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TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Vietata la riproduzione anche parziale

Di particolare interesse per i lettori di questo volume segnaliamo:

46 - Diritto Internazionale Pubblico46/1 - Compendio di Organizzazione Internazionale46/2 - Prepararsi per l’esame di Diritto Internazionale46/3 - Schemi e schede di Diritto Internazionale46/4 - La tutela internazionale dei diritti umani46/6 - Le Nazioni Unite (ONU) e gli istituti specializzati

Ideazione e direzione scientifica del prof. Federico del Giudice

Ha collaborato alla stesura del volume Giovanna Cammilli

Il catalogo aggiornato è consultabile sul sito: www.simone.itove è anche possibile scaricare alcune pagine saggio dei testi pubblicati

Tutti i diritti di sfruttamento economico dell’opera appartengono alla Esselibri S.p.A.

(art. 64, D.Lgs. 10-2-2005, n. 30)

Finito di stampare nel mese di agosto 2008dalla «INK & PAPER s.r.l.» Via Censi dell’Arco, 22 - Cercola (NA)

per conto della ESSELIBRI S.p.A., Via F. Russo, 33/D - 80123 Napoli

Grafica di copertina a cura di Giuseppe Ragno

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PREMESSA

La funzione diplomatica e quella consolare costituiscono due elementi im-prescindibili del corretto svolgimento delle relazioni interstatuali. Da un lato,esse si completano a vicenda, formando un sistema omogeneo e coerente dipolitiche con cui lo Stato partecipa alla società internazionale; dall’altro, ognunaha sviluppato un proprio corpus giuridico in aderenza alle funzioni svolte.

Questo volume tratta specificamente della funzione consolare: si parte daun excursus storico per comprenderne la nascita e l’evoluzione, si analizzal’importante tema delle immunità e dei trattamenti privilegiati, per giungere aduna descrizione, per quanto possibile esaustiva, delle competenze attribuite alConsole e all’intero ufficio consolare in materia di assistenza ai connazionaliall’estero, anche alla luce degli sviluppi del processo di integrazione in ambitoeuropeo.

Il testo contiene puntuali riferimenti alle fonti normative che disciplinanola funzione consolare, allo scopo di fornire al lettore i corretti riferimenti; allostesso tempo, si sofferma sull’analisi di istituti e fattispecie riconducibili adaltri rami del diritto (civile, penale, marittimo, etc.), in modo da rispondere alleesigenze di chi non vuole ricorrere ad una pluralità di testi per reperire le no-zioni base di cui ha bisogno.

Queste caratteristiche rendono il presente volume un valido supporto per co-loro che intendono partecipare a concorsi pubblici indetti dal Ministero degliAffari esteri, o che già prestino servizio presso un ufficio consolare; per gli stu-denti universitari di discipline giuridiche ed internazionalistiche, nonché per quantivogliono approfondire le proprie conoscenze sulla materia consolare.

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Capitolo 1�Cenni storici sulle funzionidiplomatica e consolare

Sommario � 1. Nascita ed evoluzione della figura del diplomatico. - 2. Funzioni diplo-matica e consolare. - 3. La missione diplomatica. - 4. Le missioni consolari,funzioni e natura dell’exequatur. - 5. L’era delle codificazioni: premessa. - 6.La Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche (1961). - 7. LaConvenzione di Vienna sulle relazioni consolari (1963-67).

1. Nascita ed evoluzione della figura del diplomatico

A) Egizi e città-Stato greche

Datare la nascita della diplomazia è un’impresa estremamente ardua.È opinione comune che sin dalla preistoria, quando gli uomini iniziarono ad organiz-zarsi in gruppi sociali e a lottare tra loro, si sia avvertita la necessità di inviare emissariper proporre tregue ai combattimenti in corso.Storicamente, i primi ad avviare contatti formali con i popoli vicini, creando unasorta di «proto diplomazia», furono gli egizi: nel 1887 vennero ritrovate delle ta-volette di argilla, note come «Lettere di Amarna», che costituivano l’archivio realedei Faraoni egizi. Si tratta di documenti di vario genere, ma alcuni di essi rappre-sentano una vera e propria corrispondenza diplomatica che i funzionari del farao-ne avviarono con babilonesi, assiri, ittiti ed altre popolazioni allo scopo di instau-rare una pacifica convivenza nell’area mesopotamica, ad esempio mediante lo svi-luppo di traffici commerciali, l’avvio di trattative matrimoniali a fini politici e lastipula di alleanze militari.Nel mondo greco i rapporti diplomatici erano altrettanto importanti, conseguenza delfrazionamento delle città-Stato. I greci istituirono una serie di immunità diplomaticheai rappresentanti delle polis, che divennero presto una prassi consolidata pur non es-sendo oggetto di una codificazione scritta. Furono pertanto i primi a comprendere che,in caso di guerra e ostilità non guerreggiata, se gli emissari delle città-Stato fosserostati uccisi o catturati sarebbe diventato impossibile condurre qualsiasi trattativa dipace; ad essi andavano perciò riservati privilegi straordinari, primo fra tutti l’inviolabi-lità personale.Nel VI sec. a.C., inoltre, i greci iniziarono a scegliere i propri ambasciatori tra i miglio-ri oratori e avvocati del foro. Le scuole di retorica diventarono al tempo stesso scuole

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di diplomazia, poiché si capì che per condurre una politica estera di successo eranoindispensabili personalità dotate di carisma, tatto e buona dialettica.

B) La diplomazia a Roma

Una diplomazia simile a quella moderna nacque, però, parallelamente all’espansioneimperiale di Roma. Se formalmente l’Impero romano si formò dopo l’assunzione del-la dittatura da parte di Gaio Giulio Cesare, in realtà già durante il periodo repubblicanoRoma aveva intrapreso una politica di conquista e aveva trasformato i territori acquisitiin province interne, sottoponendole al suo imperium.L’Impero romano aveva quindi bisogno sia di funzionari interni, che controllasse-ro le popolazioni sottomesse, sia di funzionari all’estero, che avviassero relazionipacifiche con le entità politiche confinanti. Essi presero il nome di legati (1), e neltempo divennero cariche politico-diplomatiche di rilievo. Il legatus veniva nomi-nato dall’imperatore e successivamente inviato nella destinazione prescelta perintrattenere collegamenti politici, economici, commerciali o di altro tipo con lacapitale, Roma. Il suo ruolo era quello di ambasciatore, ovvero di un nunzio privodi poteri militari, ma latore di messaggi e proposte di trattativa tra eserciti e gover-nanti.In questo modo veniva creata una rete diplomatica stabile sia all’interno, tra l’Imperoe le sue province, che all’estero, tra l’Impero e le altre realtà politiche; vennero cosìprodotti i primi documenti «diplomatici», quali ad esempio lasciapassare e permessi ditransito, che prendevano il nome di diplomas e venivano raccolti in appositi archivi diStato.La diplomazia romana non va però intesa come quella attuale: nel caso delleprovince, le relazioni avviate da Roma non si basavano sul riconoscimento disoggetti politici di pari rango, bensì sull’imposizione della propria superioritàmilitare e di un conseguente rapporto di subordinazione; esisteva una strutturadiplomatica permanente, ma certamente non articolata in uffici competenti permateria in cui fosse possibile distinguere tra una funzione propriamente diplo-matica ed una consolare.Rimane comunque il fatto che il diritto romano fu il primo a codificare uno juslegationis, ad istituire a tale scopo un legatus quale precursore dell’odierno am-basciatore e ad attribuirgli mediante norme scritte privilegi particolari, come l’in-violabilità personale, affinché potesse svolgere appieno la sua funzione di rap-presentanza.

(1) In età repubblicana il legatus era un membro dell’ordine senatorio che poteva essere posto al comando diuna legione (legatus legionis), con attribuzioni essenzialmente militari, o al governo di una provincia (legatusAugusti pro praetore).

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C) La diplomazia bizantina

Con l’appartenenza all’Impero romano (2), i bizantini appresero la centralità delleambasciate nello svolgimento delle relazioni internazionali e svilupparono alcuni ele-menti tipici della funzione diplomatica.Istituirono un cerimoniale ad hoc per accogliere gli ambasciatori provenienti da entitàpolitiche straniere ed ufficializzarono la consegna delle credenziali e la ratifica deitrattati.Agli ambasciatori vennero riconosciuti formalmente l’inviolabilità personale e delle lororesidenze sulla base del criterio di reciprocità, ovvero nella misura in cui gli Stati terziconcedessero gli stessi privilegi ai propri emissari. Oltre a ciò, gli imperatori bizantinicontribuirono a creare la figura del diplomatico di professione, attribuendogli compitispecifici, quali ad esempio la stesura di rapporti periodici sulla situazione interna delPaese di destinazione e la rappresentanza ufficiale degli interessi dell’Impero.

D) La diplomazia del Papa

La funzione diplomatica si perfezionò nell’ambito della Chiesa cattolica, su esigenzadel pontefice di inviare propri rappresentanti nelle aree in cui si era diffuso il cristiane-simo per dirimere le dispute religiose e per far valere la propria autorità alle riunioniconciliari. Nacque così la diplomazia pontificia, ed il primo inviato pontificio compar-ve al sinodo di Arles nel 314, un anno dopo l’Editto di Costantino, durante il pontifica-to di Silvestro I. Dopo lo scisma d’Oriente che coinvolse l’Impero romano, la figuradel mero inviato fu sostituita da quella dell’apocrisario, un nunzio che il Papa inviavaa Costantinopoli, ricevendo il suo equivalente a Roma, in qualità di portavoce (3). Trai secoli V e VIII tale carica venne istituzionalizzata e l’apocrisario si trasformò nelrappresentante ufficiale e permanente del pontefice.Durante il pontificato di Innocenzo I, nel V secolo, alla Chiesa cattolica fu riconosciutauna prerogativa che andava oltre la mera rappresentanza: mediante una bolla, il Papapoteva nominare un vicario apostolico che si occupasse del vescovado e della gestio-ne delle ordinazioni vescovili su tutto il territorio dell’Impero, potestà che fino adallora era appartenuta all’Imperatore. Ciò comportava non solo una maggiore autono-mia della Chiesa, ma addirittura l’applicabilità del diritto canonico, che prevaleva suquello dell’Impero in materia di nomine vescovili.

E) Medioevo e Rinascimento

Nel Medioevo non vi furono innovazioni di rilievo: a differenza del periodo romano, ildiplomatico rimaneva sostanzialmente un delegato pro tempore, inviato dal sovrano in

(2) Bisanzio fu ceduta a Roma in età repubblicana, quando Attalo III, ultimo sovrano del regno di Pergamo chedeteneva un controllo indiretto sulla città-Stato bizantina, la cedette ai romani nel suo testamento (180 a.C.).(3) Il termine deriva dal greco apòkrisis, risposta: in origine designava un funzionario della corte di Bisanzio,incaricato di trasmettere i rescritti dell’imperatore nelle province.

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uno Stato terzo per intrattenere relazioni pacifiche, ma senza poter godere di una strut-tura fissa in cui esercitare la sua carica.Solo durante il Rinascimento, in Italia, fu istituita una diplomazia intesa in senso mo-derno: furono i Principati italiani, infatti, a dar vita a missioni diplomatiche perma-nenti (4) che rappresentassero i rispettivi interessi e si impegnassero nella stipula diaccordi. In quest’opera si distinse la Repubblica di Venezia, il cui Senato definiva ilmodus operandi dell’ambasciatore, le scadenze da rispettare nella presentazione dirapporti periodici, la loro cifratura, ecc.Gli ambasciatori ricevevano l’incarico di monitorare le attività interne del Paese ospi-tante, soprattutto in ordine a questioni politico-militari; talvolta si trasformavano invere e proprie spie, il cui obiettivo consisteva nell’intercettare i dispacci degli altridiplomatici, svolgere attività occulte di propaganda, scoprire i segreti di Stato e tra-smetterli al proprio governo.Sospettosi del loro operato, spesso i Paesi accreditanti ricorrevano a misure detentivecautelari per autotutelarsi, al punto che nel XVI sec. esse si erano trasformate in unabuso nei confronti degli ambasciatori stranieri, che provocava ritorsioni e un generaleclima di ostilità.

F) Le nuove guarentigie dei diplomatici

Si affermarono pertanto due princìpi connessi tra loro, l’extraterritorialità e l’immu-nità dalla giurisdizione penale (ma non ancora civile) (5): si riteneva che la sedediplomatica fosse una sorta di appendice territoriale dello Stato di appartenenza, e chedovesse essere pertanto sottoposta alle sue leggi e al suo potere coercitivo pur trovan-dosi sul territorio di un Paese straniero; solo in questo modo, il Paese ospitante non neavrebbe ostacolato l’attività diplomatica (nel rispetto del brocardo latino ne impedia-tur legatio). Data l’ampia gamma di inviolabilità e immunità concesse da allora in poi,si iniziò a parlare di «sacertà» del diplomatico, quasi si trattasse di una figura sacra edintoccabile.Il sistema della diplomazia italiana si estese anche agli altri Paesi europei, assumendocome obiettivo principale, a partire dal XVII sec., l’equilibrio tra le grandi potenze. Inquesto stesso periodo fu elaborato un codice etico formale che il diplomatico era tenu-to a rispettare, ed il giurista olandese Ugo Grozio pose le basi di una nuova branca deldiritto, il diritto internazionale, che includeva anche norme riconducibili alla condot-ta del diplomatico e della diplomazia nel suo complesso.

(4) La prima missione permanente, secondo fonti storiche accreditate, fu quella del duca di Milano FrancescoSforza, istituita a Genova nel 1455. Nel Rinascimento autorevoli personalità svolsero funzioni diplomatiche dirilievo, tra cui Dante, Machiavelli e Guicciardini.(5) Si riteneva che anche le navi situate nelle acque territoriali di uno Stato straniero dovessero essere immunidal suo potere giurisdizionale e coercitivo.

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G) La diplomazia dopo la Pace di Westphalia

La pace di Westphalia nel 1648 segna convenzionalmente la nascita degli Stati nazionalimoderni, quali soggetti internazionali di pari dignità giuridica perché tutti sovrani edindipendenti. Da quella data si intensificarono le relazioni internazionali e si moltiplicòl’invio di missioni diplomatiche permanenti (6). L’ambasciatore divenne formalmente ilrappresentante di più alto rango di uno Stato all’estero, coadiuvato da organi consultiviche possono essere definiti come i precursori dell’odierno Ministero degli Affari esteri.Nei secoli successivi l’organizzazione dell’attività diplomatica fu gradualmente perfe-zionata; vennero create strutture interdipendenti ma distinte: il Ministero degli esteri,quale organo di vertice con sede sul territorio nazionale, e le missioni diplomatiche econsolari diramate all’estero, che armonizzavano la propria azione nel quadro di unapolitica estera delineata dal primo. Si completò così la differenziazione tra la figura deldiplomatico e quella del console, ognuno dotato di competenze specifiche.

2. Funzioni diplomatica e consolare

Come detto in precedenza, in origine la diplomazia consisteva nell’invio di propriemissari all’estero, essenzialmente in tempo di guerra per concordare il ripristino dirapporti pacifici; nel tempo, la figura del diplomatico fu istituzionalizzata, in quantorappresentava una presenza permanente sul territorio dell’entità politica ospitante.Il «diplomatico» veniva posto al vertice di una Legazione che svolgeva sia funzionipropriamente diplomatiche (difesa degli interessi dello Stato di appartenenza), chefunzioni di tipo consolare (protezione e assistenza dei connazionali); solo in età mo-derna, come detto, si assistette ad una migliore organizzazione degli organi diplomati-ci presenti all’estero, mediante la creazione di una struttura complessa e articolata,all’interno della quale sussistevano due organi con competenze distinte ma comple-mentari: il diplomatico ed il console.

A) Il significato di Consul nell’antica Roma e di «prosseni»

In realtà, durante la fase repubblicana gli antichi Romani indicavano con il termineconsul una carica diversa da quella attuale: il consolato era il livello più alto dellamagistratura, rivestito da due consules che esercitavano collegialmente il supremo poterecivile e militare; essi provvedevano agli interessi dello Stato, in qualità di tutores reipublicae, ma svolgevano la loro opera sul territorio nazionale.In età imperiale la carica consolare fu progressivamente privata dei poteri originari,pur continuando ad avere un alto valore simbolico, finché i consoli si trasformarono infunzionari nominati all’estero dall’imperatore per assistere gli stranieri e tutelare itraffici commerciali.

(6) Basti pensare che nel 1661 la Francia aveva ben ventidue rappresentanti permanenti all’estero.

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Ancora in età antica, nelle città greche i governi locali nominavano dei prosseni, origina-ri del luogo, conferendo loro il mandato di tutelare gli stranieri: essi possono essereconsiderati i precursori degli attuali consoli onorari, o di II grado, prescelti da uno Statostraniero per svolgere la loro attività nel territorio dello Stato di cui sono cittadini.

B) Il Medioevo

Nella prima fase del Medioevo, parallelamente all’espansione del commercio maritti-mo, si avvertì la necessità di tutelare i navigatori e mercanti che approdavano in unPaese straniero dalle leggi di quest’ultimo; essendo talvolta costretti a risiedere al-l’estero per lungo tempo, al fine di poter svolgere i loro affari, ottennero la possibilitàdi creare una giurisdizione autonoma a cui ricorrere per dirimere le controversie sortecon i propri connazionali in loco. Sulla base di accordi con il Paese di origine, quelloospitante consentiva che appositi agenti tutelassero i rispettivi connazionali, percepis-sero le imposte sul commercio (7) ed espletassero funzioni giurisdizionali in nome deiloro sovrani.

C) Il Consolato del Mare

Le stesse prerogative in campo marittimo e commerciale, nell’area mediterranea, furo-no attribuite ad un organo ad hoc, il cosiddetto Consolato del Mare. Esso era compostoda consoli-giudici che uno Stato inviava in un altro per risolvere contenziosi tra i pro-pri sudditi.Più specificamente, un Consolato del Mare esercitava una giurisdizione di primo gra-do, per le cause tra padroni di navi e mercanti, e di appello, per tutte le altre questionimarittime e mercantili.

I principali furono il Consolato di Barcellona, che nel 1494 codificò il diritto marittimo fino ad alloraconsuetudinario, e quello di Venezia, che nel 1599 riscrisse il codice barcellonese, includendovi«tutti gli Statuti et Ordini: disposti da gli antichi, per ogni caso di Mercantia et di Navigare: così abeneficio di Marinari, come di Mercanti, et Patroni di nave, et navilij […]» (8). I suddetti testi norma-tivi furono entrambi chiamati «Consolati del Mare», assumendo quindi la stessa denominazionedell’organo che li aveva redatti.

D) Le capitolazioni

La figura del console-giudice si diffuse anche in Oriente, ricevendo però come incari-co fondamentale quello di applicare l’istituto giuridico delle capitolazioni. Il regimedelle capitolazioni consisteva in una serie di obbligazioni unilaterali, ovvero specialiconcessioni che a decorrere dall’XI sec. furono attribuite dall’Impero bizantino alleRepubbliche marinare italiane e, successivamente, ad altre città italiane e Paesi euro-

(7) Le imposte sul commercio ricordano senza dubbio i «diritti consolari» odierni.(8) Gli altri Comuni dell’Italia medievale recuperarono invece la carica di console di tradizione romana, qualemagistrato investito di poteri civili e militari (essenzialmente, il potere esecutivo ed il comando militare in caso diguerra).

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pei. Dopo la caduta dell’Impero d’Oriente e l’insediamento dell’Impero ottomano aCostantinopoli, i sultani confermarono tali concessioni, non disponendo di un propriodiritto sul commercio e la navigazione. Le capitolazioni garantivano ai cittadini euro-pei libertà di commercio, arte, professione e fede religiosa; inviolabilità del domicilioda parte della polizia locale; inapplicabilità della legge islamica civile e penale; esen-zione dalle imposte.Il diritto capitolare rimase in vigore per diversi secoli (9), comportando la cessione dimolte prerogative sovrane da parte dei territori dell’Impero ottomano. Una volta aboli-to, i Paesi europei decisero di non ritirare i propri consoli, ma di attribuire loro nuovecompetenze e, sulla base del principio di reciprocità, di acconsentire alla presenza sulterritorio nazionale di consoli e consolati provenienti da Oriente.

3. La missione diplomatica

Si giunse così alla nascita della missione consolare moderna, ben distinta da quelladiplomatica. Ad oggi, le principali differenze consistono negli atti da esse prodotti,nelle rispettive competenze e nelle procedure previste allo scopo di avviare le relazionitra due Stati.La missione diplomatica ha sede nella capitale dello Stato accreditatario, in perma-nente contatto con i suoi organi centrali (Ministri, capo dello Stato e del Governo,ecc.): ne deriva che gli atti emanati sono il prodotto di una concertazione interstatale,riconducibili pertanto al diritto internazionale.

I suoi compiti consistono nel rappresentare lo Stato di appartenenza, proteggerne gli inte-ressi nello Stato accreditatario, fornire assistenza ai propri connazionali, negoziare con ilgoverno dello Stato che li ospita, inviare rapporti allo Stato accreditante su quanto accade inquello accreditatario, e promuovere tra essi rapporti amichevoli, anche intensificandone lerelazioni economiche, commerciali, culturali o di altro tipo. Essa può svolgere le proprieprerogative solo dopo una complesso iter che prende il nome di accreditamento:

— il Ministero degli esteri (o l’organo equivalente) dello Stato accreditante richiede ilgradimento dello Stato accreditatario nei confronti dell’agente diplomatico desi-gnato come capo missione;

— il Ministero degli esteri dello Stato accreditatario comunica a quello dell’accredi-tante il gradimento; qualora esso venga negato, il diplomatico viene formalmenteritenuto persona non grata;

— l’organo competente dello Stato accreditante, solitamente il capo di Stato, conse-gna all’agente diplomatico un’apposita lettera credenziale, nella quale attesta cheè abilitato dal suo governo ad esercitare le funzioni di capo missione;

(9) In Egitto, ad esempio, il regime delle capitolazioni fu abolito solo nel 1948, in seguito alla stipula di unAccordo Anglo-egiziano firmato nel 1936 e comprendente un periodo di transizione che sarebbe durato 12 anni.

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— l’agente accreditato presenta pro manibus la lettera credenziale all’organo compe-tente dello Stato accreditatario, (trattasi anche in questo caso, generalmente, delCapo di Stato, essendo necessaria una parità di rango ai sensi del protocollo diplo-matico), durante una cerimonia solenne che però ha un valore solo formale: l’agen-te diplomatico, in realtà, ha già ottenuto il gradimento ed il visto diplomatico, concui è entrato in territorio straniero.

Per l’agente diplomatico che non ha il ruolo di capo missione è prevista una procedurasemplificata: il Ministero degli esteri dello Stato accreditante trasmette una comunica-zione dell’avvenuta nomina, in cui è ovviamente implicita la richiesta di gradimento,ed in risposta il Ministero degli esteri dello Stato accreditatario comunica la presad’atto, dalla quale si desume l’avvenuto gradimento.

4. Le missioni consolari, funzioni e natura dell’exequatur

A) Generalità e funzioni del console

Quanto alle missioni consolari, esse sono organi di carattere più tecnico-amministrati-vo (10). A differenza delle missioni diplomatiche, nello Stato ospitante vi sono variesedi, dette genericamente posti consolari, ognuna competente ratione loci per la partedel territorio in cui è collocata (ma può anche esistere un solo posto consolare respon-sabile di tutto il territorio o del territorio di più Stati).Le funzioni consolari sono variate nel tempo: inizialmente al Console, per provvedereall’assistenza dei propri connazionali, erano stati concessi pieni poteri nell’applicazio-ne di leggi patrie in territorio straniero; in seguito alle rimostranze del Paese ospitante,che rivendicava per sé molte di tali prerogative nel rispetto del principio di sovranità, lafunzione consolare si andò progressivamente restringendo, fino a trasformarsi in unatutela degli interessi dei connazionali rispettosa dell’ordinamento giuridico straniero(e solo in quanto tale, ritenuta legittima dal Paese in cui essa avviene).La tutela consolare ha carattere preventivo, perché evita allo Stato ospitante la viola-zione del diritto internazionale sulla tutela degli stranieri, e localizzato, perché a diffe-renza della missione diplomatica (che si relaziona agli organi centrali dello Stato),quella consolare intrattiene rapporti con le autorità locali.

Le funzioni del Console possono essere così classificate:

— proteggere nello Stato di residenza gli interessi dello Stato d’invio e dei suoi citta-dini, siano questi persone fisiche oppure giuridiche, nei limiti ammessi dal dirittointernazionale;

— favorire lo sviluppo di relazioni economiche, culturali, scientifiche o di altro tipo;— fare rapporto al proprio governo, o alle persone fisiche e giuridiche interessate,

della vita commerciale, economica, culturale e scientifica dello Stato di residenza;

(10) L’eminente giurista e docente italiano Biscottini definiva il console un «funzionario amministrativo».

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— concedere passaporti, visti e documenti di viaggio;— prestare soccorso e assistenza ai connazionali, in particolare a minorenni ed inca-

paci qualora si renda necessaria l’istituzione di una tutela o di una curatela;— agire come notaio e ufficiale dello stato civile ed esercitare talune funzioni d’ordine

amministrativo, purché non ostino le leggi e i regolamenti dello stato di residenza;— tutelare gli interessi dei cittadini in materia successoria;— rappresentare in giudizio i connazionali o provvederli di una rappresentanza appro-

priata davanti ai tribunali o alle altre autorità dello Stato di residenza;— trasmettere atti giudiziali e stragiudiziali o eseguire commissioni rogatorie secon-

do gli accordi internazionali vigenti o, in mancanza di tali accordi, in maniera com-patibile con le leggi e i regolamenti dello Stato di residenza;

— esercitare i diritti di controllo e d’ispezione, previsti dalle leggi e dai regolamentidello Stato d’invio, sui navigli marittimi e sui battelli fluviali battenti bandiera ditale Stato, sugli aeromobili immatricolati nello stesso e sui loro equipaggi;

— prestare assistenza ai suddetti, ricevere le dichiarazioni sul viaggio di navigli e battelli,esaminare e vistare le carte di bordo, fare inchieste sugli infortuni occorsi nella traversatae comporre le controversie di qualsiasi natura tra il capitano, gli ufficiali e i marinai;

— esercitare tutte le altre funzioni affidate a un posto consolare dallo Stato di invio,compatibili con leggi e regolamenti dello Stato di residenza e con gli accordi bila-terali in vigore tra i due Stati.

