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36 Formazione LUGLIO/AGOSTO 2018 Carlo Romanelli fondatore e presidente di Net Working I L 2008 sembra lontanissi- mo, se pensiamo a come si è trasformato il nostro mondo e, insieme a lui, il ruolo e il significato del manage- ment all’interno delle organizza- zioni. Avevamo capito cosa stava acca- dendo e che avremmo avuto biso- gno di innovare il pensiero mana- geriale trovando nuove strade di contaminazione con altri mondi, e così abbiamo creato l’Accade- mia Sport & Management, pro- prio all’inizio della grande crisi, con l’idea di costruire un canale di confronto permanente e non retorico tra il mondo dello sport e quello del management, alla ri- cerca di fonti di ispirazione, di pensieri forti e di percorsi di ec- cellenza, tramite le storie di gran- di protagonisti dello sport. Sottolineo “permanente” per en- fatizzare l’uscita dall’episodicità dell’esperienza di contaminazio- ne, che spesso suscita curiosità ma non lascia contenuti veri; vi- ceversa, l’esperienza dell’Acca- demia in questi dieci anni ha vo- A dieci anni dalla nascita dell’Accademia Sport & Management, ripercorriamo alcuni degli spunti più utili e sempre attuali che gli incontri con i grandi sportivi ci hanno offerto luto estrarre e proporre contenu- ti forti tramite le storie dello sport, costruendo un percorso di apprendimento, piuttosto che una serie di eventi. E così le sug- gestioni tratte dal mondo dello sport sono entrate definitiva- mente nell’anima del pensiero manageriale, contribuendo a renderlo più forte. Pensare in grande, per l’appunto, è quello di cui abbiamo ancora oggi biso- gno, rinnovandone continua- mente i significati. Una proposta formativa forte, intensa, della quale non possiamo più fare a meno: abbiamo aperto una stra- da di narrazione che prima era uno stretto sentiero fatto di mere testimonianze. Cosa abbiamo imparato in questi dieci anni e quale contributo ha dato l’Accademia Sport & Mana- gement a dirigenti e imprese? Voglio tentare di renderlo esplici- to facendo ricorso ad alcune delle esperienze vissute e delle storie più significative che abbiamo in- crociato in più di 40 momenti d’incontro. COSA HA IMPARATO IL MANAGEMENT DALLO SPORT?

COSA HA IMPARATO IL MANAGEMENT DALLO SPORT? · Per la decima edizione dell’Accademia Sport & Management incontreremo Gregorio Paltrinieri, campione olim-pico e mondiale in carica

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Formazione

LUGLIO/AGOSTO 2018

Carlo Romanellifondatore e presidente di Net Working

IL 2008 sembra lontanissi-

mo, se pensiamo a come si

è trasformato il nostro

mondo e, insieme a lui, il

ruolo e il significato del manage-

ment all’interno delle organizza-

zioni.

Avevamo capito cosa stava acca-

dendo e che avremmo avuto biso-

gno di innovare il pensiero mana-

geriale trovando nuove strade di

contaminazione con altri mondi,

e così abbiamo creato l’Accade-

mia Sport & Management, pro-

prio all’inizio della grande crisi,

con l’idea di costruire un canale

di confronto permanente e non

retorico tra il mondo dello sport e

quello del management, alla ri-

cerca di fonti di ispirazione, di

pensieri forti e di percorsi di ec-

cellenza, tramite le storie di gran-

di protagonisti dello sport.

Sottolineo “permanente” per en-

fatizzare l’uscita dall’episodicità

dell’esperienza di contaminazio-

ne, che spesso suscita curiosità

ma non lascia contenuti veri; vi-

ceversa, l’esperienza dell’Acca-

demia in questi dieci anni ha vo-

A dieci anni dalla nascita dell’Accademia Sport & Management, ripercorriamo alcuni degli spunti più utili e sempre attuali che gli incontri con i grandi sportivi ci hanno offerto

luto estrarre e proporre contenu-

ti forti tramite le storie dello

sport, costruendo un percorso di

apprendimento, piuttosto che

una serie di eventi. E così le sug-

gestioni tratte dal mondo dello

sport sono entrate definitiva-

mente nell’anima del pensiero

manageriale, contribuendo a

renderlo più forte. Pensare in

grande, per l’appunto, è quello di

cui abbiamo ancora oggi biso-

gno, rinnovandone continua-

mente i significati. Una proposta

formativa forte, intensa, della

quale non possiamo più fare a

meno: abbiamo aperto una stra-

da di narrazione che prima era

uno stretto sentiero fatto di mere

testimonianze.

