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Convegno LA GESTIONE DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO - Controlli e metodi di verifica - Palazzo dei Leoni salone degli Specchi 19 maggio 2017

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Convegno

LA GESTIONE DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO

- Controlli e metodi di verifica -

Palazzo dei Leoni salone degli Specchi 19 maggio 2017

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Manutenzione

•Nel 1963 l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) definì:

“S'intende per manutenzione quella funzione aziendale alla quale sono demandati il controllo

costante degli impianti e l'insieme dei lavori di riparazione e revisione necessari ad assicurare il

funzionamento regolare e il buono stato di conservazione degli impianti produttivi, dei servizi e

delle attrezzature di stabilimento.”

•Nel 1970 la manutenzione fu recepita come “scienza della conservazione” e venne coniato, per

l’ccasione un nuovo termine : terotecnologia (dal greco terein = conservare, prendersi cura di,

che significa letteralmente “tecnologia della conservazione”.

•Nel 1970 la British Standard Istitution associò alla terotecnologia questa definizione: “La

terotecnologia è una combinazione di direzione, finanza, ingegneria e altre discipline, applicate

ai beni fisici per perseguire un economico costo del ciclo di vita ad esse relativo. Tale obiettivo

è ottenuto con il progetto e l'applicazione della disponibilità e della manutenibilità agli impianti,

alle macchine, alle attrezzature, ai fabbricati e alle strutture in genere, considerando la loro

progettazione, installazione, manutenzione, miglioramento, rimpiazzo con tutti i conseguenti

ritorni di informazioni sulla progettazione, le prestazioni e i costi.”

•Nel 2003 il Comitato Tecnico TC319 dell’UNI definisce manutenzione come: “combinazione di

tutte le azioni tecniche, amministrative e gestionali, previste durante il ciclo di vita di un'entità,

destinate a mantenerla o riportarla in uno stato in cui possa eseguire la funzione richiesta”

Definizione di manutenzione

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Manutenzione

Manutenzione

ordinaria

Manutenzione

straordinaria

Manutenzione

incidentale

Manutenzione

migliorativa

Manutenzione

opportunistica

Manutenzione

preventiva

Manutenzione

statistica

Manutenzione

secondo

condizione

Manutenzione

predittiva

detta anche

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Manutenzione manutenzione ordinaria, l'insieme delle azioni manutentive che hanno quale unico scopo quello di

riportare un sistema (o un suo componente) da uno stato di avaria, allo stato di buon funzionamento precedente l'insorgere del problema, senza modificare o migliorare le funzioni svolte dal sistema, né aumentarne il valore, né migliorarne le prestazioni.

Manutenzione straordinaria, è una tipologia di intervento che comporta opere e modifiche necessarie per consolidare, rinnovare e sostituire parti anche strutturali di impianti, attrezzature che non alterino lo scopo e la funzionalità dell’impianto o dell’attrezzatura.

Manutenzione incidentale, prevede un intervento di riparazione, sostituzione o revisione, solo a guasto avvenuto. L'azione manutentiva è quindi subordinata all'attesa del manifestarsi del guasto.

Manutenzione migliorativa, detta anche manutenzione proattiva, è una politica di manutenzione che prevede un intervento di revisione, finalizzato a migliorare il valore o la prestazione di un sistema o di una parte di esso. L'azione manutentiva non è subordinata a malfunzionamenti ma deriva da esigenze di miglioramento espresse sia dall'utilizzatore sia dal manutentore.

Manutenzione opportunistica, è una azione manutentiva (migliorativa o correttiva, preventiva o incidentale), realizzata in un periodo nel quale non è richiesta la disponibilità del sistema mantenuto.

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Manutenzione

La manutenzione ordinaria o manutenzione preventiva si divide in:

Manutenzione statistica, che è una manutenzione pianificata sulla base di considerazioni statistiche sulla vita media di un componente. La sostituzione avviene solitamente con un periodo che garantisca la sopravvivenza di almeno il 95% dei componenti facenti parte della popolazione.

Manutenzione secondo condizione, individua la necessità dell'azione manutentiva sulla base dello stato di salute attuale di un componente.

Manutenzione predittiva, viene effettuata a seguito dell'individuazione di uno o più parametri che vengono misurati ed estrapolati utilizzando appropriati modelli matematici allo scopo di individuare il tempo residuo prima del guasto.

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Rischio

Cosa si intende per rischio nei luoghi di lavoro?

Probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alle loro combinazioni.

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Rischio

Cerchiamo di capire meglio.

Le caratteristiche degli eventi di rischio sono:

Durata di tempo in cui si sviluppa l’evento

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Rischio

L’oggetto che viene colpito (l’uomo, o la collettività, gli edifici, impianti, attrezzature, ecc.)

