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Si ringrazia per la collaborazione i granditascabili 12 Crescere insieme Valutazione del progetto “Educazione e riduzione della povertà in comunità indigene periurbane a basso reddito” di Oaxaca, in Messico DESARROLLO INTEGRAL DE LA JUVENTUD OAXAQUEÑA A.C. Frente a la necesidad una amistad

Crescere insieme

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Si ringrazia per la collaborazione

i granditascabili12

Crescere insiemeValutazione del progetto “Educazione e riduzione della povertà

in comunità indigene periurbane a basso reddito” di Oaxaca, in Messico

DESARROLLO INTEGRALDE LA JUVENTUD OAXAQUEÑA A.C.

Frente a la necesidad una amistad

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Il primo insegnamento che abbiamo imparato

attraverso questa esperienza è che in ogni problema c’è una

speranza; abbiamo visto che mettersi insieme per cercare la soluzione alla

diffi coltà di una persona singola genera sempre una possibilità di cammino,

che si traduce poi in un bene anche per altre persone e per la comunità.

María del Socorro Del Río AnguloDirettrice Generale CRECEMOS

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AVSI USAHeadquarters:125 Maiden Lane, 15th fl oor – New York, NY 10038DC Offi ce: 529 14th Street NW – Suite 994 – Washington, DC 20045Ph/Fax: +1.202.429.9009 – [email protected] – www.avsi-usa.org

AVSI – Italia20158 Milano – Via Legnone, 4tel. +39 02 6749881 – [email protected] Cesena (FC) – Via Padre Vicinio da Sarsina, 216tel. +39 0547 360811 – [email protected]

igrandiTascabili n.12Crescere insiemeValutazione del progetto “Educazione e riduzione della povertà in comunitàindigene periurbane a basso reddito” di Oaxaca, in Messico

Autori: Silvya Schmelkes, Silvia Vernizzi, María del Socorro Del Río Angulo, Rossana Stanchi, Carlo Lauro, con la collaborazione di Angeles Núñez Gornés,

Carolina Mendoza, Jürgen Madrid.

Pubblicazione a cura di Andrea Bianchessi, Maria Teresa Gatti, Elisabetta Ponzone della Fondazione AVSI

Copyright AVSI – www.avsi.org – anno 2011

Photo courtesy Fondazione AVSI e CRECEMOS

in copertina bambini alla mensa del centro Maria de Guadalupe a Monte Alban, Oaxaca.

Grafi ca Accent on Design, Milano

fotocomposizione e stampa Pixart (gennaio 2011)

Codice iSBN 978-88-97485-00-1

DESARROLLO INTEGRALDE LA JUVENTUD OAXAQUEÑA A.C.

Frente a la necesidad una amistad

Si ringrazia per la collaborazione

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IndiceIntroduzione di Rossana Stanchi 6

Risultati dello studio esplorativo di valutazione di alcuni progetti di CRECEMOS (DIJO),

A.C. nella località di Monte Albán e Xoxocotlán nella città di Oaxaca

di Sylvia Schmelkes 12

1. I contesti 15

1.1. Xoxocotlán 16

1.1.1. Storia 16

1.1.2. Profilo sociodemografico 17

1.1.3. Salute 18

1.1.4. Istruzione 18

1.1.5. Famiglie 20

1.1.6. Religione 20

1.1.7. Attività economica 20

1.1.8. Sevizi di base 21

1.2. Monte Albán 22

1.2.1. Storia 22

1.2.2. Profilo sociodemografico 23

1.2.3. Salute 23

1.2.4. Istruzione 24

1.2.5. Famiglie 26

1.2.6. Religione 28

1.2.7. Attività economica 28

2. Crecemos, L'Associazione “Desarrollo Integralde la Juventud Oaxaqueña” 33

2.1 Origini e sviluppo storico 34

2.2 La Filosofia di CRECEMOS (DIJO) 36

2.2.1. I rapporti autentici 36

2.2.2. L'esperienza cristiana 38

2.2.3. La libertà 38

2.2.4. L'impegno 38

2.2.5. Dall'assistenza all'educazione 39

2.3 Lo stile di lavoro 41

2.3.1. La fiducia 41

2.3.2. L'austerità e il valore delle cose e dei servizi 41

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2.3.3. Attenzione al bambino nella sua totalità 41

2.3.4. Cominciare dalla scuola materna 42

2.3.5. La priorità ai più vulnerabili 42

2.4 La Metodologia di CRECEMOS (DIJO) 45

2.4.1. Il metodo esperienziale 45

2.4.2. Nella mensa di Monte Albán 45

2.4.3. L'inizio del lavoro in una colonia (quartiere) 46

2.4.4. Con il programma di borse di studio 46

2.4.5. Con i pre-adolescenti 46

2.4.6. Nell'assistenza ai compiti e/o regolarizzazione alla scuola primaria 46

3. Il campione 47

3.1 Il laboratorio di sistematizzazione 48

3.2 Il questionario 49

3.3 Le interviste 50

3.4 I gruppi focali 51

3.5 L'informazione di archivio 52

3.6 Le sigle degli informatori e interviste 52

4. Le caratteristiche della popolazione di Monte Albán e Xoxocotlán in base alle interviste 53

4.1 Delle colonie (quartieri) 54

4.2 Delle scuole 57

5. Le caratteristiche della popolazione di Monte Albán e Xoxocotlán in base ai dati del questionario 59

5.1 Dati demografici 60

5.2 Caratteristiche educative 60

5.3 Caratteristiche etniche e linguistiche 62

5.4 Religione 63

5.5 Partecipazione civico-politica 64

5.6 Caratteristiche socioeconomiche 65

5.7 Salute 67

5.8 Condizioni dell'abitazione e dei servizi 68

5.9 Le caratteristiche del bambino e l'ambiente familiare 69

6. I risultati e i cambiamenti nelle persone 72

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6.1 Le considerazioni soggettive degli interpellati 75

6.1.1 In relazione all'assistenza ai compiti e alla regolarizzazione della scuola primaria 75

6.1.2 Relativamente alla scuola materna 78

6.1.3 Relativamente alla mensa 78

6.1.4 Relativamente ad altri servizi di CRECEMOS (DIJO) 81

6.2 Il cambiamento nelle persone 82

6.2.1 Il valore della persona 82

6.2.2 Autencità dei rapporti 84

6.2.3 Relazioni sociali positive 84

Conclusioni e prospettive di sviluppo 86

La valutazione d'impatto del servizio di Silvia Vernizzi 90

1. L'esplorazione dei dati 93

1.1 Analisi delle Corrispondenze Multiple 94

1.2 Cluster Analysis 98

2. La valutazione d'impatto 104

2.1 Cosa significa compiere una valutazione d'impatto? 106

2.1.1 L'importanza della valutazione d'impatto nei programmi economici e sociali e il corrispondente gap valutativo 106

2.1.2 In cosa cosiste il gap valutativo? 107

2.1.3 Da cosa è generato il gap valutativo? 107

2.1.4 Che azioni intraprendere per chiudere il gap? 108

2.2 Applicazione della valutazione d'impatto al caso in esame 108

Bibliografia 113

Conclusioni Perchè valutare di María del Socorro Del Río Angulo 115

CRECEMOS chi è 118

AVSI chi è 119

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introduzionedi Rossana Stanchi, rappresentante

Fondazione AVSI in Messico

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Martedí 1° febbraio 2011 è stato inaugurato a Oaxaca, in Messico, il nuovo Centro di Sviluppo Comunitario “María de Guadalupe”, costruito nel quartiere di Monte Albán con contributi della Fondazione EnelCuore, del Governo di Navarra, di CESAL, ong spagnola partner del network AVSI, e della Campagna Tende della Fondazione AVSI realizzata in Italia e in Messico con il partner locale CRECEMOS (DIJO), l’associazione Desarrollo Integral de la Juventud Oaxaqueña che, dopo questo cammino insieme ha cambiato anche nome. Ma questo lo vedremo tra poco…

L’inaugurazione del Centro è stato un evento davvero straordinario, che ha visto insieme l’Amba-sciatore d’Italia in Messico, Roberto Spinelli, il Nunzio Apostolico Mons. Pierre, giá Nunzio in Haiti e Uganda, il neoeletto Governatore dello Stato di Oaxaca, Gabino Cué Monteagudo, l’Arcivescovo di Oaxaca, José Luis Chávez Botello, il sindaco, un rappresentante di Unicef, le famiglie della comunità e i responsabili di CRECEMOS (DIJO) e AVSI.

Con questa inaugurazione si è concluso così il progetto “Educazione e riduzione della povertá in comunitá indigene periurbane a basso reddito” (agosto 2007 – gennaio 2011), promosso dalla Fondazione AVSI su proposta dell’associazione CRECEMOS (DIJO) e co-finanziato dal Ministero degli Affari Esteri (MAE) del Governo d’Italia.

Il progettoFinanziato dal MAE e dal programma di sostegno a distanza della Fondazione AVSI, il progetto ha compreso quattro linee d’azione a favore dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie dei quartieri più poveri dell’area metropolitana di Oaxaca. In sintesi: › educazione: miglioramento del rendimento scolastico di 300 bambini e 100 adolescenti con problemi di apprendimento, relazioni interpersonali e capacità di socializzazione; monitoraggio dello stato di nutrizione e delle abitudini alimentari e igieniche;

› formazione: miglioramento delle capacità professionali di 400 persone e rafforzamento e avvio di 200 micro-imprese;

› abitazioni: miglioramento di 100 unità abitative dotate di servizio di acqua potabile, di pavi-

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mentazione e collegate alla rete fognaria; › studio e conoscenza del “patrimonio” delle comunità e valutazione d’impatto del progetto, documentate proprio dal presente elaborato.

Fin dall’inizio ci si è chiesti come realizzare questo studio; era ovvio che non si partiva da zero. CRECEMOS (DIJO) operava già dal 1993 a Oaxaca e quindi aveva una buona conoscenza della realtà locale ma, per mancanza di tempo e risorse, queste conoscenze erano empiriche. Bisognava strutturarsi.

La prima richiesta di aiutoTutto è iniziato da una richiesta di una mamma. La signora Gudelia era preoccupata per il rendimento scolastico del figlio e cercava un aiuto per accompagnare il suo bambino nelle difficoltà della scuola. Nel quartiere di Monte Albán operava l’associazione Canica, che si occupava di bambini in condizioni difficili. Non riuscendo però a rispondere all’immensità del bisogno, girò la richiesta a CRECEMOS (DIJO), già nota per il suo lavoro sull’abbandono scolastico. Grazie all’importante conoscenza di CRECEMOS (DIJO) del territorio e delle ferite delle persone che lo abitavano, era nata una trama ricca di rapporti e collaborazioni. Un patrimonio enorme, che però faceva emergere un grande ed evidente limite: il raggio di condivisione restava troppo ristretto. Bisognava ampliarlo. Bisognava favorire un passaggio di scala. Ma come?

L’opportunità per crescereEra fondamentale fermarsi per fare il punto della situazione, gettando le basi di un approccio sistematico di conoscenza e condivisione dell’esperienza, patrimonializzando la tradizione. Già da alcuni anni CRECEMOS (DIJO) aveva iniziato a raccogliere dati: un primo tentativo di uno studio di diagnostico che restò inconcluso e che radunava, più che altro, informazioni storiche sull’ori-gine delle comunità nelle quali a quell’epoca – era il 2002 - stava operando. Questo nuovo progetto è stata l’occasione per realizzare tutto il lavoro necessario1.

La conoscenzaLa prima questione fu quella di identificare e circoscrivere i temi e gli obiettivi della ricerca. Si volevano studiare a fondo le zone di intervento in cui l’impegno delle forze del progetto e delle attività erano più cospicue: › Monte Albán era senza dubbio il quartiere col maggior numero di beneficiari e anche quello in cui la presenza era più significativa sia in termini di tempo dedicato, sia in personale qualificato, tipo e varietà delle attività, sistematicità di presenza, costi di gestione e investimento di risorse.

› Xoxocotlán è una comunità geograficamente confinante con Monte Albán e dove CRECEMOS (DIJO) era presente già dal 2000 con investimenti significativi nella comunità, sia nell’amplia-mento dell’area in cui stava operando con i bambini sia nella formazione del personale.

Non si escludeva quindi la possibilità di uno sviluppo delle attività con un maggiore coordina-mento fra i due quartieri, soprattutto per quanto riguardava il doposcuola, il sostegno scolastico e

1 È interessante osservare come proprio in quegli anni si fosse giunti in AVSI, dopo un percorso di lavoro che aveva messo a fuoco l’importanza della conoscenza nello sviluppo dei progetti di cooperazione, a sintetizzare che: “Il percorso parte da un focus sulla conoscenza dei fatti, approda quindi ad una coscienza dei fatti e della vita che ruota intorno all’organizzazione, dei risultati raggiunti, del metodo più efficace, delle problematiche più frequenti, degli errori che è possibile evitare. Sulla base di questa presa di coscienza è possibile, ponendosi in rapporto con gli altri soggetti coin-volti, concepire, cioè generare risposte creative alla realtà che ci circonda. La concezione, infatti, è possibile in un rapporto, una relazione. La comu-nicazione è l’esito finale del percorso e rappresenta il passaggio di condivisione di quanto è stato conosciuto e dei passi che si intendono svolgere.

In questo percorso, l’organizzazione intende sempre di più aderire alla realtà e dare risposte ai bisogni valorizzando e patrimonializzando l’esperienza sviluppata, arrivando a comunicarla.” Fondazione AVSI. Bilancio Sociale 2006, pag.15.

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le attività educative offerte ai bambini delle scuole elementari. Ma occorrevano dati certi; occorreva andare più a fondo di ciò che si riusciva a captare con gli interventi puntuali e quotidiani, bisognava avere la reale fisionomia dei quartieri, dei loro abitanti, delle loro necessità, dei beneficiari del progetto e delle azioni che si stavano svolgendo. Erano davvero pertinenti queste azioni? Erano efficaci? Si sarebbe potuto identificare un loro impatto? Sarebbero state sostenibili una volta terminato il progetto?

La preoccupazioneSoprattutto ci si chiedeva se tanto investimento di capitale umano ed economico stesse favorendo la crescita delle persone, affinché potessero diventare soggetti protagonisti del proprio sviluppo. Unica garanzia, oltre gli output e gli outcome misurabili in fase di implementazione del progetto, delle modifiche sostanziali a lungo termine in una comunità.

Le risposteA tutte queste inquietudini risponde ampiamente il lavoro riportato nelle pagine di questa pubblicazione e svolto da Sylvia Schmelkes, direttrice dell’Instituto de Investigaciones para el Desarrollo Educativo (INIDE) dell’Università Iberoamericana di Città del Messico, realizzato principalmente con l’intento di sistematizzare le esperienze e le conoscenze acquisite da CRECEMOS (DIJO) in tanti anni di attività e di cammino percorso insieme con le comunità di Monte Alban e di Xoxocotlán.

Nelle pagine successive vedrete che sono stati guardati i fatti, le caratteristiche delle zone d’inter-vento, le problematiche più frequenti. È stato ricapitolato il passato per mettere a fuoco che cosa, fra tanti cambiamenti, costituiva la colonna vertebrale dell’identità di CRECEMOS (DIJO). Si è presa coscienza della ricchezza dell’esperienza acquisita e anche dei limiti dell’azione svolta. Sono stati raccolti i dati e identificati i profili dei beneficiari attuali e di tanti che, pur vivendo negli stessi quartieri, ancora non sono stati raggiunti dagli interventi. Sono stati messi in luce gli effetti e i cambiamenti ottenuti fino ad ora e le aree che ancora possono essere sviluppate in futuro.

La collaborazione con gli espertiUn occhio esperto ha guardato e analizzato la realtà in cui si è svolto il progetto e ne ha fatto emergere aspetti interessanti, non sempre visibili nel ritmo del quotidiano svolgersi delle attività. Con grande attenzione, e la sorprendente apertura di una studiosa che cerca il prodigio di una nuova conoscenza, più di una volta Sylvia Schmelkes si è lasciata sorprendere dalla realtà che le presen-tavano i dati raccolti e ha saputo mettere in luce i punti di cambiamento raggiunti e le problematiche ancora aperte. La collaborazione con il professore Carlo Lauro, docente di Statistica all’Univer-sità di Napoli Federico II e responsabile del dipartimento di Ricerca della Fondazione per la Sussidiarietà, ha permesso di creare il questionario, lo strumento indispensabile per la raccolta dei dati. Successivamente, gli esperti hanno seguito da vicino l’elaborazione statistica dei dati raccolti. In questo modo è infatti nato il contributo di Silvia Vernizzi, che ha valutato l’impatto raggiunto dalle azioni realizzate.

Un contributo sorprendente per il futuroÈ davvero sorprendente l’affinità dei risultati cui è approdato tutto questo immenso lavoro di ricerca portato avanti da una studiosa profondamente esperta della realtà socio-educativa messicana come Sylvia Schmelkes e da Silvia Vernizzi che, lontana dodicimila chilometri dal Messico, ha proces-sato i dati raccolti giungendo a conclusioni sorprendentemente affini.

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Con la coscienza di questo patrimonio è possibile ora lanciarsi verso il futuro. La pubblicazione di questo lavoro intende essere un primo passo per facilitare la patrimonializzazione dei metodi e delle esperienze acquisite, nella speranza di generare risposte efficaci e creative alle necessità.

La forza di un nuovo nomeLa collaborazione con CRECEMOS (DIJO), basata sulla comune visione dello sviluppo e resa possi-bile dalla sua professionalità, è stato il fattore capitale per la realizzazione dei lavori. CRECEMOS (DIJO) ha accettato fin dall’inizio tutto ciò che implicava l’impegno di un progetto così “importante” e, come c’era da aspettarsi, ne è uscita rafforzata, più matura e competente.

Non è banale infatti che, alla fine di questo processo, sia giunta ad esprimere anche con un nome nuovo, CRECEMOS, la coscienza raggiunta attraverso il percorso fatto. Un nome che esprime un’identità forte e tutta la potenza di slancio verso il futuro.E oggi CRECEMOS è certamente pronta ad affrontare le sfide che uno scenario mutevole propone.

Da gennaio 2011 il Centro di Sviluppo Comunitario “Maria de Guadalupe” è sostenuto anche da Panino Giusto e Humana.

La Madonna di Guadalupe, apparsa nel 1531 all’indio Juan Diego, a Guadalupe, in Messico,

è imperatrice del continente americano. La sua festa si celebra il 12 dicembre.

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Risultati dello studio esplorativo di valutazione di alcuni progetti

di CRECEMOS nelle località di Monte Albáne Xoxocotlán nella città di Oaxaca

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Ringrazio Angeles Núñez Gornés per il minuzioso e noioso lavoro di preparazione e pulizia del database.Ringrazio Carolina Mendoza per l’aiuto nelle tabelle dei dati e Jürgen Madrid per la trascrizione delle interviste.

Sylvia Schmelkes

Risultati dello studio esplorativo di valutazione di alcuni progetti

di CRECEMOS nelle località di Monte Albáne Xoxocotlán nella città di Oaxaca

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IntroduzioneLo studio valutativo qui presentato è il risultato di una ricerca sul campo realizzata su commissione della Fondazione AVSI e di CRECEMOS (DIJO), allo scopo di realizzare uno studio di sistematizzazione delle azioni intraprese da entrambe le istituzioni come parte di un progetto chiamato MAE, iniziato con risorse straordinarie nell’anno 20071, e di valutare l’impatto della loro opera in due località in cui lavorano, a Oaxaca: Monte Albán y Xoxocotlán, allo scopo di migliorare il proprio impegno, pertinenza, efficacia ed efficienza. Lo studio ha avuto inizio nell’agosto del 2008, e i suoi obiettivi erano:1. Effettuare una sistematizzazione partecipativa del lavoro realizzato fino a quella data, inclu-

dendo il lavoro antecedente all’inizio del progetto MAE, a partire dall’anno 2000 per Xoxocotlán e 2003 per Monte Albán.

2. Osservare l’impatto delle azioni realizzate nelle comunità oggetto dello studio relativamente al sostegno all’apprendimento e ai suoi effetti sull’alimentazione dei bambini.

Da questi elementi si cercherà di:3. Realizzare una pianificazione prospettiva, nonché partecipativa, per gli anni seguenti, sia

riprendendo le ipotesi di conoscenza e di trasformazione scoperte nel processo di sistematiz-zazione e altre che possono essere emerse nel processo stesso, sia sfruttando i punti di forza e le opportunità e attuando misure volte a superare i punti deboli e gli ostacoli individuati nella sistematizzazione.

Al fine di realizzare questi obiettivi, gli studiosi di INIDE hanno intervistato i dirigenti delle due istituzioni ed effettuato visite sul campo.I risultati vengono presentati a livello ipotetico. Uno studio come questo, limitato nel tempo e senza possibilità di garantire un campione probabilistico né dei beneficiari né del gruppo di controllo, non permette di fare affermazioni decisive. Nonostante ciò, per via del numero delle persone interpellate (24) e della cura posta nell’acquisizione di informazioni da varie fonti e per l’utilizzo di metodi sia quantitativi che qualitativi, possiamo confidare nel fatto che quanto illustriamo rifletta in modo ragionevole ciò che avviene nella realtà.

Ambito di riferimentoNormalmente una ricerca inizia da un ambito teorico. In questo caso, trattandosi di una valutazione, abbiamo fatto sì che i referenti concettuali e teorici partissero dalle stesse autorità istituzionali, nel senso che non è possibile valutare ciò che non si cerca. Un primo laboratorio di sistematizzazione delle origini e degli obiettivi di CRECEMOS (DIJO) ha permesso di costruire questo ambito di rife-rimento ed elaborare le ipotesi di trasformazione che poi hanno portato alle domande oggetto dello studio sul campo.

Comunque è impossibile che i ricercatori prescindano dai propri ambiti di riferimento. Per questa ragione, al termine dello studio e come confronto o contrasto, si farà riferimento ad alcuni concetti propri della promozione sociale applicati dai ricercatori e che possono fare luce sia sui risultati che sull’impegno futuro dell’istituzione.

L’ambito di riferimento utilizzato viene descritto contestualmente alla descrizione del laboratorio di sistematizzazione.

1 “Educazione e riduzione della povertá in comunitá indigene a basso reddito nella periferia di Oaxaca”, iniziato in agosto 2007 e cofinanziato dal Ministero degli Esteri del Governo Italiano.

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I contesti

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1.1 Xoxocotlán2

Fonte: INEGI. Cartografía 2005

Xoxocotlán è un comune con 84 colonie (quartieri), 5 agenzie comunali, 3 agenzie di polizia. È molto esteso territorialmente. L’area di influenza di CRECEMOS (DIJO), nel comune di Santa Cruz Xoxocotlán comprende le seguenti colonie: Insurgentes (dove si trova il centro di assistenza scolastica), Ex-Garita Agencia de Policía, Paragüito, Santa Helena, Sor Juana Inés de la Cruz, Ampliación Santa Cruz Xoxocotlán, parte di Santa Cruz Xoxocotlán è un’area a cui non è stato assegnato un nome di colonia. 1.1.1 Storia3

Il nome Xoxocotlán, comunemente abbreviato in Xoxo, è formato da Xoxocotl, “frutto molto acido o agrodolce”, e da tlan, “insieme, tra”, e significa “Vicino ai frutti molto acidi e agrodolci”.I primi abitanti di questo luogo, secondo lo storico Clavijero, furono mixtechi provenienti da Achiutla e Tilantongo inviati da Szahuindanda, tiranno di questa regione nell’anno 1067 d.C. Fondarono questo paese 375 anni dopo essersi insediati a La Mixteca.

I mixtechi occuparono il nordest e il sudovest della città di Oaxaca, al confine con la nazione zapo-teca. Fondarono da una parte Huajolotitlán, oggi Huitzo, e dall’altra Cuilapam nei pressi di Monte Albán. Il Comune di Santa Cruz Xoxocotlán dal punto di vista giudiziario e amministrativo appar-tiene al Distretto Giudiziario del Centro, che fa capo alla Città di Oaxaca. Le sue Agenzie Comunali si trovano tra 4 e 5 chilometri di distanza, e le Agenzie di Polizia e Colonie tra uno e due chilometri.

Nella colonia in cui si trova la sede di CRECEMOS (DIJO), nel 1970 si insediarono i primi abitanti. La colonia fu fondata quell’anno, e solo nel 1992 sono iniziati i contributi comunali. › Prima di questa data tutti i servizi erano a carico dei beneficiari. Il problema di quel tempo era la carenza di servizi pubblici. Oggi ci sono risorse e il problema è la mancanza di sicurezza, la

2 I dati statistici della colonia Xoxocotlán sono stati presi dal Seconto Conteggio della Popolazione 2005 di INEGI, e del Censimento Nazionale di Popolazione e Abitazioni del 2000, también del INEGI.

3 Sistema Nazionale di Informazione Comunale http://www.e-local.gob.mx/wb2/ELOCAL/EMM_oaxaca Enciclopedia dei comuni del Messico.

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spazzatura che non viene raccolta, la mancanza di acqua…(EA2).Le autorità ritengono che la colonia sia cambiata con l’aumento dei servizi: › Quando arrivai vidi che la gente si univa maggiormente nell’aspetto religioso e in quello di colla-borazione. Adesso qui alla nostra assemblea partecipa poca gente. Si è perso interesse perché la maggior parte dei servizi è disponibile (EA2).

