cui all'articolo 9
R.R.9/2008 ed il confine della sede stradale, completa degli
elementi di cui all’articolo 3, comma 3 R.R.9/2008.
2. All’interno dei centri abitati le distanze minime non derogabili
tra edifici ed il confine stradale sono previste nel PRG e/o nel
regolamento comunale per l’attività edilizia. La distanza minima è
stabilita in metri lineari 5.
3. In caso di ampliamento, anche interrato, o sopraelevazione
degli edifici esistenti a distanza dalla strada inferiore a quelle
derivanti dalle disposizioni di cui al comma 2, le nuove opere non
possono ridurre le distanze esistenti, salvo eventuale accordo con
l’ente proprietario della strada.
4. Le opere di recinzione di ogni tipo e le opere di sostegno dei
terreni o la realizzazione di manufatti di arredo di ogni tipo e
dimensione nel caso in cui fronteggino strade pubbliche o di uso
pubblico posti all’esterno dei centri abitati, debbono essere
arretrate almeno metri lineari 6,00 dall’asse stradale e di metri
lineari 4,50 in caso di strade vicinali fatte salve le maggiori
distanze stabilite dal regolamento comunale per l’attività edilizia e
da normative nazionali e regionali.
5. Le distanze di cui al comma 2 possono essere ridotte nel caso di
edifici pubblici mediante approvazione di piano attuativo con
previsioni planivolumetriche che comprenda tutti gli immobili e le
aree interessate.
Art. 72 Volume urbanistico di un edificio
1. Qualora lo strumento urbanistico generale utilizzi indici
volumetrici, il calcolo delle quantità urbanistiche ammesse si
effettua applicando detti indici alla superficie fondiaria o
territoriale di cui agli articoli 2 e 5 R.R.9/2008.
2. Ai fini del rispetto della densità dello strumento urbanistico
generale, il volume degli edifici è quello fuori terra e quello
derivante dalle pareti laterali scoperte di piani seminterrati.
3. Il conteggio del volume di un edificio si effettua moltiplicando
la superficie utile coperta dei singoli piani per la relativa altezza
media ponderale.
4. L’altezza media ponderale di ogni piano è determinata dal
rapporto tra la somma delle superfici delle pareti laterali scoperte
ed il perimetro, calcolando le altezze come previsto agli articoli 18
e 19 R.R.9/2008.
5. La superficie utile coperta dei singoli piani è computata con le
stesse modalità, limitazioni, criteri previsti all’articolo 17
R.R.9/2008.
6. Gli indici di edificabilità territoriale o fondiaria previsti dagli
strumenti urbanistici generali vigenti possono essere ricondotti
rispettivamente a indice di utilizzazione territoriale o fondiario di
cui agli articoli 2 e 5 R.R.9/2008, dividendo gli stessi indici
volumetrici per 3, fatto salvo quanto previsto all’articolo 32,
comma 2, lettera c) della l.r. 11/2005 con riferimento alle norme
per il territorio agricolo.
7. Le opere o i manufatti non incidenti, ai sensi dell'articolo 18
R.R.9/2008, sulla valutazione dell'altezza non si computano nella
superficie utile coperta e nel volume di un edificio.
8. Il coefficiente di conversione volumetrica per il quale occorre
moltiplicare il valore in metri quadrati della superficie utile
coperta per ottenere il valore in metri cubi di un edificio viene
stabilito pari a 3,00.
Art. 73 Parcheggi
1. Per i parcheggi privati a mq 3 di costruzione deve corrispondere
1 mq di spazi per parcheggi.
2.I parcheggi per attività commerciali nuove e ampliamenti di
quelle esistenti possono essere monetizzati nel rispetto dell’art.14
del R.R. 7 del 25 marzo 2010 con il limite max di mq 100 e del
15% dei parcheggi necessari nelle strutture dalle M1 a salire(fatti
salvi i casi di cui al comma 1 lett.c della stessa legge) che verrà
valutato da apposita commissione urbanistica.
CAPO IV
ZONE DI RISPETTO
Art. 74 Zone di rispetto cimiteriali e stradali
1.Non è consentito, ai sensi dell'art. 338 del T.U. delle leggi
sanitarie, approvato con R.D. 27 luglio 1934, n. 1265, costruire
nuovi edifici o ampliare quelli esistenti, a qualsiasi scopo siano
adibiti, entro un raggio di 200 metri dai cimiteri, salvo le deroghe
attuate con la procedura prevista dalle leggi in vigore, e comunque
secondo quanto previsto dai raggi cimiteriali inseriti nella
cartografia del P.R.G.
2.E' ammessa la posa in loco di manufatti a carattere mobile
adibiti a chioschi per la vendita di fiori, previa stipula di
convenzione nella quale il concessionario si impegna in qualsiasi
momento a rimuovere il chiosco su semplice richiesta
dell'Amministrazione comunale, senza peraltro poter richiedere
indennizzo alcuno.
3.Per la edificazione fuori del perimetro dei centri abitati e per gli
insediamenti previsti dallo strumento urbanistico di previsione
generale, vanno osservate relativamente alle distanze minime a
protezione del nastro stradale, le disposizioni di cui al D.M. 1
aprile 1968.
CAPO V
VINCOLI PARTICOLARI
Art. 75 Norme di salvaguardia dell'aspetto del suolo nelle attività
estrattive
1. Le attività di scavo o reinterro, conseguenti alla coltivazione di
cave o torbiere, sono soggette alle norme della legge regionale 8
aprile 1980, n. 28 e successive modifiche.
Art. 76 Realizzazione di cabine ENEL - TELECOM
1.Di norma le cabine ENEL e TELECOM devono essere
realizzate all'interno dei nuovi fabbricati.
2.Qualora non sia possibile per ragioni tecniche, le cabine ENEL
e TELECOM possono essere realizzate anche in zone vincolate,
purché non siano in contrasto con i principi informatori dello
strumento urbanistico di previsione generale (contrasto con la
viabilità di piano, ecc.).
3.In ogni caso tali opere devono essere preventivamente
autorizzate dal Comune.
Art. 77 Opere realizzate dall'Amministrazione comunale ed
edifici a carattere collettivo-sociale
1.Le opere realizzate dall'Amministrazione comunale devono
essere conformi allo strumento urbanistico di previsione generale.
2.Gli edifici pubblici di nuova costruzione o già esistenti nel caso
siano soggetti a ristrutturazione, che riguardino in particolare
strutture di carattere collettivo-sociale, devono rispettare le norme
previste dal D.P.R. 27 aprile 1978, n. 384 e successive modifiche.
TITOLO II
PRESCRIZIONI EDILIZIE
CAPO I
PARTI ESTERNE DI FABBRICATI
Art. 78 Aspetto esterno degli edifici
1.Tutte le parti degli edifici, sia nuovi che esistenti, le vetrine, le
bacheche e simili, nonché gli emblemi e le insegne visibili da vie
o da spazi pubblici, devono corrispondere alle esigenze del decoro
cittadino sia per quanto si riferisce ai materiali da impiegarsi, che
alle linee, tinte e decorazioni, con speciale riguardo all'eventuale
importanza artistica degli edifici vicini.
2.Le costruzioni devono avere un aspetto architettonico ed estetico
pertinente alla tipologia dell'edificio e inserirsi correttamente
nell'ambiente in cui sorgono.
Art. 79 Aggetti e sporgenze del suolo pubblico
1.Le finestre prospicienti su spazi pubblici aventi il davanzale ad
altezza inferiore a mt. 2,80, se la via o piazza è munita di
marciapiede, e a mt. 4,50, se ne è priva, e le chiusure degli accessi
da spazi pubblici non devono aprirsi all'esterno, né dar luogo ad
alcun risvolto od ingombro rispetto al filo del fabbricato.
2.Le cornici di coronamento e le gronde dei tetti, comprese le
docce non possono avere una sporgenza superiore a mt. 0,80 dal
filo del fabbricato.
Tale norma non si applica nei casi di recupero edilizio.
3.I lampioni e le lampade fisse nelle vie o piazze non devono
essere collocate ad altezza inferiore a mt. 3,50 se contenute entro
30 cm all'interno del filo del marciapiede, a mt. 4,50 se altrimenti.
4.Le decorazioni e gli aggetti degli edifici, compresi entro l'altezza
di mt. 2,80 non possono sporgere più di 12 cm oltre il filo del
fabbricato, mentre ad un'altezza superiore potranno sporgere fino a
20 cm.
5.L'eventuale rivestimento della base dell'edificio o lo zoccolo
dello stesso non deve sporgere oltre i cm 5.
6.Al di sopra di 3,50 mt. dal piano del marciapiede o di mt. 4,50
dal piano stradale, ove il marciapiede non esista può essere
consentita la costruzione di balconi o terrazzini pensili, aperti o
chiusi (bow windows) sporgenti dal filo del fabbricato non più di
1/10 della larghezza dello spazio pubblico antistante o comunque
mai oltre i mt. 1,40.
7.Sono comunque vietati i balconi di qualsiasi forma e dimensione
(anche se bow windows) in strade con larghezza inferiore a mt.
10.
8.In casi eccezionali, per edifici pubblici, destinati al culto o di
particolare valore estetico il Dirigente, potrà, sentita la
commissione edilizia, rilasciare la concessione per sporgenze
maggiori per strutture in aggetto.
9.Sono vietate in ogni caso la costruzione di latrine, condutture di
latrine, camini, stufe, canne fumarie e simili sporgenti dai muri e
filo stradale.
Art. 79 bis Manufatti contenenti amianto
1.Per i manufatti contenenti amianto dovrà essere rispettato quanto
previsto dalla Legge n.257/1992 art.10 e D.G.R. n. 9426/1995.
Art. 80 Muri di prospetto e recinzioni
1.I muri dei fabbricati costruiti a filo stradale debbono essere
rivestiti di materiale duro e resistente all'usura e di facile ripulitura
per un'altezza non inferiore a mt. 0,30 dal piano del marciapiede o
di mt. 0,50 da quello stradale, se non esiste il marciapiede.
2.Tutti i muri di fabbricati, ciechi e non visibili da spazi pubblici
quando non siano di costruzione a faccia vista diligentemente
profilata, a taglio netto, o rivestiti in pietra naturale, o materiale
pregiato, devono essere intonacati e colorati con tinte che non
assorbano luce e deturpino l'ambiente.
3.Le recinzioni devono essere consone al decoro e al tipo
dell'ambiente urbano e paesistico.
4.Possono essere ammesse recinzioni a siepe viva di piante verdi,
sempre su parere della commissione edilizia, che potrà stabilire
l'altezza caso per caso, in modo da non disturbare l'ambiente e da
assicurare, laddove occorra, la libertà delle visuali.
Art. 81 Recinzione, sistemazione e manutenzione delle aree
fabbricabili inedificate
1.Tutte le aree edificabili, non ancora edificate quando siano a
confine con il suolo pubblico o comunque aperto al pubblico
transito, devono essere recintate, sistemate, e mantenute
decorosamente, e possibilmente coltivate a giardino o orto.
2.La recinzione può essere formata da cancellate in ferro,
balaustre, muretti, siepi, ecc., tale da non deturpare l'ambiente
circostante.
Art. 82 Sistemazione e manutenzione delle aree inedificate di
pertinenza
1. Dovranno essere oggetto di conservazione e restauro le
sistemazioni originali esistenti ed in particolare le alberature d’alto
fusto, nonché i muri di cinta, la recinzione, i cancelli, le inferriate,
muri a secco, opere di sostegno e sistemazione del terreno, sedili,
pavimentazione ed ogni altro elemento decorativo che caratterizza
gli edifici di origine storica a cura dei proprietari.
2. Nelle ville urbane o suburbane ed in generale nell’edilizia rurale
storica dovranno essere convenientemente sistemate tutte le aree
di pertinenza prospicienti l’edificio principale, conservando viali
d’accesso, parchi e giardini all’italiana o all’inglese con le
rispettive sistemazioni.
Art. 83 Muri di cinta, recinzioni ed accessi carrabili fronteggianti
strade pubbliche
1.Fermo restando quanto stabilito dal Codice della Strada con
relativo Regolamento di esecuzione ed attuazione (D.P.R.
16.12.1992, n. 495) e successive integrazioni e modificazioni, per
costruire o ricostruire muri di cinta di qualsiasi materia e
consistenza nonché per impiantare recinzioni di qualsiasi genere
ed altezza la distanza da rispettare nei centri abitati, come
delimitati ai sensi del Codice della Strada, è di ml. 1,50 dal
confine della strada definita catastalmente o da atti di servitù o, se
di larghezza maggiore, dallo stato di fatto in cui si trova.
Tale distanza si applica per le strade di tipo:
B - extraurbane principali;
C - extraurbane secondarie;
E - urbane di quartiere;
F - locali.
2.Fuori dai centri abitati, ferme restando per le strade di tipo A, B,
C e D le norme del citato Codice della Strada, si stabilisce quanto
segue per le strade di tipo:
E "urbane di quartiere",
F "locali",
- è di ml. 1,50 la distanza dal confine stradale definito
catastalmente o da atti di servitù o, se di larghezza maggiore, dallo
stato di fatto in cui si trova, per impiantare recinzioni di altezza
non superiore ad 1 metro costituite da siepi morte in legno, reti
metalliche, fili spinati e materiali similari, sostenute da paletti
infissi direttamente nel terreno o in cordoli emergenti non oltre 30
cm dal suolo;
- è di ml. 3,00 la distanza dal confine stradale definito
catastalmente o da atti di servitù o, se di larghezza maggiore, dallo
stato di fatto in cui si trova, per costruire o ricostruire muri di cinta
nonché per impiantare recinzioni di altezza superiore ad 1 metro
sul terreno costituite come previsto al punto precedente e per
quelle di altezza inferiore ad 1 metro sul terreno se impiantate su
cordoli emergenti oltre 30 cm dal suolo.
3.Nei tipi di strade sopraelencati per i quali si applica il presente
articolo, gli accessi carrabili debbono essere arretrati di ml. 5,00
dal confine stradale definito come ai precedenti commi.