B) I soggetti della funzione consolare

I soggetti responsabili della funzione consolare si distinguono gerarchicamente in con-sole generale, console, viceconsole o agente consolare.Il console generale riceve il suo incarico mediante una lettera patente firmata dal capo diStato o dal Ministro degli esteri (o dall’organo corrispondente), mentre nel caso del con-sole, del viceconsole e dell’agente consolare la lettera patente viene rilasciata dal sogget-to di rango superiore o dal capo della missione diplomatica presente in quel Paese.Il capo della missione diplomatica provvede poi a notificare la nomina al Ministerodegli esteri dello Stato ospitante, e quest’ultimo rilascia un’autorizzazione di gradi-mento che prende il nome di exequatur («si esegua»).Nel rispetto del principio di reciprocità, l’exequatur viene concesso dall’organo che halo stesso rango di quello che ha firmato la lettera patente (dunque, il capo di Stato o ilMinistro degli esteri), per essere, infine notificato dal Ministro degli esteri al capodella missione diplomatica dello Stato che ha inviato l’agente consolare.A differenza degli atti necessari all’accreditamento dei diplomatici, lettera patente edexequatur rientrano nell’ambito del diritto interno.Missioni diplomatiche e consolari creano una rete interdipendente che garantisce coe-renza alla politica estera di uno Stato; è per questo che i posti consolari dipendonodalla missione diplomatica accreditata nello Stato di residenza. Le loro prerogative edi privilegi che ad esse spettano sono disciplinati da norme evolutesi in un processoconsolidatosi nei secoli.

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5. L’era delle codificazioni: premessa

Sebbene le funzioni diplomatica e consolare si distinguano per competenze, incarichie atti prodotti, da un punto di vista formale le fonti del diritto sono le medesime.In origine, le funzioni diplomatica e consolare venivano disciplinate dalla sola comitasgentium, ovvero da regole di comportamento, solitamente non scritte ed esistenti tut-t’oggi, che invitano alla «cortesia» a livello internazionale e all’instaurazione di rap-porti pacifici.Esse stabiliscono i princìpi di non discriminazione e reciprocità, ma non trattandosi dinorme giuridiche, la loro inosservanza non comporta un illecito internazionale, rap-presentando una mera scortesia politica che potrebbe però ledere il buon andamentodei rapporti diplomatici.La comitas gentium è parte imprescindibile del cerimoniale diplomatico e consolare,inteso come complesso di procedure, tecniche e norme di comportamento che gli orga-ni della diplomazia devono assumere nel relazionarsi a soggetti di pari rango. Al ceri-moniale appartiene l’oratoria diplomatica, uno stile retorico enfatico fatto di preciseformule ed espressioni verbali con cui intercorrono comunicazioni scritte a livello in-ternazionale.Le prime fonti del diritto diplomatico e consolare ad essere prodotte, con effetto vinco-lante, furono ovviamente le consuetudini.

Cosa sono le consuetudini?

Trattasi di fonti-fatto di natura spontanea, caratterizzate dalla diuturnitas (il ripetersi di un determinatocomportamento in maniera costante) e dall’opinio iuris sive necessitatis (la convinzione dell’obbligato-rietà del comportamento stesso); esse vincolano tutti i soggetti dell’ordinamento internazionale (secon-do la norma consuetudo est servanda), sia quelli responsabili della sua formazione, sia quelli sorti inun’età storica successiva.

Qualora nascano dei comportamenti condivisi da uno specifico gruppo di Stati, e nondall’intera comunità internazionale, si parla di consuetudini particolari, applicabilisolo nei rapporti che intercorrono tra quei soggetti (11).Una fonte secondaria è l’analogia iuris, secondo cui, nel giudicare un caso concreto, èpossibile sopperire all’assenza di una norma giuridica applicando una norma relativaad una fattispecie affine.Nell’ambito del diritto particolare, infine, la fonte per eccellenza è l’accordo scritto.L’accordo tipico è quello bilaterale: trattasi di un patto stipulato tra due Stati in cuivengono fissati i procedimenti protocollari delle loro relazioni diplomatico-consolari,subordinato alle consuetudini e alla norma pacta sunt servanda.

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(11) Molte consuetudini particolari sussistono, ad esempio, tra gli Stati arabi, i cui diplomatici ricorrono a forma-lità, dovute ad una certa omogeneità culturale, che differiscono da quelli adoperati per rapportarsi ai diplomaticioccidentali.

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Ma a partire dal secondo dopoguerra si è avvertita l’esigenza di razionalizzare il dirittodiplomatico e consolare attraverso la successiva stipula di due trattati multilaterali: laConvenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, del 1961, e la Convenzione diVienna sulle relazioni consolari, entrata in vigore due anni dopo. Entrambe furonoredatte dalla Commissione di Diritto Internazionale (organo sussidiario dell’Assem-blea Generale delle Nazioni Unite) ai sensi dell’art. 13, comma I, dello Statuto ONU,secondo il quale «L’Assemblea Generale intraprende studi e fa raccomandazioni alloscopo di: a) promuovere la cooperazione internazionale nel campo politico ed incorag-giare lo sviluppo progressivo del diritto internazionale e la sua codificazione […]».

6. La Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche (1961)

A) La missione diplomatica

La Convenzione adottata a Vienna il 18 aprile 1961, ed entrata in vigore nel 1964,consta di 53 articoli che riassumono le norme di diritto diplomatico precedentementesorte per via consuetudinaria.Ai sensi dell’art.1, una missione diplomatica è composta dal capo missione e daglialtri agenti diplomatici (12), tutti denominati «membri del personale diplomatico»; dai«membri del personale tecnico» (13); e dai «membri del personale di servizio».Essi costituiscono i cosiddetti «membri della missione». Qualora il capo missione siaimpossibilitato a svolgere la propria funzione, viene sostituito dal soggetto di rangoimmediatamente inferiore che assume così il ruolo di incaricato d’affari (ex art. 19).In base all’art. 14, esiste una gerarchia discendente secondo cui i capi missione sonoripartiti in tre classi: ambasciatori (o nunzi nel caso della Santa Sede); inviati o ministriplenipotenziari (o internunzi inviati dallo Stato del Vaticano); e incaricati d’affari.Le funzioni di una missione diplomatica, l’intera procedura di accreditamento e glistrumenti previsti per quest’ultima (lettere credenziali, gradimento), di cui si è giàdetto, sono enunciate dagli artt. 3-14. L’invio delle missioni diplomatiche deve avveni-re per mutuo consenso, nel rispetto dell’art. 2 e secondo il principio per cui uno Stato,superiorem non recognoscens, accetta la presenza di un organo straniero sul proprioterritorio solo mediante un’autolimitazione di sovranità. Ai sensi di questo stesso prin-cipio, l’art. 4, co. 2, autorizza uno Stato a non fornire spiegazioni su un eventualerifiuto di gradimento (ma allo stesso tempo la Convenzione non prevede procedure diespulsione: lo Stato ospitante può revocare il gradimento semplicemente invitandol’agente diplomatico a lasciare il territorio).

(12) Gli agenti diplomatici che collaborano con il capo missione sono consiglieri e segretari di legazione, nono-stante la Convenzione non li citi espressamente.(13) Trattasi di soggetti con competenze tecniche e settoriali (addetti militari, commerciali, etc., detti ancheattachés).

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B) Lo status diplomatico

Gli artt. 22 e seguenti definiscono nel dettaglio lo status diplomatico, ovvero un’am-pia gamma di inviolabilità, immunità, diritti di protezione e trattamenti particolari.L’inviolabilità viene garantita ai locali della missione, che insieme con i mezzi di tra-sporto non possono essere oggetto di perquisizione, requisizione, sequestro o misuradi esecuzione (art. 22); ad archivi e documenti (art. 24) (14); alla corrispondenza, allavaligia diplomatica e al corriere diplomatico (o staffetta), purché munito di documentoche ne attesti la qualifica (art. 27); alla persona dell’agente diplomatico, che non puòessere sottoposto a nessuna forma di arresto o detenzione (neanche in via cautelare),alla sua dimora privata e ai suoi beni (artt. 29 e 30).I trattamenti particolari comprendono una completa esenzione fiscale riservata sia al-l’intera missione (artt. 23 e 28), che all’agente diplomatico (art. 34); libertà di sposta-mento e circolazione (art. 26); e libertà di comunicazione da intendersi in manierafunzionale, cioè ai soli fini ufficiali dell’attività diplomatica.Fulcro della Convenzione sono gli articoli relativi alle immunità, che insieme ai pre-cedenti rendono talvolta difficile bilanciare i privilegi attribuiti all’agente diplomaticocon il rispetto delle leggi interne dello Stato accreditatario.Ai sensi dell’art. 31, un diplomatico gode dell’immunità assoluta dalla giurisdizionepenale, salvo i casi di flagranza di reato, e di un’immunità dalla giurisdizione civile eamministrativa parziale, che esclude le situazioni riguardanti azioni reali e possessorie(15), azioni successorie (e a tal proposito, la Convenzione innova rispetto al dirittoconsuetudinario) ed azioni relative ad attività professionali e commerciali.L’ultimo punto sembrerebbe in contrasto con l’art. 42, che vieta al diplomatico lo svol-gimento di tali attività: la dottrina ha risolto l’incongruenza applicando ai familiaril’art. 31, lett. c), e l’art. 42 all’agente diplomatico stesso.Nella prassi è emerso un quarto punto che andrebbe aggiunto all’art. 31: l’agente di-plomatico non gode dell’immunità giurisdizionale nel caso di infrazioni al codice del-la strada. Ai sensi del successivo art. 32, da un lato il diplomatico può rinunciare allapropria immunità (ad esempio per presentare una deposizione o testimoniare ad unprocesso), dall’altro non può avvalersene se, dopo aver intentato una procedura giudi-ziaria, il convenuto presenta una domanda riconvenzionale.La parte della Convenzione relativa alle immunità è stata quella che ha comportato mag-giori difficoltà di scrittura e, successivamente, di interpretazione. Sotto un primo punto divista, è stato arduo dare una definizione comune di giurisdizione civile, poiché esistononette divergenze tra i sistemi giuridici di common law, civil law e di diritto islamico (16).

(14) In origine tale disposizione si riferiva al materiale cartaceo in possesso della missione diplomatica, ma peranalogia è stata estesa anche alla documentazione informatica, ormai prevalente in seguito alla rivoluzione deimezzi di comunicazione.(15) Vale però la pena di ricordare che in Italia la deroga all’immunità è stata interpretata come applicabile nelcaso di diritti di proprietà, ma non per i contratti di locazione (secondo quanto stabilito dalla Corte Costituzionalenella sentenza Russell).(16) Basti pensare che nel sistema di common law, real actions e possessory actions sono due categorie distinte.

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Sotto un secondo aspetto, in dottrina manca un’uniformità di vedute sul valore daattribuire alle immunità: per alcuni esse riguardano gli atti iure privatorum, perchéper gli atti di ufficio sarebbe improprio parlare di non punibilità trattandosi di atticompiuti dal diplomatico non in quanto individuo, ma in quanto organo-rappresentan-te (agli atti d’ufficio spetterebbe pertanto a priori un’immunità derivante dal principiodi domestic jurisdiction, che impedisce allon Stato accreditatario di interferire con gliaffari interni di quello accreditante).

7. La Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari (1963-67)

A) Gli uffici consolari e i loro membri

La Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari, firmata il 24 aprile 1963 e vigentedal 19 marzo 1967, seguì a ruota quella sulle relazioni diplomatiche, conseguenza dellavolontà codificatrice di quegli anni. Essa comprende 79 articoli suddivisi in cinque capi-toli (ad eccezione del primo) che hanno trascritto gran parte del diritto consuetudinario.Ai sensi dell’art. 1, rubricato «Definizioni», gli uffici (o posti) consolari si distinguonoin consolati generali, consolati, vice consolati e agenzie generali; la porzione di territo-rio per la quale è competente un posto consolare è definita «circoscrizione consolare»(o distretto); i soggetti che svolgono la loro attività sono il capo dell’ufficio consolare,gli altri funzionari consolari a lui subordinati (che formano il personale consolare), gliimpiegati consolari (dotati di specifiche competenze tecnico-amministrative) ed i mem-bri del personale di servizio.L’art. 9 specifica in senso discendente il rango di capi dell’ufficio consolare, che posso-no essere consoli generali, consoli, vice-consoli o agenti consolari. Essi sono abilitatiallo svolgimento della loro missione da atti definiti lettere patenti ed exequatur (artt. 11e 12). Generalmente i funzionari consolari devono possedere la cittadinanza dello Statodi invio (art. 22), ma i cittadini dello Stato ospitante, con il suo consenso, possono esserechiamati a svolgere la funzione di consoli onorari; questi ultimi, ex art.64, hanno il dirit-to di ricevere una protezione adeguata alla loro posizione ufficiale (17).Al pari delle relazioni diplomatiche, anche quelle consolari avvengono per mutuoconsenso, che ha un senso politico, ma tra le due non c’è interferenza perché la rotturadelle relazioni diplomatiche non inficia il buon andamento di quelle consolari (art. 2).Come esplicitato dall’art. 5, le funzioni consolari hanno natura preminentemente buro-cratico-amministrativa, ma l’art. 17 prevede che se nello Stato di residenza manca unamissione diplomatica, i funzionari consolari possano essere autorizzati all’espletamentodi atti diplomatici. Nel rispetto dell’art. 28 e del brocardo latino ne impediatur legatio,lo Stato di residenza si impegna a non ostacolare in alcun modo lo svolgimento delleattività consolari.

(17) Ma in realtà per usufruire di tale protezione devono presentare una richiesta motivata: si tratta di un’eccezioneinsolita nella materia diplomatica e consolare, in cui nulla va motivato.

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Capitolo 118 �

B) I trattamenti privilegiati

Le facilitazioni, i privilegi e le immunità sono simili a quelli riservati ad una missionediplomatica: inviolabilità di locali consolari, archivi e documenti, libertà di movimen-to e comunicazioni, esenzioni fiscali, etc.Vale però la pena di ricordare che l’art. 35.3 prevede l’apertura della valigia consolare(a differenza di quella diplomatica), in presenza di un rappresentante dello Stato d’in-vio, qualora le autorità competenti locali abbiano una seria giustificazione.I funzionari consolari godono dell’inviolabilità personale, a meno che non abbiano com-messo crimini gravi: in tal caso, sono sottoponibili a procedimento penale, arresto e deten-zione preventiva avvisando il prima possibile il capo dell’ufficio consolare (artt. 41 e 42).Per quanto riguarda le immunità, l’art. 43 stabilisce che né i funzionari, né gli impiega-ti consolari possano essere tratti in giudizio per gli atti compiuti nell’esercizio delleloro funzioni, salvo illeciti commessi stipulando un contratto senza essere stati desi-gnati come mandatari dallo Stato d’invio ed illeciti contro i quali sia un soggetto terzoad intentare una causa. I membri di un ufficio consolare hanno altresì l’obbligo dipresentarsi come testimoni in procedimenti giudiziari o amministrativi.Da quanto detto finora risulta che le due Convenzioni redatte a Vienna hanno avuto dueobiettivi.Da un lato, cristallizzare le norme fino ad allora consuetudinarie, inserendole in testiscritti per ragioni di certezza del diritto.Dall’altro, armonizzare il diritto diplomatico e consolare, mediante disposizioni chetrasformano l’agente diplomatico ed il funzionario consolare in due figure entramberappresentative del proprio Stato di appartenenza, in quanto tali degne di godere di unostatus per molti versi simile.

Questionario

1. Quando nacquero le prime missioni diplomatiche permanenti?(par. 1)

2. Cos’era il Consolato del Mare?(par. 2)

3. In cosa consiste la procedura di accreditamento?(par. 3)

4. Come avviene la nomina del console generale e degli altri funzionari consolari?(par. 4)

5. Quali sono le fonti del diritto diplomatico e consolare?(par. 5)

6. Quali sono le Convenzioni codificatrici del diritto diplomatico e consolare? Qualè il loro scopo?(parr. 6 e 7)

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Capitolo 2�Le prerogative diplomatichee consolari

Sommario � 1. Definizione e caratteristiche dello status diplomatico e consolare. - 2. Leprerogative derivanti dallo status diplomatico. - 3. Le prerogative derivantidallo status consolare.

1. Definizione e caratteristiche dello status diplomatico e consolare

Gli agenti diplomatici e consolari godono di una serie di trattamenti privilegiati, dotatidi efficacia giuridica, che ne caratterizzano lo status particolare.Di essi fanno parte facilitazioni, privilegi ed immunità, intesi come particolari prero-gative che spettano agli organi delle relazioni internazionali in virtù delle funzioni cheadempiono e dell’ufficio che rivestono. Ne deriva un’ovvia restrizione alla sovranapotestas dello Stato ospitante, che deve consentire agli agenti diplomatici e consolaridi svolgere liberamente le loro funzioni.Le suddette prerogative presentano talune caratteristiche imprescindibili: sono in-nanzitutto esenti dal principio di reciprocità, poiché nel caso di due Stati che intrat-tengono relazioni internazionali attraverso l’invio di missioni diplomatiche, il mancatorispetto delle norme da parte di uno non autorizza l’altro a mettere in atto ritorsioni erappresaglie.Sono, come detto, prerogative funzionali (o ratione materiae), perché spettano agliorgani diplomatici e consolari per permettere loro di svolgere la propria funzione, nelrispetto delle direttive del proprio governo.Infine, sono prerogative ratione temporis, la cui efficacia nel tempo si estende da quandoil soggetto entra nel territorio dello Stato ospitante fino al momento della sua partenza,per la durata, cioè, dell’attività diplomatica.

A) La ratio dei trattamenti privilegiati

La ragione per cui al diplomatico e al console sono riservate particolari prerogative, cheli differenziano dai normali cittadini all’estero, è sintetizzata dal citato brocardo latino neimpediatur legatio: se tali soggetti non godessero di uno speciale trattamento, qualsiasiattività considerata «scomoda» a livello politico, anche se non necessariamente illecita,potrebbe essere sottoposta a procedimenti giudiziari, controlli e restrizioni di libertà.

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Capitolo 220 �

Nel caso delle immunità giurisdizionali, ad esempio, l’obbligo dell’organo diplomati-co o consolare a comparire in giudizio lo costringerebbe ad interrompere il suo ufficio,compromettendo l’attività della missione diplomatica o del posto consolare.Una conseguenza estrema, ma purtroppo non improbabile, potrebbe essere l’adozioneda parte dello Stato d’invio di misure di ritorsione e, più in generale, un brusco inaspri-mento delle relazioni tra i due Paesi.

B) I destinatari dei trattamenti privilegiati: gli individui-organi

Ulteriore motivo per cui ai diplomatici e consolari sono riservate particolari ed impor-tanti prerogative consiste nel fatto che essi espletano la loro funzione su indirizzo delproprio governo.Non vanno pertanto considerati alla stregua di privati cittadini, direttamente responsabiliper atti individuali di natura volontaria; trattasi piuttosto di organi dello Stato d’invio odella missione, che svolgono il loro ufficio nell’esclusivo interesse di quest’ultimo.Riguardo alle immunità, in particolare, è sorta una diatriba dottrinale sulla terminolo-gia utilizzata: secondo alcuni, infatti, sarebbe improprio parlare di «immunità», intesacome non punibilità, per atti compiuti in veste di organo-rappresentante del proprioStato. Diplomatici e consolari sarebbero già tutelati dal principio di diritto internazio-nale di rispetto della domestic jurisdiction, che osta allo Stato accreditatario di interfe-rire con gli affari interni di quello accreditante.In virtù di ciò, parte della dottrina sostiene che si debba riferire il termine «immunità»solo agli atti privati, valendo per gli atti d’ufficio una norma differente che ne garanti-sce comunque una tutela assoluta.

2. Le prerogative derivanti dallo status diplomatico

Nonostante le similitudini sopra descritte, lo status di agente diplomatico comprendeuna serie più ampia di prerogative rispetto a quello degli organi consolari, conforme-mente alla portata dell’ufficio che essi ricoprono: trattasi di una funzione di carattere«politico» più che tecnico-amministrativo, che li induce a relazionarsi con le maggioricariche dello Stato territoriale e da cui dipende il buon andamento complessivo dellerelazioni internazionali tra i due Paesi.

Le prime guarentigieLe prime guarentigie, che portarono a parlare di «sacertà» del diplomatico, comparvero in Italiadurante il XVII sec. (periodo in cui si affermò, d’altronde, una diplomazia di tipo moderno).Fino ad allora, i Paesi che ospitavano una missione diplomatica ricorrevano frequentemente amisure detentive cautelari, nel timore che gli organi stranieri presenti sul territorio praticasseroattività di spionaggio o di propaganda politica finalizzate alla sovversione.Si comprese dunque la necessità di ricorrere ad espedienti giuridici per ovviare a tali abusi epermettere alla missione diplomatica di espletare il proprio mandato in piena sicurezza sulterritorio dello Stato accreditatario.

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Le prerogative diplomatiche e consolari � 21

A) Le fonti

Le norme che disciplinano lo status diplomatico hanno tutte natura consuetudinaria,e sono il risultato di un processo storico lungo secoli.La loro nascita è strettamente collegata al principio, ormai desueto, di extraterritoria-lità della missione diplomatica: in base ad esso, originariamente la missione diploma-tica veniva considerata una sorta di appendice dello Stato di appartenenza, per questosottoponibile unicamente alle sue leggi.A questo principio vanno connesse le prime norme consuetudinarie, in particolare quellaespressa dal brocardo latino ne impediatur legatio: lo Stato ospitante non avrebbeostacolato l’operato della missione diplomatica, ma avrebbe anzi limitato volontaria-mente la propria potestà sovrana, non intromettendosi nei suoi affari interni e garan-tendo la non giustiziabilità degli atti d’ufficio degli organi diplomatici in caso di pre-sunta violazione delle norme interne (1).Le norme che in concreto sanciscono e descrivono le immunità del diplomatico di-scendono dal suddetto principio.Nel caso delle immunità, inoltre, il difetto di giurisdizione da parte dello Stato accredi-tatario va interpretato anche alla luce del principio generale di diritto par in paremnon habet iudicium: dal momento che la missione diplomatica è il rappresentanteufficiale di uno Stato all’estero, i suoi atti devono essere considerati come atti sovranidello stesso, e pertanto non possono essere giudicati da uno Stato terzo che, ai sensi deldiritto internazionale, gode del medesimo status giuridico.Le prime ad emergere nella comunità internazionale furono quelle sull’immunità dallagiurisdizione penale; solo in seguito furono riconosciute anche quelle relative alla giu-risdizione civile, che perfezionarono così quella sorta di «intoccabilità» di cui gode ildiplomatico.Come già detto, le norme sullo status diplomatico vanno rinvenute esclusivamente neldiritto internazionale generale, in assenza di una prassi da parte degli Stati a stipula-re accordi bi- o multilaterali in materia.Questo non fa che confermare il valore cogente di tali norme, poiché a differenza deldiritto interno, in quello internazionale le fonti primarie sono proprio quelle consuetu-dinarie, vincolanti e imperative per tutti i soggetti.Va però sottolineato che l’esistenza di una moltitudine di norme ha reso necessaria, perragioni di certezza del diritto, un’opera di razionalizzazione da parte delle Commissionedi Diritto Internazionale delle Nazioni Unite, che ha codificato tutte le norme di naturaconsuetudinaria nella Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961.

B) Il regime delle immunità

Le norme di maggiore importanza nella definizione dello status diplomatico sono quelleche disciplinano il regime delle immunità.

(1) D’altra parte, gli agenti diplomatici si impegnarono a rispettare l’ordinamento vigente nello Stato che li accoglieva.

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Capitolo 222 �

Con il termine «immunità diplomatica» si intende la non processabilità di atti, fatti ecomportamenti posti in essere dall’organo deputato della funzione diplomatica, che ri-sulta così esente dal comparire in giudizio dinanzi ai tribunali dello Stato accreditatario.Il regime delle immunità varia in base al tipo di atto prodotto.Per gli atti iure imperii, ovvero gli atti d’ufficio posti in essere dallo Stato d’invio inqualità di ente sovrano, il soggetto diplomatico gode di immunità assoluta. Se ne de-duce che sussiste un difetto di giurisdizione da parte dello Stato ospitante a prescinderedal contenuto dell’atto e senza limiti di durata.Per gli atti iure gestionis, ovvero gli atti d’ufficio di tipo privatistico posti in esseredallo Stato della missione in qualità di persona giuridica e nel rispetto del diritto inter-no, non sempre l’agente diplomatico risulta «immunizzato» dalla giurisdizione delloStato territoriale, a causa dell’assenza di criteri astratti e generali applicabili in mate-ria. Conseguentemente a ciò, è lo Stato territoriale o accreditatario a decidere autono-mamente sulla processabilità o meno di tali atti, tenendo però presente che un eventua-le procedimento giudiziario può essere avviato solo alla scadenza del mandato diplo-matico.

