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PARROCCHIA CORPUS DOMINI - Piazzale A. Rolla 3 - 43123 Parma (PR)Tel. 0521493519 - Fax 0521466278 - E-mail: [email protected]: dominiblog.wordpress.comSegreteria: dal lunedì al sabato 9:00 - 12:00 e 15:30 - 18:00
CORPUS DOMINI NEWS
10 novembre 2018 quella della protezione umanitaria, sussidiaria o l’asilo poli�co. Nel 2013 Mursal riceve la seconda, la protezione sussidiaria. Lascia per un altro anno l’Italia, dove ritorna nel giugno del 2014: è qui e ora che viene coinvolto nel proge�o SPRAR del CIAC e nel novembre dell’anno successivo, dopo se�e an-ni, trova una nuova famiglia. Mursal confida che, come tan� altri suoi compagni di viaggio, “si arriva con tante aspe�a�ve. Con il desiderio di risolvere subito tu� i problemi”. Così non è: “ricevere la proposta di convivere con una nuova famiglia porta con sé tan�ssime domande e preoccupazioni. Ma varcata la soglia di casa della famiglia Campanini-Dallasta - confida Mursal - non ho più avuto alcun �more, pregiudizio, paura”. Sen-�men� tu� umani e leci� che sono scomparsi, quindi, quando “sono stato accolto da persone che con spontaneità si vogliono bene. E che a me ne hanno voluto tanto, così come ne ho voluto tanto io per loro”.Termina� i nove mesi in famiglia previs� dal pro-ge�o, Mursal riceve da Stefano e Michele, i compo-nen� più giovani della famiglia ospitante, la propo-sta di rimanere ancora. Ed è questo che Mursal, oggi mediatore linguis�co al CIAC e indipendente dal punto di vista abita�vo, ricorda con più emozio-
ne. “È stata per me anche un’esigenza chiedergli di rimanere ancora - racconta Stefano -. Abbiamo vissuto insieme la perdita improvvisa di un fami-gliare caro. Ha toccato con mano il dolore di un’intera famiglia e ha condiviso con noi il passa-to di ricordi e il futuro che ci aspe�ava. Lo sen�a-mo parte della nostra famiglia. Un satellite che con�nua a ruotare a�orno a noi”.Mursal è ora in a�esa del riconoscimento del di-
ploma conseguito in Somalia e “se tu�o andrà
bene, proseguirò gli studi in Scienze Poli�che
all’Università di Parma”. Riavvolge il nastro del
racconto, torna con il pensiero alla sua famiglia in
Somalia che “grazie alla tecnologia sento quasi
tu� i giorni”. Torna alla sua ci�à, a Mogadiscio:
“dove sono vissu� anche i vostri bisnonni durante
il colonialismo” - sorride -. Saluta così, con un sor-
riso che sancisce un legame forte e indissolubile
tra il paese in cui vive oggi e il paese in cui è nato.
Un legame sincero che unisce due famiglie: quella
che ha avuto il coraggio di lasciarlo par�re e di
affidarlo a un des�no carico di speranza ma igno-
to e quella che ha avuto il coraggio di accoglierlo
come un figlio.
Ma�a
calendario parrocchiale
10 sabgruppo sposi "Tobia" ore 19:15 celebrazione eucaristicacena ed incontro in oratorio
11 dom "la Chioccia" (4°gruppo) ore 9:30 in oratorio
13 marConsiglio Pastorale della Nuova Parrocchiaore 21 in San Giovanni Battista
16 ven gruppo ministri della Comunione ore 21 in canonica
17 sab gruppo sposi seniores ore 18:30 presso famiglia Amadei
18 dom "la Chioccia" (3°gruppo) ore 9:30 in oratorio
20 mar incontro di formazione per giovani ed adulti ore 21 sala gialla
25 dom "la Chioccia" (1°gruppo) ore 9:30 in oratorio
27 mar Servizio Ministeriale ore 21
Ci riuniamo insieme per chiedere perdono al Signore, come comu-nità parrocchiale, per riscoprire la gioia di essere abbraccia� e ama� dal Padre.Durante l’incontro sarà possibile, per gli adul�, i giovani e i ragazzi che lo desiderano, la Confessio-ne individuale e ricevere il Sacra-mento del Perdono.Per tu� (anche per i più piccoli) sarà l’occasione per vivere un momento bello di richiesta di perdono e riconciliazione a�ra-verso l’ascolto della Parola di Dio, i ges�, il canto.
sabato 1° dicembre
ore 15,30 in chiesa
1 sabcelebrazione comunitaria della RICONCILIAZIONEore 15:30 in chiesa
2 dom "la Chioccia" (2°gruppo) ore 9:30 in oratorio
7 ven Un’Ora di Ascolto “Salmi Giorno e Notte” ore 21 in chiesa
8 sabFesta adesione Azione Cattolica della Nuova Parrocchiaore 11:30 in chiesa e pranzo
9 dom "la Chioccia" (3°gruppo) ore 9:30 in oratorio
11 marConsiglio Pastorale della Nuova Parrocchiaore 21 in sala gialla
Non sono aggiornato sulla musica che i ragazzi ascol-
tano, così in occasione dell’ul�mo campo fa�o con loro, volendo rinno-vare le canzoni da accompagnare in-torno al fuoco con la chitarra, ho chiesto consiglio. Sono arrivate diver-se proposte nuove, ma una su tu�e è risultata richies�ssima: “Credo negli esseri umani”. Mi ha fa�o piacere scoprirla, anzi – cantandola e rican-tandola – mi sono accorto che avevo proprio bisogno di quelle parole: una professione di fede negli “esseri uma-ni che hanno il coraggio di essere umani”.