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Rischio

L’immediatezza o no del danno

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Sicurezza e Rischio Sicurezza apparecchiatura:

Durata lampadina segnale rosso

Periodo di funzionamento: 6000 ore

Pericolo considerato:

Incidente automobilistico

La sicurezza di una

apparecchiatura (o di una

attività) nei riguardi di un

determinato tipo di pericolo,

in condizioni prestabilite,

durante un certo periodo di

funzionamento (o attività), è

la probabilità che non abbia

a subentrare il pericolo

considerato.

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Sicurezza e Rischio La sicurezza è legata al tasso di guasto di una macchina o attrezzatura (tempo

medio fra due fermate per guasto).

L’esperienza mostra che con tasso di guasto costante (anche se molto piccolo),

la sicurezza diminuisce con il trascorrere del tempo.

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Sicurezza e Rischio

Perciò qualsiasi attività in cui il tasso di

guasto sia diverso da zero protratta

all’infinito, determina , prima o poi , l’evento

sfavorevole, se non vengono predisposte

adeguate misure di sicurezza.

Si è inoltre in presenza di sicurezza zero

tutte le volte che non occorra attendere un

gusto per avere un pericolo per le persone.

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Sicurezza e Rischio La sicurezza nei riguardi di un

determinato pericolo, è

espressa da un numero

compreso fra lo zero e l’unità

ed è riferita a condizioni

prestabilite e ad un tempo

determinato.

Il tempo durante il quale

l’oggetto (o attività) ha esplicato

la funzione richiesta, è

denominato TEMPO DI

ESPOSIZIONE AL RISCHIO.

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Sicurezza e Rischio

Conduttore con tensione

pericolosa non protetto (tasso

di guasto = ∞): la sicurezza è

zero per tutto il tempo di

esposizione al rischio (massimo

pericolo).

Conduttore con tensione

pericolosa protetto (tasso di

guasto = 0): la sicurezza è pari

all’unità (massima) per tutto il

tempo di esposizione al rischio.

Tempo di esposizione al rischio

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Rischio

Il prodotto kd assume la denominazione di danno probabile

Se per un determinato guasto si indica con “S(t)” la sicurezza che esso non

avvenga nel tempo specificato “t” e se con “d” si indica l’entità del danno

associato e con “k” la probabilità che il danno si verifichi in presenza di gusto,

per rischio si intende:

r(t) = [1-S(t)] k d

r(t) = rischio

[1-S(t)] = probabilità di guasto

k = probabilità che il danno si verifichi in presenza di guasto

d = entità del danno associato

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Rischio

Un guasto grave in un aereo in

volo può determinare un danno

“d” molto elevato (perdita della

vita di tutte le persone a bordo)

con probabilità “k” prossima

all’unità.

Però la probabilità di guasto (1-

S(t)) è così ridotta che viaggiare

in motocicletta presenta un

rischio molto maggiore.

Esempio di rischio

[1-S(t)] =

Probabilità di

guasto bassa

r(t) = (10-7/anno/persona)

[1-S(t)] =

Probabilità di

guasto alta

r(t) = (2*10-2/anno/persona)

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Manutenzione Quando fare la manutenzione ordinaria statistica alle attrezzature

da lavoro?

La manutenzione statistica è obbligatoria per effetto dell’art. 71

comma 4 lett. a) punto 2 del D. Lgs. 81/08 e la responsabilità

ricade sul datore di lavoro.

Il costruttore dell’attrezzatura redige il manuale di manutenzione

che lo mette a corredo dell’attrezzatura stessa.

Il responsabile dell’attrezzatura deve seguire, scrupolosamente,

quanto riportato nel manuale di manutenzione. Avendo cura di

rispettare i tempi previsti di funzionamento.

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APPARECCHI DI SOLLEVAMENTO - MACCHINE PARTICOLARI -

Gli apparecchi di sollevamento sono, per così dire, delle

macchine particolari.

Per questo motivo devono essere costruiti conformemente alla

direttiva macchine e alle specifiche norme armonizzate.

Inoltre, la legislazione nazionale dispone che gli apparecchi di

sollevamento di portata superiore a 200 kg siano soggetti alla

prima verifica (omologazione) e verifica periodiche.

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Omologazione e verifica periodica

La targhetta di immatricolazione INAIL (ex ISPESL ex ENPI)

deve essere apposta in maniera ben visibile e non rimovibile

sulla macchina.

Il libretto di omologazione deve accompagnare il mezzo nei

suoi spostamenti operativi.

I verbali devono essere conservati per almeno 3 anni.

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Apparecchi di sollevamento - MACCHINE PARTICOLARI -

UTENTE

INAIL

Libretto

verifiche Primo anno

Trimestrali e controlli

Anni successivi

S.Pre.S.A.L.

o altri

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Apparecchi di sollevamento - 20° anno -

Via via che passano gli anni, le verifiche periodiche possono dare

evidenza di carenze strutturali.

