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REGIONE PIEMONTE C O N F I D I E P O L I T I C H E P U B B L I C H E I N P I E M O N T E

CONFIDI E POLITICHE PUBBLICHE IN PIEMONTEartigianato.sistemapiemonte.it/ris/dwd/promozione/confidi_politic... · Stagista del Master in Analisi delle Politiche Pubbliche - MAPP Editing

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REGIONEPIEMONTE

CONFIDI E POLITICHE PUBBLICHE

IN PIEMONTE

Attraverso questo studio si propone un’analisi del sistema dei confidi piemontesi finalizzata

alla elaborazione di alcune indicazioni di policy in merito alla governance regionale. Piu’ pre-

cisamente, il lavoro di ricerca è stato organizzato attorno a tre gruppi di obiettivi. Il primo

obiettivo, di natura essenzialmente descrittiva, è teso a quantificare alcune caratteristiche del

sistema dei confidi piemontese quali natura istituzionale, dimensioni, posizionamento geo-set-

toriale, relazioni banche-confidi relazioni tra confidi. Il secondo obiettivo ha riguardato, invece,

un approfondimento di alcune delle principali dinamiche evolutive in corso nel sistema dei

confidi. Infine, l' obiettivo centrale, volto a delineare il quadro d'insieme delle politiche pubbli-

che esistenti a diversi livelli di governo, a rilevarne il grado di utilizzo e gradimento da parte

dei confidi e ad analizzare e valutare le possibili opzioni per il decisore pubblico.

L’indagine si e’ basata su un metodo misto: a) la somministrazione face to face di questionari

ai rappresentanti dei confidi unitamente all’analisi di documentazione gestionale degli stessi

(la rilevazione ha compreso 22 confidi su 24); b) la realizzazione di interviste in profondita’

con testimoni privilegiati (funzionari pubblici, rappresentanti del sistema bancario, ricercatori);

c) la consultazione di dati secondari di varia fonte (Banca d’Italia, Sistema Informativo delle

Attivita’ Produttive della Regione Piemonte, e Artigiancassa).

Lo studio e’ stato realizzato dal Sistema Informativo delle Attività Produttive della Regione

Piemonte in collaborazione con il Laboratorio di politiche pubbliche, LaPo- COREP di Torino.

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PIEMONTE

Sistema Informativo delle Attività Produttive

Via Pisano, 6 • 10152 Torino

Tel. +39 011 4325111 • Fax. +39 011 4325756

www.regione.piemonte.it/artig/dati.htm

e-mail: [email protected]

Sistema Informativo Attività ProduttiveLaboratorio di Polit iche - COREP

CONFIDI E POLITICHE PUBBLICHE IN PIEMONTE

Indagine sul s istema dei confidi piemontesi e implicazioni per le polit iche regionali

REGIONEPIEMONTE

ASSESSORATO SVILUPPO ECONOMICO: INDUSTRIA, PICCOLA E MEDIA IMPRESA, ARTIGIANATO, RICERCA, INNOVAZIONE, ENERGIA, TECNOLOGIA DELLE COMUNICAZIONI.Assessore: Massimo Giordano

DIREZIONE ATTIVITA’ PRODUTTIVEDirettore: Giuseppe BenedettoVia Pisano, 6 - 10152 TorinoTel: +00 39 0114321461 - Fax: +00 39 0114323483E-mail: [email protected]

SISTEMA INFORMATIVO ATTIVITA’ PRODUTTIVEResponsabile: Giuseppe FiorenzaTel: +00 39 0114325111 - Fax: +00 39 0114325756Dirigente in Staff: Clara MerloE-mail: [email protected]://www.regione.piemonte.it/artig/index.htm

Elaborazione dati e stesura rapporto di ricerca:Davide Azzolini - LaPo - Laboratorio di Politiche - TorinoPietro Zaccarel la - LaPo - Laboratorio di Politiche - Torino

Coordinamento e supporto metodologico:Emiliana Armano - Sistema Informativo Attività ProduttivePatrizia Saroglia - LaPo - Laboratorio di Politiche - Torino

Collaborazione e interviste:Sabrina Badalamenti Stagista del Master in Analisi delle Politiche Pubbliche - MAPP

Editing e stampa:Print Time Sas - Torino

Febbraio 2011

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Ringraziamenti

Il gruppo di ricerca ringrazia tutti coloro che hanno contribuito allo sviluppo di questaricerca. In particolare la Regione Piemonte, che ha fortemente voluto la realizzazione diquesto lavoro, supportandolo direttamente per tutto il periodo dello svolgimentodell’indagine. I nostri ringraziamenti vanno in particolare a Lucia Barberis e GiuseppeBenedetto, rispettivamente Dirigente Settore Promozione, Sviluppo e Disciplinadell'Artigianato e Direttore Attività Produttive della Regione Piemonte per aver partecipatoalla discussione del rapporto intermedio di ricerca e più in generale per il costante eproficuo confronto in corso d’opera con i loro commenti e feedback.Molte indicazioni importanti ci sono giunte da: Vittorio Favetti (CCIAA Torino), AndreaFiniguerra (Finpiemonte), Roberto Genovese (Artigiancassa), Renato Lanzetti, AdrianoMaestri (ABI Piemonte), Davide Tortora (CCIAA Cuneo), Adriana Mauro (Ministero delloSviluppo Economico), Sara Kraus (Ufficio del Presidente del Comitato del Fondo diGaranzia per le PMI).Ringraziamo sentitamente tutti coloro che hanno gentilmente concesso le interviste, conla loro collaborazione e competenza ci hanno messo a disposizione preziosi saperi perl’elaborazione della ricerca empirica. Essa non sarebbe stata possibile senza la grandedisponibilità anche dei rappresentanti dei seguenti Confidi: Anna Mario Demo (AscomPiemonte), Vittorio Aghemo (Fidiconf Alessandria), Bertotti Giuseppe (CooperativaArtigiana del Canavese), Aldo Boffa (Cogart CNA), Bruno Bono e Gianluca Damilano(Confartigianato Fidi Cuneo), Gianmario Caramanna (Confartigianato Fidi Piemonte),Tiziano Coccio (Ascomfidi Langhe e Roero), Susanna Cravero e Piero Gulminetti(Cooperativa Libera Artigiana Tortona), Lorenzo Evola (Italia Comfidi), Alberto Ferruta(ASCOM Fidi Novara e VCO), Giuliano Franzini (Cooperativa CASA e Coordinamento106), Antonio Gagliano (Fidicom 1978), Antonella Garcin (Cooperativa Val Pellice),Giorgio Guarena (Unionfidi), Andrea Giotti (Eurofidi), Davide Martelli (Unione AgrifidiNovara e VCO), Giuseppe Mortara (ASCOM Alessandria), Luca Rebora (FidindustriaBiella), Enrico Rinaldi (Agricolfidi Nord Ovest), Bruno Scagliotti (Cooperativa Artigianadel Casalese), Diego Tampalini (Cooperativa CTS).

Il gruppo di ricerca

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Indice

Introduzione 5

1. I mutamenti nel s istema dei confidi : una breve ricognizione del lo stato del l ’ar te 11

2. La “mappa” dei confidi piemontesi 21 2.1 Il mercato della garanzia in Piemonte 21 2.2 I confidi attivi sul territorio piemontese 242.3 La natura istituzionale dei confidi 27 2.4 Il ruolo delle associazioni di categoria 282.5 Il posizionamento geografico dei confidi 292.6 Classificazione dei confidi in base alla collocazione settoriale 322.7 Lo stock di garanzie rilasciate dai confidi 362.8 Il numero di soci dei confidi 382.9 I rapporti dei confidi piemontesi con il sistema bancario 412.10 Forme di garanzia e contro-garanzia 43 2.11 Le relazioni tra confidi 46

3. Le scelte strategiche dei confidi piemontesi 49 3.1 Le strategie dei confidi 107 49 3.2 Le strategie dei confidi 106 51 3.3 La diversificazione del posizionamento geografico 56 3.4 La diversificazione della collocazione settoriale 58 3.5 La diversificazione dell’offerta 58 3.6 Alcuni possibili scenari evolutivi nel sistema dei confidi piemontesi 59

4. Le polit iche per i confidi . Analis i degli interventi di pol i c ye del le modalità di uti l izzo da par te dei confidi piemontesi 67

4.1 Le politiche della Regione Piemonte 67 4.2 Gli interventi delle camere di commercio 69 4.3 Le politiche di livello nazionale: il Fondo Centrale di Garanzia 77 4.4 L’utilizzo degli strumenti di policy da parte dei confidi piemontesi 84 4.5 Il gradimento degli interventi pubblici tra i confidi piemontesi 87

5. Il contributo di questa r icerca e alcune possibi l i implicazioni di pol i c y per la Regione 95

5.1 Quale contributo conoscitivo per il decisore regionale? 95 5.2 Quali implicazioni di policy emergono dall’indagine? 99

Riferimenti bibl iografici 105

Riferimenti s itografici 107

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Indice

Introduzione

Le motivazioni e la rilevanza dello studio

I consorzi di garanzia collettiva dei fidi (confidi) hanno acquisito negli ultimi anni un ruolodi primaria importanza nell’agevolazione dell’accesso al credito delle piccole e medie imprese(Banca d’Italia 2010). Recenti studi hanno peraltro dimostrato che la garanzia prestata daiconfidi influisce positivamente sulle condizioni a cui le imprese accedono ai prestiti bancari(Gambacorta et al. 2009). A livello regionale, il Piemonte si colloca tra le regioni con la piu’elevata incidenza della garanzia dei confidi sul totale dei prestiti bancari alle Pmi (Banca d’I-talia 2010). La crescente domanda di garanzie da parte degli istituti di credito contribuiscea rendere i confidi non solo degli attori centrali nell’intermediazione creditizia ma anchedegli importanti “strumenti di politica industriale”. E’ proprio a livello regionale che i confidiassumono un ruolo centrale nell’ambito delle politiche di sviluppo economico, essendo sem-pre più frequentemente coinvolti nell’implementazione di misure di agevolazione al creditodelle piccole imprese (AA.VV. 2010). All’interno di questo quadro, è importante che i governi regionali, e quindi anche la RegionePiemonte, acquisiscano elementi empirici solidi e costantemente aggiornati sul sistema deiconfidi. Sull’argomento lo stato della conoscenza è ancora sottosviluppato e frammentario.Rilevanti eccezioni, nella nostra regione, sono costituite da recenti lavori finalizzati a gettareluce sulle caratteristiche economiche di questi soggetti (Quaglia et al 2010, Quaglia e Bolo-gnese 2008). Il presente rapporto si propone di estendere l’attuale stato della conoscenzasul fenomeno in Piemonte, fornendo al decisore regionale alcuni elementi conoscitivi nuovied aggiornati sui confidi attivi in regione, sui processi evolutivi in corso, nonche’ sulle rela-zioni dei confidi con l’ente pubblico.

Gli obiettivi e i principali risultati della ricerca

La finalità di questo rapporto è quella di proporre al decisore regionale degli elementi em-pirici che possano orientare le decisioni in merito alla governance dei confidi piemontesi. Pergiungere a tale risultato, il lavoro di ricerca è stato organizzato attorno a tre gruppi di obiet-tivi. Il primo obiettivo, di natura essenzialmente descrittiva, è stato quello di definire le ca-ratteristiche principali del sistema dei confidi piemontese. Il secondo obiettivo ha riguardato,invece, un approfondimento di alcune delle principali dinamiche evolutive in corso nel si-stema. Infine, il terzo obiettivo è stato volto a delineare il quadro d’insieme delle politichepubbliche esistenti a diversi livelli di governo, nonche’ a rilevare il grado di utilizzo e gradi-mento degli interventi da parte dei confidi. Più nel dettaglio, il primo obiettivo della ricerca ha portato alla costruzione di una “mappa”dei confidi attivi in regione. Tale mappa ha la finalità di offrire un’istantanea del sistema dei

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confidi piemontesi con riguardo ad alcune dimensioni-chiave, quali la natura istituzionaledei confidi, il collocamento geo-settoriale delle loro attività, alcuni indicatori dimensionali,nonche’ le relazioni confidi-banche e le relazioni tra confidi.

La “mappa” dei confidi piemontesi : principal i r isultat i

L’indagine realizzata ha portato a censire 24 confidi attivi sul territorio piemontese alla datadel 30 settembre 2010. Tale insieme di confidi mostra di essere altamente eterogeneo alproprio interno. In primo luogo, se si considera la natura istituzionale, si nota che la maggiorparte dei soggetti è composta da “confidi 106” (17), per quanto la componente di “confidi107” sia in continua crescita (cinque sono già 107 e due lo diventeranno nel 2011). Dal punto di vista del posizionamento geografico e della collocazione settoriale, la mag-gior parte dei confidi opera in ambiti territoriali circoscritti alla regione, o alla provinciadi riferimento, e prevalentemente all’interno di un unico settore produttivo. Tuttavia, nonmancano esempi di confidi dalla forte vocazione extra-regionale ed è evidente una ten-denza all’intersettorialità’. Dall’analisi è emersa una chiara correlazione tra dimensioneistituzionale ed espansione territoriale, mentre non sembra emergere una correlazionealtrettanto forte tra dimensione istituzionale e livello di intersettorialità.Concentrandosi su aspetti dimensionali dei confidi (indicizzati dallo stock di garanzie edal numero di soci), il sistema piemontese è caratterizzato in termini di volumi di garanziada una forte concentrazione: i principali quattro soggetti regionali, infatti, emettono oltreil 90% degli stock di garanzie emesse. Tuttavia, se ragioniamo in termini di soci il sistemaappare meno concentrato, con i confidi 106 che rappresentano circa un terzo delle im-prese piemontesi associate ad un consorzio di garanzia.In merito al rapporto confidi banche, è emerso come i confidi, indipendentemente dal nu-mero di convenzioni in atto, hanno relazioni intense con un numero ristretto di soggettibancari. La scelta di tali soggetti non sembra dipendere dal tipo di banca, ma è rivolta a queisoggetti che hanno maggiori quote di mercato nel territorio di riferimento del confidi.Infine, in termini di relazioni tra confidi, è emerso come due confidi su tre dichiarino diaver relazioni sistematiche con altri confidi. Tali relazioni, tuttavia, variano a seconda deltipo dei confidi. Sono in genere intense e finalizzate al raggiungimento di obiettivi comunitra i 106, mentre sono sporadiche e informali tra i 107.

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Introduzione

Il secondo obiettivo della ricerca è stato quello di gettare luce sulla dinamicità interna al si-stema dei confidi, che, come abbiamo detto, vivono in questi anni rapide e continue tra-sformazioni. In particolare, ci siamo chiesti quali sono le principali dinamiche evolutive deisoggetti in questione con riguardo alla natura istituzionale (106 o 107), al posizionamentogeografico e alla collocazione settoriale.

Le scelte strategiche dei confidi : principal i r isultat i

Attraverso l’indagine emerge come – contrariamente a quanto si ritenga comunemente –i confidi non si trovano di fronte ad un “semplice” bivio, rimanere 106 o trasformarsi in107, ma piuttosto si trovino a dover scegliere tra molteplici percorsi evolutivi. Detto inaltri termini: “il problema strategico non è solo trasformarsi o meno in 107” (Parini 2009).La ricerca, senza avere pretesa di esaustività, ha portato ad individuare alcune dimensionievolutive particolarmente rilevanti: oltre alla natura istituzionale, vi sono processi di evo-luzione della collocazione settoriale, del posizionamento geografico e della diversifica-zione delle attività e dei servizi offerti dai confidi. Con riguardo alle prospettive future, l’evoluzione del mercato dei confidi 107 si sta svi-luppando in un’ottica sempre maggiormente sovra-regionale. Pertanto, anche lo scenariopiemontese è prevedibile che sarà caratterizzato nei prossimi anni dall’emergere di soggettinazionali, con un baricentro esterno alla Regione. A livello locale, il destino dei confidi 106 è al momento incerto. Questi soggetti in generenon intendono mutare la propria connotazione istituzionale e geo-settoriale. Tuttavia, e’ le-cito attendersi alcune trasformazioni in 107. In questa prospettiva, i percorsi evolutivi piùprobabili appaiono essere quelli interni alle sigle associative o a specifici ambiti territoriali.

Il terzo obiettivo è stato quello di approfondire il rapporto tra confidi e politiche pubbliche.La prima domanda che ci siamo posti è stata tesa a descrivere le principali misure di politicapubblica accessibili ai confidi piemontesi. Dopo aver ricostruito gli interventi pubblici a li-vello nazionale, regionale e camerale per i confidi, lo studio è stato rivolto a sondarne ilgrado di utilizzo e il gradimento da parte dei confidi piemontesi.

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Introduzione

Le polit iche pubbliche per i confidi : principal i r isultat i

I confidi piemontesi usufruiscono di diversi tipi di intervento pubblico, i quali non deri-vano unicamente dall’ente di governo regionale (Fondo di patrimonializzazione e Fondodi Riassicurazione), ma anche dal livello nazionale (Fondo Centrale di Garanzia per lePiccole e Medie Imprese) e dal livello camerale.I dati indicano che gli strumenti piu’ utilizzati sono i contributi regionali di patrimonia-lizzazione e gli interventi di varia natura promossi dalle camere di commercio. Inoltre, iconfidi di maggiori dimensioni mostrano un maggiore utilizzo di interventi pubblici: ledifferenze rispetto ai piccoli sono particolarmente pronunciate con riguardo ai fondi delFondo Centrale di Garanzia e al Fondo di Riassicurazione Regionale. In generale i confidi, esprimono livelli di gradimento elevati per gli interventi della Re-gione, per quanto i confidi di maggiori dimensioni dichiarano un gradimento maggiorerispetto ai confidi 106 per quanto riguarda il fondo di riassicurazione. Al contrario, invece,i soggetti 106 mostrano invece un gradimento più elevato per gli interventi delle CCIAA,sebbene con una forte differenziazione tra province.

Metodologia della ricerca

L’ambizione di questa ricerca è quella di coniugare una “copertura” totale dei confidi attiviin regione con un metodo “misto” di raccolta dei dati, vale a dire basato su diverse fonti:interviste semi-standardizzate ai confidi, analisi documentali, interviste a testimoni privile-giati. Vale la pena sottolineare l’importanza di questo studio nella misura in cui comprendela totalità dei confidi attivi, e non solamente i soggetti di maggiori dimensioni. Questoaspetto non è secondario, in quanto i confidi sono espressione di territori e nicchie di mer-cato che per quanto piccole possono essere economicamente rilevanti nel contesto regionale,soprattutto considerate le continue evoluzioni del sistema. Per dare risposta agli obiettivi sopra esposti, lo studio è stato svolto avvalendosi di fontidati primarie e secondarie. Per fonti primarie intendiamo le informazioni raccolte presso iconfidi stessi. Tale attivita’ di rilevazione è stata preceduta da una serie di interviste inprofondità ad un panel di interlocutori privilegiati composto da funzionari della RegionePiemonte, della CCIIAA di Torino e Cuneo e del Fondo Centrale di Garanzia. Le intervisteai testimoni privilegiati sono state utili anche al fine di ricostruire le politiche dei tre entiper il sistema della garanzia. L’attività di rilevazione dei dati relativi ai confidi è stata quindicomposta da due fasi: • una prima fase di analisi documentale (bilanci e documentazione gestionale dei confidi);

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Introduzione

• una seconda fase, consistita nella somministrazione di un questionario nei mesi di luglio-ottobre 20101, elaborato successivamente alle interviste ai testimoni privilegiati e all’analisidel quadro teorico di riferimento, finalizzata a raccogliere dati qualitativi e quantitativi e aesplorare gli ambiti tematici relativi agli obiettivi di ricerca sopra brevemente esposti2.Dei 24 confidi censiti, solo due confidi non hanno accettato di partecipare alla rivelazione,mentre per un confidi sono state raccolte solamente informazioni relative ai dati di bilancio.Infine, come fonti dati secondarie, abbiamo utilizzato dati di Banca d’Italia, dell’IndagineCongiunturale del Sistema informativo per le attività Produttive della Regione Piemonte, edi Artigiancassa.

Struttura del rapporto

Il rapporto è strutturato come segue. Nel primo capitolo si effettua una breve rassegna deiprincipali ambiti tematici rilevanti per la presente ricerca. Nel secondo capitolo, si proponeun quadro descrittivo generale dei confidi piemontesi, basato sui dati raccolti in questa in-dagine nonche’ su dati secondari. Nel terzo capitolo, proponiamo una descrizione delle at-tuali e future possibili strategie evolutive dei confidi piemontesi. Nel quarto capitolo offriamouna descrizione ad ampio spettro delle politiche per i confidi piemontesi, e proponiamo irisultati emersi dall’indagine con riguardo al grado di utilizzo e di gradimento dei vari stru-menti da parte dei confidi. Infine, nel capitolo conclusivo, viene proposta una rilettura deirisultati ottenuti nell’ottica di evidenziare i principali elementi di interesse nella prospettivadel decisore regionale.

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Introduzione

1 Il questionario utilizzato contiene domande chiuse e domande aperte sui seguenti aspetti: organizzazione e prodotti dei confidi, posizionamentogeografico dell’attività, imprese e settori di attività, relazioni tra confidi, relazioni con le banche, relazioni con l’ente pubblico, atteggiamenti delconfidi rispetto alle politiche pubbliche. A parziale integrazione dei dati raccolti tramite le interviste e l’analisi della documentazione gestionalefornita dai confidi, sono state effettuate anche delle interviste telefoniche e delle richieste di integrazione di dati tramite posta elettronica. Ilquestionario e’ disponibile su richiesta agli autori.2 I dati mancanti vengono messi in evidenza nelle sezioni di esposizione dei risultati.

I mutamenti nel sistema dei confidi : una breve ricognizionedello stato del l ’ar te

I confidi svolgono un ruolo di primaria importanza nel finanziamento delle Pmi (Banca d’I-talia 2010). Tale importanza è stata peraltro recentemente confermata empiricamente da un’indagine della Banca d’Italia, dalla quale si apprende che le garanzie dei confidi contribui-scono ad abbattere in maniera significativa i tassi di interesse applicati dalle banche (Columbaet al. 2009). Tuttavia, i confidi rappresentano un sistema ampiamente differenziato al propriointerno e, di conseguenza, differenziata è anche la loro capacità di agevolare il credito delleimprese. In questo capitolo si offre una breve rassegna dello stato dell’arte, mettendo in evi-denza alcuni ambiti tematici e commentando i principali elementi conoscitivi acquisiti dallaletteratura. Questo capitolo ha anche lo scopo di definire alcuni termini e concetti che ver-ranno utilizzati nel prosieguo del testo e di contestualizzare i risultati della ricerca empiricacondotta in Piemonte nel più generale contesto italiano.La tematica di fondo è relativa al generale processo evolutivo che negli ultimi anni ha inte-ressato il sistema dei confidi italiani, e quindi anche piemontese. Più nel dettaglio, si consi-derano i seguenti cinque ambiti tematici:

le innovazioni istituzionali e organizzative che hanno interessato il mondo dei confidi a se-guito delle innovazioni normative in ambito italiano e internazionale;la tipologia delle garanzie attualmente prestate dai confidi, anche in conseguenza delle di-verse innovazioni normative;gli strumenti di policy attivabili in tema di sostegno alla garanzia alle imprese;le opzioni di policy esistenti in tema di organizzazione (istituzionale, territoriale e settoriale)dei confidi;il rapporto delle imprese artigiane con i confidi.

Il passaggio da un ‘sistema mutualistico’ ad un ‘sistema di mercato’

Il panorama delle garanzie alle piccole imprese italiane si caratterizza per la rilevante attivitàdei consorzi di garanzia collettiva dei fidi (confidi). I confidi sono nati negli anni Cinquantacome espressione associativa e cooperativa delle piccole imprese e con la finalità, mutualisticae no-profit, di agevolare l’accesso al credito bancario delle imprese associate e di sostenerele stesse in progetti di crescita e sviluppo. Il rapporto con le banche si è quindi tradizional-mente retto sul legame conoscitivo personale dei confidi con le imprese espressione del ter-ritorio. Un sistema fondato pertanto su principi mutualistici e fortemente radicatoterritorialmente, caratterizzato da un elevato numero di attori.Tale sistema, sulla spinta di forze di mercato e di rilevanti innovazioni normative, sta vivendonegli ultimi anni importanti e sostanziali evoluzioni. In primo luogo, il numero dei confidiha vissuto negli ultimi anni un continuo e sostenuto trend di contrazione e consolidamento.Dagli oltre 1000 confidi registrati nel 2005, nel 2009 si è passati a meno di 800, di cui circa

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500 attivi. Tale contrazione si è registrata a livello regionale a differenti velocità. Il Piemonteè annoverabile tra le regioni in cui il processo di contrazione dell’offerta di confidi è statopiù pronunciato, considerato che oggi il mercato delle garanzie si caratterizza per la presenzadi pochi e forti confidi (Quaglia et al. 2010).La notevole contrazione del numero dei confidi si è accompagnata ad un’accentuazionedella dimensionalità dei confidi stessi. Il passaggio da un sistema altamente frammentato adun sistema più razionalizzato, ancorchè si tratti di un processo largamente inconcluso, rap-presenta una risposta alla necessità dei confidi di meglio rapportarsi con un sistema bancario,al contrario molto concentrato (soprattutto in seguito alle recenti fusioni) (Parini 2009). Allostesso tempo il processo di razionalizzazione e consolidamento dei confidi comporta, se-condo molti osservatori, un rischio di “impallidimento” della connotazione mutualistica cheha tradizionalmente caratterizzato i confidi (AA.VV. 2010). Infatti, se da un lato il processodi consolidamento dei confidi può portare a dei guadagni in termini di economie di scala edi maggiore ‘potere contrattuale’ nei confronti delle banche, allo stesso tempo il rischio èquello di perdere l’elemento distintivo dei confidi: l’ancoramento territoriale, la conoscenzaapprofondita delle imprese e il rapporto personale con l’imprenditore. Semplificando, ci sitrova di fronte ad un trade-off: più si accelera il processo di fusione dei confidi, più elevato èil rischio di andare incontro a perdite in termini di “capitale di fiducia” tra confidi e imprese.Al contrario, più si mantiene la capillarità del sistema a livello territoriale, minori probabilitàsi avranno di riuscire ad abbattere il costo del denaro che le banche impiegano nei confrontidelle piccole imprese.

Le diverse forme di garanzia

Le principali innovazioni normative che hanno recentemente riguardato il sistema dei confidisono dovute sia ad interventi del legislatore nazionale, sia ad accordi di carattere internazio-nale: ci si riferisce alla nuova legislazione che disciplina l’attività di garanzia collettiva dei fidi(la c.d. Legge sui confidi), all’accordo interbancario di Basilea 2 e alla recente normativa eu-ropea in tema della revisione aiuti di stato, riguardante anche la garanzia.Con riguardo al primo pilastro dell’accordo ‘Basilea 2’, in sintesi, si ravvisano alcune conse-guenze rilevanti sull’operatività dei confidi: l’accordo introduce nuovi criteri oggettivi e sog-gettivi in tema di garanzie. Con riguardo ai criteri oggettivi, l’accordo di Basilea 2 distinguetra garanzie personali e reali. Tra le prime l’accordo prevede che l’abbattimento del rischiocreditizio sia attivabile su garanzie che presentino le seguenti caratteristiche oggettive:

dirette, in quanto devono rappresentare un diritto immediatamente esercitabile nei con-fronti del garante;esplicite, in quanto devono essere legate a esposizioni specifiche in modo che se ne possadefinire la portata in maniera chiara;

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I mutamenti nel sistema dei confidi: una breve ricognizione dello stato dell’arte

irrevocabili, ovvero non deve essere presente nessuna clausola contrattuale che consentaal garante di annullare la copertura;incondizionate, nel senso che non vi devono essere clausole che consentano al garante dinon pagare tempestivamente in caso di inadempienza del debitore;A prima richiesta, ovvero attivabili a prima istanza a valere sul confidi.

Oltre a questi requisiti oggettivi, l’accordo prevede alcuni requisiti di carattere soggettivo.L’Accordo stabilisce che nel caso di una garanzia concessa dai confidi l’attenuazione del ri-schio si realizza attraverso la sostituzione del rating del confidi al rating dell’obbligato prin-cipale. L’accordo prevede inoltre che, per quanto concerne le garanzie personali, i soggettiammessi come sostituti siano enti pubblici, banche e altri operatori ad esse assimilabili osottoposti comunque a vigilanza della Banca d’Italia (purchè dotati di un rating o di unaprobabilità di default migliore del soggetto garantito) e, ancora, altri soggetti privati con unrating pari almeno ad A-. Nel panorama dei confidi italiani, pochi sono i soggetti in gradodi ottenere un tale valore di rating. In alternativa alle garanzie personali, sono ammesse ga-ranzie reali che, tuttavia, non possono più attivare, salvo casi specifici, il meccanismo delmoltiplicatore. Le garanzie personali di Confidi con un rating di almeno A- possono per-mettere di ridurre il coefficiente di ponderazione per la banca dal 100% (standard rating,75% nel caso di credito retail, ovvero per le Pmi) fino al 20%. Come vedremo, la normativaitaliana ha introdotto il modello istituzionale di confidi intermediario finanziario proprioper permettere ai confidi, se vigilati dalla Banca d’Italia, di attivare la ponderazione.Coerentemente con il quadro normativo derivante da Basilea 2, le garanzie prestate dai con-fidi alle banche possono essere classificate in quattro categorie derivanti dall’incrocio di unadoppia distinzione: la modalità di pagamento, che può essere a prima richiesta o sussidiaria,e la responsabilità del confidi, che può essere illimitata o limitata al fondo rischi.Con riguardo alle modalità di pagamento (o di escussione della garanzia):

Garanzia sussidiaria: in caso di default dell’impresa, la garanzia è accantonata dalla bancae definitivamente incassata dopo aver escusso, in via prioritaria, il debitore principaleed i suoi eventuali fideiussori. Tale forma di garanzia non riduce l’esposizione al rischiodegli istituti di credito, ma consente di contenere la perdita in caso di inadempienza daparte del prenditore.Garanzia a prima richiesta: Contrariamente alla garanzia sussidiaria, in caso di default del-l’azienda, la banca garantita ha il diritto di rivalersi direttamente (a prima domanda) sulconfidi direttamente.Con riguardo alla responsabilità del confidi nei confronti della banca si distingue tra:Responsabilità limitata: quando il confidi risponde solo per la quota del fondo rischi depo-sitato presso la banca;Responsabilità illimitata: quando il confidi risponde illimitatamente, quindi oltre il fondorischi; la garanzia è quindi a valere sul patrimonio.

