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Corea del nord - cina 7 - lanternadelviaggiatore.com · lingua cinese e seguire un rapido corso giornaliero. Le procedure per il noleggio auto sono complesse, è altamente consigliabile

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Informazioni generali:

DURATA DEL VIAGGIO: 14 – 15 giorni.

PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Giugno – Ottobre. (per i festival di Harbin anche Dicembre – Marzo).

COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Vi consigliamo di adoperare per l’andata l’aeroporto di Pyongyang, mentre per il

ritorno l’aeroporto di Harbin. Alternativamente potreste usufruire per il ritorno degli

aeroporti di Changchun o Shenyang.

FUSO ORARIO: + 8 ore rispetto all’Italia in Corea del Nord, + 7 ore rispetto all’Italia in Cina.

DOCUMENTI NECESSARI: Per accedere in Cina sono necessari sia il passaporto con validità residua di almeno sei

mesi che il visto per motivi turistici che deve essere richiesto e rilasciato prima della

partenza dalle autorità consolari cinesi in territorio italiano. Per chi possedesse doppia

cittadinanza e quindi passaporto ci sono particolari normative da approfondire in sede

consolare. Non è possibile esportare oggetti di pregio artistico particolare se non marchiati

e accompagnati da appositi documenti validi per l’esportazione rilasciati dal Cultural Relics

Appraisal Institute. Per accedere alla Corea del Nord è necessario il passaporto con validità

residua di almeno sei mesi e il possedimento di un visto rilasciato prima della partenza dalle

autorità nordcoreane presenti in Italia. Non è possibile in alcun modo importare od

esportare denaro in valuta locale e dispositivi elettronici GPS per l’invio di dati elettronici.

PATENTE RICHIESTA: La Cina non riconosce alcuna patente di nazioni straniere e nemmeno quella

internazionale. Si può però richiedere una patente provvisoria locale della durata di 3 mesi

da richiedersi agli uffici di polizia del posto per il cui rilascio è necessario conoscere la

lingua cinese e seguire un rapido corso giornaliero. Le procedure per il noleggio auto sono

complesse, è altamente consigliabile stipulare assicurazioni nella formula KASCO e in caso

di incidente con pedoni o mezzi non motorizzati, anche se nella ragione, dovrete coprire

economicamente i danni economici arrecati nella misura del 10%. La guida a Cuba si

svolge a destra ma può risultare assai complesso seguire la segnaletica stradale in lingua

locale. Per tutti questi motivi è altamente consigliabile assicurarsi un noleggio con autista

al seguito. In Corea del Nord non è possibile in alcun modo guidare se non sostenendo

l’esame apposito in madrelingua locale ufficiale. Pertanto è assolutamente necessario avere

una guida locale che conduca il veicolo per voi ed essere in possesso di particolari permessi

per superare i vari check point militari che limitano la libera circolazione anche dentro la

nazione.

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RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Il livello di sicurezza in Cina è sostanzialmente buono, si registrano solo episodi di furti o

scippi nei confronti dei turisti (fate particolare attenzione al passaporto e al visto, altrimenti

andrete incontro a lungaggini inaspettate). I livelli di sicurezza e libertà in Corea del Nord

sono assai labili. La politica internazionale del paese asiatico causa frequenti tensioni

internazionali e possibili periodi di lunga insicurezza sotto la minaccia di azioni belliche

che potrebbero verificarsi da un momento all’altro nella Corea del Nord. Pertanto

ufficialmente le autorità italiane sconsigliano ai propri cittadini visite di carattere turistico

alla nazione nordcoreana. Non è assolutamente permessa la libera circolazione di cittadini

stranieri nel paese, pertanto dovrete sempre, in qualsiasi occasione, essere accompagnati da

guide locali. In caso di necessità si ricorda che non essendoci un’ambasciata italiana in

Corea del Nord spesso fa facenti funzioni la corrispettiva svedese. E’ altresì severamente

proibito entrare nelle aree limitrofe al confine sudcoreano e va decisa preventivamente la

traccia del prorpio viaggio con le autorità locali. Per quanto concerne la situazione

sanitaria in Cina è discreta ma gli ospedali che soddisfano gli standard occidentali sono

presenti solo nelle principali metropoli. Nelle cittadine secondarie gli ospedali sono presenti

ma di livello medio-basso con personale non sempre qualificato. Le cure fornite possono

essere molto onerose, pertanto stipulate sempre un’assicurazione sanitaria che copra le

spese di base e preveda in caso di necessità il rimpatrio sanitario. Non esistono malattie

endemiche in Cina ma sono molto diffuse la tubercolosi, la rabbia, la sindrome mani-piedi-

bocca a trasmissione virale e le epatiti A e B. Sono consigliate le vaccinazioni contro tetano,

poliomielite, difterite, febbre tifoide e meningococco. Non consumare quanto più possibile

cibo da strada e consumare solo acqua imbottigliata. Un’ultima avvertenza doverosa è

quella inerente all’inquinamento che nelle metropoli può causare vere e proprie emergenze

pubbliche in caso di particolari condizioni meteo (alta pressione perdurante e mancanza di

vento). Monitorare i livelli di polveri sottili sul sito governativo aqicn.org. L’aspetto

sanitario in Corea del Nord è assai carente con personale medico che parla esclusivamente

(quasi) la lingua locale e gli ospedali che perfino nella capitale hanno croniche carenze di

medicinali e infrastrutture adeguate. Tra le malattie molto diffuse si ricordano l’epatite A e

B, la malattia mani-piedi-bocca e la tubercolosi. Esistono focolai nelle aree più meridionali

di malaria e influenza aviaria.

MONETA: YUAN in Cina.

WON NORDCOREANO in Corea del Nord. (accettati anche euro, dollari e yuan).

TASSO DI CAMBIO: 1 € = 8,07 Yuan Cinese

1 € = 1045,86 Won Nordcoreani.

