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Corso per Operatori di un Nucleo Protetto “ A.Alzheimer” dr P.Rosace ricercatore neuroscienze Tutor Anno 2010

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Corso per Operatori di un Nucleo Protetto “ A.Alzheimer”

dr P.Rosacericercatore neuroscienze

TutorAnno 2010

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Programma di lavoro nel

Nucleo Protetto

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La nostra convinzione:

• Ci sono ancora parecchie cose da fare agli anziani colpiti da demenza.

• Ci sono:conoscenze da approfondiredati da raccogliere e studiareconfronti da fare tra ipotesi diverse

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La nostra proposta:

Il MODELLO CONCETTUALE

Le PROCEDURE

I RISULTATI ATTESI

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Le PROCEDURE

• Conoscere le persone e la malattia• Formare gli operatori

– motivo per cui siamo qui questa sera– incontro settimanale di equipe

• Programmare attività significative• Valutare• Modificare l’ambiente circostante• Coinvolgere la famiglia in una

“alleanza terapeutica”

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Il Neuropsychiatric inventory (UCLA): schema raccolta punteggi(Cummnigs et al., 1994)

N.A. Assente Frequenza Gravità Stress dei care givers

(a) (b) a x b Deliri [ ]

[0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5]

Allucinazioni [ ] [0][1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2]

[3] [4] [5] Agitazione [ ] [0]

[1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5]

Depressione/disforia [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5]

Ansia [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________

[0] [1] [2] [3] [4] [5]Euforia/esaltazione [ ] [0] [1] [2] [3]

[4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5]Apatia/indifferenza [ ] [0] [1] [2] [3]

[4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5]Disinibizione [ ] [0]

[1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5]

Irritabilità/labilità [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5]

Attività motoria aberrante [ ] [0]

[1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5]

Comportamento notturno [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5]

Comportamento alimentare [ ] [0] [1] [2] [3] [4] [1] [2] [3] ____________ [0] [1] [2] [3] [4] [5]

UCLA NPI (frequenza): _______ (gravità): _______ (totale): _____/144 Stress care givers: ___________

Frequenza: 0 = mai Gravità: 1= lievi (non disturbo al paziente) Stress care givers: 0 = nessuno

1 = raramente 2 = moderati (disturbo per il paziente) 1 = minimo2 = talvolta 3 = severi (richiedono somm. farmaci)

2 = lieve3 = frequentemente

3 = moderato4 = quasi costante

4 = severo

5 = grave

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UCLA: confronto tra le medie dei punteggi per ogni item ai tre rilevamenti.

0

2

4

6

8

10

12

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Anomalie del comportamento tra gli Ospiti del NuP rispetto ai dati della letteratura.

0

2

4

6

8

10

12

deliri

depressione

ansia

allucinazioni

agitazione

apatia

irritabilità

disinibizione

comp.cibo

euforia

att.mot.ab.

comp.notte

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La cura del delirium: un luogo per la collaborazione tra medico edinfermiere

Giuseppe Bellelli, Marco Pagani, Vincenzo De Marco, Marco TrabucchiOspedale Ancelle della Carità, Cremona, Gruppo di Ricerca Geriatrica, Brescia

Lo stato confusionale acuto (delirium) è una sindrome psico-organica caratterizzata da una transitoria e fluttuante alterazione dello stato di coscienza, ad esordio acuto o subacuto, con ripercussioni sulla cognitività e sulle capacità percettive. Dal punto di vista clinico si caratterizza per la variabilità dei sintomi, sia in termini quantitativi sia qualitativi, e per la compromissione dello stato di vigilanza, dell’attenzione, dell’orientamento, del pensiero astratto, della memoria, del comportamento e del ritmo sonno-veglia.

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Il problema “delirio”

Poiché la patogenesi del delirium è quasi sempre sostenuta da una causa somatica, la persistenza del delirium può anche essere intesa come un marcatore d’inefficacia delle cure fornite e nel contempo rappresenta un possibile target di intervento per migliorare la qualità del servizio. In quest’ottica, tutti i componenti dell’equipe sono chiamati a fornire il proprio contributo, ed in particolare l’infermiere, ASA/OSS ed il medico, che dell’equipe sono gli attori principali.