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I mutamenti nel sistema dei confidi: una breve ricognizione dello stato dell’arte

Dall’incrocio di queste due dimensioni, come detto, si ottiene una tipologia di garanzie aquattro modalità (tab. 1.1).

Tab. 1.1 La t ipologia del le garanzie dei confidi

Modalità di pagamento

Sussidiaria A prima richiesta

Responsabilità Limitata 1. Garanzia cappata (o segregata) 3. Tranched cover (garanzia di portafoglio)

Illimitata 2. Garanzia sussidiaria 4. Garanzia Basilea II compliant

La prima modalità è la garanzia di tipo segregato (o garanzia cappata), ovvero la garanzia incui il confidi risponde limitatamente al fondo rischi e la banca deve escutere la garanzia invia primaria nei confronti dell’impresa. La seconda modalità è una garanzia che, per quantodi responsabilità illimitata del confidi, non è ‘ Basilea 2 compliant’ in quanto prevede una mo-dalità di pagamento di tipo sussidiario e non diretto. Quindi, la quarta modalità è la garanzia‘Basilea 2 compliant’ per eccellenza, nel senso che prevede sia un pagamento a prima richie-sta che una responsabilità del confidi con il proprio patrimonio e quindi non limitatamenteal fondo di garanzia rischi. Infine, il terzo tipo di garanzia è una garanzia a prima richiestadi portafoglio, detta anche tranched-cover, la quale prevede che il confidi garantisce le c.d.prime perdite (junior risk) di un dato portafoglio di crediti stabilite al di sotto di un certo‘cap’ (stimato sulla base delle perdite attese del portafoglio), oltre al quale invece la bancanon ha garanzia (seconde perdite, o senior risk) (AA.VV. 2010).

Riassetto istituzionale e organizzativo dei confidi

Nel processo di trasformazione che ha caratterizzato il sistema dei confidi negli ultimi anni,oltre al trend di progressivo consolidamento e rafforzamento, si possono individuare due“assi”: un primo asse relativo alle trasformazioni istituzionali; e un secondo asse più legato al-l’organizzazione territoriale e settoriale dei confidi.Il primo punto della trasformazione riguarda il riassetto istituzionale. Il processo di contra-zione e rafforzamento è stato accompagnato infatti da un contestuale processo di differen-ziazione istituzionale. Tale processo è duplice: da un lato, si registra una distinzionefunzionale e verticale, dall’altro, invece, una distinzione orizzontale. Pertanto, con riguardo alla distinzione verticale, si registra una situazione in cui la ‘filiera’ dei

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I mutamenti nel sistema dei confidi: una breve ricognizione dello stato dell’arte

confidi risulta organizzata verticalmente come rappresentato nella tabella 1.2.

Tab. 1.2 La fi l iera del la garanzia

Garante E’ il confidi che presta garanzie dirette alle banche

Co-garante E’ il soggetto che garantisce insieme al garante l’impresa richiedente il finanziamento. La garanzia anche in questo caso è costituita a favore dellabanca finanziatrice. Il co-garante risponde per la percentuale cogarantita.

Contro-garante E’ il soggetto che emette la garanzia a favore della banca e del confidi, e che risponde nei confronti della banca solo nel caso si registri un doppio default, dell’impresa e del confidi garante. Risponde invece nei confronti del confidi al momento del suo pagamento verso la banca.

Riassicuratore E’ un soggetto che garantisce unicamente il confidiFonte: Rossi e Gai (2009)

Sul fronte della distinzione ‘orizzontale’, invece, la legge 24 novembre 2003 n. 326, art. 13“Disciplina dell’attività di garanzia collettiva dei fidi” (la c.d. “Legge sui confidi”) ha intro-dotto importanti novità riguardo alla natura dei confidi e ai requisiti patrimoniali degli stessi.La norma ha disciplinato la trasformazione di questi in intermediari finanziari prevedendoi parametri patrimoniali di base che i confidi devono rispettare per poter esercitare il ruolodi prestatori di garanzie richiesto da Basilea 2 per l’attenuazione del rischio. La norma citata,inoltre, ha delegato alla Banca d’Italia l’adozione della normativa secondaria3 di attuazionedella legge 326/2003, adottata nel 2007 e nel 2008. Il quadro normativo risultante individuatre possibili categorie di soggetti (tab. 1.3).

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I mutamenti nel sistema dei confidi: una breve ricognizione dello stato dell’arte

3 Non consideriamo le recenti novità contenute nel decreto legislativo del 30.07.2010, in quanto ancora inattuate al momento della stesura del testo.

Tab. 1.3 I tre t ipi ist ituzionali di confidi

Confidi tradizionali Caratteristiche/requisiti:(ex art. 106 T.U.B.) • patrimonio minimo di 250mila euro

• capitale sociale o fondo consortile di minimo 100.000 euro• ciascuna impresa non può detenere quota del fondo superiore a

20% o inferiore a 250 euro• previsti incentivi a fusioni, reti, fondi interconsortili

Principali vantaggi e svantaggi:• Non attivano la ponderazione, se non in casi particolari, ovvero

se hanno uno standard rating superiore ad A- o se operano con banche IRB.

Confidi Intermediari Criteri richiesti per l’iscrizione al 107 TUB:Finanziari • una soglia minima di garanzie prestate pari a 75mln(ex art. 107 T.U.B.) • un requisito minimo di patrimonializzazione: cioè un coefficiente

minimo di patrimonalizzazione (capitale a copertura del rischio / attivo a rischio) pari al 6%

• livello avanzato di sviluppo della qualità dell’organizzazione dei processi interni (risk management, governance, internal audit, sistema informativo).

Vantaggi:• Attivano la ponderazione 20% (indipendentemente dal loro rating)• Gestiscono fondi pubblici di agevolazione.

Banche di garanzia Oltre ai requisiti previsti per gli intermediari 107 sono richiesti:• Capitale minimo di 2 milioni € interamente versato• Almeno 200 soci• più altri requisiti.

Vantaggi:• Uno dei principali vantaggi rispetto al 107 è l’autorizzazione alla raccolta del pubblico risparmio.

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I mutamenti nel sistema dei confidi: una breve ricognizione dello stato dell’arte

La trasformazione in intermediario finanziario vigilato è un processo oneroso per un confidi,il quale deve soddisfare, come abbiamo visto, tre gruppi di requisiti: volumi di garanzie,entità patrimoniale, processi organizzativi. Attualmente sono pochi i confidi sul panoramanazionale ad avere già ottenuto il riconoscimento di ‘intermediario vigilato’ (Quaglia et al.2010). In Piemonte, come vedremo, i confidi iscritti (o in procinto di essere iscritti) all’elencodegli intermediari finanziari vigilati sono cinque. Gli altri confidi invece si collocano su po-sizioni ‘attendiste’ oppure su posizioni espressamente rivolte a mantenere lo status istitu-zionale di 106 e quindi perseguire strategie rivolte ad aree di mercato non ‘coperte’ dai grandiconfidi e ad attivare la ponderazione del rischio di credito operando con banche dotate disistemi internal ratings-based (Quaglia e Bolognese 2008).Il secondo asse di trasformazione organizzativa ha a che vedere con gli aspetti della ‘territo-rializzazione‘ e della ‘settorializzazione‘. Come già detto, pur registrando le importanti evoluzioniavvenute negli ultimi anni, il panorama dei confidi italiani si presenta tuttora come un sistemaestremamente frammentato, sia territorialmente che settorialmente, non sempre quindi ingrado di relazionarsi positivamente con il sistema bancario, che al contrario, è progressiva-mente più concentrato (Parini 2009). Sulla doppia distinzione tra specializzazione settoriale, da un lato, e raggio d’azione territo-riale, dall’altro, Quaglia e Bolognese (2008) propongono una classificazione utile, non soloper un’analisi descrittiva dei confidi attuali ma anche nella prospettiva del futuro posiziona-mento strategico degli stessi nel mercato (tab. 1.4). La prima categoria individuata è quelladel “confidi universale”, che si rivolge alla generalità delle imprese su tutto il territorio na-zionale. La seconda è quella del “confidi sovra-regionale e settoriale”, che opera in favoredi uno specifico settore di imprese a livello nazionale. La terza e la quarta categoria com-prendono invece i confidi operanti a livello locale (provinciale/regionale) e che si distinguonotra loro per una clientela settoriale oppure intersettoriale.

Tab. 1.4 Classif icazione dei confidi in base al la settorial i tà e ter ritorial i tà

Settoriale Inter-settorialeRegionale Soggetto locale “di nicchia” Leader localeInter-regionale Soggetto globale ‘di nicchia’ Confidi universaleFonte: Quaglia e Bolognese (2008)

Tradizionalmente i confidi hanno operato a livello locale, rivolgendosi a specifici settori eco-nomici, spesso infatti si sono sviluppati all’interno di associazioni di categoria delle imprese.La tendenza oggi è quella di una maggiore diversificazione nella combinazione delle duecomponenti. In particolare si assiste, all’affermazione di confidi regionali inter-settoriali e,in misura minore, allo sviluppo di confidi inter-regionali e inter-settoriali (universali).

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I mutamenti nel sistema dei confidi: una breve ricognizione dello stato dell’arte

Il Piemonte rappresenta un caso esemplare a livello nazionale per la presenza di due impor-tanti confidi ‘universali’, Eurofidi e Unionfidi, che figurano tra i confidi più patrimonializzatid’Italia (Quaglia et al. 2010), e che in Piemonte hanno trainato la crescita dello stock di ga-ranzie negli ultimi anni, puntando principalmente sul mercato extra-regionale. Eurofidi inparticolare, rappresenta un caso di primario interesse a livello nazionale anche per la suaoperatività standardizzata, la sua governance di tipo manageriale e la sistematicità dei suoirapporti con banche di grandi dimensioni (Parini 2009).

Le opzioni di policy di garanzia

Passando a considerare ora il tema dell’intervento pubblico, prendiamo in esame dapprima l’in-tervento riguardante le misure di garanzia e in un secondo momento l’intervento, più indiretto,rivolto alla struttura ed all’organizzazione del sistema dei confidi. Facciamo riferimento princi-palmente all’intervento di livello regionale, per quanto la riforma del Fondo Centrale di Garanziaper le Pmi rappresenti uno strumento di rilevanza nazionale, ancorchè parzialmente sotto-uti-lizzato (AA.VV. 2010) e ed esistano rilevanti interventi portati avanti a livello territoriale anchedalle Camere di Commercio (Unioncamere e Tagliacarne 2009). Con riguardo all’intervento sul fronte della garanzia, l’intervento pubblico può assumere quattromodalità prevalenti di intervento (Gai e Rossi 2009), riportate sinteticamente nella tabella 1.5.

Tab. 1.5 I quattro principali interventi di politica pubblica

Fonte: Gai e Rossi 2009

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I mutamenti nel sistema dei confidi: una breve ricognizione dello stato dell’arte

Conferimento di risorse alpatrimonio dei confidi com-putabili nel patrimonio di vi-gilanza Rilascio di controgaranzia‘eligible’ (forma di fideius-sione personale)

Rilascio di controgaranzia/riassicurazione ‘cappata’

Utilizzo delle tranched-cover

Le risorse intervengono indirettamente sulla mitigazione del rischio dicredito in quanto sono finalizzate ad aumentare le disposizioni patrimo-niali del confidi, il quale di conseguenza può offrire alle banche un piùelevato plafond di garanzie.

L’esempio di riferimento è il Fondo centrale di garanzia per le Pmi, resoeligible per le banche e i confidi, e che quindi garantisce un coefficientedi ponderazione dello 0% per i finanziamenti effettuati.

Si intende la controgaranzia o riassicurazione cappata erogata da un fondodetenuto e gestito direttamente da soggetti pubblici (ad esempio Stato, Re-gioni, Cciaa, ecc.) o parapubblici (Finanziarie regionali, Confidi di secondolivello). In questo caso, differentemente dal caso precedente, non c’è una ga-ranzia personale dell’ente sovvenzionatore: l’intervento infatti avviene nei li-miti della capienza del fondo che non è nella disponibilità della banca e chequindi impedisce di rendere la garanzia eligible (sia nella forma «personale»che «reale») tanto per le banche quanto per i confidi.

E’ l’intervento pubblico che porta alla creazione di un fondo monetariopresso la banca finalizzato alla copertura delle c.d. ‘prime perdite’ di un por-tafoglio di crediti.

Le quattro modalità di intervento possono essere comparate in base alla loro capacità di ge-nerare maggiori volumi di credito erogato da parte delle banche (effetto moltiplicatore).Dalle simulazioni effettuate da Gai e Rossi (2009) è l’intervento di controgaranzia del FondoCentrale di Garanzia (contro-garanzia personale con coefficiente di ponderazione 0%) chepermette di ottenere il maggiore moltiplicatore delle risorse pubbliche in termini di creditoper le imprese (45,3). Un moltiplicatore elevato è stimato anche per gli interventi a sostegnodella patrimonalizzazione dei confidi (44,4). Il moltiplicatore viene stimato essere più con-tenuto nel caso delle tranched-cover (14,9). A riguardo, Erzegovesi (2007) dimostra tuttaviache la tranched-cover è considerabile un’efficiente opzione di garanzia alternativa all’iscrizioneal 107 e alla prestazione di garanzia personale, quando il confidi operi con banche che adot-tano sistemi basati sui rating interni (IRB). Nullo è invece il moltiplicatore nel caso delle con-trogaranzie/riassicurazioni cappate, che comunque contribuiscono a ridurre le perdite attese.

Le scelte organizzative a livello regionale

La seconda ‘leva pubblica’ è relativa agli interventi sugli assetti organizzativo-istituzionalidel sistema dei confidi. Su questo punto, la letteratura di settore e gli studi empirici nonsono altrettanto sviluppati. Ciò nonostante, dall’osservazione di alcuni casi regionali, sonoravvisabili alcuni elementi di interesse (Irpet 2008, AA.VV. 2010, Sistema informativo delleAttività Produttive della Regione Piemonte 2010, Osservatorio Economico Regionale del-l’Artigianato 2010). Come già visto, il sistema dei confidi è fortemente connotato territorialmente al punto chesi può parlare di tanti sistemi di garanzia quante sono le regioni italiane. Tuttavia, alcuni im-portanti elementi di novità emersi negli ultimi anni, con l’ampliamento dell’attività extra-re-gionale di alcuni confidi, possono essere considerati dei primi segnali di un attenuamentodella connotazione regionale del sistema, che potranno portare ad un sistema più ‘concor-renziale’ e intra-regionale’ e meno paragonabile al modello tedesco delle Buergschafstbanken,operanti rigorosamente all’interno del Land di appartenenza (Russo 2003, Osservatoriosull’Artigianato della Regione Piemonte 2008).Le politiche (organizzative) dei sistemi regionali di garanzia sembrano distinguersi tra modellipiù ‘interventisti’ in cui la Regione interviene direttamente nella filiera del sistema di garanziaattraverso la costituzione di (o la partecipazione in) soggetti controllati direttamente, e altrimodelli in cui la Regione limita il suo intervento ad interventi sulle garanzie. Pertanto sonoravvisabili almeno tre ‘modelli’ astratti di intervento su questo fronte, come riportato nellatabella 1.6.

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I mutamenti nel sistema dei confidi: una breve ricognizione dello stato dell’arte

Tab. 1.6 Modell i di intervento sull ’organizzazione del s istema della garanzia

Fonte: Sistema informativo delle Attività Produttive della Regione Piemonte 2010

L’obiettivo generale del sostegno della crescita dimensionale dei confidi sembra accomunaretutte le regioni. Tuttavia, il già citato studio della Banca d’Italia (Columba et al. 2009) oltre astabilire che la garanzia di un confidi aiuta ad abbattere significativamente il costo del creditoper una piccola impresa, al netto di una serie di caratteristiche dell’impresa stessa, indica cheil tasso di interesse applicato dalla banca non è lineare rispetto alla dimensionalità del confidi(calcolata come numero di imprese associate) ed è negativamente correlato con l’entità deifondi pubblici stanziati sul fondo di garanzia del confidi. Più precisamente, infatti, secondolo studio, esiste una dimensione ottimale di confidi (ca. 8.500 imprese associate) oltre allaquale l’effetto ‘benefico’ dell’essere associato ad un confidi si inverte (a causa di fenomenidi free riding) ed esiste inoltre un effetto negativo dell’aumento di risorse pubbliche (a causadi comportamenti di moral hazard). Questo risultato, pertanto, suggerisce ai decisori pubblicidi adottare una certa cautela rispetto ad interventi di sostegno alla crescita incondizionata eillimitata dei confidi, nonché ad interventi di patrimonializzazione degli stessi.

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I mutamenti nel sistema dei confidi: una breve ricognizione dello stato dell’arte

Modello del confidi unicodi primo grado

Modello del confidi unicodi secondo grado

Modello rete regionale digaranzia

Gli sforzi della Regione sono orientati alla razionalizzazione dei confididi primo grado, nell’ottica di giungere ad un confidi unico regionale in-tersettoriale. Un esempio di questo modello è ravvisabile in Piemonte.

In questo caso, gli sforzi sono tesi, non tanto a superare la frammenta-zione dei confidi di primo livello, quanto a rafforzare la funzione di con-trogaranzia attraverso la realizzazione di un soggetto unico di secondogrado, che funga da controgarante dei confidi minori di primo livellooperanti sul territorio. La Lombardia è un esempio di questo modello.

Il sistema ‘a rete’ prevede lo sforzo della regione di dar vita ad una reteregionale della garanzia attorno a pochi soggetti di grandi dimensionie fortemente connessi con la politica regionale. La Regione Toscanapersegue questo modello.

2La “mappa” dei confidi piemontesi

In questo capitolo viene fornito un quadro descrittivo del sistema dei confidi piemontesi.Dopo aver presentato e commentato alcuni dati secondari sulla rilevanza dei confidi nelmercato nazionale e piemontese (2.1), si propongono alcuni risultati descrittivi derivantidall’indagine condotta all’interno di questa ricerca sui confidi piemontesi. In particolare,una volta definito l’elenco dei soggetti attivi in regione (2.2), si classificano tali soggettiin base alla natura istituzionale (2.3), all’appartenenza ad associazioni di categoria (2.4),al posizionamento geografico (2.5), e al grado d’intersettorialità (2.6). Quindi, si pren-dono in considerazione alcuni indicatori fondamentali per descrivere la dimensione deiconfidi, quali lo stock di garanzie rilasciate (2.7) e il numero di soci (2.8). Analizziamopoi i rapporti tra confidi e sistema bancario (2.9), il quale determina in buona parte iltipo di garanzie che il confidi emette (2.10). Infine, analizziamo le relazioni esistenti traconfidi (2.11).

2.1 Il mercato del la garanzia in Piemonte

Come visto nel primo capitolo, un composito insieme di novità ha determinato negli ultimianni radicali trasformazioni ed una generale rivalutazione del ruolo dei confidi, la cui ga-ranzia, oggi, è un fattore sempre più significativo nei rapporti tra Pmi e sistema bancario. Alivello nazionale, una quota significativa dei prestiti alle piccole imprese (13,3%) risulta oggiessere garantito da un confidi (vedi tab. 2.1). Si tratta indubbiamente di una quota di mercatonon irrilevante, ancorché inferiore alla quota coperta dalle garanzie bancarie. In Piemonte dei 10,7 miliardi di euro concessi ad imprese con 20 o meno addetti 1,9 sonostati concessi a soggetti dotati della garanzia di un confidi (un’incidenza pari al 17,9%). Que-sto dato mostra un positivo scostamento rispetto alla media nazionale (+4,6 punti percen-tuali) e del Nord-Ovest (+4,3 punti percentuali), ed evidenzia come il Piemonte sia tra leregioni italiane più “favorevoli” all’attività dei confidi.

Tab 2.1 Prestit i garantit i da confidi in rapporto ai prestit i total i ad imprese con meno di 20addetti , per area geografica (%) (2009)

Piemonte 17,9%Nord Ovest 13,6%Italia 13,3%Fonte: Banca d’Italia (2010)

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Complessivamente in Piemonte lo stock di garanzie in essere al 31.12.2009 ammontava a7341 milioni di euro, un dato in crescita dell’8,85% rispetto al 2008 e del 10,33% rispetto al2006 (Quaglia et al 2010). Per quanto riguarda il numero di imprese socie di un confidi inPiemonte, erano al 31.12.2009 circa 125.000, e pesavano per circa il 27% del totale delle im-prese piemontesi4.I dati finora commentati sono ulteriormente confermati nella loro sostanza dall’Analisi Con-giunturale dell’Artigianato del secondo semestre 2010, realizzata dal Sistema Informativodelle Attività Produttive (2010). Per la prima volta, la Regione Piemonte ha inserito nellapropria indagine sulle imprese artigiane delle domande espressamente mirate a sondare ilgrado di utilizzo dei confidi da parte delle imprese artigiane. Tale insieme di imprese non èrappresentativo dell’universo delle Pmi piemontesi, tuttavia costituisce un sotto-insieme diprimario interesse, particolarmente se si considera l’utilizzo della garanzia dei confidi. Infatti,come vedremo con maggior dettaglio nel paragrafo 2.5, le aziende di questo settore, in ra-gione della loro dimensionalità, mostrano tassi di utilizzo delle garanzie dei confidi più elevatirispetto alla media delle Pmi. Non è un caso, inoltre, se alcuni dei principali confidi operantiin Italia oggi sono espressione del mondo artigiano e se in Piemonte molti clienti dei confidisiano proprio artigiani (Quaglia e Bolognese 2008)5. Tale indagine, oltre a mostrare come la quasi totalita’ degli affidamenti bancari alle impreseartigiane e’ coperta da una garanzia, indica anche che il ricorso ai confidi sia prerogativa diuna minoranza di imprese artigiane. Infatti, il 13,3% delle imprese che hanno chiesto unprestito intervistate ha dichiarato di aver utilizzato una garanzia fidi. Anche in questo caso,i dati confermano che la banca resta il soggetto principale da cui le imprese ricevono garan-zie. Ad esse si sono rivolte circa i tre quarti degli intervistati (fig. 2.1).

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La “mappa” dei confidi piemontesi

4 Su questi indicatori dimensionali-chiave, si vedano gli approfondimenti nei paragrafi 2.7 e 2.85 Inoltre, la già citata ricerca della Banca d’Italia (Columba et al. 2009) mette poi in evidenza come a parità di altre condizioni, un’impresaartigiana che riceve una garanzia di un confidi trae più beneficio in termini di abbattimento del costo del credito rispetto al beneficio che ottieneun’impresa non artigiana.

Fig. 2.1 Soggetto che ha garantito il prestito bancario, tra le imprese artigiane piemontesi (%)(2010, I semestre)

Fonte: Regione Piemonte (Analisi congiunturale artigianato, I semestre 2010)

Spostando l’attenzione sulla dimensione d’impresa, i dati Banca d’Italia rivelano come leimprese con meno di cinque addetti siano in media più propense a ricorrere ad un confidi.Come mostra la figura 2.2 esse pesano per il 67,2% nel gruppo delle imprese garantite daun confidi, mentre solo per il 53,4% nel gruppo delle non garantite.

Fig. 2.2 Ripartizione delle imprese garantite e non garantite per classe dimensionale, Piemonte(2009)

Fonte: Banca d’Italia (2010)

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La “mappa” dei confidi piemontesi

Va segnalato, tuttavia, che l’analisi congiunturale sulle imprese artigiane piemontesi mettein evidenza l’esistenza di una correlazione più complessa tra dimensione d’impresa e pro-pensione al ricorso ad un confidi. Infatti, i dati della congiuntura indicano che la propensioneè massima per le imprese artigiane con un numero di dipendenti compreso tra 11 e 15, men-tre è sotto la media sia per le imprese con oltre 15 dipendenti, sia per le imprese individuali.

2.2 I confidi att ivi sul ter ritorio piemontese

In questo secondo paragrafo esponiamo l’elenco dei confidi piemontesi attivi al 30.09.2010.Prima di questo, tuttavia, vale la pena introdurre brevemente alcuni degli elementi peculiaridel sistema dei confidi piemontesi. Il primo di questi elementi è la pressoche’ totale impermeabilità del mercato della garanziapiemontese a confidi di altre regioni. La tab. 2.2 mette, infatti, in evidenza come il 97,1%degli affidati garantiti piemontesi si rivolga a confidi con sede legale Piemonte. Tale datoha un’evidente rilevanza sostantiva, in quanto mostra che la garanzia in Piemonte viene “ge-stita” internamente ai confini regionali. Tuttavia, come argomenteremo nel terzo capitolo,le evoluzioni future potranno determinare un maggior peso da parte di soggetti nazionalicon sede fuori dal Piemonte.

Tab 2.2 Numero di sog gett i garant i t i per col locazione geograf ica dei confidi , Piemonte(2009)

Soggetti 29.709 545 865 30.5946

garantiti 97,1 % 1,8% 2,8% /Fonte: Banca d’Italia (2010)

Il secondo elemento caratterizzante la nostra regione è relativo all’avanzato processo di ra-zionalizzazione, e quindi al contenuto numero di soggetti attivi. Tale situazione è il fruttodi un percorso che dura da diversi anni e che ha portato ad una radicale riduzione del numerodei confidi, ponendo il Piemonte all’avanguardia nel panorama nazionale (Sistema Infor-mativo delle Attività Produttive 2010).

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La “mappa” dei confidi piemontesi

Confidi consede in regione

(unità e valore percentuale)

Confidi con sede in altre regioni

del Nord-Ovest (unità e valore percentuale)

Confidi di altre aree(unità e valore percentuale)

Totale (unità e valore percentuale)

6 Il totale differisce dalla somma delle colonne in quanto alcune imprese ricorrono a più confidi con diverse collocazioni geografiche.

La rapidità di tale processo ha però determinato incertezza rispetto all’effettivo numero diconfidi attivi sul territorio, alimentata dalla presenza di fonti contrastanti. E’ su questoaspetto che la nostra indagine empirica fornisce un primo importante risultato, cercando diricostruire un elenco dei confidi attivi in regione. Per realizzare tale mappatura si è procedutoad un’analisi incrociata di una serie di fonti, le quali hanno permesso di arrivare a definire lalista di confidi effettivamente operanti sul territorio. In particolare sono state utilizzate leseguenti fonti:

Siti internet dei confidi: l’esistenza di un confidi non è stata accertata sulla base dellasola esistenza del confidi, ma anche sulla presenza di aggiornamenti recenti che ne ac-certino l’attività;Elenchi di confidi scaricabili in Internet: in questo caso si tratta di dati discordanti enon sempre aggiornati, e che vanno quindi incrociati con altre fonti. Facciamo riferi-mento a tre documenti:

- Elenco fornito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze- Elenco regionale disponibile sul sito confiditalia.org- Annuario Assoconfidi 2009-2010

Elenco dei confidi che hanno beneficiato di contributi regionali nell’ultimo anno; si tratta in questo caso di dati certi in quanto fornitici dalla Regione Piemonte.Informazioni reperite sui siti delle camere di commercio, in virtù di partecipazioni adeventuali bandi.Informazioni reperite mediante interviste con interlocutori privilegiati.

Da tale quadro si arrivati a definire che al 30.09.2010 in Piemonte fossero attivi 247 confididi primo grado, i quali sono stati raggruppati nella seguente tabella in base alla provincia incui hanno sede (tab. 2.3). La tabella mostra anche che i confidi sono collocati in tutte le Pro-vince del Piemonte, con la sola eccezione di Verbania. Tuttavia essi si concentrano princi-palmente nel torinese, e secondariamente nell’alessandrino e nel cuneese.

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La “mappa” dei confidi piemontesi

7 E’ importante fare alcune precisazioni in merito ad Italia Comfidi, un soggetto che differentemente dagli altri 22 ha sede fuori regione, preci-samente a Firenze. In questo caso possiamo inserirlo nella nostra analisi per due motivi. In primo luogo perché ha un numero non irrilevantedi soci in Piemonte, pari a 5819 imprese. In secondo luogo perché il confidi è frutto di una fusione di quattro confidi aderenti a Confeserecenti,tra i quali figurava Ciessepi Piemonte.