C) Le immunità dalla giurisdizione penale degli agenti diplomatici

La Convenzione di Vienna del 1961 adotta un regime differenziato per i vari compo-nenti della missione diplomatica.Essa si occupa primariamente degli «agenti diplomatici», che ai sensi dell’art. 1 com-prendono il capo della missione e tutti i membri del personale dotati del rango didiplomatici.Per essi, l’art. 31 sancisce genericamente che «l’agente diplomatico gode della immu-nità dalla giurisdizione penale (2) dello Stato accreditatario». Non essendoci ulterio-ri specificazioni, il dettato normativo implica la non giustiziabilità degli atti d’ufficio(siano essi iure imperii o iure gestionis) e di quelli svolti dall’agente diplomatico inquanto privato cittadino (atti iure privatorum).La disposizione va però letta in combinato disposto con l’art. 39, secondo cui tutte leimmunità rimangono in vigore dall’entrata in territorio straniero fino alla partenza,eccetto che per gli atti compiuti dall’agente diplomatico «nell’esercizio delle sue fun-zioni come membro della missione». Risulta in maniera ancora più palese che l’immu-nità dalla giurisdizione penale è assoluta per tutti gli atti d’ufficio.L’art. 31 prevede, al par. 2, che l’agente diplomatico sia esentato dal presentarsi in tribu-nale anche in qualità di semplice testimone; ma conformemente al par. 4, l’immunità dicui gode nello Stato accreditatario non lo rende del tutto «intoccabile», perché essendocittadino dello Stato accreditante, è sottoposto alla giurisdizione di quest’ultimo.Le stesse immunità devono essere riconosciute dai Paesi terzi il cui territorio è percor-so dagli agenti diplomatici per recarsi dallo Stato della missione a quello territoriale, oviceversa.

(2) Criminal jurisdiction e jurisdiction pénale nelle due versioni facenti fede, ovvero quelle inglese e francese.

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Le prerogative diplomatiche e consolari � 23

Stabilisce infatti l’art. 40: «se l’agente diplomatico attraversa il territorio o si trova sulterritorio di uno Stato terzo, che gli abbia concesso un visto se tale visto è richiesto,per recarsi ad assumere le sue funzioni o raggiungere il suo posto, o per rientrare nelsuo Paese, lo Stato terzo gli accorderà l’inviolabilità e tutte le altre immunità necessa-rie per consentire il suo passaggio o il suo ritorno […]».Dal tenore della norma si evince che tra le concessioni è implicitamente inclusa anchel’immunità dalla giurisdizione penale, purché il soggetto sia in possesso dei documen-ti richiesti e purché l’immunità sia funzionale al transito temporaneo.Un trattamento particolare spetta agli agenti diplomatici aventi la nazionalità delloStato accreditatario o residenti in esso: ex art. 38, il soggetto in questione ha dirittoall’immunità giurisdizionale (ivi compresa quella penale) solo in relazione agli attiufficiali, dovendo perciò presentarsi in giudizio per atti privati. Tale restrizione puòessere oggetto di deroga su volontà dello Stato territoriale, qualora decida di concedereprivilegi ed immunità supplementari.

D) Le immunità dalla giurisdizione penale per i soggetti che non rivestono la carica diagenti diplomatici

La Convenzione predispone all’art. 37 un regime simile, ma non identico, per i sogget-ti che non rivestano la carica di agenti diplomatici.In generale, i familiari degli agenti diplomatici ed i membri del personale tecnico eamministrativo beneficiano delle stesse immunità degli agenti diplomatici, ma le per-dono completamente ed automaticamente qualora siano cittadini o residenti nello Sta-to territoriale (parr. 1 e 2).I membri del personale di servizio godono dell’immunità dalla giurisdizione solo inrelazione agli atti d’ufficio (par. 3).I domestici privati beneficiano delle immunità solo «nella misura ammessa dallo Statoaccreditatario» (par. 4), cosa che quindi non esclude la processabilità dei loro atti.Il diritto diplomatico prevede due norme che bilanciano parzialmente le ampie conces-sioni dello Stato territoriale.In base all’art. 32 della Convenzione, da un lato, lo Stato accreditante (3) può rinunciareall’immunità giurisdizionale di tutti i soggetti che compongono la missione, purché lofaccia in maniera espressa, chiara (4); dall’altro, l’immunità non può essere invocata se ilsoggetto inizia una procedura giurisdizionale da cui deriva un’azione riconvenzionale.L’art. 41, infine, obbliga la missione diplomatica a rispettare le leggi ed i regolamentidello Stato che la ospita: si tratta di un impegno «morale», perché non pregiudical’immunità giurisdizionale, ma il suo mancato rispetto avrebbe comunque conseguen-ze gravi.

(3) Il testo della Convenzione si riferisce allo Stato accreditante sottintendendo che prima di rinunciare all’immu-nità, l’agente diplomatico deve sempre informare il proprio Governo.(4) Nel silenzio della Convenzione, la dottrina ritiene che per «espressa» debba intendersi qualsiasi nota, scrittao verbale.

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Esiste infatti una norma di «salvaguardia» dello Stato accreditatario prevista all’art. 9,per cui in caso di eventuali trasgressioni del diritto interno esso potrebbe dichiarare unmembro del personale diplomatico come persona non grata ed invitarlo a lasciare ilterritorio, senza obbligo di fornire motivazioni.

E) Le immunità dalla giurisdizione civile

Il diritto internazionale generale, come risulta dalla Convenzione codificatrice di Vien-na, provvede la missione diplomatica di una serie di immunità dalla giurisdizionecivile, oltre che penale.Tali immunità si sono affermate solo nel XX secolo (5), quando si è interrotta la prassidi considerare gli ambasciatori come soggetti civilmente perseguibili.La definizione di norme in quest’ambito ha richiesto un intenso lavoro di comparazione, datele diversità tra i vari ordinamenti, fino ad individuare quei rami del diritto universalmentericonosciuti come parte del diritto civile: il diritto privato, amministrativo e tributario.Nella Convenzione di Vienna, gli articoli 32 (rinuncia all’immunità giurisdizionale),37 (disciplina giuridica per i soggetti diversi dagli agenti diplomatici), 38 (disciplinagiuridica per agenti diplomatici provvisti di nazionalità e/o residenza dello Stato terri-toriale), 39 (efficacia delle immunità ratione temporis), 40 (immunità durante il transi-to sul territorio di uno Stato terzo) e 41 (rispetto di leggi e regolamenti dello Statoaccreditatario) non differenziano la materia penale da quella civile: valgono pertantole stesse considerazioni di cui al paragrafo precedente.L’articolo che predispone una disciplina parzialmente diversa è il 31. Se l’immunitàdalla giurisdizione penale copre qualsiasi fattispecie, quella dalla giurisdizione civile èsottoposta a tre deroghe.

Un agente diplomatico non può avvalersi dell’immunità nel caso di:

— azioni reali e possessorie, a meno che l’immobile non sia stato acquistato «perconto dello Stato accreditante ai fini della missione» (par. 1, lett. a));

— azioni successorie, nelle quali l’agente diplomatico figuri come testamentario, am-ministratore, erede o legatario» (lett. b). Questa norma innova rispetto al diritto con-suetudinario, ma una volta inserita nella Convenzione ha ottenuto il riconoscimentoda parte dell’intera comunità internazionale fino a diventare norma generale;

— azioni riguardanti attività professionali o commerciali esercitate al di fuori del-l’ufficio diplomatico. Il testo normativo appare in evidente contrasto con l’art. 42,che impone all’agente diplomatico di non svolgere attività private in vista di unguadagno personale, a tal punto da far discutere sulla validità giuridica del punto c.L’incompatibilità è stata risolta dando una diversa interpretazione alle due norme:la portata giuridica della lettera c è stata estesa anche ai familiari, mentre l’art. 42riguarda esclusivamente la sola persona dell’agente diplomatico.

(5) Ma già nella seconda metà del XIX sec. la giurisprudenza inglese aveva tentato di estendere le immunità dalcampo penale a quello civile.

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Alle deroghe dell’art. 31 potrebbe esserne aggiunta una quarta, emersa dalla prassi successivaalla stipula della Convenzione di Vienna: gli agenti diplomatici sono tenuti al rispetto del codicedella strada, pena l’erogazione di sanzioni appropriate da parte delle autorità competenti locali.In particolare, è importante rendere obbligatoria la stipula di polizze assicurative dei mezzi ditrasporto usati sia ai fini della missione diplomatica, sia privatamente dall’agente diplomatico, inmodo da tutelare, a seguito di un incidente, eventuali persone fisiche o giuridiche danneggiate.

F) L’inviolabilità personale

Una delle norme di maggiore peso nel diritto internazionale generale, che insieme aquelle sulle immunità ha contribuito a definire la «sacertà» del diplomatico, riguardal’inviolabilità personale. Nella Convenzione di Vienna, essa è espressa all’art. 29.Sotto un profilo passivo, l’agente diplomatico non può essere in alcun modo oggetto diarresto o detenzione; sotto un profilo attivo, lo Stato territoriale deve fornire tutela eprotezione contro qualsiasi attentato alla sua persona, alla sua libertà ed alla sua dignità.

G) I diritti di libertà

Ai sensi dell’art. 26, lo Stato accreditatario «assicura a tutti i membri della missione lalibertà di spostamento e di circolazione».Trattasi però di una norma condizionata, poiché la libertà può essere sottoposta a re-strizioni da parte di leggi e regolamenti riguardanti la pubblica sicurezza nazionale(benché la norma taccia su questo punto, per essere legittime le restrizioni devonopresentare le caratteristiche di necessità, urgenza e proporzionalità).L’articolo successivo garantisce invece la libertà di comunicazione, purché essa av-venga a fini ufficiali.La missione diplomatica può comunicare con il proprio governo, le missioni presentiin Stati terzi, i consolati operanti sul territorio dello Stato accreditatario o all’estero.A tal fine, è autorizzata all’impiego di «tutti i mezzi di comunicazione idonei»: dallescelte terminologiche risulta che la validità della norma, risalente al 1961, può essereestesa anche alle moderne tecnologie informatiche.

H) Le esenzioni in materia tributaria

Lo Stato che chiede l’accreditamento (Stato della missione) è esente da qualsiasiimposta o tassa (6), sia in relazione a diritti e canoni percepiti per la stesura di attiufficiali (art. 28), sia in relazione all’acquisto o all’affitto dei locali della missione (art.23), salvo i casi in cui lo Stato accreditatario abbia prestato servizi particolari o la sualegislazione preveda che il pagamento sia a carico del singolo individuo.

(6) Nel diritto tributario, con il termine imposta si intende il prelievo coattivo di ricchezza effettuato dallo Stato oda un ente pubblico allo scopo di fornire servizi pubblici indivisibili (servizi cioè di cui si avvantaggia la collettivitànel suo insieme); mentre con il termine tassa si intende una prestazione pecuniaria con cui il singolo stimola unacontroprestazione da parte dello Stato o di un ente pubblico. Entrambe sono obbligazioni ex lege.

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Similmente, ai sensi dell’art. 34 l’agente diplomatico gode di un’esenzione fiscalemolto ampia, soggetta a limitazioni in cinque casi soltanto:

— imposte indirette incorporate nel prezzo di merci e servizi;— diritti di successione;— imposte e tasse su redditi privati e/o su investimenti riconducibili allo Stato accre-

ditatario;— imposte e tasse su introiti derivanti da particolari servizi prestati;— diritti di registro, cancelleria, ipoteca e bollo sui beni immobili.

Il primo paragrafo dell’art. 36 consente alla missione diplomatica di ricevere oggettidall’estero (destinati all’uso ufficiale o all’uso personale dell’agente diplomatico) sen-za che vengano imposti tariffe doganali, tasse ed altri oneri diversi da spese di deposi-to, trasporto, etc.

I) Il diritto di esporre la bandiera e l’emblema dello Stato accreditante

L’art. 20 riconosce alla missione diplomatica ed al suo capo di esibire la bandiera el’emblema (stemma o scudo) nazionali, quali simboli della propria patria. Questi pos-sono essere esposti sui locali della missione, sulla residenza del capo missione e suisuoi mezzi di trasporto (ma non su quelli degli altri membri del personale).

L) I locali della missione

L’art. 21 obbliga lo Stato territoriale a fornire la sua assistenza affinché la missionediplomatica possa dotarsi, tramite l’acquisto o in altro modo, dei locali necessari edegli alloggi privati dei membri del personale (7).Ai sensi del successivo art. 22, i locali della missione sono inviolabili, ovvero nonsottoponibili a perquisizioni, requisizioni, sequestri o altre misure di esecuzione.Lo Stato territoriale non può accedervi senza previo consenso del capo della missione,affinché non vi sia nessuna forma di ingerenza o controllo sull’attività dello Statoaccreditante.Le autorità di polizia sono inoltre tenute a tutelare i locali della missione da eventualiinvasioni o danneggiamenti ad opera di privati cittadini, ad esempio in occasione dirimostranze e proteste contro lo Stato accreditante.Il particolare trattamento predisposto dallo Stato accreditatario viene in parte contro-bilanciato dall’art. 12, conformemente al quale una missione diplomatica non può di-sporre incondizionatamente del territorio in cui è ospite, ma deve stabilire i propriuffici in località preventivamente concordate.L’art. 30 della Convenzione, infine, riserva le stesse garanzie alla dimora privata del-l’agente diplomatico.

(7) A tale scopo il Ministero degli Affari Esteri italiano ha istituito un ufficio ad hoc.

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M) Archivi, documenti e corrispondenza

La Convenzione di Vienna stabilisce una serie di garanzie allo scopo di preservare lamissione diplomatica da ingerenze esterne.Gli archivi, i documenti (art. 24) e la corrispondenza ufficiale (art. 27, co. 2) sonoinviolabili, così come i documenti e la corrispondenza dell’agente diplomatico (art.30, co. 2).La ratio normativa consiste nel proteggere informazioni riservate da controlli o ispe-zioni da parte delle autorità di polizia dello Stato territoriale.

N) La valigia e il corriere diplomatico

La valigia diplomatica è lo strumento classico della corrispondenza tra la missionediplomatica ed il relativo Ministero degli Affari esteri. Essa è oggetto di un particolaretrattamento, trascritto nella Convenzione di Vienna all’art. 27.Lo Stato accreditatario non può ostacolarne l’invio o la ricezione, né sottoporla adispezioni che potrebbero, eventualmente, ritardarne la consegna.Affinché la valigia diplomatica venga trasportata in piena libertà e sicurezza, sull’in-volucro esterno dei pacchi che la compongono deve essere apposto il sigillo delloStato accreditante.Analogamente, il corriere diplomatico (o staffetta), responsabile del trasporto e dellaconsegna, deve essere titolare di un documento ufficiale che ne attesti la qualità giuri-dica e che specifichi il numero dei plichi contenuti nella valigia.Il corriere diplomatico gode di un particolare status: inviolabilità personale, libertà di tran-sito (attraverso il territorio di Stati terzi di passaggio) e di movimento (nello Stato territoria-le), e facoltà di esigere dalle autorità locali il pieno rispetto della valigia diplomatica. Pertutta la durata del suo mandato, egli è provvisto di un apposito passaporto diplomatico.

3. Le prerogative derivanti dallo status consolare

Come i diplomatici, così anche i consoli beneficiano di uno speciale trattamento che siè andato definendo nel corso della storia fino a diventare parte integrante della prassiinternazionale.I privilegi e le immunità sono più limitati rispetto a quelli concessi ai membri di unamissione diplomatica, in virtù del diverso ruolo svolto nell’ambito dei rapporti inter-nazionali: i consoli ricevono un mandato di natura tecnico-amministrativa, che li indu-ce a relazionarsi non con gli organi di vertice dello Stato ospitante, bensì con le autori-tà locali della circoscrizione consolare di destinazione.Il diritto consolare predispone due diverse discipline giuridiche per i consoli di carrie-ra e per i consoli onorari.I consoli di carriera (o consules missi) sono funzionari burocratici incardinati nel-l’organico del Ministero degli Esteri e svolgono la carriera diplomatica. Hanno la na-

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zionalità dello Stato d’invio e vengono incaricati di svolgere la funzione consolare atitolo esclusivo e per un periodo di tempo prestabilito (al fine di poter ottenere unavanzamento di carriera).I consoli onorari (o consules electi), invece, sono uffici onorari e, come tali, nonsono dipendenti dell’amministrazione degli Esteri e possono avere la cittadinanza del-lo Stato in cui è presente l’ufficio consolare. Vengono scelti dallo Stato d’invio comesuoi rappresentanti senza ricevere un mandato a termine (8), ma non sono tenuti adabbandonare la loro professione precedente.A prescindere da tali differenze, le funzioni e le modalità di nomina (exequatur e lette-ra patente) sono le medesime.

A) Le fonti del diritto consolare

Le fonti sulle prerogative consolari sono di natura consuetudinaria (9). Al pari diquelle relative alle missioni diplomatiche, esse sono state oggetto di un lavoro di codi-ficazione che ha portato alla stipula della Convenzione di Vienna sulle relazioni con-solari, firmata nel 1963 ed entrata in vigore quattro anni dopo.Anche in questo caso, le norme sui trattamenti privilegiati spettanti agli uffici consola-ri ed al loro personale discendono da quella originaria ne impediatur legatio: in quali-tà di autorità rappresentativa di uno Stato estero, al console devono essere fornite tuttele agevolazioni necessarie per assistere i propri connazionali e mantenere allo stessotempo buoni uffici con lo Stato che lo ospita.

La Convenzione riserva ben due capitoli alle prerogative spettanti agli uffici consolarie al loro personale:

— il Capitolo II contiene norme comuni a tutti gli uffici consolari (artt. 28-39) e nor-me specifiche per i funzionari di carriera (artt. 40-58);

— mentre il Capitolo III è internamente dedicato alla figura del console onorario(artt. 58-68).

Essa ha innovato al diritto internazionale generale aggiungendovi una sola norma: quellarelativa all’inviolabilità degli archivi consolari, che ha quindi equiparato questi ultimi,per dignità ed esigenze di tutela, agli archivi diplomatici.

B) Consoli di carriera: le immunità dalla giurisdizione civile, penale e amministrativa

A differenza degli agenti diplomatici, i funzionari (ivi compreso il capo dell’ufficioconsolare) e gli impiegati consolari (addetti ai servizi tecnico-amministrativi), ai sensidell’art. 43, godono dell’immunità dalla giurisdizione per i soli atti compiuti nel-l’esercizio delle loro funzioni.

(8) In realtà, di recente è sorta la prassi di concedere a priori un exequatur temporaneo (che nel caso italiano,viene rilasciato per 5 anni).(9) Esse vengono poi trascritte nelle Convenzioni consolari stipulate tra lo Stato d’invio e quello di residenza.

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Essi non sono tenuti a presentarsi in giudizio davanti alle corti civili, penali o ammini-strative dello Stato di residenza.

Tuttavia, l’immunità dalla giurisdizione civile è sottoposta a due deroghe:

— procedimenti giudiziari per contratti stipulati senza previo mandato (implicito oesplicito) dello Stato d’invio;

— procedimenti giudiziari intentati da terzi a seguito di incidenti causati da veicoli,navi o aeromobili.

L’immunità, ex art. 53, co. 4, sussiste senza limiti di durata: ciò tutela funzionari eimpiegati consolari dall’apertura di procedimenti giudiziari al termine del loro ufficio,rogatorie e processi in contumacia.Essa va accordata anche da parte degli Stati terzi il cui territorio sia attraversato dal funzio-nario consolare per raggiungere il suo ufficio o rientrare nello Stato d’invio (art. 54, co. 1).Per gli atti iure privatorum, il soggetto contro cui sia promossa una procedura giudi-ziaria ha l’obbligo di presentarsi alle autorità competenti, ma il procedimento non deveostacolare l’esercizio della funzione consolare (art. 51, co. 3).Lo Stato di residenza è tenuto ad informare il prima possibile il capo dell’ufficio con-solare o, qualora sia egli stesso oggetto del procedimento, lo Stato di invio per viadiplomatica.Conformemente all’art. 44, il funzionario consolare non è tenuto a rispondere cometestimone, e dal suo rifiuto non può scaturire alcuna misura coercitiva o sanzione.Qualora decida di prestare testimonianza, questa non deve inficiare la funzione conso-lare; a tal fine, la testimonianza può essere raccolta presso la sua residenza privata,l’ufficio consolare o sottoforma di dichiarazione scrittaGli altri membri dell’ufficio consolare, invece, non possono esimersi da tale obbligo, ameno che la testimonianza sia in qualche modo attinente alla funzione consolare, allacorrispondenza, ai documenti ufficiali o al diritto interno dello Stato d’invio.Lo Stato d’invio può rinunciare al regime di immunità, ex art. 45, purché lo faccia inmaniera espressa (scritta o orale che sia). Ciò comporta per il soggetto l’obbligo dipresentarsi in giudizio, ma non di essere oggetto di eventuali misure di esecuzione, perle quali è necessaria una rinuncia distinta.I funzionari e gli impiegati consolari, inoltre, perdono l’immunità dalla giurisdizionein caso di domanda riconvenzionale direttamente collegata a quella principale.

C) Protezione e inviolabilità personale dei funzionari consolari

Gli artt. 40 e 41 della Convenzione prevedono un trattamento particolare riservato aisoli funzionari consolari (che esclude quindi gli altri membri dell’ufficio consolare).Insieme agli agenti diplomatici, essi sono organi-rappresentanti del proprio Stato al-l’estero: in quanto tali, devono godere del rispetto e della stima da parte dello Stato diresidenza, e devono essere tutelati da qualsiasi attentato alla loro persona, alla lorolibertà o alla loro dignità mediante l’adozione di misure appropriate (art. 40).

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Hanno inoltre diritto ad un’inviolabilità personale che viene però sottoposta ad alcu-ne eccezioni (art. 41).Non possono essere oggetto di arresto o detenzione preventiva, salvo il caso in cuil’autorità giudiziaria competente non sospetti il loro presunto coinvolgimento in reatidi una certa gravità. Ad ogni modo, il procedimento giudiziario deve essere iniziato ilprima possibile (art. 41, co. 4) e lo Stato di residenza deve informare immediatamenteil capo dell’ufficio consolare (o, qualora sia egli stesso oggetto dell’arresto preventivo,lo Stato d’invio, ex art. 42).Analogamente, i funzionari consolari non possono essere incarcerati o privati dellaloro libertà personale, tranne il caso di misura esecutiva a seguito di una decisionegiudiziaria definitiva. Va ricordato, infatti, che essi non usufruiscono dell’immunitàgiurisdizionale per gli atti iure privatorum, potendo perciò essere processati anchedurante il loro mandato.

D) Esenzioni dei funzionari e impiegati consolari

I membri del posto consolare godono di alcune esenzioni, intese come possibilità disottrarsi ad obblighi previsti da fonti del diritto interno.Ai sensi dell’art. 46, i funzionari e gli impiegati consolari (e con essi i familiari convi-venti) non sono destinatari di leggi e regolamenti dello Stato di residenza in materia diimmatricolazione degli stranieri e di permessi di soggiorno, in quanto provvisti dipassaporto diplomatico (10) che autorizza automaticamente la loro permanenza interritorio straniero.Tutti i membri dell’ufficio consolare, ex art. 47, sono esenti dagli obblighi riguardantii permessi di lavoro. La ratio della norma consiste nel fatto che essi sono dipendentidello Stato d’invio, per cui il loro rapporto di lavoro non coinvolge né lo Stato diresidenza, né persone fisiche o giuridiche sottoposte all’ordinamento di quest’ultimo.La stessa ratio sottende alla norma trascritta nel successivo art. 48, laddove i membridell’ufficio consolare (compresi i familiari conviventi) sono esenti dalle disposizioniin materia di sicurezza e previdenza sociale. Non devono perciò sottostare al sistemaassicurativo-mutualistico dello Stato di residenza, a meno che essi stessi non voglianoparteciparvi volontariamente.I membri del personale privato godono della stessa esenzione, purché non siano citta-dini o residenti nello Stato che ospita l’ufficio consolare: in questo caso, la legislazionesociale è passibile di applicazione.

L’art. 49 disciplina in dettaglio le esenzioni fiscali e tributarie, che spettano ai funzionariconsolari, agli impiegati e ai membri delle loro famiglie. Esistono però alcune eccezioni:

— imposte indirette incorporate nel prezzo di merci e servizi;

(10) Il passaporto diplomatico è il documento ufficiale che lo Stato rilascia ai membri del personale diplomatico,del personale consolare e ai soggetti preposti alle «missioni speciali». Il suo possesso serve a presentare chi neè titolare alle autorità dello Stato estero e a raccomandarlo ai fini dell’ingresso e del soggiorno.

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— imposte o tasse su beni immobili privati;— diritti di successione e trasferimento percepiti dallo Stato di residenza;— obbligazioni pecuniarie su redditi privati o profitti su investimenti che presentino

un qualche legame con lo Stato di residenza;— imposte e tasse derivanti da particolari servizi resi;— tasse di registro, cancelleria, ipoteca e bollo.

L’art. 50 prevede l’esenzione da tutti i diritti doganali, tasse e altri oneri connessiall’entrata di beni destinati all’uso ufficiale o a quello personale da parte del solo fun-zionario consolare e dei suoi conviventi, obbligandoli però al rispetto dei quantitativiprestabiliti e al pagamento di eventuali spese di deposito, trasporto e servizi analoghi.Oltre a ciò, i bagagli personali sono esenti da visita doganale, salvo i casi in cui leautorità competenti sospettino la presenza di oggetti che superino i quantitativi per-messi o che violino le norme in materia di importazione/esportazione.Ai sensi dell’art. 51, infine, tutti i membri dell’ufficio consolare (compresi i familiari)sono esenti da qualsivoglia prestazione o servizio di interesse pubblico.

E) I locali consolari

Secondo quanto sancito dall’art. 31, i locali consolari sono inviolabili.Le autorità locali non possono accedervi senza autorizzazione da parte del capo d’uf-ficio, di un suo delegato o del capo della missione diplomatica presente sul territorionazionale (co. 2).Il consenso viene considerato implicito in caso di incendio o di altro sinistro, che ov-viamente richiedono misure immediate (nell’interesse del posto consolare, ma anche atutela della sicurezza di individui e cose presenti in loco).Ai locali consolari spetta anche un’adeguata protezione da invasioni e danneggiamentiprocurati da terzi, che grava completamente sullo Stato di residenza (3° comma).Oltre ai locali consolari, tutti i beni, l’arredamento e i mezzi di trasporto connessi allafunzione consolare sono esenti da misure di requisizione (4° comma), per le quali loStato di residenza non può invocare ragioni di difesa nazionale o pubblica utilità.D’altra parte, sono lecite misure di espropriazione dettate dalla necessità e seguite daun indennizzo. Il testo specifica che l’indennità debba essere «pronta, adeguata edeffettiva», onde evitare che, in virtù di un pagamento irrisorio, gli Stati di residenzaabusino della funzione espropriativa.L’acquisto e la locazione dei locali consolari e della dimora privata dei funzionari consolarigodono dell’esenzione fiscale prevista all’art. 32, purché le leggi ed i regolamenti interninon considerino il soggetto che effettua la contrattazione come agente a titolo privato.