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Caratteristiche principali del delirium

Epidemiologia del delirium Il delirium ha un’elevata prevalenza nei reparti ospedalieri ed in molti casi si sovrappone, a differenza di quanto si pensava anni fa, ad una condizione di demenza

Delirium prevalente /incidente Il delirium è definito prevalente quando è riscontrato all’ammissione in reparto, mentre è definito incidente quando si sviluppa durante la degenza

Durata del delirium Il delirium può durare anche dopo la dimissione dai reparti ospedalieri o di riabilitazione; in questo caso si associa ad outcome peggiori

Delirium ipercinetico/ipocinetico/misto

Il delirium è definito ipercinetico quando si associa ad ansia, iperattività e/o agitazione; è ipocinetico quando si associa a sedazione, ipoattività fino alla letargia. È misto quando le due condizioni si alternano in poche ore

Multidisciplinarità Il delirium è una condizione clinica che, per definizione, richiede una stretta collaborazione tra familiare del paziente, medico, infermiere e tutti i componenti dell’équipe.

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Assessment e trattamento delle potenziali cause di delirium

Cause possibili di delirium È presente una delle seguenti condizioni?

Farmaci •Nuovi farmaci, modificazioni del dosaggio o discontinuità nella somministrazione•Farmaci con effetti neurologici (es. sedativi, narcotici, anticolinergici)

Infezioni •Segno/segni di infezione: febbre, congestione, lesione arrossata, secrezioni purulente•Infezione delle vie urinarie, polmonite, ferita infetta, altro

Liquidi •Disidratazione: mucose disidratate, scarsa assunzione di liquidi, febbre, diarrea, terapia diuretica•Scompenso cardiaco: dispnea, difficoltà nel cammino, edema agli arti inferiori

Dolore non controllato •Dolore non controllato: dolore riferito, smorfie, agitazione•La dose dei farmaci per il controllo del dolore è inadeguata, sono stati prescritti farmaci non narcotici, sono stati utilizzati farmaci per il controllo del dolore solo al bisogno e non regolarmente

Ritenzione vescicale •Revisione schede minzionali: vi sono perdite rilevanti di urina o vi è oligoanuria•Gonfiore addominale all’esame obiettivo dell’addome

Occlusione intestinale •Revisione schede intestinali: vi sono anormalità del transito intestinale•Esame addome per gonfiore addominale; esplorazione rettale per individuare fecalomi o feci liquide

Altro •Nuovi problemi medici, valori di laboratorio anomali, condizioni mediche croniche che si sono destabilizzate, altro

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Il delirio come indicatore dell’assistenza.

Il delirium può anche essere utilizzato come un marker dell’evoluzione clinica del paziente. Il medico, e con lui l’equipe, modificano i propri atteggiamenti terapeutici alla stessa stregua di quanto si verifica in un paziente con la febbre. Se il delirium persiste, indirettamente ciò significa che l’equipe non è stata in grado di individuarne le cause sottostanti, né di mettere in atto gli interventi di management necessari. Al contrario la rimozione del delirium è il risultato di una serie di interventi appropriati e dell’efficacia dell’equipe.

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Depressione e malattia di Alzheimer

• Nel 1952 Madden coniò il termine pseudodemenza per descrivere un quadro clinico simile a quello della demenza primaria ma in realtà secondario a vari disturbi psichiatrici e solitamente reversibile, che poteva accompagnarsi alla depressione.

• Altri Autori hanno considerato la depressione come un disturbo in comorbidità, come parte integrante del quadro clinico o come complicanza della demenza

• La depressione con sintomi cognitivi reversibili potrebbe costituire un prodromo per la demenza

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Malattia di Alzheimer e depressione• Nella malattia di Alzheimer, la depressione non

rappresenta una manifestazione aspecifica. Pazienti dementi con depressione possono essere identificati da elevati livelli di punteggio della scala di Hamilton

• Il profilo dei disturbi depressivi è sovrapponibile a quello di pazienti non dementi con depressione

• La demenza, per sé, non produce sintomi depressivi in assenza di umore depresso

• La consapevolezza dei sintomi depressivi da parte dei pazienti è spesso ridotta

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Criteri diagnostici per la depressione nella demenza di Alzheimer proposti dal National Institute of Mental

HealthTre o più dei seguenti sintomi sono presenti durante un periodo di due settimane e

rappresentano un cambiamento rispetto al precedente funzionamento: almeno uno dei sintomi è costituito da 1) umore depresso o 2) riduzione dei sentimenti di piacere.(Nota: non includere sintomi chiaramente dovuti a una condizione medica generale oltre alla demenza , o che risultano sintomi della demenza non correlati all’umore)

1) Umore depresso clinicamente significativo (depressione, tristezza, perdita di speranza, scoraggiamento, facilità al pianto)

2) Riduzione dei sentimento positivi o di piacere per i contatti sociali3) Isolamento o ritiro sociale4) Disturbi dell’appetito5) Disturbi del sonno6) Alterazioni psicomotorie7) Irritabilità8) Faticabilità o mancanza di energia9) Sentimenti di autosvalutazione, colpa eccessivi o inappropriati10) Ricorrenti pensieri di morte, ideazione suicidaria con un piano o un tentativo