4.Qualora il Piano Regolatore Generale preveda ampliamenti per
dette strade, i muri di cinta, le recinzioni e gli accessi carrabili
dovranno essere arretrati secondo le dimensioni suddette dal limite
stradale determinato dalla previsione di P.R.G.
5.Qualora condizioni orografiche o vegetazionali del terreno
oppure esigenze di mantenimento di allineamenti limitrofi
esistenti non consentano le suddette dimensioni di arretramento, la
relativa deroga, comunque ed in ogni caso nel rispetto del
richiamato Codice della Strada e apposito regolamento in vigore,
dovrà essere autorizzata preventivamente ai sensi dell'art. 4 della
legge 28 gennaio 1977, n. 10.
6.Nei tratti di recinzione in prossimità di curve o intersezioni della
rete viaria la vegetazione deve essere mantenuta rada, in modo tale
da non impedire le visuali attraverso le parti trasparenti. In ogni
caso recinzioni o vegetazione devono essere arretrate oltre il limite
stabilito al punto precedente, in maniera da garantire i triangoli di
visibilità previsti dal Codice della strada e suo regolamento
d’attuazione. Nei medesimi tratti è vietata l’installazione di
ombreggianti o siepi.
Art. 84 Servitù pubbliche
1.L'Amministrazione comunale ha la facoltà di applicare e
mantenere, sulle fronti degli edifici di qualunque natura essi siano
a sua cura e spese, previo avviso agli interessati:
a) tabelle indicanti il nome di vie o di altri spazi pubblici;
b) cartelli indicatori relativi al transito, alla viabilità e alla
sicurezza pubblica;
c) numeri civici;
d) piastrine e capisaldi per indicazioni altimetriche, di
tracciamento e di idranti;
e) mensole, ganci, tubi per l'illuminazione pubblica, orologi
elettrici, sostegni per fili conduttori elettrici, avvisatori elettrici,
stradali e loro accessori;
f) lapidi e fregi decorativi, aventi lo scopo di commemorare
personalità celebri ed eventi storici della vita nazionale cittadina;
g) quant'altro di pubblica utilità.
2.I proprietari dell'immobile sulla cui fronte sono state collocate le
cose che sono oggetto della servitù di cui sopra, non possono
rimuoverle né sottrarle alla pubblica vista. Qualora vengano
distrutte o danneggiate per fatti imputabili ai proprietari stessi, essi
sono tenuti a ripristinarle immediatamente a propria cura e spese.
3.Nel caso in cui l'apposizione di una insegna comporti il
ricoprimento di una targa, questa deve essere spostata a cura e
spese del richiedente nel rispetto delle prescrizioni impartite
dall'Amministrazione comunale.
4.Il proprietario è inoltre tenuto a riprodurre il numero civico in
modo ben visibile e, secondo le precise note impartite dall'autorità
comunale, sulle tabelle o mostre applicate alle porte, quando
queste occupino interamente la parete destinata alla targhetta del
numero civico.
5.Nel caso di riattamento o modificazione di edifici ai quali siano
appoggiati apparecchi indicatori, tabelle o altri elementi di cui
sopra, l'esecutore dei lavori dovrà dare avviso della loro esistenza
al Sindaco il quale prescriverà i provvedimenti che riterrà
opportuni.
6.In tal caso il proprietario è tenuto a curare la loro perfetta
conservazione o ad effettuare il ripristino, qualora durante
l'esecuzione dei lavori, ne fosse necessaria la rimozione.
Art. 85 Apposizione di mostre, vetrine, bacheche, insegne, cartelli
pubblicitari
1.L'apposizione anche provvisoria di mostre, vetrine, bacheche,
insegne, emblemi commerciali e professionali, cartelli pubblicitari
ecc. è subordinata ad autorizzazione.
2.L'autorizzazione è rilasciata purché l'opera non danneggi il
decoro dell'ambiente e non alteri o copra elementi architettonici o
sfondi paesaggistici. In caso di riparazioni o modifiche del piano
stradale che richiedono la temporanea rimozione di mostre, vetrine
o altri oggetti occupanti il suolo o lo spazio pubblico, i soggetti
autorizzati sono obbligati ad eseguire la rimozione o la
ricollocazione in pristino, con le modifiche resesi necessarie a loro
cura e spese.Qualora non ottemperino, il Sindaco può ordinare la
rimozione di ufficio a loro spese.
3.Le autorizzazioni di cui al presente articolo possono essere
revocate dal Sindaco per ragioni di pubblica utilità o di pubblico
decoro.
4.Il rilascio dell'autorizzazione è subordinato alla presentazione di
una domanda corredata dalla seguente documentazione in triplice
copia:
1. disegni nel rapporto non inferiore a 1:20;
2. relazione illustrativa nella quale siano precisati materiali
e colori da impiegare;
3. fotografie dove risulti l'ubicazione dell'oggetto
dell'autorizzazione.
5.Di norma non è consentita l'apposizione di insegne a bandiera
che può tuttavia essere autorizzata per insegne di limitata
sporgenza e purché il bordo inferiore sia posto a un'altezza non
minore di mt. 4,50 dal suolo pubblico.
Art. 86 Restauri e modifiche alle opere esterne dei fabbricati
1.Il restauro e le coloriture delle fronti dei fabbricati esistenti,
degli edifici e dei muri formanti unico complesso architettonico,
anche se appartenenti a proprietari diversi, devono essere eseguite
in modo da non turbare l'unità e l'armonia del complesso stesso.
Le coloriture parziali degli edifici sono vietate.
2.Il Dirigente, sentito il parere della commissione edilizia può
ordinare, a norma dell'art. 46 del presente regolamento, il
rifacimento dell'intonaco o della tinteggiatura di prospetti di
fabbricati e di muri di cinta, ove lo richiedano esigenze ambientali
o di decoro pubblico, mediante intimazione ai proprietari, nella
quale sia stabilito il termine per l'esecuzione dei lavori.
3.Tutto quanto costituisca e completi la decorazione architettonica
dei fabbricati, le mostre, i graffiti e qualsiasi altra opera di
carattere ornamentale, storico o che abbia valore estetico o
interesse storico non può essere asportato, spostato o comunque
modificato senza la preventiva autorizzazione del Comune e, se
del caso, senza il consenso della competente Soprintendenza e
altri uffici competenti.
4.Nel caso di demolizione o trasformazione di immobili, il
Dirigente può prescrivere che gli oggetti di cui al precedente
comma, anche se di proprietà privata, siano convenientemente
collocati nel nuovo edificio o un luoghi prossimi o conservati in
raccolte aperte al pubblico nonché predisporre tutti i rilievi e
calchi che ritenga opportuno nell'interesse della cultura.
CAPO II
PARTI INTERNE DEI FABBRICATI
Art. 87 Cortili e chiostrine
1.Nelle costruzioni, ampliamenti o varianti di fabbricati i cortili,
intendendosi per tali anche gli spazi limitati da tre sole pareti,
qualora ciascuna delle pareti antistanti sia di lunghezza superiore a
ml. 5, devono essere dimensionati in modo che la luce libera,
davanti ad ogni finestra, misurata sulla normale di essa, non sia
inferiore alla massima altezza delle pareti d'ambito con un minimo
di ml. 10. Nelle zone (A) o in altre particolari zone previste dallo
strumento urbanistico di previsione generale, la normale libera di
fronte ad ogni finestra può essere ridotta a ml. 8.
2.Agli effetti di quanto sopra la misura della luce libera deve
essere al netto delle proiezioni orizzontali dei ballatoi, balconi e di
qualsiasi altra sporgenza posta all'interno del cortile stesso.
3.La costruzione di chiostrine, intendendosi per tali spazi interni
aperti in alto per l'intera superficie, può essere ammessa
esclusivamente se necessaria alla diretta illuminazione e
ventilazione di latrine, bagni, scale, corridoi di disimpegno.
4.E' vietato in ogni caso l'affaccio, l'illuminazione e la
ventilazione di ambienti di abitazione sulle chiostrine. Le
chiostrine non possono avere lati inferiori a mt. 4. Devono essere
di facile e permanente comunicazione con l'esterno nella parte
bassa, accessibili per la pulizia e con adeguata ventilazione
naturale dall'esterno.
5.Nelle chiostrine non è ammessa alcuna sporgenza.
6.Chiostrine e cortili non sistemati a giardino privato, debbono
essere pavimentati e provvisti di apposite fognature per lo scarico
delle acque meteoriche.
7.Le disposizioni contenute nel comma precedente sono
applicabili anche alle aree libere interposte tra i fabbricati.
Art. 88 Classificazione dei locali di abitazione
1. Ai fini del presente Regolamento i locali di abitazione si
distinguono in:
- locali abitabili cioè quelli che soddisfano le caratteristiche
minime stabilite dal presente Regolamento per poter essere
destinati alla permanenza di persone a fini abitativi. Essi si
suddividono in:
a) vani abitabili, quelli adibiti a funzioni abitative comportanti la
permanenza continuativa di persone, quali camere da letto,
soggiorni e sale da pranzo, cucine, salotti, locali studio ed altri usi
assimilabili a quelli sopra elencati;
b) spazi funzionali, cioè connessi ai vani abitabili e funzionali
all’abitazione, quali spazi di cottura, servizi igienici, spazi di
disimpegno, corridoi e scale interne alla singola unità
immobiliare, dispense, guardaroba, lavanderie e simili;
c) locali accessori all’abitazione, cioè adibiti esclusivamente a
funzioni accessorie, quali soffitte e spazi sottotetto e assimilabili;
cantine, ripostigli e simili, autorimesse.
2. Non costituiscono locale, ai sensi del presente regolamento, i
volumi tecnici nonché gli spazi, ancorché accessibili, adibiti a
funzioni di isolamento e di protezione dell’edificio (quali
intercapedini e simili) o al passaggio ed alla manutenzione degli
impianti (quali cavedi e simili).
Art. 89 Requisiti dei locali abitabili in funzione del loro
posizionamento
1. I locali interrati non possono essere adibiti a vani abitabili.
2. I locali seminterrati possono essere adibiti:
- a vani abitabili qualora sussistano le seguenti condizioni:
a) almeno due pareti siano completamente fuori terra rispetto alla
quota del terreno circostante a sistemazione avvenuta ed isolati dal
terreno sottostante;
b) le rimanenti pareti siano separate dal terreno da spazi funzionali
o da locali accessori a loro volta isolati dal terreno laterale;
c) sia presente, in corrispondenza di finestre prospettanti su aree
pubbliche, siano esse destinate alla circolazione o alla sosta di
veicoli o persone, uno spazio di proprietà privata avente
profondità non inferiore a m. 3, opportunamente delimitato con
elementi naturali o opere di recinzione.
Nelle zone classificate “A” tale prescrizione si applica
limitatamente agli alloggi aventi una unica finestra prospettante su
area pubblica;
- a spazi funzionali qualora siano isolati dal terreno laterale lungo i
lati interrati e siano presenti le condizioni di cui ai precedenti
punti a) e c).
3. I locali posti al piano terra dell’edificio ed aventi tutti i lati fuori
terra possono essere adibiti a locali abitabili qualora siano isolati
dal terreno sottostante e siano presenti la condizione di cui al
punto c) del precedente comma.
4. Ai fini del presente articolo un locale si intende isolato dal
terreno sottostante e laterale qualora siano soddisfatti i requisiti di
cui al precedente articolo 88.
Art.90 Requisiti di illuminazione ed aerazione
1. I vani abitabili devono usufruire di illuminazione ed aerazione
naturale diretta nel rispetto delle seguenti condizioni:
- per ciascun vano abitabile l’ampiezza della finestra deve essere
proporzionata in modo da assicurare un valore di fattore luce
diurna medio non inferiore al 2 per cento e comunque la superficie
finestrata apribile non potrà essere inferiore ad 1/8 della superficie
del pavimento; per quanto riguarda l’aerazione deve comunque
essere garantito un ricambio d’aria di almeno 0,5 volumi orari;
- nel caso di finestre interne ad una loggia o porticato sporgenti di
oltre m. 2 dalla facciata in cui si aprono le finestre, la minima
superficie finestrata apribile è pari a 1/6 della superficie del
pavimento e comunque non inferiore a mq. 2,40;
- qualora la profondità del locale superi 2,5 volte l’altezza
dell’architrave della finestra (o la maggiore di esse nel caso di più
finestre), la superficie finestrata deve essere aumentata in misura
pari a 1/10 della superficie della porzione di locale posta oltre
detta profondità;
- qualora la permeabilità degli infissi non assicuri un adeguato
ricambio d’aria finalizzato alla igienicità e salubrità dell’ambiente
(presenza di inquinanti, fenomeni di condensa superficiale o altro)
è necessario fare ricorso alla ventilazione integrativa mediante
sistemi naturali o meccanizzati.
2. Fermo restando quanto stabilito dal successivo articolo 107
comma 3, per gli spazi funzionali è ammesso il ricorso alla
illuminazione artificiale. Per gli stessi spazi l’aerazione può essere
sia naturale sia artificiale e deve essere garantita limitatamente ai
servizi igienici ed agli spazi di cottura con le seguenti modalità:
- nel caso di aerazione esclusivamente naturale diretta, le superfici
finestrate apribili devono risultare non inferiori a 1/12 della
superficie del pavimento;
- nel caso di finestrature insufficienti o inesistenti, deve essere
installato un adeguato impianto di aerazione meccanica che
provveda sia all’immissione che all’estrazione dell’aria,
garantendo un ricambio non inferiore a 5 volumi orari;
- la ventilazione meccanica è assicurata mediante idonei
elettroaspiratori confluenti su condotti di aerazione che sfociano
sulla copertura, singoli per ogni locale, oppure unico condotto
collettivo ramificato distinto per ciascun tipologia di locale
(spazio di cottura o servizio igienico); gli elettroaspiratori
dovranno avere, relativamente ai servizi igienici, accensione
automatica collegata con l’interruttore dell’illuminazione e,
relativamente agli spazi di cottura, modalità di attivazione
conformi a quanto previsto dalle norme vigenti (UNI – CIG 7129,
foglio 1, aggiornamento 1).
