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CORSO DI FORMAZIONE PER LAVORATORI (parte specifica -03) Art. 37 comma 7 D.Lgs. 81/08 e s.m.i Modulo III . Evietata qualsiasi forma di riproduzione o divulgazione di questo documento senza espressa autorizzazione

CORSO DI FORMAZIONE PER LAVORATORI

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Microsoft PowerPoint - IPSIA-Incontro2-ind Tessile.ppt [modalità compatibilità](parte specifica -03)
Modulo III
.
E’ vietata qualsiasi forma di riproduzione o divulgazione di questo documento senza espressa autorizzazione
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Indice
Obblighi dei lavoratori - ripasso
• Ciascun lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e di quella delle
altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possono ricadere gli effetti
delle sue azioni od omissioni, conformemente alla sua formazione ed alle
istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.
• Osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai
dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale.
• Utilizzare correttamente l’attrezzatura, gli utensili, i prodotti, nonché i
dispositivi di protezione personale
• Non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di
segnalazione o di controllo.
• Non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di
propria competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria
o di altri lavoratori.
Obblighi dei lavoratori - ripasso
• Contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti,
all’adempimento di tutti gli obblighi imposti dall’autorità competente o
comunque necessari per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori durante
il lavoro.
• Utilizzare le attrezzature di lavoro messe a disposizione conformemente
all’informazione, alla formazione ed all’addestramento ricevuti.
• Avere cura delle attrezzature messe a loro disposizione e non apportare di
propria iniziativa alcun tipo di modifiche.
• Segnalare immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto,
qualsiasi difetto od inconveniente da essi rilevato nelle macchine o nelle
attrezzature di lavoro.
Ciclo di lavoro reparto Tessile
Il ciclo lavorativo delle aziende del comparto può essere così sintetizzato:
• CONTROLLO E PREPARAZIONE TESSUTO Si prepara il tessuto per essere successivamente lavorato,
controllandone la qualità e sottoponendolo a trattamenti preliminari.
• PROGETTAZIONE E PREPARAZIONE MODELLI Gli stilisti di moda progettano il capo di abbigliamento
eseguendo disegni e sviluppando il progetto fino alla realizzazione del modello.
• TAGLIO Si taglia il tessuto nelle forme necessarie per confezionare il capo di abbigliamento secondo il
modello.
• CONFEZIONE - CUCITO La confezione dei capi di abbigliamento avviene lungo linee di lavorazione che
possono comprendere: - impuntura; - imbastitura; - imbottitura; - cucitura a macchina dei vari particolari; -
incollaggio a caldo di rinforzi; - applicazione di termoaderenti decorativi; - attaccatura dei bottoni; -
etichettatura.
• STIRO Una volta realizzato il capo di abbigliamento viene sottoposto alla stiratura finale per completare la
finitura del prodotto prima di essere inviato al magazzino dei prodotti finiti. Talvolta la stiratura si rende
necessaria anche nelle fasi intermedie della lavorazione.
• MAGAZZINO, CONTROLLO E SPEDIZIONE CAPI FINITI Viene effettuato il controllo finale di qualità dei
prodotti, l’imbustamento, l’immagazzinamento e la spedizione ai clienti.
INFORTUNI SETTORE TESSILE
Indici infortunistici abbastanza contenuti per gravità e frequenza.
Rischio infortunistico legato ad attività in prossimità di organi in movimento
per lo scorrimento dei tessuti
Utilizzo di macchine ed attrezzature da taglio
Macchine da cucire che possono provocare punture
Uso presse da stiro che possono provocare danni per pressione e flusso
vapore
La progettazione stilistica del modello viene fatta con mezzi informatici utilizzando appositi software e poi stampa su plotter.
RISCHIO: VDT ed ERGONOMIA
preparazione tessuto
Tessuti sotto forma di bobine arrotolati su anima di cartone.
Sottoposti a:
- Trattamenti preliminari vaporizzo (morbidezza)
Danni salute fase ricevimento, controllo e
preparazione tessuto
Movimenti ripetitivi: uso di pedali di comando
Esposizione e polveri: irritazione delle prime vie aeree ed occhi durante lo srotolamento dei tessuti.
Agenti chimico e cancerogeno: dispersione di fibre o sostanze dal tessuto
Microclima: caldo –umido a causa dell’utilizzo del vapore
MMC: per sollevamento e spostamento bobine
Rischi fase taglio tessuto
• Capi in serie
Pezza in vari strati per costituire il materasso e taglio con: taglierina manuale elettrica, sega a nastro e/o trancia a seconda della stoffa o taglierina computerizzata (taglio automatico).
• Capi NON in serie:
Esposizione a polveri: irritazione prime vie aeree, occhi e pelle
Rischio chimico per presenza di agenti chimici nelle polveri
Rumore: macchine da taglio valori inferiori a quelli che prevedono l’obbligo di MPP, ma che possono provocare disturbi extrauditivi
Vibrazioni: patologie da sovraccarico biomeccanico ato superiore (sindrome di Raynaud) per uso prolungato taglierine che trasmettono vibrazioni al sistema mano-braccio
MMC: spostamento e sollevamento rotoli
Ergonomico: posture incongrue
Movimenti ripetitivi: fase cucitura Disturbi visivi: compito visivo elevato e protratto che
sollecita i muscoli della messa a fuoco e della motilità oculare. L’attività necessità di una illuminazione adeguata
Esposizione a polveri: irritazione prime vie aeree, occhi e pelle
Rischio chimico per presenza di agenti chimici nelle polveri Rumore: macchine da cucire, macchina attaccabottoni e
taglia-cuci
Rischi fase di stiro
Microclima: caldo – umido a causa dell’utilizzo del vapore ed alte temperature
Ergonomico: disturbi muscolo-scheletrici per posture in piedi prolungate
Movimenti ripetitivi: fase stiratura Disturbi visivi: compito visivo elevato e protratto che
sollecita i muscoli della messa a fuoco e della motilità oculare. L’attività necessità di una illuminazione adeguata
Esposizione a polveri: irritazione prime vie aeree, occhi e pelle
Rischio chimico per presenza di agenti chimici nelle polveri Rumore: basso
Rischi fase controllo, stoccaggio e spedizione
Prevede il controllo della qualità dei capi provenienti dalla produzione, eventuali smacchiature e/o piccole correzioni di difetti, applicazione etichette, imballo e spedizione.
Dermatiti, irritazioni agli occhi e prime vie respiratorie per contatto con prodotti per smacchiatura
Disturbi visivi: compito visivo elevato e protratto che sollecita i muscoli della messa a fuoco e della motilità oculare. L’attività necessità di una illuminazione adeguata
Rumore: per macchine imbustatrici, termosaldatrici e impianto movimentazione capi
Rischi fase tessitura Maglieria
Prevede il controllo della qualità dei capi provenienti dalla produzione, eventuali smacchiature e/o piccole correzioni di difetti, applicazione etichette, imballo e spedizione.
Dermatiti, irritazioni agli occhi e prime vie respiratorie per polveri che si possono sviluppare durante la tessitura e vapori prodotti da lubrificanti.
Rumore: macchine da maglieria valori inferiori a quelli che prevedono l’obbligo di MPP, ma che possono provocare disturbi extrauditivi.
VALUTAZIONE DEI RISCHI
RISCHI DI NATURA IGIENICO-AMBIENTALE
Legati alla presenza di fattori fisici (rumore, vibrazioni ecc) Chimici (polveri, vapori e sostanze chimiche)
RISCHI DI NATURA ORGANIZZATIVA
RISCHI DI NATURA ERGONOMICA
Legati a postazioni di lavoro (MMC, posture incongrue, movimenti ripetitivi, uso eccessivo di forza)
Attrezzature da lavoro
Rischi MPP
Devono essere provvisti di ripari, dispositivi di sicurezza o segregati per evitare contatti accidentali
Stabilità carico, percorsi riservati, visibilità ecc
Spazi di passaggio, velocità limitata, segnaletica ecc
Organi lavoratori, organi trasmissione moto, altri elementi mobili pericolosi
Movimentazione carichi con carrelli elevatori
Transito veicoli
Organizzazione lavoro
Rischi MPP
Spazi ridotti
Pavimenti sconnesi
o scivolosi
Ergonomia
L’abdizione di operatori ad attività di sollevamento manuale è il principale fattore di insorgenza di patologie muscolo- scheletriche afferenti alla colonna vertebrale.
Il sovraccarico biomeccanico del rachide, ovvero la ripetuta sollecitazione della colonna vertebrale, soprattutto a livello lombare pouò indurre alterazioni degenerative irreversibili.
I fattori alla base del sovraccarico biomeccanico possono essere: MMC, assunzione di posture incongrue, esposizione a vibrazioni meccaniche indotte al corpo intero.
Nel settore tessile: posizione fisse obbligatorie, utilizzo macchine o attività in postazioni disergonomiche e MMC
Ergonomia
Il sovraccarico biomeccanico e la MMC sono correlati ad una serie di affezioni cronico degenerative della colonna vertebrale e costituiscono:
- La seconda causa di invalidità civile
- La prima ragione di non idoneità o idoneità con prescrizione da parte dei MC
Ergonomia
La colonna vertebrale presenta tre curve fisiologiche a livello cervicale, dorsale e lombare ed è in grado generalmente di sopportare carichi notevoli.
Se sottoposta però a carico eccessivo è possibile l’instaurarsi di processi degenerativi a carico del disco con comparsa di dolore
Ergonomia
- Artrosi
Ergonomia - Prevenzione
Posture incongrue
La postura di lavoro non è di per se dannosa, lo diventa quando comporta un sovraccarico biomeccanico di un qualsiasi distretto corporeo costretto ad operare in posizione sfavorevole = POSTURA INCONGRUA.
La postura incongrua se mantenuta per più della metà del turno lavorativo produce un affaticamento durante il compito lavorativo che nel tempo porta danni alla struttura articolare interessata.
Rischio Ergonomico e Fasi di Lavoro
FASE CREAZIONE MODELLO
FASE RICEVIMENTO - CONTROLLO –
FASE TAGLIO TESSUTO
FASE CONFEZIONAMENTO CAPO
FASE DI STIRO
Ergonomia – Postazione seduta nel settore confezionamento capi abbigliamento
Lavoro alla macchina da cucire ritenuto «leggero» per postura seduta e scarsa movimentazione di pesi. Tuttavia i dati relativi alle denunce di patologie professionali in aumento e situazioni invalidanti causate dalla ripetitività delle azioni la rendono tra le attività a più alta sollecitazione osteoarticolare.
