Con immagini, suoni, parole

Embed Size (px)

Citation preview

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    1/42

    6HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    2/42

    Come le associazioni e le cooperative sociali comunicano

    una nuova cultura sulla disabilit

    7 HP 2008#3

    Con immagini, suoni, parole

    a cura di Nicola Rabbi

    Nicola Rabbi, giornalista specializzato in informa-

    zione sociale e nuove tecnologie della comunicazio-

    ne, direttore della testata giornalistica on line

    www.bandieragialla.it; lavora da ventanni al Cen-

    tro Documentazione Handicap: troppo tempo?

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    3/42

    8HP 2008#3

    1. Introduzione di Nicola Rabbi

    Le associazioni, le cooperative sociali, i gruppi di volontariato (ma anche gli entilocali) sanno quanto sia importante non solo fornire servizi efficaci alle personedisabili, ma anche promuovere una cultura diversa, rivolta alla popolazione in ge-

    nerale e non unicamente a chi si trova ad avere a che fare con la disabilit. Inparticolare occorre fornire una rappresentazione corretta e positiva della personadisabile, una rappresentazione capace di coniugare le potenzialit che chiunquepu avere (e il suo diritto a una vita piena e felice), in qualsiasi situazione, con ilimiti dolorosi che un deficit impone. Saper comunicare con queste modalit la si-tuazione di una persona svantaggiata diventa dunque importante per modificare ipregiudizi e i luoghi comuni che continuano a pesare.In questo numero monografico di HP-Accaparlante abbiamo voluto raccontarecome il privato sociale (associazioni e cooperative sociali in primis) investa unaparte delle sue attivit in azioni di comunicazione utilizzando strumenti diversi,anche se la scelta dellaudiovideo, considerando limpatto che ha su una popola-zione abituata allimmagine televisiva, esercita un influsso particolarmente forte.Abbiamo riportato esperienze diverse tra loro, realizzate in varie parti dItalia, dalconcorso cinematografico Cinem/abili proposto da realt associative genovesiai documentari dellAssociazione Italiana Persone Down (AIPD) di Roma, passan-do per il festival dello spot pubblicitario organizzato dalla Ledha di Milano e per ilFestival Internazionale delle Abilit Differenti di Carpi, che coniuga teatro, musi-ca, incontri e cinema. Ci siamo occupati anche di unesperienza milanese di co-municazione via web che, seppure rivolta in prevalenza verso gli utenti e quindi dicarattere riabilitativo, diviene pubblica per il fatto stesso di essere veicolata daInternet. Sempre riguardo a Milano, abbiamo riportato la pluriennale esperienzadi Giallo di sera, il giornale dei centri socio-educativi del comune. Il lavoro ter-mina con un articolo di inquadramento teorico relativo alla comunicazione socialedel Terzo Settore.

    2. Il festival nazionale Cinem/abilidi Genova di Paolo Borio, esperto di cinema della coope-

    rativa Zelig di Genova

    Cinem/abili uniniziativa nata dal felice incontro e dalla fattiva collaborazione dialcune realt genovesi, in particolare Co.Ser.Co., cooperativa sociale onlus cheopera da tempo nel campo della disabilit (con varie diramazioni) e la cooperativa

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    4/42

    Zelig, che cura lattivit del Club amici del cinema, uno storico cineclub genoveseattivo da anni nella diffusione e nella promozione del cinema di qualit attraversofestival, rassegne tematiche e varie iniziative.Spesso queste iniziative partono da temi che il cinema stesso offre; rassegne sucinema e handicap, per esempio, erano gi state organizzate sullonda dellusci-

    ta di pellicole che offrivano argomenti di riflessione e potevano stimolare linte-resse e la partecipazione di associazioni legate alla disabilit.

    Breve storia del festivalNel 2004 stata presentata una pubblicazione curata da Beppe Iannicelli nel-lambito delle iniziative CGS, dal titolo Cinema e Handicap Schermi di solida-riet, che raccoglie vari interventi di esperti e contiene una guida ragionata aifilm e alle varie tipologie di handicap, corredata da una ricca filmografia e schededi titoli significativi a opera del sottoscritto.Proprio da questi presupposti e dalla partecipazione a serate specifiche ha presoavvio un progetto ideato da Paolo Caredda (direttore artistico di Cinem/abili e for-matore di Isforcoop). Lincontro con la cooperativa Zelig, con il suo presidenteGiancarlo Giraud, con Gianfranco Caramella e a opera del sottoscritto ha permes-so poi di coordinare il progetto, che in pochi mesi ha visto la definizione di unprogramma e il lancio di un concorso. Grazie al contributo della regione Liguria edi altri sponsor stato possibile realizzare la prima edizione di Cinem/abili, che,tenutasi a Genova dal 4 al 5 novembre del 2004, ha visto la partecipazione dimolti video, alcuni di buona qualit e tutti comunque interessanti per la diffusio-ne di tendenze e idee.Iniziative collaterali hanno permesso di discutere alcuni temi legati alla disabilit,con una buona ricaduta sui mass media locali e con la partecipazione di alcunerealt liguri (Consulta regionale handicap, Fadivi e altre).La presenza al festival di Stefano Rulli, uno dei pi importanti sceneggiatori ita-liani, ha reso ancora pi prestigiosa liniziativa; la collaborazione con lo stessoRulli, poi, sfociata qualche tempo dopo nella presentazione a Genova del suo

    film Un silenzio particolare, premiato con il David di Donatello e incentrato sulsuo rapporto di padre con il figlio disabile.Alla proiezione del film hanno assistito studenti e insegnanti di Scienze della For-mazione e numerosi addetti ai lavori. La partecipazione di studenti delle scuole(che votano i video) e di ragazzi disabili un punto di forza di Cinem/abili e hapermesso di diffondere tra le nuove generazioni spunti e idee dintegrazione e so-prattutto di conoscenza del cosiddetto pianeta handicap.Il festival (che si avvale di una giuria di qualit formata da critici e operatori del

    9 HP 2008#3

    [ Cinema ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    5/42

    settore) premia i vincitori con una somma in denaro che incentiva la realizzazionedi nuove produzioni; i video selezionati, inoltre, vengono riproposti in serate spe-ciali o in sale cinematografiche del circuito genovese durante lanno.

    Una crescita costante

    Le edizioni successive hanno visto una costante crescita del festival. Nel 2006 ilnumero dei video in concorso aumentato e liniziativa collaterale stata unarassegna specifica dedicata al regista Daniele Segre, autore indipendente parti-colarmente attento a tematiche sociali e al cinema della realt, che stato pre-sente alle proiezioni e agli incontri con il pubblico. Interessante anche la collabo-razione con il Progetto Equalsport, che ha visto lapertura di un settore del festi-val dedicato al tema Sport come integrazione sociale.Nel 2007 la formula si consolidata, con la presenza di nuovi sponsor e lam-pliamento della rete di contatti; ancora in crescita il numero dei partecipanti, al-cuni dei quali sono stati invitati alle proiezioni e agli incontri tenutisi nella saladella biblioteca Berio di Genova dal 27 al 29 novembre. Come appendice delledi-zione 2007 presto si organizzer una serata dedicata alla regista Alina Marazzi,autrice che ha affrontato con sensibilit tematiche riguardanti le donne e ha assi-curato la sua presenza alliniziativa.Da ricordare, inoltre, che tutti i video delle tre edizioni di Cinem/abili fanno partedi uno specifico archivio sui temi dellhandicap, custodito presso la Mediatecadello Spettacolo e della Comunicazione del centro civico di Genova-Sampierdare-na e consultabile da chiunque voglia approfondire largomento. Il festival rappre-senta di anno in anno una scommessa, un progetto che si spera possa aprirenuovi spazi e nuove opportunit alla cultura della disabilit, nonch unoccasioneper costruire percorsi di comunicazione e integrazione utilizzando le potenzialitdel cinema e dellimmagine audiovisiva.

    Il cinema per combattere i pregiudiziGli organizzatori delliniziativa sono tutti appassionati di cinema e lo considerano

    un linguaggio popolare e artistico che ha contribuito (e pu ancora contribuire) adiffondere raffigurazioni dellhandicap, a esaminarne vari aspetti contrapponen-dosi a forme di rappresentazione edulcorata, sconfinanti talvolta nel sentimenta-le e nel pietistico.Era il 1962 quando John Cassavetes, con il film Gli esclusi, apriva al cinema luo-ghi e situazioni mai indagati prima, alla ricerca di un cinema verit che scuotessele coscienze. Unoperazione nuova, che affrontava un argomento praticamentemai trattato dal cinema, utilizzando ragazzi disabili come attori.

    10HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    6/42

    Da allora alcune cose sono cambiate. Oggi parole ed espressioni come barrierearchitettoniche, spazio disabili, integrazione e inclusione sono entrate nel

    linguaggio comune, ma ci che soprattutto mutato, al di l della legislazionesul tema, la rappresentazione sociale del disabile, non pi visto come un sog-getto impossibilitato a compiere alcune azioni o diverso dai sani ma considera-to come un cittadino dotato di diritti e di doveri come tutti, e assistito in caso didiscriminazione. Occorre sempre ricordare, per, che sul piano pratico moltiobiettivi non sono ancora stati raggiunti e che spesso i disabili e i loro familiaridevono intraprendere difficili battaglie per vedere riconosciuti diritti legittimi.Il lavoro di Cinem/abili contribuisce sicuramente a dare risalto a un cinema rigo-roso ospitando autentici autori militanti, con i loro linguaggi originali e lontani dastereotipi. Ma Cinem/abili offre soprattutto loccasione di confrontarsi con lacontemporaneit attraverso video che rappresentano un significativo campionedella produzione audiovisiva su queste tematiche, e permettono un utile confron-to fra le tendenze in atto.Proprio questa forma di comunicazione ha forti potenzialit e costituisce una ti-pologia espressiva autonoma, territorio di sperimentazione di nuovi stili, nuovetecnologie, nuovi approcci comunicativi. Il video, infine, uno spazio di autopro-duzione e indipendenza, espressione della creativit giovanile, moda e fenomenodi tendenza e pi in generale un possibile spazio di libert da schemi e condizio-namenti produttivi. Dare spazio alle idee, e quindi alle varie produzioni indipen-denti, autoprodotte o inserite in progetti pi ampi (con la partecipazione di enti eassociazioni), significa, al di l di pregi e difetti, creare un laboratorio interessan-te, vivo e rappresentativo, nonch realizzare, come gi accennato in precedenza,un utile archivio. Sono molte, infatti, le modalit di approccio a tematiche coscomplesse e queste necessitano di essere rappresentate con grande sensibilit.I video in questi anni hanno offerto un ventaglio di proposte che testimoniano in-

    teresse, voglia di sperimentare e soprattutto capacit di interagire con i disabilidivenuti protagonisti e attivi comunicatori con i propri corpi e con le proprieemozioni.

