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costo € 1 | COPIA OMAGGIO CODROIPO | ANNO XXXV - N. 10 | DICEMBRE 2017 MAGAZINE DI CULTURA, SOCIETÀ, TURISMO DEL MEDIO FRIULI Il Natale e la crisi dell’Occidente - di Cristofaro Sola Il matrimonio non è un bancomat - di avv. Anna Fabbro Il Criminologo - di Franco Altan PAESE IL

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costo € 1 | COPIA OMAGGIO CODROIPO | ANNO XXXV - N. 10 | DICEMBRE 2017

M A G A Z I N E D I C U L T U R A , S O C I E TÀ , T U R I S M O D E L M E D I O F R I U L I

Il Natale e la crisi dell’Occidente - di Cristofaro Sola

Il matrimonio non è un bancomat - di avv. Anna Fabbro

Il Criminologo - di Franco Altan

PAESEIL

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PAESEIL 3

Il Paese - Registrazione Tribunale di Udine n. 19/1983Periodico - Anno XXXV - n. 10 - Dicembre 2017

SEDE LEGALE & DIREZIONE: Piazza Garibaldi, 65 - Codroipo (UD)

DIRETTORE RESPONSABILE: Elena del Giudice

REDAZIONE: Bruno Del Pozzo, Angelo Petri

EDITORE: Graphica scarl

PUBBLICAZIONE ARTICOLI:Gli articoli degli autori dovranno pervenire all’indirizzo: [email protected] Direzione si riserva di apportare al testo le modifiche di forma e/o sostanza che riterrà opportune, sottoponendole alla preventiva autorizzazione dell’Autore. Gli articoli accertati sono pubblicati a completo titolo gratuito e altrettanto vale per le immagini. La cronologia della pubblicazione degli articoli è di competenza della Direzione. La sola proprietà letteraria spetta alla Graphica scarl (editore) e l’autore, consentendo la pubblicazione dei propri articoli su IL PAESE, implicitamente accetta che la rivista appaia sul sito web di riferimento.

IN COPERTINA: Foto Michelotto

GRAFICA, IMPAGINAZIONE e STAMPA: Tipografia Moro Andrea s.r.l. - Tolmezzo (UD)

CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ: Lotus Flowers s.r.l. - 331 7385025

5 editoriale

6 società

12 opinioni

16 storie codroipesi

18 il Criminologo

23 eventi & turismo

27 sport

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SOMMARIO

Un augurio di cuore di

BUON NATALE e

FELICE ANNO NUOVO

da tutta la redazione

o o

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5PAESEIL

Il Natalee la crisi dell’Occidentedi Cristofaro Sola

Si avvicina il Natale e si riaccende la polemica sui simboli della cristia-nità puntualmente oltraggiata dalle nuove divinità nichiliste del multi-culturalismo.

Il presepe? Urta la sensibilità dei non-cristiani, meglio non mostrarlo in pubblico.

I canti natalizi? Una manifestazio-ne di arroganza sciovinista contro la diversità dei credi e delle culture, preferibile non cantarli. Se proprio piacciono i motivetti, è opportuno cambiare le parole dei testi e i nomi. In fondo, Rilù fa rima con Gesù e regge ugualmente la nota musicale.

La liturgia della notte della nasci-ta di Cristo? Un intoppo per l’ordine pubblico, per cui meglio celebrarla di pomeriggio.

Ma se i multiculturalisti possono permettersi di smontare pezzo a pezzo le fondamenta della civiltà occidentale ciò lo si deve al fatto che coloro che dovrebbero avere cura di quei simboli, e di quei valo-ri, hanno smesso di occuparsene. È stato Edmund Burke, padre nobile del pensiero conservatore, a dire: “Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione”. Se non si crede più opportuno, o conveniente, lottare per difendere il perimetro della propria civiltà, è naturale che, prima o dopo, qualcu-

no pensi bene di invadere lo spazio lasciato incustodito. Si chiami Islam o in qualunque altro modo, fa lo stesso, il principio non cambia. Se ciò avviene non è colpa degli altri, ma delle sentinelle che non hanno dato l’allarme, delle truppe che non hanno serrato i ranghi e dei nuovi stregoni che hanno convinto i cre-duloni che essere pacifici significhi piegarsi alla volontà altrui senza op-porre resistenza.

Ha ragione Massimo Cacciari a dire che “sono i cristiani i primi ad aver abolito il Natale”. Non l’hanno chiesto gli imam nelle preghiere del venerdì di sopprimere tutti i simboli della cristianità: lo facciamo da noi senza che qualcun altro lo sugge-risca. Del senso del sacro nella vita delle persone si è persa traccia da un pezzo. Ma cosa stiamo facendo? Possibile che è tutto e solo consu-mo, economia, spread, rapporti di produzione?

Non si tratta di essere cattolici, pa-gani o laici. La questione sta nella dimensione spirituale delle nostre esistenze che si va perdendo. Si può non credere a Cristo e alla sua disce-sa in terra, ma non si può smettere d’interrogarsi sul mistero della vita. Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo? Sono ancora domande che meritano risposte? O preferia-

mo declassarle a motti di spirito per oziosi e perdigiorno?

Già, l’azione. Che bella la città degli uomini che

non si ferma, che produce a ciclo continuo, che non dorme, che bru-cia e consuma, che possiede, che monetizza. Anche i sentimenti.

E l’Uomo, con la U maiuscola? Dov’è finito? L’uomo che ha smesso di pregare, di contemplare, di con-tenere in sé l’immenso dei mondi, di scavare le profondità dell’animo alla ricerca della pietra occulta: l’Uomo della Tradizione. La parola “Tradizio-ne” viene dal latino tradere, significa trasmettere, tramandare. Cosa? La ricetta degli struffoli?

Allora, viviamo il Natale per quello che è: una festa di luce. Una nasci-ta. Le religioni tradizionali celebra-no, nel periodo corrispondente al solstizio d’inverno, il passaggio alla fase ascendente del cammino del sole che segna il ritorno di presa di territorio della luce sul mondo delle tenebre. Del Bene sul Male.

Fantasie per bambini? Harry Potter è fantasia. La rige-

nerazione, attraverso la festa, del tempo sacro nel quale la divinità si rivela al mondo, è atto reale dota-to di straordinaria potenza. Perché abdicare ai provi valori non è essere buoni: è essere morti.

editoriale

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6 PAESEIL società

L’obbligo delle retribuzioni

tramite istituti bancari o attraverso gli

uffici postali apre la strada

“Addio al denaro contanteDopo la Svezia si muove l’Italia - di Piero Bolaffio

L’obbligo delle retribuzioni trami-te istituti bancari o attraverso gli uf-fici postali apre la strada

È di queste ore la notizia secondo cui in Svezia il contante è quasi spa-rito: solo il 2% degli acquisti è infatti pagato cash, per il restante 98% gli svedesi pagano tutto in modo elet-tronico.

Secondo la banca centrale sve-dese “Eliminare completamente la cartamoneta (obiettivo previsto per il 2025) sarà un’operazione lunga e complessa, specie considerando le difficoltà dei pensionati nel gestire i pagamenti elettronici ed i rendi-conti online. Tuttavia già in cinque anni gli svedesi hanno dimezzato gli acquisti fatti con la moneta lo-cale”. Le motivazioni che stanno alla base della scomparsa del contante, stando al governo, vanno ricercate nell’alto livello tecnologico raggiun-to dal Paese e nella fiducia che i cit-tadini ripongono in questa tipologia di pagamento (sentimento in con-trocorrente rispetto ad altri Paesi europei).

L’evasione fiscale, va da sè, è praticamente a zero.

Ora qualcosa potrebbe muoversi anche in Italia, se non altro come punto di partenza.