I distretti maggiormente coinvolti sono: polso/mano, gomito, spalla e rachide.
Ergonomia – Postazione in piedi nel settore confezionamento capi abbigliamento
Stiro, specchiatura, controllo qualità e imbustamento
prevedono la postura eretta fissa associata a movimenti ripetitivi degli arti superiori.
RISCHIO ELETTRICO
Art. 80 D.Lgs. 81/2008 - Obblighi del datore di lavoro
Il Datore di Lavoro prende le misure necessarie affinché i lavoratori siano salvaguardati
dai tutti i rischi di natura elettrica connessi all’impiego dei materiali, delle
apparecchiature e degli impianti elettrici messi a loro disposizione ed, in particolare, da
quelli derivanti da:
contatti elettrici diretti;
contatti elettrici indiretti;
innesco di esplosioni;
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Articolo 81 D.Lgs. 81/2008 - Requisiti di sicurezza
1. Tutti i materiali, i macchinari e le apparecchiature, nonché le
installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essere progettati,
realizzati e costruiti a regola d’arte.
2. Ferme restando le disposizioni legislative e regolamentari di recepimento
delle Direttive comunitarie di prodotto, i materiali, i macchinari, le
apparecchiature, le installazioni e gli impianti di cui al comma precedente, si
considerano costruiti a regola d’arte se sono realizzati secondo le pertinenti
norme tecniche.
Rischio d’elettrocuzione
Condizione necessaria perché avvenga l´elettrocuzione è che la corrente abbia rispetto al corpo un punto di entrata e un punto di uscita. Il punto di entrata è di norma la zona di contatto con la parte in tensione, mentre Il punto di uscita è la zona del corpo che entra in contatto con altri conduttori consentendo la circolazione della corrente all´interno dell´organismo seguendo un dato percorso. In altre parole, se accidentalmente le dita della mano toccano una parte in tensione ma l´organismo è isolato da terra (scarpe di gomma) e non vi è altro contatto con corpi estranei, non si verifica
la condizione di passaggio della corrente e non si registra alcun incidente. Mentre se la medesima circostanza si verifica a piedi nudi si avrà elettrocuzione con circolazione della corrente nel percorso che va dalla mano verso il piede, in tal caso punto di uscita.
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I pericoli derivanti dagli impianti elettrici sono:
Correnti pericolose per il corpo umano (elettrocuzione);
Inneschi di esplosioni o incendi (in presenza di atmosfere pericolose o sostanze combustibili o infiammabili).
PERICOLI DERIVANTI DAGLI IMPIANTI
le condizioni e le caratteristiche specifiche
del lavoro, comprese eventuali
tutte le condizioni di esercizio prevedibili.
Il Datore di Lavoro effettua la Valutazione del Rischio elettrico tenendo in
considerazione:
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ELETTROCUZIONE
• Scarica elettrica cui è sottoposto il corpo umano di un operatore che entri in contatto con una parte di impianto in tensione.
• L’elettrocuzione si verifica solo se c’è il passaggio di corrente, quindi se vi è un punto di ingresso e un punto di uscita
CAUSE DI INFORTUNIO:
• Deterioramento dell’isolante elettrico
• Errori degli altri
• Caso fortuito 35
Ustioni (marchio elettrico):
Il corpo umano si comporta come un conduttore elettrico e pertanto il passaggio della corrente produce energia sotto forma di calore
Le ustioni possono anche essere indirette, per esempio per effetto di un arco elettrico o per proiezioni di corpi incandescenti
Cadute (effetti indiretti):
La contrazione involontaria dei muscoli fa eseguire movimenti indesiderati e pertanto può condurre a perdite di equilibrio, cadute, ecc….
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1) dell’intensità della corrente;
2) della frequenza
Qualche Elemento Tecnico
ELETTROCUZIONE
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Alla frequenza di rete (50 Hz) la soglia di sensibilità al passaggio di corrente sui polpastrelli delle dita è di ca. 0,5 mA. In condizioni ordinarie, correnti alternate di intensità fino a 10 mA non sono considerate pericolose.
inferiore a 0,5 mA (soglia di percezione): non si ha alcun danno e percezioni dolorose per tempi indefiniti
fino a 10 mA (limite di rilascio): non si hanno effetti pericolosi oltre alla percezione dolorosa, ed è possibile rilasciare la muscolatura
10 – 50 mA possibile morte per asfissia (30 mA sopportabile per un tempo definito dalla norma)
50 – 300 mA possibile morte per danni al cuore (non si è in grado di rilasciare i muscoli contratti dalla corrente per tetanizzazione) e la pericolosità della scarica è in funzione del tempo
oltre 300 mA morte per paralisi ai centri nervosi
ELETTROCUZIONE
Contatto indiretto
Le parti metalliche normalmente sicure, vanno sotto tensione in caso di guasto
PROTEZIONE DAI CONTATTI
Misure generali di prevenzione
Gli adattatori con spina 16 A e presa 10 A (o bipasso 10/16 A) sono accettabili; quelle con spina 10 A e presa 16 A (o bipasso 10/16 A) sono vietati.
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Misure generali di prevenzione
Spine di tipo tedesco (Schuko) possono essere inserite in prese di tipo italiano solo tramite un adattatore che trasferisce il collegamento di terra effettuato mediante le lamine laterali ad uno spinotto centrale. È assolutamente vietato l’inserimento forzato delle spine Schuko nelle prese di tipo italiano. Infatti, in tale caso dal collegamento verrebbe esclusa la messa a terra.
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Adattatori
Misure generali di prevenzione
Situazioni che vedono installati più adattatori multipli, uno sull’altro, vanno eliminate.
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Non effettuare nessuna operazione su apparecchiature elettriche quando si hanno le mani bagnate o umide.
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• E’ assolutamente vietata qualsiasi manomissione dell’impianto elettrico e qualsiasi intervento non autorizzato.
• Non smontare mai le attrezzature alimentate elettricamente per effettuare riparazioni o altro.
• Non attaccare più di un apparecchio elettrico a una sola presa. In questo modo si evita che la presa si surriscaldi con pericolo di corto circuito e incendio.
Misure generali di prevenzione
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• Non forzare spine su prese non adatte (per esempio spina tedesca su presa italiana)
• Evitare grappoli di spine nella stessa presa multipla
• Evitare soluzioni improvvisate quali cavi volanti
• Non aprire apparecchi elettrici senza averli prima disinseriti dalla corrente
• Non usare acqua per spegnere incendi su apparecchiature elettriche, senza prima al tolto la corrente
• Le porte dei quadri elettrici devono rimanere chiuse a chiave
Misure generali di prevenzione
Misure generali di prevenzione
•Essere a conoscenza della funzione dei vari interruttori del quadro di zona per essere in grado di isolare l’ambiente desiderato. • Verificare spesso il buon funzionamento dell´interruttore differenziale (pulsante test). • Non lasciare accesi apparecchi che potrebbero provocare un incendio durante la vostra assenza o di notte. • Non chiudere mai la stanza a chiave se dentro vi sono utilizzatori pericolosi accesi. • Non utilizzate mai apparecchi nelle vicinanze di liquidi infiammabili. • Gli impianti vanno revisionati e controllati solo da personale qualificato. • Non eseguire riparazioni di fortuna con nastro isolante o adesivo a prese, spine e cavi. • Le prese sovraccaricate possono riscaldarsi e divenire causa di corto circuiti, con conseguenze anche gravissime. • Evitare di servirvi di prolunghe: in caso di necessità, dopo l’uso staccarle e riavvolgerle. • Non utilizzare multiprese tipo "triple" collegate a "ciabatte" che a loro volta provengono da altre "triple" collegate a...... . In questo modo si determina un carico eccessivo sul primo collegamento a monte del "groviglio" con rischio di incendio.
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• Gli “Alberi di Natale” sono pericolosi per le sollecitazioni a
flessione che introducono sugli alveoli delle prese, fino a
provocare l’uscita del frutto fissato alla scatola con griffe.
• L’”albero di Natale” può provocare sovraccarichi e
surriscaldamenti localizzati, con pericolo di incendio.
• Può essere utilizzata in suo luogo una “ciabatta”.
Misure generali di prevenzione
• Non utilizzare mai spine italiane collegate (a forza) con prese
tedesche (schuko) o
• viceversa, perché in questo caso si ottiene la continuità del
collegamento elettrico ma non quella del conduttore di terra.
• Nel togliere la spina dalla presa non tirare mai il cavo e
ricordare di spegnere prima l’apparecchio utilizzatore.
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• La “ciabatta” può essere utilizzata quando è richiesto l’uso simultaneo di più apparecchi elettrici che non consumano molto.
• L’uso indiscriminato di questi dispositivi può comportare surriscaldamento dei cavi di alimentazione a causa di sovraccarichi di corrente e conseguenti pericoli d’incendio.
Misure generali di prevenzione
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La messa a terra consiste in una serie di accorgimenti atti ad assicurare alle masse metalliche il potenziale della terra, evitando che le stesse possano venire a trovarsi in tensione tra loro o tra loro e la terra. Dato che i cavi in tensione assumono rispetto al terreno un determinato potenziale, che per gli impianti delle abitazioni civili è di 230 V, si possono verificare situazioni di pericolo quando parti dell'impianto elettrico che normalmente non sono in tensione, come le carcasse degli elettrodomestici, a seguito di guasti o imprevisti acquisiscono un potenziale elettrico rispetto al terreno. La messa a terra di protezione protegge le persone dal rischio di folgorazione. Essa comprende uno o più dispersori collocati nel terreno. Lo scopo della messa a terra è quindi far sì che le masse degli elettrodomestici siano al potenziale del terreno. In caso di guasto la messa a terra correttamente collegata alle masse (carcasse metalliche, finestre, ecc.) assicura l'intervento automatico dell'interruttore differenziale.
COLLEGAMENTO DI TERRA
Normalmente le apparecchiature elettriche vengono collegate a terra tramite l'alveolo centrale delle prese (se l'impianto di terra è esistente).
Non tutti i dispositivi elettrici hanno la predisposizione per il collegamento di terra.