Tab. 2.3 – L’elenco dei confidi di primo grado attivi in Piemonte, per provincia (settembre 2010)

Provincia Confidi

Torino • Eurofidi• Unionfidi• Cogart CNA• Confartigianato Fidi Piemonte• Ascomfidi Piemonte• Agricolfidi Nord-Ovest• Cooperativa artigiana di garanzia del Canavese• C.A.S.A• Cooperativa di garanzia per il finanziamento agli artigiani

della Val Pellice

Cuneo • Confartigianato Fidi Cuneo• Cooperativa CTS Provincia di Cuneo• ASCOM Fidi Langhe E Roero

Alessandria • ASCOM Fidi Alessandria• Fidicom 1978• Fidiconf Alessandria• Cooperativa di garanzia libera degli artigiani della zona di Tortona• Cooperativa artigiana di garanzia casalese s.c.r.l.

Novara • ASCOM Fidi Novara e V.C.O• Unione Agrifidi Novara e V.C.O

Vercelli • ASCOM Fidi Vercelli• Fincom

Biella • Fidindustria Biella

Asti • Confidi Asti Extra Regione • Italia Comfidi

Fonte: varie fonti

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La “mappa” dei confidi piemontesi

2.3 La natura ist ituzionale dei confidi

La principale modalità di classificazione dei confidi è rappresentata dalla natura istituzionale(confidi 106, confidi 107, o “banca di garanzia”, si veda il capitolo uno per una descrizionedettagliata delle varie forme di confidi). Sulla base del loro posizionamento rispetto alla classificazione istituzionale, i 24 confidiattivi sono stati suddivisi in tre categorie8:

Confidi intermediari finanziari vigilati o che hanno già presentato domanda alla Bancad’Italia;Confidi che diventeranno nel 2011 intermediari finanziari vigilati in seguito a prossimefusioni;Confidi non intermediari finanziari vigilati.

Fig. 2.3 Ripar tizione dei confidi per natura ist ituzionale, Piemonte (settembre 2010)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: Dati relativi a 24 confidi

Nella prima categoria inseriamo quei confidi che, adempiuti gli obblighi previsti dalla nor-mativa, hanno presentato domanda alla Banca d’Italia per essere iscritti all’elenco degli in-termediari finanziari vigilati. Per semplicità abbiamo considerato sia i soggetti che hannogià ottenuto l’iscrizione che quelli in procinto di ottenerla. Si tratta di Eurofidi, Unionfidi,Italia Comfidi, Confartigianato Fidi Piemonte e Cogart CNA. Nel grafico è stata poi indicata una seconda categoria di soggetti che nel 2011 muteranno

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La “mappa” dei confidi piemontesi

8 Non esistono al momento “banche di garanzia”.

natura istituzionale andando a far parte di nuovi soggetti che assumeranno la forma di in-termediari vigilati. Si tratta di Fidindustria Biella e di Agricolfidi Nord Ovest.Il rimanente gruppo di confidi per ora rimane al di fuori dell’elenco degli intermediari fi-nanziari vigilati. Vedremo meglio successivamente le caratteristiche e le opzioni di scelta diquesti confidi. E’ tuttavia necessario premettere come sia sbagliato analizzare queste realtàcome un gruppo monolitico, in quanto ve ne fanno parte sia micro-soggetti con un carattereesclusivamente mutualistico e con un’organizzazione “minimale”, sia confidi con un volumerilevante, un’organizzazione complessa e che in alcuni casi sono leader di nicchie di mercato(si vedano i paragrafi 2.7 e 2.8 per alcuni dati dimensionali sui confidi).

2.4 Il ruolo del le associazioni di categoria

Gli organismi di rappresentanza delle categorie economiche hanno contribuito storicamentee contribuiscono tuttora alla configurazione del sistema dei confidi in modo determinante.In primo luogo incidono sul numero complessivo di confidi operanti in regione. In secondoluogo condizionano la dimensione settoriale dei confidi. Infine, come vedremo nel terzocapitolo, rappresentano la strada più probabile in vista di ulteriori, future razionalizzazioni. La figura 2.4 mette in evidenza che complessivamente in Piemonte operano sei confidi nonlegati ad associazioni di categoria e 18 confidi collegati ad una confederazione. Tra questinove fanno riferimento a due sigle del commercio, che rappresenta dunque il settore menorazionalizzato.

Fig 2.4 Ripar tizione dei confidi operanti per associazione di categoria riferimento, Piemonte(settembre 2010)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: Dati relativi a 24 confidi

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La “mappa” dei confidi piemontesi

Nelle confederazioni del comparto artigianale si è assistito negli ultimi anni ad un consistenteprocesso di razionalizzazione, che ha visto le strutture locali accedere a soggetti unici regio-nali. Questa trasformazione è stata completata in CNA, che ha un unico confidi per l’interoterritorio piemontese. In ambito Confartigianato la fusione dei soggetti di garanzia provin-ciali non ha riguardato il confidi di Cuneo, che ha scelto di rimanere indipendente e agisceprincipalmente nell’area del cuneese. Infine vi è un unico confidi espressione di Casartigiani,il quale opera principalmente nel torinese. Le sigle confederali del commercio non hanno invece optato per scelte analoghe a quelledell’artigianato. Un caso emblematico è quello della Confcommercio, alla quale sono collegatisei confidi di carattere provinciale o sub provinciale (si tratta dei cinque confidi ASCOM edella Cooperativa CTS). Di Confesercenti fanno invece parte tre confidi, Italia Comfidi, ilnuovo soggetto nazionale, Fidiconf Alessandria e Fincom. In questo caso è previsto chequalora, in tutto il territorio nazionale, un confidi della confederazione raggiunga la sogliadei 75milioni venga automaticamente inglobato in Italia Comfidi.In ambito agricolo, Coldiretti e Confagricoltura esprimono un unico soggetto, rispettiva-mente Agricolfidi Nord Ovest e Unione Agrifidi Novara e VCO.I tre soggetti di emanazione confindustriale, Unionfidi, Fidindustria Biella e Co. Gar. Astisono federati, al pari di altri 85 soggetti su tutto il territorio nazionale, in Federconfidi.

2.5 Il posizionamento geografico dei confidi

Un importante elemento di differenziazione tra i confidi piemontesi è relativo al loro posi-zionamento a livello geografico. Tale variabile è economicamente significativa in quanto re-stituisce un potenziale indicatore della configurazione imprenditoriale e delle dinamichefinanziarie della regione. Guardando di nuovo ai dati dell’analisi congiunturale del secondosemestre 2010, si evince che il ricorso ai confidi delle imprese artigiane è differenziato tra lediverse province (fig 2.5).

Fig. 2.5 Imprese ar t igiane garantite da confidi sul totale di imprese ar t igiane che hanno ot-tenuto un prestito bancario, per provincia, Piemonte (I semestre 2010)

Fonte: Regione Piemonte (Analisi congiunturale artigianato, I semestre 2010)

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La “mappa” dei confidi piemontesi

Dai dati, almeno limitatamente alle imprese artigiane, si evince come un maggiore ricorsoai confidi non sia correlato ad una maggiore presenza di confidi che hanno sede legale sulterritorio di riferimento (vedi tab. 2.3). Al contrario, le province dove hanno sede il maggiornumero di confidi, Torino, Alessandria e Cuneo, sono quelle dove la propensione al ricorsoal confidi è più bassa.Ora analizziamo i dati raccolti attraverso la nostra indagine al fine di comprendere qual è ilposizionamento geografico dell’attività’ dei confidi. Complessivamente, sulla base della ri-partizione dei soci, i 21 confidi intervistati, possono essere divisi nelle seguenti categorie:

Confidi “extra-regionali”: si tratta di confidi che non hanno sede legale in Piemonte eil cui mercato principale non è rappresentato dalla nostra regione; per i quali, tuttavia,il Piemonte rappresenta una quota di mercato non trascurabile;Confidi “super-regionali”: si tratta di confidi che, pur avendo come sede operativa eprincipale area di mercato il Piemonte, hanno esteso la loro attività fuori regione in ma-niera significativa in termini di soci e di garanzie9;Confidi “regionali”: si tratta di confidi che operano in modo esclusivo o prevalente sututto il territorio regionale;Confidi “subregionali”: si tratta di confidi che operano in una porzione del territorioregionale, corrispondente ad almeno una provincia;Confidi “locali”: si tratta di confidi che operano principalmente in aree locali corri-spondenti nella maggior parte dei casi a porzioni di territorio di una singola provincia.

Come mostrato dalla figura 2.6 nella nostra regione prevalgono operatori con un’operativitàregionale o locale, nonostante a livello statutario 17 dei 21 soggetti intervistati prevedonodi estendere la propria azione anche al di fuori della regione. Di fatto, se si esclude ItaliaComfidi che ha sede a Firenze e un baricentro fuori dal Piemonte, sono soltanto tre i confidiche hanno una quota di soci fuori regione che raggiunge il 15%.

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9 Definiamo “super-regionali” i confidi che raggiungono la soglia del 15% di soci e/o volume di attività al di fuori del Piemonte

Fig. 2.6 Classif icazione dei confidi in base al posizionamento geografico, per natura ist itu-zionale, Piemonte (settembre 2010)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: Dati relativi a 21 confidi

Dalla figura 2.6 emerge come vi sia una forte correlazione tra espansione geografica e naturaistituzionale. Tutti i confidi 107 hanno un’espansione almeno estesa all’intero territorio re-gionale, e in tre casi su cinque una componente extra regionale significativa. I confidi 106sono invece per gran parte di carattere subregionale o locale. Tale correlazione non devesorprendere, in quando connessa alle strategie dei confidi. Mentre i confidi maggiori miranoa massimizzare la diversificazione del rischio, i confidi minori puntano invece a diventareleader di specifiche nicchie di mercato, territoriali e/o settoriali.Tra i confidi 107 il soggetto extra-regionale è, come già evidenziato, Italia Comfidi, il qualepur avendo sede a Firenze e operatività su tutto il territorio nazionale, ha un volume di at-tività non residuale in Piemonte. Il confidi ha in Piemonte una delle quattro aree di riferi-mento, con circa il 9% dei soci in regione. Con sede in Piemonte, ma con vocazionesovra-regionale, Eurofidi ha quasi la metà dei suoi soci fuori regione,i quali incidono per il58% delle garanzie. Più limitata, ma comunque significativa la penetrazione di Unionfidi,che ha fuori regione il 16% dei soci, i quali pesano in termini di garanzia per il 27%. I rima-nenti due confidi intermediari vigilati si possono classificare come regionali, nonostante al-meno per quanto riguarda Confartigianato Fidi Piemonte vi è una quota di imprese nonpiemontesi rappresentante circa il 10% del totale.Tra i confidi 106 prevale una dimensione provinciale o locale. Questi soggetti hanno in ge-nere un volume d’affari esterno alla loro collocazione originaria non significativo, e strate-gicamente non sono interessati ad espandere il proprio bacino di riferimento. Tuttavia, comemostra la figura 2.6 non mancano alcune eccezioni. Il confidi super-regionale è Fidicom 1978, un soggetto con sede ad Alessandria ma che per-

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segue una politica di deterritorializzazione e di desettorializzazione. Fidicom ha circa 3/4dei soci fuori dalla nostra regione e in tutto il territorio nazionale. Seppur con volumi nonparagonabili a quelli dei soggetti intermediari, è allo stato attuale il confidi piemontese menolocalizzato.Fidindustria Biella e Agricolfidi Nord Ovest sono classificabili come regionali, in quanto laloro operatività è diffusa su tutto il territorio regionale. Tuttavia, ciò non significa che i duesoggetti non abbiano un territorio che rappresenti il principale bacino d’utenza. Nel caso diFidindustria il 60% dei soci proviene dalle aree del biellese e del vercellese, mentre per Agri-colfidi Nord Ovest l’86% delle imprese è collocato nelle province di Cuneo e Torino.Il gruppo dei confidi sub-regionali è rappresentato da quei soggetti che operano esclusiva-mente all’interno di una provincia o di più province limitrofe. Questo tipo di confidi è tipicodei soggetti di garanzia che sono collegati a associazioni di categoria. In questo gruppo rien-trano i confidi della Confcommercio delle province di Torino, Alessandria e dell’area No-vara-VCO, quello della Confesercenti di Alessandria, la Cooperativa C.A.S.A, ConfartigianatoFidi Cuneo e Unione Agrifidi Novara-VCO.Infine esistono sei confidi di carattere locale. Cooperativa CTS e Ascom Langhe e Roero,entrambi legati a Confcommercio, operano in due aree differenti della Provincia di Cuneo.Sebbene si tratti di confidi sub-provinciali i due soggetti si pongono come leader di settorenei rispettivi territori di riferimento. A questi si aggiungono cooperative del canavese, delcasalese, della Val Pellice e di Tortona, che operano in modo preponderante o esclusivonella loro porzione territoriale, e con volumi d’affari modesti.A completamento dell’analisi della dimensione geografica dei confidi è importante consi-derare la presenza di filiali o unità territoriali. Attualmente su 21 confidi intervistati, 13 di-chiarano di disporre di almeno un’unità oltre la sede centrale. Si tratta di un elementofondamentale nella penetrazione territoriale dei confidi, in quanto esercitano un fattore dicompetitività e un importante strumento di allargamento territoriale. Inoltre, queste strutturesi rivelano fondamentali per i grandi confidi, in quanto garantirebbero l’adeguata conoscenzadel territorio, altrimenti compromessa con l’accrescere della diffusione geografica.

2.6 Classif icazione dei confidi in base al la collocazione settoriale

L’attività di garanzia dei confidi mostra una sostanziale variabilità tra settori economici.Come evidenzia la tab. 2.4, le imprese con meno di 20 addetti con maggiore propensione alricorso ai confidi sono quelle del settore industriale. Queste imprese pur rappresentando il20,5% del totale, pesano per 32,8% nel gruppo delle garantite. Il ricorso ai confidi è signi-ficativo, seppur in modo meno marcato, anche tra le imprese del commercio, che rappre-sentano il 26,6% delle imprese garantite, pur costituendo il 23,3% del totale.

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Sottorappresentate nel gruppo dei garantiti sono le imprese dei settori agricoltura (-7,9), co-struzioni (-1,6) e altri servizi (-6,4).

Tab. 2.4 Ripartizione per settore economico delle imprese garantite e non garantite, Piemonte(2009)

Imp. garantite Imp. Non garantite Totale

Agricoltura 7,0 16,6 14,9Industria 32,8 17,8 20,5Costruzioni 13,9 15,9 15,5Commercio 26,6 22,2 23,0Altri Servizi 19,7 27,5 26,1Totale 100 100 100Fonte: Banca d’Italia 2010

Dai dati della Banca d’Italia emerge inoltre come il 46,8% delle imprese garantite con menodi 20 addetti sia artigiana, al cospetto di un peso complessivo sul totale delle imprese minoredel 30%. Secondo i dati dell’analisi congiunturale della Regione Piemonte, il ricorso ai confidiè di poco superiore alla media complessiva (13,3%) tra le imprese artigiane dei settori costru-zioni (15,2%) e servizi (15,1%), e ampiamente inferiore tra le artigiane manifatturiere (8,2%).Fatta questa premessa, va sottolineato come i confidi piemontesi conservano una connota-zione settoriale legata al bacino di utenza storico per quanto si stia assistendo ad un processodi progressivo abbattimento dei vincoli statutari. Ciò è particolarmente vero se si prendonoin considerazione i soggetti legati alle associazioni di categoria, che da queste attingono lagrande maggioranza dei propri soci. Possiamo suddividere i confidi in tre categorie, in base alla distribuzione tra settori deiloro soci:

Confidi mono-settoriale: è un confidi che mantiene un rigido vincolo settoriale, vale adire emette garanzie ad imprese di un unico settore produttivo;Confidi prevalentemente settoriale: è un confidi che, pur essendo aperto a tutti i settori,mantiene un rapporto privilegiato con uno specifico settore (usiamo come soglia il 70%dei soci appartenenti ad uno stesso settore: si tratta di una soglia evidentemente arbi-traria, che ha come unica finalità quella di discriminare tra confidi);Confidi intersettoriale: è un confidi in cui il settore prevalente è rappresentato in unamisura inferiore al 70% dei soci.

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Fig. 2.7 Classif icazione dei confidi per collocazione settoriale, Piemonte (31.12.2009)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: Dati relativi a 19 confidi10

La figura 2.7 mette in evidenza come tra i confidi piemontesi vi sia ancora un basso livellodi intersettorialità. La maggioranza dei confidi (12) è classificabile come “prevalentementesettoriale”, anche usando una soglia molto elevata di soci appartenenti ad uno stesso settore(70%). I confidi mono-settoriali invece sono tre: Agricolfidi Nord Ovest, Unione AgrifidiNovara e VCO e Cooperativa CTS. Il gruppo dei quattro soggetti intersettoriali è compostoda Eurofidi, Unionfidi, Fidicom e la Cooperativa Casalese. I due soggetti 107 si caratteriz-zano per una ripartizione equilibrata tra i settori, se si eccettua il carattere residuale dell’a-gricoltura. Eurofidi ed Unionfidi hanno una ripartizione più omogenea tra i settori, mentreFidicom 1978 e la Cooperativa Casalese vedono invece una prevalenza rispettivamente dicommercio e artigianato con percentuali di poco inferiori alla soglia del 70% Dalle informazioni raccolte è inoltre emerso come non vi sia una stretta correlazione tranatura istituzionale e intersettorialità. Infatti, tra i confidi 107 esistono sia realtà intersettoriali,sia soggetti ancorati al bacino di utenza storica. Analogamente vi sono realtà sub-provincialiche mostrano un grado di intersettorialità superiore a quello di intermediari vigilati.Guardiamo ora più da vicino il gruppo numericamente più consistente, cioè i confidi classificaticome “prevalentemente settoriali”. Tali confidi mostrano una natura prevalentemente com-merciale o artigianale. Se analizziamo i confidi con prevalenza artigiana, emerge come in questo

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10 I dati raccolti non ci hanno permesso di classificare Fidindustria Biella e la Cooperativa Artigiana del Canavese. Nel caso del consorzio biellese,la ripartizione dei soci è indicata per settore merceologico e non per comparto. Tuttavia, dall’analisi dei dati emerge come il confidi bielleseabbia optato per una forte diversificazione del rischio, che lascia intuire un processo di intersettorializzazione. Rispetto al confidi del Canavese,il dato fornitoci non prevede una differenziazione tra imprese artigiane e industriali, la cui somma è stata indicata nel 75% dei soci. Considerandolo scarsissimo peso delle imprese industriali nei confidi di dimensioni limitate è probabile che questo confidi vada a collocarsi nelle vicinanzedella soglia del 70%.

gruppo compaiono i due confidi 107 legati a CNA e Confartigianato. Tuttavia, in entrambi icasi è in corso un percorso di apertura ad altri settori, con particolare riguardo verso il com-mercio. Il dato più significativo è quello di Cogart CNA che si avvicina alla soglia 70%, sotto laquale abbiamo definito un confidi come intersettoriale. Al contrario, Confartigianato Fidi Cuneosembra aver intrapreso il percorso opposto, avendo solo il 3% di impresa socie extra-artigiane.

Fig. 2.8 Percentuale di imprese socie ar t igiane e non ar tigiane tra i confidi classif icati come“prevalentemente settorial i ar t igiani”, Piemonte (31.12.2009)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)

Tra i confidi prevalentemente settoriali del commercio si registra una situazione analoga(fig. 2.9).

Fig. 2.9 Percentuale di imprese socie commercial i e non commercial i tra i confidi classificaticome “prevalentemente settorial i commercial i”, Piemonte, (31.12.2009)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)

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Anche in questo caso il gruppo è composto da confidi di dimensioni diverse, con la presenzadi un intermediario vigilato. Tuttavia, rispetto ai confidi prevalentemente artigiani, si registrauna minore differenza tra i due estremi.

2.7 Lo stock di garanzie r i lasciate dai confidi

Uno dei principali indicatori delle dimensioni di attività di un confidi è rappresentato dallostock di garanzie rilasciate. Da queste informazioni emerge molto chiaramente la forte con-centrazione del mercato dei confidi piemontesi. Uno studio recente ha messo in evidenzacome i primi quattro soggetti con sede in Piemonte (Eurofidi, Unionfidi, ConfartigianatoPiemonte, Cogart CNA) detengono circa il 95% delle quote di mercato piemontese e circail 28% del mercato nazionale (Quaglia et al 2010).Tralasciando il caso di Italia Comfidi, che rilascia in Piemonte circa il 7% del totale, vi è unaforte disparità tra i principali soggetti piemontesi concorrenti. Eurofidi rilascia uno stock digaranzie che è oltre il quadruplo di Unionfidi, il quale, a sua volta, ha un volume d’affariche è oltre il quintuplo di quelli dei due principali soggetti 107 di matrice artigiana. E’ tuttaviaimportante sottolineare che i tre principali consorzi rilasciano garanzie in modo significativoanche al di fuori del Piemonte. Conseguentemente il peso sul Piemonte dei tre soggetti varidimensionato (fig. 2.10).

Fig. 2.10 Stock di garanzie r i lasciate dai confidi 107 e 106, in totale e solo in regione, (mi-l ioni di euro), Piemonte (31.12.2009)11

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: Dati relativi a 22 confidi

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La “mappa” dei confidi piemontesi

Restringendo il campo ai confidi non intermediari emerge una minor concentrazione dellerisorse, seppur all’interno di questo gruppo convivano realtà tra loro non paragonabili. E’interessante considerare come tra i leader dei confidi 106 emergano sia soggetti a vocazionealmeno regionale come Fidindustria Biella e Fidicom, sia soggetti di nicchia come i confidicuneesi Confartigianato Cuneo e Cooperativa CTS. Ciò dimostra come tra i soggetti nonintermediari vigilati la strategia per accrescere le quote di mercato non sia esclusivamentelegata all’espansione geografica, ma può anche essere ottenuta attraverso una penetrazionecapillare nel proprio territorio di riferimento. Il caso del cuneese è emblematico di come sipossa raggiungere un volume d’affari significativo rimanendo all’interno della propria pro-vincia di riferimento.

Fig. 2 .11 Stock di garanzie r i lasc iate dai confidi 106, (mi l ioni di euro) , Piemonte(31.12.2009)11

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)

Un aspetto che accomuna la quasi totalità dei confidi riguarda l’incremento dello stock digaranzie rilasciate al 31.12.2009 rispetto al 31.12.2008. Come mostra la figura 2.12, l’incre-mento medio tra i 20 confidi analizzati è dell’11,1%. E’ interessante notare come non solol’incremento abbia riguardato entrambe le categorie di confidi, ma mediamente il volumed’affari dei confidi 106 è cresciuto più dei 10712. Questo dato è in contrasto con il dato na-zionale. Infatti, nello stesso lasso temporale in Italia il volume d’affari dei confidi con soglia

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La “mappa” dei confidi piemontesi

11 I volumi di garanzia fuori regione hanno carattere residuale. L’unica eccezione è rappresentata da Fidicom che ha un bacino di imprese peril 75% collocate fuori dal Piemonte.12 Tra i 106 si registra tuttavia una maggiore variabilità, in quanto alcuni confidi di minori dimensioni mostrano una crescita negativa tra il 2008e il 2009.

superiore ai 75 milioni è aumentato del 15,79%, mentre i confidi minori hanno visto decre-scere le loro quote del 27,3% (Quaglia et al 2010). E’ difficile poter affermare, attraverso unconfronto di soli due anni, l’esistenza di trend differenziati di crescita tra i confidi. Tuttavia,in attesa di poter osservare il fenomeno nei prossimi anni, tale risultato sembra indicare ungenerale rafforzamento dei confidi.

Fig. 2.12 Incremento percentuale nel lo stock di garanzie r i lasciate dai confidi piemontesi trai l 2008 e i l 2009, per natura ist ituzionale, Piemonte (31.12.2009)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: Dati relativi a 21 confidi

Passando ad analizzare il tasso di incremento dei singoli confidi, tra i 21 presi in analisi 18hanno registrato un valore positivo. In 11 casi si è assistito ad un incremento di almeno il10%, con due confidi che hanno incrementato il volume di affari di oltre la metà. Sette sog-getti hanno avuto un incremento positivo ma inferiore al 10%, mentre tre confidi hannovisto ridurre il volume di garanzie rilasciate. Rispetto ai confidi 107 due soggetti hanno avutoun incremento superiore al 10%, mentre altri due un valore positivo compreso tra 0 e 10%.I tre confidi che hanno evidenziato una decrescita appartengono invece alla categoria dei 106.

2.8 Il numero di soci dei confidi

Analizzando i dati relativi alle garanzie rilasciate, il mercato dei confidi in Piemonte apparefortemente concentrato, con pochi soggetti che si spartiscono la quasi totalità del mercato.Tuttavia, qualora si prenda in analisi il numero di soci per confidi al 31.12.2009, il sistema ap-

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pare meno concentrato (fig. 2.13). Le piccole realtà rappresentano, infatti, una quota signifi-cativa di imprese associate ad un confidi in regione (il 30%). Tale dato smentisce la residualitàdi questi consorzi, così come potrebbe apparire analizzando esclusivamente i volumi di affari.

Fig. 2.13 Numero di imprese socie per confidi , Piemonte (31.12.2009)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: Dati relativi a 22 confidi

Come si può notare dalla figura 2.13, il rapporto tra i principali confidi è più equilibrato. Intermini assoluti Italia Comfidi è in questo caso il confidi più rappresentato, superando Eu-rofidi. Un processo analogo si registra anche nella proporzione tra il numero di soci dei dueconfidi di emanazione artigiana ed Unionfidi. Limitando l’analisi al solo Piemonte i rapportidi forza sono ribaltati. In questo caso è Cogart CNA ad essere il confidi più diffuso, conoltre 4000 soci in più di Eurofidi, il quale è a sua volta in linea con i dati di ConfartigianatoPiemonte. Italia Comfidi ha invece un carattere residuale, con circa 1/5 dei soci di CogartCNA, che rappresentano un valore inferiore a quello di molti confidi 106. Tuttavia il prin-cipale aspetto di differenziazione rispetto all’analisi per stock di garanzie riguarda il pesodei consorzi 106 che rappresentano insieme oltre il 30% delle imprese associate ad un confidinella Regione Piemonte. Un dato che mette in evidenza la rilevanza di questi confidi sul ter-ritorio, in particolar modo verso le imprese di minori dimensioni.La differente descrizione del mercato dei confidi che emerge qualora si consideri lo stockdi garanzie o il numero di soci si spiega principalmente con il diverso volume medio di ga-ranzia che i confidi rilasciano, il quale è generalmente molto basso per i confidi tradizionali.

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La “mappa” dei confidi piemontesi

Tuttavia, come mostra la figura 2.14, ad un maggior volume di affari non sempre corrispondeun maggiore importo medio di garanzia per socio. Semmai è il settore del confidi ad incideresull’importo medio, più alto per i confidi con una forte presenza di imprese industriali, men-tre generalmente basso per i consorzi legati al mondo del commercio o dell’artigianato. Insostanza, le differenze tra confidi risultano talmente ampie che sembrano prefigurare l’esi-stenza di un sistema di confidi che si rivolge a fette di mercato diverse e che quindi rispon-dono ad imprese ed esigenze diverse.

Fig. 2.14 Importo medio del la garanzia per socio, (euro), Piemonte (31.12.2009)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: Dati relativi a 22 confidi

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La “mappa” dei confidi piemontesi

2.9 I rapporti dei confidi piemontesi con i l s istema bancario

Il rapporto tra confidi e banche ha subito negli ultimi anni un radicale mutamento. Da unlato, la crisi in atto ha determinato una crescente attenzione da parte degli istituti di creditoverso i confidi. Dall’altro, sulla base delle novità introdotte da Basilea 2, è in corso una pro-gressiva sostituzione degli schemi di garanzia sussidiaria con quelle a prima richiesta, le qualirichiedono l’esposizione diretta da parte del confidi con tutto il proprio patrimonio. I dati Banca d’Italia confermano il forte interesse delle banche verso il sistema dei confidi.Degli 89 istituti di credito piemontesi 87 dichiarano di aver ricevuto almeno una garanziada un confidi. In termini di volumi, circa il 60% è stato rilasciato presso grandi gruppi ban-cari, mentre il rimanente 40% è stato suddiviso pressoche’ equamente tra banche di mediao piccola dimensione (fig. 2.5).

Tab 2.5 Volume di garanzie emesse per t ipo di banca, Piemonte (2009)

Volume garanzie (mln euro) Volume garanzie (%)

Banche maggiori e grandi 1511 59,8%Banche medie 456 18%Banche Piccole e Minori 561 22,2%

Di cui banche di credito cooperativo 114 4,5%Totale 2528 100%Fonte: Banca d’Italia 2010

Analizzando le operazioni delle imprese con meno di 20 addetti (fig. 2.6), emerge come inPiemonte quasi la metà dei prestiti garantiti da confidi è stato concesso da grandi gruppibancari. Un dato in contrasto con la media nazionale, che indica una prevalenza degli istitutidi credito minori di quasi sette punti percentuali.