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Descrizione del viaggio:

1° - 2° giorno: trasferimento fino a Pyongyang

Raggiungere la Corea del Nord dall’Italia non è impresa impossibile, di sicuro molto meno ardita che farsi rilasciare la documentazione

ufficiale necessaria per accedere alla nazione orientale e per organizzare il vostro breve ma destabilizzante tour nella penisola coreana

settentrionale. L’opzione più rapida per riuscire a porre piede sul suolo nordcoreano è quello di prendere un volo diretto dall’Italia a

Pechino e da qui volare alla volta di Pyongyang con una tratta diretta della durata media di due ore e mezza. Purtroppo dovrete fare i conti

con costi spesso sproporzionati o il necessario vincolo di compiere uno scalo intermedio in uno dei principali hub europei (Francoforte,

Monaco di Baviera, Zurigo, Mosca, Londra, Amsterdam, Parigi, Varsavia) per abbattere considerevolmente la spesa. La durata dei voli con

un singolo scalo si attesta sulle 14-16 ore complessive, mentre con l’opzione di due scali intermedi la durata si dilunga a 18-24 ore in tutto.

In ogni caso sappiate che vi ci vorranno, causa fuso orario in netto avanzamento, almeno due giorni di calendario per accedere

definitivamente a Pyongyang, calcolando anche le costanti lungaggini che vi attenderanno una volta atterrati in Corea del Nord presso

l’aeroporto per effettuare le necessarie procedure burocratiche atte a farvi accedere alla nazione.

3° - 4° giorno: PYONGYANG

Misteriosa, isolata, fieramente e cocciutamente ancorata alle proprie idee politiche e patriottismi di stampo antico, la Corea del Nord è un

vero e proprio anacronismo contemporaneo. Solo con estrema difficoltà, apertura mentale e spirito di empatia le persone occidentali

cresciute nel consumismo e nella libertà potranno anche solo capire i tratti basilari dello stile di vita nordcoreano o farsi attrarre dal suo

essere sempre e comunque singolare. Sta di fatto che il potere egemone del partito politico dominante di stampo marxista-comunista ormai

consolidatosi nelle mani della famiglia Kim da tre generazioni (di dittatori) domina questo lembo di terra asiatica che appare davvero come

un angolo medievale trasposto ai giorni nostri, un luogo dove la carestia può imperversare ma i programmi di armamento nucleare non

possono fermarsi. Come non bastasse tutto questo anche e soprattutto ai visitatori stranieri sarà rigorosamente impedito di muoversi anche

solo per un attimo liberamente nella nazione. Essi dovranno essere sempre accompagnati da guide autorizzate locali (che forzatamente vi

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presenteranno il posto sotto una luce propagandistica), seguire itinerari prestabiliti e sottostare ad antipatie figlie della Guerra Fredda come

convivere con microspie persino nelle camere d’albergo (per fortuna evenienza sempre più rara) o comunque dimenticarsi di poter usare

cellulari privati, internet o qualsivoglia forma di pagamento elettronico. Se queste scocciature e disagi non vi spaventano (comprese infinite

pratiche burocratiche per avere visti e permessi) e sarete colti da un indomito spirito di avventura allora potreste davvero pensare di fare u

breve ma illuminante tour in Corea del Nord, altrimenti lasciate perdere anticipatamente, potreste essere come catapultati in un incubo

fattosi realtà. Ricordatevi inoltre di portare con voi i medicinali di prima necessità a voi utili, reperirli qui potrebbe essere davvero

difficoltoso. Un altro aspetto da tener conto mentre vi balenerà l’idea di organizzare un ardito viaggio in Corea del Nord dovrebbe essere

quello inerente ai costi (elevati) e alla destinazione che il vostro denaro prenderà non appena metterete piede sul suolo coreano. Il denaro

fluirà infatti direttamente nelle casse del governo centrale che spesso promuove iniziative illiberali come carcerazioni preventive, esecuzioni

o propaganda veemente, se sentiste di divenire conniventi a questo regime evitate l’esperienza. Se invece sentite il dovere di fare questo

viaggio per far conoscere al mondo la situazione reale nordcoreana e aprire un poco la visione del mondo dei locali agite di conseguenza.

Non vi è un giusto modo di vedere le cose d’altro canto. Di sicuro chiunque abbia avuto modo di vedere le folle di civili che si muovono in

uniforme lungo le strade di Pyongyang (qui la leva è obbligatoria per anni sia per gli uomini che per le donne e plasma molto la mentalità),

la completa mancanza di locali e vita notturna persino nella capitale che all’imbrunire pare finire sotto un coprifuoco (spesso manca persino

l’energia elettrica), la quantità di poliziotti presenti in ogniddove, l’assoluta mancanza di reti di opposizione politica o il perfetto controllo

dei mass media da parte delle autorità o si sia reso conto che drammaticamente la popolazione non può nemmeno lasciare la sua città di

residenza senza un apposito permesso non potrà mai più rimanere insensibile al fatto che uno stato di polizia non può che essere uno dei mali

della società umana. Nella quotidianità la mentalità effettivamente presente in Nord Corea è di grande senso di appartenenza alla causa

nazionale (con un malcelato sentimento di insofferenza verso gli statunitensi, i sudcoreani e i giapponesi), la gente venera in maniera davvero

devota la figura del padre fondatore Kim-Il-Sung, mentre assume toni cordiali ma mai troppo espansivi con stranieri e sconosciuti (chiedete

sempre e comunque rigorosamente il permesso per scattare una qualsiasi fotografia). State inoltre attenti a rapportarvi con gli autoctoni

(sarebbe vietato) e sempre in presenza della vostra guida, mentre approcciarsi alle donne locali anche solo per scambiare quattro

chiacchiere potrebbe essere fonte di guai per voi e per la vostra interlocutrice. Sotto l’aspetto religioso i nordcoreani, dopo un cinquantennio

di dominazione partitica di stampo marxista, sono largamente atei o al massimo hanno un culto propagandistico dei padri della patria (la

famiglia Kim essenzialmente), solo nelle aree rurali sopravvivono borghi che confessano il credo buddhista o sciamanico locale. Tra gli sport

più praticati vi sono invece il calcio, il sollevamento pesi e le arti marziali. Un aspetto che ha poca tradizione in Nord Corea (visto anche la

cronica mancanza di materie prime) è la cucina, basata sul consumo di kimchi (piatto a base di verdure fermentate, spezie e frutti di mare

salati), riso, zuppe, nodles e carne fritta, mentre tra le bevande le più diffuse sono le birre locali Pyongyang e Taedonggang.