Va in questa direzione la recente proposta di legge licenziata a Mon-tecitorio (ora toccherà al Senato),

che prevede che le retribuzioni do-vranno essere fatte soltanto con gli istituti bancari o attraverso gli uffici postali. Vengono definite regole pre-cise per i datori di lavoro, i quali non potranno più corrispondere la retri-buzione tramite assegni o somme contanti di denaro, qualunque sia la tipologia del rapporto di lavoro in-staurato. Le sanzioni, in caso di vio-lazione, vanno dai 5mila ai 50mila euro.

Ovvio che l’abbattimento dell’eva-sione fiscale sarebbe un vantaggio per tutti: per gli stati, che vedrebbe-ro aumentare il gettito e per i citta-dini che pagherebbero meno tasse a fronte di servizi migliori.

Resta però da capire quanto sia corretto, al di là della privacy, che lo Stato obblighi per legge i propri cittadini ad avere un conto corrente

presso istituti privati, senza prevede-re tutele come l’azzeramento delle commissioni bancarie per determi-nate operazioni.

Ed ancor più la garanzia dei soldi dei correntisti in caso di fallimento della banca, messa pesantemente in dubbio dagli ultimi intendimenti della Banca Centrale Europea.

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7PAESEILsocietà

5 i fattoriche rendono possibile il divorziodi Piero Bolaffio

Diplomato, poco religioso, che si è sposato presto, tradisce la moglie e ha i genitori divorziati. Se si ha un amico così, ma gli stessi criteri val-gono anche per le donne, le proba-bilità che il suo matrimonio finisca sono altissime.

Lo scrive sul blog “Sex and Psi-chology” Justin Lehmiller, psicologo della Ball State University, che sfata anche qualche falso mito piuttosto comune.

Fino a non molto tempo fa, spiega Lehmiller, gli scienziati erano con-vinti che la convivenza fosse un fat-tore principale di rischio per il ma-trimonio, ma l’effetto che era stato notato fino ai primi anni 2000 ora non si nota più. A contare è invece l’età a cui ci si sposa o si va a convi-vere. “Se la convivenza non predice più il divorzio come succedeva un volta - si legge - l’età invece lo fa. Pri-ma una coppia si sposa o va a con-vivere e maggiori sono le probabilità che divorzi”.

La “finestra ottimale” d’età per un’unione duratura sembra essere intorno ai 25-32 anni.

Un altro comportamento che mette a rischio i legami, poco sor-prendentemente, è l’infedeltà. Uno studio durato 17 anni e pubblicato sul “Journal of Social and Personal Relationship” non è riuscito però a

stabilire se sia l’a-ver tradito ad au-mentare i divorzi o piuttosto l’inclina-zione a divorziare a favorire i tradimen-ti.

Una misura più precisa si ha inve-ce per altre varia-bili demografiche come l’istruzione. Le donne laureate hanno il 78 % di probabilità che il matrimonio duri 20 anni contro il 41% delle diplo-mate, mentre per gli uomini le per-centuali sono rispettivamente 65% e 47 %. La religione ha un effetto simile al titolo di studio, alzando la probabilità di un matrimonio lungo. Per finire, un po’ a sorpresa, sem-brerebbe esserci una predisposizio-ne familiare al divorzio, con i figli di coppie divorziate che hanno un ri-schio maggiore.

“È interessante notare che le ulti-me ricerche sembrano dimostrare che la ragione sia genetica, visto che le probabilità di divorzio delle per-sone sono legate a quelle dei geni-tori biologici e non di quelli adottivi - sottolinea lo psicologo -. L’ipotesi è che ci sia una predisposizione ad al-cuni tratti della personalità come il

neuroticismo, cioè l’instabilità emo-zionale, o l’impulsività che aumen-tano il rischio di divorzio”. Quello che invece secondo Lehmiller non ha un effetto è l’uso del porno.

“Un paio di studi hanno suggerito che il porno possa essere un fattore di rischio - scrive - ma queste ricer-che hanno il problema “dell’uovo e della gallina”. Non sappiamo in real-tà se è il porno che causa i divorzi o piuttosto il farne uso sia un segno di crisi. Sappiamo che l’uso compulsi-vo da parte di uno dei partner del-la pornografia può compromettere una relazione in alcuni casi. Molte altre ricerche però indicano che l’u-so da parte di entrambi i membri della coppia possa essere in realtà salutare. In effetti ci sono tutte le ra-gioni per essere scettici sul fatto che il porno distrugga i matrimoni”.

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PAESEIL8 società

LINGUA INGLESEIn Ue “maglia nera” all’Italia - da Internet

In Europa, nessuna nazione è peg-gio dell’Italia per livello di compe-tenza in inglese. Almeno a guardare i risultati di una ricerca realizzata da “EF Education First”, organizzazione che opera nel settore dei viaggi stu-dio e dei programmi di studio all’e-stero.

L’Italia si piazza al 33º posto del-la classifica generale (su 80 Paesi), ma è ultima tra i Paesi Ue, supera-ta quest’anno, anche se per pochi punti, dai cugini francesi.

Analizzando l’apprendimento del-le lingue a livello regionale, emerge il profondo divario fra Nord e Sud. Le regioni con il miglior livello di competenza in inglese sono, anche quest’anno, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Liguria ed Emilia-Roma-gna. Puglia, Calabria, Sicilia e Basili-

cata, invece, presentano i livelli più bassi. La città dove si parla l’inglese migliore è Genova, seguita da Bolo-gna e Milano.

Le nostre punte di diamante sono tuttavia i giovani e le donne che parlano un inglese migliore rispet-to agli adulti over 40: i ragazzi tra i

18-20 anni vantano un punteggio di 60,13, ben superiore rispetto alla media mondiale dei loro coetanei, che si ferma al 55,26; la conoscenza dell’inglese delle donne italiane si attesta un punto più in alto rispet-to alla media femminile mondiale (54,93 contro 53,81).

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PAESEIL 9società

Obbligo di guida assistitasu tutte le auto Fumata bianca de l’Unione Europea - di Virgilio Motori

Il sistema di guida assistita diventa obbligatorio su tut-te le automobili di nuova immatricolazione. Lo ha deciso il Parlamento Europeo con 593 voti a favore, 39 contrari e 53 astenuti. Su ogni auto di nuova fabbricazione sa-ranno obbligatori i dispositivi che aiutano chi si trova al volante a guidare in massima sicurezza.

Apparecchiature che consentono la frenata automa-

tica d’emergenza – in modo da salvaguardare i pedoni che attraversano la strada – il mantenimento della car-reggiata – per evitare l’invasione della carreggiata op-posta – e la regolazione automatica della velocità – che si adatta automaticamente ai limiti vigenti sulle strade che si stanno percorrendo – saranno di serie su tutte le automobili prodotte nei prossimi mesi.

Il Parlamento europeo approva la proposta

per rendere obbligatori i dispositivi salva vita

sulle auto di nuova immatricolazione

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10 PAESEIL società

SICUREZZA STRADALE Pneumatici neve e ghiaccio per autunno e inverno - di Virgilio Motori

Con l’arrivo dell’autunno prima, e dell’inverno poi, oltre a cambiare il guardaroba occorre pure monta-re sulla propria auto delle gomme appropriate per la marcia sulla neve ed anche sul ghiaccio. La soluzione ideale, per la sicurezza propria e per quella degli altri automobilisti sulle strade, è quella di togliere gli pneu-matici estivi e di montare sulla vet-tura le gomme invernali .

Trattasi di una scelta che è all’inse-gna della prudenza e della sicurez-za che, tra l’altro, in Italia è imposta per legge a partire dal 15 novembre di ogni anno quando con l’auto si percorrono strade al di fuori dei cen-tri abitati. Gli pneumatici estivi nei periodi più freddi non sono idonei in quanto già a temperature sotto i 7 gradi solo le gomme invernali pos-sono garantire alla guida la necessa-ria aderenza, il comfort e lo spazio di frenata adeguato.

