36
LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 www.corriereconomia.com ANNO XVIII - N. 7 Distribuito con il Corriere Della Sera non vendibile separatamente Direzione, Redazione, Amministrazione, Tipografia Via Solferino 28, Milano 20121 - Tel. 02.62.82.1 Servizio Clienti 02.63.79.75.10 Ecommerce I grandi affari? Si fanno parlando in cinese IL PUNTO Niente trucchi, tutelare i risparmi non tartassarli DI MASSIMO FRACARO E NICOLA SALDUTTI Borsa Pronti 12 miliardi per i soci Guida ai titoli con i dividendi più alti I n Piazza Affari tra qualche me- se si apre la stagione dei divi- dendi: le stime dicono che ver- ranno distribuiti 12 miliardi e che il rendimento medio del listino am- monterà al 3%, con punte del 5-6% per le azioni che, ai prezzi attuali, risultano più generose. Ecco la mappa dei dividendi più ricchi e il giudizio sull’Italia delle grandi banche internazionali. ALLE PAGINE 20 E 21 Prossimi aumenti Alle banche italiane mancano ancora 7 miliardi di capitale DI STEFANO RIGHI A PAGINA 8 63 % Fonte: Swg GLI ITALIANI E LA BORSA Nel 2014 investire in Borsa potrebbe essere: S. Avaltroni Interessante solo per chi dispone di molte competenze e informazioni Eccessiva- mente rischioso Interessante solo se consigliato dalla propria banca o consulente finanziario Redditizio 52 % 23 % 20 % I risultati si riferiscono alla percentuale della popola- zione che ha dato una risposta pari o superiore a 70, in un indice 1-100 1 Il sondaggio Imprese Da Ferrero a Benetton a L’Oréal Capitalismo familiare Solo grande è bello I l capitalismo familiare è a una svolta. Le aziende devono cre- scere. E per farlo non basta più andare per il mondo a vendere i propri prodotti: bisogna fare ac- quisizioni e farle bene. Chi ci è riuscito, oggi è più grande e più forte. Ma i dati dell’Osservatorio Aub sulle imprese familiari di- cono che dal 2000 a oggi quasi il 90% delle imprese controllate da una famiglia non ha fatto al- cuna acquisizione. Chi sono le prime 12 famiglie italiane. Il pa- ragone con i «cugini» francesi. ALLE PAGINE 2 E 3 C hi sono i due inventori di WhatsApp, il ser- vizio di messaggistica (quasi) gratuito che Facebook ha pagato 19 miliardi di dollari. La concorrenza nel business della parola scritta e parlata impazza su Internet: il caso Viber. ALLE PAGINE 4 E 5 Enio Fontana L’altro made in Italy La rivincita della Brianza a colpi di acquisizioni SCAGLIARINI A PAGINA 13 Walt Disney vince gli Oscar di Wall Street A ttenti all’ecommerce cinese. Nel 2014 po- trebbe andare in onda lo sbarco in Borsa di Alibaba e JD.com, i due siti di vendite online che sono valutati rispettivamente 190 e 130 miliardi di dollari. Due colossi che insidiano il marchio e il potere dell’Amazon di Jeff Bezos, quotata. Bor- sa in vista anche per la tedesca Zalando. A PAGINA 15 Alibaba Jack Ma, il fondatore Privatizzazioni Sace, Enav : un viaggio a ostacoli verso la Borsa DI PUATO E TAMBURINI A PAGINA 6 Sfide Alibaba e JD.com contro Zalando SPETTACOLO & BUSINESS FONTANA TRA ACCIAIO E BULLONI DI GRETA SCLAUNICH Auto Peugeot in crisi Ci pensa Tavares Carlos Tavares il nuovo timo- niere di Psa deve tenere insieme il nuovo assetto societario con la fa- miglia Peugeot, lo Stato francese e i cinesi di Dongfeng. Tra i primi progetti una piattaforma low cost e il rafforzamento del marchio DS. A PAGINA 10 DI BIANCA CARRETTO Hi-tech Messaggi e telefonate, il nuovo Eldorado di Internet Web Dopo il passaggio di mano di WhatsApp e Viber COMETTO A PAGINA 14 Amy Adams in American Hustle S e c’è un ‘industria in Italia che, nonostante tutto, ha resistito (per adesso) alla crisi è quella del risparmio. Un’industria fatta di persone abituate a mettere da parte una quota del loro reddito, sotto forma di titoli di Stato, conti correnti, obbligazioni bancarie, azioni, fondi. Si può discutere a lungo su quale sia la soglia per definire queste ricchezze, ma una cosa è certa: immaginare, di tanto in tanto, di aumentare la pressione fiscale può rivelarsi un boomerang. Per il risparmio e per le casse dello Stato. Solo qualche tempo fa il prelievo sui conti correnti è sceso dal 27 al 20%. Bene, una delle ipotesi dei tecnici del nuovo presidente del Consiglio Matteo Renzi, è di elevare l’aliquota sulle rendite finanziarie (con l’esclusione dei Bot). Si dice che il limite potrebbe essere la media europea, circa il 25%. Ci risiamo, dunque. Quando il Fisco non riesce a esplorare altre strade per inseguire i redditi nascosti, percorre quelle più sicure per aumentare il gettito. Un meccanismo quasi automatico dal momento che il risparmio è attualmente uno dei beni più facilmente individuabili dall’amministrazione. Ma qualcosa non torna in questo ragionamento. Prendete la Tobin tax, nata per colpire i cosiddetti speculatori, ha finito per penalizzare Piazza Affari, senza far incassare le somme sperate. Un paradosso, che rischia di ripetersi anche con le rendite finanziarie. Si dice che i risparmiatori abbiano memoria di elefante e zampe di lepre: ogni volta che si parla di inasprimento fiscale, i capitali cominciano a muoversi alla ricerca di porti più sicuri. E a farlo non sono certo i 5 mila euro messi da parte dalla famiglia Rossi per incassare poche decine di euro di interessi. Eppure quel piccolo risparmio è il serbatoio che in questi anni ha consentito alle imprese di finanziarsi, al Paese di reggere all’urto della crisi. Perché metterlo in discussione? Ancora una volta il punto è un altro: ridurre le spese, non trovare continue fonti di reddito da tassare. È troppo recente il caos vissuto nell’imposizione fiscale sulla casa (Ici- Imu-Tarsu-Tari-Tasi-Iuc). Speriamo non si ripeta con le rendite finanziarie. Il risparmio, è bene ricordarlo, già paga tutti gli anni una patrimoniale (nascosta) del 2 per mille. © RIPRODUZIONE RISERVATA DI GIUDITTA MARVELLI, ADRIANO BARRI’ E MARCO SABELLA DI MARIA TERESA COMETTO E MASSIMO SIDERI DI STEFANO MONTEFIORI E MARIA SILVIA SACCHI

Corr Economia 20140224

Embed Size (px)

DESCRIPTION

supplemento economico del Corriere della Sera

Citation preview

Page 1: Corr Economia 20140224

LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 www.corriereconomia.comANNO XVIII - N. 7 Distribuito con il Corriere Della Sera non vendibile separatamente

Direzione, Redazione, Amministrazione, Tipografia Via Solferino 28, Milano 20121 - Tel. 02.62.82.1 Servizio Clienti 02.63.79.75.10

Ecommerce I grandi affari?Si fanno parlando in cinese

IL PUNTO

Niente trucchi,tutelare i risparminon tartassarliDI MASSIMO FRACARO E NICOLA SALDUTTI

Borsa Pronti 12 miliardi per i sociGuida ai titoli con i dividendi più alti

I n Piazza Affari tra qualche me-se si apre la stagione dei divi-dendi: le stime dicono che ver-

ranno distribuiti 12 miliardi e che ilrendimento medio del listino am-monterà al 3%, con punte del 5-6%per le azioni che, ai prezzi attuali,risultano più generose. Ecco lamappa dei dividendi più ricchi e ilgiudizio sull’Italia delle grandi banche internazionali.

ALLE PAGINE 20 E 21

” Prossimi aumenti

Alle banche italianemancano ancora7 miliardi di capitaleDI STEFANO RIGHI

A PAGINA 8

63%

Font

e: S

wg

GLI ITALIANI E LA BORSA

Nel 2014 investire in Borsa potrebbe essere:

S. A

valtr

oni

Interessante

solo per chi disponedi molte

competenze

e informazioni

Eccessiva-mente

rischioso

Interessante solo se

consigliato

dalla propriabanca o

consulente finanziario

Redditizio

52%

23%

20%

I risultati si riferiscono alla

percentuale della popola-

zione che ha dato una

risposta pari o superiore

a 70, in un indice 1-100

1 Il sondaggio Imprese Da Ferrero a Benetton a L’Oréal

Capitalismo familiareSolo grande è bello

I l capitalismo familiare è a unasvolta. Le aziende devono cre-

scere. E per farlo non basta piùandare per il mondo a vendere ipropri prodotti: bisogna fare ac-quisizioni e farle bene. Chi ci èriuscito, oggi è più grande e piùforte. Ma i dati dell’OsservatorioAub sulle imprese familiari di-cono che dal 2000 a oggi quasi il90% delle imprese controllateda una famiglia non ha fatto al-cuna acquisizione. Chi sono leprime 12 famiglie italiane. Il pa-ragone con i «cugini» francesi.

ALLE PAGINE 2 E 3

C hi sono i due inventori di WhatsApp, il ser-vizio di messaggistica (quasi) gratuito che

Facebook ha pagato 19 miliardi di dollari. La concorrenza nel business della parola scritta eparlata impazza su Internet: il caso Viber.

ALLE PAGINE 4 E 5

En

io F

on

tan

a

L’altro made in ItalyLa rivincita della Brianzaa colpi di acquisizioni

SCAGLIARINI A PAGINA 13

Walt Disneyvince gli Oscardi Wall Street

A ttenti all’ecommerce cinese. Nel 2014 po-trebbe andare in onda lo sbarco in Borsa di

Alibaba e JD.com, i due siti di vendite online chesono valutati rispettivamente 190 e 130 miliardidi dollari. Due colossi che insidiano il marchio eil potere dell’Amazon di Jeff Bezos, quotata. Bor-sa in vista anche per la tedesca Zalando.

A PAGINA 15

Alibaba Jack Ma, il fondatore

” PrivatizzazioniSace, Enav : un viaggioa ostacoli verso la BorsaDI PUATO E TAMBURINI

A PAGINA 6

Sfide Alibaba e JD.com contro Zalando

SPETTACOLO & BUSINESSFONTANA TRA ACCIAIO E BULLONI

DI GRETA SCLAUNICH

” Auto

Peugeot in crisiCi pensa Tavares

Carlos Tavares il nuovo timo-niere di Psa deve tenere insieme ilnuovo assetto societario con la fa-miglia Peugeot, lo Stato francese ei cinesi di Dongfeng. Tra i primi progetti una piattaforma low coste il rafforzamento del marchio DS.

A PAGINA 10

DI BIANCA CARRETTO

Hi-tech Messaggi e telefonate,il nuovo Eldorado di Internet

Web Dopo il passaggio di mano di WhatsApp e Viber

COMETTO A PAGINA 14

Am

y A

dam

s in

Am

eric

an H

ust

le

S e c’è un ‘industria in Italia che, nonostantetutto, ha resistito (per adesso) alla crisi èquella del risparmio. Un’industria fatta di

persone abituate a mettere da parte una quotadel loro reddito, sotto forma di titoli di Stato,conti correnti, obbligazioni bancarie, azioni,fondi. Si può discutere a lungo su quale sia lasoglia per definire queste ricchezze, ma unacosa è certa: immaginare, di tanto in tanto, diaumentare la pressione fiscale può rivelarsi unboomerang. Per il risparmio e per le casse delloStato. Solo qualche tempo fa il prelievo sui conticorrenti è sceso dal 27 al 20%. Bene, una delleipotesi dei tecnici del nuovo presidente delConsiglio Matteo Renzi, è di elevare l’aliquotasulle rendite finanziarie (con l’esclusione deiBot). Si dice che il limite potrebbe essere lamedia europea, circa il 25%. Ci risiamo, dunque.Quando il Fisco non riesce a esplorare altrestrade per inseguire i redditi nascosti, percorrequelle più sicure per aumentare il gettito. Un meccanismo quasi automatico dal momentoche il risparmio è attualmente uno dei beni piùfacilmente individuabili dall’amministrazione. Ma qualcosa non torna in questo ragionamento.Prendete la Tobin tax, nata per colpire icosiddetti speculatori, ha finito per penalizzarePiazza Affari, senza far incassare le somme sperate. Un paradosso, che rischia di ripetersianche con le rendite finanziarie. Si dice che irisparmiatori abbiano memoria di elefante ezampe di lepre: ogni volta che si parla diinasprimento fiscale, i capitali cominciano amuoversi alla ricerca di porti più sicuri. E a farlonon sono certo i 5 mila euro messi da parte dallafamiglia Rossi per incassare poche decine di euro di interessi. Eppure quel piccolo risparmio èil serbatoio che in questi anni ha consentito alleimprese di finanziarsi, al Paese di reggereal l ’urto de l la cr is i . Pe rc h é m e tte r l o i ndiscussione? Ancora una volta il punto è unaltro: ridurre le spese, non trovare continue fontidi reddito da tassare. È troppo recente il caosvissuto nell’imposizione fiscale sulla casa (Ici-Imu-Tarsu-Tari-Tasi-Iuc). Speriamo non siripeta con le rendite finanziarie. Il risparmio, èbene ricordarlo, già paga tutti gli anni unapatrimoniale (nascosta) del 2 per mille.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

DI GIUDITTA MARVELLI, ADRIANO BARRI’ E MARCO SABELLA

DI MARIA TERESA COMETTOE MASSIMO SIDERI

DI STEFANO MONTEFIORIE MARIA SILVIA SACCHI

Page 2: Corr Economia 20140224

2 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

IMPRESE & FINANZAUomini, storiee strategie

Analisi /1Dagli Agnelli ai Benetton ai Del Vecchio e Ferrero: ecco chi sono i più grandi gruppi del made in Italy. I dati dell’Osservatorio Aub

Imprese L’export adesso non basta piùSi diventa grandi (solo) con lo shoppingDal 2000 quasi il 90% delle aziende a controllo familiare non ha fatto alcuna acquisizioneMa chi ci è riuscito, soprattutto all’estero, ora è più forte. Il boom dei cda «a guida collegiale»DI MARIA SILVIA SACCHI

Ricavi, dati al 31 dicembre 2012. Nel caso di gruppi mono-business si è scelta la società operativa, nel caso di gruppimulti-business la holding. (1) controlla società quotate come Autostrade e Autogrill e non quotate

come Benetton Group; (2) controlla società quotate come il Gruppo L’Espresso; (3) controlla società quotatecome Mediaset e Mondadori; (4) controlla le società quotate Gtech e Dea Capital

Agnelli

Gruppo Fiat31,05%

John Elkann84 miliardi di euro

Benetton

Gruppo Edizione1100%

Gilberto Benetton13 miliardi di euro

Moratti

Gruppo Saras51,05%

Gianmarco Moratti11,8 miliardi di euro

Garrone

Gruppo Erg66,15%

Edoardo Garrone8,2 miliardi di euro

Ferrero

Gruppo Ferrero100%

Giovanni Ferrero7,8 miliardi di euro

Del Vecchio

Gruppo Luxottica66,48%

Leonardo Del Vecchio7,1 miliardi di euro

De Benedetti

Gruppo Cir248,49%

Carlo De Benedetti6,1 miliardi di euro

Tronchetti Provera

Gruppo Pirelli26,19%

Marco Tronchetti Provera6,1 miliardi di euro

Berlusconi

Gruppo Fininvest3100%

Marina Berlusconi5,3 miliardi di euro

Boroli-Drago

Gruppo De Agostini4100%

Marco Drago5,1 miliardi di euro

Pesenti

Gruppo Italmobiliare47,74%

Giampiero Pesenti4,8 miliardi di euro

Caprotti

Gruppo Esselunga100%

Bernardo Caprotti6,7 miliardi di euro

s.F.

Fonte: Osservatorio Aub

Le prime 12 italianeI principali gruppi tricolori a confronto

C on la valigia in ma-no. Soprattutto, pe-rò, pronti ad aprire ilportafoglio. Perché

va bene vendere prodotti ingiro per il mondo, mestierenel quale siamo maestri. Manel mondo bisogna anchecomprare concorrenti e quo-te di mercato. Chi si ferma èperduto. Passa, infatti, per lacapacità di internazionaliz-zarsi attraverso lo shoppingla capacità di tenuta del capi-talismo familiare italiano.

Modello Luxottica, insom-ma. L’azienda fondata da Le-onardo Del Vecchio all’inizio

degli anni Sessanta e che ha«svoltato» quando è riuscitaa portarsi a casa un marchiocult come l’americano Rayban. O modello Lvmh o Ke-ring, per guardare ai concor-renti più vicini e che moltosono venuti a comprare inItalia (articolo a pagina 3).Rispetto alle francesi le so-cietà italiane sono media-mente più «giovani», intesocome data di fondazione.

NumeriNon è un passaggio facile.

Perché, per esempio, leaziende che hanno fattoshopping hanno una quotadi controllo familiare inferio-re alle altre. E perché gestireoperazioni complesse comeun’acquisizione, magari dal-l’altra parte del mondo, ri-chiede un’organizzazioneaziendale che in poche han-no.

Eppure è necessario, spie-gano i dati dell’ultimo Osser-vatorio Aub (Aidaf, Unicre-dit, Università Bocconi e Ca-mera di commercio di Mila-

n o ) c u r a t o d a G u i d oCorbetta, Alessandro Mini-chilli e Fabio Quarato e che sarà presentato domani po-meriggio in Bocconi. Leaziende che hanno iniziatoun percorso per crescitaesterna sono, infatti, di di-mensioni maggiori e più soli-de. Soprattutto quelle che ci

hanno pensato per tempo,prima cioè dell’anno spar-tiacque, il 2000.

E, però, sono davvero po-che: in 13 anni quasi il 90%delle aziende familiari nonha fatto alcuna acquisizione.Quelle che ci hanno provatosono state per lo più «nei pa-raggi»: quasi il 60% ha fatto

operazioni in Italia e quasi il16% in Europa. Al massimosi sono spinte in America(Nord, Centro e Sud). Man-cano, insomma, tutti i Paesi del nuovo sviluppo.

«Il capitalismo familiareviene sempre dato per spac-ciato ma poi periodicamenterinasce — dice Guido Cor-

betta, professore ordinario diStrategia aziendale e titolaredella cattedra Aidaf-AlbertoFalck —. Vent’anni fa nomicome Ferrero, Luxottica, Ergo Benetton non erano certotra i gruppi industriali italia-ni. Il nostro limite è legato al-la dimensione, che a sua vol-ta è legato al tema della capa-

cità di gestione dell’organiz-z a z i o n e e a l m e to d o d igestione dell’assetto proprie-tario».

Elena Zambon è presiden-te dell’Aidaf, l’associazionedelle aziende familiari. Diceche «la dimensione certa-mente influisce sul modellodi internazionalizzazione,anche se vi sono aziende fa-miliari nate globali: Ferraga-mo è un born global, peresempio. Le difficoltà dipen-dono anche da altri ostacoli.In primo luogo, dalle struttu-re di governance, che spessonon riflettono quello spiritodi internazionalizzazionemagari già presente in azien-da: sono pochi i consiglieriindipendenti con competen-ze maturate all’estero, men-tre solo da qualche anno èaumentato il numero di gio-vani familiari che entrano inazienda dopo un periodo distudio e di lavoro lontanodall’Italia».

Co-gestioniL’Osservatorio Aub, che

censisce tutte le imprese a

controllo familiare sopra i 50milioni di euro di ricavi(esercizio 2012), ben disegnala realtà italiana. Fatta di im-prenditori geniali, capaci didare vita continuamente anuove aziende. Imprenditoriche hanno un legame visce-rale con la propria impresa.Un elemento che ne è la forzaperché consente una visionedi più lungo periodo (non acaso l’occupazione è cresciu-ta anche negli ultimi cinqueanni di crisi) e assicura stabi-lità (solo l’8,3% di impresefamiliari è stato interessatoda cessioni di controllo, fu-sioni o liquidazioni, contro il10,4% di coalizioni proprieta-rie e cooperative, il 13,4% difiliali di multinazionali e il14,6% delle imprese a con-trollo statale).

Ma che ne rappresenta illimite quando impedisce diespandersi per non perdere ilcontrollo azionario. Tantoche all’interno dell’Osserva-torio Aub le aziende posse-dute al 100% dalla famigliasono passate dal 57 al 71,2%,come ricorda Marco Gabbia-ni, responsabile Family Busi-

ness Unicredit. «Anche in unmercato tipicamente apertocome gli Stati Uniti il 90%delle imprese ha un controllofamiliare - sottolinea Gabbia-ni -. Il punto sta proprio nelcome l’assetto proprietarioesprime il suo modo di esse-re azienda. Famiglia significasolidarietà, l’azienda chiedemeritocrazia. Ma se ho 4 am-ministratori delegati forse si-gnifica che chi doveva non hasaputo fare le sue scelte».

Infatti, la guida «collegia-le» delle imprese, quella chevede più amministratori de-legati con le stesse deleghe, ènotevolmente aumentata eoggi riguarda più di un terzodelle società (36,9%, quasi 6punti percentuali in più del2000). Come se la paura natadalla crisi, da una parte, ri-chiamasse tutte le energie fa-miliari in azienda e, dall’altra,rendesse diffidenti l’uno ver-so l’altro. E questo nonostan-te le analisi continuino a con-fermare che una guida colle-giale dà risultati inferiori aquella con un leader unico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Maramotti

L’occupazione è aumentata anche negli ultimi cinque anni di crisi

In crescitaLe aziende che hanno effettuato più acquisizioni sonoquelle cresciute maggiormente anche in periodi di crisi

Per dimensioneLe aziende che hanno intrapreso un percorso di crescitaesterna sono più frequentemente di grandi dimensioni...

... e con una quotadi controllodetenuta dalla famigliainferiore

160

150

140

130

120

110

2012201120102009200820072006Fonte: Osservatorio Aub s.F.

71,2%

Minori Medie Medio grandi Grandi

20,2%

14,2%

15,4% 7,9

%

14,1% 6,7

%

50,3%

77,5%

94,4%

Non acquirorAcquiror

Acquiror

Non acquirorNon acquirorAcquiror sotto la mediaAcquiror sopra la media

149,1

138,9

143,5

1 I rinnovi di primavera

Nomine, quote di genere ed effetto RenziS ulle nomine bisognerà adesso vedere

l’effetto-Renzi. I «cacciatori di teste»(Spencer Stuart e Korn Ferry) ingaggiatidal ministero dell’Economia hanno quasicompletato il lavoro di selezione e dovreb-bero fornire ciascuno un proprio elenco dicurricula di professionisti e professionisteadatti a ricoprire incarichi nelle societàpubbliche i cui organi sociali sono in sca-denza. Secondo il programma impostatodal precedente governo Letta, gli elenchidovrebbero passare poi al vaglio del comi-tato di garanzia presieduto da Cesare Mi-rabelli e infine a quello del neo-ministroPier Carlo Padoan.

Sul sito del ministero le società i cui or-gani sociali sono in scadenza e la possibi-lità di inviare proprie candidature solo perle società direttamente controllate ([email protected]). Tra le grandi società infase di rinnovo, nomi pesanti per il sistema

economico italiano come Eni, Enel,Finmeccanica, Terna, Poste (quest’ultimanon è quotata).

Guardando le sole società quotate, sia acontrollo pubblico che privato, il rinnovodegli incarichi riguarderà 65 consigli diamministrazione e di gestione e 73 collegisindacali (oltre al gruppo delle pubbliche,tra le private ci sono società come Pirelli,Italmobiliare, Mediobanca, Mediolanum,Telecom, Hera).

Nel toto-nomi delle ultime settimane,per i posti più ambiti non si è sentito farefinora alcun nome femminile. Sarà inte-ressante vedere come si muoverà il nuovoesecutivo, che ha una perfetta parità di ge-nere tra i ministeri (esclusi il premier e ilsottosegretario alla presidenza del Consi-glio) e l’imprenditrice Federica Guidi a capodel dicastero dello Sviluppo economico.

Nell’attesa, le nomine dovranno, in ogni

caso, tener conto della legge Golfo-Moscache impone di riservare una quota del20% (in occasione del primo rinnovo, dalsecondo del 33%) al genere meno rappre-sentato. Per i collegi sindacali delle quota-te sono da rinnovare 227 posizioni: 73delle quali saranno da attribuire alle don-ne, 50 in più delle attuali. Cda e consigli digestione vedranno rinnovare 646 consi-glieri: la quota per il genere meno rappre-sentato si traduce in 155 posti da consi-gliere contro gli attuali 75. Questo, però, sesaranno confermati i numeri delle attualicomposizioni dei consigli. Nella tornata dinomine della primavera del 2013, la pri-ma a ricadere a tutti gli effetti sotto la leg-ge Golfo-Mosca, i Cda avevano infatti avu-to parecchi cambiamenti: c’è chi ha preferi-to ridurre il numero e chi invece lo ha au-mentato.

In vista delle nomine ha iniziato il suo

lavoro di selezione anche Assogestioni,l’associazione dei fondi, che da quest’annoha al suo fianco la società Russell Reynol-ds (nel triennio precedente Egon Zehnder ein quello ancora prima Spencer Stuart). Sideve proprio ad Assogestioni il maggiorpeso femminile nei consigli di amministra-zione che si era avuto prima della leggeGolfo-Mosca e l’associazione oggi confer-ma il suo indirizzo.

Sulle società pubbliche — escluse lequotate — avrà infine un impatto il decre-to salva Italia che impone di scegliere tra idipendenti dello Stato un numero stabilitodi consiglieri (tre nei Cda da cinque consi-glieri e due in quelli da tre consiglieri). Unostudio recente della Bocconi dice che le di-rigenti dei ministeri sono ormai più del40% ed è tra di loro che si sceglierà.

M. S. S.© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’espansioneper linee esterne rende le società più solide

Page 3: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 3

L’Oréal

LilianeBettencourt

1909

23miliardi di euro

74,2miliardi di euro

33,2%

Bouygues

MartinBouygues

1952

33,5miliardi di euro

9,3miliardi di euro

20,5%

Kering(ex PPR)

François HenriPinault

1962

9,7miliardi di euro

19,4miliardi di euro

40,9%

LVMH

BernardArnault

1987

29,1miliardi di euro

68miliardi di euro

46,4%

FatturatoCapitalizzazione di BorsaQuota di partecipazione

PernodRicard

AlexandreRicard

1932

8,6miliardi di euro

22,5miliardi di euro

13,1%*

* 20%di dirittoal voto* 38%

di dirittoal voto

Fonte:Le Monde

S. F

ranc

hino

Michelin

FrançoisMichelin

1889

20,2miliardi di euro

16,2miliardi di euro

Controllatadalla holding

Sages

HermèsInternational

AxelDumas

1837

3,5miliardi di euro

25,4miliardi di euro

68%

Bolloré

VincentBolloré

1822

10,2miliardi di euro

11,5miliardi di euro

67,9%

Peugeot

ThierryPeugeot

1810

55,2miliardi di euro

4,3miliardi di euro

25%*

I nove moschettieri I principali gruppi familiari francesi a confronto

IMPRESE & FINANZAI protagonisti

Uomini, storiee strategie

La stanza dei bottoni a cura di Carlo Cinelli e Federico De Rosa

De Rita alla battaglia (navale) di VeneziaChi sceglie Clavarino per la convention a San Patrignano. I minibond di Zonin a Londra

I l legame è stretto e di lun-ga data. Risale ai tempi incui la presidenza della so-

cietà era affidata a LetiziaMoratti. Carlo Clavarino hamantenuto intatta la tradizio-ne e l’impegno di Aon per SanPatrignano. Al punto che perla prima volta il colosso assi-curativo americano ha decisodi celebrare proprio qui laconvention annuale. Attesi ol-tre 1.200 ospiti, che sarannoaccolti il 14 marzo nella strut-tura fondata da VincenzoMuccioli, a cui è stata affidatal’intera regia dell’evento: dalle

scenografie, ai video multime-diali fino al catering. Come ne-gli anni scorsi Clavarino ha in-vitato un ospite d’eccezione.L’anno scorso era il presidentedell’Eni, Giuseppe Recchi eprima di lui è toccato a Mat-teo Marzotto e Nerio Ales-sandri raccontare agli uominidi Aon la storia del loro suc-cesso. Massimo riserbo sulnome «ingaggiato» quest’an-no. Ma Clavarino assicura chead ascoltarlo ci sarà da diver-tirsi, oltre che imparare.

***Parlare di invisibilità per le

supernavi che incrociano sulCanal Grande è certamente unparadosso. E su questo ovvia-mente giocano Bruno Ber-nardi di Cà Foscari, l’avvocatoAntonio Forza e il prorettoredell’università di Padova RinoRumiati nella loro ultima fati-ca «Un’invisibile battaglia na-vale» (Marsilio). Domani sene parla alla Stampa estera aRoma in via dell’Umiltà conGiuseppe De Rita e l’editore,Cesare De Michelis. Il divietoda gennaio prossimo d’ingres-so alle navi con stazza oltre le96 mila tonnellate dalla bocca

di porto del Lido, ha messo incampo passioni e lobbies. Gliautori conoscono bene luoghie temi, Forza per esempio assi-ste il comitato Cruise Venice inuna causa per procurato allar-me e simulazione contro ladiffusione nel luglio scorsodelle immagini della CarnivalSunshine a ridosso di riva Set-te Martiri a San Marco. Tuttauna questione di metri di di-stanza (20 o cento?). ScriveDe Michelis nella prefazioneche il volume «suggerisce unameno ideologica riflessione apartire dalla coscienza che Ve-nezia è da sempre e prima ditutto un porto, che questo por-to negli ultimi anni sta viven-do una stagione di nuovo svi-luppo e che, pertanto, si devetrovare un modo perché quelruolo che è stato suo nei secolivenga salvaguardato come un

valore non meno importantedegli altri che vengono stru-mentalmente agitati».

***Missione a Londra per i pri-

mi minibond targati Popolaredi Vicenza. Con un notevoletempismo, visto che l’ultimosblocco è arrivato con il decre-to Destinazione Italia votato due giorni prima che arrivas-se il nuovo governo, insiemeallo studio Orrick, la banca diGianni Zonin si candida a fa-re da pivot per questi partico-lari strumenti di finanziamen-to delle piccole imprese. Ap-puntamento mercoledì nellasede della law firm con Stefa-no Firpo, il capo della segrete-ria tecnica del ministero delloSviluppo, uno dei veri ideatoridella norma e Patrizio Messi-na, il capo di Orrick Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Analisi/2 La mappa e le strategie del potere economico dinastico d’Oltralpe. Quanto pesano i signori dell’industria transalpina

Noi & gli altri La lezione dei cugini francesi Peugeot e Bolloré, Michelin e Bettencourt. E i big del lusso: Arnault e Pinault. Spesso sono cresciuti a spese nostre

Volti e paesaggi La Carnival Sunshine sul Canal Grande a Ve-nezia. A sinistra: Giuseppe De Ri-ta e (in basso) Carlo Clavarino

F iglio di Jared e padre diMatusalemme, Enoch èuno dei grandi patriarchiantidiluviani della Bibbia:

in suo onore, e con sprezzo dei so-spetti di megalomania, nel 1981Gérard Glotin decise di fondaregli «Hénokiens», l’associazionedelle imprese familiari e bicente-narie (Glotin era discendente di Marie Brizard, creatrice nel 1755del primo liquore all’anice). DegliHénokiens fanno oggi parte 40aziende: 12 francesi, 12 italiane,cinque giapponesi, due belghe,due svizzere e una inglese, e que-ste cifre danno un’idea dell’im-portanza del capitalismo familia-reliare nei singoli Paesi.

Spina dorsalePoco dopo essere entrati a fare

parte del club, nel 2010, i Peugeotrischiano adesso di esserne esclu-si: l’azienda nata nel 1810 dai maci-nini di caffè e dalle biciclette diJean-Pierre e Jean-Frédéric Peuge-ot è sfuggita dal controllo della fa-miglia, ridotta al 14% delle azioni apari grado con lo Stato francese econ il costruttore cinese Don-gfeng.

Un dramma per la dinastia, e

una svolta per l’intera struttura ca-pitalistica della Francia, che si reg-ge da sempre sul potere delle gran-di famiglie e sulla loro capacità ditrasmetterlo attraverso le genera-zioni.

Il capitalismo familiare è la spi-na dorsale dell’economia francese,ne rivela tradizione, tratti ideologi-ci e contraddizioni. La Francia è unPaese dalle enormi fortune, doverisiedono l’uomo più ricco d’Euro-pa (Bernard Arnault) e la donnapiù ricca del mondo (Liliane Bet-tencourt), ma che custodisce dasempre una paradossale diffiden-za molto cattolica verso il denaro ela ricchezza: se nei Paesi protestan-ti il successo materiale può essereun segno della grazia divina, inFrancia è un evento assai benvenu-to ma generalmente poco chic e so-cialmente accettato.

Di fronte alla rapacità delle mul-tinazionali, alle storture del capita-le internazionale senz’anima néscrupoli, che calpesta l’egalitari-smo poco praticato ma molto teo-rizzato a partire dal motto della

République, ecco l’invenzione delcapitalismo familiare, che si pre-tende più sociale, patriottico, anco-rato nel territorio, a misura d’uo-mo insomma. Tra mito e realtà, trapaternalismo e chiusura sociale, èun modello che comunque ha fun-zionato, ha fatto la forza della Fran-cia, ma adesso mostra qualche af-fanno.

La vicenda Peugeot è un caso discuola, perché le considerazioniextra-economiche hanno finitoper minare l’efficienza dell’azien-da. Dove ha sbagliato la famiglia?Per prima cosa, nel permettere chesi sviluppasse una rivalità tra glieredi che ha compromesso la sta-bilità dell’impero automobilistico:i due cugini Thierry e Robert han-no continuato ad affrontarsi perdecenni e fino all’ultimo momen-to, con il primo che difendeva unormai irrealistico e impossibilepredominio della famiglia e il se-condo che cercava, almeno, di sal-

vare il salvabile tentando l’alleanzacon i cinesi. Poi, il patriottismo: intempi di delocalizzazioni, mentreRenault costruiva fabbriche inMarocco e Romania, Peugeot hacontinuato a concentrare il grossodella produzione in Francia e inEuropa, puntando su un mercatosaturo e in recessione. Quel cheavrebbe dovuto essere una sceltameritoria per la difesa dei posti dilavoro e per la produzione nazio-nale, ha portato infine alla chiusu-ra dello stabilimento di Aulnay al-le porte di Parigi, e al taglio di mi-gliaia di dipendenti francesi. Infi-ne, una debolezza tutta dinastica:quando negli anni Settanta lo Sta-to francese ha convinto i Peugeot acomprare il concorrente Citroënsull’orlo del fallimento, i dirigentihanno a lungo preferito aperta-mente il gioiello di famiglia, senzaapprofittare subito delle possibilisinergie in seno al gruppo PSA(Peugeot-Citroën).

I modelliErrori che altre dinastie non

hanno fatto. La famiglia Hermès,per esempio, è finora un modellodi coesione interna e di equilibriotra ragioni della tradizione e effi-cienza manageriale: intransigentisulla qualità «made in France»,ma dinamici sui mercati in cresci-ta del Sud-Est asiatico e dell’Ame-rica latina, e con un leader chiaro,Axel Dumas. Tanto compatti daresistere all’assalto di Bernard Ar-nault, patron del colosso LVMH efiglio di Jean, proprietario dell’im-presa Ferret-Savinel.

Arnault sembra seguire una re-gola fondamentale del capitalismofamiliare, ossia preparare in tem-po e con cura estrema la successio-ne. Due anni fa, Bernard Arnaultha chiesto al figlio Antoine diprendere le redini del marchioBerluti, e qualche mese fa ha no-minato la figlia Delphine come vi-cepresidente di Louis Vuitton: lasensazione è che il capo di LVMH,a 64 anni, abbia lanciato il castingper la sua stessa poltrona. Antoine

è stato protagonista, nel luglioscorso, dell’acquisizione del mar-chio italiano Loro Piana per duemiliardi di euro, e a precisa do-manda sull’ipotesi di guidare ilgruppo ha risposto con disinvoltu-ra «forse, perché no? Comunquenon tra breve». L’importante è te-stare le capacità dei due preten-denti, senza però creare un duali-smo esasperato che finirebbe pernuocere al gruppo: a un certo pun-to Bernard Arnault dovrà prende-re la decisione.

Una delle altre storie di succes-so del capitalismo familiare fran-cese è quella dei Ricard, a comin-ciare da Paul che nel 1932 inventò«il vero pastis di Marsiglia». L’uo-mo che ha trasformato la piccolaazienda di famiglia nell’imperomondiale dei liquori fu il figlio Pa-trick, che partecipò al primo consi-glio di amministrazione a 12 anni epranzava tutte le domeniche con idirigenti che ascoltavano in silen-zio le parole del patriarca. Patrickè morto nell’estate del 2012, il co-mando del gruppo è passato allasorella maggiore Danièle, che l’an-no prossimo trasferirà a sua voltala guida al nipote Alexandre. Lascommessa è che il caso Peugeotnon sia un segno dei tempi ma so-lo una sconfitta privata.

@Stef_Montefiori© RIPRODUZIONE RISERVATA

C’è una condotta meno aggressiva che emerge, più ancorata al territorio d’origine

Non sono mancatigli errori (Peugeot), ma Hermès è un modello di coesione

DAL NOSTRO CORRISPONDENTEDA PARIGISTEFANO MONTEFIORI

Page 4: Corr Economia 20140224

4 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

IMPRESE & FINANZAUomini, storiee strategie

Super deal Niente pubblicità e micro canone: resisterà il modello vincente?

Internet Miliardari di nicchiaLa specializzazione pagaLa parabola di Koum e Acton che hanno fondato WhatsAppRifiutati anni fa da Mark Zuckerberg. Che ora li ha ricoperti d’oro

DI MARIA TERESA COMETTO

I protagonisti in Rete Le app per telefonare e messaggiare gratis via Internet

Creata da:

Creata da:

Quando:

Che cosa offre oltre alle chiamate:

Iscritti:

Utenti unicial mese:

Niklas Zennstrom(Svezia)Janus Friis(Danimarca)

2003

scambiodi foto e file

n.d.

300 milioni

2011

NHN Japan,(Giappone)società legata alla sudcoreana Naver

piattaforma per giochi ed ecommerce

300 milioni

n.d.

Quando:

Dove:

Che cosa offreoltre allamessaggistica:

Utenti attivi mensili:

Tencent holdings

20102010

Giochi,pagamenti,

“beni virtuali” in vendita

Kakao corporation

Corea del Sud

Giochiedecommerce

Apple

2011

Stati Uniti

Scambio fotovideo e posizione,ma solo fra clienti Apple

Evan Spiegel e Bobby Murphy

2011

Stati Uniti

Scambiodi foto e video che scompaiono in pochi secondi

Jan Koum e Brian Acton

2009

Stati UnitiCina

Scambiodi foto

e video

450 milioni272 milioni133 milioni**n.d.

BlackBerry

2013

Canada

fotoe messaggivocali

BBM

80 milioni n.d.

2010

Talmon Marco, Igor Megzinik, Sani Maroli e Ofer Smocha(Israele)

messaggisticae piattaformagiochi

300 milioni

100 milioni

Per c

hatt

are

Per c

hiam

are

*Gratis il primo anno, poi 99 centesimi per anno** Utenti iscritti

Acquisita da Mark Zuckerberg per

19 miliardi di dollari

WeChatKakaoTalkiMessage Snapchat WhatsApp*

Hiroshi Mikitaniamministratore delegato di Rakuten

Mark Zuckerbergamministratore delegato e ideatore di Facebook

Acquisita da Microsoftnel 2011 per8,5 miliardi di dollari

Acquisita dalla giapponese Rakuten per

900 milioni di dollari

Ppar

ra

1 L’analisi

E se qualcunoavesse sbagliato i conti?

D iciannove miliardi di dollariper 55 dipendenti: 345 mi-

lioni per ogni persona che lavo-ra in WhatsApp, oltre dieci volteil «valore» che si ottiene divi-dendo i 176,8 miliardi di dollaridi capitalizzazione in Borsa per i6.337 dipendenti di Facebook(«solo» 28 milioni pro capite).Il calcolo dal punto di vista dellavalutazione non ha chiaramenteun valore specifico. Ma rendemolto bene il senso della do-manda che si sono posti tuttialla notizia dell’acquisizionemonstre dell’azienda fondatasolo 4 anni fa da Jan Koum eBrian Acton: il buon Mark Zuc-kerberg non avrà pagato troppoper una app che non ha nem-meno un modello di business?Il fondatore di Facebook avràfatto i suoi conti e la Borsa, do-po un’iniziale sbandamento, gliha dato fiducia. I 450 milioni diutilizzatori del servizio più po-polare e diffuso di chat e condi-visione di foto e microvideo persmartphone diventeranno pre-sto, secondo le attese, un mi-liardo. E non c’è dubbio che lapubblicità mondiale ricevutacon l’acquisizione aiuteràl’escalation. Ma, appunto, pro-prio «pubblicità» è la parolachiave. WhatsApp è una dellepoche società che ha sempre ri-fiutato il percorso dell’adverti-sing per fare soldi, tanto da in-trodurre un abbonamento an-nuale per il rinnovo dopo il pri-mo anno di utilizzo gratuito (99centesimi l’anno). Ma anche qui,a voler giocare con i numeri,450 milioni per 0,99 dollarifanno 445 milioni di fatturato,un ventesimo della cifra spesa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I l 24 febbraio WhatsAppcompie cinque anni e ilsuo fondatore Jan Koumfesteggia il proprio 38°

compleanno con in tasca 6,8miliardi di dollari. Tanto valeil suo pacchetto di azioni dellastartup che la settimana scor-sa è stata comprata per 19 mi-liardi da Facebook, secondo lestime di Forbes. Mai paparazzi a cacciadi simboli di unanuova Bolla delledot.com non riusci-ranno a scovarlo nelmezzo di un megaparty nella SiliconValley. Koum è os-sessivamente gelo-so della sua privacy,molto frugale nellospendere e aborrela pubblicità, sia dise stesso sia comemezzo per far soldi.

MetodoI soldi lui li ha

fatti specializzando-si nel rispondere aun bisogno prima-rio, suo e di milionidi persone nel mon-do: comunicare conamici e familiari,ovunque siano, nelmodo più semplicee meno caro possi-bile. E i messaggivia Internet sono ilfuturo delle comu-nicazioni: disponi-bili gratis, stannosconvolgendo il tra-dizionale modellodi business dellecompagnie telefoni-che, al posto delle quali i nuo-vi protagonisti emergenti so-no dot.com come Facebook ocolossi dell’high-tech comeApple.

Chiunque abbia dei ragazzisa che «parlare al telefono» èobsoleto e che per restare incontatto con loro bisogna im-parare il linguaggio e la tecni-ca dei messaggi. Conquistareil tempo che i ragazzi — e i lo-

ro genitori e sempre più per-sone nel mondo — spendonomessaggiando è un obiettivocruciale per qualunque socie-tà che faccia affari su Internet.Per questo si è scatenata lacorsa alle acquisizioni delledot.com come Viber e What-sApp. L’idea è che avere milio-ni, magari miliardi di utentiattivi nel mondo è la base perpoter poi «monetizzare» il lo-

ro tempo in qualche modo.C’è chi — come la cinese We-Chat o la coreana Kakao — lofa già vendendo «beni virtua-li» a chi gioca online. Altri in-seriscono messaggi pubblici-tari, un «trucco» che Koumnon ha mai voluto nemmenoprendere in considerazione.

SemplicitàLa semplicità d’uso e l’as-

senza di altre funzioni chepossano distrarre spieganoperché WhatsApp è diventatain tempo record l’app di mes-saggi più popolare al mondo,con 450 milioni di utenti atti-vi al mese e 50 miliardi dimessaggi scambiati al giorno,un volume quasi uguale a tut-to il traffico mondiale di txtvia telefonini.

Basta inserire il proprionumero di telefono mobile e,senza fornire altri dati, si pos-sono mandare messaggi di te-sto e vocali, foto e video a chiunque abbia scaricato laapp. Il tutto gratis per il pri-mo anno e poi al costo di 99centesimi l’anno: una piccolacifra, che però moltiplicataper 1 miliardo di utenti — so-glia a cui presto WhatsApppuò arrivare — rappresentaun buon flusso di reddito, ab-bastanza per fare profitti afronte di costi operativi moltobassi, visto che ci lavoranopoche decine di persone.

StoriaL’idea era venuta a Koum

in una delle tante fasi difficilidella sua vita, «fra un lavoro el’altro», come dicono con uneufemismo i disoccupati dellaSilicon Valley. Si era licenziatoda Yahoo! nel 2007 insieme alsuo amico e mentore BrianActon, di quattro anni piùvecchio di lui. Erano stufi dilavorare alla piattaforma pub-blicitaria e uniti da un ap-proccio senza fronzoli ai pro-blemi, pur avendo un back-ground molto diverso. Actonè un americano del Michigan,con tre lauree in ingegneria,informatica ed economia ot-tenute in università prestigio-se come Stanford.

Koum invece è nato e cre-sciuto in Ucraina, sotto un re-gime comunista che spiava leconversazioni private e conpochissimi soldi in tasca: hanel dna la frugalità e l’atten-zione alla privacy, motivo percui WhatsApp non archivia imessaggi nei propri server. A16 anni con la mamma e lanonna è emigrato in Califor-

nia, dove all’inizio per aiutarea sbarcare il lunario Koum fa-ceva il garzone in un negozioalimentare. Programmatoreautodidatta, non ha mai ama-to la scuola e ha lasciato l’uni-versità quando Yahoo! gli haofferto un posto nel ’97. La-sciata anche Yahoo!, Koum haspeso un anno on the roadcon l’amico. Quasi finiti i ri-sparmi, tutti e due hannochiesto di essere assunti daFacebook che, ironia dellasorte, li ha respinti. Poi aKoum si è accesa la lampadi-

na nel gennaio 2009: con inmano il suo primo iPhone hacapito le potenzialità enormidelle app e un mese dopo hacreato WhatsApp, nome chesuona come what’s up? (chec’è?). A ottobre Acton è di-ventato socio e cofondatore

della startup, portando 250mila dollari di investimenti diun gruppo di amici.

Mark Zuckerberg ha con-tattato Koum la prima voltadue anni fa. L’ex dropoutucraino ha voluto firmare l’af-fare nel palazzo abbandonatodove da ragazzo faceva la filaper i buoni pasto distribuitidal governo ai poveri: il lietofine di una storia esemplaredello spirito della Silicon Val-ley.

@mtcometto© RIPRODUZIONE RISERVATA

Oggi i clienti sono 450 mila: le stime dicono chesaranno 1 miliardo

Mente Brian Acton: plurilau-reato, cofondatore e socio

Idea Jan Koum, ucraino: con in mano l’iPhone inventa WhatsApp

Diario sindacale a cura di Enrico Marro [email protected]

I tre leader dal Muro del Pianto al sollievo per PolettiI capi di Cgil, Cisl e Uil a Gerusalemme mentre Renzi leggeva i nomi dei ministri. I dubbi su Guidi

I gnorati durante le con-sultazioni per la forma-zione del governo, indo-

vinate dove si trovavano ve-nerdì scorso i leader sinda-cali mentre Matteo Renzi eraa colloquio con Giorgio Na-politano per sciogliere la ri-serva e formalizzare la listadei ministri?

Susanna Camusso per laCgil, Raffaele Bonanni per laCisl e Carmelo Barbagallo ePaolo Pirani per la Uil (An-geletti è ormai in uscita) era-no al Muro del Pianto, a Ge-rusalemme. Solo una coinci-denza, per carità. Il viaggio

era programmato da tempo,su invito del sindacato israe-liano Histadrut. Ma forsequalche riflessione, ancheautocritica, sulla marginaliz-zazione del sindacato saràstata inevitabile.

I sindacalisti, comunque,hanno tirato un sospiro disollievo quando hanno ap-preso — dalle indiscrezionigiornalistiche e non dal co-stituendo esecutivo (fattoforse senza precedenti) — ilnome del ministro del Lavo-ro. Ma nessun entusiasmo,perché, al di là della persona,Cgil, Cisl e Uil sanno che nel

programma di Renzi c’è la messa in discussione sia del-l’articolo 18 sia degli ammor-tizzatori sociali.

Giuliano Poletti, 62 anni,nato in Emilia Romagna, co-me Graziano Delrio, emi-nenza grigia del governo eprobabile sponsor del mini-stro, è stato fino ad oggi unacontroparte dei sindacati,ma forse la più amichevole.

Già segretario del partitocomunista di Imola, suacittà natale, dal1982 al 1989, Po-letti dal 2002 èpresidente della

Lega delle cooperative. Gra-dito alla Cgil per la comuneappartenenza politica, va be-ne anche alla Cisl e alla Uilperché è ovviamente un so-stenitore del modello parte-cipativo di relazioni sindaca-li. Un politico e un tecnicoinsieme. Col quale le orga-nizzazioni delle coop han-no firmato lo scorso 18settembre l’accordo sulla

rappresentanza e lacontrattaz ioneche interessa ol-tre un milione e200 mila lavora-tori. Un ministro,

insomma, che ha le carte inregola per dialogare profi-cuamente sia con i sindacatisia con le imprese. E con ilprofilo giusto per far digeri-re alla Cgil il superamentodell’articolo 18 sulle nuoveassunzioni. Avverrà senzagrandi scossoni. L’oceanicamanifestazione della Cgil diSergio Cofferati del 23 mar-zo 2002 al Circo Massimo èroba del secolo scorso.