Sì, credo negli esseri umani, credo che la filigrana del nostro essere a immagine e somi-glianza di Dio sia ciò che può sostanziare la vita di tu�, di ciascuna e di ciascuno.
Credo nel coraggio di coloro che lasciano la terra d’origine, affrontano lunghe migrazioni su-perando mari e fron�ere, bussano alla porta di culture a loro sconosciute e con tenacia intrec-ciano le loro vite con le nostre.
Credo nel coraggio di chi, scoprendo nella propria ci�à nuovi vol� e inusuali colori della pelle, sa migrare al cuore di se stesso e superare il mare di paure che ogni cambiamento nella geografia umana porta con sé.
Credo nel coraggio dei più piccoli, bimbe e bimbi, na� qui o giun� da ogni dove, che cresco-no insieme nelle nostre scuole conten� di gioca-re a nascondino correndo tra le piante dei giar-dini e intessendo filastrocche con le differen�
inflessioni di tu�e le lingue del mondo.
Credo nel coraggio dei più grandi, degli adul�, chiama� a non disperdere il dono rac-chiuso nell’epoca che ci è dato di vivere, certo difficile - quale epoca, in fondo, non la è stata? -, ma così gravida di futuro e di a�ese.
Credo nel coraggio di tu� noi nel sapere leggere in profondità ciò che sta accadendo, li-beri da pregiudizi, slogan, strumentalizzazioni; capaci - laddove occorre – anche di resistenza cri�ca e di disobbedienza civile. Una occasione unica e urgente è proprio di ques� giorni: la leg-ge su sicurezza e immigrazione. L’esito delle eventuali nuove norma�ve toccherà da vicino i diri� fondamentali di molte persone, dunque la dignità di tu�. Questo numero del giornalino parrocchiale è nato per questo, come aiuto e invito ad avere il coraggio di essere umani.
don Marco
S i fa alla svelta a parlare di decre�, di SPRAR, di CAS, di protezione umanitaria, di rimpatri, di
numeri (più o meno veri�eri), di sbarchi e di clande-s�ni: per la maggior parte di noi restano acronimi o sono problemi confina� a norme di pubblica sicu-rezza cavalca� dal poli�co di turno. La ques�one cambia un po’ quando � accorgi im-provvisamente che dietro a queste sigle c’è una per-sona che tu conosci bene, che negli anni hai impara-to a conoscere, di cui � sei fidata, con cui hai condi-viso i pas� o le gite o i problemi scolas�ci dei figli.Improvvisamente � accorgi che non è proprio ugua-le agli altri tuoi vicini di casa, ma che da un giorno all’altro, e proprio da un giorno all’altro, quella per-sona e i suoi figli possono finire nel nulla giuridico, essere considera� clandes�ni, e perdere tu�o quel-lo che fa�cosamente hanno raggiunto anche insie-me a te.
S trilli, risate, pian� di bimbi e voci incomprensi-bili… Ques� i suoni che spesso risuonano nella
nostra canonica e possono sorprendere chi non è frequentatore abituale.Da parecchi anni la parrocchia ha deciso di des�na-re i due appartamen� della canonica a famiglie in gravi difficoltà abita�ve. Da qualche anno vi risie-dono due nuclei familiari compos� da donne rifu-giate con i loro bimbi, nell’ambito del proge�o Sprar (Sistema protezione richieden� asilo e rifu-gia�) in collaborazione con Ciac (Centro immigra-zione, asilo, cooperazione). La presenza nella casa parrocchiale di bimbi di al-tri paesi e delle loro giovani mamme ha sollecitato la nostra disponibilità e ci ha coinvolto in modo di-verso, me�endo in moto relazioni di aiuto, pro-ge�, amicizie, legami profondi. Il dramma dell’immigrazione non è più solo un interesse civile, la presa di coscienza di un fenomeno di dimensioni storiche, ma è diventato anche un affare, come di-re, di famiglia. È stato quindi seguito con molto interesse l’incon-tro tenuto nel salone polivalente la sera del 24 o�obre scorso. Si cercava di capire insieme quali conseguenze potrà avere il Decreto ministeriale Immigrazione Sicurezza, approvato dal governo il 4 o�obre ed entrato in vigore il giorno successivo (ora in discussione al parlamento; diventerà legge il 5 dicembre), in Italia, sul nostro territorio, a casa nostra. Ci ha aiutato Talita Pini, operatrice legale di Ciac, che ha ricordato come la volontà di chiudere le fron�ere all’immigrazione non sia solo di oggi e non sia solo un problema italiano. Per quanto ri-guarda il nostro paese, già la legge Bossi -Fini, pre-tendendo che gli immigra� avessero alla partenza un contra�o di lavoro, aveva reso pra�camente impossibile l’ingresso legale in Italia. Ma le mo�va-zioni a cercare rifugio in Europa dal proprio paese (guerre, cares�e, sfru�amento, situazioni di gravi ingius�zie, fame, persecuzioni…) non sono diminui-
