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Consiglio Nazionale dei Geologi 24-25-26 marzo 2018

Consiglio Nazionale dei Geologi · PER CARENZA D'ACQUA ENTRO IL 2050, ALLARME GEOLOGI ROMA - Dal cosiddetto “oro blu” dipende la vita sul pianeta: l’acqua è una risorsa indispensabile,

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Consiglio Nazionale dei Geologi

24-25-26 marzo 2018

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Consiglio Nazionale dei Geologi: Progetto KINDRA. "Rendere l'acqua sotterranea visibile, accessibile e preziosa”

ScrittodaRedazioneASI

Categoria:Eventi

Pubblicato:24Marzo2018

(ASI) Roma - Dipartimento di Scienze della Terra - Sapienza Università di Roma (Piazzale Aldo Moro, 5). "Dal cosiddetto 'oro blu' dipende la vita sul pianeta: l’acqua è una risorsa indispensabile, per questo motivo è fondamentale preservarla e non sprecarla.

Secondo l’Unicef, ogni giorno oltre 700 bambini muoiono per malattie legate ad acqua non pulita e a scarse condizioni igienico-sanitarie. E in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, celebrata il 22 marzo, un rapporto dell’Onu ha evidenziato come la carenza d'acqua potrebbe interessare circa 5 miliardi di persone entro il 2050. Sul tema della corretta pianificazione e gestione delle risorse idriche sotterranee, il 26 marzo dalle 14:30 alle 18:30 avrà luogo il 2° workshop nazionale KINDRA (Knowledge Inventory for Hydrogeological Research) dal titolo “Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile e preziosa” presso l’Aula Lucchesi del Dipartimento di Scienze della Terra all’Università di Roma “La Sapienza” (Piazzale Aldo Moro, 5).

Per il Consiglio Nazionale dei Geologi interverrà Arcangelo Francesco Violo, segretario nazionale e coordinatore della Commissione Risorse Idriche del CNG: “Le acque sotterranee rappresentano una georisorsa strategica, non solo come principale fonte idropotabile, ma anche per soddisfare molti altri usi: industriale, irriguo o scambio termico. Attualmente, registriamo una gestione a breve termine, con una normativa di settore appesantita e monitoraggi insufficienti. Risulta necessario, quindi, semplificare tale normativa, valorizzare le competenze dei geologi professionisti anche con ruoli di sussidiarietà e rivedere il quadro delle competenze degli enti in un'ottica di non sovrapposizione. È necessario, inoltre, implementare e sperimentare i sistemi di raccolta, utilizzo e condivisione dei dati idrogeologici”.

Il progetto KINDRA, promosso dalla Commissione europea nell’ambito del programma quadro HORIZON 2020, vede la partecipazione attiva del Consiglio Nazionale dei Geologi, in qualità di membro della Federazione Europea dei Geologi (EFG). Uno dei principali risultati conseguiti è la realizzazione dell’Inventario Europeo della Ricerca sulle Acque sotterranee (EIGR): un database liberamente consultabile per condividere e aggiornare dati e informazioni sulle risorse idriche sotterranee. Il CNG, coadiuvato dalla Commissione Risorse Idriche, intende promuovere l’applicazione dell’EIGR in ambito professionale, incoraggiando la partecipazione dei geologi liberi professionisti nella produzione, aggiornamento, integrazione e condivisione dei dati e delle informazioni di carattere idrogeologico. La disponibilità di tale database idrogeologico consente un processo flessibile e partecipato all’attuazione, a livello anormativo, delle conoscenze tecnico-scientifiche in grado di facilitare le attività lavorative e di esaltare il ruolo del geologo libero professionista nella pianificazione territoriale". Lo dichiara in una nota del Consiglio Nazionale dei Geologi

Programma del Convegno

http://www.cngeologi.it/wp-content/uploads/2018/03/Programma-workshop-KINDRA-26-marzo-2018.pdf

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Acqua sotterranea, un workshop per renderla visibile, accessibile

e preziosa di

Italiaambiente -

22 marzo 2018

Acqua sotterranea, un Workshop per renderla visibile, accessibile e preziosa

Acqua sotterranea, un Workshop per renderla visibile, accessibile e preziosa Il 26 marzo a Roma si svolgerà il 2° Workshop nazionale KINDRA, alla quale parteciperà anche un esperto dell’ISPRA. Tra i principali risultati conseguiti dal progetto KINDRA, (Knowledge Inventory for Hydrogeological Research), c’è la realizzazione dell’Inventario Europeo della Ricerca sulle Acque sotterranee (EIGR): un database liberamente consultabile per condividere ed aggiornare dati ed informazioni sulle risorse idriche sotterranee. Strumento

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questo fondamentale per orientare le politiche idriche e incoraggiare sinergie tra mondo accademico e professionale, favorendo la conoscenza scientifica e la pratica professionale. Questo Workshop sarà l’occasione per presentare i risultati del progetto e per illustrare le prospettive di utilizzo del database EIGR, che consente l’accesso gratuito e la possibilità di aggiornare ed integrare le informazioni ed i dati presenti. L’evento è completamente gratuito ed aperto a tutti, basta registrarsi.

IL PROGETTO KINDRA – Il 27 Febbraio scorso si è tenuta a Bruxelles la conferenza finale del progetto europeo KINDRA, promosso dalla Commissione europea nell’ambito del programma quadro HORIZON 2020. Il progetto ha implementato a livello europeo un sistema di classificazione delle conoscenze tecnico-scientifico nel settore idrogeologico, che, partendo dalle specificità dei diversi contesti territoriali esaminati, consente di supportare una più efficace pianificazione e gestione delle risorse idriche sotterranee. Il progetto KINDRA, coordinato dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, vede la partecipazione attiva del Consiglio Nazionale dei Geologi, quale membro della Federazione Europea dei Geologi (EFG), partner del relativo consorzio. Il Consiglio Nazionale dei Geologi, coadiuvato dalla Commissione Risorse Idriche, intende promuovere l’applicazione dell’EIGR in ambito professionale, incoraggiando la partecipazione dei geologi liberi professionisti nella produzione, aggiornamento, integrazione e condivisione dei dati e delle informazioni di carattere idrogeologico.

L’IMPORTANZA DI QUESTO PROGETTO PER IL NOSTRO TERRITORIO – L’esperienza derivante dalla pratica professionale quotidiana e dal confronto con il complesso ed eterogeneo assetto idrogeologico del territorio italiano è, infatti, fondamentale per affinare il sistema di monitoraggio delle risorse idriche sotterranee e classificare le molteplici e variegate interazioni tra le aree antropizzate e gli ecosistemi naturali. La disponibilità di un tale database idrogeologico consente un processo flessibile e partecipato all’attuazione, a livello normativo, delle conoscenze tecnico-scientifiche in grado di facilitare le attività lavorative e di esaltare il ruolo del geologo libero professionista nella pianificazione territoriale.

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Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile e preziosa: il 26 marzo a Roma il workshop KINDRA "Le acque sotterranee rappresentano una georisorsa strategica, non solo come principale fonte idropotabile, ma anche per soddisfare molti altri usi" A cura di Filomena Fotia

24 marzo 2018 - 13:00

Dal cosiddetto “oro blu” dipende la vita sul pianeta: l’acqua è una risorsa indispensabile, per questo motivo è

fondamentale preservarla e non sprecarla. Secondo l’Unicef, ogni giorno oltre 700 bambini muoiono per malattie

legate ad acqua non pulita e a scarse condizioni igienico-sanitarie. E in occasione della Giornata mondiale

dell’acqua, celebrata il 22 marzo, un rapporto dell’Onu ha evidenziato come la carenza d’acqua potrebbe

interessare circa 5 miliardi di persone entro il 2050. Sul tema della corretta pianificazione e gestione delle risorse

idriche sotterranee, il 26 marzo dalle 14:30 alle 18:30 avrà luogo il 2° workshop nazionale KINDRA (Knowledge

Inventory for Hydrogeological Research) dal titolo “Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile e preziosa”

presso l’Aula Lucchesi del Dipartimento di Scienze della Terra all’Università di Roma “La Sapienza” (Piazzale

Aldo Moro, 5).

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Per il Consiglio Nazionale dei Geologi interverrà Arcangelo Francesco Violo, segretario nazionale e

coordinatore della Commissione Risorse Idriche del CNG: “Le acque sotterranee rappresentano una georisorsa

strategica, non solo come principale fonte idropotabile, ma anche per soddisfare molti altri usi: industriale,

irriguo o scambio termico. Attualmente, registriamo una gestione a breve termine, con una normativa di settore

appesantita e monitoraggi insufficienti. Risulta necessario, quindi, semplificare tale normativa, valorizzare le

competenze dei geologi professionisti anche con ruoli di sussidiarietà e rivedere il quadro delle competenze degli

enti in un’ottica di non sovrapposizione. È necessario, inoltre, implementare e sperimentare i sistemi di raccolta,

utilizzo e condivisione dei dati idrogeologici”.

Il progetto KINDRA, promosso dalla Commissione europea nell’ambito del programma quadro HORIZON 2020,

vede la partecipazione attiva del Consiglio Nazionale dei Geologi, in qualità di membro della Federazione

Europea dei Geologi (EFG). Uno dei principali risultati conseguiti è la realizzazione dell’Inventario Europeo della

Ricerca sulle Acque sotterranee (EIGR): un database liberamente consultabile per condividere e aggiornare dati e

informazioni sulle risorse idriche sotterranee. Il CNG, coadiuvato dalla Commissione Risorse Idriche, intende

promuovere l’applicazione dell’EIGR in ambito professionale, incoraggiando la partecipazione dei geologi liberi

professionisti nella produzione, aggiornamento, integrazione e condivisione dei dati e delle informazioni di

carattere idrogeologico. La disponibilità di tale database idrogeologico consente un processo flessibile e

partecipato all’attuazione, a livello normativo, delle conoscenze tecnico-scientifiche in grado di facilitare le

attività lavorative e di esaltare il ruolo del geologo libero professionista nella pianificazione territoriale.

A cura di Filomena Fotia

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26/3/2018 Agorà | Roma. “Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile e preziosa”

http://www.agoraregionelazio.com/roma-rendere-lacqua-sotterranea-visibile-accessibile-e-preziosa/

24 Mar, 2018 Ξ Commenta la notizia

Roma. “Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile e preziosa”scritto da Redazione

Dal cosiddetto “oro blu” dipende la vita sul pianeta: l’acqua è una risorsa indispensabile, per questomotivo è fondamentale preservarla e non sprecarla. Secondo l’Unicef, ogni giorno oltre 700bambini muoiono per malattie legate ad acqua non pulita e a scarse condizioni igienico­sanitarie. Ein occasione della Giornata mondiale dell’acqua, celebrata il 22 marzo, un rapporto dell’Onu haevidenziato come la carenza d’acqua potrebbe interessare circa 5 miliardi di persone entro il 2050.Sul tema della corretta pianificazione e gestione delle risorse idriche sotterranee, il 26 marzo dalle14:30 alle 18:30 avrà luogo il 2° workshop nazionale KINDRA (Knowledge Inventory forHydrogeological Research ) dal titolo “Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile e preziosa”presso l’Aula Lucchesi del Dipartimento di Scienze della Terra all’Università di Roma “La Sapienza”(Piazzale Aldo Moro, 5).

Per il Consiglio Nazionale dei Geologi interverrà Arcangelo Francesco Violo, segretario nazionalee coordinatore della Commissione Risorse Idriche del CNG: “Le acque sotterranee rappresentanouna georisorsa strategica, non solo come principale fonte idropotabile, ma anche per soddisfaremolti altri usi: industriale, irriguo o scambio termico. Attualmente, registriamo una gestione a brevetermine, con una normativa di settore appesantita e monitoraggi insufficienti. Risulta necessario,quindi, semplificare tale normativa, valorizzare le competenze dei geologi professionisti anche conruoli di sussidiarietà e rivedere il quadro delle competenze degli enti in un’ottica di nonsovrapposizione. È necessario, inoltre, implementare e sperimentare i sistemi di raccolta, utilizzo econdivisione dei dati idrogeologici”.

Il progetto KINDRA, promosso dalla Commissione europea nell’ambito del programma quadroHORIZON 2020, vede la partecipazione attiva del Consiglio Nazionale dei Geologi, in qualità dimembro della Federazione Europea dei Geologi (EFG). Uno dei principali risultati conseguiti è larealizzazione dell’Inventario Europeo della Ricerca sulle Acque sotterranee (EIGR): un databaseliberamente consultabile per condividere e aggiornare dati e informazioni sulle risorse idrichesotterranee. Il CNG, coadiuvato dalla Commissione Risorse Idriche, intende promuoverel’applicazione dell’EIGR in ambito professionale, incoraggiando la partecipazione dei geologi liberiprofessionisti nella produzione, aggiornamento, integrazione e condivisione dei dati e delleinformazioni di carattere idrogeologico. La disponibilità di tale database idrogeologico consente unprocesso flessibile e partecipato all’attuazione, a livello normativo, delle conoscenze tecnico­scientifiche in grado di facilitare le attività lavorative e di esaltare il ruolo del geologo liberoprofessionista nella pianificazione territoriale.

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Documento Stampa Abruzzowebby Abruzzoweb - http://www.abruzzoweb.it

abruzzoweb.it

5 MILIARDI DI PERSONE A RISCHIO PER CARENZA D'ACQUA ENTRO

IL 2050, ALLARME GEOLOGI

ROMA - Dal cosiddetto “oro blu” dipende la vita sul pianeta: l’acqua è una risorsa indispensabile, perquesto motivo è fondamentale preservarla e non sprecarla.

Secondo l’Unicef, ogni giorno oltre 700 bambini muoiono per malattie legate ad acqua non pulita e ascarse condizioni igienico-sanitarie.

E in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, celebrata il 22 marzo, un rapporto dell’Onu haevidenziato come la carenza d'acqua potrebbe interessare circa 5 miliardi di persone entro il 2050.

Sul tema della corretta pianificazione e gestione delle risorse idriche sotterranee, il 26 marzo dalle14:30 alle 18:30 avrà luogo il 2° workshop nazionale Kindra (Knowledge Inventory forHydrogeological Research) dal titolo “Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile e preziosa”presso l’Aula Lucchesi del Dipartimento di Scienze della Terra all’Università di Roma “La Sapienza”(Piazzale Aldo Moro, 5).

Per il Consiglio nazionale dei Geologi interverrà Arcangelo Francesco Violo, segretario nazionale ecoordinatore della Commissione Risorse Idriche del Cng: “Le acque sotterranee rappresentano unageorisorsa strategica, non solo come principale fonte idropotabile, ma anche per soddisfare moltialtri usi: industriale, irriguo o scambio termico. Attualmente, registriamo una gestione a brevetermine, con una normativa di settore appesantita e monitoraggi insufficienti. Risulta necessario,quindi, semplificare tale normativa, valorizzare le competenze dei geologi professionisti anche conruoli di sussidiarietà e rivedere il quadro delle competenze degli enti in un'ottica di nonsovrapposizione. È necessario, inoltre, implementare e sperimentare i sistemi di raccolta, utilizzo econdivisione dei dati idrogeologici”.