Piuttosto è un altro mini-stro a preoccupare i sindaca-ti: Federica Guidi al verticedello Sviluppo economico, ildicastero per il quale passa-no tutte le crisi industriali(attualmente sono aperti 159tavoli che coinvolgono un to-tale di 120 mila lavoratori).Guidi, 44 anni, emiliana, im-prenditrice di simpatie ber-lusconiane, si scontrò dura-

mente con i sindacati nel2008, quando da neopresi-dente dei giovani di Confin-dustria lanciò l’idea dei«contratti individuali». LaCgil non glielo ha mai perdo-nato.

Infine, Marianna Madia,33 anni, scoperta da WalterVeltroni, responsabile Lavo-ro della segreteria Renzi,promossa al delicato mini-stero della Semplificazione epubblica amministrazione.Nel 2011 ha pubblicato un li-bro, «Precari», e Camusso leha scritto la prefazione. Toc-cherà a lei sbloccare la con-trattazione nel pubblico im-piego, ma anche mandar viagli esuberi e promuovere lameritocrazia, spezzando lalogica delle promozioni perappartenenza sindacale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LegacoopGiuliano Poletti, ministro del Lavoro

Imag

o ec

onom

ica

DI MASSIMO SIDERI

Page 5: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 5

IMPRESE & FINANZATutti contro tutti

Uomini, storiee strategie

I protagonisti in Rete Le app per telefonare e messaggiare gratis via Internet

Creata da:

Creata da:

Quando:

Che cosa offre oltre alle chiamate:

Iscritti:

Utenti unicial mese:

Niklas Zennstrom(Svezia)Janus Friis(Danimarca)

2003

scambiodi foto e file

n.d.

300 milioni

2011

NHN Japan,(Giappone)società legata alla sudcoreana Naver

piattaforma per giochi ed ecommerce

300 milioni

n.d.

Quando:

Dove:

Che cosa offreoltre allamessaggistica:

Utenti attivi mensili:

Tencent holdings

20102010

Giochi,pagamenti,

“beni virtuali” in vendita

Kakao corporation

Corea del Sud

Giochiedecommerce

Apple

2011

Stati Uniti

Scambio fotovideo e posizione,ma solo fra clienti Apple

Evan Spiegel e Bobby Murphy

2011

Stati Uniti

Scambiodi foto e video che scompaiono in pochi secondi

Jan Koum e Brian Acton

2009

Stati UnitiCina

Scambiodi foto

e video

450 milioni272 milioni133 milioni**n.d.

BlackBerry

2013

Canada

fotoe messaggivocali

BBM

80 milioni n.d.

2010

Talmon Marco, Igor Megzinik, Sani Maroli e Ofer Smocha(Israele)

messaggisticae piattaformagiochi

300 milioni

100 milioni

Per c

hatt

are

Per c

hiam

are

*Gratis il primo anno, poi 99 centesimi per anno** Utenti iscritti

Acquisita da Mark Zuckerberg per

19 miliardi di dollari

WeChatKakaoTalkiMessage Snapchat WhatsApp*

Hiroshi Mikitaniamministratore delegato di Rakuten

Mark Zuckerbergamministratore delegato e ideatore di Facebook

Acquisita da Microsoftnel 2011 per8,5 miliardi di dollari

Acquisita dalla giapponese Rakuten per

900 milioni di dollari

Ppar

ra

1 Eccellenze

Mtalk: è italianoil link per chiamarecon un solo clic

T ra americani e ucraini di Wha-tsApp, israeliani di Viber e

svedesi di Skype c’è anche un ita-liano: Marco Fiorentino, noto nelsettore per avere studiato con JeffBezos (molti anni prima di Ama-zon). La soluzione Mtalk lanciataquesta settimana dalla sua societàMessagenet, che già offriva telefo-nate Voip, ha del geniale: comuni-cazioni mondiali click-to-call gra-tuite. Meglio di ogni commento va-le la prova: andate su un qualun-q u e b r o w s e r , d i g i t a t ewww.nome.cognome.mtalk.net di qualcuno che si è iscritto ed eccocomparire un sito dal quale lo po-trete contattare sia via voce che viamessaggi senza scaricare nulla.Nessun download è necessario pertelefonare e non è richiesta nem-meno la registrazione (il passaggioè necessario per ricevere la telefo-nata sullo smartphone e per regi-strare il proprio link). Si parte con ilsistema Android in attesa dell’au-torizzazione Apple per iOs. L’idea èun link personale e personalizza-bile che ci segua su desktop o susmartphone e tablet. La magia èpossibile grazie alla tecnologiaHtml5. Unico problema: se il vostronome.cognome è occupato do-vrebbe cambiare. Ergo: affrettatevi.

M. SID.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping L’app israeliana per telefonate e sms gratuiti ha 300 milioni di iscritti

Hi-tech Messaggi e chiamate:il vero business è la parolaComprata Viber, giapponesi all’assalto della coppia Skype-Microsoft DI GRETA SCLAUNICH

C’ è chi la definisce«lo Skype mobi-le» e chi la parago-na a WhatsApp,

diventata a sorpresa il nuovogioiello di Facebook. Ma Vi-ber, l’applicazione per smar-tphone che consente chiama-te gratuite appoggiandosi a Internet, va oltre: non solopermette di scambiarsi mes-saggi (gratis) ma funzionaanche da desktop. E sfoggiaottimi numeri: 300 milioni diiscritti in soli quattro anni dallancio, un terzo dei quali è unutente abituale. Grazie ai nu-

meri, e grazie anche al siste-ma multipiattaforma, ha atti-rato l’attenzione di Rakuten,colosso giapponese del-l’ecommerce, che l’ha acqui-sita per 900 milioni di dollari.Per i giapponesi sarà l’asso dacalare nel settore delle chia-mate gratuite, ma anche unapedina da muovere sullascacchiera delle app di mes-saggistica gratuita.

AlternativaLanciata nel 2010 l’app vo-

leva essere l’alternativa sumobile a Skype. Il principio èlo stesso: dopo il download ela registrazione il software

permette di fare e riceverechiamate con gli altri utentiregistrati al servizio. I fonda-tori (i quattro israeliani Tal-mon Marco, Igor Megzinik,Sani Maroli e Ofer Smocha)si erano mossi con anticipo:ai tempi del lancio il boomdel mobile era appena agliinizi. Ma è stata l’intuizione disviluppare una piattaformaibrida (che consente sia chia-mate che messaggi da mobilema pure da pc) ad aver fattola differenza. Proprio questacaratteristica è stata determi-nante per Rakuten: «Viber of-fre la migliore qualità nelmessaging e nel Voip, in piùha un grande potenziale co-

me piattaforma di giochi», hacommentato all’indomanidell’annuncio dell’acquisizio-ne il ceo della società giappo-nese, Hiroshi Mikitani.

Apertura globaleSviluppando le diverse

anime della piattaforma (efacendo un gioco di squadrainsieme agli altri servizi giànel bouquet) Rakuten si pre-para ad affrontare di petto ilmercato internazionale. Loha sottolineato lo stesso Miki-tani: «Questa operazione cifarà fare un salto di qualità».Mentre dal canto suo TalmonMarco, ceo di Viber, vede nel-l’operazione «una grande op-

portunità per incrementarela rapida crescita dell’utenza sia nei mercati esistenti chesu nuove piazze. L’obiettivo èdiventare la piattaforma nu-mero uno delle comunicazio-ni». Per riuscirci dovrà af-frontare il dominio di Skype,il servizio di Voip sviluppatonel 2003 dallo svedese NiklasZennström e dal danese Ja-

nus Friis. Acquisito da Micro-soft nel 2011 (per 8,5 miliardidi dollari), prima della mas-siccia diffusione del mobilesembrava inattaccabile.

LeadershipNon sarà semplice per i

giapponesi scardinare un ser-vizio che, in dieci anni, ha ac-cumulato 1,4 migliaia di mi-liardi di minuti di traffico vo-ce e chiamate video, un tem-po pari a 2,6 milioni di anni diconversazione. Ma a guarda-re gli utenti unici mensili tra idue servizi non c’è una diffe-renza abissale: se Viber toccaquota 100 milioni, Skype su-pera i 300 milioni. I numeridella piattaforma di Redmontsono più grandi, ma il servi-zio non è trasversale comequello sviluppato dagli israe-liani. Secondo le previsionidella società nipponica saràproprio la flessibilità di Vibera garantire il suo successo.Ma l’app non è l’unica a muo-versi su più fronti, e perRakuten il concorrente più te-mibile potrebbe trovarsi pro-prio in Giappone. Sviluppatanel 2011 da Nhn Japan (socie-tà giapponese legata alla su-dcoreana Naver), l’applicazio-ne Line ha infatti caratteristi-

che molto simili: chiamate emessaggi gratis e un bouquetdi oltre 300 milioni di utentiregistrati. Anche Line non silimita ai servizi tradizionali epunta pure su giochi e shop-ping. Come nel caso di Viber,anche per Line il segreto delsuccesso potrebbe essereproprio la capacità di svilup-pare differenti funzioni su di-verse piattaforme.

Concorrenti lateraliTutto questo, senza conta-

re la concorrenza dei colossiche non intendono restare indisparte. Facebook, peresempio, ha lanciato l’appMessenger: un modo perscambiarsi messaggi gratuitifra utenti ma anche, scarican-do l’apposito software, unostrumento per effettuarechiamate gratis. Inauguratoun anno fa dopo una lunga fa-se di test non è (ancora) de-collato, ma Zuckerberg restanon è da sottovalutare. Senon altro per i numeri da ca-pogiro del suo social, che haoltrepassato il miliardo e 300milioni di utenti. E per le cifreche è disposto a sborsare perportare dalla sua la concor-renza. Come ha dimostratonel settore della messaggisti-ca gratuita: dopo aver corteg-giato Snapchat, ha compratoWhatsApp per l’enorme som-ma di 19 miliardi di dollari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dal 2004 Skype ha accumulato 2,6 milioni di anni di conversazione

Viber Talmon Marco, uno dei quattro imprenditori israeliani fondatori della società

Microsoft Satya Nadella, il nuovonumero uno: l’azienda ha comprato Skype

Page 6: Corr Economia 20140224

6 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

Le aziende pubblicheAssetti & Governance

Finanza

Mercati Cessione fra i 2 e i 3,5 miliardi. Finora 110 manifestazioni d’interesse

Sace La privatizzazione?È tutto un rischio di StatoSe va in Borsa il Tesoro deve garantire lo stesso le perdite. Coi soldi pubbliciDI ALESSANDRA PUATO

È un po’ come nel giocodella Peppa Tencia: chisi terrà il rischio? LoStato o il mercato? In

questi giorni, malgrado latransizione di governo (chepotrà rallentare i tempi), si stalavorando sulla privatizzazio-ne della Sace. È l’azienda assi-curativo-finanziaria pubblica(al 100% della Cassa depositi eprestiti, che fa capo per l’80,1%al Tesoro e per il 18,4% allefondazioni bancarie) dal busi-ness complesso. Assicura, fral’altro, i crediti delle aziendeitaliane che lavorano conl’estero (suo cliente è Finmec-canica) e supporta gli investi-menti delle Pmi italiane suimercati internazionali. La set-timana scorsa, per esempio, hagarantito con il Mediocreditoitaliano 10 milioni per l’espan-sione in Turchia di Crif (siste-mi d’informazione creditizi).

Ma la faccenda sta diven-tando più complicata del pre-visto. Il problema è doppio: a)non si sa ancora se Sace saràprivatizzata al meglio portan-dola in Borsa (Ipo, offertapubblica iniziale) o vendendo-la a un privato; b) non si sa

nemmeno quanto patrimoniolasciarle in cassa, quindi cheprezzo darle in caso di quota-zione. Perché il patrimonio diSace è parecchio, fin troppoperché sia gradito al mercato.Che la vorrebbe più snella eredditizia, cioè con un maggio-re Roe (il ritorno sul patrimo-nio: cresce se il patrimonioscende). Ma, attenzione, sem-pre con le garanzie dello Statosui rischi da crediti difficili. In-somma, Sace privata sì — siparla di cederne il 40-60% esecondo alcuni analisti un va-lore possibile sarebbe di 2-3,5miliardi per queste quote —ma se le aziende garantite da

Sace falliscono o non paganopiù, interverrebbe il Tesoro,con i soldi dei cittadini, più chei soci privati.

Il tavolo tecnicoLa questione è complessa,

ma centrale: come e quantoscaricare i rischi dal bilanciodella Sace a quello del Tesoro?Come far guadagnare benel’azionista diretto (Cdp) senzaesporre a troppi rischi quelloindiretto (il Tesoro)? Su que-sto tema è stato aperto, primadell’avvicendamento Letta-Renzi, un tavolo tecnico fra go-verno, ministero dell’Econo-mia (la divisione privatizzazio-

ni guidata da Francesco Parla-to), Cdp, Ragioneria delloStato e Sace. Ora i tecnici stan-no continuando a lavorare, di-cono al Mef: «Le operazioni diprivatizzazione procedono».

Il problema si pone soprat-tutto con l’ipotesi Piazza Affa-ri. La Borsa di Raffaele Jerusal-mi apprezzerebbe la quotazio-ne di Sace, ma il mercato chie-de una società appetibile, che sia qualcosa in più di un titoloda cassettista. Il punto è cheSace è stata trasformata in spa— diversamente da altre so-cietà assicuratrici di Stato nelresto d’Europa —, ma è rima-sta la garanzia dello Stato

eventuale e successiva, in casodi default delle imprese assi-curate e in ultima istanza. In-somma, Sace è ben capitalizza-ta per far fronte all’emergenza:un fatto positivo. Ma per pre-pararla alla Borsa si dovrebbeprobabilmente scaricare piùrischio sullo Stato.

Oggi il patrimonio di Sace èdi circa 5 miliardi, più 2,5 di ri-serve tecniche. Questi 7,5 mi-liardi, fanno notare alcuni ana-listi, sono il cuscinetto del Te-soro: prima che il ministerodebba intervenire, insomma,ci sono 7,5 miliardi pronti perpagare le potenziali perdite. Sesi abbassa il capitale di Sace,per farne salire la redditività, iprivati diventano proprietari afianco del Tesoro, ma i rischisalgono solo per il Tesoro.

Sace, guidata dall’ammini-stratore delegato AlessandroCastellano con impronta pri-vatistica, non guadagna tantis-simo, fanno notare fonti dimercato (neanche poco, però:490 milioni l’utile lordo pre-consuntivo 2013 della capo-

gruppo, +25%), ma è una mac-china da dividendi. Ha ben re-munerato prima il Tesoro eora laCdp. In dicembre ha deli-berato un dividendo straordi-nario di un miliardo di euro e afine 2012 ha distribuito 234milioni su 255 milioni di utilenetto: significa un «payout ra-tio» (il rapporto fra utili distri-buiti e utili conseguiti) del91%. Negli ultimi dieci anni hafruttato 2,5 miliardi di divi-dendi su 3,6 miliardi di utilenetto: il 70%. Ora si tratta diprepararla al matrimonio coiprivati senza perderci.

Bain & Co. sta lavorandoper conto di Sace (assistita an-che da Goldman Sachs) al pia-no industriale che dovrebbesupportare la privatizzazione,mentre alla scelta strategicafra Ipo e acquirente industria-le sta guardando, per conto diCdp, Société Générale (che daperito indipendente già avevavalutato l’azienda — per 6,05miliardi — al tempo della ces-sione dal Mef a Cassa, dicem-bre 2012). SocGen avrebbe do-

vuto terminare il 28 febbraio,ma il parere può slittare a mar-zo. Vediamo le due ipotesi, se-condo fonti finanziarie.

Le due ipotesiPiazza Affari sarebbe un

vantaggio per il management(flessibilità, indipendenza,non da ultimo stock option),ragionano gli analisti, per ilTesoro e per la Borsa in asti-nenza da matricole. Di Sace sipuò quotare il 40%, ma anchela maggioranza, come per altreaziende pubbliche come Eni,Snam, Terna. L’idea è destina-re l’offerta soprattutto a inve-stitori istituzionali, come i fon-di pensione. Se va bene, Sace,potrebbe debuttare al listinoin settembre-ottobre. Ma c’è lagrana delle perdite inattese.

La vendita a un socio indu-striale, invece, potrebbe in teo-ria portare più soldi alla Cdpguidata da Giovanni GornoTempini, ma si tratta di trova-re un privato disposto a coin-vestire con il pubblico. C’è unalista, pare, di 110 soggetti chehanno manifestato interesse:assicurazioni, riassicuratori,fondi sovrani e di private equi-ty, banche. Ma in via teorica ela quota cedibile sarebbe, ra-gionevolmente, più vicina al40% che al 60%. Sace è un tas-sello importante della politicaindustriale strategica dell’Ita-lia. Si deve decidere se la sivuole affidare a un socio pri-vato, o no. E il privato, proba-bilmente, chiederebbe unosconto per entrare in una so-cietà ancora a forte presenzapubblica. Un dilemma in piùper il nuovo governo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I conti di Sace spa

Fonte: Sace* Preconsuntivo

Premi lordi

Oneri per sinistri

Utile lordo

Utile netto

Patrimonio netto

Riserve tecniche

30/9/201230/9/20132012

2011

s.F.

336,1299,3

55,1197,4275,6393,7

184255,1

I DATIANNUALI...

Utile lordoatteso nel 2013

milioni*490

... E QUELLIDEI PRIMI 9 MESI200,1

207,664,7

203,8319,8467,3214,2327,1

5.7675.9012.6492.624

5.7135.8082.4772.674

Milioni di euro

Ambizioni La società di fronte a una doppia scadenza: il rinnovo dei vertici e il (possibile) sbarco sul listino

Enav Atterraggio complicato in Piazza AffariA dieci anni dalla trasformazione in «spa», l’Ente sconta la crisi e lo scarso traffico aereo

654.311

43.150

23.630

3.351

2003

688.268

19.569

27.090

3.299

2004

721.127

43.618

24.009

3.279

2005

723.296

70.660

32.705

3.272

2006

736.333

56.017

15.037

4.090

2007

764.804

48.063

23.772

4.133

2008

765.628

39.086

7.807

4.077

2009

797.708

54.676

15.502

4.051

2010

836.138

61.672

12.437

4.091

2011

853.456

67.582

46.191

4.085

2012

Ricavi totali

Risultato operativo

Risultato netto

Dipendenti

Font

e: e

labo

razi

one

Corr

ierE

cono

mia

Nasce Enav spa,a totale controllo

pubblico, a seguito della trasformazione

di Enav, Ente nazionale di assistenza al volo, in

società per azioni

2001Enav acquisisce il ramodi azienda Vitrociset (logistica) e costituisce Techno Sky srl, responsa-bile della gestione, assi-stenza e manutenzione degli impianti e dei sistemi utilizzati per il controllo del traffico aereo nazionale

2007Enav avvia la vendita deipropri servizi, compresala consulenza aeronautica.Entrata a regime del consor-zio Essp, per la gestione del segnale satellitare europeo Egnos 2013.Nasce Enav Asia Pacific, consede a Kuala Lumpur (Malesia)

2008Enav acquisisceil 12,5% di Aireon, azienda statuniten-se che, entro il 2018, realizzerà il primo sistema globale di sorveglianza satelli-tare per il controllo del traffico aereo

2014

S. A

valtr

oni

LA STORIA DI ENAV

I PRINCIPALI DATI DI BILANCIO Dati in migliaia di euro

Sace Alessandro Castellano

Amministratore unico Massimo Garbini

Cdp Giovanni Gorno Tempini

L e premesse non erano, enon sono, delle migliori.E risulta evidente consi-

derando un paio di numeri.L’anno scorso gli aeroplanitransitati negli scali italiani so-no diminuiti di quasi il 6 percento, confermando una ten-denza negativa che dura ormaida tre anni. Il dato è leggermen-te migliore considerando l’in-sieme del traffico aereo, quelloche comprende il cosiddettotraffico di sorvolo, cioè gli aereiche transitano sui cieli italianisenza atterrare. Ma anche inquesto caso la perdita sul 2012è del 2,7 per cento e si somma arisultati in continuo calo.

Tutte notizie che per l’Enav,la società a cui sono affidati iservizi di gestione controllo deltraffico aereo, sono pessime.Meno si vola, infatti, e menol’Enav guadagna. Nonostanteciò la società è arrivata alladoppia scadenza del colloca-mento in Borsa di una quota fi-no al 49 per cento del capitale edel rinnovo dei vertici aziendalicon numeri apprezzabili.

Il conto economicoL’ultima riga del conto eco-

nomico 2012, quella che ha unpeso non trascurabile nel defi-nire il valore del gruppo, segna23 milioni circa di risultato net-to della gestione caratteristica,ottenuto sottraendone altret-tanti d’incassi per partite stra-ordinarie, cioè i rimborsi otte-nuti per la maggior impostaIres versata negli anni 2007-2011. Un livello di profitti so-stanzialmente analogo a quelloottenuto nel 2008, prima dellagrande crisi economica e del

crollo del traffico aereo. Il con-to economico dell’anno scorso,invece, dev’essere ancora mes-so nero su bianco ma il risultatofinale dovrebbe risultare analo-go. Questo grazie al conteni-mento dei costi e a un colpo dibacchetta magica. Il taglio dellespese ha permesso di assorbiregli effetti dell’inflazione e ri-sparmiare una manciata di mi-lioni all’anno senza sacrificareposti di lavoro, mentre il magoZurlì di turno è stato il ministe-ro dell’Economia che nel 2012ha rimborsato circa 300 milionidi debiti verso lo Stato permet-tendo di riportare l’indebita-mento a un livello accettabile,una sessantina di milioni.

La restituzione del debitoera indispensabile per la quo-tazione di Enav, che concludeun percorso cominciato unadecina di anni fa con il passag-gio da Ente nazionale di assi-

stenza al volo a società perazioni. La grande trasforma-zione ha come punto di parten-za un anno orribile, il 2001, conil disastro avvenuto all’aero-porto di Linate, a Milano, dovelo scontro tra due aerei costò118 morti. Le responsabilità

dell’Enav risultarono pesanti el’allora ministro dell’Economia,Giulio Tremonti, ne azzerò ilvertice nominando commissa-rio straordinario Massimo Va-razzani, un combattivo avvoca-to di Parma. Il suo interventofu a gamba tesa e arrivò a de-

nunciare in Parlamento che gliappalti dell’Enav avvenivanocon accordi segreti e moltipli-cazione dei costi grazie a«clientele, intrighi e corruzio-ne» di amministratori «etero-diretti dai referenti politici».

L’intento di Varazzani eranobile ma durò pochi mesi per-ché Tremonti non riuscì a di-fenderlo. L’avvocato tornò sullascena del delitto qualche annodopo. Fu, in effetti, una bella ri-vincita che però durò poco. Lanomina fu sempre di Tremon-ti, che nell’estate del 2011 para-cadutò in consiglio di ammini-strazione lui e un ex colonnellodella Guardia di finanza, Fede-rico D’Andrea (in precedenzacapo del pool in servizio pressola Procura della Repubblica delTribunale di Milano negli annicaldi delle indagini sulle tan-genti, attualmente responsabi-le audit di Telecom Italia), con

l’incarico di riprovarci.Anche in questo caso si trat-

tò di un lampo perché le in-chieste della magistratura tra-volsero l’amministratore dele-gato Guido Pugliesi, accusatodi corruzione e finanziamentiilleciti ai partiti in una inchie-sta che partiva da appalti irre-golari di Finmeccanica-Selex.Così l’intero consiglio saltò nelnovembre 2011, proprio men-tre il governo Monti subentra-va a quello Berlusconi.

La scelta di Monti, che gui-dava ad interim il ministerodell’Economia, fu la promozio-ne del direttore generale, Mas-simo Garbini, all’incarico diamministratore unico. Garbiniè un ex maggiore dell’Aeronau-tica militare che viene da inca-richi di responsabile delle torridi controllo e ha saputo saldarele due anime dell’Enav: quellatecnica, di cui era stato parte, e

quella amministrativa romana.Garbini è stato protagonista

delle scelte principali che han-no permesso all’Enav di cam-biare pelle. La prima per la ve-rità, nel 2007, è stata molto di-scussa: l’acquisto del ramo diazienda Vitrociset (assistenza emanutenzione degli impianti),poi ribattezzata Techno Sky. Ivenditori erano gli eredi di Ca-millo Crociani, presidente diFinmeccanica negli anni 70 ecoinvolto nel lo scandaloLockheed, e il prezzo intorno a108 milioni venne giudicatotroppo alto. Al contrario il ver-tice dell’Enav ha sempre difesol’acquisizione, spiegando cheha permesso di abbattere i co-sti di manutenzione degli im-pianti risparmiando una venti-na di milioni all’anno.

Sbocchi a OrienteGli altri passaggi d’impor-

tanza fondamentale risultanol’avvio della vendita dei serviziEnav sul mercato e l’entrata nelconsorzio Essp per la gestionedel segnale satellitare europeoEgnos (entrambi nel 2008), lanascita di Enav Asia Pacific perla riorganizzazione dell’aero-porto di Kuala Lumpur, in Ma-lesia (2013, punto di partenzadella internazionalizzazione delgruppo), e, un paio di mesi fa,l’acquisto del 12,5 per cento diAireon, l’azienda statunitensedel gruppo Iridium che rappre-senta la nuova frontiera deicontrolli del traffico aereo.L’obiettivo, infatti, è di realizza-re entro il 2018 il primo sistemaglobale di sorveglianza satelli-tare. Quanto basta per giustifi-care un valore di Enav che de-v’essere ancora messo nero subianco, ma dovrebbe aggirarsiintorno a 1,2-1,5 miliardi di eu-ro.

FABIO TAMBURINI© RIPRODUZIONE RISERVATA

Page 7: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 7

Page 8: Corr Economia 20140224

8 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

Verso la Vigilanza unicaLa partita italiana

Finanza

Credito I nodi che gli istituti italiani devono sciogliere sulla strada dell’Unione bancaria europea. Le attese per le mosse delle «regionali»

Banche & Capitali Mancano ancora 7 miliardi Il caso di Carige e Veneto Banca. Il bilancio degli aumenti dopo le operazioni annunciate o in rampa di lancioDI STEFANO RIGHI

O tto e mezzo, ma Fel-lini non c’entra. So-no i miliardi di eu-ro necessari, al mo-

mento, per tenere le bancheitaliane al passo sul sentieroche porta alla vigilanza euro-pea, al sistema dell’Unionebancaria che sarà operativofra dieci mesi. Ottomilacin-quecento milioni di euro, piùdelle metà riconducibili allebanche popolari, dalle gran-dissime (il Banco) alle più lo-calizzate (Creval). Otto mi-liardi e mezzo e non sono tut-ti. Secondo stime riconduci-bili proprio ai tecnici dellaBce e confermate dall’Abi, lacifra complessiva potrebbeavvicinarsi ai 15 miliardi dieuro. A tanto infatti ammon-ta il deficit di capitale al mo-mento attuale. Certo, non ar-riveranno tutti da aumenti,molto si dovrà fare sul frontedelle cessioni di controllatenon strategiche, ma quello èil traguardo. E in un momen-to come questo, dove al tavo-lo delle trattative è general-mente il compratore a fare ilprezzo, assume sempre piùimportanza la variabile tem-

po, chi prima fa, meglio fa.

Inutili rinviiNe sanno qualcosa al

Monte dei Paschi di Siena,dove il rinvio dell’operazioneda tre miliardi di euro già inrampa di lancio alla fine delloscorso anno rischia di crearenon pochi problemi nei mesiprossimi. Tra gli altri la ne-cessità di remunerare il pre-stito ottenuto dallo Stato ita-liano al tasso del 9 per centoannuo. Ma, soprattutto, lacorsa è nei confronti delle al-tre banche. Le risorse sono,per definizione in economia,limitate. Così la doppia mos-sa a sorpresa del Banco Po-polare e della Banca Popolaredi Vicenza che, nel giro didue settimane, hanno annun-ciato operazioni per comples-

sivi 2,5 miliardi di euro, testi-moniano dell’acutezza di vi-sione e della capacità pro-spettica di Pier FrancescoSaviotti, amministratore de-legato del Banco e di GianniZonin, presidente della Vi-cenza.

Doppio passoIl doppio passo delle due

grandi popolari venete, ilBanco quotato la Vicenza no,hanno scosso il mercato espiazzato gli altri istituti. Sol-lecitata dalla Banca d’Italia eprobabilmente presa in con-tropiede dalle mosse delleconcorrenti, dopo qualchesettimana di tira e molla, si èmossa anche la Carige. Fossedipeso solo dall’amministra-tore delegato Piero Montani(stessa scuola di Saviotti),l’aumento sarebbe già dive-nuto operativo. Solo che aGenova devono mediare l’esi-genza di una rapida ricapita-lizzazione con i timori delprincipale azionista, la Fon-dazione Carige (46,6 per cen-to del capitale) che, al mo-

mento, ha difficoltà di cassa enon riuscirebbe a risponderepro quota alla chiamata dellacontrollata. Così la Fondazio-ne – che con la presidenzaRepetto riuscì a imporre l’au-mento di capitale, necessariogià un anno fa, solo comeparte residuale di un piùcomplesso piano di venditadi asset non core – chiede divendere, dopo la Sgr da cui sison ricavati cento milioni di euro, anche le due compa-gnie di assicurazione delgruppo per avvicinarsi il piùpossibile agli 800 milioni ne-cessari. Solo che i compratorisono pochi e la cessione ri-chiede tempi che si stanno prolungando. Così il presi-dente Castelbarco Albani hadato il via alle danze, portan-do alla costituzione del con-

sorzio di pre-underwritingche dovrà garantire l’aumen-to, con Mediobanca capofila.Così la palla ritorna alla Fon-dazione, il cui consiglio si riu-nirà quest’oggi. Davanti a tut-ti una scadenza: Bankitaliasuggerisce di far partire il raf-forzamento entro il 31 marzo.E uno spettro: le analogie traGenova e Siena.

IndipendenzeIn attesa di decisioni è an-

che Veneto Banca, che proba-bilmente scioglierà la riservadurante il consiglio di ammi-nistrazione della prossimasettimana. L’istituto di Mon-tebelluna persegue una stra-tegia stand alone, ma la re-cente severa verifica degliispettori della Banca d’Italiaha suggerito una strada di-versa: integrazione con altriistituti, rafforzamento patri-moniale, maggiore attenzio-ne nei controlli interni. Sul-l’identità del possibile part-ner si sono espressi in molti,anche il presidente della Re-gione Veneto, Luca Zaia, tra i

primi a dirsi favorevole a unapossibile unione tra la Venetoe Popolare di Vicenza. Ma leipotesi sono molte, il tempopoco. Soprattutto per realiz-zare il rafforzamento patri-moniale, dato che sta perpartire l’Asset quality reviewdella Bce. Le possibilità allaVeneto non mancano: con-versione di un bond da 350milioni di euro, cessione del-la controllata Banca Intermo-biliare, aumento di capitale.Manca solo la decisione. Ar-riverà nei prossimi giorni. Lealtre banche non sembranodover far fronte a situazionitanto urgenti. Ma l’insiemedel sistema deve dimagrire,tagliare costi (non solo delpersonale), vendere parteci-pazioni (come ha fatto Me-diobanca, la cui ultima trime-strale ne ha immediatamentebeneficiato) e concentrarsisui ricavi. Una partita da 7miliardi di euro. Tanti nemancano per arrivar e a quo-ta 15.

@Righist© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 Il panoramaLe operazioni sul capitale in via di realizzazione

Le operazioni

già annunciate

* Cifra necessaria ad elevare

l’indice Core tier 1 – indice

di solidità patrimoniale – al 10%,

secondo i nuovi parametri

richiesti dalla Bce

** Il possibile aumento

di capitale dipende

dalla conversione di

un’obbligazione

e dall’avviata

cessione di Banca

Intermobiliare

I possibili interventi

Monte dei Paschi di Siena

Banco Popolare

Banca Popolare di Vicenza

Carige

Banca Popolare di Milano

Banca delle Marche

3 miliardi

1,5 miliardi

1 miliardo

800 milioni

500 milioni

400 milioni

Popolare dell’Emilia Romagna

Credito Valtellinese

Veneto Banca

TOTALE

300 milioni*

500 milioni*

500 milioni**

8,5 miliardi di euro

Il Banco Popolaree la Vicenza hanno rotto gli indugi.Ora tocca alle altre

L’intervento

Ma le imprese devono diventare meno «bancocentriche»La soluzione è nelle obbligazioni corporate per tutti

F ra la fine degli anniNovanta e l’inizio dellacrisi i gruppi bancari

italiani di media e medio-piccola dimensione, speciese a struttura proprietariapopolare, hanno svolto unruolo cruciale per assicura-re abbondanti finanzia-menti al nostro tessuto dipiccole e medie imprese.

Questi gruppi hannocompensato e reso profit-tevole il conseguente au-mento dei loro attivi di bi-lancio grazie a quel quasi-monopolio nell’intermedia-

z i o n e d e l l a r i cc h e z z afinanziaria delle famiglie, che hanno esercitato nei lo-ro territori di insediamentospesso in condominio con ilresto del settore bancario.

In Italia, la lunga crisi haperò causato sia drasticiaumenti nei tassi di insol-venza delle troppo indebi-tate imprese non finanzia-rie sia una continua erosio-ne della ricchezza finanzia-ria delle famiglie, strette frala caduta del loro redditodisponibile e l’inefficientecomposizione dei loro inve-

stimenti di portafoglio.Pertanto, oggi, molte

delle nostre banche popo-lari (come altre banche digrande e media dimensio-ne) sono in difficoltà; e, an-che se saranno in grado disuperare gli imminenti testeuropei e di disfarsi celer-mente dell’eccesso di creditiproblematici, nel prossimofuturo esse non offrirannopiù abbondanti flussi di cre-dito bancario alle nostreimprese (specie di dimen-sione medio-piccola). Senon ci si vuole rassegnare al

progressivo ridimensiona-mento di parti rilevanti dellamanifattura e dei servizi piùmoderni dell’Italia, è quindinecessario rispondere altramonto del nostro pecu-liare «bancocentrismo» conforme alternative di finan-ziamento delle imprese. Alriguardo, è bene evitare il-lusioni. La struttura dimen-sionale del nostro sistemaproduttivo implica che unpiù agevole accesso delleimprese ai mercati dei capi-tali non può sostituire il pre-cedente eccesso di crediti

bancari. D’altro canto, la li-mitata dimensione del no-stro mercato totale dei cor-porate bond non tollerasegmentazioni artificialiquali quelle indotte da poli-tiche di sostegno pubblicoall’emissione di peculiariobbligazioni da parte dellepiccole imprese ( i minibond).

L’alternativa consiste,quindi, nel rimuovere gliostacoli che si frappongonoall’emissione di ordinaricorporate bond anche daparte delle nostre medie e

medio-piccole imprese(pmi). Tali ostacoli sono nu-merosi e di varia natura. Inprima approssimazione,essi possono però esserericondotti al fatto che i costidi emissione di corporatebond sono molto più elevatiper le pmi che per le impre-se di maggiore dimensione.

Si tratta quindi di definireun possibile strumento dipolicy che allinei i costi rela-tivi senza creare segmen-tazioni nel mercato finan-ziario italiano. Lo strumen-to di base è semplice: un in-

sieme di «veicol i» checentralizzino gli acquisti deicorporate bond emessi dadati gruppi omogenei dipmi e che richiedano tassidi interesse non troppo di-vergenti da quelli fissati dalmercato per le emissionidelle grandi imprese.

In parallelo ciascun vei-colo dovrebbe collocare, aprezzi convenienti, proprieobbligazioni di valore e du-rata pari a quelle acquista-te. Per soddisfare quest’ul-tima condizione, ogni vei-colo ha bisogno – di norma- di una garanzia statale.Inoltre, i «veicoli» vanno ri-gorosamente regolamen-tati fino a vietare qualsiasiforma di «ingegneria» fi-nanziaria sulle obbligazionida essi emesse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di MARCELLO MESSORI

Le azioni delle Popolari

La stima del valore«Ma non è un prezzo»

I l nodo centrale resta il valore. Quanto valgono le banche popo-lari non quotate, che stabiliscono il proprio valore con una pe-rizia di parte stesa una volta l’anno? E perché se i principali

istituti italiani scontano al 70% le difficili prospettive di mercato,le popolari quotano a multipli del patrimonio? Domande che inte-ressano anche la Consob. «Il valore delle nostre azioni – spiegaGianni Zonin (foto), presidente della Popolare di Vicenza, mentreil presidente di Veneto Banca ha preferito non rispondere alle do-mande sull’argomento – ha avuto una crescita moderata quandole Borse erano euforiche e negli anni successivi, quando il prezzodei titoli bancari quotati è crollato, hanno mantenuto un valorestabile. Le valutazioni vanno sempre fatte nel medio-lungo perio-do, senza farsi condizionare dall’emotività della Borsa e dalla suavolatilità. I nostri soci vogliono vivere sonni tranquilli e sono con-

tenti di non essersi mai trovati sullemontagne russe. La nostra è unabanca cooperativa al servizio dellepiccole e medie aziende, degli arti-giani, dei commercianti e delle fami-glie. Questi sono in larga parte i no-stri soci, persone che cercano in unabanca un partner serio e affidabileper il loro lavoro e per la sicurezzadei loro risparmi. Tutti sanno chenella nostra “famiglia” non amiamosoci speculatori, ma solo coloro checredono nel valore della banca». Lo

chiamano goodwill, il valore dell’avviamento. Un sovrapprezzotalvolta difficile da spiegare. «Il nostro valore – evidenzia Zonin –oggi è di circa 1,4 volte il patrimonio netto, una valutazione che si èmantenuta stabile negli anni al di là delle oscillazioni delle Borse,tanto che non siamo mai andati oltre 1,5 volte il patrimonio. Riten-go sia un valore che rispecchi una valutazione più che realistica,considerando anche l’importante patrimonio immobiliare e arti-stico iscritto oggi a un valore di libro ben inferiore alla valutazionedi mercato. A questo vorrei aggiungere altri elementi che, a mioparere, devono essere considerati nella valutazione di una qualsia-si azienda: siamo una banca di 150 anni, molto radicata sul territo-rio, con oltre 90 mila soci e più di 1,3 milioni di clienti, possiamocontare su di un management giovane e competente e su un ambi-zioso progetto di crescita. Tanto più che, nei periodi di euforia, al-cune banche esprimevano multipli di 2 o 3 volte il patrimonio edoggi valgono lo 0,5 se non meno. Il nostro è un valore e non unprezzo, era corretto quando le Borse lo sottostimavano e lo è oggiin un mercato borsistico ancora depresso per le banche quotate».

Eppure la quotazione in Borsa sembra il destino comune a tuttigli istituti di credito che abbiano raggiunto una certa dimensione.Ma è un ostacolo, anche culturale, difficile da superare. «Cono-sciamo bene i nostri soci – conclude Zonin - e sappiamo bene chenon vogliono che la Banca Popolare di Vicenza venga quotata inBorsa. Non possiamo comunque escludere nulla per il futuro, con-siderando che il sistema bancario sta rapidamente evolvendo inuna chiave europea, che potrebbe richiedere nuove regole per lebanche di rilevanza nazionale come la nostra. Ad oggi però la vo-lontà dei nostri soci, e la mia personale, è chiara». La Vicenza nonsi quoterà. Ma a breve sarà protagonista del riassetto del settore.

S. RIG.© RIPRODUZIONE RISERVATA

A Genova oggiconsiglio decisivodella FondazioneIl via a marzo

Page 9: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 9

BINCK! 100% TRADING ONLINE.LISCIO COME L’OLIO.

AU

DIN

OA

DV

Per maggiori informazioni e per consultare i fogli informativi, visita www.binck.itServizio Clienti: Numero Verde800.90.58.45

BinckBank N.V. – succursale italiana è sottoposta alla vigilanza della Banca d’Italia e della Consob ed è autorizzata allo svolgimento dell’attività bancaria. BinckBank N.V. aderisce al sistema di garanzia del Fondo di tutela dei depositi di diritto olandese (Collectieve Garantieregeling), che assicura aciascun correntista una copertura fino a € 100.000 in relazione alle somme depositate sul conto corrente. Binck aderisce inoltre al Fondo di Garanzia degli strumenti finanziari di diritto olandese, che assicura una copertura fino a € 20.000 in relazione ai crediti derivanti al Cliente dalle operazionidi investimento. Questo annuncio ha finalità promozionali e non costituisce un’offerta di vendita né una sollecitazione all’investimento.

BinckBank. Gli specialisti del trading online.100% Competenza. 100% Dedizione. 100% Passione.

Servizio Clienti attivo dalle 8:00 alle 22:00 dal lunedì al venerdìScrivici, risponderemo in giornata. Chiamaci, non ti faremo aspettare.Supporto One Call SolutionA ogni tua domanda un’unica risposta, senza inutili attese.Desk Negoziazione con accesso a più di 20 mercati mondialiParla direttamente con la Sala Operativa, vivi l’emozione dei mercati.

* Fonte: elaborazioni statistiche su dati derivanti da indagine interna Binck, Gennaio 2014

97%CLIENTI SODDISFATTIdella professionalità del

SERVIZIO CLIENTI*

Page 10: Corr Economia 20140224

10 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

Il mercato dell’autoGli uomini e le mosse dei costruttori

Industria

Ripartenze Il mercato in Europa torna sopra il milione di pezzi

Citycar alla riscossa Alleanze sui centimetriI patti di Renault con Mercedes e Psa con ToyotaDI DANIELE SPARISCI

Strategie Nei piani del nuovo ceo una piattaforma low cost in comune con Pechino e il rafforzamento del marchio del lusso DS

Psa Tavares deve domare un Leone a tre testeLa famiglia Peugeot, lo Stato, i cinesi di Dongfeng come soci. E la difficile impresa di espandersi a Est senza tradire la Francia DI BIANCA CARRETTO

D opo aver comuni-cato le perdite, an-cora così pesantidello scorso anno

— 2,3 miliardi di euro, quasila metà derivano dalla divi-sione auto — il gruppo PsaPeugeot Citroen ha ufficia-lizzato la sua alleanza con icinesi di Dongfeng e lo Statofrancese. Entrambi ora de-tengono il 14% del capitaledi Psa, la stessa quota in ma-no anche alla famiglia Peu-geot. Sono i Peugeot, final-mente uniti, ad aver dichia-rato: «Noi siamo molto lega-ti a Psa, una società che èparte del patrimonio nazio-nale, siamo più attenti allacontinuità del gruppo chealla percentuale del capitaleche deteniamo».

VolontàParole importanti, per

sottolineare la volontà diconservarsi un ruolo di pri-mo piano nei disegni futuri.La svolta storica c’è stata:per la prima volta, si vedel’ingresso di un costruttorecinese in una azienda occi-dentale, con una partecipa-zione dello Stato francese,molto simile a quella che giàpossiede in Renault.

Un voltare pagina checoincide con la nomina di unnuovo amministratore dele-gato e presidente del diretto-rio, Carlos Tavares, ex brac-cio destro di Carlos Ghosnda Renault, che succede aPhilippe Varin.

La sua strategia per il2014-2017 (sarà dettagliatanel mese di aprile) è parsasubito chiara. Tavares è un

appassionato di auto: le co-nosce, le sa costruire, le gui-da, per questo ha battezzatoil suo piano Back in the Ra-ce (ritorno alla corsa), vuolefare di Psa un «grande grup-po francese di vocazionemondiale ed accelerare losviluppo della linea Ds di Ci-troen per posizionarla comemarchio alto di gamma a li-vello globale». Anche se for-se ci vorranno vent’anni. Dsoggi è un brand separato so-lo in Cina, con fabbrica e retedi distribuzione totalmenteindipendenti da quelle di Ci-troen, ma ad Hong-Kong,Tel Aviv e Copenaghen vi

sono già tre punti di venditadedicati solo a DS.

PianiTavares ha identificato

nell’eccesso di modelli, nellacannibalizzazione tra Peuge-ot e Citroen, un’esagerataframmentazione delle risor-se. Ogni marca deve identifi-care quali prodotti sono ca-paci di generare valori. Lo sviluppo di una piattaformalow cost, comune con ilgruppo dell’ex Celeste Impe-ro, Dongfeng, sarà fonda-mentale per conquistare iPaesi emergenti che non ri-chiedono architetture com-plesse come in Europa, magli orizzonti di Tavares nonsi fermano alla Cina.

Sicuramente l’alleanzacon Dongfeng permetterà diaccelerare la conquista diPechino, in modo da pro-durre, nel grande Paese, 1,5

milioni di veicoli all’anno, daqui al 2020, tre volte di piùdell’anno scorso. I due grup-pi potranno esportare mo-delli Peugeot (la più tedescadelle marche latine), di Ci-

troen e Fengshen , brand diproprietà cinese, in tuttal’Asia.

Dongfeng — che signifi-ca vento dell’Est — ha im-matricolato 3,5 milioni di auto, nel 2013, il 16% delmercato. È stata fondata nel1969, in piena rivoluzioneculturale, creata da Mao, in-stallata a Wuhan, una gran-de metropoli al centro dellanazione, considerata la De-troit cinese. Vi sono impie-gati 160 mila salariati, ha at-tive alleanze con i giappone-si di Nissan e di Honda ed icoreani di Kia.

Secondo gli analisti ilmercato cinese dovrebbeentro il 2020 raddoppiare isuoi volumi, ossia 40 milionidi vetture vendute contro i20 attuali. In Cina ogni milleabitanti, 70 dispongono diun veicolo, in Europa sono600, negli Stati Uniti se neregistrano 800. I costruttoridell’ex Regno di mezzo sonoancora in fase di apprendi-

stato, devono acquisire me-todo e tecnologia, organiz-zandosi anche nella comuni-cazione. L’unione con i fran-cesi di Psa permetterà aDongfeng di entrare nellaglobalità dei mercati, questesono le sue ambizioni. Maper Tavares anche la Russiae l’America latina, dove oggiPsa soffre, hanno urgenza diuna profonda trasformazio-ne, commerciale ed indu-striale. Psa deve ritornarecompetitiva in Europa, il fer-mo dello stabilimento di

Aulnay e il piano di esuberi (11 mila posti di lavoro) sonosolo una difficile parte delcammino. A Mulhouse, sta-bilimento storico di Peugeot,

verrà congelata una delledue linee di produzione, perpermettere una ristruttura-zione degli impianti, in mo-do da poterli utilizzare al100%, entro il 2015 (ora la-vorano al 73%).

NazionePsa costruisce ancora un

terzo dei suoi veicoli in Fran-cia (circa 940 mila unità),una parte troppo importan-te (Renault solo il 18%), pro-durre nel Paese delle vetturegeneraliste — del segmentoB — non è più competitivo.Il sito di Poissy è attualmen-te dedicato ala realizzazionedei piccoli modelli del grup-po, ma pare già presa la de-cisione di annullare una li-nea di assemblaggio. Le fu-ture Citroen C3 nascerannoa Trnava, in Slovacchia , dadove già esce la C3 Picassoed una parte della produzio-ne della Peugeot 208.

La nuova Cactus, elabora-ta sulla stessa piattaformadella C3, si realizza in Spa-g n a , a M a d r i d . A n c h eVolkswagen fabbrica le Polonella penisola iberica, Re-nault ha delocalizzato la ClioIV in Turchia, a Bursa.

Solo Toyota continua aprodurre le Yaris nel sito diValenciennes, ma le condi-zioni di lavoro del nord dellaFrancia risultano più com-petitive, con personale gio-vane che ha accettato con-tratti favorevoli. Carlos Ta-vares ha già assicurato che ilgruppo rispetterà tutti i pat-ti sociali firmati con i sinda-cati e, sino al 2016, almenoun modello verrà assegnatoa ciascuna fabbrica francese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Psa Peugeot Citroen Carlos Tavares nuovo amministratore delegato del gruppo

H anno conosciuto lagloria e il declino.Sono passate per le

secche della grande crisi eora tornano alla ribalta. Leauto più piccole, che sianocitycar o compatte legger-mente più spaziose, compa-iono nei piani dei più impor-tanti costruttori.

Il Salone di Ginevra, alvia il 4 marzo per la stampae gli addetti ai lavori, confer-ma la tendenza. Accanto aglionnipresenti Suv — che siapprestano a diventare i vei-coli più venduti al mondo —i modelli sotto o attorno aiquattro metri trovano am-pio spazio.

Per gli osservatori è unchiaro segnale di ripresa: i costruttori tornano a inve-stire con convinzione in unsettore dove i guadagni nonsono elevati e se lo fannonon è per beneficenza.

Secondo un’analisi dellasocietà di consulenza Ihs, ilsettore delle citycar vale al-

meno un milione e 100 milapezzi l’anno in Europa. Nel2009 è stato raggiunto addi-rittura il picco di 1,6. Ma conil trucco: gli incentivi allarottamazione riducevano iprezzi a livello di quelli dadiscount, in alcuni casi si pa-gavano 5 mila euro.

