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Periodico del Rotary Club Cagliari Distretto 2080 dicembre 2008 • Benvenuta Presidente! • Riflessioni di metà anno • Conversando con Rafaele Corona • Sciola ad Assisi Benvenuta Presidente! Riflessioni di metà anno Conversando con Rafaele Corona Sciola ad Assisi

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Periodico del Rotary Club CagliariDistretto 2080

dicembre 2008

• Benvenuta Presidente!• Riflessioni di metà anno• Conversando con Rafaele Corona• Sciola ad Assisi

• Benvenuta Presidente!• Riflessioni di metà anno• Conversando con Rafaele Corona• Sciola ad Assisi

EDITORIALEBenvenuta Presidente! – Lucio Artizzu pag. 1

IN PRIMOPIANOLa semina di mezzo anno – Ettore Atzori 3Il “sessantesimo” di Marinella – Giovanni Sanjust 6La visione futura della Fondazione Rotary

– Angelo Cherchi 8Le nuove sfide della Rotary Foundation

– Salvatore Fozzi 9Il disastro idrogeologico di Capoterra e dintorni

– Angelo Aru 11Architettura americana “on the road” – Mauro Manunza 14La nascita dell’Archivio di Stato di Cagliari

– Marinella Ferrai Cocco-Ortu 17Attenti al killer alcool – Maria Pia Lai Guaita 20Salute e non salute – Ulisse Figus 23Ordine dell’Architettura e Architettura degli Ordini

– Michele Pintus 25Lord Nelson: la Sardegna nel cuore

– Maria Pia Lai Guaita 31Il fascino delle donne nel Risorgimento italiano

– Ugo Carcassi 35Un ecoparco sulle discariche minerarie – Mario Figus 38Conversando con Rafaele Corona – Marcello Marchi 43Pinuccio Sciola ad Assisi 48La “Rari Nantes” – Lucio Artizzu 49Una Commissione per i 60 anni – M.M. 52

LE RIUNIONILe presenze 54

Sommario

Rotary Club CagliariPeriodico del Rotary Club Cagliari

Distretto 2080Anno di fondazione 1949

Pubblicazione riservataai soci Rotariani

Direttore responsabile:Lucio Artizzu

Comitato di redazione:Salvatore Fozzi,MauroManunza,MarcelloMarchi,Giovanni Sanjust

Segretaria di redazione:AnnaMariaMuru

Autorizzazione del Tribunaledi Cagliari

n. 171 del 18 agosto 1965

Progetto grafico e impaginazioneBroken Art – www.brokenart.org

fotografie:Archivio Rotary e soci del Club

Stampa e allestimento:Press Color, Quartu S.E. (CA)_____________________________Le opinioni espresse negliarticoli firmati impegnanoesclusivamente i loro autori.

n. 1/2dicembre 2008

Hanno collaborato a questo numero:

Lucio Artizzu • Angelo Aru • Ettore Atzori •Ugo Carcassi • Angelo Cherchi • Marinella Ferrai Cocco-Ortu •

Mario Figus • Ulisse Figus • Salvatore Fozzi •Maria Pia Lai Guaita • Mauro Manunza • Marcello Marchi •

Michele Pintus • Giovanni Sanjust •

in copertina: Natività, Jacob de Backer (c.1555-c.1585).

BenvenutaPresidente!

dicembre 2008 — Rotary Club Cagliari 1

EDITORIALE

Lucio Artizzu

Il Natale segna per noi tutti, oltre cheil rinnovarsi di una festa che esalta isentimenti familiari, anche la conclu-sione di un anno che solitamentecomporta l’alternarsi di momenti fe-

lici e di gioia ad altri che talvolta nonavremmo voluto vivere. Per noi rotarianirappresenta pure lo spartiacque diun semestre di attività erafforza il proposito di vi-vere intensamente gli im-pegni che ci attendonoin vista della conclu-sione di un anno.

Ma questo 2009,che ci auguriamo divivere intensamentee felicemente, ha peril nostro Club un si-gnificato ed una valen-za particolari in quantoci offre la felice occasionedi celebrare due avvenimen-ti di grande rilevanza: il tra-guardo dei suoi 60 anni di vita e la pre-sidenza di Marinella Ferrai Cocco Ortu,vale a dire della prima donna che sia statafinora chiamata alla guida del nostro Club.

Non pensiamo che sia retorica afferma-re che si tratti di due avvenimenti “storici”che segnano una tappa importantissimaper il nostro club perché ambedue rappre-sentano sia la vitalità della sua ragion d’es-sere sia la sua capacità di vivere i raziona-li adeguamenti ad una società rotarianache indubbiamente è mutata rispetto allesue origini.

Festeggiamo, dunque, i sessant’anni divita del nostro club dopo un cammino ini-ziato il 23 novembre del 1949. Già il Rotaryaveva posto radici in Sardegna, a Sassari, il6 febbraio di quello stesso 1949 e solamenteil rallentamento di alcune pratiche burocra-tiche avevano ostacolato il processo costitu-

tivo che si concluse nel menzionatomese di novembre per il vivo

interessamento del governa-tore Gian Paolo Lang. Eracomposto, quel primoClub di Cagliari, da 29soci che elessero presi-dente per un bienniol’avvocato SannaRandaccio, figura digrande prestigio, chediede al Club l’onore

della sua elezione a Go-vernatore per l’anno

1959-60.Il nostro Club, pertanto,

fu il terzo dell’attuale ed il cin-quantottesimo dell’allora 87° Distretto.

Fu una scintilla che produsse un gran fuo-co in quanto da Cagliari e da Sassari sipropagò in vari centri della Sardegna (Al-ghero, Tempio, Nuoro furono i primi dellacostellazione attuale) a dimostrazione delfatto – come disse Paul Harris – che il pro-cesso del Rotary è stato soprattutto un pro-cesso evolutivo.

È giusto, pertanto, festeggiare nel modoadeguato il “compleanno” del nostro Clubperché – sono ancora parole di Paul Harris– esso «è considerato il più importante fra

Rotary Club Cagliari — dicembre 20082

tutti i giorni del calendario e non c’è dastupirsi che sia così. La celebrazione dicompleanni, sia di persone che di movi-menti, è un fatto prettamente umano».

Con altrettanta consapevolezza festeg-giamo l’elezione di Marinella Ferrai a pre-sidente per l’anno rotariano del sessantesi-mo. Non consideriamo un fatto ecceziona-le la scelta di un rappresentante del gentilsesso alla guida del Club. Di certo non sia-mo fra i primi ad aver assunto una decisio-ne di questo genere, e non per una riservamentale verso le nostre gentili amiche,quanto per il fatto che motivi storici hannorallentato la svolta.

In moltissimi club del mondo rotarianosono oggi numerose le donne presidenti diClub o governatori di Distretti ma va dettoche questo fatto rappresenta la felice con-clusione di un momento tormentato dellastoria del Rotary se si pensa che ancora nel1978 il primo Club che decise di ammette-

Auguri!Formuliamo a tuttigli amici rotariani ealle loro gentilifamiglie gli auguripiù cordiali eaffettuosi di BuonNatale e Buone Feste.

re soci donne, il Rotary Club di Duarte,California, USA, come conseguenza dellascelta “rivoluzionaria” ebbe revocata lacarta costitutiva dal Rotary International.Fu poi la suprema Corte degli Stati Unitiche il 4 maggio 1987, sancì la perfettauguaglianza dei diritti fra uomini e donneper cui il consiglio di legislazione adeguò,di conseguenza, la carta costituzionale delRotary.

Oggi anche il nostro Club, a prescinde-re dalla coraggiosa decisione di quello diDuarte, ha assunto una decisione da tutticondivisa con la certezza che Marinella,grazie alle sue grandi doti morali e profes-sionali, alle sue capacità organizzative masoprattutto alla convinta adesione agliideali del Rotary, guiderà il Club verso inobili traguardi che sono patrimonio dellasua storia.

Ben venuta Presidente!�

Per certi aspetti è davvero strano tro-varsi a riflettere proprio in un periodo che,invece, per certi aspetti, diventa uno deipiù convulsi dell’anno: ci si affanna performulare gli auguri (e possibilmente senzadimenticare nessuno), acquistare i regali,organizzare le cene in famiglia. Il tutto inun clima di crescente confusione generalealla quale, nonostante i migliori propositi,quasi nessuno riesce alla fine a sottrarsi: c’èsempre qualcosa da fare sino all’ultimo mi-nuto, c’è sempre qualcosa che diventa –anche per i più previdenti – motivo di af-fanno e di preoccupazione.

Credo che ciascuno, leggendo queste ri-ghe, abbia chiara davanti agli occhi, ripro-dotta sul foglio che ha di fronte come suuno schermo, l’immagine delle strade ad-dobbate con le luminarie, lo scorrere lentoe caotico di un traffico di macchine che gi-rano per la città; il viavai fitto fitto di pe-doni – già con i pacchi i più fortunati, an-cora a mani vuote i ritardatari o i più inde-cisi – che si affannano guardando le vetri-ne, con brevi soste per salutare il conoscen-te impegnato negli stessi percorsi obbligati,con cui si scambiano gli auguri, frettolosa-mente e senza prestare sovente – ahimè! –troppa attenzione, assillati dal pensiero «senon mi sbrigo non ce la faccio».

A questo punto porto a rapida dissolu-zione l’ultima immagine per tornare a ri-flettere.

Questo momento, questo giro di boa,riallacciandomi a quanto scritto in apertu-ra, potrebbe essere quello di un primo bi-lancio intermedio: scarto, però, l’idea di ti-rare ora i conti e faccio – mutuando un ter-mine cestistico – un time out. Proprio così,quello che necessita non è una sosta ai boxper rifornire ed effettuare in fretta il cam-

Sei mesi, mezzo anno: tanto è il tempopassato dall’insediamento mio e del di-rettivo. È incredibile che sia già volata

via la metà del mandato e quasi senza che mene sia accorto; è vero che, presi da mille coseda fare e costretti a sfruttare anche i più pic-coli ritagli di tempo nel tentativo di conciliarefamiglia, impegni e passioni, non siamo soliticontare il passare delle ore, dei giorni o deimesi. È altrettanto vero, però, che – a pre-scindere dalle nostre sensazioni o dal contoche teniamo – il tempo scorre, inesorabile,padrone di se stesso e per certi aspetti padro-ne di tutti noi.

Il tempo passa ed è scandito, per ciascu-no, da cadenze diverse non necessariamen-te coincidenti con l’anno solare, o più sem-plicemente con il compleanno: per gli stu-denti è l’anno scolastico o quello accademi-co, per gli economisti e le aziende l’anno fi-nanziario, per gli sportivi il campionato,per noi l’anno rotariano.

A parte queste considerazioni mi pare,però, che – almeno per quanto riguarda ilmondo occidentale – una data in particola-re segni il fatto che un altro anno è passatoed un altro sta per iniziare. E non mi riferi-sco al Capodanno, quanto piuttosto al Na-tale. Sarà una mia impressione, ma è pro-prio questa festività a segnare in modo uni-voco lo scorrere del tempo, forse anche per-ché il Natale costituisce il momento o lospunto per svolgere tanti ragionamenti e ri-flessioni che difficilmente trovano spazionel corso dell’anno. È questo il momento incui ci soffermiamo con maggiore attenzio-ne a riflettere su ciò che si è fatto e su ciòche si dovrà o potrà fare: pensiamo se dav-vero abbiamo seminato e se chi verrà dopodi noi potrà raccogliere i frutti di quella se-mina.

dicembre 2008 — Rotary Club Cagliari 3

Consuntivo di un semestre

La semina di mezzo annoEttore Atzori

Rotary Club Cagliari — dicembre 20084

bio di gomme: mi pare meglio, ed ecco per-ché time out, fermarmi un minuto, quandol’incontro è ancora in corso, per esaminare– uscendo un attimo dal susseguirsi con-vulso delle azioni – cosa occorre fare percondurre in porto la partita, e direi anche ilcampionato.

Un momento di riflessione, quindi, miacertamente, ma che vorrei diventasse lospunto per quella di ciascuno: che cosa hofatto sino ad ora? E ancora: ho pensato asufficienza al futuro? Il mio agire ha tenu-to conto del presente, della contingenza, oanche ed a sufficienza di ciò che sarà piùavanti? Perché in fin dei conti credo chequesto sia il punto focale sul quale concen-trare l’attenzione, ed il ragionamento vale,come sempre, per tutti i settori della nostravita. Vale per la famiglia, vale per il lavoro,vale per il Club e più in generale anche peril Rotary.

Troppo spesso, infatti, il prodursi deinostri sforzi si concentra – soprattutto acausa della pressione determinata da fatto-ri contingenti – su una fortissima conside-razione del presente, ma non sempre, cau-sa il diversivo che proprio gli accadimentidell’immediato costituiscono, con pari at-tenzione per il futuro.

Ciò, unitamente alle ripetute sollecita-zioni del Governatore in carica e di quelliche lo hanno preceduto, mi porta a riflette-re sugli investimenti che intendiamo fare. Sìdirei proprio investimenti, operazioni i cuirisultati sono destinati a prodursi solo inpiccola parte nel presente ed a riverberarsi,invece, per la parte maggiore, in tempi suc-cessivi a quello della scelta iniziale. Opera-zioni che certamente comportano dei rischiche non possono, però, evitarsi in assolutose si vuole ottenere un certo risultato. Il ri-schio è il prezzo da pagare, ma sottrarsi apriori ad esso significa mantenere una posi-zione, che i più timorosi non tarderebbero adefinire di doverosa cautela, ma che, inrealtà, si risolve sostanzialmente nella ri-nuncia al progresso ed al miglioramento chedall’operazione iniziale possono derivare.

Anche nei Club, non escluso il nostro, citroviamo ad operare delle scelte e certa-

mente con la preoccupazione dell’anno incorso: preoccupazione prima di tutto delDirettivo e del Presidente, che del lavoro diquel periodo devono in certo modo rendereconto, ma preoccupazione di tutti, soci ePresidenti a venire. Il nostro impegno,quindi, deve essere certamente quello diideare e progettare per il presente, ma conla necessità di proiettare gli effetti piùavanti, così da assicurare al Club la massi-ma vitalità anche per il domani.

Il settore nel quale per primo dobbiamoimpegnarci, pertanto, è fin troppo evidente:l’effettivo. All’evoluzione ed all’incrementodell’effettivo, infatti, è principalmente lega-ta la vita di ogni Club ed in tal senso va in-dirizzata la nostra azione. Non possiamo ac-contentarci di quello che abbiamo raccolto,ma dobbiamo provvedere alla semina perconsentire ulteriori – e possibilmente floridi– raccolti, incrementando il patrimonio co-stituito dai soci. Certo, per rimanere nel-l’ambito delle osservazioni appena svolte, ilrischio c’è anche in questo caso, ma pensaredi poterlo evitare del tutto ci esporrebbe aquello ancora maggiore di un pernicioso im-mobilismo. Il rischio di non tener conto diquello scorrere del tempo e mutare delle si-tuazioni, che richiede un necessario conti-nuo adeguamento, cui, invece, non possia-mo – così come in ogni settore della vita –sottrarci. Il nostro sforzo, pertanto, deveorientarsi certamente nel solco segnato dallatradizione e nella ricerca prima di tutto del-la (o delle) qualità: senza omettere di consi-derare, però, che alla radice di ogni grandeprofessionista (per qualità e posizione) c’èsempre un giovane di grandi qualità, seppurforse non ancora di posizione apicale.

Tutto ciò potrà pure sembrare banale,ma è ciò che vedo guardando anche il no-stro Club: tutti i soci di spicco, e che vanta-no la maggiore “anzianità di servizio”, so-no stati prima ancora, a loro volta, deigrandi giovani, delle grandi promesse. So-no stati ammessi quando probabilmentenon ricoprivano quelle importanti posizio-ni poi raggiunte attraverso una prestigiosacarriera: ed hanno risposto pienamente al-le aspettative di chi li ha presentati, di chi,

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ammettendoli, ha scommesso su di loro.Essi sono stati un ottimo investimento e co-stituiscono oggi l’esempio per tutti i soci dipiù recente ammissione ed al contempo laguida per il modus operandi da seguire nel-la nostra ricerca.

Rinunciare oggi, quindi, per paura difallire o di non raggiungere un buon risul-tato, non può costituire la giustificazione, ola scusa, per il mancato raggiungimentodell’obbiettivo.

La riflessione, dunque, si chiude conl’invito a tutti di potenziare lo sforzo nellaricerca di nuovi soci, facendo spaziare losguardo su orizzonti sempre più ampi. Illavoro è certamente difficile e faticoso: so-no certo, però, proprio perché conosco lequalità e capacità di tutti i Soci, che i risul-tati non mancheranno. Ed essi, se arrive-ranno, saranno il segno di un fortissimoslancio e di una altrettanto forte generositàper il futuro del Club.

Correndo con le idee e scrivendo ho sen-tito ancora una volta lo scorrere – sia purebreve – del tempo ed è così, appunto, chemi ritrovo a Natale: festa per tutta l’uma-nità, festa per le famiglie e festa per il Club.Ed è ora che, nell’accingermi a formulare atutti gli auguri, non posso fare a meno di ri-volgere il mio pensiero proprio alle famiglie.Senza fare della retorica devo dire che essesono davvero la nostra forza: ad essecerchiamo, nei limiti del possibile, didare quanto di meglio ci riesce inogni ambito, non solo affettivo.Dalle famiglie traiamo anche la for-za del nostro operare. Ed alloradobbiamo impegnarci perché il lo-ro coinvolgimento nella vita delClub sia sempre maggiore ancheper consentire, e mi riferisco so-prattutto ai nostri figli, di apprez-zare appieno quanto facciamo,quanto il Rotary – attraverso la nostra azio-ne – si propone di fare. Rendere i giovanipartecipi delle attività sociali li porterà cer-tamente a comprendere, ed in modo più ef-ficace di qualsiasi spiegazione vogliamo opossiamo dare, quanto sia importante ope-rare per il bene comune, disinteressatamen-

te e sempre con il massimo impegno. Por-terà loro a comprendere anche perché i ge-nitori qualche volta stiano lontani da casa,senza che ciò possa costituire motivo dipreoccupazione per la loro assenza, ma, an-zi, motivo di orgoglio. E ciò soprattuttoquando siano resi coscienti di quanto essifanno in definitiva anche per il loro futuro,di ciò che tentano di costruire perché an-ch’essi possano goderne gli effetti.

Un coinvolgimento che potrà, inoltre,costituire il germe di un interessamento deipiù giovani per il Rotary ed una maggioreprobabilità che, conoscendolo meglio, siavvicinino per gradi – attraverso Interact eRotaract – al nostro sodalizio, condividen-do con tutti noi una ulteriore e tanto im-portante parte della nostra vita.

A questo punto altro non mi resta da fa-re che formulare a tutti, con affetto, i mieiauguri di Buon Natale e per un felice AnnoNuovo, con la speranza che, denso di impe-gni e, speriamo, prodigo di risultati, possaportarci a chiudere in tutti campi un bilan-cio positivo.

Auguri

Rotary Club Cagliari — dicembre 20086

Certamente i 29 selezionatissimi professionistiche il 23 novembre 1949 dettero vita al gloriosoRotary Club Cagliari a tutto avrebbero potuto

pensare ma non che a celebrare, sessant’anni dopo laloro felice intuizione e il ruolo importante che nel cor-so degli anni il loro Club ha avuto nella vita culturale,morale e imprenditoriale della loro città e dell’interaSardegna, sarebbe stata una donna.

Ma con altrettanta certezza possiamo affermare chese fossero vivi i 29 soci fondatori dimostrerebbero il lo-ro compiacimento per la decisione dei loro successoridi affidare a Marinella Ferrai Cocco Ortu il compito –a sessant’anni di distanza – di mantenere alte le tradi-zioni e gli impegni rotariani del loro Club.

È forse soltanto una coincidenza che la prima presi-denza affidata a una donna da un Club che è stato finoa pochi anni fa convinto difensore della sua integritàmaschile sia avvenuta nel sessantesimo anniversario difondazione. Ma di sicuro è stata una decisione felice.

Certamente è una decisione importante – affermaMarinella – non per la mia persona, ma perché sanci-sce definitivamente la fine della separazione dei sessinel Rotary: una donna infatti presiederà il Club non inun anno qualunque, bensì nell’anno dedicato all’esa-me disincantato degli importanti risultati raggiunti,ma con lo sguardo rivolto al futuro, alla Società checambia, e al come dobbiamo confrontarci con essa.

Un compito gravoso, al quale mi sto preparando, do-cumentandomi prima, come è mia abitudine, e soprat-tutto guardandomi attorno per valutare, oltre ai lati po-sitivi, deficienze e ritardi. Non sono abituata a rappor-tarmi col mondo che mi circonda, con l’ambiente di la-voro e quant’altro nei termini di “donna”-“uomo” ma di“individuo” o “persona”. Per questo, quando – oltre unlustro fa – mi proposero di entrare a far parte del Rotary,la mia preoccupazione era stata quella di valutare se sa-rei stata all’altezza degli impegni che l’appartenenza adun club di servizio comporta e del quale peraltro già

condividevo gli ideali fondanti.Ed oggi io continuo a sentirmiun “rotariano”, o, se preferiamoal femminile, una “rotariana”,non una donna del Rotary.

I nuovi compiti non spaven-tano Marinella Ferrai CoccoOrtu, abituata – nella vita e nel-la professione – ad assumersi leproprie responsabilità. La cele-brazione del sessantesimo anni-versario di fondazione del Clubsarà una occasione preziosa perleggere il passato e trarne im-pulso per affrontate il futuro. Ègiusto – afferma – essere consa-pevoli di quanto è stato fatto diimportante con il Rotary di al-tissimo livello, ma non come“amarcord”. Piuttosto come oc-casione per far conoscere ai gio-vani la nostra storia, perché ciidentifica e ci da un’identità.