Tab 2.6 Distribuzione dei presit i garantit i ad imprese con meno di 20 addetti per t ipo dibanca concedente per area geografica (2009)

Piemonte Nord Ovest Italia

Banche grandi 48,7% 45,2% 36,2%Banche Medie 20,7% 26,7% 20,7%Banche Piccole 30,6% 28,1% 43,1%Fonte: Banca d’Italia 2010

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La “mappa” dei confidi piemontesi

Spostando l’attenzione sui 24 confidi piemontesi emerge come il numero di convenzionisiglate con le banche sia in gran parte correlato alla dimensione geografica e al volume d’af-fari del confidi. Tra i primi sei confidi per numero di convenzioni troviamo tutti e cinque iconfidi intermediari vigilati, più Fidicom, che si caratterizza per una localizzazione nazionale.Analogamente le convenzioni si riducono fino a poche unità per i confidi con volumi di af-fari ridotti e una dimensione locale (fig. 2.15).

Fig. 2.15 Numero di convenzioni attive con istituti di credito dei confidi piemontesi, Piemonte(31.12.2009)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: Dati relativi a 21 confidi

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La “mappa” dei confidi piemontesi

Tuttavia, il numero di convenzioni bancarie non si rivela sempre un valido indicatore delgrado di diversificazione dei rapporti che i confidi hanno con le banche. Infatti, dall’analisiè emerso come, indipendentemente dalle convenzioni in atto, la gran parte delle attività deiconfidi è concentrata su pochi gruppi bancari13.E’ importante sottolineare come sia il mercato a determinare i principali partner bancari deiconfidi. I consorzi tendono infatti ad orientarsi verso le banche che hanno maggiore pre-senza sul territorio e quindi un volume d’affari più significativo. Non vi è dunque una sceltadettata dal tipo di banca, ma l’esigenza di interfacciarsi con gli attori forti del territorio. Inol-tre, in un contesto dove è sempre più spesso la banca ad indirizzare il cliente verso un datoconfidi, un rapporto privilegiato con gli istituti presenti sul territorio diventa uno strumentofondamentale per il consorzio per accrescere le proprie quote di mercato. Conseguente-mente, i grandi gruppi bancari, principalmente Unicredit e San Paolo, sono i partner di ri-ferimento dei confidi piemontesi, con la sola eccezione del cuneese. In questa provincia, ladiffusione di casse di risparmio e banche di credito cooperativo, fa si che i confidi le prefe-riscano rispetto ai gruppi nazionali. La maggioranza dei confidi non evidenzia una differente qualità nelle relazioni in base allanatura istituzionale del gruppo bancario. E’ opinione comune che se precedentemente le ban-che locali prestavano più attenzione agli aspetti qualitativi dell’impresa da finanziare, la recentecrisi economica ha determinato un irrigidimento complessivo dei criteri di valutazione, limitatisempre più ai soli dati di bilancio e agli andamentali. Inoltre, i confidi minori riconoscono uncrescente interesse da parte delle banche maggiori verso le realtà locali. Una minoranza di sog-getti ritiene tuttavia che collaborare con banche locali sia preferibile sia dal punto di vista delconfidi che dell’impresa. Ciò sarebbe determinato da due motivi. In primis, in sede di conven-zione sarebbe più facile ottenere condizioni migliori in termini di tassi e di tipo di garanzia. Insecondo luogo, i criteri di valutazione del rischio per quanto irrigiditi, terrebbero comunquein considerazione anche informazioni basate sulla conoscenza diretta dell’impresa.

2.10 Forme di garanzia e contro-garanzia

Indipendentemente dal tipo di banca con cui il confidi si rapporta, i confidi registrano unaaumentata domanda di garanzie a “prima richiesta” a discapito di quelle sussidiarie. La ga-ranzia “prima richiesta”, che va incontro ai dettami di Basilea 2, impegna il confidi ad esporsidirettamente con il suo patrimonio, risultando particolarmente onerosa per i confidi 106.Conseguentemente questo tema rappresenta il principale elemento di trattativa in sede di

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13 L’analisi della correlazione tra il numero di convenzioni e la concentrazione della diversificazione dei rapporti bancari (misurata attraversol’indice di Gini) ci porta, inoltre, ad ipotizzare che tra le due variabili esista una relazione positiva, ossia che al crescere del numero delle con-venzioni cresca anche il grado di concentrazione dell’attività’ del confidi presso pochi istituti di credito. Tale risultato è apparentemente contro-intuitivo. Tuttavia, considerato che tale analisi è limitata a solo dieci confidi (a causa di dati mancanti), ulteriori approfondimenti saranno necessariin futuro.

convenzione tra banche e confidi. Attualmente la garanzia sussidiaria è ancora ampiamenteprevalente se consideriamo i valori di stock (fig. 2.16), ma i confidi ritengono che negli annia venire il suo utilizzo sarà sempre più in discussione.Al 31.12.2009 la garanzia sussidiaria è ancora la prevalente per 14 dei confidi 106 e per unconfidi 107. Se analizziamo i cinque confidi intermediari vigilati il panorama è variegato.Eurofidi si distingue per uno stock caratterizzato da una prevalenza di garanzie segregate,sebbene vada sottolineato come in termini di flussi vi sia una netta predominanza della ga-ranzia a “prima richiesta”. La garanzia a “prima richiesta” è maggioritaria per Unionfidi(70% circa) ed è quasi esclusiva in Confartigianato Fidi Piemonte e Cogart CNA”. Al con-trario, Italia Comfidi rilascia prevalentemente garanzie sussidiarie. E’ interessante inoltrenotare come i confidi tendano a non diversificare il tipo di garanzia emessa. Soltanto in trecasi (Fidicom 1978, Eurofidi e Unionfidi) la modalità di garanzia prevalente è inferiore al90%. In tutti gli altri casi, il confidi emette un solo tipo di garanzia, o un secondo tipo di ga-ranzia in misura inferiore al 10%.

Fig. 2.16 Lo stock di garanzie, per forma di garanzia e tipo di confidi, Piemonte (31.12.2009)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: Dati relativi a 21 confidi

La maggioranza dei confidi piemontesi ricorre ad interventi di controgaranzia. Su 21confidi intervistati, 14 hanno al 31/12/2009 controgarantito o riassicurato parte dellegaranzie rilasciate. Di questi, quattro hanno controgarantito oltre il 50% del totale delle

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garanzie emesse, otto per una percentuale tra il 10 e il 49%, e due in una proporzioneinferiore al 10%.

Fig. 2.17 L’incidenza della controgaranzia sullo stock di garanzie emesse, per tipo di confidi,Piemonte (31.12.2009)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: Dati relativi a 21 confidi

Focalizzando l’attenzione sui due gruppi istituzionali emerge come la totalità dei confidi107 faccia ampio uso degli strumenti di controgaranzia. Mediamente i quattro soggetti in-termediari vigilati hanno controgarantito il 48% dei loro volumi. Al contrario, tra i confidi106 oltre uno su tre non ricorre ad alcun intervento, e in due casi si tratta di una coperturaresiduale. Complessivamente la percentuale controgarantita di questo gruppo è in media del26%. Tuttavia, se si considerano i soli confidi 106 che hanno optato per strumenti di con-trogaranzia, il valore medio è del 41%, un dato di poco inferiore a quello dei 107. Rispetto agli strumenti utilizzati, emerge come i confidi optino per soluzioni diverse. In ottocasi i consorzi hanno optato per più di un canale di controgaranzia, mentre in sei casi hannousufruito di un unico strumento. Complessivamente i confidi fanno ricorso ad interventi rife-ribili a diversi livelli territoriali. Tre confidi hanno usufruito del Fondo Europeo degli investi-menti. A livello nazionale, dieci confidi si sono controgarantiti attraverso il Medio CreditoCentrale. Tra gli strumenti regionali, dieci confidi hanno optato per il Fondo di Riassicurazioneanticiclico e tre consorzi artigiani per i fondi ex legge 1068 gestiti da Artigiancassa. A livellolocale, fondi di riassicurazione sono messi a disposizione dei confidi territoriali dalla Provinciadi Biella e dalla CCIAA di Cuneo. Infine, in ambito Confcommercio e Confesercenti, i confidihanno usufruito di fondi da parte delle finanziarie associative Finpromoter e Commerfin.

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La “mappa” dei confidi piemontesi

2.11 Le relazioni tra confidi

La forte competizione esistente nel mercato dei confidi, non deve far ritenere che i rapportitra i differenti soggetti siano limitati al ruolo di “concorrenti”. Al contrario, le interviste con irappresentanti dei confidi hanno messo in evidenza come i consorzi tendono a “fare rete”, siaal fine di collaborare in determinate attività, sia nel difendere gli interessi della categoria neiconfronti del decisore pubblico. Complessivamente 18 confidi su 21 dichiarano di avere rela-zioni con i soggetti concorrenti, la cui intensità e qualità varia sulla base di tre fattori: l’appar-tenenza ad un’associazione di categoria; la collocazione geografica; la natura istituzionale.I rapporti tra confidi associativi - La comune appartenenza associativa rappresenta il più imme-diato fattore di collaborazione tra confidi. Dall’analisi è emerso come questi soggetti colla-borino per affrontare questioni tecniche, o nella realizzazione di studi utili per determinarele strategie di mercato. L’appartenenza ad un’associazione diventa quindi un’opportunitàper ridurre i costi, e permette di poter contare su un capitale umano non limitato al solo or-ganico del confidi. Tuttavia, il legame associativo limita le opportunità strategiche dei con-sorzi, che sono vincolati da “leggi non scritte” a non estendersi oltre il proprio territorio diriferimento.I rapporti tra confidi locali - Generalmente l’appartenenza ad un medesimo territorio non de-termina rapporti reciproci più intensi. Unica eccezione è rappresentata dai confidi del cu-neese, tra i quali esistono rapporti consolidati finalizzati alla tutela del modello cuneese,caratterizzato da una forte sinergia tra imprese, banche territoriali e confidi locali. In questocaso il rapporto tra questi confidi ha caratteristiche simili a quello tra i confidi associativi. I rapporti tra confidi intermediari vigilati - Complessivamente possiamo definire i rapporti tra107 sporadici e informali, limitati principalmente a consultazioni su questioni tecniche. Inquesto caso prevale la logica di mercato, in cui ogni confidi interpreta gli altri come compe-titori, anche perchè la forza di questi soggetti fa si che non siano necessarie alleanze per in-teragire con il decisore pubblico. Dei cinque soggetti intervistati, tre dichiarano di averesaltuari rapporti con i concorrenti, mentre in due casi è esclusa qualsiasi tipo d’interazione.Dall’analisi l’unica attività concreta emersa è stata una collaborazione tra Cogart CNA eConfartigianato Fidi Piemonte nella realizzazione di un progetto per ottenere un contributolegato alla trasformazione in intermediario vigilato. I rapporti tra confidi di natura istituz ionale diversa - La relazione tra confidi 107 e 106 non puòessere descritta in modo univoco. Se da un lato, vi è una prevalente impermeabilità tra ledue categorie, vi sono alcune eccezioni in cui si è realizzato un modello “satellitare”, nelquale il confidi minore fa affidamento al soggetto principale. Generalmente i confidi 107guardano ai 106 con indifferenza, in quanto in termini di volumi di attività i consorzi mag-giori non ritengono proficue eventuali collaborazioni con i soggetti non vigilati. Al contrario,talvolta i confidi 106 percepiscono l’emergere dei confidi 107 come una minaccia, e come

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La “mappa” dei confidi piemontesi

vedremo tendono ad orientare le loro relazioni in un’ottica di contrapposizione, al fine dirivendicare le esigenze del confidi 106 nei confronti del decisore pubblico. Tuttavia, in cinquecasi si registrano relazioni intense, in cui i due soggetti stipulano convenzioni nei quali ilconfidi maggiore si impegna ad intervenire per l’espletamento di pratiche troppo onerose,o per coprire parti di esse. In ambito Confesercenti, Fidiconf Alessandria dialoga con ilproprio soggetto 107 di riferimento, Italia Comfidi, dal quale ha mutuato alcuni strumentiper la valutazione del rischio. I due confidi agricoli e Co.Gar. Asti hanno una convenzionecon Unionfidi. Esiste infine un rapporto diretto di collaborazione tra la Cooperativa Arti-giana di Tortona e Confartigianato Piemonte, che limitatamente all’area del tortonese pre-vede l’affidamento della pratica ad uno dei due soggetti sulla base dell’entità delfinanziamento.I rapporti tra confidi 106: il coordinamento inter-cate goriale regionale dei confidi 106 - L’emergere deiconfidi intermediari vigilati e la relativa politica regionale volta a sostenere ulteriori processidi razionalizzazione, sono state percepite dai confidi di piccole dimensioni come una mi-naccia per la propria sopravvivenza. Ciò ha determinato l’incremento dell’intensità delle re-ciproche relazioni, le quali hanno portato alla nascita di un organismo informale cheraggruppa la quasi totalità dei confidi 106, con la sola eccezione di Fidicom 1978 e dellaCooperativa Artigiana del Casalese. L’intento del coordinamento è stato quello di interagirecon maggior forza nei confronti dell’operatore regionale, mettendo in evidenza sia il pesoin termini di soci del gruppo dei confidi tradizionali, sia le peculiarità di questi soggetti cherivendicano una maggiore capacità di interagire con il territorio, che permetterebbe di assu-mere rischi di credito monitorabili anche attraverso informazioni di natura qualitativa e in-terpersonale. Concretamente l’azione del coordinamento ha generato un dialogo diretto conla Regione, al fine di ridiscutere i meccanismi d’intervento di patrimonializzazione e riassi-curazione, giudicati troppo sbilanciati a favore dei soggetti maggiori. La trattativa si è con-clusa con risultati che tutti i confidi hanno ritenuto soddisfacenti, con particolare riferimentoad una revisione dei criteri di distribuzione delle risorse destinate alla patrimonializzazione.Tuttavia, terminata la fase di rivendicazione, il coordinamento ha rappresentato anche l’oc-casione per una maggiore integrazione tra i confidi, che nell’ambito di questo strumentohanno condiviso l’analisi e l’interpretazione delle normative di legge. Di fatto si è assistitoad un’evoluzione qualitativa dello strumento, il cui orizzonte è ancora da definire. Su questeprospettive i soggetti intervistati non hanno una visione unanime. Sette confidi ritengono,in una prospettiva di medio periodo, che sia possibile che il coordinamento evolva in unastruttura più organica, che possa fungere da centro servizi. Un confidi ritiene invece che ilCoordinamento possa trasformarsi in un’Associazione Temporanea d’Impresa. Nessun con-sorzio ipotizza che il coordinamento possa rappresentare la base per un futuro confidi unicodei 106. Semmai si riconosce come l’interazione possa favorire eventuali parziali razionaliz-zazioni. Sei confidi ritengono invece che l’evoluzione del coordinamento abbia raggiunto la

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La “mappa” dei confidi piemontesi

sua fase terminale, e non potrà andare oltre al ruolo di rappresentanza. Questi soggetti ri-tengono che le profonde differenze tra le realtà che compongono il coordinamento, nonchèi vincoli associativi, rendono improbabile una maggiore integrazione. Diversa è la posizionedei due confidi che non hanno aderito al coordinamento. In un caso si ritiene che il coor-dinamento sia contrario ai principi della concorrenza, e che sia il risultato di una mentalitàassistenzialistica ormai superata. Nel secondo caso la mancata adesione del confidi è moti-vata con la natura informale dello strumento. Il soggetto sostiene che un’operazione di que-sto genere avrebbe senso solo se finalizzata a definire un organo istituzionalizzato ericonosciuto in quanto tale dal decisore pubblico. In quest’ottica ritiene che sarebbe statopiù opportuno rilanciare l’esperienza di Artigiancredit, estendendola a tutte le categorie einvestendola della funzione di rappresentanza.

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La “mappa” dei confidi piemontesi

3Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

Dopo aver offerto nel capitolo precedente una descrizione statica del sistema dei confidipiemontesi, ora, sulla base delle informazioni raccolte attraverso le interviste, cercheremodi metterne in evidenza le dinamiche evolutive attuali e future. In particolare, in questo ca-pitolo emergerà come, contrariamente a quanto si tenda a credere, i confidi non si trovinodi fronte ad un semplice “bivio” (106-107), ma piuttosto si trovino al centro di un “incrocioa più uscite”. Le possibili scelte sono diverse e non mutualmente autoescludenti. In questocapitolo si propone una sistematizzazione di tali possibili alternative, senza avere la pretesadi esaustività. In particolare, affronteremo le scelte strategiche in termini di forma “istitu-zionale”, collocazione geo-settoriale, e diversificazione dell’offerta.

3.1 Le strategie dei confidi 107

In questo primo paragrafo analizzeremo le strategie evolutive che hanno messo in atto iconfidi trasformatisi in 107 e i confidi in procinto di trasformazione. Sebbene la trattazionedelle due categorie sia separata, si possono riscontrare alcuni tratti comuni. In primo luogo,la principale preoccupazione è stata quella di evitare di presentarsi sul nuovo mercato conun volume d’affari prossimo alla soglia dei 75 milioni e con un’espansione geografica limitata.In questo senso, se si eccettuano i due confidi che avevano già di per sé valori ampiamentesuperiori ai 75 milioni (Eurofidi ed Unionfidi), negli altri casi si è proceduto a fusioni che,come vedremo, hanno avuto una dimensione geografica diversa a seconda delle esperienze.In secondo luogo, la logica che ha guidato questi processi di accorpamento è stata in tutti icasi l’appartenenza confederale. Sono nati o stanno nascendo nuovi soggetti in ambito Con-fesercenti, Confartigianato, CNA, Coldiretti e Confindustria.

3.1.1 Le scelte strategiche dei confidi già trasformati in intermediari finanziari vigilati

I consorzi che al momento dell’entrata in vigore della riforma del sistema dei confidi avevanosuperato la soglia dei 75 milioni, non sono stati immediatamente iscritti all’elenco dei 107,in quanto tale soglia vincolava al soddisfacimento di ulteriori requisiti. Da un lato, i consorzihanno dovuto adeguare il patrimonio di vigilanza in modo che fosse sufficiente alla coperturadei rischi, e introdurre un meccanismo interno di autovalutazione in grado di individuaretutti i possibili rischi. Dall’altro, hanno dovuto rivedere l’organizzazione interna sulla basedella disciplina organizzativa, che contiene disposizioni in materia di funzionalità degli or-gani, di sistemi di controllo interni, di sistemi informativi e di esternalizzazione delle funzioniaziendali. Parallelamente si sono trovati a decidere se affrontare il mutamento in modo au-tonomo, oppure costruire nuovi soggetti attraverso alleanze.

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Tab. 3.1 Modalità di trasformazione attuata dai confidi intermediari vigi lat i , Piemonte

Confidi Modalità di Trasformazione

Eurofidi Nessuna trasformazione

Unionfidi Nessuna trasformazione

Cogart CNA Fusione confidi associativi provinciali in un soggetto regionale

Confartigianato Fidi Piemonte Fusione confidi associativi provinciali in un soggetto regionale

Italia Comfidi Fusione confidi associativi regionali in un soggetto nazionale

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)

La tabella 3.1 indica i soggetti che si sono trasformati in intermediari finanziari vigilati, sot-tolineando anche la modalità attraverso cui è stata raggiunta la soglia. In questo caso tro-viamo tre diversi modelli. Eurofidi ed Unionfidi, già soggetti leader del mercato piemontese,avevano già di per sé i volumi necessari per accedere all’elenco degli intermediari vigilati. Irimanenti tre confidi hanno invece messo in atto un processo di razionalizzazione teso arealizzare dei soggetti di grandi dimensioni, tali da raggiungere il volume necessario per ac-cedere alla nuova forma istituzionale. In questo caso, la strada percorsa da Cogart CNA eConfartigianato Fidi Piemonte è analoga, in quanto entrambi hanno dato vita ad un soggettoregionale sulla base dell’accorpamento dei confidi provinciali afferenti alle rispettive confe-derazioni. Come già indicato precedentemente, in ambito Confartigianato questo processoè stato solo parziale, in quanto il confidi di Cuneo ha scelto di non aderire al nuovo soggetto.La Confesercenti ha invece dato vita un confidi di carattere nazionale, Italia Comfidi, met-tendo insieme i quattro principali soggetti del gruppo Confesercenti, pur dotando ognunodi autonomia deliberativa. In questo modo si è creato un confidi prevalentemente settorialema di respiro nazionale, attraverso la fusione di Toscana Comfidi, Ciessepi ConfesercentiFidi (Piemonte), Euro Confidi Impresa (Lombardia) ed Eurofidi Veneto.

3.1.2 Le scelte strategiche dei confidi in procinto di trasformazione

Dal 2011 al gruppo degli intermediari vigilati aderiranno anche Fidindustria Biella e Agri-colfidi Nord Ovest, seppur attraverso nuove forme, entrambe di respiro sovra regionale.

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

Tab. 3.2 Confidi in procinto di trasformarsi in 107 e relat iva modalità di trasformazione,Piemonte

Confidi 106 Nuovo confidi 107 Modalità di trasformazione

Fidindustria Biella Confidi Lombardia Fusione confidi associativiin un soggetto interregionale

Agricolfidi Nord Ovest Creditagri Italia Fusione confidi associativiin un soggetto nazionale

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)

Il caso di Fidindustria Biella è interessante in quanto il confidi biellese avrebbe avuto i volumiper accedere al nuovo regime anche rimanendo autonomo. In questo caso, i vertici di Fi-dindustria hanno ritenuto che 75milioni di garanzie non fossero sufficienti per sostenere ilcosto di un intermediario vigilato. Conseguentemente ha optato per aderire a “Confidi Lom-bardia”, un soggetto nato dalla fusione di nove confidi locali di matrice confindustriale, si-tuati in altrettante province lombarde. La scelta di Fidindustria è stata quella di aderire adun soggetto che condividesse la matrice confindustriale, e che al tempo stesso garantisseautonomia deliberativa. Fidindustria Biella rappresenterà dunque il confidi lombardo in tuttoil territorio piemontese, cercando, attraverso l’appeal legato alla nuova forma istituzionale,di estendere la propria attività in modo uniforme in tutto il territorio piemontese.Agricolfidi Nord Ovest, avendo numeri molto lontani dalla soglia dei 75 milioni si è inveceposto di fronte all’interrogativo se mantenere lo status di 106 oppure se cercare nuovi partnerall’interno della propria confederazione. L’opzione scelta è stata quella di aderire ad un nuovosoggetto di emanazione confederale, che unirà numerosi confidi locali allo scopo di raggiun-gere il volume di 75 milioni. La nuova struttura nazionale “Creditagri Italia” sarà operativain oltre 70 province con più di 12.000 soci, una dimensione iniziale di circa 250 milioni dieuro di affidamenti ed un patrimonio di 30 milioni di euro. Il percorso intrapreso è dunquesimile a quello d’Italia Comfidi, e andrà a costituire un confidi settoriale sovra-regionale.

3.2 Le strategie dei confidi 106

L’interrogativo più ricorrente nelle analisi sul mercato dei confidi riguarda il futuro dei con-fidi 106. Questi soggetti si trovano non solo di fronte all’interrogativo se procedere o menoalla trasformazione in 107, ma devono anche già riflettere sulle eventuali strategie di tra-

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

sformazione. Come vedremo, vi sono confidi che hanno già allo studio possibili aggrega-zioni, mentre altri che al momento non hanno preso considerazione alcun percorso alter-nativo al mantenimento dello status quo.

3.2.1 L’atteggiamento dei confidi 106 rispetto alle evoluzioni in atto

L’atteggiamento dei confidi 106 piemontesi rispetto alle evoluzioni in atto può essere defi-nito di “attendismo” (come messo in evidenza anche da Quaglia e Bolognese 2008). I con-fidi, prima di prendere in considerazione l’idea di un mutamento istituzionale, preferisconoattendere che entri a pieno regime il sistema indicato da Basilea 2, al fine di valutare qualesarà l’impatto dei soggetti 107 sul mercato e quale l’atteggiamento del sistema bancario neiconfronti delle realtà minori. Al momento è largamente maggioritaria l’opinione da partedei soggetti intervistati che non vi sia alcuna necessità di evolversi, e che anzi un tale percorsoporterebbe a perdere le principali peculiarità del confidi tradizionale. Tuttavia, è altrettantoriconosciuto di come si tratti di una situazione in divenire, e che solo nei prossimi anni sichiarirà. In particolare, i principali motivi di riflessione riguardano cinque aspetti:

La tenuta del mercato dei confidi anche oltre la crisi;Gli effetti del consolidamento dei confidi 107 superata la fase di transizione;La sostenibilità delle convenzioni bancarie;Il timore di perdere le peculiarità dei confidi tradizionali;La sostenibilità di un percorso di trasformazione istituzionale.

Il primo punto fa riferimento al rischio che i tassi di crescita importanti che i confidi hannoottenuto in questi ultimi anni siano da attribuire alla crisi economica in atto, e che una voltaavviata la ripresa il ricorso ai consorzi di garanzia venga ridimensionato. Di conseguenza,qualsiasi previsione evolutiva pare essere prematura, perché ragionare sui trend degli ultimianni potrebbe rivelarsi fuorviante. C’è da dire al tempo stesso che le nuove norme successivea Basilea 2 sembrano in ogni caso rivalutare lo strumento confidi. Di conseguenza, sebbeneè probabile che la crisi abbia contribuito all’incremento dei volumi d’affari dei confidi, èrealistico pensare che il confidi sia destinato a diventare uno strumento consuetudinarionell’intermediazione finanziaria tra banche e Pmi.Più significativo è il tema del consolidamento dei confidi 107. Se, come detto, i confidi 106non hanno risentito della concorrenza, è anche vero che l’entrata a regime di queste nuovestrutture è in divenire. Soltanto nei prossimi anni si capirà come reagirà il mercato, e sequindi i consorzi più complessi riusciranno ad avere appeal anche tra le imprese e nei territoriche ora rappresentano il principale bacino di utenza del confidi tradizionale. Al momento,uno dei punti di forza dei confidi 106 è rappresentato – a detta degli intervistati – dal costopiù basso della propria garanzia. Tuttavia, è evidente che, qualora il costo più basso della

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

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garanzia 106 dovesse essere vanificato da condizioni di finanziamento più rigide, allora il mo-dello tradizionale cesserebbe di essere competitivo, obbligando queste realtà a trasformarsi.Inoltre, non va sottovalutato l’irrigidirsi delle convenzioni bancarie, che sembrano propenderein modo sempre maggiore verso le garanzie “a prima richiesta”, in cui il confidi si esponecon tutto il suo patrimonio al momento del default dell’azienda. E’ evidente che questo tipodi garanzia è difficilmente sostenibile dai confidi 106, che hanno patrimoni limitati, e chequindi potrebbe essere un fattore determinante verso ulteriori razionalizzazioni.Oltre alla prudenza, la scelta dei confidi 106 di non perseguire una strategia di trasformazioneè determinata dalla convinzione che le peculiarità del modello classico rappresentino unpunto di forza in grado di attirare le imprese. In primo luogo, si ritiene che il confidi 106continuerà ad essere concorrenziale nel settore delle micro imprese, che caratterizza la quasitotalità del bacino d’utenza dei consorzi locali. Si tratta di ditte per lo più individuali chechiedono garanzie per finanziamenti minimi, e che quindi non sarebbero attirate da una ga-ranzia più costosa (come puo’ essere quella dei 107). Al tempo stesso si sostiene che questotipo di clienti, la cui affidabilità sarebbe maggiormente riscontrabile sulla base di conside-razioni personali piuttosto che sui soli dati di bilancio, potrebbe non essere d’interesse peri confidi più complessi. Tuttavia, come ricordato precedentemente, occorre sempre valutarequale sia l’impatto di una garanzia di un confidi 106 sulle condizioni di finanziamento. Un secondo aspetto, strettamente legato al primo, riguarderebbe la presunta migliore cono-scenza del territorio da parte dei confidi 106. Con l’accezione “conoscenza del territorio” iconfidi 106 intendono il mantenimento di un rapporto meno rigido con le imprese e congli istituti bancari, non limitato all’analisi dei bilanci e degli andamentali, ma fondato su con-siderazioni derivate dalla conoscenza diretta dell’impresa. L’esempio classico è rappresentatodall’impresa che per un contrattempo paga una retta con alcuni giorni di ritardo. In un’otticaasettica ciò può rappresentare un pesante ostacolo alla concessione della garanzia. Il confiditerritoriale, che conosce più specificamente l’azienda, sarebbe invece in grado di valutarel’esatto peso del ritardo rispetto alla solidità dell’impresa, e quindi concedere la garanzia. Leobiezioni a questa peculiarità dei confidi 106 si rifanno a due argomentazioni. Da un lato,si ritiene che il mercato si stia dirigendo verso criteri sempre più rigidi, e con l’introduzionedi un meccanismo di vigilanza anche per i soggetti 106 sarà invitabile che anch’essi si orien-tino verso analisi più rigorose. Dall’altro, i confidi 107, ritengono che il medesimo lavorosvolto dai confidi locali sul territorio venga realizzato attraverso le filiali. Infine, non va sottovalutato il timore rispetto allo sforzo derivante dalla riorganizzazioneinterna e procedurale finalizzata ad una trasformazione in intermediario finanziario vigilato.Molti confidi non ritengono di avere le risorse per procedere ad un cambiamento così radi-cale. In alcuni casi ciò porterebbe un aumento dei costi di gestione tale da impattare sulcosto della garanzia.