Al boom è seguita unabrusca caduta con la fine deibonus. Adesso però si è tor-nati sui livelli di prima, pocosopra il milione e l’offerta siè moltiplicata. Per gli anali-sti a partire dal 2015 il mer-cato dovrebbe crescere aquota un milione e 300 milaunità l’anno. C’è poi un altromotivo per il quale aumental’interesse verso le «picco-le»: consumano e inquinanopoco e ciò permette ai co-struttori di abbassare leemissioni di CO2 della gam-ma, in vista dei più severi li-miti che l’Europa si apprestaa introdurre.

La partita comunque re-sta delicata, la concorrenzatanta e i margini bassi: per-ciò il modo migliore per evi-

tare investimenti in perditaè trovare alleati con i qualicondividere costi di svilup-po, piattaforme e, perché no,anche le fabbriche. È il casodi Renault e Mercedes, uniteda una solida collaborazioneche negli anni è cresciutatanto. A Ginevra si vedràuno dei progetti condivisipiù importanti: la nuovaTwingo, vettura a trazioneposteriore — una rarità nelsuo genere — che andrà a

confrontarsi con Fiat 500,Opel Adam e compagnia. InFrancia sperano possa ripe-tere il successo della R5 edella prima serie dellaTwingo.

La sua architettura è stataprogettata da un team con-giunto di tecnici francesi etedeschi. Dallo stesso pro-getto, infatti, nasceranno inuovi modelli della Smart, adue e quattro posti. Ma que-sti ultimi saranno svelati in

un secondo momento, pro-babilmente prima dell’estateper debuttare in autunno alSalone di Parigi.

Per quanto riguarda laversione Smart a quattroposti, sarà prodotta nellostabilimento Renault di No-vo Mesto in Slovenia insie-me alla Twingo. I tedeschi ciriprovano dopo il fallimen-tare tentativo del 2004 insie-me a Mitsubishi per la Four-four. Con la quattro posti il

marchio Smart punta a cre-scere: l’anno scorso le vendi-te sono calate del 7% a 98mila macchine. La versionea due posti, Fortwo, nasceràsempre ad Hambach, inFrancia, ma non avrà una«gemella» con il marchioRenault. Tutti i modelliavranno motori a benzinaed elettrici, mentre per glialti costi e la scarsa doman-da rinunceranno al diesel.

Al tandem Daimler-Re-nault risponde l’alleanza frail gruppo Psa Peugeot-Citro-en e Toyota. i francesi lan-ciano la 108, i giapponesi lanuova Aygo. Entrambe na-scono sullo stesso pianale enella stessa fabbrica di Ko-lin, in Repubblica Ceca,aperta nel 2005 grazie a unajoint-venture fra i due grup-pi. Gli ultimi dati sulla pro-duzione relativi al 2012 par-lano di 215 mila macchinerealizzate dei tre marchi, aitempi d’oro si arrivava a 332mila, persino sopra la capa-cità produttiva dell’impian-to che è di 300 mila pezzi.

Fra gli altri costruttori c’èchi ha scelto di abbandonarel’Europa per costruire altro-ve. La Ford scioglierà l’alle-anza con Fiat per la Ka (oraviene fatta a Tychy insiemea Panda, 500 e Lancia Ypsi-lon), per importare la nuovagenerazione dal Brasile dal2015.

Hyundai ha trasferito laproduzione della i10 dall’In-dia alla Turchia per esserepiù competitiva e attirarenuovi clienti. La Opel, con-

vinta dai buoni risultati del-la Adam, allargherà la fami-glia con una variante crosso-ver denominata «Rocks».

È una battaglia sul filo deicentimetri. Che coinvolgeanche marchi più blasonati.La Bmw ha dato il via liberaalla prima vettura a trazioneanteriore della sua storia: lamonovolume Serie 2 ActiveTourer, realizzata partendo dall’architettura della nuovaMini. Una svolta necessariaper contrastare le mosse diMercedes e Audi nel settore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 La mappa degli stabilimentiGli impianti produttivi di Psa in Europa e gli ultimi dati di bilancio e delle vendite

Vigo

Rennes

Poissy

SochauxGraz

Trnava

Kolin

Kalouga

Mulhouse

Hordain

Mangualde

MadridVal di Sangro

(in joint venture con Fiat)

Fatturato

-2,4%

54,1miliardidi euro

rispettoal 2012

Profitti

5

2,317miliardidi euro

miliardi di euronel 2012

Venditemondiali

-0,1%

2,820milioni

di vetture

Europa

+26,7%Cina

+7%America

Latina+22,1%

Russia

Così nel 2013

RP

Al Salone di Ginevra la Twingo franco-tedesca sfiderà la 500

Patto franco tedesco Il «ceo» di Daimler, Dieter Zietsche e l’omologo diRenault, Carlos Ghosn, affiancati all’ultimo Salone di Francoforte

Fino al 2016 un modello verrà realizzato in unimpianto di casa

Il gruppo nel 2013 ha perso 2,3 miliardi, quasi metà con le auto

Page 11: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 11

I dilemmi orientaliLa finanza occulta

Esteri

Finanza di Stato. La Cina scopre i pericoli del mercato e impone regole rigidissime all’ombra del partito. Un business da 1.670 miliardi di dollari

Pechino Tutti i rischi delle «banche ombra»Lo schema Ponzi e le promesse di alti interessi sono costati la vita al finanziere Zeng Chengjie. Ma gli imitatori non mancano...

Le imprese che non riescono a ottenere credito da una banca pubblica perché considerate troppo rischiose, oppure perché la banca ha raggiunto il tetto massimo di fondi erogabili imposto dal governo, possono rivolgersi al sistema bancario ombra. In generale questo vuol dire ottenere il credito attraverso una fiduciaria (trust).

La fiduciaria raccoglie i capitali necessari a erogare il credito attraverso l’emissione di prodotti finanziari ad hoc che generalmente pagano un interesse del 9-10%

Le imprese clienti sono generalmente piccole società, gruppi immobiliari, enti locali.

Le banche distribuiscono questi strumenti finanziari presso la clientela più benestante

La fiduciaria utilizza il capitale per fare un prestito ad alto rendimento, il cui costo per l’impresa è di circa il 12-13%.

Il denaro così raccolto viene dirottato verso la fiduciaria.

1.

2.

3.

4.

9-10%

Le banche ombra

Conc

1 Il meccanismo delle shadow bank

I l signor Zeng Chengjie èstato un figlio dell’eco-nomia di mercato cine-se. Aveva 19 anni nel

1978 quando Deng Xiaopinglanciò la grande riforma. Fi-glio di contadini, diplomato,cominciò da manovale nel-l’edilizia. Sfruttò il boom, riu-scì a mettere su una sua im-presa e a tirar su palazzi per ilgoverno della sua provincia,lo Hunan. Gli serviva coper-tura politica, naturalmente,come a tutti in Cina: la trovò.Ma poi aveva anche bisognodi finanziamenti. Il sistemabancario cinese è doppio: idepositi regolari negli istitutistatali offrono tassi bassi fis-sati dalla Banca centrale (almassimo il 3% annuo) e dan-no al governo denaro a buonmercato da investire in infra-strutture e da distribuire allegrandi aziende pubbliche.Non era il caso di Zeng. Poi cisono fondi che promettono

interessi molto più alti, più omeno regolati dalle autoritàdi controllo; e contigua c’èun’area grigia di credito defi-nito shadow banking. La zo-na ombra ha raggiunto i 6 mi-la miliardi di dollari, circa il70% del Pil cinese. Una bollaminacciosa per la Repubblicapopolare e per l’economiaglobalizzata.

Raccolta a catenaZeng raccontò: «Per far

andare avanti i miei cantierinon avevo scelta: chiesi soldialla gente del quartiere, of-frendo un tasso del 10% almese». I cinesi comuni sonorisparmiatori e amano inve-stire: nei libri del costruttorediventato anche finanzieresono iscritti 57 mila nomi digente che si fidò di lui. Conquei soldi Zeng apriva uncantiere dopo l’altro, pergrandi alberghi, palazzi di uf-fici, centri commerciali, tuttonella città di Jishou, Hunan.Arrivò ad avere 32 cantieriaperti contemporaneamentee raccolse più di tre miliardi

di yuan (500 milioni di dolla-ri) in microcrediti. Promette-va di restituire le somme congli interessi entro tre mesi,massimo un anno.

Il self-made man piacevaai dirigenti locali del partito; igiornali definivano Zeng «di-ligente, saggio e coscienzio-so». Ma nel 2008 la grandecrisi finanziaria che travolgel’Occidente scuote anche laCina. Qualcuno nella sede delpartito comunista di Jishou siricorda che il sistema di rac-colta di credito utilizzato daZeng non è legale. Il 2 ottobre2008 Zeng viene chiamatoper un colloquio dai dirigentilocali e scompare. La famiglianon sa niente di lui per mesi,fino a quando Zeng riapparein un’aula di tribunale, accu-sato di raccolta illegale di fon-di e truffa.

La condannaAl processo il procuratore

fa a pezzi Zeng, spiega che ilpalazzinaro aveva investitonei cantieri solo una parte deifondi e continuava a racco-

gliere nuovo credi-to per rimborsare ivecchi investitori.Suona familiare? Èlo schema Ponzi,quello inventato al-l’inizio del secoloscorso dall’italo-americano CharlesPonzi, che truffò 40mila persone. Unraggiro portato allap e r f e z i o n e d aCharles Madoff.Zeng contesta la ci-fra dell’ammanco,sarebbero 100 mi-lioni, la difesa so-stiene che gli im-mobili basterebbe-ro a garantire gli in-vestitori. Ma gliimmobili vengonosvenduti dalle au-torità. Il processo siconclude nel 2011con la condanna amorte: «L’imputatoha violato l’ordinefinanziario dellaCina e danneggiatoi cittadini».

I tribunali cinesimandano a morteduemila personeall’anno. La mag-gioranza della gen-

te è convinta che per reati disangue e corruzione grave lasentenza capitale sia giustifi-cata. Zeng è stato fucilato il 12luglio 2013, in segreto, nean-che il tempo di avvisare la fa-miglia. Questa volta ci sonostate forti proteste, sia per lamancanza di pietà che ha im-pedito un ultimo abbraccio amoglie e figli, sia perché mol-ti si sono resi conto che la col-pa vera di Zeng era di averperso il sostegno del poterepolitico. Però, per la legge diPechino, aver raccolto in quelmodo tre miliardi di yuan trai risparmiatori è un crimine.

Vane promesseA gennaio c’è stato un altro

caso che ha coinvolto centi-naia di investitori che aveva-no scommesso i loro risparmisu «Credit Equals Gold N° 1».Il prodotto prometteva il 10%di rendimento annuale e ave-va raccolto tre miliardi diyuan (proprio come il palaz-zinaro Zeng). Ma era collega-to a un’industria minerarianello Shanxi, decotta perché

in Cina da mesi si stanno ac-cumulando milioni di tonnel-late di carbone invenduto:quel credito era finito lette-ralmente in un pozzo nero. Ilprodotto finanziario era statovenduto attraverso le agenziedella Icbc, la più grande ban-ca della Cina e la prima almondo per asset. Ma a iniziogennaio China Credit Trust,la società che aveva struttura-to questo fondo, ha annuncia-to: è andata male, non ci sonogli interessi e nemmeno il ca-pitale prestato. L’imminentedefault è finito sotto la lente

delle agenzie di rating, degli analisti internazionali: un ca-so capace di aprire la diga deicirca 1.670 miliardi di dollaridi questi prodotti finanziariin Cina. E di far crollare an-che il sistema dello shadowbanking. A Davos il presiden-te di Icbc ha detto: «La miabanca non è tenuta a rimbor-sare gli incauti, questa è unabuona occasione per educarechi presta alle società fiducia-rie». All’ultimo minuto inve-ce si è trovato un anonimo in-vestitore che ha accettato diintervenire ristrutturando ildebito: capitale salvo, ma ad-dio interessi. Dietro l’anoni-mo salvatore c’era un ordinepolitico che somiglia molto auno schema Ponzi. Da capita-lismo di Stato.

@guidosant© RIPRODUZIONE RISERVATA

Salvato il Credit Equals Gold andato in default. Prometteva il 10%

Pechino Il finanziare Zeng Chengjie, fucilato nel luglio del2013 per le truffe commesse

New York Bernard Madoff, condannato per truffa a 150 anni di reclusione negli Usa

DAL NOSTRO CORRISPONDENTEDA PECHINOGUIDO SANTEVECCHI

Page 12: Corr Economia 20140224

12 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

I nodi dell’industriaLe storie, i personaggi

Imprese

Salvataggi Imi e Hiit sono gli azionisti. L’Ebitda a fine dell’esercizio 2013 a 35 milioni di euro

Sirti Così si riallaccia al businessL’uscita dalla crisi e la tutela dei posti di lavoro. Le commesse Wind e in ScandinaviaDI STEFANO RIGHI

Salute

Sessanta brevettie tanta ricerca:è nato in laboratorioil boom di Probiotical

B astano tre parole per descrivere il successo dell’aziendaProbiotical di Novara (produzione di probiotici): ricer-ca, export e diversificazione. Ma di queste tre parole, la

prima ha un peso maggiore. «Ogni anno investiamo il 10% del fatturato nella ricerca, pari a oltre un milione di euro —precisa Giovanni Mogna (nella foto), presidente di Probioti-cal —. Si tratta di una cifra enorme, ma se stiamo crescendo ilmotivo è questo».

Probiotical fa parte del gruppo Mofin Alce (34 milioni dieuro il bilancio 2013). Il suo fatturato è passato da 7,9 milionidi euro nel 2012 a 11,5 nel 2013, con una stima di un +20% (al-meno) per l’anno in corso. Se poi andiamo a vedere i risultatidi tutto il settore farmaceutico del gruppo Mofin Alce si arri-va a 20,6 milioni di euro per il 2013 (13,9 nel 2012). Il segreto?I brevetti ottenuti con la ricerca scientifica interna: sono 60 (5nel 2013) e il 61esimo sta per vedere la luce, il tutto in soli 60

anni. «La nostra strategia è sem-plice: ci siamo focalizzati sull’in-novazione per avere un vantag-gio sulle altre imprese. Se avessi-mo spinto di più la commercia-lizzazione, oggi il fatturatosarebbe più alto, ma avremmofatto poco per il nostro futuro»,continua Mogna. Insomma,l’idea è chiara: stare un passoavanti ai competitor, proponen-do soluzioni sempre più tecnolo-

giche, in modo che gli altri siano costretti a rincorrere. E proprio grazie all’innovazione, l’azienda non ha faticato a

emergere sul mercato globale: il 42% del fatturato provienedalle esportazioni, soprattutto in America, Russia, Cina, Indiae Paesi Arabi. «L’obiettivo è arrivare al 50% entro dicembre –commenta l’imprenditore –. E pensare che tre anni fa aveva-mo un export del 10%... Come abbiamo fatto? È stato suffi-ciente partecipare alle fiere internazionali, investendo mezzomilione l’anno, per incrementare in breve tempo le vendite.Perché, se nessuno ha i prodotti all’avanguardia come i tuoi, èpiù facile trovare clienti».

Mogna ci tiene al lavoro in laboratorio e alle sue scopertescientifiche. Laureato in scienze alimentari e appassionato diricerca, ha fondato Probiotical nel 1985, quando, all’età di 33anni, il padre gli ha lasciato il gruppo di famiglia Mofin Alce(fermenti lattici e penicilli), nato nel 1950. In fondo, è una suacreatura. Lui, terza generazione della famiglia, ha sempre pensato in grande, convinto che ogni scoperta non rappresen-ti un punto di arrivo, bensì un punto di partenza. Le banche lohanno supportato («quando hai un rapporto trentennale congli istituti di credito e sei credibile, non hai problemi»). Eadesso sta progettando l’espansione. Ha già iniziato a diversi-ficare entrando nel business dei dispositivi medici («saremooperativi dalla seconda metà del 2014») e vuole arrivare a re-gistrare farmaci nei prossimi anni. Di questo se ne parlerànon prima del 2016.

PAOLO CARUSO© RIPRODUZIONE RISERVATA

Servizi I risultati a sorpresa di uno studio Althesys sfata luoghi comuni sulle dimensioni. Il più alto ritorno sugli investimenti di Lario Reti (25%)

Utility, va in scena la rivincita delle piccole (e del locale)Le società minori hanno una redditività più alta e sono meno indebitate delle grandi, appesantite da fusioni e acquisizioni

P iccolo è bello. Per unavolta, l’Italia dei Comunise la passa meglio delle

grandi multinazionali, almenosul fronte delle utility. Nell’ul-timo triennio, infatti, le me-dio-piccole hanno messo a se-gno performance migliori dei grandi player, in base allo stu-dio Top Utility di Althesys,che viene presentato domani aRoma. «I risultati del nostrostudio sfatano alcuni luoghicomuni e dimostrano che lasmania di aggregazioni a ognicosto non sempre paga», com-menta Alessandro Marango-ni, capo di Althesys e respon-sabile dello studio, che analiz-za l’attività delle 100 maggioriaziende italiane dell’energia,dell’acqua, del gas e dei rifiuti.

In particolare sulla redditi-vità operativa, le aziende me-dio-piccole superano quelle digrandi dimensioni. Tra lemultiutility, emergono LarioReti con un ritorno sugli inve-stimenti del 25%, Atena di

Vercelli con il 20% e Agesp diBusto Arsizio con il 17%, men-tre fra le utility dell’energiaemergono l’Amgas di Bari al23%, l’Aeg di Ivrea al 19% e laCogeser di Melzo al 17%.

Dall’altro lato, i grandigruppi multiutility e i colossidell’energia registrano valoridecisamente più bassi: Acea11%, Hera e Iren 7%, A2A5,5%, Enel 8%, Sorgenia 1% eEdison addirittura in negativoa -2%.

Considerando il rapportofra il margine operativo lordoe i ricavi, invece, il quadro èpiù articolato. Tra le aziendeidriche, ad esempio, spiccanoalcune realtà di medie dimen-sioni come Acque Spa di Em-poli (42%) e Publiacqua(35%), piccole società comeNuove Acque di Arezzo (35%)e Ciip di Ascoli Piceno (29%),ma emergono anche alcunegrandi aziende come Smat(29%) e Acquedotto Pugliese.

La stessa tendenza si ritro-

va tra le multiutility, dove trale migliori si trovano sia gran-di gruppi come Acea (26%),Dolomiti Energia (18%) eA2A (16%), che piccole e me-die realtà locali, come Asm diTerni 24%, Etra di Bassano delGrappa 23% e Aimag di Mi-

randola al 17%. La dimensionenon rappresenta quindi, di persé, un fattore chiave di succes-so. Ma le grandi imprese, e inparticolare i grandi gruppimultiutility, sono generalmen-te più indebitati.

Tra le multiutility il rap-

porto di indebitamento è ele-vato per A2A (2,9), Hera (3,4)e Iren (3,8), rispetto a valorimolto più bassi per le piccolerealtà locali, come Amc di Ca-sale Monferrato (1,5), Astea diOsimo (1,8) o Lario Reti (1,9).Lo stessa tendenza si registranel settore energetico, dove igrandi gruppi nazionali han-no valori molto alti: Enel 3,1,Sorgenia 3,2 e Edison 2,1. Trale utility locali, invece, si trova-no valori decisamente più so-stenibili: Ae-Ew 1,6, Sel 1,88.

I valori dell’indebitamentosono sicuramente influenzatidal processo di crescita che hacoinvolto il comparto nel cor-so degli ultimi anni, con fusio-ni e acquisizioni che hanno ri-chiesto notevoli risorse finan-ziarie. Ma dallo studio risultaevidente un dato di fondo: perdare buoni risultati nella for-nitura dei servizi locali nonservono necessariamente deicolossi. In particolare negli ul-timi anni, flagellati dalla crisi e

da un costante calo dei consu-mi energetici, le grandi com-pagnie hanno dovuto reinven-tare quasi completamente illoro business, con risultatinon sempre brillanti.

In prospettiva, la situazionenon cambia. La richiesta sem-pre più pressante di efficienzae di sostenibilità da parte delleautorità europee sta portandomolte industrie a comprimereal massimo i consumi e nellefamiglie l’attenzione alla bol-letta si fa sempre più marcata,grazie anche agli incentivimessi in campo dall’Authorityper migliorare l’efficienzaenergetica. Non stupisce,quindi, che i margini per legrandi utility si riducano. Piùche la crescita per fusioni, ser-vono nuovi flussi di cassa.Vendere energia non bastapiù, bisogna vendere l’effi-cienza.

ELENA COMELLI

@elencomelli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il rapporto di indebitamento è elevato per A2A, Hera e Iren

1 Il confrontoI principali dati delle multiutility a confronto con quelli delle società più piccole

RP

È una storia di lavoro,di cavi e di scavi,che inizia nel 1921,che rischia di finire

rovinosamente quando l’in-dustria lascia il posto alla fi-nanza e che ora torna a pro-durre utili per gli azionisti.La Sirti, fondata da VittorioTedeschi e Piero Pirelli, èpassata da un totale di pro-duzione di 780 milioni dieuro nel 2008 ai 533 milionidel 2011. Poi, dalla metà del2012 la virata, che ha porta-to a chiudere il 2013 a 638milioni di fatturato.

Raddoppio«Nell’ultimo esercizio

abbiamo pressoché raddop-piato il contributo maturatoall’estero – spiega StefanoLorenzi, da febbraio 2011amministratore delegatodel gruppo milanese – pas-sando da 31 a 60 milioni dieuro. Ma soprattutto abbia-

mo incrementato il lavoroitaliano con una commessadi Wind che, in un fatturatoin crescita del 24 per cento,ha aumentato il proprio ap-porto dal 6 al 16 per cento».

Il business di Sirti è dasempre estremamente la-bour intensive, tanto che ilcosto del lavoro ammontamediamente a 180 milionidi euro l’anno. Il gruppo siqualifica per la capacità digestire razionalmente e intempi rapidi interventi sulterritorio, dalla realizzazio-ne di reti alla loro manuten-zione. «È questo che ci hapermesso di vincere il con-tratto con Wind. Ampliere-

mo la rete 3G e costruiremola 4G e ne cureremo la ma-nutenzione. Per noi è unmomento di svolta, siamoriusciti a imporci in Italiaanche in forza di un model-lo innovativo che integra inostri servizi con la gestio-ne dei processi del cliente.Confidiamo possa essere re-plicabile anche in altri Pae-si».

Ex monopolistaAnche se Wind è cresciu-

ta molto nell’ultimo anno, ilmaggior contributo al fattu-rato di Sirti (38 per cento)arriva da Telecom Italia. Ledue big della telefonia val-gono il 54 per cento del girod’affari, mentre gli altrigrandi clienti – i primi novevalgono l’80 per cento delfatturato – sono SvenskaKraftnat (5,5 per cento) e, aseguire, Ferrovie del SudEst, Vodafone, Fastweb,Terna, Lybian Post & Tele-

communications & It e Reteferroviaria italiana. «La sfi-da più importante che stia-mo cercando di vincere –sottolinea Lorenzi – è quelladel riposizionamento stra-tegico dell’azienda e del suosviluppo. La crisi degli anni

scorsi ha eroso i margini ebloccato molti ordinativi,mentre alcune commessestoriche, su tutte l’Alta velo-cità ferroviaria, sono venutequasi a completamento. Lastrategia di sviluppo, anchein un contesto macroecono-mico ancora non delineato,è risultata vincente così co-me evidenzia l’andamentodei ricavi e del portafoglioordini, in crescita. Quandosono arrivato, tre anni fa, vierano mille dipendenti inesubero. Oggi sono circa unterzo, è un risultato del no-stro piano industriale chereputo positivo».

Al NordCome positiva è l’espe-

rienza in Scandinavia, doveSirti ha firmato contratti delvalore di 80 milioni di europer realizzare una pipelinededicata al trasporto del-l’energia, specie di origineeolica, dai centri di produ-

zione nel mare del Nord allearee di consumo poste acentinaia di chilometri più asud.

AzionistiLa compagine azionaria,

presieduta da Angelo Mi-glietta, vede protagonistaBanca Imi (gruppo IntesaSanpaolo) che controlla di-rettamente il 26,84 per cen-to delle quote di capitale.Gli altri azionisti sono rac-colti in Hiit (Holding italia-na investimenti tecnologi-ci), di cui primo azionista èMezzanove capital (27,81per cento) , seguita daLambda Skye (17,57 per cen-to) e da Ver capital sgr (12,7per cento). A questi tre fon-di – la compagine socialecompleta è rappresentatanella tabella in pagina – siaggiungono gli azionisti dipiù lunga data, come i Be-netton con 21 Investimenti,rappresentati da Capitolo-quattro, la Techint attraver-so Opportunity investment,la famiglia Chiarva con Stel-la Jones, il fondo Clessidraattraverso Lauro Venti eAndrea Bonomi e la sua In-vestindutrial per mezzo diGsh (Global System Hol-ding). «Siamo nel mezzo diun piano industriale che do-vrebbe concludersi nel 2016– evidenzia Lorenzi –. Ab-biamo chiuso il 2012 con unEbitda, utile prima delle tas-se, delle svalutazioni e degliammortamenti, pari a 32milioni di euro. Al 31 dicem-bre scorso questo valore si èincrementato di un 10 percento circa. Tutto questo,assieme alla salvaguardiadei posti di lavoro, ci fa capi-re che siamo sulla stradagiusta, malgrado le difficol-tà del mercato». E nono-stante investimenti infra-strutturali che, in Italia,hanno raggiunto livelliomeopatici.

@Righist© RIPRODUZIONE RISERVATA

+24%IL GIRO D’AFFARILa crescita della produzione di Sirti nel 2013 sul 2012

RPirola

GSH(Investindustrial)

4,79%

Capitolo(21)

4,79%

LauroClessidra

4,79%

Stella(FamigliaChiarva)10,05%

Vercapital

sgr12,7%

Nem DueSgr

5,45%

Mezzanovecapital27,81%

LambdaSkye

17,57%

AFSgr

9,66%

Opportunity(Technint)

2,39%

HIIT73,16%

26,84%Banca Imi

Angelo MigliettaPresidente di Sirti

1 La compagine azionaria

Il fatturatoa fine 2013ha toccatoi 638 milioni

Sirti Stefano Lorenzi

Page 13: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 13

I gruppi italianiI personaggi, le strategie

Imprese

Storie ll gruppo brianzolo, leader europeo, cresce con acquisizioni e partnership. La Borsa? No, grazie

Fontana L’imperatore dei bullonivuole conquistare anche il BrasileTre generazioni al comando e una rete distributiva che unisce il web e 28 centri nel mondoDI ROBERTA SCAGLIARINI

Gruppo 21 investimenti

Nasce «PittaRosso»Le scarpe di Benettonarrivano a 200 milioni,in crescita del 35%

R isultati in crescita, un programma di espansione e re-styling ed un nuovo nome. Tra trasformazione e conti-nuità, Pittarello Rosso, azienda veneta del settore cal-

zaturiero, punta sulla modernizzazione del brand coniugan-do passato e presente: un’evoluzione «nel segno della conti-nuità, ma con lo sguardo verso i l futuro», spiegal’amministratore delegato, Andrea Cipolloni (nella foto).

Da questa settimana le prime insegne dei negozi di Pitta-rello Rosso mostreranno il nome PittaRosso: il cambio del brand segna il termine di un percorso di transizione di oltredue anni, durante il quale il nuovo management ha traghetta-to l’azienda, ai tempi società familiare giunta alla terza gene-razione, attraverso un rinnovamento organizzativo che ha

consentito una forte crescita, gra-zie ad una vivace politica dimarketing ed allo sviluppo dellarete distributiva.

«Il 2014 sarà l’anno della com-pleta affermazione del marchio»,dice Cipolloni. Dall’acquisizionenel luglio 2011 il piano di sviluppostudiato dal management insiemeall’azionista di riferimento, la 21Investimenti di Alessandro Benet-

ton, è stato implementato con 50 milioni di euro di investi-menti, dei quali 15 nel 2014. «Nel 2011 abbiamo iniziato a lavo-rare sulle nostre priorità: rinnovamento del format e dell’im-magine dei punti vendita, visibilità del marchio. Abbiamo la-vorato molto sull’offerta, ampliandola e mantenendo un altorapporto qualità-prezzo», spiega Cipolloni. Il modello di busi-ness di PittaRosso prevede la commercializzazione di prodotticon marchi di proprietà, realizzati in esclusiva da produttoriesterni, e la distribuzione di prodotti di marchi calzaturieri in-ternazionali, attività aggiuntasi con la nuova gestione e che èuna delle direttrici delle nuove strategie di sviluppo.

I risultati, in controtendenza rispetto all’andamento delmercato italiano, danno la misura del successo del nuovo cor-so: il 2013 si è concluso con un fatturato di 200 milioni di euro,una crescita di quasi il 35% rispetto ai 150 milioni del 2012 e diquasi il 90% rispetto ai 116 milioni del 2011. L’Ebitda ha rag-giunto quota 21 milioni contro i 10,2 del 2011 e i 16 del 2012.Negli ultimi due anni è quasi raddoppiato lo staff, dai 620 di-pendenti del 2011 ai 1020 del 2012 ed ai 1200 del 2013. L’azien-da ha inoltre ampliato la propria rete commerciale. I punti divendita, tutti di proprietà, sono passati dai 53 del 2011 agli 80del 2012, per arrivare ai 100 del 2013. «Nel 2014 apriremo altri14-15 punti vendita in Italia», dice Cipolloni. L’espansioneprosegue anche sul mercato estero, dal quale proviene circa il10% del fatturato. «Siamo leader di mercato in Croazia e a fi-ne 2012 abbiamo aperto quattro punti vendita in Slovenia. Nel2014 vorremmo aprire quattro punti vendita in un altro Paeseeuropeo», conclude Cipolloni.

MILENA VERCELLINO© RIPRODUZIONE RISERVATA

A cquisizioni perampliare il porta-foglio dei prodotti,investimenti pro-

duttivi per conquistare nuo-vi mercati e fusioni interneper aumentarne l’efficienza.La famiglia Fontana ha rea-gito al rallentamento gene-rale con una strategia di at-tacco, altrimenti non avreb-be conservato al suo gruppoil posto di primo produttoredi viti e dadi del continente.

L’ultima acquisizione èstata chiusa pochi mesi fa:la Fontana ha rilevato il100% di Invitalia, aziendamilanese di sistemi di fis-saggio che controllava in

joint venture con il concor-rente Agrati. «Le acquisi-zioni — spiega il ceo EnioFontana — sono semprestate nel nostro dna, la stra-tegia di crescita per lineeesterne continuerà anche infuturo».

StoriaLa Fontana nata più di

mezzo secolo fa a Veduggionel cuore del distrettobrianzolo della bulloneria, èun’azienda a conduzione fa-migliare ma con orizzontiglobali. Fondata dai due fra-telli Walter e Loris Fontana,«ha seguito l’evolversi delmercato e dei suoi clienti, esi è allargata sui mercatiesteri grazie ad una intensacampagna di acquisizioni di

aziende del settore e crea-zione di joint venture».

Oggi sotto il cappello del-la holding Fontana Finan-ziaria c’è il Gruppo Fontanacon due rami di attività: unoindustriale e produttivo con11 siti e l’altro commercialecon 28 filiali distributive intutto il mondo. L’azienda,che negli anni 2000 avevapoco più di 100 milioni di ri-cavi, oggi ha un fatturatoconsolidato che supera i430 milioni con utili per 4,5e oltre 2mila dipendenti, ci-fre in controtendenza per un settore old economy econ poco valore aggiuntocome quello di viti e dadi.

Il trucco , come sempre, èl’export: il 75% dei ricavi ar-riva da fuori dai confini —dall’Europa, agli Usa alla Ci-na — ed è realizzato rifor-nendo clienti automotive eindustriali come Fiat, NewHolland, Caterpillar, Same,Piaggio etc. Gli impiantiproduttivi ad oggi sono di-slocati in 4 paesi (Italia,Francia, Germania e Usa)ma la famiglia ha deciso diinvestire anche in Brasile,dove sta costruendo un nuo-vo impianto di produzione.

Nonostante l’espansioneinternazionale l’aziendabrianzola ha mantenuto larealtà di famiglia. Alla pre-sidenza vi è tutt’ora uno deidue fondatori, il 90enne Lo-ris Fontana, che gestiscel’azienda con i suoi discen-

denti, i tre figli tutti e treamministratori delegatiEnio, Giuseppe e Luigi. L’al-tro ramo della famiglia, cioèle eredi di Walter, ex senato-re dc scomparso una venti-na di anni fa, è stato liquida-to. In azienda è già entrataanche la terza generazionecon Fabrizio, figlio di Enio,che è direttore commercialee Alberto figlio di Giuseppeimpegnato nel settore indu-striale. «L’intenzione èquella di rimanere un’azien-da di famiglia il più a lungopossibile — spiega Enio —e di tramandare l’azienda al-le future generazioni. Perora non c’è stato bisogno diaprire il capitale a soci

esterni e ed è stata scartatal’ipotesi di quotazione cheera stata esaminata alcunianni fa».

ForzaUno dei punti di forza del

gruppo è la rete distributivae commerciale che negli ul-timi anni è stata riorganiz-zata attraverso una serie difusioni tra controllate di tu-to il mondo sotto il brand

Fontana Fasteners. Oggi nei28 centri logistici e distribu-tivi sparsi in altrettanti pae-si, dal Messico all’Italia,l’azienda vende i suoi pro-dotti insieme a quelli deicompetitor. «I centri logisti-ci e distributivi — spiegaEnio Fontana — sono situa-ti vicino ai principali clienti

e hanno un catalogo di pro-dotti in grado di soddisfarele loro richieste a 360 gradi,dallo spillo per ferramentadalle viti automotive, ai pez-zi preassemblati. Ai centrilogistici sul territorio si af-fianca il sito online di b2bdove si trova qualsiasi tipodi vite, bullone e dado, perqualsiasi settore e di qualsi-asi dimensione con la con-segna just in time».

Fontana ha anche un im-portante centro di ricerca esviluppo sui cui ha investitouna ventina di milioni dedi-cato allo sviluppo di nuoviprodotti anche in partner-ship con i maggiori clienti eall’ottimizzazione e alla ri-duzione dei costi di quelligià in produzione.

Per affrontare i cali delladomanda già a partire dal2009 il gruppo è stato sotto-posto ad un restyling: sonostate fuse decine di control-late, concentrate le funzionioperative e ridotte le ineffi-cienze e le sovrapposizioni,inoltre è stata riorganizzatala rete commerciale. «Ab-biamo dovuto affrontare unpercorso impegnativo —spiega Fontana — riuscen-do a contenere in parte glieffetti della congiuntura ne-gativa grazie alla incisivitàdelle azioni intraprese apartire dal 2009 unitamenteagli effetti positivi dellariorganizzazione delle atti-vità industriali e commer-ciali». Così «abbiamo potu-to perseguire gli obiettivi dicrescita ed eccellenza quali-tativa del prodotto, che han-no consentito di conservarei riconoscimenti del merca-to, in particolare quello del-le case automobilistiche,conclude.

@r1scaglia© RIPRODUZIONE RISERVATA

Oggi impiega duemila dipendentie realizza 4,5 milioni di utile

Il 75% dei ricavi viene realizzato fuori dai confini italiani

Leader Enio Fontana, alla guida dell’omonimo gruppo attivo sia nella produzione sia nel commercio

” Traguardi

430 MILIONI DI EUROIl giro d’affaridi Fontanaè quadruplicatodal Duemila ad oggi

La ricerca L’agroalimentare è il secondo settore produttivo dopo la metalmeccanica. Vale da solo il 10 per cento del prodotto interno lordo

Quel piatto è uno spettacolo, a patto che sia interattivoI risultati dell’indagine di Mec e GroupM: Masterchef ha cambiato il modo di comunicare. Anche nel settore del food lo spot non basta più

P artiamo da un esem-pio. Nutella è un brandmondiale. Di recente

ha lanciato la campagna suInternet per poter persona-lizzare il barattolo con il pro-prio nome: l’azienda ha usatoil web non tanto per aumen-tare le vendite ma per creareuna relazione con il consu-matore. Anche nel settore delcibo il modo di comunicaresta cambiando. Se il teoremaper superare la crisi, ormairiconosciuto da tutti, è inno-vare, il corollario è che l’inno-vazione si deve estendere an-che alla comunicazione edunque alla pubblicità, spe-cie per quei prodotti in cuil’elemento di novità pur de-terminante è meno evidenteal consumatore.

Da uno studio sul mondodel food condotto da Ste-pFwd, il laboratorio di analisisull’innovazione lanciato daMec e GroupM due anni fa, èemerso che il settore è in pie-

na evoluzione e che l’avventodel digitale, in modo partico-lare la diffusione dei socialmedia, unito al successo diprogrammi tv in stile Master-chef, sta trasformando radi-calmente la percezione deiconsumatori.

In Rete il cibo è uno deicontenuti più cercati, accantoallo sport e alle notizie. E cheil mangiar bene faccia partedel Dna degli italiani, lo di-mostra il fatto che i bloggerche parlano di cibo sono oltre25 mila. Poi ci sono la tv e igiornali: nel 2013 si contano70 programmi sul tema (paria 35 milioni di persone con-tattate mensilmente) e oltre110 testate. Il 20% degli inter-vistati nella ricerca ha dichia-rato di modificare il propriomodo di mangiare in funzio-ne di quello che si vede in tv oper i consigli che si ricevonodai cuochi o da altri perso-naggi.

Si tratta di un campione

che ha l’abitudine per il 70%di tornare a casa per il pran-zo. Conclusione: «Se quattroo cinque anni fa un bello spotera sufficiente – spiega JulianPrat, Chief strategy officer diMec – ora non basta più. Ilmondo del food è complessoe stratificato. Il digitale haespanso questa stratificazio-

ne».Il settore agroalimentare è

un comparto fondamentaleper il nostro Paese, il secondoper peso sul Pil (vale il 10%)dietro al settore metalmecca-nico. Occupa 900 mila impre-se soprattutto di taglia mini omicro. Solo l’1% è di mediedimensioni (con più di 50 ad-

detti) e lo 0,1% da grandiaziende (oltre 250 addetti).

L’indagine FoodFwd suiprincipali mercati di consu-mo analizza l’innovazionepercepita dagli intervistati(2.076 individui rappresenta-tivi di 28,9 milioni di italianionline compresi tra i 15 e i 64anni) su consumi e comuni-

cazione, brand e media-brand. Dei marchi analizzatidalla ricerca, risulta che un6% dei brand è leader ricono-sciuto di innovazione (tramarchi storici dell’alimenta-zione italiano e qualche out-sider), un 37% viene conside-rato capace di tenere il passocon i tempi e di rispondereadeguatamente ai bisognidegli stili alimentari moderni(alta concentrazione di snacke brand classici del largo con-sumo), mentre per il 57% deimarchi l’innovazione è un as-set non riconosciuto. «Sullabase del campione di Foo-dFwd – spiega lo studio – so-lo la metà dei brand presentisul mercato italiano è in gra-do di rispondere alle richie-ste di cambiamento sollecita-te dall’evoluzione sociocultu-rale».

Avere una pagina Face-book o un account Twitter «èpercepito come un valore diavanguardia – spiega Federi-

ca Setti, Chief research offi-cer di GroupM –. Il digitale èla nuova moneta di scambiosociale tra brand e consuma-tori: Facebook o Twitter nonservono a fare grandi volumi,ma il consumatore si aspettadi trovarvi il brand».

Anche la tv è fondamenta-le. Un esempio arriva dallatrasmissione Masterchef, cheha contribuito a trasformareil cibo in show. «Ognuno deitre cuochi – prosegue Setti –ha una posizione diversa nel-la mappa dell’innovazione edè il testimonial ideale di pro-dotti diversi: Cracco per lacucina “cucinata”, quello chegenera più passaparola, Ba-stianich per una marca chedeve rompere le regole e farparlare di sé, Barbieri per unbrand che cerca un tono divoce più caldo rafforzandol’empatia».

FRANCESCA BASSO

@BassoFbasso© RIPRODUZIONE RISERVATA

Masterchef/2Carlo Cracco, 48 anni, in giuria

Masterchef/3Joe Bastianich, 45 anni, in giuria

Masterchef/1Bruno Barbieri, 53 anni, in giuria

Page 14: Corr Economia 20140224

14 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

Le statuette finanziarie

*Walt Disney non ha un film da Oscar... ma il suo Iron Man 3 è il N.1 al botteghinocon 1 miliardo e 215 milioni di dollari di incassi mondiali nel 2013

Il nono film nominato come“Best Picture” è “Philomena”della Weinstein Company,non quotata.

Incassi mondiali 2013.Dati al 18-2-14

Fonte: BigCharts, Box office Mojo

Societàquotata

Societàcinematografica

Film 2013nominatoper l’Oscar

Incassoglobale

in milionidi dollari

Perform.in Borsa1 anno

Viacom ParamountPictures

NebraskaThe Wolfof Wall Street

15,9

308,0+ 37%

Comcast Universal DallasBuyers Club 30,4 + 29%

21stCentury Fox Fox 12 anni

schiavo 109,6 + 28%

TimeWarner

WarnerBros.

700,8+ 22%

Gravity

Lei 24,0

Sony Sony PicturesColumbia

203,6+ 19%

American Hustle

Captain Phillips 217,6

+20%

Indice S&P500

S. F

ranc

hino

Walt Disney Disney Iron Man 3* 1.215 +43%

C’è il buon gusto toscano nel lato modaiolo di RenziDal distretto della concia, ai rapporti con i fratelli Scervino. Da Pitti Immagine alla vicinanza con Della Valle e Ferragamo

M atteo Renzi ha piùvolte detto che lamoda «è una voce

fondamentale della nostraeconomia». E da sindaco di Fi-renze ha sempre manifestatointeresse verso il settore parte-cipando agli eventi di Pitti Im-magine e, in occasione dellafashion week milanese del set-tembre 2012, alle sfilate del-l’Emporio Armani e di Erman-no Scervino. Tra la meravigliagenerale perché l’indifferenza è la caratteristica dei rapporti tra politica e moda, che a diffe-renza di altri settori meno inci-sivi non si è mai organizzata inlobby e gruppi di pressione. Per questo l’atteggiamento di

Renzi è stato visto con entusia-smo da alcuni grandi nomi delsettore dello stile, che vedonofinalmente riconosciuto il lororuolo di imprenditori.

Agli Stati Generali renzianialla Leopolda erano presenti,per esempio, Andrea Guerra,amministratore delegato diLuxottica, indicato in questigiorni anche come possibileministro, e Brunello Cucinelli.L’uomo del «moderno umane-simo artigianale» che il 15 feb-braio scorso, a Otto e mezzo diLilly Gruber, ha pacatamentesostenuto di appoggiare Renziperché rappresenta «il rinno-vamento della politica», maanche l’idea di uno stato socia-

le divenuto creativo. Non a ca-so il visionario re del cashme-re, può essere ritenuto un mo-dello di comportamento azien-dale: retribuzioni superioridel 20% al contratto nazio-nale di lavoro; dopo lariuscitissima quotazio-ne in Borsa, bonus di 6mila euro accompagnatodal biglietto di ringrazia-mento con la scritta «perumana gratitudine»;apertura della «Scuoladei Mestieri», con una

borsa di studio per gli studentidi 700 euro mensili.

Anche Luxottica, il leadermondiale degli occhiali di qua-lità, sette stabilimenti e 8 miladipendenti, nel giugno 2013 hasiglato con i sindacati il proto-collo di un welfare internoesemplare. Con una shoppingcard individuale per l’acquistodi beni alimentari di uso quoti-diano, un contributo a diversetipologie di spese sanitarie, unsupporto per le spese scolasti-che e le borse di studio, oltread altri interventi per l’assi-stenza ai bambini.

Da fiorentino, Matteo Renziha un ottimo rapporto con lafamiglia Ferragamo, leggenda-

rio simbolo del made in Italy eautorevole presenza cittadinaimpersonata al più alto livellodalla matriarca Wanda. Unadonna eccezionale per luciditàe autorevolezza, che ha inviatouna lettera di ringraziamento atutti i dipendenti, annuncian-do un bonus da mille euro do-po il successo ottenuto dalla quotazione in Borsa nel giu-gno 2011. Noti sono i buonirapporti con Ermanno e TonyScervino, che negli anni hannoacquisito salvandole alcunepreziose realtà artigianali dellazona, dalla fabbrica specializ-zata in maglieria al ricamificio.Una comune passione per ilcalcio, la Fiorentina, unisce

Renzi a Diego Della Valle, delquale sono noti i rapporti ine-sistenti con i sindacati, ma chea Casette d’Ete dove ha la fab-brica, oltre all’asilo aziendaleha costruito anche la scuolaelementare. È così evidente laconoscenza non superficialeche Renzi ha del settore, chequando i critici ironizzavanosul giubbotto di pelle tipo Fon-zie, ha risposto: «Ma la Tosca-na è il distretto delle concerieda almeno 400 anni». E pro-prio lì Gucci, il 15 maggio 2013,con le rappresentanze sindaca-li regionali ha sottoscritto unaccordo sul valore della perso-na e il benessere in azienda.Ognuno secondo attitudini ecapacità, alzando lo sguardodalle esigenze quotidiane, hacercato soluzioni di più ampiorespiro e realizzato un proget-to per il futuro del Paese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’industria cinematograficaAspettando gli Award

America

Cinema & Finanza La società dei cartoni non ha candidati al premio principale, ma con «Iron Man 3» ha battuto tutti come performance

Wall Street Gli «studios» sbancanoWalt Disney vince l’Oscar di Borsa Incassi record a 11 miliardi. Quotazioni salite in m edia del 29% contro il 20% del listinoDI MARIA TERESA COMETTO

A l l a n o t t e d e g l iOscar, in program-ma a Hollywooddomenica 2 marzo,

l’Accademia festeggerà unanno record per l’industriadel cinema americano. Sia intermini di incassi: 11 miliardidi dollari, il fatturato più altodella sua storia. Sia per laqualità delle pellicole prodot-te e in gara per la statuetta,da «12 anni schiavo» a «Gra-vity».

Top & FlopLa buona salute del settore

è confermata dalle ottimeperformance a Wall Streetdelle società che controllanogli studios, quasi tutte supe-riori all’andamento mediodella Borsa, che è stato inrialzo del 20% circa negli ulti-mi 12 mesi.

Solo la giapponese Sony èstata meno brillante (+19%),e un motivo sono stati pro-prio i flop commerciali didue suoi importanti prodottilanciati la scorsa estate, il co-lossal di fantascienza «AfterEarth – Dopo la f ine delmondo» e il film d’azione«White House Down – Sottoassedio». Anche per questol’investitore «attivista» DanLoeb, che con il suo hedgefund Third Point è uno deimaggiori azionisti di Sony,chiede da tempo una ristrut-turazione del gruppo con laseparazione del business ci-nematografico dal resto(elettronica e videogiochi).

All’estremo opposto c’è la

Walt Disney, campione albotteghino e a Wall Street,dove le sue azioni si sono ri-valutate di oltre il 40% nel-l’ultimo anno. Due suoi filmsono in testa alla classificadegli incassi mondiali: «Iron

Man 3» è il numero uno con1 miliardo e 215 milioni didollari nel 2013 e «Frozen» èal terzo posto con 958 milionidi dollari. Il settimo film del-la saga prodotta dai MarvelStudios — casa di produzio-

ne comprata da Disney nel2009 — ha però ottenuto unasola nomination dall’Accade-mia di Hollywood, quella perl’Oscar ai migliori «Effettispeciali»; mentre «Frozen» ècandidato come miglior car-

tone animato e Disney nonha alcun titolo in corsa comemiglior film in assoluto.

Il voto del pubblicoMa non è una novità la

netta divergenza fra i gustidel grande pubblico e le scel-te dei membri dell’Accade-mia di Hollywood. È anzi unacostante che risale al 1977,spiega Gene Del Vecchio,professore di Marketing allaMarshall school of businessdella University of SouthernCalifornia e autore del libroCreating Blockbusters!(«Creare bestseller»). Pri-ma del ‘77 il 90% dei film pre-miati con la statuetta eranoanche quelli di maggior suc-cesso commerciale, da «BenHur» a «Casablanca». Ora èl’opposto, con il 90% dei filmamati dall’Accademia, masnobbati dal pubblico. Bastipensare che tre candidati diquest’anno (quindi un terzodel totale) hanno realizzatoinsieme solo una settantinadi milioni di dollari d’incas-so: «Dallas Buyers Club»della Universal (Comcast)30,4 milioni; «Lei» di WarnerBros. (Time Warner) 24 mi-lioni e «Nebraska» di Para-mount (Viacom) addiritturasolo 15,9 milioni.

Il ’77 ha segnato la svolta,secondo Del Vecchio, perchéè l’anno in cui George Lucascon «Guerre stellari» ha av-viato la nuova era di grandiproduzioni con effetti specia-li e trame fantascientifiche:incassò 775 milioni di dollaria livello mondiale, ma fu re-spinto dall’Accademia, chepremiò con quattro Oscar —«miglior film», «miglior re-gia», «miglior sceneggiaturaoriginale» e «miglior attriceprotagonista» (Diane Kea-ton) — «Io e Annie» di Woo-dy Allen, che al botteghinoaveva realizzato solo 38 mi-lioni di dollari. Da allora è inatto una «battaglia epica» —ha scritto Del Vecchio suHuffington Post — fra «igrandi concetti di fantascien-

za e fantasy» da una parte edall’altra «i racconti umani-stici di nicchia su gente ordi-naria o figure storiche», conl’Accademia che premia re-golarmente i secondi: «Gan-dhi» invece di «E.T.», «The Hurt Locker» invece di «Ava-tar» e «The Artist» invece di«Harry Potter», per citaresolo tre esempi. Il motivo, se-condo l’esperto di Hollywo-od, è che l’età media deimembri dell’Accademia è 63anni e la loro sensibilità èpiuttosto diversa da quelladella maggioranza pubblico,a cui piace il nuovo.