Il funzionario o il libero professionista abilitato ai controlli, può

richiedere dei controlli specifici dell’attrezzatura.

In ogni caso, al raggiungimento del 20° anno dalla messa in

servizio, il proprietario dell’attrezzatura deve far eseguire da un

ingegnere esperto delle indagine supplementari

Secondo quanto riportato nel DM 11 aprile 2011, le attrezzature

macchine che rientrano nelle indagini supplementari sono:

Gru mobili

Gru trasferibili

Ponti sviluppabili su carro ad azionamento motorizzato

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CALCOLO VITA RESIDUA La struttura di una attrezzatura complessa è soggetta a CICLI DI CARICO che determinano

fenomeni di fatica strutturale e snervamento dell'acciaio.

Nella struttura dell’attrezzatura si manifestano piccole lesioni ( CRICCHE ) che nel tempo

si propagano e possono portare al collasso strutturale dell’attrezzo.

Le norme europee sui difetti di prodotto indicano la VERIFCA STRUTTURALE già quando

l’attrezzatura supera i 10 anni di vita con il calcolo dei CICLI DI VITA RESIDUI che rimangono

all’attrezzo rispetto alla CLASSE di resistenza progettuale stabilita dal costruttore.

Il Decreto Ministeriale 11 Aprile 2011 (entrato in vigore il 23 Maggio 2012) ha reso obbligatoria, per

le attrezzature inserite nell’allegato VII del D. Lgs. 81/08 che superano i 20 anni di età, l’INDAGINE

SUPPLEMENTARE , cioè una verifica strutturale per individuare eventuali difetti o anomalie e a

stabilire la vita residua.

L' indagine supplementare dovrà essere esibita dal Datore di Lavoro al funzionario ASL / ARPA /

ecc. addetto alla verifica periodica, e non prescritta da quest'ultimo. Quando l’attrezzatura

raggiunge i 20 anni di vita, quindi, il Datore di Lavoro deve obbligatoriamente fare eseguire

dall'Ingegnere Esperto la verifica strutturale.

E’ pertanto opportuno procedere, superati i 10 anni dalla messa in servizio (secondo quanto

prescritto da alcune Norme Tecniche, quali la ISO 12482-1 e la FEM 9.755) all'effettuazione di un

accertamento del periodo residuo di esercizio dell’apparecchio (calcolo dei cicli di vita residua) e

all'ispezione approfondita (Punto 7 Norma ISO 9927-3:2005) da parte dell’Ingegnere Esperto

(Punto 5.2.2 della Norma UNI ISO 9927-1).

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CALCOLO VITA RESIDUA Esempio di calcolo di vita residua

Si riportano in maniera non esaustiva i seguenti riferimenti normativi:

D. Lgs. 81/08 TU sulla sicurezza

CNR 10021/85 Strutture in acciaio per apparecchi di sollevamento. Istruzioni per il calcolo,

l’esecuzione, il collaudo e la manutenzione.

CNR 10011/88 Costruzioni in acciaio. Istruzioni per il calcolo , l’esecuzione, il collaudo e la

manutenzione.

DIN 15018 Gru. Strutture in acciaio. Verifica e analisi.

ISO 4301-1 Apparecchi di sollevamento. Classificazione e generalità.

ISO 4301-88 Classificazione apparecchi di sollevamento

ISO 12482-1 Cranes – Condition monitoring – part. 1: General.

UNI – ISO 9927-1 Apparecchi di sollevamento. Ispezioni Generalità

FEM 1.001/87 Cranes Inspetion part. 3 Tower cranes.

FEM 9.511/86 Classificazione dei meccanismi.

Le più recenti sono le norme armonizzate EN12999 (gru su autocarro) -EN13000 (autogru) ecc.

che fanno riferimento alle EN13001.

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CALCOLO VITA RESIDUA Esempio di calcolo di vita residua

Modus operandi

Ispezione della documentazione esistente;

Identificazione dell’attrezzatura;

Ispezione visiva e prove a vuoto e sotto carico;

Controlli non distruttivi;

Anomalie riscontrate;

Azione correttive;

Esito finale con relazione della vita residua.

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Cosa deve fare l’Ingegnere Esperto (UNI ISO 9927-1) per poter risalire al numero teorico di

cicli effettuati fino a quel momento e rilasciare il certificato di vita residua dell’attrezzatura?

CALCOLO VITA RESIDUA

In via preliminare, il tecnico dovrà acquisire tutti gli elementi necessari che gli

consentiranno di ricostruire la vita pregressa dell’apparecchio di sollevamento. Questi

elementi possono essere estrapolati dalla documentazione fornita dall’utilizzatore come:

libretto ENPI/ISPESL o Registro di Controllo, rapporti di manutenzione eseguiti da ditta

specializzata, verbali di verifica periodica, documenti di acquisto di componenti sostituiti,

ecc.