3. Non è mai ammesso conseguire i livelli di aerazione ed
illuminazione prescritti dal presente articolo mediante aperture
realizzate su rientranze, cavedi o cortili qualora non siano presenti
le condizioni che ne escludono la rilevanza ai fini delle distanze
fra facciate ai sensi del regolamento edilizio, né su scale comuni
di tipo chiuso, ancorché aerate ed illuminate direttamente.
Art.91 Altezza dei locali di abitazione
1. L’altezza minima interna dei vani abitabili è pari a m. 2,70.
2. L’altezza minima interna degli spazi funzionali è m. 2,40.
3. L’altezza interna di un locale è data dalla distanza netta tra il
pavimento ed il soffitto (oppure il controsoffitto, ove presente, o
l’orditura minuta nel caso di strutture in legno o analoghe)
misurata senza tener conto delle travi principali.
4. Nel caso di soffitti, orditure e controsoffitti non piani la misura
è data dalla media tra l’altezza massima e l’altezza minima
presenti nel locale. Non sono comunque considerate altezze
inferiori a m. 2.00 per i vani abitabili e a m. 1,80 per gli spazi
funzionali.
Art.92 Superficie di un locale o di un alloggio: definizione
1. Si intende per superficie di un locale o di un alloggio la
superficie calpestabile del medesimo con altezza interna non
inferiore a m. 2.00 per i vani abitabili e a m. 1,80 per gli spazi
funzionali misurata al netto di murature, pilastri, fondellature o
simili.
Art.93 Dimensionamento e dotazione degli alloggi
1. La superficie minima degli alloggi viene determinata in
funzione del numero delle persone cui essi sono destinati,
garantendo una superficie minima di mq. 14, per ciascuno dei
primi 4 abitanti, ed ulteriori mq. 10 per ciascuno di quelli
successivi. E’ fatta eccezione per gli alloggi monolocale la cui
superficie minima è mq. 28, se per una persona, e mq. 38, se per
due persone.
2. Ciascun alloggio deve essere dotato almeno di uno spazio di
cottura e di un servizio igienico, e ove non monolocale, da un
soggiorno e una camera da letto.
Art. 94 Dimensionamento e caratteristiche dei singoli locali
1. La superficie minima dei singoli vani abitabili è pari a:
- stanze da letto: mq. 9, se per una persona, e mq. 14, se per due
persone;
- soggiorno: mq. 14;
- cucina, quando costituisce vano indipendente ed autonomo: mq.
9;
- locale studio ed ogni altro locale adibito a vano abitabile: mq. 9.
2. In luogo del vano destinato a cucina, può essere adibito a
funzione di preparazione dei cibi:
- uno spazio del soggiorno, indistinto da esso; in relazione a tale
spazio non è richiesto il rispetto di specifici parametri
dimensionali e di aeroilluminazione, fermi restando quelli
prescritti per il locale soggiorno;
- un locale autonomo, separato e distinto dal soggiorno, avente
superficie minima di mq. 4,00 e dotato dei requisiti di aerazione
ed illuminazione;
3. La minima larghezza dei corridoi è pari a m. 1,20; qualora
abbiano lunghezza superiore a m. 8, essi dovranno essere dotati di
illuminazione ed aerazione diretta mediante finestra con superficie
apribile minima di mq. 1,20.
4. I locali ad uso servizi igienici non possono avere accesso
direttamente dalla cucina o spazio di cottura o dal soggiorno.
L’eventuale spazio di disimpegno deve avere superficie minima di
mq. 1,20 ed essere interamente delimitato da pareti.
Art.95 Soppalchi
1. La realizzazione di soppalchi all’interno degli alloggi è
ammessa a condizione che:
- la superficie del soppalco, esclusa la scala d’accesso, non sia
superiore alla metà di quella del locale soppalcato;
- la porzione del vano principale libera dal soppalco mantenga i
requisiti di agibilità prescritti dal presente regolamento;
- il soppalco e lo spazio ad esso sottostante, siano essi destinati a
vano abitabile o a spazio funzionale, abbiano altezza interna non
inferiore a m. 2,40 e possiedano gli ulteriori requisiti prescritti dal
presente regolamento in relazione alla specifica funzione cui sono
destinati. A tal fine la verifica dei requisiti di aerazione ed
illuminazione è compiuta considerando complessivamente le
superfici finestrate e di pavimento sia del soppalco che del locale
sul quale esso si affaccia;
- il soppalco abbia almeno un lato completamente aperto, sia
munito di parapetto avente altezza non inferiore a ml. 1,00 e sia
privo di vuoti di conformazione tali da essere attraversabili da una
sfera del diametro di cm 10,00.
Art.96 Locali accessori
1. I locali accessori, ove interrati o seminterrati anche
parzialmente debbono essere dotati di opere di isolamento dal
terreno sottostante e laterale con le modalità di cui al precedente
articolo 89.
2. Non sono prescritti, in relazione ai locali accessori, requisiti
minimi di illuminazione naturale e di aerazione, né requisiti
minimi dimensionali, fatto salvo il rispetto della normativa in
materia di autorimesse.
Art. 97 Edifici plurifamiliari
1.Negli edifici plurifamiliari con un numero di appartamenti
superiore a 6 potrà essere prevista la realizzazione di monolocali
per 1 o due persone nel numero di 1 a piano (vedi D.M. 05/07/75).
Art. 98 Locali igienici, cucine e disimpegni
1. Ogni singolo alloggio di nuova costruzione deve essere dotato
di una stanza da bagno costruita a norma dell'art. 7 D.M. 5 luglio
1975.
2.Per le cucine valgono le stesse norme di cui all'articolo
precedente per i locali abitabili, salvo la cubatura minima che può
essere ridotta a mc. 15,00. Il posto di cottura eventualmente
annesso al locale soggiorno pranzo, deve comunicare ampiamente
con quest'ultimo e deve essere adeguatamente munito di un
impianto di aspirazione forzata sui fornelli.
3.I corridoi e i locali di disimpegno devono avere larghezza non
inferiore a ml. 1,20 ed essere dotati di finestra propria se di
superficie superiore a mq. 15,00.
4.L'altezza minima di corridoi, disimpegni in genere, bagni,
gabinetti e ripostigli non deve essere inferiore a ml. 2,40.
5.Negli appartamenti con superficie utile superiore a 80mq. dovrà
essere previsto un bagno e un wc.
6.Le attività di ristorazione fino a mq 150 di sala dovranno essere
dotate di due bagni per il pubblico, di cui uno per le persone a
ridotta capacità motoria, e di un bagno per il personale.
7.Sopra i mq 150 di sala dovranno essere dotate di due bagni per il
pubblico, di cui uno per le persone a ridotta capacità motoria, e di
due bagni per il personale.
Art. 99 Scale e abbattimento delle barriere architettoniche
1. Gli ambienti per uso di abitazione devono essere muniti di scale
dalla base alla sommità della larghezza non inferiore a mt. 1,20
per scalino.
2.Per edifici di carattere commerciale, industriale o destinati a
scopi particolari e per particolari tipologie residenziali il numero e
la larghezza delle scale, in base al numero dei piani e degli
ambienti sono stabiliti di volta in volta, anche in conformità delle
disposizioni di legge.
3.Dalle scale non possono ricevere luce ambienti di abitazione,
cucine, latrine e bagni.
4.Le scale devono ricevere aria e luce direttamente dall'esterno ad
ogni piano.
5.Negli edifici unifamiliari, costituiti da non più di due piani, la
larghezza delle scale può essere ridotta a centimetri 90.
6.E' vietato costruire scale in legno, quando queste debbano
servire per appartamenti.
7.Dal vano scale si deve accedere agevolmente all'eventuale
sottotetto e al tetto sovrastante, indipendentemente dal tipo e dal
materiale usato per la copertura.
8.Il vano scale non deve avere alcuna comunicazione con i negozi,
depositi, autorimesse pubbliche o private, officine, o comunque
con locali non destinati ad abitazione od uffici, salvo deroghe da
richiedere caso per caso al Comando provinciale dei vigili del
fuoco.
9.Ai fini dell'abbattimento delle barriere architettoniche, negli
edifici di carattere plurifamiliare o dove siano previste
destinazioni sociali, la realizzazione o il dimensionamento delle
scale, degli accessi, degli ascensori e degli apparecchi elettrici di
comando e di segnalazione, devono essere conformi a quanto
previsto dagli artt. 7, 9, 15, e 16 del D.P.R. 26 aprile 1978, n. 384
e successive modifiche.
Art.100 Accessibilità, fruibilità e sicurezza degli spazi esterni,
pubblici, d’uso pubblico, di proprietà comune o condominiale
1. Fermo restando il rispetto delle disposizioni vigenti in materia
di prevenzione degli infortuni e di igiene del lavoro, di
superamento delle barriere architettoniche e di ogni altra
normativa diretta a tutelare specifici aspetti delle costruzioni, ai
fini della sicurezza e protezione della normale utenza, si applicano
le ulteriori prescrizioni di cui al presente articolo:
a) tutti i dislivelli con altezza superiore a m. 0,5, devono essere
protetti con barriere di sicurezza dalla caduta (parapetti, ringhiere,
ecc…) aventi le caratteristiche di cui al secondo comma di questo
articolo;
b) il piano calpestabile deve essere costituito da materiali
antisdrucciolevole ed essere libero da elementi infissi che non
siano sufficientemente visibili e segnalati e da elementi aggettanti
sul piano per più di cm. 15 ove posti ad un’altezza utile inferiore a
m. 2,40;
c) il piano transitabile da veicoli deve essere libero da elementi
aggettanti su di esso per più di cm. 15 cm. ove posti ad un’altezza
inferiore utile a m. 4,50;
d) i dislivelli nella pavimentazione (marciapiedi, gradini ed
analoghi) debbono avere altezza non superiore a cm. 15 ed essere,
quando necessario, opportunamente raccordati.
2. I parapetti, le ringhiere e analoghe strutture di protezione,
debbono possedere i seguenti requisiti:
- altezza minima rispetto al livello del calpestio più alto: m. 1,00;
- non scalabilità mediante gli elementi che lo costituiscono,
specialmente con riferimento all’utenza infantile;
- vuoti di conformazione tale da risultare inattraversabili da una
sfera del diametro di cm. 10;
- adeguato ancoraggio e materiali tali da resistere agli urti
accidentali.
3. Le scale accessibili all’utenza debbono avere le seguenti
caratteristiche:
- larghezza non inferiore a ml. 1,20;
- pavimentazione antisdrucciolevole;
- andamento regolare, privo di ventagli o altri artifizi suscettibili di
renderne disagevole l’uso;
- gradini regolari, di norma di forma rettangolare, con pedata ed
alzata costanti per l’intero sviluppo della scala;
- pedata non inferiore a cm. 30 ed alzata tale che la somma tra la
pedata ed il doppio dell’alzata sia compresa tra cm. 62 e cm. 64;
- pianerottoli intermedi di profondità non inferiore alla larghezza
della rampa e pianerottoli di arrivo non inferiori a ml. 1,30;
- parapetti aventi le caratteristiche di cui al comma precedente;
- corrimano su almeno un lato della scala nel caso di rampe di
larghezza fino a ml. 1,80, e su ambedue i lati per rampe di
larghezza superiore e con sviluppo continuo.
4. Il rispetto delle prescrizioni di cui al presente articolo, ovvero il
rispetto delle norme indicate al primo comma ove di diverso
contenuto, è asseverato dal tecnico progettista.
Art 100 bis Agganci di sicurezza
1.Nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni dovranno essere
previsti agganci di sicurezza da installare sui tetti inclinati per la
manutenzione degli impianti.
REQUISITI SPECIFICI DEI LUOGHI DI LAVORO
Art 101 Classificazione dei luoghi di lavoro
1. Ai fini del presente Regolamento i luoghi destinati allo
svolgimento di una attività lavorativa o ad essa funzionali o
accessori si distinguono in:
a) ambienti di lavoro: locali in cui viene esercitata una qualsiasi
attività lavorativa, indipendentemente dal numero dei dipendenti o
addetti. In funzione del ramo di attività essi vengono suddivisi in:
- locali di produzione, cioè destinati allo svolgimento di attività
lavorative proprie di un processo produttivo di trasformazione di
materie prime in prodotti finiti, indipendentemente dalla natura di
essi;
- locali di vendita, cioè destinati allo svolgimento di attività di
commercializzazione di prodotti finiti o di servizi,
indipendentemente dal luogo di produzione dei beni
commercializzati;
- locali di ufficio, cioè destinati allo svolgimento di attività di
carattere amministrativo, direzionale o libero professionale, siano
esse svolte autonomamente che al servizio di un prevalente
insediamento produttivo o commerciale. Rientrano nella categoria
gli uffici amministrativi e direzionali, gli studi professionali e
simili; le sale riunioni e di attesa, le sale consultazione e simili; gli
archivi qualora comportanti la permanenza continuativa di addetti;
b) ambienti funzionali all’attività lavorativa. Essi,
indipendentemente dal ramo dell’attività, vengono suddivisi in
base alla specifica funzione in:
- locali di servizio: spogliatoi, servizi igienici e simili, spazi di
disimpegno in genere;
- locali di supporto: refettori, mense ed altri locali di uso comune;
infermerie e locali adibiti a studio medico interno all’azienda,
locali destinati al riposo degli addetti;
c) locali accessori, cioè adibiti a funzioni accessorie all’attività
lavorativa, indipendentemente dal ramo di essa. Rientrano nella
categoria i magazzini e gli archivi non destinati ad una presenza
continuativa di addetti, le autorimesse e simili.
Art 102 Ambienti di lavoro: requisiti in funzione del
posizionamento rispetto alla quota del terreno
1. I locali adibiti ad ambienti di lavoro debbono essere fuori terra
rispetto alla quota del terreno a sistemazione avvenuta; qualora
essi siano posizionati al piano terra dell’edificio, debbono essere
dotati di opere di isolamento dal terreno sottostante.
2. I locali seminterrati possono essere adibiti ad ambienti di lavoro
qualora:
- abbiano almeno due lati completamente fuori terra rispetto alla
quota del terreno a sistemazione avvenuta e siano isolati dal
terreno sottostante;
- i rimanenti lati siano separati dal terreno da ambienti funzionali o
accessori a loro volta isolati dal terreno laterale.