te e l’immigrazione con�nua, anche se negli ul�mi tempi si è rido�a, e nonostante che la maggior par-te di chi fugge dal proprio paese cerchi rifugio nei paesi vicini. L’unico modo per poter stare legalmente in Italia e in Europa è o�enere lo status di rifugiato, o una forma di “protezione”. Fra le varie �pologie di pro-tezione la più numerosa è quella “umanitaria”, che viene concessa fra l’altro a chi nel proprio paese non vede riconosciu� i diri� fondamentali (art. 10 della Cos�tuzione italiana). Ebbene, il Decreto Sal-vini, fra le altre restrizioni, abolisce la protezione umanitaria svuotando di fa�o lo Sprar, uno stru-mento considerato un modello in Europa, capace di inserire le persone nella società fin dal loro arrivo. Ques� stranieri non potranno più avere una cer�fi-cazione anagrafica, accedere a formazione, �rocini, corsi di lingua… Di fa�o, non essendo possibile rim-patriarli tu� e togliendo loro ogni possibilità di per-corsi legali di integrazione, li si consegna alla cri-minalità, producendo più insicurezza. Il discorso è complesso, e le conseguenze dramma�che.Consapevoli della gravità della situazione abbiamo partecipato numerosi alla manifestazione di prote-sta che si è tenuta sabato 27 in piazza Garibaldi, come in molte piazze d’Italia. Erano presen� varie associazioni interculturali, di volontariato e sempli-ci ci�adini, senza insegne di par�to o di gruppi poli-�ci; sventolavano solo le bandiere arcobaleno della pace. Dopo l’intervento introdu�vo di Chiara Mar-che� di Ciac, hanno preso la parola il presidente Emilio Rossi “… cen�naia di migliaia di persone ven-gono a trovarsi senza permesso di soggiorno e pri-ve di diri�, in una condizione di illegalità di fa�o". Si sono sussegui� gli interven� di don Valen�ni per Betania, il pozzo di Sicar, l’assessora al Welfare del Comune di Parma Laura Rossi “il decreto sull’immi-grazione è una sciagura”, e vari sindaci della provin-cia, preoccupa� per le conseguenze che si avranno sul tessuto sociale dei loro territori.
INTERESSE, SGOMENTO, PROTESTA:
Insomma, � sen� un po’ umiliato anche come ci�a-dino italiano, non hai più nulla da proporre e co-struire insieme, perché sai che potres� non poterlo più fare.E allora � rendi conto concretamente e personal-mente che c’è qualcosa che non va: il percorso di accoglienza, di condivisione, di comunità reciproca che stava dando qualche fru�o non solo alla perso-na accolta, ma anche a noi ci�adini di serie A, può svanire nel nulla, rendendoci tu� più insicuri e in balia delle nostre paure.Nonostante i decre� e le incertezze, tu� i momen� belli e anche meno belli, vissu� insieme, hanno dato buon fru�o. L'affe�o e l'amicizia nata tra di noi è la prova che tu�o quello che fai con il cuore scavalca e cancella le diversità. Noi andiamo avan� comunque e senza lasciarci rubare la speranza.
Maria e Antonella
S e�e anni di viaggio separano le due famiglie di Mursal, quella somala di origine e quella emilia-
na di accoglienza. Se�e anni racconta� in poco me-no di un’ora, sedu� a tu per tu a un tavolino del bar del Corpus Domini, diventato presto un immagina-rio atlante geografico, storico e poli�co a�raversato in lungo e in largo, da Mogadiscio a Parma. Mursal racconta la sua storia senza esitazione, con chiarez-za e minuziosità, con la consapevolezza di chi porta sulle spalle anni dramma�ci ma oggi tasselli di una storia appassionante, una storia per cui “è impor-tante essere qui”. Dicembre 2008. In Somalia non c’è organo statale e governa�vo che la rappresen�. Gruppi arma� semi-nano stragi e terrore. Mursal ha 18 anni e lascia la sua numerosa famiglia, sei membri. Raggiunge la Libia un anno e mezzo dopo, passando per Kenya, Uganda e Sudan e affidandosi a traffican� illegali: per sfuggire a una morte quasi certa, “non ci sono purtroppo alterna�ve”. Il viaggio si interrompe bru-scamente: è il maggio 2009 e Mursal viene arresta-to e incarcerato, come previsto dall’accordo s�pula-to tra il governo Berlusconi e Gheddafi. Che nel lu-glio del 2010 concede l’amnis�a in occasione delle celebrazioni della sua presa di potere nel paese: “dopo un anno, 2 mesi e per la precisione 10 giorni sono di nuovo libero”.