Il progetto Kindra, promosso dalla Commissione europea nell’ambito del programma quadro Horizon2020, vede la partecipazione attiva del Consiglio Nazionale dei Geologi, in qualità di membro dellaFederazione Europea dei Geologi (Efg).

Uno dei principali risultati conseguiti è la realizzazione dell’Inventario Europeo della Ricerca sulleAcque sotterranee (Eigr): un database liberamente consultabile per condividere e aggiornare dati einformazioni sulle risorse idriche sotterranee.

Il Cng, coadiuvato dalla Commissione Risorse Idriche, intende promuovere l’applicazione dell’Eigr inambito professionale, incoraggiando la partecipazione dei geologi liberi professionisti nellaproduzione, aggiornamento, integrazione e condivisione dei dati e delle informazioni di carattereidrogeologico. La disponibilità di tale database idrogeologico consente un processo flessibile epartecipato all’attuazione, a livello normativo, delle conoscenze tecnico-scientifiche in grado difacilitare le attività lavorative e di esaltare il ruolo del geologo libero professionista nellapianificazione territoriale.

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26/3/2018 Carenza d'acqua, la crisi nel 2050 potrebbe interessare 5 miliardi di persone

https://www.casilinanews.it/66419/attualita/carenza-dacqua-la-crisi-nel-2050-potrebbe-interessare-5-miliardi-di-persone.html

Carenza d’acqua, la crisi nel 2050 potrebbe interessare 5miliardi di personeCondividi

Dal cosiddetto “oro blu” dipende la vita sul pianeta: l’acqua è una risorsa

indispensabile, per questo motivo è fondamentale preservarla e non sprecarla.

Secondo l’Unicef, ogni giorno oltre 700 bambini muoiono per malattie legate ad

acqua non pulita e a scarse condizioni igienico‑sanitarie. E in occasione della

Giornata mondiale dell’acqua, celebrata il 22 marzo, un rapporto dell’Onu ha

evidenziato come la carenza d’acqua potrebbe interessare circa 5 miliardi di

persone entro il 2050. Sul tema della corretta pianificazione e gestione delle

risorse idriche sotterranee, il 26 marzo dalle 1430 alle 1830 avrà luogo il 2°

workshop nazionale KINDRA (Knowledge Inventory for Hydrogeological

Research) dal titolo “Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile e preziosa”

Attualità

Pubblicato il 24 marzo 2018 | da Redazione 0

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26/3/2018 Carenza d'acqua, la crisi nel 2050 potrebbe interessare 5 miliardi di persone

https://www.casilinanews.it/66419/attualita/carenza-dacqua-la-crisi-nel-2050-potrebbe-interessare-5-miliardi-di-persone.html

presso l’Aula Lucchesi del Dipartimento di Scienze della Terra all’Università di

Roma “La Sapienza” (Piazzale Aldo Moro, 5).

Per il Consiglio Nazionale dei Geologi interverrà Arcangelo Francesco Violo,

segretario nazionale e coordinatore della Commissione Risorse Idriche del CNG:

“Le acque sotterranee rappresentano una georisorsa strategica, non solo come

principale fonte idropotabile, ma anche per soddisfare molti altri usi: industriale,

irriguo o scambio termico. Attualmente, registriamo una gestione a breve termine,

con una normativa di settore appesantita e monitoraggi insufficienti. Risulta

necessario, quindi, semplificare tale normativa, valorizzare le competenze dei

geologi professionisti anche con ruoli di sussidiarietà e rivedere il quadro delle

competenze degli enti in un’ottica di non sovrapposizione. È necessario, inoltre,

implementare e sperimentare i sistemi di raccolta, utilizzo e condivisione dei dati

idrogeologici”.

Il progetto KINDRA, promosso dalla Commissione europea nell’ambito del

programma quadro HORIZON 2020, vede la partecipazione attiva del Consiglio

Nazionale dei Geologi, in qualità di membro della Federazione Europea dei Geologi

(EFG). Uno dei principali risultati conseguiti è la realizzazione dell’Inventario

Europeo della Ricerca sulle Acque sotterranee (EIGR): un database liberamente

consultabile per condividere e aggiornare dati e informazioni sulle risorse idriche

sotterranee. Il CNG, coadiuvato dalla Commissione Risorse Idriche, intende

promuovere l’applicazione dell’EIGR in ambito professionale, incoraggiando la

partecipazione dei geologi liberi professionisti nella produzione, aggiornamento,

integrazione e condivisione dei dati e delle informazioni di carattere idrogeologico.

La disponibilità di tale database idrogeologico consente un processo flessibile e

partecipato all’attuazione, a livello normativo, delle conoscenze tecnico‑

scientifiche in grado di facilitare le attività lavorative e di esaltare il ruolo del

geologo libero professionista nella pianificazione territoriale.

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Tags: Carenza d'acqua, crisi 2050

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26/3/2018 "RENDERE L'ACQUA SOTTERRANEA VISIBILE, ACCESSIBILE E PREZIOSA" | Notizie in un Click

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By Notizie in un Click on 25 marzo 2018

“RENDERE L’ACQUA SOTTERRANEAVISIBILE, ACCESSIBILE E PREZIOSA”

Dal cosiddetto “oro blu” dipende la vita sul pianeta: l’acqua è una risorsaindispensabile, per questo motivo è fondamentale preservarla e non sprecarla.Secondo l’Unicef, ogni giorno oltre 700 bambini muoiono per malattie legate adacqua non pulita e a scarse condizioni igienico-sanitarie. E in occasione dellaGiornata mondiale dell’acqua, celebrata il 22 marzo, un rapporto dell’Onu haevidenziato come la carenza d’acqua potrebbe interessare circa 5 miliardi dipersone entro il 2050. Sul tema della corretta pianificazione e gestione dellerisorse idriche sotterranee, il 26 marzo dalle 14:30 alle 18:30 avrà luogo il 2°workshop nazionale KINDRA (Knowledge Inventory for HydrogeologicalResearch) dal titolo “Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile epreziosa” presso l’Aula Lucchesi del Dipartimento di Scienze della Terraall’Università di Roma “La Sapienza” (Piazzale Aldo Moro, 5).

Per il Consiglio Nazionale dei Geologi interverrà Arcangelo Francesco Violo,segretario nazionale e coordinatore della Commissione Risorse Idriche delCNG: “Le acque sotterranee rappresentano una georisorsa strategica, non solocome principale fonte idropotabile, ma anche per soddisfare molti altri usi:industriale, irriguo o scambio termico. Attualmente, registriamo una gestione abreve termine, con una normativa di settore appesantita e monitoraggiinsufficienti. Risulta necessario, quindi, semplificare tale normativa, valorizzarele competenze dei geologi professionisti anche con ruoli di sussidiarietà erivedere il quadro delle competenze degli enti in un’ottica di nonsovrapposizione. È necessario, inoltre, implementare e sperimentare i sistemi diraccolta, utilizzo e condivisione dei dati idrogeologici”.

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26/3/2018 "RENDERE L'ACQUA SOTTERRANEA VISIBILE, ACCESSIBILE E PREZIOSA" | Notizie in un Click

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Il progetto KINDRA, promosso dalla Commissione europea nell’ambito delprogramma quadro HORIZON 2020, vede la partecipazione attiva del ConsiglioNazionale dei Geologi, in qualità di membro della Federazione Europea deiGeologi (EFG). Uno dei principali risultati conseguiti è la realizzazionedell’Inventario Europeo della Ricerca sulle Acque sotterranee (EIGR): undatabase liberamente consultabile per condividere e aggiornare dati einformazioni sulle risorse idriche sotterranee. Il CNG, coadiuvato dallaCommissione Risorse Idriche, intende promuovere l’applicazione dell’EIGR inambito professionale, incoraggiando la partecipazione dei geologi liberiprofessionisti nella produzione, aggiornamento, integrazione e condivisione deidati e delle informazioni di carattere idrogeologico. La disponibilità di taledatabase idrogeologico consente un processo flessibile e partecipatoall’attuazione, a livello normativo, delle conoscenze tecnico-scientifiche in gradodi facilitare le attività lavorative e di esaltare il ruolo del geologo liberoprofessionista nella pianificazione territoriale.

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26/3/2018 “Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile e preziosa” - ilCirotano

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La Redazione

Arcangelo Francesco VIOLO, Segretarionazionale del Consiglio Nazionale deiGeologi

NOTIZIARIO DEL COMPRENSORIO CALABRESE

“Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile epreziosa”Il 26 marzo avrà luogo il 2° workshop nazionale KINDRA (Knowledge Inventoryfor Hydrogeological Research) dal titolo “Rendere l’acqua sotterranea visibile,accessibile e preziosa”

ROMA, domenica 25 marzo 2018

Dipartimento di Scienze della Terra – Sapienza Università di Roma (PiazzaleAldo Moro, 5)

Dal cosiddetto “oro blu” dipende la vita sul pianeta: l’acqua è una risorsaindispensabile, per questo motivo è fondamentale preservarla e non sprecarla.Secondo l’Unicef, ogni giorno oltre 700 bambini muoiono per malattie legatead acqua non pulita e a scarse condizioni igienico-sanitarie. E in occasionedella Giornata mondiale dell’acqua, celebrata il 22 marzo, un rapportodell’Onu ha evidenziato come la carenza d’acqua potrebbe interessare circa 5miliardi di persone entro il 2050. Sul tema della corretta pianificazione egestione delle risorse idriche sotterranee, il 26 marzo dalle 14:30 alle 18:30avrà luogo il 2° workshop nazionale KINDRA (Knowledge Inventory forHydrogeological Research) dal titolo “Rendere l’acqua sotterranea visibile, accessibile e preziosa” presso l’Aula Lucchesidel Dipartimento di Scienze della Terra all’Università di Roma “La Sapienza” (Piazzale Aldo Moro, 5).

Per il Consiglio Nazionale dei Geologi interverrà Arcangelo Francesco Violo, segretario nazionale e coordinatore dellaCommissione Risorse Idriche del CNG: “Le acque sotterranee rappresentano una georisorsa strategica, non solo comeprincipale fonte idropotabile, ma anche per soddisfare molti altri usi: industriale, irriguo o scambio termico. Attualmente,registriamo una gestione a breve termine, con una normativa di settore appesantita e monitoraggi insufficienti. Risultanecessario, quindi, semplificare tale normativa, valorizzare le competenze dei geologi professionisti anche con ruoli disussidiarietà e rivedere il quadro delle competenze degli enti in un’ottica di non sovrapposizione. È necessario, inoltre,implementare e sperimentare i sistemi di raccolta, utilizzo e condivisione dei dati idrogeologici”.

Il progetto KINDRA, promosso dalla Commissione europea nell’ambito del programma quadro HORIZON 2020, vede lapartecipazione attiva del Consiglio Nazionale dei Geologi, in qualità di membro della Federazione Europea dei Geologi(EFG). Uno dei principali risultati conseguiti è la realizzazione dell’Inventario Europeo della Ricerca sulle Acquesotterranee (EIGR): un database liberamente consultabile per condividere e aggiornare dati e informazioni sulle risorseidriche sotterranee. Il CNG, coadiuvato dalla Commissione Risorse Idriche, intende promuovere l’applicazione dell’EIGR inambito professionale, incoraggiando la partecipazione dei geologi liberi professionisti nella produzione, aggiornamento,integrazione e condivisione dei dati e delle informazioni di carattere idrogeologico. La disponibilità di tale databaseidrogeologico consente un processo flessibile e partecipato all’attuazione, a livello normativo, delle conoscenze tecnico-scientifiche in grado di facilitare le attività lavorative e di esaltare il ruolo del geologo libero professionista nellapianificazione territoriale.

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24-03-201829

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Quotidiano

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TERREMOTI

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TERREMOTI

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TERREMOTI

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VULCANI

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VULCANI

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TERREMOTI

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VULCANI

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TERREMOTI

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26/03/2018Pag. 57 N.13 - 26 marzo 2018

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26/03/2018Pag. 1

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26/03/2018Pag. 1

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26/03/2018Pag. 2L'ESPERTO RISPONDE

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26/03/2018Pag. 2L'ESPERTO RISPONDE

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24/03/2018Pag. 40

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26/03/2018Pag. 39 N.72 - 26 marzo 2018

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26/03/2018Pag. 11

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26/03/2018Pag. 11

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26/3/2018 Codice appalti, in vigore dal 7 aprile le linee guida Anac su sottosoglia e progettazione

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26 Mar 2018

Codice appalti, in vigore dal 7 aprile le lineeguida Anac su sottosoglia e progettazioneM.Fr.

Dopo l'uscita dei testi sul sito dell'Autorità Anticorruzione, arrivano alla tappa finale dellapubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale le due linee guida dell'Anac sugli affidamenti dei servizi diprogettazione (linee guida n.1) e sull'affidamento degli appalti sottosoglia (linee guida n.4), inattuazione del codice dei contratti. Entrambe le linee guida entrano in vigore 15 giorni dopo lapubblicazione, cioè il 7 aprile prossimo.

Linee guida sulla progettazione Limitazione temporale agli ultimi dieci anni relativamente ai tre "servizi analoghi" all'oggettodella gara che i concorrenti indicano in sede di offerta ai fini della valutazione del meritotecnico. È la principale novità delle linee guida (n.1) sugli affidamenti dei servizi di architettura eingegneria, pubblicate pochi giorni fa sul sito dell'Anac e ora approdate in Gazzetta.

Linee guida sugli appalti sottosoglia Alle linee guida n.4 sul sottosoglia, il quotidiano digitale «Edilizia e Territorio» ha dedicato unintero Dossier on line, con i testi e gli articoli degli esperti, che continuerà a essere alimentatonei prossimi giorni. Tutti gli articoli si trovano sul quotidiano digitale e vengono raccolti aquesto link.

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26/3/2018 Dossier sottosoglia. Dalla rotazione degli incarichi all'aggiudicazione: guida ai miniappalti per Pa e imprese

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23 Mar 2018

Dossier sottosoglia. Dalla rotazione degliincarichi all'aggiudicazione: guida aiminiappalti per Pa e impreseMau.S.

Quante imprese invitare alla procedure, quando e dove pubblicare gli avvisi, come effettuare leindagini di mercato e la selezione delle imprese interessate all'appalto, quali criteri diaggiudicazione usare in base alle soglie di importo, senza dimenticare l'uso corretto delleprocedure di esclusione automatica delle offerte anomale, laddove consentito, e di verifica deirequisiti delle aziende concorrenti e aggiudicatarie.

Partendo dall'aggiornamento dellelinee guida Anac n. 4, approvate definitivamentedall'Autorità, ma ancora in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, il quotidiano digitale«Edilizia e Territorio» pubblica un dossier di guida complessiva sulle procedure di affidamentodegli appalti sottosoglia comunitaria (5,54 milioni) offrendo indicazioni puntuali a Pa e impresesul comportamento da seguire tenendo conto di tutte le varie soglie di importo all'interno dellequali può collocarsi il contratto.

Non deve trarre in inganno il fatto che qui non siano in gioco le grandi opere. Gli appalti sotto almilione, dove è ammessa la procedura negoziata, rappresentano il cuore del mercato deicontratti pubblici: 9 affidamenti su 10 stanno sotto questa soglia, mentre se si considera il valoredegli interventi, quasi un quarto del mercato transita per contratti sotto al milione.