1.1.2 Profilo sociodemografico4 Per questi dati e per quelli seguenti ci si basa innanzitutto sull’area geostatistica principale (AGEB5) in cui si concentra il lavoro di CRECEMOS (DIJO), e in secondo luogo sulle AGEB confinanti, che ne definiscono l’area di influenza. I dati si basano sul censo della popolazione e delle abitazioni dell’anno 2000, che è l’ultimo pubblicato. Dove possibile, abbiamo preso i dati del II Conteggio Nazionale di Popolazione e Abitazioni del 2005, che è un conteggio che comprende un numero di variabili molto minore rispetto al censimento.

L’area di influenza di CRECEMOS (DIJO) comprende una popolazione di circa 14.715 persone (su un totale di 59.181 persone che vivono nel comune di Santa Cruz Xoxocotlán). I bambini di età compresa tra 6 e 14 anni rappresentano il 16,9%, mentre la fascia di età compresa tra 15 e 24 anni è il 21,3%. La popolazione di età maggiore di 18 anni rappresenta il 65,6%, di cui il 7,8% ha più di 60 anni.

Come si può notare, la metà della popolazione ha un’età inferiore a 24 anni e questo dato riflette la situazione di tutta la località, come indica la tabella che segue.

Gruppo di età Area di influenza Altre AGEB della località Totale

0 a 5 anni 11,5% 13,0% 12,6%

6 a 14 anni 16,9% 18,3% 18,0%

15 a 24 anni 21,3% 20,6% 20,8%

25 a 59 anni 42,5% 42,5% 42,5%

60 anni o più 7,8% 5,6% 6,2%

Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

4 INEGI. Conteggio Nazionale di Popolazione e Abitazioni 2005.5 Área Geoestadística Básica Urbana, si definisce come l’estensione territoriale occupata da un insieme di quartieri que generalmente sono da 1 a 50,

perfettamente delimitate da vie, viali, strade o qualunque altro tratto di facile identificazione sul terreno, e il cui uso del suolo sia principalmente abita-tivo, industriale, di servizi, commerciale ecc. Questo tipo di AGEB è assegnata a aree geografiche di località con popolazione pari o superiore a 2.500 abitanti, oppure capoluogo municipale indipendentemente dal numero di abitanti, secondo il Conteggio Nazionale di Popolazione e Abitazioni 2005.

PERCENTUALE PER FASCIA DI ETÀNELL'AREA DI INFLUENZA DIJO

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1.1.3 Salute6

La popolazione che non dispone di servizi sanitari nell’area di influenza CRECEMOS (DIJO) ammonta al 57,5%. Tra coloro che dispongono di servizi sanitari, il 53,7% beneficia del IMSS, il 25,9% del ISSTE e il 18,0% beneficia dell’assicurazione sanitaria popolare.

Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

1.1.4 Istruzione7

La popolazione analfabeta di età superiore ai 15 anni nella zona indicata è del 7%; le donne anal-fabete sono il 9,6%, gli uomini il 3,9%.

Valutazioni basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

La popolazione in età prescolare (5 anni) che non frequenta scuole materne rappresenta il 5,7% del totale nell’area di influenza e il 6,5% in altre AGEB vicine.

6 INEGI. Conteggio Nazionale di Popolazione e Abitazioni 2005.7 Ibid.

SITUAZIONE DEGLI AVENTIE NON AVENTI DIRITTO AI SERVIZI SANITARI

POPOLAZIONE DI 15 ANNI E PIÙANALFABETA NELL'AREA DI INFLUENZA

SERVIZI DI SANITÀ PUBBLICA

IMSS

ISSSTE

Assicurazione sanitaria popolare

Arte

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Situazione scolastica della popolazione di età tra 5 e 14 anni Area di influenza Altre AGEB Totale

Popolazione di 5 anni di età che non va a scuola

5,7% 6,5% 6,3%

Popolazione di età tra 6 e 14 anni che non va a scuola

2,9% 3,1% 3,1%

La popolazione in età da istruzione di base (da 6 a 14 anni) che non frequenta la scuola rappre-senta il 2,9% del totale nell’area di influenza, e il 3,1% in altre AGEB della località. Va notata la mancanza di attenzione di una percentuale importante di bambini in età prescolare. I giovani di età compresa tra 15 e 24 anni che frequentano la scuola rappresentano il 51,8%; la percentuale di popolazione di età dai 15 anni in su che non ha completato l’istruzione di base ammonta al 31%, quella che l’ha completata ammonta al 19,6% e quella con titolo di studio supe-riore all’istruzione di base ammonta al 42,8%.

Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

› Fortunatamente, qui nella nostra colonia la maggior parte delle persone ha un livello di istru-zione, diciamo, piuttosto elevato. Ci sono molti professionisti. Perché l’istruzione viene conside-rata prioritaria (EA2)

› A Xoxocotlán c’è di tutto, dalla gente più colta alla gente con un basso livello culturale. Provengono da diverse parti dello stato e persino dalla Repubblica (EA2).

Ciononostante, come mostra la seguente tabella, la metà dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni non frequenta la scuola, il che significa che c’è molto da fare in questa colonia la cui popolazione giovane probabilmente ha problemi anche a trovare lavoro. In un territorio limitato come questo, la presenza di molti giovani che non studiano né lavorano probabilmente spiega il problema delle gang così spesso citato nelle interviste.

Situazione scolastica della popolazione di età compresa

tra 15 e 24 anniArea di influenza Altre AGEB della località Totale

Frequenta la scuola 51,8% 48,5% 49,3%

Non frequenta la scuola 48,2% 51,5% 50,7%

SCOLARIZZAZIONE DELLA POPOLAZIONE DI ETÀDAI 15 ANNI IN SU NELL'AREA DI INFLUENZA CRECEMOS (DIJO)

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1.1.5 Famiglie8 La popolazione in famiglie indigene rappresenta il 13,1% della popolazione totale nell’area di influenza. Il 76,3% sono famiglie la cui gerarchia prevede l’uomo al vertice. Sul totale di abitazioni occupate abitate, il 76,3% dispone di tubature per l’acqua, l’84,0% dispone di rete fognaria. Il 90,9% delle famiglie dispone di televisore, il 77,7 % delle famiglie dispone di frigorifero, solo il 48,2% dispone di lavatrice, e il 18,6% dispone di computer.

Caratteristiche delle famiglie Area di influenza Altre AGEB della località Totale

Popolazione in famiglie indigene 13,1% 18,6% 17,2%

Popolazione in famiglie con gerarchia a vertice maschile

76,3% 74,5% 75,0%

Abitazioni che dispongono di tubature per l’acqua

75,7% 62,5% 65,5%

Abitazioni che dispongono di drenaje 84,0% 81,7% 82,2%

Abitazioni che dispongono di televisore 90,9% 89,1% 89,5%

Abitazioni che dispongono di frigorifero 77,7% 76,1% 76,5%

Abitazioni che dispongono di lavatrice 48,2% 49,7% 49,3%

Abitazioni che dispongono di computer 18,6% 21,9% 21,1%

Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

1.1.6 Religione9 Secondo i dati del Censimento Nazionale di Popolazione e Abitazioni dell’anno 2000, la popola-zione di religione cattolica rappresentava l’86%, quella protestante il 7,7%, altre religioni rappre-sentavano il 2,6% e la popolazione senza religione il 3,6%. › La comunità religiosa si è disintegrata. Arrivano altre sette, altre religioni. La causa è questa, così come l’estrema povertà di molte famiglie. Loro (quelli delle sette) offrono viveri, si offrono di aiutarle con medicine, le accompagnano dal medico. Loro sono molto uniti, e l’essere umano si sente bene, si sente protetto. E anche i gesti dei sacerdoti. Io desidero battezzare i miei figli, ma mi facevano storie perché per la Chiesa non ero sposata. Per questo la gente se ne va (EA2).

1.1.7 Attività economicaLa popolazione economicamente attiva è il 52%. La popolazione occupata nel settore secondario (settore minerario, petrolio, industria manufatturiera, costruzione e elettricità) è il 24,4%, 21,2%

8 INEGI. Conteggio Nazionale di Popolazione e Abitazioni. 2005.9 I dati sulla religione e l’attività economica si basano su INEGI (2000): Censimento Nazionale di Popolazione e Abitazioni

RELIGIONE

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uomini e 3,3% donne. La popolazione occupata nel settore terziario (commercio, turismo e servizi) è del 71%, e solo il 2% si dedica al settore primario (agricoltura, allevamento, caccia e pesca) e il rimanente 2,6% no ha specificato alcun settore. La popolazione con occupazioni da impiegato o operaio è il 61%, il 5,8% lavora come lavoratore giornaliero o non specializzato, mentre la popo-lazione che lavora in proprio è il 25,5% (il rimanente 7,7% è rappresentato da lavoratori familiari che non ricevono compenso, e il 3,3% non ha specificato). Il 4,5% non percepisce alcun reddito, il 12,7% percepisce meno di un salario minimo, il 29% percepisce una somma tra uno e persino due salari minimi, il 38% percepisce da più di due a cinque salari minimi, il 10% delle persone della colonia percepisce più di cinque salari minimi, e il rimanente 6,8% non ha specificato.

Occupazione e reddito della popolazione economicamente attivaPercentuali sul 52% della popolazione economicamente attiva

Settore %

Primario 2,0

Secondario 24,4

Terziario 71,0

Non specificato 2,6

Occupazione

Impiegato o operaio 61,0

Lavoratori in proprio 25,5

Lavoratore giornaliero o non specializzato 5,8

Impiego familiare senza reddito 3,4

Non specificato 3,3

Reddito

Nessuno 4,5

Meno del minimo 12,7

Da 1 a 2 minimi 29,0

Da più di 2 a 5 minimi 38,0

Più di 5 minimi 10,0

Nessuna risposta 6,8

1.1.8 Servizi di base25 anni fa non c’erano servizi. Oggi alcuni sono ancora carenti. › Siamo ancora senza acqua potabile, senza rete fognaria, senza fossa biologica... Non passano a raccogliere i rifiuti e c’è molta contaminazione perché li si getta in campagna. Prima, quando pioveva, andavamo al ruscello a giocare, ora se lo facciamo ci prendiamo un’infezione terribile ai piedi. I vicini che non hanno il bagno escono ancora a defecare nel ruscello. Ci sono stati miglioramenti nella colonia, ma per quanto riguarda l’ambiente credo che andiamo di male in peggio (EB2).

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1.2 Monte Albán10

Fonte: INEGI. Cartografi a 2005

La colonia Monte Albán è una località a margine della città di Oaxaca, ed è parzialmente prov-vista di servizi pubblici. Sebbene possieda gli elementi necessari per essere inclusa nel poligono di povertà e quindi ricevere sostegni federali e statali, geografi camente si colloca in una zona non marginale11.

1.2.1 StoriaQuesta colonia (quartiere) è stata fondata nel 1968 circa, secondo i racconti della gente del luogo12, e i suoi colonizzatori provenivano dalle diverse regioni di Oaxaca: Istmo, Sierra Norte, Papaloapan, Costa, Cañada, Mixteca, Sierra Sur e Valles Centrales. La gente iniziò ad insediarsi nel luogo quando non esisteva alcun tipo di servizio, c’erano solo sentieri lungo cui la gente portava i materiali per costruire. I terreni venivano venduti per 100 o 200 pesos13. Le prime strade furono costruite tramite il “tequio”14. › Era il 1989 quando il Signor Governatore ci concesse la rete di acqua potabile, e ci fu coopera-zione di tutti i compagni, dei cittadini, che furono quelli che ci aiutarono. Qui era molto diffuso il “tequio”. Anche la luce non volevano darcela fi nché il governo di stato non lo autorizzava. Si cominciò a mettere la luce, poi iniziammo con l’acqua, ma prima furono aperte le strade con la partecipazione di gran parte della gente, perché come da tutte le altre parti c’è gente negativa. Poi la rete fognaria. Ora tutti vivono meglio, hanno servizi, qualche strada asfaltata (EA1).

10 I dati statistici della colonia sono presi dal Conteggio Nazionale di Popolazione e Abitazioni 2005 e dal Censimento Nazionale di Popolazione e Abitazioni 2000 dell’Istituto Nazionale di Statistica, Geografi a e Informatica, INEGI. 11 Secondo la descrizione di Victoria Cruz Sánchez, Coordinatrice dei Programmi Speciali di SEDESOL, Oaxaca12 Secondo il racconto di Anastacio Leyva Martínez, leader della comunità di Monte Albán13 Ibid.14 Forma di organizzazione lavorativa delle comunità a cui la gente partecipa contribuendo con mano d’opera e risorse economiche.

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1.2.2 Profilo sociodemografico15

La popolazione totale ammonta a 4.920 persone, il 47,5% sono uomini e il 52,5% donne.

Popolazione Colonia Monte Albán Area di influenza

Maschile 2.337 1.479

Femminile 2.583 1.704

Totale 4.920 3.183

Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

I bambini di età compresa tra 0 e 5 anni rappresentano l’11% circa della popolazione totale, i bambini (istruzione di base) rappresentano il 16,8% della popolazione totale, i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni rappresentano il 23,7%.

Percentuale della popolazione per fascia di età

Colonia Monte Albán Area di influenza Altre AGEB della

località Totale

Da 0 a 5 anni 10,9% 13,5% 10,6% 10,7%

Da 6 a 14 anni 16,8% 21,9% 15,5% 15,6%

Da 15 a 24 anni 23,7% 22,1% 21,1% 21,2%

Da 25 a 59 anni 42,9% 37,2% 43,8% 43,7%

60 anni o più 5,7% 5,4% 9,0% 8,9%

Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

1.2.3 Salute16 In ottobre 2005 la popolazione che non disponeva di servizi sanitari è circa la metà, il 48,2%. Tra coloro che dispongono di servizi sanitari ci sono gli aventi diritto dell’IMSS, il 55,8 %, dell’ISSTE, il 25,7%, il 17.1% beneficia di assicurazione sanitaria popolare e l’1,4% di altri servizi sanitari. Nell’insediamento vicino alla colonia è presente una clínica chiamata Clínica del Pueblo, che presta servizi sanitari alla gente del quartiere.

15 INEGI. Conteggio Nazionale di Popolazione e Abitazioni 2005.16 Ibid.

PERCENTUALE PER FASCIA DI ETÀNELL'AREA DI INFLUENZA

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Stime basate su: INEGI (2008) II Conteo de Población y Vivienda 2005. Oaxaca

1.2.4 Istruzione17 La colonia dispone di due scuole primarie, una scuola materna incompleta18 e una tele-secondaria, oltre a un centro comunitario di INEA dove si forniscono servizi di istruzione di base a giovani e adulti. Secondo i dati dell’INEGI, nella colonia c’è un 7,3% di analfabetismo tra la popolazione di età maggiore di 15 años. Il 4,4% della popolazione maschile di età dai 15 anni in su è analfabeta, e lo è il 9,8% di donne di questa stessa età. Come si può notare, le percentuali di analfabetismo nell’area di influenza CRECEMOS (DIJO) sono molto più elevate rispetto alla media della colonia.

Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

17 INEGI. Conteggio Nazionale di Popolazione e Abitazioni 2005.18 La scuola materna “Carlos Pellicer”, secondo i dati di IEEPO, nel 2008 ha solo un gruppo del secondo anno e due del terzo°.

SITUAZIONE DEGLI AVENTI E NON AVENTI DIRITTOAI SERVIZI SANITARI

ISTITUZIONI CHE DANNO DIRITTOAI SERVIZI SANITARI

POPOLAZIONE ANALFABETA DI ETÀ DAI 15 ANNI IN SUNELL'AREA DI INFLUENZA CRECEMOS (DIJO)

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La popolazione in età di scuola materna (5 anni) che non la frequenta rappresenta il 3,4% della colonia Monte Albán ma il 18,6% dell’area di influenza.

Questo dato non smette di sorprendere e preoccupare perché, anche se i bambini di 5 anni nell’area di influenza sono pochi, questa percentuale di assenza dalla scuola risulta straordinariamente alta. La popolazione in età da scuola primaria che non la frequenta rappresenta il 3,8% a Monte Albán e il 4,8% nell’area di influenza.

Solo il 50,2% dei giovani frequentano la scuola. Così come nel caso di Xoxocotlán, il fatto che la metà della popolazione giovanile non frequenti la scuola continua a risultare preoccupante e segnala la necessità di porre attenzione a questo settore di popolazione. Nella colonia è presente un 6,9% di popolazione di età superiore a 15 anni privo di scolarizzazione. Circa il 28,9% delle persone di età dai 15 anni in su hanno un livello di istruzione di base incom-pleta. Il 18,9% ha un livello di istruzione di base completa, e il 45,2% ha un livello di istruzione di secondo grado. Ma se analizziamo le stesse categorie nell’area di influenza CRECEMOS (DIJO) vediamo che i valori si allontanano significativamente dalla media della colonia: solo la percentuale di popolazione di età superiore a 15 anni con istruzione di base completa è superiore alla media, raggiungendo il 23,8%, mentre gli altri valori sono significativamente più alti delle medie citate.

POPOLAZIONE DI ETÀ DI 5 ANNI CHE NON FREQUENTA LA SCUOLANELL'AREA DI INFLUENZA CRECEMOS (DIJO)

POPOLAZIONE TRA I 6 E I 14 ANNI CHE NON FREQUENTA LA SCUOLA

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Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

1.2.5 Famiglie19 Il 23,2% della popolazione della colonia è composto da famiglie indigene; nella zona di influenza CRECEMOS (DIJO) la percentuale è molto diversa, e comprende la percentuale dell’area di influenza CRECEMOS (DIJO) nella località di Xoxocotlán:

Stima basata su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

› Qui la colonia si è formata con persone di diverse regioni. Qui siamo mixtechi, zapotechi, cioè dei mixes, della Sierra Juarez, de la Costa, de los Valles Centrales, de la Mixteca. Vengono da posti diversi (EA1)

Nel 72,7% delle famiglie prevale una gerarchia in cui l’uomo è al vertice.La media di abitanti per abitazione è di 4,3 persone.

Colonia Monte Albán Area di influenza Altre AGEB della

località Totale

Popolazione in famiglie con gerarchia a vertice maschile

72,7% 66,3% 70,8% 70,8%

Abitanti in abitazioni particolari occupate

4,3 4,9 4,1 4,1

Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

19 Ibid.

POPOLAZIONE DI ORIGINE INDIGENA

Colonia Montealbán Area di influenza Crecemos (DIJO)

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Si calcolano 1.132 abitazioni occupate, l’8,6% delle quali ha il pavimento di terra, il 69,6% ha il pavimento in cemento o stabile, e il 17,9% ha il pavimento di legno, piastrelle e altri rivestimenti. Come si nota nella seguente tabella, ancora una volta la zona di influenza CRECEMOS (DIJO) mostra percentuali diverse, indici di una maggiore vulnerabilità della popolazione:

Colonia Monte Albán Area di influenza Altre AGEB della

località Totale

Abitazioni particolari occupate, con pavimento di terra

8,6% 17,6% 6,8% 7,0%

Abitazioni particolari occupate, con pavimento di cemento o stabile

69,6% 79,2% 65,7% 65,9%

Abitazioni particolari occupate, con pavimento di legno, piastrelle e altri rivestimenti

17,9% 0,5% 21,6% 21,3%

Abitazioni che non specificano il tipo di pavimento

3,9% 0,0% 0,0% 0,0%

Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

Le abitazioni con una sola stanza nella colonia rappresentano il 10,6%, quelle con due stanze il 16,4%, e quelle con tre o più stanze il 69%. Diversa la situaizone nell’area di influenza:

Colonia Monte Albán Area di influenza Altre AGEB della

località Totale

Abitazioni particolari occupate con 1 sola stanza

10,6% 13,1% 10,9% 10,9%

Abitazioni particolari occupate con 2 stanze

16,4% 32,0% 13,4% 13,7%

Abitazioni particolari occupate con 3 o più stanze

69,3% 52,4% 70,1% 69,9%

Abitazioni particolari che non specificano il numero di stanze

3,6% 0,0% 0,0% 0,0%

Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

Il 17,9% delle abitazioni non dispongono di tubature idriche allacciate alla rete pubblica, l’8% non dispone di rete fognaria.

Colonia Monte Albán Area di influenza Altre AGEB della

località Totale

Abitazioni particolari occupate che non dispongono di tubature idriche allacciate alla rete pubblica

17,9% 11,5% 9,4% 9,6%

Abitazioni particolari che non dispongono di rete fognaria

8,0% 13,8% 5,9% 6,1%

Stima basata su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

› Oggi i terreni sono cari. Prima erano a buon mercato. È per questo che li davano come beni comunali a basso prezzo. Costavano 100, 200 pesos, un pezzetto di terreno di 20m per 20m. Ora si superano i $100,000, perché ci sono già tutti i servizi (EA1).

Il 92,7% delle abitazioni dispone di televisore, il 78,4% di frigorifero, il 57,6% di lavatrice, e solo il 29,1% di computer.

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Colonia Monte Albán Area di influenza Altre AGEB della

località Totale

Abitazioni particolari occupate che dispongono di televisore

92,7% 89,9% 90,1% 90,1%

Abitazioni particolari occupate che dispongono di frigorifero

78,4% 62,1% 79,5% 79,3%

Abitazioni particolari occupate che dispongono di lavatrice

57,6% 32,4% 56,5% 56,3%

Abitazioni particolari occupate che dispongono di computer

29,1% 5,5% 29,6% 29,3%

Stime basate su: INEGI (2008) II Conteggio di Popolazione e Abitazioni 2005. Oaxaca

1.2.6 Religione20

Secondo il censimento di INEGI 2000, la popolazione di religione cattolica rappresentava il 75% e quella di religione non cattolica e senza religione il 23%.

1.2.7 Attività Economica21 La popolazione economicamente attiva rappresenta il 51%, essendo la popolazione occupata nel settore secondario (settore minerario, petrolio, industria manifatturiera, costruzioni e elettricità) il 28%, 23,7% uomini e 4,5% donne, la popolazione occupata nel settore terziario (commercio, turismo e servizi) e il 68%, solo il 1,2% si dedica al settore primario (agricoltura, allevamento, caccia e pesca). La popolazione occupata come impiegato o operaio è del 55%, quasi l’8% lavora come lavoratore giornaliero o non specializzato, la popolazione che lavora per conto proprio è il 29%. Il 21% percepisce meno di un salario minimo, il 35% percepisce tra 1 e 2 salari minimi, mentre il 30% riceve da più di 2 a 5 salari minimi, e solo il 3% della gente della colonia percepisce più di 5 salari minimi. › I mariti vanno a caricare ceste e verdure sui muletti, lavorando come caricatori al mercato. Molti sono muratori, che fanno i muratori quando c’è lavoro, altrimenti lavoratori non specializzati. Ci sono pochi commercianti qui. Ci sono commercianti ambulati che vanno a vendere le pagliette, “nylon”, borse. Abbiamo anche artigiani che vanno a vendere nelle rovine di Monte Albán. C’è molta gente senza lavoro, soprattutto nella terza età (EA1).

20 INEGI. Censimento Nazionale di Popolazione e Abitazioni 2000.21 Ibid.

RELIGIONE

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Confronto di dati di base tra Monte Albán e Xoxocotlán

Profilo sociodemografico

Famiglie

Istruzione

Xoxocotlán Monte Albán

PERCENTUALE PER FASCIA DI ETÀ NELL'AREA DI INFLUENZA CRECEMOS (DIJO)

PERCENTUALE PER FASCIA DI ETÀNELL'AREA DI INFLUENZA CRECEMOS (DIJO)

POPOLAZIONE IN CASE INDIGENE

SCOLARIZZAZIONE DELLA POPOLAZIONE DI 15 ANNI E PIÙNELLE AREE DI INFLUENZA CRECEMOS (DIJO)

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Religione

MONTE ALBÁN XOXOCOTLÁN

DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE ECONOMICAMENTE ATTIVAPER SETTORE PRODUTTIVO

REDDITI PER FAMIGLIA

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DATi SOCiODEMOGRAfiCi Monte Albán % Xoxocotlán %

Popolazione totale 4.920 14.715

Popolazione da 0 a 5 anni di età 522 10,9% 1.654 11,5%

Popolazione da 6 a 14 anni di età 808 16,8% 2.435 16,9%

Popolazione da 15 a 24 anni di età 1.139 23,7% 3.075 21,3%

Popolazione da 25 a 59 anni di età 2.062 42,9% 6.119 42,5%

Población di 60 anni e più 273 5,7% 1.124 7,8%

Popolazione in case indigene 1.107 23,2% 1.874 13,1%

Popolazione in case con gerarchia a vertice maschile

3.474 72,7% 10.919 76,3%

Salute

Popolazione non avente diritto a servizi sanitari

2.293 48,2% 8.255 57,5%

Popolazione avente diritto a servizi sanitari

2.463 51,8% 6.102 42,5%

istruzione

Popolazione di 5 anni di età che non va a scuola

3 3,4% 15 5,7%

Popolazione da 6 a 14 anni di età che non va a scuola

31 3,8% 70 2,9%

Popolazione di 15 anni e più di età analfabeta

254 7,3% 722 7,0%

Popolazione tra 15 e 24 anni di età che va a scuola

572 50,2% 1.593 51,8%

Popolazione tra 15 e 24 anni di età che non va a scuola

567 49,8% 1.482 48,2%

Popolazione di 15 anni di età e più senza scolarizzazione

239 6,9% 664 6,5%

Popolazione di 15 anni di età e più con istruzione di base incompleta

997 28,9% 3.165 31,0%

Popolazione di 15 anni di età e più con istruzione di base completa

652 18,9% 1.999 19,6%

Popolazione di 15 anni di età e più con istruzione di base di secondo grado

1.558 45,2% 4.367 42,8%

Abitazione

Abitazioni con pavimento di terra 97 8,6% 605 18,8%

Abitazioni con 1 sola stanza 120 10,6% 535 16,7%

Abitazioni che dispongono di tubature idriche della rete pubblica

876 77,4% 2.430 75,7%

Abitazioni particolari occupate che dispongono di televisore

1.049 92,7% 2.917 90,9%

Abitazioni particolari occupate che dispongono di frigorifero

888 78,4% 2.494 77,7%

Abitazioni particolari occupate che dispongono di lavatrice

652 57,6% 1.547 48,2%

Abitazioni particolari occupate che dispongono di computer

329 29,1% 596 18,6%

Fonte: INEGI. Conteggio Nazionale di Popolazione e Abitazione 2005

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Dai dati precedenti potrebbe sembrare che, almeno rispetto ad alcuni indicatori, Xoxocotlán si trovi in uno stato di povertà maggiore di Monte Albán. Ciononostante, sebbene questo sia vero relati-vamente all’accesso all’acqua, come dimostrano anche i questionari applicati per questo studio, gli altri indicatori dipendono dal fatto che la colonia Xoxocotlán è quattro volte più grande di Monte Albán. CRECEMOS (DIJO) lavora in una zona centrale della colonia, con tutti i servizi. Le zone più periferiche della colonia, a quanto pare, si trovano in condizioni molto critiche.