    Per contatti

    Co.Ser.Co.tel. 010/247.18.28-24.71.82e-mail: [email protected]

    11 HP 2008#3

    [ Cinema ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    7/42

    3. I film che hanno vinto ledizione 2007di Cinem/abili di Luca Giommi

    Il sesto rigo

    Suonare per me classica. Classica perch ci vuole pi musica pi cultu-ra, diciamo. Che ne condividiate o meno il giudizio musicale, la frase di Pietro,violino dellorchestra Esagramma di Milano (tel. 02/392.50.91), ricorda una ve-rit e al contempo racconta la sfida sottesa al progetto di questa orchestra aper-ta a musicisti disabili: se la disabilit e gli handicap sono anche un fatto cultura-le, perch non affrontarli con la cultura? Cultura intesa come uno spazio libero,di creazione e/o esecuzione ed espressione, in cui le differenti capacit possanodispiegarsi, evidenziarsi e al tempo stesso annullarsi, retrocedere dietro il risulta-to artistico di un lavoro collettivo che si pu comunicare, cio rendere pubblico.Un progetto che, approfondendo le inclinazioni e le competenze tecniche degli al-lievi, produce cultura musicale e insieme tenta di agire sulla cultura personale egenerale.Il documentario Il sesto rigodi Raffaella Pusceddu racconta proprio lesperienzadellorchestra sinfonica Esagramma, il cui nome allude al rigo in pi, il sesto ap-punto, creato dagli elementi disabili dellorchestra stessa. Lo fa proponendo, constile da documentario televisivo, sette storie di altrettanti/e musicisti/e disabili edei loro familiari, che vengono alternate con immagini delle prove dorchestra eapprofondimenti della direttrice e di altri insegnanti di musica.Ne esce un quadro in cui spesso limpegno musicale richiede ai musicisti disabililacquisizione di ulteriori abilit, alcune delle quali verranno utilizzate anche nellavita quotidiana, per esempio la capacit di gestire le proprie emozioni nel mo-mento di un confronto pubblico.La regista attenta a mantenersi in equilibrio tra il dato biografico e il dato musi-

    cale e di esperienza di lavoro collettiva. infatti la scelta di questo momento disocialit cos impegnativo e che necessita di piena collaborazione e fiducia re-ciproca il tratto pi riconoscibile del progetto musicale, come spiega uno deimaestri di musica in esso coinvolti: Dove c pi profondit, pi spessore, cpi spazio per i pensieri e per le emozioni.E la musicalit realizzata dallorchestra diviene, in quanto processo e prodottoculturale, unoccasione di visibilit, di proposta pubblica di unopera e di se stessi.

    12HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    8/42

    13 HP 2008#3

    [ Cinema ]

    Zio c!

    Zio c!, cortometraggio di Andrea Castoldi, racconta in modo sobrio e ironico il

    passaggio da un prima a un dopo allinterno di un ospizio.Qui ogni giorno si svolge uguale allaltro, ostaggio della regolarit, della monoto-nia dei gesti degli anziani ospiti, delle quali nessuno, allinterno della clinica, siprende cura, se non per definirne inequivocabilmente la natura bizzarra. Eccellein questo atteggiamento il direttore dellospizio, la cui scarsa premura e la cuiumanit professionale si riflettono, cos ci suggerisce il regista, in un rapportosentimentale arido, fiacco e ordinario come la vita dei pazienti (e di chi li ha in cu-ra) allinterno della clinica.Il parallelo tra la vicenda privata e quella lavorativa del direttore continuer, pun-tualmente, per tutta la durata del cortometraggio, fino allauspicabile happy end.Le regolari stranezze degli ospiti della clinica vengono utilizzate dal direttoreper autoassolversi agli occhi di un nuovo arrivato, al quale presenta alcuni anzia-ni nel suo primo giorno di lavoro. Come dire che, di fronte a tanta senile ottusit,il compito di chi lavora in quella struttura non pu essere che di natura assisten-ziale e medica e non pu che risolversi nella gestione, nellamministrazione del-lesistente, senza aspirare a possibili evoluzioni.Baster invece la passione del giovane neo-assunto (un infermiere? un assisten-te di base?) a determinare dei cambiamenti piccoli ma significativi.In fondo egli non fa che assecondare le inclinazioni, le aspettative e i desideri deipazienti, cos da riuscire, insieme a loro, a portarli a compimento rendendoli pas-sibili di variazioni. Il giovane riesce a creare le condizioni ambientali e contestualiper una realizzazione pi piena delle potenzialit degli ospiti della clinica. comese si premurasse di ricordare ai vecchi che hanno ancora molto da dirci, risve-gliando in loro unattivit creativa anestetizzata. Cos il direttore dellospizio, as-sentatosi per un convegno geriatrico, al suo ritorno si trova di fronte a pazienti di-

    versi ed incapace, sul momento, di affrontare una realt di certo pi mobile emeno scontata.A convincerlo definitivamente della positivit della nuova situazione e del nuovoapproccio terapeutico sar il mazzo di margherite che uno degli ospiti gli regaleral posto delle solite erbacce che fino ad allora si ostinava a raccogliere, forse perdispetto o come forma di protesta silenziosa. Allapertura professionale del diret-tore corrisponder la soluzione delle sue tensioni sentimentali, sancita dal donodi quello stesso mazzo di margherite alla sua compagna.

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    9/42

    4. Un documentario per cambiarei pregiudizi di Anna Contardi, assistente sociale,

    coordinatrice dellAssociazione Italiana Persone Down di Roma

    Le chiavi in tasca il primo filmato che abbiamo prodotto nel 1985. Molta gente

    non conosce le persone con la sindrome di Down e parlare di loro senza farleparlare direttamente, a nostro parere, non permetteva di comunicare in modoadeguato chi fossero, con la loro diversit e la loro molteplicit. In un primo mo-mento ci rivolgemmo a un regista, Roberto Capanna, che collaborava con noi. Ini-ziammo con un film in cui volutamente a parlare non erano gli esperti, ma le fa-miglie e le stesse persone Down. Il film raccontava chi erano le persone Down, intutte le loro fasce di et, partendo dalla comunicazione della diagnosi fino agliadulti lavoratori.Linformazione una delle linee guida della nostra associazione: per questo ab-biamo realizzato una serie di documentari. Uno dei pi recenti e significativi Ra-gazzi in gamba, un documentario girato nel 1996 per aiutare le persone a essereautonome, con uno scopo espressamente didattico.

    Laffettivit per le persone DownIl documentario che ha rappresentato la pi grande sfida stato A proposito disentimenti, girato nel 1999 da Daniele Segre, al quale proponemmo di realizzareunopera sullamore, dal momento che ci sembrava valesse la pena di approfon-dire questo argomento. Abbiamo avuto la fortuna di riuscire a vendere il soggettoalla RAI e questo ci ha permesso di ottenere i finanziamenti necessari. Il filmprendeva spunto da alcune storie di coppie che avevano deciso di raccontare laloro esperienza. Presentammo il film al festival di Venezia, e quindi esso entr inun circuito normale, non speciale. Fu trasmesso anche su Rai 3 in seconda sera-ta e allestero con sottotitoli, approdando infine a un festival di film damore aParigi. In Italia stato utilizzato con le famiglie di persone Down e con un pubbli-co pi ampio, come momento di riflessione sui sentimenti e sulla molteplicit dei

    caratteri delle persone Down, in attivit di formazione per operatori e con gli stu-denti delle scuole superiori.Non si tratta di una fiction n di un classico documentario: girato con una tecni-ca cinematografica. Abbiamo costruito un set dove i protagonisti si raccontavanoe le storie erano intervallate da immagini quotidiane; la struttura dunque filmi-ca, ma si tratta di un film verit.In questo caso il soggetto del film stato scritto direttamente da me. Abbiamoscelto i temi che volevamo affrontare, ovvero il fidanzamento tra due persone

    14HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    10/42

    Down, la sessualit, la gelosia Poi il film stato realizzato con un lavoro di squa-dra. La nostra tecnica consisteva nel porre ai ragazzi alcune domande e lasciareche i discorsi cominciassero a svilupparsi senza interruzioni da parte nostra.

    Far vedere lautonomia e il lavoro

    Nel 2003 abbiamo girato un film dedicato ai temi del lavoro, Lavoratori in corso,con un altro regista, Cristian Angeli, lo stesso che aveva realizzato Ragazzi ingamba, il nostro secondo film.Lavoratori in corsoha una struttura pi classica dal momento che si tratta di unfilm a episodi, incentrato su persone Down che lavorano o stanno cercando un la-voro.Con Daniele Segre, nel 2006, abbiamo girato il nostro ultimo film, Futuro presen-te, che tratta i temi dellautonomia e delluscita dalla casa dei genitori, raccon-tando la storia di persone Down di et differenti. Il filmato stato montato se-guendo cronologicamente una normale giornata a Roma, dalla mattina alla sera,in cui incontriamo varie persone Down che fanno cose diverse. Lidea delle storie mia, il montaggio opera di Segre. Abbiamo prima documentato tutto quelloche volevamo raccontare e poi trovato un filo logico che potesse aiutare lo spet-tatore nella comprensione dei temi.Come associazione facciamo ampio uso del video amatoriale ma per questi docu-mentari ci affidiamo a mezzi pi professionali dal momento che sono rivolti a unpubblico pi ampio e vogliamo che vengano trasmessi in televisione. Utilizziamospesso le immagini, comunque, anche per il lavoro con i ragazzi, le famiglie e glieducatori allinterno dellassociazione.Tutti i protagonisti dei nostri film erano ben consapevoli di quello che stavano fa-cendo dato che non cera una telecamera nascosta: i patti erano chiari e, ognivolta che qualche persona Down ha manifestato dei disagi, specifiche parti sonostate eliminate. Per alcuni questa esperienza stata unoccasione di riflessione,come nel caso del film A proposito di sentimenti. Abbiamo coinvolto anche prota-gonisti diversi per ogni film.

    Non saprei valutare limpatto che questi video hanno avuto sul pubblico Forselo si pu misurare pensando alla copertura che hanno ottenuto dai mass mediain determinate occasioni, come a Venezia. Questi film, comunque, sono utili percambiare una certa mentalit, ma il cambiamento pi importante provocatodallincontro diretto.Prossimamente vorremmo realizzare un film sulla scuola ma non sappiamo quan-do sar possibile: non abbiamo ancora un finanziatore e per un film professiona-le occorrono circa cinquantamila euro.