Anche stringendo lo sguardo ai soli lavori, i numeri restano notevoli. Quanto a numero di gare,il mercato degli interventi sotto al milione assorbe circa l'80% del settore.

Insieme agli approfondimenti degli esperti, in questo dossier, pubblichiamo anche il testo delleLinee guida n.4 e del parere del Consiglio di Stato sul provvedimento approvato il primo marzoe diffuso il 12 marzo dall'Autorità.

Commenti

OBBLIGO DI ROTAZIONE MENO RIGIDO CON LE NUOVE LINEE GUIDA(di Roberto Mangani)

MASSIMO RIBASSO VS OFFERTA PIÙ VANTAGGIOSA: LA BUSSOLA PER I CRITERI DIAGGIUDICAZIONE (di Paola Conio e Luca Leone)

PIÙ SEMPLICE LA VERIFICA DEI REQUISITI PER GLI AFFIDAMENTI DIRETTI SOTTO I 20MILAEURO (di Roberto Mangani)

IL LABIRINTO DEGLI OBBLIGHI DI PUBBLICAZIONE: GUIDA AGLI AVVISI IMPORTO PER

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26/3/2018 Dossier sottosoglia. Dalla rotazione degli incarichi all'aggiudicazione: guida ai miniappalti per Pa e imprese

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IMPORTO (di Laura Savelli)

INDAGINI DI MERCATO, ELENCHI, SORTEGGIO: COSÌ GLI INVITI ALLA PROCEDURANEGOZIATA (di Roberto Mangani)

CALCOLO DELL'ANOMALIA: LE OFFERTE UGUALI VANNO ACCANTONATE INSIEME (di LauraSavelli)

OLTRE L'ARTICOLO 36: LE ALTRE NORME DEL CODICE SULLE GARE FINO A UN MILIONE DIEURO (di Federico Titomanlio)

Testi

LE LINEE GUIDA N. 4 DELL'ANAC

IL PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO N.361 DEL 12 FEBBRAIO 2018

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26/3/2018 Ridisegno delle stazioni appaltanti, due modelli possibili nel Dpcm Gentiloni del 12 febbraio

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26 Mar 2018

Ridisegno delle stazioni appaltanti, duemodelli possibili nel Dpcm Gentiloni del 12febbraioRemo Dalla Longa (*)

(*) Professore all'Università Bocconi/SDA, coordinatore scientifico dell'Osservatorio PREM – PublicReal Estate Management di SDA Bocconi e coordinatore di GePROPI – Gestione dei ProcessiRealizzativi di Opere Pubbliche ed Infrastrutture

Il Codice dei contratti (D.lgs 50/2016) presenta al suo interno diverse innovazioni. Uno degliaspetti più interessanti della sua evoluzione è costituito dagli articoli 37 e 38 sulla riduzionedelle stazioni appaltanti e sulla qualificazione. Le esigenze che guidano questi due articoli sonodiverse, vi è sicuramente una parte che attiene alla razionalizzazione della spesa (spendingreview) e l'inefficienza che contraddistingue la frammentazione delle stazioni appaltanti (inItalia vi sono 27.000 stazioni appaltanti, vi è chi le fa risalire ad un numero più elevato). Vi èperò un'esigenza più rilevante e strategica per il nostro paese che è dare un adeguatocontenitore all'acquisto e alla gestione degli approvvigionamenti pubblici e alla crescita neltempo della complessità. Le attuali stazioni appaltanti risultano superate e sono lastratificazione di enti pubblici secolari come sono i Comuni, le Province e poi le Regioni chenascono, molto più tardi, all'inizio degli anni '70.

Nel frattempo si è passati da modelli di acquisto della pubblica amministrazione arcaici, moltoproceduralizzati e burocratizzati a modelli che potrebbero essere evoluti ma che spessomancano di un supporto che spinga verso un riequilibrio di innovazione – modifica –ammodernamento.

Si veda la figura 1

Gli approvvigionamenti pubblici sono ora integrati, si devono confrontare con l'enorme debitopubblico del paese, devono essere trovate strade nuove rispetto al passato (sviluppo del PPP,on/off balance, applicazione di rischi trasferiti, ricerca di capitale privato con nuove forme diconfronto quali il dialogo competitivo, nuovi strumenti di controllo e verifica). Il passaggio dalle procedure al maggior peso dei contratti e al crescere della complessità richiedeuna rivisitazione delle stazioni appaltanti come ambito all'interno del quale vengono applicate leregole e si predispongono le strategie di acquisto.

Il tema è come si arriva alla segmentazione della complessità. Il DPCM (12 febbraio 2018),attualmente in discussione, propone quattro livelli di stazione appaltante: a) un livello base (L-LB) per contratti che variano dai 150.000 ad 1.000.000 di euro; b) un livello medio (L-LM) per

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26/3/2018 Ridisegno delle stazioni appaltanti, due modelli possibili nel Dpcm Gentiloni del 12 febbraio

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contratti superiori ad un milione di euro sino alla soglia comunitaria; c) un livello alto (L-LA)dalla soglia comunitaria sino ai venti milioni di euro; (d) infine, un ultimo livello superiore (L-LS) per i lavori complessi che superano i 20 milioni di euro e che include anche i lavori indicatinell'art. 3 comma 1 lett. –oo; Gli articoli 36 e 37 del D.lgs 50 definiscono una modularità della qualificazione: a) partimarginali che potrebbero rimanere fuori dalla qualificazione, si tratta di piccoli interventi sino a150.000 euro di lavori e a 40.000 euro di forniture e/o servizi (comma 1 art. 37). Il DPCM inizia ad occuparsi di qualificazione da un ammontare che supera i 150.000 euro edarriva sino al milione (L-LB), tuttavia quest'ultimo approvvigionamento potrebbe rientraredirettamente nell'azione della stazione appaltante qualificata, oppure potrebbero essereconsiderati altri ‘soggetti' ed ‘organismi' che per le manutenzioni ordinarie possono procedereautonomamente, attraverso strumenti telematici di negoziazione. Se ne deduce che per il livellobase di acquisto (o stazione appaltante che si formerà o che rimane formata attorno ad esso)esiste una zona d'ombra non del tutto definita. Si tratta di un numero rilevante di contratti (1/3circa di quelli che vengono effettuati annualmente) e di un più attenuato ammontare di risorseassorbite (poco più di 1/10 delle risorse messe a gara) che attualmente contribuisce a tenere invita un rilevante numero di stazioni appaltanti ‘polverizzate' ed hanno come riferimento lamicro impresa. Fatta questa distinzione si entra direttamente nella qualificazione delle stazioni appaltanti. L'art. 38 del D.lgs 50 prevede un modello di qualificazione delle stazioni appaltanti perfezionatodal DPCM (12 febbraio 2018), in cui si prevedono tre principali ambiti all'interno dei quali deveoperare la nuova stazione appaltante: AP, AA, AE della figura 2, mentre i requisiti base chedevono essere presenti per poter esercitare le prime tre funzioni sopra indicate sono i punti cheintercorrono nella figura 2 da quattro ad otto. Nel DPCM viene indicato il personale minimo (cfr.punto 5 figura 2) e i profili che ciascuna delle quattro tipologie di stazioni appaltanti devonoavere e quante gare minimo devono essere state fatte nell'ultimo quinquennio (cfr. punto 7figura 2) per rientrare in ciascuna delle quattro tipologie di stazioni appaltanti (LB, LM, LA, LS).Oltre ai requisiti base vi sono quelli premianti: dal punto nove al punto tredici dellafig. 2. Su questa base si viene a determinare una matrice che se applicata con rigore crea un ridisegnoaggregativo delle stazioni appaltanti. Vale a dire le stazioni appaltanti per essere qualificatedevono raggiungere alcuni standard o indici che le caratterizzano. Man mano che le stazioniappaltanti salgono di grado esse possono trattare investimenti delle soglie sottostanti. Con qualche accorgimento sul DPCM potrebbero essere leggibili più modelli. Il primo modello – è quello che si deduce da una prima lettura dagli art. 37 e 38 e dagli art. 4-7del DPCM del febbraio 2018 vale a dire il modello qui indicato come induttivo-aggregativo. Leattuali stazioni appaltanti sulla base degli indicatori riportati nella fig. 2 cercheranno diaggregarsi al fine di accumulare un livello ritenuto ottimale per i loro investimenti. Potrannoessere indotte da istituzioni superiori (es. Regioni; difficilmente potrebbe essere una normativanazionale a stabilirlo), oppure lo faranno in forma volontaristica e si attesteranno ad un livelloritenuto soddisfacente. Per esempio in un territorio mediamente urbanizzato le attuali stazioniappaltanti potranno decidere se collocarsi tra una L-LM e L-LA e delegare gli investimentisuperiori a 20 milioni di euro ad una Stazione appaltante superiore (L-LS). Oppure se cercare diaggregarsi per poter svolgere tutti gli investimenti possibili superiori ai 20 milioni di euro. Ilrequisito n. 4 del DPCM (cfr. fig. 2) indica la presenza di una struttura organizzativa stabile. Si apre un nuovo quesito: a) si crea una membrana organizzativa vasta che ingloba più exstazioni appaltanti con l'inserimento di figure nuove apicali di raccordo – o task force - per ilavori definiti straordinari (superiori ai 20 milioni); b) oppure si svincola il personale da singole

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26/3/2018 Ridisegno delle stazioni appaltanti, due modelli possibili nel Dpcm Gentiloni del 12 febbraio

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stazioni appaltanti attualmente esistenti inserendolo in nuove organizzazioni stabili creando, difatto, una mobilità e distaccamento di personale dalle stazioni attuali? Propendere per (a) o (b) non è elemento secondario. Nel caso di (a), probabilmente, le vecchiestazioni appaltanti potranno continuare a svolgere le loro attività, mentre il nuovo inserimento– o la task force – dovrà probabilmente essere un project manager che raccorda le singole (ex)stazioni e crea dei team per gli investimenti complessi (sopra soglia, ma soprattutto superiori ai20 milioni di euro). Nel caso di (b) viene invece a crearsi un nuovo modello organizzativo che siscompone e si autonomizza rispetto alle organizzazioni precedenti delle ex stazioni appaltanti.Il sub-modello (a) è più soft con elementi di integrazioni nuove e con una possibile suddivisionedi ruoli: vi è chi (figure professionali) rimane posizionato nelle vecchie stazioni appaltanti econtinua principalmente a svolgere quanto svolgeva in precedenza e chi ha un ruolo nuovo diraccordo e si predispone attorno a modelli di project manager rispetto all'opera ed infrastrutturacon un compito anche di integrazione sia organizzativa e sia di profili dentro unastabilizzazione della nuova stazione appaltante. Il sub-modello (b) è la creazione ex novo di unanuova organizzazione completamente ridisegnata dai requisiti indicati nella fig. 2. Il modello (b)potrebbe avere qualche difficoltà nell'interpretare il comma 4, art. 3 del DPCM del febbraio 2018– anche se il riferimento è alle centrali di committenza - quando viene indicato chel'acquisizione dei lavori o dei servizi tiene conto della effettiva capacità di disporre di personalesui luoghi di esecuzione dei lavori o dei servizi senza oneri aggiuntivi. Il modello (b) potrebbeavere un vantaggio dal richiamo del comma 2 del art. 6 che indica che il personale deve far capoad un'unica struttura organizzativa e funzionale del soggetto aggregato. Il secondo modello è più radicale e probabilmente con una carica di innovazione maggiorerispetti ai contenuti del nuovo codice dei contratti pubblici (D.lgs 50/2016) che però è incontrasto con l'affermazione dell'art. 4 del DPCM del febbraio 2018 quando indica che "laqualificazione di un determinato livello consente di acquisire lavori nei livelli più bassi". Si trattadi rendere le soglie individuate delle variabili indipendenti ed attorno a queste attrarrepersonale e strutturarlo dentro un'organizzazione stabile separata formalmente da enti edaziende pubbliche originariamente inglobanti le vecchie stazioni appaltanti. Dovrà essere lacomplessità dell'opera ad essere collocata all'interno delle stazioni appaltanti suddivise persoglie senza la possibilità che le stazioni appaltanti più grandi siano l'approdo di tutte legrandezze ed ammontare di opere. Un approccio di questo tipo dovrebbe favorirebbel'attenzione per i montaggi più complessi e permettere all'interno di un territorio disperimentare e dare spazio allo sviluppo della partizione quarta del Codice dei contratti, quellasul PPP che altrimenti, per la sua complessità, rischierebbe di incorporare un'elevatainnovazione ma fattori bassi di cambiamento nell'azione intrapresa delle stazioni appaltanti permancanza soprattutto di sperimentazione e competenze acquisite, compresa la sperimentazionenecessaria sul montaggio dell'opera, con il rischio di un crescente gap di tradurre alcuneinnovazioni del codice in operatività. Un ulteriore aspetto positivo del secondo modello sarebbe la possibilità di meglio presidiarealcuni importanti requisiti di costituzione delle stazioni appaltanti quali, l'adeguata e mirataformazione del personale, qualificarlo, meglio selezionarne le competenze, segmentare lacomplessità delle gare e la loro tipologia, il processo e il controllo e la verifica. Un aspetto criticodi questo modello sarebbe costituito dall'enfatizzazione nel tempo di opere suddivise perammontare in cui per esempio una stazione appaltante avanzata (L-LA) non avrebbe interessenel fare in modo che un'opera aggregasse capitale privato tramutandosi in PPP per non vedersitrasferire quest'opera ad una stazione appaltante superiore (L-LS). La caratteristica delle stazioni appaltanti del secondo modello sarebbe quella di due piramidi dicui una rovesciata, dove le L-LB gestiscono un numero consistenti di gare (o di negoziazione

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26/3/2018 Ridisegno delle stazioni appaltanti, due modelli possibili nel Dpcm Gentiloni del 12 febbraio

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con operatori economici) con una quantità contenuta di risorse (espresse in valori assoluti).L'opposto avviene per le L-LS (Stazioni appaltanti superiori): numero limitato di gare con unvalore assoluto di risorse da gestire per singola gara. Nella piramide L-LB avremmo una relativabassa competenza del personale più attento alle corrette procedure. Nella piramide L-LS inveceprevarrebbe il contratto e la gestione di questo lungo l'intero ciclo di vita con la necessità diprofili professionali molto qualificati e continuamente formati (lifelong learning) sulleinterdisciplinarietà e sul project management.

