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ANGELO BOGNANNI RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DDEL COMUNE CHIARAMONTE GULFI CORSO DI FORMAZIONE PER ADDETTI PREVENZIONE INCENDI RISCHIO MEDIO

CORSO DI FORMAZIONE PER ADDETTI PREVENZIONE INCENDI … · corso di formazione per addetti prevenzione incendi rischio medio . angelo bognanni responsabile del servizio di prevenzione

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ANGELO BOGNANNI RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DDEL COMUNE CHIARAMONTE GULFI

CORSO DI FORMAZIONE PER ADDETTI PREVENZIONE

INCENDI

RISCHIO MEDIO

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ANGELO BOGNANNI RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DDEL COMUNE CHIARAMONTE GULFI

PREVENZIONE E PROTEZIONE ANTINCENDIO INTRODUZIONE –

D.LGS 09 aprile 2008, n.81

• L’art. 15 del “Testo unico in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro ”riporta le misure

generali di sicurezza. Tra queste annoveriamo:

- Valutazione di tutti i rischi per la salute del lavoratore (obbligo non derogabile del DAT).

- Programmazione della prevenzione, mirata ad un complesso che integri in modo coerente

nella prevenzione le condizioni tecniche produttive dell’azienda nonché l’influenza dei fattori

dell’ambiente e dell’organizzazione del lavoro.

- Informazione e formazione adeguata per i lavoratori.

- La programmazione delle misure opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei

livelli di sicurezza, anche attraverso l’adozione di codici di condotta e di buona prassi.

- Misure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso, lotta antincendio, di evacuazione

dei lavoratori e di pericolo grave ed immediato.

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- Uso dei segnali di avvertimento e di sicurezza.

- Regole di manutenzione di ambienti, attrezzature, impianti, con particolare riguardo ai

dispositivi di sicurezza in conformità alle indicazioni dei fabbricanti.

L’art. 18 dello stesso Decreto definisce quali sono gli obblighi del DAT e del dirigente. Tra questi,

relativamente alla gestione delle emergenze, ricordiamo:

1. Designare preventivamente i lavoratori incaricati dall’attuazione delle misure di misure

antincendio prevenzione incendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo

grave e immediato, di salvataggio, di primo soccorso e, comunque, di gestione

dell’emergenza;

2. Affidare detti compiti ai lavoratori tenendo conto delle capacità e delle condizioni degli

stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza;

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3. Fornire ai lavoratori gli idonei DPI, sentito l’RSPP e il MED (ove presente)

All’art. 46, la norma dà la definizione di prevenzione incendi come: “funzione di

preminente interesse pubblico, di esclusiva competenza statuale, diretta a conseguire,

secondo criteri applicativi uniformi sul territorio nazionale, gli obiettivi di sicurezza della

vita umana, di incolumità delle persone e di tutela dei beni e dell’ambiente”.

- Nei luoghi di lavoro soggetti al presente decreto legislativo devono essere adottate idonee misure per prevenire gli incendi e per tutelare l’incolumità dei lavoratori.

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INTRODUZIONE D.M. 10 marzo 1998

Art. 1

• Comma 1 - Il presente decreto stabilisce, in attuazione al disposto

dell'art. 36, comma 4, del D.L. 09 aprile 2008 n.81, i criteri per la

valutazione dei rischi di incendio nei luoghi di lavoro ed indica le

misure di prevenzione e di protezione antincendio da adottare, al

fine di ridurre l'insorgenza di un incendio e di limitarne le

conseguenze qualora esso si verifichi;

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INTRODUZIONE D.M. 10 marzo 1998

Art. 2

• Comma 1 - La valutazione dei rischi di incendio e le seguenti misure

di prevenzione e protezione sono un obbligo del datore di lavoro e

costituiscono parte specifica del documento di valutazione dei rischi.

• Comma 2 - Nel predetto documento sono altresì riportati i nominativi

dei lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione

incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze

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INTRODUZIONE D.M. 10 marzo 1998

• Comma 4 - Nel documento di valutazione dei rischi il datore di lavoro

valuta il livello di rischio di incendio del luogo di lavoro e, laddove

fosse necessario, di singole parti del luogo medesimo, classificando

tale livello in una delle seguenti categorie:

� LIVELLO DI RISCHIO ELEVATO

� LIVELLO DI RISCHIO MEDIO

� LIVELLO DI RISCHIO BASSO

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PREVENZIONE E PROTEZIONE ANTINCENDIO INTRODUZIONE

ATTIVITA’A RISCHIO ELEVATO

L’allegato I del D.M. 10 Marzo 1998 riporta l’elenco delle attività che

vengono classificate a rischio di incendio elevato. Di seguito si riporta un

elenco a scopo esemplificativo e che di certo non può essere ritenuto

esaustivo:

• Industrie e depositi di cui agli articoli 4 e 6 del DPR n. 175/1988

(soggette a notifica e dichiarazione).

• Fabbriche e depositi di esplosivi.

• Centrali termoelettriche.

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PREVENZIONE E PROTEZIONE ANTINCENDIO INTRODUZIONE

ATTIVITA’A RISCHIO ELEVATO

• Impianti di estrazione di oli minerali e gas combustibili.

• Impianti e laboratori nucleari.

• Depositi al chiuso di materiali combustibili aventi superficie superiore a

20.000 mq.

• Attività commerciali ed espositive con superficie aperta al pubblico

superiore a 10.000 mq.

• Scali aeroportuali, stazioni ferroviarie con superficie, al chiuso, aperta

al pubblico, superiore a 5000 mq e metropolitane.

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PREVENZIONE E PROTEZIONE ANTINCENDIO INTRODUZIONE

ATTIVITA’A RISCHIO ELEVATO

• Alberghi con oltre 200 posti letto.

• Ospedali, case di cura e case di ricovero per anziani.

• Scuole di ogni ordine e grado con oltre 1000 persone presenti.

• Uffici con oltre 1000 dipendenti.

• Cantieri temporanei o mobili in sotterraneo per la costruzione,

manutenzione e riparazione di gallerie, caverne, pozzi ed opere simili di

lunghezza superiore a 50 MT.

• Cantieri temporanei o mobili dove si impiegano esplosivi.

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PREVENZIONE E PROTEZIONE ANTINCENDIO INTRODUZIONE

ATTIVITA’A RISCHIO MEDIO

• I luoghi di lavoro compresi nell’allegato al D.M. 16 febbraio 1982 (attività

soggette al controllo dei VV.F.) e nelle tabelle A (aziende e lavorazioni nelle

quali si producono, si impiegano, si sviluppano e si detengono prodotti

infiammabili, incendiabili o esplodenti) e B (aziende e lavorazioni che per

dimensioni, ubicazione ed altre ragioni presentano in caso di incendio gravi

pericoli per la incolumità dei lavoratori) annesse al DPR n. 689 del 1959, con

esclusione delle attività considerate a rischio elevato.

• I cantieri temporanei e mobili ove si detengono ed impiegano sostanze

infiammabili e si fa uso di fiamme libere, esclusi quelli interamente all’aperto

(ad esempio i cantieri per il rifacimento del manto stradale).

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PREVENZIONE E PROTEZIONE ANTINCENDIO INTRODUZIONE

ATTIVITA’ A RISCHIO BASSO

Rientrano in questa terza categoria di attività quelle non

classificabili a medio ed elevato rischio e dove, in generale,

sono presenti sostanze scarsamente infiammabili, dove le

condizioni di esercizio offrono scarsa possibilità di sviluppo di

focolai e ove non sussistono probabilità di propagazione delle

fiamme.

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PREVENZIONE E PROTEZIONE ANTINCENDIO INTRODUZIONE

CORSI DI FORMAZIONE

La durata dei corsi di formazione per ADDETTI PREVENZIONE

INCENDIE E GESTIONE DELLE EMERGENZE, è in funzione del livello di

rischio che si è riscontrato in azienda (allegato IX al D.M. 10 marzo

1998). In particolare i corsi di formazione hanno durata di:

1. RISCHIO BASSO 4 ORE

2. RISCHIO MEDIO 8 ORE

3. RISCHIO ALTO 16 ORE

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CORSI DI FORMAZIONE

Anche la durata e i contenuti dei corsi di formazione sono definiti dallo

stesso decreto. In particolare per ADDETTI PREVENZIONE INCENDIO

PER RISCHIO MEDIO, il corso si articola come segue:

MODULO A 2 ORE

MODULO B 3 ORE

MODULO C 3 ORE

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CONTENUTI MODULO A

•I principi della combustione

•La classificazione degli incendi

•Le principali sorgenti di innesco

•La dinamica dell’incendio

•I prodotti della combustione

•Le principali cause di incendio

•I rischi per le persone

•Le sostanze estinguenti

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CONTENUTI MODULO B

• Misure di protezione contro gli incendi

• Controllo e manutenzione dei presidi antincendio

• Misure di protezione passive

• Misure di protezione attive

• Procedure in caso di incendio

• Procedure per l’evacuazione

• Il Piano di Emergenza

• Rapporti con i Vigili del Fuoco

• Segnaletica di sicurezza

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CONTENUTI MODULO C

• Presa visione e chiarimenti sui mezzi di estinzione più diffusi

• Presa visione e chiarimenti sulle attrezzature di protezione individuale

• Esercitazioni sull’uso degli estintori portatili e modalità di utilizzo di naspi e idranti