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CRECEMOS, l’Associazione

“Desarrollo Integral de la Juventud

Oaxaqueña”

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2.1 Origini e sviluppo storico CRECEMOS (DIJO), che dal 2011 ha cambiato nome in CRECEMOS, ebbe inizio nel 199322. Nacque in ambito universitario, e inizialmente lavorò proprio con giovani studenti con i quali fu fondato un giornale universitario e furono realizzati forum e incontri di tipo culturale. Un po’ alla volta, e man mano che gli universitari crescevano e iniziavano a mettere in pratica nella propria carriera ciò che avevano studiato, CRECEMOS (DIJO) cambiò seguendo la nuova situazione che si era creata. Per la associazione, che secondo il suo fondatore era nata “come strumento di valore giuridico per appoggiare queste attività di presenza cristiana nell’ambiente universitario” (EF1), si presentò l’opportunità di realizzare piccoli progetti con il governo italiano, e nel 1995 iniziò a realizzare progetti più formali con finanziamenti della Conferenza Episcopale Italiana23. A partire da questo momento, CRECEMOS (DIJO) cominciò ad avere un raggio di azione maggiore; crescendo si slegò progressivamente dall’iniziale movimento universitario, cambiò missione e nome prendendo quello di Centro Social Juvenil, al quale inizia a partecipare anche un gruppo di donne. Come Centro Social Juvenil inizia a lavorare con comunità in condizioni di povertà offrendo assitenza legale, contabile e psicologica, e a tenere una serie di corsi e conferenze di orientamento per padri e madri di famiglia.

› Quando entrai non sapevo nemmeno cosa stessi facendo. Ma era un lavoro piacevole, part-time, con le amiche. Io lavoravo con giovani studenti, davo lezioni di inglese e assistenza scolastica. Venivano i giovani (P5).

In dicembre del 1997, a fronte di seri problemi economici, l’associazione riduce il proprio personale e rimangono solo due persone.

› All’inizio c’era un progetto che non ha niente a che fare con quel che facciamo adesso. Inizialmente si chia-mava Desarrollo Integral de la Juventud Oaxaqueña e poi Centro Social Juvenil. Era un ufficio che offriva assistenza legale e contabile, oltre che consulenza psicologica. Lì iniziammo con 8 persone. Tenevamo confe-renze nelle colonie sui valori. Questo progetto andò avanti circa due anni. Quando si concluse, perché fini-rono le risorse, il responsabile del progetto disse che sarebbero rimaste solo due persone e non sarebbe stato possibile proseguire il lavoro. Era la fine del 1997. Ciò che ne risentì maggiormente fu la parte dell’assistenza psicologica. Noi rimanemmo perché c’era un progetto di finanziamento con l’Unione Europea di lavoro con adolescenti. Il finanziamento arrivò dopo un anno. Nel frattempo offrivamo aiuto psicologico (P6).

› Nel suo percorso di recupero l’associazione adotta nuovamente il nome di CRECEMOS (DIJO), e inizia attività di assistenza psicologica e accademica a bambini a rischio di abbandono scolastico. A partire da questo momento si va delineando l’obiettivo educativo che, nonostante i cambiamenti suggeriti in futuro dai nuovi scenari che si presenteranno, l’associazione approfondisce e consolida come caratteristica tipica e fondamentale. Nella fase di recupero si chiamano nuovamente giovani universitari a collaborare nelle attività. Nel 1998 arriva dall’Italia la prima persona di Avsi e l’Associazione Civile CRECEMOS (DIJO) inizia ad acquisire una certa struttura organizzativa e, dopo tanti cambiamenti, a delineare la propria fisionomia. Allora arriva anche un nuovo finanziamento che permette di riprendere le azioni con i giovani universitari: un progetto perché i giovani delle comunità potessero avviare le proprie imprese. Si offriva loro assistenza contabile, perché tra gli universitari c’erano molti contabili. Ciononostante, l’unica cosa che fu portata avanti in modo continuativo fu l’orientamento psicologico e l’attenzione ai bambini.

› Vedevamo che arrivavano bambini che, oltre che di questa attenzione (psicologica), necessitavano

22 La creazione di CRECEMOS (DIJO) si deve a un’iniziativa di Lorenzo Fanelli, allora maestro di filosofia in vari istituti universitari del Comune di Oaxaca.

23 I progetti erano due: uno, "Formazione e avviamento al lavoro di giovani disoccupati”, offriva corsi di formazione professionale nei seguenti settori: fiscale, contabilità, turismo, lavoro sociale, educazione ecologica. L’altro insegnava l’uso del computer.

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anche di assistenza e recupero accademico. In questo modo vennero presi studenti che offrivano assi-stenza accademica. Si continuò con l’assistenza psicologica. Vedevamo che era molto utile formare gli universitari in ciò che amavano fare, seguiti da una maestra. Cominciarono ad arrivare bambini da varie colonie. Avevamo moltissimi bambini e c’erano solo due o tre universitari. Arrivò una madre a chiederci di andare a San Felipe. Ne arrivò un’altra a chiederci di andare a San Luis Beltrán. Un’altra ci chiese di andare a Xoxocotlán. Ci andammo. Con gli universitari si facevano valutazioni psicologiche per stabilire perché i bambini andassero male a scuola. Li si fece frequentare un corso di cucina, dove impararono la matematica, le porzioni, i pesi, le quantità. E un corso di musica, dove impararono a seguire indica-zioni, attraverso i suoni, i ritmi, la psicomotricità e il recupero accademico. Poi mettemmo lo sport. Così cominciammo nelle comunità, perché ce lo chiesero le madri. A Tlalixtac non fu così. Lì a chiamarci fu un’associazione che non esiste più e che stava realizzando un programma pilota in un centro comuni-tario. A Monte Albán il lavoro iniziò su richiesta di un’assocazione chiamata Canica (P6).

Nell’anno 2000 iniziano “le borse di studio24”, grazie alle quali si stabilizza il lavoro educativo con i bambini che, a partire da quest’anno, non sarà più interrotto nell’attività dell’associazione. Nel 2002 si riceve un appoggio da INDESOL che permette di capitalizzare CRECEMOS (DIJO) relativamente a materiale didattico e computer, televisori, videoregistratori, macchine fotografiche in tre comunità: San Luis, San Felipe e Tlalixtac. Questo ha permesso il rafforzamento di ciò che si stava facendo. › Un po’ alla volta arrivarono i bambini... Si iniziò a comprare i mobili per accogliere i bambini… L’attenzione era individuale, perché c’era un universitario per bambino. Il nostro obiettivo era principalmente i giovani, gli universitari. Ciononostante ci fu un buon risultato anche con i bambini, e iniziammo a lavorare con i bambini (E13).

Nel 2003 CRECEMOS (DIJO), già conosciuta a Oaxaca per il lavoro educativo che svolge per combattere e prevenire la diserzione scolastica dei bambini, apre un nuovo servizio e si insedia nella colonia Monte Albán su invito di una ONG locale che non riesce a rispondere alle tante necessità educative della colonia. Ma il problema scolastico-educativo non viene percepito come urgente tra gli abitanti, che danno maggiore priorità al problema della denutrizione e della malnutrizione e così, al posto dell’assistenza scolastica prevista, negli edifici della colonia nasce la mensa “La Compañía”. Anche in questa occasione è stata la realtà a suggerire una soluzione imprevista ad un problema che si era presentato: › Il problema era la fame più della questione dell’assistenza scolastica. Io non ne sapevo niente, né mi piace cucinare. Mónica (un’amica che dirige una A.C. a Campeche, con una mensa per bambini) mi disse era era più economico avere una mensa che un’assistenza psicopedagogica. Anche il cibo può portare con sé un processo educativo. Allora iniziai a muovermi per ottenere risorse per attrezzare la mensa con le autorità di Monte Albán………… (P6).

La mensa ha avuto inizio in una stanzetta del Centro Comunitario della colonia, e offriva un pasto caldo quotidianamente a 50 bambini.Nel 2004 il lavoro dei giovani nell’assistenza educativa ai bambini, che era stato molto difficile da organizzare e coordinare, iniziò a decadere. Ciononostante

24 Si tratta del progetto “Sostegno a distanza” di AVSI: “Il sostegno a distanza è una forma di condivisione realizzata attraverso un contributo econo-mico stabile e continuativo versato da un soggetto italiano una persona, un gruppo, una famiglia, un’azienda...) e destinato a un “beneficiario” ben identificato (bambino o ragazzo) in qualche paese del mondo. Grazie al sostegno ricevuto il beneficiario riceve alimentazione, cure mediche, interventi igienico-sanitari, scolarizzazione e partecipa ad attività ricreative ed educative. Si tratta di un percorso personalizzato dove il bambino rappresenta un punto di entrata per coinvolgere anche la sua famiglia e la sua comunità, non sostituendosi alle responsabilità proprie di ciascuno ma accompa-gnando le persone verso una propria autonomia e rendendoli essi stessi fattore di sviluppo economico e di cambiamento per la società in cui vivono. Caratteristica distintiva del sostegno a distanza personalizzato di AVSI è l’accompagnamento educativo che garantisce, insieme agli aiuti materiali, la presenza di adulti che seguono il bambino nel suo percorso. Il sostenitore riceve informazioni periodiche sul bambino, sul paese, sul progetto e sulle attività di AVSI in tutto il mondo, e partecipa alla possibilità di un rapporto interpersonale, che educa il bambino alla gratitudine e allo stesso tempo apre il sostenitore alla comprensione della realtà in cui il bambino vive.” (AVSI, Bilancio Sociale 2008, pag. 28)

Si tratta di quantità identiche per ciascun bambino, date da un “padrino” italiano che si impegna per un anno.

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aveva prodotto buoni risultati: › ...fu un periodo di vita intensa, di grande energia da parte degli universitari. A loro piaceva stare con i bambini. Erano contenti. Ma il lavoro svolto non serviva ai giovani, solo ai bambini (Partecipante 3).

› Io ho lavorato con i ragazzi ai nuovi programmi, e li vedevo molto entusiasti e contenti insieme agli psicologi. Questo ha aiutato i giovani a orientarsi in ciò che desideravano. C’erano anche problemi, ma non si diceva “Ho sbagliato e me ne vado”, bensì “Ho sbagliato, come faccio a rimediare?”. Questo ha portato il giovane, il padre e il maestro a trovare un compromesso, e la cosa è riuscita bene perché si impegnavano molto tutti (P2).

Nel 2005 CRECEMOS (DIJO) prende una svolta decisamente e coscientemente orientata verso i bambini: › Eravamo pochissimi, con molto entusiasmo ma con uno stipendio basso. Arrivò il momento di decidere tra l’universitario e il bambino. Era meglio non tenere l’universitario perché non lo si aiutava concretamente (P5).

› C’era un elenco enorme di universitari, e noi eravamo in quattro e non riuscivamo a sostenere il lavoro (P2).

› Ci rendemmo conto del fatto che sono questi bambini ad avere maggiormente bisogno di aiuto (P4)

Nel 2007 arriva il finanziamento del progetto del Ministero degli Affari Esteri italiano, che producendo una crescita rapida porta con sé nuovi problemi, ma al tempo stesso permette a CRECEMOS (DIJO) di aumentare la professionalità del servizio e di ciascun settore, che è senza dubbio un processo positivo. › (La mensa di Monte Albán) …inizialmente non si sapeva cosa fosse una buona alimentazione, non eravamo coscienti del fatto che questo potesse aiutarli. Ora abbiamo una nutrizionista che ci aiuta molto e organizza una serie di menu tenendo in considerazione ciò di cui i bambini necessitano. Alcuni avevano macchioline che sono scomparse, perché erano carenze vitaminiche. Ora mangiano molta verdura. Questo li ha aiutati a uscire da quel grado di denutrizione. Controlliamo gli alimenti, le vitamine ecc. Questi controlli ci hanno risolto molti problemi (P5).

› Inizialmente il programma non era di tipo nutrizionale, era volto semplicemente a togliere un po’ di fame (P4).

› 3 o 4 anni fa non avevamo nemmeno il bagno per insegnare le abitudini igieniche. (…) Logicamente quando hai le risorse sei più professionale. Perché abbiamo iniziato con molti progetti da adattare strada facendo alle necessità che si presentano. Se hai risorse economiche, allora puoi pagare le spese e assumere più personale… (P4).

2.2 La Filosofia di CRECEMOS (DIJO)

2.2.1 I rapporti autenticiCiò che importa è il rapporto con la persona nella sua totalità, dando valore alla sua libertà, aspet-tando che cresca grazie al rapporto. Non si tratta di fare cose per lei, bensì di fare in modo che impari a fare cose per se stessa. › Per me è stato gratificante, perché avevo un rapporto più stretto con le madri, visto che chiacchie-ravo molto con loro (P8).

› A Xoxocotlán io convivevo con i bambini, avevo un rapporto molto stretto con loro. Ero molto coinvolto con i bambini; le madri erano molto coinvolte (P4).

› Educare, non solo teoricamente, bensì educare e camminare insieme. Non solo dare loro da

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mangiare, ma sapere anche chi sono (E3). › Quando la gente viene trattata come gente si diventa persone, si scopre la propria dignità e ci si mette in moto, agisce. Prendendo coscienza di sé si mettono in movimento per soddisfare le proprie necessità (E7).

› Il rapporto con le persone è sempre potenzialmente un rapporto educativo. Il rapporto educa-tivo coinvolge la persona nella sua totalità. L’essere umano è fatto di una struttura comune, fatta dagli stessi desideri. Quando si risveglia nei ragazzi l’interesse per qualcosa, si compor-tano allo stesso modo. Quando qualcosa ci sorprende, ci attrae, lo gridiamo, lo diciamo agli altri. Se stanno attenti vengono a vedere cos’è (E7).

La cosa fondamentale è la qualità del rapporto, non soltanto la quantità dei beneficiari: › La percentuale di famiglie con cui costruiamo un rapporto è bassa, perché non possiamo raggiun-gere tutte quelle famiglie. Non è ciò che ci interessa, perché non si può obbligare quella gente ad avere quel vincolo. Ciononostante, tutti hanno formato vincoli con diverse famiglie e ci sono stati ottimi risultati in questi rapporti. Ci rendiamo conto del fatto che la maggior parte dei bambini che viene lo fa per se stesso. Nel rapporto crescono sentimenti di affetto (P5).

› Abbiamo soprattutto interesse a rapportarci con le madri per poter capire tutto. Loro si identificano con noi. Significa anche dare un’occhiata allo stile di vita che conducono tutte queste famiglie (P5).

› L’appoggio che ricevono viene sentito come amico, alleato, qualcuno che c’è quando se ne ha bisogno (E2).

› Sto imparando che bisogna conoscere la persona e la sua realtà per farsi un’opinione, giudicare o senten-ziare... Potrò parlare del mio percorso di sviluppo quando sarò riuscito a parlare con le madri (E3).

› Ciò che caratterizza CRECEMOS (DIJO) è l’accompagnare. C’è una preoccupazione genuina, non è artificiale (E5).

› Si desidera condividere le necessità di alcune famiglie. Più una persona si impegna nel lavoro, più riesce a far sì che gli altri siano persone; non riesce a risolvere il problema degli altri, ma a svegliare un’umanità, l’essere persone, svegliare le umanità, essere protagonisti della propria vita (E6).

› (Dopo essere sprofondata in depressione) appare CRECEMOS (DIJO). Sono tornata a vivere. Appare CRECEMOS (DIJO) e sento protezione… (E8).

› Ora dal punto di vista economico ci troviamo un po’ bloccati. Ne parlai con la maestra e le dissi: “Credo che mio figlio non verrà più, perché guardi, non possiamo pagare la retta mensile”. “No”, disse, “continui a mandarlo, vedrò come…”.

› (Alla mensa) Senza fogli né altro mise i miei bambini a tavola, senza avere il padrino… Ma mi disse “Ha bisogno del padrino, ma non c’è ancora. Diamo da mangiare alle bimbe, che ne hanno bisogno… Anch’io ero molto magra, allora lì mi davano da mangiare… e rimanevo a lavare i piatti…” (EB3).

› Quando ho problemi vado alla mensa. Lì ci danno una mano. Per esempio ora che ho questa bambina con problemi, perché è molto prematura, sono venuti a lasciarmi dei viveri, mi mandavano un pasto, mi hanno aiutato molto. E vengono per qualunque problema, però mi dicono “Avvisa, se non avvisi Dio non ti sente” (EB3).

Da altre istituzioni questo si percepisce con chiarezza: › Marcelina aveva avuto un aborto incompleto e aveva bisogno di un raschiamento… Lei non ci voleva andare… Arrivò da sola (in clinica) con Soco (la direttrice di CRECEMOS (DIJO)) e nient’altro… Non sapeva se farlo o no perché suo marito non lo sapeva. Allora Soco dovette andare dal marito e dirglielo, e lui non scese neanche. Uno dei suoi figli rimase… Soco stette ad aspettare (EI3).

› I servizi che offre (CRECEMOS (DIJO)) sono di grande qualità e cordialità. Inoltre è un aiuto

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incondizionato: ti aiuto perché mi interessa che non sbagli più, voglio che tu ti superi, perché mi interessa che tu esca da quello stato di denutrizione, perché è importante che fin da bambino tu impari a uscire pettinato, lavato, pulito… (EI1).

› A Oaxaca il 90% di ciò che si fa è politico. E quando vedi gruppi sociali (come CRECEMOS (DIJO)) dici: “Che meraviglia!”... Entrare in CRECEMOS (DIJO) per me significò abbandonare i problemi politici che mettevamo sopra tutto, e chiederci “come possiamo aiutarli, loro che stanno facendo un lavoro meraviglioso?” (EI5).

È fondamentale guadagnarsi l’affetto dei bambini. E preoccuparsi della persona: › Io non mi preoccupavo affatto della comunità. Si parte da una preoccupazione per un bambino in particolare che ha bisogno di qualcosa, ma perché io possa arrivare a questo bambino econo-micamente dovevamo essere almeno 25 con borsa di studio. Anche se lavoravamo con universi-tari, era necessario una responsabile e almeno un maestro (P6).

2.2.2 L’esperienza cristianaCRECEMOS (DIJO) è stata fondata da professionisti che hanno vissuto l’esperienza del cristianesimo; l’ispirazione cristiana permea chiaramente il suo lavoro, ed è condivisa in modo sorprendente dai suoi membri, anche quelli più recenti. › Io vedo CRECEMOS (DIJO) come l’espressione matura degli adulti nella fede, che ora sono capaci di portare a termine un lavoro sistematico, con coerenza… (EF1).

› Ho confermato che il processo educativo richiede l’impegno pieno dell’educatore, arrivare all’in-contro educativo senza immagini preconcette, senza pregiudizi, idee, come considerarli poveri. L’esperienza genera un tipo di conoscenza che vale, che dà la vita, che va oltre la conoscenza formale universitaria, scolastica. La vita è un processo conoscitivo, fa scaturire un tipo di cono-scenza utile. (E7).

› …Tu puoi avere una mensa nella quale dar da mangiare in questo modo: guardando la persona. Questa persona che ha fame è una persona fatta per essere felice. Darle da mangiare è un aspetto, un dettaglio attraverso il quale tu permetti alla persona di prendere coscienza del suo destino di felicità… (EF1).

2.2.3 La libertà › La tua umanitá ti spinge, perché sei umano. La soluzione della felicità, la soluzione ai problemi della gente, non è che Dio. Io non intervengo nel suo destino, dev’esserci qualcosa di molto più grande. Quando la gente non vuole, è perché è libera. Il destino non dipende da altre persone, ma da esse stesse... Non pretendere qualcosa dalla gente. La libertà dell’altro è così grande... Se tu riesci a fare un buon lavoro, ma perdi la possibilità di vedere l’altra persona come persona e la vedi come povera, questo fa sì che tu la tratti come povera (E4).

› Ci hanno detto che CRECEMOS (DIJO) è parte di molte persone. Varie persone lo rendono possibile. Io ringrazio tutte quelle persone (EB4)…

2.2.4 L’impegno › Sai, la maestra, quando ha lavoro extra, a volte resta fino alle sette o otto. O a volte viene di sabato e di domenica a lavorare. Passiamo di lì e lei è lì che lavora. A volte lascia alcune cose per darci la mano. Lei dedica molto tempo ai bambini al di fuori del suo orario di lavoro (EB2).

Il personale di CRECEMOS (DIJO) racconta di aver aumentato il proprio impegno: › Questo è stato un ottimo lavoro per me personalmente. È come se fossi cresciuto... Inizialmente

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era “vado e li aiuto a fare i compiti”. Ora non più. Ora mi interessa sapere di più, sapere perché non vengono. Mi preoccupo che non vadano via senza aver capito, mi preoccupo che vadano via senza che io sia riuscito a correggergli i compiti (E12).

Il personale di altre istituzioni che lavora nella zona lo percepisce chiaramente: › Almeno le persone che ho conosciuto si impegnano nel lavoro, sono convinte di ciò che fanno (EI1).

E anche i beneficiari. Una madre racconta questo: › È circa un anno che mio figlio più piccolo si è ammalato, gli è venuta la polmonite, l’hanno ricoverato in ospedale. E qui ho ricevuto aiuto, non economico, ma lo andarono a trovare… ci andarono tutte le maestre… Stettero là con me… (EB5).

2.2.5 Dall’assistenza all’educazione Il personale di CRECEMOS (DIJO) è convinto che l’importante sia educare. Il lavoro assi-stenziale può essere un mezzo per riuscirci, ma mai un fine. › Non come una filantropia, perché c’è un modo di vedere le necessità che è disumano perché è parziale. C’è un altro modo di vedere le necessità dell’altra persona, che è totale. Il cristianesimo mi permette di dare uno sguardo a me stesso e all’altra persona che non esclude niente. Come una necessità presente, che chiama, che chiede una risposta unica (EF1).

› Abbiamo un rapporto con la gente. Oltre a vederci come maestri, ci vedevano come persone che possono aiutarli. Questo ci ha permesso di capire come erano le famiglie, come vivevano, e quando ci arrivò il programma “Bambini per il Mondo” mi piacque molto, e cercammo di condi-viderlo con i papà. Bisogna avere un rapporto con il bambino e con il padre (P5).

› Alla fine il governo parla e non conclude. Dice che ti dà macchine da cucire, corsi di qualcosa, però non lo fa. Nonostante ciò, CRECEMOS (DIJO) è un progetto che va avanti un po’ alla volta, in silenzio ma va avanti, e sfortunatamente il governo non è abituato a questo… Alla fine non siamo contro il governo perché ci dà degli aiuti, come i terreni che occupiamo, la luce (P5).

› Non si è mai posto in nessun modo come assistenza. Magari siamo caduti nell’assistenzialismo. Ma ci è chiaro che si tratta di una questione educativa (P5).

› Non mi sono mai sentito in un’organizzazione di carità. Non ho mai pensato che risolvesse la vita ai poveri. Questo mi ha aiutato a capire il punto di vista educativo di CRECEMOS (DIJO) (P6).

› CRECEMOS (DIJO) è un’associazione civile con un’intenzione molto buona, positiva, cerca di educare. Cerca di insegnare alla gente, non tanto di regalare. È un’assocazione che insegna, non che regala. Un’altra associazione di Xoxocotlán regala cose. Regalano, cibo, coperte, giochi. Il bambino si emoziona, però non so quanto sia educativo. E la differenza con CRECEMOS (DIJO) è che il suo obiettivo è educare. È come la differenza tra un padre ricco e un padre povero. Un padre ricco ti concede molte cose. Un padre povero ti guida nella vita, ti educa fino al limite in cui un padre ti può guidare… Ti educa. Se ami i tuoi figli insegna loro a pescare, non dare loro il pesce già servito. Perché i bambini dopo essere passati per CRECEMOS (DIJO) vanno avanti con la loro vita. Nel momento in cui stanno in CRECEMOS (DIJO), la cosa più grande che gli si possa regalare è insegnargli qualcosa, educarli in qualcosa. Alla gente piace ricevere cose, ma quando inizi a chiedere qualcosa se ne va (E2).