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Situata al centro della regione mineraria più produttiva dell’intera Corea del Nord la capitale Pyongyang non è solo il centro politico e

amministrativo della nazione coreana ma anche il suo epicentro economico, industriale e culturale. Pesantemente provata dalla seconda

guerra mondiale e ulteriormente devastata dall’ingresso delle truppe sudcoreane prima (1950) e dai bombardamenti sotto l’egida dell’ONU

poi (1952) Pyongyang non ha conservato moltissimi fasti del suo illustre passato (fu capitale del Regno di Goryeo) ma in compenso è

divenuta una città modello per gli standard urbanistici sovietici. Pyongyang è infatti percorsi da viali eccessivamente ampli (soprattutto se si

pensa che qui l’autovettura di proprietà è una cosa rarissima), monumenti imponenti e una serie sterminata di condomini ed edifici

monoblocco tra cui l’altissimo Ryugyong Hotel di 330 metri d’altezza e 105 piani costituenti, iniziato nel 1987 e ultimato nel 2008 grazie ai

fondi arrivati da gruppi di investimento stranieri. Complessivamente ad ogni modo l’aspetto mastodontico e uniforme delle sue costruzioni le

dona un fascino sinistro che riflette l’impostazione severa e quadrata dei suoi abitanti.

Praticamente ogni visita a Pyongyang ha come punto di avvio il Mansudae Grand Monument che con statue in bronzo commemora la

memoria del Grande Leader Kim-Il-Sung, qui venerato sin dal giorno del sessantesimo compleanno del padre della moderna Corea del Nord.

Effettivamente la devozione di ampi strati della popolazione locale verso il compianto leader è tale da rendere il luogo una sorta di meta di

pellegrinaggio laica molto sentita, con una costante profusione di freschissimi mazzi floreali che vengono quotidianamente posti alla base

della statua di Kim-Il-Sung. Passeggiando brevemente verso nord in direzione dell’ampio parco che ricopre la collina di Moran, sovrastante

il corso del fiume Taedong, vi imbatterete qui velocemente in un’altra statua iconica di Pyongyang: la Chollima Stataue. Sempre attenti a

combinare il proprio culto della persona con le tradizioni millenarie nordcoreane i Kim nel corso della loro epopea decisero di innalzare nel

cuore della capitale questa imponente statua dedicata alla figura mitologica coreana omonima, raffigurante un possente destriero in grado di

compiere imprese epiche. Continuando ancora per qualche centinaio di metri la marcia lungo il perimetro del Moran Park vi troverete quindi

dinnanzi all’Arco Trionfale di Pyongyang (alto ben 3 metri più di quello di Parigi) che si colloca nel punto in cui la propaganda locale vuole

che Kim-Il-Sung abbia proclamato la liberazione di Pyongyang dall’invasione giapponese nel 1945 (in realtà furono i sovietici a liberare la

città). Se riuscirete quindi a persuadere le vostre guide a uno strappo al programma sarebbe quindi ipotesi molto interessante l’esplorazione

dell’adiacente parco di Moran Hill, il luogo di svago prediletto dalla popolazione locale che ama, specie la domenica, radunarvisi per fare

pic-nic all’aperto o per suonare e socializzare. Si tratta in effetti di una delle occasioni migliori per entrare davvero in contatto con la

popolazione nordcoreana autentica e anche un luogo perfetto per un pranzo all’aria aperta. Nel pomeriggio del primo giorno in città vi

consigliamo caldamente di completare la visita di questa sezione settentrionale del centro di Pyongyang portandovi sino al Kumsusan

Memorial Palace (per il cui ingresso è però necessario possedere un invito apposito). Questo palazzo che fu dimora in vita del leader Kim-Il-

Sung è divenuto dopo la sua morte anche il suo mausoleo e visitarlo vi renderà ulteriormente conto della profonda devozione che il popolo

nordcoreano nutre nei confronti del defunto dittatore. Qualora capitaste a Pyongyang in agosto o settembre in concomitanza dell’Arirang

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Festival, una gigantesca manifestazione dedicata alla ginnastica artistica e alle composizioni danzanti collettive, appare infine immancabile

l’ingresso al Rungrado 1st of May Stadium, l’enorme stadio della capitale nordcoreana che con una capacità di spettatori omologata a

150.000 presenze risulta essere l’impianto sportivo più grande di tutto il mondo (venne costruito nel 1989).

Pyongyang è una realtà unica, severa, impostata , degna capitale di un regno al di fuori del mondo quale è la Corea del Nord. Dapprima

potete godere lo skyline cittadino dominato dal gigantesco Ryugyong Hotel, completato nel 2008 dopo quasi vent’anni di lavori. Al centro

invece il Mansudae Grand Monument, veneratissimo monumento commemorativo dedicato a Kim-Il-Sung. In terza immagine invece uno

scatto durante i festeggiamenti dell’Arirang Festival che si svolge nello stadio più grande del mondo il Rungrado 1st of May Stadium.