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MODULO A

LA COMBUSTIONE E L’INCENDIO

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PRINCIPI DELLA COMBUSTIONE

• DEFINIZIONE: la combustione è una reazione chimica sufficientemente

rapida di una sostanza combustibile con una sostanza comburente che

da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, fumo e luce

• La combustione può avvenire con o senza lo sviluppo di fiamme

superficiali. La combustione in cui non sono visibili le fiamme

superficiali si ha quando la sostanza combustibile non è in grado di

sviluppare particelle volatili; in questi casi si parla di combustione

latente

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PRINCIPI DELLA COMBUSTIONE

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PRINCIPI DELLA COMBUSTIONE

IL TRIANGOLO DEL FUOCO

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PRINCIPI DELLA COMBUSTIONE

La condizione necessaria affinché si possa verificare un incendio è la contemporanea presenza dei

seguenti elementi:

• COMBUSTIBILE: sostanze capaci di bruciare, cioè in grado di dar luogo alla reazione chimica prima

descritta. I combustibili possono essere:

a) Solidi: come legno, carbone, carta, tessuto, gomma, plastica

b) Liquidi: petrolio, olio combustibile, benzina, alcool etc…

c) Gassosi: metano, propano, acetilene, idrogeno

• COMBURENTE: solitamente il comburente è l’ossigeno contenuto nell’aria, ma si possono verificare

anche incendi di sostanze che contengono una quantità sufficiente di ossigeno a determinare una

combustione (sostanze comburenti di uso industriale)

• CALORE

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LA CLASSIFICAZIONE DEGLI INCENDI

La classificazione degli incendi viene fatta in funzione della natura del

materiale combustibile che partecipa al processo di combustione.

Nel dettaglio distinguiamo 5 classi:

• CLASSE A: incendi di materiali solidi, combustibili e infiammabili,

generalmente di natura organica, la cui combustione avviene con la produzione di braci ardenti allo stato solido (carta, legno, carbone,…)

• CLASSE B: incendi di materiali liquidi o solidi che si possono liquefare (solventi, oli minerali, benzine)

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LA CLASSIFICAZIONE DEGLI INCENDI

• CLASSE C: incendi di sostanze gassose infiammabili (idrogeno, metano, acetilene, …)

• CLASSE D: incendi di sostanze chimiche spontaneamente combustibili e di metalli (magnesio, alluminio, sodio, potassio,

• CLASSE E: fuochi di natura elettrica cioèi fuochi generati da tutte le apparecchiature elettriche e dai loro sistemi di servizio che, anche nel corso della combustione, potrebbero trovarsi sotto tensione (classificazione non compresa nella UNI EN 2)

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LA CLASSIFICAZIONE DEGLI INCENDI

L’IDENTIFICAZIONE DELLA CLASSE DI INCENDIO E’ FONDAMENTALE PER LA SCELTA DELLA SOSTANZA

ESTINGUENTE PIU’ APPROPRIATA DURANTE UN’AZIONE OPERATIVA ANTINCENDIO

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PRINCIPALI SORGENTI DI INNESCO DEGLI INCENDI

Le principali fonti di innesco per gli incendi, la cui conoscenza è fondamentale per la ricerca delle cause dell’incendio stesso, posso essere suddivise in quattro grosse categorie:

• ACCENSIONE DIRETTA: si ha quando una fiamma, una scintilla o altro materiale incandescente entra in contatto con un materiale combustibile in presenza di un comburente (ad es. operazioni di taglio e saldature, fiammiferi e mozziconi di sigarette, lampade elettriche, scariche statiche, …)

• ACCENSIONE INDIRETTA: quando il calore di innesco viene fornito nelle forme della conduzione, della convezione e dell’irraggiamento termico (ad es. correnti di aria calda generate da un incendio e diffuse attraverso vano scala o altri collegamenti verticale negli edifici)

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PRINCIPALI SORGENTI DI INNESCO DEGLI INCENDI

• ATTRITO: il calore di innesco è prodotto dallo sfregamento di due materiali (ad es. malfunzionamento di parti meccaniche rotanti quali cuscinetti, motori, urti, rottura violenta di materiali metallici….)

• AUTOCOMBUSTIONE O RISCALDAMENTO SPONTANEO: quando il calore viene prodotto dallo stesso combustibile, reazioni chimiche,

decomposizioni in assenza d’aria, azione biologica (ad es. cumuli di

carbone , stracci o segatura imbevuti di olio di lino, polveri di ferro o

nichel, fermentazione di vegetali

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LA DINAMICA DELL’INCENDIO

Nell’evoluzione di un incendio, si possono individuare quattro fasi caratteristiche:

• FASE DI IGNIZIONE

• FASE DI PROPAGAZIONE

• INCENDIO GENERALIZZATO

• ESTINZIONE E RAFFREDDAMENTO

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LA DINAMICA DELL’INCENDIO

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LA PRIMA FASE: IGNIZIONE

questa fase è caratterizzata dai seguenti fattori:

• Infiammabilità del combustibile.

• Possibilità di propagazione della fiamma.

• Grado di partecipazione al fuoco del combustibile.

• Geometria e volume degli ambienti.

• Possibilità di dissipazione del calore nel combustibile.

• Ventilazione dell’ambiente.

• Caratteristiche superficiali del combustibile.

• Distribuzione nel volume del combustibile, punti di contatto.

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LA SECONDA FASE: PROPAGAZIONE

questa fase è caratterizzata da:

• Produzione dei gas tossici e corrosivi.

• Riduzione di visibilità a causa dei fumi di combustione.

• Aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi.

• Aumento rapido delle temperature.

• Aumento dell’energia di irraggiamento.

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LA TERZA FASE – INCENDIO GENERALIZZATO

questa fase è caratterizzata da:

• Brusco aumento della temperatura.

• Crescita esponenziale della velocità di combustione.

• Forte aumento di emissioni di gas e di particelle incandescenti.

• I combustibili vicini al focolaio si auto accendono, quelli più lontani si riscaldano e raggiungono la loro temperatura di combustione con produzione di gas di distillazione infiammabile.

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LA QUARTA FASE – ESTINZIONE E RAFFREDDAMENTO

Quando l’incendio ha terminato di interessare tutto il materiale

combustibile ha inizio la fase di decremento delle temperature a

causa della progressiva diminuzione dell’apporto termico residuo e

della dissipazione di calore attraverso i fumi e di fenomeni di

conduzione termica.

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LA DINAMICA DELL’INCENDIO

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I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE

Anche i prodotti della combustione possono essere distinti in quattro categorie:

• GAS DI COMBUSTIONE: prodotti della combustione che rimangono allo stato gassoso anche quando, raffreddandosi, raggiungono la temperatura ambiente di 15°.

• FIAMME: sono costituite dall’emissione di luce conseguente alla combustione di gas sviluppatisi in un incendio.

• FUMO: è formato da piccolissime particelle solide (aerosol) e liquide (nebbie o vapori condensati). Normalmente è prodotto in quantità tale da ostacolare l’attività dei soccorritori e l’esodo delle persone.

• CALORE: è la causa principale della propagazione degli incendi, realizza l’aumento della temperatura dei corpi esposti provocandone il danneggiamento fino alla distruzione.

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I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE

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I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE – I GAS

Facciamo un’analisi più dettagliata relativa ai prodotti della combustione:

• L'ossido di carbonio è un gas che si forma in grande quantità e costituisce il pericolo maggiore. E' un gas che si unisce ai globuli rossi del sangue e va a sostituire l'ossigeno da essi trasportato provocandone la morte. Ad ogni atto respiratorio muoiono milioni di globuli rossi, mentre la morte dell'organismo avviene in 3 o 4 minuti

• L'anidride carbonica si forma in grande quantità ed è un gas asfissiante. Provoca un aumento degli atti respiratori, per cui l'organismo tende ad inalarne sempre di più insieme agli altri gas presenti nell'aria. Più anidride carbonica si inala più si abbassa il livello di ossigeno nel sangue, con conseguente torpore e perdita di conoscenza, la morte sopraggiunge per soffocamento.

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I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE – I GAS

• L'idrogeno solforato è un gas con un caratteristico odore di uova marce. L'inalazione prolungata di aria contenente questo gas provoca vertigini e vomito. Ad alte concentrazioni attacca il sistema nervoso provocando affanno e successivamente il blocco della respirazione

• L'ammoniaca è un gas che si forma per la combustione di materiali contenenti azoto. Viene impiegata in alcuni impianti di refrigerazione ed in caso di fuga costituisce un grave rischio di intossicazione. In concentrazioni elevate produce spasmo della glottide e successivo soffocamento

• L'acido cloridrico è un gas che si forma per la combustione di materiali contenenti cloro come la maggior parte dei materiali plastici. Una concentrazione di 1500 p.p.m. è fatale in pochi minuti.

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I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE – I GAS

• L'aldeide acrilica è un gas che si forma per la combustione di materiali derivati dal petrolio, grassi, oli. Concentrazioni superiori a 10 p.p.m. possono essere mortali

• Il fosgene(COCl2) è un gas che si forma per la combustione di materiali contenenti cloro. La presenza di questo gas è da temere soprattutto nei luoghi chiusi. Gli estintori a tetracloruro di carbonio possono provocarne la formazione, quindi dopo il loro uso vanno abbandonati gli ambienti

Nel complesso i prodotti della combustione possono avere effetti sia sugli esseri viventi sia sugli oggetti e le costruzioni; per gli esseri viventi abbiamo visto che l'azione letale si esplica per la tossicità di alcuni composti, per la carenza di ossigeno e per l'azione del calore. Per i materiali e per le costruzioni gli effetti principali sono dovuti, oltre all'incenerimento, alla corrosione da parte di alcuni composti e alla deformazione per effetto del calore.