    15 HP 2008#3

    [ Cinema ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    11/42

    Tv, film e disabilitFino a 20 anni fa in televisione si parlava di persone con deficit intellettivo sol-tanto per fatti di cronaca dal risvolto negativo o in termini pietistici; per questoabbiamo deciso di raccontare in un altro modo la disabilit. In questi ultimi anni,per, ci sono stati dei cambiamenti: le persone Down sono passate in televisio-ne in modo diverso. Abbiamo iniziato a vederle comparire in film come JohnnyStecchino, uscito nel 1991, LOttavo giorno, che ha vinto la Palma doro a Can-nes nel 1996, e altri ancora (per esempio Ti voglio bene Eugenio); di tutti questiil pi geniale forse Johnny Stecchino, in cui il disabile diventa un personaggiofra tanti altri. Negli ultimi anni questo cambiamento avvenuto anche nei telefilmnostrani. La presenza di disabili nei film molto positiva perch consente di di-mostrare che le persone Down sono persone come le altre.Per quanto riguarda linformazione ci sono state esperienze interessanti come latrasmissione Racconti di vita, ma si tratta di esperienze di nicchia. Sullintratte-nimento televisivo ci sarebbe molto da dire: sto pensando ai talk show comequelli di Maurizio Costanzo, ad Amici, a Le Iene Da una parte utile che idisabili approdino in televisione, ma fondamentale non sostituire vecchi ste-reotipi con nuovi stereotipi, come spesso avviene nel Maurizio Costanzo Show;altre trasmissioni, come C posta per te, corrono il rischio della caricatura. Seuna persona Down viene ridicolizzata in una trasmissione questa immagine di-

    storta pu arrivare agli spettatori. Affinch ci non accada i curatori dei program-mi devono imparare a trattare gli adulti da adulti e non da bambini.Il programma Le Iene, invece, ha affrontato il problema in modo corretto.

    Associazione Italiana Persone Down (AIPD)

    tel. 06/[email protected]

    16HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    12/42

    17 HP 2008#3

    [ Cinema ]

    I video prodotti dallAIPD

    ABD Associazione Bambini DownLE CHIAVI IN TASCA

    ABD Associazione Bambini Down, 1985, RomaSupporto: VHSRegia: R. CapannaDurata: 54

    Calignano M.PASSO DOPO PASSO. CORSO DI EDUCAZIONE ALLE AUTONOMIE DI BASE E MOTORIE

    AIPD sezione di Nard, s.d., NardSupporto: DVDIdeazione: Maria Teresa CalignanoProduzione: AIPD sezione di NardDurata: 30

    AA.VV.RAGAZZI IN GAMBA. ILCLUB DEI RAGAZZI DELLASSOCIAZIONEITALIANA

    PERSONEDOWN. COME EDUCARE ALLAUTONOMIA

    AIPD Nazionale, 1996, RomaSupporto: DVD, VHSRegia: Christian AngeliProduzione: Associazione Italiana Persone DownDurata: 38

    Contardi A., Colapinto M., Segre D.

    A PROPOSITO DI SENTIMENTIAIPD Nazionale, 1999, RomaSupporto: DVD, VHSRegia: Daniele SegreSoggetto: Anna Contardi, Michela Colapinto, Daniele SegreProduzione: RAI; AIPD; Fondazione Verso il Futuro; I CammelliDurata: 35Disponibile anche con sottotitoli in inglese, francese, spagnolo

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    13/42

    Contardi A., Buzzelli A., Angeli C., Ottaviani L.LAVORATORI IN CORSO

    AIPD Nazionale, 2003, RomaSupporto: DVD, VHSRegia: Christian AngeliSoggetto: Anna Contardi, Alessandra Buzzelli, Christian Angeli e Leo-nardo OttavianiProduzione: Comune di Roma; AIPDDurata: 28Disponibile anche con sottotitoli in inglese e spagnolo

    Ferri R., Scala A.TUTTI I BAMBINI SONO UGUALI, MA TUTTI SONO DIVERSI. STORIE DI INTEGRAZIONE

    NELLA SCUOLA DELLINFANZIA

    AIPD sezione di Roma, 2004, RomaSupporto: DVD, VHSIdeazione: Rosa Ferri, Anna ScalaRegia: Franco LettiProduzione: AIPD sezione di Roma; Mercedes Benz s.p.a. di RomaDurata: 37

    Contardi A.FUTURO PRESENTE

    AIPD Nazionale, 2005, Roma

    Supporto: DVDSoggetto: Anna ContardiRegia: Daniele SegreProduzione: Comune di Roma; Associazione Italiana Persone DownDurata: 50Disponibile anche con sottotitoli in inglese

    possibile richiedere i video telefonando allo 06/372.39.09.

    18HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    14/42

    5. Ledha Spot: un concorsodi sceneggiature per spot sociali

    a cura di Nicola Rabbi

    Intervista a Mirko Locatelli, regista, direttore artistico della mediateca Ledha

    di Milano

    In che contesto nasce il Ledha Spot festival?Il Ledha Spot festival uniniziativa che la mediateca Ledha ha ideato per coinvol-gere i giovani nella realizzazione di una campagna di comunicazione sullinserimen-to lavorativo delle persone con disabilit. Lo scopo era stimolarli a riflettere su que-sto tema e aprire questo confronto anche con chi era semplicemente interessatoalla comunicazione e aveva una scarsa conoscenza del mondo della disabilit.Da quando collaboro con Ledha come direttore artistico della mediateca il mioobiettivo appunto quello di avvicinare le persone alluniverso dellhandicap uti-lizzando la grande forza comunicativa delle arti visive: attraverso film, documen-tari e spot si pu veicolare una serie di temi e argomenti che altrimenti molti nonaffronterebbero mai.

    Quali sono le tue esperienze come regista e perch ti sei dedicato al tema delladisabilit?Ho cominciato a occuparmi di cinema sette anni fa quando, insieme a mia moglieGiuditta Tarantelli, ho fondato la casa di produzione Officina Film.Abbiamo iniziato con piccole produzioni finch, nel 2004, arrivato il primo film,Come prima, un mediometraggio di 60 minuti che racconta il ritorno a casa di unadolescente divenuto tetraplegico in seguito a un incidente in motorino.Lanno dopo abbiamo prodotto Crisalidi, un documentario che mette a confrontoun gruppo di giovani, disabili e non, su temi come ladolescenza, la visione di se degli altri, limportanza del corpo.Sono partito da questi film perch, essendo anchio tetraplegico, conoscevo be-

    ne largomento che stavo trattando. Penso che sia una prerogativa fondamentaledel lavoro che svolgo conoscere ci di cui si decide di parlare, altrimenti si ri-schia di rimanere in superficie.

    Che cos il Ledha Spot festival e come strutturato? un concorso la cui formula semplice: i partecipanti devono avere meno ditrentanni e ideare la sceneggiatura di tre spot che sensibilizzino lopinione pubbli-ca sul tema dellinserimento lavorativo delle persone con disabilit. La giuria effet-

    19 HP 2008#3

    [ Pubblicit ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    15/42

    tua la scelta della campagna migliore e vengono realizzati i tre spot del vincitore.

    Come andata la prima edizione?Alla prima edizione sono arrivati una cinquantina di progetti. Abbiamo premiatoSimone Mignoni, uno studente universitario di 22 anni autore di tre spot molto di-

    vertenti, capaci di comunicare efficacemente un messaggio inclusivo sullinseri-mento lavorativo delle persone con disabilit.Non sveler altro poich gli spot sono visibili sul sito www.youtube.com/mediate-caledha.

    Perch luso del linguaggio pubblicitario e in particolare dello spot video per par-lare di disabilit?Lobiettivo della mediateca Ledha quello di diffondere una serie di iniziative le-gate alla comunicazione e volte a promuovere linclusione sociale delle personecon disabilit; lo spot pubblicitario ci sembrava uno dei mezzi pi efficaci e direttiper il target al quale facciamo riferimento.

    Che progetti avete per il futuro?Per il 2009 stiamo pensando a uniniziativa che coinvolga i giovani nelle scuole enon solo; per festeggiare i trentanni della Ledha ci occuperemo di diritti utilizzan-do il linguaggio del cinema e della letteratura.

    In base alle tue conoscenze come stato trattato fino a oggi il tema della disabi-lit dagli spot pubblicitari?La pubblicit agisce solitamente su tre fronti. Esistono gli spot che fanno leva sulsentimento della piet, e che solitamente servono a chiedere donazioni: pensia-mo ai primi piani dei bambini africani o alle mani che si stringono con una vocerassicurante che ci parla sulle immagini al ralenti; poi ci sono quelli con un conte-nuto provocatorio, che hanno lobiettivo di far parlare di s e spesso suscitanopolemiche, ma questo accade raramente in Italia, a parte lultima provocazione

    di Oliviero Toscani che comunque non era propriamente una campagna per il so-ciale; infine vengono quelli che sdrammatizzano e lanciano un messaggio facen-do sorridere, a mio parere i migliori, anche se non sempre adatti per raggiungeredeterminati obiettivi.

    Per informazioni

    tel. 02/657.04.25www.ledhaspotfestival.it www.officinafilm.com

    20HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    16/42

    21 HP 2008#3

    6. Intrusi? No, semplicemente fuori postodi Nicola Rabbi

    La prima edizione del Ledha Spot festival ha visto la vittoria della campagna pub-blicitaria ideata da Simone Mignoni e diretta da Mirko Locatelli. Sul web possi-

    bile trovare i tre spot in questione.Nel primo si vede unorchestra in cui dei musicisti sorridenti iniziano ad accorda-re gli strumenti; la macchina da presa passa infine sul direttore che, mentre siappresta a dirigere, si blocca stupito guardando intensamente un punto davanti as. Poi la macchina da presa inquadra due persone (una disabile e laltra no) ve-stite da cuochi e chiaramente fuori posto. Una voce fuori campo inizia a dire In-trusi? No, semplicemente fuori posto. Le capacit di un lavoratore non dipendo-no dalla sua disabilit, nel posto giusto tutti siamo abili al lavoro. Il lavoro undiritto, per tutti. A met del testo la scena attorno ai due cuochi scompare e sitrasforma nellaccogliente cucina di un ristorante.Nel secondo spot lambientazione riprende quella della cucina del ristorante, maqui le persone fuori posto sono due professionisti in giacca e cravatta muniti dicarte e computer: due persone normodotate che per vengono percepite e sisentono come inadatte, non abili al luogo in cui si trovano. Anche qui la scenacambia e i due personaggi si ritrovano in un ufficio consono a loro.Nellultimo video, come in un gioco circolare, sono due musicisti (tra cui una ra-gazza non vedente) a ritrovarsi fuori posto nellufficio in cui lavorano dei sorriden-ti professionisti; alla fine anche loro si ritroveranno al posto giusto, nellorchestrache avevamo gi visto nel video iniziale.

    7. Vostromondo.it, Internet e disabilitdi Modesto Prosperi (*), psicologo

    www.vostromondo.it probabilmente il primo sito in Italia per giovani con disabi-

    lit intellettiva. Lidea ci venuta in occasione dellAnno del disabile 2003, di-ce Ferruccio Frigerio, esperto informatico e presidente dellassociazione Servizidi Volontariato per il Sostegno Sociale (SVSS). Dopo 30 anni di lavoro allIBM,con altri ex colleghi ha messo in comune le competenze professionali acquisitesul campo, realizzando un progetto per aiutare i giovani con difficolt psichiche asocializzare.Leggendo un giornale avevamo saputo che era stata tentata unesperienza similein Francia: la Fondazione Jrme Lejeune aveva creato il sito www.planete21.net

    [ Pubblicit / Internet ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    17/42

    (il nome richiama la trisomia 21), dice Frigerio. Allinizio pensavamo di tradurrein italiano i contenuti del sito francese, ma quando siamo andati a Parigi a parla-re con i responsabili abbiamo deciso diversamente. Il loro sito ha solo 4 o 5 an-ni, ma la grafica risulta gi un po superata, Cos ci siamo messi a inventarneuno noi.