La seconda giornata in quei di Pyongyang si incentra invece sulla scoperta dei siti di interesse collocati più a sud nel centro storico, a valle

rispetto al corso del fiume Taedong. Elemento urbanistico chiave di quest’area di Pyongyang è la Kim-Il-Sung Square, una mastodontica

piazza di dimensioni di certo eccessive per il blando traffico che la percorrere, su cui aggetta la maggiore biblioteca nazionale: la Grand

People’s Study House che fonde in sé elementi costruttivi sovietici con i gusti architettonici coreani. La collezione di scritti al suo interno è

davvero ciclopica (30 milioni di libri) ma a meno che familiarizziate col coreano non merita il vostro ingresso. I meno avvezzi alla cultura

nordcoreana non potranno invece rimanere impassibili di fronte alla vicina Taedong Gate, ricostruzione del 1635 della storica porta

orientale che secoli or sono faceva parte integrante della cintola muraria di Pyongyang. Altrettanto suggestiva, ma assi più moderna (è del

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1972) è invece la Torre Juche che si erge sulla sponda opposta del Taedong rispetto a Kim-Il-Sung Square. Questa ardita costruzione di

25.550 blocchi di granito (tanti quanti erano i giorni vissuti all’atto della sua apertura, il giorno del settantesimo compleanno del dittatore) è

divenuta una vera e propria icona nello skyline di Pyongyang ed è l’emblema che mitizza la filosofia juche seguita da Kim nel corso della sua

vita, una sorta di marxismo reinterpretato personalmente dal leader nordcoreano. Aspetto non secondario è quello che la torre, alta 170

metri, è risalibile al suo interno permettendovi così alcune delle più belle viste panoramiche dall’alto sulla capitale della Corea del Nord. Per

il pomeriggio invece avrete a disposizione una scelta su come impegnare le ore rimanenti della seconda giornata nella capitale nordcoreana.

I patiti dell’architettura solenne e pretenziosa del regime locale potrebbero farsi accompagnare sino al Mausoleo di Tan’gun (40km, 35

minuti da Pyongyang) che fu eretto con grande sfarzo nel 1993 sul pretesto che alcuni archeologi locali avevano rinvenuto la tomba di

Tan’gun, il primo fondatore dello storico regno coreano. Purtroppo anche questa visita di carattere prettamente storico si va ad invischiare

con la propaganda poiché si è sparsa la voce secondo cui Tan’gun fu in realtà un antico progenitore della casata dei Kim. Per chi invece ne

avesse a sufficienza di queste iperboliche storie quasi parossistiche vi consigliamo di rimanere nel cuore della capitale spendendo un po più

di tempo nei buoni ristoranti del centro (che probabilmente servono i migliori piatti di cucina nordcoreana del paese), rimanendo a curiosare

tra le bancarelle e i numerosi negozi di souvenir (una stranezza per un paese sovietico) oppure perlustrando le stazioni sotterranee delle due

linee metropolitane di Pyongyang. Qui la metro non è solo un comodo mezzo di spostamento ma venne appositamente ideata dai suoi ingeneri

negli anni ’70 come un articolato e inespugnabile bunker anti atomico in cui la popolazione in caso di aggressione straniera avrebbe potuto

riparare per contenere le perdite. Come preannunciato vista l’impossibilità a godere delle viste notturne di Pyongyang per il coprifuoco de

facto esistente in città vi invitiamo a rimanere in giro almeno sino all’imbrunire e di fare rientro ai vostri alberghi giusto per la cena.

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In queste tre fotografie sono immortalati alcune delle aree più rappresentative del centro di Pyongyang, dalla vastissima e quasi eccessiva

Kim-Il-Sung Quare alla seicentesca Taedong Gate, antica porta della cintola muraria medievale che proteggeva l’accesso a Pyongyang.

Infine in terza immagine una vista accattivante della Juche Tower lungo il corso del fiume Taedong.

5° - 6° giorno: KAESONG - PANMUNJOM

Forse all’interno del chiuso e severamente regolamentato mondo nordcoreano nessun altro luogo al di fuori della capitale Pyongyang è tanto

aperto alle visite straniere quanto la cittadina di Kaesong e il vicino insediamento storico di Panmunjom, collocato giusto a cavallo della

DMZ (zona smilitarizzata). Il vero motivo che sottende questa eccezione sta nel fatto che a chiunque sia permesso di raggiungere questi

luoghi sarà inevitabilmente bombardato da una serie di siti propagandistici accuratamente ideati del governo comunista nordcoreano che

permetterà ai visitatori occidentali di vedere sotto una luce diversa l’odiato (localmente) imperialismo americano. Per quanto ci riguarda

invece i motivi di interesse di questa visita stanno nella possibilità di vedere uno stile di vita più autentico della Corea del Nord lontano dallo

sfavillio e dagli eccessi di Pyongyang e dalla effettiva possibilità di vedere con occhio differente la storia della penisola coreano rispetto alle

classiche visite che potrete compiere in Corea del Sud. Venire in questi luoghi senza conoscere almeno sommariamente la storia della Corea

del Nord equivale però a visitare i parchi Disney senza aver mai visto un cartone animato del colosso multimediale statunitense, non ci

capireste quasi nulla. La storia della Corea del Nord ha inizio nel 1945 quando il crollo dell’impero giapponese finì per far terminare anche

il controllo della penisola coreana e della Manciuria da parte del Sol Levante. Durante tale periodo storico tra i rivoluzionari patriottici che

particolarmente si distinsero per l’opposizione ai giapponesi si affermò Kim-Il-Sung che si pose alla guida del Partito dei Lavoratori di

Corea e che si pose a guida della nazione già nel 1946. Il leader promosse una politica di stampo chiaramente comunista nazionalizzando

industrie, banche, trasporti, promuovendo l’alfabetizzazione e la parità dei sessi e abolendo il regime feudale fino ad allora pilastro portante

della società nordcoreana. Tuttavia le tensioni e le sfere di influenza militari delle grandi potenze sopravvissute al conflitto (USA e URSS)

non tardarono ad acuirsi nella penisola coreana e si arrivò in breve nel 1948 alla suddivisione della regione lungo il limitare arbitrario del

38° parallelo ponendo così le basi per la divisione tra la Corea del Nord, filo sovietica, e quella del Sud, filo occidentale e americana.