I punti non trattati in questa nota, ma altrettanto importanti, sono: a) Le stazioni appaltanti operano per tipologie di infrastrutture, per esempio sociali edeconomiche (cfr. fig. 1), oppure non distinguono le tipologie?b) Qual è il perimetro all'interno del quale agisce una stazione appaltante, vale a dire qual è lasua mission rispetto al ciclo di vita dell'opera o del contratto? Le nuove stazioni appaltanti silimitano solo alla selezione del contraente oppure intervengono anche nella predisposizione diuna regia pubblica ed applicano strumenti di verifica e controllo lungo l'intero ‘montaggio'.Questo diviene importante per i contratti in cui vi è il Long Term Contract e tra l'altro perl'on/off balance.c) Vi è un'asimmetria, ma per alcuni versi anche qualche similitudine, tra profili dei RUP (lineeguida ANAC n. 3 G.U. 7 nov. 2017) e ridisegno delle stazioni appaltanti. In particolare lacollocazione della nuova figura del RUP-project manager specializzato in opere pubbliche edinfrastrutture indicato dalle linee guida di ANAC all'interno delle stazioni appaltanti L-LS.d) Il numero minimo di gare effettuate, in un periodo dato, diventeranno una variabileindipendente nel disegnare il numero di stazioni appaltanti? L'indicazione di un minimo di duegare negli ultimi cinque anni diviene incompatibile con il secondo modello ed è più coerente conil primo; per il secondo modello dovrebbero essere aumentate il numero di gare nelquinquennio per sorreggere l'ipotesi qui indicata.e) Nella trattazione è stata considerata la stazione appaltante (L-LB; L-LM; L-LA; L-LS)incentrata sui lavori, ma altrettanto importante e complessa è la componente delle stazioniappaltanti che tratta le forniture e i servizi (fig.2) che potrebbe (dovrebbe) sommarsi a quella suilavori se l'obiettivo è di fondere il D&C (design & Constraction) con l'O&M (Operation &Maintenance), fondamentale per lo sviluppo dei PPP.

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26/3/2018 Bonifiche/1. I materiali di riporto che non superano i test vanno trattati come una procedura ordinaria

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26 Mar 2018

Bonifiche/1. I materiali di riporto che nonsuperano i test vanno trattati come unaprocedura ordinariaFederico Vanetti

I materiali di riporto che non superano i test della contaminazione vanno trattati alla stregua diun’ordinaria procedura di bonifica. Questa è l’indicazione che arriva sui riporti dal ministerodell’Ambiente.

Tra le questioni senza dubbio destinate, anche nel futuro prossimo, ad attrarre l’attenzione deglioperatori c’è l’annosa tematica della qualificazione delle matrici materiali di riporto,specificamente definiti come «una miscela eterogenea di materiale di origine antropica, qualiresidui e scarti di produzione e di consumo, e di terreno, che compone un orizzonte stratigrafospecifico rispetto alle caratteristiche geologiche e stratigrafiche naturali del terreno in undeterminato sito, e utilizzate per riempimenti, di rilevati e reinterri».

Non è bastato, infatti, il recente intervento legislativo, attuato con il Dpr 120/2017 , altreimportanti indicazioni sono arrivate anche dalla circolare 15786 del 10 novembre 2017 delministero dell’Ambiente.

Con questa nota il ministero ha chiarito (forse) definitivamente che la gestione dei riporti nonconformi ai limiti del test di cessione debba avvenire nell’ambito delle procedure di bonificapreviste dal Dlgs 152/2006, rappresentando questi vere e proprie «fonti di contaminazione».Questa indicazione parrebbe superare la annosa questione relativa alla qualificazione dei riportie alla normativa applicabile. Risulta quindi datata l’impostazione della Provincia di Milano(ordine di servizio del 29 novembre 2010) che aveva sostanzialmente sollevato la questione,ritenendo che i materiali di riporto dovessero essere «considerati e trattati come rifiuti».

Ora, invece, secondo la circolare la rimozione dei riporti non può più essere programmatatramite un piano di gestione dei rifiuti (il quale non è soggetto ad alcuna preventiva valutazionee/o autorizzazione da parte degli enti di controllo), bensì deve essere oggetto di un intervento dibonifica vero e proprio (eventualmente in forma semplificata ai sensi dell’articolo 242-bis delCodice dell’ambiente), al termine del quale, pertanto, dovrà essere rilasciata la certificazione diavvenuta bonifica o atto equipollente.

Tuttavia, occorre evidenziare che la circolare ministeriale, per quanto sia indubbiamenteimprontata ad una lettura logico-sistematica dell’impianto normativo, non risulta pienamenteconforme all’orientamento assunto dal Tar Lombardia che, con la pronuncia 1222/2016, avevaindicato come la gestione dei riporti introdotta dal decreto del fare (Dl 69/2013) rappresentasseuna norma speciale diretta a dettare una procedura differente rispetto a quella delle bonificheprevista dal decreto 152/2006.

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26/3/2018 Bonifiche/1. I materiali di riporto che non superano i test vanno trattati come una procedura ordinaria

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Un’interpretazione questa dei giudici che aveva lasciato aperti molti dubbi, in particolare sucome certificare il completamento degli interventi sui riporti atteso che – secondo lagiurisprudenza – non si applica la certificazione di bonifica. Ma i dubbi ora paiono risolti daquest’ultima circolare.

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26/3/2018 Bonifiche /2. Il «colpevole» va sempre individuato prima dei lavori

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26 Mar 2018

Bonifiche /2. Il «colpevole» va sempreindividuato prima dei lavoriFederico Vanetti

Prima di ordinare interventi di bonifica gli enti locali, e in particolare le province, devonosvolgere un’istruttoria attenta per individuare il responsabile dell’inquinamento. Il monitoarriva dalla circolare del ministero dell’Ambiente del 23 gennaio 2018.

L’intervento ministeriale appare quanto mai opportuno per due ragioni:

- secondo la recente giurisprudenza sulla figura del proprietario incolpevole, quest’ultimo nonsarebbe obbligato a porre in essere gli interventi di bonifica e risanamento ambientale;

- i procedimenti di bonifica spesso si arrestano in quanto gli enti non ricercano, o ricercano inmaniera errata, il soggetto responsabile della contaminazione.

La circolare, dunque, attraverso un ampio excursus giurisprudenziale, fornisce agli enti localiutili indicazioni per condurre correttamente l’iter istruttorio della bonifica.

In particolare, il ministero ricorda che non è possibile ordinare al proprietario incolpevole (sipensi all’acquirente di un sito contaminato, eccezion fatta per i casi di successione di imprese atitolo universale) l’attuazione degli interventi di bonifica, essendo questi unicamente obbligato anotificare la contaminazione e ad attivare le misure di prevenzione.

Sul punto, tuttavia, la circolare richiama un recente pronunciamento del Consiglio di Stato(sentenza 1089 del 8 marzo 2017) che parrebbe includere tra le misure di prevenzione anche gliinterventi di messa in sicurezza di emergenza, contraddicendo in parte l’Adunanza plenaria21/2013 la quale, al contrario, aveva sostenuto l’impossibilità per la pubblica amministrazione diimporre al proprietario incolpevole l’esecuzione di «misure di messa in sicurezza di emergenzae di bonifica».

Viene poi spiegato che l’accertamento delle responsabilità amministrative non richiede unaevidenza scientifica, per provare la responsabilità dell’inquinamento «al di là di ogniragionevole dubbio», bensì si fonda sul principio del «più probabile che non» (risultandoammesse anche le presunzioni legali, invertendo così parzialmente l’onere probatorio).

Ma questo non significa che l’autorità pubblica sia esentata da accertamenti analitici diretti allaconcreta individuazione del soggetto responsabile, risultando comunque necessario seguire uniter logico e giuridico basato su indizi sufficientemente precisi ed un percorso motivazionalelogico e sistematico. L’istruttoria può riguardare anche le contaminazioni storiche; altrimenti,infatti, le normative in tema di bonifica non potrebbero trovare applicazione a nessuno degliepisodi di inquinamento verificatisi, ad esempio, nell’arco del secolo scorso.

La circolare, infine, considera anche gli episodi di contaminazioni diffuse della falda, rispetto aiquali non è possibile individuare un soggetto responsabile, richiedendo così un interventod’ufficio.

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26/3/2018 Bonifiche /2. Il «colpevole» va sempre individuato prima dei lavori

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Proprio con riferimento ai casi in cui gli enti sono obbligati ad eseguire la bonifica, la circolarericorda che il recupero parziale dei costi sostenuti è possibile attraverso l’onere reale ai sensidell’articolo 253 del Testo unico.

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26/3/2018 Bonifiche/3. Il curatore può essere chiamato a rispondere degli illeciti ambientali commessi dal fallito

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26 Mar 2018

Bonifiche/3. Il curatore può essere chiamatoa rispondere degli illeciti ambientalicommessi dal fallitoFederico Vanetti

Il curatore fallimentare può essere chiamato a rispondere degli illeciti ambientali commessi dalfallito. Recentemente, infatti, la IV sezione del Consiglio di Stato si è più volte pronunciata sullasussistenza di eventuali obblighi di natura ambientale in capo al curatore fallimentare per fattiimputabili all’impresa fallita (come, ad esempio, in caso di rifiuti abbandonati), facendoregistrare due orientamenti tra loro contrastanti.

In passato la giurisprudenza, pressoché in maniera univoca, aveva escluso l’obbligo del curatorefallimentare di rimuovere i rifiuti abbandonati dal fallito, riconoscendo una netta separazionetra la figura dell’impresa e quella del curatore subentrante, soggetto formalmente distinto e nonresponsabile della condotta della prima.

Questa separazione trovava il suo fondamento sia nel principio «chi inquina paga», la cuiaffermazione impone che gli interventi di risanamento ambientale debbano essere posti inessere dai soggetti responsabili, sia nella natura propria della curatela fallimentare, per la qualela legge non prevede alcun obbligo generale di subentro nelle situazioni giuridiche passive di cuiera onerato il fallito (tra le altre, Consiglio di Stato, sentenza 3274/2014e Tar Lombardia, Milano,sentenza 1/2016).

A cavallo tra il 2016 ed il 2017, tuttavia, il Tar Lombardia, sezione I di Brescia con le sentenze669/2016 e 790/2017, nonché la IV sezione del Consiglio di Stato ( 3672/2017), hanno ritenuto didover mettere in discussione questo orientamento, rilevando come questo si fondasse su unainterpretazione dell’articolo 192 del Dlgs 152/2006, prima della riforma del 2010.

Queste sentenze, ancorandosi ad una interpretazione comunitariamente orientata dellanormativa italiana (e, in particolar modo, dall’articolo 14, par. 1, della direttiva 2008/98 ai sensidel quale: «I  costi della gestione dei rifiuti sono sostenuti dal produttore iniziale o dai detentoridel momento o dai detentori precedenti dei rifiuti») sanciscono che l’obbligo di rimuovere irifiuti abbandonati da terzi graverebbe non solo sul responsabile della condotta illecita, maanche sul detentore materiale del rifiuto a prescindere dagli elementi del dolo o della colpa.Questo perché  la normativa comunitaria e il Dlgs 205/2010 hanno imposto oneri di rimozionedei rifiuti anche ai “detentori del momento”.

Questa lettura, secondo la quarta sezione del Consiglio di Stato, risulterebbe peraltropienamente conforme al principio “chi inquina paga”, facendo ricadere «la sopportazione delpeso economico della messa in sicurezza e dello smaltimento sulla parte dell’attivo fallimentaredell’impresa che li ha prodotti».

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Sennonché, pochi mesi dopo la pubblicazione della sentenza n. 3672 (avvenuta nel luglio 2017),è stata la medesima IV sezione del Consiglio di Stato a rimettere in discussione la questione,ribaltando il proprio precedente e facendo leva sia su una interpretazione maggiormenteletterale (e logica) del principio «chi inquina paga», la cui portata verrebbe svuotata qualora laresponsabilità - anche solidale - per l’inquinamento prodottosi fosse addebitata al curatore, siasu valutazioni di carattere più generale secondo cui, laddove si ammettesse effettivamente che icreditori sostengano in ultima istanza i costi di ripristino, non ci sarebbe alcun interesse daparte delle aziende «a stanziare investimenti volti ad attenersi a politiche di stretto rispetto delledisposizioni in materia ambientale».

Quest’ultimo orientamento giurisprudenziale appare non solo più logico, ma anchemaggiormente aderente all’impianto normativo, visto che l’articolo 14, par. 1 della direttiva2008/98 non ha modificato l’articolo 192 del Dlgs 152/2006.

A questo punto, non è da escludersi che il contrasto giurisprudenziale possa essere risoltotramite lo strumento del rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia europea, già chiamata inpassato a fare chiarezza in materia sulla sussistenza di eventuali obbligazioni ambientaligravanti sulla figura del proprietario incolpevole. Il contrasto, peraltro, è evidente anche neiprimi mesi dell’anno in corso: si veda a tal proposito Tar Lombardia, sezione Brescia 195/2018 eTar Trentino Alto Adige, Trento 56/2018.

Vedi la scheda: Leggi le ultime pronunce sul risanamento

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26/3/2018 Agenda urbana, Causin (Fi) e Castelli (M5S) propongono una Commissione bicamerale per le città

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26 Mar 2018

Agenda urbana, Causin (Fi) e Castelli (M5S)propongono una Commissione bicameraleper le cittàAlessandro Arona

Serve una commissione bicamerale sulle aree urbane, che prosegua il lavoro di indagine svoltodalla Commissione periferie nella passata legislatura e in più assuma un ruolo di impulso eindirizzo al nuovo governo su una inedita "strategia nazionale sulle città", e in particolare le areepiù fragili. Il presidente della Commissione periferie 2016-2017 della Camera, Andrea Causin,eletto senatore con Forza Italia, e la sua vice Laura Castelli, confermata deputata con ilMovimento Cinque Stelle, continuano a mostrare intesa e collaborazione sul tema delle città.Anche sul tema del "metodo": addio al bando modello Renzi 2016 (Piano periferie), che va invecesostituito con un'analisi socio-economica sui quartieri più fragili, basata sui nuovi dati elaboratidall'Istat sulle diverse aree delle città, e su quella base vanno individuate le "aree target" sullequali concentrare risorse e progetti, sulla base di una strategia nazionale per la aree urbane,unitaria nazionale. Causin e Castelli hanno mostrato questa identità di vedute nel corso delconvegno dipresentazione del Terzo rapporto Urban@it, giovedì 22 marzo a Roma.

Il direttore di Urban@it, Walter Vitali, condivide la proposta, ma non è convinto che sia quellaconcretamente più efficace: «Sono assolutamente d'accordo - spiega - sulla commissione, madobbiamo sapere che per costituire commissioni bicamerali serve una legge, e un consensoparlamentare ampio. Ci vorranno mesi. Io suggerisco invece di partire da una cosa più semplice,un intergruppo che metta insieme i parlamentari sensibili al tema come Causin e Castelli. Ebisognerebbe poi dare subito segnali a livello di governo. Io credo sarebbe utile un ministrosenza portafoglio per le Aree urbane, che coordini i vari piani periferie che oggi fanno capo aPalazzo Chigi, così come le strutture di missione per dissesto, opere idriche, scuole, Casa Italia. Eva rilanciato il Cipu, il Comitato interministeriale per le politiche urbane, creato da Barca nel2012 e mai fatto funzionare. Dandogli in più quei poteri decisionali che il Dpcm Monti di alloranon gli diede».

«Il lavoro della Commissione - dice Andrea Causin (Fi)- è stato importante, credo sia ungiudizio ampiamente condiviso. Ma è un lavoro solo iniziato. Abbiamo aperto un filone che vaproseguito, affiancando anche il futuro governo nel monitoraggio dei programmi in corso enell'indirizzo per future politiche urbane. Sul Piano periferie il mio giudizio è negativo: ha solodistribuito ai Comuni un po' di risorse per investimenti. Ora vanno confermate risorse annualiper almeno 1,5-2 miliardi, concentrandole su aree individuate in base a una griglia di indicatoriIstat».