    Il sitoI giovani che decidono di navigare nel nuovo sito si trovano ad affrontare un viag-gio virtuale accompagnati da Pongo, la simpatica mascotte che invita a prende-re il treno per uscire dalla citt grigia (simbolo della malattia mentale) per entrarenella valle verde di www.vostromondo.it, lasciandosi alle spalle una galleria cherappresenta il buio della mente. Il viaggiatore che pu entrare e utilizzare il sitosenza ostacoli, grazie anche allaccessibilit certificata, pu scegliere in qualestazione fermarsi: scuola/amici, tempo libero, cinema, teatro, TV, libri, lavoro,eventi, viaggi e sport.Lo scopo del sito dice ancora Frigerio quello di mettere in comunicazione traloro i giovani, farli divertire attraverso giochi psico-pedagogici adatti a loro e infor-marli su fatti di attualit. Ogni stazione affidata a un volontario dellassociazio-ne SVSS, che si preoccupa di tenerla aggiornata con foto e brevi articoli in un lin-guaggio semplice. Io per esempio dice Frigerio sono un appassionato di mon-tagna e di pesca e mi occupo della rubrica dedicata allo sport.A ogni stazione Pongo annuncia la fermata. Il giovane viaggiatore pu sceglierese giocare o leggere una notizia, ma anche decidere di inviare foto digitali o dipartecipare a un forum. Ai giovani piace molto scriversi assicura il presidentedellassociazione i messaggi sono tutti filtrati e mandati on line 24 ore dopo perevitare comunicazioni inadatte.In Italia esistono molti siti sulla disabilit, secondo Frigerio, ma sono di servizio,informano su leggi, regolamenti, indicazioni per richiedere contributi... di conse-guenza interessano soprattutto i genitori. I destinatari quindi non sono i giovani.Anche per lassociazione importante raggiungere la famiglia, ma per aiutare i fi-

    gli a navigare e scoprire un mondo nuovo.Il nuovo sito italiano www.vostromondo.it vuole dunque essere una risposta alli-solamento che tanti disabili rischiano di provare quando si ritrovano chiusi tra lemura domestiche. Comunicare con gli amici e conoscere cose nuove diventa perloro unesigenza vitale. Munirsi di un computer oggi non un problema, per que-sto esistono sussidi, il vero ostacolo la mentalit, e a tal proposito in Italia sia-mo molto indietro rispetto alla Francia.Per questo sito sono stati messi a punto degli accorgimenti per facilitare la co-

    22HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    18/42

    municazione. La visione dei siti esterni avvenuta con criteri rigorosi e sempli-cit compatibile con le problematiche degli utenti.

    Operare insieme: sinergia tra privato, pubblico ericerca

    I giovani con disabilit mentali spesso frequentano Centri Diurni, ma soltanto du-rante il giorno; per il resto del tempo sono a casa, come pure nei weekend. Il pro-blema di questi giovani, allora, trovare qualcosa da fare quando sono in fami-glia. Questo disagio racconta Frigerio stato ben espresso da un disabile cheper descrivere tutti i giorni della settimana aveva disegnato una serie di casettebianche ma, quando arrivato il sabato e la domenica, ha colorato le casette dinero.Lazione di SVSS proseguita ulteriormente, arrivando fino a una collaborazionestabile con il Centro Diurno per Disabili Barabino del comune di Milano, presso ilquale stata allestita unaula informatica che favorisse laccesso ai servizi delsito.Si reso necessario lallestimento di una sala ausili, che ha comportato notevoliinvestimenti in termini di risorse umane e finanziarie. Agli investimenti di SVSS,che ha sostenuto completamente lallestimento della sala, si sono affiancati gliinterventi di societ e aziende del settore quali Software Factory (www.sofware-factory.it) per il finanziamento dello sviluppo del sito internet, Andyvision(www.andyvision.it) per la realizzazione tecnica del sito internet e Atelier 51(www.atelier51.it) per lideazione e la realizzazione grafica.Il sito stato progettato in maniera tale da superare gli standard previsti per lac-cessibilit. A tal fine sono stati individuati dei software applicativi specifici per fa-cilitare lapprendimento e la riabilitazione. Si fa riferimento per esempio a prodot-ti che offrono un catalogo di immagini e significati, che possono essere assem-blati in strisce di comunicazione simili a vignette, che raccontano il pensiero dellapersona. Completa la dotazione lutilizzo di ausili quali la tastiera facilitata con di-verse opzioni di utilizzo, mouse e trackball, sensori, comunicatore simbolico e la

    possibilit di effettuare comandi toccando direttamente il monitor.Tali ausili si sono dimostrati strumenti efficaci ma non sempre di facile uso.Un altro aspetto consiste anche nellattivare la formazione specialistica di tutti glioperatori coinvolti nel progetto, grazie alla collaborazione con il dott. Guerreschi delCentro Ausili dellIstituto di Ricovero e Cura Scientifico E. Medea, e alla DirezioneCentrale dei Servizi Socio-Sanitari del Comune di Milano, ora Settore Salute. sta-ta svolta una prima fase di formazione finalizzata allapprendimento delle tecnologieavanzate per la gestione degli ausili informatici e del relativo approccio educativo.

    23 HP 2008#3

    [ Internet ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    19/42

    24HP 2008#3

    LesperienzaLa collaborazione con i Servizi Socio-Sanitari del comune di Milano stata avviatada due anni attraverso una sperimentazione confluita in seguito in un progetto sta-

    bile al cui interno collocata la sala informatica di cui si riferito in precedenza.La dottoressa Tina Lomascolo, psicologa del Centro Diurno per Disabili del comu-ne di Milano, supervisiona lintervento, dalla valutazione dei soggetti alla realiz-zazione degli interventi. Coordina lintervento garantendo i rapporti con le fami-glie, con lassociazione SVSS e con lEnte di formazione.Il progetto si prefigge di ridurre lisolamento sociale delle persone disabili e delleloro famiglie, attraverso la creazione di una rete di relazioni tra famiglie di sogget-ti con disabilit intellettive e relazionali, soggetti disabili e Servizi che si occupa-no di disabilit. Tale percorso raggiunto utilizzando innovative tecnologie infor-matiche per interventi abilitativi-riabilitativi nellarea della comunicazione, dellasocializzazione e dellapprendimento, attraverso una serie di proposte inerenti al-linformazione, la comunicazione, il gioco.Lintervento ha consentito allquipe di operatori dei Centri Diurni Barabino, Gon-zaga e Noale di Milano, insieme con un campione di 20 persone con ritardo intel-lettivo e compromissioni motorie, di acquisire consapevolezza delle proprie espe-rienze/conoscenze ed elaborare in forma grafico-semantica i loro vissuti, ricorren-do al computer, agli ausili e a specifici programmi che permettono di mantenereuna modalit sintattica, che rispetta i vincoli temporo-spaziali e i nessi causalidella comunicazione. chiaro che tutto questo lavoro un esempio di come una metodologia di ap-prendimento delle nuove metodiche di lavoro informatiche pu produrre un positi-vo impatto motivazionale, sia sugli utenti sia sulle famiglie.Il sito www.vostromondo.it e la sala informatica diventano insieme un reale so-stegno per lo svolgimento di attivit educative nel Centro Diurno e per la gestionedel tempo libero dei figli. Inoltre, sia il sito sia la sala si prefiggono di far ricorso

    ad ausili e strumenti informatici tecnologicamente avanzati allo scopo di limitarele conseguenze negative associate alla disabilit. Ed ecco che allora il sito, rag-giungibile direttamente da un collegamento al desktop, in grado di coinvolgerele famiglie in percorsi anche informativi e di sostegno. Questo produce per i sog-getti disabili seguiti nuove forme dinterazione positiva con lambiente e nuoveforme di socializzazione, che favoriscono scelte autonome per raggiungere uncomportamento dinterazione sociale pi maturo e un livello pi elevato di parte-cipazione sociale.

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    20/42

    25 HP 2008#3

    [ Internet ]

    Partecipanti e modalit di lavoroI destinatari di questo progetto sperimentale sono soggetti con ritardo mentalemedio con accertata intenzionalit comunicativa e compromissioni nellarea dellacomunicazione espressiva e dei processi di socializzazione. Fanno parte integran-te dellintervento anche le famiglie dei soggetti individuati; si verificato che an-

    chesse possiedono una strumentazione informatica adeguata per un collega-mento alla rete. In tal modo si garantita la possibilit di promuovere e favorireprocessi di generalizzazione delle abilit acquisite.Sono state attuate sessioni di lavoro quotidiano, con programmi abilitativi dinse-gnamento individualizzato, da parte degli operatori dei Centri coinvolti. Gli educa-tori, grazie al significativo bagaglio professionale, sono riusciti in breve tempo adapplicare strategie dinsegnamento finalizzate allapprendimento delluso correttodegli strumenti e ausili tecnologicamente avanzati. Attraverso lapplicazione dispecifiche tecniche di intervento, tra cui prompte dimostrazioni, con un fadinggraduale degli aiuti allincremento delle abilit di risposta, questi operatori sonoriusciti ad avvicinare al computer e a Internet persone alle quali prima tali stru-menti erano preclusi.Gli interventi sono stati rigorosamente individualizzati in funzione delle caratteri-stiche intellettive, motorie e sensoriali del singolo utente. Ogni risultato statotestato attraverso schede di verifica iniziale e finale.Il sito consente lutilizzo della posta attraverso un mediatore, come nelle liste di di-scussione dei forum, che permette alla persona disabile di trovare un interlocutorevalido. Nel sito si possono poi reperire varie stazioni che corrispondono ai seguentigrandi temi: sport, scuola, amicizia, libri, cinema, teatro, TV, viaggi e tempo libero.Ogni parte del sito stata testata per laccessibilit attraverso Bobby e W3C.

    I risultatiLapprendimento di strategie comunicative, basate prevalentemente su modalitgrafico-simboliche di comunicazione, mediate dalluso di ausili e supporti tecnolo-gici, ha permesso ai soggetti seguiti la riduzione dellisolamento dal contesto.

    Gli indicatori dellefficacia del programma dintervento sono stati individuati nellafrequenza di comunicazioni adeguate e funzionali tra soggetti disabili, diversi con-testi di vita degli stessi e servizi. Tale percorso stato realizzato attraverso lusodel sito e laccesso alla sala.A lungo termine si prevede un percorso che porti alla costruzione di unidentitpersonale e sociale adulta, con la possibilit da parte delle persone seguite dieffettuare, comunicandole, scelte autonome, incrementando gradualmente lindi-pendenza e la motivazione.

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    21/42

    26HP 2008#3

    Lausilio di strumenti tecnologici adeguati dovrebbe permettere inoltre il supera-mento dellinibizione di competenza data dallinterazione (dipendenza) costantedei diversi operatori e caregiver.Afferma la dottoressa Lomascolo: Dopo due anni di sperimentazione possiamoconfermare lefficacia del progetto; vediamo realizzati nei nostri interventi notevo-

    li progressi e unalta motivazione degli utenti seguiti. Grazie a adattamenti indivi-dualizzati consentiti dagli ausili hardware, diversi disabili riescono a utilizzare ilcomputer e grazie alla formazione si riusciti anche a adattare strumenti e pro-grammi standard a usi pi specifici e abilitativi.