Fra i nove candidati a «mi-glior film» quest’anno, ilthriller spaziale «Gravity» diWarner Bros. sembra potermettere d’accordo, per unavolta, i gusti del pubblico(con 700 milioni di dollari

d’incasso) e quelli dell’Acca-demia, che lo ha candidato aben dieci Oscar, compresoovviamente quello per gli ef-fetti speciali.

All’industria hollywoodia-na interessano i premi, per-ché aiutano ad attrarre ilpubblico pagante nelle sale.Ma la buona notizia dell’annoscorso, per il settore, è cheanche il pubblico in pantofo-le a casa può essere fonte diprofitti: gli acquisti «digita-li» di film da vedere su pc, ta-blet o smart tv sono aumen-tati del 50% nel 2013, rag-giungendo un miliardo didollari e compensando il calodelle vendite di dvd. E gli ac-cordi per la distribuzione deivideo via Internet con i gi-ganti dell’high-tech Apple,Amazon e Netflix sarannosempre più importanti per ibilanci degli studios.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I giudizi del pubblico sempre più diversi da quelli dei giurati

The Wolf of Wall Street Nebraska Dallas Buyers Club 12 anni schiavo American Hustle Gravity

FirenzeFerruccioFerragamo,leaderdel gruppotoscanoquotatoin Borsa

Fil di Ferré a cura di Giusi Ferré

Page 15: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 15

New trend Nel 2014 potrebbe scoccare l’ora della quotazione in Borsa per i siti che da tempo insidiano il marchio e il potere di Jeff Bezos

E-commerce Derby a Pechino con outsider tedescoI due colossi cinesi Alibaba e JD. com valutati oltre 100 miliardi di dollari a testa, più di Amazon. Mentre la «piccola» Zalando...

D al mercato online alla fi-nanza internazionale. Il2014 potrebbe essere l’an-no dello sbarco in Borsa

dei colossi dell’ecommerce. E in liz-za per l’Ipo ci sono tre delle piùgrosse piattaforme a livello mondia-le: le cinesi Alibaba e JD.com e purela tedesca Zalando. Il settore crescee i big non vogliono restare indietro:se nel 1999 il fatturato mondialedell’ecommerce arrivava a 110 mi-liardi di dollari, l’anno scorso le pre-visioni davano per certo il sorpassodel traguardo di 1 trilione di euro.

Secondo le rilevazioni di Ecom-merce Europe, l’Europa è il conti-nente più attivo con un fatturato chea fine 2012 ha raggiunto i 305 mi-liardi di euro (contro i 280 degli Usaed i 216 della zona Asia e Pacifico).La spinta è arrivata soprattutto daipaesi dell’Est Europa ma anche inItalia il settore è vivace: il 2013, se-condo le previsioni dell’Osservato-rio eCommerce B2C realizzato daNetcomm con la School of Manage-ment del Politecnico di Milano, do-vrebbe essersi concluso con un fat-turato da 11,2 miliardi di euro (+17%in un anno).

ClassificheIl più grande mercato di ecom-

merce al mondo, però, è la Cina. Siparla di un volume di affari che en-tro il 2015 potrebbe arrivare fino a395 miliardi di dollari secondo unrecente studio della società di anali-si McKinsey. Non stupisce quindiche due big mondiali arrivino pro-prio dal mercato cinese. Il vero co-losso è Alibaba: lanciato nel 1999 daJack Ma, con gli anni ha sviluppatoanche servizi aggiuntivi come por-tali e cloud. Così ha conquistato 700milioni di utenti e controlla ora cir-ca l’80% del mercato cinese: il 2013,secondo le previsioni, dovrebbe es-sersi chiuso con un fatturato di 265miliardi di dollari. Da mesi si parladi una probabile Ipo, e le cifre sonoda capogiro – la valutazione arriva atoccare i 190 miliardi di dollari. La sua quotazione è attesa con interes-se dai mercati internazionali, per-ché potrebbe puntare i riflettori suicolossi del tech cinesi e aprire lastrada ad altre operazioni analoghe.Intanto Yahoo! si sfrega le mani:Sunnyvale possiede il 24% delleazioni di Alibaba, il rilancio dellasocietà porterebbe vantaggi anchenella Silicon Valley.

Ma il colosso non è il solo ad affi-lare le armi: anche il rivale JD.com(fondato nel 1998 da Richard Liu

Qindong e per lungo tempo cono-sciuto come 360buy) si sta muoven-do per recuperare spazio e attenzio-ne. La piattaforma è più piccola: 35,8 milioni di utenti attivi, un fattu-rato che nei primi 9 mesi del 2013 èarrivato a 8 miliardi di dollari e unavalutazione che sfiora i 130 miliardi.Le potenzialità ci sono, tanto che ègià stato definito «l’Amazon della Cina» e ha attirato l’attenzione siadel principe saudita Alwaleed bin Talat che del fondo venture ameri-cano Sequoia. A fine gennaio hapresentato richiesta alla Sec per unaIpo da 1,5 miliardi di dollari, ma inattesa dello sbarco a Wall Street hagià iniziato a cercare alleanze permettere in ombra Alibaba. Pare cheJD.com sia infatti in trattative conTencent, un altro colosso cinese no-to per il servizio di messaggistica WeChat. Anche Tencent sta provan-do a sviluppare un servizio di e-commerce (oltre a vendere giochi),utilizzando come finestra il serviziodi messaggistica gratuita. Se le dueaziende arriveranno ad un accordo,i 272 milioni di utenti attivi mensilidi WeChat potrebbero portare aJD.com notevoli incrementi a livellodi traffico online.

Duello Se la sfida tra Alibaba e JD.com

sembra essere solo all’inizio, in Eu-ropa è la tedesca Zalando ad attirarel’attenzione degli investitori. I nu-meri della piattaforma, che si occu-pa di vendite di abbigliamento escarpe, sono più contenuti: gli utentiattivi sono 13 milioni, il fatturato2012 ha raggiunto i 1,5 miliardi di euro (mentre nei primi sei mesi del2013 ha totalizzato 809 milioni). Lavalutazione, invece, potrebbe arri-vare fino a 5 miliardi di dollari. Adifferenza dei colossi cinesi, Zalan-do non è nata prima della bolla in-ternet: è stata lanciata solo sei annifa. Ma in pochissimi anni ha rag-giunto buoni risultati puntando suun catalogo di prodotti sempre piùampio e sull’espansione internazio-nale (ad oggi è presente in 14 Paesi).

Davanti a concorrenti così ag-guerriti Amazon tentenna. La socie-tà di Jeff Bezos, nata nel 1994 ed inBorsa dal 1997, ha numeri ridotti ri-spetto ai colossi cinesi ma prova arilanciare studiando prodotti in gra-do di aprire potenziali nuovi merca-ti. A partire dalla consegna: qualchemese fa si è parlato dell’utilizzo didroni, poche settimane fa invece ècomparso il concetto di «consegnapreventiva». Ovvero: provo a indo-vinare prima che cosa mi ordinerai.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ppar

ra

Europa USA Asia-Pacifico

305*

280

*+22% dal 2011 Fonte: rilevazioni Ecommerce Europe 2012

Core-businesse servizi aggiuntivi

Utenti

Fatturato

Valutazionedollari

Libreria onlinee piattaforma cloud, dabatase

Amazon USA1994

61,09miliardi di dollari

2012

Piattaforma ecommercee portali, cloud

Alibaba Cina1999

Registrati

700 milioni

265miliardi di dollari

2013*

190 miliardi

Piattaforma e-commerce

JD.com Cina1998

Attivi

35,8milioni

Attivi

224milioni

***

8miliardi di dollari

2013**

130 miliardi 164 miliardi

Piattaforma ecommerce

Zalando Germania2008

Attivi

13milioni

1,5miliardi di euro

2012

4,9 miliardi

@ I big a confronto

**Primi 9 mesi ***terzo trimestre 2013*Previsto

Jack Ma

fondatore e presidente

della cinese leader Alibaba

216

BuY!IL MERCATOFatturato ecommerce 2012Miliardi di euro

Font

e: O

sser

vato

rio e

Com

mer

ce B

2C, d

a Ne

tcom

m c

on S

choo

l of M

anag

emen

t del

Pol

itecn

ico

di M

ilano

Previsioni per L’Italia2013

Abbigliamento Informatica Grocery

+27%+24%

+18%

Fatturato (+17% sul 2012)

Fatturato in arrivo da mobile(+160% sul 2012)

11,2 miliardidi euro

430milionidi euro

Settori che crescono di più

@

@

@

@ @

@

DI GRETA SCLAUNICH

MEDIA & TECHPersone, retie consumi

Page 16: Corr Economia 20140224

16 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

MEDIA & TECHI pericoli di Internet

Persone, retie consumi

Provati per voi

SmartphoneIl tocco cineseper chiamarecon due numeri

F ino a ieri, il colosso cineseHaier (30 miliardi di dollari di

fatturato) era noto per essere trai leader mondiali nel settore deglielettrodomestici bianchi: frigori-feri e lavatrici. Da inizio anno lasocietà ha deciso di entrare an-che nel mondo degli smartpho-ne, con una serie di modelli ca-ratterizzati da un buon rapporto

p re z zo - p re -stazioni. W757è un cellularefull-touch conschermo a 5pollici e siste-ma operativoG o o g l e A n -d r o i d 4 . 2 . I

progettisti cinesi lo hanno equi-paggiato con una dual sim. Unascelta ottimale per chi necessitadi due numeri telefonici, perchéconsente di separare le rubrichee le chiamate di lavoro da quellepersonali: nel caso, anche con operatori e piani tariffari diversi-ficati. Il processore Dual Core e la

memoria interna da 4 GB (in do-tazione) offrono una buona ve-locità di elaborazione e un archi-vio digitale per foto e compilationmusicali. Il difetto dello smar-tphone? La fotocamera poste-riore da 3 megapixel. Mancandoil flash, può non bastare in am-bienti poco luminosi.

Pro: buon rapporto prezzo-prestazioni

Contro: manca il flashU. TOR.

MARCA: Haier

PRODOTTO: W757

PREZZO: 179 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA

T ra le tante cartucce sparateda Nintendo per risollevare

le sorti della sua console Wii U èarrivato il turno dello scimmioneDonkey Kong, personaggio concui il più celebre Mario condivide inatali. Ma se per il baffuto idrau-lico italiano i creativi di Nintendosono riusciti nel compito di rin-novare e divertire con il recente

Super Mario 3D World, il nuovotitolo riservato al primate man-tiene le meccaniche del gioco dipiattaforme bidimensionale,senza osare cambiamenti. Nonper questo il risultato delude:Donkey Kong Country TropicalFreeze è un videogioco solido e

d i v e r te n te ,nello stile deiclassici di untempo, chem e t te a l l aprova gioca-tori di ognietà. I tre pro-t a g o n i s t i ,Donkey, Did-

dy e Dixie Kong, faranno staffettalungo un percorso irto di ostacoli,utilizzando le proprie capacità disalto e movimento a secondadella sfida. Lo scenario è quellodei variopinti e incontaminati pa-esaggi delle americhe precolom-biane, da proteggere questa vol-ta dall’invasione dei vichinghi.

Pro: ritorno di un classicoContro: non molto originale

M. T.MARCA: Nintendo

PRODOTTO: Donkey Kong Coun-try: Tropical Freeze

PREZZO: 49,90 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA

MemoriaLa chiavettaè di design e oscillacome Ercolino

A nche una semplice chia-vetta di memoria può

trasformarsi in oggetto di de-sign. Culbuto di LaCie, pro-gettato dalla francese Con-stance Guisset, è una chiavet-ta Usb3 con capacità di 16-32 gigabyte. La novità stanella forma a sfera della base,che quando non è inserita nel

Sicurezza L’8 aprile scatterà lo stop agli aggiornamenti per il vecchio sistema operativo utilizzato da un Pc su 4. Allarme virus

Software Attenti, i pirati sono alla finestra Windows Xp sta per diventare vulnerabile. Come tenere lontani gli hacker Meglio lavorare offline, investire sugli antivirus. O passare ai nuovi programmi DI UMBERTO TORELLI

I l vostro computer funziona an-cora con Windows Xp? Allorasegnate sul calendario la datadell’8 aprile, perché Microsoft

ha annunciato che da quel momentonon supporterà più gli aggiorna-menti. Così dopo 12 anni di onoratacarriera Win Xp uscirà di scena, de-stinato a una progressiva scomparsa.

Che cosa succede a chi lo terrà an-cora sul computer? La «fine del sup-porto tecnico», significa una sola co-sa. Senza gli aggiornamenti periodi-ci rilasciati fino ad oggi da Microsoft,e installati in modo automatico, icomputer rimangono esposti a virusinformatici. Dunque vulnerabili agliattacchi di hacker e pirati di identitàdigitale.

Va considerato che Xp (Experien-ce) è entrato in scena nel 2002, di-mostrandosi negli anni un sistemasolido e affidabile. Tanto da metterein ombra Vista, uscito quattro anni dopo con meno successo. Xp vennemesso in vendita in due versioni, laHome Edition (scatola verde) e laProfessional (scatola blu). Con di-verse novità.

La prima è l’interfaccia grafica,con un nuovo menù d’avvio e prote-zioni di sicurezza più efficaci. Gliutenti hanno apprezzato e, di fatto,questo sistema operativo ha contri-buito all’informatizzazione del pia-neta. Ecco spiegato perché è ancorapresente nel 26% dei computer del mondo (dato ComScore), dunque suquasi 500 milioni di Pc. Invece in Ita-lia, secondo l’ultima rilevazione diStatCounter, Windows Xp è installa-

to ancora nel 16% dei computer do-mestici, qualche punto in più negliaziendali. In totale oltre 4 milioni diapparecchi.

Più passeranno i mesi, maggioresarà il pericolo per la sicurezza.«Non solo — dice Claudia Bonatti diMicrosoft Italia —. I produttori disoftware ottimizzano le soluzioniper le versioni più recenti di Win-dows, così molte app non funzione-ranno con Xp».

Allora, prima della fatidica data diaprile, ecco quali sono le mosse dacompiere, per non cadere nella trap-

pola degli hacker.

Le contromisureLa prima contromisura è il back

up, l’archiviazione: sia per chi conti-nua a tenere Xp, sia per chi lo sosti-tuirà con Windows 8. Fate una copiadei file di lavoro: documenti, tabelledi calcolo e presentazioni. È suffi-ciente usare una chiavetta Usb daqualche gigabyte. O, meglio ancora,archiviare le informazioni su unos p a z i o c l o u d ( p e r e s e m p i oDropBox). Invece, per gallerie foto-grafiche e filmati che richiedono più

memoria, è consigliato un disco rigi-do esterno. Questo garantisce la du-plicazione dei file personali.

La seconda raccomandazione ècontrollare le protezioni di sicurezza.Per esempio, verificare l’attivazionedel firewall, cioè la barriera anti-hac-ker. Ma soprattutto è importante ag-giornare periodicamente l’antivirus.Una volta che Microsoft cesserà disupportare Xp, rimane quella l’unicadifesa in grado di proteggere il pc.

Sia chiaro: un computer sul qualerimanga installato Xp può svolgereun lavoro più che soddisfacente. Ma

«sarebbe bene che il pc operasseprincipalmente offline, senza Inter-net, per elaborare documenti e gio-care — dice Claudia Bonatti — . L’uso per scambiare informazionionline va ridotto all’essenziale».

Il nuovo programmaSe decidete di aggiornare Xp, la

scelta è obbligata: Windows 8. O me-glio, la nuova versione 8.1 (prezzo129 euro). Infatti Win 7 (presente inItalia sul 46% dei computer) rimanedisponibile soltanto per aziende conlicenze multiple, non per i singolicomputer dei privati.

Prima di procedere all’installazio-ne del sistema operativo a mattonel-le, assicuratevi dunque che proces-sore e memoria del Pc siano suffi-cienti per supportare Win 8. Non so-lo. Tenete a portata di mano i dvdcon il codice-prodotto dei program-mi applicativi che avete installato perlavorare. Così, dopo la formattazio-ne, il vecchio Pc tornerà nuovo, comesuccede per un’automobile quandosi cambia il motore.

L’intervallo medio di rilascio dellenuove versioni software è per Micro-soft di una volta all’anno. Dunque,messo alla porta Xp, l’azienda di Re-dmond avrebbe già nel cassetto ilnuovo Windows 9. Dalla società nonconfermano nulla, ma sulla rete cir-colano le prime indiscrezioni. Comeda protocollo la presentazione do-vrebbe avvenire il prossimo autun-no, con vendita al pubblico a inizio 2015. Che cosa ci sarà di nuovo?

Secondo i rumor della Rete, verràrivista l’interfaccia a mattonelle. Me-no invasive e con una schermata ini-ziale che prevede il passaggio direttoall’interfaccia desktop. Miglioratal’usabilità sui Windows Phone.L’obiettivo del nuovo numero Uno,l’indiano Satya Nadella, è semplice:«guadagnare quote di mercato suglieterni rivali iOS e Android».

utorelli© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 L’@pp

Come pagaremeno il taxi?Corsa di gruppo

Si può ordinareal ristoranteanche in cinese

La traduzione automaticaistantanea è stata il sogno di gene-razioni di linguisti e glottologi. Og-gi non è più un’utopia. Certo, non èperfetta, ma oggi con l’app giusta ècon uno smartphone è possibileabbattere metaforicamente la Torredi Babele. Tra i migliori software incommercio e a basso costo c’èiTransale Voice 2 per iPhone. È unadelle app più premiate e con menodi un euro permette di parlare conpiccole frasi (al ristorante, in alber-go, con un pas-s a n t e ) i n u n atrentina di lingue,cinese compreso.La traduzione vie-ne scritta come inun messaggio ed è poi è letta vo-calmente dall’iPhone. I risultati so-no ottimi e si può collegare piùsmartphone per traduzioni in tem-po reale. Il difetto? Gli errori, ma lacomprensione non è compromessa.

MARCO GASPERETTIPRODOTTO ITransale Voice 2 PIATTAFORMA iOs

CASA: Privacy Policy

PREZZO: 0,99 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ppar

ra

Fonte: ComScore e StatCounter

12 milioniI computer in Italia ancora fermi a Win 7

500 milioniI computer nel mondoche usano Win Xp

4 milioniI computer in Italia che usano ancora Win Xp

26 milioni il totale dei computer in Italia

4 milioniI computer in Italia che usano ancora Win Xp

26 milioni il totale dei computer in Italia

Le 5 cose da fare prima dell’8 aprileCome proteggersi se si ha installato Windows Xp

1985 Microsoft Windows1995 Microsoft Windows 952002 Microsoft Windows Xp2006 Windows Vista2009 Windows 72012 Windows 8

Le tappe

I num

eri

3.Conservarei software originali già installatisul computer

4.Se si passa a Win 8.1:verificare le prestazionidel computer5.Se si tiene Win Xp:usarlo più offline che online

2.Controllo dello statodel Firewalle aggiornamentodell’antivirus

1. Back up completo dei dati su discoesterno o chiavetta Usb

L’analisi [email protected]

Telecom Italia, Mediasete l’offensiva del ‘15-’18

Fantasticandosu un matrimonio(oggi impossibile)fra telefoni e tivù

L’ esempio «macromediale»arriva dagli Stati Uniti, do-ve Comcast ha appena ac-

quisito Time Warner Cable: il Vec-chio Continente ha bisogno di ope-ratori di telecomunicazioni e di te-l e v i s i o n e p i ù g r a n d i e«convergenti», cioè capaci di offri-re insieme servizi telefonici, superInternet e tivù; sono i soli capaci disoddisfare le esigenze del pubblicoe di garantire alle aziende queimargini di profitto che si stannoerodendo.

Anche in Europa le cose comin-ciano a muoversi, non solo nelle

telecomunicazioni ma anche nel piccolo schermo. Un caso riguardaVodafone, campione europeo eglobale, forte di una strategia chepunta all’offerta integrata di servi-zi fisso-mobili e di un’attenzionesempre più marcata per i servizivideo ad alta redditività. Dopol’acquisto di Kabel Deutschland, ilgruppo guidato da Vittorio Colaoha lanciato un’offerta per l’opera-tore via cavo spagnolo Ono. La po-sta in gioco è il triple play, la possi-bilità di offrire al cliente servizi te-lefonici, televisivi e Internet velo-ce.

La stessa cosa fanno gli operato-ri storici più attivi, come Bt, che hainvaso il territorio della televisionee ingaggiato una battaglia senzaesclusione di colpi con Sky (in In-ghilterra BSkyB) e alla fine le hasoffiato i diritti per la ChampionsLeague e l’Europa League per circaun miliardo di euro. In questo mo-do l’ex British Telecom, «massa-crata» nel passato dal regolatoreOfcom, conta oggi di vendere pac-chetti comprendenti abbonamen-to telefonico, banda ultralarga eprogrammi televisivi di sport.

In Italia, Mediaset ha messo a

segno un colpo quando si è aggiu-dicata, per 700 milioni di euro, i di-ritti globali e in esclusiva delle an-nate 2015-2018 della ChampionsLeague in quella che si potrebbedefinire la sua «offensiva del 15-18» su tutte le piattaforme tecno-logiche. L’argomento si intreccia,fatalmente, con l’eventuale scorpo-ro della rete Telecom. In proposito,in un’intervista, il presidente del-l’Agcom Angelo Cardani ha dichia-rato di non essere contrario «in li-nea di principio» a un eventualematrimonio telefonico-televisivo.

L’operazione Media-Com (o Te-

le-Set) è impensabile se le cose re-stano come sono oggi: si creerebbeun trust bicefalo monopolista nel-le infrastrutture di telecomunica-zioni e quasi monopolista in quelletelevisive. Ma se la rete Telecomdovesse un giorno essere scorpo-rata, un’alleanza fra la risultante«Telecom Italia Servizi» e Media-set sarebbe – forse — al contrariopensabile. Ma naturalmente stia-mo solo fantasticando.

Non fantastichiamo invece sediciamo che anche l’Europa avreb-be bisogno di una svolta nelle re-gole: una sorta di «Telecom Act»come quello di Clinton del 1996che, preso atto del buon livello diconcorrenza raggiunto, metta alprimo posto le economie di scala,il ritorno degli investimenti e l’in-novazione tecnologica.

@segantiniE© RIPRODUZIONE RISERVATA

DI EDOARDO SEGANTINI

VideogamePassano gli annima il gorillaè sempre uguale

Dopo il successo del car sharing(la condivisione delle auto a no-leggio), arriva il taxi sharing. L’ideaè semplice e funzionale: si divide lacorsa e l’importo con altri passeg-geri. Alla base del sistema c’èun’app, da scaricare gratuitamentesul proprio cellulare. Gli ideatori, un gruppo di imprenditori italiani,hanno coinvolto nel progetto unacooperativa di taxi per sei città: Mi-lano, Roma, Bari, Salerno, Cataniae Messina. Qui il servizio è attivo ec’è un numero minimo garantito di

auto dedicate.S’imposta l’in-dirizzo di par-tenza, quello diarrivo e il tempoche si è disposti

ad aspettare. Il sistema comporràautomaticamente gli abbinamenti.Taxinsieme è ancora poco diffuso enon sempre riesce a soddisfare larichiesta dell’utente, ma un tenta-tivo è comunque consigliato.

MASSIMO TRIULZIPRODOTTO: TaxinsiemePIATTAFORMA: iOs, Android

CASA: Lorenzo Carbone – Taxinsieme

PREZZO: Gratis

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Page 17: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 17

MEDIA & TECHI prodotti, le campagne

Persone, retie consumi

Provati per voi

I coreani non si fermano più. Senelle auto gareggiano con la

qualità tedesca, nell’hi-techcombattono ad armi pari con gliamericani di Apple. La versione2014 è la decima di Galaxy Note,primo tablet al mondo conschermo da 10.1 pollici. Rispettoal modello precedente, il GalaxyNote è dimagrito in peso (8,9

millimetri) e dimensioni (525grammi) e la cornice è stata ri-dotta, ma senza diminuire le di-mensioni dello schermo: è piùcomodo e facile da utilizzare. Ilpotente microprocessore a quat-tro core s’integra bene con il si-stema operativo Android e il mo-dulo telefonico è compatibile conil 4G, per avere la banda larga

anche fuori dal wi-fi. Lo schermoè al top della tecnologia per riso-luzione (2.560 x 1600) e densitàdi pixel. Da migliorare la video-camera da 8 megapixel. Il penni-no a corredo è una risorsa per chinon vuole usare le dita e preten-de una migliore precisione, ma-gari nel disegno.

Pro: schermo e potenza Contro: fotocamera da mi-

gliorareM. GA.

MARCA: Samsung

PRODOTTO: Galaxy Note 10.1

PREZZO: 649 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA

TabletSulla tavolettasi disegnacon il pennino

computer e viene appoggiatasulla scrivania può oscillare.

Il termine Culbuto, che de-riva dal francese, indica infattii giocattoli di forma ovoidale,all’interno dei quali viene in-serito un peso: quando li si faoscillare per alcuni istanti,tendono a tornare nella posi-

zione stabile. Insommauna variante del

famoso «Erco-lino sempre in

piedi», il pupaz-zo gonfiabile da

spiaggia dei tempi diCarosello. Non solo. Ilcoperchio di Culbuto

ha una fessura un cui inserirebiglietti da visita, fotografie ememo. Mentre il softwarePrivate Public protegge tra-mite password, i dati sensibiliarchiviati.

Il difetto? Attenzione a nonfare oscillare troppo la chia-vetta, potrebbe cadere perterra.

Pro: oggetto di designContro: è facile che cada

U. TOR.MARCA: LaCie

PRODOTTO: Culbuto

PREZZO: 49 euro (16 GB)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Senza fili Tre dispositivi per potenziare il collegamento. Funzionano, ma vanno messi nel posto giusto

Internet Il segnale è chiaro:per il wi-fi inserite la spinaSi naviga in ogni stanza con i ripetitori collegati alla presa elettricaDI MARCO GASPERETTI

C i si sposta con il tablet, losmartphone o il pc portatilein un’altra stanza per averemaggiore privacy e improv-

visamente ecco che il segnale wi-fi sidimezza per poi scomparire del tut-to. È un’esperienza frequente per chiusa Internet senza fili, complice ladistanza dal router oppure muritroppo spessi (come quelli degli an-tichi palazzi) o in cemento armato.

I rimedi sono spesso costosi: au-mentare la potenza di trasmissionedel router (ce ne sono alcuni modelliefficienti, ma anche molto cari); op-pure si può decidere di cablare lestanze con i velocissimi cavi ether-net; o ancora usare il powerline, ov-vero Internet tramite le prese elettri-che: che però hanno costi alti d’ener-gia, se in casa o in ufficio ci sonomolti dispositivi.

Avvertenze e vantaggiMa c’è anche un’altra soluzione,

economica e abbastanza efficace: iripetitori. Sono scatolotti che si col-legano alla presa elettrica e riesconoa captare il debole segnale del wi-fi ea potenziarlo con velocità intorno ai150-300 megabit al secondo. Funzio-nano abbastanza bene, se non si pre-tendono velocità stratosferiche e, so-prattutto, se si posizionano nel mo-do giusto.

Il problema di questi apparecchi èinfatti è che, se sono troppo vicini al-la fonte di trasmissione, il router, il

dispositivo mobile non riesce a di-stinguere tra i due segnali e scegliesempre il più lento. Se invece sonocollocati in un punto di confine doveil segnale si affievolisce, allora il ri-sultato è più che buono, anche se bi-sogna evitare collegamenti moltoveloci e bisognosi di banda larga co-me lo streaming video.

I vantaggi sono la semplicità

d’uso e d’installazione e il prezzoconveniente. Sono quasi tutti attrez-zati con il pulsante Wps, che attivaun sistema di sicurezza e si collegaimmediatamente alla rete wi-fi, sen-za password.

Dei tre ripetitori che abbiamoprovato, soltanto uno non ha il pul-sante Wps. È il modello di Tp-Link.Non è un difetto, in questo caso, per-

ché è un ripetitore anomalo e moltoversatile. Il TL-Wr710n (i nomi diquesti dispositivi possono essere si-gle complesse) è l’unico del terzettoad avere ben quattro funzioni opera-tive oltre a quella di trasmettitore.

La stampante connessaIn altre parole, una volta collegato

alla presa elettrica, TL-Wr710n sitrasforma in piccolo router per crea-re una rete supplementare. Può inol-tre condividere stampanti e macchi-na da gioco, ha incorporate preseethernet per quei dispositivi che nonhanno il wi-fi e infine crea un’inter-faccia wireless per una rete cablata esistente. La versatilità si paga in ter-mini di complessità (l’installazione èpiù complicata) e di lentezza rispet-to ai cosiddetti ripetitori puri.

Molto spartano, ma veloce ed effi-ciente, è Fritzwlan Repeater 310 diAvm. Ci hanno colpito la sua ergo-nometria e le dimensioni che si adat-tano bene a ogni presa di correntedella casa e dell’ufficio. Il segnale èsempre all’altezza della situazione ela velocità nominale è di 300 mega-bit, ma difficilmente viene raggiuntaper le molte interferenze di un localechiuso. Il prezzo è buono per la qua-lità del prodotto. Unico neo è la pocaversatilità: benché molto bene, il ri-petitore svolge un solo compito.

Infine ecco Wn3000rp di Netgear,una delle aziende che ha fatto dellaqualità una delle sue prerogative.Questo trasmettitore è forse il mi-gliore per il segnale, che viene rilan-ciato dalle antenne a corredo. Il ro-vescio della medaglia è che le di-mensioni sono leggermente sopra lamedia, dunque in prese di correntecollocate in spazi particolarmente ri-stretti si possono avere problemi difunzionamento. Il collegamento au-tomatico alla rete è ottimo: in pochisecondi il dispositivo si connette alrouter e inizia a irradiare il segnale.

[email protected]© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pit Spot

Se la ricetta Buitonideve superarela prova del cuoco

S e in televisione trionfa il «cooking show», può lapubblicità non farsi influenzare? Se chef e ristorato-ri sono i nuovi maitre à penser del buon vivere con-

temporaneo, può questa tendenza non pesare sui consu-mi quotidiani, e i modi in cui questi vengono comunicati?

Le domande sono ovviamente retoriche, e mentre l’of-ferta tv si riempie di Masterchef, Masterchef junior, BakeOff e via cucinando, cuochi ed esperti diventano i testi-monial più appetiti dai commercial. In realtà molti diquesti programmi si prestano a essere, da sé, veicoli di pubblicità, tramite innovative formule di «branded con-tent entertainment». Ma certo non gioca un ruolo secon-dario la pubblicità tradizionale, quella dei 30 secondi fraun programma e l’altro.

Il personaggio più riuscito e più simpatico della foltaflottiglia di esperti di cucina è senz’altro Joe Bastianich.Con il suo carisma, con la sua cattiveria, con la sua preci-sione maniacale, con il suo sguardo penetrante, Bastiani-ch è diventato un volto di ampia riconoscibilità. Senz’altroper il novero di spettatori pay che segue Masterchef.

Ora la pubblicità di Buitoni si incarica di arrivare a unpubblico più ampio, a quello nazional-popolare della tv

generalista. Il racconto è semplice ma efficace.Poco prima dell’ora di cena, una donna si accinge a pre-

parare il solito piatto routinario, la pasta al pomodoro,quando il celebre ristoratore e giudice di Masterchefpiomba, non si sa da dove, in casa per sfidarla a fare unpiatto originale e fantasioso. Di punto in bianco, la donnadeve abbandonare i propri piani e viene invitata ad inven-tare un piatto nuovo e creativo. Facile a dirsi, più difficile afarsi. Non c’è «pressure test», ma avere un giudice severocome Joe alle calcagna può mettere alla prova anche la piùsperimentata casalinga.

Alla fine tutto si conclude, ovviamente, attorno a un ta-vola bandita, con una battuta fulminante del testimonial.

Nessuna atmosfera da gara contro il tempo, però: Bui-toni con i suoi prodotti riesce a rendere piacevole e stimo-lante uscire dalla routine. E persino un giudice severo ecompetente come Joe Bastianich, che prova più volte a in-sinuare dubbi e a stuzzicare la consumatrice durante la preparazione della torta salata, deve arrendersi di frontealla bontà del piatto finale. «Prendi l’abitudine di cambia-re» è il claim della campagna, un invito a cuochi provetti oin erba.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

a cura di ALDO [email protected]

in collaborazione conMASSIMO SCAGLIONI

Metropolis

Dentro l’auto che va da solasi lavora come in ufficio

S i fa un gran parlare di guida autono-ma, senza toccare volante o pedali,

ma come cambieranno le vetture? Lasvizzera Rinspeed ne dà un’interpreta-zione propria con Xchange, un progettodi auto elettrica infarcita di tecnologie,dall’Rfid per il riconoscimento del pro-prietario, a piattaforme per lo scambiodei dati che consentono una guida auto-matizzata e sicura. Fuori è una comuneberlina, ma all’interno i sedili anterioriruotano di 180 gradi per creare una spe-cie di salotto in cui rilassarsi, conversare,navigare in Internet, giocare o guardareun film: mentre la macchina va.

Si può anche lavorare: grazie alla col-laborazione con Regus, azienda interna-zionale che offre spazi di lavoro flessibili,

la concept car elvetica si candida a di-ventare ufficio o sala riunioni per quattropersone, su ruote. Sfruttando infatti lastessa Rete che consente la rotta sicura etutti gli accessori tecnologici di cui l’autoè dotata (dal televisore da 32 pollici allamacchinetta del caffè), sarà possibileviaggiare continuando a essere produt-

tivi, a dispetto di ingorghi e lunghe di-stanze. Xchange sarà presentata in an-teprima al Motor Show di Ginevra, che siterrà dal 6 al 16 marzo prossimi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

a cura di Cristina Pellecchia [email protected]

La videocamerafilma a coloriAnche di notte

D i che colore è il buio? Lo rivelaFalcon Eye, videocamera per ri-

prese in alta definizione, nitide e a co-lori anche di notte. Niente più verde ovattato o illuminazione a infrarossi,né intensificatore d’immagine. Il nuovosensore Cmos (complementary metal-oxide semiconductor), combinato con l’elettronica avanzata e un software dicontrollo dell’immagine, permette un livello di sensibilità alla luce maggiorerispetto ai sistemi di visione notturna

in circolazione. Lo promette l’aziendaproduttrice, la giapponese Komamura,che ritiene l’innovazione utile in molticampi: per le esercitazioni militari, lasorveglianza, ma anche l’osservazionedella natura, l’informazione. I primi or-dini della Falcon Eye saranno evasi en-tro questo mese, dice l’azienda, manon è noto ancora quando la videoca-mera arriverà in Italia. Per il prezzo sirimanda ai rivenditori. Sito Internet:www.falconeyecnv.com.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lavoratori edili?No, per costruireci sono i mini-robot

R obot che cooperano senza supervi-sione e senza comunicare tra loro: è

il progetto Termes dell’Università di Har-vard, nel Massachusetts. Termes come le

termiti, insetti d’intelligenza collettivache costruiscono strutture gigantescherispetto alle proprie dimensioni. Men-tre tra gli uomini le costruzioni preve-dono un progetto, un piano per realiz-zarlo e un’organizzazione gerarchicadel lavoro, nelle colonie di termiti ogniinsetto non sa quello che fa l’altro, maosserva le modifiche dell’ambiente eagisce di conseguenza. Allo stesso mo-do i piccoli robot possono costruirestrutture complesse e tridimensionali,come torri, castelli, piramidi di matton-cini, erigendo scale e aggiungendomattoni se necessario, senza comandocentrale né ruoli: ognuno esegue il suoprocesso di costruzione in parallelo congli altri , ma senza sapere cosa fanno.

Se un robot si rompe non influenzail risultato finale. Costati quattro anni distudi, i mini-automi possono essereutili in attività di costruzione su altri pianeti, ma anche per prevenire sulla Terra calamità come le alluvioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Così il wi-fi in tutta la casaIl confronto

PparraFonte: ComScore e StatCounter

Pro: versatileContro: impostazionicomplicatePrezzo: 30 euro

Tp-Link: TL-WR710N

Pro: designe prestazioniContro: pocoversatile

Pro: buonaricezioneContro: dimensionisopra la mediaPrezzo: 34 euro

Prezzo: 36 euroNetgear: WN3000RP

Avm: Fritzwlan Repeater 310

a cura di MARCO GASPERETTI, UMBERTO TORELLI e MASSIMO TRIULZI

SUPPLEMENTO DELLA TESTATA

DEL 24 FEBBRAIO 2014ANNO XVIII - N. 7

Direttore responsabileFERRUCCIO DE BORTOLI

CondirettoreLUCIANO FONTANA

VicedirettoriANTONIO MACALUSO,

DANIELE MANCA,GIANGIACOMO SCHIAVI,BARBARA STEFANELLI

© 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI

Sede legale: via A. Rizzoli, 8 - MilanoRegistrazione Tribunale di Milano

n. 490 del 16 settembre 2003© COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A.

DIVISIONE QUOTIDIANITutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di

questo prodotto può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge.

REDAZIONE E TIPOGRAFIAVia Solferino, 28 - 20121 Milano

Tel. 02-62821RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE PUBBLICITÀ

Via A. Rizzoli, 8 - 20132 MilanoTel. 02-25841

Responsabile pubblicità:Andrea Galli ([email protected])

A cura diMASSIMO FRACAROGuido Cagnan (grafica)

Giuditta MarvelliAlessandra Puato

Stefano Righi (caposervizio)Maria Silvia Sacchi

Isidoro TrovatoArt director e progetto grafico:

GIANLUIGI COLIN

Page 18: Corr Economia 20140224

18 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

23% delle aziende vittima di frodi finanziarieUn fenomeno in crescita (+6% in due anni)che coinvolge ormai un’impresa su quattro.

La categoria di frode economica più diffusa è l’appropriazioneindebita (65%), seguita dai crimini informatici e dalle frodicontabili (22%). Tra i settori più colpiti, troviamo il manifattu-riero, (67%), seguiti dal trasporto e dalla logistica (40%) e daiservizi finanziari (28%).

Il business cresce porta a portaE’ salito del 3,5%, nel 2013, il fatturatodelle vendite a domicilio. Un risultatoche conferma il trend positivo degli ulti-mi 5 anni (+30% dal 2009). Aumenta,secondo Univendita, anche la forza la-voro (+4,5%): i venditori a domicilio so-no oltre 71.000, di cui l’88% donne

Meno yogurt in casaSi è ridotto del 6,4% nel 2013 il mercatodello yogurt (a quota 1,5 miliardi). La fles-sione, secondo i dati Nielsen, riguarda so-prattutto il comparto del probiotico(-16,6%). In calo, anche lo yogurt magro(-3,5%) e intero (-3,1%). Bene le confezio-ni bicompartimento; yogurt e altri alimenti

PICCOLE & MEDIEAziende, storiee persone

Progetti Delle mille imprese chiuse nel 2013 tre su quattro sono individuali

Artigiani «Il nuovo governoapra un tavolo con le Pmi»Vaccarino (Cna): lo stato è ormai nostro socio al 66%. E la burocrazia...DI ISIDORO TROVATO

IN BACHECAA cura di FELICE [email protected]

ManifestazioniLe grandi chancedell’informationtechnology

C ome muoversi nel mercatod e l l ’ i n fo r m a t i c a e d e l l e

telecomunicazioni per aumentarela competività? É il filo conduttored e l l ’ I t F o r u m , o r g a n i z z a t odall’Istituto internazionale diricerca, in programma domani aM i l a n o . U n c o n f r o n t o s u l l eopportunità da cogliere grazie allosviluppo delle nuove tecnologie.

Fiere & OcchialiUna buona vista sugli affari:ritorna «Mido»

I l mondo del-l’occhialeria si

mette in mostra aMilano. Le ante-prime delle ultimetendenze, propo-ste da oltre 1.100 espositori, sfi-leranno a Mido, la Mostra inter-nazionale di ottica, optometria eoftalmologia. La rassegna, pre-sieduta da Cirillo Marcolin (nellafoto), si svolgerà dall’1 al 3 mar-zo a Fieramilano Rho Pero. Pro-tagoniste soprattutto la tecnolo-gia con Mido Tech, e lo stile conMido Design Lab.

1 Il peso

Fonte: stime R.ETE. Imprese Italia su dati Istat

ImpreseTOTALE Italia

Incidenza

Occupati Dipendenti4.384 24.227

17.41794% 59% 52%

Dati in migliaia

Incidenza % del tessuto produttivo di R.ETE. Imprese Italia

Pparra

I l fiato da corto è diventatocortissimo. Artigiani, com-mercianti e piccoli impren-ditori sono tra coloro che

hanno subito in maniera più mas-siccia l’onda d’urto di una crisi chequest’anno entra nell’anno nume-ro sette. La manifestazione dimartedì scorso ha portato in piaz-za la rabbia e la fatica di una cate-goria che snocciola numeri deter-minanti per il sistema economico

Nel 2013 le imprese che hannochiuso i battenti sono state quasi372 mila, praticamente più di mil-le al giorno. Di queste, ben trechiusure su quattro hanno ri-guardato le imprese individuali.Un saldo anagrafico di fine anno,tra iscrizioni e cessazioni, che di-venta particolarmente negativoper l’artigianato, con un calo com-plessivo che ha sfiorato le 28 milaunità (-1,9%). Il commercio aldettaglio e le attività turistiche aloro volta hanno registrato unadiminuzione di 31 mila imprese. Ilreddito individuale da lavoro in-dipendente ha registrato una di-minuzione di circa il 10% in un bi-ennio, risentendo maggiormentedella crisi economica. Nel primosemestre 2013, rispetto allo stessoperiodo del 2012, i fallimenti e iconcordati sono aumentati di ol-tre il 12%.

È evidente che un simile qua-dro rischia di condurre un interosistema produttivo al collasso.

«Non bisogna dimenticare chenoi rappresentiamo una parte lar-gamente maggioritaria dell’eco-nomia italiana — sottolinea Da-niele Vaccarino, presidente di Cna— . La ripresa del paese passa ne-cessariamente dal ritorno allacompetitività delle nostre impre-se. E per farlo bisogna far riparti-re il mercato interno. L’export è una grande risorsa ma da solanon basta».

Le cause Il primo imputato per le picco-

le e medie imprese è la pressionefiscale che ha toccato livelli re-cord: quella «apparente» ha rag-giunto il 44,3% del Pil (e resteràsopra il 44% per molto tempo)mentre la pressione fiscale «lega-le» si aggira intorno al 54%.«L’incidenza della tassazione suiprofitti raggiunge il 66%, ventipunti in più rispetto alla mediaeuropea — ricorda il presidentedi Cna — . Il 70% delle Pmi pagauna tripla tassazione sui luoghi incui lavora. Le nostre imprese fan-no fatica a fronteggiare la pressio-ne fiscale e molte di loro per farlorinunciano a investire su ricerca,sviluppo e innovazione, le unicheleve che possono sostenere il ri-lancio. Non è un caso se otto im-prese su dieci sono convinte chela riforma della tassazione locale

si trasformerà in un ulteriore ag-gravio di costi. Solo per la nuovatassa rifiuti (Tari) prevediamoaumenti medi del 280%». Senzaconsiderare che più del 60% deltotale dei costi per l’energia elet-trica sostenuti dalle Pmi è di ori-gine fiscale e parafiscale.

Le soluzioniIn un quadro di dissesti finan-

ziari pubblici però, intervenire

per qualsiasi governo non saràun’impresa facile. «Nessuno dinoi si illude né alimenta il populi-smo — ribadisce il leader degliartigiani —. Non chiediamo certo

di dimezzare la tassazione. Nonsiamo irresponsabili. Ma alcuniinterventi sono possibili e nonpiù rinviabili. Non si può dimen-ticare, per esempio, che la spesacorrente, nazionale e locale, in 7anni, è aumentata del 10 per cen-to. Così come la spesa pubblicapesa per il 53 per cento della ric-chezza prodotta dal Paese, ed èsuperiore agli 800 miliardi. Allostesso tempo esiste una burocra-

zia che ci costa e ci soffoca. Tuttiquesti sono interventi concreti enon più rinviabili. Farebbero ri-partire la nostra economia e nonchiedono sacrifici alla macchinadello Stato. Adesso però voglia-mo un governo che non apra ta-voli per vendere fumo. Non c’èpiù tempo. L’Italia dei piccolimuore e il paese non può permet-terselo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia/Prodotti per la casa

Si cresce di più se si è sugli scaffaliIl caso Deco industrie: dolci e detersivi per la grande distribuzione

A nche un atto di puro mece-natismo può far nascereuna piccola e media im-

presa. È stato così per la Deco In-dustrie, cooperativa romagnolache produce detergenti per la ca-sa e prodotti da forno.

«Tutto è cominciato nel 1951,quando il precedente proprietario(si dice su consiglio dell’autista)decise di regalare ai dipendentiuna piccola attività di produzionedi detersivi — racconta l’ammini-stratore delegato Giorgio Dal Pra-to —. Di strada ne abbiamo fattatanta da allora, a partire dall’in-troduzione dei prodotti da fornonegli anni ‘90». Oggi la Deco In-dustrie può contare su una strut-tura che comprende quattro cen-tri produttivi, circa 350 dipenden-ti di cui 180 anche soci della coo-perativa, e su un fatturato di 120milioni di euro. Risultati che, tra-

dotti in vendite, equivalgono a 120milioni di azioni di acquisto diprodotti Deco Industrie ogni an-no, ossia circa 400 mila al giorno.

«Il nostro core business è laproduzione di detersivi e di ali-menti con il marchio della grandedistribuzione — spiega Dal Prato—. Questo canale vale il 60% delfatturato, contro il 30% che realiz-ziamo grazie alle nostre firme:Scala per la detergenza, Lorianaper le piadine e Pineta per i dol-ciumi. Infine, il restante 10% di ri-cavi deriva da produzioni su com-messa».

A differenza di molte aziendeitaliane, la crescita della Deco In-dustrie non ha subito né arrestiné rallentamenti dovuti alla crisi.«Anzi, le difficoltà ci hanno aiuta-to — continua Dal Prato —. Negliultimi anni i consumatori sono di-ventati molto attenti nel fare laspesa e scelgono i prodotti con ilmiglior rapporto qualità-prezzo. Un meccanismo che per noi ha si-gnificato un vantaggio competiti-vo nei confronti delle multinazio-nali che operano nel nostro stesso

campo». Un successo, quello del-le private label, confermato anchedai dati Censis secondo cui nel2013 le vendite di prodotti con il marchio dell’insegna sono au-mentate del 2,7% sull’anno prece-dente.

Sia pure favorita dal trend po-sitivo, Deco Industrie non lesinasugli investimenti interni. Ognianno circa il 6% del fatturato è de-stinato alla ricerca e sviluppo e al-l’implementazione di nuove tec-nologie. Con sempre un occhio diriguardo all’ambiente. «Recente-mente abbiamo rivisto i nostripackaging con l’obiettivo di otti-mizzare la logistica e limitare itrasporti su gomma. Un rispar-mio economico e di CO2». Anchenel settore del riciclo la Deco In-dustrie è all’avanguardia tanto daaver ridotto dell’83% i rifiuti diplastica. Il segreto di tanto dina-mismo? «L’esperienza — chiosaDal Prato —. E i giovani che, se in-coraggiati e fidelizzati, sono indi-spensabili in tutte le aree strategi-che dell’azienda».

ALICE CAPIAGHI© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia/Meccanica

Nuovi soci e il business si riscaldaThermokey stava per chiudere. Ora fattura il 50% all’estero

I l destino della Thermokey, cheproduce scambiatori di calore,sembrava segnato. A causa del-

la stretta creditizia, che negli ultimianni ha colpito Rth — il gruppo checontrollava l’impresa del compartotermoelettrodinamico —, il patri-monio umano e produttivo della so-cietà udinese rischiava di perdersi.

L’arrivo di un amministratore de-legato e di nuovi investitori, però, afine novembre, ha cambiato le sortidell’azienda friulana. Da impresa avviata alla chiusura, con disoccu-pazione attesa per 160 dipendenti,Thermokey si presenta, infatti, oggisul mercato internazionale conl’ambizioso obiettivo di raddoppia-re entro cinque anni il giro d’affari,che nel 2013 è stato di 30 milioni.

Quali interventi hanno consenti-to all’azienda di rilanciarsi? «Il pri-mo obiettivo — dice Giorgio Visen-

tini, ex Danieli e Lima, amministra-tore delegato di Thermokey — èstato impegnarsi nel risanamento.Grazie alla revisione del piano di ri-strutturazione presentato alle ban-che, è stato possibile eliminare il pe-ricolo che l’impresa morisse per asfissia finanziaria. Inoltre, assiemea nuovi soci, ho costituito una socie-tà, la Investo Uno, che ha rilevato lamaggioranza e ottenuto la gover-nance, immettendo cinque milioni

di euro e portando così il capitale dadue a sette milioni». Un intervento,quest’ultimo, che ha permesso al-l’azienda friulana di sanare tutti idebiti verso i fornitori, dicono i ver-tici, salvaguardare i posti di lavoro eaprire prospettive di sviluppo.