Movimenti di truppe dei relativi eserciti ancora oggi di difficile comprensione e genesi causarono però nel 1950 il precipitare della situazione

che evolse nella nota Guerra di Corea che si protrasse sino al 1953. La guerra subì fasi profondamente differenti: a un iniziale quasi

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completa conquista della penisola coreana da parte delle truppe del nord (luglio 1950) seguì una rovinosa ritirata delle stesse dopo

l’intervento degli eserciti occidentali che intervennero su mandato delle Nazioni Unite (nell’ottobre del 1950 la Corea del Nord era ridotta a

brandelli di territorio nei pressi del confine cinese). L’intervento a sua volta delle truppe cinesi segnò un nuovo brutale cambio di rotta nelle

ostilità e nel 1951 Seoul cadde sotto i colpi degli eserciti comunisti. La situazione si stabilizzò di fatto intorno ad un labile confine nei pressi

del 38° parallelo che venne poi ratificato come confine ufficiale nel 1953. Da allora la Corea del Nord proseguì un percorso politico del tutto

a sé stante rispetto al resto del mondo: Kim-Il-Sung promosse una pesante industrializzazione del paese che sfiorò tassi di crescita del 10%

per diversi anni e che si promulgò nell’inviare (specie negli anni ’60) centinaia di spie e rivoluzionari nel Sud affinché agevolassero la

prevista rivolta della popolazione all’oppressore occidentale. Il passare degli anni e l’evoluzione economica delle due stati della penisola

coreana sancirono però ben più che le guerre l’egemonia del Sud rispetto al Nord Corea: aperto sempre più al capitalismo e alla

privatizzazione il Sud Corea divenne negli anni ’90 una delle più potenti tigri dell’economia asiatica mentre al contempo il Nord Corea

scivolò verso l’indigenza, la povertà e un clientelismo politico che fece naufragare ogni sogno dittatoriale di divenire una potenza regionale.

La situazione precipitò drammaticamente tra il 1994 e il 1998 quando la Corea del Nord venne colpita da una gravissima carestia alimentare

che causò secondo stime ufficiali ben 220.000 vittime (ma i più credono che i morti raggiunsero la cifre incredibile di 3 milioni di persone sui

20 milioni censiti) e che fecero giocoforza aprire il paese dal suo rigoroso isolazionismo al mondo esterno per ricevere indispensabili aiuti

alimentari. Il 1994 fu anche l’anno in cui morì il presidente-dittatore Kim-Il-Sung e in cui si iniziarono a sentire i primi venti di crisi di

carattere nucleare nella regione coreana. Nonostante la gente morisse letteralmente di fame il governo promosse infatti una proliferazione

militare volta al divenire una potenza nucleare mondiale e si susseguirono almeno sino al 2007 una serie di lanci missilistici nell’area

dell’estremo oriente che non fecero altro che far salire la tensione alle stelle con la Corea del Sud e il Giappone. Il 2007 sembrò essere un

anno di svolta in questo senso visto che fu permesso agli ispettori dell’AIEA di entrare in Corea del Nord, supervisionare le strutture presenti

e fu varato un piano per il disarmo nucleare in atto, tutto questo in cambio di aiuti economici. Inoltre si parlò apertamente di ripristinare i

collegamenti ferroviari tra la Corea del Nord e del Sud. La morte improvvisa di Kim-Jong-Il, successore di Kim-Il-Sung, nel 2011 fu accolta

inizialmente come un vero punto di svolta nel processo di avvicinamento delle coree visto che a capo dello stato fu posto l’allora ventottenne

e ampiamente occidentalizzato Kim-Jong-Un. Purtroppo negli ultimi anni le vecchie cattive abitudini sembrano averla avuta vinta nella

mente di Kim-Jong-Un che nel 2017 diede vita ad una vera e propria escalation di tensione per via di numerosi test missilistici nucleari nel

Mar del Giappone. Minacciato di atti di guerra da parte del presidente statunitense Donald Trump nei mesi scorsi il governo della Corea del

Nord sembra aver cambiato nuovamente rotta e sta promuovendo nel 2018 una serie di incontri volti alla distensione e alla pace tra le due

coree. Ma la situazione rimane fluida e l’evoluzione della crisi perdurante assai incerta.

Proprio sulle basi di questa recente storia va letta con interesse la visita alle città nordcoreane di Kaesong e Panmunjom (180km, 2 ore da

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Pyongyang). Kaesong è la più meridionale tra le grandi città della Corea del Nord, è sede di uno dei mercati di ginseng più famosi al mondo

ed inoltre è una zona a statuto speciale visto che qui lavorano diversi operai sudcoreani impegnati nelle industrie locali. Inutile dire che la

presenza militare qui è ingente ma in effetti potreste persino non accorgervene passeggiando per le pulite e verdi strade della cittadina o nel

piccolo nucleo storico centrale. Tra i siti di interesse artistico da non mancare vi ricordiamo le tumulazioni reali di e King Wanggon del XIV

secolo che si ergono appena a nord della città e la presenza entro la cerchia urbana del Sonjuk Bridge, un bellissimo ponte in pietra del 1216

e del Koryo Museum che espone oggettistica di stampo religiosa o confuciana all’interno del Songgyungwan Neo Confucian College,

risalente al 992 d.C. Se Kaesong vi terrà occupati tranquillamente per tutta la sesta giornata di viaggio la sesta giornata di questo tour tra