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

3.2.2 Le scelte strategiche dei 106 “super-regionali” e “regionali”

Analizzando le scelte realizzate dai tre confidi a vocazione regionale e “super-regionale” (Fi-dicom 1978, Fidindustria Biella, e Agricolfidi Nord Ovest) emerge come i consorzi conun’espansione geografica diffusa trovino nella forma dell’intermediario vigilato la naturaleevoluzione. Come già evidenziato, Fidindustria Biella e Agricolfidi Nord Ovest aderirannoa nuovi consorzi di carattere sovra regionale fin dal 2011. Fidicom 1978 ha invece optatoper un processo di crescita interna finalizzato, nel giro di tre anni, ad iscrivere il confidi al-l’albo dei 107. E’ dunque presumibile che nel giro di pochi anni, tra i confidi che operanoin Piemonte, nessun soggetto di dimensione almeno regionale presenterà la forma istitu-zionale tradizionale.Tralasciando i casi, già trattati, di Fidindustria Biella e Agricolfidi Nord Ovest, è interessantemettere in evidenza il modello Fidicom, che rappresenta un caso unico nel panorama re-gionale. Il confidi alessandrino è l’unico tra i confidi 106 a non mettere in dubbio l’evolu-zione in 107 e a questo fine sta realizzando quelle riforme organizzative e funzionali richiestedalla normativa, in modo da non risultare impreparato al momento del raggiungimento dellasoglia. I vertici di Fidicom ritengono di poter raggiungere i 75 milioni seguendo un processodi crescita che escluda fusioni e che possa limitarsi al massimo a eventuali incorporazioni.La fiducia nella possibilità di realizzare l’evoluzione in modo autonomo è basata sulla politicadi diversificazione del rischio, che prevede una penetrazione su tutto il territorio nazionalee verso ogni tipo di impresa. Allo stato attuale Fidicom ha soci per l’80% al Nord, con per-centuali analoghe tra ovest ed est, il 15% al centro e il 5% al sud e è presente con uffici inotto regioni italiane. Il modello Fidicom è interessante in quanto presenta un approccio op-posto a quello degli altri confidi 106. In questo caso alla valorizzazione delle peculiarità ter-ritoriali si preferisce una logica che punti alla massima diversificazione dei propri soci (equindi del rischio) in termini geografici, settoriali e dimensionali.

3.2.3 Le scelte strategiche dei confidi 106 locali

Specularmente a quanto avviene per i confidi regionali o super-regionali, nel gruppo deiconfidi 106 subregionali o subprovinciali è unanime la preferenza per il mantenimento dellaforma istituzionale tradizionale. L’ipotesi di una trasformazione in 107 è vista come un’e-ventualità estrema, necessaria solo qualora l’andamento del mercato determinasse la finedel confidi tradizionale. Tuttavia, le modalità con cui questi confidi stanno affrontando il contesto attuale variano aseconda della soglia del volume di affari e delle relazioni esistenti con gli altri confidi. Mag-giore è il volume d’affari del confidi e maggiore è la necessità di prepararsi dal punto di

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

vista organizzativo e funzionale alla forma di 107. Più forti sono le relazioni con gli altrisoggetti, più probabile è che vi siano le premesse per realizzare nuove aggregazioni che por-tino alla creazione di un soggetto 107.Premettendo che nessun confidi sta perseguendo una strategia volta alla trasformazione, èpossibile suddividere i confidi di questo gruppo in due categorie:

Confidi che pur preferendo mantenere l’autonomia hanno allo studio ipotesi aggrega-tive;Confidi che vincolano la loro stessa esistenza al mantenimento della natura tradizionaledel confidi.

E’ evidente che nella seconda categoria rientrano tutti quei confidi che hanno un volumemodesto d’affari e non sono inseriti all’interno di un’associazione di riferimento. Questiconfidi non hanno le potenzialità per presentarsi nell’ambito di un processo aggregativo incondizioni paritetiche rispetto a soggetti più grandi, e quindi finirebbero per esservene in-corporati perdendo la propria identità o il potere decisionale nell’ambito di un consiglio diamministrazione. Nella prima categoria sono invece inseriti quei confidi con un volumed’affari importante e/o inseriti all’interno di un sistema di relazioni forti (di carattere asso-ciativo o territoriale).

Tab. 3.3. Possibi l i strategie evolutive dei confidi 106 subregionali , Piemonte

Appar tenenza Non appar tenenza ad un’associazione ad un’associazione

Elevati volumi d’affari • Crescita autonoma • Crescita autonoma• Aggregazione con confidi • Aggregazione con confidi extra associativi extra associativi

• Aggregazione associativa

Ridotti volumi d’affari • Aggregazione associativa • Incorporazione ad unsoggetto maggiore

La tabella 3.3 mostra le strategie attuabili dai confidi 106 qualora decidessero di evolvere a107 sulla base del volume d’affari e della natura associativa. I confidi con volume d’affari elevato e appartenenti ad un’associazione di categoria, si tro-vano di fronte ad una triplice opportunità. Da un lato, sulla base del trend che evidenzia unaumento della rilevanza dei confidi, possono optare per crescere in modo autonomo, pre-vedendo al limite incorporazioni di soggetti minori. Considerando i confidi 106 piemontesi,che sono solitamente settoriali e locali, ciò rappresenterebbe una scelta molto rischiosa, in

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

quanto le prospettive di crescita sarebbero comunque limitate e la diversificazione del ri-schio minimo. La seconda opportunità è quella di cercare un partner indipendentementedall’associazione di riferimento, probabilmente sulla base di affinità territoriali o settoriali.Infine, il confidi può optare per aderire al confidi associativo con altre realtà provinciali.Concretizzando il ragionamento al territorio, è chiaro che in questa posizione si collocanorealtà come Ascom Torino, Cooperativa CTS e Confartigianato Cuneo. Confidi che hannoun peso specifico, che permette loro di vagliare più strade, indipendentemente dalle scelteassociative.Man mano che ci si sposta dalla prima cella della tabella diminuiscono ovviamente le op-portunità di scelta. Il caso di confidi con un elevato volume d’affari ma non appartenentead alcuna associazione di categoria, non è riferibile al momento ad alcuno dei confidi su-bregionali. Ciò dimostra come il marchio associativo abbia un peso rilevante nella crescitadi un confidi di carattere locale. I confidi con volumi di affari più modesti non avrebbero scelta nel caso fossero costretti adaderire a confidi 107. Da un lato i soggetti legati ad associazioni di riferimento vedrebberola loro naturale evoluzione in un confidi unico regionale. Dall’altro, i confidi autonomi nonavrebbero altra strada che essere incorporati in realtà più grandi.Tornando dunque alle due categorie proposte all’inizio del paragrafo, sono proprio sei con-fidi collocabili nell’ultima cella della tabella a dichiarare di non aver al momento attivatonemmeno alcun dialogo formale su ipotesi aggregative. Al contrario sette confidi dichiaranodi aver intavolato un dialogo con altri . Nel caso di Confcommercio, ciò ha portato ad unostudio di fattibilità.Inoltre, non va dimenticato il peso che potrebbe avere la partecipazione al Coordinamento106 nell’ottica di ulteriori razionalizzazioni. Sebbene i confidi identifichino nelle reti asso-ciative e territoriali i principali canali evolutivi, non va escluso che all’interno del coordina-mento possano sorgere nuove reti trasversali alle due dimensioni.

3.3 La diversif icazione del posizionamento geografico

Per analizzare l’evoluzione del sistema dei confidi è importante capire se i confidi stannoattuando una strategia di ricollocazione geografica che porti a mutare la loro collocazionenel medio periodo. Come abbiamo visto, se si escludono poche eccezioni, la principale dif-ferenza di approccio tra i due tipi di confidi, sta proprio nella collocazione geografica. Mentrei confidi più complessi ambiscono a diffondersi in tutto il territorio regionale e anche oltreregione, i consorzi tradizionali vedono nella capacità di presidiare e rappresentare un terri-torio di nicchia la loro principale peculiarità. Di conseguenza non dobbiamo attenderci si-gnificativi cambiamenti nella strategia territoriale dei confidi, che vedrà da un lato i 107

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estendersi anche su altri mercati, e dall’altro i confidi di nicchia enfatizzare la loro vocazionemutualistica, proprio in contrapposizione all’emergere dei confidi di mercato. Tuttavia, dalleinterviste sono emerse alcune indicazioni strategiche che potrebbero rilevarsi non irrilevanti.I quattro confidi 107 piemontesi rappresentano in questo senso tre diversi modelli. Eurofidi,che possiamo definire come confidi nazionale, persegue una diffusione su tutto il territorionazionale, puntando a consolidarsi nelle regioni dove è più forte e ad accrescere il propriopotenziale nei contesti dove è residuale. All’opposto Cogart CNA, in linea con la sua collo-cazione, è orientata ad un consolidamento nella regione, sfruttando le caratteristiche di con-fidi 107 ma al tempo stesso con impronta locale. Unionfidi e Confartigianato Fidipropongono invece un modello di espansione verso le Regioni limitrofe, Lombardia e Li-guria, configurandosi come confidi di marco area.I confidi che sono convenuti all’interno di un grande gruppo nazionale ritengono di potersfruttare la mantenuta autonomia deliberativa per accrescere i loro soci in Piemonte. In par-ticolar modo è interessante il caso di Fidindustria Biella che, attraverso il nuovo ConfidiLombardia, mira ad una diffusione più omogenea in tutte le province del Piemonte, sfrut-tando le peculiarità del confidi intermediario vigilato.I confidi 106 mirano invece al consolidamento nel territorio di riferimento. Tuttavia anchequesti soggetti perseguono, seppur non prioritariamente, una logica espansiva, che può pre-vedere tre modalità:

Espansione in territori limitrofi;Espansione vincolata;Espansione saltuaria.

Il desiderio di espandersi in aree limitrofe riguarda principalmente i confidi non limitati davincoli associativi. Al contrario i confidi legati da vincoli associativi, limitano invece la loroespansione ad imprese che non fanno parte del loro settore di riferimento. Ciò perché esistonodi fatto leggi non scritte che impongono ai soggetti di una stessa associazione a non farsi con-correnza. Infine esiste un’espansione di tipo saltuario ascrivibile al rapporto tra banche e con-fidi. In questo caso sono le banche a proporre ai confidi di farsi carico di pratiche di clienticollocati all’esterno del territorio di riferimento. Si tratta in questo caso di operazioni saltuariema che non è detto non possano rappresentare un focolaio di penetrazione. Va infine sottolineato come la predominante staticità non sia sempre frutto di una scelta,ma in alcuni casi sia dovuta all’incapacità dei confidi di acquisire soci fuori del territorio. Inqualche caso è infatti emerso come vi sia stato un tentativo di ampliare il proprio territoriodi riferimento, senza che abbia avuto successo.

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

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3.4 La diversif icazione del la collocazione settoriale

Se in riferimento al territorio non si prevedono significative modifiche nella collocazionedei confidi, è invece molto probabile una sempre maggiore intersettorialità. Come abbiamovisto nel secondo capitolo, se da un lato la desettorializzazione formale è un percorso quasiconcluso, di fatto i confidi rimangano in larga parte ancorati al loro settore primordiale. Tut-tavia le informazioni rinvenute sembrano lasciar intendere un sempre maggiore disinteresseverso il comparto del socio, anche in un’ottica di diversificazione del rischio. Sulla base diqueste considerazioni possiamo evidenziare alcune tendenze in atto:

L’evoluzione in ottica bisettoriale dei confidi del commercio e dell’artigianato; L’impermeabilità dei confidi agricoli;Il consolidamento dell’intersettorialità dei confidi intermediari vigilati.

Il primo punto risulta essere quello di maggior impatto per il sistema piemontese, caratte-rizzato in larga parte da confidi originariamente vincolati ai settori di commercio e artigia-nato. La consapevolezza della similarità delle due tipologie di imprese, in particolar modoin relazione a ditte individuali o familiari, ha portato alla comune opinione che limitarsi aduno dei due settori rappresenterebbe una limitazione del proprio mercato priva di qualsiasiragione economica. Conseguentemente la tendenza in atto è quella di dare vita a soggettidove vi sia un sempre maggiore equilibrio tra imprese commerciali e artigiane e che potremodefinire come bisettoriali. All’opposto nell’ambito dell’agricoltura si ritiene che questo settore abbia delle peculiaritàtali per cui debba organizzarsi in modo autonomo ed esclusivo. Non a caso in questo settorepermangono i vincoli settoriali e non è dunque ipotizzabile un cambio di rotta nel medioperiodo.I confidi intermediari vigilati perseguono invece chiaramente la strategia dell’intersettorialità.In alcuni casi si tratta di un consolidamento dell’attuale contesto, si vedano ad esempio Eu-rofidi ed Unionfidi, in altri, come nel caso di Confartigianato e Cogart CNA, di ampliare iloro iscritti di imprese non artigiane. E’ tuttavia plausibile che nel medio periodo la matricesettoriale continui ad influire in modo determinante sul tipo di imprese socie.

3.5 La diversif icazione del l ’offer ta

La concorrenza tra i confidi, oltre che sulla garanzia, potrebbe anche realizzarsi sulla diver-sificazione dell’offerta, ossia sulla capacità di offrire ai confidi servizi addizionali di naturafinanziaria e consulenziale alle imprese socie. Ciò potrebbe riguardare soprattutto i confidipiù complessi, che dispongono delle risorse e delle conoscenze per poter ampliare la loroofferta.

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

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Dalle interviste è emerso, tuttavia, che il ruolo dei servizi è inteso marginalmente, e in nessuncaso sia in atto un piano strategico volto al rafforzamento di queste funzioni. Al contrario,emerge una situazione statica, dove i confidi che forniscono già servizi aggiuntivi si attestanosull’attuale offerta, mentre i consorzi che si limitano al core business della garanzia intendonoperseguire in questa direzione. La convinzione comune è che in una fase così delicata, l’in-teresse delle imprese è rivolto al costo della garanzia e alle condizioni di finanziamento, piùche a servizi accessori. Nel medio periodo, quindi, a detta degli intervistati, questo aspettonon rappresenterà un elemento significativo nei percorsi evolutivi dei confidi.

3.6 Alcuni possibi l i scenari evolutivi nel s istema dei confidi piemontesi

Sulla base delle informazioni raccolte nei paragrafi precedenti, in questo ultimo paragrafoproviamo ad ipotizzare alcuni dei possibili scenari evolutivi che potranno verificarsi nel si-stema dei confidi piemontesi nel medio periodo. Proviamo a chiederci, cioe’, quali cambia-menti è lecito aspettarsi per i prossimi anni. E’ bene sottolineare che tali ipotetici scenarinon hanno pretesa di esaustività ed, inoltre, non tengono conto delle possibili novità nor-mative che potranno trovare applicazione nei prossimi mesi. Si tratta, piuttosto, di un ten-tativo di sintetizzare le dichiarazioni degli intervistati e i dati raccolti, allo scopo diimmaginare quali possibili innovazioni potranno avvenire all’interno del sistema. Prima diesporre tali scenari, nel box sottostante si sintetizzano cinque modelli astratti che identificanodiverse ipotetiche strategie di trasformazione dei confidi. Tale classificazione è utile come“chiave di lettura” dei percorsi evolutivi possibili dei confidi.

Trasformazione per crescitaLa trasformazione per crescita riguarda l’ipotesi in cui un confidi ritiene di poter rag-giungere la soglia patrimoniale dei 75milioni attraverso l’incremento del volume di at-tività del proprio confidi, senza dover ricorrere a fusioni. Un’ipotesi di questo generesembra poco adatta a confidi di carattere locale, sia perché difficilmente potrebberoraggiungere un tale volume, sia perché anche qualora ne fossero in grado avrebbero illimite di una scarsa diversificazione del rischio. Più realisticamente, una strada di questogenere è praticabile da confidi emergenti che puntino su uno sviluppo intersettoriale esovra regionale, o da confidi locali che optino per un cambio di strategia in termini dipenetrazione sul territorio.

Trasformazione per incorporazioneLa trasformazione per incorporazione si verifica quando un soggetto più grande as-

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

sorbe al proprio interno un soggetto di dimensioni non comparabili. In questo caso ilconfidi incorporato porta il proprio volume d’affari all’interno della realtà più grande,ma di fatto vede eliminato o notevolmente ridotto il proprio potere decisionale. Talioperazioni potrebbero essere sia finalizzate al rafforzamento patrimoniale e sul mercatodi confidi già 107, sia essere funzionali alla crescita di confidi 106 al fine di raggiungerela soglia minima. Il modello di trasformazione per crescita, analizzato sopra, può dun-que anche alimentarsi tramite incorporazioni.

Trasformazione per fusione tra confidi di uno stesso territorioQuesto modello prevede la fusione tra confidi di un medesimo territorio al fine dicreare un confidi intersettoriale territoriale. La risultante sarebbe un consorzio che miria sfruttare la conoscenza e la rappresentatività sul territorio, che punti a diventare leaderdella propria nicchia di mercato. In un’ottica di evoluzione in 107 tale modello rappre-senterebbe un’anomalia, in quando porterebbe al caso di un confidi 107 locale, mentre,come documentato nei capitoli 2-3, una delle principali caratterizzazioni dei consorziintermediari vigilati risiede in un’importante espansione geografica.

Trasformazione per fusione tra confidi di una stessa confederazioneQuesto modello prevede la fusione tra confidi di una stessa associazione di categoriaal fine di creare un soggetto sovra locale ma fortemente settorializzato. Ciò può avve-nire in un’ottica regionale, fondendo i confidi associativi provinciali, macroregionale onazionale. Le diverse dimensioni territoriali possono anche essere intese come un pro-cesso evolutivo che veda prima la razionalizzazione dei confidi provinciali in un sog-getto regionale, e successivamente di quelli regionali in una struttura nazionale.

Trasformazione per fusione tra confidi di uno stesso settoreQuesto modello prevede la fusione tra soggetti che condividono un comune settore diriferimento. Tale trasformazione più che alternativa alla fusione tra confidi associativipuò essere vista come uno step successivo che miri a realizzare un consorzio unico disettore. Anche in questo caso la fusione può avvenire su più livelli territoriali.

Il sistema di garanzia piemontese potrebbe andare incontro, nel medio periodo, a tre scenarievolutivi distinti tra loro ma non necessariamente sostitutivi l’uno dell’altro:

L’emergere dei nuovi soggetti “extra-regionali”;Ulteriori razionalizzazioni tra i confidi 107;Ulteriori razionalizzazioni tra i confidi 106 che portino al sorgere di nuovi soggetti 107.

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

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L’emergere dei nuovi soggetti extraregionali

L’emergere dei nuovi soggetti “extra-regionali” rappresenterà la principale novità nel mer-cato delle garanzie piemontesi nei prossimi anni. Sembra infatti delinearsi un nuovo mercatodove si troveranno a fronteggiare grandi soggetti, sempre più delocalizzati. Inoltre, a dispettodi quanto avvenuto negli ultimi anni, quando Eurofidi ed Unionfidi si sono messi in evidenzaquali “colonizzatori” di mercati di altre regioni, per la prima volta appaiono nella nostra re-gione soggetti significativi con baricentro fuori dal Piemonte.La figura 3.1 ci mostra quale potrebbe essere la composizione del gruppo dei confidi 107che opereranno in Piemonte nel 2011, con riguardo ai soci interni ed esterni al Piemonte.Si tratta di una “simulazione” basata su dati di bilancio al 31.12.2009, pertanto senz’altrosuscettibile di modifiche nel corso dei prossimi anni Allo stato attuale il grado di penetra-zione nella nostra regione dei nuovi soggetti è ancora limitato, ma, soprattutto se il mercatodovesse sancire il successo dei confidi intermediari vigilati, è lecito attendersi una crescitadi questi consorzi, seppur limitatamente al loro settore di riferimento.

Fig 3.1 Scenario evolutivo: r ipar tizione per numero dei soci per Piemonte ed altro dei sog-gett i che saranno 107 nell ’anno 2011 (dati 31.12.2009)14

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

14 Il dato Agricolfidi Nord ovest, puramente indicativo, è dato dal rapporto tra i soci di Agricolfidi Nord Ovest e il numero di 12.000 impresestimate da Coldiretti per il nuovo consorzio nazionale. Il dato di Confidi Lombardia è dato dal rapporto tra il numero di soci piemontesi di Fi-dindustria Biella e la somma dei soci di Fidindustria Biella e Confidi Lombardia.

E’ bene sottolineare come i confidi 107 extraregionali avranno in termini assoluti una rap-presentatività inizialmente bassa sul mercato piemontese. Come mostra la figura 3.2, ai datidel 2009, solo circa un’impresa piemontese su dieci tra quelle socie di consorzi 107, fa rife-rimento ad un soggetto extraregionale. Tale rappresentatività si riduce al 6,5%, qualora siconsiderino anche i confidi 106.

Fig 3.2 Scenario evolutivo: r ipar tizione per numero dei soci piemontesi tra i confidi che sa-ranno 107 nel 2011 per sede del confidi (dati 31.12.2009)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)

In termini di garanzie rilasciate15 i tre nuovi soggetti si collocheranno in una posizione in-termedia rispetto agli altri 107 piemontesi con un volume complessivo inferiore al miliardo,ma superiore ai due principali 107 di matrice artigiana. Come mostra la figura 3.3, il pesodel Piemonte nel volume d’affari complessivo di Confidi Lombardia sarà di poco inferioread 1/5. Più residuale sarà il peso delle garanzie rilasciate ad imprese piemontesi in CreditagriItalia che, sulla base delle stime Coldiretti, dovrebbe aggirarsi attorno al 4%.

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

15 Il dato di Confidi Lombardia è dato dalla somma delle garanzie rilasciate al 31.12.2009 da Confidi Lombardia e da Fidindustria Biella. Il datodi Creditagri Italia, è basato sulle stime Coldiretti.

Fig. 3.3 Scenario evolutivo: volume complessivo di garanzia r i lasciate dai soggetti extrare-gionali che saranno 107 nell ’anno 2011 (dati 31.12.2009)

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)

Possibili ulteriori razionalizzazioni tra i confidi 107

I confidi 107 piemontesi non hanno al momento concreti progetti di fusione. In questosenso è opportuno sottolineare come sia senza alcun risvolto concreto l’ipotesi di fusionetra i due princiapli soggetti piemontesi, della quale si è molto parlato negli anni scorsi. Taleeventualità porterebbe ad una sorta di quasi monopolio per quel che riguarda i volumi digaranzia nel solo Piemonte, decretando un importante deficit di concorrenza. Tuttavia, sebbene allo stato attuale non sono in programma aggregazioni, i confidi maggioririconoscono come temporanea l’attuale struttura del mercato dei confidi. Ulteriori raziona-lizzazioni sono considerate inevitabili, non appena il nuovo sistema entrerà a pieno regime.E’ importante sottolineare come questi soggetti ragionino nell’ottica di un mercato nazio-nale e non più solamente regionale. Vi è infatti la comune consapevolezza che le future ra-zionalizzazioni debbano avvenire senza alcun vincolo territoriale, e che debbano portarealla nascita di soggetti nazionali, con requisiti patrimoniali molto elevati ed un’ampia pos-sibilità di diversificazione del rischio. Dunque, qualora si volessero ipotizzare futuri scenariper i principali soggetti piemontesi, è più probabile che essi guardino a partner fuori re-gione, sul modello di quanto avvenuto in Piemonte in ambito Confcommercio, Coldirettie Confindustria.

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

Le possibili razionalizzazioni tra soggetti 106

Sulla base dei modelli teorici sopra descritti e delle informazioni raccolte mediante le inter-viste ai confidi sono state individuate tre possibili ipotesi di evoluzioni di confidi 106 in in-termediari vigilati:

Il superamento della soglia da parte di FidicomLa nascita di un confidi regionale della ConfcommercioLa nascita di un confidi provinciale del cuneese

Oltre al caso di Fidicom che, come già descritto in merito all’evoluzione strategica dei confidi“super-regionali”, mira a superare autonomamente la soglia, è interessante analizzare qualepotrebbe essere il peso di due soggetti nati dalla fusione dei confidi Confcommercio e/o deiconsorzi della Provincia di Cuneo. E’ bene mettere in evidenza come le due ipotesi, per quantonon necessariamente autoescludenti, difficilmente potranno realizzarsi contemporaneamente.Nel settore del commercio, mentre Confesercenti ha dato avvio al soggetto 107 Italia Com-fidi, permane una forte frammentazione tra i consorzi della Confcommercio. E’ dunque inquesto contesto che potrebbero esserci eventuali fusioni, con i sei soggetti dell’associazioneche potrebbero dar vita ad un soggetto regionale, analogo ai due artigiani.

Figura 3.4 Scenario evolutivo: nascita di un soggetto unico del la Confcommercio, stock digaranzie r i lasciate (dati 31.12.2009)16

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)

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La figura 3.4 mostra come, ai dati del 31/12/2009, un soggetto unico della Confcommercioavrebbe un volume di garanzia di partenza di circa 125 milioni, un dato in linea, per quantoinferiore, con quello dei due confidi artigiani.Il confidi del cuneese sarebbe composto da Ascom Langhe e Roero, Cooperativa CTS eConfartigianato Cuneo, e sarebbe motivato dalla difesa del cosiddetto “modello cuneese”,incentrato sulla sinergia esistente tra istituzioni territoriali, banche locali e confidi locali.Non a caso, a difesa di questa peculiarità territoriale Confartigianato Cuneo ha scelto di nonaderire alla nuova realtà regionale.Come mostra la figura 3.5, un eventuale confidi unico del cuneese disporrebbe di un volumedi garanzia di circa 100 milioni di euro. Un dato notevole, se si pensa che riguarda solo unaporzione del territorio regionale, e che dimostra la forte capillarità di questi soggetti nell’areadi riferimento.

Figura 3.5 Scenario evolutivo: nascita di un soggetto unico del cuneese e di un soggettounico del la Confcommercio non comprendente i confidi del cuneese, stock di garanzie ri la-sciate (dati 31.12.2009)17

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

16 Il volume del confidi unico della Confcommercio è dato dalla somma dei volumi di garanzia al 31/12/2009 di Ascom Piemonte, AscomNovara e VCO, Ascom Vercelli, Ascom Alessandria, Ascom Langhe e Roero e Cooperativa CTS.17 Il volume del confidi unico del cuneese è dato dalla somma dei volumi di garanzia al 31/12/2009 di Ascom Langhe e Roero, CooperativaCTS e Confartigianato Fidi Cuneo. Il confidi Confcommercio è invece dato dalla somma dei volumi di garanzia al 31/12/2009 di Ascom Pie-monte, Ascom Novara e VCO, Ascom Vercelli, Ascom Alessandria.

Nella figura 3.5 è stato anche ipotizzato un confidi unico della Confcommercio senza idue soggetti del cuneese. In questo caso, ai dati al 31.12.2009, il confidi sarebbe posizio-nato all’incirca sulla soglia dei 75 milioni, risultando indebolito rispetto all’ipotesi di confidiregionale associativo.Si può dunque ritenere che i due scenari non siano effettivamente autoescludenti, ma laprobabilità che si verifichino entrambi è piuttosto remota, vista la debolezza con la qualesi presenterebbe tra gli intermediari vigilati un confidi della Confcommercio senza i con-fidi del cuneese.

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Le scelte strategiche dei confidi piemontesi

4Le politiche per i confidi. Analisi degli interventi di policy edelle modalità di util izzo da parte dei confidi piemontesi

Nella prima parte di questo capitolo vengono descritte le politiche di sostegno ai confidiche trovano applicazione all’interno della regione Piemonte. Naturalmente, non si tratta uni-camente di politiche di rango regionale (descritte nel paragrafo 4.1), ma anche di politicheadottate ad altri livelli istituzionali. In particolar modo, consideriamo i principali interventiadottati dalle Camere di Commercio piemontesi (4.2) e poi ci spostiamo al livello nazionale,proponendo alcune statistiche sull’operatività’ del Fondo Centrale di Garanzia (4.3). Rico-struito tale quadro, il capitolo espone i risultati dell’indagine sui confidi piemontesi mettendoin evidenza le differenti modalità di fruizione dei vari strumenti di policy da parte dei confidipiemontesi (4.4), nonche’ le opinioni degli intervistati circa gli strumenti stessi (4.5).

4.1 Le polit iche del la Regione Piemonte

La politica della Regione Piemonte si è contraddistinta negli ultimi anni per avere puntatosu due modalità di intervento principali: da un lato, il sostegno alla patrimonalizzazione deiconfidi e, dall’altro, l’apertura di un fondo di riassicurazione dei confidi in funzione anti-ci-clica. Particolare menzione va poi riservata ad Eurofidi, che vede la partecipazione direttaal proprio capitale sociale di Finpiemonte, e che pertanto può essere inteso come un’ulterioremodalità a disposizione della Regione per intervenire nel sistema della garanzia.

4.1.1 I contributi di patrimonializzazione

La Regione Piemonte nel biennio 2008-09, sulla base delle indicazioni normative indicatedalla Legge Regionale 34/09, ha impegnato 22.000.000 di Euro per la patrimonializzazionedei Confidi. Tale intervento è stato rivolto alla totalità dei confidi Piemontesi, sebbene conmodalità e quantità diverse a seconda delle dimensioni e della natura istituzionale dei confidi.L’intento della Regione è stato quello di accompagnare i confidi maggiori nella trasforma-zione al 107, e al tempo stesso di rafforzare il sistema della garanzia nel suo complesso. 14milioni di Euro sono stati distribuiti tra tutti i confidi sulla base dei seguenti indicatori:

Volume delle garanzie prestate in un determinato arco temporale (peso 0.50);Volume dei finanziamenti garantiti (peso 0.25);N. di imprese associate (peso 0.25).