Mancano ancora sei mesi al-l’entrata in servizio come presi-dente, e giustamente Marinellanon ha ancora definito il pro-gramma. Mi sto preparando,sento molto forte l’impegno, edevo discuterne con il Consigliodirettivo. Mi sembra giusto af-frontare problematiche e temati-che legate alla società contem-poranea, secondo il ruolo di unClub che vuol realizzare i princi-

Il “sessantesimo”di Marinella

Giovanni Sanjust

Intervista al primopresidente donna

dicembre 2008 — Rotary Club Cagliari 7

pi guida del Rotary (mi viene in mente ilproblema dell’acqua perché abbiamo lecompetenze per far sentire la nostra voce). Èquindi un percorso in costruzione, che ha bi-sogno dell’apporto di tutti i soci, non soltan-to del Consiglio direttivo. Certamente deveessere più incisiva la nostra azione, dobbia-mo renderci conto dei cambiamenti dellaSocietà in cui viviamo. Per quanto riguardal’organizzazione interna, mi sembra oppor-tuno curare l’effettivo, accrescerlo e qualifi-carlo sempre di più. Come ho già detto, dob-biamo sforzarci di capire la società che cam-bia, aprendoci alle nuove professioni. È ne-cessario, anche nel nostro Club, un ricambiogenerazionale e professionale.

L’approccio di Marinella Ferrai CoccoOrtu al Rotary ha avuto un inizio singola-re, quasi premonitore. Quando morì il suo-cero, l’indimenticabile Ciccio Cocco Ortu,socio fondatore del nostro Club, il figlioGiuseppe, che Marinella aveva sposato nel1973, tolse dal bavero della giacca del padreil distintivo del Rotary, lo infilò in una ca-tenina che portò poi al collo, pur non ap-partenendo al Club, fino al giorno della suamorte. Marinella, che di Rotary non sapevaniente e che certamente non immaginavache un giorno sarebbe entrata, prima don-na, nel nostro Club lo conservò gelosamen-te, per rispetto al marito e al suocero.

La morte prematura, nel 1985, di Giu-seppe (Beppe per i familiari e gli amici) se-gnò una svolta nella vita di Marinella. Sup-plire all’assenza del padre nell’educazionedel figlio Francesco, di appena dieci anni, eproseguire nel lavoro impegnativo di archi-vista: un compito difficile soprattutto inquegli anni turbolenti, ma svolto con tantadedizione. Ho cercato di essere una guidanel percorso di crescita di mio figlio, e diincutergli la consapevolezza dei valori fa-miliari, particolarmente importanti nellafamiglia dei due grandi Francesco CoccoOrtu,il ministro di Giolitti e il nipote Cic-cio, parlamentare liberale di grande presti-gio nell’Italia del dopoguerra. Ed oggi il fi-glio di Beppe e di Marinella è un affermatoavvocato del Foro di Cagliari.

Nella vita professionale, Marinella FerraiCocco Ortu ha percorso la carriera di archi-vistica fino alla vetta: laurea a pieni voti inScienze politiche, diploma di Archivistica,Paleografia e Diplomatica, concorso vintonella Amministrazione pubblica e quindil’impatto con il mondo degli archivi, matu-rato frequentando la Scuola di Archivisticadiretta da Gabriella Olla Repetto. Una pas-sione che dura da più di trent’anni. Dal 1986è direttrice dell’Archivio di Stato di Cagliarie della annessa Scuola di Archivistica, dove èanche docente. Dall’anno scorso è Soprin-tendente archivistico per la Sardegna: è laprima volta che è stata unificata nelle suemani la tutela e la valorizzazione di tutti gliarchivi dell’isola. Numerose e importanti leiniziative portate a termine o in corso d’ope-ra sotto la sua direzione: realizzato il proget-to di digitalizzazione della cartografia storicadella Sardegna, mostre e congressi nazionalie internazionali. Da nove anni, con le scarserisorse finanziarie disponibili, cura la ristrut-turazione della sede dell’Archivio di Stato.Tre breve quindi la città di Cagliari disporràdi una struttura moderna e funzionale, dota-ta di tutte le moderne tecnologie informati-che dedicate agli archivi, così da poter valo-rizzare ancor più i preziosi documenti con-servati nell’Archivio di Stato. Tutte iniziativepensate e realizzate come servizio alla città ein particolare alle nuove generazioni, conspirito rotariano verrebbe da dire, anche pri-ma del coinvolgimento nel Rotare.

Soprattutto ai giovani Marinella ha de-dicato e dedica le sue attenzioni, curandonein particolare la formazione. Ma non fer-mandosi ai corsi: anche dopo il diploma igiovani vengono seguiti nel difficile percor-so per l’ingresso nel mondo del lavoro. Tregiovani diplomati hanno ottenuto in que-st’ultimo anno una borsa di studio “masterand back” per la specializzazione nei mag-giori archivi della penisola. «Intendo la miaprofessione come servizio – afferma Mari-nella – Spesso trascuro i miei studi, perchémetto davanti la responsabilità del servizioai giovani e a tutti gli utenti. Sono una don-na del fare, non dell’apparire».

Rotary Club Cagliari — dicembre 20088

La visione futuradella Fondazione Rotary

Angelo Cherchi

Verso il centenario

La Fondazione Rotary, con lo scopo dicelebrare nel 2017 il centenario dellaAssociazione, nel 2005 ha deliberato

di sviluppare una Visione decennale volta apromuovere la comprensione, la buona vo-lontà e la pace nel mondo, elementi essen-ziali della Missione del Rotary, realizzandoanche il miglioramento delle condizioni sa-nitarie, l’accrescimento dell’istruzione el’alleviamento della povertà.

Il Piano di Visione futura, partendo dalmotto “Fare del bene nel mondo”, compor-ta l’attuazione dei seguenti sei punti: sem-plificazione dei programmi della Fondazio-ne; concentrazione delle attività di serviziosecondo le priorità mondiali; previsione diprogrammi con obiettivi locali e globali;trasmissione di poteri decisionali a livellodi distretti; realizzazione di una maggiorecomprensione dell’operato della Fondazio-ne, realizzando anche un miglioramentodell’immagine pubblica del Rotary.

Il Piano di Visione futura prevede lamodifica della struttura delle Sovvenzioni(sovvenzioni distrettuali e sovvenzioniglobali), la presenza di partenariati stra-tegici e diversa assegnazione dei fondi di-stribuitivi.

Le Sovvenzioni distrettuali della Fon-dazione Rotary consentono ai distretti disostenere progetti di interesse prevalentelocale, finanziati in blocco con i proventiFODD, utilizzabili fino al 50%; le Sovven-zioni Globali consentono di finanziareprogetti più ampi e di maggiore impatto,relativi ad una delle sei aree: pace e pre-venzione/risoluzione dei conflitti; preven-zione e trattamento delle malattie; acquae strutture igienico-sanitarie; maternità esalute dei bambini; istruzione di base e al-

fabetizzazione; sviluppo economico e del-le comunità.

I partenariati strategici prevedono l’at-tività congiunta con organizzazioni che of-frono supporto finanziario, esperienza tec-nica e/o aiuti per la realizzazione di proget-ti ed attività selezionati dalla Fondazione,ottenendo così anche notevoli riconosci-menti per il lavoro svolto dal Rotary.

Le Sovvenzioni distrettuali della Fonda-zione saranno erogate sulla base di unapercentuale dei Fondi FODD, disponibilein blocco. Durante il periodo pilota trien-nale i distretti potranno disporre fino al 50per cento del DODD.

Le Sovvenzioni globali della Fondazio-ne erogheranno un Fondo mondiale parita-rio destinato a progetti educativi e umani-tari a livello distretto e di club: i progettidelle sovvenzioni in pacchetti saranno fi-nanziati attraverso un processo concorren-ziale dal Fondo mondiale della FondazioneRotary, dai redditi della Fondazione e daicontributi dei partner strategici. Questiprogetti non necessitano del sostegno fi-nanziario dei distretti o di club.

L’attuazione del Piano di visione futuraavverrà per fasi. Nel 2008-09 gli Ammini-stratori selezioneranno circa 100 distrettiper la partecipazione ad un progetto pilotache andrà avanti fino 2010-13. I distrettinon inclusi nel gruppo suddetto continue-ranno ad usare i programmi e i processi at-tuali.

dicembre 2008 — Rotary Club Cagliari 9

Il seminario di Sassari

Le nuove sfide dellaRotary Foundation

Salvatore Fozzi

Si è svolto a Sassari sabato 8 novembre2008 il Seminario della Rotary Foun-dation per i club della Sardegna.

L’importante evento rotariano ha avutoluogo presso l’hotel Carlo Felice ed è statoorganizzato dal nostro Distretto in collabo-razione con il club di Sassari Nord. Pun-tualissima, come da programma, alle 9,40ha avuto inizio la riunione con l’esecuzionedegli inni e un breve saluto del Presidentedel RC Sassari Nord Antonio Arcadu. Haquindi preso la parola il nostro Governato-re Alberto Cecchini che in apertura dei la-vori ha salutato i numerosissimi soci pre-senti informandoli, visibilmente soddisfat-to, che al seminario erano rappresentatitutti i ventisette club dell’isola, e per la

quasi totalità di essi era presente lo stessoPresidente. Proseguendo nel suo interventoha tra l’altro sottolineato che la Fondazio-ne presenta anche quest’anno nuove sfide enuove opportunità alla luce di un nuovoprogetto denominato “Piano di visione fu-tura della Fondazione Rotary”, pensatocon lo scopo di celebrare nel 2017 il cente-nario della fondazione stessa (di questo ar-gomento parla in maniera molto approfon-dita e dettagliata l’amico PDG AngeloCherchi in un articolo pubblicato in questonumero della rivista che tutti dovremmoleggere con molta attenzione).

Il Governatore ha ricordato l’impegnoper tutti i soci dei nostri club al contributodi 100 USD pro capite (ogni rotariano,

Rotary Club Cagliari — dicembre 200810

ogni anno), giacché uno dei punti di forzadel Rotary è la capacità di coniugare il de-siderio di aiutare l’umanità con la consape-volezza di intervenire in maniera concreta.

Senza il sostegno finanziario le nostreiniziative non potrebbero proseguire, ed èper questo che il nostro obiettivo contribu-tivo annuale è estremamente importante.

A seguire vi è stato l’intervento del PDGFilippo Pirisi che nella sua qualità diIstruttore Distrettuale ha introdotto il Se-minario tracciandone ed illustrandone le li-nee guida essenziali.

È stata poi la volta del Coordinatore Di-strettuale della RF Silvio Piccioni che nel suointervento ha ricordato che la priorità nume-ro uno della R.F. è quella della eradicazionetotale della poliomielite e a tale scopo haproiettato una serie di immagini e di dati sta-tistici riguardanti le molteplici iniziativeumanitarie messe in atto dalla Fondazione.

Claudia Conversi, Presidente dellaCommissione GSE, ha illustrato i Pro-grammi educativi ed ha presentato i com-ponenti sardi del GSE 2007-2008 definen-doli giustamente “messaggeri del Rotary”.

È stata inoltre presentata la giovane Ali-ce Molino candidata del nostro club peruna “Borsa di studio degli ambasciatori”.

Domenico Concezzi, Presidente dellaCommissione Sovvenzioni, ha svolto il te-ma “un aiuto per chi soffre: il caso “Posttsunami” proiettando una serie di toccantiimmagini che sono servite più delle parole.

Il DGN Roberto Scambelluri, Presidentedella Commissione PolioPlus Partners, inun intervento tutto rotariano ha parlatodella “Sfida” riferita naturalmente alla Po-lioPlus definendo i Rotariani “gente nor-male che può sconfiggere la polio”.

Le varie relazioni si sono concluse alleore 12 ed è seguito un interessante dibatti-to con diversi ed appropriati interventi trai quali quello del nostro socio Ninni Ca-bras.

In chiusura dei lavori è stato chiesto dalGovernatore Cecchini un parere a tutti iclub presenti sulla opportunità da parte delDistretto 2080 di presentare la candidatu-ra, unitamente ad altri distretti del mondo,come Distretto Pilota nell’attuazione delnuovo “Piano di visione futura”, di prossi-ma attuazione. La proposta è stata accoltaall’unanimità con parere favorevole.

A conclusione della interessante e parte-cipata mattinata dei lavori, il Governatoreha proceduto alla distribuzione di alcuniriconoscimenti riguardanti la FondazioneRotary, nonché alla consegna per conto delPDG Franco Arzano di alcuni attestati dimerito del Presidente Internazionale, atte-stati riconosciuti a diversi club sardi e ri-guardanti l’anno rotariano 2007-2008, an-no in cui era governatore lo stesso Arzano.

La giornata si è conclusa con un lunch acui hanno partecipato unitamente al Go-vernatore numerosi soci.

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L’isola di Sardegna ed in particolarele aree costiere e meridionali, dasempre sono soggette a fenomeni di

piogge convettive caratterizzate da forti in-tensità orarie ed istantanee nonché da ap-porti giornalieri molto elevati. Correntid’aria molto calde ed umide, soprattutto dascirocco a contatto con masse d’aria freddepossono causare tali piogge i cui effetti so-no normalmente devastanti, con gravi dan-ni alle cose ed alle persone.

Le notizie giornalistiche e le altre infor-mazioni quotidiane danno molto risalto alcarattere eccezionale dell’evento che inrealtà non è né è mai stato. Questi apportiidrometeorici, in condizioni particola-ri,determinano la ricorrenza di disastri an-che se non con cadenza regolare.

Se si osserva il clima della Sardegna de-gli ultimi cento anni, si vede che questieventi si ripetono sia pure su spazi relativa-mente limitati, con conseguenze spesso de-vastanti come detto in precedenza. L’ulti-mo evento è costato la vita di cinque perso-ne ed ingenti danni al patrimonio abitati-vo, alla rete stradale, all’agricoltura e rela-tive infrastrutture, ecc.

Purtroppo non si conosce bene né quan-to piove né come piove. A Capoterra l’uni-ca stazione meteorologica ha registrato nel-la giornata del 22 ottobre 2008, 360 mm dipioggia di cui 180 in un’ora. Negli anni ’90hanno funzionato nel bacino idrograficoquattro stazioni distanti pochi chilometri,in linea d’aria, che hanno registrato, par-tendo dallo stagno verso monte 90, 360,

Riflessioni sull’evento idrometeorico del 22 ottobre 2008

Il disastro idrogeologicodi Capoterra e dintorni

Angelo Aru

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600, oltre 600 mm. In un’area molto limitata si è veri-ficata una elevata variabilità spaziale con effetti diver-si al suolo. Nella maggior parte dei casi il deflusso è del100%, in altri è nettamente inferiore. In questi casi itempi di corrivazione sono molto brevi soprattutto oveesista del degrado o le aree siano fortemente urbaniz-zate. Le conseguenze sono portate eccessive anche neicorsi d’acqua minori. Per questi motivi i danni debbo-no essere correlati al grado di antropizzazione del ter-ritorio o di degrado dell’intero bacino idrografico.

Le aree limitrofe ai corsi d’acqua rappresentano in-fatti le naturali casse di espansione e quindi soggetteperiodicamente ad inondazioni e sedimentazioni deimateriali di trasporto.

Se si osservano le carte topografiche del passato, sipuò osservare come i centri abitati fossero ubicati a di-stanza dai corsi d’acqua e quindi lontano dalle aree arischio di inondazione. Nel contempo le aree a rischiocomprendono i suoli migliori per l’agricoltura, e so-prattutto per le colture di alto reddito. La maggiorparte dei frutteti o colture ortive si trovano su questisuoli. Le aree costiere con queste tipologie pedologi-che, come ad esempio il golfo di Cagliari, le pianure diTortolì e Orosei ecc. da sempre hanno ospitato unaagricoltura fiorente sotto l’aspetto economico ed anchesotto quello paesaggistico. Basterebbero questi dueaspetti per definire queste aree non edificabili. Se siaggiunge il rischio di inondazione la maggior partedelle aree pianeggianti costiere dovrebbero essereescluse dalla possibilità di essere urbanizzate.

Le colture protette e quelle primaticcie trovano suqueste terre l’ambiente ideale ed i loro prodotti trova-no facile collocamento in tutti mercati d’Europa. Viavia che avanza l’urbanizzazione accanto alla scompar-

sa dell’agricoltura scompaionoanche le maestranze specializ-zate. Purtroppo una voltascomparse non si ricostituiran-no mai più, come è ampiamen-te dimostrato in tutto il mondo.

Lungo le coste, lungo le allu-vioni recenti o subrecenti ed an-che su altre terre di altissimafertilità dotate di infrastruttureche rendono meno oneroso ilcosto di urbanizzazione si svi-luppano le città. Ciò causaenormi problemi soprattutto unoccasione di eventi meteorici diuna certa importanza come lepiogge convettive. Questo falsosviluppo si crea in assenza diconoscenza dell’ambiente, delclima, dell’idrologia della pedo-logia e soprattutto del rispettodella società e delle sue esigen-ze. A questo proposito sonoestremamente interessanti alcu-ne ricerche effettuate da M.Luisa Gentileschi sull’antropiz-zazione delle aree costiere ed inparticolare per il comune di Ca-poterra rilevando un incremen-to del numero delle abitazionidi circa il 5000% nell’arco diuna decina di anni.

Se si ripetesse ora la medesi-ma ricerca i risultati sarebbero

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impressionanti in relazione ai rischi ambientali ed aglieventi registrati in ottobre. D’altronde basta dare unosguardo ai corsi d’acqua di Capoterra ed in particola-re a quello che attraversa la città per rendersi conto,dall’esame dei materiali trasportati, peso e dimensioni,che questi eventi ci sono sempre stati e che certamentesi ripeteranno in futuro.

Il Rotary Club Cagliari, attraverso manifestazio-ni pubbliche e di carattere internazionale si è fattoportavoce di questi rischi e pericoli e di altri fenome-ni che portano alla desertificazione dell’ambientemediterraneo. È stato ampiamente dibattuto, a se-guito di ricerche finanziate dall’Unione Europea, chel’urbanizzazione non pianificata o mal pianificata èuna delle cause più importanti della desertificazione.

I Rotary di Cagliari e di Quartu S. Elena hannoconsegnato il Premio “LAMARMORA” al Prof. OtmarSeuffert dell’Università di Darmastad in Germania peri suoi studi e ricerche sul trasporto solido in ambientemediterraneo ed in particolare nella Sardegna meri-dionale. In ambito mediterraneo ha operato uno deipiù grandi progetti ambientali della Unione Europea(Prog. MEDALUS Mediterranean Desertification andLand Use), ove la Sardegna rappresentava un’area pi-lota per lo studio della desertificazione in funzione del-la gestione ed in particolare con l’urbanizzazione, gliincendi, la contaminazione, la deforestazione, l’intro-duzione di specie forestali esotiche ecc.

Sulla base di questi studi, a cui hanno partecipatostudiosi e tecnici di tutte le nazioni della Unione, so-no state elaborate direttive ed inviate a tutte le regio-ni d’Europa ed in particolare a quelle mediterranee,per l’elaborazione di progetti per combattere la de-

sertificazione e per tutelare lerisorse naturali quali l’acquaed il suolo.

Tali risorse per le loro fun-zioni fondamentali debbono es-sere considerate patrimoniodell’umanità e come tali utiliz-zate ma anche tutelate e conser-vate per le generazioni future.Lo sviluppo di un paese nonpuò essere visto soltanto consi-derando la realizzazione di pro-fitti finanziari, ma anche attra-verso la salvaguardia di valori ebeni indispensabili per tuttal’umanità.

Una riunione di qualche an-no fa di tutte le Regioni d’Eu-ropa in Sardegna, ha avuto co-me centralità del dibattito laprotezione delle risorse natura-li con particolare riferimento aisuoli, all’acqua, alla fauna edalla vegetazione. Era stata pro-posta la creazione di un osser-vatorio internazionale perl’ambiente mediterraneo, fina-lizzato alla gestione e tuteladelle risorse naturali con sedein Sardegna, di cui non si hapiù notizia. Peccato! Sarebbestato un momento fondamen-tale per fare il punto sulla si-tuazione generale e per pro-grammare una nuova pianifi-cazione basata su ampie cono-scenze e non soltanto sul pro-fitto.

Il Rotary in un prossimo fu-turo può dare ulteriori contri-buti per la soluzione di questiproblemi e per evitare ulterioriperdite di vite umane e di risor-se naturali appartenenti allacollettività.

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Vi sono molti modi per interpretareuna great way of life: per esempioun bombardiere dell’Usa Air Force

adagiato sul tetto di una piccola stazione diservizio a lato di una strada dell’Oregon.Con l’ingombrante quadrimotore sopra latesta, quell’estroverso benzinaio richiama-va l’attenzione di automobilisti e camioni-sti sulla via di Milwaukie. Caso concreto dipragmatica ideologia tutta americana: ilmito della potenza bellica chiamato a pro-teggere, sotto le sue ali, la libera iniziativanella piccola economia. Come poteva chia-marsi quel distributore, se non BomberGas Station?

Non meno significativo lo spirito im-prenditoriale sfoggiato in Ohio nella gas-station Flying Saucer vicino ad Ashtabula:fin da lontano, il riferimento al “piattinovolante” (da consumare velocemente nel-l’annesso punto-ristoro) era evidenziato daun monumentale disco volante che om-breggiava la pompa di benzina. Mentre nelMinnesota non si poteva fare a meno di fer-mare l’auto per rifocillarsi al Big Fish dri-ve-in, mostruosa costruzione a forma di pe-sce che addenta il ristorantino da strada.

Cose incredibili, bizzarrie che non tantotempo fa definivamo “americanate” sullequali ironizzare: dalle camicie abbondanti

Architettura americana“on the road”

Mauro Manunza

Mostra fotografica a Cagliari

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e vivacemente colorate ai sandali sui calzini, dal pop-corn alle frenesie di Hallowen. Gli strani costumi sta-tunitensi ci giungevano negli anni Cinquanta e Sessan-ta attraverso i film, la tv, i giornali periodici a colori, ei turisti. Ma per vedere un luogo di ristoro a forma dicaffettiera occorreva andare lì, per esempio lungo lastrada per Tacoma, Washington, dove al Bob’s Java Ji-ve era possibile mangiar qualcosa e sentire musica liveprima di riprendere il viaggio. Oppure nel Missouri,per incontrare un casotto dall’offerta inequivocabil-

mente indicata nella sua formaarchitettonica: un cono gelato.Per non dire di quella rivenditadi hot dog nel Michigan, goffacostruzione a foggia di sandwi-ch con tanto di wurstel gigante;o il Miner’s Hat Drive-in, Kel-logg, enorme casco da minatorein muratura (con annessa lam-pada) dentro il quale trovareuna birra e un piatto caldo.