«Il Bando - concorda Laura Castelli (M5S) - è stato lasciato all'intraprendenza dei singoli enti

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26/3/2018 Agenda urbana, Causin (Fi) e Castelli (M5S) propongono una Commissione bicamerale per le città

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locali: alcuni sono stati bravi, altri no. Non c'era metodo uniforme né c'è stata selezione. Bisognastrutturare una strategia nazionale, e coordinare interventi che sono trasversali, penso a quellodegli investimenti idrici. Comunque agli enti locali bisogna dare più risorse: noi M5S stiamopensando a un Def che dia più risorse agli enti locali e al welfare». Anche Andrea Ferrazzi, neosenatore Pd, responsabile dipartimento Urbanistica del partitodemocratico, ammette criticità nel bando periferie: «I risultati del bando scontano i tempistretti: non sempre la progettualità è stata inovativa». Ferrazzi ha poi osservato che «la capacitàespansiva dei Prg vigenti è ancora eccessiva. La legge sul consumo di suolo va approvata,bisogna impedire l'espansione su suolo non urbanizzato e al contrario bisogna incentivare lasostituzione edilizia, alleggeremdo gli oneri di urbanizzazione e i vincoli edilizio-urbanistico». A difendere il Piano periferie 2016 è rimasto invece - al convegno Urban@it del 22 marzo - ilvice-presidente Anci Matteo Ricci (Pd): «Il Piano periferie ha segnato una grande inversione ditendenza per gli investimenti dei Comuni, non possiamo non vederlo: 2,1 miliardi di euro per iComuni capoluoghi non sono pochi. Il bando va superato? Io credo che sia giusto premiarel'innovazione, dunque la competizione tra progetti tramite bando, anche se in quel caso i tempisono stati stretti. Sugli investimenti, poi, l'abolizione del Patto di stabilità dal 2016 ha permessoai Comuni con avanzo di amministrazione di ricominciare a investire. Noi a Pesaro abbiamopotuto passare da 2 milioni all'anno di investimenti a 45 milioni». «Il vero problema - aggiunge Ricci - è il Codice appalti: positivo come normativa anti-corruzione, ma che non consente di utilizzare le risorse nei tempi che servirebbero».

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26/3/2018 Progetto Pompei, entro il 2019 ultimate le opere dentro le mura del sito archeologico

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26 Mar 2018

Progetto Pompei, entro il 2019 ultimate leopere dentro le mura del sito archeologicoVera Viola

«Entro il 2019 si concluderanno le opere dentro le mura del sito archeologico», è la previsionedel nuovo dg dell’Unità Grande Progetto Pompei, Mauro Cipolletta.

Dopo una prima partenza lenta, la messa in sicurezza e i restauri del sito archeologico, tra i piùimportanti e visitati del mondo, hanno imboccato la strada giusta.

L’intervento gode del finanziamento della Commissione Europea a partire dal 26 gennaio 2012 avalere sulle risorse del Programma Operativo Interregionale Attrattori culturali, naturali eturismo Fesr 2007-2013 (Poin) e, in seguito, a valere sulle risorse del Programma OperativoNazionale Cultura e Sviluppo Fesr 2014-2020 (Pon).

L’importo complessivo ammonta a 105 milioni di cui il 75% di cofinanziamento europeo e il 25%di quota nazionale. L’ultimo report sui lavori, aggiornato alla fine del 2017, registra che su 76interventi finanziati, ne sono stati conclusi 69, sono in corso di attuazione sette.

Più precisamente, grazie agli interventi di messa in sicurezza e restauro, sono stati restituiti alpubblico 37 edifici, tra i quali la Villa dei Misteri e la Casa dei Vettii, inaccessibile da 12 anni.Inoltre, è completata e visitabile gran parte della rete viaria urbana, compresi numerosi vicoli,prima impraticabili. Insomma, gli Scavi di Pompei sono tornati a nuova vita, grazie agliinterventi di recupero e di rilancio realizzati sotto la regia di Soprintendenza Speciale, oggiParco Archeologico di Pompei e dell’Unità Grande Progetto.

È di questi giorni l’apertura di un nuovo cantiere per la messa in sicurezza dei fronti di scavoche delimitano l’area non scoperta di Pompei, di circa 22 ettari. Oltre 2,5 chilometri di muriantichi saranno messi in sicurezza, mentre l’area non scavata alle spalle, nelle Regiones I-III-IV-V-IX, sarà oggetto di intervento di mitigazione del rischio idrogeologico, che assicurando unadeguato drenaggio consentirà di ridurre la spinta del terreno sui muri antichi. L’interventoglobale su tutti i fronti della città antica durerà circa due anni per un costo complessivo di circa8,5 milioni.

Questi scavi, su un’area di oltre mille metri quadri, hanno portato alla luce nuove reperti diambienti privati e pubblici, un giardino, anfore, un vicolo. E ancora, l’ingresso di una domus,con pareti affrescate a riquadri su fondo rosso con al centro l’immagine dipinta di una coppia didelfini. Scoperta straordinaria, poiché i reperti, non restaurati prima, appaiono così come eranoin origine.

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Codice dei contratti: in Gazzetta le linee guida n. 1 (SIA) e n. 4 (Sottosoglia) 26/03/2018

Sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n. 69 del 23 marzo 2018 le due delibere ANAC contenenti le linee guida ANAC n. 1, contenente gli indirizzi generali sull’affidamento dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria (SIA), e le linee guida ANAC n. 4, con le procedure per l’affidamento dei contratti pubblici di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria, indagini di mercato e formazione e gestione degli elenchi di operatori economici (sottosoglia), entrambe aggiornate al D.lgs. n. 56/2017 (c.d. Decreto correttivo). Le due nuove linee guida, che erano state già pubblicate sul sito dell'ANAC, entreranno in vigore il 7 aprile 2018.

Servizi di Ingegneria e Architettura (SIA) Le nuove linee guida (leggi articolo), che aggiornano quelle pubblicate con la delibera n. 973 del 14 settembre 2016 ,fanno seguito al parere del Consiglio di Stato n. 2698 del 22 dicembre 2018 (leggi articolo) che aveva espresso il proprio positivo parere ma con osservazioni.

Nel dettaglio, il decreto correttivo ha apportato alcune modifiche all’art. 59, comma 1, del codice, prevedendo ulteriori fattispecie contrattuali per le quali è consentito, in via

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eccezionale, il ricorso all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione di lavori pubblici; tali modifiche sono state recepite alla Parte II, punto 5.1. Con il d.lgs. 56/2017 sono stati introdotti anche due nuovi commi all’art. 59 (1-bis e 1-ter) che disciplinano la possibilità di ricorrere all’affidamento congiunto di progettazione esecutiva ed esecuzione per gli appalti di lavori in cui la componente tecnologica o innovativa assume carattere prevalente e le modalità di attuazione della stessa. Nelle Linee guida la modifica è stata recepita alla Parte II, punto 5.2.,con il quale sono, altresì, fornite indicazioni operative in relazione alla valutazione delle prevalenza e all’adozione della determina a contrarre.

L’ANAC ha, poi, ritenuto di inserire, accanto alla rotazione degli inviti, anche quella degli affidamenti, in conformità alle modifiche apportate dal decreto correttivo all’art. 36, commi 1 e 7, nonché alle linee guida n. 4 come aggiornate con delibera 1 marzo 2018, n. 206 ed, infatti, nella parte IV (Affidamenti) al paragrafo 1.1 è precisato che “Gli incarichi di progettazione, di coordinamento della sicurezza in fase di progettazione, di direzione dei lavori, di direzione dell’esecuzione, di coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione e di collaudo di importo pari o superiore a 40.000 e inferiore a 100.000 euro possono essere affidati dalle stazioni appaltanti a cura del responsabile del procedimento, nel rispetto dei principi di non discriminazione, parità di trattamento, proporzionalità e trasparenza, e secondo la procedura (negoziata senza bando) prevista dall’articolo 36, comma 2, lett. b) del codice; l’invito è rivolto ad almeno cinque soggetti, se sussistono in tale numero aspiranti idonei nel rispetto del criterio di rotazione degli inviti (art. 157, comma 2, codice) e degli affidamenti, secondo le modalità previste nelle Linee guida n. 4”.

Maggiori dettagli nel testo delle linee guida n. 1 e nella Relazione illustrativaallegate.

Sottosoglia Le nuove linee guida, che aggiornano quelle pubblicate con la delibera n. 1097 del 26 ottobre 2016, fanno seguito al parere del Consiglio di Stato n. 361 del 12 febbraio 2018 (leggi articolo) che aveva espresso il proprio positivo parere ma con osservazioni.

Il correttivo ha modificato profondamente alcune disposizioni relative agli affidamenti di lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria. Si è reso, quindi, necessario procedere a un aggiornamento delle Linee guida n. 4 di attuazione del Codice dei contratti pubblici.

In considerazione della particolare rilevanza di talune innovazioni apportate dal “decreto correttivo”, l’ANAC ha ritenuto opportuno procedere ad una pubblica consultazione che ha richiamato l’attenzione degli stakeholders, in particolar modo, su due questioni generali di notevole impatto operativo per le stazioni appaltanti nella selezione del contraente: il principio di rotazione e le modalità di verifica dei requisiti dell’aggiudicatario nel caso di affidamento diretto.

In riferimento al tormentato tema della rotazione (leggi articolo) nel nuovo testo delle linee guida, è precisato che: "La rotazione non si applica laddove il nuovo affidamento avvenga tramite procedure ordinarie o comunque aperte al mercato, nelle quali la stazione appaltante, in virtù di regole prestabilite dal Codice dei contratti pubblici ovvero dalla stessa in caso di indagini di mercato o consultazione di elenchi, non operi alcuna limitazione in ordine al numero di operatori economici tra i quali effettuare la selezione".

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La nella Relazione AIR ricorda che rotazione faceva parte del sistema degli appalti pubblici già con il previgente Codice (D. Lgs. n. 163/2006), ed ha ricevuto particolare enfasi con il Codice del 2016. Tale crescente rilevanza è pienamente confermata dal correttivo, che lo riferisce espressamente tanto agli affidamenti quanto agli inviti.

Le implicazioni del principio sono molteplici ed evidenti; la ratio di fondo consiste nel contrastare il consolidamento di rendite di posizione di determinati operatori economici. Le ricadute del principio sono significative, in quanto da un lato si obbliga la stazione appaltante ad aggiornare la platea dei competitors, e per converso ad adottare accorgimenti gestionali atti a presidiare tale meccanismo; da un altro la libertà di iniziativa economica degli operatori economici, che abbiano ricevuto affidamenti o inviti ad una pregressa procedura selettiva, viene compressa in nome della suindicata esigenza di assicurare le competitività degli affidamenti.

L’ANAC ha attuato la regolazione del principio di rotazione nei paragrafi 3.6 e 3.7 delle Linee Guida aggiornate, all’interno della sezione dedicata ai principi comuni delle acquisizioni sotto soglia ed ha ritenuta opportuna tale collocazione, per meglio chiarirne l’applicazione a tutte le procedure ivi contemplate, sia all’affidamento diretto che alle negoziate, tanto più che il principio opera, come detto, anche nella fase della selezione degli operatori da invitare. In particolare, il par. 3.6 è dedicato ai presupposti oggettivi di funzionamento del principio, mentre il 3.7 disciplina la deroga alla rotazione, sia per quanto concerne la posizione dell’affidatario che per quella dell’operatore invitato.

L’Autorità ha, poi, chiarito che la rotazione:

• opera in caso di commessa precedente rientrante nel medesimo settore merceologicodi quella di cui trattasi;

• opera laddove la stazione appaltante, per obbligo o per scelta, delimiti il numero dioperatori economici invitati alla gara;

• può operare all’interno di fasce di valore degli affidamenti, da prevedere in appositoregolamento a cura della stazione appaltante;

• comporta la non “riutilizzabilità” del contraente uscente, salvo casi eccezionali;• comporta la non “riutilizzabilità” dell’operatore economico invitato e non affidatario,

salvo deroga motivata;• è derogabile motivatamente per gli affidamenti infra 1.000 euro.

Per quanto concerne, poi, le modalità di verifica dei requisiti dell’aggiudicatario nel caso di affidamento diretto l’art. 36, comma 7, del Codice dei contratti pubblici prevede che l’ANAC indica “specifiche modalità di attuazione … delle verifiche sull’affidatario scelto senza svolgimento di procedura negoziata”. La disposizione concerne l’espletamento dei controlli sull’affidatario diretto ed è funzionale alla possibilità di introdurre semplificazioni nel sub-procedimento di verifica dei requisiti che il Codice dei contratti pubblici prevede, in capo agli operatori economici, per accedere alle commesse pubbliche, limitatamente ai contratti di importo inferiore a 40.000,00 euro.

L’Autorità nelle nuove linee guida ha ritenuto preferibile optare per una soluzione semplificata ed, in particolare, per i contratti di importo fino a 5.000 euro(rappresentano l’80% del totale degli affidamenti compresi nella soglia 0-40.000 euro) ha ritenuto (par. 4.2.2) di consentire alle stazioni appaltanti di potere addivenire alla stipula del contratto

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sulla base di un’autocertificazione rilasciata dall’affidatario di attestazione completa del possesso dei requisiti, unitamente alla consultazione del casellario ANAC, del DURC ed, eventualmente, dei requisiti stabiliti da leggi speciali per determinate attività da espletarsi nei confronti della P.A. (es. white-list di cui all’art. 1, comma 52, L. 190/2012 per le attività particolarmente soggette ad infiltrazioni mafiose).

Per gli affidamenti oltre 5.000 euro e fino a 20.000 euro (rappresentano in cifra assoluta quasi il 15% circa del totale), l’ANAC ha ritenuto (par. 4.2.3) di applicare la stessa logica del ricorso all’autocertificazione, mantenendo comunque la necessità delle verifiche dei requisiti considerati obbligatori dall’art. 57 della Dir. 2014/24/UE (penale, fiscale, contributivo), nonché dell’assenza di procedure concorsuali (art. 80, comma 5, lett. b) e della verifica (eventuale) sulle condizioni soggettive stabilite dalla legge per specifiche attività (es. regime white-list).

Per gli affidamenti ultra 20.000 euro (rif. par. 4.2.4), che rappresentano circa il 5% degli affidamenti da zero a 40.000 euro non è stata operata alcuna modifica alle verifiche in atto previste.

Maggiori dettagli nel testo delle linee guida n. 4 e nella Relazione AIR allegate.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Documenti Allegati

Linee guida n. 1

Linee guida n. 4

Link Correlati

Le nuove linee guida sui servizi di architettura e di ingegneria

Il principio di rotazione nelle nuove linee guida per importi sottosoglia

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Terremoto centro Italia e Ricostruzione, De Micheli: “Scadenza 31 marzo condivisa con tutti” 26/03/2018

“Il metodo di lavoro adottato per portare avanti il processo di ricostruzione delle aree terremotate del centro Italia si è sempre basato sulla condivisione delle scelte con tutti i soggetti istituzionali coinvolti”.