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I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE – I FUMI

Sono gli elementi incombusti o le ceneri che, essendo leggeri, vengono trascinati verso l’alto dalle correnti ascensionali generate dal calore.

I fumi possono essere distinti in:

1. Bianchi: prevalentemente composti da vapore acqueo

2. Neri: derivanti principalmente dalla combustione di materie plastiche

3. Grigi: i più frequenti e composti da un misto delle due precedenti categorie

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I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE – I FUMI

I rischi principali legati alla presenza dei fumi che si formano a seguito di un incendio, sono:

• Riduzione o annullamento della visibilità causando perdite di orientamento e prolungando i

tempi di permanenza in situazioni pericolose. Un fumo grigio con concentrazione del 4% in

aria oscura totalmente la visibilità ad una distanza di soli 15 metri dalla sorgente di luce

• Causa dell’aumento del panico ed il conseguente comportamento irrazionale

• Causa di interferenza sulla funzione respiratoria con irritazione del tratto broncopolmonare

• Causa di irritazioni agli occhi

• Causa di gravi danni all’organismo e la morte per “ipertermia” : infatti l’apparato polmonare

può resistere solo per brevi periodi a temperatura dell’aria superiore a 65°C e solo pochi

secondi oltre i 150°C.

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I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE – IL CALORE

• La distribuzione del calore di un incendio:

1. 25 -35 % dalle fiamme

2. 65 -75 % dai fumi e dai gas di combustione.

• I fumi ed i gas, cedendo calore alle pareti delle strutture, si rendono responsabili del cedimento delle stesse.

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LE PRINCIPALI CAUSE DI INCENDIO

• Guasti elettrici (38%) • Incendi dolosi (27%) • Eventi esterni (7%) • Autocombustione (4%) • Guasti meccanici (4%) • Lavori a caldo (3%) • Sigarette (3%) • Impianti di riscaldamento (3%) • Impianti di aspirazione (2%) • Errori operativi (2%)

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LE PRINCIPALI CAUSE DI INCENDIO

• Deposito o manipolazione non idonea di sostanze infiammabili • Accumulo di rifiuti combustibili che può essere facilmente incendiato accidentalmente o deliberatamente

• Negligenza nell’uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore • Inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delle apparecchiature • Impianti elettrici o utilizzatori difettosi, sovraccarichi e non adeguatamente protetti • Riparazione o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate • Apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando non utilizzate • Utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili • Ostruire la ventilazione di apparecchi di riscaldamento, macchinari, apparecchiature elettriche e di ufficio

• Fumare in aree dove è proibito o non usare il posacenere • Negligenze di appaltatori o di addetti alla manutenzione

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GLI EFFETTI DELL’INCENDIO RISCHI PER LE PERSONE

I principali effetti dell’incendio sull’uomo sono: • Anossia (a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell’aria) • Azione tossica dei fumi • Riduzione della visibilità • Azione termica Tali effetti sono determinati dai prodotti della combustione che, come abbiamo già visto sono: • Gas di combustione • Fiamma • Calore • Fumo

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RISCHI PER LE PERSONE

I principali effetti del calore sul corpo umano sono legati al fenomeno dell’irraggiamento che provoca della ustioni sull’organismo. Tali ustioni possono essere classificate in funzione alla loro profondità: • USTIONI DI I GRADO: superficiali e facilmente recuperabili • USTIONI DI II GRADO: caratterizzate dalla comparsa di bolle e vesciche, è necessario il consulto ospedaliero • USTIONI DI III GRADO: molto profonde, necessitano dell’immediata ospedalizzazione

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LA PROTREZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

La combustione oltre a dimostrarsi pericolosa per la salute a causa dell’energia prodotta, ha degli effetti collaterali, altrettanto gravi, a causa dei prodotti di risulta che genera e che possono essere inalati attraverso le vie respiratorie.

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AUTORESPIRATORI Devono essere utilizzati se si verifica almeno una delle seguenti condizioni: • percentuale di ossigeno in atmosfera inferiore al 17% • concentrazione dei contaminanti superiore a quella prevista per i respiratori a filtro

• presenza di gas/vapori con scarse proprietà di avvertimento (sostanza inodore o con soglia olfattiva maggiore del TLV-TWA)

• non si conosce la natura e/o la concentrazione dei contaminanti Gli autorespiratori consentono al lavoratore di intervenire in ambienti con aria inquinata o povera di ossigeno, per un periodo di tempo non molto esteso, e in funzione della riserva di ossigeno della bombola portatile o della cartuccia annessa all’autorespiratore.

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LA PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

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LA PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

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LE TECNICHE DI ESTINZIONE

Per ottenere lo spegnimento del fuoco è necessario intervenire sulla reazione chimica in atto eliminando almeno uno degli elementi caratteristici del “triangolo della combustione”. Pertanto i sistemi di spegnimento possono essere distinti in: •SEPARAZIONE: allontanamento della sostanza combustibile dal focolaio d’incendio, attuabile a mezzo di ripari o barriere non infiammabili, mezzi meccanici, forti getti d’acqua, polvere o sabbia (ad esempio chiusura di una valvola di mandata, diluizione con acqua di liquidi in fiamme, taglio fasce di alberi in un bosco, etc…) •SOFFOCAMENTO: riduzione della percentuale di comburente al di sotto della soglia minima •RAFFREDDAMENTO: sottrazione di calore fino ad ottenere una temperatura inferiore a quella necessaria per mantenere vivo il processo di combustione •INIBIZIONE CHIMICA: blocco della reazione di combustione

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LE SOSTANZE ESTINGUENTI

Come abbiamo già visto, i processi che portano allo spegnimento di un incendio, possono essere distinti in SEPARAZIONE, SOFFOCAMENTO, RAFFREDDAMENTO e inibizione CHIMICA. Ogni azione può essere svolta singolarmente o contemporaneamente mediante l’uso di sostanze estinguenti, che vanno scelti in funzione del combustibile e delle dimensioni del fuoco. Le principali sostanze estinguenti sono: • ACQUA • SCHIUME • POLVERI • IDROCARBURI ALOGENATI (HALON) E LORO SOSTITUTI • GAS INERTI

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LE SOSTANZE ESTINGUENTI L’ACQUA

E’ il principale agente estinguente a causa della facilità con la quale può essere reperita e del basso costo di approvvigionamento. L’azione di questo agente estinguente provoca:

• Abbassamento della temperatura del combustibile • Azione di soffocamento • Diluizione delle sostanze infiammabili solubili in acqua • Imbevimento dei combustibili solidi

L’utilizzo dell’acqua come agente estinguente è limitato agli incendi di classe A ossia di materiali solidi infiammabili. Il suo utilizzo è inutile sugli incendi di classe B (liquidi infiammabili) ed è assolutamente vietato su quelli di classe E (apparecchi e quadri elettrici)

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LE SOSTANZE ESTINGUENTI LE SCHIUME

L’agente estinguente è costituito da una soluzione in acqua di un agente schiumogeno. L’adozione delle schiume sull’incendio provoca: 1. Azione di soffocamento 2. Azione di raffreddamento

Le schiume vanno adottate su incendi di classe B (liquidi infiammabili) mentre sono assolutamente vietate su incendi di classe E (apparecchi e quadri elettrici) in quanto contengono acqua. Le schiume possono essere distinte in: 1. Alta espansione 2. Media espansione 3. Bassa espansione

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LE SOSTANZE ESTINGUENTI LE POLVERI

Sono costituite da particelle solide finissime a base di bicarbonato di sodio, potassio, fosfati e sali organici. L’azione estinguente delle polveri è dovuta: 1. Alla decomposizione delle particelle per effetto delle alte temperature separando così il combustibile dal comburente

2. Al raffreddamento del combustibile 3. All’inibizione del processo di combustione

Le polveri sono adatte per i incendi di classe A (solidi infiammabili), B (liquidi infiammabili), C (gas infiammabili), mentre per incendi di classe D (metalli infiammabili) devono essere impiegate delle polveri speciali. Le polveri possono essere utilizzate anche su incendi di classe E (apparecchi e quadri elettrici) anche se lasciano un residuo che rovina l’apparecchio stesso. Dopo l’utilizzo di un estintore a polvere è necessaria una corretta e prolungata aerazione del locale.

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LE SOSTANZE ESTINGUENTI I GAS INERTI

I gas utilizzati per la difesa dagli incendi di ambienti chiusi sono generalmente l’anidride carbonica e l’azoto. L’adozione dei gas inerti sull’incendio provoca: 1. Riduzione della concentrazione del comburente dell’aria fino ad inibire il processo di combustione;

2. Azione di raffreddamento dovuta all’utilizzo di calore per passare dallo stato liquido allo stato gassoso

I gas inerti possono essere utilizzati per l’estinzione di qualsiasi tipo di incendio e sono particolarmente indicati per incendi di classe E(impianti e quadri elettrici) in quanto non lasciano residui che possono danneggiare l’apparecchiatura.