A circa mezzo secolo di di-stanza, il nostro Franco Staffaha proposto a Cagliari un revivaldi quella singolare e irripetibilestagione della creatività popola-re americana, organizzando alT-hotel una mostra di immaginicolte da uno storico della foto-grafia, John Margolies, che perdecenni è andato in giro per gliStates con la sua photocamera,documentando stazioni di ben-zina, fast-food e motel primache sparissero, pian piano ab-bandonati o abbattuti per le so-

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praggiunte esigenze di moder-nità o modifiche alla geografiaautostradale. La rassegna “Ame-rican Roadside Architecture” al-lestita in novembre nell’elegantealbergo cagliaritano offriva sol-tanto 56 fotografie delle trenta-mila archiviate dall’autore. Mar-golies, studioso di architettura edesign, è stato presentato alpubblico da David Mees, addet-to culturale dell’Ambasciata de-gli Usa a Roma, e dal docenteuniversitario Mauro Pani.

Sir Franco Staffa (presiden-te dell’associazione culturaleItalia-Inghilterra) ha spiegatoche la mostra – trasferita poi aRoma – documenta «un tiposingolare di architettura ameri-cana fiorita nella prima metàdel Ventesimo secolo lungo lestrade d’America, basata larga-mente su culture e sensibilitàlocali, creata appositamente percatturare l’attenzione degli au-tomobilisti e obbligarli ad unostop in un’area di rifornimentodi carburante, o di ristoro, o dipernottamento. Oggi, in un’e-poca di globalizzazione e di ca-tene di negozi tutti uguali, queltipico Mom and Pop business,piccole realtà commerciali aconduzione familiare che si in-contravano lungo le stradeamericane fino agli anni Cin-quanta, è quasi completamentescomparso. Queste foto sono latestimonianza di un momentocreativo, singolare ma certo in-vitante e significativo del mododi intendere il business e il turi-smo in America».

Singolare, invitante, signifi-cativo. Molto stravagante.Estremamente pop. Che dire diquella stazione di servizio nonlontana da Seattle, Washington,costituita da due blocchi: un

cappello e uno stivale da cow-boy con in mezzo lepompe di benzina? Insegna scontata (Hat n’Boats)per un tronfio modello John Wayne serie Rio Grande.E ancora, in Florida, un mastodontico dinosauro bian-co di cartone che copre la facciata dell’Harold’s AutoCenter. Oppure in Arizona il Longhorn Café, nome chegià dice tutto: è una massiccia roccia oblunga (finta)nella quale si entra attraversando la bocca di un gi-gantesco teschio di bufalo dalle lunghissime (altissi-me) corna. Davvero roba da Disneyland, come i picco-li motel creati a bordo-strada con strutture simboliche:accattivanti vetture tranviarie in disuso, veri vagoniferroviari, falsi carri postali tipo corsa all’oro e, in te-ma Western, anche accampamenti di tepees indiani(California).

Architettura minimalista di gusto spiccatamentekitsch, anche se il professor Mauro Pani respinge que-sto termine preferendo parlare di architettura popola-re spontanea. Certo, forme teatrali di ingenua superfi-cialità: quelle “buone cose di pessimo gusto” (per dirlacon Guido Gozzano) parenti, in questo caso, del-l’America degli hamburgers e popcorn, dei juke-box eslot-machines, Oldsmibile e Cadillac, Mickey Mouse ePopeye, Elvis Presley e James Dean. Ma anche digospel, jazz, swing, boogie e rock, di grandi scrittori,convinti ideali, potenti tecnologie. Un’America on theroad, lontana dalle metropoli e vissuta piuttosto sullepolverose strade che attraversavano il cuore degliStates. L’immensa America on the go dei lunghi viaggiin automobile e sulla quale ci ha portati Kerouac.«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamoarrivati». «Dove andiamo?». «Non lo so, ma dobbiamoandare». Sì, la great way of life.

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«Nos Alfonsus, etc… …convenitquod in Castro nostro Callarifiat quedam domus de volta

cum armariis et scriniis in qua… omnia in-strumenta pro curia nostra faciencia repo-nantur inibi conservanda». Questo provve-dimento, emesso a Valenza il 21 dicembre1332 da Alfonso IV, re d’Aragona, segna lanascita dell’Archiviodi Stato di Cagliari.A pochi anni dallaconquista il sovrano,che sta procedendoalla organizzazioneamministrativo-bu-rocratica del neo na-to Regnum Sardi-niae, ordina la co-struzione di un loca-le, situato nel castel-lo di Cagliari, daadibire ad archiviogenerale dove custo-dire tutta la docu-mentazione, soprat-tutto di carattere pa-trimoniale, relativaall’amministrazionearagonese nell’isola.A partire da questoprimo nucleo, senzasoluzione di conti-nuità nei secoli, l’ar-chivio cagliaritano conserva la documenta-zione prodotta dalle magistrature stataliche, nel succedersi delle varie dominazionihanno governato l’isola, dal periodo arago-nese-spagnolo a quello sabaudo per arriva-re allo Stato unitario e sino ai nostri giorni.

La originaria struttura essenzialmentefiscale dell’archivio è ribadita in un prov-vedimento del 1618 di Filippo III dove l’Ar-chivio Regio viene esplicitamente definitopatrimoniale, e come tale rimase al passag-gio dell’isola sotto la dominazione sabaudanel 1720 conformemente a quanto previstodalle clausole del Trattato di Londra, che

prevedeva il mante-nimento del preesi-stente ordinamentoistituzionale.

Solo più tardi,sotto il regno di Car-lo Emanuele III, ilministro Bogino,nell’ambito dellastagione del riformi-smo illuminato dalui promossa, con laquale intendeva por-re mano con una se-rie di riforme sostan-ziali al “rifiorimen-to” dell’isola, inter-venne con il RegioBiglietto del 10 set-tembre 1763 sulla or-ganizzazione del-l’Archivio. Il R. Bi-glietto può conside-rarsi la carta fonda-mentale dell’Archi-

vio cagliaritano per i moderni principi rior-ganizzativi in esso contenuti, tra cui quelloche il buon ordinamento delle carte rispon-de alle esigenze “dei pubblici e privati inte-ressi”; in esso però contemporaneamente sidavano disposizioni per il riordinamento di

La nascita dell’Archiviodi Stato di Cagliari

Marinella Ferrai Cocco Ortu

Le memorie del passato

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tutti gli antichi documenti ivi depositati se-condo il “metodo per materie”, ordinati cioèin relazione al contenuto degli atti suddivisiper argomento: il sistema si ispirava allamentalità razionalistica e classificatoria tipi-ca dell’Illuminismo e ai principi dell’enciclo-pedismo applicati agli archivi che venivanoconsiderati alla stregua di un grande librodella storia passata. Questo ordinamentocomportò un permanente scompaginamentoe rimescolamento dei documenti, e questonucleo di più vetusta documentazione man-tiene ancora oggi l’originaria denominazio-ne di Antico Archivio Regio.

La c.d. “fusione perfetta” cioè la rinun-cia alla secolare autonomia del RegnumSardiniae e la conseguente unificazionedella Sardegna dal punto di vista ammini-strativo, politico ed economico con gli Sta-ti della terraferma, determinando nel 1848la cessazione delle antiche magistrature,dal viceré all’intendente generale e così via,portò al versamento di tutte le carte degliuffici soppressi nel Regio Archivio, realiz-zando finalmente l’unione di tutta la docu-mentazione storica. Contemporaneamenteperò l’Istituto cagliaritano perse lo statusdi generale e diventò di livello provinciale.Con l’unità d’Italia l’Archivio venne inseri-to alla dipendenze del Ministero dell’Inter-no, data la predominanza attribuita al va-lore politico-amministrativo delle carte; at-tualmente, invece, il pieno riconoscimentodella sua funzione culturale di fonte storicane ha comportato l’attribuzione al Ministe-ro per i beni e le attività culturali, del qua-le è organo periferico.

L’Archivio di Stato di Cagliari, oltre alladocumentazione che viene versata periodi-camente dagli organi e dagli uffici statalioperanti nel suo territorio, passati 40 annidall’esaurimento della pratica, per disposi-zione di legge conserva anche gli atti nota-rili, trascorsi cento anni dalla cessazionedell’attività del notaio, gli archivi degli en-ti soppressi e la documentazione acquisitaa titolo privato, mediante donazione, com-pravendita o eredità.

Il patrimonio documentario dell’Archi-vio di Stato di Cagliari è il più cospicuo di

tutta la Sardegna per rilevanza e consisten-za: mettendo assieme tutte le cartelle l’unadietro l’altra si formerebbe un percorsolungo circa 10 kilometri; spiccano per il ri-levante numero i fascicoli processuali, civi-li e penali, del Magistrato della RealeUdienza, del Tribunale e della Corte d’Ap-pello (secc. XVI- XX) ammontanti a oltre90.000 pezzi; l’Intendenza di Finanza72.000 pezzi, gli atti notarili dal XV secolo,per un totale di 9980 pezzi; inoltre 12.789mappe della cartografia storica della Sar-degna. Le pergamene sono poco più di 300.

La biblioteca, prevalentemente speciali-stica con pubblicazioni di archivistica, pa-leografia e diplomatica, viene utilizzataquale ausilio allo studio e alla ricerca.

Tutela, fruizione e valorizzazione sonole tre funzioni primarie che il codice dei be-ni culturali assegna a tutti gli istituti affe-renti il ministero.

Per l’Archivio di Stato di Cagliari la tu-tela si estrinseca nelle funzioni di sorve-glianza sugli archivi correnti e di depositodi tutti gli uffici statali esistenti nel suo ter-ritorio; alla tutela si affianca la conserva-zione fisica dei documenti attraverso il la-boratorio di restauro.

La fruizione è attuata attraverso il ser-vizio di sala di studio, dove si effettua laconsultazione libera e gratuita di tutti i do-cumenti conservati nell’istituto cagliarita-no, a meno che non contengano dati riser-vati che interferiscano nella intima sferadella privacy delle persone, come succede,ad esempio, nei documenti più recenti delfondo Ospedale civile di Cagliari. L’Archi-vio è dotato inoltre di un laboratorio di ri-produzione digitale dei documenti, che ef-fettua il servizio anche per gli utenti che ri-chiedano copia per motivi di studio o pub-blicazione.

La valorizzazione sfocia invece nella at-tività di divulgazione attraverso mostre,convegni e conferenze aperte al più vastopubblico. Particolare attenzione è dedicataalla attività didattica rivolta al mondo dellascuola per il valore altamente educativo eformativo delle nuove generazioni; dalla let-tura dei documenti infatti scaturisce la co-

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noscenza del proprio passato edella propria storia quale valoreidentitario della nostra società.

All’Archivio di Stato di Ca-gliari, unica nell’isola, è annes-sa una delle 17 Scuole di Archi-vistica, a numero chiuso e didurata biennale, che rilascia undiploma di specializzazione convalore legale per quanti voglia-no operare nel mondo degli ar-chivi.

L’Istituto si è da tempo aper-to al mondo dell’innovazione e,sfruttando le potenzialità divul-gative offerte dall’informatica,mette a disposizione un serviziodi consultazione on-line; glistrumenti di corredo, informa-tizzati secondo gli standard didescrizione internazionale, con-sentono di effettuare indagini distudio con diverse chiavi di ri-cerca accessibili anche ad unautenza non specialistica. Nel sito(www.archiviostatocagliari.it) èpresente inoltre una banca daticostituita da documenti digita-lizzati e direttamente disponibilion-line: in particolare tutta lacartografia storica, 13.000 pezzicirca tra mappe e disegni.

Un ultimo cenno alla sede.L’Archivio, dalla originaria se-de nel palazzo regio in Castello,fu soggetto a vari trasferimenti;verso la fine dell’Ottocento erastato spostato nel quartiere del-la Marina, nella Chiesa di San-ta Teresa (il vecchio Audito-rium).

Negli anni Venti del Nove-cento una propizia occasionedeterminò la costruzione dellanuova prestigiosa sede all’ango-lo tra via Sonnino e via Gallura,prima importante testimonian-za dell’edilizia archivistica po-st-unitaria. È significativo ilfatto che per la costruzione fu-

rono utilizzati parte delle risorse della “legge del mi-liardo” destinate nel 1924 dallo Stato alla Sardegna peraffrancarla, attraverso la costruzione di opere di inte-resse sociale-culturale, dallo stato di subalternità incui si trovava rispetto alle altre regioni d’Italia.

La sede fu inaugurata nel 1927; l’edificio svettavaimponente nella sua monumentalità, tra via Gallura evia Sonnino, acquistando un ruolo di rilievo anche sot-to il profilo urbanistico.

Attualmente sono in corso ingenti lavori di ristrut-turazione statica e funzionale, cofinanziati con i fondieuropei del POR Sardegna che, una volta ultimati, da-ranno alla nostra città un istituto conforme alla nuovadimensione culturale degli archivi strumento della sto-ria e della memoria collettiva al servizio del cittadino.L’istituto, in integrazione con altre istituzioni e in unrapporto dinamico col territorio, è chiamato a svolge-re, attraverso il recupero della memoria storica, unruolo fondamentale per lo sviluppo durevole della so-cietà, secondo una strategia individuata dalla stessaComunità europea.

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Stabilito e accettato che l’alcol è una droga inquanto crea tolleranza e, pertanto dipendenzapsicologica e somatica, è interessante osservare

gli atteggiamenti culturali nei suoi confronti, i rischiche il suo uso ed abuso comportano.

Alcuni elementi storici su questa droga: i primi do-cumenti storici relativi alla produzione di alcol, vengo-no fatti risalire ai primi secoli del secondo millennioa.C. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luceuna giara databile tra il 5400 al 5000 a.C.; in essa eratracce del derivato dell’uva.

Il derivato della lavorazione dell’uva, il vino, eraconosciuto in generale nelle varie popolazioni antiche

per le sue proprietà inebrianti eper questo assunto nei suoi ritisacrificali e in quelli orgiastici. Idocumenti ritrovati indicano lavendemmia come periodo par-ticolare durante il quale veniva-no celebrate feste e rituali, tra-dizioni che si rintracciano at-tualmente negli ambienti rura-li. Anche oggi la vendemmia siricopre di aspetti originali chevanno dal raccolto in sé dell’u-va a momenti di socializzazionee di solidarietà.

Una particolarità: un filonedi studi attribuisce ai greci l’es-sere esperti viticoltori e produt-tori di vini con un alto tasso al-colico che, per questa loro ca-ratteristica venivano tagliaticon acqua, tranne quelli riser-vati alle cerimonie religiose; igreci contribuirono all’espan-sione della viticoltura nell’areamediterranea.

In generale nella storia anti-ca il vino era prerogativa delleclassi agiate; ai meno abbientiera riservato per scopi terapeu-tici mentre alle donne era asso-lutamente interdetto. La storiadel vino e del suo uso è lunga enon attinente a questo nostrodiscorso, se non per sottolineareche nel corso dei secoli, seppureattraverso vari passaggi, la suaassunzione è stata costante trale popolazioni, e con essa il suocommercio.

Dall’undicesimo secolo siassiste all’apertura di tabernaeper la vendita al minuto, checontribuirono al suo consumo.L’alcol presente nel vino deri-vato dall’uva, può essere pro-dotto anche dalla fermentazio-ne di svariate sostanze comecereali (segale, orzo e frumen-to), frutta (mele, prugne) maanche ortaggi (come patate).

Attential killer alcool

Maria Pia Lai Guaita

Unadroga sottovalutata

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In riferimento a questa ultime, il fenomenoè stato più sotterraneo in quanto riguardasoprattutto casalinghe che trovavano nellasilenziosa chiusura della propria abitazionela droga alcol per inconsapevolmente lenireo dimenticare le proprie frustrazioni. Per gliuomini il bere era concentrato nella bettolaal ritorno dalla campagna; in questo casoerano le donne (mogli e madri) a subire i ri-torni a casa burrascosi di uomini che nonrispondevano più dei loro comportamenti.Non dimentico alcune di queste che essendovenute a conoscenza di un famoso farmaco(che se assunto dal bevitore, provoca fortenausea e, pertanto a lungo andare, rifiutodell’alcol) l’avevano adottato propinandolonascostamente nel caffè al coniuge per unacasalinga terapia, non priva di rischi… masperanzosamente liberatoria! Oggi anche inSardegna l’alcol si affianca alle altre drogheanche se potremo definirlo “di accompa-gnamento” soprattutto per la Cannabis maanche alla cocaina.

In quest’ultimo caso sono preferiti i su-per alcolici e di questi, alcuni molto noti inparticolare usati per rinforzo degli effetti ditale droga. Nella cultura attuale della dro-ga, l’alcol si presenta in generale, e la Sar-degna non fa eccezione, come sostanza d’i-niziazione. La “birretta” alcolica (esisteanche quella analcolica ma non è richiesta,perché evidentemente non si ricerca il gu-sto ma gli effetti) è il “momento di socializ-zazione” dei giovanissimi. Parliamo anchedi undici anni, età che evidenzia l’assenzadi una guida adulta attenta e presente. Incerte zone interne dell’isola, già da qualcheanno si sono registrati “bambini” di questaetà con gravi problemi di alcolismo. Unaricerca diretta dalla sottoscritta a Cagliariha studiato un campione di quattrocentogiovanissimi di Cagliari e hinterland tra gliundici e i quattordici anni, maschi e fem-mine, con una famiglia normalmente com-posta da padre, madre e figli.

L’alcol è stato indicato come una delledroghe che attraggono i giovanissimi insie-me alla cocaina, alla marijuana. Nonostan-te le esperienze già fatte di alcol c’è di que-sta sostanza la sottovalutazione completa

Con la distillazione il contenuto alcolicodi una bevanda fermentata può essere au-mentato, ottenendo “liquori forti” comewhisky o rum. Un prodotto buono e accat-tivante ma coinvolgente, se assunto smoda-tamente e con conseguenza patologichenon sempre dominabili. Per valutare leconseguenze del bere occorre stabilirequella che si indica come “concentrazionealcolica del sangue” (BAC, BLOD, ALCOLCONCENTRATION). Con la concentrazio-ne da 0,03 a 0,05 per cento nel sangue l’al-col determina una esaltazione leggera, per-dita di inibizioni e rilassamento. Per esem-pio si possono dire o riferire cose normal-mente tenute per sé, si evidenzia una mag-giore socievolezza, ma contemporanea-mente le reazioni motorie diventano piùlente. Situazione che rende pericolosa laguida.

La cose peggiorano con la concentrazio-ne dello 0,10 per cento: coordinazione dif-ficile del movimento, parola legata, stenta-ta. Reazioni psicologiche che vanno dallairascibilità e aggressività o viceversa tri-stezza silenziosa e cupa. La concentrazioneda 0,20 viene definita gravemente inabili-tante mentre lo 0,40 può essere mortale. Ilsesso, l’età, il metabolismo, l’abitudine albere, sono elementi determinanti nel pro-cesso di intossicazione. Gli esperti sottoli-neano che la birra o il vino non ubriacanomeno dei così detti superalcolici: un bic-chiere di vino, una lattina di birra o un bic-chierino di whisky hanno all’incirca lo stes-so contenuto alcolico. Esistono diversepubblicazioni scientifiche sull’argomentoche spiegano con molta chiarezza questeproblematiche, una importante è del cele-bre studioso Hudolin “alcol piacere di co-noscerti”. Stabilito che l’uso dell’alcol si ri-veste del significato di “bere sociale” a tut-te le latitudini è interessante soffermarsi sualcuni punti. Primo che questo “bere socia-le” può trasformarsi o scivolare senzagrandi preavvisi in un bere patologico.

È quanto spesso succede e che segna ilpassaggio alla dipendenza ossia all’alcoli-smo. In Sardegna purtroppo, c’è una lungaesperienza di alcolismo tra uomini e donne.

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della sua pericolosità e resta esclusivamen-te l’elemento della socializzazione e «per-ché mi piace», «perché non c’è niente dimale«. Chi è risultato fuori dall’esperienzaha dichiarato come motivazione per il ri-fiuto «le morti e le malattie dei drogati mihanno insegnato ad averne paura». Per il37 per cento l’alcol ha segnato l’iniziazionecominciata per il 13 per cento a dieci annie a dodici anni (54 per cento). L’alcolicopreferito è la birra per il 48 per cento.

Un’altra ricerca con un campione caglia-ritano e dell’hinterland di età compresa tra iquindici e i vent’anni ha ugualmente segna-lato l’alcol come prima esperienza insiemealla Cannabis e poi proseguita con l’alcol. Èquanto emerge anche da altri campioni conun’età più alta: c’è sempre l’esperienza del-l’alcol insieme al progredire numericamentedell’uso della cannabis come accompagna-mento e, negli ultimi anni, della cocaina. Seil discorso lo si sposta sulle conseguenze ne-gative più frequenti e delle quali sono state

piene le pagine delle ultime cronache, essesono correlate alla guida in stato d’ebbrezza.Conseguenze che si registrano in tutto ilmondo. L’Ilgard’s (2006) riporta dati cheprovengono dall’America. Più del 40 percento delle morti tra i giovani sotto i vent’an-ni stanno legate agli incidenti automobilisticie più della metà di essi dipendono dall’alcol;circa dieci giovani di età compresa tra i quin-dici e i diciannove anni muoiono ogni giornoper incidenti stradali collegati all’alcol; i gio-vani di età compresa tra i quindici e ivent’anni sono responsabili del 37 per centodi tutte le morti per incidenti stradali colle-gati all’alcol. Sempre negli Stati Uniti si sti-ma che dieci milioni di adulti siano alcolisti esette milioni forti bevitori. Questi e altri datimondiali inducono oltre tutto a riflettere suldanno dei messaggi pubblicitari sull’alcol esoprattutto quelli indirizzati ai giovani, diappoggio all’esperienza di alcol quale ele-mento di socializzazione.

www.rotarycagliari.org

[email protected] del club:

SITO INTERNETDELCLUB:

Il nostro caro amico Giovanni Sanjust di Teulada è stato elet-to Delegato per la Sardegna del Sovrano Ordine Militare diMalta, per il quadriennio 2008-2012. L’alto ufficio affidatogli,

già ricoperto nel passato, conferma il vivo, intelligente, prestigio-so impegno che manifesta nei molteplici servizi svolti sempre conintenso spirito rotariano del servire.

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Da medico mi è più facile parlare di malattia,dello stato di malattia, che di salute, perchél’uomo difficilmente si reca dal medico quando

sta bene. Scriveva Cicerone all’inizio delle suelettere: «Si vales bene est,ego valeo» e questoperché da sempre il benessere fisico è posto alprimo posto tra i desideri dell’uomo.