Corea del Nord e Manciuria cinese deve assolutamente essere riservata al luogo storico di Panmunjom, laddove si firmò il precario

armistizio che pose fine alla Guerra di Corea nel 1953. Ancora oggi questa terra di frontiera possiede uno charme del tutto singolare: per

accedervi dovrete passare una serie di rigorosi check point militari verso la DMZ (zona smilitarizzata) che però al contempo vi

permetteranno la rara possibilità di vedere la contesa linea di confine coreana dalla parte settentrionale. In quest’area della DMZ ci sono

diversi luoghi interessanti come il KPA Post che vi propone ricostruzioni delle posizioni di vedetta e dei quartier generali degli eserciti

contrapposti lungo la linea di confine, la Sala dell’Armistizio nella quale venne firmato il cessate il fuoco del 1953 (sarete come sbigottiti di

fronte alla maniera sfacciatamente propagandistica in cui gli eventi storici vengono presentati al fine di far risultare tale atto come una

straordinaria vittoria dell’esercito nordcoreano) oltre ovviamente alle postazioni che sorvegliano la linea di confine della DMZ in sé. Tour

guidati vi porteranno persino proprio sulla linea del confine in un sinistro contesto nel quale in un silenzio irreale sarete costantemente

osservati da militari armati di tutto punto pronti a intervenire con le munizioni in caso di necessità. Qui gli eserciti si guardano faccia a

faccia in un clima di tensione costante sin dal 1953 ma la voglia di evadere dei nordcoreani verso il Sud nel corso degli anni non fa fermato il

proliferare di una serie di tunnel clandestini scavati sotto la DMZ lungo i quali funzionari del sud stimano essere entrati in Corea del Sud

migliaia di irregolari nel corso di svariati decenni. Vi raccomandiamo se deciderete di venire sino in queste terre contese sul lato

nordcoreano della DMZ di attenervi rigorosamente alle indicazioni dei vostri accompagnatori, eviterete pericolose tensioni con le autorità

locali e rischi di finire imprigionati per non ben chiariti motivi. Se sarete scrupolosi potrete vivere un’esperienza sicuramente unica nel suo

genere, salvo poi essere ricondotti a sera a Pyongyang (180km, 2 ore) in cui trascorrere la vostra ultima notte in Corea del Nord.

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Nelle prime due immagini sono ritratti i due principali siti di interesse storico di Kaesong, cittadina industriale nordcoreana volta al

commercio del ginseng. Si tratta in prima fotografia delle Tombe di King Kongmin, mentre nella seconda del secolare Sonjuk Bridge. In terza

immagine invece il posto di frontiera di Panmunjom, sede dell’armistizio del 1953 e vero simbolo della DMZ e delle tensioni coreane.

7° - 8° giorno: SHENYANG

La settima giornata di questo ardito viaggio tra la Corea del Nord e la Manciuria corrisponde al momento in cui dopo giorni trascorsi tra

sbigottimento e perplessità nella singolarissima società nordcoreana si fa finalmente rientro alla civiltà più libera e di stampo

occidentalizzato della Repubblica Popolare Cinese. L’unico modo per poter espatriare dalla capitale Pyongyang per raggiungere in tempi

adeguati la Manciuria è quello di prendere i voli che la compagnia aerea Air Koryo effettua tra la capitale nordcoreana e la metropoli di

Shenyang (1 ora di volo circa, gli aerei decollano in genere di mercoledì e sabato). Shenyang non è solo la porta di ingresso della Manciuria

ma la metropoli più grande e caotica di tutte le province nord-orientali della Cina (la settima di tutta la nazione in questa speciale classifica)

arrivando a contare con l’hinterland l’esorbitante quota di oltre 8 milioni di abitanti, molti dei quali impegnati nelle numerose attività

industriali presenti. Shenyang vanta una fondazione antichissima (IV secolo a.C.) ma salì per la prima volta alla ribalte delle cronache

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storiche nel 1644 quando divenne la capitale dei Manciù con l’appellativo di Mukden. Altro fatto che plasmò la storia locale fu il cosiddetto

“indicente di Mukden”, ossia lo scoppio di una bomba di matrice mai ben chiarita nel 1931 che venne sfruttato dai giapponesi come casus

belli per invadere e annettere i territori della Manciuria ai possedimenti dell’isola dell’estremo oriente (situazione che sarebbe perduta sino

dl termine della seconda guerra mondiale). Dopo essere atterrati col vostro volo proveniente dalla Corea del Nord probabilmente ogni luogo

vi apparirà più amichevole di Pyongyang ma ad essere onesti il traffico imperante, le desolate periferie post industriali e l’animo schivo degli

abitanti del capoluogo del Liaoning non solo indubbiamente il miglior biglietto da visita della Cina. Ad ogni modo se darete un po' di tempo a

Shenyang e vi fiderete ciecamente della nostra trattazione arrivando nel cuore della metropoli avrete modo di rintracciare un paio di siti di

interesse intriganti con cui allietarvi il pomeriggio dell’ottava giornata di viaggio e il mattino della tappa successiva dell’itinerario. Situato

in prossimità del centro di Shenyang il Palazzo Imperiale (Shenyang Gugong) è un lascito storico di altissima caratura voluto dagli

imperatori Nurhachi e Huang Taiji tra il 1625 e il 1636 e che ospitò la dinastia Qing sino al 1644. Dei 114 edifici costituenti solo alcuni sono

aperti al pubblico ma vale davvero la pena di perlustrarne le aree accessibili, tra cui i fastosi appartamenti reali. L’altro grande sito di

interesse di Shenyang è il Parco Beiling (Beiling Gongyuan), che oltre ad essere una deliziosa area verde che i cittadini del capoluogo del

Liaoning amano raggiungere appena possono per sfuggire allo smog e al caos del resto della metropoli, è anche il sito dove si collocano le

Tombe Settentrionali. In queste raffinatissime tumulazioni (spesso meglio mantenute che il Palazzo Imperiale) riposa tra gli altri anche

l’imperatore Huang Taiji nella cosiddetta Tomba Luminosa (Zhao Ling) che finge da punto focale di tutta l’area funebre. Oltre che per questi

due siti artistici Shenyang ha davvero poco da offrire ai visitatori che in genere dopo aver trascorso la prima giornata nel Palazzo Imperiale

e nella limitrofa Zhong Jie (adiacente via dello shopping) e la prima parte della seconda giornata nel Parco Beiling si riservano tutta la

seconda metà dell’ottava giornata di viaggio per effettuare il trasferimento da Shenyang sino al borgo montano di Baihé (575km, non meno

di 6 ore e mezza di guida effettiva) che funge da perfetto punto di accesso nei giorni successivi al Parco Nazionale di Changbai Shan, nella

provincia di Jilin.