Il tempo e le date fisse e puntuali nella memoria,
come se raccontasse ciò che ha vissuto pochi giorni
prima, scandiscono il suo racconto: la vita a Tripoli
dopo la scarcerazione senza documen� e amici, lo
scoppio della guerra civile nel febbraio del 2011. Nel
giugno dello stesso anno “finalmente si è aperto il
mare”: un viaggio durato ven�qua�r’ore, poi la ter-
ra. Lampedusa, la Puglia, Campobasso, Bologna e
Guastalla. Ad aspe�arlo qui una commissione a cui
raccontare il proprio passato e il perché della sua
disperata fuga, per ricevere in cambio un permesso
di soggiorno. Di fronte a lui ci sono tre possibilità:
“E adesso i nostri nuovi vicini di casa rischiano di finire nel nulla…”
Sette anni di viaggio, una famiglia che ti accoglie… e ti chiede di restare
MIGRAZIONI: STORIE DI ACCOGLIENZA E DI LEGAMI
2 5 segue
Durante l'evento è stato possibile so�oscrivere un appello pubblico per la modifica in sede par-lamentare del decreto. Alla protesta si sono uni-te le voci del coro Shosholoza del Centro intercul-turale di Parma.Una manifestazione, la nostra, forte nella prote-sta, pacifica, che ha accomunato quan� hanno a cuore l’accoglienza, la condivisione, la gius�zia, la legalità. Come ha de�o Bertolt Brecht “Quando l’ingius�zia diventa legge, la resistenza diventa dovere”.
Brunella
In via Bandini 6, presso i locali della nostra par-rocchia, ha sede il CIAC (Centro immigrazione,
asilo, cooperazione internazionale), che insieme al Comune di Parma ges�sce il proge�o SPRAR
(Sistema di protezio-ne per richieden� asilo e rifugia�), cioè l’insieme di servizi vol� all’integrazione dei rifugia� nella realtà parmense.Abbiamo rivolto alcu-ne domande a Chiara
Marche� (nella foto), responsabile Area pro-ge�azione dell’associazione.
• In cosa consiste il proge�o SPRAR?Lo SPRAR è cos�tuito dalla rete dei comuni e la stru�ura centrale di coordinamento è ges�ta dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italia-ni). Questo impianto garan�sce il controllo della spesa (non c’è spazio per il “business”) e favorisce l’u�lizzo dei servizi già esisten� sul territorio (sanità, insegnamento della lingua italiana, servizi sociali del comune, ecc.).Il sistema SPRAR è stato pensato come il �po di intervento normale per affrontare il fenomeno delle immigrazioni forzate. Essendo però diventata insufficiente la capacità di assorbimento di tale sistema, a causa del repen�-no incremento degli arrivi in rapporto ai pos� di-sponibili, dal 2014 si è affiancato un sistema emergenziale ges�to dallo stato tramite le pre-fe�ure che è cos�tuito dai CAS (Centri di Acco-glienza Straordinaria) da� in affidamento a priva� a volte con scelte oculate a volte con quello che si
riesce a trovare (associazioni, coopera�ve, ma anche ad altri tra cui alberghi ecc.).
• In che modo il decreto influisce sullo SPRAR?Il decreto prevede di fa�o uno smantellamento dello SPRAR. Questo strumento doveva essere potenziato prevedendo il superamento dei CAS. Infa� ha dato o�mi risulta� (solo l’anno scorso a Parma più di 100 rifugia� sono sta� inseri� nel mondo del lavoro) sia per le persone accolte che per le comunità locali (accoglienza in apparta-men� in stre�o conta�o con i servizi comunali e con la realtà sociale circostante, presenza di ope-ratori qualifica�, cordoni della borsa in mano al controllo pubblico). Invece il decreto sancisce che lo SPRAR potrà ac-cogliere solo �tolari di protezione internazionale e minori non accompagna�, escludendo quindi sia i richieden� asilo che i beneficiari di protezio-ne umanitaria (una par�colarità italiana in a�ua-zione dall’art. 10 della Cos�tuzione), �pologia che viene abrogata.Le nuove disposizioni, calate sullo stato a�uale, sono in grado di ridurre del 70% la necessità di pos� in questo servizio.Invece ad affermarsi sarà quel sistema emergen-ziale (CAS) che in numerosi casi aveva dato luogo ad abusi e suscitato le proteste delle comunità e delle is�tuzioni locali: nei CAS non è infa� previ-sto un raccordo integrato al servizio pubblico e, secondo le nuove norme, diventerebbero ancora di più dei luoghi di “parcheggio” di grandi dimen-sioni e con servizi rido� all’osso (di fa�o quasi esclusivamente vi�o e alloggio).
• Quale l’impa�o sul territorio?Il decreto produrrà sicuramente un aumento
3
PIÙ MARGINALITÀ, SFRUTTAMENTO E CLANDESTINITÀ
segue
dell’irregolarità e della marginalità sociale. L’a-brogazione della protezione umanitaria impedirà a cen�naia di richieden� asilo di essere ricono-sciu� e quindi di poter rimanere legalmente sul territorio. Già oggi, per effe�o del decreto in vi-gore dal 5 o�obre, a mol� �tolari di protezione umanitaria il permesso di soggiorno non viene rinnovato. Ciò comporta la caduta nell’irregolari-tà di persone che avevano già avviato un percor-so di inserimento sociale ed economico (�rocini in i�nere, lavori con contra� a termine, casomai con figli iscri� a scuola, ecc. ).