«Il nostro fatturato — spiega Vi-sentini — viene per la metà dall’Ita-lia e per il resto soprattutto dal-l’export in Austria, Svizzera e Rus-sia. Esportazioni destinate a incre-mentarsi notevolmente in futuro:sia per la presenza di consociate inGermania, Turchia e Brasile, sia

perché guardiamo con particolareinteresse anche a Est Europa e Su-damerica, aree con interessanti tas-si di crescita».

Per essere competitivi sui merca-ti di respiro internazionale, però, ènecessario anche puntare sull’inno-vazione.

«Investire in ricerca e sviluppo èindispensabile — continua Visenti-ni —. Solo così in futuro potremooffrire sul mercato produzioniesclusive. Come lo scambiatore dicalore realizzato interamente in al-luminio, valido aiuto per garantire ilrisparmio energetico».

Ma gli investimenti futuri diThermokey riguarderanno anche lacomunicazione, considerata unostrumento strategico per far volarefatturato e utili.

«Dobbiamo valorizzare di più inostri prodotti rispetto al passato— conclude Visentini —. Non bastaimpegnarsi in una produzione diqualità, realizzata grazie all’elevatoknow-how. È anche necessario farlaconoscere con mezzi efficaci».

MICHELE AVITABILE© RIPRODUZIONE RISERVATA

120Il giro d’affari in milioni di euro di Deco Industrie. Il 60% deriva da prodotti a marchio della grande distribuzione. Il gruppo ha 350 dipendenti, 180 sono anche soci

30Il fatturato in milioni di euro di Thermokey, azienda che produce scambiatori di calore. Il 50% deriva dall’export in Austria, Svizzera e Russia. Ora il gruppo punta su est Europa e Sudamerica

RomagnaGiorgio Dal Prato, alla guida di Deco Industrie, natada un atto di mecenatismo

CaloreGiorgio Visentini,alla guida di Thermokey, azienda friulana

CnaIl presidente degli arti-giani Danie-le Vaccarino:non voglia-mo la luna

ConcorsiRoma premiale impresein rosa

L a Camera di commercio diRoma ha dato il via all’edizione

2014 del «Premio idea innovativa,la nuova imprenditorialità alfemminile». Possono partecipare aziende individuali, società dipersone o imprese cooperativecon una presenza di donne parialmeno al 60%. Le adesioni siricevono entro il 15 marzo.

IncontriInformatica:vantaggi (e rischi)dell’open source

L’ attività delle start up sarà alc e n t r o d e l l ’ i n c o n t r o

promosso a Milano dallo studiolegale Blb che avrà luogo martedì27 febbraio in viale Monte Nero6. L’ iniziativa affronterà inparticolare il tema dei vantaggid e l l ’u t i l i z z o d e l l e r i s o r s einformatiche open source.

ReteimpreseItaliaIl presiden-te MarcoVenturi

Page 19: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 19

MERCATI & PROFESSIONI Storie, temie personaggi

Idee Il primo esperimento interdisciplinare di aggiornamento

Professioni Rischi penali:meglio affrontarli in quattroAvvocati, commercialisti, notai e consulenti del lavoro:un progetto di formazione contro le trappole giuridicheDI ISIDORO TROVATO

F ormazione e cultura perripartire. Insieme. Daiprofessionisti dell’areagiuridica-economica par-

te un messaggio innovativo chepoggia su progetti condivisi e si-nergici. E’ stata appena avviata,infatti, una stretta collaborazionetra le strutture scientifiche degliOrdini di avvocati, commerciali-sti, consulenti del lavoro e notai.Il protocollo d’intesa ha lo scopodi «favorire la collaborazionenello svolgimento e nell’organiz-zazione di attività scientifiche e culturali d’interesse comune,nonché negli approfondimentiattinenti all’etica, alla deontolo-gia, alla cultura professionale e alruolo sociale».

E il primo atto di questa siner-gia è arrivato con un momento diriflessione sul tema «Professionie società: il rischio penale nelleprofessioni liberali», organizzatonei giorni scorsi a Roma. Per laprima volta — nell’ambito degliobblighi di formazione a cura de-gli ordini professionali — quat-tro professioni della stessa areadecidono di cooperare per forni-re ai propri iscritti una formazio-

ne e un aggiornamento interdi-sciplinare, nell’ottica di unoscambio di conoscenze ed espe-rienze tra le diverse categorie.

Il progetto«Dalle nostre Fondazioni par-

te un grande segnale che tutti do-vrebbero cogliere» commentaMarina Calderone, presidentedel Cup, il coordinamento degliOrdini. «Da sottolineare in que-sto particolare momento storico

la voglia di unità tra i professioni-sti», ha commentato il presidentedel Consiglio nazionale e dellaFondazione italiana del Notaria-to, Maurizio D’Errico.

La collaborazione sarà mirataa valorizzare l’eccellenza dellequattro professioni attraverso: lapromozione di studi e ricerche inmateria di formazione per l’ac-cesso e di aggiornamento profes-sionale degli iscritti ai rispettivialbi o registri; l’organizzazione di

attività formative, di orientamen-to, di perfezionamento e di spe-cializzazione professionale; lapromozione di iniziative di ap-profondimento giuridico e di cul-tura professionale mediante ri-cerche, incontri, seminari, scam-bi culturali, forum telematici epubblicazioni. «Una componenteimportante dell’accordo riguardala formazione» spiega il segreta-rio generale dell’Istituto di ricer-ca dei dottori commercialisti, Gianpaolo Valente.

I partnerPer la realizzazione delle pro-

prie finalità, le professioni po-tranno collaborare con organi-smi omologhi di Stati membridell’Unione Europea e di altri Pa-esi esteri per lo studio, lo scam-bio di esperienze e per iniziativecomuni. «L’obiettivo dell’accordoè quello di diffondere la consape-volezza dei doveri e delle respon-

sabilità che per gli appartenenti aqueste categorie giocano un ruo-lo chiave in questo momento dif-ficile per il Paese», dice AlaricoMariani Marini, vice presidentedella Scuola nazionale dell’avvo-catura. Sul valore sussidiario del-le attività dei liberi professionistisi è soffermato il presidente dellaFondazione studi consulenti dellavoro, Rosario De Luca. «Faccia-mo giornalmente fronte alle inef-ficienze della pubblica ammini-strazione e senza alcun compen-so. Eppure, si ripetono semprepiù spesso i casi in cui i professio-nisti vengono coinvolti in concor-so di reato con gli imprenditori. Enella maggior parte dei casi ne viene poi riconosciuta l’estranei-tà. Ma quali e quanti danni creaquel coinvolgimento nella sferaprofessionale, sociale e familia-re? E di risarcimenti neanche a parlarne».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I tre leader Guido Alpa (avvocati), Marina Calderone(consulenti del lavoro), Maurizio D’Errico (notai)

1 Incontri

Sanità:aspettandol’Ordine

A nche il mondo delleprofessioni sanitarie

pensa alla formazione e al-l’agognato riconoscimentogiuridico. In attesa di capirecome procederà il percorsoper l’istituzione degli Ordinidelle professioni sanitarie, ilCoordinamento nazionaleintende fare il punto su al-cuni temi chiave per il futurodel settore, che coinvolgeoltre 600 mila operatori edesercita un forte impattosulla vita dei cittadini: defi-nire meglio il ruolo e l’attivi-tà dei futuri Ordini, ma an-che in loro assenza affron-tare i temi della formazionee della certificazione, glistrumenti e l’operatività nelprocesso di certificazione.

Proprio per dibatterequesti temi, il Conaps ha or-ganizzato per il 28 febbraioun convegno dal titolo «Ilgoverno dell’educazionecontinua in medicina» alquale interverranno, tra glialtri, Tiziana Rossetto, pre-sidente Fli; Antonio Bortone,presidente Conaps; LuigiConte, segretario Fnomceo;Achille Iachino, segretarioCnfc; Armando Zingales,presidente del Consiglio na-zionale dei chimici.

I. TRO.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Offshore a cura di Ivo [email protected]

La caccia al Tesoronelle banche della ShariaPiace il modello non speculativo

I l sistema bancario isla-mico, che applica i prin-cipi religiosi della Sha-

ria invece dei metodi specu-lativi occidentali, è stimatoin crescita verso un valoredi ben 4 mila miliardi didollari nel 2020.

Per questo la City di Lon-dra sta cercando di antici-pare le altre piazze del-l’Unione europea nella cor-sa a partecipare a questaparticolare attività, definitain inglese «Sharia-com-pliant finance». La settima-na scorsa il Lord Major diLondra Catherine FionaWoolf, si è recata a Dubai,negli Emirati arabi uniti(Uae), per garantire la di-sponibilità della piazza lon-dinese a fornire servizi perl’espansione internazionaledel banking islamico.

Il Regno Unito è già ilprimo Paese non musulma-no ad aver ospitato nel 2013il World Islamic EconomicForum, appuntamento glo-bale per i business nel mon-do islamico. In più la Citysarebbe sul punto di diven-tare la prima piazza occi-dentale a emettere i titoliislamici sukuk, che non ob-bligano a ripagare un pre-stito, ma offrono una parte-cipazione agli utili di unprogetto, un investimento oun affare.

Gli Emirati arabi unitisono un epicentro della fi-nanza islamica insieme al-l’Iran e alla Malesia. L’inte-

resse della compagnia ae-rea Emirates per l’Alitaliaha fatto intuire l’attivismodegli sceicchi degli Uae.

L’accelerazione negli af-fari e nella finanza è attri-buita al presidente Khalifabin Zayed Al Nahayan diAbu Dhabi e al primo mi-nistro Mohammad BinRashid Al Maktoum di Du-bai, entrambi multimiliar-dari. Ma la crisi bancaria

mondiale ha da tempo atti-rato l’attenzione interna-zionale sulla «Sharia-com-pliant finance» non soloper l’ingente liquidità sca-turita dalle estrazioni dipetrolio nei Paesi arabi.

Il modo di fare bancaislamico, ispirato da prin-cipi morali e molto più vi-cino agli interessi dei clien-ti, viene considerato unpossibile modello da se-

guire per evitare di ripete-re il disastro mondialeprovocato dalla finanzaspeculativa di Wall Streete della City dal 2008 inpoi. Il Vaticano ha aperta-mente esortato a seguirel’esempio del banking isla-mico.

I principi della Shariagenerano interpretazioni avolte contrastanti. Le ban-che islamiche in genere sidotano di uno specificoconsiglio di supervisioneproprio per controllarne lacorretta attuazione. La ba-se è che la religione mu-sulmana vieta di fare pro-fitti prestando denaro achi ne ha bisogno. Preten-dere un tasso fisso o varia-bile per un finanziamentoviene considerato usura.

Il banchiere islamicodeve invece aiutare il clien-te a risolvere i problemi e araggiungere gli obiettivi,evitando di scaricare su dilui tutti gli oneri e i rischi.In pratica la Sharia invita acondividere vantaggi esvantaggi dell’iniziativa fi-nanziata. Se un’impresaottiene ottimi profitti, il ri-torno per la banca aumen-ta, se l’esito è meno bril-lante, si riduce. Per aiutarei musulmani ad acquistareuna casa esistono delleformule che trasferisconotemporaneamente la pro-prietà alla banca e riduco-no la pressione sul debito-re, impegnato per un certoperiodo come un inquilinoin affitto.

In caso di ritardi nei pa-gamenti non è prevista pe-nalizzazione perché la«Sharia-compliant finan-ce» deve aiutare, e non«strozzare», chi vi ricorre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahayan

Page 20: Corr Economia 20140224

20 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

Trend Le prime stime, aspettando la stagione delle assemblee e lo stacco delle cedole

Dividendi In Piazza Affariun «tesoretto» da 12 miliardiI titoli che rendono fino al 6%Il Cane a sei zampe guida la classifica con il 6,4%, seguito da Terna e SnamIl ritorno di Banca Intesa e UnipolSai. E in media il listino offre il 3%

DI ADRIANO BARRI’

P iazza Affari pronta a unostacco da oltre 12 miliardi dieuro. Ed Eni, la prima adannunciare la cedola di pri-

mavera, sarà la signora con lo yieldpiù elevato (6,4%, stime ai prezzi at-tuali), seguita da Snam e Terna, tut-te sopra il 5%. L’ammontare cumu-lato delle cedole che saranno distri-buite nel corso della prossima pri-mavera dalle 40 blue chip dellaBorsa di Milano ai propri azionisti èuna cifra destinata a crescere, sep-pure di poco, se si considerano an-che i dividendi in arrivo da tutti glialtri titoli quotati.

Un coupon che vale circa il 3%della capitalizzazione del listino eche non sfigura rispetto al rendi-mento dei titoli di stato italiani chesi muovono tra lo 0,6% e il 3,5% a se-conda delle scadenze. Anche se ilparagone vale solo a titolo esempli-ficativo: il profilo di rischio dei Btp edelle azioni è ben diverso.

NumeriA certificare il discreto stato di

salute delle società quotate è ancheil fatto che in molti casi il dividendo(stimato, lo ripetiamo) cresce ri-spetto all’anno precedente. Un gua-dagno per gli azionisti, che si va adaggiungere al rialzo del 28% messoa segno dall’indice da un anno aquesta parte. Risorse fresche che però finiranno solo in parte nelle ta-sche degli investitori chiamati amettere mano al portafoglio con letante operazioni straordinarie incorso o in divenire. Dall’inizio del-l’anno le nuove quotazioni in Europahanno assorbito liquidità per oltre 2miliardi di euro a cui andranno ag-giunti ulteriori 6 miliardi nel caso incui tutte le operazioni in corso vada-no in porto. Si tratta del volume piùelevato dal 2007.

Ed ora veniamo alle regine italia-ne. Eni è stata tra le prime blue chi-

braio alla vigilia del Cda che ha deli-berato la cedola ha tagliato il prezzoobiettivo sul titolo a 16 euro da 18euro, mantenendo per il giudizioHold (mantenere in portafogliondr). Gli analisti della banca d’affarifrancese hanno mantenuto Eni nellalista dei meno preferiti tra quelli delsettore petrolifero e rivisto le stimesulla produzione di idrocarburi oraattesa in calo del 2,7% per il 2014contro il +4% precedentemente sti-mato per gli anni 2013-2014.

PodioEni guida comunque la classifica

del rendimento con uno yield del6,4% seguita da Snam e Terna, che,ai prezzi correnti, promettono oltreil 5%. Ma sono quasi 20 le blue chipche offrono rendimenti superiori al2% come si può leggere nella tabella

a fianco. Se poi si estende l’analisi atutte le società del listino, con unacapitalizzazione almeno superiore aun miliardo di euro, il rendimentomedio dei top 20 sale a oltre il 3%.

Piazza Affari si conferma quindisempre generosa con i propri socianche nei periodi più difficili. Cor-rierEconomia ha infatti messo inrassegna anche le cedole dalle prin-cipali blue chip a partire dal 2008(vedi tabella). Sono state davveropoche le società, tra quelle selezio-nate, a non distribuire in modo co-stante una cedola in denaro nel cor-so degli ultimi 5 anni. Si tratta dei ti-toli finanziari, come UnipolSai eBanca Intesa che però, sulla basedelle stime degli analisti, non man-cheranno all’appuntamento dellaprimavera prossima. Il gruppo frut-to della fusione per incorporazionedi Unipol, Milano Assicurazioni ePremafin in UnipolSai che ha de-buttato in Borsa lo scorso 6 gennaio,dopo un 2013 inteso sul piano degliassetti societari dovrebbe distribui-re un dividendo di 0,07 euro, pari aun rendimento del 3% circa.

Cedole storicamente stabili sonoinvece quelle offerte dalle società operanti in mercati regolati comeSnam, Terna e Atlantia. Ma se neiprimi due casi il dividendo su baseannua dovrebbe restare inalterato,nel caso di Atlantia invece le aspet-tative sono per un leggero rialzo, da0,75 a 0,77 euro per azione compren-sivo dell’acconto di 0,355 euro distri-buito lo scorso 23 dicembre. Quantobasta per fare superare la soglia del4% di rendimento. Ma non è statasolo l’elevata redditività della cedolaa spingere Bofa a confermare recen-temente la raccomandazione positi-va e il target price di 20 euro. Secon-do gli analisti americani :«il gruppogenera circa l’86% dell’Ebitda in Ita-lia e potrebbe essere tra le società ingrado di beneficiare di più di un re-cupero del traffico autostradale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2013*1,100,250,200,300,770,030,240,130,730,072,800,330,430,180,200,430,540,170,05

20121,080,250,200,300,750,030,180,150,730,002,700,320,200,000,000,420,100,160,05

20111,040,240,210,310,710,010,110,260,710,002,500,270,200,050,000,210,100,160,00

20101,000,230,210,290,680,060,160,290,000,002,000,170,450,170,000,170,100,160,07

20091,000,200,190,220,640,070,150,250,730,591,500,160,350,170,000,380,050,170,07

20081,300,230,160,080,610,100,150,440,671,041,250,000,150,000,000,420,100,150,00

La mappaI dividendi futuri e passati delle blue chip che offrono più del 2%.Dati in euro aggiornati al 17/2/2014

EniSnamIniziative Autostradali e ServiziTernaIrenHeraAceaSTMicroelectronicsI.M.A.Cattolica AssicurazioniAtlantiaBanca GeneraliA2AERGMediolanumEnelBeni Stabili

Società Prezzo17,254,087,803,691,121,858,836,25

31,2818,5618,2023,750,83

10,256,703,670,60

6,40%6,13%6,06%5,39%5,22%4,90%4,85%4,70%4,64%4,31%4,23%4,11%4,08%3,90%3,62%3,57%3,42%

Capitalizzazione(milioni di euro)

62.49313.7761.7757.4211.4272.6081.8775.5661.1521.043

15.0292.7322.5811.4644.928

34.4921.155

La classifica generale

miliardi di euro

la stima del montedividendi

della prossimastagione

12,5

EniSnamTerna S.p.A.STMicroelectronicsAtlantiaA2AMediolanumEnelGTECHUnipolSaiTOD'SPirelli & C.Assicurazioni GeneraliMediobancaCNH Industrial**Prysmian Azimut HoldingAnsaldo STSIntesa Sanpaolo

SocietàPrezzo

(corrente)17,254,083,696,25

18,200,836,703,67

23,132,34

101,9012,4416,737,368,15

19,0623,958,012,19

% yield2013*6,4%6,1%5,4%4,7%4,2%4,1%3,6%3,6%3,2%3,0%2,8%2,6%2,6%2,5%2,5%2,3%2,3%2,1%2,1%

Capitalizzazione(milioni di euro)

62.49313.7767.4215.566

15.0292.5814.928

34.4924.0246.1583.1196.061

25.7736.208

14.8644.0323.1651.442

35.974

Una selezione dei dividendi dei titoli appartenenti all'indiceAll Share con una capitalizzazione maggiore di 1 miliardo di euroe uno yield superiore al 3%. Dati aggiornati al 17/2/2014

Il confronto

% yield2013*

S. F

ranc

hino

3%

1,46%

Btp3 anni

2,3%

Btp5 anni

3,64%

Btp10 anni

Rendimento mediodi Piazza Affariponderato perla capitalizzazione

(*) Dati stimati o annunciati,in distribuzione nel 2014;(**) Società nata dalla scissione di Fiat. Non esiste uno storico di dividendiprecedente a quello di competenza 2013

I rendimenti sono al lordo delle imposte

Politica&Mercato Le grandi banche internazionali, da Goldman Sachs a Morgan Stanley al Credit Suisse ragionano sulle prospettive dell’Italia

Lavoro e fisco: così il Pil potrebbe salire dell’1,5% Riformare le regole istituzionali, il mercato dell’occupazione e le tasse può valere una crescita apprezzabile

L a politica riconquista il palco-scenico in Italia. E Piazza Affa-ri, insieme agli economisti e

agli strategist di portafoglio non silascia sfuggire alcuna battuta di unospettacolo da cui dipendono, in lar-ga misura, le prospettive dell’econo-mia del Paese e le performance deimercati.

Ecco dunque che da MorganStanley al Credit Suisse fino a Gold-man Sachs è tutto un fiorire di com-menti e osservazioni sulle prospetti-ve di risanamento di quella che ri-mane una delle economie più com-promesse in Europa, e sugli effettiche potrebbe avere la svolta che haportato alla caduta del governo Let-ta e alla nascita del nuovo dicasteroguidato da Matteo Renzi.

Intanto i primi due mesi (scarsi)del 2014 segnalano un incrementodella fiducia degli investitori, con illistino milanese cresciuto di circa il7,5% dall’inizio di gennaio e il diffe-

renziale tra Bund eBtp a dieci annisceso al di sotto della soglia dei 200punti, con un guadagno di circal’1,5% dell’indice dei titoli di Statoitaliani.

La domanda che tutti si pongonoè una sola. Questo trend continue-rà? Dalla politica gli investitori de-vono attendersi sorprese positiveoppure nuovi rischi?

«I fattori politici — come la sta-bilità di governo, la rapidità di attua-zione delle scelte dell’esecutivo, lacertezza del diritto — sono quelliche penalizzano di più la crescitadell’Italia e possono essere corretti con un basso impatto sociale. Un’ul-teriore riforma del mercato del lavo-ro e la riduzione della tassazione ri-chiedono invece modifiche nel livel-lo e nella composizione della spesapubblica per poter essere sostenibi-li, e quindi comportano difficili scel-te distributive», afferma FrancescoGarzarelli, co-head del gruppo di ri-

cerca macroeconomica per l’Europadi Goldman Sachs. Una recentissi-ma ricerca condotta da Garzarellisui fattori che favoriscono la crescitaeconomica (growth environmentscores, Ges), mette in luce che l’Ita-

lia, al 55esimo posto nella graduato-ria mondiale, ha un punteggio lar-gamente inferiore rispetto alla me-dia europea (e talvolta anche rispet-to ai paesi periferici di area euro)rispetto a numerose «macro-varia-

bili» che vanno dalle condizioni distabilità politica, alla corruzione, al-la certezza del diritto. Ma anche invariabili «micro», come la diffusio-ne di computer e server, la penetra-zione di Internet e i livelli di ricerca esviluppo il Paese è largamente pe-nalizzato. «Raggiungere la mediaeuropea in queste aree comporte-rebbe una crescita aggiuntiva del Pilstimabile fra lo 0,5 e l’1,5% in piùcon un notevole vantaggio di lungoperiodo per i mercati azionari e delreddito fisso», conclude Garzarelli.

Anche gli economisti di MorganStanley sottolineano la stretta rela-zione tra efficienza del sistema poli-tico e risultati dell ’economia.«L’analisi statistica evidenzia che findal 1970 le crisi politiche insieme al-l’incapacità o all’avversione per larealizzazione di riforme strutturalihanno avuto pesanti implicazionisulle performance dei mercati fi-nanziari», scrive l’economista Da-

niele Antonucci in un report appenapubblicato. Per il momento, secon-do gli economisti di Morgan Stanley,«gli investitori riconoscono la forte determinazione della Bce a difende-re la zona euro e questo ha effettivipositivi anche sull’Italia. Di conse-guenza gli investitori continuano apreferire la ricerca di rendimenti piùelevati rispetto a quelli offerti dalleattività a rischio-zero e questo favo-risce sia la borsa che i titoli di Statoitaliani». Tuttavia qualsiasi eventoche possa minacciare questa fiduciadi base faticosamente riconquistata,da un peggioramento del quadropolitico alla crisi dei paesi emergen-ti possono rovesciare questo scena-rio favorevole.

«Nella sostanza — concludonogli economisti del Credit Suisse inuna nota — il cambiamento politicoin atto ha creato condizioni favore-voli di breve periodo per i mercati,sia azionari che obbligazionari. Maci aspettiamo che nei prossimi mesivi saranno nuove esplosioni di vola-tilità e di incertezza sia a livello poli-tico che di mercato».

MARCO SABELLA© RIPRODUZIONE RISERVATA

ps ad annunciare la cedola di prima-vera in occasione della presentazio-ne dei risultati del quarto trimestre2013 e il preconsuntivo dell’anno:1,10 euro, in crescita rispetto a quel-lo dell’anno precedente che era statopari a 1,08 euro. Va sottolineato peròche lo stacco previsto nel mese dimaggio sarà di 0,55 euro dal mo-mento che Eni ha anticipato una ce-dola di pari importo lo scorso 23 settembre.

Il rialzo della cedola non è peròbastato a convincere gli analisti diMorgan Stanley che dopo la pubbli-cazione dei dati di fine 2013 hannolimato il prezzo obiettivo sul titolo a17,4 euro da 17,8 mantenendo il giu-dizio equalweight (non sovrappesa-re il titolo in portafoglio ndr). Una posizione in linea con quella di So-ciété Générale che lo scorso 10 feb-

feb2013

gen2014

feb2014

apr mag giu diclug ago set ott nov

21.000

20.000

19.000

18.000

17.000

16.000

16.517

16.517

Così un anno in Piazza Affari

Ftse/Mib

Fonte: elaborazione CorrierEconomia RP

Eni Paolo Scaroni

SnamCarlo Malacarne

TernaFlavio Cattaneo

Stm MicroelectronicsCarlo Bozotti

PATRIMONI & FINANZACome investiree risparmiare

Page 21: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 21

2013*1,100,250,200,300,770,030,240,130,730,072,800,330,430,180,200,430,540,170,05

20121,080,250,200,300,750,030,180,150,730,002,700,320,200,000,000,420,100,160,05

20111,040,240,210,310,710,010,110,260,710,002,500,270,200,050,000,210,100,160,00

20101,000,230,210,290,680,060,160,290,000,002,000,170,450,170,000,170,100,160,07

20091,000,200,190,220,640,070,150,250,730,591,500,160,350,170,000,380,050,170,07

20081,300,230,160,080,610,100,150,440,671,041,250,000,150,000,000,420,100,150,00

La mappaI dividendi futuri e passati delle blue chip che offrono più del 2%.Dati in euro aggiornati al 17/2/2014

EniSnamIniziative Autostradali e ServiziTernaIrenHeraAceaSTMicroelectronicsI.M.A.Cattolica AssicurazioniAtlantiaBanca GeneraliA2AERGMediolanumEnelBeni Stabili

Società Prezzo17,254,087,803,691,121,858,836,25

31,2818,5618,2023,750,83

10,256,703,670,60

6,40%6,13%6,06%5,39%5,22%4,90%4,85%4,70%4,64%4,31%4,23%4,11%4,08%3,90%3,62%3,57%3,42%

Capitalizzazione(milioni di euro)

62.49313.7761.7757.4211.4272.6081.8775.5661.1521.043

15.0292.7322.5811.4644.928

34.4921.155

La classifica generale

miliardi di euro

la stima del montedividendi

della prossimastagione

12,5

EniSnamTerna S.p.A.STMicroelectronicsAtlantiaA2AMediolanumEnelGTECHUnipolSaiTOD'SPirelli & C.Assicurazioni GeneraliMediobancaCNH Industrial**Prysmian Azimut HoldingAnsaldo STSIntesa Sanpaolo

SocietàPrezzo

(corrente)17,254,083,696,25

18,200,836,703,67

23,132,34

101,9012,4416,737,368,15

19,0623,958,012,19

% yield2013*6,4%6,1%5,4%4,7%4,2%4,1%3,6%3,6%3,2%3,0%2,8%2,6%2,6%2,5%2,5%2,3%2,3%2,1%2,1%

Capitalizzazione(milioni di euro)

62.49313.7767.4215.566

15.0292.5814.928

34.4924.0246.1583.1196.061

25.7736.208

14.8644.0323.1651.442

35.974

Una selezione dei dividendi dei titoli appartenenti all'indiceAll Share con una capitalizzazione maggiore di 1 miliardo di euroe uno yield superiore al 3%. Dati aggiornati al 17/2/2014

Il confronto

% yield2013*

S. F

ranc

hino

3%

1,46%

Btp3 anni

2,3%

Btp5 anni

3,64%

Btp10 anni

Rendimento mediodi Piazza Affariponderato perla capitalizzazione

(*) Dati stimati o annunciati,in distribuzione nel 2014;(**) Società nata dalla scissione di Fiat. Non esiste uno storico di dividendiprecedente a quello di competenza 2013

I rendimenti sono al lordo delle imposte

Storie Nel 2014 festeggia dieci anni in Piazza Affari, dopo lo shopping in Turchia e Brasile

Scenari «Senza riforme seriei miglioramenti non dureranno»Giuliani (Azimut): se non facciamo nulla il cattivo tempo sui mercati torneràMa le società italiane di valore non mancano. E nei Paesi Emergenti....DI GIUDITTA MARVELLI

Azimut Pietro Giuliani, fondatore e presidente del gruppo di asset management quotato in Piazza Affari

La sfida adesso è riuscire a trasformarein un sistemala sommadegli sforziindividuali dichi fa benee non si arrende

Imiglioramenti del Prodot-to interno lordo e dellospread? Non sono farinadel nostro sacco. La crisi

dei Paesi Emergenti? Passegge-ra e, in un certo senso, foriera diopportunità. Piazza Affari e ilmercato italiano? Un posto do-ve può valere la pena di stare.Soprattutto se, prima o poi, gli sforzi dei molti che si adopera-no per creare valore diventasse-ro finalmente un sistema, smet-tendo di essere semplicementeuna somma di eroismi.

Pietro Giuliani, fondatore epresidente di Azimut, gruppo diasset management quotato inPiazza Affari dal 7 luglio 2004non vede per ora motivi di ap-plaudire, ma è disposto a conce-dere ancora credito al Paese.

Perché il Pil che non crollapiù e lo spread in discesa nonsono da considerare dei mi-glioramenti degni di nota?

«Perché non sono merito no-stro. Non vedo piani seri di snel-limento burocratico, di autono-mia energetica, di taglio dellaspesa pubblica che possano fardire: sì, qualcosa è cambiato. Ilrendimento dei Btp è calato per-ché la situazione europea è me-no drammatica in generale.Non andiamo meglio noi, vameglio il contesto. Così gli inve-stitori stufi di comprare i bundtedeschi — che saranno ancheblindati come una cassafortema rendono zero spaccato —dicono: ma sì dai. Rischiamo unpo’, compriamo i Btp».

Riconoscerà che, comun-que la si metta, un calo deldifferenziale è un aiuto im-portante per l’Italia...

«Certamente. Ma siccomenon è farina del nostro sacco enon dipende, per ora, dall’avermesso mano alle riforme di cuiil Paese ha bisogno dico ancheche, così come è arrivato, il cli-ma più sereno potrebbe finireall’improvviso».

In Piazza Affari, però, sono

quotate molte imprese, comela sua, che si danno da fare incasa e all’estero. E tra le ma-tricole in arrivo c’è anche unvostro concorrente, l’assetmanager Anima. Che ne dice?

«Ne dico bene. Nonostante lamoria di imprese, il numero dichi riesce a rimboccarsi le ma-niche e a fare cose ben fatte, sa-pendo che non avrà nessun aiu-to e che, anzi, forse troverà qual-che ostacolo in più di quelli cheaveva preventivato, è sempre in-credibilmente alto. Se solo siriuscisse a fare sistema, restoconvinto che il potenziale degliimprenditori italiani sia sempremolto elevato. Quanto a noi dal-la quotazione a oggi sono pas-

sati quasi dieci anni, il titolo haguadagnato più del 500%. Magli investitori italiani, istituzio-nali e privati, che ne hanno be-neficiato sono pochissimi. Qua-si tutti il nostro flottante, dasempre e con mio grande ram-marico, è in mano a fondi este-ri».

Che cosa si dovrebbe fareper arginare il disagio delleimprese quotate e non?

«Le richieste di snellimentoburocratico e fiscale avanzate da grandi e piccoli sono sacro-sante. Ma credo che sia dovero-so anche cercare di aprire altrestrade, tutte le opzioni possibiliper sbloccare la situazione. Ilnostro progetto di sostegno alle

piccole aziende e ai giovani im-prenditori che spazia dalla con-sulenza per i passaggi genera-zionali in azienda a iniziative diprivate equity, va in questa dire-zione. Avremmo potuto decide-re di farlo in giro per il mondo,invece lo facciamo qui».

Perché è ottimista sullepossibilità del mercato italia-no?

«Se non lo fossi non farei li-bera impresa. In due sensi: nonporterei avanti il progetto di cuiho appena detto e che abbiamochiamato così e non continuereia fare l’imprenditore nel nostroPaese».

Qualche giorno fa avete an-nunciato il perfezionamentodella joint venture con un as-set manager brasiliano, chearriva dopo un analogo impe-gno in Turchia. Il momentoperò non sembra particolar-mente felice per chi fa busi-ness nei Paesi Emergenti. Visiete già pentiti?

«La svalutazione delle mone-te di queste Paesi ha creato nu-merosi problemi. Ma per chi sache cosa comprare può essereun’opportunità: una stagione disaldi non prevista che permettedi acquistare a prezzi stracciatiasset che si riveleranno strategi-ci tra qualche anno. Le Nuoveeconomie sono un investimentodi lungo termine che non delu-derà, ne sono convinto. Certopatiranno, come è giusto che siae come sta succedendo appuntoin queste settimane, l’andirivie-ni degli investimenti speculati-vi, che lasciano il campo quan-do le cose si mettono male.Adesso la vera scommessa perquasi tutte le classi dirigenti deiPaesi più dinamici sono i consu-mi interni. L’85% del Pil dellaCina viene generato sulle costedel Pacifico. Non sarà così persempre. E per le aziende occi-dentali che vogliono coglierel’opportunità bisogna pianifica-re la presenza. Prima che siatroppo tardi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

600%

500%

400%

300%

200%

100%

0%

+563%

Azimut

Ftse/Mib

RP

1 Il decennio

Salone del Risparmio: la previdenza sotto i riflettoriLa kermesse dedicata alla cultura finanziaria organizzata da Assogestioni si terrà il 26-27 e 28 marzo

L a prima settimana della stagione pri-maverile torna a sovrapporsi con il Sa-lone del risparmio. Il 26, il 27 e il 28

marzo prossimo si terrà infatti l’edizione2014 dell’evento organizzato da Assogestio-ni, l’associazione di categoria delle società digestione del risparmio, dedicato interamen-te all’industria del risparmio gestito, allaformazione e alla divulgazione dei temi con-nessi all’investimento e alla finanza perso-nale. Come è tradizione da qualche anno aquesta parte l’evento si terrà nel modernissi-mo edificio del Centro Congressi dell’Uni-versità Bocconi in via Roentgen 1 a Milano.

Il tema dell’edizione 2014 guarda lonta-no. «Investire nel lungo termine. Risparmiogestito, un ponte per il futuro» è infatti l’ar-gomento prescelto dagli organizzatori per mettere in risalto la convergenza di interessitra lo sviluppo del sistema economico nazio-nale e le scelte di risparmio individuale, chedevono mettere sempre di più al centro del-l’attenzione le esigenze di accumulazione le-

gate ai fabbisogni previdenziali futuri. Il tema verrà sviscerato in tutti i suoi

aspetti nella tre giorni milanese in cui le da-te del 26 e del 27 marzo saranno riservateagli operatori professionali, mentre la terzagiornata, il 28, si aprirà come di consueto algrande pubblico dei risparmiatori, giovani emeno giovani, interessati all’evento.

Qualità del risparmio, previdenza, edu-cazione finanziaria e pianificazione consa-pevole saranno i temi declinati nelle decinedi incontri che si svolgeranno nella tre gior-ni milanese. Le novità del Salone del rispar-mio saranno molte, a partire dalla costruzio-ne di percorsi tematici per aiutare i visitatoriad orientarsi e scegliere le conferenze e i se-minari di proprio interesse. Investimenti eti-ci, formazione, lavoro, investimenti immobi-liari e e previdenza sono solo alcuni dei per-corsi costruiti per gli ospiti del Salone.

Il Corriere della Sera, che è media part-ner dell’evento, dedicherà spazi di discussio-ne appositi nella giornata di venerdì 28 mar-

zo proprio ai temi del lavoro, della previden-za e della casa. Alla sola previdenza comple-mentare saranno dedicati cinque incontri,tra cui un seminario di formazione rivolto aiprofessionisti del settore che approfondirà opportunità e novità introdotte con la nor-mativa del Decreto Ministeriale 703, mentrenella conferenza plenaria di chiusura verrà

affrontata l’ambiziosa discussione su comeporre le basi per rilanciare la previdenzacomplementare in Italia.

Per arricchire il dibattito con le proposteprovenienti dai cittadini e dagli operatoriAssogestioni, in collaborazione con Italia-Camp, l’associazione legata al mondo uni-versitario che sostiene l’innovazione socialee lo sviluppo di nuove risposte a domande ebisogni della collettività, promuove una«Call4Ideas». Di che cosa si tratta?«L’obiettivo della Call4Ideas — dichiara Fa-bio Galli direttore generale di Assogestioni— è quello di individuare proposte, idee,progetti e visioni per dare un nuovo slancioalla previdenza integrativa in Italia, soprat-tutto in questo momento di forte dibattitosia a livello nazionale che europeo, sull’ar-monizzazione dei prodotti pensionistici in-dividuali e il lancio di fondi di investimentoper il lungo termine che portino nuova linfaallo sviluppo delle nostre aziende». Le pro-poste, che potranno provenire da università,

imprese, liberi professionisti, sindacati, as-sociazioni, fondazioni e cittadini, sarannopresentate e discusse durante i lavori. Il re-golamento è pubblicato sul portale http://salonedelrisparmio.italiacamp.com. I parte-cipanti potranno caricare i propri progettientro il 14 marzo 2014 e le migliori idee sa-ranno presentate durante la conferenza ple-naria di chiusura del Salone del Risparmio.

Ai circa 1.500 studenti provenienti da tut-ta Italia che parteciperanno ai lavori nellaterza giornata saranno dedicati specificimomenti di approfondimento. Prima, du-rante e dopo le conferenze su risparmio,previdenza, investimento e imprenditoria iragazzi dovranno dare prova della personalepreparazione rispondendo a un test. I mi-gliori potranno vincere un premio in denaroda investire in un fondo previdenziale o pergli studi. A margine delle attività didattiche,la terza edizione del concorso fotografico«Scatta il Risparmio», che vedrà impegnatigli studenti delle classi III, IV e V superiorinella realizzazione di una foto sul tema «Im-para a risparmiare oggi per costruire il tuofuturo domani». Per partecipare al Salonedel risparmio è necessaria l’iscrizione onlinesul sito www. salonedelrisparmio.com

M.SAB.© RIPRODUZIONE RISERVATA

AssogestioniFabio Galli, direttore generale della Confindustria dei fondi

1 Eventi

PATRIMONI & FINANZAL’intervista

Come investiree risparmiare

Page 22: Corr Economia 20140224

22 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

Credito & CommissioniL’impatto delle regole comunitarie

Risparmio

Banche I conti dopo il congelamento del prelievo fiscale del 20%. Oltre 26 euro per ricevere un versamento. La delusione Sepa

Bonifici La cavalcata dei costi:50 euro per un pagamento all’esteroÈ il caso della Turchia. E per la Svizzera si superano i 20. Penalizzati i bassi importiDI ALESSANDRA PUATO

1 Fin@nz@

Il tradingsbarcasu Facebook

I l trading online va alla con-quista di Facebook con una

competizione che, per la suasemplicità, promette di avvici-nare ancora di più le persone almondo delle negoziazioni viaInternet su valute (Forex) eprodotti anche complessi (Cdf).A lanciare la sfida è ActivTrades(www.activetrades.com), bro-ker attivo nel trading online dal2 0 0 1 , c h e a l l ’ i n d i r i z z owww.facebook.com/ActivTra-des.Italia propone Facebookcontest. La gara consiste nel-l’indicare il prezzo di chiusuradel cambio euro/dollaro: laprevisione più vicina al prezzodi chiusura del venerdì delcambio delle due valute si assi-cura il premio. Ogni settimanaè in palio un buono acquisto da

50 euro da spendere su Ama-zon.it, il colosso dell’e-com-merce che offre un catalogoonline con migliaia di prodotti.Per partecipare basta seguire leistruzioni disponibili sulla pa-gina Facebook di ActivTrades,dove gli internauti trovano igrafici aggiornati sull’anda-mento delle due valute.

Ancora per gli appassionatidi trading via web, Webank(www.webank.it) , banca diret-ta del gruppo milanese Bpm,oggi presieduto da GiuseppeCastagna (nella foto) aggiornale pagine del suo sito dedicatealla formazione e ai segretidell’operatività sui mercati. Ilcalendario dei corsi, che si pos-sono seguire in streaming, pre-vede sessioni sull’utilizzo dellemedie mobili, sulla gestione diindicatori e probacktest, sullateoria di Elliott relativa al Ftse-Mib e sulle strategie di investi-mento sui futures, per citarnesolo alcuni. L’iscrizione si ese-gue online e tutte le informa-zioni dettagliate si trovano allapagina «Eventi e corsi».

SILVIA SINDACOwww.lamiafinanza.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA

P agare per ricevere deisoldi. È il paradossodei correntisti, che suibonifici all’estero ver-

sano alle banche somme spes-so elevate non solo in uscita,ma persino in entrata. Ci vo-gliono fino a 50,25 euro per fa-re un bonifico di 500 euro (allosportello e per contanti) versoun Paese non Ue come la Tur-chia (il 10%, caso Mps); fino a20,5 euro se lo stesso paga-mento è verso la Svizzera (il4%, caso Unicredit), benchéquesto Paese sia compreso nel-l’area europea dei pagamenti(Sepa); e quasi 8 euro verso laFrancia (7,75 euro,Unicredit). Quantoai bonifici in entra-t a , s i d ev ’e ss e repronti a sborsareanche più di 26 europer ricevere un pa-gamento, se arrivadalla Turchia o altriPaesi non Ue (26,25euro al Montepa-schi, segue Bpm con14,45 euro); e quasi15 euro se viene dal-la Svizzera (14,85euro Unicredit, se-gue Poste a 9 euro).

L’indagineLo dice la nostra indagine

fra i conti correnti per famigliedelle sei maggiori banche, piùle Poste (vedi tabella), che por-ta a due conclusioni. Primo, laSepa, Single euro paymentsarea, che deve armonizzare glistandard tecnologici di bonifi-ci e Rid (gli addebiti diretti perle bollette) in tutta Europa,non sta facendo calare i prezzi,anzi. Secondo, sui bonifici con-tinuano a concentrarsi le com-missioni più elevate delle ban-che alla clientela privata.

La scorsa settimana è statacongelata dal ministero del-l’Economia, dopo le proteste diconsumatori e CommissioneUe, la trattenuta fiscale del20% sui bonifici dall’estero.Anche senza quella, però, ilconto è salato e la Sepa, al di làdella comodità per le banche(stessi codici per i pagamentidomestici, che spariranno, ed

europei), rischia di rivelarsiuna delusione per i clienti.«L’obiettivo finale era a favoredei consumatori, con stessi co-sti e stessi tempi — dice unoperatore tecnico —. Ma lebanche hanno dovuto cambia-re completamente i loro proto-colli di colloqui, mettendo ma-no ai sistemi informatici».

Secondo l’Abi, l’associazio-ne bancaria che ha appena ri-confermato alla presidenzaAntonio Patuelli, l’effetto suicosti verrà col tempo. Ora no,però, per le spese sostenutedalle banche per l’adeguamen-to. «Siamo favorevoli alla Se-pa, aumenterà la concorrenza— dice Paolo Martinello, pre-

sidente di Altroconsumo —,ma è verosimile che le banchestiano spostando sul cliente gliinvestimenti fatti per adeguar-si ai nuovi standard europei. Ilproblema è che, inserito un co-sto, difficilmente si torna in-dietro. Si rischia che il costo

dei bonifici resti più altro chein passato malgrado Sepa».

L’area Sepa comprende i 28Paesi Ue più Svizzera, Norve-gia, San Marino, Principato diMonaco, Islanda, Liechten-stein. La migrazione completadei pagamenti domestici dove-

va partire il primo febbraio,ma è appena stata fatta slittaredi sei mesi dal Parlamento Ue,per i ritardi di banche e impre-se. Eppure è dal 2008 che gliistituti di credito possono ade-guarsi. Alcuni l’hanno fatto, al-tri no. Secondo la Bce, in Italia

a fine 2013 erano migrati allaSepa solo il 38,7% dei bonificicontro il 69% della Francia e il65% della Spagna. E secondole stime dell’Università Bocco-ni (vedi Corriere Economiadel 27 gennaio), nell’ultimoanno il costo dei bonifici allosportello è salito del 12,5-14%.

I tre casiPerciò siamo andati a vede-

re quanto costa un bonificoestero in tre casi: un Paese eu-ropeo, la Francia; un Paese noneuropeo in area Sepa, la Sviz-zera; un Paese extra-Sepa, laTurchia. Ipotesi: un bonifico di500 euro pagato in due modi,in contanti allo sportello oppu-re online. Ecco i risultati.

È di 20,5 euro il costo mediodi questo bonifico verso laTurchia (il 4% dell’importoversato), di 8,41 euro verso laSvizzera, di 5,45 euro verso laFrancia o altri Paesi Ue. Conl’online i costi si dimezzanoverso la Turchia (12,2 euro inmedia) e si riducono a un terzoper la Svizzera (3,3 euro). Èpoi di 13,5 euro la spesa mediaper ricevere un bonifico (in eu-ro) da un Paese non europeocome la Turchia; di 3,41 eurodalla Svizzera. È a costo zero,in compenso, la ricezione dallaFrancia e da altri Paesi Ue: inquesto caso, la Sepa funziona ei costi sono allineati.

Spesso la Svizzera è trattatacome un Paese che con la Sepac’entra nulla: qui la migrazione

non è avvenuta per Poste, peresempio, che considera la Con-federazione alla stregua dellaTurchia nei bonifici in entratae online (9 euro); né per Uni-credit (14,85 per pagamenti daZurigo, 15 da Istanbul).

La palma della convenienzava a Bnl per i bonifici in entra-ta dai Paesi extra Ue (5 euro), aPoste per quelli verso l’Europa(3,5 euro), a Intesa e Ubi perquelli allo sportello verso laSvizzera (entrambi 5 euro). Ilpicco dei 50,25 euro di Mps peri pagamenti verso la Turchia ècomposto da tre voci: 21 europer «spese pratica», 16,50 per«trasferimento ordini» e0,18% per «commissioni diservizio», che però hanno unasoglia minima: 12,75 euro. Iltetto minimo è comune a di-versi istituti e penalizza i boni-fici di basso importo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 Italia in codaQuota di bonifici migrati al sistema europeo Sepa su totale nazione, quarto trimestre 2013

Belgio Germania IrlandaGrecia Spagna Francia ItaliaOlanda AustriaPortogallo

Fonte: Bce

27%

80%

65%69%

39%

71%

52%

80% 78%

33%

Abi Antonio Patuelli, confer-mato presidente fino al 2016

1 Quanto si spende per una spesa oltreconfineCosti per la clientela privata, pagamenti su filiali di altre banche. Dati in euro al 20/2/2014

Phot

ocre

dit:

Corb

is Im

ages

Eseguito in contantiBpm (Flexiconto)

Unicredit (Genius Smart)

Bnl (InNovo Conto Pratico)

Intesa Sanpaolo (Conto Facile)

Ubi (Conto ordinario)

Mps (Conto Italiano per Noi)

Poste Italiane (BancoPosta)

Media

Francia(Sepa Ue)

Turchia(Non Sepa)

Svizzera(Sepa non Ue)

5,167,755,5

55

6,253,55,5

5,1620,5

5,555

6,2511,5

8,4

19,6120,5

112418

50,25nd

20,5

Eseguito onlineBpm (Flexiconto)

Unicredit (Genius Smart)

Bnl (InNovo Conto Pratico)

Intesa Sanpaolo (Conto Facile)

Ubi (Conto ordinario)

Mps (Conto Italiano per Noi)

Poste Italiane (BancoPosta)

Media

0,751,5

11111

1,0

0,759,35

11119

3,3

13,7314nd12ndnd

912,2

In entrata da…

Bpm (Flexiconto)

Unicredit (Genius Smart)

Bnl (InNovo Conto Pratico)

Intesa Sanpaolo (Conto Facile)

Ubi (Conto ordinario)

Mps (Conto Italiano per Noi)

Poste Italiane (BancoPosta)

Media

00000000

014,85

00009

3,4

14,4515

51213

26,259

13,5

Fonte: elaborazioneCorrierEconomia

su dati delle aziendee fogli informativi

1 La Sepa

Si chiama Sepa, Single Euro Payments Area, l’aerea unica europea dei pagamenti. Nata con l’obiettivo di far diventare l’Europa un mercato domestico, voluta da Bce e Commissione Ue, prevede che siano unificati i protocolli di colloquio (i codici di transazione) fra le banche per bonifici, Rid (gli addebiti diretti, come le bollette) e pagamenti con le carte prepagate. Con il solo Iban dev’essere così possibile pagare un bonifico o una bolletta dalla propria bancaa un istituto straniero, con stessi costi e stessi tempi. La migrazione alla Sepa, possibile dal 2008, doveva diventare obbligatoria il primo febbraio scorso, ma è slittata ad agosto.