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In prima immagine una vista panoramica sul cuore moderno della metropoli laboriosa di Shenyang, principale megalopoli in termini di

abitanti di tutta la Manciuria. Al centro invece uno scorcio del seicentesco Palazzo Imperiale Qing mentre a destra le aiuole perfettamente

fiorite del Parco Beiling, luogo di sepoltura delle dinastie che governarono l’antica Mukden, capitale della Manciuria.

9° - 10° - 11° giorno: PARCO NAZIONALE DEL CHANGBAI SHAN

Vera perla della Manciuria il Parco Nazionale del Changbai Shan (Monti Sempre Bianchi) è una gigantesca area protetta (2100 kmq) che si

allunga a ridosso del confine tra la provincia cinese dello Jilin e la sezione settentrionale della Corea del Nord. Questo articolato sistema

montuoso contraddistinto da inverni davvero gelidi (non sono rari i -45° alle quote più elevate) si caratterizza per picchi montuosi che si

elevano ben oltre i 2000m (la vetta più elevata è il Monte Paekdu, 2744m) e che sono ammantati verso la loro sommità dal solido permafrost

mentre alle quote meno irte si estendono fittissime foreste montane composte da betulle, pini coreani e ginseng che sono uno degli ultimi

rifugi della tigre siberiana e del leopardo dell’Amur. Per visitare il parco del Changbai Shan dovrete necessariamente attendere che la bella

stagione renda praticabili le strade di accesso al parco dopo le consistenti nevicate invernali (non veniteci prima di giugno) e una volta qui,

ovviamente, chiunque non vedrà l’ora di potersi approcciare al mitico Lago Celeste, uno straordinario bacino lacustre dalle acque blu

cobalto (o ghiacciate a seconda della stagione) che occupa un enorme cratere venutosi a formare nel 969 d.C. Circondato da ben 13 vette

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montuose imponenti e largo 13km il Tian Chi (Lago Celeste) è sorvegliato a breve distanza anche dal Monte Paekdu e si colloca a 2194m di

quota giusto sul confine cinese-coreano. Proprio per tal motivo vi risulterà impossibile (purtroppo, e non provateci altrimenti andrete

incontro a serissimi problemi con le autorità di frontiera) compiere l’intero periplo del lago nel corso dell’escursione giornaliera che vi

condurrà qui da Baihé (85km, 90 minuti) ma sarete ricompensati ugualmente da uno degli scenari montuosi più belli di tutto l’Estremo

Oriente e da una pace che spesso aleggia su queste terre davvero imperscrutabile. Un aspetto curioso sono le dicerie secondo cui il lago pare

essere dimora di un mostro marino (guaiwu) che ha il potere di rendere sfocate tutte le fotografie dei curiosi che cercano di immortalarlo e

che sia anche la casa di Hwanung, signore del paradiso coreano, che discese qui nel 2333 a.C. per fondare lo stato della Corea.

Due immagini che rendono giustizia dello straordinario Lago Celeste, perla indiscussa del Changbai Shan National Park che si estende

giusto a cavallo del confine tra Cina e Corea del Nord. In prima immagine una veste autunnale , in seconda una estiva.

Se il Lago Celeste è sicuramente l’attrazione principale del parco di Changbai Shan vi raccomandiamo di mettere in conto almeno un’altra

giornata in quei di Baihé per esplorare alcuni angoli meno frequentati dell’area e per questo altrettanto suggestivi. Di grande impatto sono le

Changbai Pubu, alte (68m) cascate che scrosciano in prossimità dell’abitato e di invitanti sorgenti termali ideali per un po' di relax. Altri

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specchi d’acqua assolutamente imperdibili sono lo Xiao Tian Chi (Piccolo Lago Celeste) e lo Lu Yuan Tan (Laghetto Verde), ambedue

raggiungibili quasi in auto da Baihé, che si collocano tra le fitte foreste locali e che offrono splendide opportunità di trekking nelle montagne

del Changbai Shan (ma attenzione a non sconfinare in Corea del Nord). I più fortunati o chi ama sveglie assai mattutine potrebbero poi avere

la fortuna di imbattersi anche in diversi esemplari di fauna selvatica, ma gli avvistamenti di tigri o leopardi ricordate che sono un evento del

tutto eccezionale. Il nostro consiglio per una visita senza premura delle vette del Changbai Shan è quello di riservarvi almeno tre giorni interi

per quest’area, preferibilmente scegliendo come base in zona il villaggio di Baihé che propone diverse sistemazioni per la notte e ristoranti

pensati proprio per i turisti.

Alcune fotografie iconiche del Parco Nazionale di Changbai Shan: dalla rarissima ma maestosa tigre dell’Amur (che ultimamente ha dato

segni di ripresa in termini di presenza numerica), all’indimenticabile Lago Celeste in gelida chiave invernale, sino alle roboanti cascate di

Changbai Pubu tutto qui evoca scenari naturali incontaminati e selvaggi.

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12° - 13° giorno: HARBIN

Ultima grande metropoli della Manciuria verso gli infiniti paesaggi della Siberia russa Harbin (quasi 5 milioni di abitanti) gode di

un’atmosfera molto più serena e a misura d’uomo rispetto a Shenyang, fattore dovuto alla particolare attenzione che la popolazione locale

pone nei confronti della regolamentazione del traffico e alla malcelata soddisfazione di essere stata riconosciuta come la sede della parlata

più autentica del cinese mandarino al di fuori di Pechino. Anche se i primi insediamenti umani nell’area di Harbin sono stati fatti risalire al

3500 a.C. circa la fondazione vera e propria della città la si deve ai russi nel 1898 che ampliarono un minuscolo villaggio dell’attuale

provincia cinese dell’Heilongjiang nel corso della costruzione di una sezione accessoria alla ferrovia transiberiana che varebbe collegato

Vladivostok alla cittadina portuale di Dalian. Il risultato fu eclatante e nel volgere di un secolo appena questo avamposto umano nel cuore

della Manciuria si è sviluppato sino a divenire una tentacolare megalopoli moderna, ancora caratterizzata da una cospicua minoranza russa

tra le file della sua popolazione (mentre la folta comunità ebraica novecentesca è ormai sparita da decenni).