Il problema è che spesso non si riesce a risalire alla vita pregressa dell’attrezzatura,

perché la documentazione storica è insufficiente o addirittura mancante, oppure perché

l’utilizzatore ha acquistato l’attrezzatura usata ed è in possesso della documentazione

minima.

In questi casi il tecnico incaricato della verifica strutturale, per poter definire un numero

di cicli fatti nel periodo di vita dell’ attrezzatura (da sottrarre al numero di cicli previsto dal

costruttore), si fa firmare una dichiarazione dall’utilizzatore, una autocertificazione sulla

frequenza di utilizzo e sul tipo carico generalmente sollevato (spettro di carico). E qui è

chiaro il conflitto di interessi che si genera, perché l’utilizzatore avrà tutta la convenienza

nel dichiarare una bassa frequenza di utilizzo affinché sia grande la vita residua della

macchina (e quindi posticipare un eventuale oneroso acquisto di una nuova

attrezzatura).

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Cosa deve fare l’Ingegnere Esperto (UNI ISO 9927-1) per poter risalire al numero teorico di

cicli effettuati fino a quel momento e rilasciare il certificato di vita residua dell’attrezzatura?

CALCOLO VITA RESIDUA

E’ fortemente consigliabile che il verificatore, cioè l’ingegnere esperto, non si limiti al

solo esame visivo della struttura e al calcolo dei cicli di vita residui sulle sole indicazioni

rilevabili dai documenti e dalla dichiarazione dell’utilizzatore, ma faccia eseguire da una

ditta specializzata i controlli non distruttivi. Controlli che dovranno ovviamente essere

certificati dalla ditta con l’emissione di un Certificato di Controllo che viene allegato

alla relazione dell’ingegnere. In tal senso è opportuno precisare che chi effettua i

controlli non distruttivi deve essere in possesso delle specifiche abilitazioni in base alla

EN 473. E’ richiesto che abbia conseguito il II livello perché non solo deve effettuare la

prova ma deve redigere il report da consegnare all’ingegnere esperto incaricato.

ATTENZIONE: è l’ingegnere esperto incaricato che deve comunicare a chi esegue la

prova i punti da verificare.

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CND

Tipologia dei controlli applicabili

I controlli ND applicabili, per la ricerca di difetti, possono essere:

Controllo Magnetoscopico (MT)

Controllo agli Ultrasuoni (UT)

Controllo con liquidi penetranti (PT)

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CND Controllo Magnetoscopico (MT)

Il controllo non distruttivo attraverso le particelle magnetiche

è un metodo per localizzare difetti superficiali e sub-

superficiali nei materiali ferromagnetici.

Con la verifica mediante MT quando l'oggetto da testare

viene magnetizzato, le irregolarità che si trovano

generalmente in senso trasversale al campo magnetico

determinano una deviazione delle linee di flusso del campo

magnetico stesso. Se il difetto poi affiora in superficie, parte

delle linee di flusso del campo magnetico vengono disperse

oltre la superficie stessa. Per l’individuazione del difetto sarà

sufficiente spruzzare sulle superfici, attraverso soffietti, delle

polveri ferromagnetiche colorate o fluorescenti. Queste

particelle si concentreranno allineandosi lungo le linee di

flusso del campo magnetico, formando un "profilo" della

discontinuità che generalmente ne indica la posizione, la

dimensione, la forma e l'estensione.

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CND Controllo agli Ultrasuoni (UT)

L'ispezione mediante ultrasuoni è un metodo non distruttivo

in cui onde sonore ad alta frequenza sono introdotte nel

materiale da esaminare, allo scopo di evidenziare difetti

superficiali o interni, misurare lo spessore dei materiali,

misurare la distanza e la dimensione delle difettosità. La

tecnica si basa essenzialmente sul fenomeno della

trasmissione di un'onda acustica nel materiale. Gli

ultrasuoni sono onde elastiche vibrazionali con frequenza

compresa tra 1 e 10 MHz (per certe applicazioni il campo si

può estendere dai 20 KHz fino ad oltre 200 MHz).

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CND Controllo con liquidi penetranti (PT)

Il controllo si basa sul principio della capillarità dei liquidi e

permette di evidenziare difetti superficiali. Possono essere

utilizzati, nelle varie modalità di impiego, per tutti i tipi di

materiale. Indicato su fusioni, saldature, fucinati, fatta

eccezione per materiali porosi.

È una tecnica che richiede una perfetta pulizia in quanto

della vernice può rimanere all’interno del difetto (cricca).

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Difetti riscontrabili per fatica, cattiva o mancanza di manutenzione

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Difetti riscontrabili per fatica, cattiva o mancanza di manutenzione

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Difetti

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