I periodi della giornata, in corrispondenza dei quali le gomme invernali sono indi-spensabili, durante le due stagioni più fredde dell’anno, sono al mattino e la sera, ov-verosia in concomitanza con gli spostamenti e con i tra-sferimenti casa-lavoro. La dif-ferenza tra le gomme estive e quelle invernali è peraltro ben visibile dal disegno oltre

che dalla mescola del battistrada. Nel dettaglio, gli pneumatici per l’inverno presentano un disegno che, rappresentato da delle fitte la-melle, specie in presenza di neve o ghiaccio garantiscono una migliore aderenza al manto stradale.

Guidare in presenza di neve o ghiaccio rappresenta chiaramente un caso limite visto che il montag-gio di gomme invernali sulla pro-pria auto permette di guidare in sicurezza anche in caso di pioggia e di asfalto viscido. Altrimenti, tra l’altro, si rischiano multe in quanto sull’obbligo di circolazione auto con gli pneumatici invernali i Comuni applicano delle apposite ordinanze che, in certi casi, prevedono pure che a bordo debbano essere pre-senti anche le catene da neve.

I Comuni, inoltre, possono ema-nare, così come è previsto dal Co-dice della Strada, delle ordinanze

che impongono non solo l’uso degli pneumatici neve, ma anche delle catene a bordo in ragione di quelle che sono, di volta in volta, le previ-sioni meteo.

Di norma queste ordinanze sono emanate nel periodo autunno-in-verno dalle Amministrazioni loca-li per le strade di montagna ed in generale in tutti quei Comuni che si trovano a quote particolarmente elevate.

Di conseguenza, annualmente l’automobilista deve come mini-mo avere due treni di gomme, uno per l’estate ed un altro per l’inverno unitamente alle catene antineve in base alla zona climatica di residen-za o comunque quando si effettua-no con l’auto lunghi spostamenti.

Il doppio treno di pneumatici a prima vista può far pensare ad una doppia spesa per l’automo-bilista, ma in realtà nel passaggio

di stagione far cambiare le gomme in officina significa anche cogliere l’occasione per un controllo a 360 gradi del veicolo. Con un veicolo in perfetto stato di manuten-zione, infatti, si viaggia sicuri e si evitano guasti inattesi che poi portano spesso a dover far fronte a delle spese di riparazione alquanto one-rose.

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APPROCCIO GLOBALE AL PAZIENTE, CONTRASSEGNO DELLA MEDICINA INTERNADott.Alessandro Bulfoni Specialista in medicina interna

La medicina interna costituisce la specialità

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frantumazioni e parcellizzazioni nel percor-

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polmonare e una molteplicità di altre forme a -

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-mente tale condizione induce una ridotta ade-renza terapeutica e una accentuazione delle

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Criteri razionali nella prescrizione polifarmaco-

- appropriatezza e priorità delle indicazioni

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12 PAESEIL

SIGNORI SINDACIdel Medio Friuli - di Pietro Pittaro

Ho visto su molte strade (ora non si sa se sono di competenza Provin-ciale, Regionale, Nazionale o Comu-nale) degli strani bussolotti color arancione che leggono e trasmetto-no agli uffici dei Vigili Urbani le sedi-centi infrazioni al Sacro Codice della Strada (leggi eccesso di velocità).

Chi passa da quelle parti ogni giorno o no, per motivi di lavoro, deve essere vigile più dei vigili, per non incorrere in una gravosissima infrazione per “eccesso di velocità” di pochi kilometri orari.

Queste diaboliche macchine non ti lasciano scampo. Sono collocate dove non servono, ossia dove non sono mai, sottolineo mai, successi incidenti.

Alcune di questi attenti occhi sul traffico sono piazzate perfettamen-te mimetizzate sugli alberi o nei ce-spugli, al fine di fregare i cosiddetti “furbi”. C’è da dire che sono altret-tanto mimetizzati i cartelli “control-lo elettronico della velocità”.

Vista la mancanza di incidenti an-ti-bussolotti, vista la mimetizzazione di altri, la gente, arcistufa di queste vere e proprio sevizie si chiede: a che cosa servono?

Risposta: servono a far cassa per i Comuni e null’altro.

Cari Sindaci, avete a disposizione una nutrita schiera di Vigili Urbani, mai presenti sul territorio. Perché non adottate politiche più serie, più rispettose, più oneste verso i vostri

amministrati? Perché i controlli non avvengono sul territorio dove vera-mente necessita la loro presenza? Perché non punite chi per esempio sulla Pontebbana, sulla Napoleoni-ca, sulla Ferrata corre a velocità altis-sima, sorpassa in curva, sulle roton-de, sugli incroci e via elencando?

Perché non confiscate le moto che sorpassano pericolosamente dappertutto? Esiste la legge antin-quinamento acustico? Tutte le mo-to sono fuorilegge. Esiste ancora la legge contro l’inquinamento da gas di scarico? Controllate certi mezzi di trasporto. Specialmente quelli pub-blici.

I Vigili Urbani sono presenti sul territorio solo per le contravvenzio-ni per mancanza dello scontrino di sosta: sono una chimera per il vero controllo a cui sono deputati.

Signori Sindaci, anch’io ho preso qualche dozzina di contravvenzio-ni per 5, 8 km di velocità in più del consentito. Vi prometto solenne-mente che contribuirò a far cassa ai Comuni ancora in futuro. Non farlo è impossibile. Lo fate anche Voi cer-tamente.

Ho fatto tanto tempo fa anch’io il vostro mestiere. Avevo a Bertiolo due Vigili, sempre e solo presenti dove era necessario.

Per quanto riguarda i controlli del-la velocità, avevo detto loro (impa-rate anche Voi): dovete stare ben in vista, col mezzo di trasporto e con la

vostra faccia col berrettone. Quando un autista vi vede e toglie il piede dall’acceleratore, voi avete già otte-nuto un ottimo risultato. Se vi vedo nascosti dietro un muro o un albero, scendo dalla macchina e vi prendo a calci in culo.

Certamente voi mi denuncerete. Io sarò certamente condannato. Pe-rò immagino il titolo dell’articolo sul Messaggero Veneto: condannato il Sindaco di Bertiolo per aver preso a calci nel sedere i Vigili Urbani. Noti-zia da “Striscia la Notizia”!

Condannato io, ridicoli loro!Ma questa è una diversa filosofia

amministrativa, forse non più attua-le coi nuovi tempi. Ma io resterò così!

opinioni

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ALLARMESiam fascisti - di Angelo Petri

Nonostante siano passati più di 70 anni, nonostante la legge Scelba del ‘52 abbia sufficientemente svolto la sua funzione contro la ricostituzione del partito fascista e l’apologia del fascismo, nonostante tale ideologia non riesca a catturare che pochi no-stalgici che ancora non hanno me-tabolizzato la disfatta del regime, o quelli che sono rimasti idealmente e romanticamente legati ai concet-ti di Dio, patria e famiglia, che tra l’altro oggi non sono nemmeno più di moda, nonostante non si possa nemmeno lontanamente presup-porne il ritorno, né riproporre qual-cosa di simile, a causa della diversa mentalità e cultura, nonostante tut-ti questi fattori, è scoppiata la bolla dell’antifascismo.

C’è ancora qualcuno che grida “al lupo, al lupo” anche se il lupo non c’è e non potrà più riproporsi, anche per il fatto che facciamo parte di una Co-munità che ce lo impedirebbe. Però gridare al lupo, a qualcuno fa co-modo, sono 70 anni che lo urlano a gran voce, raggiungendo sì lo sco-po di prosperare politicamente, ma ora è diventato un po’ stantio e non ha più l’efficacia del passato, fa sem-plicemente sorridere. Però, siamo in prossimità di elezioni, per cui la pro-posta Fiano, ripercorre la medesima illusione e vorrebbe rincarare la dose, eliminando qualsiasi immagine, rife-rimento o espressione anche gestua-le del fascismo. Idea stravagante, un

po’ ridicola e talebana. Non serve a nulla cercare di cancellare il passato, perché invece, il passato, si dovrebbe conoscerlo e capirlo meglio, proprio per non ricadere negli stessi erro-ri. Ma resta la paranoia di tanti, che sono rimasti feroci oppositori di una dittatura che non esiste più, mentre giustificano, con la massima disinvol-tura, le dittature comuniste di dram-matica attualità.