Tali dispositivi sono caratterizzati da un “doppio isolamento” che è indicato dal simbolo del doppio quadrato.
COLLEGAMENTO DI TERRA
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INTERRUTTORE DIFFERENZIALE PURO
L'interruttore differenziale è un dispositivo di sicurezza in grado di interrompere il flusso elettrico di energia in un circuito elettrico di un impianto elettrico in caso di guasto verso terra (dispersione elettrica) o folgorazione fase-terra, fornendo dunque protezione anche verso macroshock elettrico, sia diretto sia indiretto, sulle persone a rischio. Non offre invece alcuna protezione contro sovraccarico o cortocircuito tra fase e fase o tra fase e neutro. È detto differenziale, perché basa il suo funzionamento sulla rilevazione dell'eventuale differenza di correnti elettriche rilevata in ingresso e in uscita al sistema elettrico in caso di dispersione.
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PROVA DEI DIFFERENZIALI
• Gli interruttori differenziali devono essere provati con l’apposito tasto a seconda delle tipologia di edificio in cui sono installati
• Oltre alla prova con l’apposito tasto devono essere svolte prove strumentali
• Le prove del differenziale devono essere registrate su apposito registro
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elettrica
• Isolare il soggetto dalla corrente elettrica, utilizzando attrezzi isolanti oppure interrompendo l’alimentazione elettrica
• Chiamare la squadra di primo soccorso dell’istituto
• Chiamare il 118
agli aspetti gestionali relativi ai componenti degli impianti e
delle attrezzature che vengono utilizzate quotidianamente, si
portano alcuni esempi relativi agli impianti e alle attrezzature.
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ADATTATORI
Gli adattatori possono essere per ambianti domestici o industriali a seconda del grado di protezione e delle caratteristiche costruttive.
Adattatore semplice è un adattatore avente una sola funzione di spina e una sola funzione di presa
Adattatore doppio è un adattatore avente una funzione di spina e due funzioni di presa rispondenti o non alle stesse prescrizioni dimensionali. Per gli adattatori doppi va inoltre aggiunta la potenza massima derivabile che è 1500 W
Presa a ricettività multipla
ADATTATORI E PRESE
• Se la spina dell'adattatore è provvista di contatto di terra, la o le prese dello stesso devono essere provviste di contatto di terra
• Se la spina dell'adattatore è sprovvista di contatto di terra, la o le prese non devono consentire l'introduzione di spine con contatti di terra
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Testo unico sulla sicurezza - Macchine
attrezzatura di lavoro: qualsiasi macchina, apparecchio, utensile o impianto, inteso come il complesso di macchine, attrezzature e componenti necessari all’attuazione di un processo produttivo, destinato ad essere usato durante il lavoro; zona pericolosa: qualsiasi zona all’interno ovvero in prossimità di una attrezzatura di lavoro nella quale la presenza di un lavoratore costituisce un rischio per la salute o la sicurezza dello stesso; lavoratore esposto: qualsiasi lavoratore che si trovi interamente o in parte in una zona pericolosa; operatore: il lavoratore incaricato dell’uso di una attrezzatura di lavoro.
Articolo 69 - Definizioni
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
1. Salvo quanto previsto al comma 2, le attrezzature di lavoro messe a disposizione dei lavoratori devono essere conformi alle
specifiche disposizioni legislative e regolamentari di recepimento
delle Direttive comunitarie di prodotto. 2. Le attrezzature di lavoro costruite in assenza di disposizioni legislative e regolamentari di cui al comma 1, e quelle messe a disposizione dei lavoratori antecedentemente all’emanazione di norme legislative e regolamentari di recepimento delle Direttive comunitarie di prodotto, devono essere conformi ai requisiti
generali di sicurezza di cui all’ALLEGATO V
Articolo 70 - Requisiti di sicurezza
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
3. Il datore di lavoro, al fine di ridurre al minimo i rischi connessi all’uso delle attrezzature di lavoro e per impedire che dette attrezzature possano essere utilizzate per operazioni e secondo condizioni per le quali non sono adatte, adotta adeguate misure tecniche ed organizzative, tra le quali quelle dell’ALLEGATO VI. 7. Qualora le attrezzature richiedano per il loro impiego conoscenze o responsabilità particolari in relazione ai loro rischi specifici, il datore di lavoro prende le misure necessarie affinché: a) l’uso dell’attrezzatura di lavoro sia riservato ai lavoratori allo scopo incaricati che abbiano ricevuto una informazione, formazione ed addestramento
adeguati; b) in caso di riparazione, di trasformazione o manutenzione, i lavoratori interessati siano qualificati in maniera specifica per svolgere detti compiti.
Articolo 71 - Obblighi del datore di lavoro
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
... Il datore di lavoro provvede, affinché per ogni attrezzatura di
lavoro messa adisposizione, i lavoratori incaricati dell’uso
dispongano di ogni necessaria informazione e istruzione e
ricevano una formazione e un addestramento adeguati, in
rapporto alla sicurezza relativamente:
• b) alle situazioni anormali prevedibili
Articolo 73 – informazione, formazione ed addestramento
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
In generale e quindi anche per quanto riguarda le macchine, gli impianti e le attrezzature si ricorda che: a) Sono parti a rischio: - gli organi di trasmissione del moto - gli organi lavoratori - parti o elementi mobili b) Per evitare infortuni dovuti a contatti accidentali le zone pericolose devono
quindi essere dotate di: 1) ripari 2) dispositivi di sicurezza: - in particolare occorre mettere in atto opportuni accorgimenti tecnico- procedurali finalizzati ad evitare la manomissione dei dispositivi di sicurezza 3) strutture di protezione (segregazioni)
Principi generali
Rischio Meccanico e Sicurezza Macchine
Attraverso il suo funzionamento, una generica attrezzatura e/o macchina di lavoro può costituire un pericolo per i lavoratori esposti all’interno di una zona pericolosa, i cui limiti dipendono dal tipo di rischi indotti dalla macchina stessa.
L’uso di macchine/attrezzature comporta l’esposizione a rischi di tipo fisico quali:
Meccanico
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
In particolare i principali pericoli MECCANICI derivanti dalle macchine sono: •Elettrocuzione. •Contatto con l’utensile, taglio, trascinamento. •Inalazione di polveri e fumi •Offesa alle mani e in varie parti del corpo. •Proiezione di schegge durante l’uso. •Proiezione dell’utensile o di parti di esso. •Bruciature. •Cadute di materiale. •Rumore. •ROA. •CEM •Ecc…
Requisiti di sicurezza - Macchine
Le attrezzature di lavoro messe a disposizione dei lavoratori devono
essere conformi alle specifiche disposizioni legislative e regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto.
Gli organi lavoratori delle macchine e le relative zone di operazione,.. .se pericolosi.., devono essere protetti o segregati oppure provvisti di dispositivo di sicurezza.
Direttiva Macchine
La Direttiva Macchine introduce l’obbligo di certificazione “CE” dei macchinari dettando criteri minimi di sicurezza.
Una macchina o attrezzatura, benché costruita nel rispetto dei requisiti di sicurezza previsti dalle normative vigenti (es. marcata CE), è sicura quando è installata, usata e mantenuta a regola d’arte seguendo le istruzioni riportate nel libretto di uso e manutenzione
fornito dal costruttore
Quali sono i requisiti essenziali di sicurezza e
tutela della salute che devono essere
rispettati in tutte le macchine
Gestione del rischio meccanico
Il buon funzionamento dei dispositivi impiegati è anche funzione dell' abilità e dell’addestramento degli operatori fondamentale assicurarsi che le macchine vengano manovrate e mantenute da personale in possesso di una perfetta conoscenza delle tecniche di lavoro sicuro.
Non è poi possibile garantire che una macchina risulti sicura qualora: 1. venga utilizzata da un non addetto ai lavori, 2. venga impiegata per operazioni per cui non è stata costruita, 3. venga impiegata in modo non conforme alle prescrizioni del costruttore, o azionata in condizioni di manutenzione insufficiente.
Gestione del rischio meccanico
Altro fattore da tenere in considerazione, è l’ambiente in cui si opera: 1. il layout delle macchine; 2. lo spazio a disposizione; 3. il flusso del lavoro; 4. il livello di illuminazione e di rumore; 5. il livello di igiene ambientale in genere;
rappresentano parametri da tenere in considerazione nella valutazione del livello di rischio associato ad una assegnata condizione lavorativa.
Gestione del rischio meccanico
protezioni/ripari (UNII EN 292//1)
Infatti, rappresenta un momento essenziale della progettazione
della macchina ai fini della sua conformità legislativa.
Protezioni fisse
Protezioni fisse assicurano che all’operatore venga impedito l’accesso alle parti pericolose delle macchine.
Devono essere robuste e in grado di resistere alle
sollecitazioni meccaniche e ambientali. Vengono assicurate alla struttura della macchina in modo fisso, necessitano un’apposita chiave per permettere l'apertura. Non può essere considerata fissa una protezione che possa essere disattivata con maniglia o altro dispositivo costantemente inserito. Nella progettazione della protezione fissa, occorre essere certi che non si creino particolari punti di intrappolamento.
Protezioni assertive
In molti casi, le protezioni fisse presentano idonee aperture al fine di consentire all’operatore l’inserimento del materiale, senza, però permettere alcun accesso alle zone pericolose.
Le protezioni asservite sono collegate ai comandi della macchina e consentono di accedere all’area pericolosa in condizioni di sicurezza consentendo di eseguire operazioni che si rendessero necessarie durante lo svolgimento della lavorazione.
Sono concepite e allestite in modo tale da: 1. permettere di avviare la macchina solo quando la protezione
si trova in posizione di chiusura; 2. permettere l'apertura della protezione solo a macchina
ferma.
Una particolare classe di protezioni asservite, denominata protezioni-comando, consente un'agevole e rapida assicurazione delle condizioni di sicurezza ovvero di: 1. iniziare il ciclo di lavoro allorquando viene chiusa la protezione; 2.determinare l’arresto immediato della macchina con l'apertura della protezione, anche se non posta nella posizione di chiusura.
Questi dispositivi protettivi risultano particolarmente efficaci quando il ciclo di lavoro è di breve durata, in quanto semplificano notevolmente la manovra della macchina, a vantaggio della sicurezza.
Altri tipi di protezioni
Le protezioni automatiche consentono il funzionamento della macchina solo dopo che l'addetto si è allontanato dall’area pericolosa.