F) Archivi e documenti

Analogamente alla corrispondenza ufficiale, gli archivi ed i documenti consolari go-dono di un’immunità assoluta sia ratione temporis che ratione loci, ovvero «in qua-lunque momento ed in qualsiasi luogo si trovino» (art. 33).

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Bisogna però prestare attenzione all’enunciato: la norma li definisce espressamente«archivi e documenti consolari», facendo implicito riferimento agli artt. 55.2 e 57secondo i quali l’ufficio consolare diretto da un console di carriera non può svolgereattività che prescindano dalla funzione consolare, e non può, quindi, conservare, nel-l’archivio, documentazioni diverse da quelle necessarie all’uso ufficiale.

G) Obblighi dei membri dell’ufficio consolare

I trattamenti privilegiati che gravano sullo Stato di residenza vengono bilanciati daalcune disposizioni codificate dalla Convenzione di Vienna.I funzionari e gli impiegati consolari sono tenuti a rispettare le leggi ed i regolamentidello Stato che li ospita, a non interessarsi degli affari interni di quest’ultimo e a nonutilizzare i locali consolari in maniera incompatibile con la funzione per la quale sonostati ammessi sul territorio (art. 55).D’altra parte, un’eventuale violazione di tale obbligo non pregiudica i loro privilegi edimmunità.Tutti i membri dell’ufficio consolare devono conformarsi alla disciplina giuridica ine-rente all’assicurazione di veicoli, navi o aeromobili, onde tutelare i soggetti privatidanneggiati a seguito di incidenti (art. 56).I funzionari di carriera devono svolgere il loro mandato a titolo esclusivo; gli altrimembri dell’ufficio consolare, o qualsiasi familiare convivente, possono svolgere atti-vità private di carattere lucrativo, purché in tal caso non si avvalgano dei privilegi edelle immunità enunciati dalla Convenzione.

H) Il regime applicabile ai funzionari consolari onorari

I funzionari consolari onorari, e gli uffici consolari da essi diretti, sono sottoposti aduna disciplina che differisce in alcuni punti.I familiari dei funzionari consolari onorari e degli impiegati che lavorano alle lorodipendenze non godono di privilegi e immunità particolari (art. 58.3).Lo scambio di valigie consolari tra uffici consolari situati in Paesi diversi e diretti da funzio-nari onorari è ammesso previo consenso (obbligatorio) dei due Stati di residenza (art. 58.4).I locali consolari sono oggetto di tutela da parte dello Stato di residenza, ma nonbeneficiano dell’inviolabilità (art. 59). Essi possono perciò essere legittimamenteperquisiti, ispezionati o controllati dalle autorità competenti; la Convenzione tace ariguardo, ma è ovvio che tali azioni devono avere alla base motivazioni serie.L’art. 61 garantisce l’inviolabilità di archivi e documenti, «a condizione che sianoseparati dalle altre carte e documenti, in particolare, dalla corrispondenza privata delcapo dell’ufficio consolare e di ogni persona che lavori con lui, nonché dai materiali,libri o documenti relativi alla loro professione o al loro commercio».

Tale disposizione va compresa alla luce di due considerazioni:

— in primis, il console onorario è cittadino dello Stato di residenza, che pertanto risul-ta l’unico ordinamento a poter imporre il suo potere coercitivo;

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— in aggiunta, se da un lato egli è legittimato ad esercitare un’attività professionale ditipo privato, dall’altro questa non è coperta da immunità e può quindi essere sotto-posta a controlli.

Il console onorario può importare ed esportare beni in regime di esenzione doganale,ex art. 62, purché si tratti di cose destinate all’uso ufficiale (e non privato) e purché loscambio avvenga esclusivamente con lo Stato d’invio.Egli può essere sottoposto a misure di detenzione, preventiva e non (ovviamente perreati che esulino dall’esercizio della funzione consolare), ma a differenza del consoledi carriera tali provvedimenti non scattano a seguito di soli «crimini gravi» (art. 63).Ai sensi dell’art. 64 gode del diritto di protezione, ma solo in ragione della sua posizioneufficiale (non trattandosi di cittadino straniero, per il quale è prevista una normativa ad hoc).È esente da ogni obbligo in materia di immatricolazione degli stranieri e permesso disoggiorno, a meno che non eserciti nello Stato di residenza un’attività professionale ocommerciale da cui trae un profitto personale (art. 65).Conformemente all’art. 66, infine, è esente dal prelievo fiscale per la sola funzioneconsolare; ovvia conseguenza del dettato normativo è che, in quanto cittadino delloStato di residenza, sia sottoposto al regime tributario di quest’ultimo per le attivitàprofessionali e commerciali svolte a titolo privato.

I) Norme comuni agli uffici consolari retti da consoli di carriera e da consoli onorari

Esiste una serie di disposizioni comuni, raccolte nel Capitolo II (Sezione I) della Con-venzione di Vienna, che non distinguono tra gli uffici consolari diretti da consoli dicarriera e quelli a cui sono preposti consoli onorari.Il primo articolo (art. 28) contiene una norma di carattere generale, che impegna loStato di residenza ad «accordare ogni facilitazione per lo svolgimento delle funzioni diun ufficio consolare».Lo Stato d’invio ha diritto ad esporre la bandiera e lo stemma nazionali sull’edificioin cui ha sede l’ufficio consolare, sulla dimora privata del capo d’ufficio e sui suoimezzi di servizio, purché impiegati a fini ufficiali (art. 29).Ha anche il diritto di essere assistito dallo Stato di residenza per procurarsi, tramite acquisto,affitto o altro, i locali necessari alla funzione consolare e gli alloggi del personale (art. 30).Ai sensi dell’art. 34, i membri del posto consolare godono della libertà di spostamen-to e circolazione. Sono però previste delle restrizioni, solo se previste da leggi e rego-lamenti e se dettate da motivi di sicurezza nazionale.All’ufficio consolare spetta legittimamente libertà di comunicazione a fini ufficiali(art. 35), per la quale può avvalersi di tutti i mezzi di comunicazione appropriati.Tra essi, può ricorrere all’uso della valigia diplomatica o consolare. Quest’ultima deveessere riconoscibile (recante cioè contrassegni visibili) e trasportata da un corriere con-solare, da un corriere consolare nominato ad hoc o da un comandante di nave o aeromo-bile commerciale, purché latori di documenti ufficiali forniti dallo Stato d’invio.In base ad una norma consuetudinaria, ripresa poi dalle fonti convenzionali, per il princi-pio della non ingerenza negli affari interni di uno Stato, la valigia consolare è inviolabile,

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Capitolo 234 �

e può essere aperta solo in presenza di un rappresentante dello Stato d’invio se vi sianoserie ragioni di ritenere che contenga documenti e oggetti non destinati all’uso ufficiale.La corrispondenza ufficiale gode di un’inviolabilità assoluta, che ne esclude l’apertu-ra quale che sia la giustificazione.Le funzioni consolari consistono essenzialmente nel tutelare i connazionali all’estero efornire loro assistenza. A tale scopo, l’art. 36 della Convenzione garantisce all’ufficioconsolare una libertà di comunicazione molto ampia con i cittadini dello Stato d’invio.

In particolare, se un soggetto viene arrestato, incarcerato o sottoposto a detenzione preventiva,deve innanzitutto essere messo al corrente del suo diritto di richiedere assistenza consolare; con-seguentemente, può esigere che lo Stato di residenza avverta l’ufficio consolare presente in quel-la circoscrizione, può egli stesso informare l’ufficio consolare di riferimento, e ha diritto a riceverevisite, corrispondere, intrattenersi ed essere rappresentato in giudizio dal funzionario consolare.

Ai sensi dell’art. 37, l’ufficio consolare deve essere informato dalle autorità competentidello Stato di residenza in caso di decesso di un connazionale all’interno della propriacircoscrizione, nomina di un curatore e qualora una nave, un battello o un aeromobileimmatricolati nello Stato d’invio subiscano un incidente nel territorio (11) dello Stato diresidenza. Per poterne capire la ratio, la norma va letta in combinato disposto con l’art. 5inerente alle funzioni consolari, da cui si evince che i funzionari consolari sono compe-tenti in materia di decesso di connazionali, istituzione di curatela, rappresentanza davantiai tribunali dello Stato di residenza e assistenza a navi, battelli e aeromobili.I funzionari consolari possono comunicare direttamente con le autorità locali della circo-scrizione di appartenenza o, se così previsto dall’ordinamento interno o da accordi inter-nazionali in materia (12) , con gli organi centrali dello Stato di residenza (art. 38).L’ufficio consolare, ex art. 39, percepisce controprestazioni pecuniarie per gli atti con-solari emanati che «sono esenti da qualsiasi imposta e tassa nello Stato di residenza».

Questionario

1. Perché agli organi diplomatici e consolari sono riservati dei trattamenti particolari?(par. 1)

2. Quali sono le fonti normative che disciplinano lo status diplomatico e quelloconsolare?(parr. 2 e 3)

3. Quali sono le prerogative principali derivanti dallo status diplomatico?(par. 2)

4. Cosa distingue i consoli di carriera da quelli onorari?(par. 3)

(11) Nel caso di navi e battelli, l’incidente deve avere luogo nel mare territoriale o nella acque interne.(12) Trattasi della Convenzione consolare stipulata tra i due Stati che intendono avviare relazioni consolari.

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Capitolo 3�La funzione consolare in materia distato civile

Sommario � 1. Le funzioni di stato civile: fonti e definizione. - 2. La funzione anagrafica.- 3. Il lavoro di coordinamento con l’Ufficio di stato civile. - 4. Le funzioniin materia di cittadinanza.

1. Le funzioni di stato civile: fonti e definizione

La Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari dedica l’art. 5 ad un lungoelenco di funzioni che il diritto internazionale generale ha conferito nei secoli ai consoli.Tra esse, compaiono anche le funzioni in materia di stato civile che i funzionariconsolari devono svolgere nei riguardi dei connazionali residenti all’estero, ovvero lacompilazione dei registri di stato civile (che sono quattro: registri di cittadinanza, na-scita, matrimonio e decesso) e lo svolgimento di tutte le attività connesse: rilascio diattestati e certificati, legalizzazioni e traduzioni, etc.Tali competenze sono altresì disciplinate da atti di diritto interno con cui i singoli Paesiorganizzano la propria rete consolare all’estero. In Italia, la normativa di riferimento ècontenuta in un decreto legislativo del 5 gennaio 1967, comunemente definito «leggeconsolare», redatto a seguito di legge delega n. 586/1966 ed emanato con decreto delPresidente della Repubblica n. 200/1967.La rete consolare italiana consta di 116 uffici consolari, 79 cancellerie consolari e 414uffici consolari onorari, che svolgono all’estero le medesime funzioni di stato civilespettanti, sul territorio nazionale, ai Comuni.

2. La funzione anagrafica

A) L’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE)

Affinché gli uffici consolari possano adempiere alle loro funzioni in materia di stato civile,è necessario un censimento dei connazionali presenti sul territorio dello Stato di residenza.A tale scopo, il cittadino italiano che ha stabilito la propria residenza permanente inuno Stato terzo ha il diritto-dovere di iscriversi all’AIRE, Anagrafe degli ItalianiResidenti all’Estero.

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Disciplinata dalla legge 470/1988 e dal successivo regolamento di esecuzione, D.P.R.323/1989 (1), l’AIRE è stata ufficialmente istituita nel 1990 per raccogliere i dati di:

— cittadini italiani che abbiano spontaneamente dichiarato di voler trasferire la pro-pria residenza all’estero per un periodo superiore a 12 mesi;

— cittadini italiani la cui residenza all’estero sia stata rilevata d’ufficio;— cittadini italiani nati e residenti all’estero;— soggetti residenti all’estero che abbiano acquisito la cittadinanza italiana.

Risultano dunque esenti dall’iscrizione all’AIRE gli individui che soggiornano in unPaese terzo per un periodo inferiore ad un anno, i lavoratori stagionali, i dipendentipubblici che prestano servizio all’estero ed il personale militare operante all’interno diuffici e strutture della NATO.L’AIRE viene gestita a livello locale dai Comuni, mediante la creazione di archivi adhoc in cui sono stati trasferite tutte le schede individuali e familiari dei cittadini resi-denti all’estero (prima contenute negli archivi anagrafici della popolazione residentein Italia).A livello nazionale, invece, gli stessi dati vengono registrati da un’AIRE istituita pres-so il Ministero degli Esteri, nel Dipartimento per gli Affari interni e territoriali.I soggetti di cui alla L. 470/1988 sono obbligati ad iscriversi all’Anagrafe dell’ufficioconsolare competente per quella circoscrizione, secondo un iter che prevede la compi-lazione di un apposito modello dopo aver presentato un proprio documento di ricono-scimento ed un qualsiasi atto che provi l’effettiva e stabile residenza all’estero (even-tualmente, anche una dichiarazione).L’iscrizione deve essere effettuata entro 90 giorni dalla data dell’espatrio, nonostantesia ammessa la possibilità di iscrizione tardiva. Qualora i soggetti interessati non sipresentino autonomamente, l’ufficio consolare può effettuare l’iscrizione d’ufficio.Tutta la documentazione viene poi inoltrata al Comune italiano di competenza, cheprovvede al trasferimento dei dati dall’Anagrafe della Popolazione Residente (ARP)all’AIRE.Ai sensi dell’art. 4 della L. 470/1988, la cancellazione dall’AIRE avviene a seguito diiscrizione nell’ARP, rimpatrio, morte (ivi compresa morte presunta, purché giudizial-mente dichiarata), irreperibilità presunta, perdita della cittadinanza italiana e registra-zione all’AIRE di un altro Comune.L’iscrizione all’AIRE è conditio sine qua non per usufruire dei servizi consolari e pernon perdere il diritto di elettorato attivo e passivo qualora si verificasse il rimpatrio,giacché tra i dati archiviati rientra anche l’iscrizione del cittadino nelle liste elettoralidel Comune di provenienza.È questa la ragione per cui, oltre a costituire un dovere, l’iscrizione all’AIRE è ancheun diritto. È dunque nell’interesse del soggetto interessato dichiarare tutte le eventualivariazioni di stato civile e di indirizzo.

(1) Tale normativa è stata oggetto di emendamenti in vigore dal 16 giugno 2002.

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B) Il Sistema Integrato delle Funzioni Consolari (SIFC)

Leggendo in combinato disposto l’art. 67 del D.P.R. 200/1967 (rubricato «Schedariodei cittadini») e l’art.17 della L. 470/1988 emerge da un lato, la responsabilità degliuffici consolari di istituire, curare e aggiornare un apposito schedario sui dati anagrafi-ci e su «ogni altro elemento utile ai fini della tutela degli interessi del connazionale»;dall’altro, l’obiettivo di installare moderni impianti elettronici, informatici e telematicicon cui il Ministero degli Esteri e le rappresentanze diplomatiche e consolari possanocreare un sistema integrato di raccolta, elaborazione e trasmissione dati.Il suddetto obiettivo è parte integrante di un ambizioso quanto ampio progetto: moder-nizzare gli uffici pubblici e renderli in grado di interagire con i privati mediante lacreazione di siti web su Internet. Ciò è possibile mediante l’istituzione di una e-gover-nment e, per ciò che riguarda le relazioni internazionali, di una e-diplomacy.Quest’ultima, in particolare, oltre a rendere trasparente la politica estera italiana, rendepossibile al cittadino italiano all’estero (o che intenda recarsi all’estero) richiedere, intempi brevi e direttamente on-line, i servizi e la documentazione di cui ha bisogno,senza essere costretto a recarsi di persona presso gli uffici competenti.In tale contesto si inserisce lo sforzo del Ministero degli Esteri di creare entro la finedel 2009 un «Consolato digitale», ufficialmente denominato Sistema Integrato delleFunzioni Consolari (SIFC).Esso consiste in una piattaforma informatica attraverso cui sarà possibile archiviare idati in possesso della rete consolare italiana all’estero, oltre che erogare servizi conso-lari via Internet.Una volta operativo, il SIFC sostituirà il precedente sistema di anagrafe consolare,consentirà di snellire i tempi di interazione tra cittadini - uffici consolari - amministra-zioni nazionali e razionalizzerà la prestazione delle funzioni consolari, rendendola piùefficiente.

C) Il libretto internazionale di famiglia

La Commissione Internazionale dello Stato Civile è un’istituzione che facilita la coo-perazione interstatale in materia di stato civile ed è responsabile dell’elaborazione diaccordi internazionali relativi alla modulistica, che migliorano lo scambio di informa-zioni tra i Registri di stato civile.Grazie al lavoro di tale Commissione, nel 1974 venne firmata da gran parte dei Paesieuropei la Convenzione di Parigi che istituiva il cosiddetto «libretto internazionaledi famiglia», con valore legale riconosciuto da tutte le Alte Parti contraenti.Trattasi di un documento che due coniugi possono richiedere gratuitamente all’Ufficiodello stato civile del Comune in cui è stato celebrato o registrato il matrimonio.Il libretto contiene una lunga serie di informazioni relative al matrimonio e viene co-stantemente aggiornato al variare della situazione familiare.Può pertanto dimostrarsi utile ai coniugi che intendano spostare la propria residenza inuno degli Stati firmatari della Convenzione, in quanto la sua esibizione alle autorità

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straniere competenti rende superflua, da parte di queste ultime, la richiesta di ulterioricertificati dall’Italia.

3. Il lavoro di coordinamento con l’Ufficio di stato civile

A) La trascrizione

L’Ufficio di stato civile è un’istituzione responsabile dell’archiviazione e dell’aggior-namento, in appositi registri di stato civile, di tutti i dati relativi a cittadinanza, na-scita, matrimonio e morte.Dopo essersi iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE), i cittadiniitaliani sono abilitati a registrare tutte le variazioni dello stato civile direttamentepresso l’ufficio consolare competente per quella circoscrizione, che provvederà auto-maticamente a trasmettere i dati in suo possesso al Comune italiano di origine o diultima residenza affinché i registri di stato civile vengano aggiornati.Una volta in possesso di un atto di stato civile emesso da autorità straniere, infatti, ilcittadino ha l’onere di rivolgersi al posto consolare e richiedere che tale documento siainviato al Comune per effettuarne la trascrizione (istituto con cui l’atto viene registratonel sistema nazionale) (2).La domanda di trascrizione può essere presentata personalmente dall’interessato o dachi esercita la potestà in caso di minore, o inoltrata a mezzo posta.Essa va redatta in carta bollata e deve essere accompagnata da un valido documento diriconoscimento (o da una fotocopia nel caso della trasmissione per via postale) e, ov-viamente, dall’atto di stato civile in questione.Qualora l’atto originario non venga rilasciato dall’autorità straniera, l’organo diplo-matico o consolare competente, a seguito di dovuti accertamenti, può rilasciare unacertificazione sostitutiva, ex art.20 del D.P.R. 396/2000.Conformemente all’art. 18 del suddetto, la domanda di trascrizione non può essereaccolta in caso di atti di stato civile contrari all’ordine pubblico.

Il cittadino che non scegliesse di rivolgersi all’ufficio consolare è autorizzato a presentare la do-manda di trascrizione direttamente all’Ufficio di stato civile italiano, che provvederà a registrarel’atto dopo aver accertato l’assenza di condizioni ostative.

L’art. 17 del già citato decreto stabilisce un ordine decrescente di competenza perindividuare il Comune presso cui inviare la domanda di trascrizione:

— Comune in cui il soggetto ha già la residenza o intende stabilirla;— Comune di iscrizione all’AIRE;— Comune di iscrizione/trascrizione dell’atto di nascita;

(2) Da non confondersi con la trascrizione quale strumento di diritto civile, ovvero mezzo di pubblicità relativo abeni mobili e immobili registrati, che assicura la conoscibilità delle vicende ad essi relativi.

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— qualora il soggetto sia nato o residente all’estero, Comune di nascita o residenzadella madre o del padre (eventualmente, dell’avo materno o paterno);

— Comune scelto dal soggetto, nell’impossibilità di rispettare uno dei precedenti pa-rametri.

B) Traduzione conforme e legalizzazione

In alcuni casi, gli atti di stato civile emessi da autorità straniere, per poter essere tra-smessi all’Ufficio di stato civile e/o eventualmente utilizzati in Italia, devono esserelegalizzati e tradotti. Queste funzioni spettano, appunto, all’ufficio consolare.La traduzione deve avere il valore di «traduzione conforme»: la sua redazione spettacioè all’autorità diplomatica o consolare, ad un traduttore ufficiale o ad un interpreteche attesti con giuramento dinanzi all’ufficiale di stato civile la conformità della tradu-zione al testo straniero.I documenti redatti su modelli multilingue, conformi alle Convenzioni poste in esseredalla Commissione Internazionale dello Stato Civile, non sono oggetto di traduzioneconforme.La legalizzazione, invece, consiste nell’attestare la qualità legale del pubblico ufficia-le che ha apposto la propria firma su un documento, nonché l’autenticità della firmastessa.

La legalizzazione è un servizio erogato sul territorio nazionale dalla Prefettura – Ufficio Territorialedel Governo (su delega del Ministero degli Esteri), e all’estero, appunto, dalle rappresentanzediplomatiche o consolari.

Tutti i documenti devono essere legalizzati, salvo quanto previsto a seguito di accordibi- o multilaterali. A tal proposito, l’Italia e molti altri Paesi terzi hanno ratificato laConvenzione dell’Aja del 5 ottobre 1961 sull’abolizione della legalizzazione di attipubblici stranieri.La nuova disciplina tra le Parti contraenti consiste pertanto nel sostituire la legalizza-zione con lo strumento dell’Apostille, ovvero un’annotazione che l’autorità stranieraappone sul documento all’atto del rilascio per attestarne la validità, evitando così ilcoinvolgimento dell’ufficio consolare.La Convenzione prevede l’abolizione della legalizzazione per una gamma molto vastadi «atti pubblici stranieri»: documenti rilasciati da un’autorità o un funzionario del-l’amministrazione pubblica (quali, ad esempio, un Pubblico Ministero, un cancelliere,un ufficiale giudiziario), documenti amministrativi, atti notarili, dichiarazioni ufficialirelativi a registrazioni, visti di data certa, autenticazione di firme su atti privati, ecc.In base alla successiva Convenzione di Bruxelles del 25 maggio 1987 (3), inoltre, èstata soppressa ogni forma di legalizzazione e di formalità equivalente o analoga (tracui l’Apostille), tra Belgio, Francia, Danimarca, Irlanda e Italia.

(3) Ratificata dall’Italia con Legge 24 aprile 1990, n. 106.

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C) Certificati

Se iscritto all’AIRE, il cittadino italiano all’estero può richiedere all’ufficio consolarele certificazioni riguardanti il suo stato civile o altro.Affinché il servizio possa essere erogato con facilità e in tempi brevi, è diritto-doveredel cittadino comunicare ogni variazione dello stato civile, della cittadinanza o even-tuali cambiamenti d’indirizzo.Solo così, tramite il lavoro coordinato dell’ufficio consolare e del Comune competenti,le informazioni verranno registrate e continuamente aggiornate nel sistema nazionaleed il soggetto ne potrà fare richiesta, senza problemi, pur trovandosi all’estero.Per ottenere il rilascio del certificato desiderato, generalmente, l’interessato deve re-carsi di persona presso il posto consolare, compilare un’apposita richiesta e corredarladi documento di riconoscimento. In alternativa, può inviare la richiesta per posta, fax,o tramite persone in possesso di delega scritta e fotocopia del documento d’identità deldelegante.

D) Forme alternative di certificazione

Conseguentemente all’adozione di fonti normative finalizzate alla semplificazione dellecertificazioni amministrative (L. 127/1997, con relativo regolamento di esecuzione —D.P.R. 403/1998 — e D.P.R. 445/2000 su Disposizioni legislative in materia di docu-mentazione amministrativa), attualmente è possibile sostituire un atto amministrativocon una propria dichiarazione.Per i cittadini italiani, tali innovazioni evitano l’obbligo di inviare in Italia gli atti ori-ginari formati all’estero.Esistono due tipi di dichiarazione sostitutiva: l’autocertificazione e la dichiarazionesostitutiva dell’atto di notorietà. Entrambe sono considerate valide nei rapporti conla pubblica amministrazione italiana e con concessionari e gestori di pubblici servizi,ma non con l’autorità giudiziaria durante un procedimento giurisdizionale o con sog-getti privati che non abbiano espresso il loro consenso.Con l’autocertificazione il dichiarante attesta, tramite documento firmato (senza auten-tica di firma, né bollo) corredato da fotocopia del documento di identità, informazioniche la pubblica amministrazione già possiede all’interno di registri, elenchi o albi.Egli si assume la responsabilità di quanto dichiarato, ed è pertanto passibile di denun-cia all’autorità giudiziaria e di condanna penale in caso di controlli da parte della pub-blica amministrazione che accertino la falsità dell’autocertificazione.

Cosa può essere scritto nell’autocertificazione?