› Noi non veniamo a cambiare la vita ai poveri né ad aiutare gli invalidi, veniamo innanzitutto a educarci nel processo di educare gli altri. Non veniamo ad aiutare la gente. Veniamo a educarci e a educarli (E4).

› La gente deve riconoscere le proprie necessità ed essere capace di agire per soddisfarle. Se io riesco a fare in modo che tu capisca, poi anche se io non ci sono tu mangi bene. Perché un seme possa germogliare abbiamo bisogno di tempo, molto tempo. La nostra lotta principale è fare sì che i bambini rimangano con noi perché solo così possono iniziare a capire certe cose. Facendoti sapere, ti poniamo di fronte a un’ulteriore difficoltà: prima non lo sapevi, ma ora lo sai. Per

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camminare è necessario un educatore e un allievo. Il punto di autosostenibilità è principalmente nei processi di cambiamento che riusciamo a produrre in loro (E4).

› Devo insegnare alla gente a camminare, non appesantirla. Altrimenti ricadiamo in ciò che fa il governo, cioè mantenerla morta. Io [credo che l’importante sia] iniziare a camminare e avere una proposta. Accompagnarli non è fare le cose per loro, è fare in modo che loro le facciano, che agiscano.(…). La povertà gliela diamo noi a considerarli poveri. Tutti desideriamo essere felici. Il nostro cuore è fatto per essere felice (E5).

› Ho imparato che io non posso risolvere i problemi delle persone. Io accompagno questa gente facendo un passo verso una vita più umana. Posso dare loro degli strumenti, ma non basta. Uscire dalla povertà è molto difficile. Il lavoro con l’essere umano è il più bello, ma anche il più difficile, perché le persone sono libere di non impegnarsi. Ciò che conta è la convivenza, la condivisione, il lavoro quotidiano con le persone. Bisogna aiutare le persone per il loro sviluppo.(….).

› Non desideriamo dare cose e soddisfare i desideri, bensì risvegliare i desideri, perché si tratta di questo, combattere la povertà (E6).

› Stare in CRECEMOS (DIJO) è un’esperienza educativa, la possibilità di educare ed essere educati. Educazione della persona in modo che scopra la propria libertà, la propria autonomia, la neces-sità di agire per rispondere alle proprie necessità. La carità non intesa come aiuto ai poveri, bensì come un esercizio che si conclude educando chi lo pratica. Noi non aiutiamo perché noi abbiamo e gli altri no, ma perché io stesso ho bisogno di aiutare. Il primo beneficiario dell’aiuto sono io stesso. Nell’educare, noi stessi ci educhiamo.(…).

› Una proposta per cui tutti regalano non è un mondo reale. Nel mondo le cose costano, impli-cano un impegno. Introdurre la gente alla realtà la rende più cosciente di come funziona la vita, e capace di muoversi nella vita reale. CRECEMOS (DIJO) ha una proposta educativa che può trasformare il modo in cui la gente vede se stessa e il mondo.(….).

› C’è un rapporto stretto tra il lavoro sulla propria persona e il lavoro come educatore. Non si può dare ciò che non si ha. Non si può educare l’altro se prima non si ha sperimentato un processo di educazione personale, di educazione alla libertà (E7).

Ora si è convinti di dover dare un’impronta educativa a qualunque lavoro. Così, nella mensa di Monte Albán: › Insegnare che è importante lavarsi le mani, ringraziare prima di mangiare, fare cose manuali per socializzare tra di loro, rispettare i giochi che ci donano (P6).

Si osserva l’esistenza di una transizione dal più assistenziale al più educativo, molto assimilata: › CRECEMOS (DIJO) è cambiata. Ha smesso di regalare ai bambini tanto per regalare. Sta cercando più di educare (E2).

› Siamo passati dall’assistenza all’educazione (E5).

Ma non sempre è facile: › (I beneficiari) dovrebbero vederci in un altro modo, non come progetto assistenziale bensì come scuola dove educhiamo (E3).

› Mentre noi vogliamo aiutare, loro lo prendono come: “Ah, vogliono aiutarci. Allora pretendiamo” (E3).

Non smette di sorprendere il grado di congruenza dei lavoratori di CRECEMOS (DIJO) rispetto a questa filosofia di base, che si é creata un po’ alla volta e ora pare essere molto consolidata. Il livello di condivi-sione di questa filosofia, che si comunica e che si integra nel lavoro quotidiano è un dato incoraggiante.

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2.3 Lo stile di lavoroLa filosofia si traduce in un modo di essere quotidiano di CRECEMOS (DIJO) e del suo personale. Alcune caratteristiche di questo modo di essere sono:

2.3.1 La fiduciaIl lavoro si basa sulla fiducia. Guadagnarsi la fiducia è considerato un processo lungo. I lavoratori di CRECEMOS (DIJO) si sono guadagnati un po’ alla volta la fiducia della gente. CRECEMOS (DIJO) ha fiducia nei propri lavoratori: › Io mi sono identificato molto con questo ambiente. Abbiamo molte cose in comune. Ciò che mi ha aiutato è la fiducia che hanno in me. A me danno molti più strumenti per poter continuare a lavorare… CRECEMOS (DIJO) mi ha trattato molto bene (E2).

› C’era molta sfiducia verso CRECEMOS (DIJO). Si diceva che avrebbero potuto prendersi i bambini. Perché si pensava che fosse straniera. Perché chiedevano fotografie. Perché avevano dei padrini. E inizialmente molta gente non mandava i propri figli. Oggi si è visto che i bambini hanno fatto progressi, che hanno ricevuto molto appoggio. Ora ci stanno andando di più, ci vanno più persone da fuori, dalle colonie vicine. Non ne sono stati accettati altri perché lo spazio è abbastanza limitato. Ora ho visto più affluenza di bambini (EA2).

2.3.2 L’austerità e il valore delle cose e dei serviziCostava molto ottenere i materiali per lavorare, le attrezzature. Bisognava prendersene molta cura. Inoltre, bisognava andare ad aiutare a installare servizi in altre colonie che lo chiedevano, per poter avviare là il lavoro di CRECEMOS (DIJO).

Nel dipartimento di psicopedagogia si decise di far pagare le terapie, poco, ma farle pagare. Questo implicava un impegno, un contratto con i genitori. Si vedevano più obbligati a portare i propri figli. › A Xoxocotlán iniziammo a chiedere una quota di recupero. Non sono così poveri. E a noi interessa-vano percorsi rapidi. Se un bambino viene per una terapia logopedica, deve risolvere rapidamente il suo problema di linguaggio. Invece nella comunità i percorsi non sono rapidi. In una comunità ci interessa la permanenza di almeno tre anni per portare a termine il percorso educativo. La psico-pedagogia pone attenzione al problema. La comunità porta a termine il percorso educativo (P6).

› A me costava fatica chiedere loro i soldi… (Mi spiegarono) che devono dare valore alle cose, che non vanno date gratis, che bisogna imparare che tutto ha un prezzo (E13).

2.3.3 Attenzione al bambino nella sua totalitàInnanzitutto l’assistenza psicologica, e più avanti quella nutrizionale, prevengono la diserzione scolastica.

Si iniziò a lavorare con universitari, studenti di psicologia. Loro adottavano un bambino e lavoravano sia sull’aspetto psicologico che su quello accademico, per evitare che i bambini disertassero la scuola. › Io entro quando sarò nel sesto semestre (P9). › Mi danno tutte le informazioni sulla situazione di questi bambini e inizio a lavorare con loro. Io e i miei compagni iniziammo a lavorare ai programmi sotto la direzione di lei, che ci orientava e aiutava a realizzare il lavoro correttamente. Dopo un po’ di tempo avevamo la libertà di decidere come continuare il lavoro, che era anche un impegno con il bambino che stavamo seguendo (P2)

› Si può descrivere CRECEMOS (DIJO) come umile di cuore, disposta a aiutare, a impegnarsi veramente (E3).

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In situazioni di estrema povertà si scopre la necessità di iniziare dall’alimentazione. › Ad un certo punto ci siamo resi conto che era necessaria l’alimentazione perché funzionasse il recupero accademico. Ma dovevamo decidere: o l’alimentazione, o il recupero accademico, perché non avevamo i fondi per tutto. Si optò per l’alimentazione, che fondamentalmente signi-ficava ridurre la fame con il cibo che si aveva a disposizione. E il recupero accademico si realizzò con universitari, con il servizio sociale, che non si pagava (P4).

› Facendo le visite a domicilio e rilevando questo livello di povertà, è nata l’idea della mensa. Juan Guillermo Cardenal, un giovane che lavorava con noi, mi diceva: “Questi non mangiano altro che pane e caffè tutto il giorno”. Lo vidi molto provato per questo. Era molto mortificato. Diceva: “Come possiamo fare questo progetto se questi bambini nemmeno mangiano?”. La mensa fu solo per ridurre la fame. Non fu progettata come centro nutrizionale. Un centro nutrizionale ha a disposizione medici, infermiere, dove giornalmente si misura, si pesa. È un centro per combat-tere la denutrizione. L’unica cosa che CRECEMOS (DIJO) voleva fare era ridurre la fame. Non c’erano elementi né risorse per fare altro (P6).

Eppure la mensa è considerata qualcosa di più di un centro nutrizionale: › Si educa il bambino perché si cerca che poi applichi il tutto a casa. Non sempre funziona. È impressionante, i bambini ti dicono tutto. Mi dicono: “Ho detto a mia mamma che mi facesse le mie verdure e lei mi ha detto di no, che mi faceva solo pasta in brodo”. Allora capisco che i bambini si educano, però…(E3).

La preoccupazione per il bambino nella sua totalità arriva ad influenzare il modo in cui il personale vede il proprio lavoro: › Io penso che ci sia un’altra necessità oltre al compito di base. Cioè bisogna avvicinarsi di più al bambino. Beh, io vorrei saperne di più sul bambino... Come essere umano mi piacerebbe aiutarli più ampiamente. Come abituarsi a stare con gli altri, avere più confidenza con la propria fami-glia, con i bambini… Perché mi resta una preoccupazione, un senso di impotenza totale, penso che avrei potuto aiutarli di più, ma io vorrei farlo più approfonditamente (E12)

2.3.4 Cominciare dalla scuola maternaPer prendersi cura del bambino nella sua totalità bisogna iniziare dal “pre-scolastico”.

I problemi che i bambini hanno fin da piccoli sono ritenuti molto forti. Lavorare con loro quando sono già grandi, e fuori dalla scuola, è meno efficace. Bisogna iniziare dalla prima infanzia. › Noi abbiamo molte preoccupazioni per i bambini, ci interessiamo a quelli della scuola materna e vediamo le loro carenze e cerchiamo di colmarle. C’era il problema dei bambini che non frequen-tavano la scuola materna. I genitori li iscrivevano solo alla primaria. Questo rappresentava un problema per noi, perché ai genitori non interessava. L ’obiettivo era occuparsi di questi bambini con attività di stimolo, per sviluppare le abilità etc. (P2).

2.3.5 La priorità ai più vulnerabiliCRECEMOS (DIJO) sta ponendo particolare attenzione al proprio lavoro nei luoghi di maggiore necessità. È il caso di Monte Albán. È la colonia in cui si stanno concentrando gli sforzi maggiori, rispetto a Xoxocotlán in cui si è cominciato a lavorare prima. › A Xoxocotlán l’ambiente era molto diverso da Monte Albán. Mi colpiva molto vedere le necessità delle persone. Una volta aiutai una bambina che era stata esclusa dalla scuola primaria perché non aveva frequentato la materna. Allora io le insegnai a leggere e la preparai il più possibile

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perché la accettassero. Ho avuto anche problemi con le madri che erano con me in mensa, perché non si integravano abbastanza per lavorare in gruppo… (P4).

Il livello di necessità economica e affettiva degli abitanti di Monte Albán influisce in modo personale sui lavoratori di CRECEMOS (DIJO). › Io vidi molta povertà. Facemmo qualcosa per istinto di aiutare i bambini. Fu molto difficile avere rapporti con le famiglie… Mi impressionò vedere tanta povertà (P4).

› Sentii che era necessario che i bambini non abbandonassero la scuola. Cinque dei bambini da me seguiti non andavano a scuola, e questo mi preoccupò. Avevano tra i 6 e gli 8 anni. Fu difficile farli iscrivere dai genitori. Fu uno sforzo riuscire a fare sì che tutti frequentassero e imparassero a leggere… Riuscimmo a far sì che i bambini dai 4 anni venissero iscritti alla scuola materna (P1).

› Non smetto di chiedere aiuto a tutta la gente per poter aiutare tutte queste comunità. Fu molto duro scontrarsi con la realtà e non poterli aiutare come avresti voluto. Però questo ci ha aiutato a non distoglierci dai nostri obiettivi vedendo tanta povertà, vedendo bambini senza calze, senza pantaloni, è molto difficile. Ma oggi abbiamo potuto aiutarli nel modo migliore possibile, affinché si alimentino bene, non perdano la scuola…(P1).

› In due anni ho imparato ciò che non ho imparato in 25 anni in altre scuole. Ho lavorato cono-scendo una realtà parziale. Qui ho visto la realtà aperta, dolorosa. Inizialmente mi spaventò. Vivevo nel limbo. Non conoscevo le droghe. Vedere la povertà mi spaventava… Ci si rende conto che non si può aggiustare la realtà, ma come professori bisogna avere una proposta… Non è che la gente non voglia, è che bisogna proporre loro qualcosa. Ci sono mamme che hanno molta paura. Bisogna insegnare loro a camminare (E5).

In alcune occasioni si sentono drammaticamente le difficoltà: › A Monte Albán è più difficile comunicare con la gente. È più difficile che capiscano la proposta del programma. Per questo il nostro arrivo fu più istituzionale. Arrivammo non attraverso le fami-glie, ma per conoscenza con le autorità, così facemmo conoscere il programma. A Xoxocotlán, invece, è la gente che si avvicina a chiedere aiuto per i propri figli (P1).

› La comunità è molto conflittuale, i rapporti sono molto conflittuali. Infatti CANICA (la associa-zione che ha invitato CRECEMOS (DIJO) a Monte Albán) ebbe un problema con il presidente della colonia e stavano per cacciarci. Andai a parlare con il presidente della colonia quando iniziammo il lavoro. Era una persona davvero ostile, non voleva che rimanessimo… Ma cambiò (P6).

Anche gli abitanti di Monte Albán parlano della propria povertà: › La colonia ha le stesse carenze di 36 anni fa. Continua a essere uguale: le strade non asfaltate, la rete fognaria obsoleta… Chi ne risente sono quelli che stanno di sotto, perché si allaga. Abbiamo iniziato con una stanzetta, con il primo figlio. Con il secondo abbiamo costruito un’altra stanzetta (EB1).

› Arrivai qui sei anni fa da un paese sulla costa perché lui non aveva lavoro… Mio marito ha un compaesano che ci ha fatto vivere qui due mesi senza pagare l’affitto. Poi abbiamo iniziato a pagare l’affitto, ma siccome la loro casetta non veniva sistemata entrava acqua quando pioveva, poi era da riparare. Allora ce ne siamo andati. Siamo andati a vivere in un’altra casa, ma il marito della signora beveva molto ed era uno scandalo e le mie bambine si spaventavano…Allora ce ne siamo andati e siamo arrivati qui… La casa è semplice, però siamo da soli… E poi è difficile perché a volte mio marito non ha lavoro. Lui lavora come muratore, come aiutante, fa quel che serve (EB3).

› Da ragazze, la mattina andavamo a vendere gomme da masticare e tornavamo a scuola. Eravamo dieci fratelli. Facevamo la fame, non avevamo vestiti. Era la colonia più dimenticata di Oaxaca. Al primo anno della scuola secondaria dovetti lasciare la scuola perché non c’erano soldi. Mi misi a lavorare,

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andavo nelle case a fare le faccende. Poi a una fabbrica di giochi, da un calzolaio. Mio padre prima beveva molto, fino a due mesi di fila, mescal puro… Poi rimasi incinta della mia prima figlia a 17 anni. Quello fu un mio errore. Inizialmente con mio marito vivevamo bene, perché era un lavoratore, ai miei figli non mancava niente. Beveva e avevamo problemi, ma me la cavavo perché era respon-sabile. Però dopo cinque anni da quando ha iniziato con la droga ha preso il vizio. Da lì iniziammo a vivere male. Io avevo tre figli ed ero incinta del quarto. Non potevo lavorare. Lui a volte rubava per drogarsi. Ebbi problemi con mia cognata, ci picchiammo, lei mi offese, io la denunciai e me ne andai. Mio marito andò a vivere con una cognata a Nogales, Sonora. Siamo rimasti da soli. I miei figli a volte rimanevano senza mangiare. Quando non avevo soldi mandavo i miei figli da mia mamma, con la speranza che desse loro un boccone… Mandava i miei figli a messa dove davano torte. A una di queste messe conobbi la gente della mensa… (EB4).

In certe occasioni, questa percezione delle difficoltà porta a cadere nella “teoria del deficit25”, che vede nei poveri quelli a cui manca ciò che hanno i non poveri, e nell’istituzione ciò che può essere offrirta, anziché enfatizzare la loro differenza e cercare i loro punti di forza: › A Monte Albán ho capito di essere in un altro mondo. Ciò che può sembrarci educazione, ciò che può sembrare attenzione per loro (sic)26, è invece un’offesa, perché è come mettersi nella loro testa. Si sentono analizzate, giudicate. Mi piace lavorare con i bambini, perché una madre non li abitua a un’alimentazione diversa (E3).

› Sento che i bambini si educano, ma se non abbiamo l’appoggio del capofamiglia ovviamente non sarà una famiglia che si alimenta bene. Se dipende da chi cucina, il bambino sarà sempre denutrito. Allora penso che si debba iniziare dalle madri (E3).

› Pochissimi vicini si preoccupano di chi è accanto. Credo che la mentalità sia molto quella di vedere quel che il vicino ha e io no, anziché essere felici, perché se io non ce l’ho devo lottare di più. Però in mensa c’è un gioco di chiacchiere, di come danneggiare il vicino... È una cosa che bisogna iniziare a sradicare. Questo è ciò che io dico alle madri: “Se vivete nella stessa colonia, se vi conoscete tutte, vi dovete aiutare, se tutte si aiutassero la colonia crescerebbe…” C’è molta invidia. A volte penso, se lavorano tanto, perché hanno tanto tempo libero per macchinare? Io penso che siano ferite da qualche esperienza di vita e naturalmente reagiscono così (E3).

› …...È gente completamente vulnerabile e può essere manipolata. Sono abituati a essere poveri e gli altri devono dare loro le cose. Lo pretendono. Quando sono nel proprio paese c’è una struttura familiare, con autorità morali. Quando si esce dal proprio paese si perde valore, si inizia a lavorare ad altre cose, in città, e ci si confronta con persone con altri valori. Ci si trova svincolati dalla propria struttura (E4).

› A Monte Albán la gente è molto sfiduciata. È una colonia molto divisa, con persone molto ferite. Si vedono pochi risultati. In altre colonie c’è più dignità nella povertà, le mamme sono più attente. I bambini di Monte Albán hanno molte carenze affettive (E6).

› Non c’è modo di coinvolgere i ragazzi dai 16-17 anni in su (E7). › La gente non si impegna. Ti dice di sì, ma qualunque scusa è buona per ritirare i figli. (…) Non capiscono che un percorso educativo richiede molto tempo, che sono in gioco molti fattori, quello familiare, scolastico, psichico, i bambini che hanno difficoltà per danni, e che queste cose sono molto difficili da affrontare. In tutte le comunità il problema è lo stesso. Non sono costanti. Dicono: “Eh, maestra, il fatto è che non vuole venire”. “Ma signora, e lei cosa vuole?” (P6)

Questa visione negativa delle persone, derivata dagli atteggiamenti prodotti dalla povertà, può arri-vare a contraddire i precetti della fiducia nelle persone, della libertà, dell’educazione intesa come

25 Solórzano, 1997; Trent et al, 199826 Si deduce che voglia dire che ciò che a noi può sembrare educazione o attenzione, per loro è un’offesa

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ciò che fa crescere l’altro, della negatività del vedere il prossimo come povero perché questo favo-risce l’assistenzialismo, e questi sono sicuramente pilastri della filosofia di CRECEMOS (DIJO). È qualcosa che va analizzato più in profondità.

2.4 La Metodologia di CRECEMOS (DIJO)L’impronta della filosofia di CRECEMOS (DIJO) si ritrova anche nella metodologia di lavoro:

2.4.1 Il metodo esperienzialeFa parte della metodologia di CRECEMOS (DIJO) ciò che è noto come metodo esperienziale. › È un metodo che parte dall’esperienza. Quando non si entra in una metodologia si è in un terreno ideologico. Puoi vivere le cose ma non captarle, non arrivare veramente a un’esperienza che ti permetta di fare un passo avanti. Ciò che mi piacque di più di questo metodo è il punto di crescita: innanzitutto tu. Non sono mai arrivata per essere buona e aiutare i poveri. Inizialmente la tentazione di essere buona è una spinta enorme. Ma quando ti dicono “Tu vai là a essere buona, vai a fare un lavoro” è un cambiamento metodologico importante (E4). …. NON è un metodo per cui fissi degli orari, è un metodo che parte da esperienze vissute. Questi metodi ti insegnano a risolvere i problemi che ti si presentano. Per un bambino è molto difficile capirlo, ma è la cosa più importante: che quel bambino possa arrivare a risolvere i problemi. (….)

› La parte importante di questa metodologia è l’amicizia, il bambino deve sapere di non essere solo. Questo implica un lavoro difficile, farlo capire al bambino e fargli capire che questo può apportare cambiamenti importanti nella sua comunità, perché da adulto potrà mettere in pratica tutte queste nozioni (P11).

Rispetto alle attività concrete, la metodologia di CRECEMOS (DIJO) è la seguente:

2.4.2 Nella mensa di Monte AlbánNel caso della mensa di Monte Albán, la prima visita è dei genitori al centro per chiedere informazioni. › Si informa e si spiega che non apparteniamo al governo, perché la gente crede di sì. Spieghiamo anche che il denaro che riceviamo è per il cibo dei bambini. Loro credono che noi diamo denaro effettivo, come fanno altri. Non c’è uno schema, si danno loro tutte le informazioni (P4).

Poi si fa una visita a domicilio e si applica un questionario socioeconomico. › La prima visita è socioeconomica, si vede come vive il bambino e con chi, le condizioni della casa… Si fanno schede dei bambini con foto. Poi si fa un’indagine per vedere se possono entrare (P4).

› Io avviso i genitori che andrò a trovarli e verifico se il bambino è candidato a entrare a far parte del programma. C’è un’apposita scheda di ingresso da compilare con tutti i dati del bambino e della famiglia (P5). Il programma è quello del sostegno a distanza.

Nelle attività giornaliere: › Dopo l’Angelus – perché facciamo una preghiera generale per tutti – vediamo qual è il menu del giorno, se c’è il cocktail di frutta, l’anguria, la papaya. Ah, molto bene, l’anguria. Che vitamine ha? Queste. E che benefici dà la papaya? Queste. E mi rispondono, perché lo studiamo tutti i giorni. L’amaranto è… Un cereale. Che sostanza contiene l’amaranto? La lisina. Cos’è la lisina? Una proteína. E a cosa serve la proteina? A crescere (E3).

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2.4.3 L’inizio del lavoro in una coloniaCRECEMOS (DIJO) aspetta sempre un invito per imparare a lavorare in una colonia (quartiere). › Non siamo mai entrati in una colonia di nostra iniziativa, decidendo che era necessario; siamo sempre andati su invito di qualcuno. Abbiamo iniziato in luoghi pubblici che ci hanno prestato le autorità. A Xoxocotlán stiamo realizzando una costruzione in un terreno che è della colonia. Nasce da associazioni personali, non da progetti. Nasce da una preoccupazione per la comunità, per l’impatto sociale. Quello che mi premeva sempre era che i bambini finissero la scuola, che non venissero bocciati. Ma era necessario un equilibrio economico (P6).

2.4.4 Con il programma di borse di studio (sostegno a distanza)Il programma di borse di studio consiste in un sostenitore, italiano, che fornisce una somma di denaro per ciascun bambino sostenuto a distanza. Si chiede al bambino e alla sua famiglia di impegnarsi per tre anni. Prima ogni bambino aveva una borsa di studio. Ora non più.Nel caso del programma di borse di studio si fanno anche questionari iniziali e visite a domicilio, ma si mette anche alla prova il bambino per un mese. Successivamente si parla di nuovo con i genitori per assicurarsi che ci sia interesse, e si spiega loro che il programma dura almeno tre anni e che in questo periodo il bambino non può assentarsi.

2.4.5 Con i pre-adolescenti › Il gioco è stato un percorso per insegnare loro le regole, per dare loro dei limiti, per entusiasmarli… Il gioco è stata la prima fase. Ora ci sono cose come l’inglese, insegnare ai ragazzi che la vita come il gioco ha delle regole che implicano tenere a freno la propria istintività, l’impulso (E7).