Carte di credito, big e consumatori contro il piano UePer il 77% degli europei la direttiva in arrivo favorisce i commercianti e farà salire le spese

U na nuova normativa eu-ropea in via di approva-zione, che riguarda le

commissioni interbancarie,modificherà – in peggio so-stengono i colossi internazio-nali dei circuiti e le associazionidi difesa dei consumatori, in meglio sostiene Bruxelles – icosti e la libertà di utilizzo dellecarte di debito e di credito. An-che ai diretti interessati, cioè iconsumatori, la nuova regola-mentazione che impone tetti dicommissioni uguali in tuttaEuropa per le compensazionitra la banca del negoziante equella del consumatore (lo

0,2% per transazioni con cartedi debito, lo 0,3% per quellecon carte di credito, rispetto ailivelli attuali che arrivano al-l’1,5% e in Europa hanno unamedia dello 0,9%) non piace.

Secondo, un’indagine con-dotta lo scorso gennaio da Ip-sos in 13 Paesi per conto di Ma-stercard, i consumatori euro-pei, compresi gli italiani, credo-n o c h e l a b o z z a d e l l alegislazione europea renda ipagamenti con carta più costo-si e più complicati.

Il 59% degli italiani ritieneche la proposta di limitare lecommissioni interbancarie

renderà meno favorevole l’usodelle carte e il 73% prevede chegli esercenti aumenteranno ipropri profitti senza trasferirealcun risparmio ai consumato-ri. «Attualmente — spiega Pie-ro Crivellaro, responsabile delpublic policy di MasterCardper il Sud Europa — le com-missioni sono stabilite dai cir-cuiti come Mastercard e Visa,che non ci guadagnano nulla ele fissano in modo trasparentein modo che siano adatte almercato, che nel Regno Unito èdiverso rispetto all’Italia o allaGrecia, e per fare in modo checi sia un bilanciamento degli

interessi». Sull’effettiva con-correnza e trasparenza del set-tore l’Unione europea ha avutoqualche dubbio.

Per fare chiarezza sul fun-zionamento dei grandi circuitie dei sistemi di pagamentol’Antitrust europeo nel 2007 haaperto una procedura, che ètuttora in corso. «La Commis-sione europea ha scelto diadottare una normativa per in-tervenire sulle commissioni —spiega ancora Crivellaro —ma, così come è stata pensata,favorirà i grandi commercianti,che hanno fatto lobby per ve-dersi ridurre il costo del servi-

zio di pagamento. Con il calodelle commissioni ricevute, labanca del consumatore scari-cherà sul cliente gli effetti delleminori entrate, aumentando icosti per la fornitura della cartao i costi di altri servizi».

«Per i consumatori lievite-ranno i costi dei canoni annuidelle carte di credito — ha di-chiarato il presidente di Movi-mento Difesa del Cittadino An-tonio Longo —. Non siamo noia dirlo, ma le esperienze diSpagna, Australia e Stati Uniti.Il risultato è stato uno sbilan-ciamento dei costi a danno deicittadini che hanno dovutospendere il 50% in più, comeaccaduto in Spagna tra il 2006e il 2010».

Quale controproposta haMastercard per abbassare i co-sti per i consumatori? «Dareun’attuazione graduale alla

normativa, perché i Paesi sonomolto diversi — dice Crivellaro— . Ognuno dovrebbe poterscegliere la propria interchan-ge fee e nell’arco di qualche an-no avvicinarla al livello di rife-rimento». Altro elemento cheavrà un effetto negativo è lamodifica della cosiddetta ho-nor hold card rule. Bruxellesvuole dare la possibilità alcommerciante di decidere qua-li tipologie di carte accettareanche all’interno dello stessocircuito, «con l’effetto di discri-minare il consumatore in basealla carta che ha — spiega Cri-vellaro —. La norma darà piùlibertà ai commercianti ma ri-durrà quella dei consumatori».Più di 7 intervistati su 10 in Ita-lia (e il 77% in Europa) la pen-sano così.

FAUSTA CHIESA© RIPRODUZIONE RISERVATA

Mastercard Italia Paolo Battiston

1 Strane alleanze

L’Abi: l’effetto positivo dell’area unica europea verrà con il tempo

Page 23: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 23

Prestiti casaLa ricerca

Investimenti

Sondaggi I voti dell’Istituto Tedesco Qualità Finanza

Mutui Non solo tassi:chi è più vicino ai clientiCredem, Deutsche, Unicredit e Webank sono gli istituti con i migliori servizi di assistenzaDI GINO PAGLIUCA

C r e d e m , D e u t s c h eBank e Unicredit sonole banche tradizionalisulle quali i clienti che

hanno in corso un mutuoesprimono il migliore giudi-zio. Bene anche Bnl e Bancopopolare. Tra gli istituti on li-ne la palma della vittoria va aWeBank, seguita da Ing Di-rect.

Effetto surrogaÈ il risultato del sondaggio

qualitativo promosso dall’Isti-tuto Tedesco Qualità Finanzaa completamento dell’indagi-ne sulla convenienza delle of-ferte che CorrierEconomia del10 febbraio ha ampiamente il-lustrato. La gara dei tassi avevavisto la vittoria di Cariparma(gruppo Crédit Agricole) trale banche fisiche insieme aDeutsche Bank e Bnl. E di Hel-lo Bank (gruppo Bnl-Bnp Pari-bas) tra gli istituti operativisul web.

Perché effettuare una valu-tazione della «customer sati-sfaction» per un prodotto inapparenza tutto basato sul prezzo come il mutuo? Perché

anche per le banche vale la re-gola basilare del commercio: ilcliente va attratto, ma poi vaanche tenuto garantendogli unservizio efficiente. Fino aquando non c’era la possibilitàdi surrogare le ipoteche e icontratti potevano prevederepenali di anticipata estinzione,il gioco per le banche era faci-le, perché il cliente era legato avita all’istituto erogante. Ogginon è più così

Per venire alla metodologiadel sondaggio, realizzato incollaborazione con l´Istitutodi ricerca Service value, si trat-ta di un’indagine condottaonline su 943 clienti, campio-nati in modo da risultare rap-presentativi della popolazioneitaliana, che hanno espresso1.067 giudizi su 13 banche,presso le quali i partecipanti hanno acceso un mutuo nei 24mesi precedenti lo scorso gen-naio.

Le materie d’esameLa classifica finale è stata

stipulata tenendo in conto ilpiazzamento ottenuto dallebanche in quattro graduatorieparziali (cinque solo per lebanche online).

Per il primo confronto si èconsiderata l’offerta di prodot-to: al cliente si è chiesto di va-lutare le spese accessorie lega-te alla spesa del mutuo. Inquesto ambito rientrano an-che le voci che non contribui-scono al calcolo del Taeg comead esempio i costi di tenuta delconto corrente di appoggio delmutuo, che in pratica tutte lebanche richiedono, e il prezzodelle assicurazioni. Nell’offer-ta di prodotto sono risultativincitori ex aequo Bnl, Cre-dem e Unicredit; per l’online ilprimo posto è andato a We-bank.

La seconda graduatoria hariguardato la comunicazione,ovvero l’adeguatezza e la com-prensibilità delle informazio-ni, la facilità di utilizzo del sitoweb, la possibilità di mettersifacilmente in contatto con ilpersonale e i tempi occorrentiper essere contattati dopo lacompilazione dei formularivia web.La terna vincente trale banche fisiche è compostada Banco Popolare, Credem eUnicredit; per l’online primo posto a Ing Direct

Terzo aspetto l’assistenza ela relazione con i clienti: il son-daggio ha analizzato l’effettivaapplicazione delle facilitazionipromesse prima dell’istrutto-ria (ad esempio i tassi agevola-ti per le giovani coppie), la ca-pacità dell’istituto di fornireun’assistenza non solo buro-cratica in caso di problemi, lacortesia nelle relazioni e lacompetenza tecnica. Tra lebanche tradizionali si registrauna vittoria a pari merito pertre istituti: Banco Popolare,Credem e Unicredit, mentrenell’online a primeggiare èWebank.

La quarta partita aveva co-me oggetto il rapporto qualità/prezzo con domande incentra-te soprattutto sulla trasparen-za delle condizioni. DeutscheBank e Unicredit risultanovincitori tra gli istituti tradi-zionali, Ing Direct nell’online.

La quinta graduatoria, ri-servata alle sole banche onli-ne, è stata stilata sulla basedelle opinioni date dai clientisulla facilità di interagire conl’istituto erogante via Internete sui tempi di risposta a que-stionari e richieste stilate viaweb: un’altra vittoria parziale per Ing Direct.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 Scudetti

Gli istituti tradizionali che offronola migliore assistenza ai propri clienti

Gli istituti online che offronola migliore assistenza ai propri clienti

Rapporto qualità/prezzo

OttimaOttima

Molto correttaMolto corretta

Deutsche BankUnicreditBanca Pop. MilanoBnl

Assistenza clienti

OttimaOttimaOttima

Molto correttaMolto corretta

Banco PopolareCredemUnicreditDeutsche BankIntesa SanPaolo

Comunicazione con i clienti

OttimaOttimaOttima

Molto correttaMolto correttaMolto corretta

Banco PopolareCredemUnicreditBnlDeutsche BankIntesa SanPaolo

Offerta prodotti

Banca Valutazione

OttimaOttimaOttima

Molto correttaMolto corretta

BnlCredemUnicreditDeutsche BankIntesa SanPaolo

Superclassifica

Banca Valutazione

OttimaOttimaOttima

Molto correttaMolto corretta

CredemDeutsche BankUnicreditBnlBanco Popolare

Interazione

OttimaMolto corretta

CorrettaCorretta

Ing DirectWeBankChe BancaIw Bank

Rapporto qualità/prezzo

OttimaMolto corretta

CorrettaCorretta

Ing DirectWeBankChe BancaIw Bank

Assistenza clienti

OttimaMolto corretta

CorrettaCorretta

WebankIng DirectChe BancaIw Bank

Comunicazione con i clienti

OttimaMolto corretta

CorrettaCorretta

Ing DirectWeBankChe BancaIw Bank

Offerta prodotti

Banca Valutazione

OttimaMolto corretta

CorrettaCorretta

WebankIng DirectChe BancaIw Bank

Superclassifica

Banca Valutazione

OttimaMolto corretta

CorrettaCorretta

WebankIng DirectChe BancaIw Bank

Fonte: Elaborazione istituto tedescoQualità e Finanza su dati SeviceValue.Indagine svolta a gennaio 2014.Ordine alfabetico all’internodelle diverse categoriedi valutazione (Ottima; Molto Corretta)

RP

1 La classifica

I miglioriallo sportello

I migliorionline

OTTIMA

• Webank• Credem• Deutsche Bank• Unicredit

• Webank• Bnl• Credem• Unicredit

• Ing Direct

• Ing Direct• Deutsche Bank• Unicredit

• Webank• Banco Popolare• Credem• Unicredit

• Ing Direct• Banco Popolare• Credem• Unicredit

Dalla trasparenzaal rapporto qualità e prezzo: tutti i promossi

Page 24: Corr Economia 20140224

24 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

«I titoli azionari nellungo periodo»sono il miglior in-vestimento possi-

bile». Vent’anni dopo la pub-blicazione dell’omonimo be-stseller — Stocks for the longrun — l’autore Jeremy Siegelribadisce con ancor più forzala sua teoria. «È incredibileche il rendimento storico realedelle azioni americane, calco-lato dal 1802 a oggi tenendoconto dei dividendi e dell’in-flazione, sia il 6,7% annuo:esattamente lo stesso che ave-vo riportato nel 1994, nono-stante da allora Wall Street ab-bia sofferto due gravi periodidi ribasso», dice a CorrierEco-nomia Siegel dal suo studio al-la Wharton Business School,la prestigiosa scuola della Uni-versity of Pennsylvania doveinsegna Finanza.

L’aggiornamento dei suoicalcoli e delle sue analisi è con-tenuto nella nuova edizione,appena uscita negli Stati Uniti,della Bibbia dei Tori cioè deglieterni ottimisti sul futuro dellaBorsa. Ma il suo è un ottimi-smo ben documentato. «An-che se consideriamo solo gliultimi 20 anni, scopriamo cheil rendimento reale delle azio-ni è stato in linea con quellostorico – spiega Siegel — il9,2% annuo con i dividendi,meno il 2,4% di inflazione ov-vero il 6,8% reale. Quindi chi èrimasto in Borsa anche in que-sto periodo estremamente vo-latile ha fatto un buon affare».

Dal ’94 molte cose sonocambiate in meglio per i ri-sparmiatori, sottolinea il pro-fessore: «Oggi ci sono moltipiù prodotti disponibili per in-vestire, come gli Etf (Exchan-ge traded fund) e sono anchemolto più numerosi i fondi in-dicizzati, mentre i costi per gliinvestitori sono parecchio di-minuiti. Non è cambiato inve-ce il fatto che non è facile gua-

dagnare scommettendo suuna singola azione».

ChocCerto lo choc della crisi fi-

nanziaria del 2008 è statoenorme. «Eppure Wall Streetsi è ripresa ed è arrivata a nuo-vi massimi, confermando laforza del mercato», osservaSiegel. Secondo l’economistala responsabilità principale diquella crisi è della Federal Re-serve (Banca centrale Usa),ma non per aver tenuto troppoa lungo bassi i tassi di interes-se. «La Fed — sostiene Siegel— avrebbe dovuto accorgersiper tempo, guardando i lorobilanci, del livello esagerato diindebitamento che importantiistituzioni finanziarie comeLehman Brothers e Bear Ste-arns avevano raggiunto perscommettere su titoli immobi-liari rischiosi, ma ingiusta-mente promossi a pieni votidalle agenzie di rating».

I tassi di interesse ai minimie la massiccia iniezione di li-quidità sul mercato (quantita-tive easing, QE) operata dallaFed di Ben Bernanke non sononemmeno le cause principalidel più recente boom di Borsa,secondo Siegel. «Uno dei piùgrandi miti del rialzo di Wall

Street nel 2013 è che fosse do-vuto solo al QE — dice il pro-fessore —. Invece il motivo so-no stati gli ottimi profitti delleaziende quotate».

Gli attuali livelli degli indiciDow Jones e S&P500 non fan-no temere una nuova Bolla, so-stiene convinto Siegel, da sem-pre impegnato nel confronto adistanza con il teorico delleBolle finanziarie: il neo vinci-tore del Nobel per l’EconomiaRobert Shiller, suo amico per-

sonale e autore di un altro be-stseller, Euforia irrazionale,che può essere letto come anti-doto all’eccesso di ottimismodei Tori. «Shiller usa il cycli-cally adjusted price-earningsratio (CAPE, prezzo delle azio-ni diviso per la media degli ul-timi dieci anni dei profittiaziendali) per valutare la Bor-sa e su quella base le quotazio-ni sembrano oggi nettamentepiù care della media storica —spiega Siegel —. Ma il Cape

sta dando segnali sbagliatiperché sono intervenuti cam-biamenti nel modo di contabi-lizzare gli utili. Non a caso dacinque anni circolano previ-sioni di un’imminente fase Or-so basata sul Cape, che non sisono mai realizzate».

PrezziInvece oggi Wall Street è

sottovalutata del 10% circa se-condo Siegel: «Con i tassi diinteresse così bassi — sostiene— le azioni sono ancor più at-traenti e quindi dovrebberocostare di più. Sono convintoche il Dow Jones arriverà a18.000 entro la fine di que-st’anno. C’è infatti ancora ab-bastanza liquidità sul mercato,a prescindere dalla banca cen-trale, per alimentare il rialzoazionario».

Non ha paura insomma diconfermarsi come il guru deiTori. E dalla sua ha l’aver (qua-si) azzeccato precedenti previ-sioni rosee. Nella primaveradel 2012 aveva per esempiodetto che il Dow sarebbe arri-vato a 17.000 entro il 2013, unobbiettivo mancato di poco:l’anno ha chiuso con l’indice a16.588 punti, nuovo massimostorico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Strategie Parla l’economista nemico-amico del premio Nobel Shiller: le mie previsioni sono più corrette

Wall Street Torna il guru della Lunga CorsaSiegel dopo 20 anni ha aggiornato il best seller «Stocks for the Long Run», la Bibbia dei ToriDal 1802 ad oggi le azioni Usa hanno reso il 6,7% l’anno. Comprese le ultime grandi crisiDI MARIA TERESA COMETTO

Reddito fisso (Vontobel)

«I bond? C’è valore in finanza e industria»

P erformance positive con un rendimentomedio del 3,5% per un portafoglio obbli-gazionario ben diversificato sono uno

scenario realistico e perfino prudente per chidecide di puntare ancora sul reddito fisso nel2014». Sintetizza così il suo pensiero MondherBettaieb Loriot, il gestore franco-tunisino spe-cializzato sui mercati obbligazionari del grup-po elvetico di asset management Vontobel, consede a Zurigo.

«Gli ultimi dati sull’inflazione in Europaconfermano che non ci sono tensioni sui prez-zi, nonostante una parziale ripresa del ciclo economico, e che di conseguenza i tassi di inte-resse rimarranno stabili ancora a lungo con ilBund tedesco a dieci anni presumibilmentefermo su un rendimento dell 1,75% a fine an-no», afferma il gestore. Uno scenario di tassistabili, per quanto molto bassi, costituisce unambiente favorevole per l’investimento obbli-gazionario. «Possiamo affermare che non cisono più rischi sistemici per la stabilità dell’eu-ro e che casomai, a questo punto, si profila unrischio di deflazione che sarebbe tuttavia con-trastato dalla Bce con una politica di “quantita-

tive easing”, riacqui-sto di emissioni go-vernative e non daparte dell’istitutocentrale, analoga aquella adottata inquesti anni dallaFed», sottolinea.

La sfida per i ge-stori del reddito fis-so si concentra quin-di sulla ricerca dellemigliori occasioni intermini di profilo ri-

schio rendimento dei titoli. «Le emissioni sucui c’è più “valore” in questo momento sonoquelle dei corporate bond a rating un po’ piùbasso, compreso fra la tripla B e la singola A»,afferma Bettaieb Loriot. Convinto che i settoriche offrono le migliori opportunità siano inquesto momento il finanziario e l’industria. «Vale la pena citare il bond subordinato emes-so dalle Assicurazioni Generali, un rating dop-pia A, che per il solo fatto che la società ha se-de in Italia offre un rendimento di 480 puntibase al di sopra del tasso governativo», preci-sa.

Ma casi di rendimenti generosi nel mondodelle emissioni bancarie subordinate — un segmento adatto unicamente agli investitoriprofessionali e che può essere raggiunto daiprivati attraverso i fondi obbligazionari spe-cializzati — non sono un’eccezione. Come di-mostra il titolo perpetuo emesso dalla BanquePopulaire de France il cui rendimento è di 450punti base superiore a quello dei titoli di Statotransalpini. Il segmento dei bond emessi dalleaziende industriali offre spread di rendimentodi circa un punto un punto e mezzo percentua-le al di sopra dei governativi. E in questo casoalcune delle emissioni più interessanti in Eu-ropa sono quelle di Gas National, Valeo, Kpn.

M. SAB.© RIPRODUZIONE RISERVATA

I record americaniIl personaggio

Investimenti

Gestore Mondher Bettaieb

Torostorico«Stocks for the Long Run», di Jeremy Siegel

Similitudini inquietanti

Ma un grafico evoca il grande crac

E cco il grafico di Borsa piùpopolare oggi a Wall Stre-et. Gira da ufficio a ufficio,

facendo venire i brividi ad anali-sti e trader. «Un parallelo da pa-ura»: questo il titolo del graficopubblicato sul McClellan marketreport e basato sul lavoro del-l’analista tecnico Tom DeMark.Mette a confronto l’andamentodel Dow Jones industrial average(DJIA) dal luglio 2012 a oggi conlo stesso indice nel 1928-29. Lacurva è pressoché identica e, se ilparallelo continua, significa chefra la fine di febbraio e l’inizio dimarzo c’è da aspettarsi un crollodi Wall Street simile a quello del-la Grande Depressione.

Per allontanare il fantasma c’èchi osserva che le proporzionidel rialzo del Dow Jones sonomolto diverse nei due periodi:l’anno scorso i guadagni sono

stati del 30% circa mentre nel1928-1929 l’indice era raddop-piato. Ma l’autore del grafico ri-batte che l’importante è il lassotemporale, identico per le due

curve. Un’altra obiezione al «ri-petersi della storia» è che la Fedoggi sta seguendo una politicaopposta alla stretta monetariadella Fed di allora, considerata lavera causa della grande Depres-sione. Ad aumentare il nervosi-smo a Wall Street è la notizia cheGeorge Soros alla fine del 2013 — quando quel grafico ha co-minciato a circolare — ha rad-doppiato la sua scommessa suun prossimo scivolone delleazioni americane: oltre l’11% delsuo portafoglio è investito in underivato che gli farà guadagnaresoldi se la Borsa perde quota.

M. T. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

2 lug2012

1 ott 2 lug 1 ott31 dic 3 apr2013

31 dic 2 apr2014

400

350

300

250

200

18.000

17.200

16.400

15.600

14.800

14.000

13.200

Dow Jonesperiodo corrente

Andamenti quasi paralleli

Dow Jones1928-1929

RP

1 E se oggi fosse come il 1929?

Ottimista Jeremy Siegel. 20 anni dopo ha aggiornato il suo volume sulla supremazia delle azioni sui bond

L’analisi

Dalle carte alle scommesse in Borsa:fatevi guidare dalla saggezza delle emozioni

P rendete parte alseguente «giocod’investimento».

L’obiettivo è guadagnareil più possibile. Dovetescegliere delle carte daquattro mazzi posti difronte a voi. I mazzi nonsono tutti uguali, ma voinon lo sapete e dovetescoprirlo strada facendo,girando cioè le carte unaa una. Due mazzi sonocomposti da carte chedanno buone vincite eda carte che fanno per-dere piccole somme. So-

no i mazzi «buoni» cioèl’investimento giusto. Glialtri due contengonocarte che pagano molto,ma da altre che vi faran-no perdere molto di più.Sono i mazzi «cattivi»cioè l’investimento sba-gliato. Scopo del gioco èriuscire a pescare daimazzi migliori, ovveroscegliere l’investimentopiù remunerativo.

Se siete come la mag-gior parte delle persone,di solito dopo 40-50carte avrete individuato i

mazzi «buoni» e conti-nuerete con questi; salvoqualche puntatina suimazzi «cattivi» per ten-tare la sorte, peraltrosempre meno frequenteverso la fine del gioco(termina dopo circa cen-to turni).

I giocatori non hannomodo di tenere a mentecon precisione quantostanno guadagnando eperdendo durante il gio-co, e la loro conoscenza èbasata sia sugli stimolioggettivi che provengo-

n o d a l l a s i t u a z i o n eesterna (il valore dellecarte), sia sugli stimolisoggettivi interni cheprovengono dall’organi-smo, per esempio la no-stra personal issimaemozione per il rischio.

Poco alla volta si fastrada nell’investitorel’ intuizione che certimazzi sono più svantag-giosi di altri. E qui arrival’aspetto davvero inte-ressante, perché ciò av-viene grazie a un pro-cesso inconscio che pre-

cede la previsione con-sapevole dell’esito diogni mossa. Quandol’investitore pesca daimazzi cattivi mostra in-fatti segni di stress —misurati rigorosamentetramite strumenti diconduttanza cutanea —già dopo una decina diturni: ancora prima cioèdi sapere che quei mazzilo porteranno effettiva-mente alla rovina.

L’esperimento è im-portante perché mostrache le emozioni agisco-

no come un segnale au-tomatico, efficiente e ra-pido di allarme ancoraprima di avere consape-volezza del pericolo.Contrariamente al laconvinzione diffusa percui le emozioni impacce-rebbero il processo deci-sionale, in questo speci-fico caso gli stati emotivi,per lo più inconsci, con-tribuiscono a orientarcivelocemente verso lescelte vantaggiose e aproteggerci da corsid’azione fallimentari.

Il che trova riscontro,non solo tra le pareti deilaboratori, ma anche tra itrader. Attraverso il mo-nitoraggio dei parametrifisiologici (battito cardi-aco, pressione. tempe-ratura e conduttanza

cutanea) di un gruppo ditrader impegnati in unmigliaio di decisioni fi-nanziarie per una qua-rantina di milioni di dol-lari, si è rilevato come talidecisioni siano associatea emozioni intense. E ciònon a scapito della loroaccuratezza. Anzi lepeggiori decisioni risul-tarono quelle in cui leemozioni erano o com-pletamente mute o tra-volgenti. L’investimentogiusto è evidentementeuna questione di equili-brio, e richiede che sisappia prestare ascoltoalla «saggezza» delleemozioni. Perché a lorocapita di «sapere» cosa èmeglio ancora prima diquando lo sappiamo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di MATTEO MOTTERLINI

Page 25: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 25

È arrivato il momento di guardarsi intorno alla ricerca di sicurezza, solidità e qualità del servizio

Pubblicità

l rapporto banca-cliente na-sce per la maggior parte deicasi con l’apertura del pri-

mo conto corrente e spesso duratutta una vita solo perché non siha il tempo di cercarne uno mi-gliore e più adatto alle nostreaspettative o, peggio, perché nonsi ha voglia di addentrarsi in te-mi che sembrano troppo tecnici epoco accessibili.Ma se fino a qualche anno fa vi-gevano le opinioni comuni che“tutte le banche sono uguali tan-to vale dunque scegliere quellasotto casa”, e che “mettere i sol-di in banca è sinonimo di sicu-rezza e garanzia”, oggi le cosesono sostanzialmente cambiate.Le cronache degli ultimi anni e ilperdurare della crisi finanziariahanno portato alla luce un aspet-to fondamentale: la banca è unattore troppo importante nellanostra vita per essere scelta concriteri approssimativi e allo stes-so tempo il mercato è ricco di so-luzioni valide e solide verso cuiindirizzare i propri risparmi. Va-le dunque la pena ritagliarsi deltempo per verificare se la bancacui stiamo affidando i nostri sol-di sia solida e in salute.Come farlo? Controllando deter-minati criteri che nel complessoindicano lo stato di salute dellabanca stessa: innanzitutto la suasolidità patrimoniale (espressadal Core Tier1) e il conto econo-mico, che permette di verificarese la banca è in utile e dunque piùsicura e in grado di ridistribuire i

suoi guadagni ai clienti sotto for-ma di convenienza dei propriprodotti. È inoltre importanteanalizzare la qualità dell’esposi-zione creditizia della banca e in-fine il modello di business vero eproprio che è ciò che si traducenella capacità di ascoltare e sod-disfare i bisogni del cliente.Un’analisi di questo tipo, con-dotta periodicamente, consentedunque di poter fare la scelta giu-sta. È bene inoltre ricordare chein base agli accordi raggiunti loscorso anno dall'Ecofin, in casodi fallimento di una banca a in-tervenire sarebbero in parte an-che i privati, di conseguenza glistessi correntisti (per depositi ol-tre i 100mila euro): un motivo inpiù dunque per verificare conmaggiore attenzione a chi stiamoaffidando i nostri soldi.Quale lezione dobbiamo trarne?“Dovrebbe essere chiaro a tutti a

questo punto che la scelta dellaBanca cui affidare i propri rispar-mi richiede un’analisi attenta”spiega Massimo Doris, ad diBanca Mediolanum. Una bancamoderna ed efficiente chiede aipropri clienti di essere misurata,verificata, comparata ed è pro-prio sulla base di questi presup-posti logici e razionali che dob-biamo porci la domanda: “è pro-prio vero che tutte le banche so-no uguali”? Sul mercato le alter-

native valide e sicure sono nume-rose; è bene dunque iniziare aguardarsi intorno. Come sceglie-re allora la propria banca? Qualicriteri è bene valutare?“Per una valutazione oculata èfondamentale verificare quattroaspetti”, prosegue Massimo Do-ris: la rischiosità dei crediti dellabanca; la solidità patrimoniale, inquanto una banca particolarmen-te patrimonializzata è in gradopiù di altre di assorbire eventuali

perdite; il conto economico, per-ché una banca in utile è più sicu-ra ed è in grado di ridistribuire isuoi guadagni ai clienti sotto for-ma di convenienza dei propriprodotti. Infine il modello orga-nizzativo, vale a dire la capacitàdi ascoltare e soddisfare i bisognidel cliente” prosegue Doris.Negli ultimi anni, consideratal’attuale situazione di stretta cre-ditizia, per far fronte allo stato dicrisi, si è talvolta reso necessario

spostare sui propri clienti partedei costi. E questo si è tradotto inun aumento generalizzato dellecommissioni bancarie: dal pre-lievo dei contanti allo sportelloalle commissioni sui bonifici.“Nel caso di Banca Mediola-num” spiega Massimo Doris “lascelta di focalizzarsi sulla gestio-ne del risparmio delle famiglieha garantito una qualità del cre-dito che l’ha messa al riparo dal-le difficoltà che stanno vivendomolti altri istituti”. Il fatto di es-sere una vera e propria banca re-tail ha consentito a Banca Me-diolanum di poter offrire condi-zioni estremamente vantaggioseper i propri clienti: tassi sullaraccolta (depositi e conti corren-ti) tra i più elevati del mercato(ricordiamo il 2,5% annuo lordosulle somme vincolate a 12 mesi,il 2% annuo lordo sul conto Free-dom Più con giacenze superiori a15 mila euro) e contemporanea-mente condizioni sui finanzia-menti vantaggiose.Il tutto unito a una qualità ele-vata del servizio, prerogativa algiorno d’oggi fondamentale, e aun’attenzione a 360 gradi neiconfronti dei propri clienti gra-zie alla relazione di fiducia conun professionista di riferimen-to, il Family Banker. Le alter-native solide sul mercato dun-que non mancano: è ora diguardarsi intorno con attenzio-ne e perché no, decidere dicambiare, di “rottamare” il vec-chio conto corrente.

Banche, come fare la scelta giustaI

Quanto è costato il conto cor-rente nell’ultimo anno?Questo è il periodo in cui rice-viamo dalla nostra bancal’estratto conto dell’anno appe-na trascorso. Alla voce ‘riepilo-go spese’, troveremo il costocomplessivo annuo che abbia-mo sostenuto per il nostro contocorrente.Leggendo il riepilogo spese fi-nale, quindi, è facile verificare i

costi effettivi e totali del contocorrente nel corso dei 12 mesi.Un costo che può essere anchemolto salato. Ecco perché valela pena esaminare con attenzio-ne l’estratto conto e valutare laconvenienza e i numerosi van-taggi dei conti correnti di BancaMediolanum. E per questo, pro-prio in questo periodo, BancaMediolanum offre anche unvantaggio in più a chi apre un

nuovo conto corrente della fa-miglia Freedom (MediolanumFreedom One o MediolanumFreedom Più): dal 10 febbraio al14 marzo 2014, con l’accreditodello stipendio entro tre mesidall’apertura del conto, e pre-sentando il riepilogo spese an-nuo del conto corrente dellabanca precedente, è possibileottenere un premio sulla basedei costi sostenuti, del valore

massimo di 150 euro. Una bellaopportunità che permette di ab-bandonare il vecchio conto, ma-gari anche molto costoso e benpoco conveniente, e al tempostesso di recuperarne il costoannuo attraverso un’ampiagamma di ricchi premi. Il valo-re del rimborso può essere con-vertito in punti di MediolanumFreedom Rewarding, il pro-gramma a premi per i clienti diBanca Mediolanum che com-prende, anche nel rinnovato ca-talogo 2014, moltissime offertee vantaggi, articoli di pregio etanti prodotti di marchi presti-giosi. E il costo sostenuto per ilvecchio conto corrente può es-sere convertito anche in buonicarburante. Soluzioni pratiche esempre vantaggiose per il clien-te. Valutando con attenzioneservizi bancari, costi e condizio-ni, è importante rilevare che lebanche non sono tutte uguali co-sì come i conti correnti non so-no tutti uguali. Anche se a voltetra clienti e risparmiatori il ri-schio può essere quello di con-siderare, con molta approssima-zione e un po’ di superficialità,la vasta offerta del mercato ban-cario come se fosse tutta più omeno simile, tutta più o menoequivalente. Come se fosse tut-ta più o meno la stessa cosa. Einvece le differenze ci sono, ec-come. È importante che ognicliente e risparmiatore dedichiattenzione e tempo adeguato aconfrontare proposte e offerte, avalutarne condizioni e differen-ze, spesso sostanziali, a sceglie-

re quelle più con-venienti e vantag-giose per lui.La differenza im-portante non è cir-coscritta a 100 o200 euro di conve-nienza tra un’offer-ta e l’altra, ma siestende all’interoservizio e alla suaqualità: alla qualitàdel rapporto trabanca e cliente. Perquesto è importan-te scegliere la ban-ca “giusta”. Chenon è più la bancapiù vicina a casacome lo era un tempo. Ora chele tecnologie di rete rendono aportata di mano tutte le opera-zioni e i servizi più semplici equotidiani. In ogni momento, inmodo veloce e da qualsiasi luo-go. Ma la banca “giusta” oggi èinnanzitutto la banca più adattaal cliente e alle sue esigenze. Ei clienti cercano e si aspettanoun servizio eccellente, condi-zioni vantaggiose, un’assistenzaadeguata per ogni necessità, so-prattutto per quanto riguarda lescelte, le operazioni e le deci-sioni più importanti e delicate.Nella valutazione e nella sceltadella banca più adeguata, allaluce dei cambiamenti e delletrasformazioni in atto, oggi perogni cliente e risparmiatoreconta dunque sempre più la qua-lità della relazione con la pro-pria banca. E, non a caso, BancaMediolanum mette la relazionecon il cliente al centro del servi-zio e di tutto il sistema: i FamilyBanker coltivano con ogni clien-te un rapporto personale, diretto,approfondito, che continua neltempo.Allo stesso modo, è importantescegliere il conto corrente “giu-sto”. Perché anche qui le diffe-renze ci sono, possono essereimportanti, e a conti fatti si fan-no sentire nelle tasche dei rispar-

miatori. L’iniziativa “Riparti dazero con Mediolanum” per pas-sare dal vecchio al nuovo contocorrente, è un’opportunità e unvantaggio in più per entrare nelmondo di Banca Mediolanum.

Conto Mediolanum Freedom OneLa scelta che premia

Questa è una pagina di informazioneaziendale con finalità promozionali.

Il suo contenuto non rappresenta una forma diconsulenza nè un suggerimento per investimenti.

Messaggio pubblicitario con finalità promozionale.Con il conto "Freedom One" canone zero se accreditilo stipendio o la pensione. Condizioni economiche econtrattuali nei Fogli Informativi disponibili nellasezione trasparenza di bancamediolanum.it e pressoi Family Banker. Operazione a premi "MediolanumFreedom Rewarding Speciale Rottamazione" validasino al 14/03/2014 con perfezionamento del contrattodi c/c entro tale data. Regolamento completodepositato presso Testoni & Testoni Promotion S.r.l.,Via Martiri di Belfiore, 3 - 20090 Opera (MI),consultabile nella sezione "Promozioni emanifestazioni a premio" del sito bancamediolanum.it.Sulla base dei costi documentati dal RiepilogoSpese e sostenuti per l'anno 2013 per la tenuta delconto corrente di altra banca verranno erogati puntifino a un massimo di 42.000 punti da spendere sulcatalogo premi dedicato all'iniziativa di BancaMediolanum. Il premio sarà consegnato entro 180giorni dalla data di richiesta.

Nella vasta offerta del mercato, qualità del servizio, costi e condizioni per la clientela fanno la differenza

Massimo Doris, ad di Banca Mediolanum

Radio, carta stampa-ta e affissioni imezzi su cui è stata

costruita la campagna perla nuova iniziativa "Ripar-ti da zero con Mediola-num" partita il 10 febbra-io. Una campagna promo-zionale che parla al pub-blico con semplicità echiarezza. Le stesse sem-plicità e chiarezza dell'ini-zitiva che suggerisce ilpassaggio da una banca al-l'altra, dalla "vecchia"banca a Banca Mediola-num, attraverso la chiusu-ra del "vecchio" conto el'apertura di un nuovoconto Freedom One a co-

sto zero. Con un premio,da scegliere fra quelliche saranno proposti, nelcaso in cui al momento incui si apre il conto inBanca Mediolanum sipresenti anche l'estrattodel "vecchio" conto conil riepilogo delle speserelative. Ai 500 spot datrenta secondi pianificatisulle principali emittentiradiofoniche nazionali,sono affiancati annunciin formato pagina suquotidiani e periodici.Inoltre, a copertura del-l’intero territorio, nonmanca il piano delle af-fissioni locali.

Una pubblicità chiara e sempliceCome semplice e chiaro deve essereil rapporto tra la Banca e il cliente

Seguici su:

La copertina del catalogo di Mediolanum Freedom Rewarding

Page 26: Corr Economia 20140224

26 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

I n un mondo a bassa cre-scita le migliori oppor-tunità di performance siincontrano tra le società

medie e medio-piccole, piùagili e dinamiche e di conse-guenza caratterizzate da tas-si di sviluppo di utili e profit-ti più elevati della media. So-cietà che in Italia rispondonoa nomi come Ima, nella pro-duzione di macchinari auto-matizzati, Brembo, nellacomponentistica auto, Yoox eMoncler, tra le aziende cheoperano nel comparto dellusso. Mentre in Europa cor-rispondono all’identikit digruppi come Thomas Cook eDixons, in Gran Bretagna,nei beni di consumo discre-zionali, Eurofins Scientifi-que, in Francia, nel segmentodei test per l’industria farma-ceutica, TKH, in Olanda, nelcomparto dei macchinari perla produzione di pneumatici.

Il mantra di una crescitadi utili e fatturato a doppiacifra guida le scelte di inve-stimento di Francesco Conte,

Strategie Conte (JPMorgan Am): dal 2003 per le piccole i due terzi di profitti in più

Listini Quando il risultatoè una questione di tagliaSmall e mid cap meglio delle blue chip. Da noi Yoox, Moncler, Imae Brembo. In Europa la britannica Thomas Cook o l’olandese TKH DI MARCO SABELLA ex banchiere d’affari (ha por-

tato in borsa numerose so-cietà dell’indice Star), oggiportfolio manager EuropeanEquities di J.P. Morgan AssetManagement. Conte è spe-cializzato nella selezione dititoli ad alto potenziale disviluppo che appartengonoall’universo small mid-cap.

Risultati«Le aziende medie e me-

dio piccole, con una capita-lizzazione che va dai 300-400 milioni di euro ai 3 mi-liardi, negli ultimi 10 annihanno registrato in Borsauna performance almenodoppia rispetto a quella delle

blue chip. Un risultato ingran parte attribuibile allavelocità di crescita degli utiliper azione (Eps, earningsper share, ndr), che nel de-cennio hanno galoppato auna media del 23% annuo,contro il 15% delle aziende dimaggiore dimensione»,spiega il gestore.

In pratica, dal 2003 a oggii profitti delle società minorisono cresciuti due terzi inpiù rispetto agli utili delleblue chip, un risultato che haguidato la performance del-l’intero segmento.

Naturalmente i rendimen-ti e il «premio» più elevatoper l’investitore sono, in par-

te, una conseguenza dellamaggiore rischiosità di que-sto tipo di aziende. «Quandoil mercato “corregge”, a cau-sa della loro minore liquidi-tà, le piccole società tendonoa registrare perdite superioririspetto ai grandi gruppi»,sottolinea Conte. Tuttavia,per le aziende che hanno unacapitalizzazione dagli 1,5 mi-liardi di euro in su, questa«sensibilità» ai cicli di Borsatende a smorzarsi. E sul lun-go periodo la crescita supe-riore degli utili viene pre-miata da un andamento mi-gliore delle quotazioni.

L’effetto tassi«Pensiamo che nel prossi-

mo biennio continuerà a ma-nifestarsi un ambiente favo-revole all’investimento azio-nario, sia nelle piccole chenelle grandi capitalizzazioni,perché il rapporto prezzo/utili medio dei titoli quotatirimane contenuto, circa 12,7 volte, e perché i tassi sonomolto bassi e crescerannolentamente, solo a partire dal2015», afferma Conte. Che

Fonte: UbsThomson Datastream.Dati al Settembre 2013

Fonte:JP Morgan amS&P, Hsbc

Mercati & opportunitàLe società più grandi

coprono la fetta maggioredel valore di mercato...

Societàsmall

cap

Societàsmall

cap

Societàlargecap

Societàlargecap

...ma le small cap offronomaggiori opportunità didiversificazione di investimento

20% 35480% 1.690

1 anno

2,0

1,5

1,0

0,5

0,05 anni 10 anni

Small capMid capLarge cap

Basso rischio e forte crescitaIndice di Sharpe per segmento di mercato

600

450

300

150

1993 1996 1999 2001 2004 2007 2010 2013

Indice small cap europee (in euro)Indice Msci Europa

La lunga corsaLe performance a 20 anni delle small cap a confronto con i listini europei

Fonte: Thomson Datastream. Dati al dicembre 2013 RP

1 Eventi

«Missione crescita» arriva a Firenze

L’ ppuntamento è a Firenze,domani 25 febbraio alle

18, nello Uoll Loft vicino allaStazione Rifredi. Un panel diesperti affronterà l’argomentocruciale della crescita. L’incon-tro si inserisce nella serie di ta-vole rotonde (le prime due so-no state fatte a Brescia e a Bo-logna) che ha per filo condut-tore «Missione crescita, qualivisioni per il 2014». Un roadshow organizzato dal gruppoamericano di asset manage-ment JPMorgan Am (per mag-giori approfondimenti si vedaanche, all’interno del canaleEconomia di Corriere.it il riqua-dro dedicato in grigio).

L’incontro fiorentino cheavrà un carattere divulgativo eoperativo anche in termini diidee per scelte di portafoglio siavvale della partecipazione di Giuliano Noci, pro rettore delPolitecnico di Milano, ToniScervino, amministratore unicodi Ermanno Scervino, LuciaAleotti, presidente del gruppoMenarini, Maria Paola Toschi,market strategist di JPMorganasset management, MassimoFracaro e Maria Silvia Sacchi(CorrierEconomia). Le prossimetappe a Roma e a Verona.

L’ingresso è gratuito. Ci sipuò prenotare telefonando allo02/20400331 o inviare emaila [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’intervento

di RUGGERO BERTELLI*

Perché gli investimenti non diventinouna fabbrica di occasioni perdute

U n articolo dell’Eco-nomist del gennaio2004, dedicato al

contributo di Daniel Kah-neman, premio Nobel perl’economia, al risk mana-gement, sottotitolava chel’intuizione umana è unapessima guida quando ab-biamo a che fare con il ri-

schio. Eravamo proprio all’inizio di un periododi crescita che culminerà nel 2007. Allora biso-gnava rischiare.

In linguaggio bancario-finanziario si direbbeoggi che dobbiamo definire ex ante (prima disapere come vanno le cose) il nostro appetitoper il rischio: quanto siamo disposi a rischiareper ottenere un ritorno atteso. Tolleranza al ri-schio: quanto siamo disposti a perdere prima dirinunciare all’iniziativa, realizzando la perditama chiudendo il rischio. Dobbiamo, però, farlosenza seguire il nostro «istinto» perché sbaglia.

Crescere significa per definizione guardareavanti. Ed affrontare un meraviglioso viaggionel futuro, dove alcune cose sono note e altre so-no incognite. Se diamo più peso alle incognite, cifermiamo; se diamo più peso agli elementi noti,ci muoviamo. Gestire il rischio non significachiudere gli occhi, né voltarsi da un’altra parte.Significa dare un peso (non istintivo) ai diversiscenari possibili.

Poi, però, serve il coraggio: il coraggio di sce-gliere. Il rischio è spesso valutato ex post. È ri-schio (solo) quello che di negativo (ci) è acca-duto. Se lo spread Btp-Bund è arrivato a 500punti abbiamo la prova che esiste il rischio di default.È evidente che il rischio c’era prima chesi manifestasse l’evento; dopo vediamo e regi-striamo l’evento, non il rischio. Ma questo even-to (accaduto) diventa il rischio «futuro» che ac-cada di nuovo. Quindi a 200 punti i Btp forsenon li compriamo. Perché «è rischioso». Natu-ralmente li abbiamo comprati a piene mani etranquillamente quando lo spread era a zero!

Il Vix è l’indicatore di rischio del mercatoazionario. La volatilità implicita delle opzioni.Un indicatore che guarda avanti. Era a 48 nelmarzo del 2009 (alla fine del periodo di crisi se-

gnalava forte rischio); ma ha toccato i suoi mini-mi (poco più di 10) ad inizio 2007, proprio quan-do si stava aprendo una stagione difficilissima.Oggi è intorno a 15. Tutto tranquillo dunque. Ono? La verità è che questo indicatore, che sem-bra guardare avanti, può essere stimato osser-vando il recente passato. Un indicatore di mer-cato contiene tutti i nostri limiti umani. Riflettela paura, il terrore, alle volte, e «l’esuberanza ir-razionale», in altre occasioni. Insomma, se chie-diamo a noi stessi se c’è rischio o no, la rispostache diamo è molto probabilmente sbagliata.

Oggi gli indicatori di tendenza macroecono-mica ci dicono che il peggio è passato, che l’Eu-ropa e l’Italia stanno migliorando. L’Ocse indicaun «improving economic outlook» e attribuisceall’Italia un «positive change in momentum».

Paolo Sottocorona, noto per le sue appassio-nate (e scanzonate) previsioni del tempo su La7,il 30 ottobre 2013 ha fatto un’affermazione chemi è rimasta impressa: «la previsione è una pre-visione, il tempo poi fa un po’ quello che vuole».Questa è la vita, insomma.

Ci crediamo poco, dunque. Eppure i dati ma-croeconomici ci suggeriscono di muoverci, diprepararci per il viaggio, di lasciare asciugare gliombrelli e poi di uscire senza. Ma abbiamo pau-ra.

Quale ci sembra allora la strada corretta —diciamo razionale, saggia — per affrontare que-sta incertezza? Aspettare. Aspettare di avere laconferma che le condizioni economiche sono ef-fettivamente migliorate.

Peccato che allora esse non miglioreranno.Perché? Perché ci manca il coraggio di scegliere.E una cosa è certa. La tentazione di procrastina-re è fortissima. Soprattutto quando le scelte so-no quelle importanti. Quelle poco significativele prendiamo subito: prenotiamo una vacanzain montagna a settembre (incrociando le dita,senza conoscere l’altezza della neve in gennaio);ma facciamo fatica a sottoscrivere una polizza assicurativa sulle grandi malattie (l’incrociodelle dita deve funzionare davvero).

Non scegliere, rinviare, aspettare è in realtàuna scelta precisa, che ha conseguenze prevedi-bili: «People Never Miss an Opportunity to Missan Opportunity». La gente non perde l’opportu-nità di perdere un’opportunità.

*Università di Siena© RIPRODUZIONE RISERVATA

poi la crescita economicadell’eurozona, tornata final-mente positiva dopo un 2013di recessione, possa dare unamano diventa un ulterioremotivo di interesse.

«A noi piace inserire neinostri portafogli società adalto tasso di sviluppo che sia-no al contempo leader all’in-terno delle proprie nicchie dimercato», conclude Conte. Ilsettore industriale e quellodei beni di consumo discre-zionale sono i più interessan-ti, e per il fatto di appartene-re a comparti molto ciclicidell’economia, potrebbero

essere tra quelli che si avvan-taggeranno di più della ri-presa. In Italia le società lea-der di nicchia, o in pienaespansione sono numerose.La bolognese Ima è un lea-der globale nella produzionedi macchinari per il packa-ging dei farmaci e per la pro-duzione di bustine per il thé.Brembo produce freni permarchi del lusso globale au-tomobilistico come Merce-des e Bmw. Buzzi Unicem, untitolo del cemento, è forte inpaesi a forte crescita comeUsa, Messico e Russia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le prospettive per il 2014Le strategie di stagione

Investimenti

Sviluppo Francesco Conte, JP Morgan am

Negli ultimi 10anni le societàpiù piccole hanno resoil doppio delle blue chip

Page 27: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 27

Beni rifugioIl bilancio, gli appuntamenti

Investimenti

Incanti Christie’s e Sotheby’s hanno incassato nella City 1,15 miliardi di dollari

Aste Dopo i record di Londra sboccia la primavera italianaChiusa ieri Modena, tocca a Parma E poi la tre giorni di Genova e Roma

DI PAOLO MANAZZA1 Calendario

Lunedì 24 ** Dorotheum — Vienna. Gioielli** Dorotheum — Vienna. Mobili e tappetiMartedì 25** Bonhams — Londra. Design ** Dorotheum —Vienna. Dipinti** Dorotheum — Vienna. Tappeti orientali, tessuti, arazziMercoledì 26** Artcurial — Parigi (Hôtel Drouot) Alta moda** Bonhams — Edimburgo. Whisky da collezione** Christie’s — New York. Arte americana** Christie’s — Londra. Stampe d’arte dall’archivio della Stamperia d’Arte 2RC** Dorotheum — Vienna. Rotary – Arte moderna e contemporanea (Charity) ** Sotheby’s — Londra. Vini ** Tajan — Parigi. Vini e liquori Giovedì 27** Bloomsbury — Londra. La biblioteca di un gentiluomo ** Cambi — Genova. Mobili ed elementi d’arredo (asta solo online – fino al 13 marzo) ** Dorotheum — Vienna. Arte moderna e contemporaneaVenerdì 28** Bloomsbury — Londra. Fotografie** Cambi — Genova. Tappeti antichi e moderni (asta solo online – fino al 14 marzo) ** Christie’s — (Online). Vini (fino al 10 marzo)** Dorotheum — Vienna. GioielliSabato 1 marzo** Dorotheum — Vienna. Armi da caccia, competizione e collezionismoDomenica 2** Meeting Art — Vercelli. Asta benefica di opere dell’arte contemporanea in favore dei «Poveri di Vercelli» (il ricavato sarà devoluto alla Caritas di Vercelli)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 Numismatica

P er compiacere Vittorio Emanuele III, il «re numismatico», laZecca non esitò a sfornare in pochi esemplari coni monetati

destinati ad impreziosire la raccolta del sovrano e di una ristrettacerchia di fortunati. Talvolta, in fatto di varianti, l’Officina mone-taria largheggiò fin quasi all’eccesso. Come nel caso delle 20 liredel 1927. Alla moneta destinata a prendere il posto fino ad alloraoccupato dal biglietto a corso forzoso che presentava analogo valore facciale, il regime attribuì una significativa importanza.