Nascono come funghi i movimenti chein difesa della salute del prossimo, raccol-gono fondi finanziari sfruttando la pietasche fa presa sull’opinione pubblica. IlRotary è da sempre impegnato in sensoumanitario e i vari club non restanoinsensibili al grido di dolore di quelliche la salute l’hanno persa o al gridodi quelli che combattono disperata-mente contro le catastrofi umanitarie. IlRotary è finalizzato ed il suo operato è og-gi riconosciuto a tutti i livelli. Sono uscitoun po’ dal tema ma è bene talvolta poterdire ciò che si pensa.

Ma che cosa mina la nostra salute?Sono le malattie o sono altre molte-

plici ragioni che spesso non riusciamo ainterpretare o a capire e che la medicina studia per fa-re opera di prevenzione. Si comprende cosa significa lanon salute quando si entra in un reparto di cerebrole-si, di psicopatici, di malati terminali e questi sono i ca-si limite, ma esistono anche quei piccoli problemi mor-bosi che ci minano lo stato di benessere fisico e che de-primono l’uomo perché riconosce la propria impoten-za a risolverli con la ragione.

Bisogna accettare lo stato di buona salute ben sa-pendo che non sarà sempre così e il Leopardi nel suo“Sabato del villaggio” ci ammonisce con saggezza«Godi fanciullo mio stato soave, stagion lieta è cotestama la tua festa canco tardi a venir non ti sia grave».Certo tutti sappiamo che il poeta aveva a cuore la gio-vinezza, ma essa stessa è sinonimo di salute fisica e difelicità. Ma, quel «canco tardi» ci fa capire che il no-

stro stato di salute è sempremesso a dura prova e che primao poi tutti avremo qualche pro-blema di salute da risolvere. Laricetta per la salute non esistema la medicina fa ricorso a tut-te le sue possibili risorse per sal-vaguardarla anche se l’uomoriesce difficilmente a controlla-re i suoi vizi che sono quasisempre la causa dei propri ma-li. Quanti vizi possiede l’uomo?Sono indubbiamente tanti enon li elencherò perché ormaisono noti a tutti. Una cosa certaè che la nostra esistenza, breveo lunga che sia, merita tutta la

nostra attenzione e bisognasalvaguardarla dai pericoliche ci circondano, siano es-si di natura materiale chemorale. Oggi,è provato:gli stress fisici e non fisici(soprattutto quelli cheturbano la nostra co-scienza) alterano i nostri

sistemi di controllo della emo-tività per cui siamo preda del-le nevrosi che sono foriere dimalattie psico-organiche dif-ficilmente dominabili. Fiori-scono inevitabilmente psi-chiatri e psicoanalisti. Spe-riamo di non averne mai biso-

gno perché l’uomo ha una ra-gione che se ben adoperata ci fasuperare gli ostacoli. Certo lavita è una guerra contro tuttoma, in primis contro noi stessiperché siamo delle macchineperfette. Chi è quel pazzo chenella sua macchina anzichébenzina mette acqua? E se trat-tiamo accuratamente la nostramacchina perché trattiamo ma-le la macchina che ci mantienein buona salute e in vita? Dia-moci una regolata e forse vivre-mo meglio e più a lungo.

Salutee non salute

Ulisse Figus

I pericoli nascosti

Le donnenel RotaryÈ rincuorante sapereche in molte città lemogli, le figlie e le ma-dri dei rotariani, at-tratte dai valori delRotary, abbiano orga-nizzato propri club esvolgano un vero servi-zio con opere assisten-ziali. Il movimentofemminile ha avuto ilmaggior impulso inGran Bretagna dove iClub, circa un centi-naio, hanno già costi-tuito un organismo na-zionale che conta diestendersi nel Paese.Sono convinto che ledonne, in grado di ri-tagliarsi il tempo dalle faccende domesti-che, abbiano bisogno di mettersi in contat-to con altre donne più di quanto ne abbia-no gli uomini di incontrarsi con i consimili.Gli affari, infatti, consentono agli uominidi frequentarsi come pure danno loro unasorta di disciplina di cui le donne, a causadelle loro vita riservata, non godono.

Sono stati fatti notevoli tentativi daparte delle donne professioniste perché leporte del Rotary si aprissero anche a loro.Se però non hanno avuto successo nei lorotentativi di ottenere l’ammissione non sonostate invece deluse nei loro obiettivi di at-tuarne i principi in quanto dispongono diparecchie, valide organizzazioni proprie.

Per diventare rotarianiPer diventare rotariani non si deve profes-sare alcun credo né fare violenza nei con-fronti di altri ideali. Si può essere membri

di un Rotary Club edallo stesso tempo dareun generoso sostegnoalla propria chiesa. Lacondizione di un sociodipende dalla vita checonduce e non dalla fe-de che professa. Puòessere americano, eu-ropeo o asiatico, prote-stante o cattolico,ebreo o pagano, mu-sulmano o buddista,ammesso che sia qual-cosa. Il Rotary reputache gli interessi dellasocietà postulino chedebba esistere un luo-go in cui uomini di di-verse razze, di fede, dipartiti politici differen-

ti possano incontrarsi in felice fratellanza esi propone di mettere quel luogo a disposi-zione. Il Rotary non sarà esistito invano sel’unico risultato duraturo dei suoi sforzisarà un maggior spirito di tolleranza.

L’amiciziaVi sono valori che gli uomini apprezzanoassai più dei dollari e di cent ed in cima al-la lista figura l’amicizia. Essa si sviluppanell’atmosfera del Rotary nel quale nontrovano terreno fertile i formalismi e gli ar-tifici ed infatti uomini che non tengono alloro rango ed alla posizione sociale si con-siderano sullo stesso piano degli altri.

Sebbene non sia obbligatorio, è usanzacomune nei Rotary Club chiamarsi pernome quando ci si saluta. Per alcuni èuna cosa naturale, altri si abituano gra-dualmente ed alla fine si supera ogni im-barazzo.

Pensieri di Paul Harris

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a cura di L. A.

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L’occasione, suggerita dal nostroMauro Rosella, è quella di ricorda-re un grande personaggio dell’ar-

chitettura, “Palladio”, nella ricorrenza delquinto centenario dalla sua nascita. L’annoscorso, sempre su iniziativa di Mauro, horicordato un altro architetto, Carlo Scarpa,nella ricorrenza del primo centenario dallasua nascita.

Il titolo, anche se un po’ enigmatico, miconsente di arrivare a Palladio con unapremessa che ritengo fondamentale, quellaappunto che esso sintetizza.

Ordine dell’architettura: vi è sempre unordine nell’architettura anche quando non

appare così evidente, immediato. C’è sem-pre almeno la forza di gravità che si identi-fica con il peso dei materiali che partecipa-no alla realizzazione di qualsiasi opera, percui la collocazione di tali materiali, nel-l’ambito dell’organismo architettonico, de-ve rispettare delle regole ben precise se nonvogliamo che tutto venga giù rovinosamen-te; quindi equilibri calcolati, rapporti pre-cisi, proporzioni nelle forme, ecc.

In uno spazio ipogeico, per esempio legrotte di S. Andrea Priu a Bonorva, il pro-cesso architettonico non appare immedia-to, se ne accetta il risultato così com’è macerto, riflettendo, si capisce che non è ca-

Ordine dell’Architetturae Architettura degli Ordini

Michele Pintus

Riflessioni sul Palladio

Stanza principale di un ipogeo

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suale: è frutto di attente operazioni di scavo, di un pre-ciso ordine appunto. I grossi massi dei nostri nuraghisembrano nati lì per chissà quale magia; uno sostienel’altro con il proprio peso e, con i giusti aggetti, riesco-no a ricoprire vani anche ampi, senza difficoltà e consorprendente risultato estetico.

Le colonne di parco Guell di Gaudì a Barcellonanon rispettano la verticale, come siamo abituati a ve-dere, sembra stiano per crollare, un po’ come gli albe-ri di un fitto bosco, in entrambi i casi però vi è un pre-ciso ordine; le colonne così disposte contrastano in mo-do corretto, geniale, le spinte trasmesse dai carichi chedevono sopportare.

Ancora di Gaudì la famosa “pedrera” (casa Milà) aBarcellona, un intero edificio che pare rifiutare l’ordi-ne; non si coglie l’ordine, ma certo gli effetti che nescaturiscono sorprendono e incantano. Sembra tuttocasuale nella sua plasticità, invece è conseguenza diordine, attenzione, calcolo, effetto.

Ecco cosa volevo dire per or-dine dell’architettura.

Se guardiamo il Partenone,il Pantheon, il Colosseo, unaqualsiasi architettura dell’anti-ca Grecia e dell’antica Roma ètutto più evidente, si ha imme-diata la percezione dell’ordine,ci sono riferimenti precisi, ca-nonici: gli ordini architettonici.

Quindi “architettura degliordini”. Sono gli ordini archi-tettonici che sottendono al ri-sultato d’insieme, nelle propor-zioni, nei rapporti e nelle arti-colazioni tra i diversi elementipresenti.

A questa architettura, “ar-chitettura degli ordini” appun-to, come ho sintetizzato nel ti-tolo, presta particolare atten-zione Andrea di Pietro dellaGondola.

Andrea nasce a Padova il 30novembre 1508, il giorno diSant’Andrea, da Pietro dellaGondola, mugnaio. Andrea nonsegue l’arte del padre e diventaun grande e famoso architetto,che è sopravvissuto nei secolicon il suo modo di fare architet-tura, la sua arte si è diffusa intutto il mondo.

I più grandi architetti delCinquecento italiano oltre cheprovenire da città ricche d’arte,come Firenze, Roma, Venezia,erano ottimi pittori (Bramante,Raffaello, Giulio Romano) oscultori (Michelangelo, Sanso-vino, ecc.).

Palladio non era né pittore,né scultore, non aveva il van-taggio di essere cresciuto in unafamiglia di architetti, come An-tonio da S. Gallo, o di essere al-lievo preferito del più famosopittore del tempo, come GiulioRomano erede artistico di Raf-faello.

Paulilatino – Pozzo sacro di Santa Cristina (dettaglio).

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Niente di tutto questo. Iniziada bambino a lavorare come ta-gliapietre, il lavoro più semplicenel campo delle costruzioni ingenere, e deve essere un bravotagliapietre, dato che giovanis-simo, nel 1521, a 14 anni, vieneassunto nella bottega di uno deipiù importanti maestri lapicidipadovani (Bartolomeo Cavaz-za) e nel 1524, quando si trasfe-risce a Vicenza, entra subitonella bottega più prestigiosadella città, la cosiddetta bottegadei maestri di Pedemuro, dalnome della contrada dove essaera localizzata.

È qui che Andrea conosce i di-segni delle opere che si realizzanoe che egli stesso realizza nellabottega. Si appassiona al disegno,studia quelli che gli capitano an-che nelle parti che non gli compe-tono per il suo lavoro del momen-to, li riproduce con facilità, ac-quisendo via via una grande pra-tica nel disegno, oltre che i conte-nuti degli stessi. Non solo ma haoccasione di conoscere personal-mente architetti importanti cheoperarono in zona: Giulio Roma-no a Mantova, Michele Sanmi-cheli a Verona, Iacopo Sansovinoa Venezia, Giovanni Maria Falco-netto a Padova e Sebastiano Ser-lio che pure operando a Romaaveva interessi anche in zona, do-ve arrivò nel 1528.

Il contesto vicentino, costi-tuito da famiglie ricche econo-micamente e da personaggi dibuon livello culturale, è moltoimportante per la crescita ar-chitettonica del Palladio.

Una figura, importante perla sua formazione, è stata quel-la di Giangiorgio Trissino, lette-rato e amante di tutte le arti, ol-tre che di architettura dellaquale si dilettava.

Trissino riconosce il talento di un Palladio giovanis-simo e lo educa per diventare un grande architetto ol-tre che favorirlo con il suo potere politico ed economi-co con commesse importanti.

Altro personaggio che segna la vita di Palladio èDaniele Barbaro, storico e scienziato di una potente fa-miglia. Daniele Barbaro traduce il testo antico “Archi-tettura” di Vitruvio, un testo alla base degli studi diPalladio.

Il nome Palladio, attribuitogli da Trissino, è forse inriferimento a Pallade, dea delle scienze, o piuttosto al-l’angelo Palladio, presente nell’opera di Trissino “L’I-talia liberata dai Goti”, poema in 27 libri, l’angeloPalladio che, nella guerra tra Goti e Bizantini, proteg-ge e aiuta Belisario nelle sue vittorie.

Gli studi condotti su testi antichi come Vitruvio, maanche Leon Battista Alberti nella sua opera De re ae-dificatoria, nell’opera del Vignola e dello stesso Seba-stiano Serlio, tutti trattati dedicati all’analisi degli or-

Pianta, alzato e dettaglio del Tempio Rotondo(“Tempio di Vesta”) nel Foro Boario, Roma.

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dini architettonici e delle co-struzioni dell’antica Roma,l’applicazione nelle progetta-zioni, che grazie alla benevolen-za di famiglie potenti gli vengo-no commissionate, rafforzanola capacità intuitiva e tecnicadel Palladio, maturata nei can-tieri con l’esecuzione degli stes-si lavori.

È Trissino che lo conduceper la prima volta a Roma (vitornerà poi più volte), così puòtoccare, vedere e riprodurre condisegni le antiche costruzioniromane, soprattutto le rovine loaffascinano particolarmente,sulle quali si intrattiene ipotiz-zandone la ricostruzione graficaoriginaria.

Nel 1570 pubblica i 4 libridell’architettura, un’opera checomprende tutto il suo percorsoformativo, nell’applicazionedelle tecniche imparate dai testi

Villa Badoer, Fratta Polesine, Rovigo (1554-1555).

Villa Cornaro, Piombino Dese (Padova), 1552.

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e dalla realtà romana che avevapotuto rilevare.

Mette a punto rapporti si-gnificativi per la progettazionee realizzazioni, utilizza comeunità di misura il piede vicenti-no che riporta in una pagina delsuo secondo libro, corrispondea circa 35 cm ed è diviso in do-dici parti, oncie, e ciascuna on-cia in quattro parti, minuti, percui ogni oncia è circa 3 cm eogni minuto poco più di 7 mm.

Il primo libro è dedicato aimateriali ed al loro modo d’im-piego, agli ordini architettonicidettagliatamente descritti per sti-le, contenuti e proporzioni, agliornamenti e cornici delle porte,alle tipologie delle scale, ecc.

Il secondo libro contiene idisegni di molte case progettatedal Palladio dentro e fuori città.Soprattutto ville per commit-tenti che vedevano magnificata

Villa Poiana, Poiana Maggiore, Vicenza (1550).

Villa Foscari, Malcontenta, Mira (Venezia), 1554 circa.

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la loro ricchezza dalla grandiosità di questa architettu-ra di ordini adattata per loro da Palladio.

Il terzo libro tratta delle vie, dei ponti, delle piazze,delle basiliche e delle palestre e dei campi per il gioco,l’allenamento e l’esercizio delle armi.

Il quarto libro descrive i templi antichi di Roma ealtri in Italia e fuori dell’Italia.

Il primo incarico importante di Andrea Palladio fuil rivestimento di tre lati della Basilica in Vicenza, cioèil medioevale Palazzo della Ragione, nel 1546-49, nelquale usa in modo molto incisivo e personale la cosid-detta apertura serliana, già usata dal Sansovino nellaLibreria Marciana di Venezia. Seguirono una serie dipalazzi e ville nel vicentino e di chiese soprattutto aVenezia.

Le sue prime ville presentano una notevole varietàdi forme, spesso basate su motivi ripresi dalle termeromane e sulla convinzione che, come i templi, doves-

sero essere dotate di pronao. Lapiù celebre è la villa Almerico-Capra, la cosiddetta “Roton-da”, costruita verso il 1566-70per Paolo Almerico, un monsi-gnore a riposo, funzionario del-la corte pontificia. Essa era sta-ta concepita per mostrare labellezza della forma pura, conla pianta geometrica articolatasul quadrato, il cerchio e il ret-tangolo, e le quattro facciatesimmetriche ciascuna precedu-ta da un pronao.

A Venezia le sue due chieseprincipali S. Giorgio Maggiore(1565) e il Redentore (1577) so-no entrambe coperte a cupolacon pianta a croce latina, al-quanto particolare in conse-guenza della necessità di ospi-tare due cori in speciali occasio-ni liturgiche a cui assisteva ildoge.

Jnigo Jones (1573-1652), co-lui che inventò di fatto in In-ghilterra il ruolo di architetto,può essere considerato il primoe fedele seguace di Andrea Pal-ladio, non solo studiò gli edificiantichi seguendo l’ultimo dei“Quattro Libri dell’Architettu-ra”, ma riuscì a procurarsi i di-segni di edifici pubblici e priva-ti di Palladio. Il suo viaggio inItalia nel 1613-14 segna unasvolta nella sua vita, poiché dascenografo che si dilettava diarchitettura si trasformò in unvero e proprio architetto.

Il modello del Palladio sidiffonde in tutta Europa e inAmerica; voglio ricordare unoper tutti il progetto del presi-dente Jefferson per la sua casadi Monticello presso Charlotte-sville in Virginia, iniziata nel1771, che presenta una facciataripresa dall’opera di Palladio.

Progetto per il teatro Olimpico, Vicenza:sezione con alzato della frons scenae, che mostra due alternative.

Canaletto, “Cappriccio: un progetto di Palladio per il ponte diRialto, con edifici di Vicenza”, olio su tela ante 1759.

Lord Nelson:la Sardegna nel cuore

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Un libro sicuramente da leggere. Un li-bro che conferma le doti di scrittore,narratore e studioso attento di Lucio

Artizzu, giornalista, saggista. Doti che già sierano evidenziate in precedenti ope-re come per esempio Il Diziona-rio di Cagliari. Sa memoria ’esu tempus e Storia di Efi-sio Martire in Cagliari.Oltre la preparazionedi base, Lucio Artizzuha il dono di sapere bene comu-nicare e rendere, pertanto, av-vinto il lettore. Sempre dalla pre-parazione deriva il riferimentopuntuale al dato, agli avveni-menti accertati, alla ricca bi-bliografia che ha ildoppio merito ditestimonianza el ’ indicaz ioneper ulteriori let-ture.

Il titolo diquesta ultimaopera è signifi-cativo di un doppio impegno: il tracciare lafigura del mitico Lord inglese e dall’altrasoffermarsi anche sul suo rapporto con laSardegna. Un doppio impegno con brillan-ti risultati. La figura di Nelson è delineatacon tratti precisi ma morbidi, una pennel-lata qua e là che alla fine lo fanno conosce-re al lettore e lo presentano con tratti chia-ri, decifrabili e indimenticabili. L’organiz-zazione del libro prevede due parti: nellaprima l’attenzione è rivolta all’esperienzadi Nelson nei mari sardi con uno spazioparticolarmente interessante ai rapporti ivi

intrattenuti. Pagine che consentono anchedi apprendere la difficile esistenza degliuomini di mare in generale, dei quali lo

scrittore riesce perfettamente a comu-nicare dinamiche e stati d’animo.

Nell’opera la figura di Nelson,pur essendo sempre prota-

gonista, viene inquadra-ta nel quotidiano, e,contemporaneamen-te, nelle vicissitudini

storiche del momento.È come un grande affresco delSettecento, nel quale il protago-

nista è in primo piano ma contor-nato di episodi del suo tempo che in

vari modi lo coinvolgono e lo ca-ratterizzano. In questa

prima parte il lettoresardo e la sottoscrittaper prima, sono av-vinti anche dallepagine dedicatealla Sardegna ead alcuni suoiuomini; nella

seconda i tratti della figura di Nelson sonoincisivi e venati di quella malinconia che lafine della vita richiama.

Per affrontarla Lucio Artizzu si serveanche, in queste pagine, di documenti e inparticolare di una autobiografia dell’Am-miraglio, figlio del reverendo Edmun Nel-son, rettore di Burnham Thorpe. In essaNelson si presenta dicendo «Sono nato il 29settembre 1758 nella casa parrocchiale, hofrequentato le scuole superiori di Norwiche da qui successivamente, mi trasferii aNorth Walsham, da qui dopo la controver-

Maria Pia Lai Guaita

Un libro di LucioArtizzu

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sia con la Spagna in merito alle isole Falk-land, andai per mare con mio zio… a bor-do della “Raisonable”, fregata di sessanta-quattro cannoni…».

Tale imbarco segna per Nelson l’iniziodella vita di mare che, come è ben riporta-to nel libro, si concluderà, dopo un ascesatrionfale, e continue vittoriose imprese, il21 ottobre 1805 con la distruzione dellaflotta franco-spagnola e la sua morte. Erala famosa battaglia di Trafalgar: «Nell’in-furiare delle cannonate fra la nave francese“Redoutable” e la “Victory” (“cuore delloschieramento navale britannico”) non fu-rono le possenti bocche da fuoco a spezza-re la vita del grande Ammiraglio che avevastudiato nei minimi particolari il rivoluzio-nario piano di battaglia, ma fu una mici-diale palla di fucile sparata da un cecchinoche, nella sagoma inconfondibile di Nelson,aveva trovato un bersaglio di estrema faci-lità, quasi banale».

La fine di Nelson mostra ancora unavolta, attraverso la descrizione di Lucio Ar-tizzu, la tempra forte, coraggiosa di questo

grande personaggio inglese. Per inciso, laesperienza marittima che aveva ricopertototalmente la sua esistenza, era cominciataa 12 anni nel 1770 con l’imbarco su una na-ve con la qualifica di “aspirante guardia-marina”. Il secondo imbarco era stato suuna nave diretta nelle Indie occidentali.Nel 1772 il suo ritorno; ricorda Nelson«Tornai che ero un uomo esperto di mare,nutrito di sentimento di odio verso la Mari-na Reale. Ci vollero parecchie settimaneprima che potessi riconciliarmi con una na-ve da guerra, tanto quel pregiudizio mi siera ampiamente radicato». È chiaro che ilsuperamento fu totale perché, al contrario,tutte le sue esperienze da quelle più dram-matiche, perdita del braccio destro (Tene-rife 1787) e dell’occhio destro (Corsica1794), a quelle più colorate sentimental-mente lo videro imbarcato, con ruoli sem-pre più importanti sino a quello di Ammi-raglio. Sul piano sentimentale affettivodalle pagine di Lucio Artizzu si evinconoperché solo, per così dire, sussurrate, dueesperienze delle quali una particolarmente

La battaglia di Trafalgar.