    Le famiglieUn genitore ci racconta: I parenti dei soggetti in carico ai servizi hanno visitato ilCentro e la sala informatica, e soprattutto si sono resi conto di ci che i loro figliriescono a fare.Dice ancora: Tutti hanno iniziato utilizzando i giochi; lo scopo, infatti, quello di im-parare divertendosi, poi abbiamo puntato al percorso legato alle finalit che aveva-mo individuato nel nostro progetto: comunicare con gli altri, mettersi in contatto coni diversi servizi, scrivere e attendere che qualcuno risponda, ma c anche la possi-bilit di ascoltare musica e richiedere le canzoni preferite. Il sito, oltre che per miofiglio, un grande aiuto anche per me genitore che ho trovato un appoggio in pi.Possiamo fare un bilancio affermando che questa esperienza ha permesso din-tervenire fondamentalmente sullaspetto motivazionale degli utenti ma anche de-gli operatori, aprendo nuove aree dintervento. Le risorse offerte dalla collabora-zione con i parenti degli utenti aggregati in associazioni sono il vero motore inno-vativo del fare, perch creano sinergie e riducono lisolamento. Il fatto di potercoinvolgere operatori e ricercatori con questa esperienza in service fra diversiservizi ha consentito lavvio di un confronto sulloperativit. Abbiamo constatatoil decremento delle forme di aiuto da parte delloperatore verso lutenza, grazieai progressi ottenuti dal supporto integrato e alla formazione.Certo i problemi non mancano, partendo dalla mancanza di ricerca e materiale

    pubblicato per arrivare fino alla difficolt di disporre di fondi per operare in unsettore molto costoso. Limpegno e lo sforzo di aggiornamento richiesti al perso-nale costituiscono una risorsa ma anche una sfida nel proseguire il cammino. Og-gi tra le principali difficolt c il bisogno di disporre di schede valutative legateal percorso dellutente e il bisogno di un maggior rigore metodologico. La forma-zione per gli operatori, che deve essere propedeutica a ogni progetto dinterven-to, deve inoltre rivolgersi anche ai parenti degli utenti in maniera tale da poteresportare il lavoro anche nellambito familiare.

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    22/42

    Quando abbiamo iniziato non ci aspettavamo di vedere dei progressi veloci, era-vamo consapevoli che per attivare le abilit cognitive e di autonomia era neces-sario molto tempo. Per questo siamo rimasti sorpresi dal vedere come lentusia-smo provato dagli utenti nel partecipare al progetto potesse tradursi in un moto-re per lapprendimento in tempi pi brevi.

    Chi vuole confrontarsi con questa esperienza pu visitare il sito www.vostromon-do.it.

    Per contatti

    [email protected]

    (*) Larticolo tratto da QUID Quadrimestrale di Informatica e Disabilit,n. 2, Parma, Casa Editrice Spaggiari, 2006.

    8. Giallo di sera, il giornale dei Centri

    Socio-Educativi del comune di Milanoa cura di Nicola RabbiIntervista ad Alberto Dubini, direttore del Centro Diurno Barabino, e a Federica

    Persico e Patrizia Allegri, educatrici e redattrici

    Come nasce Giallo di sera?Patrizia: Giallo di sera nasce nellaprile del 1985 come attivit di laboratorio diun centro territoriale riabilitativo (come allora venivano chiamati questi centri); su-bito dopo stato coinvolto un altro centro. Nel 1986 lesperienza redazionale stata aperta a tutti i centri di Milano, alcuni hanno aderito e il giornale decollato. nato come un giornalino di 56 pagine in formato A4, ciclostilato, realizzato inparte allinterno del centro e in parte da uno sponsor; usciva in 5.000 copie eveniva spedito in tutta Italia.

    Intorno agli anni Novanta leducatore che si era occupato di questo progetto cam-bi lavoro e lasci nelle nostre mani questa iniziativa.Con il tempo sono aumentati i centri che hanno aderito alla redazione del giorna-lino e abbiamo cambiato anche formato passando allA3, che ricorda pi la for-ma di un giornale.

    Qual il vostro progetto editoriale oggi?Federica: Attualmente Giallo di sera coinvolge nel lavoro quattordici centri, di

    27 HP 2008#3

    [ Giornali ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    23/42

    cui sei gestiti direttamente dal comune di Milano e altri otto convenzionati con ilprivato sociale. Il giornale, per cui lavorano ottanta ragazzi, esce quattro volte al-lanno e viene stampato in 1.500 copie; mediamente, di queste, 100 copie ven-gono spedite in tutta Italia.Le attivit per gestire Giallo di sera si possono suddividere in due parti; come

    redazione centrale, infatti, da un lato dobbiamo coordinare questi quattordici cen-tri e dallaltro dobbiamo lavorare anche con i ragazzi del nostro centro.Come redazione centrale in corrispondenza delluscita di ogni numero organizzia-mo unassemblea di redazione a cui partecipano tutti i centri coinvolti, sia glioperatori sia gli utenti. Ogni centro porta il proprio articolo e ogni ragazzo leggela parte che ha scritto. Lassemblea ha un valore pi educativo che operativo perla costruzione del giornalino, dato che importante per i ragazzi leggere quelloche hanno scritto. In questo momento, visto il numero delle persone coinvolte,non si riesce a organizzare pi di tanto il contenuto del giornale.Qui vengono comunque raccolti gli articoli e si costruisce il menab. Abbiamostrutturato il giornale in diverse sezioni come la cronaca interna, dove sonoraccolti gli articoli scritti allinterno dei centri, e la cronaca esterna, per tuttiquegli interventi che riguardano realt esterne; abbiamo anche uno spazio per leinterviste, e cos via. Una volta pronto il menab, diamo tutto il materiale a unoperatore esterno pagato dal comune di Milano che lo impagina con il computer,per poi mandarlo allo stampatore.Una volta stampato il giornalino arriva al nostro centro di via Barabino dove, coin-volgendo anche gli utenti di altri centri, viene fascicolato dai ragazzi e dagli opera-tori. Giallo di sera viene distribuito alla zona di appartenenza del nostro centroe agli utenti; in parte viene spedito e le copie rimanenti vengono consegnate allaCircoscrizione. Il giornale viene spedito per lo pi ad altri centri diurni o a realteditoriali come la nostra, che esistono in varie parti dItalia. Le copie date allaCircoscrizione vengono poi distribuite nelle biblioteche, portate ai vigili urbani, al-le associazioni, al servizio materno infantile e cos via. A volte distribuiamo le co-pie direttamente ai passanti e ai negozianti.

    Patrizia: Inizialmente il discorso della distribuzione stato molto faticoso. Quan-do portavamo il giornale fuori dal centro ci guardavano in modo strano, la genteaveva un atteggiamento pietistico e dentro di s pensava: Poverini, questi ragaz-zi, cosa possiamo fare per loro, cosa possiamo offrire?. Ma adesso non picos, liniziativa stata capita, anzi: se la distribuzione in ritardo ci chiedonoquando arriva il giornalino. Si infatti costruito un rapporto con la popolazione,con i negozianti principalmente e anche con gli uffici del comune: questo unaspetto molto importante. La distribuzione un momento molto gratificante per i

    28HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    24/42

    ragazzi, perch le persone li fermano per strada e chiedono loro quale paginahanno scritto, di che cosa hanno parlato e cos via.

    Come viene scritto il giornale, come vi collaborano gli utenti?Federica: lincontro di redazione la sede in cui tutti esprimono unidea a propo-

    sito degli articoli da scrivere; programmiamo spesso interviste a persone esternecome i vigili del fuoco, i negozianti, i semplici passanti Inizialmente il primocontatto con queste realt telefonico, li avvisiamo prima e il pi delle volte ve-niamo ben accolti.Un altro momento fondamentale quello della rielaborazione, in cui i ragazzi scri-vono quello che hanno vissuto. un momento molto delicato, che dipende dallecapacit dei singoli ragazzi; noi dobbiamo mettere insieme tutte queste situazioni,rielaborarle e far s che ne esca un articolo che rappresenti adeguatamente i ra-gazzi, dato che si capisce benissimo se un articolo viene aggiustato da un ope-ratore. Poi i ragazzi sono bravissimi a trovare nuove parole, per esempio lo stessonome del giornale deriva da un lapsus di un ragazzo che invece del noto proverbioRosso di sera bel tempo si spera ha detto Giallo di sera bel tempo si spera.

    Qual il significato di un giornale come questo? pi uno strumento interno indi-rizzato allutenza o ha anche una sua funzione verso lesterno, come momento incui i centri socio-educativi si raccontano?Alberto: Tutto viene fatto in funzione di una migliore condizione di vita sociale de-gli utenti; questo un lavoro altamente socializzante dato che un lavoro digruppo in cui il disabile partecipa alla redazione, allimpaginazione, alla diffusio-ne del giornale. Quando i ragazzi escono con gli educatori per loro una gioiaperch viene riconosciuto il loro lavoro, si sentono riconosciuti attraverso un pro-dotto che hanno realizzato.Ma attraverso questa iniziativa si fa anche conoscere agli altri il lavoro dei centrisocio-educativi; questo serve alle persone per rendersi conto che anche un disa-bile pu essere un giornalista. La prima volta che ho portato a casa mia un nu-

    mero di Giallo di sera i miei figli hanno detto: Ah, fanno anche un giornalino;questa constatazione mi servita per capire limportanza di questo prodotto edi-toriale. In questo modo la gente si rende conto di ci che un disabile pu fare ecomunicare.Patrizia: Per me ha un grande valore di comunicazione esterna; la disabilit nonviene vista come qualcosa di chiuso o una realt difficile da affrontare ma quasicome una sorta di normalit. Questo giornale serve anche a far arrivare allester-no le attivit dei centri dato che questi articoli parlano di noi, di quello che faccia-

    29 HP 2008#3

    [ Giornali ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    25/42

    30HP 2008#3

    mo. Addirittura, da qualche anno, nellultima pagina del giornale c un piccolospazio in cui il nostro direttore scrive un articolo su una serie di realt che il co-mune di Milano promuove: uno spazio per dare delle notizie, insomma.Alberto: Nel giornale si anche pensato di creare uno spazio, riservato alla dire-zione centrale, dove si parla di tutte le iniziative che il comune organizza per icentri per i disabili. In questo modo i servizi possono comunicare con le famigliedei disabili e anche con le altre realt territoriali.

    Come partecipa alla costruzione del giornale il privato sociale?Patrizia: La maggior parte dei centri partecipanti gestita da cooperative che la-vorano in convenzione con il comune.Alberto: Il privato sociale soddisfatto di questa iniziativa che sostenuta eco-nomicamente dal comune; solo per la tipografia spendiamo 6.816 euro allanno,poi ci sono le altre spese di spedizione. Noi al privato sociale non chiediamo nul-la, un servizio che offre il comune.