Queste le parole del Commissario per la ricostruzione, Paola De Micheli, in merito al dibattito in corso nelle Marche sulle proroghe relative alla presentazione delle schede Aedes e dei progetti per gli interventi di tipo B (leggi news).

“La scadenza del 30 aprile per la presentazione delle domande di contributo per la riparazione dei ‘danni lievi’ – continua la De Micheli – è stata ampiamente condivisa con i presidenti di Regione, tutti gruppi parlamentari e i sindaci. Come avvenuto fino ad ora, dopo aver acquisito i dati e le informazioni sullo stato dell’arte valuteremo con gli stessi soggetti istituzionali eventuali nuove decisioni nell’ambito delle competenze della struttura commissariale. Invece, il termine del 31 marzo per la presentazione delle schede Aedes da

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parte dei professionisti incaricati è stabilito dalla legge, e la sua proroga può essere disposta solo con analogo provvedimento la cui approvazione non è nelle facoltà del Commissario, ma del Parlamento”.

“Occorre – conclude il Commissario - chiarire che tale scadenza è relativa unicamente ai casi in cui sia già stato conferito formalmente a un tecnico l’incarico di redigere la scheda Aedes. È evidente che questo non riguarda tutte le schede mancanti, ma solo una parte”.

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Regione Campania, la nuova modulistica per la denuncia dei lavori per autorizzazione sismica e deposito sismico 26/03/2018

La Regione Campania ha aggiornato al D.M. 17 gennaio 2018 (Norme Tecniche per le Costruzioni) la modulistica per la denuncia dei lavori per autorizzazione sismica e deposito sismico presso le competenti UU.OO.DD. Genio Civile, ai sensi della l.r. 9/83 e ss.mm.ii., aggiornata al D.M. 17.01.2018.

In allegato sono disponibili i nuovi modelli, aggiornati al D.M. 17.01.2018 , in vigore a partire dal 22 marzo 2018.

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Documenti Allegati

MOD. A10 - Aut - Asseverazione del collaudatore per esito controllo preventivo lavori minori - autorizzazione

MOD. D - Dep - DENUNCIA DI LAVORI PER DEPOSITO SISMICO

MOD. D - Aut - DENUNCIA DI LAVORI PER AUTORIZZAZIONE SISMICA

MOD. A10 - Aut - Bis - Asseverazione del D.L. per esito controllo preventivo lavori minori - autorizzazione

MOD. A10 - Dep - Asseverazione del collaudatore per esito controllo preventivo lavori minori - deposito

MOD. A10 - Dep - Bis - Asseverazione del D.L. per esito controllo preventivo lavori minori-deposito

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Impugnazione immediata ammissioni alla gara e pubblicazione atti della procedura: nuova sentenza del Consiglio di Stato 26/03/2018

L’impugnazione immediata delle ammissioni alla gara è subordinata alla pubblicazione degli atti della procedura.

Lo ha ribadito il Consiglio di Stato con la sentenza n. 1843 del 23 marzo 2018 con la quale ha accolto il ricorso presentato per la riforma di una sentenza di primo grado che aveva a sua volta accolto il ricorso presentato per l’esclusione di due imprese dalla gara e la conseguente riammissione dell’appellante precedentemente esclusa per avere presentato un’offerta che superava la soglia di anomalia determinata ai sensi del comma 2, lett. d), dell’art. 97 del D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice dei contratti), successivamente riammessa dal TAR in quanto il numero delle offerte ammesse sarebbe divenuto inferiore a dieci (condizione necessaria per l’esclusione automatica delle offerte anomale).

Il giudizio del Consiglio di Stato Col primo motivo l’appellante ha denunciato il presunto errore del TAR nel respingere l’eccezione con cui si era dedotto che il ricorso sarebbe stato proposto oltre il termine di 30 giorni decorrente dalla data in cui l’appellata avrebbe appreso quali fossero le imprese ammesse alla gara, essendo presente, tramite un proprio rappresentante, alla seduta in cui la

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stazione appaltante, esaminate le offerte pervenute, ha disposto l’aggiudicazione provvisoria.

Il Consiglio di Stato, respingendo questo primo motivo, ha ricordato l’art. 120, comma 2 bis, del c.p.a. per il quale “Il provvedimento che determina le esclusioni dalla procedura di affidamento e le ammissioni ad essa all'esito della valutazione dei requisiti soggettivi, economico-finanziari e tecnico-professionali va impugnato nel termine di trenta giorni, decorrente dalla sua pubblicazione sul profilo del committente della stazione appaltante, ai sensi dell'articolo 29, comma 1, del codice dei contratti pubblici adottato in attuazione della legge 28 gennaio 2016, n. 11”.

L'onere di immediata impugnativa dell'altrui ammissione alla procedura di gara senza attendere l'aggiudicazione, previsto dalla trascritta norma, è ragionevolmente subordinato alla pubblicazione degli atti della procedura. Pur essendo vero che in difetto della formale comunicazione dell'atto - o, per quanto qui interessa, in mancanza di pubblicazione dell'atto di ammissione sulla piattaforma telematica della stazione appaltante - il termine decorre, comunque, dal momento dell'intervenuta piena conoscenza del provvedimento da impugnare, è altrettanto pacifico che l’interessato debba essere messo nelle condizioni di percepire i profili che ne rendano evidente la lesività per la propria sfera giuridica in rapporto al tipo di rimedio apprestato dall'ordinamento processuale.

Nel caso di specie, dal verbale della seduta di aggiudicazione si ricava soltanto quali fossero le imprese ammesse alla gara, ma non è possibile trarre alcun elemento da cui desumere eventuali motivi di esclusione di taluna delle imprese partecipanti, per cui deve ritenersi che la conoscenza acquisita dall’odierna appellata mediante al partecipazione alla detta seduta non fosse idonea a far decorrere il termine d’impugnazione.

Con un secondo motivo, l’odierna appellante ha censurato il fatto che l’impugnata sentenza sarebbe stata pronunciata in violazione del principio del contradditorio. La sentenza, infatti, ha esaminato e accolto la censura con cui era stata contestata l’ammissione alla gara della società, la quale, quindi, assumendo la veste di controinteressata, era parte necessaria del processo. Il Tribunale amministrativo, pertanto, non avrebbe potuto pronunciare senza prima disporre l’integrazione del contradditorio nei confronti della società assente. La sentenza, quindi, è stata annullata dal Consiglio di Stato con rimessione al primo.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Documenti Allegati

Sentenza Consiglio di Stato 23 marzo 2018, n. 1843

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Cumulo gratuito pensioni, accordo ancora lontano diPaolaMammarella

Inps propone una nuova convenzione ma i professionisti non ci stanno ‘il Min.lavoro ci ha dato ragione, Boeri firmi subito’

26/03/2018 – Manca ancora l’accordo sul cumulo gratuito delle pensioni per i professionisti. Dopo il botta e risposta della scorsa settimana, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS), ha messo a punto una proposta di convenzione che ai professionisti non piace.

Cumulo gratuito pensioni, la proposta dell’Inps Per bloccare subito i pagamenti, l’Inps ha proposto di interpellare una commissione di esperti che determini l’importo dei costi da dividere. Le parti, cioè Inps e Cassa del professionista interessato, potrebbero inoltre rivolgersi ad un giudice. In questo modo gli eventuali disaccordi verrebbero risolti in un secondo

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momento, ma intanto il trattamento pensionistico verrebbe erogato.

Cumulo gratuito pensioni, Adepp contraria L’Adepp, rappresentante delle Casse di previdenza professionali, non accetta questa proposta. Dalla procedura di accesso agli atti, promossa dalla Cassa di previdenza dei commercialisti, è emerso che l’Inps aveva formulato un quesito al Ministero del Lavoro sulla possibilità di dividere i costi con le Casse provate, ottenendo dal Ministero una risposta negativa.

“Il Ministero del Lavoro ci ha dato ragione, Boeri firmi subito”, ha dichiarato Adepp.

Pensioni, come funziona il cumulo gratuito e la posta in gioco La Legge Di Bilancio 2017 ha riconosciuto la possibilità del cumulo pensionistico a tutti i professionisti, non solo a quelli che altrimenti non avrebbero i requisiti per il diritto al trattamento pensionistico. Un contribuente, ancora non titolare di un trattamento pensionistico, può arrivare al termine degli anni previsti per ottenere la pensione di vecchiaia e, sommando gli anni di contribuzione in un’altra gestione o cassa professionale, ottenere un importo mensile più alto. In alternativa può richiedere la pensione anticipata in cumulo sfruttando gli anni in cui ha versato i contributi in un’altra cassa o gestione.

Ci sono però dei costi connessi alle pratiche. Inizialmente l’Inps ha chiesto che ogni Ente previdenziale si facesse carico della parte del costo relativo alla quota di pensione versata. L’Adepp non ha accettato la proposta sostenendo che la gestione sia stata affidata all’Inps e che l’Istituto abbia ricevuto un finanziamento a fronte di questo nuovo onere.

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Norme correlateLeggedelloStato11/12/2016n.232Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019 (Legge di Bilancio 2017)

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Servizi di Progettazione (Ingegneria e Architettura) e appalti sottosoglia: pubblicate le nuove linee guida Matteo Peppucci - INGENIO 26/03/2018

Pubblicate in Gazzetta Ufficiale gli aggiornamenti delle linee guida Anac n.1 e n.4, riviste in funzione del Correttivo Appalti: entreranno in vigore il prossimo 7 aprile 2018

Erano già state pubblicate sul sito dell'Anac, ma adesso arriva la pubblicazione definitiva in Gazzetta Ufficiale, quella che 'conta' per far partire il countdown relativo all'entrata in vigore: le nuove linee guida Anac n.1 (servizi di architettura e ingegneria) e n.4 (appalti sotto soglia), inserite nella Gazzetta Ufficialen.69 del 23 marzo 2018, in attuazione del codice dei contratti. Entrambe le linee guida entrano in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione, cioè il 7 aprile prossimo.

Linee guida progettazione

Come già ampiamente approfondito su Ingenio, le principali novità delle linee guida n.1 riguardano la limitazione temporale agli ultimi dieci anni relativamente ai tre "servizi analoghi" all'oggetto della gara che i concorrenti indicano in sede di offerta ai fini della valutazione del merito tecnico.

L'aggiornamento tiene conto delle modifiche apportate al d.lgs. 50/2016 ad opera del Errore. Riferimento a collegamento ipertestuale non valido.: come esplicitato nella relazione illustrativa, quest'ultimo ha in primo luogo ampliato l'ambito oggettivo dei servizidi cui all'art. 3, comma 1, lett. vvvv), del codice, ricomprendendo tra gli stessi anche l'attività del direttore dell'esecuzione. Nell'elenco descrittivo delle prestazioni oggetto della Linee guida è stato quindi aggiunto l'incarico di direzione dell'esecuzione (cfr. Parte II, punto 1.1., Parte IV, punto 1.1. e punto 2.2.1), esplicitamente richiamato, a seguito del correttivo, agli artt. 31 e 157 del codice tra i servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria.

Inoltre, il decreto correttivo ha apportato alcune modifiche all’art. 59, comma 1, del codice, prevedendo ulteriori fattispecie contrattuali per le quali è consentito, in via eccezionale, il ricorso all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione di lavori pubblici. Tali modifiche sono state recepite alla Parte II, punto 5.1. Con il d.lgs. 56/2017 sono stati introdotti anche due nuovi commi all’art. 59 (1-bis e 1-ter) che disciplinano la possibilità di ricorrere all’affidamento congiunto di progettazione esecutiva ed esecuzione per gli appalti di lavori in cui la componente tecnologica o innovativa assume carattere prevalente e le modalità di attuazione della stessa. Nelle Linee guida la modifica è stata recepita alla Parte II, punto 5.2., con il quale sono, altresì, fornite indicazioni operative in relazione alla valutazione delle prevalenza e all’adozione della determina a contrarre.

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Importante anche l'insermento, accanto alla rotazione degli inviti, anche di quella degli affidamenti, in conformità alle modifiche apportate dal decreto correttivo all’art. 36, commi 1 e 7, nonché alle linee guida n. 4 come aggiornate.

Per quanto concerne le procedure di affidamento, il decreto correttivo, modificando l’art. 157, co. 2, del codice, ha sancito l’applicabilità anche all’affidamento degli incarichi di servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria e altri servizi tecnici di importo superiore a 100.000 euro, delle procedure di gara di cui alla Parte II, Titoli III e IV del codice, in luogo del ricorso esclusivo alla procedura aperta o ristretta; è stato, quindi, modificata la Parte IV, punto 2.1.1., delle Linee guida, inserendo il richiamo a tutte le procedure di gara di cui sopra.

Infine, il decreto correttivo ha introdotto alcune modifiche in relazione alla validazione dei progetti, specificando che nel bando e nella lettera di invito devono essere indicati gli estremi della validazione del progetto e non più, genericamente, l’intervenuta verifica (art. 26, co. 8) e disciplinando la tempistica della validazione dei progetti redatti dall’affidatario di un appalto integrato (art. 26, co. 8-bis); è stata, pertanto, adeguata alle novellate disposizioni normative la Parte VII, punto 1.3. e punto 1.5.

Linee guida appalti sottosoglia

Le nuove linee guida n.4 contengono le indicazioni, preziose per le stazioni appaltanti, in merito a quante imprese invitare alla procedure, quando e dove pubblicare gli avvisi, come effettuare le indagini di mercato e la selezione delle imprese interessate all'appalto, quali criteri di aggiudicazione usare in base alle soglie di importo, come utilizzare correttamente le procedure di esclusione automatica delle offerte anomale, laddove consentito, e verificare i requisiti delle aziende concorrenti e aggiudicatarie.

Queste le principali novità delle linee guida n.4 aggiornate:

• verifiche semplificate sui requisiti delle imprese per gli appalti di piccolissimoimporto: entro la soglia dei 20 mila euro, la stazione appaltante in caso di affidamentodiretto senza gara può procedere alla firma dei contratti sulla base di una sempliceautocertificazione, nella quale l'operatore economico attesti il possesso dei requisiti previstidal Codice appalti. Sopra la soglia, invece, si procede alle verifiche dei requisiti prima dellafirma;

• regole a tutela degli operatori economici nelle rotazioni di inviti e affidamenti: le PA sidoteranno di fasce sulla base delle quali applicare il principio di rotazione, motivandoesplicitamente l'eventuale decisione di non rispettare il principio di alternanza.

Principio di rotazione degli inviti: le novità Nell'aggiornamento si evidenzia che la rotazione si applica alle procedure che abbiano ad oggetto commesse identiche o analoghe e non si utilizza quando l'affidamento avvenga tramite una procedura ordinaria, nella quale cioè non ci siano limitazioni sul numero di operatori selezionati. Di fatto, quindi, il principio di rotazione si applicherà alle procedure rientranti nel medesimo settore merceologico, a categorie di opere e settori di servizi corrispondenti a quelli precedenti, nei casi in cui la stazione appaltante opera limitazioni al numero di operatori economici selezionati.