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coinvolgente. Nel 1785 era avve-nuto l’incontro, ad Antigua, conla vedova Fanni Nisbet cheavrebbe sposato due anni dopoa Nevis nel mese di marzo an-che se subito dopo, nel mese diluglio, l’aspettava il mare e unnuovo imbarco. Sottolinea Ar-tizzu come «Nel suo sketch au-tobiografico manca comprensi-bilmente qualsiasi riferimentoal ruolo veramente rilevanteche, nella sua esistenza, ebbeinvece Lady Emma Hamiltonla quale, nonostante fosse lamoglie di Sir William Hamil-ton… fu la sola donna che egliamò intensamente nel corso diuno strano menage a trois che,con molto scandalo di una certaparte della società inglese, dissepubblicamente essere la proprialegittima consorte». Certo fu ungrande e coinvolgente senti-mento se anche nel momentodrammatico della morte al ca-pitano Hardy che gli era, insie-me ad altri vicino, dice «Abbia-te cura della mia cara Lady Ha-milton». Un uomo di mare, uncondottiero valoroso, un corag-gioso ma anche un sentimenta-le nel senso di individuo colcuore non distratto dalle diffi-coltà della vita. Un uomo“umano”, se mi si consente laparafrasi.

Da documenti riportati neltesto e relativi alle situazionidelle navi di Nelson, in partico-lare relativamente al periodo1803-05, ma non solo, emergonoil grande senso di rispetto e at-tenzione per il benessere di colo-ro che erano a lui affidati. Uo-mini che per vivere su quelle na-vi lontane dalla patria,spessopreda delle tempeste, dovevano,nella sua ottica, essere partico-larmente protetti e rispettati an-

che nei bisogni elementari come il cibo ed il vestiario.Quest’ultimo adatto a proteggerli dal freddo e dall’u-mido, anche notturno, al quale potevano essere esposti.Un “pater familias” come lo definisce Artizzu, che inquesto senso, si preoccupava degli altri e non di se stes-so accontentandosi, nonostante la sollecitudine dei suoiufficiali, della sola copertura del mantello verde, porta-to solitamente.

Nelson e la Sardegna: È ben sottolineata dall’Auto-re la posizione strategica della Sardegna. Per questaimportanza strategica la Francia del 1793 aveva punta-to alla sua conquista, assediando La Maddalena aNord, Cagliari a Sud. I sardi furono protagonisti digrandi e coraggiose azioni per la difesa della propriaterra: tra essi vengono ricordati i capitani Domenico eAgostino Millelire, Vittorio Porcile, Tommaso e CesareZonza. La situazione storica fece sì che l’Ammiraglio ei suoi duemila marinai, sostassero anche se non conti-nuativamente, per circa due anni, nelle acque sardedal Nord al Sud. Nel Nord la rada della Maddalena eraconosciuta per la sicurezza che offriva con i suoi ap-prodi e che richiamavano l’attenzione della Marina-

Ritratto ufficiale di Lord Nelson.

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Britannica. Nel libro è precisa e documen-tata la presenza di Nelson nei vari porti erade, che consentivano transazioni con lapopolazione locale per cibo e verdure, spe-cie cipolle, per una difesa dallo scorbuto.

Con le sue doti di diplomatico e gentle-man Nelson seppe imbastire nei vari at-tracchi sardi ottimi rapporti di rispetto esimpatia. Si può interpretare come un se-gno di ciò il dono che egli fece alla chiesa diSanta Maria Maddalena nel 1804 di duemassicci candelabri e un crocifisso d’ar-gento sormontato da un Cristo in oro. Do-no ancora presente nella memoria oraledella Maddalena a distanza di tanto tempo.Anche se, secondo precisa documentazioneriportata, Nelson non sbarcò mai a terradurante il periodo d’ancoraggio. Fa riflet-tere come la fantasia popolare gli attribui-sca una relazione con una giovane del po-sto. Fatto questo che si può interpretare co-me “segno” di una integrazione nella cul-tura locale, almeno nel pensiero collettivo.Una riflessione conclusiva: colpisce il letto-

re come un uomo di questa grandezza e co-raggio diventi, per certi aspetti, uomo co-mune e fragile nel momento finale. Certoormai della sua morte imminente ha unmomento di sgomento e ribellione dinanzialla possibilità che il suo corpo venga get-tato, come consuetudine, fuori bordo.Un’altra curiosa paura di questo gigantedel mare è sempre collegata alla morte. Indiverse situazioni aveva ricordato di voleressere sepolto a Londra nella Cattedrale diSan Paolo, perché quella di Westminsterera stata costruita su una palude, che neltempo l’avrebbe inghiottita insieme quindiai sepolti in essa.

È impossibile riassumere in poche righela ricchezza del libro di Lucio Artizzu, edi-to dalle Edizioni Della Torre del nostro so-cio Salvatore Fozzi, che va letto diretta-mente se si vuole che tale ricchezza si tra-sformi in ricchezza personale di ciascuno.

Morte di Nelson.

Il fascino delle donnenel Risorgimento italiano

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Si è a lungo ritenuto che il risorgimen-to sia stato esclusivamente opera distatisti, diplomatici, soldati, tutti ma-

schi, mentre fu anche importante il ruolo dipopolane e di nobildonne quali GianninaMieli, Bianca Milesi, Adelaide Cairoli,Olimpia Savio, Antonietta De Pace, ClaraMaffei, che amarono quasi esclusivamentel’Italia. Altre all’appassionata adesione agliideali risorgimentali unirono un profondoattaccamento talvolta intellettuale, spessosentimentale, con alcuni dei principali ar-tefici dell’Unità d’Italia.

Queste donne possono essere divise intre gruppi: il primo costituito dalle “ami-che” di Cavour, il secondo costituito dalleinnamorate di Garibaldi, il terzo compostodalle adoratrici di Giuseppe Mazzini.

CAVOURNella tumultuosa vita amorosa di Cavour,le sue donne, ad eccezione di Anna Giusti-niani, di Cristina Trivulzio e della ContessaVirginia di Castiglione, ebbero scarso rilie-vo politico. Anna Giustiniani si innamoròdi Cavour da giovane ed ebbe con lui unalunga e tormentata relazione. Ferventepropugnatrice delle idee mazziniane e con-vinta repubblicana, seguì con ansia il gra-duale avvicinamento del Cavour alla Mo-narchia. La depressione legata all’allentar-si della relazione amorosa la portò al suici-dio.

Cristina Trivulzio partecipò attivamentealle insurrezioni del 1848-49 a Milano ed aRoma. Amò Cavour appassionatamente efu sconvolta dalla sua improvvisa morte.

La Contessa Virginia di Castiglione, ladonna più bella del suo tempo, fu amica edamante di personaggi illustri quali Vittorio

Ugo Carcassi

Attività politica e sentimentale di tre protagonisti

Emanuele II, Bismark, Napoleone III e Ca-vour di cui era cugina e di cui assecondòl’opera diplomatica, soprattutto riuscendoa guadagnare l’Imperatore francese allacausa italiana. Essa dunque ebbe un ruoloimportante nella attuazione dell’Unità d’I-talia. Bellissima e passionale, spinta dasfrenate ambizioni mondane, non fu tutta-via una “statua di carne” come la Princi-pessa di Metternich la definì. Onorata edosannata per decenni, finì poi i suoi giorniin solitudine, dimenticata da tutti.

GARIBALDIChe Garibaldi avesse un debole per le don-ne è cosa nota e riconosciuta. Amante foco-so, andava spesso per le spicce. Molte furo-no le donne che si invaghirono di lui. Nonpoche di loro fornirono un contributo per-

Virginia di Castiglione

Rotary Club Cagliari — dicembre 200836

sonale e prezioso alle impresegaribaldine ed ai motti risorgi-mentali. Anita De Jesus Ribeirada Silva fu il suo vero grandeamore e ne fu compagna corag-giosa nelle lotte per la libertàdel Sudamerica. Gli diede quat-tro figli. Lo seguì in Italia ovemorì a 28 anni di malaria nellepaludi di Comacchio il 4 agosto1849. Montanelli e Nozza riten-gono che più che gli interessiideali o politici che la spinsero acondurre un’esistenza così erra-bonda e faticosa, siano stati de-terminanti la profonda gelosiache nutriva nei confronti delmarito che riteneva di doversorvegliare “a vista”.

Nessun ruolo esercitaronoFrancesca Armosino, la terzamoglie, e Battistina Ravello, la

convivente, mentre Emma Ro-berts, la fidanzata inglese, nutrìper lui un affetto profondo chela portò a sostenere economica-mente Garibaldi e la sua fami-glia fino al punto di far curare asue spese a Liverpool il giovaneRicciotti, gravemente ammalato.

Secondo Denis Mack Smith,Speranza Von Schwartz, dopoAnita, è stata la donna più im-portante nella vita del condottie-

ro. Incontrò Garibaldi a 36 anni, se ne innamorò subitoe per molti anni sopportò le sue frequenti scappatelle.Decise alla fine di non sposarlo, ma restò fedele agliideali garibaldini svolgendo varie e pericolose missioni.

Un ruolo particolare esplicò Jessie White Mario che,fervente mazziniana, divenne, una volta conosciutoGaribaldi, una sua convinta ammiratrice. Sposata conAlberto Mario, amico fidato di Garibaldi, lo seguì nel-la campagna della Sicilia, Calabria, fino a Napoli. Fuutile infermiera nell’Ospedale di Caserta ed in quellodi Santa Maria. Assistette Garibaldi durante l’estrazio-ne del proiettile dalla ferita di Aspromonte. Rimastavedova, pur di restare in Italia, accettò un posto di in-segnante di inglese a Firenze. Dimenticata da quasitutti, morì a 74 anni. Carducci nel suo “Confessioni ebattaglie”, parla di lei come una donna eccezionale in-giustamente trascurata.

Altra bellissima garibaldina fu Maria Martini dellaTorre che lo incontrò nel gennaio del 1854 a Londra elo seguì come coraggiosa amazzone nella spedizionedei Mille e nella vittoriosa battaglia di Bezzecca.

Sembra che Garibaldi, dopo il distacco da Giusep-pina Raimondi, abbia avuto una relazione con la Con-tessina inglese Caroline Guiffard Philipson, una dellefinanziatrici delle imprese dei Mille e delle successivecampagne militari garibaldine. Caroline fu dunqueuna delle tante nobildonne inglesi che, innamorate diGaribaldi più o meno platonicamente, si impegnarononel sostenere finanziariamente e politicamente le sueimprese militari e nel rendergli meno duro l’esilio aCaprera.

GIUSEPPEMAZZINIIniziò a vestirsi a lutto a 16 anni per solidarietà con gliesuli italiani. Per tutta la vita indossò abiti neri, spes-so eleganti, ma tendenzialmente foschi all’antracite.Totalmente impegnato nella politica, ebbe anche, fattoquesto a lungo negato, una vita privata densa di amo-ri e passioni femminili. Mazzini fu tutt’altro che miso-gino. Apprezzava le belle donne ed aveva bisogno disentirsi amato da loro.

Ebbe un fugace amore a 15 anni con la Contessinagenovese Adelaide Zoagli e, a 19 anni con l’inglesinaMarianna Thomas che, rientrata in Gran Bretagna inlacrime, cessò completamente di scrivergli, gettandolonello sconforto più nero. Alcuni addebitano a questadelusione amorosa l’esplosione della sua passione poli-tica fatta di ispirato fanatismo e di cospirazioni che loportarono a 26 anni all’esilio che, salvi brevi interval-li, durò fino alla sua morte.

Speranza Von Schwartz

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Nel periodo pre-cospirato-rio, Mazzini ebbe una relazionecon la matura Eleonora Ruffini,madre dei tre suoi futuri com-pagni di lotta.

Gli sfavorevoli eventi rivolu-zionari provocarono il suo esilioa Marsiglia dove si innamoròperdutamente di Giuditta Sido-li. Fu un amore denso di passio-ne che li portò a convivere alungo (Giuditta aveva 27 anni,Giuseppe 26) sia in Francia chein Svizzera. Ebbero un figlio na-to a Marsiglia nell’agosto 1882(morto pare a 2 anni e mezzo dietà) che venne affidato all’ami-co Demostene Oliviero. Di que-sto figlio Mazzini si disinteressòcompletamente. La paternitànon rientrava evidentemente trai suoi doveri prioritari.

A Losanna frequentò la fa-miglia Madrot e delle due fan-ciulle, Maria ed Elise, preferì laminore, la sedicenne MariaMaddalena che a Londra gliscrisse lettere dense di passione(lei diciottenne, Mazzini trenta-duenne). Giuseppe rispose sem-pre con misurato calore.

Ospite a Londra del filosofoThomas Carlyle divenne amicodi lui ed amante della moglie,Jane Carlyle, donna matura enavigata che dell’amore aveva

un concetto concreto tipicamente nordico. Essa aprì ilciclo delle donne di Mazzini del primo esilio londinesee del secondo resosi necessario dall’insuccesso dell’av-ventura romana.

Ospite della famiglia londinese Ashurt, fu “amico”contemporaneamente delle quattro disinibite sorelle:Emily, Caroline, Matilda, Elisa.

La vita sentimentale di Mazzini fu quella di un uo-mo sensibile ed irrequieto alla ricerca di comprensionee di affetto. Infatti egli scrisse «Le donne sono le mieavvocatesse presso Dio, e mentre gli uomini, i più al-meno, ci gridano contro o ci abbandonano o ci calun-niano, le donne da me conosciute sono le più costanti ele più affettuose». Come molti emigranti bene accoltinei paesi dove soggiornavano, preferì le donne stranie-re a quelle italiane.

Per la sua peculiarità merita di essere ricordata lainfatuazione della Margherita Fuller, americana diCambridge-post nel Massachusetts, allieva brillantedel filosofo Emerson. Era né giovane né vecchia, nébella né brutta, ma piuttosto attraente per la sua ec-centricità e vivacità. Aveva incontrato Mazzini nel1846 a Londra in casa dei Carlyle. Ne era rimasta sog-giogata. Si era trasferita a Roma nel 1847 quando sipreparava il tentativo della istituzione della Repubbli-ca Romana. Mazzini a Londra aveva fondato unascuola per immigranti italiani e questo fatto aveva af-fascinato l’americana. La Fuller, durante un soggiornoin Romagna, conobbe e sposò il Marchese Ossoli da leiconvertito alla causa mazziniana. Nel 1848 ebbero unfiglio, Angelo, che fu subito affidato a dei contadini diRieti per consentire alla coppia di adoperarsi a soste-gno della creazione della Repubblica Romana solenne-mente celebrata il 9 marzo 1849. Purtroppo le truppefrancesi,comandate dal Generale Odinot, intervennerodecisamente. La Fuller, nominata Direttrice dell’Ospe-dale “Fate Bene Fratelli” sull’isola tiberina, espletòquesto compito con efficienza ed impegno. Quando lecose volsero al peggio, fuggì a Rieti per recuperare il fi-glio. Raggiunse poi a Firenze il marito. Si imbarcaronocon il figlio Angelo ed altri fuoriusciti forse a Pisa suuna nave diretta in America. A 300 metri dalla costaamericana il vascello urtò le rocce di Fire Island Beached affondò rapidamente. Nessuno si salvò.

Mazzini morì a Pisa il 10 marzo del 1872 poco pri-ma del suo sessantottesimo compleanno. Il suo cada-vere fu parzialmente pietrificato da Paolo Gorini edora riposa nella tomba monumentale di Staglieno aGenova.

Giuditta Sidoli

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Un ecoparco sullediscariche minerarie

Mario Figus

Concorso internazionale di idee promosso dal Rotary

Il concorso internazionale di idee promosso dai Rotary Club di Cagliari, Carboniaed Iglesias per la progettazione di un Ecoparco sulle discariche di Serbariu.

IRotary Club di Cagliari, Carbonia edIglesias, in collaborazione con il Comu-ne di Carbonia, la società LIGESTRA

S.r.l., il DIGITA (Dipartimento di Geoinge-gneria Tecnologie Ambientali), il Diparti-mento di Scienze Botaniche dell’Universitàdi Cagliari, il Parco Geominerario Storicoed Ambientale della Sardegna e la societàECOREARCH S.c.r.l., con il patrociniodell’Ordine degli Ingegneri di Cagliari,hanno presentato al pubblico, con un con-vegno internazionale che si è svolto lo scor-so 11 ottobre presso l’Aula Magna dellaFacoltà di Ingegneria dell’Università di Ca-gliari, il concorso di idee per Ingegneri edArchitetti dal titolo “Serbariu: dalla disca-rica all’Ecoparco Minerario”.

Il lancio del concorso di idee, il cui pro-getto vincente verrà donato dai Rotary alComune di Carbonia, è il culmine di un’i-niziativa che ha preso spunto dalla notiziadi un protocollo d’intesa sottoscritto dallasocietà Ligestra (Gruppo Fintecna) e dalComune di Carbonia, che prevede la resti-tuzione al territorio dell’ampia area dellasuperficie di circa 20 ettari su cui ricade ladiscarica della vecchia miniera di Serbariu.L’area è posizionata all’immediato ridossodell’abitato della città mineraria. Il com-pendio minerario, ubicato nella regione delSulcis, a circa 70 km da Cagliari, è un tas-sello fondamentale della storia minerariadella Sardegna, sia perché dalla fine del se-colo scorso agli anni ’60 essa è stata, con la

La miniera di Serbariu negli anni ’50.

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sua produzione di oltre 11 milioni di ton-nellate di minerale, la più importante mi-niera carbonifera italiana, sia perché lastessa città di Carbonia è sorta nel 1938 perospitare le famiglie ed i servizi per i circa20.000 minatori, sardi e non, che nei perio-di di massima attività della miniera eranooccupati nella produzione della preziosamateria prima energetica. Il Comune diCarbonia in collaborazione con il ParcoGeominerario Storico ed Ambientale dellaSardegna ha intrapreso un’importanteazione di valorizzazione degli edifici indu-striali esistenti insediando Il Centro Italia-no di Cultura del Carbone, un vasto com-pendio in cui sono insediate strutture mu-seali e strutture scientifiche di ricerca e svi-luppo di tecnologie energetiche pulite.

Il ritorno al territorio di un bene che co-sì fortemente ne caratterizza l’identità nonpoteva lasciare indifferenti i tre RotaryClub di Cagliari, Carbonia ed Iglesias, datoil forte legame “genetico” delle tre città conil mondo minerario. Rammentiamo che aCagliari, nel 1949 sotto la spinta del Prof.Mario Carta, illustre rotariano ormai scom-parso, è nata la prima facoltà di Ingegneria

Mineraria d’Italia, mentre Iglesias e Carbo-nia sono state le assolute protagoniste dellastoria mineraria italiana.

Il concetto base che ha mosso i membridella commissione nello sviluppo del proget-to Ecoparco è che le miniere, di cui è costel-lato l’intero territorio della Sardegna, e so-prattutto il Sulcis Iglesiente principale di-stretto minerario italiano, rappresentano unpatrimonio dell’umanità, in quanto fruttodell’ingegno umano e tappa fondamentaledella evoluzione tecnologica della Sardegna.Esse sono la testimonianza di fatiche, di lot-te sindacali, di importanti fortune economi-che di alcune famiglie o gruppi industriali.Un altro spunto di riflessione che ha spintola Commissione verso l’idea dell’Ecoparcorisiede nella considerazione che nelle regioniminerarie di tutta Europa si guarda al turi-smo ed alla cultura come ad un’opzione disempre maggiore interesse per la valorizza-zione ed il riutilizzo delle aree e delle infra-strutture minerarie abbandonate.

Lo sviluppo di attività turistiche e cul-turali è stato da noi considerato il modomigliore:

Il tavolo della presidenza del Convegno internazionale.da sinistra: Mario Figus (R.C. Cagliari, coordinatore commissione interclub organizzatrice); Ettore Atzori(presidente R.C. Cagliari); Paolo Piccaluga, Past President del Rotary Club Cagliari apre il Convegno.

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– per conservare e proteggerel’eredità industriale lasciatadalle miniere;– per mantenere viva la diver-sità culturale delle aree minera-rie.

La commissione interclub,insediata nel mese di maggio2008 ha deciso che il modo mi-gliore per dare attuazione all’i-dea fosse di far concorrere inge-gneri ed architetti di tutta Eu-ropa a disegnare il parco a cieloaperto e gli edifici in cui verran-no insediate le strutture scienti-fiche, divulgative e di acco-glienza per i visitatori.

L’iniziativa oggi è giunta adun avanzato livello di realizza-zione.

Un’ulteriore fase di sviluppodel progetto Ecoparco è stata larealizzazione del convegno in-ternazionale citato all’iniziodell’articolo, che è stata l’occa-sione per verificare lo stato d’a-vanzamento dei lavori dellaCommissione, della revisionedel bando in corso da parte del-l’Ordine degli Ingegneri, deglistudi preliminari condotti dalDIGITA e dal Dipartimento diBotanica, ma, soprattutto, dimostrare alcune tra le più im-portanti azioni di valorizzazio-ne dell’eredità mineraria nelRegno Unito, in Portogallo, inSud America, in Spagna.

La prima parte del conve-gno, presieduto da Paolo Picca-luga Past President del RotaryClub Cagliari, è stato aperto daEttore Atzori, Presidente delClub di Cagliari, coordinatoredella commissione interclub eda Mario Figus del Rotary Clubdi Cagliari, che ha illustrato loscopo del convegno e lo statod’avanzamento dei lavori dellaLe discariche degli sterili di trattamento della miniera di Serbariu.

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commissione. L’Ing. Sandra Tobia, Presi-dente dell’Ordine degli Ingegneri della Pro-vincia di Cagliari, ha illustrato i principaliaspetti normativi a cui il bando di concor-so si dovrà attenere.

La seconda parte del convegno si è arti-colata su due interventi di grandissimo in-teresse: quello del prof. Luis Martins diret-tore dell’Istituto Nazionale di IngegneriaTecnologia ed Innovazione del Portogallo,progettista di numerosi interventi di valo-rizzazione di aree minerarie dismesse ecoordinatore della Rete Europea delle Re-gioni Minerarie, che ha illustrato ai nume-rosi partecipanti al convegno alcuni impor-tanti interventi di valorizzazione dell’ere-dità culturale mineraria in Portogallo ed inSud America.

Il Dr. Ian Martin, Dirigente dell’EdenProject, ha illustrato come è nata l’idea ecome si è sviluppato nel tempo il più im-portante progetto di rinaturalizzazione diun’area mineraria degradata mai realizza-to. Già dalla sua presentazione pubblical’Eden Project è stato considerato comeuno tra i principali progetti che avrebberomarcato il passaggio del Regno Unito alterzo millennio.