3. Ai fini del presente articolo un locale si intende isolato dal
terreno sottostante e laterale quando soddisfa le condizioni di cui
al precedente articolo 89.
4. E’ vietato adibire ad ambiente di lavoro locali interrati e locali
seminterrati privi dei requisiti di cui ai commi 2 e 3, salvo
conseguimento della deroga di cui al D.Lgs n.81 del 09/04/2008 e
successive modifiche. In tal caso l’idoneità del locale è limitata
alla specifica attività oggetto di deroga.
Art .103 Ambienti di lavoro: requisiti di aerazione
1. Negli ambienti di lavoro, fatti salvi i casi espressamente previsti
dal quarto comma, l’aerazione è garantita mediante superfici
apribili direttamente all’esterno e situate su lati contrapposti e
comunque in modo tale da evitare ristagni d’aria e favorire sia i
moti convettivi per la circolazione dell’aria interna sia i ricambi
d’aria eventualmente anche da incentivare mediante appositi
dispositivi quali gli evacuatori statici.
2. La minima superficie di aerazione richiesta è pari a:
- 1/8 della superficie di pavimento del locale se questa è inferiore
a mq. 100;
- 1/16 della superficie di pavimento del locale se questa è
compresa fra mq. 100 e mq.1.000;
- 1/24 della superficie di pavimento del locale se superiore a mq.
1.000.
3. Ai fini della verifica della superficie di aerazione sono
computate per una incidenza non superiore al 50% della superficie
minima prescritta, anche i portoni e le porte prospettanti
direttamente all’esterno.
4. Il ricorso alla aerazione forzata può essere ammesso, previo
parere della A.S.L., limitatamente ai seguenti casi:
- locali di vendita;
- locali di ufficio a condizione che l’aerazione naturale sia
comunque assicurata, per i locali sino a mq. 100, in misura del
50% di quella minima prescritta e, per i locali oltre mq. 100, in
misura del 25% di quella minima prescritta;
- locali di produzione solo se adibiti a lavorazioni speciali che, per
loro natura, richiedono particolari condizioni ambientali e locali
d’ufficio, anche in assenza delle condizioni di cui al precedente
punto, solo per particolari esigenze di sicurezza. In tali casi la
peculiarità e le esigenze dell’attività lavorativa sono
adeguatamente motivate nel progetto da sottoporre al parere della
A.S.L. e l’idoneità del locale, oggetto di valutazione tecnico-
discrezionale della medesima A.S.L., è limitata alla speciale
attività dichiarata.
5. Nei casi di cui al precedente comma l’impianto di aerazione
dovrà comunque garantire un ricambio d’aria in conformità alle
norme UNI 10339 e s.m.i. ed i flussi di aerazione dovranno essere
distribuiti in modo da evitare sacche di ristagno. L’impianto non
potrà essere utilizzato per la rimozione di eventuali agenti
inquinanti provenienti dall’attività produttiva.
6. Se i locali sono sprovvisti di aperture o comunque di aperture di
area insufficiente, l’aerazione forzata è comunque soggetta ai
vincoli di cui al precedente comma.
Art. 104 Ambienti di lavoro: requisiti di illuminazione
1. Gli ambienti di lavoro, fatti salvi i casi espressamente previsti
dal comma quarto ed eventuali normative che regolino la specifica
attività, devono usufruire di illuminazione naturale garantendo che
la superficie illuminante minima sia distribuita in modo tale da
garantire una illuminazione uniforme e congruente con la capacità
illuminate di ogni singola apertura.
2. Almeno il 70% delle superfici illuminati di ogni singolo locale
deve provenire direttamente da aperture prospettanti su spazi
esterni.
3. Fermo restando il rispetto del fattore di luce diurna previsto
dalle norme vigenti, la superficie illuminante non può essere
inferiore a:
- 1/8 della superficie di pavimento del locale se di superficie sino
a mq. 100;
- 1/10 della superficie di pavimento, se compresa fra mq. 100 e
mq. 1.000;
- 1/12 della superficie di pavimento del locale, se superiore a mq.
1.000.
4. Il ricorso alla illuminazione artificiale è ammesso limitatamente
ai seguenti casi:
- locali di vendita;
- locali di ufficio a condizione che l’illuminazione naturale sia
comunque assicurata, per i locali sino a mq. 100, in misura del
50% di quella minima prescritta e, per locali oltre mq. 100, in
misura del 25% di quella minima prescritta;
- locali di produzione solo se adibiti a lavorazioni speciali che, per
loro natura, richiedono particolari condizioni ambientali. e locali
d’ufficio, privi delle condizioni di cui al precedente punto, solo
per particolari esigenze di sicurezza o riservatezza. In tali casi la
peculiarità e le esigenze dell’attività lavorativa sono
adeguatamente motivate nel progetto da sottoporre al parere della
A.S.L. e l’idoneità del locale, oggetto di valutazione tecnico-
discrezionale della medesima A.S.L, è limitata alla speciale
attività dichiarata.
5. Nei casi di cui al comma precedente l’impianto di illuminazione
artificiale dovrà comunque avere caratteristiche (per intensità e
qualità della luce, nonché per la distribuzione ed il tipo delle
sorgenti luminose) idonee all’attività lavorativa in conformità alle
norme UNI 12464 – 1/04.
6. In tutti i luoghi di lavoro gli spazi di circolazione interna ed
esterna, le rampe e gli accessi devono essere serviti da adeguato
impianto di illuminazione notturna, anche temporizzato.
Art.105 Ambienti di lavoro: altezze e dimensioni
1. I locali di produzione debbono avere:
- altezza minima libera: m. 3. Altezze inferiori potranno essere
ammesse, fino ad un minimo inderogabile di m. 2,70 nei casi e
con le procedure stabilite dal D. Lgs. n.81 del 09/04/2008 e
successive modifiche;
- superficie minima: mq. 2 per ogni lavoratore, con un minimo
assoluto di mq. 14 fatti salvi i casi in cui una minore superficie sia
necessaria per speciali esigenze di lavorazione. In tal caso la
peculiarità della lavorazione è adeguatamente motivata nel
progetto da sottoporre al parere della A.S.L. e l’idoneità del
locale, oggetto di valutazione tecnico-discrezionale della
medesima A.S.L, è limitata alla particolare attività dichiarata;
- cubatura minima: mc. 10 per ogni lavoratore.
2. I locali di vendita hanno le dimensioni stabilite dalle normative
vigenti per la specifica attività. L’altezza minima libera, se non
altrimenti specificato da normativa di settore, è pari a m.3 per
medie e grandi strutture di vendita e m. 2,70 per esercizi di
vicinato e per i locali adibiti alla commercializzazione di prodotti
e servizi facenti parte di edifici destinati ad una diversa prevalente
attività.
3. I locali d’ufficio debbono avere altezza libera minima pari a m.
2,70 e superficie minima di mq. 7 per ogni addetto, con un
minimo assoluto di mq. 9.
4. L’altezza libera e la superficie degli ambienti sono determinate
ai sensi del presente Regolamento.
Art.106 Luoghi di lavoro: dotazione di ambienti funzionali
all’attività lavorativa
1. I luoghi destinati allo svolgimento di attività lavorative,
qualsiasi sia l’attività e la dimensione dell’azienda, devono essere
dotati di servizi igienici, suddivisi per sesso, in misura non
inferiore ad un lavabo ed un wc per ogni 10 addetti (o frazione)
contemporaneamente in servizio.
2. Gli stessi luoghi devono inoltre essere dotati degli ulteriori
servizi (quali docce, spogliatoi e simili) e dei locali di supporto
(quali refettori, mense ed altri locali di uso comune; infermerie e
locali adibiti a studio medico interno; locali destinati al riposo
degli addetti e simili) che risultino necessari in base alla vigente
normativa in materia di igiene del lavoro.
Art 107 Requisiti degli ambienti funzionali all’attività lavorativa
1. Possono essere adibiti ad ambienti funzionali all’attività
lavorativa i locali fuori terra rispetto alla quota del terreno a
sistemazione avvenuta, nonché i locali seminterrati qualora
abbiano almeno due lati completamente fuori terra rispetto alla
quota del terreno circostante a sistemazione avvenuta e siano
dotati di opere di isolamento dal terreno in conformità alle
disposizioni vigenti.
2. Ove non diversamente stabilito da specifica normativa di settore
le dimensioni, altezze e caratteristiche degli ambienti funzionali
all’attività lavorativa sono disciplinate dai seguenti commi.
3. I locali di servizio debbono avere altezza libera minima di
m.2,40 e superficie non inferiore a:
- spogliatoi: mq. 1,20 per ogni addetto contemporaneamente
presente nel locale;
- servizi igienici: mq. 1,00 per vani riservati al solo uso di doccia e
per quelli riservati al solo Wc; mq. 1,20 per i locali dotati sia di
wc che di altri apparecchi igienici.
4. I locali di servizio possono essere aerati ed illuminati sia in
modo naturale che artificiale.
5. I servizi igienici, qualora dotati di aerazione naturale e diretta,
devono avere finestrature non inferiori ad 1/8 della superficie di
pavimento, con un minimo assoluto di mq. 0,40. Qualora essi
siano privi di finestrature oppure le medesime abbiano dimensioni
inferiori a quelle prescritte, l’aerazione deve essere assicurata
mediante impianto di estrazione continua, con coefficiente di
ricambio non inferiore a 6 volumi/ora oppure mediante impianto
con funzionamento intermittente a comando automatico, in grado
di garantire almeno un ricambio in un tempo massimo di 5 minuti
per ogni utilizzazione.
6. Gli spogliatoi ed i servizi igienici non possono avere accesso
diretto dagli ambienti di lavoro e di supporto se non attraverso
apposito spazio di disimpegno.
7. I locali di supporto debbono avere altezza minima libera di m.
2,70 e superficie non inferiore a:
- refettori, mense, locali di riposo ed altri locali di uso comune:
mq. 9 e comunque tale da assicurare una superficie di almeno
mq.2 per ogni addetto contemporaneamente presente nel locale;
- infermerie ed altri locali adibiti a studio medico interno
all’azienda: mq. 12.
8. I locali di supporto devono usufruire degli stessi requisiti di
aerazione diretta ed illuminazione naturale prescritti per gli
ambienti di lavoro. E’ ammesso il ricorso alla aerazione forzata ed
alla illuminazione artificiale purché siano comunque assicurati,
per i locali sino a mq. 100 e per quelli di maggiori dimensioni,
rispettivamente il 50% ed il 25% delle superfici minime di
aerazione diretta ed illuminazione naturale.
9. L’altezza libera e la superficie degli ambienti sono determinate
ai sensi del presente Regolamento.
Art. 108 Isolamento termico e impiantistica
1. La progettazione e la realizzazione di nuovi fabbricati nonché
la ristrutturazione o la modifica di quelli esistenti, ai fini del
contenimento dei consumi energetici e della sicurezza delle
persone, debbono adeguarsi alle disposizioni di cui alla legge n.
10/1991, D.Lgs. 192/2005, D.Lgs. n.311/2006, al relativo
regolamento di esecuzione, alle successive leggi sul contenimento
dei consumi energetici, nonché alle leggi e regolamenti vigenti in
materia di impianti elettrici.
Art. 109 Focolai, forni e camini, condotti di calore e canne
fumarie
1. Oltre alle norme dettate dalla legge 31 luglio 1966, n. 1615 e
del relativo regolamento d'esecuzione, è condizione necessaria per
l'ottenimento dell'autorizzazione di abitabilità o agibilità che ogni
focolare, stufa, cucina, forno e simili, qualunque ne sia il tipo, a
meno che non sia a funzionamento elettrico, abbia l'eliminazione
dei prodotti della combustione, una canna propria ed indipendente
prolungata almeno un metro al di sopra del tetto o terrazza,
costruita in materiali impermeabili capace di evitare macchie,
distacchi o screpolature di intonaco all'esterno di muri.
2.Gli scaldabagni e fornelli isolati devono essere muniti di canne
indipendenti soggette alle stesse norme di cui sopra.
3.E' vietato far uscire il fumo al di sotto dei tetti o a livello del
parapetto delle terrazze.
4.Le teste delle canne o fumaioli debbono essere costruite in
maniera decorosa con pietra o con altro materiale adatto.
5.Se il fumaiolo dista meno di mt.10 dalle finestre di prospetto
delle case antistanti, deve essere prolungata fino oltre le coperture
di queste.
6.Per gli impianti elettrici di cucina o riscaldamento è sufficiente
che sia provveduto in modo idoneo all'aspirazione dei vapori.
7.I camini industriali e i locali nei quali siano collocati forni per
pane, pasticceria e simili, sono soggetti alle norme dettate dalla
legislazione vigente.
8.Possono essere equiparati ai suddetti, a giudizio dell'Autorità
comunale, i camini di forni o di apparecchi di riscaldamento che,
per intensità di funzionamento e modo di esercizio, siano
suscettibili di produrre analoghi effetti di disturbo.
Art .110 Centrali termiche e locali tecnici
1. Le centrali termiche e i locali tecnici debbono essere progettati
e costruiti nel rispetto delle norme specifiche che regolano la
materia. In particolare è richiesto il rispetto delle seguenti
normative:
a) nel caso di impianti di riscaldamento alimentati a combustibile
gassoso con impianti termici aventi potenzialità inferiore o uguale
a 35 kW: norme UNI CIG vigenti;
b) per impianti di riscaldamento termici alimentati a combustibile
gassoso con centrale termica avente potenzialità superiori a 35
kW: d.m. 12.4.1996 e normativa antincendio e s.m.i.;
c) per impianti di riscaldamento alimentati a combustibile liquido
con potenzialità superiore a 35 kW: d.p.r. 22.12.1970 n. 1391 e
s.m.i. e d.m. 28.4.2005.