I distanziatori sono barriere che impediscono all'operatore di intervenire in zone pericolose.
I ripari regolabili sono utilizzati quando l’accesso alle parti pericolose delle macchine non può essere costantemente impedito, sono facilmente adattabili mediante un idoneo sistema di regolazione.
I ripari ad autoregolazione, simili ai precedenti, si auto-regolano in funzione della forma e delle dimensioni della parte da proteggere
Dispositivi di intercettazione e blocco
I dispositivi di intercettazione e di blocco regolano la distanza minima dell'operatore dalle zone pericolose, al di sotto della quale non consentono l'avviamento della macchina.
Sono normalmente di tipo meccanico (costituiti da uno schermo o da una barriera che viene azionata dalla parte del corpo che si avvicina al punto pericoloso). Comunque, molto spesso sono di tipo fotoelettrico o costituiti da sensori elettrici di pressione o anche da apparecchi a capacitanza o a ultrasuoni.
Dispositivi di intercettazione e blocco
In ogni caso, essi assicurano che: 1. sino a quando viene registrata una presenza entro il limite di
sicurezza, la macchina non può essere messa in moto. Una volta cessata l’intercettazione, la macchina può essere riavviata mediante apposito comando;
2. nel caso in cui venga registrata una presenza all'interno del limite di sicurezza, il dispositivo protettivo arresta la macchina
e, se possibile, inverte il moto al fine di allontanare l’organo pericoloso dal limite di sicurezza.
Protezione dai moti residui
Altra importante classe di protezione è quella che protegge gli operatori da eventuali moti residui degli organi della macchina anche dopo lo spegnimento della macchina. Quando la macchina viene spenta possono sussistere moti residui dovuti all’inerzia degli organi meccanici, la protezione deve garantire l'impossibilità di accedere alle zone pericolose sino a quando i moti residui non siano cessati del tutto. La protezione può essere attuata in diversi modi: 1.mediante un dispositivo in grado di assicurare che, dopo lo spegnimento della macchina, la protezione resti bloccata sino a quando l'elemento pericoloso non si sia fermato; 2.mediante un temporizzatore che regola l’apertura della protezione e, conseguentemente, l’accesso alla zona pericolosa, sino al momento in cui la macchina non si sia arrestata completamente.
Misure di prevenzione da adottare
Tutti gli organi in movimento devono essere protetti contro i contatti accidentali. È vietato, pertanto, rimuovere le coperture protettive.
Gli schermi atti a prevenire il rischio di proiezione di oggetti e frammenti non devono essere rimossi; ove ciò non sia possibile, si deve minimizzare il rischio utilizzando dispositivi di protezione individuali adeguati (es. occhiali, visiere).
Protezione fissa
Protezione mobile
Misure di prevenzione da adottare
Non si devono rimuovere i sistemi di captazione e aspirazione di vapori, polveri e liquidi. Prima di iniziare il lavoro si deve controllare che tali sistemi funzionino.
Verificare che i dispositivi di protezione meccanici ed elettrici siano idonei e attivati
Dopo la manutenzione e/o pulizia, i dispositivi eventualmente rimossi devono essere immediatamente ripristinati.
Misure di prevenzione da adottare
Gli organi di azionamento devono essere manovrabili solo in modo intenzionale.
Si deve verificare periodicamente che il pulsante di arresto in emergenza delle macchine sia funzionante. Arresto di emergenza
Misure di prevenzione da adottare
Posizionare le sorgenti luminose al fine di illuminare le macchine in modo idoneo alla lavorazione. Si devono evitare intermittenze, abbagliamenti, ombre ed effetti stroboscopici
Non si devono effettuare operazioni di pulizia o manutenzione delle macchine in moto
Misure di prevenzione da adottare
Si devono osservare le prescrizioni impartite:
dal manuale di uso e manutenzione
dalla cartellonistica affissa
Ripari
Ripari
Elementi della macchina che hanno lo scopo di proteggere i lavoratori dal rischio di proiezione e di contatto con organi mobili pericolosi.
RIPARI FISSI
RIPARI MOBILI
Garantiscono la sicurezza qualunque si la posizione del riparo purchè associati ad un interblocco
Distanze di sicurezza
Distanza di sicurezza
Ha lo scopo di impedire il contatto con gli organi pericolosi della macchina tenendo a distanza di sicurezza i lavoratori.
Le parti del corpo a cui le distanze di sicurezza fanno riferimento sono gli arti superiori ed inferiori in diverse modalità di accesso.
Distanze di sicurezza
Es. Protezione degli arti superiori, in relazione all’accessibilità verso
l’alto
Nel caso gli organi pericolosi siano ad altezze inferiori devono essere installati ripari di protezione.
Macchine reparto ricevimento, controllo e
preparazione del tessuto
preparazione del tessuto
Macchina SROTOLATRICE
Nei reparti di controllo qualità per preparare le pezze per le operazioni di vaporizzo e controllo.
Pericoli:
preparazione del tessuto
Macchine reparto ricevimento, controllo e
preparazione del tessuto
- Elettrocuzione
preparazione del tessuto
Macchina CONTROLLO TESSUTI
Pericoli:
- Elettrocuzione
preparazione del tessuto
(ROLLATRICE)
Usata per la formazione del rotolo di pezza (bobina) e per calcolo metraggi tessuto
Pericoli:
- Elettrocuzione
Macchina RIBALTATRICE
Usata per sollevare le culle contenenti le pezze da caricare sui nastri trasportatori
Pericoli:
Banchi di stesura e taglio
Il tessuto viene steso manualmente o tramite macchine semiautomatiche
Pericoli:
- Elettrocuzione
Macchina TAGLIERINA
MANUALE VERTICALE
Pericoli:
- Elettrocuzione
Macchina TAGLIERINA
MANUALE ROTATIVA
Pericoli:
- Elettrocuzione
Macchina SEGA A NASTRO
Pericoli:
- Urto, ferite e trascinamento della rotazione del pezzo
- Elettrocuzione
Macchina DA TAGLIO
AUTOMATICA
Attrezzatura computerizzata in grado di tagliare la stoffa in tutti i singoli pezzi
Pericoli:
- Contatto con la lama o con la testa di taglio in movimento
- Elettrocuzione
Macchina FUSTELLATRICE A
- Elettrocuzione
Macchine reparto confezionamento capo
Macchine da cucire
È la più comune, permette di eseguire la maggior parte delle cuciture necessarie
Indicata per operazioni su particolari tubolari come maniche o gambe
Indicata per operazioni su tridimensionali
Macchine reparto confezionamento capo
Macchina da cucire lineare
- Elettrocuzione
Macchine reparto confezionamento capo
Macchina da cucire AUTOMATICA
Possiede sistemi di comando che ne regolano il funzionamento senza ulteriore intervento dell’operatore
Pericoli:
- Elettrocuzione
- Contatto con l’utensile
- Pericolo di investimento dell’operatore (la macchina deve essere fissata in modo che quando inclinata non possa cadere)
- Elettrocuzione
Pericoli:
- Proiezione dei frammenti dell’ago
- Movimento della cinghia di trasmissione del moto
- Elettrocuzione
- Elettrocuzione
- Rumore
STIRO DEL CAPO
ASSE ASPIRANTE SOFFIANTE
Operazione di stiro con azione combinata della pressione, temperatura ed umidità
Pericoli:
PRESSE DA STIRO AUTOAMTICHE
Pericoli:
- Elettrocuzione
MANICHINO DA STIRO
PRESSE MANUALI E AUTOMATICHE PER APPLICAZIONE TERMOADESIVI
Per applicare rinforzi o decorazioni al tessuto.
Pericoli:
- Elettrocuzione
spedizione capo finito
spedizione capo finito
Pericoli
- Lavoro in ambiente con attrezzature sospese - Catena in movimento - Elettrocuzione
Macchine reparto controllo stoccaggio e
spedizione capo finito
MAGAZZINO A CAROSELLO
spedizione capo finito
IMBUSTATRICI AUTOMATICA DEI
CAPI MUNITA DI
spedizione capo finito
Pericoli
- Elettrocuzione
Premessa Sentire bene è importante, perché è soprattutto con l'udito che restiamo in contatto con il mondo che ci circonda.
Le cose che facciamo abitualmente, con un udito compromesso, non potremmo farle.
L’ipoacusia, ossia la malattia che comporta una riduzione più o meno grave dell’udito, è tra le più diffuse malattie professionali
in Italia.
Per questo motivo il rischio da rumore deve essere conosciuto dai lavoratori, così come i metodi per prevenirlo.
Norme e riferimenti legislativi
D. Lgs 81/2008, Titolo VIII, Capo II : Protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione al rumore durante il lavoro
UNI EN 458 del 2005, “Protettori dell’udito “ UNI 9432:2011 - Determinazione del livello di esposizione personale al rumore nell’ambiente di lavoro. UNI EN ISO 9612:2011 Acustica – Determinazione dell’esposizione al rumore negli ambienti di lavoro (Metodo tecnico progettuale). UNI/TR 11347 Modello di programma aziendale di riduzione dell’esposizione (“PARE”) al rumore nei luoghi di lavoro.
Definizioni
Rumore (suono): una oscillazione di pressione che si propaga in un mezzo elastico, che può essere:
Gassoso - Aria; Liquido - Acqua; Solido - Acciaio, calcestruzzo, muratura ecc…
Pressione acustica di picco (Ppeak): valore massimo della pressione acustica
istantanea ponderata in frequenza «C»;
Livello di esposizione giornaliera al rumore (LEX,8h): valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione al rumore per una giornata lavorativa di otto ore;
Livello di esposizione settimanale al rumore (LEX,W): valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione giornaliera al rumore per una settimana di 5 giornate di otto ore.
Definizioni
Il campo di udibilità dell’uomo è compreso tra 20 e 130/140 decibel.
L‘”unità di misura” del rumore è il decibel (dB)
L’orecchio ed il suono
Nelle persone normale con udito
normale, l’orecchio esterno capta le
onde sonore convogliandole lungo il
condotto uditivo esterno. Le onde
sonore mettono in vibrazione la
membrana del timpano. Il sistema
uditivo ha il compito di trasformare le
onde sonore in impulsi nervosi che il
cervello è in grado di interpretare
come suoni.
irreversibile diminuzione della capacità di udito (ipoacusia).