• Quale sarà il loro des�no?In quanto irregolari verranno tra�enu� all’inter-no di un CPR (Centro per il Rimpatrio) per un pe-riodo di 6 mesi, trascorsi i quali, se non si sarà riu-sci� a rimpatriarli forzatamente, per assenza di accordi con i paesi d’origine (l’Italia ha accordi solo con Egi�o, Marocco, Nigeria, Tunisia ) o per esaurimento del budget annuale disponibile (i rimpatri sono molto onerosi), i migran� con un decreto di espulsione in mano passeranno ad in-
grossare le fila dei clandes�ni e saranno più espo-s� allo sfru�amento lavora�vo, sessuale e al pas-saggio alla criminalità.
• Cosa può fare, in questo frangente, la società civile?Ricordiamo, innanzitu�o, che l’iter parlamentare non è ancora concluso. Finché la legge è in discus-sione è importante far sen�re la propria voce e il proprio dissenso in tu�e le sedi e le occasioni, informarsi e fare informazione per aumentare il livello di consapevolezza in tu�.Aggiungo l’importanza anche di piccoli ges� quo-�diani rivol� agli stranieri oggi residen� a Parma che, a prescindere dal loro status giuridico e per-sino dall’esito della legge, stanno subendo a� di discriminazione e razzismo quo�diano con una frequenza preoccupante. Anche un sorriso, un saluto, un gesto di simpa�a in pubblico possono aiutare… Se poi avete un appartamento da affi�a-re o un posto di lavoro da offrire, meglio ancora.
Eugenio
VOCI CRITICHE
4
Un coro di proteste contro il cosidde�o “Decreto Salvini” si è levato in ques� giorni dalla società civile, dalle organizzazioni umanitarie ca�oliche e laiche, dalle associazioni, dalle Chie-se: tu� contestano l’abbassamento dei diri� dei richieden� asilo e la criminalizzazione dei migran�, avendo unito in un unico testo i temi che riguardano la ges�one del fenomeno migratorio e la sicurezza.
Il cardinale Basse�, presidente della CEI: “Mi preoccupa l’a-brogazione dei permessi di soggiorno per mo�vi umanitari, o anche la loro riduzione: si rischia di esporre tante persone a un futuro incerto. Così come mi preoccupa l’espulsione lega-ta al primo grado di condanna, mentre la nostra Cos�tuzione prevede la presunzione di colpevolezza fino al terzo grado di giudizio…”
Esprimono molta preoccupazione Medici senza fron�ere , le Acli, l’Arci, l’associazione Libera di don Cio�.Gli Scalabriniani, missionari in prima linea con i migran�, lo riba�ezzano il “decreto (in) sicurezza”.
Così i Comboniani: “Come cris�ani e missionari riteniamo che l’impianto generale della legge sia in ne�o contrasto con la
do�rina sociale della Chiesa e gli insegnamen� di papa Fran-cesco e dei suoi predecessori, che costantemente invitano all’accoglienza di profughi e immigra�, incoraggiandone l’in-tegrazione nella società.
Padre Alex Zanotelli : “Siamo davan� a un quadro devastan-te e desolante che fa del nostro Paese una nazione razzista… Queste poli�che xenofobe disumanizzano i migran�, ma di-sumanizzano anche tu� noi. Per questo dobbiamo reagire uni�, creden� e laici, per salvare la nostra comune umanità”.
Fortemente cri�che anche la Federazione delle Chiese evan-geliche in Italia (Fcei) e Csd-Diaconia valdese, che giudicano il decreto “una picconata al diri�o d’asilo e alla tradizione umanitaria italiana”. Vedi h�ps://riforma.it/it/ar�colo/2018/11/06/appello-al-senato-sul-decreto-sicurezza-si-rischia-di-allargare-lirregolarità
I Missionari Saveriani di Parma per contrastare “il clima di odio razziale che sta tentando addiri�ura di diventare legge” hanno lanciato la campagna #BASTAFAKENEWS , smentendo su Facebook le falsità che vengono de�e sull’”invasione” dei migran�, riportando tabelle e da� precisi e documenta�.
S i fa alla svelta a parlare di decre�, di SPRAR, di CAS, di protezione umanitaria, di rimpatri, di
numeri (più o meno veri�eri), di sbarchi e di clande-s�ni: per la maggior parte di noi restano acronimi o sono problemi confina� a norme di pubblica sicu-rezza cavalca� dal poli�co di turno. La ques�one cambia un po’ quando � accorgi im-provvisamente che dietro a queste sigle c’è una per-sona che tu conosci bene, che negli anni hai impara-to a conoscere, di cui � sei fidata, con cui hai condi-viso i pas� o le gite o i problemi scolas�ci dei figli.Improvvisamente � accorgi che non è proprio ugua-le agli altri tuoi vicini di casa, ma che da un giorno all’altro, e proprio da un giorno all’altro, quella per-sona e i suoi figli possono finire nel nulla giuridico, essere considera� clandes�ni, e perdere tu�o quel-lo che fa�cosamente hanno raggiunto anche insie-me a te.