Nell’autocertificazione possono essere inserite solo le seguenti informazioni, in quanto già contenute inun pubblico registro italiano:

— data e luogo di nascita, cittadinanza o residenza;— godimento dei diritti civili e politici;— stato di celibe, coniugato, vedovo o stato libero;

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— stato di famiglia;— esistenza in vita;— nascita del figlio, decesso del coniuge, dell’ascendente o discendente;— iscrizione in albi, registri o elenchi tenuti da pubbliche amministrazioni;— appartenenza a ordini professionali;— titolo di studio, esami sostenuti;— qualifica professionale posseduta, titolo di specializzazione, abilitazione, formazione, aggiornamento

e qualificazione tecnica;— situazione reddituale o economica anche ai fini della concessione di benefici di qualsiasi tipo previ-

sti da leggi speciali;— assolvimento di specifici obblighi contributivi con l’indicazione dell’ammontare corrisposto;— possesso e numero di codice fiscale, partita IVA e di qualsiasi dato presente nell’archivio dell’ana-

grafe tributaria;— stato di disoccupazione;— qualità di pensionato e categoria di pensione;— qualità di studente;— qualità di legale rappresentante di persone fisiche o giuridiche, di tutore, di curatore e simili;— iscrizione presso associazioni o formazioni sociali di qualsiasi tipo;— tutte le situazioni relative all’adempimento degli obblighi militari, ivi comprese quelle attestate nel

foglio matricolare dello stato di servizio;— di non aver riportato condanne penali e di non essere destinatario di provvedimenti che riguardano

l’applicazione di misure di sicurezza e di misure di prevenzione, di decisioni civili e di provvedi-menti amministrativi iscritti nel casellario giudiziale ai sensi della vigente normativa;

— di non essere a conoscenza di procedimenti penali a proprio carico;— di non essere l’ente destinatario di provvedimenti giudiziari che applicano le sanzioni amministrati-

ve di cui al D.Lgs. 231/2001;— qualità di vivenza a carico;— tutti i dati a diretta conoscenza dell’interessato contenuti nei registri dello stato civile;— di non trovarsi in stato di liquidazione o di fallimento e di non aver presentato domanda di concordato.

Ai sensi dell’art. 49 del D.P.R. 445/2000 non possono essere oggetto di autocertificazione certificatimedici, sanitari e veterinari; certificati di origine e conformità CE; certificati di marchi o brevetti.

Qualora le informazioni non siano contenute nei pubblici registri italiani, il soggettonon può procedere all’autocertificazione, ma deve ricorrere alla dichiarazione sosti-tutiva dell’atto di notorietà (ex art. 47 del D.P.R. 445/2000).Trattasi di documento che può essere sottoscritto dall’interessato senza obbligo di au-tentica della firma solo quando viene inviato unitamente a copia fotostatica del docu-mento di riconoscimento o quando la sua compilazione avviene in presenza del dipen-dente addetto.Esso comprova sia fatti, stati e qualità personali o, eventualmente, inerenti ad altrisoggetti (purché il dichiarante ne sia direttamente a conoscenza), sia la conformità diuna pubblicazione all’originale.

E) Trasmissione di atti di natura giurisdizionale

Tra le funzioni consolari rientra anche la trasmissione ai Comuni italiani competentidi provvedimenti di natura giurisdizionale o amministrativa che producono effettisullo status dell’individuo.

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L’efficacia di tali provvedimenti è riconosciuta dal nostro ordinamento ai sensi dellaLegge 38 maggio 1995 n. 218 sulla Riforma del sistema italiano di diritto internazionaleprivato, la quale, ex art.1, «[…] disciplina l’efficacia delle sentenze e degli atti stranieri».Della suddetta legge meritano particolare attenzione l’art. 65, rubricato «Riconosci-mento di provvedimenti stranieri», ed il successivo art. 66 che riguarda nello specificoil «Riconoscimento di provvedimenti stranieri di giurisdizione volontaria».

Il primo stabilisce il «principio di prossimità» tra atti nazionali e stranieri, e disponeche abbiano effetto in Italia tutti i provvedimenti stranieri in materia di capacità dellepersone, rapporti di famiglia e diritti della personalità, se si riscontra uno dei seguentiparametri:

— la legge dello Stato le cui autorità hanno adottato il provvedimento è richiamatadalla L. 218/1995;

— il provvedimento produce effetti nell’ordinamento di quello stesso Stato pur deri-vando dal pronunciamento di un’autorità straniera.

In entrambi i casi, i provvedimenti vengono riconosciuti in Italia solo se non contrariall’ordine pubblico e purché siano l’atto finale di una procedura (giudiziaria) in cuisiano stati rispettati i diritti della difesa.Il successivo art. 66 autorizza il riconoscimento di provvedimenti stranieri di volonta-ria giurisdizione, senza ricorrere ad alcun procedimento, nelle stesse materie previstedall’art. 65 e secondo gli stessi parametri, nonostante ne venga aggiunto un terzo: ilprovvedimento deve essere pronunciato da un’autorità che sia competente in base aimedesimi criteri previsti dall’ordinamento italiano.

Cos’è la volontaria giurisdizione?

La volontaria giurisdizione, contemplata dal diritto processuale civile, è un tipo di giurisdizione che nonha come finalità la composizione di controversie, bensì la gestione di un negozio o di un affare, per la cuiconclusione è necessario l’intervento partecipativo di un terzo (il giudice) estraneo ed imparziale.Quest’ultimo è tenuto a collaborare con le parti che vogliano costituire il rapporto giuridico in tutti i casi in cuila legislazione non consente ai privati di provvedervi autonomamente: ad esempio, per l’integrazione dellacapacità delle persone incapaci (autorizzazione alla vendita di beni posseduti da minori), per attività commer-ciali (omologazione di atti societari), o in riferimento allo stato delle persone (legittimazione di figlio natura-le). I provvedimenti adottati dal giudice, essendo emessi in base ad una valutazione di opportunità che puòmutare nel tempo, possono essere in ogni tempo revocati o modificati.Si tende pertanto a qualificare la volontaria giurisdizione come attività strutturalmente e funzionalmentedi tipo amministrativo.

Ciò premesso, per i provvedimenti di cui all’art. 65 gli uffici consolari richiedono alleautorità giudiziarie straniere le sentenze emesse in materia di rapporti di famiglia, ov-vero separazione, divorzio, adozione, etc. (ovviamente riguardanti un cittadino italia-no). Dopo aver provveduto ad eventuali traduzioni e legalizzazioni, le trasmettono aiComuni italiani corredate di tutta la documentazione necessaria che ne attesti la validi-tà conformemente alla legislazione dei Paesi in cui sono state emesse.

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Una volta pervenute ai Comuni, le sentenze vengono sottoposte al vaglio dell’Ufficiodi stato civile, per accertarne la non contrarietà all’ordine pubblico; solo al termine diquesto iter può avvenire la trascrizione.Per i provvedimenti di cui all’art. 66, invece, l’ufficio di stato civile deve semplice-mente verificare la presenza dei requisiti richiesti dalla legge, senza entrare nel meritodella sentenza.Qualora l’atto emesso all’estero abbia natura amministrativa, per l’ufficio di stato civi-le si impone solo l’obbligo di verificarne la non contrarietà all’ordine pubblico.

F) Produzione di atti di stato civile

Gli uffici consolari sono competenti in materia di registrazione di atti di stato civileprodotti in Paesi terzi e loro trasmissione ai Comuni per aggiornare costantemente lostatus dei cittadini residenti all’estero, purché questi ultimi siano regolarmente iscrittiall’AIRE.Trattasi essenzialmente di atti di nascita, morte e matrimonio.Ai sensi della L. 91/1992, i figli di cittadini entrambi italiani o di cui almeno uno siacittadino italiano (anche in caso di acquisizione o riacquisizione della cittadinanza),hanno diritto alla cittadinanza italiana iure sanguinis. La loro nascita deve pertantoessere registrata in Italia.I genitori, ex art. 15 del D.P.R. 396/2000, devono effettuare la dichiarazione di nascitadinanzi al funzionario consolare responsabile per quella circoscrizione.Hanno l’obbligo di recarsi presso il posto consolare muniti di atto di nascita emessodall’Ufficio di stato civile competente e documento comprovante la cittadinanza italianadi almeno uno di essi (carta d’identità, passaporto o certificato di cittadinanza).Qualora la legislazione dello Stato di residenza lo imponga, la dichiarazione deve av-venire all’autorità locale competente; sarà poi il dichiarante ad inviarne una copia al-l’organo diplomatico o consolare (art. 15, co. 2).L’autorità consolare (o diplomatica) trasmetterà infine l’atto di nascita all’ufficio distato civile del Comune italiano di pertinenza, individuato secondo i parametri predi-sposti dall’art. 17, affinché avvenga la trascrizione nell’apposito registro.In caso di morte di cittadino italiano all’estero, la comunicazione va effettuata presen-tando l’atto di morte emesso dall’ufficio di stato civile competente e la documentazio-ne relativa alla cittadinanza del defunto.Il posto consolare registra il decesso e, nel rispetto della stessa normativa prevista perl’atto di nascita, provvede agli adempimenti necessari per la trasmissione e trascrizio-ne nei registri nazionali.Per ciò che attiene al matrimonio tra due cittadini italiani, o di cui almeno uno siacittadino italiano, i soggetti interessati devono richiedere le relative pubblicazioni al-l’ufficio consolare competente.Conseguentemente, il matrimonio viene celebrato dinanzi all’autorità diplomatica oconsolare (pur trattandosi di una pratica ormai in disuso) o dinanzi all’autorità localesecondo le leggi dello Stato di residenza.

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Capitolo 344 �

Nell’ultima ipotesi gli interessati presentano all’ufficio consolare una copia dell’attodi matrimonio, eventualmente accompagnata da traduzione conforme e legalizzazio-ne, che verrà poi inviata al Comune italiano competente.

Prima della trascrizione, l’ufficio di stato civile accerterà la non contrarietà all’ordinepubblico nel rispetto dei seguenti parametri:

— validità del matrimonio in base alla legge dello Stato di celebrazione (trattasidi un mero riscontro di quanto già verificato dall’organo diplomatico o conso-lare);

— rispetto della normativa nazionale di cui agli artt. 84 e ss. c.c.;— accertamento di avvenute pubblicazioni (un eventuale riscontro negativo non infi-

cia la validità dell’atto, ma espone gli sposi ed il celebrante alla sanzione prescrittadall’art. 134 c.c.).

Le pubblicazioni consistono in un verbale di promessa di matrimonio, redatto in pre-senza del funzionario consolare e previa presentazione, da parte degli sposi, di atto dinascita, certificato di residenza (entrambi sostituibili da relative autocertificazioni),certificato di cittadinanza e certificato di stato libero.

4. Le funzioni in materia di cittadinanza

A) Definizione di cittadinanza

Nel diritto internazionale, la cittadinanza è la condizione giuridica della persona fisi-ca che appartiene ad un determinato Stato; più propriamente, è l’insieme dei diritti edei doveri che l’ordinamento giuridico riconosce all’individuo e che definiscono lostatus di cittadino di quest’ultimo.I soggetti che posseggono la cittadinanza di uno Stato terzo sono definiti stranieri; seprivi di cittadinanza, sono invece detti apolidi.La legge ammette la cittadinanza doppia o plurima, ovvero il possesso contempora-neo della cittadinanza italiana e di una straniera, salvo norme internazionali pattizie,nazionali o straniere che lo vietino.La cittadinanza europea, disciplinata dal Trattato di Maastricht del 1992 agli artt. 17-22, integra (non sostituisce) quella italiana.

I diritti connessi alla cittadinanza europeaEssa spetta di diritto ad ogni cittadino appartenente agli Stati dell’Unione europea, che acqui-sisce così la titolarità delle seguenti posizioni soggettive:

— libertà di circolazione e soggiorno nel territorio degli Stati membri;— diritto di elettorato attivo e passivo alle elezioni comunali e a quelle per il Parlamento

europeo nello Stato di residenza;— protezione diplomatica e consolare nei Paesi terzi da parte delle autorità competenti di

qualsiasi Stato membro;

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La funzione consolare in materia di stato civile � 45

— facoltà di inviare petizioni al Parlamento europeo e di rivolgersi al Mediatore europeo;— diritto di accesso ai documenti di qualsivoglia istituzione, organo o organismo dell’Unione.

Tali diritti non costituiscono un numerus clausus ma sono suscettibili di integrazione grazie aduna clausola evolutiva che consente al Consiglio di adottare disposizioni in tal senso.

B) La legislazione italiana sulla cittadinanza

Attualmente, il regime giuridico in materia di cittadinanza è dettato dalla Legge 5dicembre 1992, n. 91, che stabilisce le modalità di acquisizione, perdita e riacquisizio-ne. Il corpus normativo vigente si differenzia da quello abrogato per il fatto di ricono-scere espressamente il diritto alla titolarità della cittadinanza plurima, oltre che mag-giori possibilità di acquisto e perdita della cittadinanza su volontà individuale.

Ciò premesso, ai sensi della legge italiana la cittadinanza si acquista:

— per nascita. È cittadino il figlio di padre o di madre cittadini (criterio dello iussanguinis); chi è nato nel territorio della Repubblica(ius soli), se entrambi i genito-ri sono apolidi o ignoti, o se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori secondola legge dello Stato al quale questi appartengono; il figlio di ignoti trovato abban-donato in territorio italiano e di cui non si riesca a determinare lo status civitatis;

— per estensione. Il matrimonio fa acquistare al coniuge (straniero o apolide) la citta-dinanza italiana, quando questi risieda da almeno sei mesi nel territorio dello Stato,ovvero dopo tre anni dalla data del matrimonio a condizione che non vi sia statoscioglimento, annullamento o cessazione degli effetti civili e non sussista separa-zione legale (4). Acquistano la cittadinanza anche il minore straniero adottato ed ilfiglio riconosciuto o dichiarato giudizialmente che sia minore d’età (se è maggio-renne può dichiarare, entro un anno dal riconoscimento o dalla dichiarazione, dieleggere la cittadinanza determinata dalla filiazione);

— per beneficio di legge. Lo straniero o l’apolide che abbia padre, madre o un ascen-dente in linea retta fino al secondo grado, cittadini per nascita, può acquistare lacittadinanza se:

a) presta servizio militare o assume un pubblico impiego e dichiara preventiva-mente di voler acquistare la cittadinanza stessa;

b) al raggiungimento della maggiore età risiede da almeno due anni in Italia edichiara, entro un anno, di voler acquistare la cittadinanza italiana.Anche lo straniero, nato in Italia e quivi residente ininterrottamente, diviene citta-dino se ne fa richiesta entro un anno dal raggiungimento della maggiore età;

(4) Ulteriori condizioni riguardano la condotta personale dell’individuo: assenza di condanne penali per delitticontro la personalità interna e internazionale dello Stato e contro i diritti politici dei cittadini; assenza di condan-ne penali per delitti non colposi, la cui pena edittale non sia inferiore a tre anni; assenza di condanne penali perreati non politici, con pena detentiva non superiore a un anno, inflitte da autorità giudiziarie straniere con senten-ze riconosciute in Italia; insussistenza di fondati motivi che facciano sospettare la pericolosità del soggetto perl’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato.

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Capitolo 346 �

— per naturalizzazione. La cittadinanza può essere concessa con decreto presidenzia-le, previo parere obbligatorio del Consiglio di Stato:

a) allo straniero residente legalmente in Italia da almeno tre anni e del quale ilpadre, la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono staticittadini per nascita;

b) allo straniero nato nel territorio della Repubblica e quivi residente legalmenteda almeno tre anni;

c) allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano, se dopo l’adozione harisieduto in Italia per almeno cinque anni;

d) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio dellaRepubblica o che abbia reso eminenti servizi all’Italia, ovvero quando ricorreun interesse eccezionale dello Stato;

e) al cittadino di uno Stato membro della Comunità europea, se risiede da almenoquattro anni nel territorio della Repubblica e all’apolide o rifugiato che vi risie-da almeno da cinque;

f) allo straniero che ha prestato servizio, anche all’estero, alle dipendenze delloStato per almeno cinque anni.

Per la richiesta di acquisto di cittadinanza italiana, in particolare, il soggetto interessa-to deve munirsi di una serie di documenti. Tra essi rientrano la dichiarazione di rinun-cia alla protezione diplomatica e consolare italiana nei confronti del Paese di origine el’autorizzazione alle competenti autorità del Paese di origine a rilasciare informazionisul proprio conto che fossero richieste dagli organi diplomatici italiani. Entrambe van-no compilate su modello prestampato ritirabile presso la Prefettura.

La cittadinanza italiana si perde:

— per rinuncia, qualora il cittadino italiano risieda o stabilisca la propria residen-za all’estero; o quando, essendo figlio di persona che ha acquistato o riacqui-stato la cittadinanza, abbia raggiunto la maggiore età e sia in possesso di altracittadinanza;

— per assunzione di impiego o prestazione di servizio militare presso uno Stato este-ro, nel caso in cui il cittadino italiano non cessi tale rapporto, entro il termine fissa-to, in ottemperanza all’intimazione del Governo;

— per assunzione di carica o impiego pubblico, prestazione di servizio militare oacquisto volontario della cittadinanza presso uno Stato estero che si trovi in statodi guerra con l’Italia.

La cittadinanza italiana, infine, si riacquista:

— per prestazione del servizio militare o accettazione di un impiego pubblico in Italiada parte di un ex cittadino, previa dichiarazione di volerla acquisire nuovamente;

— per rinuncia di un ex cittadino alla cittadinanza straniera, all’impiego o al serviziomilitare svolti all’estero, previa dichiarazione di volerla riacquisire e a seguito ditrasferimento, per almeno due anni, della propria residenza in Italia;

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— per dichiarazione di volerla riacquistare dopo aver stabilito la Residenza nellaRepubblica per almeno un anno;

— dopo un anno dalla data in cui ha stabilito la residenza nel territorio della Repub-blica, salvo espressa rinuncia entro lo stesso termine.

C) L’adeguamento dell’ordinamento italiano al diritto internazionale pattizio in materia dicittadinanza

La legge riconosce espressamente il diritto a mantenere la cittadinanza italiana puressendo già in possesso di una cittadinanza straniera, ovvero dopo averla acquistata oriacquistata.Tale facoltà è però soggetta a restrizioni derivanti dal diritto internazionale pattizio oda norme statali straniere: l’art. 26, co. 3, della L. 91/1992, in particolare, riconosce laprevalenza delle disposizioni contenute in accordi internazionali sottoscritti dall’Italiasulla disciplina interna.In quest’ambito va pertanto citata la Convenzione di Strasburgo del 6 maggio 1963sulla riduzione dei casi di cittadinanza plurima e sugli obblighi militari, ratificatacon Legge 4 ottobre 1966, n. 876, di cui risultano Parti contraenti Austria, Belgio,Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi,Spagna e Svezia (5).L’art. 1, 1° comma stabilisce che il cittadino, residente all’estero, di uno dei Paesiaderenti alla Convenzione, perde la cittadinanza precedente se acquista o riacquistavolontariamente la cittadinanza di uno degli altri Paesi sottoscrittori. La norma escludecioè ogni possibilità di mantenere la vecchia cittadinanza.Ne deriva, per il cittadino italiano residente all’estero, che l’acquisto volontario dellacittadinanza di uno dei Paesi summenzionati comporta automaticamente la perdita diquella italiana. La norma non va però applicata qualora si acquisti la cittadinanza diRegno Unito, Irlanda o Spagna, che hanno aderito esclusivamente al II Capitolo dellaConvenzione relativo agli obblighi militari in caso di cittadinanza plurima.Gli artt. 1, co. 3, e 2 disciplinano le vicende relative alla cittadinanza del minorenne,stabilendone la dipendenza da quelle relative alla cittadinanza dei genitori.L’Italia, infine, ha ratificato con Legge 14 dicembre 1994, n. 703, il Secondo Proto-collo di emendamento alla Convenzione di Strasburgo, attualmente sottoscritto ancheda Francia e Paesi Bassi.Conformemente ad esso, quando un cittadino di uno degli Stati contraenti acquisiscela nazionalità di un altro di essi in cui è nato e risiede, oppure vi ha risieduto abitual-mente a partire da una data anteriore al compimento del diciottesimo anno di età, ognunodei due Stati può disporre che il soggetto conservi la cittadinanza d’origine.In caso di matrimonio tra cittadini di due Parti contraenti diverse, ciascuna di esse puòprovvedere affinché il cittadino che acquisisce volontariamente la nazionalità del co-niuge, conservi al tempo stesso quella di origine.

(5) La Germania, in origine Parte contraente, non aderisce più alla Convenzione.

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Capitolo 348 �

D) Le funzioni consolari in materia di cittadinanza

Il diritto internazionale generale predispone, nell’ambito delle funzioni consolari, an-che delle competenze in materia di cittadinanza.Nella «legge consolare» italiana (D.P.R. 200/1967), in particolare, le norme a riguardosono contenute nel Capo III del Titolo III, agli artt. 77 e 78.Il primo di essi, rubricato «Attribuzioni in materia di cittadinanza», recita che «L’auto-rità consolare dà comunicazione ai competenti uffici in Italia dell’acquisto di cittadi-nanza straniera da parte di cittadini residenti nella circoscrizione e di tutti gli altri attio fatti che possano influire sul loro stato di cittadinanza, ai fini delle conseguentiannotazioni».A tal fine, collaborando con gli uffici di stato civile dei Comuni italiani e con le auto-rità locali competenti, il funzionario consolare cura l’anagrafe dei cittadini residentinella propria circoscrizione, riceve tutti gli atti relativi al riconoscimento, all’acquistoo al riacquisto della cittadinanza e svolge i relativi accertamenti.Per accertare lo stato di cittadinanza, ai sensi del successivo art. 78, il capo del postoconsolare conduce le indagini d’ufficio necessarie, avvalendosi di tutti i mezzi di provaleciti ai sensi della legislazione nazionale; può anche ricorrere ai mezzi predispostidall’ordinamento dello Stato di residenza, qualora lo ritenga opportuno e dopo avernevalutato discrezionalmente l’efficacia probatoria.Per quanto riguarda il possesso della cittadinanza italiana, esso va accertato nel caso incui la discendenza di un soggetto da genitore o avo italiano non risulti dai registri dellostato civile italiano: occorre verificare la discendenza, e conseguentemente il fatto cheche gli ascendenti abbiano mantenuto e poi trasmesso la cittadinanza italiana (6).Nel silenzio della legge consolare, l’autorità responsabile dell’accertamento viene in-dividuata in base al luogo di residenza del soggetto: sarà pertanto l’organo diplomaticoo consolare territorialmente competente, per il residente all’estero; l’ufficiale di statocivile del Comune di residenza, per il residente in Italia.Una volta accertato lo stato di cittadinanza, l’ufficio consolare è altresì incaricato dirilasciare tutta la certificazione relativa.

(6) Nell’ipotesi di ascendenza materna, la cittadinanza viene trasmessa solo per i nati a decorrere dal 1° genna-io 1948.

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La funzione consolare in materia di stato civile � 49

Modulistica

Fac-simile - Domanda di trascrizione di atto di nascita all’estero (cittadinominorenne)

Marca da bollo14,62 euro

All’Ufficiale dello Stato Civiledel Comune di ____________

IoCognome/Nome: ______________________________________________________data di nascita: _ _ / _ _ / _ _ _ _luogo di nascita ___________________________ Stato: ________________________residente a: ____________________________ Via _______________________ n. ___

genitore del minore:

Cognome/Nome: _______________________________________________________data di nascita: _ _ / _ _ / _ _ _ _luogo di nascita ___________________________ Stato: ________________________residente a: _____________________________Via _______________________ n. ___

C H I E D O

ai sensi dell’art. 12 comma 11 del D.P.R. 3-11-2000, n. 396, la trascrizione nei registridi nascita del Comune di _______ dell’unito atto di nascita, documento redatto (1):

su modello plurilingue rilasciato in base alla vigenti convenzioni internazionali in lin-gua ________________________________________________, tradotto nel testo ita-liano (2) e legalizzato da (3) ____________________________________ , relativo alsuindicato/a figlio/a.

_________, li ________________________

In fede___________________________________ (4)

======================================================================Comune di ________ - Ufficio dello Stato Civile (5)

La presente richiesta è stata sottoscritta in mia presenzaRichiedente riconosciuto con _____________________________________________

L’Ufficiale dello Stato Civile

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Capitolo 350 �

Avvertenze

1) Barrare la condizione ricorrente.2) Gli atti e i documenti redatti in lingua straniera devono essere accompagnati da una

traduzione in lingua italiana che deve essere certificata conforme al testo stranierodall’autorità diplomatica o consolare ovvero da un traduttore ufficiale o da un in-terprete che attesti, con giuramento davanti all’ufficiale dello stato civile la confor-mità al testo straniero (art. 22 D.P.R. 3-11-2000, n. 396).

3) I documenti e gli atti dello stato civile formati all’estero da autorità straniere devo-no essere legalizzati, salvo la vigenza di convenzioni esentative (art. 21, 3° commaD.P.R. 3-11-2000, n. 396).Le firme sugli atti e documenti formati all’estero da autorità estere e da valere nelloStato italiano sono legalizzate dalle rappresentanze diplomatiche o consolari italia-ne all’estero. Quelle su atti e documenti rilasciati da una rappresentanza diplomati-ca o consolare estera residente nello Stato, da valere nello Stato italiano, devonoessere legalizzate a cura delle Prefetture (art. 33, 2° e 4° comma, D.P.R. 28-12-2000, n. 445).

4) Apporre la firma per esteso e leggibile.5) La domanda, corredata dalla copia dell’atto da trascrivere può essere presentata

personalmente dall’interessato o inoltrata a mezzo posta unitamente alla fotocopiadi un documento di identità personale.

Domanda di trascrizione di atto di nascita all’estero (cittadino maggiorenne)

Marca da bollo14,62 euro

All’Ufficiale dello Stato Civiledel Comune di ____________

IoCognome/Nome: ______________________________________________________data di nascita: _ _ / _ _ / _ _ _ _luogo di nascita _____________________________ Stato: _____________________residente a : ____________________________Via ______________________ n. ____

C H I E D O

ai sensi dell’art. 12 comma 11 del D.P.R. 3-11-2000, n. 396, la trascrizione nei registridi nascita del Comune di _______ dell’unito atto di nascita, documento redatto (1):

su modello plurilingue rilasciato in base alla vigenti convenzioni internazionali in lin-gua ________________________________________________, tradotto nel testo ita-

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liano (2) e legalizzato da (3) __________________________________________, re-lativo alla mia persona.

________, li _______________________

In fede___________________________________ (4)

======================================================================Comune di ________ - Ufficio dello Stato Civile (5)

La presente richiesta è stata sottoscritta in mia presenzaRichiedente riconosciuto con _____________________________________________

L’Ufficiale dello Stato Civile

Avvertenze

1) Barrare la condizione ricorrente.2) Gli atti e i documenti redatti in lingua straniera devono essere accompagnati da una

traduzione in lingua italiana che deve essere certificata conforme al testo stranierodall’autorità diplomatica o consolare ovvero da un traduttore ufficiale o da un in-terprete che attesti, con giuramento davanti all’ufficiale dello stato civile la confor-mità al testo straniero (art. 22 D.P.R. 3-11-2000, n. 396).