2.4.6 Nell’assistenza ai compiti e/o la regolarizzazione alla scuola primariaNel caso dell’assistenza ai compiti la metodologia è flessibile, diversificata, accattivante, e persegue vari propositi tra cui lo sviluppo del pensiero: › Arriviamo e iniziamo a fare i compiti. Ci sono bambini che arrivano molto presto. A volte regalo loro un po’ del mio tempo, perché venendo dall’altro mio lavoro (è maestra in una scuola primaria) a volte arrivo qui alle tre, e a volte sulla strada incontro alcuni bambini che vengono con me e iniziamo dalle tre del pomeriggio. Ufficialmente dovrei fare dalle quattro alle sette. Facciamo i compiti e realizziamo alcune attività come: esercizi vasomotori per educare la loro vista, sviluppare il pensiero logico per introdurli alla matematica, cantiamo, facciamo giochi che a volte nella nostra scuola non facciamo per mancanza di tempo ma che sono molto interessanti per i bambini. Poi finisce il tempo. In realtà ne abbiamo poco. Col primo gruppo faccio un’ora e mezza, e anche con il secondo (E1).

› Per insegnare a leggere e scrivere si utilizza la proposta della SEP che parte da parole complete, da testi completi. Non leggiamo lettera per lettera, né sillaba per sillaba: leggiamo sempre parole complete e andiamo sempre a cercare la comprensione della lettura. La proposta ha tempi lenti. Non necessariamente imparano al primo livello. (E1)

La metodologia educativa nel lavoro con i bambini cerca di attrarli e coinvolgerli, oltre che di formarli. Si cerca di arrivare ai bambini con attività che per loro siano interessanti, perché i bambini siano contenti. › La questione accademica non gli piaceva molto. Per questo abbiamo fatto molte attività per farli uscire dalla monotonia della scuola (P6).

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Inizialmente lo studio è stato concepito come quantitativo. A questo scopo è stato elaborato un questionario che permettesse di individuare le condizioni socioeconomiche, sanitarie e alimentari, scolastiche, di convivenza familiare e di uso del tempo libero delle famiglie dei bambini. Dei bene-ficiari di CRECEMOS (DIJO), sono stati inseriti nel campione quelli che partecipano alle attività selezionate per la valutazione: la mensa, la scuola materna, l’assistenza ai compiti e le attività di regolarizzazione della scuola primaria, e le attività extrascolastiche. Il questionario dei beneficiari è stato applicato nel corso di una prima fase del lavoro sul campo. Questi beneficiari sono stati selezionati in forma casuale, presi dalla lista dei partecipanti a CRECEMOS (DIJO), cercando di includerne il più possibile. Nel corso di una seconda fase, il questionario è stato applicato anche a un gruppo di non beneficiari, selezionati cercando persone che vivessero negli stessi quartieri dei beneficiari selezionai, in modo che si potessero controllare per livello socioeconomico, e che avessero figli in età scolastica27.

Nella seconda fase del lavoro sul campo abbiamo inserito anche interviste dettagliate con vari attori del processo: i lavoratori di CRECEMOS (DIJO), i professori dei bambini beneficiari, le autorità delle due colonie, un’intervista con il fondatore di CRECEMOS (DIJO) e con persone che, per qualche motivo, si pensava fossero state particolarmente influenzate da CRECEMOS (DIJO). AVSI e CRECEMOS (DIJO) pensano che il proprio lavoro è giustificato non solo dal numero dei beneficiari, ma anche per la qualità delle trasformazioni verificatesi nelle persone con cui si lavora. Abbiamo cercato di scoprirlo attraverso queste interviste dettagliate.

Il lavoro metodologico è basato su una proposta di indagine partecipativa, sviluppata da Schmelkes (1986)28. La base metodologica suppone che un esercizio di sistematizzazione debba essere partecipativo e debba mirare a raccogliere prove dell’effettività delle ipotesi di trasformazione del responsabile dell’intervento.

3.1 Il laboratorio di sistematizzazioneIn ottobre del 2008, come prima attività sul campo, abbiamo aperto il laboratorio di sistematiz-zazione, frequentato da 14 persone, tutti lavoratori di CRECEMOS (DIJO). Tra di loro c’erano le responsabili sia di AVSI che di CRECEMOS (DIJO). › Educatrice. Lavora per CRECEMOS (DIJO) dal novembre del 2006 nella comunità di Monte Albán. Si occupa del gruppo della scuola materna dai due ai tre anni e di un gruppo di assistenza a bambini con difficoltà nel percorso accademico.

› Coordinatrice educativa di CRECEMOS (DIJO). Laureata in scienze dell’educazione. Ha iniziato a lavorare presso CRECEMOS (DIJO) nel 2006.

› Ha iniziato a lavorare per CRECEMOS (DIJO) nel gennaio del 2008. Responsabile amministra-tiva di CRECEMOS (DIJO). Si occupa dell’amministrazione del personale e della raccolta di fondi attraverso progetti. Sta elaborando un Manuale di Percorsi per Monte Albán.

› Responsabile del dipartimento di nutrizione e dell’amministrazione della mensa infantile La Compañía. Assunta da marzo 2007.

› Maestra di matematica a Xoxocotlán. Ha iniziato a lavorare per CRECEMOS (DIJO) con l’attuale direttrice nel 1996. Se n’è andata ed è tornata. Ha lavorato anche a Monte Albán, nella mensa. Attualmente è responsabile del coordinamento del servizio sociale dei giovani.

› Ha iniziato a lavorare per CRECEMOS (DIJO) in marzo del 2007. È psicologa. Lavora nel dipar-

27 Alla fine le informazioni raccolte in questa seconda fase sono state limitate ad un uso per il cap. 5 di questo lavoro. Relativamente alle varie difficoltà per stabilire un gruppo di controllo statisticamente soddisfacente, rimandiamo al lavoro di Silvia Vernizzi 28 Schmelkes, S. 1986. “Fundamentos Teóricos de la Investigación Participativa”, in C. Picón (Coord.). Investigación Participativa: Algunos Aspectos Críticos y Problemáticos. Pátzcuaro: CREFAL. 1986

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timento dei maestri – lavora con maestri delle scuole pubbliche delle comunità in formazione – e nel dipartimento di psicopedagogia, dove si occupa di bambini con problemi di apprendimento e comportamento in sessioni di un’ora.

› Rappresentante di AVSI; nel 2007 coordinatrice educativa in DIJO e poi capoprogetto MAE. › Dipendente di AVSI. Ha iniziato a lavorare un anno fa nel progetto. È responsabile dei migliora-menti delle case di un centro di formazione per adulti. Si occupa delle adozioni internazionali.

› Direttrice di CRECEMOS (DIJO). Amministratrice. È arrivata a CRECEMOS (DIJO) nel 1996 come amministratrice e dal 1997 è direttrice.

› Volontaria da 10 anni. Si occupa di 60 bambini della comunità di CRECEMOS (DIJO). Programma “Educazione a Distanza”.

› Psicologa educativa. Lavora con bambini con problemi di handicap – sindrome di down, paralisi cerebrale, sordità, problemi di linguaggio, problemi di comportamento. È arrivata a CRECEMOS (DIJO) nel 2001.

› Responsabile comunitaria di Xoxocotlán › Responsabile dello sviluppo di progetti per adolescenti. Appena arrivata.

3.2 Il questionarioIl questionario è stato elaborato con l’importante collaborazione del Prof. Carlo Lauro dell’Università Federico II di Napoli, ed è stato applicato nel periodo novembre 2008 - gennaio 2009 da un gruppo di neolaureati dell’Università Benito Juárez di Oaxaca, coordinati da Jürgen Madrid sotto la mia direzione. Si compone di due parti:

Nella prima viene interpellato l’adulto, responsabile del bambino che riceve il servizio di CRECEMOS (DIJO). Le domande riguardano: › Tipo di vincolo che ha con il bambino › Dati demografici › Caratteristiche educative dell’intervistato e della coppia › Caratteristiche etniche e linguistiche › Caratteristiche religiose › Partecipazione sociale e civica › Caratteristiche socioeconomiche › Aiuti ricevuti dai programmi › Caratteristiche occupazionali › Salute › Condizioni dell’abitazione e servizi › Caratteristiche dei figli

La seconda parte del questionario è dedicata al bambino, e l’adulto intervistato deve risponde alle domande di questa sezione per ciascun bambino che vive nella sua casa.

Questa parte del questionario può essere divisa in altre due sezioni: una di informazioni generali sul bambino e l’altra specifica in cui si approfondiscono alcune caratteristiche della vita quotidiana che, secondo l’ipotesi, possono registrare un cambiamento dovuto ai servizi di CRECEMOS (DIJO) e che si riferiscono a: › situazione scolastica (vincolata ai servizi di assistenza ai compiti, recupero scolastico, corsi di informatica)

› salute (vincolata ai servizi della mensa)

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› rapporti interpersonali e socializzazione (vincolata a tutti i servizi e in particolare a quelli che offrono sport, attività culturali e ricreative)

In questa parte si fanno domande anche sulla soddisfazione per il servizio ricevuto.

Le due sezioni sono organizzate come segue.Nella prima sezione si fann o domande su: › Dati demografici del bambino › Situazione scolastica › Rapporti padre-figlio e rapporti familiari › Socialità del bambino › Lavoro del bambino › Salute

E nella seconda: › A quali attività di CRECEMOS (DIJO) partecipa il bambino › Incidenza di CRECEMOS (DIJO) nel rendimento scolastico › Soddisfazione › Suggerimenti

Con questo strumento sono stati intervistati i beneficiari e, in un secondo momento, un gruppo di non beneficiari, di Monte Albán e di Xoxocotlán. In tutti i casi sono stati intervistati adulti (genitori, o generalmente, madri di famiglia), facendo domande sulle caratteristiche familiari e su ciascun figlio. In questo modo il campione definitivo comprende i seguenti casi:

intervistati Monte Albán Xoxocotlán Totale

Beneficiari adulti 83 25 108

Beneficiari bambini 211 30 241

Non beneficiari adulti 54 20 74

Non beneficiari bambini 94 33 127

Totale 442 108 550

3.3 Le intervisteIl lavoro qualitativo ha compreso anche la realizzazione di interviste dettagliate con membri del gruppo. Le interviste sono state applicate a: › La responsabile comunitaria di Xoxocotlán › Maestra responsabile di 1° e 2° grado (recupero) a Xoxocotlán › Responsabile dei giovani di Monte Albán › Direttrice di CRECEMOS (DIJO) › La maestra della scuola materna di Monte Albán › Maestra di CRECEMOS (DIJO) per l’assistenza ai compiti › Assistente operativo di CRECEMOS (DIJO), lavora in microimprese e abilitazione al lavoro › Maestra di CRECEMOS (DIJO) › Nutrizionista di CRECEMOS (DIJO) › Capocuoca di CRECEMOS (DIJO) › La coordinatrice di CRECEMOS (DIJO) nella comunità di Tlalixtac (Flor)

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› Maestra 1 CRECEMOS (DIJO) nella comunità di Xoxocotlán (Acela) › Maestra 2 CRECEMOS (DIJO) nella comunità di Xoxocotlán (Elizabeth)

Sono stati intervistati anche beneficiari di CRECEMOS (DIJO), su suggerimento della diret-trice, in quanto persone in qualche modo “toccate” o influenzate da CRECEMOS (DIJO), per poter ricostruire il percorso. › Una madre di famiglia di Monte Albán, con 6 anni di permanenza nella comunità › Una madre di famiglia di Monte Albán, con 5 anni di permanenza nella comunità (Anabel) › Una madre di famiglia di Monte Albán, con 10 anni di permanenza nella comunità (Esperanza). › Una madre di famiglia di Monte Albán, con 20 anni di permanenza nella comunità (Rosa) › Una coppia, genitori di famiglia di Monte Albán, con 36 anni di permanenza nella comunità › Una madre di famiglia di Monte Albán, con 30 anni di permanenza nella comunità. › Una madre di famiglia di Xoxocotlán, con 5 anni di permanenza nella comunità (Araceli H.) › Una madre di famiglia di Xoxocotlán, con 16 anni di permanenza nella comunità (Carmelita) › Una coppia, genitori di famiglia di Xoxocotlán, con 26 anni di permanenza nella comunità

Sono stati intervistati maestri delle scuole delle due comunità: › Una maestra di quinto grado della scuola primaria di Xoxocotlán › Un maestro di sesto grado della scuola primaria di Monte Albán › Una maestra di secondo grado di Monte Albán. › Una maestra di sesto grado della scuola primaria di Xoxocotlán › Una m aestra di secondo grado della scuola primaria di Monte Albán › Una maestra di sesto grado della scuola primaria di Monte Albán

Sono state intervistate anche autorità comunitarie. Nel caso di Xoxocotlán, l’intervista è stata di gruppo, con il consiglio direttivo della colonia dove si trova la sede di CRECEMOS (DIJO). Nel caso di Monte Albán, l’intervista è stata realizzata con il presidente del consiglio direttivo della colonia individualmente, così come con il presidente comunitario. Sono state intervistate persone che lavorano in altre istituzioni presenti nella colonia e prese in considerazione in questo studio: la coordinatrice di progetti di SEDESOL, la direttrice dell’Asso-ciazione Civile Niño a Niño, la direttrice della Clínica del Pueblo a San Martin, vicino alla colonia Monte Albán, il coordinatore e l’ex coordinatrice del DIF statale, separatamente. È stato intervi-stato anche il parroco della chiesa di Xoxocotlán, che prima lavorava a Monte Albán.Infine è stata realizzata un’intervista con il fondatore di CRECEMOS (DIJO).

3.4 I gruppi focaliSono state realizzate interviste di gruppo con un gruppo di bambini di 5° e 6° grado di assi-stenza ai compiti di Xoxocotlán, e con un gruppo di bambini da 10 a 12 anni della mensa di Monte Albán. Le domande si riferivano a ciò che a loro piace e non piace del servizio offerto, e cosa suggerirebbero per migliorare.

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3.5 L’informazione di archivioAbbiamo passato in rassegna l’archivio di CRECEMOS (DIJO) e abbiamo ottenuto alcune liste di assistenza di alcuni mesi sia alla mensa di Monte Albán sia all’assistenza ai compiti di Xoxocotlán. Abbiamo ottenuto anche i risultati di una misurazione di peso e corporatura dei bambini della mensa del 2008, ma senza riferimenti per un confronto. Allo stesso modo abbiamo archivi, molto incompleti, delle interviste che vengono fatte agli adulti responsabili al momento della pre-iscri-zione dei loro figli. Faremo riferimento ad alcuni di questi dati, non senza ricordare che le infor-mazioni conservate da CRECEMOS (DIJO) nei propri archivi sono scarse, molto incomplete, e che l’organizzazione delle informazioni non permettere di realizzare confronti nel tempo.

3.6 Le sigle degli informatori e intervisteQuanto segue farà riferimento sia al laboratorio che alle interviste, e molto brevemente ai gruppi focali, perché hanno fornito poche informazioni. Quando si cita l’informatore come Partecipante, ci riferiamo ai contenuti del laboratorio. Quando si cita l’informatore con una E e un numero, ci riferiamo alle interviste ai membri dello staff di CRECEMOS (DIJO). Quando si cita EB con un numero, ci riferiamo ai beneficiari di CRECEMOS (DIJO). Inoltre si farà riferimento a due interviste identificate con EA più un numero, che sono state realizzate con autorità comunitarie; con EF1 ci riferiamo al fondatore di CRECEMOS (DIJO), e con M e un numero ai maestri delle scuole frequentate dai bambini29.

29 Al fine di proteggere l’anonimato degli informatori, i numeri che compaiono nel riferimento delle interviste non coincidono con l’ordine in cui gli intervistati sono stati elencati.

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Le caratteristiche della popolazionedi Monte Albán e

Xoxocotlán in basealle interviste

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Oaxaca é un luogo molto sui generis. Ci sono molte necessità, a volte bisognerebbe fare molto per progredire, ma le risorse non sono sufficienti, occorre avere immaginazione per poter aiutare (EA1)

4.1 Delle colonieLe autorità di Monte Albán si riferiscono al problema delle gang come il più grave della colonia: › In questa colonia ci sono molte gang. Questo è il problema della colonia. Noi genitori non sappiamo guidare i nostri figli. È il problema più grave (EA1).

› Iniziarono a esserci quei giovani chiamati “los cholos”… La colonia era sottosopra. Ma ora che siamo qui, l’80% è già a posto. Ma non c’era ordine, non c’era coordinazione, non c’era fratel-lanza… Però sì, la colonia è in decadenza... Arrivò molto forte la dipendenza dalla droga dieci anni fa o più. (EA3).

I bambini di Monte Albán dicono che quando escono da scuola e si sta facendo buio: › Rubano i bambini, a volte. Mi rubano il cane. Mi rubano i miei 50 cent. Poi i bambini chiedono soldi. Andrés lo hanno già aggredito. Nella mia scuola hanno buttato il gas in faccia (GF2).

Anche le famiglie ne parlano: › Va bene tutto, però alcune volte che passano di qui molti “cholos” , questo ci fa un po’ paura, i “cholos”30 (EB5).

Tra il personale di CRECEMOS (DIJO) c’è la sensazione che a Monte Albán pesi soprattutto la sfiducia e il conflitto tra vicini: › Quando non si può aiutare tutti iniziano i conflitti. Parlano di ingiustizie. La sfida più grande che ci troviamo di fronte è far sì che capiscano cosa significa educare, che non sempre è possibile dargli tutto. Se loro si educassero e lavorassero per loro sarebbe un passo avanti (E3).

Chi lavora prestando un servizio alla colonia cita i problemi: › Stiamo parlando di popolazione migrante, che migra dall’interno dello stato, quindi stiamo parlando di una popolazione multietnica, riconoscendo Oaxaca con le sue sedici etnie ma multietnica già in questa popolazione.

› Stiamo parlando anche della conflittualità presente nella colonia, molte mamme e papà lasciano i figli abbandonati o alle cure dei fratelli maggiori o della nonna. Stiamo parlando anche di una popolazione che ha un proprio ritmo migratorio. Chi già ha una casa o un terreno resta, ma molti vivono in case come vicinati che non si possono chiamare case. È una stanza, con pavimento di terra, tetto di lamiera, e che implica anche condizioni di salute svantaggiose. Noi qui in inverno abbiamo molti bambini con influenza e tosse trascurate, molto complicate dalla condizione del luogo in cui vivono. Stiamo parlando di una popolazione con grandissimo sovraffollamento. Famiglie che hanno una stanza e la cucina e in cui vivono in sei, e questo molte volte implica anche abusi all’interno della famiglia stessa. E un livello di alcolismo abbastanza elevato. Ora non è solo l’alcolismo, sono anche le droghe (EI3).

Le autorità sono coscienti del problema della povertà: › Molta gente è dimagrita. Porta ancora la sua legna alla collina… Le persone qui non possono andare a seminare il proprio terreno e avere il proprio raccolto, i pomodori, le verdure. E anche loro mangiano. Sono lontani, in un raggio di 20 chilometri. A 20 chilometri di distanza hanno

30 “Cholo” è un membro di una banda o gang che ha un modo particolare di vestire, influenzato dalle classi popolari degli Stati Uniti.

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il loro terreno e seminano. Hanno il mais da mangiare anche tutto l’anno. Ma qui in città, dove? Devono andare a lucidare scarpe, a fare i facchini, a fare quello che le dicevo io, le ragazze madri vanno a vendere dolci, a lavare, a stirare. Di questa gente ce n’è nella colonia e di questa gente ce ne sono anche che stanno ricevendo i benefici di CRECEMOS (DIJO). E anche qui ci sono alcune ragazze madri, hanno la loro casetta e tutto il resto ma perché hanno lottato e anche loro vanno a mangiare da CRECEMOS (DIJO), viene dato loro spazio, sempre se il bambino ne beneficia. Si tratta anche di questo, che ne beneficino, che si alimentino, perché c’è gente che a volte non ha nemmeno da mangiare un boccone in un giorno (EA3).

› ……………la gente povera considera i figli mano d’opera a buon mercato. La forza lavoro della famiglia, e non futura, ma anche presente (EI3).

Anche il sacerdote avverte una realtà fragile e difficile: › C’è molto bisogno, molta gente povera economicamente. E molta divisione, molti problemi politici… anche la chiesa stessa. C’è molto vandalismo, mi sono accorto molte volte di furti, di assalti, di assassini… Per i problemi economici, tutti lavorano. Anche la domenica. Sono molto occupati con i “tequios”31… Poco difficile perché ci sono molte famiglie non unite. In alcune famiglie il marito non c’è, va negli Stati Uniti o a vendere lontano anche qui a Oaxaca. Famiglie non unite, non possiamo parlare di famiglie (…) Vengono da molti paesi, da molte etnie, da molte culture. Il modo di vivere la fede è diverso da caso a caso (EI6).

E gli abitanti la descrivono: › Era la colonia più dimenticata di Oaxaca perché vivevamo molto male. Oggi più o meno ce la caviamo, ma prima le case erano di lamiera, di canna (EM).

› Abbiamo passato molto tempo a curare la casa, a fare solo questo. Poi col tempo la signora ce la offrì, se volevamo la casa. Mio marito la comprò, pagandola. Settimana dopo settimana pagava 100 pesos, 200 e così via. Era un appartamentino molto piccolo. Abbiamo vissuto lì molto tempo. Noi soffrivamo, non avevamo acqua, non avevamo luce. In quel luogo allora venivano le autocisterne a lasciare acqua, e siccome io ero nuova non me ne diedero. Di notte andavamo a prendere acqua là dietro dove c’è la collina, là c’era un pozzo. C’è ancora oggi. Là andavo a prendere acqua con mio marito, alle dieci, undici di notte. Poi parlammo con la padrona, la responsabile. Parlammo con lei e poi mi lasciarono mettere le mie stoviglie per raccogliere acqua ogni otto giorni. Ogni otto giorni veniva l’autocisterna a portare acqua. Passammo molto tempo così, prendendo l’acqua dall’autocisterna. Finché non mettemmo noi l’acqua, la luce. Ma già dopo stavamo bene, già avevamo la luce (EM).

In molti casi hanno lavori precari: › Mio marito lavorava ma era già il periodo in cui iniziò a bere molto. Beveva moltissimo e non lavo-rava più. Io mi dedicai al lavoro. Andavo a lavare, lavare e stirare, dal lunedì al sabato lavoravo per i miei figli, ne avevo alla scuola primaria, poi mia figlia finì il sesto anno e andò alla secondaria, e mio marito non lavorava più, e non faceva altro che bere. Senza soldi cosa potevo fare io? Allora mi vidi obbligata a cercare lavoro. Andai a lavare, andai a stirare, perché i miei figli non soffrissero. (EM)

› No, lui non ha un lavoro fisso, lui va dove c’è lavoro. E quando non ha lavoro sta a casa, una settimana, due settimane, e così via. E ora il bambino che viene qui è l’unico che sta studiando, va al secondo anno, sta ripetendo il secondo. E mi dice che non vuole più studiare, che non finirà la scuola secondaria.

31 Vedi nota n. 14 del Cap. 1.

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Per i maestri delle scuole di queste colonie, i problemi fondamentali che si trovano di fronte derivano dalla povertà.

Dal punto di vista di un maestro di una delle scuole primarie di Monte Albán, c’è disinteresse da parte dei genitori di famiglia rispetto al lavoro scolastico dei figli, e la causa in parte è la povertà: › …causato dall’emarginazione, dalla povertà. Qui (Monte Albán) è un’area di miseria cittadina. Dopo la colonia Volcanes, questa colonia è la più emarginata (della città di Oaxaca). I genitori di famiglia non sanno leggere e scrivere. Per questo non aiutano i bambini. Nei lavori extrascola-stici i bambini fanno quel che possono, quello che hanno tempo di fare, quello che capiscono in classe, ma l’appoggio dei genitori di famiglia non esiste (M1) .

› Il problema è che i bambini non fanno i compiti. Che arrivano senza mangiare. Che la loro mamma non c’è. Qui lavorano entrambi i genitori, ma la maggior parte sono ragazze madri. Uno dei problemi è che i bambini arrivano senza cibo. Alcuni per pigrizia non vanno alla cucina che hanno a disposizione. Dicono che non c’è nessuno che li porti, perché la madre a volte non c’è. Un bambino che non mangia non può rendere tanto quanto si pretende. Inoltre si assentano spesso (M5).

› Un problema è la mancanza di attenzione da parte dei genitori di famiglia, e la cattiva igiene, il fatto che i bambini vengano a scuola sporchi. A volte i genitori gli fanno i compiti, vogliono vedere un dieci, non gli interessa che i figli progrediscano. Alcuni genitori di famiglia proteggono eccessivamente i figli (M6).

In generale i maestri riferiscono problemi di natura affettiva: › Ho alunni (a Xoxocotlán) con problemi di apprendimento. Alcuni hanno presentato molti problemi per via dei genitori: problemi di alcolismo, altri che vivono da soli, li abbandonano, ci sono ragazze madri che devono occuparsi dei propri figli e anche lavorare… Ci sono molti bambini a cui mancano anche le risorse, che non portano il materiale. Tutto questo si ripercuote sull’insegnamento (M2).