Nello stato di crisi in cui si trovano le sinistre europee, e in particolare quella Italiana dilaniata da ruggini, vendette e divisioni, cosa di meglio che rispolverare vecchie paure, tan-to efficaci nel passato, quanto illogi-che oggi? Con grande sprezzo del ridicolo, a Pisa, dopo 93 anni, hanno perfino tolto la cittadinanza ono-raria a Mussolini. Il voler riproporre quindi, in chiave più restrittiva, una legge del ‘52, quando esistevano ben maggiori rancori e contrasti ideologici, ha suscitato numerose polemiche. Sembra solamente un puerile tentativo per sviare i proble-mi interni di una sinistra in crisi di identità, ideologia e consensi, cer-cando di riunirla in una lotta ide-ale contro il fascismo. Novelli Don Chisciotte, ossessionati dal passato, che si lanciano contro irreali mulini a vento, esistenti solo nelle loro fan-tasie malate

In una democrazia libera e libe-rale, non ci può essere nessuna li-mitazione alle opinioni o alle idee,

anche se sbagliate, a cui invece, si debbono opporre altre opinioni, altre idee, altri ragionamenti e la persuasione. Il proibizionismo poi, va contro la libertà di pensiero e ci riporta indietro nel tempo, obbli-gandoci a pensare ed a comportarci tutti allo stesso modo. Imporre un pensiero comune è totalitarismo ed il totalitarismo è l’inizio della ditta-tura. Si vuole forse cancellare il ricor-do di una dittatura, proponendone un’altra sotto mentite spoglie? E’ la solita storia che non riusciamo a scrollarci di dosso, nulla si concede al fascismo, nemmeno per quello che di buono fu fatto. E’ stato de-finito “il male assoluto” e tale deve restare, senza se e senza ma. Niente a che vedere con le feroci dittature comuniste che ancora ammorbano il pianeta. Quelle vengono capite, giustificate e talvolta perfino glori-ficate e condivise. Diceva bene Leo Longanesi: “ in Italia ci sono due tipi di fascismo, quello vero e pro-prio e l’antifascismo”. Due facce della stessa medaglia, opposte ma uguali nella perentorietà delle loro asserzioni, che non ammetto-no dissensi. Queste anacronistiche battaglie, fatte da chi almeno un poco dovrebbe vergognarsi del suo passato, fanno semplicemente sorri-dere e non danno alcun contributo, né alla politica, né al buon senso, né alle verità storiche, servono solo a rinfocolare l’odio.

opinioni

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14 PAESEIL opinioni

IL MATRIMONIO NON È UN BANCOMAT Chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto. O no?!

di Avv. Anna Fabbro - [email protected]

La Corte d’Appello di Milano (sentenza 16 novembre 2017, n. 4793) ha azzerato il mantenimen-to, precedentemente riconosciuto alla signora Bartolini Miriam (alias Veronica Lario), pari a 1,4 milioni mensili a carico di Silvio Berlusconi, sancendo per di più l’obbligo della ex-moglie di restituire circa 60 mi-lioni di euro.

Tale decisione è in linea con il nuovo orientamento espresso dalla Corte di Cassazione con la senten-za 11504/2017, che ritiene di non riconoscere più, quale parametro del mantenimento, il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, limitando l’assegno divorzile uni-camente a chi sia privo di redditi e non sia in grado di lavorare, non per colpa propria.

Di certo la vicenda Lario-Berlu-sconi reca caratteristiche peculiari. In altre parole i divorzi dei “VIP” non rappresentano certo la consuetu-dine nelle aule dei nostri tribuna-li. Ebbene, qual è dunque lo stato dell’arte nelle Corti di merito dopo la dirompente pronuncia della Cor-te di Cassazione? Non tutti i tribu-nali italiani si sono allineati e han-no recepito tout-court il predetto orientamento.

Il Tribunale di Udine, ad esem-pio, segna un decisa inversione di tendenza poiché si è espresso nel

senso di tener conto del tenore di vita goduto in costanza di matri-monio e degli ulteriori elementi indicati dall’art. 5 l. n. 898/1970. In-nanzitutto va precisato che l’even-tuale revoca del mantenimento è questione che si pone solo in sede di divorzio, dunque in relazione alla domanda che ha ad oggetto la cessazione degli effetti civili del matrimonio, poiché in fase di se-parazione, permanendo il vincolo di coniugio, i criteri per il ricono-scimento di tale diritto non hanno subito variazioni.

In sede divorzile, i nostri Giudi-ci ritengono preferibile un vaglio casistico delle situazioni, senza ri-correre a schemi precostituiti, veri-ficando l’adeguatezza o meno dei mezzi del richiedente confrontan-do e contemperando tra loro vari elementi quali: la durata del matri-monio, le condizioni dei coniugi, il tenore di vita goduto in durante il matrimonio, l’apporto di ciascuno al mantenimento della famiglia, quali fattori di bilanciamento ai fini della pronuncia. In pratica, il Collegio friulano tende a privile-giare una ricostruzione puntuale del ménage familiare, volta a cu-cire addosso alle parti un verdetto capace di incidere in modo irrever-sibile sulle rispettive condizioni di vita.

Si pensi alla situazione del coniu-ge, più spesso donna di mezza età che, sacrificando le proprie legitti-me ambizioni professionali in gio-vane età per accudire la famiglia, favorendo la carriera del marito a discapito della propria, in seguito ad un’ applicazione pedissequa del principio incentrato sul diniego del mantenimento, in ragione di una presunta capacità lavorativa, si veda di fatto azzerato completamente o quasi il reddito, rimanendo privo di mezzi in un mercato del lavoro che penalizza fortemente i soggetti deboli, perché privi o quasi di espe-rienza o in età non più idonea a ri-spondere alle esigenze di un mer-cato sempre più improntato a un diffuso precariato.

Tant’è che il Tribunale di Udi-ne si dice critico circa il parame-tro dell’indipendenza economica come definito dalla Suprema Corte, poiché astratto e del tutto disanco-rato dalla realtà; oltre che in contra-sto con i criteri dettati dal legisla-tore ex art. 5 della L. n. 89871970, continuando a ritenere applicabile il parametro del tenore di vita sep-pure secondo una lettura ponde-rata che sia in grado di definire in maniera più compiuta il concetto di “mezzi adeguati” di cui dovrebbe disporre il coniuge precluso dal di-ritto al mantenimento.

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15PAESEILopinioni

La banda del bucodi Oscar Giannino

Le stime dicono che la ripresa è la più debole dell’Eurozona, che il deficit strutturale potrebbe perfino aumentare, che un consolidamento dell’occupazione rimane una chi-mera. Ma tutti e tre i poli sbraitano per avere ancora più margini di fi-nanza pubblica, quindi ampliare ul-teriormente la voragine che rischia di divorarsi il Paese. L’aggiornamen-to delle stime economiche italiane della Commissione Europea rivela impietosamente il problema che oggi non sembra più preoccupare la politica italiana. Cioè la persistente debolezza strutturale della nostra ripresa, e le sue conseguenze sul percorso di rientro della finanza pubblica e sull’occupazione.