Apparentemente opulenta, la moneta nascondeva a malape-na le reali difficoltà economiche. Certo il diametro volutamentegrande – 35,5 millimetri – tendeva a farla apparire importante. Aridimensionarla, in un certo qual modo, provvidero alcuni ele-menti non secondari, come il modesto spessore e, più ancora iltitolo dell’argento abbassato da 835 a 800 millesimi. Non solo.L’argento necessario per la produzione (15 grammi per ogni esemplari) venne attinto dalle riserve ottenute dalla demoneta-zione di precedenti tagli.

Al di là di questi aspetti, la moneta risulta decisamente benriuscita. Merito di Giuseppe Romagnoli il quale, pur tenendoconto del grande diametro previsto e al tempo stesso del piccolospessore, modellò al diritto il profilo del re a testa nuda e al rove-scio uno splendido Littore con fascio che saluta alla romanal’Italia seduta con fiaccola nella destra e braccio sinistro appog-

giato su scudo sabaudo. Probabilmente per sincerarsi sulla suafattibilità industriale, il nuovo conio venne sottoposto a tuttauna serie di varianti e di prove. La collezione Renato Rocca, unadelle più importanti fra quelle messe insieme nella seconda me-tà del secolo scorso, ne comprendeva sette, salite a otto se siprende in considerazione la prova millesimata 1928, che ha ilpregio di documentare dei piccoli interventi apportati all’effigiedel sovrano.

Anche tra le vere e proprie monete da 20 lire, non mancanoesemplari che presentano quotazioni rilevanti. Come i pochi

esemplari – si parla di 100 – che, pur portando inciso il millesi-mo 1927, recano l’anno V dell’era fascista, mentre in tutti i re-stanti l’anno è il VI. Nei frequenti passaggi in vendita pubblica ilLittore dell’anno V, spunta prezzi che si aggirano intorno ai10/11 mila euro. Negli anni che vanno dal 1929 al 1934, il Litto-re da 20 lire tornò ad essere battuto, per la gioia dei numismatici,in pochissimi esemplari. «La denominazione di monete per i nu-mismatici – sentenziò Vittorio Emanuele III – servirà soltanto pernoi contemporanei che conosciamo le ragioni che hanno deter-minato l’emissione. I posteri, anche di una sola generazione,considereranno queste monete privilegiate alla stessa streguadelle altre e non faranno la distinzione che noi facciamo, apriori-sticamente ed erroneamente».

Le cose sono andate diversamente. Infatti la distinzione per-mane, mentre la loro preziosità è andata via via aumentando. Con quotazioni che vanno da 6 mila euro in su. Anche il taglio da20 lire del 1928 con il quale la monarchia, attraverso il profilo diVittorio Emanuele III, decise di onorare il decennale della Grandeguerra, fu preceduto da un certo numero di prove. La moneta,che registrò un ulteriore impoverimento dell’argento (600 mille-simi) è completata dalla frase: «Meglio vivere un giorno da leoneche cento anni da pecora», attribuita a un fante del Piave, ebbeanche una rarissima prova in oro, pesante 32,25 grammi. Nel2011, asta Nomisma, passò sotto il martello del banditore aquota 132 mila euro. Diritti esclusi.

UMBERTO REANO© RIPRODUZIONE RISERVATA

D opo l’indigestione miliona-ria delle aste londinesi (inquindici giorni Christie’s eSotheby’s hanno incassato

690,8 milioni di sterline, pari a 1 mi-liardo e 152 milioni di dollari) l’inte-resse si sposta su alcuni avvenimentidel mercato italiano. Ben diverso ov-viamente dalle big auction d’arte mo-derna e contemporanea della City.

RipresinaA Modena la ven-

tottesima edizione di«Unica Fine Art», lafiera d’antiquariatoper interni, giardini epittura italiana, si èchiusa ieri sera. Le vociraccolte da alcuni gal-leristi riferiscono di unclima in leggera ripre-sa. Forte interesse soprattutto su di-pinti e sculture antichi. Anche la pit-tura europea dell’Ottocento sta tor-nando in auge. D’altro canto i prezzi inItalia erano scesi troppo negli ultimimesi. Sabato prossimo apre a Parma il«Mercanteinfiera» che durerà sino adomenica 9 marzo. Tradizionale ap-puntamento per chi è alla ricerca discoperte od oggetti decorativi di gu-sto. Sul fronte delle aste, da venerdì 28febbraio sino a lunedì 3 marzo, Babui-no apre a Roma l’esposizione dei lottiche andranno all’incanto in tre sessio-ni il 4, 5 e 6. Sono proposti dipinti e ar-

redi antichi e del XIX secolo e oggettida collezione. Sfogliando il catalogo online (www.astebabuino.it) è possi-bile cercare qualche opera interessan-te. Tra i dipinti antichi si segnala unagrande tela a soggetto sacro (L’incon-tro di Esaù e Giacobbe) attribuita alpittore bolognese Francesco Monti(1685-1768), stimata 30-35 mila euro.E un classico Capriccio architettonicocon figure e statua di Achille del pia-centino Gian Paolo Pannini (1691-1765), offerto a 20-25 mila. Tra gli ar-redi, bella la coppia di commode set-

tecentesca e napoletana, stimata 20-30 mila e un tavolo romano in legnolaccato, del Seicento, con piano inmarmo giallo di Verona (4-5 mila).Sempre venerdì 28 febbraio, ma a Ge-nova, apre l’esposizione di Wannenes(www.wannenesgroup.com), per tresessioni da non perdere.

Parte il 4 marzo sera la dispersionedella collezione dell’antiquario roma-no Gennaro Berger che in trent’anni diattività ha raccolto oggetti eclettici eaffascinanti dalla pittura alla scultura,dall’archeologia all’oggetto da wunde-

rkammer.

OfferteIn catalogo

anche la col-l e z i o n e d iClaudio Za-nettin, anti-quario e raffi-nato interiordesign , conbase a Corti-na. La secon-da sessione sis vo l ge r à i lg i o r n o s e -guente insie-m e a l l a d i -spersione diuna collezio-

ne padovana di argenti e icone. In to-tale solo questo catalogo propone cir-ca mille lotti. Molti dei quali interes-santi e con stime di partenza appetibi-li. Il 6 marzo sarà la volta dei dipintiantichi. Anche quest’asta è da seguirecon attenzione. Certo, è necessario unocchio espertissimo per fare la sceltagiusta. Uno dei primi lotti presenta unSan Sebastiano del tedesco JohannRottenhammer (1564-1625) stimato4-6 mila. Una Madonna con Bambinoattribuita a Domenico Puligo (1492-1527), ma presentata come opere diPittore fiorentino del XVI secolo, sti-ma 18-22 mila. Una tela di FrancescoSolimena (1657-1747), Nascita della Vergine, è offerta a 15-18 mila. Mentreun bozzetto, Madonna con Bambinoe Santi, di Carlo Innocenzo Carloni(1687-1775) proveniente da una colle-zione milanese stima 2.400-2.800 eu-ro. Un altro bel bozzetto, Scena mito-logica, questa volta di un maestro bo-lognese vicino alla famiglia artisticadei Gandolfi ha una stima di 6-8 mila.Due tempere cinquecentesche conEpisodi della leggenda del Crocefis-so di Berytus stimano 15-20 mila ca-dauna. Un Apollo di sapore caravag-gesco di un anonimo del XVII secolo èofferto a 8-12 mila. Vedremo se losprint del mercato internazionale ali-menterà la piccola ripresa in corso sulmercato italiano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 Le stampe d’arte di 2RC

B uono di stampa. Iniziain italiano il titolo di

un’asta curiosa in arrivo aLondra. Il seguito è Printsfrom the Archive of Stam-peria d’Arte 2RC. Mercole-dì prossimo, nella sede diSouth Kensington, Chri-stie’s propone un interes-sante catalogo con 112 la-vori provenienti dalla sto-rica Stamperia d’Arte 2RC,fondata a Roma nel 1959da Valter ed Eleonora Ros-si insieme a Franco Cioppi.

mio Dna. Sono cresciutonel laboratorio di famiglia,osservando le stampanti ei tipografi al lavoro nellaraccolta di lettere di legnodal pavimento della fab-brica. A tredici anni du-rante una gita scolastica aParigi ho comprato la miaprima stampa: era di Mi-ró». Un altro pezzo di sto-ria dell’arte italiana cheespatria nella City.

P. MAN.© RIPRODUZIONE RISERVATA

GenovaA destra, un particolare de La nascitadella vergi-ne, olio su tela di 103 x 108 centi-metri, realiz-zato da Francesco Solimena e in asta a Genova, da Wannenes, giovedì 6 marzo. L’opera, del-l’autore atti-vo tra la me-tà del 1600 ela metà del 1700 parte da una stima compresa tra 15 mila e 18 mila euro

Al polso

Jaeger-LeCoultre

Sottilmentesi arrivaal verticedell’alta qualità

E sistono due categorie diorologi ultrasottili: quelli

da record, estremi, e gli altri.Non è una distinzione di po-co conto perché in quellamanciata di millimetri vannoconteggiate differenze di af-fidabilità importanti. Più di-minuisce lo spessore e piùdelicato è l’orologio. Del re-sto è ovvio: nessuno an-drebbe a fare del fuoristradacon una Formula 1. Ancheper garantire comunque unabuona affidabilità il progres-so ha bisogno di molti anni:oggi, grazie all’uso di ottimiprogrammi per computer, siriesce a mettere in cantiereun nuovo movimento in circatre anni; messo in commer-cio l’orologio si attendonoaltri 4 o 5 anni per avere in-dicazioni utili sugli eventualidifetti, dopodiché si ricomin-cia con il progetto di un oro-logio ancor più sottile e cosìvia. Jaeger-LeCoultre hascelto una strada non estre-ma: r idurre lo spessore

quanto più sia possibile sen-za incidere in maniera signi-ficativa sull’affidabilità. Aldiavolo gli orologi da sera (latendenza è questa) e via conorologi di grande eleganzaper chi crede che lo stile siauna vocazione quotidiana. Inoccasione del recente SalonInternational de la Haute Hor-logerie Jaeger ha rinnovato lapropria collezione di ultra-sottili con alcuni modelli. Inparticolare il più costoso (orobianco con quadrante insmalto Grand Feu) e il piùconveniente, ossia il modellocon movimento meccanico acarica automatica e piccolisecondi al sei. Monta un mo-vimento di manifattura, ov-viamente prodotto dallastessa Jaeger: ben 223 com-ponenti, che per un «sempli-ce» solo tempo a carica au-tomatica sono tanti e dimo-strano che a nulla si è rinun-ciato per offrire la massimaqualità. Il Calibro 896 (caricaautomatica, montato su 32rubini, 21.800 alternanze/ora, 43 ore circa d’autono-mia complessiva) è montatoin una cassa dallo spessoremolto contenuto (7,58 milli-metri), ma comunque a buo-na tenuta stagna: 5 atmo-sfere, cosa molto rara per unultrasottile. La cassa è d’ororosa: eleganza sopraffina.Ma il bello è che Jaeger hapensato anche alla versionecon cassa d’acciaio: eleganzasopraffina per molti.

AUGUSTO VERONI.MARCA: Jaeger-LeCoultre;

MODELLO: Master Ultra Thin Orologio con cassa d’oro rosa e movimento meccanico a carica automatica di spesso-re molto contenuto (3,98 mm. di spessore). Il diametro è di 38,5 mm e lo spessore complessivo di 7,58 mm. ;

PREZZO: 12.700 euro (6.800 in acciaio).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Parma e Roma Il Vaso biansato in maiolica di Gio Ponti per Richard Ginori è a «Mercanteinfiera». I com-modes in noce e radica, in asta da Babuino, stimano 20-30 mila euro

Scuola dei Gandolfi Di un anonimo bolognese questa Scena mitologica, in asta da Wannenes, da 6 mila euro

Savoia Littore da 20 lire del 1927, anno V dell’era fascista

Queste stampe uniche rac-contano la storia dell’inti-ma fiducia di collaborazio-ne tra lo stampatore e i va-ri artisti. In catalogo spic-cano nomi diitaliani e di stra-nieri. Di AlbertoBurri si segnalaCretti : H , del1971, offerto a 8-12 mila sterline.Di Sam FrancisLe Stagioni: lapioggia d’oro,

del 1984, stima 5-7 milasterline (nella foto un par-ticolare). Tra gli altri Pier-re Alechinsky, Arnaldo Po-modoro, Afro Basaldella,

Henry Moore eVictor Pasmore.Con un pizzicod i e m o z i o n eValter Rossi ,fondatore dellastorica stampe-ria, racconta:«Credo che l’in-cisione sia nel

Quelle venti lire reali e preziose

Page 28: Corr Economia 20140224

28 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

Osservatorio Private banking

Idee Zanaboni (Aipb): le sfide dei banker

«Ora un salto di qualitàsulla vera consulenza »La protezione del denaro non basta

N egli ultimi anni, il private banking ha certamente svoltobrillantemente la sua missione originaria, riuscendo atraghettare indenni i grandi patrimoni attraverso le diffi-

cili fasi della crisi. «I portafogli sono stati gestiti al meglio, ren-dendoli più efficienti e proteggendoli adeguatamente dai caval-loni dei mercati finanziari, tanto da generare performance posi-tive anche quando i listini scivolavano in terreno negativo». Loafferma, dall’alto del suo osservatorio privilegiato, Bruno Zana-boni, segretario generale di Aipb (Asso-ciazione italiana del private banking),che aggiunge: «Con il buon lavoro fattosui portafogli, i private banker si sonoconquistati la fiducia degli investitori private. Il lavoro si è tradotto dal 2007in un costante incremento di clienti sod-disfatti del servizio e del proprio consu-lente. E con un buon risultato sull’anda-mento del settore. Nell’ultimo anno, in-fatti, la quota di mercato del privatebanking è rimasta stabile»

Quali sono le sfide, adesso? «Con il mondo finanziario che, nell’ultimo periodo, ha subìto

una profonda trasformazione e con l’invecchiamento della pri-ma generazione d’imprenditori, che rappresentano una quotaimportante della clientela private, ormai alla vigilia di un cam-bio generazionale, un rinnovamento s’impone anche per la mis-sione e il ruolo del private banking, a cui nel futuro si richiederà,non solo di continuare a proteggere il valore dei portafogli, ma dioffrire anche un’assistenza qualificata nell’analisi dei loro biso-gni e nella pianificazione, diventando, così, referenti privilegiatiper la gestione dell’intero patrimonio».

Qual è il percorso per tagliare questo traguardo?«Per attirare nuovi portafogli, in una fase in cui la produzione

di nuova ricchezza si è contratta, si dovrà lavorare, da un lato sul-la qualità dell’offerta e del servizio e dall’altra occorrerà puntaresempre più sulla fidelizzazione della clientela, cercando di con-quistare anche le nuove generazioni».

Con quali mezzi?«Per raggiungere i nuovi obiettivi e vincere la sfida, tutti gli

operatori dichiarano di puntare soprattutto sui contenuti delservizio, più che sul prodotto. Poiché i principali fattori critici disuccesso sono la qualità dei servizi d’investimento e un’elevataprofessionalità dei banker, i player sono concentrati sul miglio-ramento e ampliamento delle competenze dei professionisti, ri-ducendo l’enfasi sulla distribuzione dei prodotti».

P. PU.© RIPRODUZIONE RISERVATA

2012 2013Assistenza clientiReferente per gli investimentiAdeguatezza della consulenzaInformazioni fornite dalla banca/societàQualità dei serviziGestione degli investimentiRapporto costi beneficiProdotti di investimento(gamma offerta, adeguatezza, rendimenti)

Valutazione complessiva

66747073736559

68

73

64777477766967

57

76

L’identikitLe cifre del business

Il termometro

859 859882 900936

399 428 410438 451*

48,2%48,8%48,5%46,5%

2009 2010 20132011 2012

48,7%

MercatopotenzialeRicchezza finanziariadetenuta da famigliecon più di 500.000 euro

MercatoservitoRicchezza finanziariagestita da istitutidi Private Banking

QuotePrivate BankingServito/potenziale

* Dato al 30/9/2013

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

5959

64 63

7273

76

Percentuale di clienti che hanno espresso un giudizio di eccellenzaper il proprio istituto di riferimento. Dati percentuali

Chi sono i clienti

2% 3%

21%

26%30%

18%

Fino a34 anni

36-44anni

45-54anni

55-64anni

65-74anni

75 annie oltre

Divisione per fascia d’età

I voti al servizioLa soddisfazione nel dettaglio dei clienti serviti dal private banking

Fonte: AIPB, Analisi del mercato servito dal Private Banking in Italia

L e private bank italia-ne non vogliono ce-dere il passo. Neiprimi 9 mesi dell’an-

no, le masse gestite hannosuperato i 451 miliardi di eu-ro, in leggero progresso ri-spetto al saldo di dicembre2012 di 438 miliardi. Meritodi una raccolta netta sostan-zialmente stabile, più 0,9% edi un marginale effetto mer-cato pari al 2%. Difficile faredi meglio sotto i colpi dellalunga recessione appena ar-chiviata. Ma per le strutturebancarie dedicate ai clientidi fascia alta, si sta per aprireuna ghiotta opportunità:mettere le mani sui capitaliregolarizzati per effetto deldecreto legge n 4 del 2014,che disciplina la cosiddettavoluntary disclosure chedeve essere convertito in leg-ge entro fine marzo.

Numeri Si tratta della procedura

che consentirà ai contri-buenti di regolarizzare tra-mite un meccanismo di au-to-denuncia, i capitali nondichiarati detenuti all’estero.Sul piatto c’è un bottino po-tenziale tra i 150 e i 200 mi-liardi. Difficile, però, defini-re con esattezza i numeridell’operazione. Soprattuttoperché, a differenza del pre-cedente scudo fiscale, le con-dizioni per la sanatoria sonomolto più onerose: non c’èanonimato, le imposte dovu-te dovranno essere pagateper intero ed è previsto sol-tanto uno sconto sulle san-zioni amministrative perl’omessa o errata compila-zione del quadro RW delladichiarazione dei redditi, ri-dotte alla metà del minimo(se il contribuente decide dirimpatriare i capitali o man-tenerli in Paesi «white list»,che consentono lo scambiodi informazioni con l’Italia,altrimenti il bonus è ridottoa un quarto del minimo).

Senza dimenticare i rilievidi natura penale. La norma-tiva, infatti, esclude la puni-bilità per infedele e omessadichiarazione e prevede unariduzione di pena fino allametà per dichiarazione frau-dolenta (mediante fatturefalse) ma non contempla al-cun salvacondotto per altrieventuali reati di natura tri-butaria o connessi all’evasio-ne. Vale la pena ricordare,inoltre, che la voluntary di-

sclosure sarà attivabile acondizione che non sia giàpartito l’accertamento daparte dell’Agenzia delle En-trate, dovrà riguardare la to-talità dei capitali detenuti al-l’estero e garantire la pienacollaborazione da parte delcontribuente.

Ragionamenti «Il costo oscillerà a secon-

da del periodo in cui sonostate costituite le attività al-l’estero», spiega FrancescoFanti, responsabile «AreaPrivate» della Banca Montedei Paschi di Siena. Ci sonocasi in cui l’adesione alla vo-luntary disclosure è pratica-mente scontata. «Un tipicoesempio è quello dell’eredeche vuole regolarizzare un

lascito prodotto da redditievasi in passato. Saranno iprimi ad aderire, perché ilcosto sarà relativamentecontenuto, attorno al 10%»,stima Stefano Grassi, diret-tore finanziario di Banca Ge-nerali, che aggiunge: «Bendiversa l’ipotesi di capitalicostituiti da un imprendito-re a seguito di evasione fi-scale in periodi ancora ac-certabili: tra aliquota Irpef,addizionali, Iva, interessi esanzioni, si arriverà a pagarequasi il 100% del capitale oc-cultato».

Ma, una volta chiusa la fi-nestra per l’adesione alla vo-luntary disclosure, il 30 set-tembre 2015, il conto potreb-be essere ben più salato.«Nel caso di omessa compi-lazione del quadro RW, po-trebbero arrivare fino al30% dell’importo non di-chiarato se l’attività è dete-nuta in paesi Black List. Lesanzioni per omessa ed infe-dele dichiarazione potrebbe-ro arrivare fino al 240% del-l’imposta omessa», avverteFanti. D’altra parte, a seguito

degli accordi promossi in se-de internazionale da StatiUniti e Ocse sullo scambioautomatico di informazionitra Paesi, il contesto norma-tivo in materia di monitorag-gio fiscale è cambiato radi-calmente. «La voluntary di-sclosure sarà l’ultima grandeoccasione che il contribuen-te ha per regolarizzare leproprie posizioni con il fi-sco», chiosa il responsabileprivate banking di Mps. Esecondo Grassi, proprio l’Ac-cordo bilaterale con la Sviz-zera, in fase di gestazione,potrebbe accelerare l’adesio-ne alla voluntary disclosureda parte dei contribuenti.

ServiziDato il profilo dei contri-

buenti che saranno coinvoltinella procedura di autode-nuncia, le private bank ita-liane sono candidate natura-li ad accogliere i capitali rim-patriati. Si parla di circa 40-50 miliardi di euro.

Ma come si stanno muo-vendo? «Abbiamo predi-sposto un team dedicato di10 persone a livello centralee 35 specialisti sul territorio,a supporto di Private banker,reti di filiali e centri Pmi»,racconta Fanti, secondo cuigli strumenti principe cheandranno a catturare i flussidi ritorno saranno, ai finidell’ottimizzazione fiscale,gestioni patrimoniali, pro-dotti assicurativi e servizi fi-duciari. Banca Generali stavalorizzando in particolareproprio i servizi fiduciari:«saranno la soluzione privi-legiata per centralizzare lagestione di un coacervo diattività mobiliari detenutepresso più istituti, oltre a im-mobili, partecipazioni, credi-ti e opere d’arte», concludeGrassi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

” Il numero

451miliardiIl valore delle masse gestite dalle strutturedi private banking, in crescita rispetto ai 438 di fine 2012. Il patrimonio complessivo dei potenziale clienti ammonta a 936 miliardi

Scelte Nessun colpo di spugna come con lo scudo, ma le maglie si stanno stringendo

Strategie Rientro capitali esteri:prove tecniche di accoglienza Nelle casse delle banche potrebbero arrivare dai 40 ai 50 miliardi di euroA chi conviene e a chi no. La costituzione di fiduciarie tra le soluzioni praticabiliDI PIER EMILIO GADDA

Il costo può arrivare al 100%, ma se si viene scoperti la pena sale fino al 240%

Polizze e gestioni patrimoniali ad hoc per curarei capitali regolarizzati

Aipb B. Zanaboni

1984-2014

* 8,2% rendimento medio annuo composto dalla nascita al 31/01/2014Data di avvio 27 agosto 1984. Le performance passate non sono garanziadi risultati futuri. Prima dell’adesione leggere la documentazione d’offertadisponibile sul sito www.ersel.it

Fonderselil fondo italiano che vanta30 anni di storia e 30 anni di successi*

Page 29: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 29

Osservatorio Private banking

2012 2013Assistenza clientiReferente per gli investimentiAdeguatezza della consulenzaInformazioni fornite dalla banca/societàQualità dei serviziGestione degli investimentiRapporto costi beneficiProdotti di investimento(gamma offerta, adeguatezza, rendimenti)

Valutazione complessiva

66747073736559

68

73

64777477766967

57

76

L’identikitLe cifre del business

Il termometro

859 859882 900936

399 428 410438 451*

48,2%48,8%48,5%46,5%

2009 2010 20132011 2012

48,7%

MercatopotenzialeRicchezza finanziariadetenuta da famigliecon più di 500.000 euro

MercatoservitoRicchezza finanziariagestita da istitutidi Private Banking

QuotePrivate BankingServito/potenziale

* Dato al 30/9/2013

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

5959

64 63

7273

76

Percentuale di clienti che hanno espresso un giudizio di eccellenzaper il proprio istituto di riferimento. Dati percentuali

Chi sono i clienti

2% 3%

21%

26%30%

18%

Fino a34 anni

36-44anni

45-54anni

55-64anni

65-74anni

75 annie oltre

Divisione per fascia d’età

I voti al servizioLa soddisfazione nel dettaglio dei clienti serviti dal private banking

Fonte: AIPB, Analisi del mercato servito dal Private Banking in Italia

L’intervento

di ALESSANDRO DRAGONETTI*

La grande caccia del Fisco è cominciataE questa potrebbe essere l’ultima chance

L o scambio di informazioni rendela voluntary disclosure, il prov-vedimento varato dal governo

per favorire il rientro dei capitali illeci-tamente tenuti all’estero, una sceltaobbligata. Alla luce del sempre più in-cisivo impegno delle istituzioni inter-nazionali, nel giro di pochi anni (o me-si in alcuni casi) la maggior parte delleautorità tributarie dei vari Paesi si tra-smetteranno a vicenda — e in auto-matico — le informazioni sui rapportifinanziari detenuti dai contribuenti(inclusi i saldi dei conti correnti). Acollaborare saranno anche alcuni Statinoti in passato per la rigorosità delproprio segreto bancario.

CollaborazioneTale trend di contrasto all’evasione

internazionale e ai paradisi fiscali, av-viato con il G-20 di Londra 2009 e poisviluppato dall’Ue, dall’Ocse e dal Ga-fi, è ormai irreversibile. Proprio l’Ocseha presentato lo scorso 13 febbraio unnuovo modello per lo scambio auto-matico di informazioni in materia fi-scale, che sarà ufficialmente illustratonella prossima riunione dei ministridelle finanze dell’Unione europea.

Questo scenario implica, per chi hacostituito o alimentato capitali all’este-ro senza dichiararli al Fisco italiano,una presa di coscienza circa l’impossi-bilità nel mantenere tali asset al riparoda future contestazioni mosse dagliorgani dell’amministrazione finanzia-ria.

In questo quadro il governo ha deci-so di introdurre nell’ordinamento ilprogramma di «voluntary disclosu-re», disciplinato dal decreto-legge4/2014 (in attesa di conversione).L’istituto della collaborazione volonta-ria consente ai soggetti che detengonoattività e beni all’estero — e hannoomesso di dichiararli — di sanare lapropria posizione tributaria, pagandoin un’unica soluzione imposte e san-zioni (queste ultime in misura signifi-cativamente ridotta). La disclosureprevede agevolazioni anche sotto ilprofilo penale, dato che viene esclusala punibilità per alcuni reati fiscali (di-chiarazione omessa o infedele) e peraltri le pene vengono dimezzate. Laprocedura, attivabile fino al 30 settem-bre 2015, non può essere utilizzata sela richiesta è presentata dal contri-buente dopo che l’autore delle viola-

zioni ha avuto conoscenza dell’inizio diattività di accertamento fiscale o diprocedimenti penali nei suoi confron-ti.

Pro e controRispetto ad altre occasioni di rego-

larizzazione proposte in passato (con-doni e scudi fiscali), l’attuale legisla-zione non contempla più la possibilitàdi mantenere l’anonimato, né quella dipagare le imposte in maniera forfeta-ria. La necessità di versare integral-mente quanto teoricamente dovuto alFisco negli anni pregressi, sommandogli interessi e le sanzioni (pur ridotte),fa sì che l’intera procedura possa in al-cuni casi rivelarsi piuttosto onerosa.

Tuttavia, nel valutare i costi e le op-portunità della voluntary disclosure èfondamentale fare un esame criticodella situazione personale, analizzan-

do le potenziali ripercussioni (soprat-tutto in caso di possibile passaggio ge-nerazionale) della mancata regolariz-zazione. Si tratta di stimare le conse-guenze economiche ( imposte ,sanzioni ed interessi), finanziarie (im-possibilità di utilizzare i fondi detenutiall’estero) e penali (nessuna coperturae applicazione delle pene in misurapiena) che si determinerebbero in ca-so di eventuali contestazioni. L’esitodella valutazione potrebbe rivelarsiparticolarmente preoccupante.

Efficacia L’efficace implementazione dello

scambio di informazioni è così immi-nente che il 20 febbraio il ministerodell’Economia ha deciso di sospenderel’applicazione della nuova ritenuta al-l’ingresso del 20% sui flussi finanziariprovenienti dall’estero, proprio perchéle informazioni sui redditi stranieri dipertinenza di residenti italiani saran-no disponibili con lo scambio multila-terale di dati.

Avvalersi dell’opportunità oggi of-ferta significa poter rimediare a erroripassati, in taluni casi senza costi ecces-sivi oltre al pagamento delle imposte dovute, potendo contare su esimenti oattenuanti penali che in futuro non cisaranno. Non aderire significa conti-nuare ad esporsi al rischio di contesta-zioni potenzialmente capaci di erodereper intero il patrimonio costituito al-l’estero, cui vanno aggiunte le possibiliconseguenze penali.

*Partner Head of Taxdi Bernoni Grant Thornton

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Albert

LA PROTEZIONE

LA CONSERVAZIONE

LA PROTEZIONEPermaggioriinformazioni

contattare

ilnu

mero02

4335

8471

Patrimoni da proteggere,patrimoni da amministrare,patrimoni da tramandare.I professionisti di BancaAletti con i migliori consu-lenti in materia legalee fiscale, al servizio deivostri valori personali eaziendali.

Banca AlettiPrivate Banking.Servizi Fiduciarie Trust,la continuitàtra presentee futuro.

LA CONSERVAZIONE

Page 30: Corr Economia 20140224

30 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

È questione di professioneDistribuzione clientela con i patrimoni più consistenti per professione

15%

23%22%

28%

12%

Imprenditori

Liberiprofessionisti

Commercianti,artigiani/altro

Lavoratoriautonomi

62%

7,8%

3,2%

4%

Dirigenti

Funzionari/quadri

Impiegatiinsegnanti

Lavoratoridipendenti

18,8%

4,2%

Pensionati

Altre posizioni

Posizioni nonprofessionali

Il fattore successione

Pensi alla sua situazione familiare, ritiene che lei potrebbe trovarsia dover affrontare un passaggio generazionale?

Sì, avrò questoproblema

e non ho ancoraprovveduto

Sì, avrò questoproblema

e ho giàprovveduto

Non avròquestoproblema

35%

Imprenditori

28%

37%

Sì, avrò questoproblema

e non ho ancoraprovveduto

Sì, avrò questoproblema

e ho giàprovveduto

Non avròquestoproblema

26%

26%

48%

Clientidi strutture

private

RPFonte: AIPB, Analisi del mercato servito dal Private Banking in Italia

Sinergie Quando oltre alla cura del patrimonio c’è anche una società creata in famiglia a cui pensare

Aziende Dai trust ai servizi fiduciari:le strategie della staffetta fra generazioniIl 35% degli imprenditori italiani non ha ancora pensato al futuro dell’attivitàEcco come si possono dirimere le questioni ereditarie nel mondo globaleDI PATRIZIA PULIAFITO

C on la crisi e i nuovi assetti fa-miliari, la gestione e il passag-gio generazionale dei grandicapitali si fanno più comples-

si. Così, i banker, chiamati a nuoviruoli, devono studiare per essere al-l’altezza del compito e rispondereadeguatamente alle nuove esigenze.Per le famiglie facoltose preservare e,possibilmente, valorizzare il patrimo-nio, sono, da sempre, preoccupazioniforti. Soprattutto, quando c’è di mez-zo anche un’attività imprenditoriale. Oggi, gli assilli sono aggravati da uncontesto economico difficile che met-te a rischio tutto, in particolare il futu-ro delle aziende.

«La concorrenza straniera, l’altocosto del lavoro, la pressione fiscale ela perdita di competitività — spiegaAndrea Jesi Ferrari responsabile Di-rezione private banking di CassaLombarda — fanno temere per lacontinuità aziendale. Ma non solo. Apreoccupare la vecchia generazione,ci sono anche i mutati stili di vita deigiovani che si allontanano dall’azien-da e, non sempre, ci tornano per suc-cedere a padri e nonni sulla tolda del-la nave. Così, in alcuni casi, il vecchioimprenditore si convince a vendere,quando non è possibile affidare il ti-

mone a un manager esterno». Quan-do si arriva alla cessione, uno dei nuo-vi ruoli del private banker, è quello diaiutare l’imprenditore a valorizzare almassimo l’asset azienda.

Percorsi«Se, invece, l’impresa entra nell’as-

se ereditario — spiega Paolo Molesi-ni, amministratore delegato di IntesaSanpaolo private banking — tra gliaspetti più complessi da gestire nelprocesso successorio, ci sono le pro-blematiche di family governance. Inquesto caso, il compito del privatebanker deve essere quello di ottimiz-zare l’interscambio tra patrimonioaziendale e familiare, oltre all’aspettofiscale».

Al private banker si richiedono,dunque, una serie di altre specializza-zioni. «Le diverse aree di intervento,nel passaggio generazionale, — pro-segue Molesini — vanno dall’assi-stenza nelle materie del diritto di fa-

miglia, al diritto societario per la pia-nificazione di strutture patrimoniali eassetti societari, dai servizi fiduciari,ai trust e fondazioni, fino all’assisten-za in tema di pianificazione fiscalenazionale e internazionale». In prati-ca, il private banker deve riuscire aimporsi come referente privilegiatoed essere in grado di creare sinergiecon tutti gli attori coinvolti nell’opera-zione: professionisti e componentidella famiglia.

«Prima di tutto — aggiunge JesiFerrari — è fondamentale stabilirerelazioni solide con i giovani, per unacontinuità di servizio, oltre ad appro-fondire la conoscenza del patrimoniofamiliare nel suo complesso, mobilia-re, immobiliare e aziendale, per dareconsigli adeguati». In particolare, og-gi, con il 35% degli imprenditori HighNet Worth, che dichiarano di doverancora affrontare il delicato processodella transizione, la sfida si fa dura.Bisogna affrettarsi a studiare e attrez-zarsi per acchiappare la sostanziosafetta di clientela. «La sfida — confer-ma Riccardo Ardigò, responsabileprodotti e servizi di Ubs Wealth Ma-nagement — è riuscire a interpretareal meglio le nuove abitudini e modali-tà di interazione delle giovani genera-zioni, sviluppando modalità di dialo-go più adeguate ai tempi, come nuovi

canali di comunicazione online, por-tali Internet e piattaforme, per instau-rare un rapporto costante, diretto einterattivo».

ModelliUbs, in questo senso ha già fatto

dei passi, come un grosso investimen-to nella piattaforma tecnologica inter-na, per trasferire, in modo efficace lapropria view sui mercati, per coglierele opportunità e tradurle in idee di in-vestimento. «Le banche private chehanno come obiettivo quello di gesti-re i grandi patrimoni, non possono,oggi, non disporre di strutture specia-lizzate e dedicate al tema del passag-gio generazionale — dice Andrea Ra-gaini amministratore delegato di Banca Cesare Ponti —. Uno dei com-piti principali del banker è quello diaccompagnare il cliente nelle diffe-renti fasi della pianificazione succes-soria, che parte dalla consapevolezzadi affrontarla per tempo e passa attra-verso l’analisi delle differenti soluzio-ni possibili, per concludersi con la fa-se finale di esecuzione delle scelte ef-fettuate. E se il cliente non ci arriva dasolo,è compito del banker fargli na-scere l’esigenza di affrontare il tema,sempre usando la massima sensibili-tà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Portafogli

Borsa e high yield: ecco gli assetdove dare la caccia al rendimento

L’ alternanza degli sce-nari economici, finan-ziari, normativi e fi-

scali, nell’ultimo periodo, hamesso sotto pressione anche iricchi portafogli delle fami-glie facoltose. Che, non poten-do più contare sulla spiaggiasicura del reddito fisso, sonostate obbligate a ripensare al-la struttura del proprio patri-monio, non solo finanziario.

La sfida, oggi, è individua-re soluzioni reattive al cam-biamento e f lessibili aglieventuali futuri imprevisti.«Non si tratta di una sfida dapoco — commenta FrancoDentella, vice direttore gene-rale di Banca Aletti (gruppoBanco Popolare) —. Perché,nell’attuale contesto, con ren-dimenti in progressiva ridu-zione, diventa sempre più dif-ficile ottenere un flusso fi-nanziario positivo e adeguatoalle proprie esigenze che è dasempre uno dei principaliobiettivi dei clienti private eun risultato a cui sono sem-pre stati abituati». E AndreaRotti, direttore investimentigestioni patrimoniali Ersel,aggiunge: «Con la compres-sione dei rendimenti per con-seguire maggiore redditività,oggi, è inevitabile assumersiun po’ di rischio in più. Sareb-be opportuno inserire in por-tafoglio una percentuale, an-che minima, di azioni».

Ma quali titoli? «Dal se-condo semestre 2013 — pro-segue Rotti — si guarda mag-giormente all’Europa per ilpotenziale di ripresa degli uti-li aziendali e le valutazioni

ancora ragionevoli. Siamo, in-vece, meno convinti sui Paesiemergenti, non tanto per levalutazioni, quanto per i flus-si d’investimento ancora in-certi, a causa di criticità pre-senti in alcune aree, come laTurchia».

Per ottenere una maggiorediversificazione e contenere ilrischio, Ersel, privilegia i fon-di azionari e per proteggeregli investimenti fa ricorso aglistrumenti monetari, con oriz-zonte temporale di uno/dueanni, mentre per i portafoglisuperiori a 2,5 milioni di eu-ro, si utilizzano anche fondi

alternativi single manager estrategie Ucits alternative. Inparticolare long/short equitye prodotti total return emarket neutral.

Che, per i più facoltosi, siaarrivato il momento di pren-dere il coraggio di assumereun rischio maggiore, rispettoagli anni passati, è d’accordoanche Paolo Moia, responsa-bile area asset managementBanca Profilo che consigliaun’esposizione più rilevantesu corporate bond, titoli hi yield, obbligazioni subordi-nate bancarie e naturalmenteazioni. E dice: «Il portafogliomedio dovrebbe essere com-posto da circa un terzo diazioni, la metà di titoli obbli-gazionari a media scadenza,con diverso merito di creditoe una piccola percentuale dimaterie prime».

Secondo Dentella per uncliente di profilo medio, un’al-locazione finanziaria ideale,potrebbe essere così compo-sta: 30% di obbligazioni go-vernative area Euro (compre-so i periferici), con l’obiettivodi stabilizzare i rendimenti,mentre per generare perfor-mance, nel portafoglio do-vrebbe entrare un 30% di ob-bligazioni corporate, invest-ment grade e high yield (pri-vilegiando le emissioni ineuro e con un attento monito-raggio delle valute) e una per-centuale variabile, da concor-dare con il cliente, di titoliazionari legati alla ripresaeconomica globale.

P. PU.© RIPRODUZIONE RISERVATA

25%I lavoratori autonomi, clienti private, che sono interessati ad una consulenzaper il passaggio generazionale

I numeri

73%La percentuale di clienti che si definisce soddisfatta del servizio e che utilizza strutture dedicate di private banking. La percentuale di soddisfatti tra chi invece non utilizza il private banking scende al 69%

69%La quota di clienti che si dichiarano interessati a trovare anche un servizio completo di protezione della salute propria e del nucleo familiare nel pacchetto di sostegno finanziario/patrimoniale offerto dalle strutture private

Osservatorio Private Banking

P I Ù VA L O R E A L VA L O R E .

Page 31: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 31

Page 32: Corr Economia 20140224

32 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

Trend Verso un mercato dove ogni prestazione dovrà avere un prezzo e una ragion d’essere

Consulenza Tariffe «tutto compreso»Che cosa c’è nei menu dei banker Ai patrimoni medio alti consigli personalizzati con prezzi annuali fino al 2%DI PIEREMILIO GADDA

L a consulenza si pagas e m p r e . A n c h equando i costi delservizio sono nasco-

sti tra le pieghe delle com-missioni di gestione di unprodotto, pronti a essere re-trocessi ai canali distributiviche l’hanno collocato. Tra lestrutture di private banking,però, sta prendendo piedeun modello alternativo diconsulenza: il servizio diadvisory viene remuneratoa parcella, in modo esplicito,attraverso una tariffa flatche comprende anche i costidi transazione ed esecuzionedegli ordini. Un fenomeno increscita, se è vero che, dicel’Aipb, il peso della consu-lenza a pagamento sui mar-gini delle strutture di privatebanking è raddoppiato tra il2009 e il 2012, passando da

un minuscolo 2% ad un4,1%, ancora marginale madestinato, pare, a un fortesviluppo, in vista della diret-tiva Mifid II.

EsempiA parcella funziona, ad

esempio, il servizio Advicedi Fineco, lanciato nel 2008e dedicato a patrimoni supe-riori a 250 mila euro: il clien-te sceglie tra otto portafoglimodello costruiti attingendoa una piattaforma multi-as-set (fondi, etf, obbligazioni,pct ecc.) e riconducibili a tremacro obiettivi di rischio-

rendimento: conservazione,stabilità e rivalutazione delcapitale, con commissionimassime rispettivamentedello 0,55%, 1,6% e 2,2%.«Seimila clienti hanno giàscelto questo servizio. Par-liamo di masse gestite per1,8 miliardi di euro, il 12%del patrimonio riferibile allaclientela private», spiegaCarlo Giausa, direttore ser-vizi d’investimento e wealthmanagement di Fineco. Il re-stante 88% preferisce inveceoptare per il servizio tradi-zionale gratuito, meno sofi-sticato in termini di diagnosidel portafoglio, monitorag-gio e reportistica e costruitoprevalentemente su prodottidel risparmio gestito.

I clienti private italiani,del resto, sono abituati a ri-cevere il supporto gratuito del proprio banker, senzamai interrogarsi con troppapervicacia, però, sulla quali-tà dei consigli che ricevono.Il sistema della flat fee èquello utilizzato anche daUnicredit private bankingcon il servizio My Globe. Lacommissione (massimo 1%del patrimonio gestito)comprende i servizi bancaritradizionali, costi di nego-ziazione e fee di ingresso deifondi, più la consulenza.

«Il 30% dei clienti privateha scelto questa opzione —calcola Eugenio Lamedica,responsabile investment ewealth advisory di Unicreditprivate banking —. Ai patri-moni sopra i 10 milioni dieuro offriamo anche, in ag-giunta, una consulenza spe-cialistica di tipo aziendale sumicro-operazioni di M&A,su temi fiscali e legali, com-pravendite immobiliari epassaggi generazionali».

Un pacchetto di opzioni

che Banca Fideuram offre aiclienti con asset sopra i 2,5milioni, nell’ambito del ser-vizio Sei: «Rispetto a quelladi base, il cui costo è incor-porato nel prezzo dei pro-dotti, questa consulenza piùevoluta parte dall’analisi dei

bisogni del cliente in seiaree: tutela, previdenza, li-quidità, riserve, investimentied extra-rendimento», spie-ga Antonello Piancastelli,amministratore delegato diFideuram Vita e coordinato-re servizio private banking

di Banca Fideuram. L’hascelta il 35% dei clienti pri-vate e costa dallo 0,1% all’1%in base all’entità del patri-monio in gestione.

Anche Banca Euromobi-liare dispone di un serviziodi consulenza a pagamento,

Advisory Suite, con tariffacompresa tra l’1 e l’1,60%,che comprende indicazionidi asset allocation, propostedi portafogli modelli, repor-tistica evoluta e selezionedegli strumenti finanziari.Su un totale di 20.000 fami-glie private, 13.204 hannogià optato per questo tipo diservizio. «Gli altri — sugge-risce Roberto Maugeri, re-sponsabile marketing e bu-siness development di Ban-ca Euromobiliare — hannosolo la gestione patrimonia-le e non necessitano di unservizio più completo».

Duplicazione La consulenza a paga-

mento pone però una que-stione di duplicazione deicosti: già presenti in formaimplicita sotto forma dicommissioni di distribuzio-ne (per esempio nei fondicomuni) e replicati, quindi,dalla parcella. Non è semprecosì. «Se nel portafoglio delcliente sono presenti stru-menti con commissioni im-plicite, ad esempio fondi esicav, la banca applica unosconto sulla parcella di con-sulenza corrispondente alla retrocessione riconosciutadalle società emittenti», ri-corda Giausa di Fineco. Nelcaso di Banca Euromobilia-re, invece, la commissioneFlat si applica nella misuradel 100% sulle somme am-ministrate, al 50% per i fondicomuni e al 30% sui prodottiassicurativi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In pistaper consulenzeformato 2.0

N on è ancora l’addio aipalazzi austeri e lucidi

che ospitano gli uffici deibanker. E forse quel momentonon arriverà mai. Ma anche leprivate bank devono cambia-re. Entrare in modalità 2.0 perincontrare una clientela sem-pre più avvezza all’uso dellenuove tecnologie.

Secondo un’indagine del-l’Aipb, l’associazione di cate-goria, oggi il 91% dei clientiprivate usa il personal com-puter e di questo l’87% persvolgere attività che ruotanoattorno alla finanza. Su 100intervistati, 59 hanno unosmartphone, 39 un tablet ecirca i due terzi di coloro cheutilizzano un dispositivo mo-bile se ne serve per accedere aservizi finanziari di vario ge-nere. Ciò non significa che ilcanale «fisico» stia diventan-do marginale. In media, infat-ti, i clienti hanno un contattodiretto con il proprio referente14 volte l’anno e nell’84%dei casi lo incontrano pressogli uffici della banca, solo sal-tuariamente in ufficio (17%)e al proprio domicilio (10%).

Sempre più spesso, tutta-via, il tecno-cliente cerca disviluppare la relazione con ilbanker attraverso un mix distrumenti e occasioni diffe-renti. Come rispondono le pri-vate bank italiane al crescen-te bisogno di high tech? La

maggior parte degli operatoridispone ancora di piattafor-me basilari per l’Internetbanking, con funzioni preva-lentemente informative. Dal-l’indagine dell’Aipb si evince,però, che già oggi 15 opera-tori hanno arricchito il propriohome banking con servizi direportistica avanzata per ilportafoglio e funzioni dispo-sitive di trading online tradi-zionale.

Le previsioni indicano chenel 2015 solo un’esigua mi-noranza continuerà ad usarel’Internet banking per le solefunzioni di carattere informa-tivo, mentre la maggioranzaavrà abbracciato un modellopiù evoluto: il web sarà utiliz-zato non solo per l’accesso areportistica di tipo avanzato,ma anche per la sottoscrizio-ne delle proposte di consu-lenza formulate al cliente,eventualmente da effettuaremediante firma elettronica inun momento successivo al-l’incontro con il banker. In te-ma di nuovi canali di eroga-zione del servizio, il 60% de-gli operatori dichiara l’inten-zione di potenziare il contattoa distanza nei prossimi anni,ad esempio attraverso sistemidi web-conference. Il 12%delle private bank intenderafforzare solo il team di spe-cialisti, mentre il 24% nonprevede alcun cambiamentonelle modalità di contatto traclienti e consulenti.

P. E. G.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Osservatorio Private banking

L’advisory apagamento valeil 4% dei margini delle banche

Aipb Il presidenteMaurizio Zancanaro

1 La sfida

Vince la sicurezza

31/12/2009 30/9/2013

9,2%6,7% Prodotti assicurativi

16,8%16,1% Gestioni patrimoniali

16,7%12% Fondi comuni di investimento

0,5%

0,6%0,3% Etf

10,3%13,7% Azioni

13%14,6% Titoli di Stato

12,1%16,2% Altre obbligazioni

7,5%9,8% Obbligazioni bancarie proprie

2,4%Altri

11,4%10,1% Liquidità

Fonte: AIPB, Analisi del mercato servito dal Private Banking in Italia. Dati al settembre 2013 RPirola

1 L’evoluzione dei portafogli

L’ oro è volubile, non è un asset risk free (senza rischio)e non stacca frutti periodici, come le cedole dei titoli di

Stato o i dividendi azionari, non è proprio comodo da cu-stodire, ma tenerlo in portafoglio aiuta a difendersi nei momenti critici, soprattutto nelle fasi di grande tensione sui mercati finanziari, anche per motivi di politica interna-zionale. Se , in questi giorni si guarda il grafico dell’oro, balza subito all’occhio, la pesante perdita di quasi il 31 per cento (valorizzata in euro) dai massimi storici di settembre 2012, toccati dopo una lunga corsa. Il perché lo spiega Paolo Manuelli responsabile del dipartimento di Wealth Management di Banca Etruria che, nell’oro ha una lunga tradizione per il legame con il distretto orafo aretino. L’isti-tuto toscano ha sviluppato una linea di prodotti dedicati ai risparmiatori, come il Conto in Oro Finanziario e il Deposito in Oro Fisico. «Il motivo della flessione nelle quotazioni — spiega Manuelli — va ricercato nella natura estremamente volatile del metallo giallo, le cui quotazioni salgono di fron-te alle crisi macroeconomiche e geopolitiche e scendono, anche vertiginosamente, quando il clima si rasserena. Negli ultimi diciotto mesi, l’intervento di Draghi a difesa dell’euro, i dati positivi sull’economia americana e la percezione sulle prospettive di quella globale, hanno fatto perdere valore all’oro». In compenso, le quotazioni del metallo giallo sono schizzate alle stelle (+ 79 per cento), da gennaio 2010 a settembre 2012, periodo in cui il debito sovrano europeo è andato sotto pressione dei mercati finanziari e la bufera imperversava sui mercati azionari. «In questo caso — prosegue Manuelli, — l’oro ha ridotto le perdite del porta-foglio, svolgendo il suo ruolo di stabilizzatore della perfor-mance. Per questo motivo, ai clienti private, consigliamo di tenerne sempre in portafoglio una percentuale minima del 3 per cento».