S trilli, risate, pian� di bimbi e voci incomprensi-bili… Ques� i suoni che spesso risuonano nella
nostra canonica e possono sorprendere chi non è frequentatore abituale.Da parecchi anni la parrocchia ha deciso di des�na-re i due appartamen� della canonica a famiglie in gravi difficoltà abita�ve. Da qualche anno vi risie-dono due nuclei familiari compos� da donne rifu-giate con i loro bimbi, nell’ambito del proge�o Sprar (Sistema protezione richieden� asilo e rifu-gia�) in collaborazione con Ciac (Centro immigra-zione, asilo, cooperazione). La presenza nella casa parrocchiale di bimbi di al-tri paesi e delle loro giovani mamme ha sollecitato la nostra disponibilità e ci ha coinvolto in modo di-verso, me�endo in moto relazioni di aiuto, pro-ge�, amicizie, legami profondi. Il dramma dell’immigrazione non è più solo un interesse civile, la presa di coscienza di un fenomeno di dimensioni storiche, ma è diventato anche un affare, come di-re, di famiglia. È stato quindi seguito con molto interesse l’incon-tro tenuto nel salone polivalente la sera del 24 o�obre scorso. Si cercava di capire insieme quali conseguenze potrà avere il Decreto ministeriale Immigrazione Sicurezza, approvato dal governo il 4 o�obre ed entrato in vigore il giorno successivo (ora in discussione al parlamento; diventerà legge il 5 dicembre), in Italia, sul nostro territorio, a casa nostra. Ci ha aiutato Talita Pini, operatrice legale di Ciac, che ha ricordato come la volontà di chiudere le fron�ere all’immigrazione non sia solo di oggi e non sia solo un problema italiano. Per quanto ri-guarda il nostro paese, già la legge Bossi -Fini, pre-tendendo che gli immigra� avessero alla partenza un contra�o di lavoro, aveva reso pra�camente impossibile l’ingresso legale in Italia. Ma le mo�va-zioni a cercare rifugio in Europa dal proprio paese (guerre, cares�e, sfru�amento, situazioni di gravi ingius�zie, fame, persecuzioni…) non sono diminui-
te e l’immigrazione con�nua, anche se negli ul�mi tempi si è rido�a, e nonostante che la maggior par-te di chi fugge dal proprio paese cerchi rifugio nei paesi vicini. L’unico modo per poter stare legalmente in Italia e in Europa è o�enere lo status di rifugiato, o una forma di “protezione”. Fra le varie �pologie di pro-tezione la più numerosa è quella “umanitaria”, che viene concessa fra l’altro a chi nel proprio paese non vede riconosciu� i diri� fondamentali (art. 10 della Cos�tuzione italiana). Ebbene, il Decreto Sal-vini, fra le altre restrizioni, abolisce la protezione umanitaria svuotando di fa�o lo Sprar, uno stru-mento considerato un modello in Europa, capace di inserire le persone nella società fin dal loro arrivo. Ques� stranieri non potranno più avere una cer�fi-cazione anagrafica, accedere a formazione, �rocini, corsi di lingua… Di fa�o, non essendo possibile rim-patriarli tu� e togliendo loro ogni possibilità di per-corsi legali di integrazione, li si consegna alla cri-minalità, producendo più insicurezza. Il discorso è complesso, e le conseguenze dramma�che.Consapevoli della gravità della situazione abbiamo partecipato numerosi alla manifestazione di prote-sta che si è tenuta sabato 27 in piazza Garibaldi, come in molte piazze d’Italia. Erano presen� varie associazioni interculturali, di volontariato e sempli-ci ci�adini, senza insegne di par�to o di gruppi poli-�ci; sventolavano solo le bandiere arcobaleno della pace. Dopo l’intervento introdu�vo di Chiara Mar-che� di Ciac, hanno preso la parola il presidente Emilio Rossi “… cen�naia di migliaia di persone ven-gono a trovarsi senza permesso di soggiorno e pri-ve di diri�, in una condizione di illegalità di fa�o". Si sono sussegui� gli interven� di don Valen�ni per Betania, il pozzo di Sicar, l’assessora al Welfare del Comune di Parma Laura Rossi “il decreto sull’immi-grazione è una sciagura”, e vari sindaci della provin-cia, preoccupa� per le conseguenze che si avranno sul tessuto sociale dei loro territori.