Queste risorse sono state trasferite ai 106 sotto la forma della “passività subordinata”, laquale consente di imputare il 50% di tale passività come patrimonio di vigilanza, mentreper i confidi 107 si è scelta la formula dell’ “ibrido di patrimonializzazione”, che permettedi calcolare quella quota al 100% come patrimonio di vigilanza. La modalità dell’interventoprevedeva che la Regione concedesse fondi in gestione ai confidi, utilizzati per prestare ga-

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ranzie, i quali una volta conclusa l’operatività sarebbero dovuti tornare alla Regione. In realtàin fase di rinegoziazione degli accordi tali fondi sono stati lasciati ai confidi con lo scopo difar aumentare il loro patrimonio di vigilanza.Altri otto milioni, suddivisi in quote di due milioni per confidi, sono stati sono stati messia disposizione di quei consorzi che entro 24 mesi dall’approvazione della delibera avesseroeffettuato iscrizione al 107. In questo modo è chiaro l’intento della Regione di incentivare iconfidi a evolvere in intermediari vigilati, anche attraverso ulteriori razionalizzazioni. Per ciò che concerne i contributi ricevuti dalla Regione Piemonte è importante specificareche Eurofidi, il quale è indirettamente partecipato dalla Regione (è infatti partecipato daFinpiemonte che è partecipato dalla Regione) non ha ricevuto i due milioni di euro previsti,in quanto ha già ottenuto altre risorse tramite l’approvazione dell’aumento del capitale socialealtre risorse.

4.1.2 Il fondo di riassicurazione anticiclica

Il fondo di riassicurazione anticiclica, previsto dal Programma pluriennale di intervento perle attività produttive, è una misura finalizzata a facilitare l’accesso al credito delle PMI esposteal rischio di carenza o indisponibilità di credito bancario. Con questo intervento, realizzatosulla base di una concertazione con Enti Locali, associazioni di categoria e sistema bancario,la Regione ha permesso ai confidi di offrire una garanzia maggiorata (fino all’ 80%, com-plessivo), tramite la riassicurazione, a quelle imprese che a seguito della crisi sono colpite daun calo del fatturato o degli ordinativi. L’entità complessiva del Fondo è stata di 40 milioni, 30 dei quali gestiti da Finpiemonte, perle pratiche riguardanti imprese non artigiane, e dieci da Artigiancassa, limitatamente alle im-prese artigiane. Il regolamento del fondo di riassicurazione prevede che possano accedervii confidi che hanno almeno 75 milioni di euro di stock di garanzie in essere (107), o confidicon un volume inferiore alla soglia purchè costituitisi in un’Associazione Temporanea diImpresa (ATI), comprendente consorzi la cui somma dei volumi di affari superi i 75 milioni. Il fondo di riassicurazione prevede due “Linee di intervento”, indicanti le due diverse finalitàperseguite dalla Regione Piemonte:

“Linea A - Finanziamento”: è applicata a finanziamenti di durata compresa tra 36 e 72mesi, concessi sotto qualsiasi forma. Prevede una controgaranzia della Regione del 70%e una quota di finanziamento garantita fino al 80%;“Linea B – Nuova finanza”: è applicata ad operazioni inferiori a 18 mesi che siano di-rettamente destinate all’ottenimento di finanza ottimale rispetto a quella già in essere.Prevede una controgaranzia della Regione del 70% e una quota di finanziamento ga-rantita fino al 60%

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Le politiche per i confidi. Analisi degli interventi di policy e delle modalità di utilizzo da parte dei confidi piemontesi

Dalla tabella 4.1 si evince come il fondo sia stato sottoutilizzato rispetto ai 40 milioni pre-visti. Complessivamente 385 aziende hanno beneficiato di questo sostegno (174 per laLinea A e 211 per la Linea B) e i finanziamenti bancari erogati ammonterebbero a circa 33milioni di euro.

Tab 4.1 Importi r iassicurat i da Finpiemonte e Ar tigiancassa nel le due l inee di inter vento(2009)

Linea A Linea BFINPIEMONTE € 6.829.385,89 6.519.625,00 ARTIGIANCASSA € 6.751.099,70 12.139.571,55Totali € 13.580.485,59 18.659.196,55 Fonte: Regione Piemonte

Nell’anno 2009 soltanto sei confidi hanno fatto ricorso, con una preponderanza dei soggetti107. I quattro maggiori confidi Piemontesi hanno utilizzato il 100% delle risorse impegnatea favore delle imprese artigiane, e il 67,1% delle risorse a favore delle imprese non artigiane.

Tab. 4.2 Garanzie concesse da Artigiancassa e Finpiemonte, r ipar tizione per confidi (2009)

FINPIEMONTE ARTIGIANCASSAASCOMFIDI PIEMONTE 18,80% -COOPERATIVA CTS 14,10’% -UNIONFIDI 7,80% 4,49%CONFARTIGIANATO FIDI 28,10% 49,97%COGART 15,60% 33,06%EUROFIDI 15,60% 12,48%

Fonte: Regione Piemonte

4.2 Gli interventi del le camere di commercio

L’intervento della Camere di Commercio a favore del sistema del credito rappresenta un’op-portunità per le imprese e per i confidi di straordinaria importanza, che si affianca in modocomplementare agli altrettanto rilevanti interventi della Regione. L’azione del sistema ca-merale si contraddistingue infatti per essere il frutto di un sistema concertativo che coinvolgedirettamente le associazioni di categoria, e che di conseguenza riesce facilmente a cogliere

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Le politiche per i confidi. Analisi degli interventi di policy e delle modalità di utilizzo da parte dei confidi piemontesi

le esigenze del sistema produttivo. Ciò è particolarmente vero per i confidi, che per la granparte sono proprio espressioni di quelle associazioni di categoria, che contribuiscono a de-terminare le scelte strategiche delle camere di commercio.In questo paragrafo cercheremo dapprima di fornire alcuni elementi circa il contributo dellaCCIAA a livello nazionale, successivamente approfondiremo i principali interventi delleCCIAA piemontesi a favore dei confidi. Come sottolineato nel “Monitoraggio delle misure di sostegno ai confidi attuate dal sistemacamerale 2009”, le modalità d’intervento della CCIAA a favore dei confidi sono di due tipi:

Trasferimenti diretti di risorse ai confidiForme di sostegno per l’accesso al credito che mirano a rafforzare l’attività dei confidi,pur senza un trasferimento diretto di risorse in loro favore.

Tab 4.3 Modalità di trasferimento diretto di risorse dalle CCIAA ai confidi per macro-regioni(2008)

Fondo Rischi Conto Interessi Altri contributiNord-Ovest 30,9 68,5 0,6Nord-Est 41,2 49,4 9,4Centro 76,5 22,8 0,7Sud e Isole 70,9 29,1 0Italia 47,3 48,2 4,5

Fonte: Unioncamere

Come mostra la tab. 4.3 il trasferimento diretto di risorse ai confidi ha riguardato quasi esclu-sivamente contributi a fondo rischi, al fine di rafforzare le capacità di erogazione delle ga-ranzie, o in conto interesse, destinati all’abbattimento dei tassi d’interesse sui prestiti alleimprese socie dei confidi. Residuali altre destinazioni d’intervento, quali la copertura di costidi gestione o di spese legate ai processi di fusione o di razionalizzazione..Dai dati emerge inoltre sostanziale equilibrio a livello nazionale tra le due principali formedi contributo, ma al tempo stesso un differente peso degli interventi nelle aree esaminate.Mentre nel centro Italia e nel Mezzogiorno, prevalgono nettamente i contributi a fondo ri-schi, nel nord vi è prevalenza dei contributi in conto interesse, con particolare riferimentoproprio al nord ovest.

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Le politiche per i confidi. Analisi degli interventi di policy e delle modalità di utilizzo da parte dei confidi piemontesi

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Tab. 4.4 Risorse trasferite dal le CCIAA ai confidi e numero di confidi beneficiari per mo-dalità di trasferimento, Piemonte (2008)

Risorse Confidi Beneficio medio per confidi (migliaia di euro) beneficiari (migliaia di euro)

Fondo Rischi 330 16 20,6Conto Interessi 2132 9 236,9Altri contributi 0 0 0

Fonte: Unioncamere

In Piemonte, in linea con quanto avvenuto nel Nord Italia, le CCIAA hanno privilegiato iltrasferimento di contributi in conto interesse (Tab. 4.4). Tali risorse hanno riguardato unnumero limitato di confidi, con un beneficio medio per soggetto rilevante. Al contrario, icontributi a fondo rischi, seppur circa 1/7 di quelli destinati al conto interesse, hanno ri-guardato 16 confidi, con un conseguente beneficio medio residuale. Negli ultimi anni si è assistito ad una diversificazione nell’azione delle camere di commercio,che, accanto agli strumenti “tradizionali” del trasferimento di risorse ai confidi, hanno messoin campo anche altri strumenti rivolti a ridurre le criticità esistenti fra imprese e mondo cre-ditizio. Questi interventi sono di due tipi:

Fondi di garanzia diretta: si tratta di risorse destinate a garantire direttamente l’impresa;Fondi di co-garanzia o controgaranzia: tali strumenti, pur non prevedendo trasferimentidiretti ai confidi, fanno comunque leva sull’attività da questi svolta, potenziandola siacon la prestazione di una garanzia aggiuntiva, sia con la prestazione di una garanzia disecondo livello, che riduce il rischio assunto dai confidi.

Tab. 4.5 Forme di sostegno indiretto al s istema delle garanzie per t ipo di fondo (2008)

Fondo di Co-garanzia o controgaranzia Fondo di garanzia per le imprese (MLN di euro) (MLN di euro)

Nord Ovest 4,5 0Nord Est 1,8 2Centro 0,1 0,02Sud e Isole 0 0,1Italia 6,4 2,2

Fonte: Unioncamere

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Le politiche per i confidi. Analisi degli interventi di policy e delle modalità di utilizzo da parte dei confidi piemontesi

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Dall’analisi emerge come questo tipo di intervento sia attuato soprattutto dalle CCIAA delnord, mentre sia pratica molto limitata nel resto del paese. Tuttavia tra le regioni del nordemerge una differente ripartizione tra le due modalità. Mentre nel nord est vi è un sostanzialeequilibrio, nel nord ovest la totalità degli interventi è stato rivolto alla costituzione di fondidi co-garanzia o controgaranzia.Va sottolineato come spesso gli interventi indiretti messi in atto dalle CCIAA prevedanouna gestione allargata anche ad altri soggetti. Se generalmente i fondi di garanzia per le im-prese prevedono una gestione esclusiva da parte delle camere di commercio, nei casi di fondidi cogaranzia o controgaranzia le CCIAA hanno più usualmente un ruolo contributivo ocondividono la gestione con altri soggetti.

4.2.1 Gli interventi delle camere di Commercio Piemontesi

Le CCIAA piemontesi hanno evidenziato negli ultimi anni un forte interesse rispetto al si-stema dei confidi. Il riconoscimento dell’importanza strategica dei consorzi di garanzia èsottolineato dal “Monitoraggio delle misure di sostegno ai confidi attuate dal sistema came-rale 2009”, che ha calcolato per il triennio 2006-2008, un trasferimento diretto di risorsepari a circa 8,5 milioni di euro, di cui ha beneficiato larga parte dei confidi piemontesi.

Tab 4.6 Principali parametri dell ’att ività di contribuzione effettuata dalle CCIAA piemontesiin favore dei confidi (2006-2008)

Anno Confidi Imprese Contributi Contributo Finanziamenti Beneficiari Associate CCIAA Medio per Confidi garantiti

(Mln di euro) (Mln di euro) (Mgl di euro)2006 19 128.252 2,6 136,4 39082007 17 90.772 3,5 206,3 32162008 17 94.432 2,4 144,8 2711

Fonte: Unioncamere

L’avvento della crisi ha portato le CCIAA ad un ripensamento dei loro interventi, sia in ter-mini quantitativi che di strumenti. Da un lato sono aumentate le risorse destinate ad hocper i confidi, dall’altro, almeno limitatamente e Torino e Cuneo, si è optato per una diversi-ficazione dei canali di sostegno, in modo da poter venire incontro alle esigenze dei diversiconsorzi. E’ importante mettere in evidenza come contrariamente a quanto perseguito dalla Regione,ma coerentemente con la mission istituzionale di questi enti, i contributi camerali si sono

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sempre più indirizzati a premiare quei confidi che operano prevalentemente all’interno dellaprovincia, penalizzando in alcuni casi i confidi “regionali” o “super-regionali”.Nei paragrafi successivi analizzeremo gli interventi della CCIAA che hanno realizzato stru-menti ad hoc per i confidi, con particolare riferimento alle esperienze di Cuneo e Torino.Le CCIAA di Asti, Alessandria, Biella e Verbania non hanno al momento bandi attivi adhoc per i confidi, sebbene, come confermato dall’incontro con i confidi, i consorzi localihanno potuto accedere a contributi attraverso bandi generici.

Camera di Commercio di TorinoLa CCIAA di Torino ha una lunga tradizione di interventi di sostegno ai confidi. Fino al 2008l’intervento della CCIAA era consistito in un incentivo monetario erogato alle imprese chedecidevano di associarsi ad un confidi. Di fatto, si trattava di una sorta di strumento di marke-ting per i confidi, i quali speravano di attirare nuove imprese grazie al contributo camerale. Dal 2008 la strategia è cambiata sia in termini di entità dell’intervento, aumentato da 600milaeuro a quattro milioni, sia nella modalità del contributo, che andava ad incidere direttamentesul fondo rischi. Più specificamente le principali caratteristiche dell’intervento erano:

L’ammissione di tutti i confidi aventi attività nel torinese, pur avendo sede legale inaltra provincia;La ripartizione del fondo sulla base dello stock di garanzie in essere al 31 dicembre2007 (ultimo bilancio certificato) nei confronti delle sole aziende aventi sede legale nellaprovincia di Torino, con un tetto massimo di 1,2 milioni a confidi;L’utilizzo del contributo camerale per la costituzione un fondo rischi separato da altrifondi rischi ed evidenziato nel bilancio d’esercizio del confidi beneficiario;La dichiarazione anticipata da parte del confidi della leva applicata per l’utilizzo delfondo, ossia il rapporto tra la consistenza iniziale del Fondo e l’ammontare complessivodelle garanzie rilasciate (minimo 1 a 5).

Al contributo si presentarono la quasi totalità dei confidi dell’area torinese, con l’aggiuntadi Fidindustria Biella. Gli elementi interessanti furono la modalità di ripartizione, che tendevadi fatto a favorire i confidi più grandi , i quali erano anche i confidi leader del torinese, non-ché l’utilizzo vincolato del contributo, sia in termini di destinazione, limitata al fondo rischi,sia in termini di applicazione della leva.E’ proprio su questi punti che è stato modificato il bando 2010, il quale pur rimanendo dellastessa entità, ha visto cambiare sia le modalità di ripartizione che quelle di utilizzo. Modificheche non sono solamente tecniche, ma lasciano intravedere una chiara scelta strategica. Inparticolare i principali elementi di innovazione sono:

Le modalità di ripartizione basate oltre che sulla base dello stock di garanzie in esserenei confronti delle imprese della provincia, anche sulla percentuale di attività nel torinese

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rispetto al totale. In particolare si è stabilito che fino al 40% dell’attività verso soci inprovincia di Torino il confidi prende il 100% del riparto, mentre sotto tale soglia il con-tributo cala di 2,5 punti percentuali per ogni punto percentuale in meno;Le modalità di utilizzo: il contributo potrà essere utilizzato o come strumento ibridodi patrimonializzazione o come fondo rischi.

Le conseguenze di queste modifiche sono molto significative. Mentre precedentemente aifini del riparto veniva considerato il valore assoluto delle garanzie in essere in Provincia diTorino, ora ad incidere è anche la percentuale di attività nel torinese rispetto al totale. Ciòfavorisce chiaramente quei confidi di entità media, che hanno un’attività rilevante per granparte nell’area di Torino. Concretamente, ciò ha sfavorito esclusivamente Eurofidi, il quale,avendo nel solo torinese un’attività inferiore al 40%, si è stimato registrerà una perdita dicirca 400mila euro rispetto al tetto massimo di 1,3 milioni. Una somma che secondo il bandoandrà ripartita in modo proporzionale allo stock di garanzie tra tutti gli altri confidi che nonhanno raggiunto il tetto massimo. Le novità inerenti le modalità di utilizzo del fondo, denotano invece l’esigenza da parte dellaCamera di diversificare gli interventi in base all’esigenza del singolo confidi, a seconda chequesto sia un 106 o si sia trasformato in 107. In realtà non c’è alcun vincolo tra la forma delconfidi e la modalità di utilizzo, ma appare chiaro che i confidi 107 prediligano l’uso delcontributo come strumento ibrido di patrimonializzazione, in quanto può essere conteggiatoai fini dei parametri di patrimonializzazione della Banca d’Italia, mentre i confidi 106 sianopiù interessati alla destinazione su un fondo rischi.

Camera di Commercio di CuneoLa CCIAA di Cuneo ha una tradizione consolidata di sostegno diretto ed indiretto al sistemadei confidi. Da quasi 20 anni eroga contributi alle imprese, vincolati alla loro adesione ad unconfidi. Attualmente, la Camera mette a disposizione delle imprese e dei confidi tre strumenti:

Intervento in conto capitale a favore delle imprese che sono garantite dai confidiFondo di garanzia destinato al fondo rischi dei confidiFondo di riassicurazione

La tabella riassume gli interventi previsti dalla CCIAA di Cuneo a sostegno del sistema delcredito, mettendo in evidenza caratteristiche e vincoli di destinazione.

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Tab. 4.7 Interventi per i l s istema dei confidi del la CCIAA di Cuneo (2010)

Intervento Risorse Destinatari Vincoli di destinazione

Fonte: CCIAA Cuneo

I primi due interventi, sono distribuiti sulla base di un bando annuale, ammontante a tremilioni di euro, i quali sono destinati per 2,2 milioni di euro ai contributi in conto capitaleper gli investimenti di imprese garantite, e per 800mila euro come fondo di garanzia. Ilconfidi, sulla base della propria quota, ripartita in base al peso relativo nella Provincia diCuneo, può scegliere quanta parte dedicare al contributo in conto capitale e quanta al fondodi garanzia.

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Bando Camerale Annuale

Contributiin ContoCapitale

Contributi in conto capitale per investimenti(4% o 8% perinvestimentiinnovativi)

2,2 milioni di euro

Imprese consede legale nel cuneese

Presenza diuna garanzia diun confidi

Fondo diGaranzia

Contributi alfondo rischidei confidi

0,8 milioni di euro

Confidi consede legale nelcuneese e conalmeno il 70%di impresesocie della Provincia diCuneo

Garanzia adimprese consede legale nelcuneese

Fondo di riassicurazione(50% delle garanzie, elevabile finoall’80% perparticolari tipologie di investimenti)

1,2 milioni di euro

Qualsiasi confidi cheopera nellaProvincia diCuneo

Riassicuraregaranzieemesse a favore di imprese del cuneese che investano nelterritorio provinciale

Progetto ImpresaConGaranzia

I contributi in conto capitale variano a seconda del tipo di investimento:4% per investimenti in beni materiali e immateriali;8% per interventi innovativi.

I contributi in conto capitale alle imprese sono rivolti alle aziende del cuneese che al mo-mento di un investimento decidono di associarsi ad un confidi. Il meccanismo prevede che,nel momento in cui un confidi garantisce un investimento, segnala alla Camera la nuovapratica, la quale a sua volta eroga il contributo all’impresa. In questo caso, non esiste alcunvincolo rispetto al confidi, che può essere qualunque degli otto soggetti che operano nellaProvincia di Cuneo18. Il vincolo in questo caso riguarda solamente l’impresa garantita, chedeve avere sede legale nel territorio cuneese.Il fondo di garanzia destinato ai confidi si caratterizza per essere limitato solamente ai confididi dimensione provinciale, ossia caratterizzati da avere almeno il 70% di imprese socie ope-ranti nella provincia. In questo senso sono esclusi i quattro grandi confidi regionali (Eurofidi,Unionfidi, Cogart CNA, Italia Comfidi), a vantaggio dei confidi locali. La scelta di escluderei grandi confidi dal fondo di garanzia è motivata dalla necessità di essere sicuri che le risorsedistribuite siano rivolte ad imprese non operanti nella provincia. La CCIAA ha inoltre pre-visto che i quattro confidi beneficiari siano vincolati ad utilizzare i contributi esclusivamentea fondo rischi, e a favore di imprese cuneesi.Oltre alle misure previste dal bando camerale annuale, la CCIAA di Cuneo ha introdottodal 2009 un Fondo di Riassicurazione. Il fondo, finalizzato a riassicurare garanzie affidatead imprese con sede nel cuneese e che facciano investimenti nella provincia, ammonta at-tualmente a poco più di un milione di Euro, ma è in vista una fase di ristrutturazione, fina-lizzata ad aumentarne le risorse. Nel giugno del 2010,la Cassa di Risparmio di Cuneo haannunciato l’impegno di un milione di euro, mentre è allo studio un intervento della Pro-vincia di Cuneo, ancora da definire.Il fondo di riassicurazione, denominato “Progetto ImpresaConGaranzia” provvede a con-trogarantire finanziamenti chirografari e/o leasing mobiliari di durata da 18 fino a 120 mesie mutui ipotecari e/o leasing immobiliari di durata fino a 20 anni. Il progetto, che è rivoltoa tutti gli otto confidi operanti nel cuneese, prevede che la riassicurazione della Camera diCommercio non possa superare il 50% della garanzia assunta in primo grado dal confidi,ma può essere elevata tra il 60 e l’80% per particolari tipologie di imprese.

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18 Eurofidi, Unionfidi, Cogart CNA, Italia Comfidi, Confartigianato Fidi Cuneo, Ascom Langhe e Roero, Cooperativa CTS, Agricolfidi NordOvest.

Camere di Commercio di Vercelli e NovaraSe Torino e Cuneo si caratterizzano per una tradizione di interventi per i confidi di lungadurata, le altre camere di commercio hanno in genere preferito concentrare le risorse sualtri aspetti legati al tema dell’accesso al credito. Tuttavia, con la rivalutazione del ruolo deiconfidi alcune camere hanno realizzato degli strumenti ad hoc.La CCIAA di Vercelli ha messo a disposizione, insieme alla Provincia di Vercelli e alla Fon-dazione Cassa di Risparmio di Vercelli un fondo di 300 mila euro a favore dei confidi. LaCCIAA di Novara ha invece recentemente pubblicato un bando con il quale s’impegnano150.000 euro a favore dei confidi del territorio. La ripartizione delle risorse avviene per il50% sulla base del numero assoluto di pratiche concluse con imprese del territorio, e perun altro 50% in virtù dell’entità complessiva dei finanziamenti garantiti.

4.3 Le polit iche di l ivel lo nazionale: i l Fondo Centrale di Garanzia

Il Fondo Centrale di Garanzia (FCG) è operativo dal 1999 presso il Mediocredito CentraleSpa (MCC), che ne è il gestore unico (art. 2 comma 100 lettera a, della l. 662/96). Il fondoemette sia garanzie che contro-garanzie, in favore di piccole e medie imprese operanti sul ter-ritorio nazionale19. A partire dal 2009 il fondo è stato reso accessibile anche alle imprese arti-giane e dell’auto-trasporto20. Il Fondo interviene su operazioni finanziarie, a favore di PMI,perfezionate da banche, intermediari finanziari di cui all’art. 107 del Testo Unico bancario eSFIS (Società Finanziaria per l’Innovazione e lo Sviluppo). E’ inoltre prevista la controgaranziadel Fondo a favore delle garanzie prestate dai Confidi e dai fondi di garanzia gestiti da Banche,da Intermediari Finanziari o dai soggetti di cui all’art. 106 del Testo Unico bancario. Nel caso della garanzia diretta, il fondo interviene nella misura massima del 60 per centodell’importo di ciascuna operazione finanziaria. Tale percentuale è elevata fino all’80 percento in casi particolari21. Nel caso della controgaranzia, il fondo interviene, invece, nella misura massima del 90 per centodella garanzia prestata dai confidi o dagli altri fondi di garanzia. Ciascuna impresa può beneficiarecomplessivamente di un importo massimo garantito pari a 1,5 milioni di euro (precedentementeil tetto era fissato a 500mila euro). Questa cifra si riferisce all’esposizione in essere alla data dipresentazione della domanda, tenuto conto delle quote di capitale già rimborsate22.

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19 Le imprese che hanno sede legale o unità locale in Toscana e Lazio possono beneficiare esclusivamente della controgaranzia.20 Alcuni settori sono esclusi dalla garanzia diretta (ma non dalla controgaranzia): agricoltura, della pesca, dei trasporti, dell’industria automo-bilistica, della costruzione navale, delle fibre sintetiche, dell’industria carboniera e della siderurgia.21 Per le piccole e medie imprese a prevalente partecipazione femminile, per le piccole e medie imprese ubicate nelle zone 87.3 a) del Trattatoche istituisce l’Unione europea, per le piccole e medie imprese aderenti a programmazione negoziata.22 Ciò significa che se un’impresa è stata garantita per un milione di euro, ma ne ha già rimborsato 400 mila, può ottenere un’altra garanzia finoad un massimo di 900 mila euro. Per le sole imprese di trasporto merci su strada per conto terzi (codice 60.25 della classificazione ISTAT 1991)l’importo massimo garantito è di 750 mila euro.

Le imprese possono beneficiare dell’intervento del Fondo per ogni tipo di operazione, pur-ché direttamente finalizzata all’attività d’impresa: operazioni di leasing, finanziamenti amedio-lungo termine, acquisizione di partecipazioni, prestiti partecipativi e altre operazioniquali, p.es., finanziamenti a breve termine, consolidamento, fideiussioni, finanziamenti amedio-lungo termine per liquidità.L’intervento del Fondo è assistito dalla garanzia di ultima istanza dello Stato che comporta,secondo la vigilanza della Banca d’Italia, “attenuazione del rischio di credito” sulle garanziedirette e sulle controgaranzie a prima richiesta concesse dal Fondo, azzerando l’assorbimentodi capitale per i soggetti finanziatori sulla quota di finanziamento garantita23. La validità dellostrumento è principalmente dovuta alla “ponderazione zero”, in quanto garanzia pubblicaa tutti gli effetti. Come dimostrato anche da Gai e Rossi (2009), il FCG è pertanto uno deglistrumenti di policy più “efficienti” nel sostegno al credito delle Pmi. Inoltre, la garanzia, se-condo i dettami del Nuovo Accordo di Basilea, è concessa a favore delle banche e a favoredei Confidi e degli altri fondi di garanzia che prestano una garanzia esplicita, incondizionata,irrevocabile ed “a prima richiesta”.

4.3.1 Statistiche sull’operatività del fondo: il peso del Piemonte

Presentiamo ora alcune analisi su dati aggregati relativi all’operatività del fondo, dando par-ticolare attenzione al ‘peso’ del Piemonte rispetto alle altre aree geografiche del Paese. Al febbraio del 2010, le banche che avevano convenzioni con il FCG erano 129 e i confidiconvenzionati erano 97 (Mauro 2010). Nei primi nove anni di attività, il FCG ha ammessoalla garanzia (del fondo) oltre 81.000 operazioni finanziarie per un totale di finanziamentipari a 15,9 miliardi di euro. Con riguardo esclusivamente all’anno 2009, i finanziamenti ero-gati sono risultati essere pari a 4,9 miliardi di euro, mentre l’importo garantito totale in essereè stato pari a 2,7 miliardi di euro, ossia il 56% (percentuale media di copertura (rapporto trale garanzie prestate ed i finanziamenti concessi)24. Sull’arco dei dieci anni questo rapportoè risultato essere pari a 51,1%. L’accantonamento medio è risultato pari all’11,2 per cento,ossia per un euro di credito garantito, la banca accantona 11,2 centesimi di euro, sia con ri-guardo al decennio 2000-2009 che al solo anno 2009. La tabella 1 permette di effettuare alcune considerazioni in merito alla diversa composizionedel credito erogato, garantito e degli accantonamenti nelle singole aree geografiche. In par-ticolare, la tabella mostra il peso della regione Piemonte rispetto al totale delle regioni delnord e dell’Italia (incluso il Piemonte). In termini di numero di operazioni la regione ospita

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23 Come dimostrato da Gai e Rossi (2009), il rilascio di controgaranzia ‘eligible’ (forma di fideiussione personale) sul Fondo centrale di garanziaper le Pmi, che garantisce un coefficiente di ponderazione dello 0% per i finanziamenti effettuati, è una delle opzioni di policy più “efficaci”nell’ingenerare maggiori volumi di credito (effetto moltiplicatore). A riguardo, vedi il capitolo 1.24 Calcolo: (3,4/6,1)*100.

circa metà delle operazioni garantite (18mila) al nord e quasi un quarto di quelle garantite alivello nazionale. Il peso del Piemonte si mostra simile anche se consideriamo l’importo deifinanziamenti. L’importo medio delle operazioni in Piemonte (199 868 €) risulta essere inlinea con quello nazionale e significativamente più contenuto della media del nord. Con ri-guardo alla quota di credito garantito sul totale del credito, il Piemonte (43,2%) mostra livellileggermente più bassi della media del nord (46%) e significativamente più bassi della medianazionale (51,1%)25.