Cosa abbiamo imparato in questi

dieci anni e quale contributo ha

dato l’Accademia Sport & Mana-

gement a dirigenti e imprese?

Voglio tentare di renderlo esplici-

to facendo ricorso ad alcune delle

esperienze vissute e delle storie

più significative che abbiamo in-

crociato in più di 40 momenti

d’incontro.

COSA HA IMPARATO IL MANAGEMENT DALLO SPORT?

37LUGLIO/AGOSTO 2018

Le suggestioni tratte dal mondo dello sport sono entrate definitivamente nell’anima del pensiero

manageriale, contribuendo a renderlo più forte.

Pensare in grande è quello di cui abbiamo ancora oggi

bisogno, rinnovandone continuamente i significati

Pensare in grandeCome ci disse Valentina Vezzali

nel primo incontro dell’Accade-

mia del ciclo Cfmt nel 2008, «vo-

glio lasciare qualcosa di indelebi-

le nella storia non solo della

scherma, ma dello sport», oppure

ricordando le parole di Arrigo

Sacchi quando gli fu assegnata la

squadra con la quale vinse tutto:

«Perché accontentarsi di vincere

una Coppa o diventare per qual-

che anno la squadra più forte del

mondo? Perché invece non pen-

sare di essere ricordati come una

delle squadre più forti di tutti i

tempi?». Già, perché? Una delle

frasi più ricorrenti anche nel ma-

nagement è “avere un sogno”,

“coltivare un sogno”, soprattutto

quando si vogliono coinvolgere o

motivare le persone per un pro-

getto, un obiettivo importante.

Pensare in grande significa non

illudersi di motivare le persone

dando loro obiettivi semplice-

mente connessi allo scorrere della

vita aziendale: è troppo normale.

Se vogliamo coinvolgere le perso-

ne, come manager non dobbiamo

fermarci agli obiettivi, bensì co-

struire uno scopo più alto, una

missione che duri nel tempo, nel-

la quale le persone possano iden-

tificarsi ed emozionarsi perché

partecipi di una storia che lascia

un segno indelebile nella vita di

un’organizzazione o di un team.

Per il management significa ad-

dentrarsi nella costruzione di un

senso e di significati condivisi

nell’agire quotidiano, ben più di

semplici obiettivi di budget, ven-

dita o altro: significa comprende-

re che il sensemaking colloca le

energie da profondere in una pro-

spettiva più ampia e intima, oltre

il metronomo dei quarter.

EccellenzaDi eccellenza si parla ovunque, lo

sport ci insegna a coglierne l’es-

senza. Come ci hanno spiegato

Andrea Anastasi, Mauro Berruto

Formazione

38 LUGLIO/AGOSTO 2018

È una formula didattica, natural-

mente, ma vale la pena che ogni

manager la tenga presente con

attenzione per valutarne l’appli-

cabilità alla propria realtà e al

proprio stile di management.

Resilienza«Sono il padrone del mio desti-

no, io sono il capitano della mia

anima», si tratta degli ultimi ver-

si della poesia Invictus, ai quali

anche Nelson Mandela era molto

legato, e ai quali Juri Chechi si è

ispirato per trovare la forza di

reagire all’infortunio vissuto po-

che settimane prima delle Olim-

piadi di Sidney, da campione

olimpico in carica, e che lo hanno

condotto, otto anni dopo, alle

Olimpiadi di Atene, per vincere

un bronzo. Juri Chechi è stato un

atleta unico, ma di storie come la

sua lo sport è pieno: la capacità

di riemergere e di trarre nuova

forza dalle avversità e dai mo-

menti difficili in generale è una

caratteristica fondante dei gran-

di sportivi, e deve esserlo anche

per le organizzazioni e per il ma-

nagement, ora più che mai. L’al-

ternanza tra vittorie e sconfitte e

la capacità di viverla come un’e-

sperienza di vita è storia nota,

ma pochi sono capaci di com-

prenderlo veramente, nel pro-

fondo.