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LE SOSTANZE ESTINGUENTI GLI HALON E IL LORO SOSTITUTI

Gli idrocarburi alogenati detti anche Halon, sono formati da idrocarburi saturi in cui gli atomi di idrogeno sono sostituiti in modo parziale o totale da atomi di cloro, bromo o fluoro. L’azione estinguente degli Halon è dovuta:

• all’interruzione chimica della reazione di combustione che viene definita catalisi negativa

Gli Halon sono efficaci su incendi in ambienti chiusi scarsamente ventilati e producono una azione estinguente che non danneggia i materiali con cui vengono a contatto. Per effetto delle alte temperature alcuni Halon producono gas tossici per l’uomo.

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LE SOSTANZE ESTINGUENTI

SOSTANZE ESTINGUENTI

AZIONE DI

SEPARAZIONE SOFFOCAMENTO RAFFREDDAMENTO INIBIZIONE CHIMICA

ACQUA

X X X

SCHIUMA

X X

ANIDRIDE CARBONICA

X X

POLVERE

X X X X

IDROCARBURI HALOGENATI

X

SABBIA

X X

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MODULO B

LA PROTEZIONE ANTINCENDIO

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LE MISURE DI PROTEZIONE

La protezione antincendio consiste nell’insieme delle misure finalizzate alla riduzione dei danni conseguenti al verificarsi di un incendio Le misure antincendio possono essere distinte in due grosse categorie: • MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA • MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA

E’ l’insieme delle misure di protezione che non richiedono l’azione dell’uomo o l’azionamento di un impianto ma hanno come obiettivo la limitazione degli effetti dell’incendio nello spazio e nel tempo (garantire l’incolumità dei lavoratori, limitare gli effetti nocivi dei prodotti della combustione, contenere i danni a strutture, macchinari, beni). Tra le misure di protezione passiva si annoverano:

• barriere antincendio 1. Isolamento dell’edificio 2. Distanze di sicurezza 3. Muri tagliafuoco, schermi, etc… • strutture aventi caratteristiche di resistenza al fuoco • materiali classificati per la reazione al fuoco • sistemi di ventilazione • sistema di vie di uscita adeguate alla massima presenza del numero dei lavoratori

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA LA DISTANZA DI SICUREZZA

La distanza di sicurezza è definita come l’interposizione di spazi scoperti fra gli edifici o installazioni scopo di impedire la propagazione dell’incendio principalmente per trasmissione di energia termica raggiante La distanza di sicurezza può essere distinta in tre diverse categorie:

• Interna: per proteggere elementi dello stesso complesso • Esterna: per proteggere elementi esterne al complesso • Di protezione: distanza misurata orizzontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elemento pericoloso di una attività e la recinzione (ove prescritta) ovvero il confine dell’area su cui sorge l’attività stessa.

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA RESISTENZA AL FUOCO E COMPARTIMENTAZIONE

La resistenza al fuoco delle strutture rappresenta il comportamento al fuoco degli elementi che hanno funzioni strutturali nelle costruzioni degli edifici, siano esse funzioni portanti o funzioni separanti. • In termini numerici la resistenza al fuoco rappresenta l’intervallo di tempo, espresso in minuti primi, di esposizione dell’elemento strutturale ad un incendio, durante il quale l’elemento costruttivo considerato conserva i requisiti progettuali di stabilità meccanica, tenuta ai prodotti della combustione, nel caso più generale, di coibenza termica.

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA RESISTENZA AL FUOCO E COMPARTIMENTAZIONE

Più specificatamente la resistenza al fuoco può definirsi come l’attitudine di un elemento da costruzione a conservare:

• R stabilità: attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco

• E tenuta: attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare ne produrre, se sottoposto all’azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto al fuoco

• I isolamento termico: attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore

• In relazione ai requisiti degli elementi strutturali in termini di materiali da costruzione utilizzati e spessori realizzati, essi vengono classificati da un numero che esprime i minuti primi per i quali conservano le caratteristiche suindicate in funzione delle lettere R, E o I.

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA LE BARRIERE ANTINCENDIO

Le barriere antincendio realizzate mediante interposizione di elementi strutturali hanno la funzione di impedire la propagazione degli incendi sia lineare (barriere locali) che tridimensionale (barriere totali) dell’interno di un edificio.

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA LE BARRIERE ANTINCENDIO

• Per una completa ed efficace compartimentazione i muri tagliafuoco non dovrebbero avere aperture,

ma è ovvio che in un ambiente di lavoro è necessario assicurare un’agevole comunicazione tra tutti gli ambienti destinati, anche se a diversa destinazione d’uso

• Pertanto è inevitabile realizzare le comunicazioni e dotarle di elementi di chiusura aventi le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco del muro su cui sono applicati. Tali elementi di chiusura si possono distinguere in:

1. Porte incernierate: porte munite di sistemi di chiusura automatica quali fusibili, cavetti e contrappesi o sistemi idraulici o a molla, che in caso d’incendio fanno chiudere il serramento.

2. Porte scorrevoli: porte sospese ad una guida inclinata di pochi gradi rispetto al piano orizzontale mediante ruote fissate al pannello. Normalmente stanno in posizione aperta trattenute da un contrappeso e da un cavo in cui è inserito un fusibile che in caso d’incendio si fonde liberando il contrappeso e permettendo alla porta di chiudersi.

3. Porte a ghigliottina: porte installate secondo un principio analogo a quello adottato per le porte scorrevoli, ma con la differenza che in questo caso il pannello viene mantenuto sospeso sopra l’apertura e le guide sono verticali.

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA LE VIE DI ESODO

• Nonostante il massimo impegno per prevenire l’insorgere di un incendio e la massima attenzione nell’adozione dei più moderni mezzi di rivelazione, segnalazione e spegnimento di un incendio, non si può escludere con certezza la possibilità che l’incendio stesso si estenda con produzione di calore e fumi tale da mettere a repentaglio la vita umana. • Gli elementi fondamentali nella progettazione del sistema di vie d’uscita si possono fissare in: 1. dimensionamento e geometria delle vie di uscita 2. sistemi di protezione attiva e passiva delle vie di uscita 3. sistemi di identificazione continua delle vie di uscita (segnaletica, illuminazione

ordinaria e di sicurezza)

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA LE VIE DI ESODO

In particolare il dimensionamento delle vie d’uscita dovrà tenere conto: 1. del massimo affollamento ipotizzabile nell’edificio 2. della capacità di esodo dell’edificio

Per quanto concerne il numero e le dimensioni delle vie di esodo, si prevede che: • Per luoghi di lavoro con rischio di esplosione e d’incendio con più di 5 lavoratori: • 1 uscita da 1.20 m ogni 5 lavoratori • Per tutte le altre attività: • 1 uscita da 0.90 per attività che hanno fino a 25 lavoratori • 1 uscita da 1.20 m per aziende con numero di lavoratori compreso tra 26 e 50 • 2 uscite ( una da 0.90 m e una da 1.20 m) per aziende con numero di lavoratori compreso tra 51 e 100

• 2 uscite ( una da 0.90 m e una da 1.20 m) + 1 uscita da 1.20 m ogni 50 lavoratori o frazione tra 10 e 50 da calcolarsi relativamente sull’eccedenza rispetto ai 100

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA LA REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI

• Il D.M. 30.11.1983, "Termini e definizioni generali e simboli grafici della prevenzione incendi" riporta al punto 1.10 la definizione ufficiale di reazione al fuoco come: "grado di partecipazione di un materiale combustibile al ,fuoco al quale è sottoposto. In relazione a ciò i materiali sono assegnati (D.M. 26 06.1984) alle classi 0, 1, 2 3, 4, 5 con l'aumentare della loro partecipazione alla combustione, quelli di classe 0 sono incombustibili". • La regolamentazione della reazione al fuoco si può distinguere in due settori: Prove e Classificazione, Prescrizione di impiego. • Il primo settore indica test e metodologie per la determinazione della classe di reazione al fuoco dei materiali (in Italia è detta norma orizzontale). La seconda prescrive le classi di reazione al fuoco dei materiali in base alla applicazioni finali (in Italia è la norma verticale). • In questo modo si assegna ad ogni materiale un indice di "pericolosità".

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA LA REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI

La normativa italiana (D.M. 26.6.1984), come già premesso, definisce per i materiali 6 classi dì reazione al fuoco in funzione della loro minore o maggiore partecipazione all'incendio. I parametri caratteristici della reazione al fuoco sono: 1. INFIAMMABILITA’: capacità dei materiali di entrare e permanere in stato di combustione, con emissione di fiamma, dopo ore durante l'esposizione ad una sorgente di calore

2. VELOCITA’ DI PROPAGAZIONE: velocità del fronte di fiamma 3. GOCCIOLAMENTO: capacità di un materiale di emettere gocce di materiale fuso dopo e/o durante l'esposizione a una sorgente di calore

4. SVILUPPO DI CALORE NELL’UNITA’DI TEMPO 5. PRODUZIONE DI FUMO 6. PRODUZIONE DI SOSTANZE NOCIVE

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA LA REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI

• Poiché i parametri sopra citati dipendono per ogni materiale sia dalla composizione chimica che dalle condizioni di impiego, ossia della loro posizione, del tipo di esposizione e delle modalità di messa in opera, il D.M. 26.6.1984 definisce cinque metodi di prova:

1) ISO-DIS 1182.2 2) CSE RF 1175/A 3) CSE RF 2/75/A 4) CSE RF 3/77 5) CSE RF 4/83 • In ogni prova viene misurata la velocità di propagazione, la zona danneggiata, il tempo di post combustione, il tempo di post-incandescenza e il gocciolamento. • I risultati ottenuti definiscono 4 categorie, la cui combinazione dàcome risultato finale la classe (di

reazione al fuoco) del materiale. • L'attuale normativa italiana in materia di sicurezza antincendio non prevede solamente la classificazione

ai fini della reazione al fuoco, mane regola, altresì, la procedura della omologazione.