Il problema è politico, dunque, al di là delle divergenze di model-lo previsivo che restano significative tra Bruxelles e Roma. La Ue si unisce alla stima di un +1,5% di PIL italia-no in questo 2017, rispetto all1,6% di Francia e Grecia, al 2,2% tedesco e al 3,1% della Spagna (vedremo

quanto frenato dalla vicenda catalana). Ma negli anni successivi per Bruxelles perdere-mo colpi: la differenza a nostro svantaggio ri-spetto al tasso di cre-scita medio dell’eu-rozona passerà da -0,7% nel 2017, a -0,8% nel 2018, a -0,9% nel 2019. La disoccupazio-

ne italiana scenderà dall’11,5% di quest’anno solo al 10,5% nel 2019. E il deficit strutturale avrà un sen-tiero ben diverso da quello previsto da Padoan: dal 2,1% di PIL quest’an-no scenderà solo al 2% nel 2018, per risalire al 2,4% nel 2019. Tanto per cominciare, significa che Bruxelles contesta a Padoan di correggere il deficit strutturale con la legge di bilancio per l’anno prossimo non dello 0,3% di Pil come concordato quest’estate (in teoria l’impegno era il doppio), ma solo dello 0,1%: il che significa che ai saldi di bilancio della finanziaria mancano 3,4 miliardi.

Padoan ha già detto che non è d’accordo, perché le stime di Bruxel-les sarebbero troppo pessimistiche. Padoan sa soprattutto che in que-sto parlamento prossimo allo scio-glimento la legge di bilancio che Bruxelles critica (e i cui saldi si de-vono infatti a largo ottimismo sulla cresciuta futura e su praticamente nessun effetto sul costo del debito

dalla chiusura del Qe della Bce, che grazie a Draghi in questi anni ne ha quasi azzerato il rischio sovrano) è in realtà considerata troppo restrittiva.

Che linea terrà dunque il gover-no che nascerà dopo le prossime elezioni politiche? Bella domanda: nessuno può dirlo. Grazie alla legge elettorale Rosato, congegnata ap-posta da Berlusconi e Renzi per im-pedire a chiunque di ottenere mag-gioritariamente una maggioranza coesa scelta alle urne dagli elettori, l’Italia è riuscita a rendersi di nuovo a rischio stabilità, malgrado la ri-presa economica. Nessuno è certa-mente più disposto, un domani, a ri-sostenere un governo tecnico dopo l’esperienza di Monti. Ma, per come si preannuncia la campagna eletto-rale dei leader, potrebbe nascere un governo che a quel punto andrebbe a uno scontro frontale con l’Europa su deficit e debito pubblico, se non sull’euro stesso.

Le previsioni non troppo ottimisti-che di Bruxelles iniziano a incorpo-rare un nuovo potenziale rischio-Ita-lia. Questa è l’amara verità. Bisogna solo sperare a questo punto che i leader politici recitino in campa-gna elettorale, per poi tornare suc-cessivamente a qualche sprazzo di maggior realismo. Ma si direbbe improbabile, viste le necessità di ac-crescimento del consenso che han-no, per ragioni diverse, sia Renzi sia Berlusconi.

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16 PAESEIL

IL MULINO DELLA SIEGAO SEGA, DEL GORGO, DEL BATTIFERRO - di Bruno Miculan

Siamo giunti in fondo a via dei Mulini, dove c’era quello più grande ed il più attrezzato della zona, forni-to di sei ruote con pestelli per la bril-latura dell’orzo, pestoni per battere lino e canapa, le mole per la macina del granoturco, inoltre, aveva il “Tof” (pietra particolare per la macina del frumento), tra i migliori di allora.

Posto su di una isoletta, in mezzo ad un grosso canale d’acqua, forma-to dalle abbondanti acque sorgive e dalla roggia, i mulini si raggiungeva-no attraversando un ponte fatto con arcate di mattoni, come pure la se-gheria ed il battiferro.

La data precisa della sua costruzio-ne non si può definire esattamente, si presume nella seconda metà del 1300. Diversi documenti ne parla-no, nominandolo come “mulin del Patoc” o “mulin della palude”, non avendo ancora tutta l’attrezzatura, quale la sega per il legname, che giunse nel quattrocento e ne as-sunse il nome, mentre la “farie” o battiferro, agli inizi del cinquecento. Di quest’ultima, se ne può trovare traccia in molta documentazione disponibile, con riscontro, pure in un processo del 1537, dove una te-stimone indica che “da quarant’an-ni, ha percorso la ‘vie fraide’ (strada che conduce a Passariano) e che si recava al mulino della Siega e vide trasferire tutto il materiale e attrezzi, dal mulin dal Patoc al mulino della Siega.”

I suoi proprietari furono, per un periodo, i conti Cossio, giurisdicenti a Codroipo e di ciò si ha conferma nel ritrovamento del loro stemma su di una pietra del mulino (un ca-vallino rampante), poi vennero di-verse famiglie di Lonca e di Passaria-no (interessanti sono i processi per l’uso improprio dei terreni adiacenti al mulino).

Alla fine del cinquecento, venne acquistato dai Locatelli di Codroipo, per poi passarlo ai Mazzorini, sem-pre di Codroipo, che lo tennero per molti anni. I conti Manin, divenuti proprietari del mulino, lo vendette-ro successivamente con contratto n° 3330 del 16 novembre 1830, ai con-ti Rota di Codroipo.

I mugnai furono, all’inizio, in pre-valenza di Passariano o di Lonca, poi

vennero quelli di Romans; nel 1614 venne la famiglia Mian, seguirono quelli di San Martino; infine arrivaro-no i Della Siega, che lo tennero fino al 1870, per poi trasferirsi a Musclet-to. Una figlia di Antonio Della Siega, il 26 aprile 1800, sposa Giovanni Oli-vo, mugnaio al mulin nuovo.

Non molto tempo dopo, suben-trarono i Zoratti del mulino di Bert che lo tennero in funzione fino al 1941.

Durante la seconda guerra mon-diale, il mulino si trasformò in offici-na meccanica dell’artigiano Zorzi di Rivolto, dismessa a guerra finita.

Attualmente non esiste più alcu-na attività, ma gran parte dei fabbri-cati sono stati ristrutturati ed adibiti ad abitazione privata, dai vecchi proprietari.

storie codroipesi

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CONTORNIFONDI DI CARCIOFI €3,00 a porzioneRADICCHIO ROSSO AL FORNO E SPECK €4,50 a porzionePATATE AL FORNO €3,00 a porzioneSFORMATO CON FUNGHI, ZUCCA E GORGONZOLA €4,00 a porzioneINSALATA RUSSA €3,00 a porzione

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18 PAESEIL

RISOLTO IL GIALLO DEL TALLIO A VARMO E NOVA MILANESE.Arrestato il nipote

di Franco Altanscrittore, criminalista

www.francescoaltan.it

«Sono stato io a mettere il tal-lio», ha confessato agli inquirenti Mattia Del Zotto, il 27enne di Nova Milanese arrestato lo scorso 7 di-cembre con l’accusa di aver ucciso i nonni paterni Giovanni Battista Del Zotto e Maria Gioia Pittana; originari di Santa Marizza di Varmo, la zia Pa-trizia e di aver tentato di uccidere al-tri cinque familiari, compresi i nonni materni.

«Volevo punire i soggetti im-puri», avrebbe detto per tentare di spiegare il suo folle disegno crimi-nale, precisando di essersi occupato “personalmente” di avvelenare con il tallio gli alimenti che sapeva esse-re consumati abitualmente dai pa-renti, tra cui l’acqua minerale e una miscela di erbe utilizzate per realiz-zare infusi. Inoltre aveva aggiunto di essersi convertito alla fede ebraica e la criminogenesi della family mass murder (omicidio di massa fami-liare), potrebbe essere collegata, stando a quanto spiegato dal suo avvocato al giudice per le indagini preliminari, «a una sua interpreta-zione dell’ebraismo», e alla partico-lare visione che il ragazzo avrebbe del mondo, della realtà e di ciò che lo circonda.

Nonostante fosse diplomato in ragioneria, Mattia Del Zotto sognava di fare il dj in radio. È stato descritto come introverso, riservato e depres-so. Era disoccupato da un paio d’an-ni, coltivava una grande passione

per l’informatica; pare trascorresse le sue giornate davanti al computer, e si era avvicinato all’ebraismo.