3) I documenti e gli atti dello stato civile formati all’estero da autorità straniere devo-no essere legalizzati, salvo la vigenza di convenzioni esentative (art. 21, 3° commaD.P.R. 3-11-2000, n. 396).Le firme sugli atti e documenti formati all’estero da autorità estere e da valere nelloStato italiano sono legalizzate dalle rappresentanze diplomatiche o consolari italia-ne all’estero. Quelle su atti e documenti rilasciati da una rappresentanza diplomati-ca o consolare estera residente nello Stato, da valere nello Stato italiano, devonoessere legalizzate a cura delle Prefetture (art. 33, 2° e 4° comma, D.P.R. 28-12-2000, n. 445).

4) Apporre la firma per esteso e leggibile.5) La domanda, corredata dalla copia dell’atto da trascrivere può essere presentata

personalmente dall’interessato o inoltrata a mezzo posta unitamente alla fotocopiadi un documento di identità personale.

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Capitolo 352 �

Domanda di trascrizione di matrimonio all’estero

Marca da bollo14,62 euro

All’Ufficiale dello Stato Civiledel Comune di ____________

IoCognome/Nome: ______________________________________________________data di nascita: _ _ / _ _ / _ _ _ _luogo di nascita _____________________________ Stato: _____________________residente a : ______________________ Via ____________________________ n. ____

C H I E D O

ai sensi dell’art. 12 comma 11 del D.P.R. 3-11-2000, n. 396, la trascrizione nei registridi stato civile del Comune di _______ dell’unito atto di matrimonioavvenuto in (1) ______________________________________________________il (2) _ _ / _ _ / _ _ _ _ con (3) __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________L’atto di matrimonio è redatto (4):

su modello plurilingue rilasciato in base alla vigenti convenzioni internazionali in lin-gua ________________________________________________, tradotto nel testo ita-liano (5), e legalizzato da (6) __________________________________________.

________, li _______________________

In fede___________________________________ (7)

======================================================================Comune di ________ - Ufficio dello Stato Civile (8)

La presente richiesta è stata sottoscritta in mia presenzaRichiedente riconosciuto con _____________________________________________

L’Ufficiale dello Stato Civile

Avvertenze

1) Indicare il luogo di matrimonio (città e Stato).2) Indicare la data del matrimonio.3) Indicare i dati relativi al coniuge.4) Barrare la condizione ricorrente.

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La funzione consolare in materia di stato civile � 53

5) Gli atti e i documenti redatti in lingua straniera devono essere accompagnati da unatraduzione in lingua italiana che deve essere certificata conforme al testo stranierodall’autorità diplomatica o consolare ovvero da un traduttore ufficiale o da un in-terprete che attesti, con giuramento davanti all’ufficiale dello stato civile la confor-mità al testo straniero (art. 22 D.P.R. 3-11-2000, n. 396).

6) I documenti e gli atti dello stato civile formati all’estero da autorità straniere devo-no essere legalizzati, salvo la vigenza di convenzioni esentative (art. 21, 3° commaD.P.R. 3-11-2000, n. 396).Le firme sugli atti e documenti formati all’estero da autorità estere e da valere nelloStato italiano sono legalizzate dalle rappresentanze diplomatiche o consolari italia-ne all’estero. Quelle su atti e documenti rilasciati da una rappresentanza diplomati-ca o consolare estera residente nello Stato, da valere nello Stato italiano, devonoessere legalizzate a cura delle Prefetture (art. 33, 2° e 4° comma, D.P.R. 28-12-2000, n. 445).

7) Apporre la firma per esteso e leggibile.8) La domanda, corredata dalla copia dell’atto da trascrivere può essere presentata

personalmente dall’interessato o inoltrata a mezzo posta unitamente alla fotocopiadi un documento di identità personale.

Domanda di trascrizione di decesso all’estero

Marca da bollo14,62 euro

All’Ufficiale dello Stato Civiledel Comune di ____________

IoCognome/Nome: ______________________________________________________data di nascita: _ _ / _ _ / _ _ _ _luogo di nascita _____________________________ Stato: _____________________residente a : ______________________ Via ____________________________ n. ____

C H I E D O

ai sensi dell’art. 12 comma 11 del D.P.R. 3-11-2000, n. 396, la trascrizione nei registridi stato civile del Comune di _______ dell’unito atto di morte, documento redatto (1):

su modello plurilingue rilasciato in base alla vigenti convenzioni internazionali in lin-gua ________________________________________________, tradotto nel testo ita-liano (2), e legalizzato da (3) __________________________________________,relativo a:Cognome/Nome: ______________________________________________________

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Capitolo 354 �

data di nascita: _ _ / _ _ / _ _ _ _luogo di nascita _____________________, già residente in _____________________.

________, li _______________________

In fede___________________________________ (4)

======================================================================Comune di ________ - Ufficio dello Stato Civile (5)

La presente richiesta è stata sottoscritta in mia presenzaRichiedente riconosciuto con _____________________________________________

L’Ufficiale dello Stato Civile

Avvertenze

1) Barrare la condizione ricorrente.2) Gli atti e i documenti redatti in lingua straniera devono essere accompagnati da una

traduzione in lingua italiana che deve essere certificata conforme al testo stranierodall’autorità diplomatica o consolare ovvero da un traduttore ufficiale o da un in-terprete che attesti, con giuramento davanti all’ufficiale dello stato civile la confor-mità al testo straniero (art. 22, D.P.R. 3-11-2000, n. 396).

3) I documenti e gli atti dello stato civile formati all’estero da autorità straniere devo-no essere legalizzati , salvo la vigenza di convenzioni esentative (art. 21, 3° commaD.P.R. 3-11-2000, n. 396).Le firme sugli atti e documenti formati all’estero da autorità estere e da valere nelloStato italiano sono legalizzate dalle rappresentanze diplomatiche o consolari italia-ne all’estero. Quelle su atti e documenti rilasciati da una rappresentanza diplomati-ca o consolare estera residente nello Stato, da valere nello Stato italiano, devonoessere legalizzate a cura delle Prefetture (art. 33, 2° e 4° comma, D.P.R. 28-12-2000, n. 445).

4) Apporre la firma per esteso e leggibile.5) La domanda, corredata dalla copia dell’atto da trascrivere può essere presentata

personalmente dall’interessato o inoltrata a mezzo posta unitamente alla fotocopiadi un documento di identità personale.

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La funzione consolare in materia di stato civile � 55

Questionario

1. In cosa consistono essenzialmente le funzioni di stato civile?(par. 1)

2. Cos’è l’AIRE?(par. 2)

3. In cosa consiste la legalizzazione e da cosa può essere sostituita?(par. 3)

4. Quali sono gli atti di stato civile?(par. 3)

5. Cosa compete all’ufficio consolare in materia di cittadinanza?(par. 4)

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Capitolo 4�La giurisdizione volontaria in materiadi successioni, disabili, minori

Sommario � 1. La giurisdizione volontaria. - 2. La giurisdizione volontaria in materia disuccessioni ereditarie. - 3. La giurisdizione volontaria nei confronti di par-ticolari soggetti.

1. La giurisdizione volontaria

La volontaria giurisdizione (vedasi anche il capitolo precedente), nel diritto proces-suale civile, è l’attività esercitata allo scopo non di comporre una lite, bensì di gestireun negozio o un affare nell’interesse di uno o più soggetti. Trattasi, in sostanza, diattività di amministrazione del diritto privato affidata ad organi giurisdizionali (MAN-DRIOLI)Essa comporta, dunque, l’intervento di un terzo (il giudice) estraneo ed imparziale,che permetta alle parti di porre in essere un rapporto giuridico, nei casi in cui la leggenon lascia autonomia ai privati.La differenza più evidente con la giurisdizione contenziosa sta nella natura del provve-dimento finale. Mentre in sede contenziosa i giudici emettono un provvedimento ingrado di regolare con stabilità il rapporto controverso tra le parti in lite, in contraddit-torio delle parti, per risolvere una controversia, sono adottate in affianco alle stesse(es.: nomina di un tutore) e, nel campo della volontaria giurisdizione, i provvedimentidel giudice possono essere revocati e modificati perché emessi sulla base di una valu-tazione di opportunità variabile nel tempo: trattasi essenzialmente di autorizzazioni,omologazioni, nomine, revoche, etc.Come si evince dal nomen iuris, tali atti hanno natura sostanzialmente amministrativa,sia sotto il profilo strutturale, non essendo idonea al giudicato in quanto caratterizzatadalla revocabilità e modificabilità, sia sotto il profilo funzionale, essendo diretta adattuare non diritti, ma interessi semplici o legittimi. In ambito nazionale, vengonoadottati dal giudice con decreto emesso in camera di consiglio, così come predispostodalle norme di cui agli artt. 737-742bis c.p.c. e salvo i casi in cui la legge prevedeespressamente una disciplina diversa.All’estero, invece, essi possono essere prodotti dal capo dell’ufficio consolare, poichéli si ritiene talmente connessi con l’attività di protezione dei connazionali, da apparireuna particolare estrinsecazione di quest’ultima.

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Capitolo 458 �

Le attribuzioni consolari in materia di volontaria giurisdizione sono dettate dal D.P.R.200/1967 agli artt. 31-43.La legge definisce direttamente quali sono atti di competenza consolare, senza condi-zionamenti da parte del diritto internazionale e degli usi locali (che però, d’altra parte,hanno un peso rilevante sulla scelta dei mezzi da sperimentare).

Inoltre, la legge predispone una disciplina tripartita, individuando:

— settori in cui ai funzionari consolari spetta il compito di emanare provvedimenti divolontaria giurisdizione (nomina di tutori, di curatori e atti di affiliazione, art. 34;amministrazione di successioni, art. 41);

— settori in cui i funzionari consolari possono adottare provvedimenti solo a condi-zione che se ne avverta l’esigenza (atti in materia di famiglia e di successione, art.35);

— settori in cui i funzionari consolari, pur non essendo abilitati ad emanare provvedi-menti, possono sollecitarli presso le competenti autorità nazionali e collaborarecon esse (interdizione e inabilitazione, art. 31; parzialmente, adozione e successio-ne, artt. 33 e 43).

2. La giurisdizione volontaria in materia di successioni ereditarie

A) La successione nel diritto italiano

Si ha successione in un rapporto giuridico quando questo, pur restando inalterato neisuoi elementi oggettivi, viene trasmesso da un soggetto, detto autore o dante causa,ad un altro, detto successore o avente causa. La successione comporta quindi il subin-gresso di un soggetto ad un altro nella titolarità di uno o più rapporti giuridici. Il nostroordinamento individua due fattispecie: la successione a titolo particolare e quella atitolo universale.La successione a titolo particolare viene posta in essere allorché si trasferisce solouna determinata posizione soggettiva, attiva o passiva. Può avvenire mortis causa ointer vivos.Nella successione a titolo universale, invece, un soggetto subentra in tutti i rapportipatrimoniali attivi e passivi. L’ordinamento italiano riconosce solo la fattispecie mortiscausa, che mira ad assicurare la continuità dei rapporti patrimoniali facenti capo al decuius.Le successioni mortis causa, siano esse a titolo particolare o universale, sono sottopo-ste ad una dettagliata disciplina giuridica.L’art. 42 Cost., ult. co., predispone una riserva assoluta di legge nel definire sia lenorme e i limiti della successione legittima e testamentaria, sia i diritti dello Statosull’eredità.La successione legittima indica la successione per volontà di legge e si verifica allor-quando il de cuius non abbia disposto dei suoi beni con atto testamentario; essa viene

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disciplinata dagli artt. 565 e ss. c.c., che individuano le categorie dei successibili inbase ad un rapporto di parentela o di coniugio e le quote loro attribuite nella successio-ne. I criteri utilizzati dalla legge si ispirano all’intensità dei vincoli di parentela cheuniscono i congiunti al defunto, ragion per cui i più prossimi escludono i più lontani.La successione testamentaria, invece, prevede che il soggetto dante causa disponga,per il tempo in cui avrà cessato di vivere, la sorte delle proprie sostanze tramite lastesura di un testamento e l’istituzione di uno o più eredi o legatari.Riguardo alla capacità di testare, la legge richiede per il compimento del testamento lapiena capacità di agire e la piena capacità di intendere e di volere.Il testamento è definito come «l’atto revocabile col quale taluno dispone, per il tempoin cui avrà cessato di vivere, tutte le proprie sostanze o di parte di esse» (art. 587, co.1). Esso è un negozio giuridico, unilaterale, non recettizio, revocabile, unipersonale (inquanto posto in essere da un unico soggetto) e formale.Può essere olografo, ovvero scritto, datato e firmato di pugno dal testatore; pubblico,quando è redatto da un notaio e firmato dal testatore alla presenza di due testimoni;segreto, se scritto dal testatore o da un terzo e consegnato sigillato al notaio.Ha un contenuto tipico, costituito da disposizioni di carattere patrimoniale in cui il decuius individua i propri eredi e legatari; ma può avere altresì un contenuto atipico, per ledisposizioni riguardanti, ad esempio, la designazione di un tutore, il riconoscimento difiglio naturale, la riabilitazione dell’indegno, la nomina dell’esecutore testamentario.Gli eredi sono i soggetti che, chiamati a succedere, accettano l’eredità solo dopo averespresso la loro volontà in tal senso.I legatari sono successori ipso iure unicamente in uno o più diritti reali o rapportideterminati, senza che occorra accettazione. La ratio del diverso trattamento sta nelfatto che il legatario non è mai esposto al rischio di una perdita economica, poiché adifferenza dell’erede non succede nel patrimonio del defunto e, dunque, se non abbiaaccettato con il «beneficio dell’inventario» non è tenuto ad accollarsi i debiti ereditari.Per il diritto internazionale privato, la successione mortis causa è regolata dalla leggenazionale del soggetto della cui eredità si tratta al momento della morte. Il de cuiuspuò però sottoporre l’intera successione, con dichiarazione espressa in forma testa-mentaria, alla legge dello Stato in cui risiede (art. 46 L. 218/1995), senza che da ciòderivi pregiudizio ai diritti che la legge italiana riconosce ai legittimari residenti inItalia.La legge scelta dal testatore designerà il diritto sostanziale applicabile a tutti gli aspettidella successione: i beni oggetto della successione, i destinatari, i soggetti a cui vannoeventuali debiti ereditari, i rimedi giuridici, i provvedimenti ammissibili, etc.

B) Le funzioni consolari in materia di successioni ereditarie

In materia di successioni, il funzionario consolare ha competenza per le sole fattispe-cie mortis causa (Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari, art. 5, lettera g).Egli deve tutelare il connazionale all’estero sia in qualità di autore che di successore:deve cioè accertare da un lato, che i beni lasciati dai cittadini italiani vengano ripartiti fra

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i destinatari; dall’altro, che in quanto eredi o legatari, i cittadini italiani ricevano ciò chespetta loro per legge o testamento. L’art. 41 del D.P.R. 200/1967 fa infatti riferimento adentrambi i casi di «successioni di cittadini» e «successioni a favore di cittadini».Affinché si eserciti la competenza consolare in quest’ambito, è necessario che il sog-getto sia morto intestato, non abbia nominato un esecutore testamentario o questi nonsia presente, e che gli eredi siano minori, incapaci o assenti.La prima responsabilità che incombe al funzionario consolare consiste nell’informarele autorità italiane e straniere competenti, ammesso che il de cuius risiedesse nellapropria circoscrizione consolare.Se anche i beni dati in successione si trovano all’interno del suo distretto di assegna-zione, il funzionario consolare può esercitare sopra di essi «i poteri conservativi, divigilanza e di amministrazione attribuiti all’autorità giudiziaria in Italia dalle leggidello Stato» (art. 41).Qualora tali beni vengano a lui consegnati, ne diventa depositario e provvede alla lorocustodia «negli interessi degli aventi diritto, presso l’ufficio consolare» (art. 42). Traquesti, le somme di denaro e gli oggetti preziosi vengono prontamente trasmessi aglieredi, a condizione che essi si trovino in Italia (poiché ciò permette di individuarne lalocalità di residenza, attraverso il lavoro coordinato di posto consolare, Ministero degliesteri e Comune competente) e che non vi si oppongano creditori o altri aventi diritto.Sugli altri effetti lasciati dal defunto, il funzionario consolare provvede ad apporre isigilli (le autorità locali possono solo assistere o, eventualmente, aggiungere i proprisigilli). Una volta rimossi, egli ne effettua l’inventario, ordina la vendita degli oggettimobili che non possono essere conservati, assicura la conservazione dei beni inventa-riati, dà pubblicità all’avvenuto decesso del cittadino italiano qualora eventuali credi-tori vogliano avanzare le loro pretese, soddisfa queste ultime, amministra l’intero asseereditario e provvede, da ultimo, alla sua liquidazione.Nei casi in cui sorgano controversie nella fase di liquidazione, contestazioni da parte dicittadini stranieri e procedure concorsuali (1) ad opera di creditori non interamentesoddisfatti, il funzionario consolare è tenuto a rappresentare gli interessi dei connazio-nali.Il funzionario consolare può anche «promuovere» atti conservativi, di vigilanza ed,eccezionalmente, di amministrazione dell’interesse dei cittadini (art. 43): ciò implicache, nell’impossibilità di esercitare i propri poteri, è autorizzato a richiedere l’inter-vento delle autorità locali.I funzionari consolari, ex art. 43, non possono accettare procure relative a procedureamministrative o giudiziarie, concernenti l’amministrazione o la liquidazione di suc-cessioni, o comunque attinenti ad interessi privati, se non con l’assenso del Ministerodegli esteri o, su nulla osta di questo, dell’amministrazione competente per materia.

(1) Procedure giudiziarie attivate da creditori quando l’imprenditore si trova in uno stato d’insolvenza che gliimpedisce di pagare i debiti contratti. Con esse, il giudice provvede a liquidare l’intero patrimonio dell’insolventeal fine di soddisfare i diritti avanzati dai creditori.

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Tale autorizzazione è necessaria a prescindere dalle norme interne dello Stato di resi-denza e da quelle internazionali da questo riconosciute.Il funzionario consolare è autorizzato ad aprire il testamento, pubblicarlo o richiedernela pubblicazione alle autorità locali.Ai sensi dell’art. 41, se il soggetto chiamato ad una successione apertasi in Italia sitrova all’estero, può rivolgersi all’ufficio consolare e presentare dichiarazione di ri-nuncia, accettazione col beneficio dell’inventario o qualsiasi altra manifestazione divolontà (come la richiesta di apposizione di sigilli sui beni). Il posto consolare trasmet-te tali atti all’autorità competente per via più breve.

3. La giurisdizione volontaria nei confronti di particolari soggetti

All’autorità consolare spettano importanti attribuzioni anche in riferimento a cittadini mi-norenni e incapaci residenti all’estero, così come espressamente previsto dal diritto interna-zionale generale (ovvero dalla Convenzione codificatrice redatta a Vienna nel 1963, all’art.5, lettera h), nonché dalle disposizioni italiane del D.P.R. 200/1967 agli artt. 33 e 34.Tali competenze si esplicano in ambito di adozione, tutela, curatela e affiliazione, mafanno parte di un più ampio quadro di assistenza e protezione di soggetti a cui vieneattribuito un particolare status.Ad esse si aggiungono funzioni di interdizione e inabilitazione, ai sensi dell’art. 31della summenzionata legge consolare.

A) Le nozioni di minore, incapace, interdetto, inabilitato

Nel diritto civile, il minore è la persona fisica sfornita della capacità di agire perchénon ha ancora compiuto il diciottesimo anno di età.La minore età dà luogo ad una figura di incapacità legale assoluta, nel senso cheesclude ogni attitudine del soggetto al compimento di quegli atti per i quali la leggerichiede la capacità di agire.Al minore non sono infatti riconosciuti il diritto di voto alle elezioni politiche e ammi-nistrative e la capacità di curare i propri interessi. Quest’ultima, in particolare, vieneaffidata ai genitori o al tutore che, in qualità di rappresentanti legali, possono compieretutti gli atti di ordinaria amministrazione e, previa autorizzazione del giudice tutelare,anche quelli di straordinaria amministrazione.Gli atti posti in essere personalmente dal minore possono essere annullati, su richiestarivolta al Tribunale, dai suoi rappresentanti legali o dallo stesso minore una volta rag-giunta la maggiore età.In ambito penale, la minore età incide sull’imputabilità del reato. Il codice vigentedistingue tra età fino ai 14 anni, in cui vi è una presunzione assoluta di assenza dellacapacità di intendere e volere che rende il minore non imputabile; ed età compresa frai 14 e i 18 anni, in cui è impossibile qualsiasi presunzione di capacità o incapacità, chedevono pertanto essere accertate caso per caso dal giudice.

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L’incapace è la persona non ritenuta idonea, da sola, ad acquistare ed esercitare dirittio ad assumere obblighi.La legge predispone dei particolari istituti di protezione, che consentono agli incapaci disvolgere un’attività giuridica, in via mediata, attraverso l’ausilio del tutore o del curatore.

L’incapacità si distingue in due figure:

— incapacità legale di agire, tassativamente determinata dalla legge nei casi di mino-re età, interdizione giudiziale e inabilitazione. Trattasi di incapacità assoluta per iminori o gli interdetti, o relativa per il minore emancipato (2) o l’inabilitato, poichéad essi è consentito compiere atti di ordinaria amministrazione in via autonoma, eatti di straordinaria amministrazione su assistenza del curatore;

— incapacità naturale di agire, quando consiste nell’effettiva e reale inettitudine psi-chica che induce all’incapacità di intendere o volere.

L’interdetto è l’individuo per il quale la legge ha previsto un’incapacità che può esse-re di tipo giudiziale o legale.La prima si verifica quando colui che è affetto da abituale infermità di mente vienedichiarato incapace di provvedere ai propri interessi a seguito di emissione di senten-za. L’interdizione viene disposta allo scopo di fornire un’adeguata protezione all’inca-pace, poiché ad essa segue la nomina di un tutore definitivo sulla base di un decretoemanato dal giudice tutelare.Tutti gli atti giuridici eventualmente compiuti dall’interdetto sono annullabili su istan-za del tutore, del soggetto stesso o dei suoi aventi causa (3).L’interdizione legale, invece, è una pena accessoria che comporta la perdita della capa-cità di agire e consegue alla condanna all’ergastolo o alla reclusione per un tempo noninferiore ai cinque anni. Gli atti annullabili sono quelli di natura patrimoniale, nonquelli aventi carattere personale o familiare.A differenza dell’interdizione giudiziale e della minore età, non si giustifica comeforma di intervento a favore di un soggetto incapace di provvedere personalmente aisuoi interessi, ma piuttosto come misura sanzionatoria per aver commesso un reatoparticolarmente grave.L’inabilitato è un soggetto che, a causa di particolari condizioni fisiche e psichiche,versa in condizione di parziale incapacità. Ciò rende necessario un atto giudiziarioche attesti lo stato di diminuita capacità di agire.I casi di inabilitazione previsti dalla legge sono: infermità abituale di mente non cosìgrave da giustificare l’interdizione; prodigalità che esponga il soggetto e la sua fami-glia a gravi pregiudizi economici; abuso di bevande alcoliche e stupefacenti; sordità ocecità dalla nascita o dalla prima infanzia, non accompagnate da un’educazione corret-tiva tale da rendere autonomo il soggetto.

(2) Minore che ha contratto matrimonio.(3) Si rammenti che l’avente causa è il soggetto che subentra ad un altro a seguito di una successione; in casodi successione ereditaria mortis causa, egli viene definito erede se accetta l’eredità con atto volontario.

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A protezione dell’inabilitato viene predisposto un curatore, che lo assiste nello stare ingiudizio, nel riscuotere capitali e negli atti di straordinaria amministrazione.

B) La funzione consolare nei casi di interdizione e inabilitazione

L’art. 31 D.P.R. 200/1967 autorizza il capo di ufficio consolare di I categoria (ovveroconsole di carriera) a richiedere al Pubblico Ministero del tribunale italiano competen-te di promuovere un provvedimento di interdizione o inabilitazione nei confrontidel connazionale residente nella propria circoscrizione consolare.Da quanto detto al paragrafo precedente, risulta ovvio che l’interdizione di cui all’art.31 è di tipo giudiziale (poiché per quella legale non è richiesta l’emissione di sentenzada parte dell’autorità giudiziaria).Ai sensi dell’art. 31.3, la competenza ad accertare se ricorrano o meno gli estremi diabituale infermità di mente, prodigalità, abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti, etc.spetta di norma al tribunale; ma può anche formare oggetto di rogatoria al console, chenell’eseguire l’esame sull’individuo deve essere assistito da un consulente tecnico nomi-nato dalla missione diplomatica o, in sua mancanza, approvato dal Ministero degli esteri.

Cos’è la rogatoria?

La rogatoria è la richiesta, trasmessa da un giudice ad un altro, di compiere un atto processuale (general-mente, l’assunzione di un mezzo di prova) che esula dal suo ambito di competenza territoriale o dalla suasfera di giurisdizione. Se la persona che deve essere interrogata, esaminata o deve rendere una dichiara-zione è un cittadino italiano residente all’estero, il giudice istruttore rivolge la rogatoria al consola italia-no competente.

Qualora non gli sia possibile esaminare l’interdicendo o l’inabilitando, per motivi chenon sono esplicitati e che pertanto sembrano rientrare nella discrezionalità del console,egli deve comunque trasmettere all’autorità rogante (ovvero il tribunale competente)qualsiasi elemento di prova in suo possesso.Il tribunale a cui spetta l’emissione della sentenza, individuato dal 4° comma, è quellodi ultima residenza in Italia o, qualora il soggetto non abbia mai risieduto in patria, iltribunale di Roma.Vale la pena di notare che la disciplina prevista dalla legge consolare sacrifica unadelle garanzie che l’ordinamento italiano in genere predispone per provvedimenti diuna certa gravità: il tribunale competente non è quello territoriale, ovvero relativo alluogo in cui il soggetto è residente, bensì un tribunale italiano, che non può provvederedirettamente alla fase inquisitoria e di raccolta delle prove.