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA LA REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI

• Tende, e materiali sospesi in genere - Tale applicazione deve essere considerata

come la più pericolosa fra i componenti l'arredamento, per i seguenti motivi: - maggiore facilità di innesco al fuoco - effetto camino - grande disponibilità di comburente (aria su entrambi le facce) - facilità di propagazione dell'incendio agli altri componenti di arredo oper contatto diretto o per distacco dì parti o particelle incendiate

Si comprende, quindi, l'assoluta necessità di disporre di materiali con elevati standard di sicurezza e una messa in opera particolarmente accurata. • Poltrone e altri mobili imbottiti in genere - La pericolosità e la ricorrenza di questo

tipo di arredo nella casistica degli incendi ne hanno fatto giustamente oggetto dì grande attenzione. Se si prende in considerazione la grande varietà dei materiali per

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LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA LA REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI

l'imbottitura e si considerano le molteplici soluzioni di abbinamento con i materiali di ricopertura, possiamo comprendere la potenziale pericolosità qualora i componenti non siano normalizzati. • Rivestimenti dei soffitti, delle pareti e dei pavimenti - Tralasciamo il caso de

tessuti o materiali in posa per il quale rimandiamo alla voce tendaggi per ragioni di affinità. I rivestimenti in posa incollata presentano un livello di rischio abbastanza ridotto qualora vengano rispettate, sia le condizioni di posa in opera, sia l'impiego di collanti adatti.

- Altri tipi di rivestimento, in materiali combustibili come il legno o materiale plastica a pannelli, vanno trattati come arredamento.

- A differenza dei materiali appesi e dell’arredamento, i rivestimenti sono però investiti dall'incendio sulla sola superficie esposta.

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MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA LA REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI NORME VERTICALI D.M. 26/06/1984

• Negli atri, nei corridoi di disimpegno, nelle scale, nelle rampe e nei passaggi in genere è consentito l'impiego dei materiali di classe 1 in ragione del 50% massimo della loro superficie totale (pavimenti-pareti-soffitti-proiezioni orizzontali delle scale) Per la restante parte deve essere impiegato materiale di classe 0; • in tutti gli altri ambienti è consentito che i materiali di rivestimento dei pavimenti siano di classe 2 e che i materiali suscettibili di prendere fuoco su entrambi le facce e gli altri materiali di rivestimento siano di classe 1; oppure di classe 2 se in presenza di impianti di spegnimento automatico asserviti ad impianti di rilevazione incendi. I rivestimenti lignei possono essere mantenuti in opera, tranne che nelle vie di esodo e nei laboratori, a condizione che vengano opportunamente trattati con prodotti vernicianti omologati di classe 1 di reazione al fuoco, secondo le modalità e le condizioni contenute nel decreto 6.3.1992; • I materiali di rivestimento combustibile, ammessi nelle varie alla reazione al fuoco debbono essere posti in aderenza agli elementi costruttivi, di classe 0 escludendo spazi vuoti ed intercapedini; • i materiali suscettibili di prendere fuoco su entrambi la facce(tendaggi) devono essere di classe di reazione al fuoco non superiore a 1".

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA E’ l’insieme delle misure di protezione che richiedono l’azione dell’uomo o l’azionamento di un impianto finalizzate alla rilevazione dell’incendio e conseguente azione di spegnimento

Fanno parte delle misure di protezione attiva:

• Estintori • Rete idrica antincendio • Impianti di rilevazione automatica d’incendi • Impianti di spegnimento automatici • Dispositivi di segnalazione e di allarme • Dispositivi di evacuazione di fumo e calore

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MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA GLI ESTINTORI

Sono apparecchi contenenti un estinguente che può essere proiettato e diretto su un fuoco sotto l’azione di una pressione interna (D.M. 20/12/1982). Tale pressione può essere fornita da una compressione preliminare permanente, da una reazione chimica, dalla liberazione di un gas ausiliario.

• Gli estintori possono essere: 1. portatili (con massa inferiore o uguale a 20 kg) 2. carrellati

UTILIZZARE DURANTE LA FASE DI IGNIZIONE

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MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA GLI ESTINTORI

DETERMINAZIONE DEL NUMERO DI ESTINTORI DA INSTALLARE

Determinato da disposizioni di legge solo nel caso degli alberghi esistenti prima del 10/12/1985 ed in quello delle autorimesse. Nel primo caso è prescritto un estintore ogni 250 mq, con il minimo di un estintore per piano, nel secondo caso 1 estintore ogni 5 autovetture (corrispondente ad un estintore ogni 100 mq circa) fino a 20 autovetture. Oltre le venti il numero di estintori richiesto in rapporto alle autovetture diminuisce. Negli altri casi si deve eseguire il criterio di disporre questi mezzi di primo intervento in modo che siano prontamente disponibili ed utilizzabili. A tal fine si può ritenere che sia sufficiente disporre di un numero di estintori in modo che almeno uno di questi possa essere raggiunto con un percorso non superiore a 15 m circa. Ne consegue che la distanza fra gruppi di estintori deve essere circa 30 m. da parte di chi dovrà all'occasione adoperarlo.

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA GLI ESTINTORI UBICAZIONE DEGLI ESTINTORI

Gli estintori devono essere sempre posti nella massima evidenza, in modo da essere individuati immediatamente, preferibilmente vicino alle scale, o agli accessi. Estintori, di tipo idoneo, saranno inoltre posti in vicinanza di rischi speciali (quadri elettrici, cucine, impianti per la produzione di calore a combustibile solido, liquido o gassoso eccetera). E' bene evitare di mettere gli estintori in zone a cul de sac, in modo da impedire che, per prendere un estintore, una persona resti intrappolata dal fuoco. Gli estintori dovranno essere attaccati alle pareti ad un’altezza di circa 1,50 m da terra, mediante idonei attacchi che ne consentano il facile sganciamento. Solo quando l'estintore non può essere posto in posizione ben visibile da ogni punto della zona interessata, dovranno porsi dei cartelli di segnalazione (se necessario a bandiera) del tipo conforme alle norme della segnaletica di sicurezza. Gli estintori non devono mai ostacolare il deflusso delle persone lungo le vie di esodo. Occorre anche tenere presente che tutti i tipi di estintori devono essere posti in posizione tale da non essere soggetti all'azione diretta del calore, compresa l'esposizione ai raggi solari.

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA REGOLE GENERALI PER IL CORRETTO UTILIZZO DEGLI ESTINTORI

Gli estintori portatili sono particolarmente preziosi e utili per la prontezza di impiego ed efficacia Nei piccoli incendi ed in caso di primo intervento può essere sufficiente l’uso di uno o al massimo due estintori Per incendi più gravi l’utilizzo di estintori può essere utile per impedire o rallentare la propagazione delle fiamme, in attesa di mezzi di estinzione più potenti

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA REGOLE GENERALI PER IL CORRETTO UTILIZZO DEGLI ESTINTORI

• Indossare i mezzi di protezione individuale prescritti • Nell’utilizzo di estintori in locali chiusi assicurarsi ad una corda che consenta il recupero dell’operatore in caso di infortunio • Non impiegare gli ascensori o altri mezzi meccanici per recarsi o scappare del luogo dell’incendio • Procedere verso il focolaio di incendio assumendo una posizione più bassa possibile per sfuggire all’azione nociva dei fumi Prima di abbandonare il luogo dell’incendio verificare che il focolaio sia effettivamente spento e sia esclusa la possibilità di una riaccensione • Abbandonare il luogo dell’incendio, in particolare se al chiuso, non appena possibile • Nel caso in cui l’incendio abbia inizio da una bombola contenente del gas infiammabile, posizionarsi nella direzione della fiamma e non in direzione contrapposta in modo da evitare l’innescarsi di processi di combustione interna al contenitore con il conseguente rischio di esplosione

LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA

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LA RETE DI IDRANTI

Le tipologie di idranti antincendio possono essere distinte in: • IDRANTI A MURO • IDRANTI A COLONNA SOPRASUOLO • IDRANTI SOTTOSUOLO • NASPI

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA LA RETE DI IDRANTI –Idranti a muro

E ’costituito da un semplice rubinetto di tipo unificato • E’ normalmente ubicato in una cassetta standard contenente una tubazione flessibile (manichetta antincendio) munita di raccordi, ed una lancia • E’ un sistema di protezione interna degli edifici

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA LA RETE DI IDRANTI –Idranti a colonna soprasuolo

• E’ costituito da una colonna in ghisa, di colore rosso, collegata alla rete idrica • Per ciascun idrante deve essere previsto un equipaggiamento composto da una manichetta antincendio composta, completa di raccordi e lancia di erogazione • E’ un sistema di protezione esterna degli edifici

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA LA RETE DI IDRANTI –Idranti sottosuolo

• E’ costituito da un idrante interrato collegato alla rete idrica • Per ciascun deve essere previsto un equipaggiamento composto da una manichetta antincendio composta, completa di raccordi e lancia di erogazione • E’ un sistema di protezione esterna degli edifici