Eppure, secondo quanto riferito da sua madre alla stampa «Era ma-niacale, forse aveva aderito a una setta, un gruppo religioso chiama-to Concilio Vaticano II»; due versio-ni apparentemente discordanti.

Il legale di Mattia, l’avv. Letterio, a chiesto al gip di sottoporre a perizia psichiatrica il suo assistito. Questo servirà a stabilire se il giovane sia pe-nalmente responsabile o meno dei gravissimi reati che ha commesso e a diagnosticare eventuali disturbi mentali o psicosi.

Dal punto di vista criminologico, solamente un criminologo clinico potrà accertare se gli omicidi com-messi da Mattia Del Zotto rientri-no nella categoria dei family mass murder; la cui causa principale è la malattia mentale, soprattutto la de-pressione maggiore, o in quella dei serial killer a motivazione ideologica ovvero del mission serial killer (serial killer missionario) che uccide per motivazioni (pulizia) morali.

A proposito, si ricorda che «l’omi-cidio reattivo all’esperienza deliran-te o allucinatoria (P. De Pasquali, Serial Killer in Italia, Franco Angeli, 2009), scaturisce dalla convinzione delirante che una persona (spesso un parente) sia un persecutore, op-pure sono le “voci imperative” ad or-dinare allo schizofrenico di uccide-

re». In ogni caso ciò che differenzia maggiormente un serial killer da un pluriomicida è la compulsività ov-vero l’incapacità di smettere di uc-cidere.

Il tallio è un metallo grigio e mal-leabile (si può tagliare con un col-tello), ed è altamente tossico. Ge-neralmente è presente nella crosta terrestre in basse concentrazioni (nelle argille, in alcuni tipi di fanghi e graniti) e, in alte concentrazioni, se sotto forma di minerali (galena, sfa-lerite e pirite), e di sali.

E proprio i suoi sali, che sono solu-bili altamente tossici per inalazione ingestione e contatto, sono insapori, incolori e inodori. In passato erano utilizzati nei pesticidi e nei topicidi ma a causa della loro elevata tos-sicità, a partire dagli anni Settanta, sono stati vietati o limitati prima ne-gli Stati Uniti e poi in Europa. Il tallio è tutt’ora impiegato nell’industria chimica e nei processi di sintesi, nell’industria elettrica ed elettroni-ca, nell’industria farmaceutica, nella produzione del cemento e dei siste-mi ottici.

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21PAESEILRIVIGNANO TEOR informa

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23PAESEIL

150 ANNI PER L’AZIENDA di Budellai SavonittiLa più antica d’Italia - di Pierina Gallina

Oltre 500 persone hanno festeg-giato l’azienda di budellai più anti-ca d’Italia e unica del codroipese: la Savonitti Mattia sas di Lorenzo e Mattia, con Luca e Stefano in sesta generazione, addetta al commercio e alla lavorazione delle budella na-turali.

Domenica 12 novembre ha com-piuto 150 anni e 100 di permanen-za ininterrotta a Goricizza di Co-droipo. Alla S. Messa, celebrata da Don Oscar Morandini, sono seguite l’inaugurazione di una meridiana appena restaurata, degustazione di piatti tipici e convivio fino a sera. In tal modo, i titolari hanno voluto sot-tolineare lo storico traguardo con le autorità, la clientela, i collaboratori, e l’intera comunità di Goricizza.

L’azienda ha sempre privilegiato l’assunzione di persone di Goriciz-za o zone limitrofe, che si sono tra-mandate lo stesso ruolo all’interno della Savonitti di generazione in generazione, da nonno a nipote, i cui cognomi più ricorrenti sono Tu-baro, Vit e Comisso. Ha saputo con-nettersi alla comunità, dando lavo-ro e sicurezza a quasi un migliaio di persone.

La storia della Savonitti parte da Urbignacco di Buia nel 1867. A darle vita fu Domenico Savonitti, che allo-

ra si dedicava al piccolo commercio di budella e al monopolio di liquori. Un secolo esatto fa, si trasferì a Go-ricizza perché Codroipo prometteva vie di scambio più veloci. Qui Mattia, unico figlio di Domenico, proseguì l’attività di budellaio.

Dopo Mattia, che ebbe quindici figli e morì suonando le campane, l’azienda passò al fratello Giacomo, di vent’anni più giovane, che incre-mentò tutto il settore budella con intelligenza e lungimiranza. A 50

anni, egli morì d’infarto a Genova mentre scaricava un container di budella.

Prese il suo posto il fratello Mat-teo, di tre anni più giovane, geome-tra, sindaco di Buia e medaglia d’oro al valor militare.

Facendo di necessità virtù, si dedi-cò per un trentennio all’azienda, af-fidandola poi nelle sicure mani dei figli Lorenzo e Mattia, ancora oggi operativi e supportati dai figli di Lo-renzo, Luca e Stefano.

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IL SENSO DELLA VITANe ha parlato Mauro Corona all’U.T.E. di Codroipo - di Pierina Gallina

Fisico atletico, da eterno ragazzo, bandana nera sulla chioma incol-ta, barba e baffi ispidi, bottiglietta di birra in mano e giubbino crème annodato.

Così, con quel sorriso sornione che lo rende personaggio, un “alcolista neanche più anonimo, con le utopie provocatorie e le filosofie strampala-te”, si è presentato al gremito pub-blico, nella sede dell’Ute. Nessun di-scorso fedele a scaletta ma a ruota libera, apparentemente senza capo né coda, dispensatrice di sofferta se-renità e ruspante saggezza.

Esploratore della vita, commoven-te a tratti, come quando ha detto che il padre, dalla barba lunga un metro, ha mandato in coma tre vol-te la madre Lucia. Grande lettrice, ha dovuto abbandonare la famiglia quando lui, Mauro, aveva solo sei anni.

“La violenza sulle donne c’è sem-pre stata. Le donne avrebbero di-ritto a un punto in più rispetto alla parità ma non la otterranno mai se prima non avranno la dignità”.

Una cascata di pillole di saggezza dispensata da un uomo di 67 anni, nato su un carretto in Trentino nel 1950, residente a Erto e Casso, in provincia di Pordenone. Un’infanzia difficile la sua, dura, incisa da dispia-ceri. Uomo di montagna, cacciatore, arrampicatore al limite delle capaci-tà umane, Mauro Corona ha coltiva-to le espressioni artistiche, manuali, letterarie. Racconta storie e le scrive. Infatti, è autore di svariati libri, alcu-ni dei quali bestseller.

Con “Noi siamo antichi come la terra ma giovani come le stagio-ni” ha salutato il pubblico che lo ha ringraziato con un lunghissimo applauso e si è messo in coda per stringergli la mano.

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“Bisogna lasciare traccia di noi, se non ci interessa la memoria è l’inizio della fine. Bisogna scrivere per imbalsamare la memoria e accontentare la curiosità. Bisogna creare un progetto per il futuro e, oggi, i giovani non hanno progetti e ciò farà danni enormi. Ognuno di noi è un albero. Se uno è carpino non può essere una betulla. Il nichilismo odierno, il disinteresse personale del terzo millennio è tragico. Oggi si hanno troppe cose, troppo cibo. I nuovi faraoni pensano solo ai soldi ma, se ha troppo olio, la lam-pada si spegne. I giovani hanno paura della fatica, sono drogati di cose, si sentono defraudati se non hanno il tale oggetto. Io sono stato sempre essenziale. Ho visto giovani d’estate che vanno in giro con magliette con la scritta Oxford University ma io non ho mai visto un inglese con la magliet-ta dell’Università di Udine.