Sotto un profilo di visita il cuore di Harbin è costituito dal quartiere di Daoliqu che ruota attorno alla pedonalizzata strada di Zhongyang

Dajie su cui affacciano alcuni monumentali palazzi novecenteschi che tradiscono la genesi russa della città. Sono diversi gli edifici di culto di

diverse confessioni presenti nel Daoliqu di Harbin e tra questi meritano sicuramente una menzione la Harbin Youtai Huitang, antica

sinagoga del 1909 oggi sapientemente restaurata, e la Sheng Suofeiya Jiaotang (Chiesa di Santa Sofia) di squisite fattezze ortodosse con

cupole a bulbo e colori sgargianti. Questo edificio di culto cristiano del 1907 è spesso considerato il più alto monumento in termini di valori

artistici di tutta la Manciuria. Sempre limitrofo al quartiere di Daoliqu non si può poi ricordare lo Zhaolin Gongyuan, un vasto parco urbano

che diventa l’epicentro dei notissimi festeggiamenti invernali dell’Harbin International Ice & Snow Sculpture Festival, una manifestazione

durante la quale questo parco (con la fluviale area verde del Taiyangdao Gongyuan-Parco dell’Isola del Sole) vengono letteralmente invase

da elaboratissime sculture di ghiaccio realizzate da artisti del posto e internazionali che rendono davvero magico l’atmosfera della cupa e

gelida notte invernale di Harbin. Sono invece opzioni valide tutto l’anno la possibilità di cimentarsi nella raccolta di souvenir o di

manifatture locali da importare a casa presso i numerosissimi negozi di Zhongyang Dajie oppure fermarsi per sontuosi pasti nei ristoranti di

Daoliqu che servono una cucina imperniata su portate assai sostanziose ma indiscutibilmente apprezzabili.

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Harbin, principale città di interesse turistico della Manciuria, possiede forti connotati russi al suo interno che evocano la sua recente (1898)

fondazione avvenuta per mano dei vicini stranieri. Passeggiate lungo la sempre affollata e pedonalizzata Zhongyang Dajie, rimanere

inebriati dalle viste serali della splendida Chiesa di Santa Sofia o rimanere letteralmente a bocca aperta dinnanzi alle gigantesche e

raffinatissime sculture in ghiaccio dell’Harbin International Ice & Snow Sculpture Festival è davvero qualcosa di unico nel suo genere.

Vista la distanza consistente di Harbin da Baihé e dal parco di Changbai Shan (540km, non meno di 7 ore e mezza di viaggio effettivo) vi

suggeriamo caldamente di prevedere almeno due giorni interi da dedicare al capoluogo della provincia dell’Heilongjiang riservandosi tutta

la seconda giornata per la scoperta del centro di Harbin. Al fine di non rendere la tredicesima tappa dell’itinerario un mero trasferimento

terrestre verso il cuore della Manciuria vi esortiamo a compiere una sosta un’oretta prima di entrare in vista di Harbin presso il tristemente

noto Centro Sperimentale Giapponese per la Guerra Batteriologica. Si tratta di uno dei luoghi più macabri, folli e impietosi in cui l’animo

umano abbia mai realizzato torture e pratiche sui suoi simili. Qui tra il 1939 e il 1945 ben 4000 persone (civili o prigionieri di guerra)

vennero sottoposti a ibernazione da vivi, vivisezioni, test di prodotti farmaceutici sperimentali, infettati con virus artificiali e non

volontariamente e altre pratiche pseudo mediche per comprendere come reagisse il corpo umano a diversi stimoli. L’agghiacciante

complesso è ormai divenuto un museo che diversi pannelli che esplicano tutte le attività qui perpetrate. Si tratta sicuramente di una visita non

adatta ai deboli di cuore e di animo, ma è comunque una doverosa pagina nel viale dei ricordi delle follie perpetrate durante la seconda

guerra mondiale.

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Come molti luoghi di frontiera anche Harbin e la Manciuria settentrionale sono posti in cui stridono tra loro felice modernità e lugubre

passato. Se nelle prime due immagini si possono ammirare altre magnificenti sculture in ghiaccio illuminate da luci variopinte notturne in

terza immagine c’è uno scorcio del lugubre museo interno alla famigerata Unità 731 del Centro Sperimentale Giapponese per la Guerra

Batteriologica che sperimentò tra il 1939 e il 1945 ogni tipo di abietta tortura e pratica su 4000 inermi persone.

14° giorno: trasferimento fino in Italia

Volare a ritroso dal cuore della Manciuria sino in Italia è ormai impresa decisamente abbordabile, questo grazie al fatto che i collegamenti

da e per la Cina si sono notevolmente sviluppati negli ultimi anni nei confronti del Bel Paese. Ad oggi nessun aeroporto vanta voli diretti tra

Harbin e l’Italia ma compiendo un primo scalo in uno dei principali hub cinesi (Pechino, Shanghai, Wuhan, Xi’an, Nanjing) potrete

raggiungere la madrepatria nel volgere di sole 16-24 ore. Sommando questo al fatto che la tratta si svolge lungo un percorso est-ovest a

favore di cambio di fuso orario è consuetudine che ci voglia un singolo giorno di viaggio per completare il viaggio di rientro dalla Cina.

Un’avvertenza va fatta solo in merito ai prezzi, generalmente più bassi se volerete verso Roma piuttosto che in direzione di Milano. Esistono

ad ogni modo anche opzioni a più basso costo ma che prevedono due o tre scali intermedi lungo la tratta. Ipotesi francamente da riservarsi a

chi ha poco denaro ma molto tempo a disposizione.