2. Per quanto riguarda l’ubicazione le centrali termiche ed i locali
tecnici dovranno essere posizionate:
- per potenzialità comprese fra 35 kW e 116 kW: all’interno
dell’immobile, in aderenza ad esso o al di sopra della sua
copertura in funzione del tipo si combustibile da impiegare
(gasolio, olio combustibile, gas metano o combustibili alternativi)
nonché in funzione della specifica destinazione dei locali ad essi
adiacenti;
- per potenzialità superiore a 116 kW: preferibilmente interrati ed
ubicati in spazi esterni adeguatamente sistemati in armonia con il
contesto e, nel caso siano al servizio di più edifici, in posizione
baricentrica rispetto all’insediamento.
Art. 111 Centrali tecnologiche
1. Le centrali tecnologiche innovative, quali centrali di
cogenerazione per la produzione contemporanea di energia
termica e elettrica, centrali frigorifere, centrali di trattamento aria,
centrali termiche a biomassa ecc, dovranno essere realizzate nel
rispetto delle norme vigenti in materia di prevenzione incendi, di
tutela dell’inquinamento acustico, delle specifiche norme tecniche
e di quelle in materia di autoproduzione.
2. In derivazione dalle centrali termiche tecnologiche, al fine di
ottimizzare i consumi e ridurre l’emissione nell’ambiente, è inoltre
consentita la realizzazione di reti di teleriscaldamento in area
privata, nonché su suolo pubblico nel rispetto delle normative
vigenti ed in deroga a quanto stabilito dalla convenzione con le
società di servizio.
3. Le centrali tecnologiche innovative a servizio dell’edificio o di
un complesso di edifici costituiscono volume tecnico non
computabile ai fini del calcolo delle superfici e volumi.
Art.112 Depositi di olio combustibile, gasolio e GPL al servizio
delle centrali termiche
1. Il deposito di olio combustibile o di gasolio, costituito da uno o
più serbatoi, può essere ubicato all’esterno o all’interno
dell’edificio nel quale è installato l’impianto termico.
2. I serbatoi di GPL, sia interrati che fuori terra, devono essere
installati esclusivamente in aree a cielo libero.
E’ vietata l’installazione su terrazze e comunque su aree
sovrastanti luoghi chiusi e cortili chiusi.
3. L’installazione dei serbatoi di cui ai precedenti commi dovrà
essere eseguita secondo quanto prescritto dalla vigente normativa
in materia.
Art.113 Canne fumarie al servizio dell’impianto di riscaldamento
1. I fabbricati debbono essere dotati di canne fumarie necessarie a
garantire la funzionalità e la sicurezza degli impianti e delle
apparecchiature installati al servizio del fabbricato stesso. In
particolare debbono essere predisposte canne fumarie sfocianti
sulla copertura, singole o collettive in relazione a ciascuna
tipologia di impianti ed attrezzature alimentati a combustibile
gassoso (quali: impianti termici individuali o centralizzati;
scaldabagni a gas e simili) e singole in relazione a camini e stufe a
legna.
2. La realizzazione delle canne fumarie deve avvenire nel rispetto
della normativa vigente in materia sia in riferimento al tipo di
combustibile utilizzato ed alla potenzialità installata, sia in
relazione alla ubicazione, altezza e distanza da fabbricati.
3. Negli edifici costituiti da più unità immobiliari per le
installazioni non regolamentate da specifiche disposizioni
normative, indipendentemente dal tipo di intervento, lo scarico dei
prodotti di combustione provenienti da camini e stufe a biomassa
deve essere convogliato sempre in copertura e localizzato in modo
da non interferire con eventuali aperture di ventilazione naturale o
artificiale poste nelle vicinanze .
4. Ai sensi del d.p.r. 412/1993 e s.m.i. per gli edifici costituiti da
più unità immobiliari, i condotti di evacuazione dei prodotti di
combustione devono sfociare sopra il tetto dell’edificio, secondo
quanto previsto dalle norme UNI 7129 e s.m.i.. Sono ammesse
deroghe nei seguenti casi:
a) mera sostituzione di generatore di calore individuale;
b) singole ristrutturazioni di impianti termici individuali già
esistenti, siti in stabili plurifamiliari, qualora nella versione
iniziale non dispongano già di camini, canne fumarie o sistemi di
evacuazione dei prodotti della combustione con sbocco sopra il
tetto dell’edificio, funzionali ed idonei o comunque adeguabili alla
applicazione di apparecchi con combustione asservita da
ventilatore;
c) nuove installazioni di impianti termici individuali in edificio
assoggettato dalla legislazione nazionale o regionale vigente a
categorie di intervento di tipo conservativo, mai dotato
precedentemente di alcun tipo di impianto termico, a condizione
che non esista camino, canna fumaria o sistema di evacuazione
fumi funzionale ed idoneo, o comunque adeguabile allo scopo;
d) ristrutturazione edilizia con cambio di destinazione d’uso ad
abitazione di unità immobiliare mai dotata di impianto purché
sussista la condizione di cui alla precedente lettera c). Qualora
l’intervento comporti aumento del numero di unità immobiliari
sarà comunque consentita la realizzazione in deroga di un unico
scarico di prodotti di combustione;
e) nuove installazioni di impianti termici individuali in edificio
assoggettato dalla legislazione nazionale o regionale vigente a
categorie di intervento di ristrutturazione edilizia, mai dotato
precedentemente di alcun tipo di impianto termico, a condizione
che non esista camino, canna fumaria o sistema di evacuazione
fumi funzionale ed idoneo, o comunque adeguabile allo scopo.
Per gli impianti elettrici di cucina o riscaldamento è sufficiente
che sia provveduto in modo idoneo all'aspirazione dei vapori.
Art. 114 Condotti di evacuazione di fumi e vapori per apparecchi
a fiamma libera
1. I fabbricati destinati ad abitazione debbono essere dotati di
condotti di evacuazione dei fumi e vapori provenienti dai piani di
cottura. Tali condotti, se sfocianti sulla copertura, debbono essere
singoli o collettivi nonché separati dagli altri condotti
dell’edificio. In alternativa i condotti possono uscire a parete.
2. In tutti gli edifici, siano essi esistenti che di nuova costruzione, i
locali dove sono installate apparecchiature a fiamma libera (piani
di cottura, generatori di calore, boiler e simili) debbono essere
dotati, oltre che delle aperture di aerazione naturale prescritte dal
presente Regolamento, di ulteriori aperture prospettanti
direttamente all’esterno idonee a garantire un corretto processo di
combustione ed un corretto tiraggio dei condotti di evacuazione ai
sensi delle norme UNI – CIG vigenti.
Art 115 Altri condotti di evacuazione
1. Per le emissioni in atmosfera di fumi e vapori derivanti da
attività produttive debbono essere rispettate le disposizioni di cui
al d.p.r. 152/2006 e s.m.i.
Art. 116 Norme edilizie per le costruzioni rurali (Allevamenti
estensivi)
1. Sono considerate abitazioni rurali quelle site in zona classificata
agricola dallo strumento urbanistico di previsione generale.
2.Le abitazioni rurali sono soggette a tutte le norme relative alle
comuni case di abitazione, salvo quanto previsto dalle successive
prescrizioni.
3.Le costruzioni rurali devono esser poste possibilmente in terreno
ben asciutto e la cui falda acquifera sia profonda e qualora ciò non
sia possibile, la parte interrata del fabbricato deve essere costruita
con accorgimenti atti ad eliminare l'umidità.
4.In assenza di scantinati tutti i locali del piano terreno devono
essere muniti di vespai ben ventilati ed alti almeno cm 70.
5.Sono proibite le comunicazioni interne tra le stalle e le
abitazioni, anche se ricavate su scale e passaggi e se chiuse con
infissi.
6.E' proibito addossare i muri di abitazioni rurali direttamente a
pareti di terra. La distanza minima dalla base inferiore della
scarpata naturale del terrapieno deve essere almeno di ml. 2. Può
tuttavia essere consentita la costruzione di una idonea
intercapedine adeguatamente ventilata tra la parete di terra e
quella del fabbricato.
7.E' consentito costruire muri di sostegno purché il piede di questi
disti almeno due metri dalla costruzione. In ogni caso si faranno
opportuni canali di drenaggio per smaltire le acque meteoriche e
di infiltrazione.
8.Ogni casa deve avere una sufficiente dotazione di acqua
riconosciuta potabile dell'ufficio di igiene.
9.Le acque di scarico devono essere convogliate e smaltite
secondo le disposizioni della legge regionale 152/06 e successive
modifiche, norme di settore ed altre norme regolamentari.
10.Ogni casa rurale deve essere munita di canali di gronda e
pluviali.
11.I cortili, le aie, gli orti e gli altri annessi delle case rurali
devono essere sistemati in modo da evitare ristagno delle acque
meteoriche.
12.Ad evitare danneggiamenti alle fondazioni, ogni costruzione
sarà circondata per tutto il perimetro da un marciapiede costruito a
regola d'arte e largo almeno ml. 0,60.
13.Nei centri abitati e nelle zone di espansione residenziale,
allorché saranno urbanizzate, non sono ammessi ricoveri per
animali.
14.E’ consentita la realizzazione di stalle per bovini a carattere
estensivo con un massimo di capi dieci, con smaltimento
attraverso la pratica della concimazione, ubicate a non meno di ml
200 da centri o nuclei abitati, 20 ml da abitazioni di proprietà, 200
ml da fonti di captazione di acqua potabile destinata al consumo
umano.
15.In ogni caso i ricoveri di animali ed i loro annessi devono
essere posti ad una distanza non inferiore a m. 20 dalla pubblica
via.
16.Le stalle di nuova costruzione debbono essere indipendenti da
ogni edificio destinato ad abitazione.
17.Le stalle devono avere un'altezza non minore di ml. 3,00 dal
pavimento al soffitto, una cubatura non minore di mc. 30 per ogni
capo grosso di bestiame e di mc. 15 per il bestiame minuto ed
inoltre devono essere ben ventilate e illuminate.
18.Al ricambio d'aria si provvede con finestra a Wasistas.
19.Il pavimento deve essere costruito con materiali impermeabili e
munito dei necessari scoli.
20.Le pareti devono essere intonacate a cemento e rivestite con
altro materiale impermeabile fino all'altezza di ml. 2 dal
pavimento.
21.Le mangiatoie devono essere altresì costruite con materiale
facilmente lavabile.
22.Le mangiatoie devono altresì essere costruite con angoli lisci e
arrotondati.
23.Le deiezioni e il letame prodotti dal bestiame devono essere
ogni giorno allontanati e portati alle apposite concimaie.
24.I locali destinati ad uso porcile, pollaio, conigliera e simili
devono essere in ogni caso separati dalle abitazioni.
25.Il Sindaco, sentito l'ufficiale sanitario, può ordinare che
vengano rimosse quelle cause di insalubrità che si manifestino nei
nuclei rurali, siano esse dovute alla presenza di porcili, stalle,
pollai e simili od all'imperfetto funzionamento ed alla
inosservanza delle disposizioni relative all'allontanamento delle
materie di rifiuto.
CAPO III
IGIENE DEL SUOLO E DEL SOTTOSUOLO
Art. 117 Terreni insalubri
1.Le costruzioni, su terreni già adibiti a deposito di immondizie,
di letami, di residui putrescibili o altri materiali inquinanti, sono
permesse solo quando tali terreni e quelli circostanti siano stati
risanati conformemente a quanto richiesto dalle autorità sanitarie e
locali.
2.Non è permessa l'edificazione su un suolo il cui livello sia
eguale o più basso di quello dei corsi d'acqua e bacini vicini, per
cui risulti difficile il deflusso delle acque meteoriche o di quelle di
rifiuto se tale livello non sia sufficientemente rialzato.
3.Le abitazioni presso i rilievi montani e terrapieni sostenuti da
muri devono essere completate con strutture idonee per
l'allontanamento delle acque meteoriche o di infiltrazione.
Art. 118 Concimaie
1. Non sono ammesse concimaie all'interno dei centri abitati del
Comune.
2.Le concimaie devono essere costruite in conformità alle
prescrizioni dei R.D. 1 dicembre 1930, n. 1862, modificato dalle
LL. 25 giugno 1931, n. 925 e dagli artt. 233 e segg. del T.U. 27
luglio 1934, n. 1265 e da quanto di volta in volta è disposto
dall'autorità competente.
3.Le concimaie devono distare, dai pozzi, acquedotti o serbatoi
come da qualunque abitazione almeno ml. 30.
4. Le concimaie e gli annessi pozzetti per i liquami debbono
essere costruiti con il fondo e le pareti resistenti ed impermeabili
ed inoltre debbono essere dotate di cunette di scolo fino ai pozzetti
di raccolta.
Art. 119 Pozzi, vasche e cisterne per acqua potabile
1. I pozzi, le vasche e le cisterne e gli altri recipienti destinati ad
accogliere acqua potabile devono essere costruiti a monte di
fogne, pozzi neri, concimaie, bottini, fossi di scolo ecc. e mai,
comunque, a distanza minore di ml. 30 da questi.
2. I pozzi debbono esser costruiti con una buona muratura, rivestiti
internamente con uno strato di cemento dello spessore di almeno
cm 2 o un altro materiale impermeabile in modo da impedire
comunque le infiltrazioni di acqua inquinata, superficiale o
profonda, dal suolo circostante.
3.Essi debbono essere sempre chiusi alla bocca mediante apposita
torretta in muratura munita di apposito sportello.
4.L'attingimento può farsi solamente a mezzo di pompe.
5.Il terreno circostante, almeno per un raggio di ml. 2 dal
perimetro della torretta, deve essere impermeabilizzato per il
sollecito allontanamento delle acque meteoriche e di stramazzo.
6.I pozzi, volti alla captazione di acque di falde profonde o per uso
domestico, devono essere autorizzati ai sensi della L.R. 22
gennaio 1979, n. 9.
7.Per i pozzi tubolari saranno di volta in volta date disposizioni
dagli uffici tecnici e igiene.
CAPO IV
GARANZIE DELLA PUBBLICA INCOLUMITA'
Art. 120 Stabilità e sicurezza dei fabbricati
1.E' vietato costruire edifici sul ciglio di dirupi, su terreni di non
buona consistenza, di eterogenea struttura, detritici o franosi e
comunque inclini a scoscendere.