    Per il futuro intendete apportare dei cambiamenti al progetto editoriale?Federica: Giallo di sera una iniziativa sempre in movimento; la novit di que-stanno stata laggiunta di due pagine (siamo passati da dodici a quattordici)per permettere ad altri centri di partecipare con materiale da pubblicare. Inten-diamo allargare sempre di pi la redazione e vogliamo pubblicare anche degli

    speciali con una tiratura limitata (fotocopiati da noi): questanno ne abbiamo girealizzati due, uno dedicato alle attivit svolte sui computer allinterno del nostrocentro e uno dedicato al torneo di calcio.

    Per informazioni

    Centro Diurno Disabili BarabinoVia Barabino 4 - MilanoTel. 02/539.53.60

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    26/42

    9. Il lavoro raccontato dai giornalinidei centri diurni di Nicola Rabbi (*)

    Sfogliandoli distrattamente possono sembrare dei giornalini semplici e con po-che pretese, ma attenzione, dietro queste pagine a volte strampalate e ricche di

    immagini si celano storie di persone e di rapporti, progetti di lavoro, montagne diemozioni che interi libri scientifici non riuscirebbero a descrivere adeguatamen-te. Ne parliamo con Andrea Canevaro, del Dipartimento di Scienze dellEducazio-ne dellUniversit di Bologna.

    Sono ormai diverse le esperienze di piccole riviste, giornalini che vengono com-posti allinterno dei centri per disabili, esperienze che si possono incontrare invarie parti dItalia: ma qual il loro valore educativo?II maggior valore credo sia quello che riguarda la memoria; ci sono spesso tenden-ze a ridurre chi ha un deficit molto grave, ridurlo a una persona che ha giornatesempre uguali, che fa le stesse cose; in questo siamo aiutati anche da una lettera-tura scientifica che ci racconta che la persona con una grave disabilit mentale hauna viscosit, una ripetitivit, ha bisogno di fare le stesse cose. Io penso che ab-bia bisogno come tutti di avere delle sicurezze, quindi c del vero in quello che sidice, per anche vero che ha una vita con una dinamica e questa dinamica biso-gna saperla leggere, non dimenticarla; i giornalini possono essere uno strumentoutile per mantenere unattenzione a un qualcosa che pu essere raccontato. La ri-petitivit fa s che gli operatori che lavorano allinterno di un centro pensino di nonavere niente da raccontare agli altri, mentre il giornale fatto anche per gli altri. Al-lora farlo pu diventare un impegno con se stessi a scoprire quello che pu essereraccontato agli altri e che non la fotocopia della stessa giornata per 365 giorniallanno.

    Queste esperienze hanno un valore molteplice; da una parte hanno un significatointerno, nel rapporto tra operatore e utente, dallaltra hanno anche un valore ester-

    no, nel rapporto tra il centro riabilitativo e lAsl e il territorio che lo circonda; infinepossono avere un valore anche tra i diversi centri e servire come collegamento.S, hanno un intreccio di diversi valori; specialmente alcuni giornalini, quandosono fatti con cura, servono come mediatori di rapporti, come possibilit che ilrapporto non si esaurisca nellassistenzialismo; lasciando una traccia e aven-do una funzione di mediazione le riviste possono essere molto significative pro-prio per la qualit della relazione tra operatori e utenti, volendo proprio usarequesti termini cos burocratici.

    31 HP 2008#3

    [ Giornali ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    27/42

    Attraverso i giornali c inoltre una definizione progressiva, aperta e non imbalsama-ta dellidentit di un centro. Ecco unaltra utilit, quella di pensare la propria iden-tit in rapporto a quella degli altri centri, ognuno dei quali ha una propria identit.

    Fare una rivista per un centro significa allora scoprire la propria identit, metterein luce le proprie valenze culturali e operative. Ci sono centri che sono legati perla loro storia al cinema, alla scrittura o al teatro, tutte caratteristiche che si ri-scontrano poi nei giornalini. Ricordo il caso di un utente del Centro Galassiadi Lugo di Romagna che da anni sinteressa alla scrittura; ora possibile chenon sia immediatamente una scrittura maggiorenne per uneditoria da grandepubblico, ma potrebbe essere molto importante per un giornalino, se questonon riduttivo e non diventa uno strumento da dopolavoro ferroviario, ma divieneun biglietto da visita, una sorta di carta didentit che sempre in fieri. Potrebbeessere giusto allora che ci siano delle vite da raccontare, in modi diversi, attra-verso la poesia, la fotografia...I giornalini servono proprio per scoprire la propria identit e metterla in contat-to con lidentit degli altri centri e per costruire poi una rete che permetta dellevalorizzazioni reciproche.

    Come si presentano, come si strutturano queste esperienze? Hai in mente qual-che caso particolare?Lesperienza che conosco meglio quella di Ravenna; la rivista Percorsi haproprio questa funzione di collegare le diverse identit.Fatto con mezzi modesti, il giornalino esiste ormai da una decina di anni e conil tempo si affinato, coniugando le esigenze interne con dei fini pi alti. Percor-si ha cercato di dare dei contributi di grande seriet, evitando di essere noiosa,di avere un tono dimesso, per farsi leggere da un numero maggiore di persone.Prima ho parlato di giornalini da dopolavoro ferroviario, anche con un tono di sim-patia, perch hanno il difetto di non raggiungere il lettore esterno, ma hanno un

    senso pi di informazione interna; proprio ci che le esperienze di cui stiamotrattando devono evitare. Vorrei ricordare che questi giornalini non sono un pa-trimonio solo del nord Italia, in quanto ricevo continuamente nuove riviste e alcu-ne di queste provengono dal sud.

    Sei a conoscenza di esperienze analoghe allestero?S, ho visto pubblicazioni simili in Francia, nella Svizzera francofona, in Belgio, nelCanada.

    32HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    28/42

    Quali sbocchi possono avere queste riviste, come si possono sviluppare perdiffondersi meglio o diventare pi incisive?Per rispondere a questa domanda bisogna parlare anche dei Centri di documen-tazione, perch questi materiali sono sicuramente dei materiali fragili che vannopersi, si buttano via.

    La funzione maggiore la dovrebbero avere i Centri di documentazione che non so-no inerti ma che dovrebbero essere attivi, salvando il materiale prodotto e ren-dendolo anche consultabile. Poi dovrebbero consentire che qualcuno ogni tantoci mettesse mano per riorganizzarlo; sarebbe interessante fare delle antologie odelle comparazioni antologiche, mettere insieme il meglio di quanto stato pro-dotto. E per non renderli deperibili occorre trasformarli; ad esempio con alcuninumeri di Percorsi abbiamo fatto un libro.

    (*) Ripubblichiamo questo articolo ancora attuale apparso sulla rivista HP-Acca-parlante n. 17 del 1993, facente parte della monografia Stampati in fronte(repe-ribile su Internet a questo indirizzo www.mangoni.net/cdh-bo/informazione/hp/ar-chivio/libro.asp?ID=444) dedicata ai giornalini dei centri diurni.

    10. Il Festival delle Abilit Differentidi Carpi di Nicola Rabbi (*)

    Il testo seguente vuole analizzare il lavoro di comunicazione svolto dalla coopera-tiva Nazareno in occasione del Festival Internazionale delle Abilit Differenti (edi-zione del 2006) che si tiene ogni anno a Carpi; il festival consiste in una serie dieventi artistico-culturali che si susseguono per sei giorni. Ci vogliamo occuparesolo della comunicazione esterna rivolta ai mass media e analizzeremo il casoconcreto, cio come il gruppo si organizzato per comunicare levento e i risulta-ti raggiunti.

    Descrizione delleventoIl Festival Internazionale delle Abilit Differenti un evento annuale ideato dallacooperativa Nazareno fin dal 1992 (anche se la numerazione del festival vienefatta a partire dalledizione del 1999). Il tema dellevento, che dura sei giorni,cambia ogni anno e nelle ultime edizioni ha riguardato la relazione, la bellezza, ladipendenza, la libert. Ma al di l dellargomento prescelto i vari festival sono ac-comunati da un unico strumento: lespressione artistica, declinata nei suoi pidiversi generi (musica, teatro, cinema, pittura, ecc.). attraverso lespressione

    33 HP 2008#3

    [ Comunicazione sociale ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    29/42

    artistica di persone disabili (ma non solo) che largomento annuale viene trattatoin una serie di eventi e incontri pubblici.Il festival da una dimensione ristretta si via via sviluppato nel corso degli anni,coinvolgendo sempre pi artisti e spettatori. Dalledizione del 1995 si introduce lanovit dellospite famoso, che dopo quella edizione sar sempre presente (anzi, a

    volte non sar uno solo). Un ulteriore passo in avanti avverr dopo ledizione del2003, con una professionalizzazione pi accentuata del gruppo che se ne occupa.In queste pagine faremo considerazioni solo sullevento del 2006 (visto che ab-biamo tutti i dati necessari), intitolato Cara belt, caso comunque significativose si considerano la complessit e i buoni risultati riscontrati in quella edizione.Levento durato dal 10 al 15 maggio 2006 per un totale di sei giorni in cui sisono succeduti la proiezione di un film (e lincontro con il regista e lattrice princi-pale), quattro spettacoli teatrali, due convegni, una presentazione di un libro conlautore, due eventi musicali, due workshop. I personaggi famosi intervenuti a va-rio titolo sono stati Gene Gnocchi, Milva, Teresa De Sio e Candido Cannav. Com-plessivamente gli spettatori intervenuti in questa edizione sono stati 4.000.

    Le risorse destinate dallorganizzazione allufficiostampaPer lorganizzazione dellevento Cara belt sono stati stanziati dalla cooperati-va circa 170.000 euro; di queste risorse una parte stata destinata alle perso-ne che si sono occupate della comunicazione esterna.Allinterno del gruppo esiste un responsabile di ufficio stampa che viene coadiu-vato da unaltra persona; in sostanza sono solo due le persone che se ne occu-pano. Sia la responsabile sia la sua collaboratrice provengono dallinterno dellacooperativa; la responsabile uneducatrice che durante tutto lanno fa quel la-voro e diventa unaddetta stampa solo part-time. Negli anni passati ci si rivoltianche a un giornalista esterno per realizzare questo lavoro, ma i risultati non so-no stati soddisfacenti (a detta dei responsabili).Dalle interviste realizzate allinterno della cooperativa appare chiaro come lap-

    partenenza al gruppo e la condivisione dei suoi valori siano elementi importanti ein definitiva, a detta dei responsabili della cooperativa, questa appartenenza fas che la comunicazione sia appropriata e vincente.Quando viene chiesto loro se sentono la necessit di nominare appositamente unapersona per rivestire questo ruolo, i responsabili, ma anche la diretta interessata,concordano nel dire che dal punto di vista economico la spesa non sostenibile epreferiscono dedicare queste risorse a iniziative diverse (La costruzione di un nuo-vo centro diurno Anche se in prospettiva sarebbe bello un giorno poterlo fare).

    34HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    30/42

    Alla fine di ogni evento si propone lidea per quello dellanno successivo e si co-mincia a incontrarsi settimanalmente gi da luglio. Da dicembre gli incontri si in-fittiscono e due mesi prima del festival due persone si dedicano a tempo pienoallorganizzazione dellevento (ne vengono coinvolte altre, che per se ne occupa-no solo part-time).