P. PU.© RIPRODUZIONE RISERVATA

In portafoglio serve un po’ d’oro

Page 33: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 33

LA POSTADETRAZIONE 50%

Tinteggiatura senza scontiDevo sostenere spese pertinteggiare alcune pareti ecambiare la tappezzeria.Posso beneficiare dell’ali-quota Iva ridotta al 10% edella detrazione fiscale del50% della spesa da suddi-videre in 10 anni?

Lettera firmata - via email

Le spese relative alla tinteg-giatura, e alla posa della tap-pezzeria, rientrano tra lemanutenzioni ordinarie equindi non fanno parte diquelle che possono benefi-ciare della detrazione del50% sulle ristrutturazioniedilizie. È invece possibileusufruire dell’aliquota age-volata del 10% per le presta-zioni di servizi relative agliinterventi di ristrutturazio-ne ordinaria realizzati sugliimmobili a prevalente desti-nazione abitativa.

DICHIARAZIONE REDDITI

Le spese sanitarie nelle case di curaMia madre, ricoverata inuna casa di cura, è mortaai primi di gennaio 2014.Volevo sapere se è possibi-le scalare la retta che è sta-ta pagata da mia madrenel 2013, suddividendolaal 50% tra me e mio fratel-lo (non esistono altri ere-di). La casa di cura ci hacomunicato che farà unadichiarazione unica a no-me di mia madre.

Lettera firmata - via email

Tutti gli oneri detraibili se-guono il principio di cassa.

La spesa per la casa di curasostenuta nel 2013, solo perla parte relativa alle spesemediche e paramediche diassistenza specifica, dovràessere inserita quindi nelladichiarazione dei redditi re-lativa al 2013 e ancora dicompetenza della mamma.

CONDOMINIO

La vendita di beni comuniIl condominio vuole ven-dere l’appartamento delportinaio. Quale maggio-ranza serve? Alcuni con-domini sostengono che orabastano 667 millesimi enon è più richiesta l’una-nimità. E’ proprio così?

Lettera firmata - via email

La vendita o la permuta diuna parte comune dell’edifi-cio, come la portineria, ènulla senza il consenso ditutti i condomini (Cassazio-ne 26/11/1998, n. 11986). E’invece possibile cambiarnela destinazione con il votofavorevole dei 4/5 dei parte-cipanti al condominio e i 4/5del valore dell’edificio (arti-colo 1117-ter del Codice civi-le).

RENDITE FINANZIARIE

Così il bollosui depositi Ho ricevuto la comunica-zione di addebito dell’im-posta di bollo per il 2013. Aparte la sorpresa di scopri-re che anche un conto li-quidità paga l’1,5 per mil-le, ho notato che l’aliquotaè stata applicata sul saldoal 31/12/2013. È correttofare riferimento al saldo fi-nale anziché alla giacenzamedia dell’anno?

Lettera firmata - via email

Dopo le modifiche apportatedal decreto legge n. 16 del2012, l’imposta si applica sututti i depositi a risparmio,compresi i conti deposito o iconti liquidità. Per calcolarel’imposta si deve tenere contodel valore dei prodotti finan-ziari al termine del periodorendicontato. In pratica, in caso di rendiconto trimestra-le si applicheranno tre dodi-cesimi dell’imposta sul saldodel trimestre. Se il rendicon-to è annuale, l’intera imposta

si applica tenendo contodel saldo di fine anno.Dal 2014 l’aliquota è sa-lita al 2 per mille.

SUCCESSIONI

Come soddisfarela legittimaSe si lascia in eredità unappartamento a un figlio,questi può soddisfare condenaro proprio la quota dilegittima dei due fratelli,nel caso in cui la liquiditàcontenuta nel patrimoniocaduto in successione nonfosse sufficiente?

Lettera firmata — via email

In linea di diritto la rispostaè negativa: la legittima deveessere soddisfatta con benicompresi nell’asse eredita-rio. Sul tema la giurispru-denza di Cassazione è prati-camente unanime. Ma c’èspazio per l’autonomia pri-vata: a fronte di un testa-mento con il quale il padrelascia l’unico appartamentoa un figlio, con obbligo, a ca-rico di quest’ultimo, di sod-disfare la legittima dei fra-telli con denaro proprio, ifratelli potrebbero certa-mente ottenere dal giudicedi essere cointestati sull’ap-partamento. Tuttavia nullavieta che, con l’accordo ditutti i coeredi, la volontà te-stamentaria venga eseguita.

Happy euro a cura di Elfo & Felix Petruska

Per segnalare casi e disavventure o chiedere chiarimenti scrivete a: Corriere Economia, via Solferino 28, 20121 Milano E-mail: [email protected]. Fax: 02-62827604

ww

w.c

orri

ere.

it

RispondeMassimoFracaro

28 venerdìModello CudEntro oggi i sostituti d’imposta devono ri-lasciare le certificazioni delle ritenute ope-rate nel corso del 2013, come il modello unificato di certificazione (Cud).Comunicazione IvaScade il termine di presentazione della co-municazione annuale dei dati.IvaRegistrazioni di fine mese.Fondi rustici Va presentata la denuncia per i contratti stipulati non in forma di atto pubblico oscrittura privata autenticata e per quellirinnovati nel corso dello scorso anno e vaversata la relativa imposta, nella misuradello 0,5% con il minimo di 67 euro (codice108T - fondi rustici).Inps Occorre trasmettere all’Inps via Internet ladenuncia per i pagamenti effettuati nelmese precedente a dipendenti e collabora-tori parasubordinati.Studi di settoreI contribuenti soggetti agli studi possonocomunicare le cause che giustificano leanomalie o gli scostamenti relativi alla di-chiarazione Unico 2013, tramite il pro-gramma scaricabile dal sito dell’Agenziadelle Entrate.Revisione auto e moto Vanno sottoposte a controllo le auto im-matricolate nel 2010 con data della cartadi circolazione compresa tra il primo e il 28febbraio. Da sottoporre a revisione anchele auto già revisionate, sempre in febbraio,nel 2012. Stesse regole per le moto imma-tricolate e i ciclomotori.

2 domenica(Scadenze prorogate a lunedì 3)Contratti di locazione Se non si è optato per la cedolare secca,

deve essere versata l’imposta annuale diRegistro del 2% sui contratti di affitto didurata superiore a 30 giorni, sottoscritti al-l’inizio del mese di febbraio, se nuovi e re-datti in forma scritta, con inizio dalla stessadata se verbali e per quelli rinnovati. Il ver-samento si effettua in banca, in posta o dalconcessionario con i modelli F23 o il nuovomodulo F24 con elementi identificativi(ELIDE). Questi i codici per il modello F23:115T prima annualità; 112T annualitàsuccessive; 107T intero periodo; 114T pro-roghe. Per il modello F24: 1500 locazioneiniziale, 1501 annualità successive,1503 risoluzione,1504 proroghe. Per gli stessi contratti entro oggi può essere esercitatal’opzione per la cedolare secca. Chi intendeavvalersi del regime della cedolare seccapuò esercitare l’opzione in sede di registra-zione del contratto compilando il nuovomodello «RLI» che sostituisce dal 2 feb-braio il modello Siria e il modello 69 (fino al31 marzo si possono usare ancora i vecchimoduli). IrapScade il termine per l’opzione (o la revoca)da parte delle imprese individuali e delle società di persone per l’applicazione del-l’Imposta con le modalità previste per lesocietà di capitali, da effettuare in via tele-matica.Ravvedimento sprintEntro oggi possono essere sanati i versa-menti scaduti il 17 febbraio, con la sanzio-ne dello 0,2% per ogni giorno di ritardo, ol-tre agli interessi dell’1% annuo. Canone tvUltimo giorno per sanare il canone scadutoil 31 gennaio (sanzione par a 4,41 euro, daversare sul c/c postale 104109, intestatoad Agenzia entrate, dir. prov.I uff. territoria-le Torino 1) .

PAOLO DUBINI© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le scadenze della settimanaL M M G V S D

24 25 26 27 28 1 2

AZIENDE INFORMANO A cura di RCS MediaGroup Pubblicitàgraficocreativo

Leader nel settore dell’energiasolare, Yingli Green EnergyHolding Company Limitedcommercializza i suoi prodotticon il marchio “Yingli Solar “. Direcente ha realizzato - insiemea SolarAid - un piccolo impian-to fotovoltaico per una scuolain Zambia, costruita grazieall’UNHCR (l’Alto Commissaria-to delle Nazioni Unite per i Rifu-giati), con il supporto preziosodei partner Atama Solar Energy,Kingspan Energy e Solar RoofSystems.Nel 2013 Yingli ha raccolto assie-me ai partner oltre 24.000 euro,donati a SolarAid per consentiredi utilizzare l’energia fotovoltai-ca, grazie al programma ‘LighterLearning’, con l’obiettivo di au-mentare l’accesso all’educazio-ne per i bambini delle comunitàpovere in Zambia, illuminandocon piccoli sistemi fotovoltaici12 scuole nel Paese africano.L’UNHCR ha iniziato a costruirela scuola nel settembre 2008 peraccogliere i molti bambini rifu-giati dell’area: Mayukwayukwa èuno dei campi profughi, a 300km da Lusaka. Ospita attual-mente circa 15.000 rifugiati.

La scuola di Mayukwayukwa

A pochi mesi dal lancio diDreher Lemon Radler, un son-daggio effettuato da Heinekenin partnership con la Direzio-ne Pubblicità di RCS rivela laconoscenza e l’apprezzamentodegli italiani per la nuovabevanda di Heineken.Il 57% degli intervistatidichiara di conoscereDreher Lemon Radler:tra questi, il 44% l’haprovata e il 7% la beveregolarmente. Il 67%del campione sache va consumataa una temperaturacompresa tra i 3 e i 5gradi e a uno su dueè noto che Heinekenla produce intera-mente in Italia.1.635 le intervisteeffettuate, con l’in-tento di indagare illivello di conoscenzadegli italiani sullanuova bevanda abase di birra (40%) e succo dilimone, appartenente alla cate-goria “Radler”, già apprezzatada tempo in altri Paesi europei,come Francia, Germania e In-ghilterra.Secondo i dati, il 28% degliitaliani sa cosa è una Radler etra chi l’ha assaggiata il 59%descrive correttamente il gustocome armonico, fresco ed equi-librato e più della metà (51%)sa che ha una gradazione alcoli-ca compresa tra 1 e 3 gradi.Il 60% dei partecipanti al son-

daggio, inoltre, sa che la Radlerè una bevanda particolarmentediffusa al nord e il 27% conoscel’origine del nome. Il 46% degliintervistati dichiara che la Radlerè perfetta quando si ha molta

sete e il 24% vede l’ape-ritivo come il momentoideale per berne una.Dall’indagine emergechiaramente, quindi, cheDreher Lemon Radlerha fatto da traino a que-sta tipologia di bevanda

sul mercato italiano,riscontrando succes-so e facendo appas-sionare gli italiani.Un ottimo risultato,se si pensa che ilnuovo prodotto èstato lanciato in Ita-lia soltanto nella pri-mavera dello scorsoanno.Il merito è sicura-mente attribuibi-le sia alla qualità

dell’ultima nata in casa Hei-neken - che aggiunge al piaceredi una delle migliori birre lageritaliane, la Dreher, il gusto fre-sco del succo di limone, con unridotto contenuto di alcol (2%)e un gusto naturale ed equili-brato -, sia alla spiritosa cam-pagna di comunicazione, conil claim “È tempo di Limonare”,riproposto a tutte le età, coin-volgendo in modo innovativotutti i mezzi di comunicazione,dalla Tv alla radio, dal web allacarta stampata.

DreherPremio Excellent LenovoYingli Elisabetta Franchi

È stata appena inaugurata inBelgio, ad Anversa, capitale in-discussa dell’avanguardia e deldesign, la prima boutique mo-nomarca di Elisabetta Franchi:100 mq in Schuttershofstraat,nota via del lusso nel centrocittadino. Nel negozio passa-to e presente si fondono conraffinata eleganza, riflettendoi codici dello stile secondoElisabetta Franchi: uno stilereso attraverso linee pulite edessenziali, armonizzate congli elementi storici dello spa-zio (la facciata e le pareti dimattoni). La perfetta armoniatra collezioni e arredamentone fanno il luogo ideale perincontrare la creatività di Elisa-betta Franchi…Complementi d’arredo e mate-riali si vestono dei valori pro-pri del marchio: specchi fumèalternati a superfici trasparenti,tessuti, metallo e luci soffuse simescolano come in una danza,a creare un’atmosfera emozio-nale e femminile che amplifica

il prodotto, in un gioco di pienie vuoti, studiato per far risal-tare le differenti caratteristichedei capi della Maison, grazieanche alla cura dei dettagli eall’utilizzo di eleganti tendaggiin tessuto.Gli abiti e gli accessori di Eli-sabetta Franchi si amalganoagli arredi in una sinergia cheriesce a trasmettere l’atmosferadi una boutique seducente e altempo stesso intima.Questa ennesima tappa nelpercorso di crescita di Elisa-betta Franchi conferma l’im-portanza strategica dei mercatiesteri, nonché la sua volontà diaffermarsi anche al di fuori delnostro Paese attraverso un’a-pertura capillare di boutiquemonomarca, forte di una di-stribuzione internazionale checonta 1095 boutique multi-marca e 62 monomarca (26 inItalia e 36 all’estero), collocatenelle arterie strategiche delloshopping cittadino delle princi-pali metropoli del mondo.

Promossa da CommunicationAgency, la diciannovesima edi-zione del Premio Excellent hatributato anche quest’anno - nelcorso di una serata di gala con-dotta da Tessa Gelisio all’HotelPrincipe di Savoia di Milano- speciali riconoscimenti ai pro-tagonisti dell’industria turistico-alberghiera italiana, nonché apersonalità di spicco della cul-tura, della ricerca e dello sport,impegnate nella valorizzazionedel “made in Italy”.L’autorevole Giuria presieduta daOmbretta Fumagalli Carulli hapremiato lo scienziato AntoninoZichichi, il direttore della “Gazzet-ta dello Sport” Andrea Monti, ilpilota dell’AF Corse Federico Leoe l’astronauta Luca Parmitano.Tra i premiati del settore turistico:Stefano Biscioni, Presidente ESI,Executive Search International;Gianluca Capone, Direttore Ge-nerale Radisson Blu Es. Rome;Patrick Recasens ManagingDirector Pullman & Leisure Tha-lasso Division Italy e DirettoreGenerale Pullman Timi Ama Sar-degna; Isabella e Sebastiano DeLuca, titolari Gruppo Gais Hotel;Elisabetta Fabri, Presidente &CEO Starhotels; Marino Finozzi,Assessore al Turismo Regione Ve-neto; Lidia Fiorentino, CEO e Pre-sidente Grand Hotel Excelsior Vit-toria; Christopher Cowdray, CEODorchester Collection; FamigliaZacchera, titolari Gruppo Zacche-ra Hotels. Un riconoscimento allamemoria per Antonello Passera.Info: www.mastermeeting.it

Numero uno al mondo nelmercato dei PC, Lenovo ha re-centemente nominato Aymarde Lencquesaing Presidentedella Regione EMEA (Europa,Medio Oriente e Africa), men-tre Gianfranco Lanci è statopromosso a COO (Chief Ope-rating Officer) ed ExecutiveVice-President dell’Azienda.Lanci sarà anche il responsabi-le a livello globale dell’appenaformato “PC Group” (una dellenuove 4 macro-divisioni dellasocietà), restando responsabiledella regione EMEA, cui si ag-giungono i mercati più svilup-pati della regione Asia-Pacifico(Giappone e Australia/NuovaZelanda).“Siamo oggi nella fase più en-tusiasmante della nostra storiacome Lenovo - ha commentatoYang Yuanqing, CEO e Chai-rman di Lenovo -: con un tassodi crescita che sorpassa il restodel mercato, trimestre dopo tri-mestre, continuiamo a crescerenel nostro core business, quellodel PC e al contempo ci stiamoposizionando come player im-portante nei mercati della mo-bility e dell’IT enterprise”.“Oggi esistono ancora grandiopportunità di crescita - haconcluso Aymar de Lencque-saing - per portare Lenovo alprimo posto in EMEA, anche ol-tre i PC, verso l’area definita del‘PC+’, con riferimento ai cd”.Le nuove nomine saranno effet-tive in Lenovo dal 1 aprile 2014.Info: www.lenovo.com/it

Premi Excellent peril Turismo a Milano

Yingli Green Energyper scuola in Zambia

Lenovo: leadershipnell’area EMEA

Nuova Dreher Lemon RadlerAlto gradimento anche in Italia

Debutto in Belgio per Elisabetta FranchiPrima boutique monomarca ad Anversa

Dreher Lemon Radler

Due scorci della boutique di Anversa

Page 34: Corr Economia 20140224

34 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014

li ingredienti entranoin azienda freschiogni mattina per tra-

sformarsi in oltre 80 tipidiversi di pasta secondo unsistema di produzione rigo-rosamente artigianale.Perché a Pasta & Companyfare la pasta fresca “non èsolo un lavoro ma un mododi vivere”. “E’ vero - spiegaPaola Nardo, una dei titolari- A muoverci è innanzituttola passione e il nostro inve-stimento più grande è sullabontà, perché siamo convin-ti che sia un fattore semprevincente”. E che sia vincentelo conferma il fatto che que-st’avventura, nata nel 1997dall’intuizione di tre fratelli erelative consorti, rappresen-

ti oggi una realtà importantee, pur mantenendo inaltera-te le caratteristiche di arti-gianalità e genuinità,continuia crescere e adesso bussicon forza ai mercati europeie ad un ampliamento di quel-lo interno. “Abbiamo unapresenza consolidata inPiemonte, Lombardia e inFrancia - dice Paola Nardo -ma abbiamo già mosso iprimi passi in Germania evogliamo espanderci fino aipaesi del Nord Europa”.Del tutto particolare laforma di distribuzione adot-tata dall’azienda di Rivalta.“Noi da sempre puntiamosui mercati cittadini - spiegaNardo - in primo luogo per-ché rappresentano un segnodella tradizione ma ancheun‘occasione di contattoumano: alle famiglie noioffriamo soluzioni sane eveloci per la dieta giornalieracapace di risvegliare l’appe-tito di grandi e piccini. Unapasta ripiena con un condi-mento leggero, ad esempio,è una soluzione ideale permangiare sano e appetitososenza dannarsi in cucina”.Un messaggio, questo, che

ha riscosso pieno successosotto forma di una richiestain costante crescita anchenei momenti della crisi.In questo senso la diversifi-cazione dei prodotti maanche nella distribuzione èstata risolutiva: “abbiamosperimentato i punti di risto-ro soprattutto in Francia,che hanno riscosso grandesuccesso. Puntiamo sullostreet food di qualità evogliamo allargarci anche inItalia: la nostra ricetta rima-ne quella della serietà, pro-ponendo un rapporto quali-tà-prezzo ottimale per unprodotto che nonostante inumeri in crescita vuolerimanere artigianale egenuino. È un impegnoimportante, ma lo affrontia-mo con infinita passione”.

ome per fare un gorgonzola di qualitàserve un ottimo latte, così per creareun'azienda che detiene il 40% del merca-

to servono passione, coraggio e innovazione.“Nel 1996 - spiega il Ceo di Igor,Fabio Leonardi- detenevamo il 5% della quota di mercato einiziavamo a muovere i primi passi nei mercatiinternazionali. In meno di vent'anni siamo riu-sciti a far crescere non solo la nostra azienda,ma l’intero settore e soprattutto a raggiunge-re il 50% di fatturato all'estero, di cui il 15%extra U.E.”. Un risultato ottenuto con una stra-tegia orientata alla qualità delle materie prime(il latte viene acquistato esclusivamente nellezone indicate dalla DOP), all'innovazione e alcoraggio di rischiare.“Ci siamo mossi su tre diret-trici: migliorando le caratte-ristiche organolettiche delprodotto, garantendo para-metri igienico-sanitari moltoalti e innovando le confezioni.Oggi abbiamo 22 linee diconfezionamento, progettate in esclusiva perla nostra azienda”. Igor non ha mai diversifica-to la propria produzione, concentrandosi esclu-sivamente sul gorgonzola dolce e piccante.“Lavoriamo nella zona tipica di produzione diquesto formaggio e abbiamo saputo utilizzaree integrare tutte le particolarità del nostro ter-ritorio, al quale siamo saldamente legati”.Fabio Leonardi, del resto, è stato nominato

ECCELLENZE DEL PIEMONTE

nnovare per affrontare la crisi, ma ancheper crescere e migliorare il propriomodello di business. Nord Ovest, azienda

piemontese specializzata nella logistica, haspostato il baricentro della strategia azienda-le verso la personalizzazione dei servizi “cuci-ti” ad hoc per ogni singolo cliente.“Ci siamo specializzati - spiega il revisorelegale, Giovanni Mellano - in alcuni tipi di ser-vizi dove si concentrano le competenze e leattività che realizzano il miglior vantaggiocompetitivo anche in termini di costo”.Un passaggio che prevede investimentisoprattutto per quanto riguarda l'innovazione.“Nella nostra azienda è la capacità di gestire

i processi di management attraverso l’adozio-ne di modelli gestionali sostenuta da una for-mazione continua”.Nord Ovest gestisce tutti gli aspetti dellafiliera della logistica: dalla spedizione vera epropria alle operazioni accessorie come lagestione degli aspetti doganali, la consulenzanella materia fiscale fino alla contrattualisticainternazionale. “Dal 1975, anno in cui è natala società abbiamo avuto una vocazione all'in-ternazionalizzazione - spiega Mellano -.In que-sto momento in cui la domanda interna èmolto debole e le aziende di produzione e/ocommerciali hanno come unico sbocco il mer-cato internazionale, siamo in grado di presen-tarci sul mercato con un' offerta globale di

lbatron nasce comestudio di progettazionee consulenza per poi

orientare la propria missionanche verso la produzione didispositivi elettronici.“Nel corso dei diciotto anni diattività - spiega RobertoFerretti - abbiamo pure modi-ficato il modo di progettareorientandolo al soddisfacimen-to soprattutto delle esigenzedelle piccole aziende per lequali il prodotto elettronico svi-luppato rappresenta un ele-mento spesso decisivo nellarealizzazione di mac-chinari più moderni edefficienti, ma che nonpotrebbero permet-tersi la gestione di unreparto di produzio-ne elettronica”.Un altro cambiamen-to è la realizzazionedi un magazzino

interno all’azienda.“Questa - continua Ferretti - èstata una scelta quasi obbliga-ta: con la crisi, che per noi nonè stata eccessivamente onero-sa, sono aumentate le difficol-tà nell’ approvvigionamentodella componentistica elettro-nica. Abbiamo, quindi, investitonell’acquisto delle materieprime in modo da coprire leesigenze di produzione sutempi più lunghi per garantireai nostri clienti la fornitura deiprodotti”. Immutata, invece, lascelta strategica di non appe-

santire la struttura con unreparto produttivo preferendoappoggiarsi a terzisti specializ-zati. “Siamo riusciti a mantene-re flessibilità e rapidità d’azio-ne - continua Ferretti - peradeguare i prodotti già maturialle nuove tecnologie e contem-poraneamente permettere unarapida implementazione a quel-li nuovi”. In quest’ottica, per ilprossimo biennio, è previstaun’ulteriore crescita dell’orga-nico per migliorare l’assistenzaai clienti e lo sviluppo di nuovesoluzioni tecnologiche su cui

l’azienda sta investendodirettamente. “Stiamoanche valutando la rea-lizzazione di prodottiproprietari per i qualisarà necessaria la for-mazione di una ade-guata struttura com-merciale”.Impegni che diventa

possibile realizzare grazieanche ai segnali positivi chestanno arrivando dal mercato.“Il 2014 si sta aprendo inmodo sensibilmente più positi-vo di quanto avvenuto negli ulti-mi anni e la sensazione è che sipossa tornare a pianificare inmodo più tranquillo l’attività sulmedio termine”.

n pastificio nato come laboratorioartigianale che diventa il simbolodella pasta italiana all'estero.

Rey Pastificio esporta il 95% della propriaproduzione, esclusivamente pasta secca, inEuropa ma anche in Medio Oriente, Russiae Cina. “La nostra forza - spiega l'ammini-stratore unico Domenico Toso - è la filieracorta e quindi la qualità della nostra produ-zione; la materia prima è italiana, la maci-natura del grano avviene in un molino aFerrara e l'intera lavorazione nel nostro sta-bilimento di San Damiano d'Asti”.Nel 2011 la famiglia Toso ha infatti costitui-to la società “Molino del Po Srl” con l'obiet-tivo di completare il ciclo della filiera corta.Oltre alla qualità delle materie prime lapasta Rey si distingue anche per l'innovazio-ne: da un anno il laboratorio di ricerca e svi-luppo ha ideato una pasta trafilata in bron-zo che rappresenta un prodotto artigianale

su scala industriale. “Il laboratorio interno -spiega l'amministratore - è il punto centra-le della nostra lavorazione, qui si realizzanocostantemente test per creare nuovi pro-dotti tenendo conto delle esigenze deinostri clienti”. In quest'ottica è stato adesempio concepito un nuovo formato dipasta leggermente più corto rispetto aglistandard normali per permettere ai bambi-ni di mangiare da soli. Importante anche laconfezione dei prodotti, studiata per esalta-re le caratteristiche della pasta.“Trovata la giusta ricetta - continua Toso -bisogna vestire il prodotto così inizia un'altra fase di studio sul packaging”.Il pastificio Rey produce ogni anno 40 milatonnellate di pasta. “Il nostro obiettivo per il2014 - spiega Toso - è di crescere ancorasoprattutto all'estero cercando di capire einterpretare le esigenze dei nostri clienti.Abbiamo ancora molti margini di manovra”.

UARey Pastificio, la pasta italiana nel mondo

GArtigianalità e genuinità i punti di forza dell’aziendadi Rivalta che adesso bussa ai mercati europei

Pasta & Company, investimento in bontà

a deciso cheun’impresa nonvive senza un’ani-

ma. E l’anima sta in unapersona.Così Daniele Cairo, gio-vane startupper alessan-drino ha creato unanuova formula.Quale? “Quella semplice,semplice di lavorare perfavorire anche le impre-se altrui”.

E’ un gioco di parole, cosa significa? “Provare a consi-derare gli altri imprenditori come alleati potenziali enon come concorrenti”. Bella frase, ma in pratica?“Si può fare azienda vendendo un prodotto - rispondesorridendo - o fornendo un servizio. Cioè facendo affa-ri senza preoccuparsi che anche l’interlocutore lo fac-cia. Oppure mettendo a disposizione del mio settore, equindi anche dei miei concorrenti,spazi per l’esposizione dei loro pro-dotti, che così diventano anche unpo’ miei e allargano il mio orizzonte”.Così nasce la “Casa delle idee” dovestanno gli operatori del settore tec-nologico della domotica, dell'arredobagno e del contract, delle fonti rin-novabili e dell’illuminazione a led -

che è poi il core business di Cairo - ma anche i servizialla persona come la formazione professionale, il cen-tro di assistenza fiscale, il Movimento che si occupa daoltre quarant’anni di solidarietà sociale. E il mix è pron-to: conoscenza, tecnologia e persona. Tutte cose chesi ritrovano, dice lui: “in un loop continuo e che non fini-sce.” Quindi non si lasciano, rimangono avvinghiate.Ha ristrutturato in pochi mesi un vecchio negozio delcentro di Alessandria, non si sa se per farlo dimenti-care in fretta o per farlo ricordare. Lì si vendevanodischi e strumenti musicali. “Ne ho mantenuto la voca-zione, perché anche la conoscenza di nuove tecnologiepuò essere intrattenimento” ci dice con la voce gros-sa, sicuro di essere inteso e guardando l’effetto che fala nuovissima illuminazione a led installata nel locale.Quattro piani, quasi 1000 mq. pronti ad ospitareanche eventi. “E non è detto che non siano culturatante idee di giovani e di meno giovani che si occupanodi comunicare anche solo sensazioni”.Ma che impresa è? “Alla fine produce e vende come le

altre. Solo che non tutte sono ingrado di farlo così”. Una volta dice diaver sentito che “nella società globa-lizzata solo l’identità locale è elemen-to di differenziazione e di successo”.E Daniele Cairo si è messo in motoper riscoprirla e per applicarla al suomodo di fare. Senza nemmeno tirarein ballo la fortuna.

Cairo:la mia azienda sceglie il sociale per farsi moderna

HCMentre molti chiudono i battenti, uno startupper sceglie di collo-

care la propria impresa nel centro della città e non pensa solo aiprodotti, ma anche alle persone che li usano. Ecco come fa...

“Novarese dell’anno 2014” per il suo impegno nel sociale(la Igor sponsorizza la squadra di volley femminile che mili-ta in A1, il Novara Calcio e tante altre associazioni sporti-ve) e in campo economico. “Nella nostra azienda gli obiet-

tivi e i risultati sono condivisi ai vari livel-li: la collaborazione e la capacità deinostri dipendenti sono parte integrantedel successo aziendale”.Un successo che è sempre più proietta-to verso l'internazionalizzazione.“Il prossimo mercato che approcceremosarà quello statunitense, Paese difficile

vista la grande diffusione di prodotti venduti come italiani,ma realizzati negli U.S.A.. La sfida che abbiamo davanti èdi convincere i buyer che il nostro è il prodotto originale,un prodotto di alta qualità, che porta in sé la vera ricettanovarese. Faremo il massimo per raggiungere l'obiettivo,infatti a primavera inizieranno i lavori per ampliare lo sta-bilimento e incrementare la capacità produttiva”.Del resto il mercato del gorgonzola, nonostante la crisi, hasempre registrato una costante crescita.

Albatron, il 2014 si apre con segnali positivi

DA

NIE

LE

CA

IRO

Igor: passione, coraggio e innovazione

FABIO LEONARDI

DOMENICO TOSO

ROBERTO FERRETTI

Nord Ovest un nuovo modello di business servizi di logistica frutto di unalunga competenza e presenza nelsettore”.L'azienda quindi per il prossimobiennio prevede di aprire nuovi filia-li in Cina e negli Stati Uniti e con-temporaneamente di ottimizzare ediminuire i costi di trasporto deicontainer da e verso il porto, con-tinuando anche a sviluppare l'ICTattraverso una costante ricercaverso il controllo di gestione e deiservizi di consultazione.“In questi ultimi anni - sottolineaMellano - il trend del nostro fattu-rato è stato positivo, nonostante lacrisi, e questo dato incoraggiantesi ripeterà anche per il 2014.I

DIRIGENZA NORD OVEST

LEinformazione pubblicitaria

na sinergia vincente che da un latoottimizza le risorse delle aziende edall’altro offre un servizio puntuale

ed efficiente all’utenza. Si tratta della col-laborazione tra tre aziende leader nel tra-sporto pubblico,STN, Comazzi e BaranzelliNatur, che facendo “rete” coprono oggicon grande efficacia il trasporto pubblicoe il noleggio nelle province di Novara,Verbano, Cusio, Ossola e Vercelli.STN, acronimo di Società TrasportiNovaresi, con sede a Novara, disponecomplessivamente di 45 autobus cheeffettuano ogni anno oltre 2 milioni di chi-lometri di percorrenze di servizio. Oltre lametà del parco veicoli è stata rinnovatanegli ultimi anni. In particolare i mezzi

impiegati peri servizi di

noleggio di rimessa rinnovati risultanodotati di tutti gli accessori idonei a rende-re piacevole e confortevole il viaggio.Autoservizi Comazzi può contare su unparco veicoli di 78 moderni autobus e unostaff di circa 60 dipendenti.Due sono le principali aree di intervento diAutoservizi Comazzi: l'attività di trasportopubblico locale che abbraccia gran partedelle Province di Novara e del Verbano,Cusio, Ossola e quella di noleggio ampia-mente sviluppata nelle zone di cui sopra.Oltre alla sede di Domodossola,Autoservizi Comazzi dispone delle sedi diVerbania, di Omegna e di Borgomaneroper garantire una piu’ ampia ramificazioneed efficienza del servizio.Baranzelli Natur, azienda con sede aRomagnano Sesia e filiali nelle zone diBorgosesia e Biella, vanta una tradizionefamiliare di grande spessore. Oggi contatre milioni di chilometri all’anno servendomigliaia di clienti, mettendo a loro dispo-sizione un parco veicoli di alto livello ecostantemente rinnovato, come l’ultimomodello Van Hool di 84 posti a due piani e

dotato di ogni genere di comfort.Le aree servite dalle autolinee Baranzellisono principalmente il Novarese e ilVercellese. Queste aziende, sebbene trerealtà distinte, rappresentano oggi unarealtà in grado di offrire i migliori servizipossibili all’utenza. Una scelta vincente,quella di creare sinergia, resa più faciledalle compartecipazioni personali (i Sig.riGalli e Baranzelli hanno rilevato il 50%ciascuno della STN) ma soprattutto dallalungimiranza degli imprenditori che hannofortemente creduto nella collaborazionecome a una strategia ottimale per l’azien-da e per la clientela.

USTN,Comazzi e Baranzelli: l’unione fa laforza nel trasporto pubblico e nel noleggio

Page 35: Corr Economia 20140224

CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014 35

nnovazione di prodotto e di proces-so, ampliamento della gamma pro-duttiva e controllo completo della

filiera. Zucchetti, leader nella produzio-ne di rubinetteria, affronta con unastrategia “robusta” la crisi che ormaista diventando cronica.“Una scelta strategica - spiega il presi-dente Carlo Zucchetti - che abbiamopensato e messo in atto ormai dadiversi anni e che, in momenti di diffi-coltà, è risultata corretta. Il nostroobiettivo resta la qualità ed il posiziona-mento su una fascia medio alta preva-lentemente nei mercati stranieri”.L'internazionalizzazione, infatti, è l'altrascelta vincente adottata dall'azienda.“Sono state sovvertite le quote dell'export raggiungendo il 60% del fattura-to, realizzato in oltre 80 Paesi con unafiliale in Polonia, una negli Stati Uniti edun ufficio commerciale a Shanghai,mentre la produzione resta completa-mente italiana”. La proprietà è da 85anni della famiglia Zucchetti anche seoggi c’è una gestione intermedia tra unmodello manageriale e quello a condu-

zione familiare.“Abbiamo unito gli aspetti positivi dientrambi per dare vita ad una struttu-ra in grado di controllare l'intera produ-zione e realizzare alti standard qualita-tivi”. Nella strategia di Zucchetti sonofondamentali il design e l’innovazione diprodotto basata su valori green, maanche la diversificazione che ha portatoall’ acquisizione nel 2007 di Kos, mar-chio leader nella produzione di vasche,box doccia e complementi bagno di altolivello, per la proposta di un bagnocompleto, fino alla più recente realizza-zione di un inedito programma di pro-dotti per l'outdoor. “Con il prossimopiano industriale - spiega Zucchetti -presenteremo nuovi prodotti e anchequalche novità legata alla strategiacommerciale, intanto guardiamo concauto ottimismo al 2014: raccogliere-mo i frutti di un paziente lavoro suimercati internazionali. Purtroppo glistessi risultati non si otterranno inItalia dove però è in atto un forte cam-biamento legato alla grande distribuzio-ne che potrebbe avvantaggiarci”.

LE ECCELLENZE DEL PIEMONTEinformazione pubblicitaria

akeda, leader nel settorefarmaceutico, collaboracon gli operatori sanitari

e le istituzioni per consentirel’accesso a farmaci innovativi edè la più grande azienda farma-ceutica giapponese con oltre30.000 dipendenti a livellomondiale. Il Gruppo è presentein 70 Paesi tra cui l'Italia conTakeda Italia S.p.A.Una tra le prime 20 aziende far-maceutiche italiane con un por-tafoglio prodotti ricco e artico-lato e un moderno stabilimentodi produzione a Cerano(Novara), acquisito alla fine del1997, per produrre delle spe-cialità farmaceutiche commer-cializzate inizialmente nella solaItalia. Dal 2005 lo stabilimentodi Cerano è il polo europeo diproduzione oltre che strutturadi eccellenza sui temi della qua-lità e della logistica per l’assi-stenza e il supporto alle filiali ealla casa madre. Con unasuperficie costruita di oltre10.000 mq, inseriti su una pro-prietà complessiva di 53.000mq, è attrezzato con impianti emacchinari all’avanguardia.“Qui - spiega Pierfelice Ferraridirettore dello stabilimento -lavorano 130 persone altamen-te qualificate, l’80% è laureatoo diplomato, e vengono realizza-te le attività di fabbricazione,

controllo e confezionamento dimolte delle più importanti spe-cialità medicinali commercializ-zate dal Gruppo Takeda inEuropa e nel mondo”.Nell’ultimo anno il volume pro-duttivo ha superato i 27 milionidi pezzi di prodotto finito, piùdel 50% è esportato nei paesiEuropei, in Asia ed in Americalatina. “Il sito di Cerano a pienotitolo è integrato nel networkproduttivo dei 20 stabilimenti diTakeda International - spiega ildirettore dello stabilimento - esi distingue per un elevato livel-lo di qualità coniugato con fles-sibilità e competitività nei costi.

Un’attenzione particolare èrivolta all’ambiente ed al territo-rio. Dal 2005 è attivo un pianopluriennale di contenimento deiconsumi energetici e di abbatti-mento delle emissioni di gasserra”. Nel 2012 il sito ha otte-nuto la certificazione del siste-ma di gestione dell’ambientesecondo la norma ISO 14001.Tra le tante iniziative l’installa-zione di un impianto fotovoltaicoin grado di garantire una produ-zione di energia superiore ai143.000 Kw/h anno, con unariduzione delle emissioni di ani-dride carbonica di 68 tonnellateanno.

iccardo Coffa, presidentedi Trafime azienda metal-meccanica di alta preci-

sione nata a Catania che neglianni settanta e ottanta ha pro-dotto gettoni telefonici per laSIP, fornendo tutta l’Italia!Contemporaneamente ha svilup-pato la tecnologia della trancia-tura fine con macchine svizzeree tedesche realizzando anche itondelli per la monetazione perla Zecca Italiana, successiva-mente si è specializzata nel set-tore automotive fornendo le più

grosse case automobilisticheeuropee, come: MERCEDES,BMW, WOLKSWAGEN, AUDI,TOYOTA, FORD, GENERALMOTORS, ecc...Riccardo Coffa opera da oltrequarant’anni nel settore dell’automotive, è un capitano d’im-presa: la parola imprenditore insua presenza è assolutamentebandita, decisamente fuori daglischemi. Quattro anni fa ha deci-so di investire nel Nord Italia, aCarmagnola, pur ampliando lostabilimento siciliano.Un investimento di 40 milioni dieuro e un impianto di produzioneall’avanguardia, non solo per imacchinari, ma anche per l’ar-chitettura caratterizzata dareparti talmente luminosi che lepiante restano verdi tutto l’anno.“Una scelta - spiega Coffa - det-tata soprattutto da motivi logi-stici: lavoriamo con le più impor-tanti case automobilistiche delmondo e la location resta unpunto strategico. Questa sceltaè stata fatta per essere vicini ainostri clienti europei! Inoltresono riuscito a realizzare unostabilimento nuovo, all’avanguar-dia, utilizzando le maestranze

na crescita esponenziale sia in termini di gamma diservizi offerti che di mercati. Questa la strategia diCsp Spa, nata a Torino nel 1977 erogando servizi di

consulenza nella progettazione e sviluppo di software appli-cativo e oggi in grado di offrire una partnership alle impre-se per accompagnarle nella gestione di tutti i più importan-ti processi aziendali. “Negli ultimi 15 mesi la nostra socie-tà ha conosciuto una forte crescita dimensionale e dei ser-vizi - spiega la presidente di Csp Spa, Claudia Pasqui - connuove aree di intervento. Inoltre il raggio di azione dell’azien-da si è allargato verso il centro Italia: recente l’apertura di3 nuove sedi, a Roma, Terni e Napoli, che porta a 7 il nume-ro delle sedi Csp sul territorio nazionale.”“La sede romana vuole intercettare, incrementandola, laquota di mercato della pubblica amministrazione, mentrequella di Napoli è rivolta a progetti di ricerca e sviluppofinanziati dal ministero. Più in generale vogliamo orientarcisu nuovi mercati affiancando alla tradizionale linea d’offerta

alla produzione di scambia-tori di calore per uso civilea quelli destinati all'indu-

stria, al navale, all’energia, masempre concentrandosi sulla pro-gettazione e la costruzione custo-mizzata. Faco in cinquant'anni dipresenza sul mercato ha sviluppa-to la propria strategia produttivamantenendo sempre alti gli stan-dard qualitativi e gli investimentiper la ricerca e l'innovazione.“Seguendo le richieste del mercato- spiega Mario Manfredi, DirettoreTecnico-Commerciale - abbiamoaffinato la ricerca termodinamica ela tecnologia produttiva, maanche le qualità dei mate-riale impiegati. Ad esem-pio, stiamo realizzando,per scambiatori destina-ti ad applica-

zioni critiche nell’ambito di centralinucleari, dei nuovi accoppiamentidi materiali per garantire presta-zioni termodinamiche, meccanichee di resistenza alla corrosione ade-guate alla sensibilità dell’applica-zione”. Una ricerca costante che haportato negli ultimi anni Faco, fortedell’esperienza negli scambiatori dicalore, a realizzare macchine perla condensazione ad aria di gas diprocesso e per il raffreddamento digrandi motori termici, anche que-ste altamente customizzate.“Implementando l'innovazione -continua Manfredi - abbiamo ancheampliato i settori in cui siamo pre-

senti, con una parti-colare attenzioneverso il petrolchi-mico e le applica-zioni legate

all’energia, senzatrascurare l'alimen-

tare e l’industria pesante”.Un altro fronte di svilup-po, complementare, èquello dell’ingegneria,dove sono stati effettua-

ti importanti investimentiin know-how e capacità dicalcolo a elementi finiti, difluidodinamica computa-zionale e di analisi delrumore. Oltre ad ottenere

importanti certificazioni di prodot-to valide sul mercato Americano eRusso, Faco opera con un sistemadi gestione certificato ISO 9001.La progettazione termodinamica èsvolta con l’ausilio di un softwaresviluppato internamente, basatosu dati rilevati sperimentalmentenel laboratorio interno di prove ter-modinamiche costruito in accordoagli standard ASHRAE; Faco detie-ne la certificazione AHRI delle pre-stazioni degli scambiatori HVAC.“Con queste premesse - spiegaManfredi - guardiamo al prossimobiennio con due obiettivi specifici:l'incremento della presenza neisettori ad alto contenuto tecnologi-co e il consolidamento delle nostreposizioni nel settore HVAC con unastrategia di difesa, con le armidella qualità e del servizio, verso icompetitor extra UE che giocanosul ribasso del prezzo”.

Gavi, il bianco made in Italy che conquista il mondo

n bianco piemontese alla conquista dei merca-ti mondiali. Un successo esponenziale cheparte proprio dal nome, Gavi, che rappresen-

ta un territorio variegato che si frappone tra la pianu-ra padana e il vicino mar ligure, ma anche un termi-ne facile da pronunciare in qualunque lingua delmondo. E ormai sono molti i Paesi in cui questo vino,che proprio quest’anno vede ricorrere quarant’annidalla denominazione Doc (il Docg è arrivato nel 1998)viene apprezzato e consumato ribadendo le caratteri-stiche di qualità e passione tipiche del made in Italy.“In questi 40 anni - spiega il direttore del ConsorzioTutela del Gavi, Francesco Bergaglio - abbiamo regi-strato una crescita significativa: dai 100 ettari inizia-li ne contiamo ormai circa 1500, abbiamo ormaisuperato gli 82mila ettolitri per oltre 12 milioni dibottiglie di produzione, conquistando mercati impor-tanti come Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna,Giappone e, più recentemente entrando in modo

importante anche inRussia e in Cina,Paesi che hanno ini-ziato ormai datempo ad apprezza-re il made in Italy”.Il tutto puntando sulvitigno autoctono, ilCortese, di cui si hanotizia della sua col-tura in loco da oltremille anni.“Una scelta - diceBergaglio - che nelvoler ottenere ilDocg ha voluto preservare tradizione e territoriocome binomio inscindibile, valorizzando un vitignotutto nostro e assolutamente unico. Una scelta con-fortata da una progressione costante e significativache negli ultimi 10 anni ha incrementato fortemente imargini”. Ma il Consorzio per la Tutela del Gavi, natonel 1993 e che oggi rappresenta 200 produttori,accanto alle celebrazioni per i quarant’anni del Doc ei 16 del Docg, continua a porsi nuovi prestigiosiobiettivi da raggiungere. “A livello di mercati - spiegaBergaglio - nel 2014 vogliamo puntare a consolidarciin Russia, partecipando alla fiera che si tiene in feb-braio a Mosca; quindi puntare sul Brasile, che saràsotto i riflettori nei prossimi anni in quanto Paeseospitante i mondiali di calcio e le prossime Olimpiadi.In aprile parteciperemo infatti all’esposizione di SanPaolo. A livello di produzione vorremmo inoltre abbat-tere il muro dei 13 milioni di bottiglie prodotte”.

catanesi”. L’efficienza produttiva èimportata dalla Sicilia: gli investimentitecnologici hanno soprattutto permes-so di realizzare impianti dove la tolle-ranza di errore è prossima allo zero,grazie all’ utilizzo di macchinari dedica-ti, inoltre è stata creata una rete diimprese che collaborano con Trafime,utilizzando anche macchinari in como-dato d’uso. “Gli investimenti fatti ci per-mettono oggi di esprimere alta qualitànei particolari che produciamo dando ainostri clienti un servizio degno di que-sto nome. E’ il mercato che promuove oboccia le aziende”.E infatti Toyota, che ha recentementefirmato un contratto per una grossacommessa, ha elogiato le scelte diCoffa, come del resto ZF, un’aziendaautomotive, fra le prime 15 più presti-giose e potenti al mondo.“Questi successi - prosegue Coffa - ciincoraggiano a proseguire sulla stradadegli investimenti indipendentementedalle risposte delle banche e dello Statoitaliano che tutto fanno tranne che aiu-tare le imprese che pagano le tasse emantengono le loro inefficienze!!!Vogliamo continuare a lavorare e crea-re occupazione in Italia: volli fortissima-mente volli. Per questo non ho maiaccettato di spostarmi nei Paesi lowcost innescando un pericoloso meccani-smo che, di fatto, consegnerebbe gra-tuitamente le nostre tecnologie in manoalla concorrenza ed inoltre impoverireb-be il nostro paese creando ulterioredisoccupazione!”

R

I

U

D

T

Trafime, l’efficienza produttivada Catania a Carmagnola

FACO, cinquant'anni di scambiatori di calore

prodotti, soluzioni e servizi principalmentelegati al mondo della Business Intelligence,Gestione dei consumi energetici, Sicurezza,Gestione Documentale, Help Desk e ContactCenter, Mobile”. Una crescita in un settorecosì delicato e caratterizzato da un alto livellodi professionalità non è un processo semplice.“Presuppone un forte impegno - dice ClaudiaPasqui - Il processo si sviluppa su due direttri-ci: la crescita interna e quella tramite acquisi-zioni di società esterne. Nel primo caso già daanni svolgiamo un importante lavoro di forma-zione, con corsi per neolaureati in materieinformatiche nei quali vengono introdotti a tec-nologie specifiche. Una formula ben collaudatache vede poi questi professionisti svolgere unlavoro di consulenza all’interno delle stesseaziende clienti. Le acquisizioni invece ci per-mettono di beneficiare da subito di strutturegià consolidate e con un proprio portafoglioclienti e relative commesse, sulle quali ovvia-mente operiamo un efficientamento con nuoveofferte di servizi”. Attualmente Csp ha oltre300 dipendenti, un fatturato che supera i 20milioni di euro, con un portafoglio di circa 90clienti per il 63% del settore banche e assicu-razioni, per il 22% dell’industria e servizi e peril 15% della pubblica amministrazione.

Csp, partner per progettare il futuro

U“Quest’anno celebra i 40 anni di Doc e punta a nuovimercati: dopo Cina e Russia sbarca in Brasile

Zucchetti, il design italiano della rubinetteria

Takeda Italia è la struttura di eccellenzadel Gruppo per la qualità e la logistica

CARLO ZUCCHETTI

RIC

CA

RD

OC

OFF

A

CLAUDIA PASQUI

Page 36: Corr Economia 20140224

36 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 24 FEBBRAIO 2014