In maniera meno evidente possono manifestarsi disturbi del
sistema nervoso (ansietà, agitazione, disturbi del sonno o
dell’attenzione), circolatorio e digestivo.
o Con un esame come l’audiometria è possibile diagnosticare
la ipoacusia già in fase iniziale!!!!
Effetti del rumore
Definizioni
SOMMA DI RUMORI
Il decibel è una ”unità di misura” apparentemente strana …, al raddoppio del numero delle sorgenti di rumore di pari intensità corrisponde un aumento di 3 dB del livello di rumore.
Valutazione del rischio
Art. 189 - Valori limite di esposizione e valori di azione
I valori limite di esposizione e i valori di azione, in relazione al livello di esposizione giornaliera al rumore e alla pressione acustica di picco, sono fissati a:
Livello di Esposizione
giornaliera LEX, 8h
Pressione acustica di
Valori superiori di azione
Valori inferiori di azione
Valutazione del rischio
Sotto la soglia di 80 dBA (limite inferiore d’azione):
Nessun adempimento se non l’obbligo per il datore di lavoro di fare la
valutazione del rischio rumore anche non strumentale. RISCHIO IRRILEVANTE
Tra 80 dBA e 85 dBA (limite superiore d’azione):
la valutazione deve essere accompagnata da misurazioni strumentali del
rumore; scatta l'obbligo di informare e formare i lavoratori sui rischi uditivi,
sulle misure di abbattimento e di protezione, sui i dispositivi protezione
individuali, sui controlli sanitari, sui risultati della valutazione
Effettuata. Su richiesta dei lavoratori e conferma del medico competente, è
disposto il controllo sanitario. RISCHIO BASSO
Valutazione del rischio
Predisposizione dei mezzi individuali di protezione (senza obbligo di
utilizzo). Informazione dei lavoratori a cura del datore di lavoro sull’uso
corretto dei mezzi individuali di protezione e sull’uso corretto di utensili,
macchine e apparecchiature ai fini della riduzione al minimo dei rischi
dell’udito.
Controllo sanitario periodico con intervalli non superiori ai due anni.
RISCHIO MEDIO
Oltre la soglia di 87 dBA (valore limite di esposizione)
Segnaletica appropriata, Perimetrazione e Limitazione di accesso all’area
interessata dal superamento. Obbligo di utilizzo dispositivi di protezione
individuale. Controllo sanitario periodico con intervalli non superiori ad
un anno. Verifica che con l’attenuazione del rumore con i dispositivi di
protezione individuali l’esposizione dei lavoratori risulti inferiore alla
soglia limite di 87 dBA. RISCHIO ALTO
Valutazione del rischio
In generale:
Il rumore in un ambiente di lavoro deve essere il più basso possibile,
compatibilmente con il tipo di lavorazione effettuata.
Nella scelta delle attrezzature occorre orientarsi verso quelle che
producono minore rumore.
Si deve intervenire sulle macchine o sugli utensili esistenti e sui locali in
modo da limitare l’emissione di rumore e da ridurne la diffusione
Protezione dell’udito
Dove non sia possibile intervenire direttamente alla fonte o dove gli interventi, per la natura stessa delle lavorazioni, non permettano di ridurre ulteriormente il rumore, si doteranno i lavoratori di idonei mezzi
di protezione (DPI: cuffie antirumore e/o tappi).
Attenuazione (SNR)
Protezione dell’udito
È necessario che l’utilizzatore sia addestrato e formato sul corretto
indossamento dell’otoprotettore, in quanto un indossamento scorretto fa
calare anche pesantemente la prestazione del DPI; da questo punto di
vista, le cuffie sono meno critiche rispetto agli inserti. La norma EN 458
fornisce anche le indicazioni per una corretta cura e manutenzione degli
otoprotettori:
i DPI devono essere maneggiati sempre con le mani pulite, evitando
contaminazioni con liquidi o polveri, spesso causa di irritazioni cutanee;
per i DPI riutilizzabili è importante una regolare manutenzione e pulizia;
Protezione dell’udito
gli inserti monouso non vanno riutilizzati, mentre gli altri tipi di inserto
vanno lavati con cura prima di indossarli;
il DPI riutilizzabile deve essere indossato sempre dalla medesima persona;
è però possibile far utilizzare cuffie da più lavoratori ricorrendo a
coperture monouso per i cuscinetti;
i DPI vanno conservati secondo le istruzioni fornite dal fabbricante, vanno
ispezionati frequentemente per identificare difetti e danneggiamenti;
i cuscinetti delle cuffie vanno sostituiti quando consumati, così come gli
archetti deformati.
1. Con le mani pulite premere e ruotare il tappo tra le dita fino a ridurne il più possibile il diametro
2. Per inserire il tappo più facilmente, tirare leggermente la parte superiore dell’orecchio con la mano opposta così da raddrizzare il condotto uditivo. Quindi inserire il tappo
1
2
3. Mantenere il tappo in posizione finché non si è completamente espanso
3
Gli inserti monouso vanno gettati dopo essere stati tolti dall'orecchio
COME INDOSSARLI (ESEMPIO):
Inserti EN 352-2
Cuffie EN 352-1
Rumore Settore Tessile
Nel comparto abbigliamento il livello di esposizione al rumore risulta mediamente contenuto tra gli 80 e gli 85 dBA e anche inferiore.
In particolare può risultare moderatamente rumorosa l’attività dio taglio del tessuto per la vicinanza dell’operatore alla macchina, e le attività in reparti dove operano contemporaneamente e affiancate macchine attaccabottoni, da cucire, taglia e cuci con organi meccanici in movimento non regolarmente lubrificati.
Fasi di lavoro e rischio Rumore
FASE TAGLIO DEL TESSUTO
macchine da taglio: valori inferiori a quelli che prevedono l’obbligo di MPP, ma che possono provocare disturbi extrauditivi
FASE CONFEZIONAMETO
Fasi di lavoro e rischio Rumore
FASE DI STIRO
FASE TAGLIO DEL TESSUTO
macchine da taglio: valori inferiori a quelli che prevedono l’obbligo di MPP, ma che possono provocare disturbi extrauditivi
Premessa
L’esposizione umana a vibrazioni meccaniche può rappresentare un fattore di rischio rilevante per i lavoratori esposti. L’angiopatia (malattia dei vasi sanguigni o linfatici) e l’osteoartropatia (lesione alle articolazioni) da vibranti sono riconosciute come malattie professionali dalla Commissione dell’U.E. e dalla legislazione del nostro Paese dal D.P.R. 336/94
Definizioni
attraverso corpi solidi. In
definitiva le vibrazioni sono
alla propria posizione di
equilibrio.
Definizioni
La forza può variare nel tempo con regolarità, come nel caso di un motore
rotativo, oppure in modo caotico, come nel caso dei sobbalzi di un veicolo che
percorre una strada dissestata.
Effetti nocivi delle vibrazioni
La nocività delle vibrazioni dipende dalle caratteristiche e dalle condizioni in cui
vengono trasmesse:
- estensione della zona di contatto con l’oggetto che vibra (mani, piedi, glutei
ecc)
- Frequenza della vibrazione
- Direzione di propagazione
- Tempo di esposizione
Gli effetti nocivi interessano principalmente le ossa e le articolazioni della
mano, del polso e del gomito; sono anche facilmente riscontrabili affaticamento
psicofisico e problemi di circolazione.
Tipologie di esposizione alle vibrazioni
Le vibrazioni sono trasmesse all'organismo attraverso dei punti di contatto tra il mezzo vibrante ed il corpo del lavoratore.
Vibrazioni al sistema mano braccio (HAV) -mani: impugnano un attrezzo vibrante (martello demolitore, impugnature o leverismi)
Vibrazioni al corpo intero (WBV) - piedi: appoggiano sulla superficie vibrante (pedana) - seduti: a contatto con un sedile
Effetti delle vibrazioni
All’interno del corpo umano le vibrazioni vengono trasmesse dalle ossa e dalle articolazioni, fungono invece da “smorzatori” la pelle, il sistema sottocutaneo ed i muscoli.
Vibrazioni mano – braccio, QUALI SONO I DANNI?
L’esposizione a vibrazioni mano-braccio generate da utensili portatili e/o da manufatti impugnati e lavorati su macchinario fisso è associata ad un aumentato rischio di insorgenza di lesioni:
vascolari;
neurologiche;
muscolo-scheletriche.
L’insieme di tali lesioni è definito Sindrome da Vibrazioni Mano-Braccio (Angioneurosi).
Effetti delle vibrazioni
I sintomi si manifestano con un senso di fastidio alle mani e alle articolazioni: intorpidimento, formicolii, piccoli problemi funzionali, che evolvono successivamente in:
• senso del tatto e percezione del caldo e del freddo danneggiati;
• riduzione della forza prensile e perdita della destrezza manuale;
• attacchi del fenomeno del “dito bianco” provocati dall’esposizione al freddo o all’umidità;
• fitte dolorose alle mani e alle braccia
Effetti delle vibrazioni
Vibrazioni corpo intero , QUALI SONO I DANNI?
L’esposizione a vibrazioni corpo intero generate dalla conduzione di mezzi di trasporto o movimentazione può dar luogo a danni quali:
Patologie del rachide lombare;
Disturbi gastro intestinali;
Disturbi circolatori.
Le correlazioni tra i suddetti disturbi e le vibrazioni corpo intero sono tuttavia dimostrati solo parzialmente.
Valutazione del rischio Art. 201 - Valori limite di esposizione e valori di azione
Per le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio:
•Il valore limite giornaliero di esposizione normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore è fissato a 5 m/s2, mentre su periodi brevi è pari a 20
m/s2(*);
•Il valore d’azione giornaliero normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore, che fa scattare l’azione è fissato a 2,5 m/s2 .
Per le vibrazioni trasmesse al corpo intero:
•Il valore limite giornaliero di esposizione normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore è fissato a 1,00 m/s2, mentre su periodi brevi è pari a 1,50 m/s2.
•Il valore d’azione giornaliero normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore, che fa scattare l ’azione è fissato a 0,5 m/s2.