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA LA RETE DI IDRANTI –Naspo

• E’ costituito da una bobina mobile su cui è avvolta una tubazione semirigida collegata ad una estremità, in modo permanente con una rete di alimentazione idrica e terminante all’altra estremità con una lancia erogatrice munita di valvola erogatrice e di chiusura del getto • E’ un sistema di protezione interna degli edifici

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA IMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICI

•Tali impianti possono classificarsi in base alle sostanze utilizzate per l’azione estinguente: 1. Impianti ad acqua SPRINKLER

- Ad umido: tutto l’impianto è permanentemente riempito di acqua in pressione, è il sistema più rapido e si può adottare nei locali in cui non esiste rischio di gelo

- A secco: la parte d’impianto non protetta, o sviluppantesi in ambienti soggetti a gelo, è riempita di aria in pressione, al momento dell’intervento una valvola provvede al riempimento delle colonne con acqua

- Alternativi: funzionano come impianti a secco nei mesi freddi e ad umido nei mesi caldi - A pre-allarme: sono dotati di dispositivo che differisce la scarica per dar modo di escludere i falsi –allarmi

- A diluvio: impianti con sprinklers aperti alimentati da valvole ad apertura rapida in grado di fornire rapidamente grosse porta

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA IMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICI

- Impianti a schiuma: sono concettualmente simili a quelli ad umido e differiscono per la presenza di un

serbatoio di schiumogeno ed idonei sistemi di produzione e scarico della schiuma (versatori) - Impianti ad anidride carbonica - Impianti ad halon - Impianti a polvere: non essendo l’estinguente un fluido, non sono in genere costituiti da condotte, ma

da teste singole autoalimentate da un serbatoio incorporato di modeste capacità. La pressurizzazione è sempre ottenuta mediante un gas inerte (azoto, anidride carbonica)

Un impianto automatico di estinzione ad acqua consta di più parti:

- fonte di alimentazione (acquedotto, serbatoi, vasca, serbatoio in pressione); - pompe di mandata; - centralina valvolata di controllo e allarme; - condotte montanti principali; - rete di condotte secondarie; - serie di testine erogatrici (sprinkler)

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA IMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICI

• Tali impianti rientrano a pieno titolo tra i provvedimenti di protezione attiva e sono finalizzati alla rivelazione tempestiva del processo di combustione prima cioè che questo degeneri nella fase di incendio generalizzato

• Pertanto un impianto di rivelazione automatica consente:

� di avviare un tempestivo sfollamento delle persone, sgombero dei beni etc;

� di attivare un piano di intervento;

� di attivare i sistemi di protezione contro l’incendio (manuali e/o automatici di spegnimento)

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA RILEVATORI AUTOMATICI DI INCENDIO

•I rilevatori automatici di incendio si classificano in funzione del fenomeno chimico-fisico rilevato. In particolare si hanno:

- Rilevatori di calore - Rilevatori di fumo (a ionizzazione o ottici) - Rilevatori di gas - Rilevatori di fiamma •Se invece si opera una classificazione in funzione del metodo di rilevazione si hanno:

- statici (allarme al superamento di un valore di soglia) - differenziali (allarme per un dato incremento) - velocimetrici (allarme per velocità di incremento).

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA RILEVATORI AUTOMATICI DI INCENDIO

• La suddivisione può essere infine effettuata in base al tipo di configurazione del sistema di controllo dell’ambiente: � puntiformi � a punti multipli (poco diffusi) � lineari (poco diffusi).

In sintesi potremo quindi definire un “rilevatore automatico d’incendio” come un dispositivo installato nella zona da sorvegliare che è in grado di misurare come variano nel tempo grandezze tipiche della combustione ed è in grado di trasmettere un segnale d’allarme in un luogo opportuno quando il valore della grandezza tipica misurata supera oppure è inferiore ad un certo valore prefissato

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA RILEVATORI AUTOMATICI DI INCENDIO

• Tali tipi d’impianti trovano valide applicazioni in presenza di: � Depositi intensivi;

� Depositi di materiali e/o sostanze ad elevato valore specifico;

� Ambienti con elevato carico d’incendio, non compartimentabili;

� Ambienti destinati ad impianti tecnici difficilmente accessibile controllabili (cunicoli, intercapedini al di sopra di controsoffitti etc.).

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA EVACUATORI DI FUMO E DI CALORE

� Tali sistemi di protezione attiva dall’incendio sono di frequente utilizzati in combinazione con impianti di

rivelazione e sono basati sullo sfruttamento del movimento verso l’alto delle masse di gas caldi generate dall’incendio che, a mezzo di aperture sulla copertura, vengono evacuate all’esterno

� Gli evacuatori di fumo e calore (EFC) consentono pertanto di:

• Agevolare lo sfollamento delle persone presenti e l’azione dei soccorritori grazie alla maggiore probabilità che i locali restino liberi da fumo almeno fino ad un’altezza da terra tale da non compromettere la possibilità di movimento.

• Agevolare l’intervento dei soccorritori rendendone più rapida ed efficace l’opera. • Proteggere le strutture e le merci contro l’azione del fumo e dei gas caldi, riducendo in particolare il

rischio e di collasso delle strutture portanti. • Ritardare o evitare l’incendio a pieno sviluppo -“flash over”. • Ridurre i danni provocati dai gas di combustione o da eventuali sostanze tossiche e corrosive originate

dall’incendio

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA EVACUATORI DI FUMO E DI CALORE

Gli EFC devono essere installati, per quanto possibile, in modo omogeneo nei singoli compartimenti, a soffitto in ragione, ad esempio, di uno ogni 200 m2 (su coperture piane o con pendenza minore del 20 %) come previsto dalla regola tecnica di progettazione costituita dalla norma UNI -VVF 9494

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LE MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA SISTEMI DI ALLARME

• Pulsante di allarme antincendio: serve a segnalare il pericolo in caso di incendio. I pulsanti di allarme sono generalmente collocati in prossimità delle uscite di sicurezza e devono essere opportunamente illuminai e segnalati. Il pulsante deve essere utilizzato, oltre che in occasione di un incendio, ogni volta che è necessario segnalare una situazione di pericolo. • Targa ottico –acustica: viene attivata in occasione di occasione di un’emergenza ed indica la necessità di evacuare i locali • Sirena: indica una situazione di emergenza e l’ordine di evacuazione • Telefono: in caso di emergenza, componete uno dei seguenti numeri di emergenza interni per segnalare l’accaduto alla portineria dell’edificio in cui vi trovate e, se del caso, richiedere un intervento • Interfono: è utilizzato dagli addetti ai centri di comunicazione (portinerie) per dare il segnale di evacuazione e per comunicare la fine dell’emergenza

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CONTROLLO E MANUTENZIONE DEI PRESIDI ANTINCENDIO

Le attrezzature mobili (estintori), gli impianti di spegnimento manuali (naspi, idranti) ed automatici, gli impianti di segnalazione ed allarme incendio, l'impianto di illuminazione di emergenza, gli impianti di evacuazione fumi, devono essere oggetto di regolari controlli e di interventi di manutenzione, in conformità a quanto previsto dalla normativa cogente e ove mancante dalla normativa tecnica e dalle istruzioni dei costruttori ed installatori.

LA NORMA UNI EN 9994/2003

• Prescrive i criteri per effettuare la sorveglianza, il controllo, la revisione e il collaudo degli estintori, ai fini di garantire l'efficienza operativa

• La manutenzione degli estintori viene espletata entro le scadenze prescritte, eseguendo le operazioni descritte nelle successive 4 fasi

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CONTROLLO E MANUTENZIONE DEI

PRESIDI ANTINCENDIO

I FASE: SORVEGLIANZA Consiste in una misura di prevenzione atta a controllare l’estintore nella posizione in cui è collocato, con particolare riferimento ai seguenti aspetti:

• l’estintore sia presente e segnalato con apposito cartello, secondo quanto prescritto dalla legislazione vigente

• l’estintore sia chiaramente visibile, immediatamente utilizzabile e l’accesso allo stesso sia libero da ostacoli

• l’estintore non sia stato manomesso, ed in particolare non risulti mancante il dispositivo di sicurezza per evitare azionamenti accidentali

• i contrassegni distintivi siano esposti a vista e siano ben leggibili

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CONTROLLO E MANUTENZIONE DEI PRESIDI ANTINCENDIO

• l’indicatore di pressione, se presente, indichi un valore di pressione compreso all’interno del campo verde

• l’estintore non presenti anomalie quali ugelli ostruiti, perdite, tracce di corrosione, sconnessioni o incrinature dei tubi flessibili, ecc..