Negli altri casi, invece, a garantire questa alternanza le stazioni appaltanti potranno indicare, attraverso un regolamento interno, fasce (differenziate tra lavori, servizi e forniture) suddivise per valore economico degli affidamenti, sulle quali applicare la rotazione. Il rispetto del principio di rotazione farà sì che l'affidamento o il reinvito al contraente uscente abbiano carattere eccezionale, richiedendo un onere motivazionale più stringente.

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L'Anac sottolinea inoltre che "al fine di evitare un artificioso frazionamento dell'appalto, volto a eludere la disciplina comunitaria, le stazioni appaltanti devono prestare attenzione alla corretta definizione del proprio fabbisogno in relazione all'oggetto degli appalti, specialmente nei casi di ripartizione in lotti, contestuali o successivi, o di ripetizione dell'affidamento nel tempo".

Opere di urbanizzazione Le opere di urbanizzazione effettuate a scomputo andranno stimate considerando cumulativamente tutti i lavori, anche se appartenenti a diversi lotti. Le urbanizzazioni primarie di importo inferiore alla soglia comunitaria saranno esenti dall'applicazione del Codice e quindi il loro valore non si sommerà alle altre opere di urbanizzazione eventualmente da realizzarsi. In altri termini, il paragrafo 2.2 della linea guida n.4 aggiornate consente un miglior calcolo delle opere di urbanizzazione (per diversi lotti, anche fuori comparto), prevedendone l'affidamento con procedure pubbliche (quindi con gara) solo a partire dal valore delle opere che non possono considerarsi di urbanizzazione primaria (strade, aree di sosta, fognature, reti di distribuzione, a norma dell'art. 16 comma 7 del Testo unico dell'edilizia).

Leggi anche

• Servizi di Progettazione (Ingegneria e Architettura): pubblicate le nuove linee guida ANAC

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Edifici nZEB nella PA: i dettagli del rapporto ENEA-FIRE Matteo Peppucci - INGENIO 26/03/2018

Il rapporto "Gli edifici nZEB nella Pubblica Amministrazione" di FIRE e ENEA riguarda la responsabilità pubblica sulla gestione immobiliare e di una serie di servizi tra i quali gli uffici pubblici (municipio, scuole inferiori e medie, piscine, strutture sanitarie, uffici etc.), l'illuminazione pubblica e semaforica e le infrastrutture di servizio (enti locali) e i trasporti

La Direttiva 2010/31/UE (anche detta EPBD, Energy Performance of Buildings Directive) ha previsto che gli Stati membri provvedano affinché dal 1° gennaio 2021 tutti gli edifici di nuova costruzione siano edifici a energia quasi zero e a partire dal 1 gennaio 2019 gli edifici di nuova costruzione occupati da enti pubblici e di proprietà di questi ultimi siano edifici a energia quasi zero, altrimenti detti nZEB.

Il presupposto di partenza dell'interessante rapporto ENEA-FIRE sugli edifici nZEB della PA, disponibile nel file allegato, è questo. Nello svolgere il proprio compito istituzionale, la PA infatti si vede assegnati due ruoli distinti:

1. responsabilità della gestione immobiliare e di una serie di servizi tra i quali gli uffici pubblici (municipio, scuole inferiori e medie, piscine, strutture sanitarie, uffici etc.), l'illuminazione pubblica e semaforica e le infrastrutture di servizio (enti locali) e i trasporti. Tali servizi possono essere forniti in maniera diretta oppure tramite un terzo al quale siano affidati;

2. regolazione dei consumi dei cittadini. La maggior parte dei consumi di energia nei paesi industrializzati avviene in città ed è strettamente correlato oltre che ai trasporti e alla climatizzazione, anche alle caratteristiche strutturali degli edifici.

Il rapporto "Gli edifici nZEB nella Pubblica Amministrazione", pubblicato sul sito dell'ENEA, riguarda il punto n.1ed effettua un'analisi degli obblighi e delle opportunità connesse all’edilizia pubblica efficiente, effettuando una ricognizione degli edifici pubblici esistenti con prestazioni energetiche meritevoli di interesse, al fine di trarne buone pratiche e suggerimenti per definire i dettagli a livello di policy (con particolare riferimento ad un caso studio), centrando l'attenzione sul comparto scolastico.

Il Rapporto si divide in:

• un'analisi dettagliata della legislazione vigente, per meglio inquadrare il concetto di nZEB, e dei potenziali legati a tali edifici, con anche un quadro della situazione a livello europeo; accanto agli obblighi si è voluto prestare attenzione alle opportunità a disposizione, procedendo ad un'analisi degli incentivi disponibili che risultano applicabili al concetto di edificio ad energia quasi zero;

• una ricognizione del parco di edifici della PA con la presentazione sintetica di alcune best-practice, con l'analisi maggiormente dettagliata di un caso studio;

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• un approfondimento specifico sul comparto scolastico, di particolare interesse sociale e che vede una forte attenzione da parte del legislatore.

Conclusioni

Alla fine del dettagliato rapporto, che invitiamo a studiare nel file allegato, sono specificate le conclusioni di ENEA-FIRE. L'analisi ha mostrato che ci sono esempi che, sebbene ancora non rappresentino la norma, possono fungere da traino, così come gli incentivi possono sensibilmente spostare le decisioni nel verso favorevole delle iniziative; si ritiene comunque che sarà necessario un duro lavoro se si vuol arrivare pronti alle scadenze rispettare, in particolare per le riqualificazioni.

La Commissione Europea, con la raccomandazione del 29 luglio 2016, ha ribadito che gli edifici sono elementi fondamentali per le politiche di efficienza energetica dell'Unione, in quanto rappresentano circa il 40% del consumo di energia finale, raccomandando gli Stati membri seguano gli orientamenti contenuti nell'allegato della presente raccomandazione. Gli orientamenti contribuiranno ad assicurare che, entro il 31 dicembre 2020, tutti gli edifici di nuova costruzione siano a energia quasi zero e aiuteranno gli Stati membri a elaborare i piani nazionali per aumentare il numero di tale tipologia di edifici.

Gli incentivi potranno avere un ruolo rilevante nel supporto agli nZEB, in particolare se accompagnati dal lancio del fondo per l’efficienza e da una politica mirata alla conoscenza delle opportunità legate agli stessi da parte delle Pubbliche Amministrazioni.

Un ruolo di primo piano potrà essere giocato dal nuovo conto termico, che prevede interessanti opportunità proprio per le Pubbliche Amministrazioni ancor più che per i privati. Oltre alle interessanti opportunità previste per le PA, va segnalato che si è ancora lontani dal raggiungimento della soglia di incentivo annuo cumulato di 900 milioni di euro (200 milioni per le PA), e che quindi c’è ancora molto spazio per iniziative incentivabili.

Al 1° agosto 2016 risultano infatti ammesse all'incentivo circa 21.500 richieste, per un totale di incentivi complessivamente impegnati pari a circa 80 milioni di euro, di cui circa 64 milioni di euro riconducibili ad interventi effettuati da soggetti privati e circa 16 milioni di euro a interventi effettuati da Amministrazioni pubbliche.

In tema di edifici innovativi (non tanto nelle tecnologie e nei materiali, quanto nella diffusione), invece, è fondamentale che siano messi in atto programmi di informazione dei professionisti e degli operatori di settore (e.g. studi di progettazione e architettura, ESCO, aziende attive nella costruzione e ristrutturazione degli immobili, etc.), che assicurino uno scambio utile di buone pratiche e di errori di progettazione da evitare.

IL RAPPORTO COMPLETO E' DISPONIBILE IN FORMATO PDF

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26/3/2018 Il Parlamento Europeo boccia la proposta di e-card

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Lunedì 26 Marzo 2018

Il Parlamento Europeo boccia la proposta di e‑cardcasaeclima.com/ar_34418__il‑parlamento‑europeo‑boccia‑la‑proposta‑ecard.html

Il Parlamento Europeo boccia la proposta di e‑cardDecisivo l’apporto della Rete delle Professioni Tecniche che ha evidenziato i rischi di“sovrapposizione” dell’e‑card con la tessera professionaleCon 21 voti contrari, 13 a favore e 2 astensioni, la Commissione per il mercato interno e laprotezione dei consumatori del Parlamento europeo ha bocciato la proposta di direttiva eregolamento sulla e‑card europea dei servizi.

La vicenda sulla e‑card ha preso il via nel gennaio 2017 quando la Commissione europea conl’obiettivo di “rivitalizzare il settore dei servizi”, ridurre la burocrazia e semplificare leprocedure e le formalità amministrative presentò una proposta di Direttiva COM (2016) 823 euna di Regolamento COM (2016) 824, per creare appunto una e‑card europea dei servizi,ovvero una procedura elettronica semplificata per rendere più facile per i prestatori di servizialle imprese e di servizi di costruzione espletare le formalità amministrative necessarie perfornire servizi all’estero.

La proposta, però, a parere delle professioni tecniche, aveva il limite di andarsi a sovrapporrealla tessera professionale europea, lo strumento previsto già nel 2013 dalla Direttiva 55 perfavorire la prestazione di servizi transfrontaliere da parte dei professionisti.

Per questo la stessa RPT aveva espresso in maniera decisa la propria preoccupazione per glieffetti che sarebbero derivati dall’applicazione di due strumenti del tutto sovrapponibili,suggerendo l’estensione della tessera professionale europea, ad oggi in uso solo per 5professioni, e poi in seconda battuta di ritirare la proposta di direttiva sulla e‑card o quantomeno di escluderne i lavoratori autonomi.

La carta elettronica infatti a parere della RPT non avrebbe offerto alcuna garanzia in terminidi riconoscimento delle qualifiche professionali, pertanto la sua applicazione all’ambito delleprofessioni regolamentate avrebbe rischiato di ledere quei principi di tutela e garanzia dei

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26/3/2018 Il Parlamento Europeo boccia la proposta di e-card

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consumatori che giustificano l’esistenza di aree di attività riservate dalla legge aiprofessionisti.

Al contrario la tessera professionale europea rappresenta un elemento chiave per lamodernizzazione della direttiva sulle qualifiche professionali, il cui obiettivo è quello dirafforzare il mercato interno e la libera circolazione dei professionisti mediante unriconoscimento più efficace e trasparente delle qualifiche professionali, l’ottenimento di unamaggior efficienza economica ed operativa al fine di avvantaggiare i professionisti ediminuire gli oneri amministrativi legati al riconoscimento delle qualifiche professionali.Occorre ricordare che, quando si forniscono servizi in un altro Stato membro, per unprofessionista è essenziale che il riconoscimento delle sue qualifiche professionali avvengarapidamente. Ciò consente di accedere in modo rapido e trasparente al mercato del lavoro eai servizi nel paese di destinazione.

Il risultato conseguito – commenta la Rete ‑ è frutto di un lungo lavoro fatto in sinergia contutti i deputati della commissione IMCO dei vari gruppi politici e, soprattutto, con tutti icomponenti della Rete. Con il nostro intervento siamo riusciti a difendere gli interessi deicittadini che avrebbero potuto essere confusi dalla sovrapposizione di e‑card e tesseraprofessionale.

Ora ci troviamo di fronte a una grande opportunità, quella di chiedere alla Commissioneeuropea, attraverso il Parlamento europeo, di avviare un percorso che possa consentire diestendere l’utilizzo della tessera professionale europea – strumento che si presta in manieramolto più efficace a facilitare la fornitura di servizi professionali in Europa ‑ anche alleprofessioni tecniche che finora ne sono escluse.

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26/3/2018 Codice Appalti, in Gazzetta le linee guida n. 1 (progettazione) e n. 4 (sottosoglia) aggiornate

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Lunedì 26 Marzo 2018

Codice Appalti, in Gazzetta le linee guida n. 1(progettazione) e n. 4 (sottosoglia) aggiornatecasaeclima.com/ar_34417__codice‑appalti‑in‑gazzetta‑linee‑guida‑uno‑progettazione‑quattro‑sottosoglia‑

aggiornate.html

Codice Appalti, in Gazzetta le linee guida n. 1 (progettazione) e n. 4 (sottosoglia) aggiornateAggiornate al d.lgs. n. 56 del 19/4/2017, entreranno in vigore il 7 aprile 2018Sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.69 del 23 marzo 2018 è stata pubblicata la Deliberanumero 138 del 21 febbraio 2018, con la quale l'Autorità anticorruzione ha approvato le LineeGuida n. 1 ‑ Indirizzi generali sull’affidamento dei servizi attinenti all’architettura eall’ingegneria ‑ aggiornate al d.lgs. n. 56 del 19/4/2017.

Le Linee guida n. 1 aggiornate al decreto legislativo n. 56/2017 – CLICCA QUI ‑ entrano invigore il 7 aprile 2018, cioè il quindicesimo giorno successivo alla loro pubblicazione nellaGazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

In occasione dell’entrata in vigore del d.lgs. 56/2017, l’Autorità ha ritenuto opportunoprocedere all’aggiornamento delle Linee guida n. 1, al fine di tener conto delle modifichenormative introdotte dal citato decreto e di alcune osservazioni e richieste di chiarimentipervenute dalle stazioni appaltanti e dai professionisti. Inoltre, nell’ottica di tendereall’adozione di testi unici integrati, organici e omogenei per materia, si è ritenuto opportunorecepire all’interno delle Linee guida anche i chiarimenti forniti con il Comunicato delPresidente del 14 dicembre 2016.

L’aggiornamento è intervenuto a seguito di una consultazione pubblica che ha visto lapartecipazione di 2 amministrazioni, 2 dipendenti pubblici, 6 associazioni di categoria, 3società di ingegneria, 3 liberi professionisti e 2 altri soggetti, per un totale di 18 partecipanti.

PER APPROFONDIRE CLICCA QUI

SOTTOSOGLIA. Sempre sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.69 del 23 marzo 2018 èstata pubblicata anche la Delibera Anac numero 206 del 1 marzo 2018 che aggiorna alDecreto Legislativo 19 aprile 2017, n. 56 le Linee Guida n. 4, di attuazione del Decreto

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26/3/2018 Codice Appalti, in Gazzetta le linee guida n. 1 (progettazione) e n. 4 (sottosoglia) aggiornate

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Legislativo 18 aprile 2016, n. 50, recanti “Procedure per l’affidamento dei contratti pubblicidi importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria, indagini di mercato e formazione egestione degli elenchi di operatori economici”.

Queste Linee guida n. 4 aggiornate – CLICCA QUI ‑ entrano in vigore il 7 aprile 2018 e sonoredatte ai sensi dell’articolo 36, comma 7, del Codice dei contratti pubblici che affida all’Anacla definizione delle modalità di dettaglio per supportare le stazioni appaltanti nelle attivitàrelative ai contratti di importo inferiore alla soglia di rilevanza europea e migliorare la qualitàdelle procedure, delle indagini di mercato nonché la formazione e gestione degli elenchidegli operatori economici.

A seguito della modifica introdotta con il decreto legislativo 19 aprile 2017, n. 56 (cd. decretocorrettivo), l’Autorità è altresì chiamata ad indicare specifiche modalità di rotazione degliinviti e degli affidamenti e di attuazione delle verifiche sull’affidatario scelto senza gara,nonché di effettuazione degli inviti in caso di esclusione automatica delle offerteanormalmente basse.

L'Anac ha recepito nel testo alcune osservazioni del Consiglio di Stato.