Misure di prevenzione e protezione
In base alla valutazione dei rischi di cui all'articolo 4, quando sono superati i valori d'azione, il datore di lavoro elabora e applica un programma di misure tecniche o organizzative, volte a ridurre al minimo l'esposizione e i rischi che ne conseguono, considerando in particolare: • altri metodi di lavoro che richiedono una minore esposizione a vibrazioni meccaniche; • la scelta di attrezzature di lavoro adeguate concepite nel rispetto dei principi ergonomici e che producono, tenuto conto del lavoro da svolgere, il minor livello possibile di vibrazioni;
• la fornitura di attrezzature accessorie per ridurre i rischi di lesioni provocate dalle vibrazioni (sedili,maniglie , guanti) • adeguati programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro; • l'adeguata informazione e formazione dei lavoratori
Dispositivi di Protezione Individuale
Guanti «antivibranti»: oltre ai benefici in termini di protezuione delle
mani dai rischi meccanici, dalle temperature esterne , dai rischi chimici
e dall’umidità, possono ridurre la trasmissione delle vibrazioni alle mani
Dispositivi di Protezione Individuale
Non esistono dei DPI comunemente intesi. La principale misura di
tutela rimane l’utilizzo di dispositivi accessori (es. Silent Block) per la
riduzione delle vibrazioni sui sedili di guida.
Rischio Vibrazioni nel Settore Tessile
Nel comparto abbigliamento le principali fonti di vibrazioni al sistema mano-braccio, in particolare dei polsi e dei gomiti sono le taglierine elettriche manuali per tessuto
Fasi di lavoro e Rischio Vibrazioni
FASE TAGLIO TESSUTO patologie da sovraccarico biomeccanico arto superiore (sindrome di Raynaud) per uso prolungato taglierine che trasmettono vibrazioni al sistema mano-braccio.
IL RISCHIO CHIMICO
158
Definizioni
Art. 222 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Agenti chimici: tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro
miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo
smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi
prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato.
Attività che comporta la presenza di agenti chimici: ogni attività lavorativa in
cui sono utilizzati agenti chimici, o se ne prevede l’utilizzo, in ogni tipo di
procedimento, compresi la produzione, la manipolazione,
l’immagazzinamento, il trasporto o l’eliminazione e il trattamento dei rifiuti, o
che risultino da tale attività lavorativa.
159
Art. 233 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Nella valutazione di cui all'art. 28 del D.Lgs. 81/08, il datore di lavoro
determina, preliminarmente, l'eventuale presenza di agenti chimici pericolosi
sul luogo di lavoro e valuta, anche, i rischi per la sicurezza e la salute dei
lavoratori prendendo in considerazione in particolare:
• le loro proprietà pericolose;
• il livello, il modo e la durata dell'esposizione;
160
Art. 233 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
• le circostanze in cui viene svolto il lavoro in presenza di tali agenti, tenuto
conto della quantità delle sostanze e dei preparati che li contengono o li
possono generare;
• i valori limite di esposizione professionale o i valori limite biologici
secondo l’elenco riportato negli Allegati XXXVIII e XXXIX;
• gli effetti delle misure preventive e protettive adottate o da adottare;
• se disponibili, le conclusioni tratte da eventuali azioni di sorveglianza
sanitaria già intraprese.
All’esito della valutazione il rischio chimico potrà essere:
RISCHIO CHIMICO PER LA SICUREZZA
RISCHIO CHIMICO PER LA SALUTE
162
BASSO
I rischi sull’uomo
I rischi sull’uomo derivanti dall’utilizzo di prodotti chimici dipendono da:
• tipologia d’interazione col corpo umano;
• la natura dei prodotti;
• la sensibilità personale dell’individuo esposto;
• le modalità d’impiego e le misure di prevenzione adottate.
163
Tipologia di interazione con l’organismo umano
Le vie attraverso le quali gli agenti chimici si possono introdurre nell'organismo
sono:
• Inalazione: le sostanze pericolose passano al sistema respiratorio, quindi a
quello circolatorio ed infine agli organi;
• Contatto e penetrazione attraverso la cute o le mucose: può portare ad un
effetto locale o ad un accumulo negli strati grassi, quindi nel sangue ed infine
negli organi;
• Ingestione:, causa il passaggio dalle labbra/bocca al sistema digestivo e quindi
agli organi dell’agente trattato. In genere le cause sono da ascrivere alla scarsa
igiene o a errate procedure di manipolazione.
164
Effetti sull’uomo
Effetti acuti: quando l'insieme degli effetti si manifesta entro un tempo
breve e predeterminato dalla somministrazione o dal contatto con la
sostanza. Il danno si verifica immediatamente dopo l’esposizione ed è
generalmente proporzionale alla quantità ed alla concentrazione
(Aggressive, nocive e tossiche).
Effetti cronici: quando gli effetti si manifestano a lungo termine (mesi o
anni) a carico di organi e tessuti dovuti a particolari esposizioni. Il danno
si verifica tempo dopo l’esposizione (anche anni) e dopo ripetute
esposizioni. Il danno è proporzionale alla quantità assunta ed al numero
delle esposizioni ma si verifica anche per basse quantità (Nocive,
cancerogene).
165
Intensità e durata dell’esposizione
Valori limite di esposizione: livelli di riferimento che sono stati fissati per la
maggior parte delle sostanze chimiche presenti negli ambienti lavorativi.
I più importanti valori limite di esposizione sono i cosiddetti “TLV ” ed indicano le
concentrazioni delle sostanze disperse nell’aria alle quali si ritiene che la maggior
parte dei lavoratori possa rimanere esposta ripetutamente senza alcun effetto
negativo per la salute.
tempo (è il limite più importante).
• TLV-STEL: è il valore limite per esposizioni di breve durata.
• TLV-C : è il valore limite di soglia massimo. Rappresenta quella
concentrazione che non può essere mai superata durante tutto
il turno lavorativo neanche per un istante.
Sensibilità individuale
La risposta a stimoli esterni non è costante per tutti gli individui.
Vi sono individui che presentano una particolare sensibilità ad alcuni agenti
nocivi.
Ciò è dovuto a varie cause come l’ipersensibilità di tipo allergico (atopia), carenze
enzimatiche.
I valori limite di esposizione di solito non tengono in considerazione anche la
possibilità di variazioni individuali nelle risposte. Per questo motivo, i limiti di
esposizione vanno considerati come “accettabili” e non come “sicuri” per
impedire un danno alla salute.
167
Misure di prevenzione
I rischi derivanti da agenti chimici pericolosi devono essere eliminati o ridotti al minimo
mediante le seguenti misure:
• progettazione e organizzazione dei sistemi di lavorazione sul luogo di lavoro;
• fornitura di attrezzature idonee per il lavoro specifico e relative procedure di
manutenzione adeguate;
• riduzione al minimo del numero di lavoratori che sono o potrebbero essere esposti;
• riduzione al minimo della durata e dell'intensità dell'esposizione;
• misure igieniche adeguate;
• riduzione al minimo della quantità di agenti presenti sul luogo di lavoro in funzione
delle necessità della lavorazione;
• metodi di lavoro appropriati, comprese le disposizioni che garantiscono la sicurezza
nella manipolazione, nell'immagazzinamento e nel trasporto sul luogo di lavoro di
agenti chimici pericolosi nonché dei rifiuti che contengono detti agenti chimici.
168
Misure di prevenzione Modalità di stoccaggio
• Tutti i prodotti e/o agenti chimici devono essere conservati nelle confezioni originali;
• qualora sia necessario travasare un agente chimico, il recipiente deve essere
etichettato in modo tale da riportare le indicazioni presenti sul contenitore originale
e che queste siano leggibili anche a distanza di tempo;
• tutti i recipienti contenenti agenti chimici devono essere accuratamente etichettati,
sulle etichette devono essere riportate tutte le indicazioni obbligatorie per legge
(nome della sostanza, pittogrammi, frasi di rischio R, consigli di prudenza S,
indicazioni relative al fornitore e massa o volume del contenuto)
• tutti gli agenti chimici devono essere corredati della apposita scheda dati di sicurezza,
conservata in luogo noto ed accessibile a tutti;
• lo stoccaggio deve rispettare le condizioni riportate sulla schede di sicurezza dello
specifico agente chimico;
• Devono essere presenti solamente quantitativi di agenti chimici necessari all’attività
in corso.
• Gli agenti chimici pericolosi, non utilizzati per l’attività in corso, devono essere
conservati in armadi di sicurezza o scaffali.
• I contenitori degli agenti chimici devono essere sempre richiusi dopo l'uso e riposti
negli appositi armadi o scaffali.
• Periodicamente, deve essere verificata l'integrità dei contenitori per evitare perdite e
diffusioni di sostanze pericolose nell'ambiente.
• Durante la movimentazione dei contenitori, essi devono essere chiusi e gli operatori
devono indossare guanti adeguati alla pericolosità dell’agente chimico.
• Gli agenti chimici pericolosi non devono essere stoccati: sul pavimento,
• sui banchi di lavoro e sotto cappa.
170
Gli agenti chimici devono essere disposti in modo tale che:
• gli agenti corrosivi, caustici e irritanti si trovino al di sotto del livello degli
occhi;
• nei ripiani inferiori trovino posto i contenitori più grandi e le sostanze più
pericolose;
• i contenitori non siano ammassati uno sopra l’altro e non sovraccarichino il
ripiano;
• siano rispettate le eventuali indicazioni particolari indicate nella scheda di
sicurezza (voce Manipolazione e Stoccaggio);
• siano rispettate le reciproche incompatibilità (vedi schede di sicurezza);
• siano al riparo dall’azione diretta dei raggi solari e da altre fonti di calore.
171
Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) Guanti
I guanti devono essere certificati secondo il D.Lgs 475/92, quindi sono soggetti alla
marcatura CE.
Per la protezione da rischi chimici il guanto deve essere scelto in base all’indice di
degradazione (a contatto con la sostanza manipolata) ed in base alla prova di permeazione
(passaggio dell’inquinante attraverso il dispositivo).
SCELTA DEL MATERIALE
Punti Forti Eccellente flessibilità e resistenza allo strappo. Buona resistenza a numerosi acidi e chetoni
Resistenza chimica polivalente: acidi, solventi alifatici. Buona resistenza alla luce solare e all’ozono.
Ottima resistenza all’abrasione e alla perforazione. Ottima resistenza ai derivati da idrocarburi.
Buona resistenza agli acidi e alle basi.