La terza sessione del Convegno aveva loscopo di illustrare i progetti di risistema-zione preliminare dell’area che la Ligestraha commissionato rispettivamente ai di-partimenti di Geoingegneria e TecnologieAmbientali (DIGITA) e di Scienze Botani-che dell’Università di Cagliari. Il Prof.Ghiani del DIGITA ha illustrato i linea-menti fondamentali del progetto di recupe-ro dell’area della discarica di Serbariu. IlProf. Gianluigi Bacchetta del Dipartimentodi Scienze Botaniche dell’Università di Ca-gliari ha mostrato gli sviluppi degli studieffettuati dal Dipartimento di Scienze Bo-taniche sulle specie endemiche del SulcisIglesiente, illustrando le caratteristiche e leproprietà delle specie da utilizzare per lafase di rinaturalizzazione della discarica edi risultati di analoghe sperimentazioni ef-fettuate in altre aree consimili del SulcisIglesiente.

Il prof. Raimondo Ciccu ha illustrato ilprogetto del Centro Italiano della Culturadel Carbone e del Museo del Carbone com-pletato di recente, oltre ad altri interventidi musealizzazione di strutture minerariedismesse a cui il progetto si è ispirato. L’ul-timo intervento della sessione è stato tenu-

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to dall’amico Luciano Ottelli del RotaryClub di Iglesias, Direttore del Parco Geo-minerario, Storico ed Ambientale dellaSardegna, che ha ripercorso la storia dellaminiera di Serbariu.

La terza ed ultima sessione del Conve-gno ha avuto come protagonisti l’On. Sal-vatore Cherchi, Sindaco di Carbonia, cheha ringraziato il Rotary per avere intrapre-so un’iniziativa di grande valore per il suoterritorio, ed ha porto ai convegnisti il salu-

to dell’On. Cicito Morittu, Assessore Regio-nale della Difesa dell’Ambiente, impossibi-litato a partecipare per impegni istituzio-nali. Il Sindaco ha chiarito che il progettodei tre Rotary Club promotori si inquadra ecompleta l’azione di valorizzazione chel’Amministrazione sta compiendo per tra-sformare il vecchio sito minerario di Serba-riu in un polo di attrazione scientifico –museale – naturalistico.

www.rotarycagliari.org

[email protected] del club:

SITO INTERNETDELCLUB:

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Marcello Marchi

Magistrato permezzo secolo

Conversando conRafaele Corona

27aprile 1959 / 1 novembre 2008: date in cuicomincia e si conclude il servizio di magi-strato svolto da Rafaele Corona. È un ca-

so, se non unico, rarissimo, che le funzioni si eserciti-no per un periodo di cinquant’anni (49 anni, 6 mesied 1 giorno come si afferma nelle carte d’ufficio). Percontinuare con i numeri, può dirsi che Rafaele, en-trato in magistratura a 24 anni, le ha dedicato 2/3della propria vita. Questi numeri servono a darci se-gno tangibile della eccezionale durata della profes-

sione contribuendo a sottoli-neare come la qualità di essa,emersa sin dall’inizio, non siamai venuta meno, ma abbiaacquisito nel tempo, con il ma-turare degli studi e delle espe-rienze, valore sempre crescen-te. Rafaele ha, giorno per gior-no, anno per anno, dedicatoimpegno costante, mirabile in-telligenza, equilibrio nel giudi-zio, passione per lo studio, de-siderio mai interrotto di ap-prendere.

In una delle sue opere (Pro-prietà e maggioranza nel con-dominio negli edifici – Torino2001) conclude la prefazionecon queste parole:

«I libri precedenti li ho dedi-cati ai miei familiari: a mia mo-glie, a mio padre ed ai miei figli.Mi è caro dedicare questo lavo-ro della maturità alla memoriadi Lino Salis, Sante Ferrero edEnrico Endrich – un eminenteprofessore universitario, unmagistrato colto, estroso ed in-faticabile; un insigne avvocato euomo politico – dei quali hoammirato la dedizione alla ri-cerca e il rigore nel metodo; l’a-bitudine ad approfondire i casiin concreto ed a ricavare la giu-stizia dalla legge; il culto per ilsapere, la singolare perizia nel-l’arte del dire ed il senso delloStato. Dai quali qualcosa pre-sumo di avere imparato».

Questa è la sintesi della per-sonalità di Rafaele Corona, essaespone i valori in cui crede,quelli che ha sempre sostenutoe per i quali ha operato: la Fa-miglia, la Ricerca, il Metodo, ilSapere, l’Approccio approfon-dito al caso concreto, lo Stato.

Anche l’Arte del dire. Rafae-le ha infatti dimostrato in tanteriunioni del Club (così come in

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convegni e altre occasioni) particolare abi-lità nel proporre temi di rilevante impor-tanza, attirando l’attenzione degli ascolta-tori che sono accorsi sempre numerosi peravere il piacere di apprezzare la sua parola.

Riassumendo le funzioni svolte, possia-mo così indicarle: Uditore giudiziario a Ca-gliari, Pretore a Bitti e a Serramanna, Giu-dice civile nel Tribunale e poi nella Corted’Appello di Cagliari e dal 1990 alla Cortedi Cassazione, consigliere della SecondaSezione Civile di cui diventa Presidente ti-tolare dal 2002 e, alternandosi con gli altriPresidenti, Presidente delle Sezioni UniteCivili.

Il desiderio di apprendere è un dato co-stante di Rafaele. Appena vinto il concor-so, frequenta l’Università di Cagliari comeassistente del professor Lino Salis, docen-te di diritto civile, poi insegna nell’Ateneodiritto privato comparato. Approfondiscegli studi sul condominio, materia partico-larmente difficile per le numerosissimecontroversie che nascono (e ciascuno dinoi sa, quasi sempre per esperienza diret-ta, i contrasti che scaturiscono con chiabita nello stesso edificio); per il sorgeredi nuovi super condomini con pluralità difabbricati e per lo scarso numero di operescientifiche; per cui è indotto a scriverearticoli e saggi in merito. Tra le sue pub-blicazioni, accolte sempre con vivo inte-resse dai giuristi, anche perché tanto spes-so fonte di validi criteri interpretativi, uti-li per la soluzione di complessi problemi,voglio ricordare, oltre quella citata: Con-tributo alla teoria del condominio negliedifici, Milano 1973; Il supercondominio:condominio negli edifici, complessi immo-biliari ed edifici complessi, Milano 1985; Iregolamenti di condominio, Torino 2004.Ancora, poiché si è occupato anche del di-ritto di famiglia: Intollerabilità della con-vivenza e separazione dei coniugi, Napoli1984.

Rafaele inoltre ha mostrato sempre mol-to interesse alla specializzazione dei Magi-strati e alla separazione delle carriere ed hascritto un saggio, con tale titolo, edito a To-rino nel 2005.

È rotariano del nostro Club dal febbraio1969 (sta quindi per festeggiare i 40 anni diappartenenza), Presidente nel 1987/88, hapresieduto anche diverse Commissioni o neè stato Componente; non vi è stata iniziati-va rotariana alla quale non abbia dato congeneroso impegno il suo contributo, sem-pre autorevole e determinante.

La circostanza del congedo di Rafaeledalla magistratura dopo cinquant’anni dicosì eccellente esercizio, imponeva chequesta rivista lo ricordasse: ed ecco che,Lucio Artizzu, abile direttore, mi dà l’inca-rico di intervistarlo.

Una di queste mattine, in cui l’estatesembra tarda a morire, mi ritrovo nellabella casa di Rafaele, alle pendici di MonteUrpino, con le finestre che mostrano «labellezza smagliante del paesaggio» (comescrive in un saggio).

Siamo due amici di vecchissima data,anche se i miei anni sono più dei suoi: ciconosciamo da quando lui era bambino. Imiei familiari prima, poi io stesso abbia-mo abitato, per molti anni, nel villino diproprietà della nonna, nella via Sonnino,accanto alla via Alghero, forse l’unico cheha conservato l’antica struttura. Perciò,pur con diversi tempi di impegni scolasti-ci, ci siamo frequentati fino a vivere insie-me esperienze comuni; insieme siamo en-trati in magistratura (e con noi era anchel’amico Gianni Olla); entrambi siamo sta-ti in momenti successivi Pretori a Bitti;nello stesso giorno siamo stati accolti nelClub. L’intervista quindi ha avuto un an-damento desueto; è stata una chiacchiera-ta tra amici, cordiale e affettuosa come so-no sempre stati i rapporti della mia fami-glia con la sua. A questo punto sembraopportuno ricordare che sua moglie Ro-sellina, ben nota ai soci del Club per lagrazia, la simpatia, l’impegno in attivitàsociali, è stata compagna amorevole e va-lido sostegno alle scelte da lui operate.

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La prima domanda riguarda il tuo pen-siero sull’organizzazione della Magi-

stratura, tema che ti è stato particolar-mente caro e per il quale sei più volte inter-venuto in diverse sedi.

«Per un lungo periodo ho avuto unagrande passione per i giudizi di me-

rito, nel senso che mi sono interessato, oltreche di cercare di fare al meglio il lavoro diGiudice civile, sia in Tribunale che in Cor-te d’Appello, del funzionamento degli uffi-ci. Infatti ho scritto, da tempo immemora-bile, diversi articoli in materia di efficien-za, produttività, organizzazione degli uffi-ci. Ho fatto ricerche all’Università sin dal1960 sulla organizzazione delle Preture; ri-cordo che nell’86 pubblicai un articolo inmateria e sulla revisione delle circoscrizio-ni giudiziarie, tant’è che il Consiglio Supe-riore mi chiamò a far parte di una Com-missione che doveva dare il parere sulla re-visione di tutte le circoscrizioni».

Dal 1990 sei in Cassazione alle SezioniCivili, mi accennavi prima che svol-

gendo funzioni di legittimità, non hai unavisione aggiornata dell’organizzazione de-gli Uffici di merito; ma da quanto hai potu-to osservare quale opinione puoi esprimerealmeno sull’efficienza di essi.

«Io mi sto rendendo conto che la qualitàdelle sentenze è peggiorata perché, evi-

dentemente, a capo degli uffici o delle sezio-ni non sono stati sempre nominati magistra-ti adatti. Cioè la direzione dell’ufficio, sia perquel che riguarda l’organizzazione, sia perquel che riguarda la direzione dell’udienza,il collegio, suppone esperienza, dedizione,capacità. Non sempre il Consiglio Superioreha individuato i magistrati migliori per eser-citare queste funzioni.

Non posso dirti niente sulla organizza-zione degli uffici giudiziari, perché misfugge come siano strutturati quelli dellediverse sedi. Posso dire che vi sono Sezioniottime e Sezioni meno buone. Dagli ufficipervengono sentenze di prim’ordine, sen-tenze modeste ed anche sentenze scadenti.

Vi è un dato particolarmente indicativodella situazione attuale; oggi la Corte diCassazione riforma il 33% delle sentenze,mentre, prima, il ricorso per Cassazioneveniva accolto nel 20% dei casi».

Hai scritto diverse opere di successo e tisei, tra l’altro, occupato da tempo

della specializzazione dei magistrati e del-la separazione delle carriere (ne hai parla-to anche al Club) e, da ultimo, hai scrittoun saggio sul tema, edito a Torino nel 2005.Il problema, in particolare quello della se-parazione, è di grande attualità e trovaschieramenti contrapposti. Vorrei che espo-nessi in merito il tuo pensiero.

«Per quanto riguarda la specializzazio-ne ritengo che noi magistrati siamo

in un gravissimo ritardo culturale, può rile-varsi che ciò non avviene nei campi dellealtre professioni: così il chirurgo non fa ilclinico, il ginecologo non fa l’otorinolarin-goiatra. Noi pretendiamo di poter far tutto.

Sono convinto che il giudice specialistanon soltanto conosce meglio la materia, maacquista un miglior metodo giuridico gene-rale.

Circa la separazione delle carriere rilevoche in Europa esiste e che non vi è ragioneperché non possa essere adottata anche danoi. Non vorrei che la resistenza di tantimagistrati sia, in parte, fondata sul deside-rio di avere maggiore disponibilità di postia cui aspirare, con il passaggio dalle fun-zioni giudicanti a quelle requirenti e vice-versa. Emettere sentenze o sostenere l’ac-cusa, sono due procedimenti diversi cheesigono competenze diverse, qualificazionidiverse, strumenti e organizzazioni di uffi-ci diversi.

Debbo dire che oggi la tesi della separa-zione delle carriere, se non nell’ambito del-la magistratura, fuori di essa trova sempremaggiori consensi».

Ritieni che, per una più adeguata spe-cializzazione, l’esercizio delle funzioni

nella Corte di Cassazione sia un comple-mento necessario?

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«Sono convinto, per il percorso svolto,che una esperienza in Cassazione sia

oltremodo utile. Nella precedente bozza diriforma dell’organizzazione giudiziaria viera un norma che prevedeva, per il conferi-mento degli uffici direttivi di Presidente diCorte d’Appello o di Procuratore Generale,una precedente esperienza in Corte di Cas-sazione per due o tre anni. La norma, poiabolita dalla riforma Mastella, era innova-tiva perché avrebbe indotto tutti i giudici aschiodarsi dalle solite sedie e a confrontar-si con esperienze diverse che aiutano in-dubbiamente a crescere.

Credo, essendo stato 18 anni fuori, cheabbia acquisito conoscenze che in Sarde-gna non avrei potuto avere. Certo, ho sem-pre studiato e posso ricordare che a Geno-va, in un convegno, mi è stato ricordato chela prima sentenza in tema di danno biolo-gico è stata emessa dalla Corte d’Appello diCagliari, ed io ne ero il relatore.

Però l’impegno anche intenso in Corted’Appello non è paragonabile alla quantitàdi esperienze, di casi, di colleghi e di avvo-cati bravissimi che trovi in Cassazione. Inquesti posti si cresce; o lavori o soccombi;se hai voglia di metterti in luce, se hai vo-glia di progredire, se hai voglia di essere al-la pari con gli altri, devi lavorare molto.

Insisto ancora sullo studio, sulla specia-lizzazione. L’aver continuato a frequentarel’Università mi ha costretto a studiare con-tinuamente, specializzandomi in una mate-ria, perché, tranne il libro in tema di fami-glia, nato dalle discussioni in camera diconsiglio, ho sempre studiato il condomi-nio, essendo pienamente convinto che ap-profondire le questioni ti consente di ac-quisire il metodo.

In Cassazione, in tutti questi anni, hofatto alcune sentenze importanti, da ultimoanche come Presidente delle Sezioni UniteCivili. Credo di avere scritto, come tale,due sentenze di rilievo in tema di condomi-nio. Una sulla parziarietà delle obbligazio-ni dei condomini. cioè, secondo essa, i con-domini devono rispondere non più dell’in-tero, come avveniva prima sulla base dellasolidarietà, ma in base alla propria quota.

Accadeva che in condomìni anche di centopersone (fenomeno oggi sempre più diffusoper le trasformazioni avvenute in campoedilizio), il creditore potesse richiedere l’in-tero ammontare dell’obbligazione ad unodei condomini, solitamente al più ricco, eche costui fosse poi costretto a surrogarsi,inseguendo ciascuno degli altri.

L’altra sentenza riguarda il condominiominimo, quello formato da due condomini,bisognava risolvere il problema se ad essosi applichino o no in generale le norme sulcondominio che prevedono il principio del-la maggioranza, che in questo caso non puòesserci, o quelle della comunione, e ho sta-bilito che si applicano le norme sul condo-minio.

Un’altra, sempre delle Sezioni Unite, ri-guardava la impugnazione delle delibereassembleari, la distinzione fra quelle nullee quelle annullabili. Credo di avere indiriz-zato il criterio che le delibere nulle e quin-di che si possono impugnare sempre, inqualunque tempo, sono quelle viziate peroggetto illecito o impossibile, mentre tuttele altre sono annullabili e quindi si debbo-no impugnare entro trenta giorni.

In Cassazione ho conosciuto giudici chesanno tutto sulle società, altri che sannotutto sulla espropriazione per pubblica uti-lità; nella mia sezione, come prima cosa, hocercato una sempre più specifica specializ-zazione, così per le diciannove materie sucui eravamo chiamati a dare il giudizio, hochiesto a ciascuno dei giudici quali fosseroquelle preferite, in modo da poter distri-buire il lavoro in base alla scel-ta,assicurando una più approfondita equindi migliore distribuzione dei compiti».

Il momento più bello?«Senza falsa modestia, momenti esal-

tanti ne ho vissuti molti. Mi è capita-to di convincere le Sezioni Unite a seguiretesi innovative e ricevere i complimenti diillustri primi presidenti, quali VittorioSgroi e Andrea Vela; di presiedere incontridi studio d’alto livello, con la partecipazio-ne di docenti insigni; oppure, davanti al

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Plenum del Consiglio Superiore, che miaveva selezionato assieme ad altri due col-leghi per la carica di primo presidente, lamia esposizione dei compiti della Cassazio-ne e della sua organizzazione, riscosse unimprevisto e generalizzato consenso (chenon è servito a nulla).

Il momento più alto, tuttavia, è stata labrevissima commemorazione dei caduti diNassirya. L’ho raccontato al Rotary, in oc-casione della visita alla Caserma Monfe-nera.

Il giorno successivo ai funerali, che vi-dero una straordinaria partecipazione dipopolo, presiedevo le Sezioni Unite ed ilprimo presidente Marvulli mi mandò a direche sarebbe stato opportuno dire qualcheparola prima dell’apertura dell’udienza.Rivelai che da Pretore di Bitti non avevocolloquio con gli anziani, fino a quando,interrogando un testimone, notai che nellagiacchetta portava i nastrini militari. Senzafronzoli domandai: «Brigata Sassari o Bri-gata Reggio»? – «Brigata Sassari, SignorPretore». Da allora, quando parlavo conpersone nate tra il 1890 e il ’99, la stessadomanda dava la stura alla piena dei ricor-di. Ricordavano tutto: i nomi delle batta-glie, dei comandanti, dei commilitoni ca-duti; le sofferenze nelle trincee; gli episodidi sgomento o di eroismo; l’orgoglio di aversuperato momenti difficilissimi. Se fossistato capace di raccogliere e di riprodurre

le testimonianze, avrei potuto scrivere unlibro bellissimo. Mi resi conto che i pastorie i contadini, per la prima volta usciti dagliovili e dai campi, si erano sentiti attori nel-la storia d’Europa: sentivano di averla vis-suta da protagonisti.

Conclusi il breve intervento con il ri-chiamo di una scritta scarabocchiata sugliargini del Tevere dal Pasquino di turno.«Signori dei cortei e dei girotondi, non ciinteressa che la televisione vi riprenda eche i giornali parlino di voi… noi abbiamoaltri eroi e un’altra Patria».

Forse avevo usato il tono e le parole giu-sti. I Colleghi, che erano più di dieci nelcollegio, gli avvocati presenti e il pubbliconumeroso mostrarono di apprezzare che,da sardo, ricordassi la Brigata Sassari. Era-vamo tutti commossi.

Tante altre risposte sono state date, emoltissime altre domande potevano essereproposte; i limiti di questa nota non con-sentono di andare oltre, ma Rafaele, comeha già fatto numerose volte nel passato, an-che recente, in cui le alte funzioni svolte aRoma, lo hanno costretto, suo malgrado, anon essere presente come avrebbe volutoalle nostre riunioni, saprà ancora illustrar-ci, con «la perizia nell’arte del dire», sia iproblemi della Giustizia, sia quelli più ge-nerali della società in Italia.

Il GovernatoreDistrettualein visita al Club

Giovedì 27 novembre è stato fra noi l’ing. ALBERTO CECCHINI per l’incontroannuale del Governatore con il Club.

Il clima è stato particolarmente cordiale e, nel corso della serata, egli, in modoappassionato e convincente, ha chiarito le vie che il Rotary deve percorrere negli an-ni avvenire, proiettandosi sempre più verso l’esterno per lasciare tangibili tracce disé e, a tal fine, anche accentuando l’indirizzo di riformare l’effettivo accogliendo gio-vani leve che uniranno all’esperienza dei soci anziani nuove idee per il futuro.

Alberto, a soli 46 anni, validissimo Governatore, è una evidente conferma dellabontà di tali scelte.

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«In uno dei tanti miti della creazione, dai sassiantichi crescono giganti. Sciola, scala nellaterra i semi di una foresta pietrificata. Segni di

una grande arte» sottolinea lo storico dell’arte Arturo

Carlo Quintivalle, che ad Assisiha presentato il lavoro delloscultore. Certo, c’è un vero filrouge che prevale in tutta la suaopera: l’arte come necessità diriflessione sulla natura, sui va-lori della nostra esistenza, sullaprimavera della speranza.

Arte come etica. E anche perquesto, Sciola è un artista raro.

Un vento caldo accarezzal’enorme distesa di pietre vulca-niche appena bagnate da unamico. L’acqua le rende lumi-nose, quasi pulsanti sotto la lu-ce tersa e restituisce a questamostra all’aperto il suo senso diun momento straordinario e ir-ripetibile. Come ricorda GilloDorfles, «Le pietre di Sciolahanno il potere di suscitare l’e-quivalente di un evento sacro».Ed è così davvero, soprattuttoin questo luogo pieno di valorisimbolici, di storia e spiritualitàdove il tempo appare sospeso inuna cornice mistica e quasi me-tafisica.

Sciola si siede su una dellepietre.

È stremato ma con unaenergia ancora incontenibile: «Iproblemi non sono quelli dellebanche, ma quelli della pace.Siamo circondati da violenza,intolleranza, rifiuto dell’altro,in un mondo dove incombe co-stante la paura e un senso dimorte.

L’artista propone utopie. Vi-ve di utopie. E cerca di lasciaredelle tracce, tracce per pensare.Se ho una missione, questa è lamia missione».

Un grande successo internazionale ha ottenutola mostra “I semi della pace” di Pinuccio Sciola,allestita nella piazza inferiore della Basilica di SanFrancesco ad Assisi. L’artista di San Sperate hapresentato 150 grandi pietre naturali inframezza-te da piante d’ulivo, ottenendo effetti di grandesuggestione.