C) La tutela e la curatela

La tutela è un ufficio di diritto privato, gratuito ed irrinunciabile, istituito allo scopo direalizzare l’interesse pubblico alla protezione degli interdetti e dei minori privi di ge-nitori in condizione di verificare la potestà sui figli. In questi casi, dunque, è necessariala nomina di un tutore.

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Costui provvede alla cura della persona dell’incapace, all’inventario dei suoi beni,compie atti di ordinaria amministrazione del suo patrimonio, ecc.Nell’adempiere alle sue mansioni, viene assistito dal protutore, che controlla il suooperato e può anche rappresentare l’incapace qualora vi sia un conflitto di interessicon il tutore.La curatela è un istituto simile, ma posto a tutela di soggetti solo parzialmente incapacilegalmente. In virtù di ciò, la volontà dell’inabilitato o del minore emancipato (ovveroche ha contratto matrimonio) viene integrata dall’intervento di un terzo, il curatore.Egli ha funzioni di assistenza, intervenendo negli atti di natura patrimoniale eccedentil’ordinaria amministrazione.Il codice civile prevede anche la figura del curatore speciale, ovvero persona con attri-buzioni analoghe a quelle della curatela ordinaria, ma limitate ad una sfera particolare,o alla gestione di un patrimonio separato.L’art. 34 del D.P.R. 200/1967 consente al capo d’ufficio consolare di prima categoriala possibilità di nominare personalmente un tutore, protutore, curatore o curatore spe-ciale che assista le suddette categorie di connazionali all’estero.La ratio di riservare tale competenza al console di carriera, escludendo quello onora-rio, deriva dal fatto che, in materia di protezione di minorenni e incapaci, gran partedella disciplina viene dettata da norme del codice civile italiano.Il c.c. stabilisce che la tutela dei minori e degli incapaci si apre dove essi hanno la sedeprincipale dei loro affari e interessi e che la competenza alla nomina del tutore spetta alrelativo giudice tutelare (con decreto).Quando i connazionali si trovano all’estero, come recita espressamente il 1° commadell’art. 34, il giudice tutelare viene sostituito dal capo del posto consolare competenteper il distretto in cui risiedono. Va dunque notato che ai sensi del codice civile, ilgiudice tutelare competente è quello del luogo in cui i soggetti hanno il domicilio,mentre la legge consolare fa riferimento alla residenza.Il 3° comma predispone una ripartizione di competenze tra il console all’estero ed ilgiudice tutelare in Italia: il primo nomina il tutore, il protutore, il curatore ed il curatorespeciale, affinché provvedano alla cura dei loro assistiti sul territorio dello Stato diresidenza; ma in relazione ad interessi localizzati in Italia, essi possono svolgere ilproprio incarico solo a condizione che il giudice tutelare competente territorialmentedisponga in tal senso.Se, ad esempio, il giudice tutelare nega al tutore la possibilità richiesta, deve allo stes-so tempo provvedere alla nomina di un’autorità in situ, poiché gli interessi del minoreo dell’incapace non possono rimanere sprovvisti di tutela. Il soggetto incaricato sarànecessariamente un curatore speciale, perché dotato di funzioni relative ad una sferaparticolare.Una volta effettuate le nomine, il capo dell’ufficio consolare deve, ad esempio, prende-re provvedimenti interinali per la conservazione del patrimonio del soggetto, per l’edu-cazione del minore, concedere l’autorizzazione al tutore per gli atti che lo richiedono,ricevere le contabilità della tutela o della curatela, etc.

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Non è però autorizzato ad esercitare tutti i poteri attribuiti normalmente al giudicetutelare, nello specifico quelli che richiedono misure coercitive.Ai sensi del 2° comma dell’art. 34, gli individui nominati dal console cessano laloro attività se egli stesso provvede a sostituirli o se il connazionale rientra inItalia, dove sarà il giudice tutelare a decidere se rimuoverli dal loro incarico omeno.Anche se la legge consolare tace a riguardo, la Convenzione di Vienna specifica che lafunzione consolare può essere esercitata solo «entro i limiti fissati dalle leggi e dairegolamenti dello Stato di residenza»; dal diritto locale, infatti, dipende la possibilitàsia che il console possa svolgere la sua attività di investigazione, sia che i suoi attiabbiano efficacia nell’ordinamento dello Stato di residenza, in modo da garantire unaprotezione effettiva e concreta al minore o all’incapace.

D) L’affidamento temporaneo dei minori

L’art. 34, co. 1, del D.P.R. 200/1967 prevede che, in caso di affiliazione al console sonoattribuiti gli stessi poteri normalmente spettanti al giudice tutelare.Si tenga però presente che l’istituto dell’affiliazione è stato soppresso ex L. 184/1983che ha disciplinato in maniera organica l’affidamento temporaneo del minore.Si può ricorrere all’affidamento quando il minore, nonostante gli interventi di sostegnoe di aiuto alle famiglie previsti dalla legge, sia temporaneamente privo di un ambientefamiliare idoneo. Possono essere oggetto di affidamento tutti i minori, anche non citta-dini, che si trovino nel territorio dello Stato. Tale circostanza induce a ritenere, quindi,che competenze consolari in materia siano venute meno, dovendosi applicare, in casodi minore straniero residente all’estero, le disposizioni sull’adozione internazionale (v.infra lett. E).

E) L’adozione internazionale

L’adozione è un istituto tipico del diritto di famiglia con cui si costituisce, tra l’adot-tante e l’adottato, un rapporto di parentela legale e non naturale. Essa viene predispo-sta in situazioni di abbandono permanente, che comportano per il minore una totalemancanza dell’assistenza morale e materiale di cui ha bisogno.In tutte le ipotesi che vedono coinvolti adottanti e adottati di nazionalità diverse, siparla di adozioni internazionali.La disciplina ad esse relativa è stata integralmente modificata in seguito all’entrata invigore della L. 476/1998, che ha riformato il capo I del titolo III della L. 184/1983 inmateria di adozione e affidamento dei minori.La nuova legge, nel suo primo articolo, autorizza il Presidente della Repubblica allaratifica della Convenzione de L’Aja del 29 maggio 1993 «sulla protezione dei minori esulla cooperazione in materia di adozioni internazionali».Nella Convenzione viene innanzitutto affermato il principio di sussidiarietà dell’ado-zione internazionale, avente come scopo primario il miglior interesse del bambino ed

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il rispetto dei suoi diritti fondamentali, in modo da privilegiare le possibili soluzionialternative all’adozione internazionale nel Paese d’origine (art. 4, lett. b).Viene poi ribadito il principio di parità (art. 5), con il quale si attua la piena equi-parazione tra genitori naturali ed adottivi, per quanto attiene ai benefici e alla tute-la dei diritti spettanti alle madri e ai padri che lavorano (art. 39quater come modi-ficato).Inoltre, si sottolineano l’assoluta libertà di consenso all’adozione (art. 4, lett. c e d),sia dei genitori biologici che dello stesso minore, quando sia richiesto dalla legge na-zionale; nonché la necessità di una stabile cooperazione tra Stati affinché il trasferi-mento del minore avvenga solo quando le prospettive di adozione si caratterizzanofavorevolmente nell’interesse dello stesso.Nell’ottica di armonizzazione con la Convenzione de L’Aja, la L. 476/1998 introduceagli artt. 38 e 39 la figura della Commissione centrale per le adozioni internazionali.Tale organo svolge innanzitutto compiti d’impulso e coordinamento con le autoritàcentrali degli altri Paesi, ma il suo ruolo è stato recentemente potenziato dal D.P.R.108/2007 il quale, tra l’altro, ha posto a suo capo il Presidente del Consiglio o, su suadelega, il Ministro delle politiche per la famiglia.Per quanto riguarda l’ordinamento interno, la Commissione concede le autorizzazioniagli enti competenti (ex art. 31 L. di riforma) alla gestione delle pratiche di adozioneper conto delle coppie di aspiranti genitori adottivi.Tali coppie devono necessariamente rivolgersi agli enti all’uopo autorizzati, obbligo alquale corrisponde un sistema sanzionatorio sul piano penalistico che tenta di porre finead ogni forma di commercio di bambini.

F) La procedura di adozione internazionale

Il nuovo iter procedurale previsto per l’adozione si compone sostanzialmente di tre fasi:

— iniziale. Gli aspiranti genitori adottivi richiedono una «dichiarazione di idoneitàall’adozione» al tribunale competente, che compie gli accertamenti del caso conl’ausilio dei servizi socio-assistenziali degli enti locali, ed eventualmente emanaun decreto motivato di idoneità all’adozione;

— intermedia, che si svolge in parte in Italia, in parte all’estero. Consiste in una seriedi incontri tra gli adottanti ed il minore, resi possibili dal lavoro coordinato fral’ente autorizzato a svolgere le pratiche di adozione ed il Paese straniero. Se gliincontri hanno esito positivo, l’autorità giudiziaria straniera emette il provvedi-mento di adozione;

— finale, con la quale l’adozione diviene pienamente efficace in Italia e la Commis-sione autorizza l’ingresso e la residenza permanente del minore in Italia. Il Tribu-nale per i minorenni trascrive il provvedimento di adozione nei registri di statocivile ed il minore diventa ufficialmente cittadino italiano.

All’interno di questo quadro si inserisce l’attività del Ministero degli esteri e della retediplomatico-consolare.

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Il Ministero si attiva per illustrare agli aspiranti genitori adottivi la normativa internaed internazionale in materia, sulle procedure vigenti in Italia e nei Paesi da cui proven-gono i flussi più consistenti di minori adottati.I nostri organi rappresentativi all’estero hanno invece il compito di collaborare con l’enteautorizzato per favorire il buon esito della procedura di adozione, ad esempio mediante lalegalizzazione ed il controllo della documentazione e l’agevolazione dei contatti con le auto-rità locali (soprattutto in merito ai Paesi che non hanno ratificato la Convenzione de L’Aja).Gli uffici consolari, con il placet della Commissione, rilasciano il visto d’ingresso peradozione a beneficio del minore, che viene poi apposto sul passaporto concesso dalPaese d’origine.Ulteriori competenze sono previste dalla legge consolare all’art. 33 (rubricato, appunto,«Adozione»), che va letto alla luce dell’iter procedurale predisposto dalla L. 476/1998.Come detto in precedenza, gli adottanti richiedono una dichiarazione di idoneità altribunale per i minorenni del luogo di residenza; nel caso in cui non abbiano la residen-za in Italia, il D.P.R. 200/1967 prevede che essi si rivolgano al tribunale del luogo diultima residenza o, in difetto, del tribunale di Roma.L’autorità consolare può compiere indagini o assumere informazioni per accertare cheesistano le condizioni dettate dalla legge, che l’adottante goda di buona reputazione eche l’adozione risulti vantaggiosa per il minore.

G) La tutela dei minori sottratti

La sottrazione internazionale di minori (4) consiste nel trasferimento illecito al-l’estero degli stessi, spesso in conseguenza di separazioni conflittuali tra individui didiversa o doppia cittadinanza.Più esattamente, il genitore non esercente l’esclusiva potestà preleva illecitamente ilminore dal luogo di residenza abituale e lo conduce oltre i confini nazionali senzapermetterne poi il rientro, in violazione del diritto di affidamento e del diritto di visita.Al fine di tutelare il minore dagli effetti nocivi del suo trasferimento indebito, nonché dipredisporre apposite procedure che ne facilitino l’immediato rientro, il 25 ottobre 1990 èstata adottata a livello internazionale la Convenzione de l’Aja «sugli aspetti civili dellasottrazione internazionale di minori», che si aggiunge, integrandola, alla disciplina giàprevista in ambito europeo: la Convenzione di Lussemburgo del 25 maggio 1980 inmateria di «riconoscimento ed esecuzione delle decisioni relative all’affidamento di mi-nori» ed il Regolamento CE 2201/2003 su «competenza, riconoscimento ed esecuzionedelle decisioni in materia matrimoniale e di responsabilità genitoriale».Per adempiere agli obblighi derivanti dagli atti internazionali di cui sopra, in Italia èstato istituito un Dipartimento di Giustizia Minorile presso il Ministero di Giustizia,coadiuvato dalla rete diplomatico-consolare all’estero.Qualora il Paese in cui il minore è stato condotto non sia parte della Convenzione deL’Aja, né destinatario del regolamento comunitario, il Dipartimento di Giustizia non è

(4) La sottrazione di minori costituisce ipotesi di reato ex art. 574 c.p.

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abilitato ad esercitare le sue competenze. Il genitore deve perciò rivolgersi al Ministerodegli esteri o, se risiede all’estero, all’organo diplomatico o consolare competente.Quest’ultimo può sensibilizzare le autorità o gli organismi presenti in loco, seguirel’attività di ricerca condotta dall’autorità di polizia, intraprendere tentativi di concilia-zione tra i genitori del minore sottratto, consigliare legali di fiducia e prendere partealle udienze riguardanti gli interessi e i diritti del minore.Il console, in particolare, può effettuare visite consolari al minore conteso ed esercita-re i suoi poteri di giudice tutelare.

H) La legittimazione

Con l’espressione legittimazione si intende il fenomeno in virtù del quale il figlionaturale (5), riconosciuto o riconoscibile, può acquistare lo status di figlio legittimo atutti gli effetti, secondo quanto previsto dagli artt. 280 e ss. del codice civile.Tale istituto si differenzia dal riconoscimento sia perché fa sorgere un rapporto di pa-rentela tra il legittimato ed i familiari del genitore, sia per il fatto che la decorrenzadegli effetti è ex tunc per il riconoscimento, ed ex nunc (6) per la legittimazione.

Essa avviene due modi:

— per susseguente matrimonio, quando i due genitori naturali, dopo la nascita delfiglio, si sposano tra loro. Gli effetti si producono dal giorno del matrimonio, se ilriconoscimento è avvenuto con l’atto di matrimonio o anteriormente, o dal giornodel riconoscimento, se questo è avvenuto posteriormente;

— per provvedimento del giudice, se vi è l’impossibilità o un ostacolo gravissimo (adesempio, insanabili contrasti tra i genitori naturali) a celebrare il matrimonio.

Le competenze consolari in quest’ambito, sancite dal D.P.R. 200/1967 all’art. 32, siesplicano relativamente alla prima ipotesi.Come già detto al cap. III, tra le attribuzioni del funzionario consolare rientra la cele-brazione del matrimonio tra due connazionali residenti all’estero, o tra un cittadinoitaliano ed uno straniero. In occasione del rito, egli può ricevere sia la dichiarazione diriconoscimento, di cui all’art. 283 c.c.; sia la domanda di legittimazione, disciplinatadai successivi artt. 284 e 288.In quest’ultimo caso, l’autorità consolare è tenuta a trasmettere l’atto alla corte di ap-pello competente o, in difetto, quella «nel cui distretto il richiedente ha avuto la suaultima residenza. Se il richiedente non ha mai avuto residenza in Italia, è competente lacorte d’appello di Roma» (art. 32).

(5) Trattasi del figlio nato da genitori non sposati tra loro.(6) Si rammenti che la locuzione latina ex nunc indica l’efficacia di un atto normativo nei confronti delle solesituazioni giuridiche sorte in seguito alla sua entrata in vigore, mentre la locuzione ex tunc fa riferimento all’effi-cacia retroattiva di un atto, che dalla sua entrata in vigore disciplinerà anche le situazioni pendenti.

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I) Ulteriori casi di volontaria giurisdizione

All’art. 35, la legge consolare attribuisce al capo d’ufficio consolare di I categoria ungenerico potere di emanare tutti i provvedimenti di volontaria giurisdizione in materiadi diritto di famiglia e di successioni, normalmente di competenza del giudice tutelareo del tribunale dei minorenni.Trattasi di una funzione che il console può esercitare solo se circostanze particolari lorichiedano (ad esempio, quando sia impossibile o eccessivamente oneroso il ricorsoalle autorità del Paese che lo ospita).Non è sottoposto a restrizioni relative al rispetto del diritto locale o di eventuali accordibilaterali intercorrenti tra lo Stato d’invio e quello di residenza.La norma non specifica la natura, né il contenuto degli atti da porre in essere; ma puòpresumersi che tra essi rientrino, tra gli altri, i provvedimenti di nomina del curatore diun nascituro, di un’eredità giacente, e tutti gli eventuali provvedimenti consequenziali.

Questionario

1. Come possono essere suddivisi gli atti di competenza consolare in materia di giu-risdizione volontaria?(par. 1)

2. Quali sono le competenze consolari in materia successoria?(par. 2)

3. Cosa sono la tutela e la curatela?(par. 3)

4. Quali altre competenze spettano all’autorità consolare in materia di minori?(par. 4)

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Capitolo 5�Le funzioni consolari in materia giurisdizionale

Sommario � 1. Le forme di cooperazione giudiziaria tra Italia e Paesi terzi. - 2. La coope-razione giudiziaria in materia civile. - 3. La cooperazione giudiziaria in ma-teria penale. - 4. Le funzioni consolari in materia di assistenza giudiziaria.

1. Le forme di cooperazione giudiziaria tra Italia e Paesi terzi

Frequentemente si ricorre all’espressione «era globale» per definire il contesto storicoodierno, caratterizzato da un fitto intreccio di relazioni economico-commerciali e dauna maggiore permeabilità delle frontiere che agevola il libero movimento di beni,servizi, persone e capitali.In questo contesto, si rende necessaria una più intensa cooperazione interstatale incampo giudiziario, sia per regolare i rapporti di diritto civile e commerciale attraversoun apparato normativo condiviso, sia per contrastare, da un punto di vista penalistico,l’emergere di organizzazioni criminali transnazionali, che sfuggono al potere coerciti-vo e di controllo del singolo Stato.L’Italia si impegna a conseguire i suddetti obiettivi attraverso la negoziazione di accor-di internazionali sulla cooperazione giudiziaria in materia civile e penale.

2. La cooperazione giudiziaria in materia civile

A) La cooperazione in ambito europeo

La materia civile attiene essenzialmente a tutte le fattispecie giuridiche riconducibili, oltreal diritto civile, anche al diritto commerciale, del lavoro, dei contratti, di famiglia, societa-rio, bancario, etc., alcune di esse disciplinate da norme la cui violazione, non costituendoipotesi di reato, comporta, comunque, l’irrogazione di sanzioni civili o amministrative.È il campo in cui si è raggiunto il livello maggiore di cooperazione giudiziaria, soprat-tutto tra i Paesi dell’Unione europea.Nel quadro del decennale processo di integrazione, sono state infatti gettate le basi perla creazione di uno «spazio di libertà, sicurezza e giustizia» in cui i privati e le impresepossano esercitare appieno i propri diritti.

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L’istituzione della cooperazione giudiziaria in materia civile contribuisce alla defini-zione di questo spazio comune, perché consiste nello sforzo, da parte degli Stati membrifirmatari dei trattati, di rimuovere le incompatibilità tra i rispettivi sistemi giudiziari edamministrativi sia attraverso l’armonizzazione delle legislazioni nazionali, sia con il ri-conoscimento reciproco e l’esecuzione delle decisioni, dando, inoltre, la possibilità aicittadini europei di adire con facilità i tribunali di qualsiasi Stato membro.Il Trattato di Maastricht del 1992 aveva inserito la cooperazione giudiziaria in materiacivile nel suo Capitolo VI, facendola dunque rientrare nel cosiddetto «terzo pilastro»,di natura intergovernativa, e configurandola essenzialmente come un’attività di stipu-la di convenzioni multilaterali.Il Trattato di Amsterdam del 1997 ha invece «comunitarizzato» l’intera disciplina trasfe-rendola al Capitolo IV, prevedendo al contempo un periodo transitorio di cinque anni incui la Commissione ha condiviso con il Consiglio europeo il suo ruolo di iniziativa (chenelle materie comunitarie dovrebbe invece essere esclusivo), il Consiglio ha adottato dirigore la regola dell’unanimità e ha coinvolto il Parlamento europeo nel processo deci-sionale a titolo meramente consultivo, per riceverne pareri non vincolanti.Le innovazioni sostanziali apportate ad Amsterdam sono state due: l’introduzione diun nuovo articolo nel Trattato della Comunità europea (TCE), l’art. 65, e la conversio-ne delle convenzioni precedentemente concluse in veri e propri regolamenti comunita-ri, con il vantaggio di sottoporli all’interpretazione estensiva e uniforme della Corte diGiustizia.Ai sensi dell’art. 65 TCE, gli obiettivi della cooperazione giudiziaria in materia civileconsistono nel migliorare e semplificare il sistema per la notificazione transnazionaledegli atti giudiziari ed extragiudiziari, rendere più efficiente la collaborazione nell’as-sunzione dei mezzi di prova, garantire il riconoscimento reciproco e l’esecuzione ditutte le decisioni in materia civile e commerciale, promuovere la compatibilità delleregole che gli Stati membri applicano ai conflitti di leggi e di competenza giurisdizio-nale, eliminare gli ostacoli al corretto svolgimento dei procedimenti civili, anche ar-monizzando le norme di procedura civile vigenti negli Stati membri.Il Consiglio europeo tenutosi a Tampere nell’ottobre 1999 ha potenziato e promosso ilprincipio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie, mentre il Trattato diNizza del 2001 ha emendato l’iter decisionale di cui all’art. 67 TCE introducendo ilvoto a maggioranza qualificata e lo strumento della codecisione (1) in tutti i campi, adeccezione del diritto di famiglia.A partire dalle riforme di Amsterdam, sono stati adottati numerosi regolamenti perpredisporre strumenti giudiziari omogenei (o quantomeno compatibili) e reprimerepratiche e attività illegali, al fine di creare effettivamente uno spazio europeo di giusti-zia. Essi vengono raccolti all’interno dell’ATLAS, Atlante giudiziario europeo inmateria civile consultabile on-line, che consente al suo fruitore di visionare tutta la

(1) Trattasi di una delle procedure legislative della Comunità europea, in cui al Parlamento spetta un potere diemendamento sui testi normativi presentati dalla Commissione.

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normativa comunitaria, individuare i tribunali e le autorità competenti, accedere diret-tamente alla modulistica multilingue, compilarla ed inviarla.

B) I singoli settori di intervento

Tra i vari regolamenti vanno menzionati, a titolo esemplificativo:

— il Regolamento 1346/2000 sulle procedure di insolvenza, che individua le normecomunitarie per il riconoscimento, l’esecuzione e la determinazione della leggeapplicabile ai casi di insolvenza;

— il Regolamento 1348/2000 sulla notificazione e la comunicazione negli Stati mem-bri degli atti giudiziari ed extragiudiziali in materia civile e commerciale. Dopoessere stato oggetto di continui emendamenti, esso verrà totalmente abrogato esostituito dal regolamento 1393/2007, con decorrenza dal 13 novembre 2008;

— il Regolamento 44/2001 sulla competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l’ese-cuzione delle decisioni in materia civile e commerciale;

— il Regolamento 1206/2001 sulla cooperazione fra le autorità giudiziarie dei Paesimembri nel settore dell’assunzione delle prove in materia civile e commerciale;

— il Regolamento 2201/2003 sulla responsabilità genitoriale, che ha abrogato il pre-cedente regolamento 1347/2000 sulla competenza, il riconoscimento e l’esecuzio-ne delle decisioni in materia matrimoniale e di potestà dei genitori. In base allanuova normativa, l’autorità di riferimento è il Dipartimento di Giustizia Minorilepresso il Ministero della Giustizia;

— il Regolamento 805/2004, istitutivo del titolo esecutivo europeo per i crediti noncontestati, che rende direttamente esecutive in tutto il territorio comunitario le de-cisioni relative, appunto, a crediti non contestati emanate in uno degli Stati membri(senza previo consenso dello Stato in cui ne viene data esecuzione);

— il Regolamento 1896/2006, istitutivo del procedimento europeo di ingiunzione dipagamento che sarà applicabile a decorrere dal 12 dicembre 2008. Trattasi di unprocedimento semplificato e a costi ridotti con cui sarà possibile dirimere eventualicontroversie transfrontaliere in materia di crediti pecuniari non contestati (nei set-tori civile e commerciale);

— il Regolamento 861/2007 istitutivo del procedimento europeo per le controversiedi modesta entità, che mira a risolvere queste ultime secondo un iter più snello emeno costoso;

— il Regolamento 864/2007sulla legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali(denominato Regolamento Roma II), che a decorrere dall’11 gennaio 2009 regole-rà, nelle materie civile e commerciale, eventuali conflitti di leggi appartenenti adiversi ordinamenti.

C) La rete per la cooperazione giudiziaria

Con Decisione del 28 maggio 2001, il Consiglio ha inoltre istituito la Rete per lacooperazione giudiziaria in materia civile, che si avvale di punti di contatto presenti in

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tutti gli Stati membri (l’Italia ne ha due, localizzati presso il Ministero della Giustiziae la Procura Generale della Cassazione).Raccogliendo le informazioni trasmesse dai punti di contatto, la Rete si impegna inmolteplici attività: nel caso dell’Italia, agevola la cooperazione giudiziaria tra gli ufficigiudiziari nazionali e le autorità straniere in materia di rogatorie (stabilita dal Regola-mento 1206/2001) e di notificazioni (Regolamento 1348/2000); fornisce informazionisul diritto interno ai tribunali stranieri che debbano applicarlo (e viceversa); inoltra allaCommissione europea i dati relativi agli uffici giudiziari italiani competenti in materiaterritoriale (compreso il loro distretto di appartenenza); aggiorna la propria documen-tazione sugli aspetti specifici del nostro ordinamento giuridico.

Nel diritto internazionale, la rogatoria è la richiesta fatta dal giudice nazionale a quello straniero dicompiere un atto processuale (generalmente, l’assunzione di un mezzo di prova); esso verrà svol-to in conformità con la legge del giudice estero, ma una volta rimesso al giudice della causa, avràla stessa efficacia che se fosse stato fatto in territorio nazionale. È ammessa soprattutto nell’ambi-to civilistico in quanto in quello penale deve rispettare una serie di principi e parametri relativi alpotere punitivo esclusivo di ciascuno Stato.