Tab. 4 .8 L’operat iv i tà de l fondo: P iemonte a confronto con a l t re aree de l paese : anni2000-2009

Area Operazioni Importo Garantito Accantonamentogeografica (a) (b) (c) (d)

N Mld € Media € Mld € % riga Mld € % rigainc. % inc. % (b/a) inc. % (c/b) inc. % (d/c)

Piemonte 18 161 3,6 199 868 1,56 43,2% 0,18 11,6%Nord 46,6% 41,1% 226 985 38,5% 46,0% 38,9% 11,4% Italia 22,3% 22,8% 195 900 19,3% 51,1% 19,9% 11,2%

Fonte: rielaborazioni nostre su dati tratti da: http://www.fondidigaranzia.it/

I dati presentati e commentati finora non distinguono le operazioni di controgaranzia daquelle di garanzia diretta. La tabella 4.8 mostra come il Piemonte nel 2009 ha ‘ospitato’ il23% delle operazioni di contro-garanzia (la stessa quota se si considera l’importo dei finan-ziamenti attivati) a livello nazionale, e il 42% delle operazioni effettuate al nord (40% dei fi-nanziamenti). Con riguardo alla garanzia diretta, invece, il Piemonte, mostra un sotto-utilizzodella misura: 3% su base nazionale 11% sul nord. Si rilevano inoltre differenze significativetra aree geografiche con riguardo alle ‘dimensioni’ medie delle operazioni garantite da ga-ranzia diretta mentre per quanto riguarda le operazioni coperte da contro-garanzia non siregistrano differenze altrettanto significative.

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25 Consideriamo in questa nota il moltiplicatore del fondo, ossia la capacità di generare credito. Nel caso ipotetico di una ponderazione 100% edi una garanzia sul 100% del credito: il moltiplicatore sarebbe pari a 1. Il rapporto sarebbe infatti 1:1, 1 euro di garanzia attiverebbe un euro dicredito. In realtà, il coefficiente di ponderazione medio, come abbiamo visto, è pari a 11,4%. Pertanto, il moltiplicatore del fondo calcolato sulcredito “garantito” (cioè la quota coperta dalla garanzia) è calcolato pari a circa 8,77 (Calcolo: 1 / (11,4/100)): un euro di dotazione addizionaledel Fondo consente pertanto di attivare circa nove euro di garanzia. Se si considera il totale del credito finanziato, il moltiplicatore del FCG au-menta. Questo è ovvio, in quanto la garanzia – come visto prima – copre in media il 56% del credito erogato. Pertanto il moltiplicatore dicredito “finanziato” è pari a 15,6 (Calcolo: 1/((11,4/100)(56/100))). Con un euro di garanzia del Fondo sono dunque attivabili circa 16 eurodi finanziamenti totali (Calcolo per la dotazione del fondo: (6,1/15,6)*1000 = 391 mln euro; (3,4/8,77)*1000 = 388 mln euro).

Tab. 4.9 Distribuzione geografica del fondo, contro-garanzia e garanzia diretta (anno 2009)

Area N Importo % % Incidenza Incidenza Importo geografica operazioni (mln euro) operazioni** importo** Piemonte Piemonte medio

Operazioni importo (euro)

Contro-garanzia

Piemonte 4243 650,9 23% 23% - - 153.404 Nord 10129 1636,1 33% 35% 42% 40% 161.531 Italia 18099 2784,4 44% 41% 23% 23% 153.845

Garanzia

Piemonte 153 91,7 3% 5% - - 599.505 Nord 1359 778,5 22% 36% 11% 12% 572.827 Italia 5525 1.884,2 75% 59% 3% 5% 341.040

Totale

Piemonte 4396 742,6 19% 16% - - 168.930 Nord 11488 2.414,6 30% 36% 38% 31% 210.186 Italia 23624 4.668,7 51% 48% 19% 16% 197.624 ** Nord e Italia, al netto di Piemonte Fonte: rielaborazioni nostre su dati forniti dall’Ufficio del Presidente del Comitato del Fondo di Garanzia per le PMI - Ministero dello SviluppoEconomico

La figura 4.1 mostra graficamente con riguardo al 2009 la distribuzione del fondo a livellogeografico, distinguendo tra controgaranzia e garanzia diretta.

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Fig. 4.1 Distribuzione geografica del fondo, f inanziamenti att ivati con contro-garanzia egaranzia diretta (2009)

** Nord e Italia: valori calcolati al netto di Piemonte Fonte: rielaborazioni nostre su dati forniti dall’Ufficio del Presidente del Comitato del Fondo di Garanzia per le PMI - Ministero dello SviluppoEconomico

La figura mette in evidenza il sovra-utilizzo in Piemonte della controgaranzia e il sotto-uti-lizzo della garanzia diretta. Tuttavia, per poter affermare che vi sia effettivamente un’iniquadistribuzione del fondo, è indispensabile conoscere il peso dei finanziamenti bancari alleimprese in Piemonte rispetto al totale nazionale. A questo scopo, utilizziamo i dati di Arti-giancassa sul totale dei finanziamenti in essere in favore dell’insieme dei settori produttivi.La tabella 4.10 mostra quindi l’incidenza del Piemonte con riguardo al FCG e con riguardoai finanziamenti bancari al sistema economico sui rispettivi totali nazionali.

Tab. 4.10 I l peso del Piemonte sul totale nazionale del Fondo Centrale di Garanzia e sui f i-nanziamenti bancari al s istema economico (anno 2008)

A Controgaranzia FCG Piemonte (2008) / Controgaranzia FCG Italia (2008)= 23,5%26

B Finanziamenti bancari al sistema economico Piemonte (2008) / Finanziamenti bancari al sistema economico Italia (2008) = 6,6%

C A/B = 3,6%

Fonti: FCG e Artigiancassa

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26 Calcolato sul 2008

In caso di perfetta distribuzione del Fondo ci si aspetterebbe che il rapporto tra i due rapporti(c) fosse uguale ad 1. Invece, il rapporto è uguale a 3,6. Questo conferma che in Piemontela controgaranzia del fondo è stata utilizzata quasi tre volte di più rispetto alla media italiana.Lo stesso calcolo, che per sintesi non riportiamo, può essere proposto anche per la garanziadiretta. II risultato indica che il rapporto diventa 0,6, a dimostrazione che il fondo per quantoriguarda la garanzia in Piemonte è stato effettivamente sotto-sfruttato rispetto alla mediaitaliana.Ora cerchiamo di stimare qual è l’effettiva rilevanza del FCG sul sistema del credito alle im-prese piemontesi. Cioè, ci chiediamo quale è l’incidenza dei finanziamenti contro-garantitida FCG sul totale dei finanziamenti bancari alle imprese in Piemonte. Per fare questo, i datifino ora discussi vanno ‘ponderati’ rispetto al totale dei finanziamenti bancari in essere inregione. Nella tabella 4.11 proponiamo alcune stime del peso del FCG in Piemonte.

Tab. 4.11 Alcune stime del peso del FCG sul sistema del credito bancario alle imprese piemontesi

A Tot. Controgaranzia FCG 2008 / Tot. finanziamenti 2008 (Artigiancassa 2009) = 0,4 %B Tot. Controgaranzia FCG 2009 / Tot. finanziamenti 2009 (Banca d’Italia 2010) = 0,6%C Tot. Controgaranzia FCG 2009 / Tot. finanziamenti imprese 2009

(Banca d’Italia 2010) = 1,1%D Tot. Controgaranzia FCG 2009 / Tot. Finanziamenti alle Pmi < 20 addetti 2009

(Banca d’Italia 2010) = 6,0%* Le stime a) e b) sono comprensive di tutti i settori (pubbliche amministrazioni, società finanziarie e assicurative), e comprensive delle sofferenze** La stima c) è limitata alle sole imprese, e comprensive delle sofferenze*** La stima d) è calcolata sulle imprese <20 addetti

Dal 2008 al 2009 a livello nazionale si è registrato un sostanziale incremento sia delle do-mande presentate (111,82%) che dei finanziamenti richiesti (+211,58%) e accolti(+109,90%), nonchè dell’importo garantito (+137,99%) (Mauro 2010).I seguenti due grafici mostrano il trend dell’operatività del fondo distinto tra garanzia e con-tro-garanzia27. La prima figura 4.2 mostra le differenze tra aree geografiche, con distinzionedel Piemonte, relativamente all’incidenza dei due tipi di strumenti del FCG sul totale dei fi-nanziamenti attivati in regione tramite il fondo stesso. La contro-garanzia rimane lo stru-mento largamente più consistente in termini di volumi (ca. 80% del totale di attività delfondo a livello nazionale) e vicino al 100% in Piemonte. La garanzia diretta si attesta suvalori nettamente più bassi sia in termini di operazioni che di finanziamenti attivati, pur re-gistrando, come vedremo anche sotto, un netto cambio di tendenza tra il 2008 e il 2009.

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27 La co-garanzia ricopre un ruolo del tutto marginale, pertanto non viene considerata.

Fig. 4.2 La composizione dei finanziamenti attivati nelle diverse aree geografiche per tipo di stru-mento: controgaranzia e garanzia diretta: Piemonte, media Italia e media Nord, anni 2007-09

** Nord e Italia: valori medi comprendenti il PiemonteFonte: rielaborazioni nostre su dati forniti dall’Ufficio del Presidente del Comitato del Fondo di Garanzia per le PMI - Ministero dello Sviluppo Economico

La fig 4.3 mostra il trend dei finanziamenti attivati tramite i due strumenti del FCG. In modoparticolare, dal 2008 al 2009 si è registrato un drammatico incremento della garanzia diretta,la quale è cresciuta, in termini di numeri di operazioni, del 270% a livello piemontese supe-riore all’incremento medio del totale delle regioni del nord. La media nazionale è del 150%.Anche la contro-garanzia è cresciuta, ma a velocità nettamente più contenute. Con l’ecce-zione del Nord Italia, che ha registrato un incremento annuo del 200%.

Fig. 4.3 Il trend uti l izzo di contro-garanzia e garanzia diretta: valori relativi ai f inanziamentimedi att ivati (mln euro): Piemonte, media Ital ia e media Nord (anni 2007-09)

** Nord e Italia: valori medi comprendenti il Piemonte Fonte: rielaborazioni nostre su dati forniti dall’Ufficio del Presidente del Comitato del Fondo di Garanzia per le PMI - Ministero dello Sviluppo Economico

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Infine, con riguardo alla distruzione del fondo tra i diversi settori produttivi, il Piemontemostra un’incidenza di utilizzo del fondo più elevata nel settore dell’industria, rispetto allamedia italiana.

4.4 L’uti l izzo degli strumenti di pol i c y da par te dei confidi piemontesi

I paragrafi precedenti hanno messo in evidenza come i confidi piemontesi abbiano un ampioventaglio di opportunità di strumenti di sostegno pubblico, i quali sono realizzati a livellocamerale, regionale e nazionale. Tuttavia, ciò non significa che i confidi usufruiscono di tuttigli strumenti a disposizione, ma al contrario essi generalmente selezionano solo alcuni diquesti. Infatti, la figura 4.4 mostra che il grado di utilizzo dei vari strumenti è variabile: men-tre i contributi di patrimonializzazione regionali e le misure proposte dalle CCIAA sonostati utilizzati dalla quasi totalità dei confidi contattati, meno della metà dei confidi dichiaradi aver usufruito di altri interventi, quali il fondo di riassicurazione anticiclica regionale, ilFCG, e altri tipi di intervento pubblico.

Fig. 4.4 I l g rado di uti l izzo dei vari strumenti di polit ica pubblica da par te dei confidi pie-montesi negli ult imi tre anni, Piemonte

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: 21 su 24 confidi

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Ci siamo quindi chiesti se le modalità di fruizione di tali interventi mostrassero una variabilitàtra i diversi tipi di confidi. La figura 4.5 si focalizza sulle differenze tra 107 e 106. In parti-colare, la figura mette in evidenza come solo i confidi 107 e una minoranza dei confidi 106s’interfaccia con tutti e tre i livelli istituzionali (nazionale, regionale, provinciale-camerale).Al contrario, la maggioranza assoluta dei confidi 106 si rivolge solamente alla Regione e allaCCIAA di riferimento. Complessivamente si può sostenere come i confidi piemontesi si ri-volgano in genere a più di un livello di governo, mentre in solo due casi su 21 s’indirizzanoverso un solo interlocutore pubblico.

Fig. 4.5 L’uti l izzo di interventi di vari l ivel l i ist ituzionali da par te dei confidi piemontesinegli ult imi tre anni, per t ipo di confidi , Piemonte

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: 21 su 24 confidi

La figura 4.6 entra nel dettaglio degli strumenti separando i due interventi di carattere re-gionale ed introducendo il ricorso ad altri soggetti pubblici. Dal quadro emerge il differenteutilizzo dei due strumenti regionali, già segnalato prima. Questa differenziazione è influen-zata principalmente dall’atteggiamento dei 106, i quali solo per poco più di un terzo hannofatto ricorso al fondo. Il mancato utilizzo del fondo è motivato con tre argomentazioni. Inprimo luogo diversi confidi ritengono il cap molto basso, e quindi non conveniente. In se-condo luogo si fa riferimento all’eccessiva burocratizzazione del fondo, le cui procedure peraccedervi scoraggerebbero le adesioni28. Infine, in alcuni casi i confidi non lo ritengono ne-cessario per via del basso numero di insolvenze o per l’utilizzo di strumenti alternativi, quali

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28 Ricordiamo che i confidi sotto la soglia dei 75 milioni per accedervi hanno dovuto costituirsi in un’associazione temporanea d’impresa.

il fondo legato alla Legge 1068 di Artigiancassa. Al contrario l’utilizzo dei contributi patri-moniali ha riguardato tutti i confidi, con la sola eccezione di un confidi, Fidicom, il qualeinteragisce esclusivamente con il livello nazionale.

Fig. 4.6 I l g rado di uti l izzo dei vari strumenti di polit ica pubblica da par te dei confidi pie-montesi negli ult imi tre anni, per t ipo di confidi , Piemonte

Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: 21 su 24 confidi

Rispetto alle politiche delle CCIAA non abbiamo diversificato tra i molti strumenti attivi,ma ci siamo limitati a considerare il numero di confidi che ha aderito ad almeno un inter-vento del livello camerale. In questo caso è emerso come la CCIAA è un interlocutore con-solidato per la quasi totalità dei confidi. In questo caso sono soltanto tre i soggetti che nonhanno usufruito di alcuno intervento camerale. Il differente approccio tra confidi di natura istituzionale diversa è particolarmente evidenteanche se si considera il ricorso al Fondo Centrale di Garanzia. In questo caso mentre tutticonfidi 107 sono accreditati ed utilizzano massicciamente il fondo, oltre i 2/3 dei soggetti106 non si interfaccia con il livello nazionale. Le condizioni di accesso, i costi, ma anche, li-mitatamente ai confidi del commercio, il ricorso alle finanziarie associative, sono le principalimotivazioni con cui questi confidi argomentano il mancato utilizzo.A completamento dell’analisi va sottolineato come esistano altri interventi pubblici residualie non riferibili ai tre livelli citati. Tra questi figurano, per i confidi artigiani, il fondo gestitoda Artigiancassa derivante dalla regionalizzazione della Legge 1068. A livello provinciale ecomunale sono stati registrati solo due interventi: il Fondo Provinciale della Provincia di

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Biella e un contributo del Comune di Casale al confidi locale. Tali interventi non vanno sot-tovalutati, in quanto sono ritenuti molto rilevanti dai confidi che ne usufruiscono, nella mi-sura in cui compensano la scarsa presenza di interventi a livello camerale.

4.5 Il g radimento degli interventi pubblici tra i confidi piemontesi

Attraverso i questionari, i rappresentanti dei confidi sono stati invitati ad esprimere il lorogradimento degli interventi da loro utilizzati. Le opinioni espresse dagli intervistati possonoessere influenzate da una serie di fattori di carattere contestuale che, in potenza, ne inficianosia la validità che l’attendibilità’. Attraverso qualche accorgimento metodologico abbiamocercato di ridurre al minimo tali fonti di distorsione. Ad esempio, abbiamo seguito lo stessoordine di domande per tutti i confidi, abbiamo chiesto ai confidi di esprimere un gradimentounicamente sugli interventi effettivamente utilizzati, e abbiamo invitato gli stessi a esprimereun gradimento su una scala numerica dove al valore 0 abbiamo assegnato un giudizio moltonegativo e al valore 5 un giudizio massimamente positivo. Fatta questa premessa sulla cautelanecessaria nell’interpretare tali dati, in questo paragrafo riportiamo gli indici di gradimentodei due strumenti regionali, degli interventi delle CCIAA e del FCG.

4.5.1 Il gradimento degli interventi regionali

Come già intuibile dal livello di utilizzo, il gradimento espresso dai confidi sulla politica re-gionale differisce sia in relazione al tipo d’intervento, sia tra le due categorie istituzionali.Come emerge dalla figura 4.7, i confidi percepiscono globalmente in modo positivo l’inter-vento di patrimonializzazione, con un indice di gradimento positivo per entrambe le cate-gorie, seppur in modo più accentuato tra i 107. Al contrario l’intervento di riassicurazionefa registrare un valore complessivo intermedio, che è la risultante della media tra il gradi-mento buono dei confidi 107 e negativo dei confidi 106. Va inoltre considerato che, relati-vamente al fondo di riassicurazione sono stati solamente considerati i confidi che hannoeffettivamente utilizzato lo strumento. Tuttavia, alcuni confidi hanno motivato il mancatoricorso proprio con un giudizio critico nei confronti dello strumento. Pertanto, volendo te-nere conto anche del gradimento espresso da questi soggetti, il gradimento medio espressoper gli interventi regionali si ridurrebbe leggermente.

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Fig. 4.7 Gradimento degli interventi della Regione Piemonte da parte dei confidi piemontesi,per t ipo di confidi (settembre 2010)

** Gradimento espresso su una scala da 0 (minimo gradimento) a 5 (massimo gradimento) Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: 21 su 24 confidi

Come detto gli interventi di patrimonializzazione sono stati unanimemente giudicati comepositivi. I confidi sottolineano come questi contributi siano fondamentali, specie nell’attualecrisi e a maggior ragione per i confidi che hanno mutato la forma istituzionale. I confidi ri-conoscono l’importanza dello sforzo della Regione e auspicano che si proceda negli anni avenire in questa direzione.Tuttavia non mancano alcuni elementi di frizione, riguardanti sia l’entità complessiva dellerisorse, sia la ripartizione. In primo luogo, i confidi richiedono uno sforzo ancora maggioreche riconosca il contributo fondamentale che i confidi hanno svolto nell’attutire l’effettodella crisi. In secondo luogo, i confidi rivendicano una maggiore attenzione verso la propriacategoria istituzionale. I confidi maggiori sostengono che le risorse dovrebbero essere indi-rizzate in maniera preponderante verso i soggetti con maggiori potenzialità. Al contrario, iconfidi 106 richiedono una maggiore attenzione in virtù della grande rappresentatività cheesercitano sul territorio e in particolar modo rispetto alle micro imprese. In questa ottica,vedrebbero come più appropriata una ripartizione basata non solo su criteri dimensionalima anche su parametri di efficienza. Più problematico è il discorso relativo al fondo di riassicurazione. Analizzando le rispostedei confidi 106 emergono alcuni elementi critici. In primis, come già descritto nel paragrafo4.4, la burocratizzazione per accedervi ne scoraggia l’utilizzo. Anche le caratteristiche dello

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strumento sono considerate non idonee in quanto si ritengono eccessivi i vincoli all’accesso,e troppo basso il “cap”. Un gradimento positivo, seppur con qualche ombra, è invece espresso dai confidi 107. Po-sitivamente si sottolinea la peculiarità anticiclica dello strumento, il quale ha rappresentatoun’ancora di salvataggio per molte imprese sul breve termine. Anche la percezione dei vincoliè opposta a quella dei 106, in quanto si ritiene che permettano di accedere ad un ampio ven-taglio di imprese. Tra le critiche, analogamente al gruppo dei 106, si evidenzia la troppa bu-rocrazia. Inoltre vi è un invito a riflettere sul rapporto con il Fondo Centrale di Garanzia,prendendo anche in considerazione l’ipotesi di trasferire direttamente le risorse su questostrumento, piuttosto che realizzare fondi alternativi che finiscono per attirare solo quellepratiche che non hanno trovato accoglimento a livello nazionale. Di fatto l’incapacità delfondo regionale di ridurre l’assorbimento di capitale, risulta essere l’elemento che lo rendemeno competitivo rispetto al FCG.

4.5.2 Le aspettative nei confronti del decisore regionale

Nel precedente paragrafo abbiamo messo in evidenza il gradimento dei confidi rispetto allepolitiche regionali. Dal quadro è emerso che il gradimento varia a seconda degli strumenti(in generale, meglio la patrimonializzazione della riassicurazione) e della categoria istituzio-nale dei confidi (maggior consenso tra i 107). In questo paragrafo analizziamo invece leaspettative nei confronti del decisore regionale, ossia quali strategie la Regione dovrebbe in-traprendere, a detta degli intervistati, per venire incontro alle esigenze dei confidi. Anche inquesto caso analizziamo separatamente l’opinione dei 107 e dei 106.Tra i confidi 107 in un solo caso si ritiene che la Regione debba proseguire nell’attuale dire-zione senza sostanziali modifiche. Il soggetto ritiene che la Regione metta a disposizionegià tutti gli strumenti idonei alle esigenze dei confidi, e stia a questi utilizzarli nel modo piùefficiente possibile. Gli altri quattro soggetti sollevano invece tre temi corrispondenti a treesigenze. In primo luogo si richiede maggiore chiarezza in merito alle somme che verrannostanziate e agli interventi previsti. Senza certezze di lungo periodo sulla qualità del sostegnodi cui il confidi beneficerà, il consorzio si trova a dover prendere scelte importanti sulla basedi informazioni scarse o solo ipotetiche.Due confidi chiedono invece alla Regione una scelta netta a favore della patrimonializza-zione. In questo caso si sottolinea come la vera esigenza sia rappresentata dal patrimonio ein questa direzione la Regione dovrebbe concentrare i suoi sforzi, anche a discapito dellariassicurazione.Infine la terza esigenza messa in luce, strettamente connessa alla precedente, è quella di unamaggiore attenzione verso strumenti che oltre a far decrescere il rischio, riducano l’accan-

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tonamento di capitale. Ed è proprio con questo punto che si spiegherebbe il modesto suc-cesso del Fondo di Riassicurazione.I confidi 106 convengono con i 107 per quanto riguarda la richiesta di maggiore patrimo-nializzazione. Tuttavia, più che sul fronte della quantità delle risorse impegnate, l’aspettativaè rivolta ad un cambiamento della modalità di distribuzione. La quasi totalità dei confidi 106ritiene che oltre a parametri dimensionali, siano inseriti anche parametri di efficienza (insol-venze, costi, attivo di bilancio, etc.) ai fini della distribuzione delle risorse. I confidi inter-pretano l’operato della Regione come mosso da un elemento pregiudiziale circa l’efficienzadelle strutture, il quale andrebbe superato anche attraverso una migliore conoscenza dellerealtà locali. I confidi fanno inoltre proprie le richieste avanzate dal Coordinamento rispettoad una modifica delle linee di intervento del fondo di riassicurazione, affinchè si vada in-contro alle necessità delle imprese che incontrano maggiori difficoltà, le quali, sulla base deimeccanismi attuali, non possono accedere al fondo. Oltre ad una revisione dei meccanismi di patrimonializzazione e riassicurazione, va segnalatocome una minoranza dei confidi richieda un sostegno della Regione in un’ottica di raziona-lizzazione. La Regione in questo senso dovrebbe incentivare le fusioni sia, in una fase pre-liminare, attraverso il finanziamento di studi fattibilità, sia, in una fase operativa, sostenendole operazioni di adeguamento organizzativo, procedurale e patrimoniale dei confidi che de-cidessero di fondersi.Alcuni confidi sostengono invece come la Regione possa avere un ruolo attivo in un pro-cesso di istituzionalizzazione del soggetto di rappresentanza dei 106 (il tavolo di coordina-mento), che possa anche trasformarsi in un centro servizi che permetta ai confidi di ridurrei costi. Infine, va sottolineato come tra i confidi prevalga un atteggiamento critico verso la parteci-pazione indiretta della Regione in Eurofidi. Relativamente a questo aspetto, gli intervistatisollevano riserve sotto il profilo della libera concorrenza e della proiezione extra-regionaledel soggetto a partecipazione pubblica.

4.5.3 Il gradimento degli interventi camerali

Il gradimento degli interventi del livello camerale è condizionato dalla provincia di riferi-mento. Se i confidi del torinese e del cuneese si interfacciano con enti molto attivi sul temadei confidi, i consorzi delle altre province hanno a che fare con camere che hanno definitoaltre priorità nella distribuzione delle risorse.

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Fig. 4.8 Gradimento degli interventi del le CCIAA piemontesi da par te dei confidi piemon-tesi , per t ipo di confidi (settembre 2010)

** Gradimento espresso su una scala da 0 (minimo gradimento) a 5 (massimo gradimento) Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: 21 su 24 confidi

Come mostra la figura 4.8, le CCIAA registrano complessivamente un gradimento piuttostoalto, sebbene trovino un maggiore consenso tra i confidi 106 rispetto ai 107. Il dato nondeve sorprendere in virtù della tradizionale mission localistica delle camere, che si traducein interventi volti a favorire quei confidi che operano per larga parte nel territorio di riferi-mento. I confidi 106 riconoscono in genere una maggiore attenzione delle CCIAA verso lerealtà minori, sottolineando le differenze rispetto all’approccio della Regione. Le perplessitàdei confidi non vigilati sono in genere solo limitati alle province dove non è presente un’a-zione significativa della Camera di riferimento. In questo senso è significativo come questiconsorzi percepiscano come fortemente penalizzante la mancanza di un sostegno ad hoc, eauspicano un’inversione di tendenza che segua i modelli di Cuneo e Torino.Tra i confidi 107 il gradimento verso le azioni delle CCIAA è positivo, ma con maggiori ri-serve. Fatto salvo l’elogio , almeno limitatamente a Torino e Cuneo, per l’attenzione che leCCIAA hanno dedicato ai confidi e il crescente impegno su questo fronte, le perplessità dei107 sono riconducibili a tre fattori:

L’entità delle risorse;Le modalità nella ripartizione delle risorse;L’assenza di coordinamento tra le diverse strutture.

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•••

Differentemente dai 106, che considerano importanti i contributi delle CCIAA, i soggetti mag-giori considerano generalmente i contributi camerali come “non determinanti”. Se ne riconoscel’utilità, ma al tempo stesso si sottolinea come non condizionino l’attività dei consorzi.Una seconda critica riguarda la modalità di ripartizione delle risorse che, come documentatoin fase di descrizione delle politiche, penalizza in genere i confidi regionali o super-regionali.L’emblema di questo malcontento è rappresentato dal ricorso al TAR presentato da Eurofidicontro la riduzione dei contributi previsto dal bando 2010 della CCIAA di Torino per queiconfidi che hanno un volume di attività nel torinese inferiore al 40%.Infine, i soggetti maggiori evidenziano come sarebbe auspicabile un maggiore coordina-mento tra le camere, che miri a realizzare una strategia camerale regionale. I confidi con di-mensione maggiore evidenziano le difficoltà connesse al dover interloquire con otto realtàdiverse, le quali propongono strumenti differenti e non coordinati.Va tuttavia considerato come, al di là di queste critiche, i confidi maggiori apprezzino, almenolimitatamente a Torino e Cuneo, l’attenzione che le CCIAA hanno dedicato ai confidi e ilcrescente impegno su questo fronte. La figura 4.9 riassume l’indice di gradimento espresso dai confidi, suddivisi sulla base dellaloro collocazione geografica. Sono stati considerati oltre ai 107, che interagiscono con piùCCIAA, anche quei confidi che si rivolgono esclusivamente o prevalentemente ad una solaCCIAA. In questo modo è possibile individuare come varia il gradimento a livello localedelle politiche delle camere di commercio.

Fig. 4.9 Gradimento delle politiche camerali, per provincia di riferimento dei confidi (settembre2010)

** Gradimento espresso su una scala da 0 (minimo gradimento) a 5 (massimo gradimento) Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: 21 su 24 confidi

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I dati non sorprendono, in quanto sono i confidi del torinese e del cuneese, dove risiedonole CCIAA più attive, ad esprimere il maggior indice di gradimento. Torino trova general-mente un consenso ampio sia tra confidi locali che tra quelli regionali, sebbene con le riservegià discusse precedentemente. Un discorso analogo vale per Cuneo dove però è molto in-teressante sottolineare il consenso massimo dei confidi che operano esclusivamente o pre-valentemente nel territorio. Questi consorzi riconoscono nel tradizionale sostegno dellaCCIAA una delle peculiarità del territorio, ed evidenziano l’importanza strategica dei con-tributi camerali. Un gradimento meno positivo accomuna invece le camere delle altre pro-vince. I confidi denotano scarsa attenzione al tema dei confidi, e l’ottenimento di risorseesigue solo a seguito di estenuanti trattative. Tali confidi ritengono l’assenza di un supportosignificativo da parte della CCIAA come un fattore limitante, ed invocano un cambio dirotta sul modello di quanto avvenuto a Torino e Cuneo.