• l’estintore sia esente da danni alle strutture di supporto e alla maniglia di trasporto; in particolare, se carrellato, abbia ruote funzionanti

• il cartellino di manutenzione sia presente sull’apparecchio e sia correttamente compilato

La SORVEGLIANZA può essere eseguita direttamente dall’utilizzatore che nel caso di anomalie deve contattare il manutentore

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CONTROLLO E MANUTENZIONE DEI PRESIDI ANTINCENDIO

II FASE: CONTROLLO

Consiste in una misura di prevenzione atta a verificare, con frequenza almeno semestrale, l’efficienza dell’estintore, tramite effettuazione dei seguenti accertamenti:

• verifiche di cui alla fase di sorveglianza • accertamenti: • per gli estintori portatili è necessario l’accertamento della pressione interna • per gli estintori carrellati sono previsti gli "Accertamenti e prove sui prototipi" della UNI 9492

• per gli estintori portatili a biossido di carbonio è previsto l’accertamento dello stato di carica tramite pesatura

• controllo della presenza, del tipo e della carica delle bombole di gas ausiliario per gli estintori pressurizzati con tale sistema, secondo le indicazioni del produttore

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CONTROLLO E MANUTENZIONE DEI PRESIDI ANTINCENDIO

III FASE: REVISIONE

Consiste in una misura di prevenzione, di frequenza almeno pari a quella indicata nel prospetto, atta a verificare, e rendere perfettamente efficiente l’estintore, tramite l’effettuazione dei seguenti accertamenti e interventi:

• verifica della conformità al prototipo omologato per quanto attiene alle iscrizioni e all’idoneità degli eventuali ricambi

• verifiche di cui alle fasi di sorveglianza e controllo; • esame interno dell’apparecchio per la verifica del buono stato di conservazione; • esame e controllo funzionale di tutte le parti;

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CONTROLLO E MANUTENZIONE DEI PRESIDI ANTINCENDIO

• controllo di tutte le sezioni di passaggio del gas ausiliario, se presente, e dell’agente estinguente, in particolare il tubo pescante, i tubi flessibili, i raccordi e gli ugelli, per verificare che siano liberi da incrostazioni, occlusioni e sedimentazioni;

• controllo dell’assale e delle ruote, quando esistenti; • ripristino delle protezioni superficiali, se danneggiate; • sostituzione dei dispositivi di sicurezza contro le sovra pressioni con altri nuovi; • sostituzione dell’agente estinguente; • montaggio dell’estintore in perfetto stato di efficienza

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CONTROLLO E MANUTENZIONE DEI

PRESIDI ANTINCENDIO

PROSPETTO DELLA FREQUENZA DI REVISIONE

Tipo di estintore Tempo massimo di revisione con sostituzione della carica

Polvere 36 mesi

Acqua o schiuma 18 mesi

Co2 60 mesi

Idrocarburi alogenati 72 mesi

Halon Da smaltire

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CONTROLLO E MANUTENZIONE DEI PRESIDI ANTINCENDIO

IV FASE: COLLAUDO

Consiste in una misura di prevenzione atta a verificare, con la frequenza sotto specificata, la stabilità del serbatoio o della bombola dell’estintore, in quanto facente parte di apparecchi a pressione

TIPI DI ESTINTORE FREQUENZA DI COLLAUDO Estintori a CO2 e bombole di gas ausiliario Devono rispettare le scadenze previste dalla

normativa in materia di gas in pressione e liquefatti

Estintori che non siano già soggetti a verifiche periodiche secondo la legislazione vigente e costruiti in conformità alla Direttiva 97/23/CE (D.Lgs. 93/2000)

Ogni 12 anni

Estintori che non siano già soggetti a verifiche periodiche secondo la legislazione vigente e non conformi alla Direttiva 97/23/CE (D.Lgs. 93/2000)

Ogni 6 anni

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CONTROLLO E MANUTENZIONE DEI PRESIDI ANTINCENDIO

Il cartellino di manutenzione è il documento che attesta gli interventi effettuati in conformità alla UNI 9994/2003 La norma prevede che il cartellino di manutenzione deve obbligatoriamente riportare i seguenti dati:

• il numero di matricola o altri estremi di identificazione dell'estintore; • la ragione sociale, l'indirizzo completo e altri estremi di identificazione del manutentore;

• massa lorda dell'estintore; • la carica effettiva; • il tipo di fase effettuata; • la data dell'ultimo intervento; • la firma o punzone identificativo del manutentore

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CONTROLLO E MANUTENZIONE DEI PRESIDI ANTINCENDIO

• IDRANTI E NASPI Per gli idranti e i naspi le norme tecniche di riferimento per la manutenzione sono le UNI 671-1, 671-2, 671-3 del 2000. In particolare per quanto riguarda la frequenza della manutenzione le norme indicano:

• Almeno una volta ogni anno alla pressione di esercizio • Almeno una volta ogni 5 anni alla pressione di 12 bar/min

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO Le procedure di sicurezza da adottare in caso di incendio devono essere diversificate tenendo conto delle specifiche esigenze dei diversi tipi di attività per le quali le stesse vengono sviluppate. Gli aspetti generali comuni a tutte le procedure possono essere riassunte nei seguenti punti: � Comportarsi secondo le procedure già prestabilite � Mantenere la calma � Evitare di trasmettere panico agli altri � Valutare la possibilità di estinguere immediatamente l’incendio � Non tentare di iniziare le operazioni di spegnimento se non si è sicuri di riuscirci � Dare immediatamente l’allarme al 115 (VV.FF.)

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO

� Fornire informazioni e collaborazione ai VV.FF. � Intercettare le alimentazioni di energia elettrica e gas � Accertarsi che l’edificio venga evacuato � Iniziare l’opera di estinzione solo con la garanzia di una via di fuga sicura e con l’assistenza di altre persone

� Prestare soccorso a chi si trova in difficoltà � Non rientrare al lavoro fino al ripristino della normalità

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO I RAPPORTI CON I VIGILI DEL FUOCO

Il modo migliore di collaborare con i Vigili del Fuoco durante un incendio è quello di mettere a disposizione la propria esperienza lavorativa e la conoscenza dei luoghi Il responsabile dell’azienda deve mettersi in contatto immediatamente con il Responsabile Operazioni di Soccorso dei VV.FF. e mettersi a sua disposizione per aiutarlo nel pianificare la strategia di attacco all’incendio fornendo tutte le indicazioni necessarie al momento Le informazioni principali che devono essere fornite durante una chiamata per il servizio di soccorso, sono:

• L’indirizzo dell’azienda e il numero di telefono • Il tipo di emergenza in corso

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO I RAPPORTI CON I VIGILI DEL FUOCO

• Persone coinvolte e feriti • Reparto coinvolto • Stadio dell’evento • Altre indicazioni particolari sui materiali coinvolti ecc. • Indicazioni sul percorso

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA

Cos’è un emergenza? L’EMERGENZA è rappresentata da una situazione di pericolo, un fatto o una circostanza imprevista. Cosa occorre fare se si verifica un’emergenza? Essendo l'emergenza un fatto imprevisto, per sua stessa natura, coglie di sorpresa tutti i presenti. L'azione più istintiva è sempre la fuga anche se questa potrebbe rivelarsi la scelta peggiore. L'esistenza di un piano d'azione programmato consente di agire secondo procedure che il soggetto o i soggetti consapevoli dell'emergenza in atto potranno attuare rapidamente per promuovere contromisure adeguate alla risoluzione degli imprevisti con il minimo danno per sé e per gli altri. Fuggire sconsideratamente per un cestino della carta andato a fuoco significa, probabilmente, far procedere l'incendio a tutto il fabbricato con danni ingenti alle strutture e forse anche alle persone. Procedere invece con contromisure semplici, azionando un estintore, chiamando il numero di emergenza predisposto, significa limitare il danno alla sola distruzione del cestino.

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA

L’obiettivo principale di ogni piano di emergenza è quello della salvaguardia delle persone presenti e della loro evacuazione, quando questa risulti necessaria. Il piano di evacuazione prevede nel dettaglio tutte le misure da adottare e i comportamenti da tenere per garantire la completa evacuazione dell’edificio da parte di tutti i presenti, siano essi dipendenti, clienti o visitatori utilizzando le normali vie esodo e non soluzioni ingegnose e rocambolesche.

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA

ALLARME: Chiunque rilevi un fatto anomalo o pericoloso (incendio, incidente, infortunio guasto) dà l'allarme contattando immediatamente il responsabile per l’emergenza, specificando esattamente: � la natura dell'emergenza � la presenza di eventuali infortunati � il luogo esatto in cui si trova � le proprie generalità

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA

• La gestione è affidata alle Squadre di primo intervento che viene attivata dal responsabile per l’emergenza.

• A richiesta del Coordinatore della Squadra (o già al primo avviso se la gravità dell'evento lo richiede) provvede a:

� dare l'avvio all'evacuazione � telefonare ai Vigili del Fuoco: 115 � telefonare al Pronto Soccorso: 118 � contattare il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione � contattare il datore di lavoro � contattare ogni altra persona necessaria

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA

La squadra di primo intervento ha il compito di: � recarsi sul posto segnalato con il necessario per affrontare l'emergenza; � valutare l'entità dell'evento, se necessario, richiedere al centralino di dare avvio all'evacuazione di tutti i locali o di una parte e/odi richiedere l'intervento dei Vigili del Fuoco e/o dell'ambulanza;

� coordinare i primi interventi, predisporre la messa in sicurezza degli impianti e l'interruzione dell'erogazione di corrente se necessario.

� predisporre eventualmente l'uso degli idranti una volta disattivata l'erogazione di corrente.

Il responsabile del servizio di prevenzione e protezione si accerta della gravità dell’evento e ordina, eventualmente, di rintracciare il datore di lavoro.