Sulla terza pagina del Corriere della Sera del 17ottobre scorso Gianluigi Colin ha tracciato un ar-ticolato profilo dell’artista e della sua mostra. Neriportiamo la parte conclusiva:

Pinuccio Sciolaad Assisi

L’arte comeetica

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“Rari Nantes in gurgite vasto”. Che fossero“naufraghi sparsi qua e là fra le onde bur-rascose” quei baldi giovanotti che nelle ac-

que tranquille del piccolo molo di levante del porto diCagliari si esercitavano in acrobatici tuffi o vigorosenuotate sfoggiando stili sconosciuti (alcuni d’importa-zione straniera come l’elegante crawl), di certo non sisarebbe potuto dire. Solo che “Rari Nantes” (a pro-porlo fu certamente un dotto latinista) era un bel no-me, anche se misterioso, e che comunque si adattavaad una società sportiva natatoria anche se non moltifans, salvo i giovani studenti che la frequentavano,erano classicamente ferrati da riconoscere che “RariNantes in gurgite vasto” era un verso di Virgilio trattodal sesto libro dell’Eneide.

Di certo, conoscitore della storia d’Enea doveva es-sere stato qualcuno di quei signori a capo della So-cietà, così dotti da estrapolarne il verso virgiliano chedoveva dare lustro a quello che sarebbe diventato il so-dalizio più nobile e longevo degli sport natatori di Ca-gliari e questo suo affacciarsi nella vita sportiva citta-dina accadeva il 20 gennaio del 1909 così come, a be-neficio dei posteri, diede notizia il giorno successivo

dello stesso mese il giornale diCagliari L’Unione Sarda.

«Siamo ben lieti poter pub-blicare – esordiva il benemeritocronista – che per un numerogià considerevole dei nostriconcittadini, si è costituita lasezione dei “Rari Nantes” diCagliari. Scopo unico di questasezione è di propagare, sottotutte le forme, il nuoto, essen-zialmente nella forma turisticae di salvataggio, scopo, questo,non solo dilettevole ma corri-spondente a sentimenti nobilis-simi.

Le elezioni generali regola-rissime – prosegue il cronista –ebbero luogo ieri e dichiararonoil seguente risultato: Presidente,sig. Nonnoi avv. Enrico; vicepresidente, sig. Congiu rag. En-rico; consiglieri: signori Sorren-tino Gabriele, Papi rag. Carlo,Usai Raffaele, Deplano Rena-to». Il direttivo veniva comple-tato dal cassiere (Umberto San-guinetti), dal segretario (Am-brogio Alberti), e dai direttorisportivi Mario Carlomagno eAttilio Pagliarello.

La sede dei primordi del so-dalizio ebbe sistemazione nelpalazzo Camba, in via Roma, esoltanto dopo molte insistenze(all’avv. Nonnoi era ben prestosucceduto nella presidenza ilcav. Salvatore Deidda) vennerealizzato uno chalet in legnonella banchina della sanità ma-rittima del porto di Cagliari. Illuogo di ritrovo dei “rarinanti-ni” doveva conoscere vari mu-tamenti e solo alla fine dellagrande guerra poté avere unasede più dignitosa in una picco-la porzione del molo di levantedel nostro porto. Da quella so-cietà che diventò una scuola sa-rebbero usciti molti valorosi

La “Rari Nantes”Lucio Artizzu

Da cent’anni annial servizio dello sport

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campioni sia nella pratica natatoria che nel settore del-la pallanuoto e nel nobile cimento dei tuffi.

Il rilevante inserimento ed il contributo della RariNantes nel tessuto sportivo della città di Cagliari lo siavrà, in particolare, nel 1957 quando la società, mala-mente sfrattata dalla darsena, fu trasferita in quellache diventerà la sede definitiva a Su Siccu. Gli im-pianti furono realizzati dal demanio marittimo cheaveva imposto sia alla “Rari Nantes” che alla società“Canottieri Ichnusa” di abbandonare i locali fino adallora occupati per esigenze militari.

Inizialmente, come ricorda quell’attento e appas-sionato storico dello sport sardo che fu Angelo Carrusin un suo dettagliato articolo del 1999 (Sardegna Fie-ristica), l’area destinata al nuoto era una superficie dimare prospiciente la sede mentre successivamente furealizzata una piscina coperta di 25 metri con attiguapalestra per la scuola nuoto ed i servizi ma fu, inrealtà, negli anni “Settanta” che fu allestita la piscinaolimpica di 50 metri, successivamente dimensionata –come nota Carrus – per via delle spese di esercizio.

Oggi la “Rari Nantes” ha mutato volto: il numerodei soci è aumentato ed è in continua crescita mentrele attrezzature sportive rispondono alle esigenze deitempi. Chi voglia, però, ritornare con la mente ai suoiantichi esordi, non può non ricordare con nostalgiaquell’angusto specchio d’acqua del porto, molo Sa-nità, dove non soltanto venivano forgiati gli atleti cheavrebbero onorato il nuoto cagliaritano anche in cam-po nazionale e internazionale, ma costituì anche unpolo di attrazione e di aggregazione per i tanti giova-ni che, “snobbando” il Poetto anche a causa deglioneri tranviari, avevano scelto le acque del porto co-me luogo ideale delle vacanze e luogo ideale per l’e-

sercizio dei tuffi e le nuotatedove “non si tocca”.

Ma torniamo alla piccolastoria della “Rari”.

Furono diversi i presidentiche le diedero impulso e poserole basi per la sua crescita cheoggi tocca il secolo; erano per lopiù esponenti del mondo econo-mico, e, durante la parentesi fa-scista, gerarchi del partito men-tre in tempi moderni furonoprofessionisti per lo più uscitidalle fila della stessa societàsportiva.

Un doveroso ricordo, per-tanto, va al presidente che posele basi perché la “Rari Nantes”potesse svilupparsi nel futuro:Efisio De Gioannis, valorosonuotatore e pallanuotista che, aguerra finita, fece sì che dallamacerie venisse costruita la so-cietà che si sarebbe incammina-ta verso quel secolo di attivitàche, senza retorica ma, con pro-positi di crescita, oggi si cele-bra. Alla sua scomparsa, la suaopera fu proseguita da perso-naggi di spicco della vita caglia-ritana quali Eulo Atzeni, cam-pione mondiale universitarionei 1500 stile libero (1927) eProvveditore agli studi di Ca-gliari, Fernando Aru, PasqualeMistretta (attuale rettore del-l’Università cittadina) che van-ta il merito di aver completatole strutture di Su Siccu.

La brevità di questo scrittonon consente di ricordare tuttiquei valorosi dirigenti che hannoposto e rafforzato le basi per lacrescita della “Rari” (una picco-la ma doverosa eccezione perCarlo Papi, che è stato il primopresidente regionale della Fe-dernuoto; per Igino Porceddu,che tra gli anni venti e trenta, fuun grande campione e pioniere

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dei tuffi; Aquilino Can-nas, anima sensibile dipoeta della cagliarita-nità: Tommaso Orani,più volte segretario chenon volle abbandonarela società neanche quan-do perse la vista).

Numerose e brillantisono state le tappe rag-giunte dalla società ca-gliaritana nel corso deidecenni ma un cennodoveroso va anche aquella che negli anni“Ottanta” fu denomina-ta “l’era Sorrentino”, ovvero l’e-ra di Corrado Sorrentino, nuota-tore uscito dal vivaio della so-cietà. Il suo palmares vantaquattro titoli italiani ai campio-nati giovanili del 1992, il titoloassoluto nei 400 misti, conqui-stato quello stesso anno a Pesaro(1992 e ’93) con le competizionieuropee; conquista della magliatricolore nei 200 misti agli asso-luti estivi.

Nuove generazioni hannocontribuito ad arricchire l’albod’oro della presenza della “RariNantes” nello sport natatorio epallanotistico sardo e nazionalee se si volge lo sguardo al passa-to non può non avvertirsi unsenso d’orgoglio per i tanti oggidimenticati e sconosciuti checon la loro passione hanno datovita ad un sodalizio che ha ono-rato lo sport della Sardegna.

Certo, illustri precedenti sirintracciano ovviamente nellastoria delle tante società sporti-ve cagliaritane, nate per la pas-sione di pochi ma che hannoconquistato allo sport tanti gio-vani affermatisi negli anni, Fratutte, l’accostamento della “Ra-ri Nantes” all’“Amsicora” di-venta quasi d’obbligo. La glo-

riosa società che ha dato tanto lustro allo sport sardonacque anch’essa per la passione e l’ottimismo di alcu-ni uomini generosi che nel 1897 (già nel 1879 era sortala società dei Canottieri “Ichnusa”) si riunirono nel re-trobottega di una macelleria di via Cavour fino a trova-re poi sistemazione in via Principe Amedeo ed avereuno statuto ed un presidente (fu il commerciante Raf-faele Garzia) nel 1901. L’area per lo svolgimento delleattività sportive (ginnastica, atletica, calcio, ciclismo,scherma con partecipazione a competizioni europee) fuinfine reperita fra viale Bonaria e via Nuoro. Si trattò diun primo passo verso la sistemazione di quel grandeimpianto che nei tempi andati fu il nascente stadio delponte Vittorio che, uniformandosi ai tempi, cancellò,per un certo tempo, il nome dell’eroico capo dei sardisconfitto a Cornus, Amsicora, in quello di stadio“Dux”, come gli anziani cagliaritani ancora ricordano.

Sono molte e dalla storia oscura le società sportiveche con la “Rari Nantes” hanno dato lustro allo sportcittadino ma anche nazionale; il loro merito non consi-ste soltanto nei risultati conseguiti nel settore agonisti-co e dilettantistico e nelle competizioni al di fuori del-l’Isola; il loro merito è stato ed è quello di aver favori-to l’aggregazione sociale, l’incontro fra giovani di di-versa condizione sociale, ma tutti animati dagli idealinobili dello sport, strumento e occasione di fratellanzae di civiltà.

Insomma, i cento anni della “Rari Nantes” offronoanch’essi, dai primordi della storia di quell’accolta digiovani amanti del mare, uno spaccato della societàsarda che trova anche nello sport e nell’agonismo di-sinteressato, una precisa connotazione della Cagliari diieri e di oggi.

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Una Commissioneper i 60 anni

M. M.

Importante traguardoper il nostro Club

Il presidente è solito, aprendo le riunioni,rivolgere gli auguri ai soci che com-piono gli anni in quei giorni; segno

cortese ed affettuoso dell’amiciziache ci lega. Il Segretario, scorrendoun apposito elenco, gli indica di vol-ta in volta la data del compleannodi ognuno di noi.

Vi è però un compleanno per ilquale occorre ben più di una segnala-zione; richiede, anzi esige, che sia pre-ceduto da un accurato programma di ma-nifestazioni che ne celebrino l’importanza,che coinvolgano ogni socio, che lo rendano percepibile all’esterno del-la nostra associazione e, soprattutto, alla città in cui operiamo.

È il compleanno del nostro Club che il 26 novembre 2009 compirà60 anni.

Un evento di grande rilevanza per tutti noi che ne facciamo parte,ma anche per la società in cui siamo inseriti e per la quale abbiamocompiuto (in continuità con quelli che ci hanno preceduto) attività edopere che importano una giusta, riconoscente memoria.

A tal fine il Consiglio Direttivo ha costituito una Commissionechiamandone a far parte: Angelino Cherchi come Presidente onora-rio; Salvatore Fozzi, come Presidente e coordinatore; Lucio Artizzu;Ettore Atzori; Ninni Cabras; Lino Cudoni; Marinella Ferrai Cocco-Ortu; Salvatore Ferro; Mauro Manunza; Marcello Marchi; RobertoNati; Michele Pintus; Paolo Ritossa; Mauro Rosella; Michele Rossetti.

Sono state tenute già alcune riunioni ed esaminate e discusse va-rie proposte per predisporre un programma che, per celebrare de-gnamente l’anniversario, ha bisogno di tempi lunghi per essere pre-parato.

Naturalmente altri soci, su specifico invito, o di propria scelta, po-tranno collaborare alle iniziative della Commissione.

Tra un anno le fiammelle di 60 candeline splenderanno sulla tortadel Club; spegnendole augureremo ad esso, e a noi con lui, ancoratanta fortuna.

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EFFETTIVO

PROGETTIPresidente coordinatore: Stefano LIGUORI

A. 070 291494 – U. 070 71191 – F. 070 71773 – C. 335 6285574E-mail: [email protected]

• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALIPresidente:Maria Pia LAI GUAITAA. 070 303739 – U. 070 6757280 – F. 070 6757291 – C. 333 4730483E-mail: [email protected]: Antonio Lenza, Giampaolo Piras, Giorgio Ribolini, Marco Rodriguez

• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI CULTURALIPresidente:Marinella FERRAI COCCO ORTUA. 070 284643 – U. 070 669450 – F. 070 653401 – C. 338 2258309E-mail: [email protected]: Angelo Deplano, Marcello Marchi, Andrea Rusconi, PierFrancesco Staffa

• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SANITARIPresidente:Giuseppe MASNATAA. 070 670902 – U. 070 539424 – F. 070 70539570 – C. 348 3359200E-mail: [email protected]: Carlo Carcassi, Mario Graziano Figus, Ulisse Figus,Salvatore Lostia di S. Sofia, Stefano Oddini Carboni

• PROTEZIONE DELL’AMBIENTEPresidente:Mario FIGUSA. 070 488251– U. 070 304032 – F. 070 345181 – C. 335 481566E-mail: [email protected]: Paolo Ciani, Andrea Lixi, Guido Maxia, Antonio Scrugli

• AZIONE INTERNAZIONALEPresidente:Angelo ARUA. 070 561664 – U. 070 6757748 – C. 335 361138E-mail: [email protected]: Giovanni Cascìu, Vincenzo Cincotta, Pasquale Mistretta,Giorgio Mulas Mameli, Piero Nuti

• ROTARY PER LA CITTÀPresidente:Michele PINTUSA. 070 403277 – U. 070 403277 – F. 070 456739 – C. 335 1255480E-mail: [email protected]: Giovanni Maria Campus, Giuseppe Cascìu, Paolo Fadda,Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Pinuccio Sciola

• PARTNER NEL SERVIREPresidente:Michele BAJOREKA. 070 805308–U. 070 543102– C. 338 6110189 E-mail: [email protected]: Massimo Frongia, Alessio Grazietti, Giorgio La Nasa

COMMISSIONIANNO2008/2009

Presidente coordinatore: Andrea RUSCONIA. 070 491326 – F. 070 491326 – C. 339 5772002E-mail: [email protected]

Amministrazione del CLUBPresidente coordinatore: Angelo DEPLANO

A. 070 303883 – C. 333 1748817 – E-mail: [email protected]

PUBBLICHERELAZIONIPresidente coordinatore: Francesco BIROCCHI

A. 070 541941 – U. 070 6012341 – C. 338 9457500E-mail: [email protected]

FONDAZIONEROTARYPresidente coordinatore: Salvatore FOZZI

A. 070 272471 – U. 070 2110346 – C. 335 1230120E-mail: [email protected]

• AMMISSIONIPresidente:Giovanni BARROCUA. 070 664496 – U. 070 6755169 – F. 070 275281 – C. 335 409756E-mail: [email protected]: Marinella Ferrai Cocco Ortu, Carlo De Magistris, Marcello Caletti

• INFORMAZIONE ROTARIANAPresidente:Angelo CHERCHIA. 070 280329 – U. 070 666142 – C. 349 5643436E-mail: [email protected]: Lucio Artizzu, Giuseppe Cascìu, Salvatore Fozzi, Mauro Manunza

• ASSIDUITÀPresidente: Lino CUDONIA. 070 725463 – C. 339 1126137 – E-mail: [email protected]: Antonio Cabras, Paolo Ciani, Mario Figus, Roberto Nati, Michele Pintus

• PROGRAMMIPresidente:Mauro ROSELLAA. 070 4560112 – C. 329 4105831 – E-mail: [email protected]: Mauro Manunza, Maria L. Muroni, Michele Pintus, Giorgio Ribolini

• EVENTI DEL CLUBPresidente:Antonio CABRASA. 070 401767 – U. 070 401767 – F. 070 401767 – C. 347 0780364E-mail: [email protected]: Stefano Oddini Carboni, Marcello Marchi, Alessandro Palmieri,Michele Pintus

• FINANZIAMENTO DEL CLUBPresidente: Stefano ODDINI CARBONIA. 070 654420 – U. 070 654420 – F. 070 654420 – C. 336 813697E-mail: [email protected]: Mario Carta, Alessandro Palmieri, Michele Rossetti, Andrea Rusconi

• RIVISTE E NOTIZIARIO DEL CLUBPresidente: Lucio ARTIZZUA. 070 273485 – F. 070 255458 – C. 339 6197991 – E-mail: [email protected]: Francesco Birocchi, Salvatore Fozzi, Maria Pia Lai Guaita,Mauro Manunza, Marcello Marchi, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust

• COMMISSIONE SPECIALE PER IL 60° ANNIVERSARIO DEL CLUBPresidente onorario:Angelo CHERCHIPresidente e coordinatore: Salvatore FOZZIA. 070 272471 – U. 070 2110346 – C. 335 1230120E-mail: [email protected]: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Ninni Cabras, Lino Cudoni, MarinellaFerrai Cocco-Ortu, Salvatore Ferro, Mauro Manunza, Marcello Marchi, RobertoNati, Michele Pintus, Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti

Componenti: Francesco Birocchi, Antonio Lenza, Mauro Manunza, Mauro Rosella

Componenti: Antonio Cabras, Marcello Marchi, Giovanni Sanjust di Teulada,Alessandro Palmieri, Roberto Nati

Rotary Club Cagliari — dicembre 200854

3 LUGLIOPresiede: Paolo Piccaluga ed Ettore AtzoriRiunione conviviale per il passaggio della campana.Sono presentiI soci: Angelo Aru, Ambrogio Atzeni, Ettore Atzori, Mi-chele Bajorek, Berto Balduzzi, Francesco Birocchi,Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Marcello Caletti,Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi, Mario Giovan-ni Carta, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Ezio Casta-gna, Giulia Casula, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, LuigiCimino, Alberto Cocco-Ortu, Rafaele Corona, Piergior-gio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Depla-no, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Enzo Ferraris, Salva-tore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, UlisseFigus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau,Massimo Frongia, Paola Giuntelli Pietrangeli, AlessioGrazietti, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Euge-nio Lazzari, Luigi Lepori, Stefano Liguori, Andrea Lixi,Giuseppe Loddo, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta,Giorgio Mulas Mameli, Margherita Mugoni, Maria Lui-gia Muroni, Roberto Nati, Piero Nuti, Stefano OddiniCarboni, Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Pao-lo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras, GiorgioRibolini, Gian Paolo Ritossa, Marco Rodriguez, MauroRosella, Michele Rossetti, Andrea Rusconi, AntonioScrugli, Franco Staffa, Franco Stefana, ErmenegildoUgazzi, Giulia Vacca Cau, Alberto Villa Santa.Ospiti del Club:I past governors: Franco Cabras e Filippo Maria Pirisicon la sig.ra Renata.Il governatore eletto, Luciano Di Martino e sig.raGemma; Il governatore designato, Roberto Scambel-luri; Il segretario distrettuale, Salvatore Fozzi eSig.ra Franca; l’assistente del governatore, Emanue-le Corona.I presidenti uscenti dei Rotary Club di: Cagliari Est,Silvio Silvestri e sig.ra Paola; Cagliari Nord, GiacomoOppia e sig.ra Anna; Cagliari Sud, Giorgio Marracinie sig.ra Maddalena; Cagliari Anfiteatro, Marco Piop-po; Quartu S. Elena, Federico Melis e sig.ra Orazina.I presidenti entranti dei Rotary Club di: Cagliari Est,Pietro Paolo Murru e sig.ra Biba; Cagliari Nord, Ga-briele Andria e sig.ra Rossella; Cagliari Sud, AlbertoDesogus e sig.ra Marisa; Quartu S. Elena, Ubaldo Ca-sti. I Presidenti – uscente ed entrante – del RotaractCagliari: Fabio Cadeddu e Stefano Figus.I segretari – uscenti ed entranti – di: Cagliari Est,Graziano Sanna e sig.ra Silvana; Cagliari Nord, Ga-briele Peretti e sig.ra Mimma; Cagliari Anfiteatro,Elena Pirisi e dott. Francesco Pasquini; Quartu S. Ele-na, Piergiorgio Ibba.Per l’Inner Wheel: Il past director, già componentedel Board International e presidente uscente dell’In-ner Wheel Cagliari: Micaela Pellecchia Mulas Mamelicon il consorte Giorgio; il presidente entrante I W Ca-gliari: Marinella Fanti Corrias; Il presidente uscenteed entrante I. W. Cagliari sud: Lucia Meloni con Ric-cardo e Il presidente uscente I. W. Quartu Sant’Elena:Doretta Deplano con Pier Giorgio.L’ing. Maria Sias; le dott.sse Laura Meloni e GiorgiaFonnesu; i soci del Rotaract: Lucia Ambrosio, PaolaCarcassi e Andrea Orrù.Sono presenti in sala le Signore:Annuska Aru, Luisanna Atzeni, Maria Grazia Atzori,Mariuccia Balduzzi, Marina Birocchi, Elia Maria Ca-bras, Maria Gabriella Caletti, Mirella Campus, NinaCarta, Haydee Casciu, Giulietta Casciu, AntonellaCherchi, Maria Pia Ciani, Emilia Cimino, Franca Cin-cotta, Rita Cocco-Ortu, Maria Rosaria Corona, Maria

Corrias, Paola Deplano, Maria Gabriella Ferraris, Pie-ra Ferro, Antonella Figus, Maria Grazia Figus, LinaFois, Franca Fozzi, Maria Teresa Frau, Anna Frongia,Rossana Grazietti, Elisabetta La Nasa, Elena Lazzari,Ginetta Lepori, Emanuela Liguori, Lia Lixi, BrunaLoddo, Mariella Mistretta, Micaela Mulas Mameli,Cinzia Nati, Maria Laura Nuti, Giovanna Passamonti,Maria Teresa Piccaluga, Bibi Pilloni, Marina Pintus,Loredana Piras, Giuseppina Ritossa, Diana Rodri-guez, Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti, LallaStefana, Donatella Ugazzi ed i consorti: AntonelloCau, Francesco Lauro.Ospiti dei soci:Di Giulia Casula: il fratello, rag. Mario e la d.ssa Ve-ronica Fanari; Di Ezio Castagna: l’avv. Carlo Porced-du e sig.ra Paola; Di Marinella Ferrai Cocco-Ortu: il fi-glio avv. Francesco Cocco Ortu; Di Margherita Mugo-ni: la d.ssa Caterina Lilliu, la prof.ssa Peppina Tandae la sorella d.ssa Maria Giovanna Mugoni.