› Abbiamo molti problemi. Uno di questi è la povertà, da cui ne derivano molti altri: la mancanza di unità familiare. Qui, specialmente nel gruppo, ho molti bambini che hanno solo la mamma. Allora la mamma lavora e abbandona il bambino, lo lascia alla nonna o da solo, e da lì derivano molti problemi che incidono sull’educazione (M3).

› Un bambino improvvisamente iniziò ad andare a gattoni (al secondo anno di scuola). Stava retrocedendo. È un bambino senza padre. La madre deve mantenere tre bambini. Vivono vari matrimoni in una sola casa. Ci sono liti, c’è tossicodipendenza, ci sono le cose peggiori… Le ho dato aiuto di tasca mia… (M5).

› “Sofía” è una bambina con scarsissima autostima. È molto insolente, lavora molto lentamente. Fa i compiti, sua madre la segue molto… Apprende lentamente. Ma soprattutto ha bisogno di affetto. Sua madre viene una volta alla settimana, ma fa la commerciante. Ogni giorno va al mercato, e il marito anche. Il marito si drogava molto. La bambina arrivava molto spaventata (M6).

Le autorità pensano che le persone collaborino poco perché dimenticano gli usi e i costumi dei propri paesi di origine: › Io gli ho detto che non è possibile che quando vengono a vivere qui, quello che non gli permet-tono di fare nel loro paese lo vengano a fare qui. Io chiedo che chi ha già 18 anni partecipi (ai “tequios”) (EA3).

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O per la loro mentalità: › L’altro problema che incontriamo è la resistenza alla cura. "Se devo morire di qualcosa, allora sono già ammalato”, è molto comune sentir dire tra la gente della comunità, "sono ammalato". Allora si spiega il lato positivo e quello negativo. Quello positivo è che mi sono ammalato e muoio domani, ma morire lentamente, rimanere senza una gamba o cieca è una cosa molto forte. Un’incapacità e anche un peso economico per la famiglia. Cerchiamo di sensibilizzarli su questo (EI3).

Di Xoxocotlán dicono › (Xoxo) …è anche un comune territorialmente parlando molto più grande di qualunque altro. Ed è multietnico perché siamo di ogni regione (EA2).

› Ma oggigiorno, parlando ancora di istruzione, in classe eravamo puniti con lavori duri, con bastoni, con castighi che forse ci facevano imparare, chissà. Oggi ci sono altri metodi. Oggi i bambini, a dire la verità, hanno perso molti valori morali, hanno perso valori che non è facile recuperare, o forse è possibile solo in alcune famiglie, in altre no. E anche volendo, i bambini oggi vediamo che hanno due o tre facce diverse. Per questo a volte, molte volte, giudichiamo dalle apparenze e quando non conosciamo bene il bambino ci chiamano dalla scuola perché il bambino ha picchiato qualcuno o perché non fa i compiti (E9).

e denunciano problemi di mancanza di acqua e contaminazione: › (Xoxo) Ora ha 37 frazioni e solo quattro pozzi di acqua, ma di questi quattro pozzi di acqua ne funzionano solo due, per questo non abbiamo la stessa capacità di prima. La contaminazione è aumentata, gli stessi vicini siccome non passa il camion della spazzatura la gettano e contami-nano la campagna (EA2).

4.2 Delle scuoleDalle interviste con i maestri si ricavano alcune difficoltà nel modo di concepire l’istruzione e di insegnare, o della loro preparazione per farlo:

I maestri non seguono i bambini individualmente: › “Evita” ha problemi a leggere. È un problema che si porta dietro dal primo anno. A scuola ha avuto solo due maestri: una dal primo al terzo anno, e io dal quarto al sesto. Sono bambini che conosciamo bene e abbiamo pensato che non fosse il caso di bocciarla perché nelle altre materie è idonea, è una bambina sveglia. Sa anche scrivere discorsi. È più brava a leggere che a scrivere. Il problema è la lettura, non riesce a pronunciare bene quando legge, balbetta molto. Sento che le manca un’educazione speciale per la lettura. Io l’ho messa a leggere separatamente, con testi speciali, ma non risolve il problema. Non posso seguire una bambina mentre altri venti stanno aspettando. Per questo sarebbe un valido aiuto indirizzarla ad un’educazione speciale (M1)

› Di “Paco” non posso parlare molto perché si è appena iscritto a questo ciclo scolastico. Il problema di Paco è la scrittura. Legge molto bene, ma scrive in modo orribile. E con Paco ci sono problemi di assistenza, di ritardi… Sembra che la madre gli dia la responsabilità di occuparsi dei più piccoli, così quando è ora di venire a lezione non viene perché sua mamma non è ancora tornata. Io ho già parlato con sua madre, l’ho fatta chiamare due volte. Siamo rimasti d’accordo che avrebbe risolto, si sarebbe presa la responsabilità, ma il problema non si è risolto. Continua ad arrivare tardi, un po’ in disordine. Inoltre si nota molto la miseria in cui vivono, la povertà. Occorre aiutarlo con esercizi, dargli degli esercizi e un quaderno speciale di calligrafia. Non posso nemmeno dedicarmi a lui qui (M1).

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O mancano di strumenti per offrire attenzione individuale: › “Juanito” ho notato che rimane un po’ indietro, è lento con la scrittura. Ho notato un basso rendi-mento. È molto distratto, non capisce. Ho parlato con suo padre. Suo padre dice che si preoccupa per lui, ma lui di giorno non è a casa, lavora fuori… Adesso l’ho messo a sedere vicino a me per controllarlo di più e prestargli più attenzione…” (M2).

› Qui, quando la maggior parte ha già capito, è molto noioso ripetere le stesse cose. Allora dobbiamo cambiare attività. E quei bambini, che sono pochi, a volte sono due o tre, che ancora non capiscono, restano indietro. Perché qui dobbiamo fare in fretta, perché poi c’è l’altro turno. Per poco non andiamo a tirarli fuori con la scopa del salone… (M4).

› “Mario” sa già leggere, ma scrivere gli costa fatica perché è mancino. Ma abbiamo già riguardato il quaderno, i suoi scarabocchi, e ormai lo capisco. E se la cava bene, ma bisogna sempre parlargli. È come avere un bimbo piccolo nel gruppo. Dicevano che dovevamo tenergli la mano perché scrivesse. Io non ho tempo, sono più di venti, e se devo tenergli la mano passo tutto il tempo così e non lavoro. Ma adesso lavora da solo, è migliorato il ragazzino… Se migliora la scrittura può passare al terzo anno. Ma per il problema delle lettere brutte che fa non lo posso ancora passare al terzo (M5).

Alcuni maestri dipendono dai materiali portati dai bambini per lavorare: › I genitori non controllano i compiti ai figli. Vengono tanto per fare, senza materiale (M5).

Un membro del personale di CRECEMOS (DIJO) segnala che i maestri: › Si concentrano nel concludere i programmi e non si preoccupano del fatto che i bambini abbiano imparato o no. È molto difficile lavorare con i maestri perché trovano molte scuse. Ci sono maestri che dicono: “Tu dalla tua parte e io dalla mia”. Finisce che i maestri che non lavorano danno la colpa alla famiglia, questo è il loro atteggiamento (P5).

e che i bambini › …… arrivano spesso con argomenti non fatti a scuola, allora occorre spiegarglieli. Un altro problema è anche che non capiscono, fanno molta fatica a capire. Perché mi sono reso conto che non sanno il significato di molte parole. Questo li rende deboli nella scrittura perché non riescono a capire un argomento, perché non sanno spiegare una o più parole. Per esempio, l’altro giorno arriva un bambino con i compiti di matematica e dice: “Cosa devo fare? Dimmi come si fa questo”. Parlava dei poligoni regolari, di segmenti, di linee, di questi termini, no? Gli dico: “Sai cos’è un vertice? Sai cos’è un segmento?” Queste parole comparivano nella domanda. “No, non capisco”. E non amano nemmeno leggere, fanno moltissimi errori di ortografia. Ci sono bambini che ancora scrivono le lettere... Fanno i compiti, ma meccanicamente, senza arrivare a capire quello che stanno studiando.Portano molti compiti. (…) anche argomenti che non hanno fatto, cose non capite, errori di ortografia. La matematica è la materia dove fanno più fatica. Non sanno le tabelline, quindi... (E1).

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Le caratteristiche della popolazione di Monte Albán e

Xoxocotlán in baseai dati del questionario

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Di seguito analizziamo le caratteristiche demografiche e le condizioni di vita della popolazione di Monte Albán e di Xoxocotlán in base ai dati del questionario applicato per questo studio.

Tra queste due popolazioni assistite da CRECEMOS (DIJO) ci sono differenze importanti. Xoxocotlán in generale è una popolazione con più servizi, impieghi più stabili, famiglie più consolidate, redditi superiori; praticamente una comunità di classe media o medio-bassa. Invece Monte Albán si nota per essere, al confronto, più povera, con meno accesso ai servizi, famiglie più instabili e lavori più informali. La popolazione di Monte Albán avrebbe caratteristiche più proprie del lavoro che realizza CRECEMOS (DIJO).

5.1 Dati demograficiVediamo alcuni dati della popolazione sia di beneficiari che di non beneficiari di CRECEMOS (DIJO) nelle due comunità.

A Monte Albán, praticamente il 30% delle famiglie interpellate vive come coppia di fatto. Questo è certo soltanto del 20,5% di quelle di Xoxocotlán. A Monte Albán il 20,6% degli intervistati (quasi tutte donne) non vive con il partner. Questo è certo solo del’11,6% delle famiglie di Xoxocotlán.

La dimensione media della famiglia (o di persone che vivono con l’intervistato/a) è minore per Monte Albán che per Xoxocotlán – 5,43 e 5,8 rispettivamente. In entrambi i casi più del 61% delle famiglie ha al massimo 5 membri.Questi dati parlano di una situazione di maggiore instabilità nelle famiglie degli intervistati a Monte Albán rispetto a Xoxocotlán.

5.2 Caratteristiche educativeIl livello di analfabetismo è maggiore a Monte Albán che a Xoxocotlán: 10,9% contro 4,4% per l’intervistato/a, 11,6% contro 5% per il suo partner, rispettivamente. In un caso, abbiamo un indice di analfabetismo sopra la media nazionale (8,4), e nell’altro quasi la metà. Va notato che gli indici di entrambi i luoghi sono abbastanza inferiori all’indice medio di Oaxaca, che è di 19,3, secondo il Conteggio del 2005 di INEGI.

STATO CIVILE VIVE CON IL PARTNER?

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Rispetto alla scolarizzazione, quella più diffusa in entrambi i luoghi è la secondaria, sia per l’intervistato/a che per il suo partner. Ciononostante, la percentuale di intervistati con diploma a Xoxocotlán è il 17,1%, mentre a Monte Albán è l’11.2%. La percentuale di chi non ha concluso la scuola primaria è un po’ più alta a Monte Albán (22,4% contro 19.5%). Gli/le intervistati/e con laurea rappresentano il 4,3% a Monte Albán e il 7,3% a Xoxocotlán. Più interessante il dato sulle coppie laureate, che a Monte Albán rappresentano il 3,1%, mentre a Xoxocotlán rappresentano il 14,3%. Quindi, Xoxocotlán ha più popolazione con un livello di istruzione di grado superiore rispetto a Monte Albán, e ancora una volta il dato mostra un maggior benessere di una colonia rispetto all’altra.

Pochissimi bambini hanno iniziato la scuola a 5 anni o meno, cioè l’età regolamentare per iniziare la materna: il 39,6% a Monte Albán e il 28,8% a Xoxocotlán.

ANALFABETISMO

SCOLARIZZAZIONE PARTNER DELL'INTERVISTATO/ASCOLARIZZAZIONE DELL'INTERVISTATO/A

ETÀ IN CUI IL/LA BAMBINO/A HA INIZIATOA FREQUENTARE LA SCUOLA. MONTEALBÁN

ETÀ IN CUI IL/LA BAMBINO/A HA INIZIATOA FREQUENTARE LA SCUOLA. XOXOCOTLÁN

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A Monte Albán, il 35,5% dei bambini frequentano la scuola nel turno serale. Questo è certo solo per il 9,1% di quelli di Xoxocotlán32. Questo dato è indicativo della presenza di un’offerta scola-stica maggiore al mattino nella seconda località, a differenza della prima. A Xoxocotlán ci sono meno abitanti per scuola rispetto a Monte Albán, e questo indica un maggiore livello di proposta educativa in una colonia rispetto all’altra.

È simile la proporzione di bambini che frequentano quotidianamente la scuola nelle due colonie (94,9% a Monte Albán e 100% a Xoxocotlán). Lo è anche il numero di genitori che ricevono il bollettino dei figli in forma bimestrale, che è quella regolamentare, anche se in entrambi i casi la percentuale è superiore al 50% (51,9% e 62,2% rispettivamente). A Xoxocotlán più genitori parlando frequentemente con il/la maestro/a del proprio figlio/a (81,6%) rispetto a Monte Albán (68,3%), ma in entrambi i casi sono la maggioranza. È simile la percentuale di bambini e bambine che vengono aiutati dalla madre a fare i compiti (57% e 58.3% rispettivamente). A Xoxocotlán ci sono più bambini che, secondo i loro maestri, hanno un rendimento inferiore alla media rispetto a Monte Albán (18,4% e 10,1%, rispettivamente). Più bambini di Xoxocotlán, secondo i loro geni-tori, hanno migliorato il rendimento nell’ultimo anno (72,7%) rispetto a Monte Albán (58,8%).

Monte Albán Xoxocotlán

Bambini che frequentano quotidianamente la scuola 94,9% 100,0%

Riceve la pagella dei figli a cadenza bimestrale 51,9% 62,2%

Parla frequentemente dei propri figli con il/la maestro/a 81,6% 68,3%

La madre aiuta a fare i compiti 57,0% 58,3%

Secondo i maestri, il/la bambino/a ha un rendimento inferiore alla media

18,4% 10,1%

Il/la bambino/a ha migliorato il rendimento secondo i propri genitori

72,7% 58,8%

5.3 Caratteristiche etniche e linguisticheLa proporzione della popolazione di origine indigena è sostenzialmente differente tra le due loca-lità. Si presume l’appartenza dell’intervistato/a a un gruppo indigeno, a Monte Albán, per il 23,7%, mentre a Xoxocotlán solo per il 4,5%. A Xoxocotlán tutti coloro che si autoascrivono a un gruppo indigeno dicono di essere mixtechi.

32 A Xoxocotlán l’assistenza ai compiti e il recupero scolastico vengono offerti solo alla sera, perché gli alunni del turno serale non fanno parte del campione di beneficiari. Questo può spiegare la bassa percentuale di alunni che frequenta il turno serale.

TURNO IN CUI IL/LA BAMBINO/A FREQUENTA LA SCUOLA

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Invece a Monte Albán predominano gli zapotechi, seguiti dai mixtechi, anche se c’è anche un mixe e un mazateco. Qualcosa di simile avviene nelle coppie, anche se le percentuali sono un po’ infe-riori in entrambi i luoghi. Tra le coppie il predominio etnico è lo stesso che tra gli/le intervistati/e, anche se a Monte Albán c’è un nahua e a Xoxocotlán un zapoteco.

Curiosamente, la percentuale di chi afferma di parlare una lingua indigena è superiore a chi si consi-dera indigeno33: 30,8% a Monte Albán e 9,1% a Xoxocotlán. Lo stesso avviene per il partner. Come ci si aspettava, il predominio linguistico è uguale a quello etnico.Va notato che, nel caso di Monte Albán, un terzo della popolazione può essere considerata indigena. Questo è certo solo per poco più del 10% della popolazione di Xoxocotlán. Questo dato è partico-larmente importante per CRECEMOS (DIJO), perché indica che il processo di integrazione sociale è probabilmente molto più avanzato a Xoxocotlán che a Monte Albán. In questo caso, si conferma ancora una volta la necessità di presenze sociali positive, in grado di promuovere coesione nella comunità, sulla base di valori positivi e con la realizzazione di buone pratiche soprattutto nella realtà di Monte Albán.

5.4 ReligioneAnche la religione sembra differire significativamente tra le due località. La domanda fu formulata così: “Che chiesa o tempio frequenta di solito?”. Abbiamo risposte che dicono “cattolica”, e altre che dicono “chiesa”. Poiché i protestanti non chiamano così le proprie chiese, le chiamano “templi”,

33 Gli indigeni sono stati discriminati per secoli dalla società culturalmente dominante. Il termine “indio”, o anche il termine “indígeno”, è considerato da molti un dispregiativo. Per questa ragione ci sono molti indigeni che non si identificano con questo sostantivo per timore di essere discriminato, anche se riconosce la propria condizione di parlante una lingua diversa dal castigliano

APPARTENENZA A GRUPPO INDIGENOINTERVISTATO/A

PARLA UNA LINGUA INDIGENA?INTERVISTATO/A

APPARTENENZA A GRUPPO INDIGENOPARTNER DELL'INTERVISTATO/A

PARLA UNA LINGUA INDIGENA?PARTNER DELL'INTERVISTATO/A

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supponiamo che anche chi ha risposto “chiesa” sia cattolico. In questo caso, a Xoxocotlán il 91,1% degli intervistati sarebbero cattolici, contro solo il 65,4% degli intervistati a Monte Albán.

Il 9,2% degli intervistati a Monte Albán, e il 2,2% a Xoxocotlán, non frequentano chiese o templi. Gli altri (25,4% a Monte Albán e 6,7% a Xoxocotlán) frequentano, nell’ordine, templi cristiani, evan-gelisti, pentecostali, testimoni di Jeova, nome di Gesù Cristo, o semplicemente “il tempio”. Anche questa differenza tra le due località deve richiamare l’attenzione di CRECEMOS (DIJO): gli apparte-nenti a altre religioni, nel caso di Monte Albán, rappresentano quasi il 40% della popolazione.

5.5 Partecipazione civico-politicaRelativamente alla partecipazione civico-politica della popolazione intervistata, troviamo molte similitudini tra le due località in quanto a partecipazione ai “tequios”34 della colonia, che in entrambi i casi è molto alta (86,7 e 84,4% a Monte Albán e Xoxocotlán, rispettivamente), ad associazioni culturali (8,5 e 8,9% rispettivamente) e ad attività municipali (35,4% e 31,8% rispettivamente). Ci sono invece differenze relativamente alla partecipazione al Consiglio dei Genitori di Famiglia (66,4 e 77,3% rispettivamente)e alla partecipazione ad attività politiche e sindacali (9,9% e 2,3% rispettivamente). Nessuna differenza risulta statisticamente significativa, anche se queste ultime due indicano caratteristiche significative che differenziano ancora una volta le due località.

34 Il “tequio” fa parte della cultura mesoamericana e consiste nel realizzare insieme un lavoro per soddisfare le necessità di molte persone, o di intere comunità

RELIGIONE

PARTECIPAZIONE CIVICO-POLITICA

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5.6 Caratteristiche socioeconomicheA Monte Albán lavorano per un reddito più membri della famiglia rispetto a Xoxocotlán. Nella prima località, nel 51,1% delle famiglie campionate lavora solo una persona, mentre nella seconda questo è certo del 69,0% delle famiglie campionate. A Monte Albán invece lavora più di una persona nel 48,9% dei casi, mentre questo è certo solo del 31% delle famiglie campionate di Xoxocotlán.

Anche la priorità della spesa differisce da una colonia all’altra. Prendendo in considerazione quelli che ritengono che “la spesa possa essere sempre sostenuta”, in entrambi i casi la priorità è il cibo (la spesa è sostenuta nel 78,1% dei casi per Monte Albán e nell’81,8% per Xoxocotlán)35. Poi la cosa più impor-tante per gli abitanti di Monte Albán sono i servizi, e per quelli di Xoxocotlán l’istruzione. La terza corsa più importante per gli abitanti di Monte Albán è l’educazione dei figli, e per quelli di Xoxocotlán i servizi. Nello specifico, nel caso della domanda che chiedeva se il reddito familiare era suffi-ciente per acquistare vestiti troviamo una differenza significativa: era sufficiente per il 56,8% delle famiglie campionate di Xoxocotlán, mentre lo era solo per il 34,3% delle famiglie di Monte Albán. Risulta significa-tiva anche la differenza relativa alla domanda che chiedere se il reddito era sufficiente per le celebrazioni: lo era per il 28% delle famiglie del campione di Xoxocotlán, e solo per il 9,8% di quelle di Monte Albán. Infine, le due colonie differiscono relativamente alla domanda che chiede se il reddito era sufficiente per acquistare elettrodomestici e mobili. Lo era per il 31% delle famiglie del campione di Xoxocotlán, e solo per il 14,8% di quelle di Monte Albán, dati che segnalano il maggiore livello di benessere economico della popolazione intervistata di Xoxocotlán rispetto a quella di Monte Albán.

35 C’è un dato strano, relativamente alle spese per le comunicazioni. Il 47,8% degli abitanti di Monte Albán, contro solo l’8,8% di quelli di Xoxocotlán, dice che è una spesa che possono sempre coprire. Ci sembra che la domanda sia stata fraintesa, per questo abbiamo deciso di scartarla da questa analisi.

IL REDDITO FAMILIARE È SEMPRE SUFFICIENTE PER

PERSONE DELLA FAMIGLIA CHE LAVORANO

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La valutazione dell’istruzione da parte delle famiglie di Monte Albán è degna di nota: spendere per quello è prioritario rispetto alla spesa per i trasporti (categoria non compresa in “servizi”), per gli abiti e per le celebrazioni.

Le due colonie differiscono anche rispetto agli aiuti ricevuti nello scorso anno. A Monte Albán, quasi la metà (58,8%) delle famiglie intervistate hanno ricevuto qualche aiuto (in forma di borse di studio, taniche di acqua e altro). Questo è certo solo per il 40% delle famiglie di Xoxocotlán incluse nel campione. Probabilmente questo dato riflette, tra altre cose, i diversi programmi di CRECEMOS (DIJO) in entrambe le colonie, riconoscendone le differenze socioeconomiche. Avviene lo stesso con altri aiuti: il 50% delle famiglie di Monte Albán hanno ricevuto qualche aiuto da altre fonti, mentre solo il 23% delle famiglie di Xoxocotlán incluse nel campione l’hanno ricevuto, dato che conferma la diversa situazione di benessere degli abitanti delle due località.

Il lavoro del capofamiglia è più stabile a Xoxocotlán che a Monte Albán. Nel primo caso, il 55,8% dei capofamiglia ha un impiego formale. Questo è certo solo per il 35,6% dei capifamiglia di Monte Albán. È diverso anche il tipo di occupazione svolta dai capofamiglia. Il primo posto a Monte Albán è occu-pato dai venditori ambulanti con il 19% dei casi. A Xoxocotlán, invece, il primo posto è occupato dai muratori e dalle casalinghe (con il 17,8% in ciascun caso). Le seguenti tabelle mostrano la distri-buzione delle occupazioni più frequenti, in ordine di frequenza per località. Qui si può vedere che le occupazioni più stabili e con maggior prestigio sono più frequenti a Xoxocotlán che a Monte Albán.

AIUTI CRECEMOS (DIJO)NELLO SCORSO ANNO

OCCUPAZIONI PIÙ FREQUENTIDEI CAPOFAMIGLIA A MONTE ALBÁN

OCCUPAZIONI PIÙ FREQUENTIDEI CAPOFAMIGLIA A OXOCOTLÁN

AIUTI DA ALTRE FONTINELLO SCORSO ANNO

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La percentuale di famiglie di Monte Albán il cui capofamiglia lavora nel settore informale dell’eco-nomia è molto maggiore che a Xoxocotlán (49,2% y 25,6% rispettivamente). Il lavoro “professio-nalizzato”, invece, è più frequente a Xoxocotlán (14%) che a Monte Albán (7,6%). Si conferma l’ipotesi sulla differenza nel livello socioeconomico delle due colonie.

5.7. SaluteLe patologie più comuni in entrambe le colonie sono, nell’ordine, quelle respiratorie, quelle gastrointestinali, quelle infettive e il diabete. In entrambe le colonie le più frequenti sono le prime, ma a Xoxocotlán c’è una maggior predominanza di malattie “infettive” rispetto a quelle gastrointe-stinali, mentre a Monte Albán è il contrario. Probabilmente questo si deve al diverso modo di chia-mare le malattie nelle due colonie, infatti sia quelle gastrointestinali che quelle respiratorie possono essere infettive. A Monte Albán si citano patologie cutanee, non riferite a Xoxocotlán.

I bambini si ammalano, in generale, molto raramente sia a Monte Albán (75,8%) che a Xoxocotlán (82,3%). Anche tra di loro le malattie più frequenti sono quelle gastrointestinali e respiratorie. A Monte Albán, comunque, le malattie gastrointestinali (9,7%) si citano di più che a Xoxocotlán (3,2%). Come sappiamo, le malattie gastrointestinali generalmente sono causate dalla mancanza di cure e igiene nella preparazione degli alimenti.

È simile la proporzione di bambini/e la cui salute, secondo i genitori, è migliorata nello scorso anno in entrambe le colonie (50,7% a Monte Albán e 48,4% a Xoxocotlán).

MALATTIE PIÙ COMUNI NELLA FAMIGLIA

MALATTIE PIÙ COMUNI DEI FIGLI

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5.8 Condizioni dell’abitazione e dei serviziLa tabella seguente riassume la situazione dei servizi e le condizioni delle abitazioni in entrambe le colonie (quartieri).