Sappiamo cosa nutre la capacità

di resistenza: un forte e struttu-

rato commitment, il senso della

sfida e il senso del controllo, nel

e altri “l’eccellenza non è la pre-

stazione, ma tutto quello che ac-

cade prima, durante e dopo la

prestazione; l’eccellenza è il frut-

to di un processo in cui si curano

i fondamentali e i dettagli, l’alle-

namento intenzionale, concen-

trandosi sul cuore delle caratteri-

stiche della nostra squadra. Una

squadra è come si allena”. Benin-

teso, abbiamo capito che non è la

focalizzazione su dettagli inutili e

insignificanti, bensì l’identifica-

zione degli aspetti cruciali e dei

dettagli significativi che portano

a costruire grandi prestazioni. In

teoria è semplice da comprende-

re, ma il confronto con la narra-

zione sportiva ci ha permesso di

coniare una sorta di “formula

dell’eccellenza”, o “formula della

high performance”, se preferite.

In buona sostanza, le capacità

tecniche sono allenabili, così co-

me le capacità emozionali: lavo-

rando su questi fattori e miglio-

randoli nel tempo, al loro cresce-

re, semplificando i metodi, le

prestazioni crescono di valore.

La formula dell’eccellenza

High performance

Capacitàtecniche

Metodo

Capacitàemozionali

L’eccellenza non è la prestazione, ma tutto quello che accade prima, durante e dopo la prestazione; l’eccellenza è il frutto di un processo in cui si curano i fondamentali e i dettagli, l’allenamento intenzionale, concentrandosi sul cuore delle caratteristiche della squadra. Una squadra è come si allena

39LUGLIO/AGOSTO 2018

Per la decima edizione dell’Accademia Sport & Management incontreremo Gregorio Paltrinieri, campione olim-pico e mondiale in carica di nuoto. Nati per vincere sarà l’incipit della decima edizione, in cui esploreremo come una nuova generazione di atleti sta costruendo i propri successi e il proprio futuro.

Roma, Stadio Olimpico - Sala Champions, 17 ottobre, 10,30 - 12,30

Milano, Palazzina Appiani - Arena Civica, 24 ottobre, 17 - 19

Per info e iscrizioni:

Anna Scirea [email protected] 02 54063102

Veronica Ciccarone [email protected] 06 5043053

Nati per vincereIl cuore sull’engagement, la testa sui risultati,l’istinto per volere

http://bit.ly/NatiPerVincere

senso della convinzione che il

baricentro della nostra vita e del-

la nostra professione rimane

dentro di noi, per cui quello che

facciamo influenza il nostro de-

stino, senza avere l’illusione di

poter determinare tutto (illusio-

ne del controllo). Ogni manager

può trarne insegnamento.

Una squadra è un progettoCe lo hanno spiegato Julio Vela-

sco, Sandro Campagna, Dan Pe-

terson, Valerio Bianchini, Arri-

go Sacchi e tutti gli altri grandi

coach che abbiamo incontrato.

Occorre pensare in una prospet-

tiva di medio periodo per co-

struire un progetto vincente,

anche se è necessario ottenere

qualche risultato nel breve, in

relazione alle potenzialità della

squadra. Si viene facilmente eso-

nerati se non si trova un equili-

brio tra questi due orizzonti

temporali, che in questa stagio-

ne riguardano anche il manage-

ment. Il bilanciamento tra pro-

spettiva di medio periodo e ri-

sultati nel breve è una questione

che riguarda non solo lo sport,

ma anche le organizzazioni e il

loro management, che sono co-

strette a trovare forme di equili-

brio soddisfacenti in tal senso

per lasciare tempo ai manager di

costruire e lasciare una traccia,

favorendone e sollecitandone i

risultati. Potremmo dire che la

costruzione di una squadra ri-

chiede obiettivi a breve e pro-

spettive di lungo.

Abbiamo colto molte altre sug-

gestioni, ma lo spazio è termina-

to. Certamente continueremo a

sintetizzarle in altre occasioni o

su questa stessa rivista.

Per la decima edizione dell’Ac-

cademia Sport & Management

incontreremo Gregorio Paltri-

nieri, campione olimpico e mon-

diale in carica di nuoto. Nati per

vincere, sarà l’incipit della deci-

ma edizione, esplorando come

una nuova generazione di atleti

sta costruendo i propri successi

e il proprio futuro.