D) La cooperazione giudiziaria con i Paesi terzi

Con i Paesi che non appartengono all’Unione europea esiste un consistente numero diatti internazionali, sia convenzioni bilaterali che multilaterali aperte, tesi alla coopera-zione giudiziaria nelle materie civile, economica e commerciale.Importanti, in quest’ambito, sono i trattati che stabiliscono un rapporto di assistenza giudi-ziaria tra le Parti contraenti. Tra essi, occorre menzionare la Convenzione de L’Aja del 18marzo 1970 sull’assunzione all’estero delle prove in materia civile e commerciale; la Con-venzione de L’Aja del 15 novembre 1965 relativa alla notifica di atti giudiziari ed extragiu-diziari in materia civile e commerciale; la Convenzione di Lugano del 16 settembre 1988sulla competenza giurisdizionale e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commer-ciale; e la Convenzione de L’Aja del 1° marzo 1954, relativa alla procedura civile.Tali accordi mirano a risolvere alcuni delicati problemi che insorgono a seguito di unacontroversia giudiziaria tra cittadini di Stati diversi: determinare quale sia il dirittoapplicabile al caso concreto, individuare il tribunale competente servono a predisporretutti gli strumenti necessari ad una rapida soluzione del contenzioso transnazionale e agarantire l’esecuzione delle sentenze all’estero. Essi, inoltre, tendono a favorire la ce-lere trasmissione di atti da un ordinamento all’altro e, contestualmente all’ultimo pun-to, semplificare le procedure per richiedere la notificazione di atti o il compimento,mediante rogatorie internazionali, di particolari fasi processuali (come l’assunzione diprove) all’estero.

E) Il ricorso ad uno strumento particolare: l’arbitrato

Nel diritto processuale civile italiano, l’arbitrato è lo strumento al quale le parti pos-sono ricorrere per sottrarre alla giurisdizione ordinaria la decisione di una lite, realiz-zando così una sorta di giustizia privata.

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È comunque richiesto l’intervento dello Stato per attribuire alla decisione privata ilvalore giurisdizionale della sentenza.L’ufficio arbitrale si costituisce con accettazione scritta.Gli arbitri devono pronunciare il lodo, ossia la decisione che risolve la controversia,nel termine stabilito dalle parti o ex lege; una volta adempiuto all’incarico, hanno dirit-to al rimborso delle spese e all’onorario per l’opera prestata, a meno che non vi abbia-no rinunciato.Le forme del procedimento arbitrale possono essere stabilite nel compromesso, da sti-pularsi per iscritto a pena di nullità, o nella clausola compromissoria; in mancanza,gli arbitri possono regolarsi nel modo che ritengono più opportuno.Non possono formare oggetto di arbitrato le controversie riguardanti i cosiddetti dirittiindisponibili (2), poiché alle parti non è dato delegare ad un terzo più di quanto essenon possano perfezionare personalmente.Nella sostanza, la struttura del procedimento è quella del processo ordinario, nono-stante agli arbitri, a differenza dei giudici togati, non sia concesso predisporre seque-stri e provvedimenti cautelari, salva diversa disposizione di legge.Gli arbitri decidono la controversia conformemente alle norme di diritto, tranne i casiin cui le parti li abbiano autorizzati a pronunciarsi secondo equità, ossia secondo l’idemsentire sociale.La loro decisione, o lodo, viene depositata presso la cancelleria del giudice competen-te territorialmente, e diventa effettiva quando il giudice che ha provveduto a constatar-ne la regolarità formale la dichiara esecutiva tramite decreto (cd. exequatur).Nelle ipotesi in cui l’arbitrato venga concluso in uno Stato diverso da quello che devericonoscerlo ed eseguirlo, i soggetti coinvolti nella controversia risiedano in Paesi di-versi, o parte delle prestazioni oggetto della lite debbano essere svolte all’estero, puòinsorgere una situazione di conflitto tra i diversi ordinamenti giuridici coinvolti.In tal caso, vanno applicate le Convenzioni sottoscritte internazionalmente; tra esse,l’Italia partecipa alla Convenzione europea, firmata a Ginevra il 21 aprile 1961, sul-l’arbitrato commerciale internazionale, e la Convenzione di New York del 10 giugno1958 per il riconoscimento e l’esecuzione delle sentenze arbitrali straniere.

3. La cooperazione giudiziaria in materia penale

A) La cooperazione giudiziaria internazionale

La materia penale riguarda tutti quei comportamenti umani antigiuridici classificabilicome reati, ovvero fattispecie criminose alle quali il giudice, a seguito di procedimen-to giurisdizionale, ricollega una sanzione penale.

(2) I diritti indisponibili, o intrasmissibili, sono quelli che non possono essere trasferiti ad altri soggetti, così comei cd. diritti personalissimi (alla vita, all’onore, etc.), alcuni diritti patrimoniali (agli alimenti legali, etc.), e in generequelli che disciplinano rapporti che soddisfano un interesse superiore (ad es. i diritti familiari).

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In ambito internazionale, si assiste alla proliferazione di organizzazioni criminali chesvolgono attività illecite oltrepassando i confini dello Stato di appartenenza. Tale feno-meno comporta la necessità di istituire strumenti di cooperazione interstatale e di reci-proca assistenza giudiziaria in materia penale.Il giudice che ha bisogno di svolgere indagini nel territorio di un Paese straniero puòchiedere alle autorità giudiziarie locali di effettuarle in sua vece, ricevendone poi tuttala relativa documentazione, necessaria alla conclusione del processo.Le autorità estere possono fornire la loro assistenza in un’ampia serie di attività riguar-danti la fase istruttoria: l’audizione di testimoni ed imputati, il sequestro a titolo con-servativo e la consegna di prove, documenti e beni pertinenti al reato, la perquisizionedel domicilio, la notifica di atti giudiziari che non possano essere eseguiti nello Statorichiedente, etc.In Italia, la materia dell’assistenza giudiziaria viene disciplinata dalla legislazione vi-gente (Libro XI, Titolo III, artt. 723 e ss. c.p.p. e artt. 201-206 delle norme di attuazio-ne c.p.p.); e dalle norme di diritto internazionale generale e convenzionale che, ex art.696 c.p.p., prevalgono sulle leggi ordinarie.

B) La rogatoria

Il più incisivo strumento di assistenza giudiziaria è la rogatoria. Come detto in prece-denza, trattasi della richiesta, presentata da un’autorità giudiziaria nazionale ad unastraniera, di compiere un atto processuale che solitamente consiste nell’assunzione diuna prova. Le autorità coinvolte, nei casi di processo penale, sono i giudici per leindagini preliminari o dibattimentali ed i Pubblici Ministeri.La rogatoria è regolata dalle norme della Convenzione europea di assistenza giudizia-ria, firmata a Strasburgo il 20 aprile 1959, dalle altre norme di diritto internazionale e,in via suppletiva, dal codice di procedura penale.

Se ne individuano due tipi:

— la rogatoria passiva, ovvero dall’estero all’Italia, che richiede una doppia va-lutazione: politica, rimessa al Ministro della giustizia, che gode di un potere diveto qualora ritenga che la rogatoria leda gli interessi primari dello Stato (qua-li, ad esempio, la sovranità e la sicurezza nazionali) o non sia conforme aiprincìpi fondamentali dell’ordinamento; e giurisdizionale, di competenza dellaCorte d’Appello (che eventualmente provvede a dare esecuzione alla rogatoriaex art. 724 c.p.p.);

— la rogatoria attiva, ossia all’estero: in tal caso, la richiesta proviene da giudiciitaliani, per cui è necessario il solo sindacato politico del Ministro della giustizia.

Qualora la rogatoria riguardi atti di competenza di più distretti della Corte d’Appello,la domanda viene inoltrata direttamente dall’autorità straniera, o dal Ministro dellagiustizia, alla Corte di Cassazione, ed essa provvede a determinare il tribunale compe-tente in base alla tipologia e alla natura degli atti da compiere.

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Sul tema del regime di utilizzabilità degli atti assunti per rogatoria è recentementeintervenuta la L. 5 ottobre 2001, n.367, stabilendo che i giudici italiani non possonoricorrere a documenti o mezzi di prova acquisiti o trasmessi dall’estero in violazionedelle norme internazionali; ad atti compiuti dall’autorità giudiziaria straniera secondomodalità, dettate dal suo ordinamento, che divergono da quelle italiane; a dichiarazio-ni, da chiunque rese, riguardanti gli atti di cui si è appena detto.

C) L’estradizione

Un ulteriore istituto di cooperazione giudiziaria è l’estradizione, ossia la consegna diun soggetto da uno Stato all’altro affinché possa essere sottoposto a giudizio e purchésia oggetto di un’ordinanza di custodia cautelare, nel caso dell’estradizione proces-suale, o debba scontare una pena già inflitta, nel caso dell’estradizione esecutiva.Essa si distingue in attiva, se lo Stato richiede la consegna dell’individuo, e passiva, selo Stato è oggetto di tale richiesta.La sua disciplina giuridica viene dettata dalla Costituzione (artt. 10 e 26), dalla leggepenale (art. 13 c.p. e artt. 696-722 c.p.p.), dagli usi e dalle convenzioni internazionali(tra cui meritano menzione la Convenzione europea di estradizione del 1957 e il rela-tivo secondo Protocollo del 1978).L’estradizione non è ammessa nel caso di cittadini italiani, salvo quanto previsto daaccordi internazionali, o se il fatto considerato reato per il quale viene richiesta non ècontemplato come reato né dalla normativa interna, né da quella straniera. Può essere,però, concessa o offerta per reati non previsti dalle convenzioni sottoscritte, purchéqueste non ne facciano espresso divieto, è comunque esclusa sempre per reati politici(art. 26 Cost.).

D) Il trasferimento di persone condannate

Va infine ricordato lo strumento internazionale del trasferimento di persone condan-nate, che consente agli stranieri detenuti in espiazione di pena in uno Stato di farerientro in quello di origine per continuare a scontare lì la pena detentiva.L’accordo internazionale più significativo in materia è la Convenzione di Strasburgodel 21 marzo 1983 sul trasferimento delle persone condannate, che potrebbe essereintegrato, a livello europeo, dall’adozione di una decisione del Consiglio europeo, at-tualmente in fase di discussione, sulla possibilità di trasferire i condannati senza il loroconsenso e a prescindere dall’accordo intercorrente tra lo Stato di condanna e quello diesecuzione.

E) La cooperazione giudiziaria in materia penale a livello europeo

Ai sensi dell’art. 29 del Trattato sull’Unione europea (TUE), «[…] l’obiettivo che l’Unio-ne si prefigge è fornire ai cittadini un livello elevato di sicurezza in uno spazio dilibertà, sicurezza e giustizia, sviluppando tra gli Stati membri un’azione comune nelsettore della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale […]».

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Capitolo 578 �

La suddetta norma introduce il Titolo VI del Trattato (il cosiddetto terzo pilastro), relativo allaprevenzione e alla lotta di razzismo, xenofobia, criminalità organizzata, terrorismo, trattadegli esseri umani, crimini contro l’infanzia, traffico di droga e armi, corruzione e frode.Inizialmente il terzo pilastro, introdotto dal Trattato di Maastricht nel 1992, prevedevauna cooperazione in materia di giustizia e affari interni; il successivo Trattato di Am-sterdam ha comunitarizzato le materie riguardanti i visti, l’asilo, l’immigrazione e lealtre politiche legate alla libera circolazione di persone, lasciando all’interno del TitoloVI le norme sulla cooperazione di polizia e giudiziaria penale.La cooperazione tra le autorità giudiziarie nazionali, in particolare, ha condotto al-l’istituzione della Rete giudiziaria europea e dell’Eurojust, quali agenzie speciali del-l’Unione, nonché al progressivo sforzo di armonizzare le norme di diritto penale degliStati membri, attuare gli opportuni meccanismi di riconoscimento reciproco delle de-cisioni giurisdizionali e facilitare l’esecuzione delle rogatorie (ex art. 31 TUE).Essa viene realizzata tramite il metodo intergovernativo che, a differenza di quellocomunitario, assegna un ruolo di primaria importanza al Consiglio europeo e al Consi-glio, limitando al contempo le competenze degli organi propriamente comunitari (laCommissione, il Parlamento europeo e la Corte di Giustizia).Una delle decisioni più innovative è quella adottata dal Consiglio europeo il 13 giugno2002 (3) e applicabile a partire dal 1° gennaio 2004, che ha dato vita allo strumento delmandato di arresto europeo.Trattasi di un istituto che, a livello europeo, sostituisce l’estradizione, sia processuale cheesecutiva, ed introduce una nuova disciplina che rende più agevole la cooperazione traautorità giurisdizionali e la consegna di ricercati sottoposti a condanna o a misure cautelari.Si parla di procedura passiva di consegna quando un altro Stato membro richiede aquello italiano la consegna di un imputato o di un condannato presente sul territorio.Competente a dare esecuzione al mandato è la Corte d’Appello nel cui distretto èresidente la persona da consegnare.Presupposto per l’accoglimento della richiesta è che il fatto per cui viene emesso ilmandato costituisca reato anche per il nostro ordinamento, nel rispetto del principiodella doppia incriminazione. Indipendentemente da essa, tuttavia, la consegna è obbli-gatoria per fatti di particolare gravità specificamente individuati.La consegna è inoltre subordinata al principio di specialità, in base a cui la personache ne è oggetto non può essere sottoposta a procedimento penale per un fatto diversoe commesso anteriormente a quello indicato nel mandato.Quando invece è lo Stato italiano a richiedere ad un altro membro dell’Unione la con-segna di un individuo, si incorre nel caso di procedura attiva di consegna.Competente ad emettere il mandato è il giudice che ha applicato una misura di custo-dia in carcere o di arresti domiciliari (ad esempio il G.I.P., Giudice per le IndaginiPreliminari), ovvero il pubblico ministero che ha emesso l’ordine di esecuzione dellapena ai sensi dell’art. 658 c.p.p.

(3) Attuata in Italia con L. 22 aprile 2005, n. 69.

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Le funzioni consolari in materia giurisdizionale � 79

Il mandato di arresto europeo è inoltrato al Ministero di giustizia, che lo trasmette,dopo averne tradotto il testo, all’autorità straniera competente per l’esecuzione.Il vantaggio rispetto al normale strumento internazionale di estradizione è che, nonessendo necessario il sindacato del Ministro di giustizia, la procedura di cattura e con-segna risulta più agevole e rapida.

4. Le funzioni consolari in materia di assistenza giudiziaria

A) Notificazioni

Non è possibile affermare sic et simpliciter che i consoli godano del potere giurisdizio-nale (4), poiché questo rappresenta una delle espressioni tipiche dell’esercizio di so-vranità sul territorio.La Convenzione di Vienna, tuttavia, codifica una serie di funzioni intimamente con-nesse con l’attività giurisdizionale, presumibilmente giustificate dal fatto che l’eserci-zio della giustizia è un’esigenza avvertita dagli Stati, che li induce a ricercare forme dicollaborazione ed assistenza reciproca.Ai sensi dell’art. 5, lett. i) e j), il funzionario consolare può «rappresentare i cittadinidello Stato d’invio o prendere disposizioni atte ad assicurare la loro appropriata rap-presentanza davanti ai tribunali e alle altre autorità dello Stato di residenza», nonché«trasmettere atti giudiziari o extragiudiziari o eseguire commissioni rogatorie».Nell’ordinamento italiano, l’art. 142 c.p.c. disciplina la notificazione di atti emanati inpatria relativi a cittadini privi di cittadinanza, residenza e dimora in Italia, che nonabbiano un procuratore e di cui si conosca un recapito all’estero.In tali casi, è necessario trasferire una copia dell’atto al Pubblico Ministero, il qualeprovvede poi ad inoltrarla al Ministero degli esteri affinché sia recapitata al destinatario.Come previsto all’art. 30 del D.P.R. 200/1967, la consegna spetta al console, che viprovvede «direttamente o tramite le autorità locali»; nel farlo, però, egli è tenuto alrispetto delle modalità di consegna previste dalle convenzioni internazionali e dalleleggi dello Stato di residenza.Il recapito diretto può assumere il carattere sia di notificazione vera e propria, median-te raccomandata con ricevuta di ritorno e in ottemperanza alle formalità previste, sia diconsegna informale, tramite un qualsiasi altro sistema di comunicazione idoneo deldocumento (art. 91 D.P.R. 200/1967); in quest’ultimo caso, si potrebbe ricorrere co-munque all’invio postale (senza particolari adempimenti formali), o alla convocazionedell’interessato presso l’ufficio consolare e la consegna pro manibus.Qualora il destinatario dell’atto risieda in un’altra circoscrizione consolare, è a que-st’ultima che il console deve rimettere gli atti in suo possesso, informando l’autoritàgiudiziaria che gli ha delegato la consegna o il Ministero degli esteri (ex art. 75).

(4) In realtà i consoli sono autorizzati ad emettere atti giudiziari veri e propri, ma di questi si tratterà successiva-mente in riferimento alle funzioni consolari in materia di navigazione marittima ed aerea.

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Capitolo 580 �

Va precisato che la notificazione pertiene all’autorità consolare solo in riferimento adatti relativi al processo civile; in materia penale è lo stesso giudice nazionale compe-tente a trasmettere i documenti a mezzo posta (ex. art. 177bis c.p.p.), probabilmenteper ragioni di urgenza che inducono ad evitare il tramite consolare.Nel contesto europeo, va citato il Regolamento 1348/2000 relativo alla notificazione ealla comunicazione negli Stati membri degli atti giudiziari ed extragiudiziari in mate-ria civile e commerciale, entrato in vigore dal 1° luglio 2007.La norma comunitaria prevede tre procedure: trasmissione tra organi mittenti e rice-venti, trasmissione tramiti agenti diplomatici e consolari, notificazione per posta enotificazione diretta.

B) Gli atti istruttori

Qualora si debba procedere ad atti istruttori nei confronti di cittadini all’estero, inconformità all’art. 30, co. 2, l’autorità consolare può essere incaricata dal giudice istrut-tore italiano tramite delega.L’atto istruttorio, ad esempio l’assunzione di prove, ha generalmente luogo presso ilposto consolare, a meno che circostanze particolari non richiedano l’individuazione diuna sede diversa (art. 83).Il tribunale rogante trasmette l’ordinanza al console, che provvede d’ufficio a fissarel’udienza e convoca personalmente i soggetti interessati (art. 82), mediante lettera rac-comandata con ricevuta di ritorno o qualsiasi altro mezzo idoneo.La convocazione deve contenere tutte le informazioni di rilievo: gli estremi della cau-sa, la natura e l’oggetto dell’atto da compiersi.L’interessato ha l’obbligo di presentarsi entro venti giorni; in caso contrario, il giudicerogante concede una proroga, e contestualmente l’autorità consolare, che non è provvi-sta di poteri coercitivi, si limita a rinnovare la convocazione. Qualora anche questarimanga senza effetto, il console restituisce gli atti che gli sono stati trasmessi; l’auto-rità giudiziaria nazionale può ricorrere ad una rogatoria internazionale. Quest’ultimain effetti, è lo strumento che più si predilige.Il diritto internazionale generale non attribuisce al console, infatti, il diritto di preten-dere, dal Paese che lo ospita, le facoltà disposte dal nostro ordinamento; le disposizionicontenute nella legge consolare devono perciò essere integrate da un accordo, tacito oformale, tra lo Stato territoriale e quello di residenza.Da ciò deriva la preferenza assegnata ai giudici stranieri, piuttosto che ai consoli, dicompiere gli atti istruttori oggetto di rogatoria. Tale scelta è anzi obbligatoria in caso diprocedimenti penali, poiché l’art. 204 c.p.p. fa espressamente riferimento al solo isti-tuto della rogatoria internazionale.La trasmissione avviene per via diplomatica, ossia inviando la rogatoria all’autoritàconsolare affinché la inoltri personalmente al giudice straniero competente.A tal proposito, merita di essere citato il Regolamento CE 1206/2001 relativo allacooperazione fra le autorità giudiziarie degli Stati membri nel settore dell’assunzionedelle prove in materia civile o commerciale.

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Esso vige tra tutti gli Stati ad eccezione della Danimarca, per la quale va invece appli-cato l’accordo del 1970 relativo all’ottenimento delle prove in un Paese straniero inmateria civile o commerciale.Il Regolamento stabilisce due sistemi di ottenimento delle prove: trasmissionediretta delle richieste tra le autorità giudiziarie e ottenimento diretto delle provedall’autorità giudiziaria richiedente. Ne deriva che a livello comunitario gli uffi-ci consolari perdono le loro prerogative sia in relazione alla trasmissione dellarogatoria per via diplomatica, che in relazione alla diretta esecuzione degli attiistruttori.

C) Le attribuzioni in materia penale

Ai sensi dell’art. 30, l’autorità consolare riceve dichiarazioni giurate rese da connazio-nali o da stranieri, che possano eventualmente essere utilizzate in procedimenti giudi-ziari nazionali, sia civili che penali; a tal fine non può avvalersi di mezzi coercitivi,dovendo pertanto limitarsi ad accettare deposizioni spontanee.Nell’ambito della giurisdizione penale, il medesimo articolo prevede che al consolepossano essere presentate istanze di procedimento, querele e atti di impugnativa av-verso provvedimenti emessi dalle autorità nazionali, allo scopo di inoltrare tali atti aitribunali competenti.

L’istanza di procedimento è una condizione di procedibilità con cui viene manifestata una volon-tà punitiva in ordine ad un determinato fatto-reato. Può essere presentata all’agente consolareentro tre mesi dalla notizia del fatto costituente reato ed entro tre anni dalla presenza del colpevolenel territorio nazionale.Similmente, la querela consiste nella manifestazione di volontà a perseguire penalmente unafattispecie criminosa; ma diversamente dal’istanza di procedimento, può essere presentata dalprivato che risulti soggetto offeso.Gli atti di impugnativa, infine, sono dei rimedi giuridici attribuiti alle parti (o eccezionalmente asoggetti che non sono stati parti del processo) per rimuovere uno svantaggio derivante da un prov-vedimento giudiziario, nel presupposto che la sentenza sia inficiata da errori di fatto o di diritto.

Il funzionario consolare è inoltre autorizzato a trasmettere un’istanza di ammissione algratuito patrocinio presso qualunque autorità italiana, chiedendo che venga prestataassistenza legale al cittadino che non è in grado di sostenere le spese per promuovereun giudizio o difendersi davanti al giudice. Tale diritto è riconosciuto a tutti dalla Co-stituzione, all’art. 24, e ai connazionali all’estero in attesa di procedimento giudiziariodalla legge consolare, all’art. 30.Per ciò che riguarda l’estradizione, le relative richieste devono essere presentate alleautorità dello Stato di residenza dalla missione diplomatica presente in loco, ma in suaassenza può provvedere l’agente consolare.Quest’ultimo è anche competente a domandare l’arresto provvisorio del soggetto dicui si vuole richiedere l’estradizione, qualora sia presente all’interno della circoscri-zione e ricorrano ragioni di urgenza.Se lo Stato territoriale dell’ufficio consolare necessita del rilascio di un certificato delcasellario giudiziario relativo ad un cittadino italiano, la domanda può essere inoltrata

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per il tramite diplomatico o consolare o, in alternativa, deve essere munita di nulla ostada parte del Ministero degli esteri.L’agente consolare collabora anche indirettamente con la giurisdizione penale nel casoin cui le autorità nazionali debbano essere informate sui reati commessi dal cittadinoitaliano, purché ne sia a conoscenza e gli illeciti interessino in qualche modo la giusti-zia italiana (art. 52 D.P.R. 200/1967).Nonostante il suddetto articolo sia rubricato «attribuzioni di ufficiale di polizia giudi-ziaria», è improprio utilizzare questa definizione in riferimento al console, che nongode di un reale potere inquisitorio; la sua figura si avvicina piuttosto a quella di uninvestigatore che provvede ad effettuare accertamenti, indagini e ricostruzioni dal va-lore probatorio circoscritto, in quanto non ha poteri coercitivi.

D) L’arbitrato

Ai sensi dell’art. 29, co. 1, del D.P.R. 200/1967, il capo dell’ufficio consolare puòessere chiamato a comporre amichevolmente una controversia che vede coinvoltidue connazionali o, in alternativa, un cittadino italiano ed uno straniero. Ricevutanedomanda, è titolare della facoltà (ma non dell’obbligo) di accettare, sulla base di sceltediscrezionali.Il comma successivo lo autorizza ad esplicare un’ulteriore funzione, quella arbitrale,purché si pronunci secondo equità, ovvero contemperando le contrapposte richieste inbase alla coscienza sociale.Per giungere alla risoluzione della lite, deve ricorrere ai criteri di convenienza e dicomparazione degli interessi delle parti. Una volta depositata, la sentenza consolareacquista il valore di titolo esecutivo.Anche nel caso dell’arbitrato il console non ha l’obbligo, bensì il potere di intervenire;può farlo indipendentemente dall’ordinamento dello Stato di residenza, ma le partidevono necessariamente avere entrambe la nazionalità italiana.In caso contrario, il console può prestarsi come arbitro della controversia, ma in quali-tà di privato e non di pubblico ufficiale.La pronuncia consolare diventa immediatamente esecutiva, senza ricorrere ad alcunaprocedura di omologazione. La sua efficacia si limita all’ordinamento italiano, poichéin quello straniero il lodo consolare viene equiparato ad una qualsiasi sentenza arbitra-le emessa all’estero.I soggetti ricorsi all’arbitrato consolare possono contestarlo nei modi previsti dagliartt. 827 e ss. c.p.p. e di fronte all’autorità giudiziaria competente del foro di Roma.

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Questionario

1. Quali sono i principali strumenti di cooperazione giudiziaria in ambito europeoed internazionale?(parr. 2 e 3)

2. Cos’è il mandato di arresto europeo?(par. 3)

3. In cosa consiste la funzione notificatrice dell’autorità consolare?(par. 4)

4. In riferimento a quali atti l’autorità consolare riceve una delega da parte del giu-dice italiano?(par. 4)

5. Quali sono le attribuzioni consolari in materia penale?(par. 4)

6. In cosa consiste la funzione arbitrale esercitata dall’autorità consolare?(par. 4)

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