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA

Chiunque appartenga alla Squadra di primo intervento o ricopra un ruolo importante per l’attuazione del piano NON DIMENTICHI che: • NON DEVE combattere il fuoco al di sopra delle sue possibilità • DEVE preoccuparsi di tenersi sempre libera una via di fuga • AL PRIMO segnale di malessere ESCA, raggiunga gli altri al luogo di ritrovo sicuro, se possibile attribuisca ad un altro i suoi incarichi ma si preoccupi come PRIMA COSA di se stesso

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA

Qualora sia necessario procedere all'evacuazione di una parte dell’edificio o dell’edificio nel suo insieme si segue la procedura descritta: � I lavoratori devono recarsi presso il luogo di ritrovo sicuro seguendo le istruzioni definite durante le esercitazioni di evacuazione e devono mantenere la calma, EVITANDO DI INTRALCIARE I SOCCORSI O DI CREARE ALLARMISMI;

� In presenza di fumo o fiamme è opportuno coprirsi la bocca ed il naso con fazzoletti, possibilmente umidi, e, se necessario, camminare a carponi. In presenza di calore proteggersi anche il capo con indumenti di lana o cotone, possibilmente bagnati, evitando i tessuti sintetici.

� Non aprire eventuali porte calde, se necessario aprirle tenendosi dietro la porta e rimanendo pronti a richiuderle in caso di fiammata

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA

Gli assistenti all’esodo dovranno: • appena allertati dal capo squadra, recarsi tempestivamente nell’area di propria competenza • fare allontanare le persone indicando dove sono ubicate le uscite di emergenza ed i percorsi per raggiungerle e ricordando di non usare gli ascensori • tranquillizzare le persone coinvolte in modo da evitare per quanto possibile il generarsi di situazioni di panico • gestire il deflusso ordinato lungo i percorsi che portano verso l’esterno • accertarsi che nessuna persona sia rimasta all’interno dei locali e, in particolare, all’interno dei laboratori e dei servizi igienici • abbandonare i locali chiudendo le porte taglia fuoco lungo il percorso • comunicare al coordinatore per l’evacuazione l’effettuata evacuazione dell’area di propria competenza o la presenza di persone disabili da evacuare

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PROCEDURE IN CASO DI INCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA

In caso di presenza di persone disabili i criteri generali da seguire sono i seguenti: � attendere lo sfollamento delle altre persone � accompagnare, o far accompagnare, le persone con capacità motorie o sensoriali ridotte all’esterno dell’edificio

� se non è possibile raggiungere l’esterno dell’edificio, provvedere al trasporto del disabile fino ad un luogo sicuro in prossimità dell’uscita di emergenza o in uno spazio calmo, se presente, in attesa dei soccorsi

� segnalare al coordinatore per l’evacuazione l’avvenuta evacuazione del disabile o l’impossibilità di effettuarla

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ESERCITAZIONI ANTINCENDIO

L’allarme dato per esercitazione non deve essere comunicato ai Vigili del Fuoco. • I lavoratori devono partecipare a tali esercitazioni e, qualora ritenuto opportuno, anche il pubblico. Tali esercitazioni non devono essere svolte qualora siano presenti notevoli affollamenti o persone anziane o inferme.

• Devono essere esclusi dalle esercitazioni i lavoratori la cui presenza è essenziale alla sicurezza del luogo di lavoro.

• Nei luoghi di lavoro di grandi dimensioni, in genere, non dovrà essere messa in atto un’evacuazione simultanea dell’intero luogo di lavoro. In tali situazioni l’evacuazione da ogni specifica area del luogo di lavoro deve procedere fino ad un punto che possa garantire a tutto il personale di individuare il percorso fino ad un luogo sicuro.

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ESERCITAZIONI ANTINCENDIO

Una successiva esercitazione deve essere messa in atto non appena:

• una esercitazione abbia rilevato serie carenze e dopo che sono stati presi i necessari provvedimenti;

• si sia verificato un incremento del numero dei lavoratori;

• siano stati effettuati dei lavori che abbiano comportato modifiche delle vie di

esodo;

Quando nello stesso edificio insistono più datori di lavoro l’amministratore

condominiale promuove la collaborazione tra di essi per la realizzazione delle

esercitazioni antincendio.

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ESERCITAZIONI ANTINCENDIO

In aggiunta alla formazione, il personale deve partecipare, periodicamente (almeno

una volta l'anno) ad una esercitazione per mettere in pratica le procedure di

evacuazione.

• Dove vi sono vie di esodo alternative, l'esercitazione deve basarsi sul presupposto che una di esse non possa essere utilizzata a causa di un incendio.

• L'esercitazione deve essere condotta nella maniera più realistica possibile, senza

mettere in pericolo i partecipanti.

• L'esercitazione ha inizio dal momento in cui viene fatto scattare l'allarme e si

conclude una volta raggiunto il punto di raccolta e fatto l'appello dei partecipanti.

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ESERCITAZIONI ANTINCENDIO

• Nei piccoli luoghi di lavoro, tale esercitazione deve semplicemente coinvolgere il

personale nell'attuare quanto segue:

� percorrere le vie di esodo

� identificare le porte resistenti al fuoco

� identificare l'ubicazione dei dispositivi per dare l'allarme

� identificare l'ubicazione delle attrezzature di spegnimento.

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SEGNALETICA - Generalità

• Il datore di lavoro ha l’obbligo di individuare i pericoli e valutare i rischi dei

luoghi di lavoro

• Deve predisporre le misure necessarie per evitare o limitare i rischi stessi

L’utilizzo della segnaletica è lo strumento più importante

dell’opera di prevenzione

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SEGNALETICA - OBBIETTIVI

I principali scopi della segnaletica sono:

• Vietare comportamenti pericolosi

• Avvertire di rischi e pericoli

• Fornire indicazioni per la sicurezza e/o il soccorso

• Prescrivere comportamenti sicuri

• Indicare ulteriori elementi di prevenzione

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SEGNALETICA - DESCRIZIONE

I segnali possono essere distinti nelle seguenti categorie:

� SEGNALI DI DIVIETO

� SEGNALI DI AVVERTIMENTO

� SEGNALI DI PRESCRIZIONE

� SEGNALI DI SALVATAGGIO O DI SOCCORSO

Ad ogni colore e forma del cartello corrisponde un significato specifico che vedremo

appresso nei particolari

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SEGNALETICA – CARTELLI DI DIVIETO

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SEGNALETICA – CARRELLI DI AVVERTIMENTO

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SEGNALETICA – CARTELLI DI PRESCRIZIONE

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SEGNALETICA – CARTELLI DI SALVATAGGIO E SOCCORSO

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SEGNALETICA – Altri segnali

- SEGNALE LUMINOSO Può essere illuminato dall’interno o dal retro e mantiene la forma dei segnali già esaminati

- SEGNALE ACUSTICO

E’ emesso da un apposito dispositivo quale per esempio la sirena

- SEGNALE GESTUALE Può essere effettuato con braccia e mani per guidare persone che effettuano manovre

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SEGNALETICA – Illuminazione di sicurezza

L’impianto di illuminazione di sicurezza deve fornire in caso di mancanza di energia elettrica un’illuminazione tale da permettere l’evacuazione dei locali e degli edifici in totale sicurezza. E’ indispensabile che vengano illuminate le indicazioni delle porte e delle uscite di sicurezza, le vie di esodo, i corridoi, e tutte quelle parti che è necessario percorrere per raggiungere un’uscita verso un luogo sicuro. L’impianto deve essere alimentato da una adeguata fonte di energia con dispositivo di ricarica automatica e autonomia adeguata

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MODULO C

ESERCITAZIONI PRATICHE

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Presa visione e chiarimenti sui mezzi di estinzione più diffusi

La seguente parte del corso ha lo scopo di conferire all’allievo una sufficiente preparazione pratica di base, conoscenza dei materiali e delle attrezzature, tale da poter affrontare un principio di incendio. Detta preparazione iniziale dovrà prevedere periodi successivi di addestramento per

acquisire la dovuta esperienza in materia

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Presa visione e chiarimenti sui mezzi di estinzione più diffusi

Questa parte delle esercitazioni consiste nel portare gli allievi ad un livello di conoscenza e confidenza tale da permettere il corretto utilizzo dei mezzi di protezione individuale, con particolare riguardo ai mezzi di protezione delle vie respiratorie

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Esercitazione sull’uso degli estintori portatili e modalità di utilizzo di idranti e naspi

Gli estintori portatili sono particolarmente preziosi e utili per la prontezza

di impiego ed efficacia

Nei piccoli incendi ed in caso di primo intervento può essere sufficiente l’uso di uno o al massimo due estintori

Per incendi più gravi l’utilizzo di estintori può essere utile per impedire o

rallentare la propagazione delle fiamme, in attesa di mezzi di estinzione più potenti

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Regole generali per l’utilizzo degli estintori

• Agire in progressione iniziando a dirigere il getto sulle fiamme più vicine per poi proseguire verso quelle più distanti • Durante l’erogazione muovere a ventaglio l’estintore

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Regole generali per l’utilizzo degli estintori • Indossare i mezzi di protezione individuale prescritto • Nell’utilizzo di estintori in locali chiusi assicurarsi ad una corda che consenta il recupero dell’operatore in caso di infortunio • Non impiegare gli ascensori o altri mezzi meccanici per recarsi o scappare del luogo dell’incendio • Procedere verso il focolaio di incendio assumendo una posizione il piùbassa possibile per sfuggire all’azione nociva dei fumi • Prima di abbandonare il luogo dell’incendio verificare che il focolaio sia effettivamente spento e sia esclusa la possibilità di una riaccensione • Abbandonare il luogo dell’incendio, in particolare se al chiuso, non appena possibile • Nel caso in cui l’incendio abbia inizio da una bombola contenente del gas infiammabile, posizionarsi nella direzione della fiamma e non in direzione contrapposta in modo da evitare l’innescarsi di processi di combustione interna al contenitore con il conseguente rischio di esplosione.