Percentuale di abitazioni che dispongono dei seguenti servizi o caratteristicheServizio/caratteristica % Monte Albán % Xoxocotlán

Luce 96.4 93.3

Gas 90.4 93.3

Rete fognaria 81.8 80.0

Cisterne per l’acqua 78.9 73.3

Pavimento in cemento 50.7 50.0

Strada asfaltata 26.7 63.3

Cucina 73.0 81.8

Bagno particolare 38.7 40.9

Bagno completo 30.3 51.2

Telefono 17.6 40.0

Telefono cellulare 57.4 48.9

Frigorifero 62.8 77.8

Televisore 95.6 91.1

Lavatrice 28.5 53.3

Acqua più di due volte alla settimana 73.9 63.2

Tre stanze nella casa 29.2 40.0

Media di stanze nella casa 1.95 2.08

* In neretto le differenze significative.

In termini generali, si può notare che Xoxocotlán si trova in una situazione leggermente superiore in quanto a condizioni delle abitazioni e dei servizi. Le differenze più notevoli sono nella strada asfaltata (una su quattro famiglie a Monte Albán, contro due famiglie su tre a Xoxocotlán), la disponibilità di un bagno completo in casa (una famiglia su quattro vs. una su due, rispettivamente), la disponibilità di telefono (una famiglia su sei vs. due su cinque, rispettivamente) e la disponibilità di lavatrice (28 vs. 53%, rispettivamente). Invece, e contrariamente a quanto ci si aspettava, Monte Albán sembra avere condizioni di distri-buzione di acqua potabile migliori migliori rispetto a Xoxocotlán, a giudicare dalla frequenza con cui arriva. Infatti, a Xoxocotlán ci sono tubature dell’acqua nel 68,9% delle famiglie, mentre a Monte Albán nel 94,2% delle famiglie.

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Le due colonie differiscono significativamente nell’indice di servizi in casa: la media di Monte Albán è di 6,65 e quella di Xoxocotlán è di 7,89, entrambe su 12.

Questi dati confermano ciò che era stato anticipato nell’analisi delle variabili socioecono-miche: le famiglie di Xoxocotlán si trovano in una situazione relativamente migliore degli abitanti di Monte Albán relativamente all’acceso a beni e servizi.

5.9 Le caratteristiche del bambino e l’ambiente familiare A Xoxocotlán è maggiore la percentuale dei bambini i cui genitori pensano che la comunicazione con loro sia buona (86,7%, contro 77,5% a Monte Albán). A Xoxocotlán è maggiore anche la percentuale dei bambini i cui genitori pensano che il loro comportamento sia buono (72,1%) rispetto a Monte Albán (61,5%). A Monte Albán sono di più i bambini che, secondo i genitori, hanno una personalità instabile (10,1%, contro solo l’1,7% a Xoxocotlán), e meno quelli che, secondo i genitori, sono socievoli (61,5, contro il 75% a Xoxocotlán). Anche la percentuale di bambini il cui rapporto con i compagni, secondo i genitori, è migliorata nello scorso anno è leggermente maggiore a Monte Albán (66,0%) che a Xoxocotlán (63,3%).

Caratteristiche del bambino Monte Albán Xoxocotlán

Buona comunicazione con i genitori 77,5% 86,7%

Buona condotta 61,5% 72,1%

Personalità instabile 10,1% 1,7%

Personalità socievole 61,5% 75,0%

È migliorato il suo rapporto con i compagni nello scorso anno 66,0% 63,3%

Più genitori di Xoxocotlán dicono che i propri figli passano la maggior parte del tempo con loro o con un familiare (86,2%) rispetto a Monte Albán (62,4%). Invece sono meno i genitori di Xoxocotlán che affermano che i propri figli trascorrono la maggior parte del tempo con i fratelli o con gli amici, rispetto a Monte Albán.

DIFFERENZE PRINCIPALI NEI SERVIZIE NELLE CONDIZIONI DELLE ABITAZIONI

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È maggiore la percentuale dei bambini di Monte Albán che, secondo i genitori, si lavorano con loro, ma è maggiore la percentuale di bambini di Xoxocotlán che, secondo i genitori, fanno con loro i compiti (54,2% contro 41,4% a Monte Albán), mangiano insieme (87,1% contro 71,5% a Monte Albán) e condividono attività ricreatives (42,6%, contro 33,7% a Monte Albán).

È molto simile la percentuale di genitori che dice che, nel tempo libero, i figli guardano la televi-sione, giocano con fratelli o cugini, o praticano sport.

I genitori affermano che il 37,7% dei bambini di Monte Albán, e il 22,9% di Xoxocotlán, lavorano. Solo l’11.3% dei bambini di Monte Albán e il 6,3% di quelli di Xoxocotlán lo fanno quotidia-namente, e di quelli che lavorano solo il 10,9% di quelli di Monte Albán e il 14,3% di quelli di Xoxocotlán lo fanno per più di 6 ore. Di quelli che lavorano, si dedica alla pulizia di case il 6,7% a Monte Albán e il 10% a Xoxocotlán, al commercio informale o lavora per strada il 5,5% di quelli di Monte Albán e nessuno di Xoxocotlán, e nel commercio formale il 4,4% di quelli che lavorano a Monte Albán e il 20% di quelli che lavo-rano a Xoxocotlán.

CON CHI TRASCORRE LA MAGGIOR PARTE DEL TEMPO SUO FIGLIO/A?

PERCENTUALE DI PADRI/MADRI CHE DICONODI CONDIVIDERE FREQUENTEMENTE CON I FIGLI...

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Questi dati confermano l’ipotesi che le famiglie di Xoxocotlán siano più stabili di quelle di Monte Albán, e che i bambini hanno meno difficoltà psicologiche e di comportamento nella prima colonia.

CHE LAVORO FA SUO FIGLIO/A?

QUANTE ORE AL GIORNOLAVORA SUO FIGLIO/A?

CON CHE FREQUENZALAVORA SUO FIGLIO/A?

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I risultati e i cambiamenti

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Questo capitolo risponde in modo diretto a uno degli obiettivi di questo studio.

› Attività educative

Il 68,8% degli intervistati beneficiari pensano che da quando il proprio figlio/a frequenta CRECEMOS (DIJO) la sua frequenza scolastica sia migliorata. Di quelli che frequentano l’assistenza ai compiti, il 71% afferma che la frequenza scolastica sia migliorata. Il 42,6% degli intervistati beneficiari pensano che, da quando il figlio frequenta CRECEMOS (DIJO), ha migliorato molto i propri voti, e il 30.9% pensa che siano migliorati abba-stanza. Il 26,6% pensa che non siano migliorati per niente o poco.

Degli intervistati i cui figli frequentano l’assistenza ai compiti, il 50,8% pensa che i loro voti siano migliorati molto. Gli intervistati beneficiari pensano che i propri figli abbiano imparato presso CRECEMOS (DIJO) a fare i compiti (17,7%), a convivere con gli altri (12,9%), la matematica (8,1%), a leggere e scrivere (14,6%), e molte altre cose che ottengono percentuali molto basse come cantare, ballare, mangiare meglio, disciplina, rispetto, condivisione, informatica, sport, esprimersi, studiare.

Solo il 12% degli intervistati i cui figli partecipano all’assistenza ai compiti non conoscono il/la maestro/a di CRECEMOS (DIJO). Il 39,7% lo conosce poco, e il 47,6% lo conosce bene. Il 34,9% parla frequentemente con lui/lei. Il 50% pensa che il proprio figlio/a abbia molta fiducia nel maestro di CRECEMOS (DIJO).

Per il 57,1% degli intervistati beneficiari, il rapporto con il proprio figlio/a è migliorato da quando frequenta CRECEMOS (DIJO), per il 39,7% non è cambiato.

Gli intervistati con figli che frequentano l’assistenza ai compiti affermano che al 71% dei figli piace molto andarci.

› La mensa

L’82% degli intervistati ha notato differenze nel proprio figlio/a da quando frequenta la mensa.

VOTIFREQUENZA SCOLASTICA

RAPPORTO CON IL MAESTRO DI CRECEMOS (DIJO)

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Il 57,1% pensa che la sua salute sia migliorata molto. Tra le differenze principali segnaliamo: che mangia di più, che è aumentato di peso, che mangia di tutto, che mangia cibo più vario, che passa più tempo con i bambini, che è cresciuto, che la sua pelle è migliorata, che non si ammala, che è più entusiasta, che è più indipendente.

Il 39,7% degli intervistati trova molto buono il cibo della mensa di CRECEMOS (DIJO), il 59% sempli-cemente buono. L’82% pensa che la mensa di CRECEMOS (DIJO) abbia influito sulle abitudini alimentari della propria famiglia.

Pensa che sia stata molto importante per l’igiene degli alimenti in famiglia il 48,6%, per la varietà degli alimenti il 56%, e per il numero e l’orario dei pasti il 45%. Il 48% degli intervistati conosce gli alimenti che i propri figli devono consumare. Il 38% mangia effettivamente alimenti bilanciati.

6.1 Le considerazioni soggettive degli interpellatiPer quanto riguarda l’informazione qualitativa proveniente dal laboratorio di sistematizza-zione e dalle interviste, troviamo i seguenti commenti sui risultati e i cambiamenti ottenuti:

6.1.1 In relazione all’assistenza ai compiti e alla regolarizzazione della scuola primaria36 A Xoxocotlán si vede CRECEMOS (DIJO) come uno strumento che evita ai bambini di stare per strada e davanti al televisore: › A Xoxocotlán ci sono bambini che vanno tutto il giorno in giro per strada, vagano, guardano molta televisione. Almeno quelli di CRECEMOS (DIJO) non vedono così tanta televisione (E2).

I genitori di famiglia apprezzano molto questo servizio perché i bambini stanno imparando a leggere, vanno meglio a scuola, e gestiscono meglio la loro iperattività. Apprezzano molto anche il metodo di imparare giocando: › A mio figlio piace andarci (all’assistenza ai compiti) perché è in compagnia di altri bambini. E guardi che questo l’ha aiutato molto, perché (un giorno che per errore nessuno andò a prenderlo a scuola) gli prese una certa paura. Ora va a scuola, e non piange più come prima. Nell’apprendimento, per quanto riguarda la lettura, quando facevano le cinque ore ne beneficiavano, perché finivano i compiti, poi li mettevano a giocare, giocare e imparare, poi li mettevano a leggere o a unire le parole… Lui era un bambino che non leggeva bene, rimaneva indietro, a metà del primo anno gli dissero che forse l’avrebbero bocciato. Ma con CRECEMOS (DIJO) ha imparato a leggere (EB2).

› Gli piaceva andarci (all’assistenza ai compiti) perché gli facevano fare cose manuali e molti giochi crea-tivi. Gli insegnavano il domino, gli scacchi, tutte queste cose, scale e serpenti. Gli piaceva. Io ho capito

36 Consideriamo unitamente le due attività perché nelle interviste non è stato possibile distinguere l’una dall’altra.

INCIDENZA DELLA MENSA NELLE ABITUDINI FAMILIARI

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che giocando impara. E l’insegnamento del canto, perché mio figlio aveva un problema con la erre, e con una canzoncina e l’altra mio figlio ora pronuncia la erre. A scuola non l’hanno mai aiutato. (EB2)

› È stato di grande aiuto ai miei figli. Finora hanno tutti bei voti, nessuna bocciatura (alla scuola secondaria). Hanno avuto un padrino, tutti e tre hanno ricevuto borse di studio (EB6)

› Siccome (mia figlia) aveva problemi di apprendimento, mi indirizzarono al corso di CRECEMOS (DIJO). E ha funzionato, perché lei ora ha più voglia di andare a scuola. Prima non si preoccu-pava né dei compiti né di altro… Ora fa i compiti, scrive, legge bene, è riuscita nella matematica. Era molto ribelle, a volte usciva… Poi a scuola dicono che non stava seduta al suo posto… Non lasciava lavorare gli altri, o usciva dalla sala. E ora questa maestra dice che non ha visto queste cose, che uscisse, che fosse irrequieta. Ha imparato a ubbidire e a stare seduta nello stesso posto. Ora mi ubbidisce. Si mette da sola a fare i compiti… (EB7).

› Sappiamo di belle esperienze con CRECEMOS (DIJO). Di bambini che sono iperattivi e grazie a CRECEMOS (DIJO) si comportano meglio. Un bambino era particolarmente tremendo. Ora ha buoni voti. L’hanno aiutato per sei anni (EB2).

Anche le autorità di Xoxocotlán considerano importante il lavoro di assistenza ai compiti e di recupero accademico di CRECEMOS (DIJO): › Da quando CRECEMOS (DIJO) è arrivato qui abbiamo capito perché i nostri figli ci sono andati. All’epoca non lo conoscevamo molto bene perché venivamo per i nostri figli, ma vedevamo che li preparava. Il maestro di uno dei miei figli chiedeva: “Senti, e tuo figlio dove si prepara?”. Iniziammo a dirgli: “la scuola”. Mio figlio parlava degli ufo, dei pianeti, si interessava soprattutto alle ricerche, perché qui gli insegnavano le cose. Da allora ho detto: “CRECEMOS (DIJO) è un’istituzione che sostiene, che aiuta”. Abbiamo festeggiato con CRECEMOS (DIJO) un como-dato per dieci anni. L’Assemblea l’ha autorizzato. Fortunantamente nella nostra colonia abbiamo molti maestri, professori di scuola primaria, secondaria, superiore (EA2).

› Io sono contento e mi complimento con questa associazione, perché nello Stato di Oaxaca si realizzano veramente pochissimi spazi educativi. In questi miei tre anni (come Presidente del Comitato Direttivo della Colonia), mi sono reso conto dei progressi dei nostri bambini che vengono seguiti qui. Ci sono attività sportive, culturali, accademiche. Per questo CRECEMOS (DIJO) è una garanzia (EA2).

› La presenza di CRECEMOS (DIJO) ha innalzato sia il livello educativo, culturale e sociale, che quello degli edifici, perché l’entrata è qui (dove ci sono i locali di CRECEMOS (DIJO), ristruttu-rati dalla colonia), l’entrata principale, e vedono l’edificio. Questo edificio di CRECEMOS (DIJO) dà immagine alla colonia (EA2).

› A mio figlio, quando era più piccolo, tutte le attività di CRECEMOS (DIJO) sono servite moltis-simo, non è stato bocciato né alla scuola primaria, né alla secondaria, né alle superiori. Era molto aggressivo, e gli è servito moltissimo (EA2).

Per quanto riguarda i maestri delle scuole, molti vedono cambiamenti nei bambini; alcuni li attribuiscono al lavoro di CRECEMOS (DIJO): › (“Ernesto” arrivò nel mio gruppo con problemi, perché in precedenza aveva avuto problemi di disci-plina al primo anno. Venne chiesto di non accettarlo al terzo anno. Venne accettato, e M3 si rese conto che il gruppo lo rifiutava). Il bambino è progredito, c’è stata un’interazione, e ora sta superando il problema. Recentemente c’è stata una lamentela su di lui. Abbiamo parlato. È migliorato molto, non presenta più quei problemi. Da gennaio è cambiato completamente. Qui nel gruppo nessuno viene più a lamentarsi di lui, mi porta i compiti, c’è stato un cambiamento notevole (M3).

› Una volta vennero a fare un’intervista, una signorina di CRECEMOS (DIJO). Le raccontai che “Leonardo”

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aveva un grosso problema di dislessia, scambiava molto la b e la d e aveva problemi di ortografia. È migliorato, è migliorato abbastanza. Ora è un bambino a cui piace molto la matematica... (M3)

› “Jorge”, il suo problema è il linguaggio. Come dizione lo vedo bene, è migliorato. Inizialmente come attenzione era molto dispersivo. Sua madre se ne interessa molto perché è il figlio minore, ed è venuta regolarmente. Ha seguito suo figlio. Ne è prova il fatto che ora non è al 100% ma fa progressi, lenta-mente. Parla molto velocemente, e a scrivere fa altrettanto. Fa degli scarabocchi. Scrive velocemente, parla rapidamente e non si capisce niente. Non ha deficit, in matematica ragiona bene (M4).

› “Alonso” ha un rendimento basso. È un bambino molto difficile da gestire. Non accetta niente, nemmeno la propria famiglia… Ora comincia a regolarsi con i compiti, perché quando ho comin-ciato con lui non mi portava i compiti. Si dimentica tutto (M4).

› “Rosita” va bene. Deve solo fare i compiti. I genitori la lasciano molto da sola, perché sono vendi-tori. Lavorano entrambi alla centrale. Ma vanno in mensa (M5).

Altri maestri non capiscono immediatamente la differenza tra i bambini che frequentano l’assistenza ai compiti di CRECEMOS (DIJO) e quelli che non la frequentano: › La differenza non si nota e, se si notasse, sarebbe solo alcune volte nello svolgimento dei compiti. Per quel che vedo ora, sembra che là gli venga concesso più tempo per i compiti, e questo fa sì che Andrea li faccia meglio. E Fabiola, e quelli che ci vanno. Invece quelli che non ci vanno hanno qualche problema del tipo “prof, non ho fatto tutti i compiti, non li ho finiti, non ho avuto tempo di finirli”. Ci sono bambini che necessitano di maggior assistenza accademica. E a casa non la ricevono. Perché la madre non sa leggere e scrivere, eccetera (M1).

› “Enrique” lo vedo molto male in quanto a alimentazione. In questo ciclo scolastico ha fatto assenze e ha chiesto spesso di uscire. Si lamenta sempre dello stomaco. Lo vedo molto debole, ma è un buon studente. Capisce in fretta. Questo bambino ha bisogno solo di molto, molto appoggio. Il materiale che chiedo, lui tarda a portarlo perché le sue risorse sono… E ha dei bei voti. Dico che è un bravo bambino, però gli manca il materiale (M4).

In generale si osserva scarsa comunicazione. Alcuni maestri dicono: › Qui sappiamo solamente che vanno a “Desarrollo” al mattino, che è uno spazio dove li aiutano a fare i compiti. Non so altro, il programma o quel che fanno con CRECEMOS (DIJO). Non so cosa si faccia né che tipo di persone lavorino lì… (M1).

› Io non conosco questo programma…. Loro (i bambini) mi hanno raccontato: “Ci aiutano, andiamo al corso, ci aiutano a fare i compiti”, ma io non lo so. Sarebbe bello che invitassero il gruppo, perché aiutano abbastanza (M2).

› So solo che vanno a una cucina comunitaria dove gli danno da mangiare… (M6). › Ho bisogno che alcuni bambini ci vadano. Soprattutto un bambino che ha tre fratelli in questa scuola, e viene senza aver mangiato. La madre non gli dà soldi, non gli porta da mangiare. A volte ho pagato io il loro pranzo (M6).

E altri mostrano apprezzamento per il lavoro dell’associazione:

Come ha conosciuto CRECEMOS (DIJO)?Mi ci ha mandato il maestro. Il maestro che avevo al primo anno, è lui che mi ci ha mandato (EA2).

› La scuola ha partecipato alla realizzazione di disegni riguardanti l’acqua, la protezione dell’am-

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biente. Sono le attività che sono venuti a svolgere qui. I bambini me ne parlano anche, e io ho risposto che va bene, vadano pure. Mi hanno raccontato che c’è assistenza ai compiti presso CRECEMOS (DIJO), hanno tenuto dei corsi, corsi di informatica, di inglese. Io gli ho detto che qualunque corso va vbene, che ci vadano. Anche ai genitori di famiglia, quando ci sono le vacanze scolastiche, ho sempre detto di mandare i loro figli ai centri comunitari. Di mandarli là. E a volte mi chiedono se va bene che i figli lo facciano, sì va benissimo. Se c’è sport, bene, che vadano a scaricare le loro energie (M4).

Ogni giorno chiedo loro - Allora cos’avete mangiato? - - Beh, questo -. Chiedo - Perché non hai mangiato? - - È che non mi piace -. E io spiego perché devono mangiare. Sempre, non c’è un giorno in cui io non lo chieda, lo chiedo sempre. Sempre il loro latte, il loro pranzo. La verdura, gelatina, dessert, papaya, a volte tonno. (M3)

A Monte Albán i bambini, quando si chiede loro cosa fanno presso il centro, citano l’informatica, i compiti, gli scacchi, l’inglese, cose di segreteria, poesie. › Il maestro ci aiuta a fare i nostri compiti. E ci corregge (GF2).

6.1.2 Relativamente alla scuola maternaLa scuola materna di Monte Albán è valutata bene dal suo personale e apprezzata dalla popolazione: › I bambini hanno uno sviluppo molto irregolare, hanno problemi di linguaggio. Ci sono bambini di 3 anni che non parlavano quasi per niente. Relativamente alla motorietà e al comportamento è stato molto interessante, perché i bambini sono migliorati moltissimo. Nella socializzazione. Le madri hanno imparato a stare insieme partendo dai propri figli. Il vero lavoro è insieme alle madri. Se la mamma non partecipa, lo sviluppo è fittizio (E5).

› La mia bimba, che non voleva parlare e si isolava un po’, ora è un po’ più aperta, si esprime. Il prossimo anno non starà qui perché ufficialmente non può, ma la bambina sarà già più sveglia. Le maestre ne hanno già parlato e hanno concordato che i bambini che vengono dalla scuola materna di CRECEMOS (DIJO) saranno nello stesso gruppo per imparare di più. Per me è un vantaggio che ci siano tutte queste possibilità … L’importante è che loro stiano bene, che ricevano l’attenzione che uno non può dargli, che abbiano la capacità di imparare, di conoscere (EB1).

6.1.3 Relativamente alla mensaLa mensa è considerata da tutti gli attori come un progetto estremamente positivo e altamente efficace.

I membri di CRECEMOS (DIJO) valutano i progressi e i risultati educativi: › Alla mensa ho visto cambiamenti positivi. Molti pensano e meditano prima di contestare, ma altri contestano a qualunque costo. Ma ci sono quelli che pensano, si chiedono a cosa serve rice-vere un cereale, una proteina, un frutto… (E3).

Una lavoratrice della mensa, abitante di Monte Albán, racconta › …Io non sapevo niente, avevo gli occhi chiusi. Ora, man mano che ci siamo conosciuti, ho

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scoperto molte cose. Infatti, ogni giorno sento di avere gli occhi così (fa un cerchio con il pollice e l’indice). Mi stupisco di tutto quello che sto scoprendo… Per esempio, innanzitutto il modo di mangiare… povero ma equilibrato. Uno non si sazia solo di riso, di zuppa. Non siamo educati ad alimentarci. (E8)

I genitori di famiglia si prodigano in complimenti per la mensa: › La mensa è stato un grande aiuto, perché non posso dargli la colazione che ricevono lì. Lì c’è una grande varietà di alimenti, di nutrizione. Quando mai c’era la possibilità di dargli latte ogni giorno, o un frutto? Mia figlia non tollerava la frutta, non le piaceva, non la mangiava, e ora la mangia. I miei figli non mangiano verdura, i broccoli, il sedano, non conoscevano quei sapori, e ora tutto quello che gli danno lo mangiano. Dico alla cuoca: “Come ha fatto?”, perché non sentano sempre un solo sapore, perché vedano che cambia un po’, verdure, combinazioni di tutto… A volte vado e sto là tutta la mattina per conoscere e imparare, perché c’è sempre da imparare e conoscere, non per me, ma per il bene dei bambini… Dargli quel che c’è in casa non è la stessa cosa che dargli l’opportunità di mangiare quella grande varietà di nutrienti. La frutta la mangiano tutti i giorni, la verdura. Quando avremmo mai potuto pensare di dargli una zuppa di lattuga, o la passata di pomodori, la passata di fagioli, la crema di fagioli…? A volte non sai prepararli e allora non li compri. Lì insegnano a mangiare e uno deve seguire quel ritmo. (EB1)

› Siamo rimasti stupiti di vedere che davano così tanto da mangiare a tutti i bambini… Lui si ammalava spesso e pesava poco. Hanno iniziato a dargli da mangiare così fin da piccolo, e ora mangia tutto; qualunque cosa gli diano lo mangia, perché al pasto danno verdure… Ha impa-rato a mangiare di tutto. Hanno iniziato a dargli vitamine, poi gli misuravano la corporatura e lo pesavano. Io dico che così ha iniziato ad aumentare. Ora il suo peso va bene… Gli danno un pasto molto nutriente. Gli danno sempre la frutta, quella non manca mai, frutta con yogurt, latte, danno sempre latte. E se ne vogliono ancora gli danno un’altra tazza di latte, e così per la frutta. E ogni giorno un pasto diverso (EB5).

Si apprezza l’obiettivo educativo e sociale della mensa: › Chiedo alla cuoca come si fa e lei mi da le indicazioni. La cuoca è molto disponibile con chi fa domande. Ci sono cibi che io non conoscevo, e le chiedo come si fanno per provare anch’io, imparare a cuocere, e non sempre le stesse cose. E cibi che a loro piacciano: le lasagne, la crema di zucca. Tutti ci proviamo (EB1).