    Il problema della formazioneNella cooperativa non si pone il problema della formazione adeguata per un ad-detto alla comunicazione verso i media; laddetto stampa impara facendo. Nelnostro caso laddetto stampa non ha seguito corsi di formazione e non gli si dato un tempo per lautoformazione, ma ha iniziato il suo lavoro semplicementeattraverso un passaggio di consegne con chi lha preceduto. Questo non devestupire pi di tanto visto che la comunicazione efficace viene considerata, allin-terno del gruppo, solo quella comunicazione fatta da persone che condividono ivalori e hanno una medesima identit culturale e azione sociale. Questa vicinan-za di valori (del sentire) fa s che il lavoro di addetto stampa sia svolto con pre-cisione, determinazione e attenzione nella trasmissione del contenuto che si vuo-le proporre. Se chi comunica convinto del messaggio di cui portatore, se ne addirittura entusiasta, questo fa s che il suo compito sia svolto bene: in questepoche parole potrebbe essere riassunta lidea fondamentale di comunicazionepresente allinterno della cooperativa.

    Gli strumenti e i metodi di lavoro utilizzatiGli strumenti utilizzati da chi comunica sono principalmente il comunicato stampae la conferenza stampa.Nel caso del festival viene inviato un comunicato stampa a pi riprese agli indiriz-zari di giornalisti; questi indirizzari sono contenuti in fogli di excel divisi per tipo dimass media (giornali/periodici, radio/televisioni, siti internet). Il contatto con ilgiornalista personale, nel senso che non si manda une-mail in redazione ma sicerca sempre di stabilire un rapporto con un giornalista in particolare, telefonan-

    do pi volte (Anche dieci finch non si riesce ad avere una conferma). Questavicinanza, questo contatto con il giornalista sembra essere un risultato molto im-portante in questo lavoro visto che, come si dir in seguito, Gli articoli migliorisono scritti da chi partecipa direttamente allevento.Si tengono due conferenze stampa: la prima a Roma, in una sala stampa a Mon-tecitorio dove viene fatta la presentazione dellevento, la seconda a Carpi: si trat-ta di un aperitivo con gli artisti che intervengono alla manifestazione, che rappre-senta anche una buona occasione di intervista per i giornalisti.

    35 HP 2008#3

    [ Comunicazione sociale ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    31/42

    Sempre con collaborazioni interne e/o con persone vicine alla cooperativa vengo-no preparati due spot, uno televisivo e laltro radiofonico, da proporre capillar-

    mente a radio e televisioni.Per promuovere levento, inoltre, si stampano anche 5.000 brochure e 15-20.000 depliant; le prime vengono spedite, i secondi sono invece distribuiti amano da operatori, volontari, amici. Se il depliant consiste in un pieghevole a treante in cui vengono riportate indicazioni precise sugli eventi, la brochure invece una pubblicazione di una ventina di pagine a colori che contiene schede di pre-sentazione degli artisti, dei gruppi teatrali, degli eventi e dei film in programma.

    Risultati quantitativi di diffusione nei mediaPer quanto riguarda questo aspetto la valutazione stata abbastanza semplicein quanto lufficio stampa della cooperativa ha condotto unaccurata rassegnastampa di tutti i mezzi di informazione sui quali apparsa notizia dellevento.Da questo materiale risulta che hanno dato linformazione: otto televisioni di cui quattro televisioni regionali, una nazionale e tre satellitari.

    In particolare segnaliamo il servizio apparso su Rai2 nella rubrica Costume esociet del 5 giugno;

    quattro radio di cui una nazionale (Rai1 nel programma Diversi da chi? del 13maggio) e tre regionali;

    nove agenzie di stampa; tre quotidiani nazionali (Avvenire, Il Resto del Carlino, LUnit); due quotidiani locali (Il Resto del Carlino nelle varie edizioni locali, La Gaz-

    zetta); sette settimanali (tra cui linserto Salutede la Repubblica); quattordici periodici specializzati; settantaquattro siti internet.

    Inoltre la cooperativa aveva prodotto anche uno spot promozionale televisivo ap-parso su sedici televisioni locali e uno spot radiofonico andato in onda su diciottoradio (nazionali, regionali, locali).Considerato lo spazio ridotto che i mass media dedicano alle notizie sul sociale econsiderato che non si tratta di una notizia di cronaca nera o di unemergenza(casi in cui la notizia sul tema della disabilit ha pi probabilit di passare), i ri-sultati sopra riportati sono senza dubbio notevoli.

    36HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    32/42

    Qualit del materiale pubblicato sui media e rispon-denza al proprio messaggioUn altro indicatore che possiamo utilizzare per valutare il rapporto creato dalluf-ficio stampa con i mass media il contenuto degli articoli che sono stati poi ef-fettivamente pubblicati. Il riscontro quantitativo di cui abbiamo parlato nel para-

    grafo precedente importante ma da solo non basta: occorre vedere pi da vici-no se il contenuto del messaggio che si voleva comunicare stato rispettato.Per farlo ci limitiamo a un campo piccolo ma significativo; prenderemo in esametutti gli articoli pubblicati sui quotidiani nazionali e ne vedremo il taglio (la posi-zione avuta nel giornale), il titolo e il contenuto.Ledizione del 2006 Cara belt era dedicata alla bellezza e il messaggio ultimoche voleva comunicare era questo: la cultura contemporanea riduce il concetto dibellezza a degli stereotipi (lattrice, lattore, la forza, la prestanza fisica in genera-le), quando invece la bellezza qualcosa di pi ed direttamente collegata conlamore; se c una disponibilit a vedere questa bellezza si pu anche cercaredi raggiungerla e larte of fre la possibilit di farlo. Gli artisti disabili che parteci-pano allevento ne sono una prova tangibile.Un messaggio complesso, difficile da comunicare: ci si pu aspettare, al massi-mo, che trapeli dietro alla notizia degli eventi susseguitisi in quelle giornate.Il primo articolo, intitolato Disabili, Festival alla ricerca del bello, appare su Avve-nire a p. 11 il 3 maggio; si tratta di un testo di poche battute dove sia il titolosia il corpo del messaggio riescono a far passare il messaggio fondamentale ol-tre alle indicazioni degli eventi in s.Vi faremo divertire e pensare: va in scena il Festival dei disabili, questo il titolodella segnalazione apparsa sul Corriere della Sera a p. 21 il 3 maggio; quelFestival dei disabili rende il titolo sicuramente poco felice e nel testo il mes-saggio base scompare. Oltre alle informazioni di servizio rimane il binomio ar-te/disabilit, dove la prima vissuta anche come forma di terapia.Su Avvenire del 13 maggio (pp. 12-13) compare invece un servizio dettagliato(titolo: Quando la disabilit diventa una vittoria), che racconta varie storie positive

    di artisti disabili presenti al festival. Anche nel secondo articolo pubblicato sulgiornale si punta sullidea che la disabilit non significa negazione della vita edella possibilit di essere felici.Il Resto del Carlino invece parla, nel servizio apparso il 13 maggio alle pp. 32-33, soprattutto di una storia, esprimendo un concetto gi presente nel titolo(Larte che aiuta a ritrovare la vita).Avvenire torna a parlare del festival il 14 maggio (p. 14, Quelle riserve di ener-gia strappate allinvalidit), presentando due storie.

    37 HP 2008#3

    [ Comunicazione sociale ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    33/42

    Infine LUnit il 16 maggio a p. 18 pubblica Disabile e arruolato, ma sul pal-co, un articolo in cui si sottolinea il fatto che gli spettacoli sono di buon livello eche la disabilit pu essere una risorsa.Come si vede da questa sommaria descrizione, il messaggio di base riuscito apassare; gli articoli non cadono mai in uno stile pietistico (come avviene spesso

    in casi come questo), solo a volte si indugia in toni troppo ottimistici e si ricorrespesso alluso di storie significative (che un criterio di notiziabilit tra i pi im-portanti per chi fa il giornalista).Per spiegare questi risultati significativo riportare latteggiamento che si adottanei confronti dei giornalisti: Cerchiamo di avere un rapporto diretto, dice SergioZini, presidente della cooperativa. Quello che comunichiamo non sempre sem-plice e per tentare di far accogliere questo messaggio cerchiamo di far capire lo-ro quello che stiamo facendo. Conoscenza diretta, rapporto personale, condivi-sione di idee e anche del sentire, laddove il giornalista risulta disponibile, sonoalla base di questa comunicazione efficace supportata dallentusiasmo di chi lapromuove.

    Elementi di criticitIl bilancio di uniniziativa di comunicazione come questa non pu che essere po-sitivo; i risultati, qualitativi e quantitativi, sono innegabili, ma si possono comun-que indicare punti deboli su cui riflettere in vista di un ampliamento dellevento.La decisione di utilizzare del personale interno e di non affidare a unagenzia lapromozione dellevento verso i media si dimostrata in questo caso utile (vistala forte motivazione del gruppo), ma la scelta di attivare una figura di addettostampa solo in previsione del festival pu essere riduttiva. Avere a disposizioneuna figura professionale di questo tipo aiuta a migliorare costantemente la qua-lit del festival e serve anche alla cooperativa per gestire i suoi rapporti con le-sterno (anche con le istituzioni); i compiti delladdetto stampa in questo casonon si limitano allevento ma riguardano tutto ci che concerne lattivit dellacooperativa durante lanno. Una figura di questo tipo aiuta a migliorare anche la

    comunicazione allinterno del gruppo con i soci lavoratori e non, i volontari e gliutenti, attraverso la creazione di strumenti di comunicazione come house organ,bollettini telematici, ecc.Un altro aspetto che potrebbe essere migliorato il sito (www.nazareno-coopso-ciale.it), al cui interno troviamo anche la sezione dedicata al festival. Una docu-mentazione pi approfondita di quanto si fatto potrebbe servire a pi scopi. Peresempio, se oltre alla locandina del festival e ai comunicati stampa fosse dispo-nibile materiale audio o video relativo ai vari eventi, questo materiale potrebbe

    38HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    34/42

    servire ad altre persone oppure essere trattato o riprodotto in altri contesti (tele-visioni, radio, eventi teatrali analoghi, ecc.).Infine, unultima considerazione: abbiamo visto in diversi punti di questo scrittocome la condivisione dei valori, il sentire comune, lentusiasmo per quello che sifa costituiscano la base dellazione comunicativa (e sicuramente di tutto lopera-

    to della cooperativa), ma se questo stato di cose entrasse in crisi o fosse solomomentaneamente in dif ficolt, quali sarebbero le conseguenze sulla comunica-zione? In questo caso una figura professionale specifica potrebbe essere una ga-ranzia in pi.

    (*) Larticolo, qui in parte modificato, apparso su AA.VV., Generare mondo. Ilprogetto Quality Time: azioni per lo sviluppo dellimpresa sociale, Milano, Fran-coAngeli, 2008.