Sono soddisfatti i criteri del DSV IV per demenza di Alzheimer• I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione

dell’autonomia• I sintomi non si presentano esclusivamente nel corso di delirium• I sintomi non sono dovuti all’effetto di sostanze farmacologiche• I sintomi non sono meglio giustificati da altri sintomi psichiatrici

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Depressione come espressione del processo dementigeno

Numerose evidenze epidemiologiche suggeriscono che la depressione

agisca come fattore di rischio per la demenza

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APATIA E DEPRESSIONE

SINTOMI DELL'APATIA

• Risposta emotiva offuscata

• Indifferenza• Scarso coinvolgimento

• Scarsa intraprendenza

• Incostanza

SINTOMI COMUNI

• Riduzione interessi

• Lentezza psicomotoria

• Astenia• Ipersonnia• Anosognosia

SINTOMI DELLA DEPRESSIONE

• Disforia• Ideazioni suicidiarie

• Sensi di colpa• Eccessiva criticità

• Pessimismo• Mancanza di speranza

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APATIA: definizione

• Strauss (2000) ha proposto la seguente definizione: ASSENZA DI RISPOSTA A VARI STIMOLI DOVUTA A MANCANZA DI INIZIATIVA (affettiva, comportamentale o cognitiva).

• Alla sua espressione clinica concorrono aspetti cognitivi e non cognitivi

• Le alterazioni comportamentali (isolamento sociale, scarsa partecipazione affettiva all’ambiente, ecc.) rappresentano aspetti clinici nettamente distinti da quelli affettivi che caratterizzano i disturbi dell’umore.

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Il problema “apatia” in corso di demenza.

• Il sintomo “apatia”ha un’elevata incidenza fra i pazienti affetti da malattia di Alzheimer in fase lieve e non sembra dipendere dal grado di compromissione cognitiva

• Nonostante l’associazione fra apatia e depressione risulti statisticamente significativa, la GDS non sembra in grado di discriminare i pazienti apatici dai non apatici

• L’apatia, a differenza della depressione, si associa a maggiore compromissione funzionale e determina un maggior carico assistenziale

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Apatia e outcomes

• In soggetti con AD e apatia è stata riportata una più veloce progressione del livello di declino cognitivo rispetto a pazienti senza apatia (Doody, 1995)

• L’apatia è risultata più comune in quei soggetti che non mostravano risposta clinica al donepezil (Mega, 1999)

• In uno studio longitudinale condotto su pazienti affetti da malattia di Alzheimer, l’apatia è risultata persistere e peggiorare durante i 33 mesi di follow-up (Petry, 1989)

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La nostra proposta:

Il MODELLO CONCETTUALE

Le PROCEDURE

I RISULTATI ATTESI

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Obiettivi della terapia antidemenza.

Per il paziente

• Guarigione

• Modificazione della storia naturale della malattia

• Miglioramento delle funzioni cognitive, dello stato funzionale, dei sintomi non cognitivi

• Miglioramento dello stato generale di salute

• Soddisfazione e qualità della vita

• Riduzione dell’istituzionalizzazione

Per chi lo assiste

• Mantenimento di una buona salute

• Assenza di depressione ed ansia, senso di colpa

• Sufficienti interazioni sociali

• Mantenimento di una buona qualità di vita

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Significato di terapia

È un termine di origine greca (therapeìa), che significa cura. È l’insieme dei mezzi per curare e possibilmente guarire l’organismo malato o eliminando le cause della malattia o alleviando i disturbi che questa produce.

Curare significa prendersi carico delle cure, delle terapie; è diverso da assistere.

Assistere è un termine che deriva dal latino, che significa stare accanto, è ciò che completa l’azione del curare.

Per noi, oggi:terapia = curare + assistere

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I RISULTATI attesi o sperati

• Si possono ottenere cambiamenti di comportamento in OSPITI, FAMIGLIARI, OPERATORI

• Un comportamento può essere:* adattato* cambiato* generalizzato* eliminato

• L’autonomia funzionale può essere migliorata

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Il “modello ”si caratterizza per:

• Valorizzare il rapporto umano:– Conversazione– Contatto umano

(musica; massaggio; coccole; passeggiate; animali domestici; fiori e piante; ginnastica di gruppo; …)

– L’assistenza come principale componente della terapia

(tutto lo staff è la più importante forma di terapia; la sua efficacia è nel MODO DI DARE ASSISTENZA)

– Sostenere l’ammalato e la sua famiglia• Semplicità dell’ambiente; domestico,

accogliente.

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In cammino