Precauzioni d’uso
Evitare il contatto con oli, grassi e derivati da idrocarburi
Evitare il contatto con oli, grassi e derivati da idrocarburi
Evitare il contatto con solventi contenenti chetoni, con acidi ossidanti e con prodotti organici azotati
Debole resistenza meccanica. Evitare il contatto con solventi contenenti chetoni e con solventi aromatici.
Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) Guanti – indicazioni per l’uso
• I guanti monouso non devono mai essere riutilizzati.
• Tutti i tipi di guanto proteggono solo per un breve periodo in quanto nel tempo tutti consentono
la permeazione dei reagenti chimici.
• Devono essere indossati tutte le volte che esiste un potenziale rischio di contatto con la pelle.
• Il tipo di guanti da utilizzare deve essere specificato nelle procedure operative.
• I guanti devono essere tolti prima di toccare superfici che non devono essere contaminate
• (ad esempio cornetta del telefono, maniglie di porte,…..).
• Prima dell’utilizzo occorre controllare l’integrità dei guanti.
• I guanti devono essere tolti rovesciandoli.
• I guanti non monouso devono essere sostituiti periodicamente in funzione della frequenza di
utilizzo.
• Dopo essersi levati i guanti è necessario lavarsi le mani.
• In caso di versamento sui guanti è necessario toglierseli e lavarsi subito le mani.
• Prima dell’uso verificare, gonfiandolo, le condizioni di integrità del guanto.
173
I dispositivi di protezione delle mani e delle braccia previsti sono:
- guanti contro le aggressioni meccaniche (perforazioni, tagli, vibrazioni, ecc.), contro le aggressioni chimiche, per elettricisti e antitermici; - guanti a sacco; - ditali; - manicotti; - fasce di protezione dei polsi; - guanti a mezze dita; - manopole.
I guanti di protezione devono essere adeguati ai rischi da prevenire e rispondere
alle condizioni esistenti sul posto di lavoro. Essi, inoltre, devono tener conto
delle esigenze ergonomiche e poter essere adattati alle necessità del lavoratore.
Protezione arti superiori - GUANTI
Come per tutti i dispositivi di protezione individuale, anche i guanti devono essere certificati secondo il D.Lgs 475/92, quindi sono soggetti alla marcatura CE.
Ciascun guanto di protezione deve essere marcato con le seguenti informazioni :
a) Nome, marchio o altro mezzo di identificazione del fabbricante b) Designazione del guanto ( nome commerciale o codice ). c) Indicazione della taglia. d) Se necessario, marcatura con data di obdolescenza (scadenza).
Protezione arti superiori - GUANTI
appropriati
Gli occhiali, gli schermi e le visiere sono dispositivi che servono a prevenire infortuni agli occhi causati da agenti meccanici, chimici, termici, o da radiazioni (visibili, ultraviolette, infrarosse, ionizzanti, laser)
Protezione degli occhi e del viso
Protezione degli Occhi
I principali dispositivi di protezione degli occhi sono:
- Occhiali a stanghetta con o senza protezione laterale. - Occhiale a mascherina ad elastico - Visiere a casco - Schermi a mano - Maschere a casco
Per la scelta degli occhiali necessari in presenza del rischio chimico occorre rispettare le indicazioni sotto riportate: • gli occhiali di sicurezza devono avere gli schermi laterali; • gli schermi facciali o maschere protettive sono richiesti nel caso travasi di materiali
corrosivi o liquidi pericolosi in grandi quantità e non sotto cappa chimica: • chi indossa lenti a contatto deve essere informato dei particolari rischi che comportano
(ad esempio assorbimento di agenti chimici dall’aria).
180
I filtri ed i respiratori a filtro antipolvere sono suddivisi in tre classi in base all’efficienza filtrante:
facciali filtranti FFP1 - filtri P1 - THP1, TMP1 BASSA EFFICIENZA
facciali filtranti FFP1 - filtri P2 - THP2, TMP2 MEDIA EFFICIENZA
facciali filtranti FFP1 - filtri P3 - THP3, TMP3 ALTA EFFICIENZA
I respiratori e filtri di media ed alta efficienza sono inoltre differenziati secondo la loro idoneità a trattenere particelle solide o solide e liquide, per cui si ha:
⇒ classe S: protezione da aerosol solidi e nebbie base acquosa (sospensione di particelle solide in acqua); ⇒ classe SL: protezione anche da nebbie base organica.
Protezione delle vie respiratorie
Protezione delle vie respiratorie
C’E’ SUFFICIENTE OSSIGENO?
↓ ↓
DISPOSITIVI A FILTRO RESPIRATORI ISOLANTI Sono dispositivi che consentono Sono dispositivi che consentono
di respirare l’aria di respirare aria proveniente da
ambiente debitamente filtrata. una sorgente incontaminata.
- FACCIALI FILTRANTI - AUTORESPIRATORI CON BOMBOLA
- SEMIMASCHERE CON FILTRO - RESPIRATORI CON ADD.ARIA ESTERNA
- MASCHERE INTERE CON FILTRO
186
Etichettatura
Ogni produttore o esportatore deve dotare le singole sostanze o i preparati di
una etichetta di pericolo.
L’etichetta deve avere forma e contenuti standard e deve essere di dimensioni
proporzionali al contenitore dove deve essere affissa.
187
È entrato in vigore il 20/1/2009
Incorpora i criteri di classificazione ed etichettatura, i simboli e le avvertenze
concordate a livello globale (GHS)
CAMPO DI APPLICAZIONE
Tutte le sostanze chimiche e miscele pericolose, compresi i biocidi, gli
antiparassitari, senza limiti di quantità prodotte per anno.
Esclusi i preparati (miscele) che ricadono sotto altra normativa europea (es.
farmaci, dispositivi medici, alimenti e mangimi e cosmetici) e le sostanze
radioattive
188
• Miscela, non più preparato
• Classe di pericolo, non più categoria di pericolo: definisce la natura del
pericolo (fisico, per la salute o per l’ambiente)
• Classe di pericolo suddivisibile in categorie, che specificano la gravità del
pericolo
all’inetrno del CLP
sostituite da un avviso
(pericolo)
• Sintetizzano le azioni da
190
Natura dei prodotti
ESPLOSIVI: prodotti che possono esplodere per effetto della fiamma o che sono
sensibili agli urti e agli attriti più del dinitrobenzene (es. tritolo)
COMBURENTI: prodotti che a contatto con altre sostanze, soprattutto se
infiammabili, provocano una forte reazione esotermica (es. ossigeno)
192
tra infiammabili ed altamente/estremamente infiammabili
e
CORROSIVI: prodotti che a contatto la pelle e le mucose possono esercitare
un’azione distruttiva
Indicazioni di pericolo e consigli di Prudenza
Le frasi di Rischio R ed i consigli di Prudenza S sono sostituiti da:
• Le indicazioni di pericolo H: descrivono, in forma sintetica, i rischi potenziali
associati all’impiego del prodotto
• I consigli di prudenza P: descrivono le comuni norme di sicurezza da adottare
per minimizzare i rischi potenziali associati all’impiego del prodotto.
196
H2.. Pericoli chimico-fisici P1.. Carattere generale
H3.. Pericoli per la salute P2.. Prevenzione
H4.. Pericoli per l’ambiente P3.. Reazione
P4.. Conservazione
P5.. Smaltimento
voci obbligatorie:
1. Elementi identificativi della sostanza o del preparato e della
società/impresa; devono essere indicati gli elementi indicatori della
sostanza o del preparato e il nome, l’indirizzo e il numero di telefono
dell’entità giuridica responsabile dell’immissione sul mercato
2. Composizione/informazione sugli ingredienti; devono essere citate le
sostanze classificate pericolose per la salute e le sostanze che, pur non
essendo classificate hanno limiti di concentrazione
3. Indicazione dei pericoli; informazioni sintetiche dei rischi che presenta
la sostanza o il preparato
4. Misure di pronto soccorso; si dovranno specificare, per le possibili vie di
esposizione, le azioni immediato soccorso da portare all’infortunato
197
Schede di sicurezza
5. Misure antincendio; le indicazioni da fornire dovranno mettere in grado, chi deve
intervenire in caso d’incendio, di effettuare l’operazione in modo corretto e sicuro.
Dovranno essere evidenziati i mezzi estinguenti che non devono essere utilizzati per
ragioni di sicurezza
6. Misure in caso di fuoriuscita accidentale; devono essere indicate le informazioni utili
per l’utilizzatore inerenti le precauzioni individuali, ambientali e i metodi di pulizia e
raccolta da adottare, con particolare enfasi quando si tratta di misure che si
differenziano dalle normali buone pratiche operative
7. Manipolazione e stoccaggio; devono essere fornite le precauzioni di tipo
impiantistico e procedurale da adottare per una manipolazione sicura del prodotto e
le condizioni da attuare per assicurare lo stoccaggio in sicurezza del prodotto
8. Controllo dell’esposizione/protezione individuale; devono essere indicate le
informazioni di natura tecnica da attuare per evitare l’esposizione, la natura dei mezzi
protettivi da utilizzare, le misure di igiene specifiche, eventuali parametri di controllo
dei componenti, quali: limiti di esposizione, standard, biologici, ecc. 198
Schede di sicurezza
13. Considerazioni sullo smaltimento; devono essere fornite informazioni sulle modalità
di manipolazione e smaltimento dei residui, derivati sia dall’eccedenza del prodotto tal
quale non utilizzato di cui ci si debba disfare, sia dall’utilizzazione prevedibile dello
stesso
14. Informazioni sul trasporto; dovranno essere citate le varie codifiche per i diversi tipi di
trasporto (ADR, RID, ecc.)
norme nazionali di recepimento)
riprese da altri punti.
GLI ELEMENTI RIPORTATI NELLA SCHEDA SERVONO ALLA VALUTAZIONE
DEI RISCHI A GESTIRE IL PRODOTTO E A FRONTEGGIARE LE EVENTUALI
SITUAZIONI DI EMERGENZA. 199
attenzione e di completa conoscenza da parte della persona che
intende utilizzarlo. Troppo spesso la routine abbassa
eccessivamente la soglia di attenzione e di consapevolezza del
rischio.
200
Attenzione!
Attenzione
verificare quanto riportato nell’etichetta
rinvenibile sul contenitore.
prima di aver acquisito e consultato la scheda di
sicurezza dal fornitore il quale, si ricorda, è
obbligato a fornirla GRATUITAMENTE.