4.5.3 Il gradimento del Fondo Centrale di Garanzia

Come mostra la figura 4.10, il Fondo Centrale di Garanzia riscontra ampio consenso tra i confidiutilizzatori. In questo caso, differentemente per quanto avviene per i livelli regionale e cameraleil gradimento positivo è trasversale alle categorie istituzionali. I soggetti apprezzano la ponde-razione zero dello strumento, che consente di ridurre l’accantonamento di patrimonio. Conse-guentemente i confidi lo utilizzano come prima scelta di riassicurazione, e solo in caso di nonaccettazione delle pratiche si rivolgono ad altri fondi riferibili a livelli di governo diversi.

Fig. 4.10 I l g radimento del FCG da par te dei confidi piemontesi , per t ipo di confidi (settembre 2010)

** Gradimento espresso su una scala da 0 (minimo gradimento) a 5 (massimo gradimento) Fonte: Nostra rilevazione sui confidi piemontesi (2010)Nota: 21 su 24 confidi

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Le perplessità emerse dall’intervista ai confidi riguardano principalmente le procedure di li-quidazione delle perdite, troppo complesse e ulteriormente complicate da una difficoltà nelrapportarsi con i funzionari del fondo. Un’altra critica riscontrata da parte di alcuni confidiè l’eccessiva rigidità nella selezione delle pratiche. I meccanismi attuali determinerebberouna selezione eccessiva delle imprese, che ovviamente renderebbe lo strumento poco idoneoin funzione anticiclica. Infine, alcuni confidi sottolineano come la possibilità del fondo diprestare direttamente le garanzie, determini uno scavalcamento dei consorzi di garanzia daparte delle banche.

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5Il contributo di questa r icerca e alcune possibi l i implicazioni di pol i c y per la Regione

Concludiamo questo rapporto cercando, in primo luogo, di mettere in evidenza i contributiconoscitivi più salienti nella prospettiva del decisore regionale e, secondariamente, di “iso-lare” alcune implicazioni di policy emergenti dai risultati della ricerca.

5.1 Quale contributo conoscit ivo per i l decisore regionale?

Attraverso questo studio si è cercato di rispondere a tre gruppi di interrogativi. Il primo diquesti è stato rivolto a costruire una “mappa” dei confidi attivi in regione: si è presentatapertanto una fotografia del sistema dei confidi piemontesi incentrata su alcune dimensioni-chiave della loro attività. Il secondo interrogativo, invece, è stato rivolto ad esplorare le di-namiche evolutive, attuali e attese, all’interno del sistema considerato. Infine, il terzo obiettivoche ci siamo posti è stato quello di analizzare il quadro delle misure di politica pubblicaattive in regione e di misurarne il grado di utilizzo e di gradimento da parte dei confidi pie-montesi. Riprendiamo ora i principali risultati ottenuti, cercando di metterne in evidenzaquelli che sono – a nostro avviso – i contributi conoscitivi più salienti nella prospettiva deldecisore regionale.

La mappatura multi-dimensionale dei confidi piemontesi

L’indagine empirica condotta attraverso questo studio ha riguardato l’intero universo deiconfidi piemontesi. Vale a dire che i dati quantitativi e qualitativi sono stati raccolti, adeccezione di due soggetti29, su tutti i confidi attivi in regione. Questo elevato grado di co-pertura rende i risultati ottenuti attraverso l’indagine particolarmente attendibili. Abbiamoquindi “mappato” i 24 confidi attivi in regione al settembre del 2010, in un’ottica multi-dimensionale, cioe’ intesa a fornire una fotografia dei confidi piemontesi in grado di cat-turare alcune dimensioni specifiche. In primo luogo, la natura istituzionale. 19 su 24confidi piemontesi sono confidi 106, per quanto il numero dei confidi 107 sia in rapidacrescita (dal 2011, infatti, due confidi entreranno nel novero dei confidi 107). Se guar-diamo ad indicatori dimensionali, emerge in maniera inequivocabile la forte concentra-zione del sistema piemontese. Infatti, oltre il 90% dello stock di garanzie emesse da confidiè imputabile a quattro principali soggetti 107 con sede in regione (Eurofidi, Unionfidi,Cogart CNA, Confartigianato Fidi Piemonte). Tuttavia, se guardiamo al numero di soci,tale rapporto appare meno sbilanciato: i 106 infatti pesano un terzo sul totale. Questi sog-getti costituiscono pertanto un insieme di sicuro interesse in chiave di politica industrialeregionale.

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29 Fincom e Confidi Asti. Con riguardo ad un terzo soggetto, Ascomfidi Vercelli, poi, abbiamo raccolto solo dati di bilancio.

A tale quadro va aggiunto che i confidi piemontesi non sono differenziabili solamente inbase alla loro natura istituzionale. Dimensioni da considerare sono anche il posiziona-mento geografico e la collocazione settoriale delle loro attività. Guardando a questi dueulteriori indicatori emerge infatti come il panorama dei confidi piemontesi sia decisamentepiù eterogeneo, presentando peraltro caratteristiche non sempre facilmente prevedibili.Infatti, se da un lato, è evidente la polarizzazione dei confidi 106 su posizionamenti geo-grafici localistici, dall’altro, se guardiamo alla distribuzione settoriale, tale polarizzazionenon è così evidente. Insomma, il posizionamento geo-settoriale dei confidi non è semprestrettamente associato alla natura istituzionale degli stessi. Questo dato mette in luce l’e-sistenza di strategie di mercato altamente differenziate non solo tra, ma anche all’internodei gruppi di confidi 106 e 107. L’esistenza di differenti posizionamenti di mercato tra iconfidi è evidente anche se si confrontano gli importi medi delle garanzie erogate dai con-fidi: i confidi di piccole dimensioni e i confidi artigiani infatti mostrano valori medi dellegaranzie erogate più bassi, per il fatto che la loro base associativa è principalmente com-posta da micro e piccole imprese. Dal punto di vista del decisore pubblico regionale, vale la pena riprendere anche qualchedato relativo alle relazioni esistenti tra confidi. Questo aspetto è importante in una pro-spettiva di policy in quanto le evoluzioni e razionalizzazioni nel mondo dei confidi spessopassano attraverso fasi di collaborazione e interazione, talvolta anche informali tra gliattori in gioco. Le interviste realizzate mettono in evidenza due risultati sostantivi di rilievo.Il primo è che quasi tutti i confidi dichiarano di avere relazioni con almeno un altro confidipiemontese. Il secondo è che la qualità e intensità di tali relazioni sono mutevoli, e possonovariare in relazione alla natura associativa, al contesto territoriale e alla categoria istitu-zionale. Tra le reti di confidi la più evidente è rappresentata dal Coordinamento dei 106,il quale pur caratterizzato da un’iniziale funzione di lobbying nei confronti del decisorepubblico, è anche luogo di confronto e cooperazione tra i confidi. Un tipo di interazionetra soggetti di categorie diverse è rappresentata dal rapporto “satellitare” esistente tra sog-getti maggiori e minori, in cui il confidi 106 fa affidamento al 107 oltre una certa sogliadel finanziamento. Si tratta di casi limitati, ma non marginali, e che caratterizzano un’ec-cezione in un contesto caratterizzato da una contrapposizione tra le due categorie. Infine,è stata individuata nel cuneese una rete territoriale composta di banche locali, confidilocali e dalla Camera di Commercio locale, molto attiva sul tema della garanzia. Ciò hadeterminato un mercato in cui i consorzi locali si configurano come leader della loro nic-chia geo-settoriale, e privilegiano le relazioni con gli istituti di credito territoriali. Il prin-cipale punto di forza di questo sistema, a detta dei protagonisti, è individuabile nellacapacità di mantenere relazioni con le imprese basate sulla conoscenza del territorio edella persona, e non limitata unicamente a rigidi criteri di natura finanziaria.

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Il contributo di questa ricerca e alcune possibili implicazioni di policy per la Regione

Le scelte strategiche dei confidi

Se attraverso il primo obiettivo ci siamo prefissi di scattare un’istantanea del sistema deiconfidi, successivamente ci siamo interrogati su come tale sistema evolve nel tempo. Si tratta,indubbiamente, di un interrogativo saliente ai fini di policy, in quanto – come è noto – il si-stema dei confidi sta vivendo anni di continue e sostanziali innovazioni e nulla porta a pen-sare che tale fase sia giunta a compimento. I dati raccolti attraverso la nostra indagine ciportano a sostenere che i confidi piemontesi non si trovino di fronte ad un semplice “bivio”(rimanere 106 o diventare 107), ma che, piuttosto, si trovino nel mezzo di un “incrocio apiù uscite”. Consideriamo prima la scelta istituzionale. I confidi 107 hanno avviato percorsi evolutivi divaria natura per realizzare il passaggio istituzionale. Escludendo i confidi che già si trovavanoa superare ampiamente la soglia dei 75 milioni, e che quindi hanno solo dovuto riorganizzarenorme interne e procedure, gli altri consorzi sono diventati 107 attraverso aggregazioni subase associativa, con una dimensione geografica regionale o nazionale. Tali percorsi aggre-gativi non sono da considerarsi conclusi, è possibile infatti che gli attuali soggetti 107 ver-ranno in futuro coinvolti in ulteriori razionalizzazioni finalizzate in un’ottica di estensionegeografica e di intersettorialità. Di fronte a questo scenario in cui emergono competitori digrandi dimensioni, i confidi minori optano per una scelta di “attendismo”, caratterizzatodalla preferenza per il modello di confidi “tradizionale”, ma al tempo stesso dalla consape-volezza che il mercato potrebbe imporre una trasformazione in 107. Non a caso alcuni con-fidi hanno allo studio ipotesi di aggregazione, delle quali al momento le più plausibilisembrano essere rappresentate dalla nascita di un confidi regionale di Confcommercio, o diun consorzio unico dell’area del cuneese. Inoltre, non sono da escludere aggregazioni di ca-rattere nazionale. In ogni caso, a determinare le scelte istituzionali dei confidi saranno l’an-damento del mercato e l’impatto che avrà negli anni a venire la graduale introduzione deimeccanismi di Basilea 3. Tali scelte “istituzionali”, come anticipato, intersecano le scelte strategiche su altri fronti. Iconfidi, infatti, affermano che la loro sopravvivenza sul mercato, o il loro successo, non di-pendono unicamente dalla natura istituzionale. Aspetti quali il posizionamento geo-settorialee la diversificazione dei servizi offerti entrano quindi in gioco. Con riguardo al posiziona-mento geografico, da un lato, si rilevano strategie di radicamento in territori fortemente de-limitati (es. il modello cuneese), dall’altro, la maggior parte dei confidi dichiara di volerestendere il proprio ambito geografico d’azione: verso il resto d’Italia, i confidi di maggioredimensione, e verso territori limitrofi, anche extra-regionali, per i confidi di minori dimen-sioni. Per quanto riguarda le evoluzioni in chiave di collocazione settoriale, le dinamicheevolutive in corso sembrano più pronunciate e chiare: i confidi già intersettoriali mirano aconsolidare la propria connotazione intersettoriale, i confidi tendenzialmente settoriali ad

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Il contributo di questa ricerca e alcune possibili implicazioni di policy per la Regione

ampliarla. Non sembra invece rappresentare una priorità il tema della diversificazione del-l’offerta attraverso nuovi servizi per i soci. La maggioranza dei confidi preferisce concentrarela propria attenzione sul core business della garanzia. In definitiva, alla luce delle analisi condotte, è lecito attendersi alcuni significativi cambia-menti nel sistema dei confidi piemontesi. Va da sé che tali ipotetici scenari potranno subiremodifiche in conseguenza di innovazioni di tipo normativo. Un primo possibile scenarioatteso è il progressivo rafforzamento della presenza di soggetti “extra-regionali”: una pre-senza oggi del tutto residuale ma in prospettiva destinata a crescere. In secondo luogo, sonoprobabili ulteriori razionalizzazioni tra i confidi 107 e tra i confidi 106, che portino al sorgeredi nuovi soggetti 107. Si tratta in quest’ultimo caso di evoluzioni che potranno avvenireprincipalmente nell’ambito di confidi associativi o territoriali.

Le politiche pubbliche

I confidi sono in misura crescente considerati come degli “strumenti di policy”, attraverso iquali l’ente pubblico, mette in campo consistenti risorse indirizzate a sostenere le Pmi. Inquest’ottica, è imprescindibile avere un quadro di sintesi delle politiche pubbliche che at-tualmente incidono sui confidi operanti in Piemonte. In questo studio abbiamo consideratoad ampio spettro tali politiche. Vale a dire, abbiamo considerato le politiche pubbliche de-rivanti da diversi livelli istituzionali, che hanno ricadute in regione. A livello nazionale, ab-biamo descritto funzionamento e operatività del Fondo Centrale di Garanzia (FCG), a livelloregionale, gli interventi di patrimonializzazione e riassicurazione, a livello provinciale, gli in-terventi delle Camere di Commercio. La ricostruzione del quadro delle politiche per i confidi permette di offrire al decisore re-gionale il quadro degli interventi attivi, e di riflettere sulla complementarità o eventuale so-vrapposizione di tali interventi. Tuttavia, altrettanto interessante è sapere in che misura iconfidi piemontesi hanno usufruito di tali interventi, e in che misura li hanno apprezzati. Idati da noi raccolti indicano chiaramente che i confidi di maggiori dimensioni hanno mag-giore capacità di intercettare e fruire degli interventi pubblici. Infatti, tutti e cinque i confidi107 hanno utilizzato negli ultimi tre anni almeno un intervento per ogni livello istituzionaleconsiderato. I 107 mostrano quindi tassi di utilizzo sistematicamente più elevati rispetto aiconfidi 106. Tali differenziali di utilizzo sono particolarmente accentuati se si consideranoi contributi regionali di riassicurazione e il FCG. Pressoché tutti i confidi 106 hanno usufruitodel contributo di patrimonializzazione, mentre hanno usufruito in misura minore del FondoCentrale di Garanzia e del Fondo di Riassicurazione Regionale. In generale, l’atteggiamento dei confidi verso l’intervento regionale è positivo. Tuttavia, iconfidi 106 sottolineano la necessità di adottare criteri di distribuzione dei contributi di

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Il contributo di questa ricerca e alcune possibili implicazioni di policy per la Regione

patrimonializzazione che siano meno penalizzanti per i confidi minori e segnalano la ne-cessità di rivedere i parametri applicativi del Fondo di Riassicurazione, considerati ecces-sivamente vincolanti. D’altro canto, i confidi 107 chiedono una riflessione sugli strumentiutilizzati, al fine di privilegiare la patrimonializzazione e strumenti che riducano gli assor-bimenti di capitale.

5.2 Quali implicazioni di pol i c y emergono dal l ’ indagine?

Concludiamo cercando di isolare, dall’insieme delle informazioni presentate in questo rap-porto, alcune implicazioni di policy per il decisore regionale. Premettiamo che, mentre in al-cuni casi si tratta di indicazioni puntuali, in altri si tratta di semplici “spunti di riflessione”.

Monitoraggio del sistema dei confidi

In primo luogo, sottolineiamo un aspetto di natura “metodologica”. La base delle futurescelte strategiche della Regione non può che essere una conoscenza più dettagliata dal si-stema dei confidi. Dal lavoro di ricerca è infatti emerso come fino ad ora la conoscenza delmondo dei confidi è stata parziale, ed incentrata principalmente sui grandi soggetti. La cre-scente importanza del ruolo dei confidi come risposta al problema del credit crunch obbligail decisore politico a ragionare su molteplici informazioni di carattere quantitativo e quali-tativo. A questo fine è auspicabile la realizzazione di un sistema informativo che permettadi monitorare l’andamento del mercato del confidi, con attenzione ad elementi legati al po-sizionamento geo-settoriale e all’efficienza delle strutture. La costruzione di un sistema dimonitoraggio dei confidi necessita di essere definita con maggior grado di dettaglio in mododa poter offrire al decisore regionale elementi conoscitivi rilevanti. Il lavoro di raccolta datisvolto in questa ricerca può pertanto essere utilizzato come base di partenza, sicuramenteintegrabile con altri indicatori, per l’avvio di un sistema di monitoraggio aggiornabile subase quanto meno annuale.

I “confini dei confidi”

Su un piano più sostantivo, il primo elemento di riflessione concerne la continua evoluzionenel posizionamento geografico dei confidi. Tali evoluzioni seguono direzioni opposte. Comeabbiamo visto, infatti, se da un lato, si registra una progressiva apertura sovra-regionale deiconfidi di maggiori dimensioni, dall’altro si assiste anche al rafforzamento di alcuni confidi

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su scala locale. Ogni opzione di politica pubblica a livello regionale andrebbe pertanto con-siderata alla luce di tali tendenze contrapposte. Tali tendenze rivelano l’esistenza di diversi“mercati” della garanzia alle Pmi. Se si considera la crescente vocazione sovra-regionale dei confidi di maggiore dimensione,si pone per la Regione un interrogativo sull’opportunità di ragionare di politiche per i confidiin un’ottica non più territorialmente limitata. Il decisore deve dunque riflettere se esistanodelle motivazioni per cui fare affidamento ad un confidi con sede in Piemonte comporti unmaggiore beneficio per le imprese piemontesi. E’ bene ricordare infatti che il fine ultimo diqualsiasi intervento per il sistema delle garanzie, non è il sostegno fine a sé stesso alle strut-ture dei confidi, ma la realizzazione di un sistema che offra alle imprese una più ampia op-portunità di scelta in termini di garanzia. Questo implica che sostenere direttamente unconfidi non piemontese, ma che svolge attività in Piemonte, non necessariamente significadisperdere risorse pubbliche fuori dalla regione. Tuttavia sebbene la competizione tra confidi assume una connotazione sempre più nazio-nale, la Regione non può trascurare il fenomeno dei piccoli confidi radicati sul territorio, lacui rilevanza varia sia in relazione alla dimensionalità dell’impresa, sia tra i vari contesti ter-ritoriali. In primo luogo, le microimprese sembrano trovare nel confidi territoriale il partnerideale, il quale è al momento in grado di offrire una garanzia a costi più bassi per finanzia-menti di piccola entità. In secondo luogo, in alcuni ambiti territoriali (es. il cuneese) sembraesservi un contesto più adatto alla valorizzazione delle peculiarità dei consorzi locali, favoritidalla sinergia con istituti di credito territoriali e con la Camera di Commercio locale. Ne deriva che le politiche per la garanzia della Regione non possono essere sviluppate intermini esclusivamente regionali, senza tener conto di come i confini amministrativi abbianosempre meno rilevanza nel mercato dei confidi, sia che lo si guardi dal punto di vista dellerealtà locali, sia dalla prospettiva dei maggiori consorzi a dimensione sovra regionale.

Integrazione delle diverse politiche

Collegato al punto precedente e’ il tema della integrazione tra le politiche derivanti daidiversi livelli di governo. Un’implicazione emersa in maniera evidente dall’analisi è la ne-cessità di promuovere una maggiore integrazione tra i vari livelli di politiche. Da tale in-tegrazione si potrebbero ottenere benefici in termini di maggiore efficienza nell’utilizzodelle risorse pubbliche.In primo luogo, a livello locale sarebbe opportuna una maggiore integrazione degli interventiinterni al sistema camerale e tra questi e gli interventi della Regione. Un maggiore coordi-namento porterebbe a ridurre le inefficienze e a realizzare interventi comuni, basati quindisu un’entità di risorse maggiori, o quanto meno integrare i propri strumenti al fine di evitare

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ridondanze e di coprire le differenti esigenze dei confidi. A questo fine, una condizione pre-liminare sarebbe rappresentata da un’armonizzazione degli interventi camerali. Nella nostraregione l’apporto delle diverse camere è squilibrato, con una forte penalizzazione di queiconfidi operanti nelle province dove l’impegno è minore. Una politica camerale che definiscail sostegno ai confidi come prioritario, e che inviti le camere meno attive a mutuare i modellipiù efficaci, potrebbe andare incontro alle esigenze dei confidi e porre le basi per la delinea-zione di una strategia comune con la Regione. In questo senso, un modello è rappresentatodalla collaborazione tra Regione Lombardia ed Unioncamere Lombardia, attraverso la qualei due enti hanno siglato l’Accordo di Programma per lo sviluppo economico e la competitività del sistemalombardo, che ha previsto il cofinanziamento di interventi finalizzati a favorire l’accesso alcredito delle imprese (Sistema informativo delle attività produttive 2010).In secondo luogo, è auspicabile che la Regione rifletta sul rapporto tra il proprio stru-mento di riassicurazione e il Fondo Centrale di Garanzia, del quale il Piemonte è uno deiprincipali beneficiari in Italia. La “ponderazione zero” del FCG rende il fondo regionalenon competitivo, e, secondo gli intervistati, rischia di diventare una soluzione di riservaper quegli affidamenti che non hanno potuto avere accesso alla controgaranzia nazionale.Al tempo stesso, i vincoli per l’accesso al Fondo di Riassicurazione Regionale risultanospesso inaccessibili anche per quei confidi locali che generalmente non sono nelle con-dizioni di accedere al FGC, determinando di fatto la sottoutilizzazione del fondo. Il de-cisore deve dunque riflettere sia sull’opportunità di riproporre strumenti di riassicurazione,sia, in caso positivo, se esistano i margini per realizzare uno strumento in grado di inter-cettare le imprese con maggiori difficoltà. Infine può, in concertazione con le altre regioni,valutare l’opportunità di sostenere il Fondo Centrale di Garanzia, rinunciando a fondi diriassicurazione di carattere regionale.

Confronto sistematico con il sistema bancario

Gli istituti di credito rivestono un ruolo fondamentale per la definizione di interventi pub-blici in tema di garanzia, perchè, per quanto siano le imprese i destinatari ultimi della ga-ranzia, sono le banche i primi soggetti destinatari degli interventi dei confidi. Ilcoinvolgimento delle banche è da ritenersi pertanto come una fase importante nella co-struzione delle politiche per il credito alle imprese. A tal riguardo, il decisore regionale puòprendere a modello la decennale esperienza toscana dei Protocolli di Intesa. Attraverso taliprotocolli, la Regione e gli istituti di credito definiscono le principali linee di politica in ma-teria di accesso al credito, concordano in maniera puntuale le condizioni di credito bancarioper le imprese, nonché elaborano programmi operativi di garanzia (Sistema informativodelle attività produttive 2010).

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Incentivazione di ulteriori percorsi di razionalizzazione

Come evidenziato nel testo, il Piemonte si colloca tra le regioni in cui il processo di razio-nalizzazione dei confidi è più avanzato. I 24 confidi piemontesi ammontano a circa il 4%dei 589 confidi italiani, ma in termini di volume d’affari i soli quattro principali soggettiregionali rappresentano quasi il 30% del complessivo nazionale (Quaglia et al. 2010). Tuttavia,dall’indagine condotta in questo lavoro emerge come i margini per ulteriori concentrazionisiano ancora ampi, in particolar modo se si considera l’attuale frammentazione in alcuniambiti associativi. La Regione può quindi favorire l’integrazione tra questi soggetti, attraversoun sistema d’incentivi che accompagni i confidi in questo percorso, dalle fasi preliminari aquelle operative. Dall’analisi è infatti emerso come i confidi non sempre abbiano al loro in-terno le risorse, umane e finanziarie, per affrontare una fase così complessa e che quindi ac-coglierebbero positivamente un impegno della Regione che li affianchi a partire, ad esempio,dalla realizzazione di studi di fattibilità. Ciò permetterebbe di rimuovere quegli ostacoli chefrenano molti confidi dall’intraprendere la strada per ulteriori fusioni, i quali pur non rifiu-tando a priori questa eventualità, sono scoraggiati dalle troppe incertezze sui costi e sulleopportunità derivanti da tale percorso. In questo modo la Regione potrebbe rafforzare ul-teriormente il sistema di garanzie piemontese, senza tuttavia imporre dall’alto decisioni circale prospettive evolutive dei singoli soggetti, ma limitandosi ad incentivare o disincentivarele scelte dei confidi.

Il coordinamento dei 106

In un sistema caratterizzato da una maggioranza di confidi 106, la presenza di un coordina-mento tra questi soggetti rappresenta un’opportunità per la Regione di interagire efficien-temente con tali soggetti e di predisporre programmi di intervento adeguati. Comeevidenziato nel testo, il futuro del coordinamento, terminata una prima fase di rivendica-zione, è incerto, con alcuni soggetti che ritengono possa rappresentare la base per un’ulte-riore evoluzione ed altri che invece ritengono terminata la sua missione. Dal punto di vistadella Regione, sarebbe opportuno sostenere lo sviluppo di questo “soggetto”, anche inun’ottica di una sua istituzionalizzazione quale rappresentante dei confidi di minori dimen-sioni. Oltre a permettere al decisore Regionale di interloquire con un unico soggetto, puntarea rafforzare questa struttura vorrebbe dire incentivare indirettamente gli elementi virtuosiderivanti dalla realizzazione di una rete tra confidi.

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Il contributo di questa ricerca e alcune possibili implicazioni di policy per la Regione

Contributi alla patrimonializzazione dei confidi

Venendo al tema dei contributi regionali di patrimonializzazione, il rapporto ha messo inevidenza come questo costituisca l’intervento di politica pubblica attualmente più utilizzatoed apprezzato dai confidi piemontesi, in quanto risponde all’esigenza - dai confidi stessi de-finita come fondamentale - di rafforzare la loro base patrimoniale. La Regione deve quindi concentrare i propri sforzi su questo strumento, in quanto è certa-mente importante per il mantenimento del sistema dei confidi. Tuttavia, e’ auspicabile chei contributi di patrimonializzazione vengano valorizzati come strumento incentivante o di-sincentivante di specifici modelli di sviluppo dei confidi. Definire quali siano i modelli disviluppo preferibili per i confidi piemontesi è un obiettivo che va oltre le finalità di questolavoro, che tuttavia contiene degli spunti – a nostro avviso utili – ad una loro definizione,soprattutto se integrati con altri importanti e recenti contributi empirici sul tema (Quagliaet al. 2010) e con elementi conoscitivi raccolti in modo continuativo. A titolo esemplificativo,ragionando esclusivamente in un’ottica di dimensionalità dei confidi, la Regione dovrebberiflettere sulle conseguenze dell’assegnare un maggior peso allo stock di garanzie, o al nu-mero dei soci. Tale scelta, che può apparire tecnica, in realtà connota la strategia della politicaregionale. Assegnare maggior rilevanza al numero di soci rispetto ai volumi di garanzia, si-gnifica optare per un sistema meno penalizzante per i confidi 106. In secondo luogo, la Re-gione potrebbe valutare l’adozione di criteri legati all’efficienza dei confidi, in modo dapremiare quei soggetti che, indipendentemente dalle dimensioni, realizzino gestione eco-nomicamente efficienti.In conclusione, vale la pena ricordare che recenti evidenze empiriche mostrano che l’asso-ciazione positiva tra dimensione del confidi e costo del credito applicato dalle banche si ri-duce oltre ad una certa soglia dimensionale del consorzio di garanzia (ca. 8.500 impreseassociate), a causa dello svilupparsi di fenomeni di free riding (Columba et al. 2009) Inoltre, e’stata dimostrata l’esistenza di un “effetto” negativo legato all’aumento di risorse pubblicheai confidi (a causa di comportamenti di moral hazard). Questi risultati, pertanto, suggerisconoal decisore regionale di adottare una certa cautela rispetto ad interventi di sostegno alla cre-scita incondizionata e illimitata dei confidi, nonché ad interventi di patrimonializzazionedegli stessi.

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REGIONEPIEMONTE

CONFIDI E POLITICHE PUBBLICHE

IN PIEMONTE

Attraverso questo studio si propone un’analisi del sistema dei confidi piemontesi finalizzata

alla elaborazione di alcune indicazioni di policy in merito alla governance regionale. Piu’ pre-

cisamente, il lavoro di ricerca è stato organizzato attorno a tre gruppi di obiettivi. Il primo

obiettivo, di natura essenzialmente descrittiva, è teso a quantificare alcune caratteristiche del

sistema dei confidi piemontese quali natura istituzionale, dimensioni, posizionamento geo-set-

toriale, relazioni banche-confidi relazioni tra confidi. Il secondo obiettivo ha riguardato, invece,

un approfondimento di alcune delle principali dinamiche evolutive in corso nel sistema dei

confidi. Infine, l' obiettivo centrale, volto a delineare il quadro d'insieme delle politiche pubbli-

che esistenti a diversi livelli di governo, a rilevarne il grado di utilizzo e gradimento da parte

dei confidi e ad analizzare e valutare le possibili opzioni per il decisore pubblico.

L’indagine si e’ basata su un metodo misto: a) la somministrazione face to face di questionari

ai rappresentanti dei confidi unitamente all’analisi di documentazione gestionale degli stessi

(la rilevazione ha compreso 22 confidi su 24); b) la realizzazione di interviste in profondita’

con testimoni privilegiati (funzionari pubblici, rappresentanti del sistema bancario, ricercatori);

c) la consultazione di dati secondari di varia fonte (Banca d’Italia, Sistema Informativo delle

Attivita’ Produttive della Regione Piemonte, e Artigiancassa).

Lo studio e’ stato realizzato dal Sistema Informativo delle Attività Produttive della Regione

Piemonte in collaborazione con il Laboratorio di politiche pubbliche, LaPo- COREP di Torino.

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Sistema Informativo delle Attività Produttive

Via Pisano, 6 • 10152 Torino

Tel. +39 011 4325111 • Fax. +39 011 4325756

www.regione.piemonte.it/artig/dati.htm

e-mail: [email protected]