2.Quando non si possa raggiungere il terreno compatto e si debba
fabbricare su terreni di riporto recente, o comunque sciolti, si
debbono adottare accorgimenti tecnici più opportuni per ottenere
un solido appoggio delle fondazioni e comunque nel rispetto delle
prescrizioni del D.M. 21 gennaio 1981.
3.Le murature debbono essere eseguite secondo le migliori regole
d'arte con buoni materiali e con accurata mano d'opera. Nella
muratura di pietrame, qualora lo stesso non presenti piani di posa
regolari, la muratura deve essere interrotta da corsi orizzontali di
materiale idoneo.
4.I muri debbono avere dimensioni tali che il carico unitario su di
essi mantenga il giusto rapporto col carico di rottura del materiale
più debole di cui sono costituiti.
5.Nei piani superiori a quello terreno sono vietate le strutture
spingenti verso i muri perimetrali.
6.I tetti debbono essere costruiti in modo da escludere qualsiasi
spinta orizzontale.
7.In tutti i fabbricati a più piani devono eseguirsi, ad ogni piano,
sui muri perimetrali e su tutti i muri portanti, cordoli di cemento
armato.
8.Le opere murarie, qualunque sia il sistema costruttivo adottato,
debbono essere sospese nei periodi di gelo nei quali la temperatura
si mantenga per molte ore al di sotto di zero gradi centigradi.
9.Nelle strutture di cemento armato debbono essere strettamente
osservate le prescrizioni per l'accettazione degli agglomerati
idraulici e per l'esecuzione delle opere in conglomerato cementizio
semplice ed armato, vigenti al momento dell'inizio dei lavori
(D.M. 31 agosto 1972 e legge 5 novembre 1971, n. 1086).
10.Per le zone dichiarate sismiche le costruzioni devono rispettare
le disposizioni vigenti in materia (legge 2 febbraio 1974, n. 64 e
D.M. 21 gennaio 1981 e successive modifiche e integrazioni).
Art. 121 Manutenzione degli edifici e aree scoperte
1.I proprietari hanno l'obbligo di provvedere alla manutenzione
degli edifici, in modo che tutte le loro parti mantengano
costantemente i requisiti d'igiene e di sicurezza richiesti dalle
norme vigenti e rispondano alle esigenze del decoro cittadino.
2.La manutenzione delle aree di proprietà privata, rimaste scoperte
per essere destinate a strade, piazze o spazi di uso pubblico,
rimarrà a carico dei proprietari sino a quando non siano
perfezionate le pratiche di espropriazione, cessione ed
acquisizione.
3.Quando un edificio o parte di esso minacci rovina sul suolo
pubblico, il Sindaco, sentito l'ufficio tecnico-comunale, può
ingiungere l'esecuzione dei lavori di consolidamento o la
demolizione della parti pericolanti sotto la comminatoria della
esecuzione d'ufficio a spese del proprietario o dei proprietari
inadempienti, a norma dell'art. 46 del presente regolamento, salve
le sanzioni penali.
CAPO V
USO DI SUOLO, SPAZI E SERVIZI PUBBLICI
Art. 122 Occupazione temporanea o permanente di spazio o suolo
o sottosuolo pubblico
1.Coloro che per qualsiasi motivo, intendano occupare
temporaneamente il suolo, il sottosuolo e lo spazio pubblico
devono rivolgere al Sindaco apposita domanda corredata di tutti i
disegni e documenti necessari per chiarire le ragioni della
richiesta, nonché per indicare la superficie che si intende
occupare, il tempo della occupazione e le opere che si vogliono
eseguire. Il Dirigente Lavori Pubblici, nel rilasciare la
concessione, fissa le norme e le prescrizioni da seguire nel corso
dell'occupazione, nonché il periodo massimo di durata della
stessa.
2.Al termine della concessione, il concessionario deve ripristinare
l'area oggetto della medesima.
3.L'occupazione permanente del suolo, del sottosuolo e dello
spazio pubblico è concessa purché sia compatibile con le
condizioni delle proprietà confinanti e con le esigenze della
viabilità.
4.Può esser consentita anche la creazione di intercapedini e di
aperture al livello del suolo per areare ed illuminare gli scantinati
mediante griglie e luminali la cui manutenzione è a carico dei
proprietari.
5.Nell'atto di concessione, il Dirigente stabilisce le prescrizioni da
seguire sia durante l'esecuzione dell'opera, sia in prosieguo di
tempo.
6.E' vietato eseguire scavi o rompere il pavimento di strade
pubbliche o aperte al pubblico transito per piantarvi pali,
immettere o restaurare condutture del sottosuolo, costruire e
restaurare fogne e qualsiasi altro lavoro nel suolo pubblico senza
la concessione del Dirigente, in cui siano specificatamente
indicate le norme da osservare nella esecuzione dei lavori. Il
rilascio della suddetta concessione è subordinato alla
presentazione della domanda indicante i lavori che si intendono
eseguire, al pagamento della relativa tassa, al deposito di garanzie
da effettuarsi presso la Tesoreria del Comune, sul quale il Comune
avrà piena facoltà di rivalersi delle eventuali penali e delle spese
non rimborsate dagli interessati.
7.Il restauro del pavimento stradale, dei marciapiedi o di altri
manufatti alterati dal titolare della concessione o per causa di
questi, viene eseguito dal Comune sotto la direzione dell'ufficio
tecnico a spese del titolare stesso, qualora questi non provveda alla
esecuzione delle opere entro il termine stabilito all'uopo
dall'Amministrazione comunale.
8.Il Dirigente può, sentita la commissione edilizia, concedere
l'occupazione del suolo e del sottosuolo stradale, con impianti di
servizi pubblici di trasporto o con canalizzazioni idriche,
elettriche, ecc. oltre che con chioschi, il cui progetto deve essere
approvato a norma del presente regolamento. Il concessionario in
tale caso, oltre al pagamento del contributo prescritto per l'uso del
suolo pubblico, è tenuto ad osservare sotto la sua personale
responsabilità tutte le necessarie cautele perché il suolo stesso non
subisca danneggiamenti e purché non sia in alcun modo intralciato
e reso pericoloso il pubblico transito.
Art. 123 Rinvenimenti e scoperte
1.Ai sensi dell'art. 90 D.Lgs. 42/2004, vi è l'obbligo da parte di
chiunque compia scoperte di presumibile interesse paleontologico,
storico, artistico, archeologico, di denunciare immediatamente alla
Soprintendenza per i Beni Archeologici, al Sindaco ovvero
all’autorità di Pubblica Sicurezza il ritrovamento, e di sospendere i
lavori in attesa del sopralluogo della Soprintendenza predetta. Il
titolare del titolo abilitativo, il direttore dei lavori e l'appaltatore
sono tenuti a segnalare immediatamente al Sindaco i ritrovamenti
aventi lo stesso presumibile interesse, che dovessero verificarsi nel
corso di lavori di qualsiasi genere. Analoghe segnalazioni vanno
fatte nel caso di rinvenimento di ossa umane.
2.I soggetti di cui al primo comma sono tenuti ad osservare e a
fare osservare tutti quei provvedimenti che il Sindaco ritenga
opportuno adottare in conseguenza di tali scoperte e rinvenimenti,
in attesa di definitive determinazioni delle competenti autorità.
Art. 124 Scarichi per materiali e uso di acque pubbliche
1.I luoghi per gli scarichi pubblici sono stabiliti dall'ufficio tecnico
comunale, sentito il parere del tecnico sanitario dell'U.L.S.S. e di
essi è data indicazione nella concessione o autorizzazione
rilasciata dal Comune.
2.I materiali scaricati devono essere sistemati e spianati in modo
da non determinare cavità o ineguaglianze che permettano il
ristagno dell'acqua.
3.E' vietato, senza speciale nulla osta del Sindaco, servirsi per i
lavori edili dell'acqua defluente da fontane pubbliche o corrente in
fossi e canali pubblici, nonché deviare e comunque intralciare il
corso dei questi ultimi.
Art. 125 Tende aggettanti sullo spazio pubblico
1.Quando non nuociano al libero transito o non impediscano la
visuale in danno dei vicini, il Sindaco può autorizzare dietro
pagamento della relativa tassa e con l'osservanza delle condizioni
che riterrà opportune, caso per caso, l'apposizione a porte e
finestre di tende aggettanti nello spazio pubblico.
2.Tali tende sono di norma vietate nelle strade prive di
marciapiede a meno che non siano di esclusivo uso pedonale o lo
consenta la particolare conformazione della viabilità.
3.Nelle strade fornite di marciapiede l'aggetto di tali tende non
deve di regola, essere inferiore di 50 cm della larghezza del
marciapiede.
4.Le tende, le loro appendici ed i loro meccanismi non possono
essere situati ad altezza inferiore a ml. 2,20 dal suolo.
5.Per immobili di interesse archeologico o storico o artistico il
rilascio dell'autorizzazione è subordinato al nulla osta della
Soprintendenza ai monumenti.
6.L'autorizzazione ad apporre tende di qualsiasi specie può essere
revocata quando queste non siano mantenute in buono stato e
pulite.
Art 126 Insegne e pubblicità d'esercizio
1. All’esterno dei locali destinati ad attività commerciali,
artigianali o ad altri pubblici esercizi, dotati di aperture a piano
terra prospicienti su vie o spazi di uso pubblico è consentita
l’installazione di insegne, scritte ed altri mezzi per la segnalazione
e l’informazione pubblicitaria relative all’attività esercitata, da
applicare nel vano delle aperture medesime o immediatamente al
di fuori di esse; è ammessa l’installazione anche in corrispondenza
dei piani superiori, nel caso di edifici interamente destinati allo
svolgimento delle attività pubblicizzate.
2. Le insegne e le scritte pubblicitarie, di tipo frontale o a
bandiera, devono contenere unicamente l’individuazione della
attività e/o della ditta, la qualità dell’esercizio cui sono riferite,
nonché un proprio contrassegno, logo o emblema stilizzato.
3. Le insegne a bandiera non possono sporgere più di cm. 80 dalla
muratura cui sono ancorate, né avere una distanza dal suolo
inferiore a m. 2,20 dai marciapiedi o dalle strade pedonali, e a m.
5,00 dalle altre strade o superfici destinate al transito degli
autoveicoli.
4. Le insegne formate da pannelli o cassonetti devono essere
contenute all’interno del vano vetrina ed avere altezza non
superiore a cm. 50. Sono ammessi pannelli di dimensioni maggiori
interni al serramento; in caso di vani-vetrina ad arco, i pannelli
dovranno ricalcare l’andamento curvilineo del vano.
5. Eventuali progetti in deroga, adeguatamente motivati e
documentati, dovranno essere sottoposte al previo parere della
Commissione per la qualità architettonica e il paesaggio.
6. Per complessi edilizi di notevole dimensione ed importanza, i
progetti di costruzione di nuovi edifici nei quali sia previsto
l'insediamento delle attività di cui al primo comma debbono
prevedere un apposito piano delle insegne riguardante l'intero
complesso, al quale si dovrà fare riferimento nel corso
dell'insediamento delle specifiche attività produttive.
Art 127 Targhe per uffici e sedi sociali
1. Per contrassegnare la sede di uffici privati, studi professionali,
aziende, istituti e associazioni può essere collocata una targa per
ogni specifica attività in corrispondenza dell’accesso alle
rispettive sedi.
2. Le targhe dovranno essere disposte ordinatamente a lato degli
stipiti e dovranno avere una dimensione non superiore a cm. 35 di
larghezza per cm 25 di altezza ed essere comunque coordinate tra
loro in corrispondenza di ciascun accesso, per dimensioni,
materiali e colori, salvo eventuali loghi specifici.
3. Ove le attività da segnalare siano più di quattro per ogni
accesso, le targhe dovranno avere altezza non superiore a cm. 15
ed essere raggruppate ed allineate in successione verticale, oppure
raccolte in unica cartella o in unica targa di dimensioni non
superiori a cm. 35 di larghezza e cm. 100 di altezza.
Art 128 Segnalazione di servizi pubblici
1. Non sono soggette al presente regolamento le attrezzature
destinate alla segnalazione di ospedali, farmacie, poste, telefoni,
monopoli dello Stato ed altre sedi di uffici o servizi pubblici e
realizzate in conformità alle disposizioni proprie di ciascuna
amministrazione competente.
Art 129 Tende a servizio degli esercizi commerciali e di
ristorazione
1. In corrispondenza degli esercizi commerciali e di ristorazione è
ammessa l’installazione di pensiline e tende, fisse o mobili, anche
in aggetto sullo spazio pubblico sulle quali inserire scritte o
insegne d’esercizio, ferma restando l’acquisizione di
autorizzazione amministrativa.
2. Le tende o le pensiline non dovranno creare alcun impedimento
alla circolazione veicolare o pedonale; la loro sporgenza dovrà
comunque essere limitata alle aree pedonali o al marciapiede non
potranno proiettarsi sul suolo pubblico o d’uso pubblico ad
un’altezza non inferiore a m. 2,20 rispetto al piano del
marciapiede o a m. 5,00 dal piano stradale se non dotato di
marciapiede, comprese le eventuali appendici. Esse dovranno
inoltre essere di tipo, materiale e colore tali da assicurare il
rispetto delle caratteristiche architettoniche dell'immobile sul
quale sono installate, ed essere mantenute nelle necessarie
condizioni di efficienza, pulizia e decoro.
Art 130 Occupazione temporanea del suolo pubblico con arredi e
attrezzature mobili
1. Può essere concessa ai gestori di bar, ristoranti, ed esercizi di
ristoro in genere l’occupazione parziale e temporanea di vie,
piazze ed altre parti di suolo pubblico nelle immediate vicinanze
degli esercizi medesimi, onde consentire su tali aree la
disposizione di sedie e tavolini e l’eventuale delimitazione delle
aree stesse con piante ornamentali, siepi, fioriere, nonché
l’installazione di pedane, tende, ombrelloni ed apparecchi
d’illuminazione e riscaldamento. E’ vietata qualunque forma di
tamponatura perimetrale delle aree pubbliche occupate dalle
attività suddette.