INTERESSE, SGOMENTO, PROTESTA:
Insomma, � sen� un po’ umiliato anche come ci�a-dino italiano, non hai più nulla da proporre e co-struire insieme, perché sai che potres� non poterlo più fare.E allora � rendi conto concretamente e personal-mente che c’è qualcosa che non va: il percorso di accoglienza, di condivisione, di comunità reciproca che stava dando qualche fru�o non solo alla perso-na accolta, ma anche a noi ci�adini di serie A, può svanire nel nulla, rendendoci tu� più insicuri e in balia delle nostre paure.Nonostante i decre� e le incertezze, tu� i momen� belli e anche meno belli, vissu� insieme, hanno dato buon fru�o. L'affe�o e l'amicizia nata tra di noi è la prova che tu�o quello che fai con il cuore scavalca e cancella le diversità. Noi andiamo avan� comunque e senza lasciarci rubare la speranza.
Maria e Antonella
S e�e anni di viaggio separano le due famiglie di Mursal, quella somala di origine e quella emilia-
na di accoglienza. Se�e anni racconta� in poco me-no di un’ora, sedu� a tu per tu a un tavolino del bar del Corpus Domini, diventato presto un immagina-rio atlante geografico, storico e poli�co a�raversato in lungo e in largo, da Mogadiscio a Parma. Mursal racconta la sua storia senza esitazione, con chiarez-za e minuziosità, con la consapevolezza di chi porta sulle spalle anni dramma�ci ma oggi tasselli di una storia appassionante, una storia per cui “è impor-tante essere qui”. Dicembre 2008. In Somalia non c’è organo statale e governa�vo che la rappresen�. Gruppi arma� semi-nano stragi e terrore. Mursal ha 18 anni e lascia la sua numerosa famiglia, sei membri. Raggiunge la Libia un anno e mezzo dopo, passando per Kenya, Uganda e Sudan e affidandosi a traffican� illegali: per sfuggire a una morte quasi certa, “non ci sono purtroppo alterna�ve”. Il viaggio si interrompe bru-scamente: è il maggio 2009 e Mursal viene arresta-to e incarcerato, come previsto dall’accordo s�pula-to tra il governo Berlusconi e Gheddafi. Che nel lu-glio del 2010 concede l’amnis�a in occasione delle celebrazioni della sua presa di potere nel paese: “dopo un anno, 2 mesi e per la precisione 10 giorni sono di nuovo libero”.
Il tempo e le date fisse e puntuali nella memoria,
come se raccontasse ciò che ha vissuto pochi giorni
prima, scandiscono il suo racconto: la vita a Tripoli
dopo la scarcerazione senza documen� e amici, lo
scoppio della guerra civile nel febbraio del 2011. Nel
giugno dello stesso anno “finalmente si è aperto il
mare”: un viaggio durato ven�qua�r’ore, poi la ter-
ra. Lampedusa, la Puglia, Campobasso, Bologna e
Guastalla. Ad aspe�arlo qui una commissione a cui
raccontare il proprio passato e il perché della sua
disperata fuga, per ricevere in cambio un permesso
di soggiorno. Di fronte a lui ci sono tre possibilità:
“E adesso i nostri nuovi vicini di casa rischiano di finire nel nulla…”
Sette anni di viaggio, una famiglia che ti accoglie… e ti chiede di restare
MIGRAZIONI: STORIE DI ACCOGLIENZA E DI LEGAMI
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CORPUS DOMINI NEWS
10 novembre 2018 quella della protezione umanitaria, sussidiaria o l’asilo poli�co. Nel 2013 Mursal riceve la seconda, la protezione sussidiaria. Lascia per un altro anno l’Italia, dove ritorna nel giugno del 2014: è qui e ora che viene coinvolto nel proge�o SPRAR del CIAC e nel novembre dell’anno successivo, dopo se�e an-ni, trova una nuova famiglia. Mursal confida che, come tan� altri suoi compagni di viaggio, “si arriva con tante aspe�a�ve. Con il desiderio di risolvere subito tu� i problemi”. Così non è: “ricevere la proposta di convivere con una nuova famiglia porta con sé tan�ssime domande e preoccupazioni. Ma varcata la soglia di casa della famiglia Campanini-Dallasta - confida Mursal - non ho più avuto alcun �more, pregiudizio, paura”. Sen-�men� tu� umani e leci� che sono scomparsi, quindi, quando “sono stato accolto da persone che con spontaneità si vogliono bene. E che a me ne hanno voluto tanto, così come ne ho voluto tanto io per loro”.Termina� i nove mesi in famiglia previs� dal pro-ge�o, Mursal riceve da Stefano e Michele, i compo-nen� più giovani della famiglia ospitante, la propo-sta di rimanere ancora. Ed è questo che Mursal, oggi mediatore linguis�co al CIAC e indipendente dal punto di vista abita�vo, ricorda con più emozio-
ne. “È stata per me anche un’esigenza chiedergli di rimanere ancora - racconta Stefano -. Abbiamo vissuto insieme la perdita improvvisa di un fami-gliare caro. Ha toccato con mano il dolore di un’intera famiglia e ha condiviso con noi il passa-to di ricordi e il futuro che ci aspe�ava. Lo sen�a-mo parte della nostra famiglia. Un satellite che con�nua a ruotare a�orno a noi”.Mursal è ora in a�esa del riconoscimento del di-
ploma conseguito in Somalia e “se tu�o andrà
bene, proseguirò gli studi in Scienze Poli�che
all’Università di Parma”. Riavvolge il nastro del
racconto, torna con il pensiero alla sua famiglia in
Somalia che “grazie alla tecnologia sento quasi
tu� i giorni”. Torna alla sua ci�à, a Mogadiscio:
“dove sono vissu� anche i vostri bisnonni durante
il colonialismo” - sorride -. Saluta così, con un sor-
riso che sancisce un legame forte e indissolubile
tra il paese in cui vive oggi e il paese in cui è nato.