Bisogna educare la nuova civiltà, partendo dai bambini, da zero, inse-gnando loro la fatica, la sofferenza, a guadagnare le cose per apprezzarle. Perché i bambini non sono mica buoni, ma la colpa è dei genitori. I bam-bini andrebbero tolti a certi genitori, subito, appena nati. La miseria crea opere d’arte come la solitudine, che dà piacere e non deve fare paura. Oggi si comprano perfino le lauree. Ma chi dà la laurea ai buoni a nulla? Noi ita-liani siamo i tecnici del cordolo, grandi fantasisti ma poi paga la gente. Noi dovremmo vivere di rendita con le opere d’arte e i prodotti terra.

E invece…

I politici: dovrebbero superare un esame prima di candidarsi, per vedere se sanno i congiuntivi, se hanno letto Dickens e se sanno qualcosa di po-litica.

La Vita: è come una scultura. Il tempo che ci resta dobbiamo viverlo bene perché una vita è un romanzo. C’è chi ha solo la copertina, chi ha 100 pa-gine. Ma nessuna casa editrice fa la seconda ristampa.

L’Amore: è come una fisarmonica. Devi allontanarti altrimenti stanca. L’amore è un dono ma abbiamo dimenticato le parole dono e perdono. La gente non si parla, non siamo buoni. La guerra siamo noi, con molte ecce-zioni di bontà. Permalosità e invidia distruggono l’umanità.

Lettura: leggere salva la vita. Grama quella casa dove non entra mai un libro. Leggere crea uno stile. Non serve andare in India a meditare. Meglio entrare in un libro.

Il rammarico: il Friuli sta dimenticando ignobilmente Carlo Sgorlon.

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POESIA e MUSICAin memoria di Plinio Clabassicon Pietro Pittaro ed Enzo Driussi - di Pierina Gallina

Il Teatro “P. Clabassi” ha visto fiorire un pomeriggio divertente tra poesie tratte dal libro “I Piombi” recitate dal poeta Enzo Driussi e da Pietro Pittaro e l’operetta “La serva padrona”, intepretata dal basso Eugenio Leg-giadri Gallani, dal soprano Vania Soldan, da Pier Delle Vigne col maestro accompagnatore Rossella Fracaros.

L’inedita versione poetica di questo concerto è sta-ta molto apprezzata, grazie alle due voci recitanti che, con deliziosa verve e padronanza del palco, hanno en-tusiasmato il pubblico portandolo dentro il locale ca-ratteristico di Udine, i Piombi.

Enzo Driussi, autore e interprete di canzoni e poesie, Pietro Pittaro discendente da una famiglia di vignaioli con ben 4 secoli di storia. Egli, legato da profonda ami-cizia a Plinio, ha voluto dedicargli questo spettacolo.

I Piombi esistono ancora ma non nello stesso luogo né con i perso-naggi decantati nel libro, da molti definito “La divina commedia” friula-na, scritti forse dallo storico Romeo Battistig, il patriota ucciso sul pon-te di Sagrado durante la 1°grande guerra.

I Piombi, infatti, sono l’espressio-ne fra le più genuine di Udine e di tutto il Friuli nell’amore che portano alle loro osterie sopravvissute all’ar-roganza delle pizzerie e nelle quali, a volte e sempre meno spesso, l’at-mosfera de I Piombi riscalda tutt’ora cuori, sentimenti e il grande orgo-glio di essere friulani.

Pietro Pittaro ha interpretato an-che Capitan Tempesta nel celebre

intermezzo buffo di Pergolesi “La serva padrona”. Un ricco e attempato signore di nome Uberto ha al suo servizio la giovane e furba Serpina che, con il suo carat-tere prepotente, approfitta della bontà del suo padro-ne e trama per farsi sposare da lui. Per farlo ingelosire, Serpina gli dice di aver trovato marito, che in realtà è il servo Vespone travestito da Capitan tempesta. Serpina chiede a Uberto una dote di 4000 scudi. Uberto, pur di non pagare, la sposerà e Serpina da serva diventa finalmente padrona.

Il pomeriggio poetico-musicale è stato promosso dall’associazione Amici del Teatro “Plinio Clabassi”, pre-sieduta dalla signora Gianna, in sinergia con il Comu-ne di Sedegliano e il Club Unesco di Udine, ricordando naturalmente il grande Plinio e Suor Amelia Cimolino.

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Piazza Garibaldi, 16 - CODROIPO (Ud) - Tel. 0432.906274 - www.filodifumo.it

di Francesco di Gregorio

TABACCHI, GIOCHI E SERVIZI / ARTICOLI PER FUMATORI E REGALO

BIGLIETTI PER OGNI RICORRENZA

SPORTcome scuola di vita - di Angelo Petri

Non mi stancherò mai dal ripetere, che lo sport è una pratica indispensabile, per la formazione fisica e psichica di qualsiasi giovane.

Cominciamo da quella fisica. Oggi tra televisione, smart-phone

ed internet, i ragazzi occupano tutto il tempo libero dallo studio, con attività sedentarie che alla lunga, possono portare a conseguenze nefaste per la loro struttura ossea e muscolare. Un sano esercizio fisico fa da oliatore a tutta la struttura, aiuta a crescere sani, mettendo in circolazione tutti gli elementi che servono alle cellule, sciogliendo i grassi in eccesso (oggi l’obesità è abbastanza comune) ed espellendo le tossine. Quindi, sbagliano terribilmente i genitori che lasciano i loro figli tante ore davanti un televisore od un monitor, anziché mandarli a fare una qualsiasi attività sportiva, che a Codroipo non manca, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Dobbiamo in verità aggiungere, che ci sono molti ragazzi pigri, che fan fatica a schiodarsi dalla sedia (futuri politici?), ma sarebbe compito dei genitori, stimolarli, educarli ed incentivarli a fare movimento. Anche se per loro, talvolta è più comodo affidarsi a certe cervellotiche e deleterie teorie, che lasciano ai figli la più ampia libertà di fare ciò che vogliono, senza limiti, senza

restrizioni e purtroppo anche senza regole. Per di più iperprotetti, in modo assurdo, perché in via più assoluta, non devono subire traumi o frustrazioni di nessun genere.

È così che nascono i bulli e ragazzi dal carattere fragilissimo, che poi, in fondo, sono la stessa cosa. I bulli sono fragili, perché da soli non valgono nulla e non sono capaci di nulla, si scatenano e si sentono forti, solo quando sono nel branco e possono esibire la loro presunta superiorità. La super protezione familiare e scolastica (sbagliatissime), li rende talvolta incapaci ad affrontare qualsiasi ostacolo o contrarietà della vita, vivono spesso in situazioni di realtà virtuali e quando realizzano che i problemi non si resettano con un semplice “clic”, cadono spesso in situazioni depressive con conseguenze anche tragiche.

Tutto diverso per chi fa attività sportiva.

Il praticante per prima cosa, capisce che lo sport è sacrificio, volontà e una sfida con se stessi e che solo con un impegno costante, si possono raggiungere certi obiettivi. Inoltre, pian piano, senza contraccolpi, il giovane impara a conoscersi ed a rendersi conto delle sue capacità e dei suoi limiti, essenziali per una vita equilibrata, senza eccessi di presunzione o di sfrenato egoismo.

Il gioco di squadra è ancora più formativo, perché insegna lo stare insieme, il rapportarsi con gli altri, il lavoro coordinato per uno scopo comune, l’altruismo, l’umiltà e il rispetto dell’avversario. Lo sport, insegna che anche nella vita, spesso si perde, senza per questo doversi abbattere, anzi, la sconfitta deve essere uno stimolo per riflettere sui propri errori, per valutarne le cause e le conseguenze, per lavorare di più e meglio, senza drammi e recriminazioni. Insomma una vera scuola di vita.

Se ai nostri figli faremo praticare lo sport, daremo alla società dei cittadini seri e preparati ad affrontare gli alti e i bassi della vita, che avranno degli obiettivi e finalità da raggiungere, ma senza false illusioni, rispettosi delle regole, in più leali e corretti. Ma in questo processo formativo non bisogna dimenticare i meriti di chi fa funzionare la complessa macchina delle società sportive dilettantistiche, dal Presi-dente, all’ultimo raccattapalle.