2. Gli arredi dovranno essere in perfette condizioni di pulizia, di
linee sobrie e decorose, del medesimo stile e intonazione di
colore. La loro disposizione non dovrà comunque ostacolare il
transito pedonale o veicolare; se accostate ai prospetti degli edifici
le pedane e le altre attrezzature non dovranno coprire i vani di
porte e finestre, né impedirne la luce o l’apertura.
CAPO VI
CRITERI E NORME PER IL RISPARMIO ENERGETICO
NEGLI EDIFICI
Parte Prima - Prestazioni energetiche dell’involucro edilizio
Articolo 131 Orientamento dell’edificio
1.Lo sviluppo edilizio dei nuovi piani attuativi deve prevedere la
disposizione degli edifici secondo l’orientamento nord-sud, per
quelli già approvati si dovrà adottare l’orientamento nord-sud solo
se questo orientamento consente un uguale sfruttamento della
capacità edificatoria di ogni singolo lotto.
2. L’orientamento delle nuove costruzioni deve essere tale da
favorire il risparmio energetico e, pertanto, gli spazi principali di
esse (soggiorni, sale da pranzo, ecc) devono preferibilmente avere
aperture finestrate orientate entro un settore ± 30° dal Sud
geografico al fine di permettere anche la realizzazioni di pareti
inclinate rispetto alla direzione nord-sud od anche allineate, entro
detto intervallo, alle strade.
3.I locali di servizio (bagni, cucine e assimilabili) e gli ambienti
secondari o ad uso discontinuo (corridoi, ripostigli, scale, ecc.)
devono essere preferibilmente posizionati verso nord a protezione
degli ambienti principali, nei quali il livello di temperatura ed
umidità saranno quelli tipici delle condizioni di benessere (Curve
di Fangher).
Articolo 132 Protezione dal sole
1.Fermo restando il rispetto dei requisiti minimi di illuminazione
naturale diretta previsti dagli specifici articoli del Regolamento
Locale d’Igiene vigente, in coerenza con quanto predisposto dal
d.lgs.192/05 e successive modifiche ed integrazioni, le parti
trasparenti delle pareti perimetrali esterne degli edifici nuovi e di
quelli soggetti a ristrutturazione con demolizione e ricostruzione
totale, devono essere dotate di dispositivi che ne consentano la
schermatura e l’oscuramento (frangisole, tende esterne, grigliati,
tende alla veneziana, persiane orientabili, ecc.). Tali dispositivi
devono essere applicati all’esterno del serramento e dovranno
garantire un efficace controllo consentendo l'ingresso della
radiazione solare in inverno ed impedendolo in estate.
2.La protezione dal sole delle parti trasparenti dell’edificio può
essere ottenuta anche con l’impiego di soluzioni tecnologiche fisse
o mobili quali aggetti, mensole, ecc.. Le schermature potranno
eventualmente essere costituite anche da vegetazione integrata da
sistemi artificiali.
3.Nel caso di superfici trasparenti inclinate, ad esempio lucernari,
l’ombreggiamento dovrà ovviamente essere garantito dall’interno
o tramite veneziane inserite nell’intercapedine dei doppi vetri.
4.In ogni caso potranno essere altresì accettate proposte tecniche
alternative provenienti da professionisti del settore che siano
equivalenti a quelle indicate ai punti precedenti.
Articolo 133 Isolamento termico dell’involucro degli edifici nuovi
1.Negli edifici nuovi ed in quelli soggetti a ristrutturazione con
demolizione e ricostruzione totale (per i quali si applicano i calcoli
e le verifiche previste dalla Legge 10/91 e dal d.lgs. 192/05 e
successive modifiche e integrazioni), è obbligatorio intervenire
sull’involucro edilizio in modo da rispettare contemporaneamente
tutti i seguenti valori massimi di trasmittanza termica U (intesi
come valori medi della parete considerata, quindi comprensivi dei
ponti termici di forma o di struttura):
strutture verticali opache esterne: 0,34 W/m2°K
coperture (piane e a falde): 0,30 W/m2°K
solai su terreno, cantine, vespai aerati: 0,33 W/m2°K
solai su pilotis: 0,30 W/m2°K
pareti e solette verso altre unità riscaldate:0,68W/m2°K
pareti delimitanti spazi non riscaldati: 0,68W/m2°K
2.Nel caso in cui la copertura sia a falda e a diretto contatto con
un ambiente accessibile (ad esempio sottotetto abitabile,
mansarda, ecc.), la copertura, oltre a garantire gli stessi valori di
trasmittanza di cui sopra, dovrà essere ventilata (Tetto ventilato
che migliora la vivibilità estiva ed evita il ricorso ai
condizionatori).
3.Per quanto riguarda i vani sottofinestra, questi dovranno avere
le stesse caratteristiche prestazionali delle pareti esterne (non si
dovranno cioè realizzare nicchie entro cui alloggiare i radiatori
perché l’alta temperatura locale associata a pareti con minore
resistenza termica, più sottili, originano maggiori dispersioni di
calore).
4.È consentito l’incremento del volume prodotto dagli aumenti di
spessore di murature esterne, oltre i 30 cm fino a un massimo di
60 cm, realizzati per esigenze di isolamento o inerzia termica o
per la realizzazione di pareti ventilate. Sono fatte salve le norme
sulle distanze minime tra edifici e dai confini di proprietà.
5. È consentito l’incremento dell’altezza massima, indotto dallo
spessore dell’isolante termico applicato ai solai e da eventuali
impianti a pannelli radianti, in ragione massima di 15 cm a piano.
6.Gli interventi previsti dal comma 4 del presente articolo, sono
da escludersi, limitatamente al piano terra, per edifici prospicienti
il suolo stradale, laddove si riduca lo spazio pubblico.
7.Tutte le caratteristiche fisico-tecniche-prestazionali dei
materiali impiegati nella costruzione dovranno essere certificati
da parte di Istituti riconosciuti dalla Ue, dovranno quindi
presentare la marcatura CE.
Articolo 134 Isolamento termico dell’involucro edifici esistenti
1.In caso di intervento di totale manutenzione ordinaria e
straordinaria della copertura di edifici esistenti, aventi sottotetto
e/o mansarde accessibili, con sostituzione totale del manto (tegole
o coppi), devono essere rispettati i valori massimi di trasmittanza
imposti per le coperture degli edifici nuovi (0,30 W/m2K).
2.Se la copertura è a falda e a diretto contatto con un ambiente
accessibile (ad esempio sottotetto abitabile, mansarda, ecc.), la
stessa, oltre a garantire i valori di trasmittanza di cui sopra, deve
essere ventilata (Il tetto ventilato migliora la vivibilità estiva
limitando il ricorso ai condizionatori).
3.Nel caso di intervento di manutenzione ordinaria e straordinaria
dell’involucro esterno che non sia la semplice tinteggiatura, è
obbligatorio rispettare i valori limite di trasmittanza di cui all’art.
133 purché non esistano impedimenti dovuti a:
vincoli di conservazione delle facciate;
vincoli attinenti al rispetto delle distanze dai confini.
4.La non applicazione del presente articolo dovrà essere motivata
e giustificata da una relazione tecnica dettagliata redatta da tecnico
abilitato.
Articolo 135
Prestazioni dei serramenti
1.Nelle nuove costruzioni, a eccezione delle parti comuni degli
edifici residenziali non climatizzate, è obbligatorio l’utilizzo di
serramenti aventi una trasmittanza media (U), riferita all’intero
sistema (telaio e vetro), non superiore a 2,2 W/m2K.
2.Nel caso di edifici esistenti, quando è necessaria un’opera di
manutenzione delle facciate comprensiva anche o solo della
sostituzione dei serramenti, devono essere impiegati serramenti
aventi i requisiti di trasmittanza sopra indicati.
3.La mancata applicazione del comma 2 del presente articolo
dovrà essere subordinata al parere vincolante della Commissione
Edilizia.
4.Per quanto riguarda i cassonetti, questi dovranno soddisfare i
requisiti acustici ed essere a tenuta e la trasmittanza media non
potrà essere superiore rispetto a quella dei serramenti.
5.Tutte le caratteristiche fisico-tecniche-prestazionali dei
componenti trasparenti impiegati nella costruzione dovranno
essere certificate da parte di Istituti riconosciuti dalla Ue, in altre
parole i predetti componenti dovranno presentare la marcatura CE.
Articolo 136 Contenimento delle dispersioni
1.Per gli edifici nuovi e per quelli soggetti a ristrutturazione con
demolizione e ricostruzione totale, per i quali si applicano i calcoli
e le verifiche previsti dalla legge 9 gennaio 1991, n. 10, il
Fabbisogno di Energia Primaria (FEP) limite, espresso in kWh/m2
anno, riportato nell’Allegato C del d.lgs. 192/05 e successive
modifiche e integrazioni, in funzione del rapporto S/V e dei Gradi
Giorno deve essere rispettato contestualmente ai valori limite di
trasmittanza riportati negli articoli 133 e 135.
Articolo 137 Materiali ecosostenibili
1.Per la realizzazione degli edifici è consigliato l’utilizzo di
materiali e finiture naturali o riciclabili, che richiedano un basso
consumo di energia e un contenuto impatto ambientale nel loro
intero ciclo di vita.
2.L’impiego di materiali ecosostenibili deve comunque garantire il
rispetto delle normative riguardanti il risparmio energetico e la
qualità acustica degli edifici.
3.Tutte le caratteristiche fisico-tecnico-prestazionali dei materiali
impiegati nella costruzione dovranno essere certificate da parte di
Istituti riconosciuti dalla Ue, i materiali impiegati dovranno quindi
presentare la marcatura CE.
Articolo 138 Isolamento acustico
1.Per gli edifici nuovi, in relazione ai requisiti acustici definiti nel
d.P.C.M. del 5/12/97 e successive modifiche e integrazioni, per
quanto riguarda i rumori esterni, i rumori provenienti da altre unità
abitative, dalle parti comuni, i rumori di calpestio e da impianti, è
prescritta l’adozione di soluzioni tecnologiche che rispettino i
valori di isolamento prescritti dal sopracitato decreto.
2.È obbligatorio consegnare la relazione riguardante il clima
acustico, contestualmente al rilascio del Permesso a Costruire o
alla presentazione della SCIA.
Articolo 139 Tetti verdi
1.Per le coperture degli edifici, di superficie minima coperta pari o
superiore a 5.000 mq, adibiti a secondario e terziario è
obbligatoria la realizzazione di tetti verdi in quanto capaci di
limitare le rientrate di calore durante il periodo estivo e le
dispersioni durante il periodo invernale.
2.Qualora sia previsto di occupare le coperture degli edifici, di cui
al punto precedente, con impianti solari termici e/o fotovoltaici
importanti dell’area complessiva della copertura stessa, che non
risulti occupata da installazioni tecnologiche al servizio dei
volumi sottostanti, non si rende più obbligatoria la realizzazione
del tetto verde.
3.Per lo sfruttamento di questa tecnologia, deve essere garantito
l’accesso in sicurezza per la manutenzione.
Articolo 140 Illuminazione naturale 1.Per le nuove costruzioni le superfici trasparenti dei locali
principali (soggiorni, sale da pranzo, e assimilabili), devono essere
preferibilmente orientate entro un settore 30° dal Sud
geografico, anche allo scopo di sfruttare al meglio l’illuminazione
naturale garantita dalla radiazione solare.
2.L’illuminazione naturale degli spazi che non dispongono di
sufficienti aree esposte rispetto alla superficie utile interna, può
essere garantita anche attraverso l’utilizzo di sistemi di
illuminazione zenitale.
3.È fortemente consigliato l’utilizzo, soprattutto in edifici
pubblici, del secondario e del terziario, di sfruttare le tecnologie
e/o i sistemi di captazione della luce naturale (ad esempio condotti
di luce, pozzi di luce, ecc.).
Articolo 141 Ventilazione naturale
1.Negli edifici di nuova costruzione tutti i locali di abitazione
permanente (ad esclusione quindi di corridoi e disimpegni)
devono usufruire di aerazione naturale diretta. Le finestre di detti
locali devono prospettare direttamente su spazi liberi o su cortili
nel rispetto dei rapporti aeroilluminanti previsti dal presente
Regolamento.
Articolo 142 Ventilazione meccanica controllata
1.Negli edifici residenziali nuovi ed in quelli soggetti a
ristrutturazione con demolizione e ricostruzione totale, è prescritta
l’installazione di sistemi di ventilazione meccanica, che
garantiscano un ricambio d'aria giornaliero pari a 0,30 vol/h. Negli
edifici a destinazione diversa da quella residenziale la quantità di
aria esterna da immettere negli ambienti dovrà essere desunta
dalla norma UNI 10339.
Tali sistemi debbono essere asserviti a sonde di igiene aria che ne
consentano l’attivazione quando ne ravvisino l’effettiva necessità
garantendo al contempo ottima qualità dell’aria e risparmio di
energia.
2.Il vano tecnico che ospita canali e tubazioni inerenti l’impianto
di ventilazione meccanica controllata non verrà computato nella
volumetria.
3.Sarà infine obbligatorio installare sul canale di immissione aria
un recuperatore di calore con un’efficienza di almeno il 60% per
non disperdere nell’ambiente esterno tutto il calore contenuto
nell’aria viziata espulsa.
Parte seconda - Efficienza energetica degli impianti
Articolo 143 Sistemi di produzione calore ad alto rendimento
1.Negli edifici di nuova costruzione e in quelli esistenti in cui è
prevista la completa sostituzione dell'impianto di riscaldamento o
del solo generatore di calore, è obbligatorio l'impiego di sistemi di
produzione di calore ad alto rendimento.
2.Nel caso in cui l’edificio sia collegato alla rete urbana di
distribuzione del metano, i nuovi generatori di calore dovranno
avere i seguenti rendimenti:
Rendimento a potenza nominale (Pn)
Rendimento a carico parziale (30% Pn)
Tacqua m.
Tacqua r.
Espressione del rendimento
Tacqua m.
Tacqua r.
Espressione del rendimento
80 °C
60 °C
η≥94+1*log Pn
40 °C
30 °C
η≥105+1*log Pn
* Temperatura di ritorno acqua
3.Nel caso in cui l’alimentazione disponibile sia a gasolio, i nuovi
generatori di calore dovranno avere i seguenti rendimenti:
Rendimento a potenza nominale (Pn)
Rendimento a carico parziale (30% Pn)
Tacqua m.