Nel comparto abbigliamento i principali prodotti o fasi lavorative che potrebbero essere interessati da rischio da sostanze pericolose sono:
- Smacchiatori
- Appretti
Rischio Chimico nel Settore Tessile
SMACCHIATORI
Triellina: assorbita tramite via respiratoria, e causa effetti avversi al sistema nervoso centrale, irritazione ad occhi e gola e dermatiti da contatto.
È classificata come CANCEROGENA (H350: può provocare il cancro).
Infiammabile
APPRETTI
Vengono applicati nelle fasi finali di produzione e quindi non interessano il confezionamento, tuttavia durante la fase di stiro, le alte temperature possono rilasciare nell’ambiente di lavoro sostanze pericolose riconducibili ai trattamenti precedenti.
Rischio Chimico nel Settore Tessile
SOSTANZE CHE SI POSSONO LIBERARE DURANTE ALCUNE
OPERAZIONI
Esposizione diretta o indiretta ad agenti inquinanti durante fasi taglio e stiro.
Taglio e cucitura: formazione di polveri e fibre di tessuto che aerodisperse nell’ambiente possono causare irritazioni a occhi e vie respiratorie.
Stiratura: potrebbero disperdersi in fase vapore sostanze che erano state applicate sui tessuti
Fasi di Lavoro e Rischio Chimico
FASE DI RICEVIMENTO – CONTROLLO- PREPARAZIONE
TESSUTO
sostanze dal tessuto
Rischio chimico per presenza di agenti chimici nelle
polveri
Rischio chimico nelle fasi di lavorazione di capi in tessuto
jeans
• Preparazione del colore: in apposito laboratorio vengono preparate le miscele. I preparati in polvere, per le loro caratteristiche fisico-chimico, vengono maneggiati sotto cappa
• Tintura in lavatrice: le macchine per la tintura sono a ciclo chiuso, aspirate e temporizzate. L’operatore non è a contatto con i prodotti
• Lavaggi particolari: con pietra pomice per decolorare – lavaggio con enzimi per decolorare in maniera meno accentuata – lavaggio in sacco per striature – lavaggio con ammorbidente
Fasi di lavoro
• Trattamenti chimici particolari: per dare effetto usurato o decolorato. Vengono lavati a mano o macchina con soluzioni acquose contenenti Sali che liberano cloro o permanganato di potassio. Alcuni capi vengono trattati in lavatrice con resine acriliche o gliossiliche.
• Trattamenti fisici particolari: trattamenti effettuati con carta abrasiva o con impiego di pennello o aerografo.
Prodotti chimici usati per lavorazioni jenas
Le lavorazioni chimiche dei jeans effettuate in Italia prevedono l’utilizzo di componenti chimiche e coloranti che non presentano rischi di tossicità o cancerogenicità per la salute umana o per l’ambiente.
Tuttavia i rischi residui presenti possono fare incorrere agli utilizzatori danni alla SALUTE quali:
- Dermatiti da contatto allergiche o irritative
- Ustioni chimiche quando vengono usati additivi per lo scioglimento del colore
- Irritazione delle mucose e congiuntivite per esposizione cronica a vapori o polveri irritanti.
Prodotti chimici usati per lavorazioni jenas
PRODOTTI PERICOLOSI DAL PUNTO DI VISTA CHIMICO USATI DURANTE LA TINTURA:
- Perossido di dibenzoile
- Soda caustica
- Sodio metasilicato
Prodotti chimici usati per lavorazioni jenas
DURANTE I TRATTAMENTI CHIMICI (prodotti con cui entra in contatto il lavoratore):
- Ipoclorito di sodio in soluzione acquosa
- Permanganato di potassio in soluziona acquosa
DURANTE IL LAVAGGIO FINALE (utilizzati in macchina a ciclo chiuso):
- Acido acetico
214
Premessa
“ Tutto è veleno e niente è veleno, solo la dose determina
se una sostanza, un preparato è o non è veleno ” frase enunciata da Paracelso nel XVI secolo e che ha segnato una svolta alla tossicologia generale.
• Lo studio della cancerogenesi è iniziato con osservazioni
epidemiologiche fatte verso la fine del diciottesimo secolo ( 1761 medico inglese Hill ) e nei primi anni di questo secolo ( nel 1915 ) è iniziato lo studio della cancerogenesi sperimentale su topi, ratti ecc.
215
Premessa
I tumori ( neoplasie ) rappresentano una delle patologie di maggior rilievo nei paesi industrializzati per la loro frequenza, per la gravità e per il fatto che colpiscono anche in età relativamente precoce.
In Italia questa patologia rappresenta la seconda causa di
morte.
216
Definizioni
Cancerogeno è un agente (una sostanza, un preparato) in grado di provocare l’insorgenza del cancro o di aumentarne la frequenza in una popolazione lavorativa esposta anche a
distanza di anni dal momento della cessazione dell’esposizione
stessa.
217
Definizioni
Un agente cancerogeno è riconoscibile in quanto –etichettato da almeno una delle frasi di rischio R45
( può causare il cancro), R49 ( può causare il cancro per inalazione ); – considerato nel D.Lgs. 3-02-1997 n. 52 e D.Lgs 16-07-1998 n. 285 e s.m.i.; – appartenente all’allegato XLII del D.L.gs. 81 / 2008 ( in particolare ad alcune lavorazioni es. lavori che espongono agli idrocarburi policiclici aromatici e quelli che espongono a polvere di legno duro e processi produttivi );
218
Sono stati fissati valori limite di esposizione professionale (TLV)
Allegato XLIII del D.Lgs. 81 / 2008
benzene ( 3,25 mg/mcubo ) cloruro di vinile monomero ( 7,77 mg/mcubo ) polveri di legno duro ( 5,00 mg/mcubo )
219
Definizioni
Un agente cancerogeno è riconoscibile in quanto – classificato come sostanze e preparati di categoria 1 e 2 per cancerogenicità dalla C.C.T.N. Processi produttivi classificati dalla IARC come categoria 1 e 2 A.
220
Definizioni
Mutageno è un agente ( una sostanza, un preparato ) in grado di indurre mutazioni cioè cambiamenti stabili sul materiale ereditario ( DNA ) delle cellule viventi o di aumentarne la frequenza ed è etichettato con la frase di rischio R46 ( può causare alterazioni genetiche ereditarie ).
La classificazione Europea ( C.E. direttiva n. 93/72/CEE ) riconosciuta in Italia ed in Europa considera i cancerogeni in tre categorie : prima, seconda, terza.
Prima categoria – sicuramente cancerogeni per l’uomo, sufficienti elementi hanno permesso di stabilire una relazione causa effetto tra l’esposizione dell’uomo e l’insorgenza di un tumore.
Seconda categoria – sostanze che devono essere assimilate ai cancerogeni umani sulla base di adeguati studi a lungo termine condotti su cavie animali o sulla base di informazioni specifiche.
Terza categoria – sostanze per le quali gli studi condotti su cavie hanno dato risultati preoccupanti, ma insufficienti a catalogarle nella seconda categoria.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C. ( Istituto della Organizzazione Mondiale della Sanità che si occupa delle ricerche sul cancro - International Agency for Research on Cancer ) individua 5 categorie cosi suddivise :
Gruppo 1 - Cancerogeni umani, categoria riservata alle sostanze con sufficiente evidenza di cancerogenità per l’uomo – l’agente è cancerogeno per l’uomo.
Gruppo 2 – il gruppo è suddiviso in due sottogruppi identificati con A e B.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C.
Gruppo 2 A - Probabili cancerogeni umani, l’agente è probabilmente cancerogeno per l’uomo, in questo sottogruppo sono incluse le sostanze con limitata evidenza di cancerogenicità per l’uomo e sufficiente evidenza per gli animali. Nel sottogruppo possono essere incluse sostanze per le quali sussista una limitata evidenza per l’uomo o soltanto una sufficiente evidenza per gli animali purchè o l’una o l’altra sia supportata da altri rilevanti dati.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C.
Gruppo 2B – Sospetti cancerogeni umani, l’agente è possibile cancerogeno per l’uomo in assenza di sufficiente evidenza per gli animali, oppure per quelle sostanze con sufficiente evidenza per
gli animali ed inadeguata evidenza o mancanza di dati per l’uomo.
Gruppo 3 – sostanze non classificabili per la
cancerogenicità per l’uomo in questo gruppo vengono inserite le sostanze che non rientrano in nessun’altra categoria prevista.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C.
Gruppo 4 – non cancerogeni per l’uomo a tale gruppo vengono assegnate le sostanze con evidenza di cancerogenicità sia per l’uomo che per gli animali. In alcuni casi, possono essere inserite in questa categoria le sostanze con inadeguata evidenza o assenza di dati per l’uomo ma con provata mancanza di cancerogenicità per gli animali.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
Agente chimico A.C.G.I.H. cancer. I.A.R.C. cancer. UNIONE EUROPEA
fumi saldatura ------ 2B possibile ------
Cr VI solub.acq. A1 1 accertato genotos. cat. 2
Cr VI insolub. A1 ----- genotos. cat. 2
CrO3 A1 ----- genotos. cat. 1
Ni elemento A5 1 accertato carc. cat. 3 ( possibile)
Ni comp. Insolub. A1 1 accertato -----
Ni0, Ni203,Ni02 A1 ----- carc. cat.1 ( accertato )
Legenda :
A4= non classificabile come carcinogeno per l’uomo
A5= non sospetto come carcinogeno per l’uomo
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
Cancerogeni – mutageni / lavorazione
ELENCO NON ESAUSTIVO
Acido arsenico e suoi Sali ( R 45 ) fonte IARC, usato nell’industria chimica per la produzione di arsenati e di pesticidi.
Calcio Arsenato ( R45 ) usato nell’agricoltura contro insetti, per il trattamento dei prati rasati e delle zolle erbose, come pesticida sulla frutta, sulle patate, e verdure.
Piombo arsenato ( R45 ) usato nella veterinaria come medicinale per pecore e capre, fuori degli USA è usato come insetticida per gli alberi da frutta, verdure, caucciù, caffè, pompelmi.
Potassio arsenato ( R45 ) usato nell’industria tessile e come reagente di laboratorio.
ELENCO NON ESAUSTIVO
Sodio Arsenato ( R45 ) usato nelle lavorazioni di falegnameria in particolare nella formulazione di conservanti per il legno e come insetticida.
Arsenico triossido ( R45 ) usato nell