Sono tutte persone che con encomiabile impegno, altruismo, passione, abnegazione e senza alcun tornaconto personale, svolgono un importantissimo e impagabile servizio sociale, mai abbastanza capito ed apprezzato.

A tutti loro, dalla Comunità, un ringraziamento di cuore.

sport

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Il “bel sogno sportivo” della Poli-sportiva Codroipo prese forma nel giugno 2010 con la “fusione” del-la parte calcistica con quella dello yoseikan budo, ai quali successiva-mente si sono aggiunte realtà come la ginnastica artistica, il pattinaggio, il tennis, il parkour fino ad arrivare alle 9 attività attuali con il fresco ingresso della scherma in collabo-razione con l’associazione di San Daniele.

Un’associazione solida, formata da tecnici, educatori e volontari qualifi-cati ed appassionati, che ha come pilastri inamovibili la lealtà, la deter-minazione ed il divertimento di ra-gazzi ed adulti. Persone che hanno vissuto la crescita delle varie sezioni della Polisportiva, in quanto c’è una grande attenzione nella scelta delle qualità dei collaboratori che vivran-no in prima persona il contatto con il ragazzo.

Lo scopo è quello di avvicinare sempre più giovani ed adulti all’atti-vità motoria, basilare nel processo di crescita. Per fare ciò è requisito in-discutibile la collaborazione di tutti dall’amministrazione locale (presen-te non solo economicamente, ma anche fisicamente) fino alle scuole (diverse convenzioni con le scuole del territorio), passando per la figura fondamentale del genitore, a detta del presidente Guido Nardini, che dev’essere in grado di supportare il figlio capendo le peculiarità che

ogni sport porta con sé. A tale scopo vengo-no organizzati diversi incontri tra le famiglie ed i tecnici dove viene illustrata non solo l’e-voluzione dello sport nelle relazioni inter-personali, ma anche lo sforzo della Polispor-tiva nella gestione to-tale dell’associazione, che non è semplice sotto il punto di vista gestionale e delle forze interne coinvolte.

L’auspicio, o meglio obbiettivo dell’associazione è quello di po-ter accompagnare i bambini sin dall’ultimo anno della scuola ma-terna, per poter sviluppare le basi del coordinamento motorio che ri-coprono un ruolo d’estrema impor-tanza nello sviluppo e nel percorso di crescita.

“Amore per lo sport” è questo lo slogan che si vuole far passare, con una proposta sportiva che nel futuro vorrebbe essere ampliata non solo a livello di realtà minori, ma anche sul piano delle strutture come la co-pertura del campo esterno di tennis (per poter aumentare l’afflusso nel periodo invernale) e l’instaurazione di sinergie con strutture extra-co-munali, anche private se disponibili alla condivisione. Inoltre è da regi-strare il progetto, aperto a tutti, “At-tiVita – dallo sport alla salute”, dove

degli esperti aiutano a raggiungere un equilibrato benessere psico-fisi-co, con riguardo verso soggetti af-fetti da malattie neurodegenerative, metaboliche o cardiovascolari.

Certo è che alcune difficoltà ri-mangono, come affermato dal pre-sidente, non solo sul piano econo-mico, dove si cerca comunque di non aumentare le quote associative, ma anche su quello gestionale di alcune strutture. Si parla dei tanto “discussi” campetti base, ristruttura-ti da poco tempo dal Comune, ma sempre al centro di atti vandalici. Questi rappresentano il vero ram-marico di Nardini che così com-menta: “La più grande amarezza è non vivere in una realtà in cui c’è il rispetto per le strutture pubbliche. Basterebbe un po’ più di chiarezza ed una presa di posizione decisa da parte dei protagonisti coinvolti, per poter valorizzare e preservare al me-glio un “gioiello” invidiato da molti, che in primavera è molto frequenta-to da famiglie e ragazzi”.

LA MIGLIOR MEDICINA È LO SPORTLa Polisportiva Codroipo - di Riccardo Cisilino

sport

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...e vi arreda per le feste

sta con

Petra Onlus: da oltre 20 anni dalla parte dei bambiniL’Associazione di Volontariato Petra Onlus, ha ideato e realizzato una serie di azioni, eventi e manifestazioni atte a migliorare la qualità della vita dei minori e non solo. Continua le sue attività attraverso una serie di progetti formativi ed informativi dedicati al mondo dell’infanzia, dell’adolescenza e degli anziani.Per INFO chiama il numero 335 6919817 o scriviti a: [email protected]

Abbiamo il piacere di ricordarvi che saremo aperti anche MARTEDÌ 26 DICEMBRE 2017 e LUNEDÌ 1° GENNAIO 2018 dalle ore 11.00 alle 19.00. Per tutti i nostri clienti un brindisi ed un pensiero natalizio con tanti Auguri. larredopiu.it

larredopiù vi augura un Buon Natale

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rubricale farmacie di turno

gli oraridei treni

numeriutili

1Centomila giovani, per lo più diplomati e laureati, sono andati all’estero per trovar lavoro. Oltre cento-

mila pensionati sono emigrati per trovare condizioni più umane per vivere con le loro pensioni da fame. Senza tante chiacchere, perché non cominciamo ad aiutare gli emigranti italiani in casa loro?

2 Errani, dopo solo un anno, da commissario alla rico-struzione, si è dimesso senza risolvere nessuno dei

problemi che assillano i terremotati, che passeranno il secondo anno nei container. Non sarebbe ora di smet-terla di dare incarichi delicati e importanti a persone in-capaci e inadatte, solo perché sono compagni di partito?.

3 È incomprensibile come la Boldrini sia potuta diven-tare la terza carica dello Stato. Ma non è colpa sua,

lei è fatta così. Bisognerebbe invece prendere a schiaffi, chi l’ha messa in quel posto, dove è riuscita a fare dell’i-diozia una scienza ed una religione.

4 Il 2017 è stato caratterizzato dal rogo dei boschi. Come se non bastasse, ci sono molti che vorrebbero

la Boschi al rogo. Per manifesta inutilità.

5 Al Festival del Cinema di Venezia, la Boschi ha sfilato sul tappeto rosso ed è stata scambiata per una at-

trice. Però niente male come attrice, è perfino riuscita a farsi scambiare per un bravo politico.

6A Pistoia, un parroco ha portato un gruppo di mi-granti in piscina. Il difficile è stato poi respingere tut-

te le ONG, che volevano andare a salvarli.

7Molti migranti vengono in Italia, a fare tutti quei la-vori che gli Italiani non vogliono fare più, compresi

gli stupri.

8 2012 – Governo Monti: “La crisi è alle spalle”.2015 – Governo Renzi: “La crisi è alle spalle”.

2017 - Governo Gentiloni: “La crisi è alle spalle”.Da cinque anni, non fanno altro che prenderci per le spalle!

Pensierino della seraRicordatevi che non si ingrassa tra Natale e Capodanno, ma tra Capodanno e Natale.

* Per sicurezza controllare su Internet eventuali cambi di orario all’ultimo minuto

Dal 01 al 07 DICEMBREFARMACIA dr. TOSO

Codroipo, Via Ostermann, 10Turno diurno (0432 906101)

Dal 08 al 14 DICEMBREFARMACIA

dr. CANNISTRARO Codroipo,

Piazzale Gemona, 2Guardia Farmaceutica

(0432 908299)

Dal 15 al 21 DICEMBREFARMACIA

dr.ssa FORGIARINI Codroipo, Via Veneto, 29

Turno diurno (0432 90074)

Dal 22 al 28 DICEMBREFARMACIA

dr.ri MUMMOLO Codroipo, Piazza Garibaldi

Guardia farmaceutica (0432 906054)

Dal 29 DICEMBRE al 04 GENNAIO

FARMACIA dr. TOSO

Codroipo, Via Ostermann, 10Turno diurno (0432 906101)

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