Tra le principali novità, sono previste più verifiche sugli affidamenti senza gara e, peragevolare le piccole e medie imprese, viene incentivata la rotazione degli inviti.

Viene chiarito che, per quanto riguarda gli affidamenti sottosoglia, le procedure aperte aisoggetti interessati consentono la non applicazione del principio di rotazione.

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26/3/2018 Gli edifici nZEB nella Pubblica Amministrazione: il rapporto ENEA-FIRE

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Venerdì 23 Marzo 2018

Gli edifici nZEB nella Pubblica Amministrazione: il rapportoENEA‑FIREcasaeclima.com/ar_34411__gli‑edifici‑nzeb‑nella‑pubblica‑amministrazione‑rapporto‑enea‑fire.html

Gli edifici nZEB nella Pubblica Amministrazione: il rapporto ENEA‑FIRESarà necessario un duro lavoro se si vuol arrivare pronti alle scadenze da rispettare, inparticolare per le riqualificazioniDiversi provvedimenti a livello comunitario e nazionale hanno negli ultimi anni concentratol’attenzione sull’efficienza energetica in edilizia, con particolare enfasi per gli aspetticonnessi alla Pubblica Amministrazione (P.A.). Uno di questi, la Direttiva 2010/31/UE (anchedetta EPBD, Energy Performance of Buildings Directive), ha previsto che gli Stati membriprovvedano affinché dal 1 gennaio 2021 tutti gli edifici di nuova costruzione siano edifici aenergia quasi zero e a partire dal 1 gennaio 2019 gli edifici di nuova costruzione occupati daenti pubblici e di proprietà di questi ultimi siano edifici a energia quasi zero, altrimenti dettinZEB.

Nello svolgere il proprio compito istituzionale, la P.A. si vede assegnati due ruoli distinti: ilprimo è la responsabilità della gestione immobiliare e di una serie di servizi tra i quali gli ufficipubblici (municipio, scuole inferiori e medie, piscine, strutture sanitarie, uffici etc.),l'illuminazione pubblica e semaforica e le infrastrutture di servizio (enti locali) e i trasporti.Tali servizi possono essere forniti in maniera diretta oppure tramite un terzo al quale sianoaffidati.

Il secondo ruolo riguarda la regolazione dei consumi dei cittadini. La maggior parte deiconsumi di energia nei paesi industrializzati avviene in città ed è strettamente correlato oltreche ai trasporti e alla climatizzazione, anche alle caratteristiche strutturali degli edifici.

Il rapporto “Gli edifici nZEB nella Pubblica Amministrazione” di FIRE e ENEA,recentemente pubblicato sul sito dell'ENEA, riguarda il primo dei due punti, procedendo,negli scopi previsti dall’incarico, con un’analisi degli obblighi e delle opportunità connesseall’edilizia pubblica efficiente ed effettuando una ricognizione degli edifici pubblici esistenticon prestazioni energetiche meritevoli di interesse, al fine di trarne buone pratiche esuggerimenti per definire i dettagli a livello di policy (con particolare riferimento ad un casostudio), centrando l’attenzione sul comparto scolastico. È stata in primo luogo condottaun’analisi della legislazione vigente, per meglio inquadrare il concetto di nZEB, e deipotenziali legati a tali edifici, con anche un quadro della situazione a livello europeo; accantoagli obblighi si è voluto prestare attenzione alle opportunità a disposizione, procedendo adun’analisi degli incentivi disponibili che risultano applicabili al concetto di edificio ad energiaquasi zero.

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26/3/2018 Gli edifici nZEB nella Pubblica Amministrazione: il rapporto ENEA-FIRE

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Segue una ricognizione del parco di edifici della P.A. con la presentazione sintetica di alcunebest‑practice, con l’analisi maggiormente dettagliata di un caso studio.

Infine, anche sulla base dell’analisi di alcuni dei casi presentati sinteticamente nel secondocapitolo, viene trattato il comparto scolastico, di particolare interesse sociale e che vede unaforte attenzione da parte del legislatore.

LE CONCLUSIONI DEL RAPPORTO. “La riqualificazione energetica spinta degli edifici e lenuove costruzioni efficienti saranno sempre più oggetto di attenzione da parte dellegislatore, non tanto in termini di fissazione requisiti minimi, già sufficientemente bendefiniti, ma di attuazione dei programmi previsti.

L’analisi ha mostrato che ci sono esempi che, sebbene ancora non rappresentino la norma,possono fungere da traino, così come gli incentivi possono sensibilmente spostare ledecisioni nel verso favorevole delle iniziative; si ritiene comunque che sarà necessario unduro lavoro se si vuol arrivare pronti alle scadenze da rispettare, in particolare per leriqualificazioni.

La Commissione Europea, con la raccomandazione del 29 luglio 2016, ha ribadito che gliedifici sono elementi fondamentali per le politiche di efficienza energetica dell'Unione, inquanto rappresentano circa il 40% del consumo di energia finale, raccomandando gli Statimembri seguano gli orientamenti contenuti nell'allegato della presente raccomandazione. Gliorientamenti contribuiranno ad assicurare che, entro il 31 dicembre 2020, tutti gli edifici dinuova costruzione siano a energia quasi zero e aiuteranno gli Stati membri a elaborare i pianinazionali per aumentare il numero di tale tipologia di edifici.

Gli incentivi potranno avere un ruolo rilevante nel supporto agli nZEB, in particolare seaccompagnati dal lancio del fondo per l’efficienza e da una politica mirata alla conoscenzadelle opportunità legate agli stessi da parte delle Pubbliche Amministrazioni. Un ruolo diprimo piano potrà essere giocato dal nuovo conto termico, che prevede interessantiopportunità proprio per le Pubbliche Amministrazioni ancor più che per i privati. Oltre alleinteressanti opportunità previste per le P.A., va segnalato che si è ancora lontani dalraggiungimento della soglia di incentivo annuo cumulato di 900 milioni di euro (200 milioniper le P.A.), e che quindi c’è ancora molto spazio per iniziative incentivabili. Al 1 agosto 2016risultano infatti ammesse all’ incentivo circa 21.500 richieste, per un totale di incentivi

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complessivamente impegnati pari a circa 80 milioni di euro, di cui circa 64 milioni di euroriconducibili ad interventi effettuati da soggetti privati e circa 16 milioni di euro a interventieffettuati da Amministrazioni pubbliche.

Un Paese come l’Italia, caratterizzato da un clima molto variabile sia stagionalmente, sianell’arco delle ventiquattro ore, rende la progettazione di edifici a consumi quasi zero nonbanale. Mutuare dai modelli costruttivi del Nord Europa, come già accaduto in passato,rischia di portare a realizzazioni sulla carta ottime, ma nella pratica poco vivibili per ilraggiungimento di temperature eccessive nei periodi estivi o con prestazioni effettivelontane da quelle teoriche per via dei diversi comportamenti. Questo suggerisce di sfruttarequesti pochi anni per compiere delle campagne di monitoraggio strumentale delleprestazioni effettive degli edifici nZEB realizzati di recente, nonché di indagine presso glioccupanti, per verificare la percezione del comfort ambientale. I sistemi di buildingautomation presenti in questi edifici possono rappresentare una prima base di raccolta didati da confrontare con i fabbisogni energetici calcolati in conformità alle norme tecnichevigenti, e in particolare al pacchetto UNI TS 11300. Sarebbe inoltre utile che i capitolati diappalto prevedano esplicitamente un’azione di monitoraggio e raccolta dati, insieme adun’azione di sensibilizzazione sugli occupanti degli edifici, in aggiunta ai contratti di servizio.

I comportamenti sono un altro aspetto centrale quando si parla di edifici molto spinti intermini di prestazioni energetiche. Queste sono infatti connesse ad un uso corretto delsistema edificio‑impianto, per garantire il giusto ricambio di aria e la corretta regolazione deisistemi. Ciò presuppone spesso un cambio comportamentale rispetto ad un edificiotradizionale, ad esempio nell’apertura delle finestre, nella percezione dei livelli diilluminazione e temperatura, etc. Il rischio altrimenti è di ottenere un livello di comfort e/o diconsumi lontano da quello ipotizzato.

D’altro canto, parlando di edifici innovativi (non tanto nelle tecnologie e nei materiali, quantonella diffusione) è fondamentale che siano messi in atto programmi di informazione deiprofessionisti e degli operatori di settore (e.g. studi di progettazione e architettura, ESCO,aziende attive nella costruzione e ristrutturazione degli immobili, etc.), che assicurino unoscambio utile di buone pratiche e di errori di progettazione da evitare.

Si ritiene utile segnalare infine che a parere di FIRE maggiori benefici potrebbero ottenersi dauna maggiore disponibilità di fondi di garanzia e di strumenti di risk sharing,dall’individuazione di schemi di finanziamento per soluzioni con un CAPEX limitato, e dallosviluppo di green bonds e crowdfunding.”

In allegato il rapporto

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fontefoto:NASA

Modello Nasa stima quasi in tempo reale il rischio frane in caso di forti piogge Domenica25Marzo2018,09:00

Il modello è progettato per aumentare la nostra capacità di prevedere il rischio frana e migliorare le stime dei modelli a lungo termine

Per la prima volta, gli scienziati possono stimare il potenziale rischio di frane provocate dalle piogge

quasi in tempo reale in tutto il mondo.

Questo grazie a un modello, sviluppato presso il Goddard Space Flight Center della

NASA a Greenbelt, nel Maryland. Le piogge sono la causa più comune di frane. Se le condizioni sotto

la superficie terrestre sono instabili, le forti piogge agiscono come l'ultima goccia che fa sì che

fango, rocce e detriti si spostino rapidamente lungo le montagne e le colline.

"Le frane possono causare morti e distruzione, ma non abbiamo la percezione

completa di dove si stiano verificando, per informare e preparare interventi di risposta - commenta

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Dalia Kirschbaum, coautrice dello studio -. Questo modello individua con precisione il momento, il

luogo e la gravità del potenziale rischio di frane quasi in tempo reale in tutto il globo. Nessuno ci

era riuscito mai prima d'ora".

Il modello è progettato per aumentare la nostra capacità di prevedere il rischio frana e

migliorare le stime dei modelli a lungo termine. Un'analisi globale delle frane negli ultimi 15 anni è

stata pubblicata in uno studio pubblicato online il 22 marzo sulla rivista Earth's Future.

Il modello stima il rischio frana identificando dapprima le aree con precipitazioni

intense, persistenti e recenti. Le stime delle precipitazioni sono fornite da un prodotto multi-

satellite sviluppato dalla NASA utilizzando la missione Global Precipitation Measurement (GPM) della

NASA e della Japan Aerospace Exploration Agency, che fornisce stime delle precipitazioni in tutto il

mondo ogni 30 minuti. Il modello considera quando i dati GPM superano una soglia di

pioggia critica guardando ai sette giorni precedenti.

In luoghi dove le precipitazioni sono insolitamente alte, il modello utilizza una mappa

di suscettibilità per determinare se l'area è soggetta a frane. Questa mappa globale è sviluppata

utilizzando cinque fattorideterminanti per il rischio frana: la presenza di strade costruite nelle

vicinanze, se gli alberi sono stati rimossi o bruciati, se una faglia tettonica è vicina, se il substrato

locale è debole e se le colline sono ripide.

Se la mappa mostra che l'area con forti piogge è vulnerabile, il modello produce un "nowcast" che

identifica l'area come avente una probabilità elevata o moderata di rischio frana.

Il modello produce nuove previsioni ogni 30 minuti.

red/mn

(fonte: NASA)

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26/3/2018 L'Etna sta «scivolando verso il mare» - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

http://www.greenreport.it/news/scienze-e-ricerca/letna-sta-scivolando-verso-mare/ 1/1

Aree protette e biodiversità | Scienze e ricerca | Urbanistica e territorio

L’Etna sta «scivolando verso il mare»Uno spostamento di 14 mm/anno. Non c’è pericolo immediato, ma si potrebbero accumulare effetti devastanti[26 marzo 2018]

Lo studio “Gravitational sliding of the Mt. Etna massif along asloping basement” pubblicato sul Bulletin of Volcanology da un teamdi ricercatori britannici e francesi ha stabilito che l’intero massiccidell’Etna srta scivolando verso il mediterraneo alla velocità di 14mmm all’anno e avverte che la situazione richiederà un attentomonitoraggio perché potrebbe cin futuro potrebbe comportare unaumento dei rischi.

Il principale autore dello studio, il geologo John Murray della Schoolof environment, Earth and ecosystem sciences della OpenUniversity Milton Keynes, evidenzia su BBC News: «Direi che almomento non c’è motivo di allarme, ma è qualcosa che dobbiamotenere d’occhio, soprattutto per vedere se c’è un’accelerazione inquesto movimento».

Murray, che studia l’Etna da quasi mezzo secolo, ha posizionato una rete di stazioni GPS di alta precisione intorno al vulcano permonitorare il suo comportamento. Si tratta di una a strumentazione sensibile ai cambiamenti millimetrici nella forma del conovulcanico e Murray spiega che «con 11 anni di dati è ora ovvio che la montagna si sta muovendo in direzione est­sud­est, su unalinea che in generale va verso la città costiera di Giarre, che dista circa 15 km. Essenzialmente, l’Etna sta scivolando lungo unapendenza molto dolce di 1­3 gradi. Questo è possibile perché è piazzato su una piattaforma sottostante di sedimenti deboli eflessibili».

Per illustrare come funziona questo gigantesco slittamento, il team di Murray ha condotto esperimenti di laboratorio e ritiene che siala prima volta che il sottosuolo di un intero vulcano attivo sia stato osservato direttamente.

»Se si pensa alla durata di una vita umana – dicono gli scienziati – uno spostamento di 14 mm/anno – 1,4 m in cento anni – puòsembrare molto piccolo, e lo è. Ma le indagini geologiche in altre parti del mondo hanno dimostrato che i vulcani estinti che mostranoquesto tipo di tendenza possono subire danni catastrofici sul loro versante principale mentre si spostano verso il basso. Si possonoaccumulare stress che portano a frane devastanti.

Il dott. Murray e i suoi colleghi (Andy Pitty e Luke Wooller dell’Open University; Benjamin Observatoire du Physique du Globe;Phil Sargent,Trent University) sottolineano che «Un tale comportamento è molto raro e può richiedere molti secoli, anche migliaia dianni, per svilupparsi in una fase critica» e Murray aggiunge: «Certamente, non ci sono assolutamente prove che questo stia peraccadere all’Etna. I residenti locali non dovrebbero allarmarsi. I 14 mm/anno sono una media, variano da un anno all’altro. Credoche la la cosa da osservare sia se tra 10 anni il tasso del movimento sia raddoppiato, sarebbe un avvertimento: se si saràdimezzato, direi che non c’è nulla di cui preoccuparsi».

Quello che preoccupa maggiormente nell’immediato è l’effetto confondente che questo scivolamento potrebbe avere per la valutaregiornalmente il vulcano.

Gli scienziati sanno che sta per verificarsi un’attività eruttiva quando il magma si gonfia verso l’alto e deforma l’aspetto stesso dellamontagna. Per ottenere una visione univoca di questo fenomeno ora i ricercatori dovranno sottrarre l’effetto dello spostamentodell’Etna verso il mare.