Tacqua r.
Espressione del rendimento
Tacqua m.
Tacqua r.
Espressione del rendimento
80 °C
60 °C
η≥86+2*log Pn
60 °C
40 °C
η≥82+3*log Pn
4.L’articolo non si applica quando:
si sia collegati ad una rete di teleriscaldamento urbano;
la caldaia sia alimentata a biomasse;
si utilizzino pompe di calore elettriche o a gas.
Articolo 144 Impianti centralizzati di produzione calore
1.Negli edifici di nuova costruzione, siano essi a sviluppo
verticale od orizzontale (edifici pluripiano o monofamiliari a
schiera) è obbligatorio l'impiego di impianti di riscaldamento
centralizzati quando il numero di unità abitative è superiore a sei.
Articolo 145 Regolazione locale della temperatura dell’aria
1.È obbligatorio installare sistemi di regolazione locali (valvole
termostatiche, termostati collegati a sistemi locali o centrali di
attuazione, ecc.), agenti sui singoli corpi scaldanti, per garantire la
costanza della temperatura negli ambienti riscaldati al variare
degli apporti di calore gratuiti sia esterni (radiazione solare in
ingresso da superfici trasparenti) che interni (elettrodomestici,
bruciatori di cucine a gas etc.). La norma si applica a tutti gli
edifici di nuova costruzione dotati di impianti di riscaldamento.
2. Per gli edifici esistenti la norma si applica in caso di:
sostituzione dei corpi scaldanti;
rifacimento della rete di distribuzione del calore.
Articolo 146 Sistemi a bassa temperatura
1.Per il riscaldamento invernale è suggerito l’utilizzo di sistemi a
bassa temperatura (pannelli radianti a pavimento, a parete o a
soffitto) per le minori dispersioni che si conseguono
(funzionamento basato sull’irraggiamento e temperatura
dell’acqua nelle tubazioni sensibilmente più bassa).
2. I sistemi radianti possono anche essere utilizzati come terminali
di impianti di raffrescamento estivo purché sia previsto il controllo
dell’umidità relativa al fine di evitare la formazione di rugiada
sulla superficie dei pannelli.
Articolo 147 Contabilizzazione energetica
1.Negli edifici oggetto di riqualificazione dell’intero sistema
impiantistico, gli impianti di riscaldamento con produzione
centralizzata del calore devono essere dotati di sistemi di
contabilizzazione individuale.
2.Tali sistemi consentendo una regolazione autonoma
indipendente, e una contabilizzazione individuale dei consumi di
energia termica, si configurano come impianti centralizzati gestiti
autonomamente e garantiscono all’utente il solo pagamento di ciò
che consuma.
Articolo 148 Teleriscaldamento urbano
1.Negli edifici nuovi, per quelli soggetti a ristrutturazione con
demolizione e ricostruzione totale per i quali si applicano i calcoli
e le verifiche previsti dalla legge 9 gennaio 1991, n. 10 e per quelli
oggetto di riqualificazione dell’intero sistema impiantistico, è
obbligatorio realizzare la predisposizione all’allaccio ad una
eventuale rete di teleriscaldamento cittadino.
2.Il comma precedente si applica nel caso di presenza di tratte di
rete funzionanti a una distanza inferiore a 2.000 metri oppure in
presenza di progetti approvati da parte dell’Amministrazione
Comunale e non ancora realizzati.
Articolo 149 Efficienza degli impianti elettrici
1.Per gli edifici nuovi e per quelli soggetti a ristrutturazione con
demolizione e ricostruzione totale le condizioni ambientali, negli
spazi occupati da persone, devono assicurare un adeguato livello
di benessere visivo, in funzione delle attività previste.
2. Per i valori di illuminamento da prevedere si dovrà rispettare la
normativa vigente in materia. L’illuminazione artificiale negli
spazi di accesso, di circolazione e di collegamento dovrà garantire
la sicurezza di movimento delle persone.
3.È obbligatorio per gli edifici pubblici del secondario e del
terziario, e per le sole parti comuni degli edifici residenziali, l’uso
di dispositivi che permettano di controllare, riducendoli, i consumi
di energia dovuti all’illuminazione, quali interruttori azionati da
sensori di presenza ed interruttori a tempo collegati in serie a
sensori di illuminazione naturale, meglio noti col nome di
interruttori crepuscolari.
Articolo 150 Inquinamento luminoso
1.Al fine di limitare l’inquinamento luminoso nelle ore notturne è
obbligatorio nelle aree comuni esterne (private, condominiali o
pubbliche) degli edifici nuovi e in quelli soggetti a ristrutturazione
con demolizione e ricostruzione totale, che i corpi illuminanti,
previsti di altezza diversa a seconda che siano al servizio di zone
carrabili o ciclabili e pedonali, abbiano sempre il flusso luminoso
rivolto verso il basso per ridurre al minimo le dispersioni verso
l’alto minimizzando al contempo i consumi di energia elettrica.
Articolo 151 Inquinamento elettromagnetico interno (50 hz)
1.Per ridurre l’inquinamento elettromagnetico interno (50 Hz), si
consiglia l'uso di disgiuntori e cavi schermati, relegando nelle
zone più remote delle unità abitative i contatori e le dorsali
principali di distribuzione dell’energia elettrica.
Articolo 152 Impianti di climatizzazione estiva
1.I nuovi edifici devono essere realizzati avendo come obiettivo
quello di limitare l’uso della climatizzazione estiva senza mai
perdere di vista il contenimento dei consumi.
2.L’installazione degli impianti di climatizzazione sarà quindi
consentita purché:
la potenza dell’impianto sia determinata in base ad un
dimensionamento analitico eseguito da un tecnico
abilitato;
nei nuovi edifici si opti per soluzioni di impianto
centralizzate;
i componenti esterni degli impianti non arrechino disturbi
acustici e termici, non si vedano dalla pubblica via o da
luogo pubblico e siano progettati badando
all’integrazione con l’edificio;
realizzati in modo da consentire un’agevole
manutenzione e da prevenire il rischio di legionella.
3.È obbligatorio integrare gli impianti di condizionamento agli
elementi costruttivi degli edifici, prevedendo, in fase di
progettazione architettonica, appositi cavedi di dimensioni
sufficienti al passaggio dei canali in caso di impianto
centralizzato, o nicchie per l’alloggiamento dei componenti
esterni.
4.Fatte salve le norme dei commi 1, 2 e 3 del presente articolo, gli
impianti di condizionamento dovranno essere installati nel pieno
rispetto del presente Regolamento.
5.Ove quanto prescritto nel comma 3 del presente articolo
risultasse non tecnicamente attuabile, in tutto o in parte, la
realizzazione degli impianti di climatizzazione sarà subordinata al
parere vincolante della Commissione Edilizia.
Parte terza Utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili
Articolo 153 Impianti solari termici
1.Gli edifici nuovi o quelli soggetti a ristrutturazione con
demolizione e ricostruzione totale obbligatoriamente dovranno
soddisfare, in estate il 100% ed in inverno almeno il 50% del
proprio fabbisogno di acqua calda sanitaria con l’impiego di
impianti solari termici, ad eccezione di edifici non residenziali il
cui fabbisogno annuo calcolato con parametri oggettivi sia
inferiore a 15 mc/annui per ogni singola unità.
2.Negli edifici a carattere residenziale i fabbisogni energetici, per
produrre acqua calda sanitaria, assunti per il dimensionamento
degli impianti solari termici devono essere ricavati dalla seguente
tabella in funzione della superficie utile dell’alloggio:
Superficie utile
[m2]
Fabbisogno specifico
[Wh/m2giorno]
S < 50 m2
60
50 ≤ S <120 m2
50
120 ≤ S < 200 m2
40
S ≥ 200 m2
30
3.Negli altri casi si assumono invece i seguenti valori in funzione
del numero delle persone mediamente presenti:
Tipologie
Fabbisogno specifico
[Wh/persona giorno]
Alberghi
per ogni camera con bagno
3500
per ogni camera senza bagno
1745
Collegi, altre comunità
1450
Ospedali con servizi comuni
1450
Cliniche con servizi in ogni stanza
3500
Uffici
280
4.I collettori solari previsti dal comma 1 del presente articolo,
devono essere installati su tetti piani, su falde e facciate esposte a
Sud, Sud-est, Sud-ovest, Est e Ovest, fatte salve le disposizioni
indicate dalle norme vigenti per immobili e zone sottoposte a
vincoli.
5.La relazione tecnica di dimensionamento dell’impianto solare e
gli elaborati grafici (piante, prospetti, ecc.) che dimostrano le
scelte progettuali riguardo l’installazione dei collettori stessi sono
parte integrante della documentazione di progetto.
6.Gli impianti solari termici non sono obbligatori nel caso in cui
l’edificio sia collegato a una rete di teleriscaldamento con
cogenerazione o trigenerazione funzionante anche nel periodo
estivo.
7.Naturalmente è possibile coprire la stessa percentuale di
fabbisogno di acqua calda sanitaria con l’equivalente energetico
prodotto da altre fonti rinnovabili diverse dal solare termico.
Articolo 154 Impianti solari fotovoltaici
1.Per gli edifici di nuova costruzione e per quelli soggetti a
ristrutturazione con demolizione e ricostruzione totale è obbligatorio
installare un impianto fotovoltaico integrato agli elementi edilizi e
collegato alla rete elettrica di distribuzione.
2.La potenza degli impianti fotovoltaici per edifici, fino a sei unità
abitative, di cui al comma 1 del presente articolo non deve essere
inferiore a 1kWp per unità abitativa.
3.La potenza dell’impianto fotovoltaico per tutti gli edifici, di cui al
comma 1 del presente articolo non deve essere inferiore a 1kWp per
unità abitativa e dovrà essere centralizzato ai fini della produzione di
energia elettrica per usi comuni (es. ascensori, autoclavi per l’irrigazione
di giardini ecc.).
Articolo 155 Integrazione degli impianti solari termici e
fotovoltaici negli edifici
1.È obbligatorio integrare gli impianti solari termici e fotovoltaici
previsti dagli articoli 153 e 154 agli elementi costruttivi degli
edifici.
2.Ove ciò risultasse non tecnicamente possibile la realizzazione è
subordinata al parere vincolante della Commissione Edilizia.
Articolo 156 Sistemi solari passivi
1.Sia nelle nuove costruzioni che nell’esistente le serre e i sistemi
passivi per la captazione e lo sfruttamento dell’energia solare non sono
computati ai fini volumetrici. Le serre possono essere applicate sui
balconi o integrate nell’organismo edilizio, purché rispettino tutte le
seguenti condizioni:
siano approvate preventivamente dalla Commissione Edilizia e
per le aree vincolate dalla Soprintendenza;
si dimostri, attraverso calcoli energetici che il progettista dovrà
allegare al progetto, la loro funzione di riduzione dei consumi di
combustibile per riscaldamento invernale, attraverso lo
sfruttamento passivo e/o attivo dell’energia solare e/o la funzione
di spazio intermedio;
siano applicate alle facciate esposte nell’angolo compreso tra
sud/est e sud/ovest;
i locali retrostanti mantengano il prescritto rapporto aerante
previsto dal presente Regolamento;
siano dotate di opportune schermature e/o dispositivi mobili o
rimovibili, per evitare il surriscaldamento estivo;
il progetto valuti il guadagno energetico, tenuto conto
dell’irraggiamento solare, calcolato secondo la normativa UNI, su
tutta la stagione di riscaldamento. Per guadagno si intende la
differenza algebrica tra l’energia dispersa in assenza della serra e
quella dispersa in presenza della serra;
la struttura di chiusura deve essere completamente trasparente ad
eccezione dell’ingombro della struttura portante.
Parte quarta - Minimi provvedimenti per la sostenibilità
ambientale
Articolo 157 Recupero acque meteoriche
1.Anche se apparentemente non strettamente legato alle
prestazioni energetiche dell’involucro edilizio si dovrà prevedere,
nelle nuove costruzioni con una o più unità abitative, la
realizzazione di vasche interrate per il recupero delle acque
meteoriche.
2.La capacità in m3 delle vasche di raccolta si determinerà
moltiplicando la superficie dei tetti per il valore minimo di 60
l/mq.
3.Le acque prima di giungere nella vasca di accumulo dovranno
essere filtrate e trattate con prodotti che evitino la formazione dei
cattivi odori.
4.Poiché si tratta di acque non potabili il loro utilizzo sarà limitato
all’innaffiamento di orti e giardini, per tale ragione in
corrispondenza degli erogatori dovrà essere apposto un cartello
recante la scritta “ACQUA NON POTABILE”.
CAPO VII
DISPOSIZIONI TRANSITORIE FINALI
Art. 158 Entrata in vigore del regolamento edilizio
1. Ai sensi dell’art.5 bis L.R.1/2004 il presente regolamento
edilizio entrerà in vigore dalla data di pubblicazione nel Bollettino
Ufficiale della Regione Umbria.
2.Al momento dell'entrata in vigore del presente regolamento è
abrogato il precedente regolamento edilizio, nonché le norme e
disposizioni comunali, anche se comprese nei regolamenti in
vigore, che siano incompatibili con le disposizioni del presente
regolamento.
3.L'Amministrazione comunale ha la facoltà di modificare il
presente regolamento, con lo stesso procedimento seguito per
l'approvazione.
Art. 159 Opere autorizzate alla data di entrata in vigore del
regolamento edilizio
1. I permessi non conformi alle norme del presente regolamento
già rilasciati alla data della sua entrata in vigore, anche in
attuazione di piani di lottizzazione, sono validi purché i relativi
lavori siano stati iniziati e vengano completati entro quattro anni
dalla data di inizio lavori.
Art. 160 Domande di permesso presentate prima dell'entrata in
vigore del presente regolamento
1.Le domande di permesso presentate prima dell'entrata in vigore
del presente regolamento, per le quali, alla suddetta data, non sia
stato rilasciato il permesso, sono esaminate in base al presente
regolamento.