    11. Terzo settore e comunicazione, ovvero:qual il sociale della comunicazione?

    di Sandro Stanzani,

    docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi allUniversit

    di Verona

    PremessaDa circa un decennio a questa parte il tema della comunicazione ha conosciutoun pi acceso interesse da parte delle scienze sociali e dellopinione pubblica,tant che si connota la societ contemporanea come societ della comunicazio-ne, mentre le scienze psicologiche, quelle economiche e quelle politiche rifletto-no sulle ricadute che la comunicazione ha sul benessere soggettivo, cos comesul successo politico dei leader o sul risultato economico-organizzativo delle im-prese. In un tale panorama, anche un altro fenomeno sociale, oggetto di partico-lari attenzioni nel corso degli anni Ottanta e Novanta e giudicato da scienziati, po-

    litici e operatori depositario di importanti capacit innovative, non poteva non fa-re i conti con il tema gemello della comunicazione. Ci riferiamo al caso del ter-zo settore che, guadagnando consensi e interesse da parte di molti attori sociali,ha visto gli studiosi di comunicazione e di marketing interessarsi al fenomeno eutilizzare gli strumenti concettuali elaborati dai communication studies con lin-tenzione di promuovere lemergenza del nuovo settore sociale. Agli occhi di unosservatore esterno una tale operazione parsa, in alcuni casi, fuorviante,perch gli schemi teorici adottati sono stati ottenuti attraverso la ricerca sui pro-

    39 HP 2008#3

    [ Comunicazione sociale ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    35/42

    cessi comunicativi e organizzativi generati e sviluppati nellambito delle organiz-zazioni for profite poi, in un certo senso, appiccicati sopra le dinamiche comu-nicative del terzo settore. Ritorna alla mente il titolo di un vecchio libro: Teoriadella societ o tecnologia sociale?, attraverso il quale uno degli autori (JurgenHabermas) attirava lattenzione sul rischio che corrono le scienze sociali di appli-

    care i risultati delle loro ricerche alla sfera sociale producendo delle tecnologieche non si interrogano sulle conseguenze inerenti le relazioni umane. Con questoarticolo intendo scongiurare il rischio di un tale isomorfismo comunicativo tra ivari settori della societ (Stato, mercato e privato sociale) e contribuire alla rifles-sione sulla specificit comunicativa del terzo settore.

    Tra tanti tipi di comunicazione alla ricerca delsociale della comunicazioneIl pensiero riflesso dellumanit si da sempre soffermato sul tema della comu-nicazione, fornendo una serie notevole di prospettive dosservazione. Certamen-te il risultato pi eclatante del pensiero riflesso sulla comunicazione stato lin-venzione della comunicazione mediata, realizzata principalmente con linvenzionedella scrittura e raffinata poi attraverso luso della stampa e dei mezzi di comuni-cazione di massa. Leffetto stato ovviamente quello di moltiplicare le possibi-lit comunicative dellumanit, cosicch oggi ci troviamo di fronte a innumerevolitipi di comunicazione, che gli stessi communication studies faticano a codificaree a interpretare.Tuttavia, pur nella molteplicit e nella complessit delle dinamiche di sviluppodella comunicazione mediata, sembra di poter rintracciare una sorta di sottofon-do comune che funge da motore dei processi: si tratta dellautonomizzazione de-gli attori della comunicazione e della comunicazione stessa. Oggi, quando si par-la di societ in rete o di societ della comunicazione, di societ della men-te, di intelligenza collettiva, di identit virtuali e di esseri digitali, si pensaa una societ nella quale vi sono sempre pi comunicazioni mediate che si auto-nomizzano dalle relazioni e dai legami sociali della vita quotidiana, cos come dal-

    le istituzioni sociali e culturali. Uno degli esempi pi eclatanti di autonomizzazio-ne delle comunicazioni dalle relazioni e dai legami sociali certamente Second li-fe, un originale gioco in 3D nel quale, in vir t del sistema di comunicazione forte-mente autonomo che la rete, i partecipanti (al momento si parla di sei milionidi giocatori) assumono unidentit virtuale, divengono degli esseri digitali conuna vita propria (una seconda vita, liberata da vincoli materiali, relazionali, istitu-zionali, culturali, ecc.) in un metamondo. Ma anche forme pi normali di co-municazione tramite internet presentano forti tratti di autonomia dai legami so-

    40HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    36/42

    ciali, culturali, morali e giuridici: si pensi alle chat line, ad altri giochi interattivi ealle molteplici ribalte per la presentazione (e talvolta per la creazione) del Selftramite testi e filmati, per esempio attraverso i blog o altro, che consentono larealizzazione di molteplici incontri casuali nella vita quotidiana mediata. Si trattadi altrettante occasioni che favoriscono un aumento delle possibilit di comunica-

    zione, rendendo queste ultime sempre pi numerose, fluide, flessibili e probabili.Il grande progresso della comunicazione mediata ha reso pi indipendenti lemit-tente, il ricevente e lo stesso messaggio coinvolti nel processo di comunicazione.Nella comunicazione mediata non possibile reperire le informazioni emergentidallinterazione faccia a faccia, il tutto avviene nel messaggio enunciato, tutte leinformazioni si riassumono in tale messaggio, che acquista cos una certa auto-sufficienza e autoreferenzialit, divenendo tuttavia il veicolo attraverso il qualesono simbolizzati e rappresentati i simulacri dellemittente e del ricevente, perquesto presenti nel processo comunicativo solo come simulacri, e non come sog-getti in interazione. Un tale processo di autonomizzazione delle dinamiche dellacomunicazione ha consentito il moltiplicarsi delle possibilit di comunicazione,generando molte pi possibilit di esperienza, di azione e di relazione sociale dal-le quali tutti noi oggi traiamo vantaggio. Tuttavia ha, in un certo modo, trascuratogli aspetti di reciprocit e di legame sociale che, come sanno i sociologi dalle ori-gini della disciplina (si vedano, per esempio, i lavori di Weber e Simmel), sono im-pliciti nelle relazioni sociali. Una tale trascuratezza degli aspetti di reciprocit del-la relazione talvolta foriera di problemi, di effetti negativi e perversi per la vitaumana in societ. Quando le scienze sociali e della comunicazione affermanoche occorre comunicare per esistere o che le cose non comunicate non esi-stono, condannano chi comunica, e le cose che comunica, a un sottofondo ni-chilista o, nel migliore dei casi, a unoriginaria condizione di isolamento. Estre-mizzando, sembra di poter dire che, dal punto di vista della societ, oggetti esoggetti sociali si trovano privati della loro esistenza e possono essere portati al-la luce solo dalla potenza creatrice della comunicazione.

    Il processo di autonomizzazione della comunicazione (dai vincoli delle sfere so-cio-culturali esterne al sistema dei media, cos come lautonomizzazione dei sin-goli attori della comunicazione: emittente, ricevente, astanti, ecc.) stato accom-pagnato da quello della sua differenziazione. Non si tratta solo della differenzia-zione tra interazione faccia a faccia, interazione mediata e comunicazione di mas-sa, ma anche della differenziazione interna ai processi della comunicazione dimassa. Ci che pi rilevante in questa sede il processo di differenziazioneche ha portato le scienze della comunicazione a distinguere nellambito della co-

    41 HP 2008#3

    [ Comunicazione sociale ]

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    37/42

    municazione di massa la comunicazione privata, quella pubblicae quella sociale.Lo statuto di queste forme di comunicazione tuttaltro che definito, in particola-re per ci che riguarda la comunicazione sociale. In effetti non chiaro perch sidebba qualificare come sociale una certa forma di comunicazione di massa. Ognitipo di comunicazione, in quanto presuppone una forma (pi o meno piena) din-

    terazione, non di per se stessa sociale? Allora perch parlare di comunicazionesociale? Che cosa c di sociale nella comunicazione sociale? La risposta a que-sta domanda decisiva per comprendere il fenomeno. In realt le diverse defini-zioni (pubblica, privata e sociale) mettono in relazione i processi della comunica-zione di massa con le sfere istituzionali della societ (Stato, mercato, ecc.).Unincursione nei risultati prodotti dalle scienze della comunicazione pu tornareutile per capire meglio il fenomeno. In genere le scienze sociali hanno utilizzatotre criteri per differenziare i tipi di comunicazione mediatica: lemittente, il conte-nutoe la finalitdel messaggio.Molto spesso la distinzione tra i vari tipi di comunicazione realizzata a partiredal tipo dorganizzazioneche opera come emittentee realizza la campagna. Siparla cos di comunicazione privatain riferimento alla comunicazione pubblicitariacommerciale a opera delle imprese, mentre si parla di comunicazione pubblicaper le campagne di comunicazione realizzate dagli enti pubblici su tematiche diinteresse generale. Allinterno di questa categoria gli autori hanno distinto poi al-tre tipologie: comunicazione istituzionale, volta a dare visibilit e a promuovere limmagine

    degli enti dellorganizzazione pubblica; comunicazione (o informazione) normativa, che rende pubbliche le decisioni e

    le azioni delle organizzazioni pubbliche; comunicazione di pubblico servizio, avente lo scopo di diffondere la conoscen-

    za e lutilizzo dei servizi di interesse generale offerti al cittadino; comunicazione di solidariet sociale, che riguarda lazione comunicativa degli

    enti non profit (Faccioli, 2000; Grandi, 2001).Si riferiscono invece al contenuto del messaggioMancini (1999, pp. XI-XIV), che

    definisce comunicazione sociale propriamente intesa quella comunicazione vol-ta a promuovere unidea, un valore, un tema dinteresse generale relativamentecontroverso, e Gadotti (2001, p. 24), per la quale la comunicazione sociale quellinsieme di attivit di comunicazione, messo in atto da un soggetto pubblicoo privato, volto a promuovere finalit non lucrative e avente per oggetto temati-che di interesse sociale ampiamente condivise.Altrove, Gadotti (2005, p. 48) affianca allaspetto di contenuto lo scopodella co-municazione sociale che riguarda temi, questioni e issues di interesse generale,

    42HP 2008#3

  • 8/9/2019 Con immagini, suoni, parole

    38/42

    il cui obiettivo prioritario quello di sensibilizzare o educare determinati pubblicidi riferimento. Al criterio della finalit guarda pi decisamente Morcellini (2004),quando parla della comunicazione sociale come di un ambito estremamente am-pio ed eterogeneo, caratterizzato da una logica chiamata a provocare un effettoonda allinterno dei rapporti sociali e da cui si propagano orientamenti condivisi.

    Vi anche chi (Fabris, 1992) utilizza il concetto di comunicazione sociale per ap-plicarlo esclusivamente al campo della comunicazione persuasiva, cio alla pub-blicit, e distingue, nellambito della pubblicit senza scopo di lucro, tra: advocacy advertisingcome la forma di comunicazione pi simile alla pubblicit

    commerciale poich orientata a ottenere il consenso intorno a tematiche sucui esiste una manifesta o latente divergenza di opinioni []. La sua finalitconsiste essenzialmente nel fare chiarezza su aspetti controversi, sostenendoposizioni chiaramente di parte, anche se spesso si sottolinea la presunta uni-versalit delle tesi sostenute (ibidem, p. 587);

    pubblicit pubblica come forma di comunicazione che si radica nellattivitinfor