10 LUGLIOPresiede: Ettore AtzoriAssemblea dei soci.Sono presentiI soci: Angelo Aru, Ettore Atzori, Giovanni Barrocu,Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Ca-bras, Marcello Caletti, Carlo Carcassi, Giovanni Ca-sciu, Giuseppe Casciu, Giulia Casula, Angelo Cherchi,Luigi Cimino, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinel-la Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois,Giuliano Frau, Massimo Frongia, Maria Pia Lai Guai-ta, Antonio Lenza, Mauro Manunza, Marcello Marchi,Pasquale Mistretta, Giorgio Mulas Mameli, Margheri-ta Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, PaoloPiccaluga, Giampaolo Piras, Gian Paolo Ritossa, Mar-co Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti, An-drea Rusconi, Antonio Scrugli, Franco Staffa, AlbertoVilla Santa.Sono presenti in sala le Signore:Emilia Cimino, Micaela Mulas Mameli, Maria GraziaRosella.

17 LUGLIOPresiede: Ettore AtzoriConviviale d’affiatamento: Hotel Flamingo in SantaMargherita di Pula.Sono presentiI soci: Ettore Atzori, Berto Balduzzi, Giovanni Barro-cu, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Marcello Ca-letti, Mario Giovanni Carta, Giovanni Casciu, Giusep-pe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo Cin-cotta, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, PiergiorgioCorrias, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella Fer-rai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvato-re Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia, GaetanoGiua Marassi, Paola Giuntelli Pietrangeli, AlessioGrazietti, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, An-tonio Lenza, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, MarcelloMarchi, Giuseppe Masnata, Giorgio Mulas Mameli,Maria Luigia Muroni, Piero Nuti, Alessandro Palmie-ri, Franco Passamonti, Paolo Piccaluga, GiampaoloPiras, Gian Paolo Ritossa, Marco Rodriguez, MauroRosella, Michele Rossetti, Andrea Rusconi, Ermenegil-do Ugazzi, Alberto Villa Santa.Ospiti del Club:L’onorevole Ignazio Artizzu e la sig.ra Cora; Il presi-dente del Rotaract Cagliari, Stefano Figus ed i sociFabio Cadeddu, Nicola Cossu, Francesca Fiorilla eBruno Gaspardini; Le sig.re: Mariolina Casardi, Ales-sandra Deriu e Maria Bonaria Pedemonte.Sono presenti in sala le Signore:Maria Grazia Atzori, Mariuccia Balduzzi, Marina Bi-

rocchi, Elia Maria Cabras, Maria Gabriella Caletti, Ni-na Carta, Haydee Casciu, Giulietta Casciu, AntonellaCherchi, Maria Pia Ciani, Franca Cincotta, Maria Ro-saria Corona, Maria Corrias, Paola Deplano, PieraFerro, Antonella Figus, Franca Fozzi, Maria TeresaFrau, Anna Frongia, Luisanna Giua Marassi, RossanaGrazietti, Maria Rosaria Lenza, Lia Lixi, Bruna Lod-do, Tiziana Masnata, Micaela Mulas Mameli, MariaLaura Nuti, Patrizia Palmieri, Giovanna Passamonti,Maria Teresa Piccaluga, Loredana Piras, GiuseppinaRitossa, Diana Rodriguez, Maria Grazia Rosella,Maura Rossetti, Maria Rosaria Rusconi.Ospiti dei soci:Di Francesco Birocchi: il dott. Beppi Anziani e la sig.raFlavia Corda; di Marcello Caletti: il cognato, Ing. An-tonio Giua e la sig.ra Marcella; di Marinella FerraiCocco Ortu: il figlio, avv. Francesco Cocco Ortu; di Ma-rio Figus: l’ing. Giorgio Bognin e la figlia Laura; diGiuseppe Masnata: la mamma, sig.ra Cecilia MarchiMasnata; di Maria Luigia Muroni: la figlia, ing. Mar-cella Mastinu e la d.ssa Fausta Farris; di AlessandroPalmieri: il genero, ing. Raoul Cadeddu, del RotaryClub di Munchen, la figlia, Sig.ra Valentina e il dott.Cristian Cadeddu; di Marco Rodriguez: il conte Anton-carlo Barbarossa e la sig.ra Mami; di Michele Rosset-ti: la sorella, sig.ra Daniela; di Alberto Villasanta: lafiglia, d.ssa Alessandra; di Ettore Atzori: il sig. Pier-luigi Bonetti e la sig.ra Francesca, le figlie Benedettae Carlotta, il figlio Giovanni e il giovane Deu Do-gherty in visita dagli Stati Uniti.

4 SETTEMBREPresiede: Ettore AtzoriETTORE ATZORI: “Etica e Professioni”.Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Maurizio Boaret-to, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Carlo Carcassi,Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi,Paolo Ciani, Luigi Cimino, Alberto Cocco-Ortu, Rafae-le Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Mari-nella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, GiuseppeFois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Fron-gia, Antonio Lenza, Andrea Lixi, Mauro Manunza,Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Roberto Nati,Piero Nuti, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, MicheleRossetti, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust di Teula-da, Franco Staffa, Alberto Villa Santa.Rotariani in visita:Il dott. Giuseppe Vicini del rotary club Bologna Nord.Sono presenti in sala le Signore:Emilia Cimino, Maria Corrias, Marina Pintus.Ospiti dei soci:di Alberto Cocco-Ortu: l’avv. Maria Paola Manca; diSilvano Costa: il cav. Gino Caproni.

11 SETTEMBREPresiede: Ettore AtzoriUGO CARCASSI: “Le donne nel risorgimento italiano”Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ambrogio Atzeni,Ettore Atzori, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi,Antonio Cabras, Ugo Carcassi, Giuseppe Casciu, GiuliaCasula, Angelo Cherchi, Luigi Cimino, Rafaele Coro-na, Piergiorgio Corrias, Marinella Ferrai Cocco Ortu,Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Maria Pia Lai Guaita,Eugenio Lazzari, Antonio Lenza, Mauro Manunza,Marcello Marchi, Roberto Nati, Paolo Piccaluga, Mi-chele Pintus, Gian Paolo Ritossa, Marco Rodriguez,Michele Rossetti, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust diTeulada, Giulia Vacca Cau, Alberto Villa Santa.Rotariani in visita:Ing. Sven Schumacher, Indianapolis – Indiana, USA.

Le riunioni del Club

dicembre 2008 — Rotary Club Cagliari 55

Sono presenti in sala le Signore:Maria Artizzu, Luisanna Atzeni, Giulietta Casciu, Emi-lia Cimino, Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Ele-na Lazzari, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus.Ospiti dei soci:di Ugo Carcassi: il prof. Tito Orrù.

18 SETTEMBREPresiede: Ettore AtzoriSTEFANO FIGUS – presidente Rotaract Cagliari: Pre-sentazione della squadra e dei programmi per l’a.r.2008-2009. Ing. ROBERTA LENTI: Immagini ed ap-punti dal GSE in Russia.Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Maurizio Boaret-to, Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Giovanni Casciu,Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, SilvanoCosta, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu,Salvatore Ferro, Mario Figus, Ulisse Figus, SalvatoreFozzi, Maria Pia Lai Guaita, Mauro Manunza, Mar-cello Marchi, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muro-ni, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pin-tus, Giampaolo Piras, Mauro Rosella, Michele Rosset-ti, Giovanni Sanjust di Teulada, Ermenegildo Ugazzi,Giulia Vacca Cau, Alberto Villa Santa.Ospiti del Club:L’ing. Marco Foscoliano, la sig.ra Mimma e la figliaChiara; Il presidente del Rotaract Cagliari, Stefano Fi-gus e i soci: Nicola Cossu, Davide Manca, AndreaOrrù, Riccardo Succu, Fabio Cadeddu, AlessandroCoa, Carmen Piras, Carolina Santa Cruz; L’ing. Rober-ta Lenti; la d.ssa Silvia Scanu; lo studente dello scam-bio giovani, Nick Barton, proveniente da Clackàmas,Oregon, Distretto 5100Sono presenti in sala le Signore:Maria Teresa Piccaluga, Maria Grazia Rosella.Ospiti dei soci:di Mario Figus, l’ing. Giorgio Bognin.

25 SETTEMBREPresiede: Ettore AtzoriMAURO e MARIANGELA MANUNZA:“Il grande segreto di Grazia Deledda”.Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Francesco Birocchi,Antonio Cabras, Marcello Caletti, Carlo Carcassi, MarioGiovanni Carta, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu,Giulia Casula, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, RafaeleCorona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella Fer-rai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salva-tore Fozzi, Giuliano Frau, Maria Pia Lai Guaita, Anto-nio Lenza, Salvatore Lostia di S. Sofia, Mauro Manun-za, Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria LuigiaMuroni, Paolo Piccaluga, Giampaolo Piras, Gian Pao-lo Ritossa, Marco Rodriguez, Mauro Rosella, MicheleRossetti, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust di Teulada.Sono presenti in sala le Signore:Maria Artizzu, Maria Gabriella Caletti, Giulietta Ca-sciu, Maria Rosaria Corona, Lina Fois, Maria RosariaLenza, Mariangela Manunza, Giovanna Passamonti,Maria Grazia Rosella.Ospiti dei soci:di Marcello Marchi: la sorella, sig.ra Cecilia MarchiMasnata; di Mauro Manunza: la sorella, sig.ra Mar-cella Manunza.

2 OTTOBREPresiede: Ettore AtzoriMAURO ROSELLA: “Tribunali militari: eutanasia diuna istituzione”.Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Giovanni Barrocu,

Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Marcello Caletti,Ugo Carcassi, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Alberto Coc-co-Ortu, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano,Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Fi-gus, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Gae-tano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guai-ta, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giorgio MulasMameli, Maria Luigia Muroni, Paolo Piccaluga, VittorioPilloni, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Gian Paolo Ri-tossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Angelo Strinna.Ospiti del Club:Presidente Rotaract Cagliari, Stefano Figus.Sono presenti in sala le Signore:Maria Artizzu, Maria Gabriella Caletti, Maria RosariaCorona, Bibi Pilloni, Marina Pintus, Maria Grazia Ro-sella, Paola Strinna.Ospiti dei soci:di Marinella Ferrai Cocco Ortu: il figlio, avv. France-sco Cocco Ortu; di Vittorio Pilloni: l’ing. AntonelloGiua Marassi e la sig.ra Antonella.Cagliari Anfiteatro: soci e consorti n° 11

9 OTTOBREPresiede: Ettore AtzoriMICHELE PINTUS: “Ordine dell’architettura e archi-tettura degli ordini”.Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ambrogio Atzeni,Ettore Atzori, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Gio-vanni Maria Campus, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi,Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Paolo Ciani, LuigiCimino, Vincenzo Cincotta, Alberto Cocco-Ortu, Rafae-le Corona, Lino Cudoni, Marinella Ferrai Cocco Ortu,Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus,Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Maria Pia Lai Guaita,Antonio Lenza, Stefano Liguori, Andrea Lixi, GiuseppeLoddo, Mauro Manunza, Margherita Mugoni, MariaLuigia Muroni, Giovanni Olla, Franco Passamonti,Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras,Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti,Giovanni Sanjust di Teulada, Alberto Villa Santa.Ospiti del Club:L’ing. Giorgio Bognin e l’architetto Gaetano Lixi conla sig.ra Barbara.Sono presenti in sala le Signore:Maria Artizzu, Emilia Cimino, Maria Rosaria Corona,Maria Grazia Figus, Franca Fozzi, Lia Lixi, GiovannaPassamonti, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.Ospiti dei soci:di Andrea Lixi: il figlio Alessandro; di Mauro Rosella:il sig. Fabrizio Maltinti e la sig.ra Paola.

16 OTTOBREPresiede: Ettore AtzoriCARLO CARCASSI: “La morte cerebrale tra etica escienza”.Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Ambrogio Atzeni, Ettore Atzori,Michele Bajorek, Giovanni Barrocu, Antonio Cabras,Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, AngeloCherchi, Paolo Ciani, Luigi Cimino, Piergiorgio Cor-rias, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella FerraiCocco Ortu, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Sal-vatore Fozzi, Massimo Frongia, Andrea Lixi, Salvato-re Lostia di S. Sofia, Marcello Marchi, Giuseppe Ma-snata, Maria Luigia Muroni, Paolo Piccaluga, VittorioPilloni, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Gian PaoloRitossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, GiovanniSanjust di Teulada, Alberto Villa Santa.Rotariani in visita:Sig.ra Griselda Varesco ed il sig. Ignazio Pinna del Ro-tary Club di Sáenz Peña Gualok – Chaco – Argentina.

Sono presenti in sala le Signore:Maria Artizzu, Luisanna Atzeni, Maria Grazia Atzori,Maria Vittoria Carcassi, Paola Carcassi, Emilia Cimino,Maria Corrias, Maria Grazia Figus, Franca Fozzi, An-na Frongia, Lia Lixi, Tiziana Masnata, Bibi Pilloni,Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.Ospiti dei soci:di Marcello Marchi: la sorella, Sig.ra Cecilia MarchiMasnata; di Margherita Mugoni: la d.ssa Caterina Lil-liu; di Vittorio Pilloni: il dott. Baldo Perseu; di MauroRosella: l’ing. Roberto Cossu e la sig.ra Lucina.

23 OTTOBREPresiede: Ettore AtzoriLa Prof.ssa LUCIA SIDDI: “Conoscere per diffondere:la Chiesa di San Lucifero a Cagliari tra storia ed ar-te”.Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele Bajorek,Antonio Cabras, Marcello Caletti, Giovanni Maria Cam-pus, Carlo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu,Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Luigi Cimino, Alberto Coc-co-Ortu, Rafaele Corona, Silvano Costa, Marinella Fer-rai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Ulisse Figus, GiuseppeFois, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua Marassi, Maria PiaLai Guaita, Stefano Liguori, Giuseppe Loddo, MauroManunza, Marcello Marchi, Maria Luigia Muroni, Pao-lo Piccaluga, Michele Pintus, Gian Paolo Ritossa, Mau-ro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teula-da, Franco Staffa, Alberto Villa Santa.Ospiti del Club:La Prof.ssa Lucia Siddi.Sono presenti in sala le Signore:Maria Artizzu, Emilia Cimino, Lina Fois, Maria TeresaPiccaluga, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.Ospiti dei soci:di Silvano Costa: il cav. Gino Caproni.

6 NOVEMBREPresiede: Ettore AtzoriDott. ALBERTO MASONI: “L.C.H.: passato, presente efuturo della fisica delle particelle”.Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ambrogio Atzeni,Ettore Atzori, Giovanni Barrocu, Maurizio Boaretto,Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovan-ni Casciu, Giuseppe Casciu, Giulia Casula, AngeloCherchi, Paolo Ciani, Luigi Cimino, Rafaele Corona,Salvatore Ferro, Mario Figus, Ulisse Figus, GiuseppeFois, Salvatore Fozzi, Maria Pia Lai Guaita, AntonioLenza, Stefano Liguori, Salvatore Lostia di S. Sofia,Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata,Guido Maxia, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muro-ni, Roberto Nati, Paolo Piccaluga, Michele Pintus,Giampaolo Piras, Marco Rodriguez, Michele Rossetti,Andrea Rusconi, Giulia Vacca Cau, Alberto Villa Santa.Ospiti del Club:L’assistente del governatore distrettuale, avv. ItaloDoglio – rotariano di Cagliari Est; il dott. Alberto Ma-soni e la sig.ra Alessandra.Sono presenti in sala le Signore:Maria Artizzu, Maria Grazia Atzori, Emilia Cimino,Maria Rosaria Corona.Ospiti dei soci:di Margherita Mugoni, la prof.ssa Caterina Lilliu.

13 NOVEMBREPresiede: Maria Luigia MuroniMICHELE ROSSETTI: “Le nuvole ed il Grande Fratello”.Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Antonio Cabras, Angelo Cherchi,Paolo Ciani, Luigi Cimino, Alberto Cocco-Ortu, Rafaele

Rotary Club Cagliari — dicembre 200856

Lixi, Giuseppe Loddo, Marcello Marchi, Giuseppe Ma-snata, Guido Maxia, Pasquale Mistretta, MargheritaMugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Paolo Pic-caluga, Michele Pintus, Gian Paolo Ritossa, Mauro Ro-sella, Michele Rossetti, Andrea Rusconi, GiovanniSanjust di Teulada, Antonio Scrugli, ErmenegildoUgazzi, Giulia Vacca Cau, Alberto Villa Santa.Ospiti del Club:Il governatore distrettuale, ing. Alberto Cecchini; ilsegretario distrettuale, avv. Pier Giorgio Poddighe;l’assistente del governatore, avv. Italo Doglio.Il presidente del Rotaract Cagliari, Stefano Figus ed isoci Carmen Piras e Simone Parente.I ragazzi dello scambio giovani affidati al nostro Club:Nicholas BARTON, da Oregon City, Oregon, Stati Uniti;Emily MACKINNON, da Castlegar, Canada; HannahDee ROGGE, da Carmel, California, Stati Uniti.Sono presenti in sala le Signore:Maria Artizzu, Maria Grazia Atzori, Marina Birocchi,Elia Maria Cabras, Mirella Campus, Nina Carta, Hay-dee Casciu, Maria Pia Ciani, Emilia Cimino, FrancaCincotta, Maria Rosaria Corona, Piera Ferro, MariaGrazia Figus, Lina Fois, Franca Fozzi, Maria RosariaLenza, Bruna Loddo, Tiziana Masnata, Maria VittoriaMaxia, Mariella Mistretta, Cinzia Nati, Maria TeresaPiccaluga, Marina Pintus, Giuseppina Ritossa, MariaGrazia Rosella, Donatella Ugazzi ed i consorti: An-tonello Cau.Ospiti dei soci:di Marinella Ferrai Cocco Ortu: il figlio, avv. France-sco Cocco Ortu; di Margherita Mugoni: la prof.ssa Ca-terina Lilliu.

gus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Massimo Fron-gia, Gaetano Giua Marassi, Alessio Grazietti, MariaPia Lai Guaita, Luigi Lepori, Giuseppe Loddo, MauroManunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, MariaLuigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni,Giovanni Olla, Paolo Piccaluga, Giampaolo Piras, Mi-chele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, AntonioScrugli, Alberto Villa Santa.Ospiti del Club:Il prof. Alberto Maleci e la sig.ra Patrizia.Rotariani in visita:Il governatore distrettuale eletto, dott. Luciano DiMartino di Cagliari EST.Sono presenti in sala le Signore:Maria Artizzu, Antonella Cherchi, Emilia Cimino, Ma-ria Teresa Piccaluga.Ospiti dei soci:di Ugo Carcassi: l’ing. Carlo Nurchi.

27 NOVEMBREPresiede: Ettore AtzoriRiunione conviviale per la visita al Club del governa-tore distrettuale ing. ALBERTO CECCHINI.Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Gio-vanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto,Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Mario Gio-vanni Carta, Giovanni Casciu, Angelo Cherchi, PaoloCiani, Luigi Cimino, Vincenzo Cincotta, Alberto Cocco-Ortu, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Marinella FerraiCocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Gra-ziano Figus, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, SalvatoreFozzi, Maria Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Andrea

Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudo-ni, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giu-seppe Fois, Alessio Grazietti, Giorgio La Nasa, MariaPia Lai Guaita, Antonio Lenza, Luigi Lepori, MauroManunza, Marcello Marchi, Giorgio Mulas Mameli,Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, AlessandroPalmieri, Paolo Piccaluga, Gian Paolo Ritossa, Miche-le Rossetti, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust di Teula-da, Antonio Scrugli, Franco Staffa, Alberto Villa Santa.Ospiti del Club:I ragazzi dello scambio giovani affidati al nostroClub: Nicholas BARTON, da Oregon City, Oregon, Sta-ti Uniti – accompagnato dal nostro socio Michele Ros-setti; Emily McCkinnon, da Castlegar, Canada; Han-nah Dee Rogge, da Carmel, California, Stati Uniti –accompagnata dai suoi genitori in Cagliari, il SignorGiovanni Massidda e la Sig.ra Stefania.Sono presenti in sala le Signore:Emilia Cimino, Maria Rosaria Corona, Maria TeresaPiccaluga.

20 NOVEMBREPresiede: Ettore AtzoriProf. ALBERTO MALECI: “Le malattie degenerativedella colonna vertebrale”.Sono presentiI soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ambrogio Atzeni,Ettore Atzori, Michele Bajorek, Giovanni Barrocu, An-tonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Flavio Carbo-ni, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giuseppe Casciu, An-gelo Cherchi, Luigi Cimino, Rafaele Corona, SilvanoCosta, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella FerraiCocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Ulisse Fi-

ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIAROTARY CLUB CAGLIARI

ORGANIGRAMMA DEL CLUBAnno Rotariano 2008 / 2009

Presidente

Presidente uscente

Presidente eletto

Vicepresidenti

Segretario

Tesoriere

Prefetto

Consiglieri

Ettore ATZORI

Paolo PICCALUGA

Marinella FERRAI COCCOORTU

Maria Luigia MURONI

Antonio LENZA

Salvatore FERRO

Giulia CASULA

Antonio CABRAS

Lino CUDONI

Stefano LIGUORI

Giuseppe MASNATA

A. 070 663601 – U. e F. 070 495019 – C. 328 6553019E-mail: [email protected]

A. 070 486662 – C. 335 6210120E-mail: [email protected]

A. 070 284643 – U. 070 669450 – F. 070 653401C. 338 2258309– E-mail: [email protected]

A. 070 490848 – C. 347 8590788E-mail: [email protected]

A. 070 3481739 – C. 338 6083974

A. 070 488321 – U. 070 6094345 – F. 070 488321C. 347-0391241 – E-mail: [email protected]

A. 348 9238433 – U. 070 672030 – F. 070 653150C. 348 9238433 – E-mail: [email protected]

A. 070 401767 – F. 070 401767C. 347 0780364

A. 070 725463 – C. 339 1126137E-mail: [email protected]

A. 070 291494 – U. 070 71191 – F. 070 71773C. 335 6285574 – E-mail: [email protected]

A. 070 670902 – U. 070 539424 – F. 070 539570C. 348 3359200 – E-mail: [email protected]

Paulilatino – Pozzo sacro di Santa Cristina.