Un legame sincero che unisce due famiglie: quella
che ha avuto il coraggio di lasciarlo par�re e di
affidarlo a un des�no carico di speranza ma igno-
to e quella che ha avuto il coraggio di accoglierlo
come un figlio.
Ma�a
calendario parrocchiale
10 sabgruppo sposi "Tobia" ore 19:15 celebrazione eucaristicacena ed incontro in oratorio
11 dom "la Chioccia" (4°gruppo) ore 9:30 in oratorio
13 marConsiglio Pastorale della Nuova Parrocchiaore 21 in San Giovanni Battista
16 ven gruppo ministri della Comunione ore 21 in canonica
17 sab gruppo sposi seniores ore 18:30 presso famiglia Amadei
18 dom "la Chioccia" (3°gruppo) ore 9:30 in oratorio
20 mar incontro di formazione per giovani ed adulti ore 21 sala gialla
25 dom "la Chioccia" (1°gruppo) ore 9:30 in oratorio
27 mar Servizio Ministeriale ore 21
Ci riuniamo insieme per chiedere perdono al Signore, come comu-nità parrocchiale, per riscoprire la gioia di essere abbraccia� e ama� dal Padre.Durante l’incontro sarà possibile, per gli adul�, i giovani e i ragazzi che lo desiderano, la Confessio-ne individuale e ricevere il Sacra-mento del Perdono.Per tu� (anche per i più piccoli) sarà l’occasione per vivere un momento bello di richiesta di perdono e riconciliazione a�ra-verso l’ascolto della Parola di Dio, i ges�, il canto.
sabato 1° dicembre
ore 15,30 in chiesa
1 sabcelebrazione comunitaria della RICONCILIAZIONEore 15:30 in chiesa
2 dom "la Chioccia" (2°gruppo) ore 9:30 in oratorio
7 ven Un’Ora di Ascolto “Salmi Giorno e Notte” ore 21 in chiesa
8 sabFesta adesione Azione Cattolica della Nuova Parrocchiaore 11:30 in chiesa e pranzo
9 dom "la Chioccia" (3°gruppo) ore 9:30 in oratorio
11 marConsiglio Pastorale della Nuova Parrocchiaore 21 in sala gialla
Non sono aggiornato sulla musica che i ragazzi ascol-
tano, così in occasione dell’ul�mo campo fa�o con loro, volendo rinno-vare le canzoni da accompagnare in-torno al fuoco con la chitarra, ho chiesto consiglio. Sono arrivate diver-se proposte nuove, ma una su tu�e è risultata richies�ssima: “Credo negli esseri umani”. Mi ha fa�o piacere scoprirla, anzi – cantandola e rican-tandola – mi sono accorto che avevo proprio bisogno di quelle parole: una professione di fede negli “esseri uma-ni che hanno il coraggio di essere umani”.
Sì, credo negli esseri umani, credo che la filigrana del nostro essere a immagine e somi-glianza di Dio sia ciò che può sostanziare la vita di tu�, di ciascuna e di ciascuno.
Credo nel coraggio di coloro che lasciano la terra d’origine, affrontano lunghe migrazioni su-perando mari e fron�ere, bussano alla porta di culture a loro sconosciute e con tenacia intrec-ciano le loro vite con le nostre.
Credo nel coraggio di chi, scoprendo nella propria ci�à nuovi vol� e inusuali colori della pelle, sa migrare al cuore di se stesso e superare il mare di paure che ogni cambiamento nella geografia umana porta con sé.
Credo nel coraggio dei più piccoli, bimbe e bimbi, na� qui o giun� da ogni dove, che cresco-no insieme nelle nostre scuole conten� di gioca-re a nascondino correndo tra le piante dei giar-dini e intessendo filastrocche con le differen�
inflessioni di tu�e le lingue del mondo.
Credo nel coraggio dei più grandi, degli adul�, chiama� a non disperdere il dono rac-chiuso nell’epoca che ci è dato di vivere, certo difficile - quale epoca, in fondo, non la è stata? -, ma così gravida di futuro e di a�ese.
Credo nel coraggio di tu� noi nel sapere leggere in profondità ciò che sta accadendo, li-beri da pregiudizi, slogan, strumentalizzazioni; capaci - laddove occorre – anche di resistenza cri�ca e di disobbedienza civile. Una occasione unica e urgente è proprio di ques� giorni: la leg-ge su sicurezza e immigrazione. L’esito delle eventuali nuove norma�ve toccherà da vicino i diri� fondamentali di molte persone, dunque la dignità di tu�. Questo numero del giornalino parrocchiale è nato per questo, come aiuto e invito ad avere il coraggio di essere umani.
don Marco