Si riconosce l’effetto sulla salute e la vitalità dei bambini: › Ha contribuito all’integrazione tra tutti, non solo tra di loro, bensì tra tutti, nella nostra fami-glia. L’ha aiutato abbastanza, perché non si ammala, non si ammala tanto spesso, con la varietà di proteine e vitamine non si ammalano più, nemmeno con il cambio di stagione. Prima sì, si ammalavano subito. Hanno sviluppato delle difese (EB1).Negli stessi bambini si vede l’alimen-tazione che hanno ricevuto durante la settimana, che sono pieni di energia, pieni di forza per fare le cose. Ci sono bambini che non hanno la possibilità di fare colazione o di mangiare e si vede che sono tristi, esauriti, stanchi, che non hanno voglia nemmeno di giocare, che vogliono solo starsene seduti. I bambini che vanno a mangiare da CRECEMOS (DIJO) escono correndo, vogliono andare a scuola, vogliono andare a giocare, dopo una buona alimentazione. La mia bimba non vuole mai stare ferma, corre di qua e di là (EB1).

I benefici sono molti per chi frequenta la mensa: › Là ci aiutano molto, ci hanno sostenuto molto. Ad esempio la scorsa volta ci hanno dato una

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cisterna di acqua. Ci hanno aiutato con l’appartamento e poi il bagno, ci hanno assistito con materiale… Ed è quasi un anno che hanno battezzato i bambini. Io ne approfittai e battezzai i miei figli, tutti e tre. E mi sposai grazie a questo programma (EB5).

La mensa estende i suoi benefici oltre ai bambini, fino alle mamme che ne hanno bisogno, e questo viene apprezzato: › Ero contenta di andarci con i miei quattro figli (alla mensa), mi regalavano il pasto. Poi mi hanno detto: “Ora sì che ti vediamo bene, ora il pasto lo possiamo dare a un altro bambino”. Alle mie bambine davano il loro pasto. Perché a volte in casa non abbiamo i cibi che ci danno lì. A volte non si hanno abbastanza soldi per comprare questo, quello, quell’altro… Non si può. Ho una bambina che soffriva molto di dolori alle ossa, ai piedi e alla testa… perché le mancavano delle vitamine. E così all’improvviso cadeva… È venuta la dottoressa (della mensa) e mi ha detto che era anemica e che rischiava di venirle la leucemia… Ora grazie a Dio non ha più questi dolori, è migliorata… (EB3).

Si riconosce anche l’apporto al rendimento scolastico: › La mia vita è cambiata quando i miei figli hanno iniziato ad andare alla mensa. Ci vanno e mangiano. E ora hanno iniziato a frequentare i corsi di informatica, di inglese, di segreteria, e il piccolo va all’asilo. Ci hanno dato una cisterna per l'acqua. Io non sapevo dove conservare l’acqua e a volte la buttavo nella lavatrice. A tutti hanno dato una cisterna per l'acqua. Sono molto contenta perché i miei figli stanno imparando, gli insegnano cose che io non posso insegnargli. Prima passavano il tempo solo giocando per strada, litigando. Ora sanno usare le posate, e mangiano di tutto. Prima non mangiavano la verdura, ora sì, anche il pomodoro… Vi giuro che se CRECEMOS (DIJO) avesse cominciato anni prima, quando io ero ragazzina, io sarei andata avanti, avrei avuto una carriera o qualcosa del genere. La mia vita e quella di molte persone sarebbe cambiata. A dire il vero io inizialmente, vedendo tutto quell’aiuto, dissi: “Cosa ci chiederanno in cambio? Ora invece vedo che ci stanno aiutando sempre di più. Ora la mia vita è diversa perché non mi preoccupo più che i miei figli restino senza mangiare. Ci sono cose che io non capisco dei compiti e loro dicono: “Li faccio in mensa”, ed ecco che prendono dieci. Le due più grandi vanno molto bene a scuola, l’altra è la migliore della sua classe con una media di 9,8. Senza CRECEMOS (DIJO), sinceramente non credo che sarebbe andata avanti. E hanno anche battezzato i miei figli, e io non sapevo… (EB4).

Per le autorità della colonia Monte Albán, la mensa è stata molto importante: › Il servizio che ci ha aiutato molto è quello della cucina. Inizialmente c’era poca gente. Iniziarono 200 bambini, poi diminuirono, ma con il lavoro degli operatori sociali e tutto il lavoro di questo gruppo sono tornati e ora hanno abbastanza bambini. Questo servizio li aiuta moltissimo nell’ali-mentazione dei figli (EA1).

Anche altre istituzioni giudicano positivamente la mensa: › Un giorno arrivai a sorpresa. Pranzai benissimo. Le mamme partecipano molto, alla fine raccol-gono i piatti e li lavano. Una cosa molto integrata… (EI5).

Anche ai bambini piace la mensa, anche se fanno alcune critiche: › Perché ci danno da mangiare bene e ci danno cibi sani. A alcuni danno vitamine (GF2). › (Le cose nutrienti che ci danno sono) frutta e verdura. Avocado. Tutto il cibo. Le verdure, la frutta, gli spinaci. (GF2)

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E in generale a loro piace il cibo. › Non mi piace la zuppa di carote. Nemmeno quella di sedano, e quella di funghi (GF2).

A casa loro mangiano in modo diverso: › zuppa. Riso. Io ho mangiato affettato. Io ho mangiato pasta con salsiccia. Io ho mangiato brodo di pollo. A volte mangiamo salsa chili. (GF2).

Prima di andare in mensa, facevano colazione: › Solo latte, nient’altro. Io cereali. Atole (bevanda messicana). Anch’io. Caffè e pane. Latte con pane. Caffè con latte. Pollo. E a volte frutta (GF2).

I bambini chiederebbero alla cuoca della mensa: › Delle tortine salate, ma molto piccanti. › Sacchetti di patatine. › Mango. › Torta di fragole. › Tortine salate molto piccanti con affettato (GF2).

Alcuni cambiamenti: › Io non mangio più le patatine in sacchetto (GF2).

6.1.4 Relativamente ad altri servizi di CRECEMOS (DIJO) › Sul programma con preadolescenti:

Il personale di CRECEMOS (DIJO) apprezza molto i progressi: › Inizialmente c’erano aggressioni tra di loro, tentativi di barare, di cedere all’istintività. Un po’ alla volta iniziano a riconoscere le regole, la necessità di aspettare il proprio turno, di non barare (E7).

Anche gli adulti apprezzano: › Stavo guardando un programma che fanno per i giovani, gli adolescenti, e va bene, perché si facciano un’idea dei rischi che corrono, che non cadano in cattive compagnie, in cattive abitu-dini, e qui nella comunità, senza per forza trasferirsi (EB1).

› Sui laboratori:

È significativa la testimonianza di una di loro sulla loro utilità: › Poi anche là al laboratorio… mi hanno insegnato a fare borse. Ho imparato là e sto facendo questo… E non devo dire a mio marito quanto ho guadagnato. Ho risparmiato e mi sono comprata una piccola auto. Ora faccio grembiuli, faccio borse di tela. Poi mi sono arrivati anche abiti da aggiustare (EB3).

› Sul lavoro di CRECEMOS (DIJO) in generale:

Le autorità di Monte Albán stimano molto il lavoro di CRECEMOS (DIJO): › Ho conosciuto CRECEMOS (DIJO) fin da quando ha iniziato a lavorare aiutando i bambini nello studio. Un po’ alla volta si è ingrandito. Ha svolto molti lavori sociali qui nella colonia. Hanno creato la cucina, hanno iniziato a dare cibo. Poi Susana aiutava molto con le abitazioni.

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Hanno dato taniche di acqua a molta gente che non ha posto per immagazzinare l’acqua. Hanno un programma sanitario. Hanno lavorato molto bene. C’era un gruppo di persone che non era d’accordo perché hanno preso questo posto. Io ero tra le persone che appoggiavano la signora Socorro perché potesse rimanere… Il loro lavoro è stato molto buono, davvero, sinceramente. Ha aiutato molta gente e soprattutto i bambini. Tutti i bambinii sono felici perché ricevono appoggio, ricevono affetto. Per questo dobbiamo dire ai genitori di famiglia che anche loro, da parte loro, facciano qualcosa: fare le pulizie, partecipare al “tequio”. C’è anche molta gente nega-tiva, viene solo a chiedere aiuto (EA1).

› Hanno fatto progetti molto buoni perché la gente possa avere lavoro, ma siamo molto pigri. Non hanno saputo approfittarne. Hanno portato falegnameria, elettricità, taglio e confezione di abiti, bellezza. Sfortunatamente non ne hanno approfittato. Vengono solo due o tre persone, e i maestri si disperano (EA1).

6.2 Il cambiamento nelle personeCRECEMOS (DIJO) ha lasciato il segno in persone che sono cambiate grazie alla partecipazione alle sue attività, e le cui testimonianze sono già state citate nel paragrafo corrispondente. Ciononostante occorre sottolineare un’influenza notevole, a livello di trasformazione vitale, in alcune persone che frequentano l’associazione da più tempo e in modo più sistematico. Tra queste ci sono alcune madri e altre che hanno iniziato a mandare i propri figli alla mensa e oggi sono lavoratrici presso CRECEMOS (DIJO).

6.2.1. Il valore della personaSi nota in loro, e loro stesse lo comunicano in vari modi, un cambiamento positivo nella perce-zione di se stesse e della propria dignità personale: › Ho imparato molto. … io ora parlo moltissimo, io non parlavo per niente. Se qualcosa non mi piaceva stavo zitta, e se qualcosa mi piaceva, bene. Per due anni ho fatto così, se qualcosa mi piaceva ridevo o qualcosa del genere, ma non mi piaceva semplicemente non parlavo (……) ho sentito di essere cambiata molto come carattere, perché prima ero molto scontrosa… Questo lavoro mi ha aiutato molto in tutti gli aspetti; sono cambiata come madre, come moglie, come essere umano… (E13).

› A me piace quel che faccio. Non avrei mai pensato di arrivare dove sono (E5). › ……. Mi hanno insegnato molto a lavorare, a fare bene le cose, a organizzarmi soprattutto. (…) Mi sento nuova, nel senso che non sento più quel peso in me, in questo mi hanno aiutato. Perché prima dicevo: - Oh, sono le sei del mattino e già esco – e ora no. Alle cinque voglio già essere al lavoro a fare ciò che mi piace. (…) Conosco molte persone, il valore umano, i valori. A volte le cose accadono e non ci si fa caso, molti dettagli molte cose, e ci si dimentica perché non le si conosce. Ci si mostra apatici a quello che accade. Ma a volte è perché non si sanno e non si conoscono. Per esempio, io dico ai miei figli: - Avete osservato la luna? - -… ah, sì…-. Quando mi sveglio alle cinque del mattino, esco, per prima cosa guardo il cielo, lo osservo. Ci sono cambiamenti, non ci sono cambiamenti, stamattina i galli non hanno cantato, mentre ieri sì. Tutte queste cose, di tutto ci si deve accorgere. Io prima dormivo, e molto. Mi dicevano: - Hanno cantato i galli-, non ne avevo idea.

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Io vivevo completamente su un altro pianeta. (…)Poi un’altra cosa che ho imparato: prima io non offrivo il mio lavoro, non dicevo “Dio, ti offro il mio lavoro”, che vada bene o male la giornata. No. Ero molto attaccata al dire “Oh, devo farlo!”, con quella pigrizia… Ora dico: “Faccio questo”, e lo faccio con gusto. Questo mi ha aiutato moltissimo. Tutto è stato una grande scoperta, stare dove sono, in mensa…(E 8).

Loro stesse si sorprendono, perché diventano protagoniste del vivere la propria vita. › …. Prima, ad esempio, tanto per cominciare non conoscevo la gente del mio paese. Anche se vivo in paese e c’era gente e la vedevo, non sapevo dove viveva, né di che famiglia fosse. Ora con questo lavoro ho conosciuto molta gente, so dove vive, mi relaziono di più con le persone, soprat-tutto con i bambini…. Mi preoccupo di quello che vivono, se mi raccontano che la bambina ha litigato col cuginetto. Mi interessano le esperienze dei bambini, della situazione vissuta dalle madri, che non hanno soldi, che hanno il marito senza lavoro. Io vorrei avere tantissimo lavoro per tutti, che non mancasse a nessuno. (…)….. ora con le madri ho questo tipo di rapporto. Mi sento molto bene quando capisco di contri-buire ad aiutare qualcuno (E 5). › Andavo a vendere i miei ricami, facevo i pupazzi, a mano con l’ago. Li davo abbastanza a buon mercato e cercavo di guadagnare qualcosina, e se la gente mi diceva che era molto caro io glielo scontavo un po’ in modo che mi rimanesse qualche soldino. E dopo averlo guadagnato ero contenta, e così porto la frutta e qualcosina alle mie bambine. E abbiamo sofferto abbastanza, però siamo qui (una madre).

› Sono andata avanti, ho molta voglia di lavorare, voglio far andare avanti i miei figli perché non voglio che passino quel che ho passato io. È davvero grazie a loro se stanno andando avanti. (una madre)

› Ora che hanno ricevuto un po’ da mangiare, chiedo qualcosa alla cuoca su come si fa, o che mi porti gli ingredienti, e lei stessa mi dice si condisce, si frigge, si liquefa, e mi dà le istruzioni per fare il menu, lo stufato… (una madre).

› A lei piace andarci, si trova bene. E quando ha iniziato le è stato abbastanza utile perché è miglio-rata rapidamente. Poi quando andai a parlare con la maestra di scuola per sapere come andava, mi disse che era migliorata abbastanza. E ora devo parlarle di nuovo. Ogni mese, mese e mezzo vado a vedere come va, se fa i compiti. (una madre).

Qualche osservatore ammira molto questi cambiamenti: › Quello che ammiro di Soco, quello che sono riusciti a fare con il laboratorio di cucito, quello che sono riusciti a fare con le donne, che non sono molte, ma credo che quattro o cinque ci siano nel laboratorio, sanno che guadagneranno qualcosa in più, con uno sforzo, ma lo sviluppo parte anche da qui. Ammiro anche le madri che aiutano a lavare, a fare le pulizie. E credo che questo sia un punto fondamentale: loro stanno lì ad ascoltare la nutrizionista che dice a cosa serve questo e quello mentre lavano i piatti, e capiscono, stanno inserendo nelle loro abitudini quotidiane qualcosa di più che fagioli e riso, e questo è già un passo avanti (EI3).

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6.2.2. Autenticità dei rapportiUn po’ alla volta sta nascendo un modo più autentico di vivere le relazioni: › ….. io desidero aiutare questa signora, desidero aiutarla in senso buono, non dirle quel che deve fare, ma invitarla e se desidera la aiuto, altrimenti no. Io sono stata aiutata (…)Qui arriva di tutto, arrabbiati, tristi, contenti. Non si può parlare con tutti, però a me piacerebbe capirli e a volte, come le dici, non potrei sedermi a parlare con loro, ma dargli spazio sì (E8). › Questo per me è stato un lavoro molto buono, personalmente. Sono cresciuto, nel senso che all’inizio pensavo “vengo e li aiuto a fare i compiti”. Ora no, ora mi interessa saperne di più, sapere perché non vengono. Mi interessa che non vadano via senza avere capito. Non voglio che vadano via senza che io sia riuscito a correggergli i compiti (E1).

› Perché? Educare, se ami i tuoi figli insegnagli a pescare, non dargli il pesce già servito, perché i bambini frequentano CRECEMOS (DIJO) temporaneamente e poi vanno avanti con la loro vita, e credo che in questo momento in cui frequentano CRECEMOS (DIJO) la cosa migliore che gli si possa regalare è insegnargli qualcosa, per esempio la disciplina, e questo può servirgli nella vita (E ).

6.2.3 Relazioni sociali positiveNonostante si notino difficoltà nel clima sociale della colonia, è iniziata un’altra dinamica: › Succede che qui le persone sono molto invidiose, se ricevono qualcosa non lo dividono con le altre persone, se lo tengono solo per sé, sono molto invidiose, io veramente non sapevo niente di questo, sapevo che si pagava credo 20 pesos a pasto per ogni bambino e dissi: - E quando pago?- e oltretutto io ne avevo cinque –No! –dissi.E andammo alla mensa e là conobbi la maestra Rosalinda che mi chiese: - Non le piacerebbe?- mi disse – Beh sì - le dissi (una madre). › Poi ho conosciuto una signora che veniva a pranzo e io le dicevo:- Dove va? - le dicevo – vedo che passa sempre con i suoi bambini-. Passava da lassù. E diceva che laggiù danno da mangiare ai bambini e “io devo portarli perché sono troppo piccoli per andarci da soli”. Io sono così, parlo e chiedo. E le dico: - Senta, non c’è più posto? Non lo sa lei? -E mi dicono: - Vada dalla responsabile e senta cosa le dice -. E ci andai (una madre). › Arrivò un anno fa perché la sua compagna di scuola frequentava il corso, allora glielo disse, e siccome la mia bambina andava male a scuola, in matematica e in spagnolo ha sempre avuto quel problema, la mamma della sua amichetta mi raccontava che c’era un corso dove aiutavano i bambini con i compiti e le materie in cui andavano male. Così mi sono interessata e ho chiesto di poterla mandare (una madre).

› Siamo entrati a far parte della vita di alcuni bambini, siamo parte anche della loro famiglia. Perché le mamme ci dicono che se un giorno non viene qui si dispera, è abituato a venire qui tutte le sere (E5).

L’ autorità lo riconosce: › È gente seria, l’ho conosciuta, è gente con molta voglia di lavorare. L’ho visto, ho visto le inter-viste che hanno fatto. Perché, guarda, qui a Oaxaca ci conosciamo tutti. Veramente, la migliore pubblicità che ti possono fare è quella del passaparola (EI1).

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E anche quando sembra mancare speranza › Bisogna lavorare sui rapporti umani, manca questo. Ma a volte la gente non vuole aiutare, perché alcuni devono lavorare e altri hanno altro da fare (EA3).

Il protagonismo, nato da un’esperienza positiva, paga: › Ho imparato... ad apprezzare le persone perché anch’io pensavo e dicevo sempre che nonostante la povertà non deve mai mancare la pulizia, e una signora andava in giro molto, molto in disor-dine. E io mi infastidivo, ma non glielo dicevo mai. Non mi mettevo a pensare che questa signora potesse essere in questa situazione e non avesse nessuno che la tirasse fuori dall’abisso in cui era. Forse non era così per sua volontà. Non avevo motivo di infastidirmi. Ho imparato questo, ciascuno ha i propri valori, i propri problemi. Più che pensare a cosa dovrebbe cambiare quella signora, devo cambiare io. In modo da pensare agli altri (E8 ).

Si riesce a lavorare insieme e costruire per il bene comune: › Abbiamo iniziato in luoghi pubblici delle autorità, che loro ci hanno prestato, in pratica a Xoxocotlán stiamo facendo una costruzione in un terreno che è della colonia (P6).

› Quando abbiamo ricevuto l’incarico, un servidor, aquí la tesorera e il segretario che non è presente, la nostra preoccupazione era rimodellare il nostro spazio che abbiamo qui perché a volte ci serviva come sala riunioni, perché CRECEMOS (DIJO) si trovava in una sola stanza, ogni volta che avevamo una riunione spostavamo i mobili. Era scomodo perché arrivava la maestra, e altre volte facevano le pulizie, e a volte spostavano le cose personali. …………… parlando con la laureata Socorro, mi raccontava: - Se voi ci date i mezzi, io potrei vedere dove si può cercare aiuto per costruire, ricostruire il nostro spazio- , e così ha fatto. Abbiamo aiutato, abbiamo contribuito con un po’ di materiale, un po’ di cavi di ferro, alcuni mattoni che avevamo, ghiaia che avevamo qui, un po’ di sabbia, ma questo fu il nostro contributo perché potesse sorgere questo edificio (EA2). › Ci facilitarono molte cose perché ci diedero una bella sala all’interno del municipio stesso, anche se era piccolo, ma poiché noi avevamo appena iniziato praticamente ci bastavano i mobili. Ce li diedero, noi abbiamo portato del materiale, ma ancora non era com’è adesso. Poi quando abbiamo iniziato a crescere, e anche loro avevano bisogno della sala dove stavano, ci spostarono in un’altra che stava nella parte esterna però sempre nel municipio. Anche lì siamo stati molto bene, ma iniziavamo a crescere e la sala iniziava a diventare piccola per noi, allora quella stessa autorità ci ha dato la sala dove siamo adesso che è abbastanza grande (E5).

E di questo si rendono conto anche gli “esperti”, i visitatori occasionali, abituati a lavorare nei progetti: › Abbiamo smesso di fare visita a CRECEMOS (DIJO). Almeno io, personalmente, sono tornato circa due anni dopo. Allora la popolazione era triplicata, e allora iniziarono ad esserci troppo pochi impianti, i famosi impianti industriali. E sono tornato davvero con molto piacere, perché non era solo il pasto, ci si preoccupava anche che i bambini fossero puliti, che si lavassero i denti, che imparassero a andare in bagno ma in modo decoroso, c’era un’area dove potevano stare un po’ quelli che non potevano andare all’asilo, e si sviluppava l’abitudine ad andare a scuola, perché ci raccontavano che c’erano molti bambini che erano abituati ad andare a lavo-rare (EI5).

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Conclusioni e prospettive di sviluppoSylvia Schmelkes

1. Monte Albán e Xoxocotlán sono due colonie le cui condizioni socioeconomiche e dei servizi sono molto diverse, e questo a sua volta si riflette nel livello socioeconomico e culturale delle famiglie. Sebbene anche a Xoxocotlán vi siano situazioni di povertà, anche estrema, queste non rappresentano la norma. A Monte Albán, invece, sebbene le condizioni dei servizi siano migliorate anche grazie al lavoro di CRECEMOS (DIJO) e al suo sostegno alla costruzione di bagni, appartamenti e alla dotazione di cisterne per l’acqua, le condizioni di povertà e di povertà estrema sono molto più generalizzate. La scolarizzazione della popolazione è notevolmente più bassa. Queste condizioni di povertà generano a loro volta un ambiente di violenza, maltratta-menti, disgregazione familiare, insabilità, alcolismo, malavita e delinquenza, molto più evidenti che nel caso di Xoxocotlán.CRECEMOS (DIJO) ha giustamente scelto di intensificare il proprio lavoro a Monte Albán, che è senza dubbio il luogo che necessita maggiormente dei suoi servizi. La densità di beneficiari in questa colonia è molto maggiore rispetto all’altra, così come la gamma dei servizi offerti. Questo infatti coincide con l’orientamento di CRECEMOS (DIJO) verso la popolazione più vulnerabile.

› Sembra effettivamente che CRECEMOS (DIJO) porti più beneficio a chi più ne ha bisogno. In generale si osserva un buon svolgimento di tutti i progetti e una buona accettazione di ciascuno di essi da parte della popolazione.

Dall’informazione qualitativa si ricavano ipotesi importanti sull’influenza di CRECEMOS (DIJO): › Sull’assistenza ai compiti scolastici e la regolarizzazione per la scuola primaria. I genitori, a livello soggettivo, apprezzano molto questo lavoro di CRECEMOS (DIJO) perché i bambini stanno imparando a leggere, vanno meglio a scuola, la loro situazione di iperattività è più gesti-bile. Inoltre apprezzano molto il metodo di imparare giocando.

› Sulla scuola materna. Anche questo servizio è molto apprezzato dalla popolazione beneficiaria. Ciononostante, viene percepito il collo di bottiglia causato dal fatto di non essere accreditata dalla SEP (Segretariato Educazione Pubblica). Inoltre vorrebbero che l’attività fosse estesa a più bambini, cosa per cui è indispensabile un edificio più ampio e in condizioni migliori. Ci sono problemi di mancanza di sicurezza nel locale dove si trova la scuola materna, identificati dai genitori e dal personale.

› Sulla mensa. Senza dubbio questo è il servizio più apprezzato dalla popolazione beneficiaria e dalle autorità della colonia; curiosamente non dai maestri delle scuole, che sembrano piuttosto non conoscerlo. L’importante differenza tra il valore nutrizionale di ciò che si mangia a casa e ciò che offre la mensa è notevole e viene percepita molto chiaramente dalla popolazione: essa infatti nota il valore educativo e sociale, l’impatto sulla salute e la vitalità dei bambini, la generosa atten-zione a madri di famiglia che necessitano di sostegno, e l’effetto sul rendimento scolastico. Non c’è dubbio che la mensa svolga una funzione essenziale in condizioni di povertà estrema come a Monte Albán. Relativamente agli effetti sull’educazione alimentare dei beneficiari, nonostante vi siano indizi positivi è necessario rafforzare ulteriormente il vincolo educativo esplicito tra la mensa e le madri di famiglia. Nonostante sembri esserci una maggiore consapevolezza di ciò che si deve mangiare a casa, più difficilmente la si applica in pratica: nelle case, infatti, si continua a consumare alimenti poco equilibrati, troppo ricchi di carboidrati.

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› Su altri progetti. Il lavoro dei laboratori di formazione professionale è molto apprezzato da chi ne ha beneficiato. Si segnala inoltre l’importanza di lavorare con i giovani delle due colonie. › Sui cambiamenti nelle persone. La filosofia di CRECEMOS (DIJO) stabilisce che l’importante è trasformare le persone nel profondo, oltre che raggiungere più persone possibile. Per questa ragione abbiamo intervistato persone selezionate da CRECEMOS (DIJO) e che, a quanto si rite-neva, avevano seguito questo percorso. Ci sono indizi del fatto che questo cambiamento sia avvenuto, soprattutto in persone della comunità che sono a stretto contatto con tutto il personale e con l’obiettivo della ONG, e che di conseguenza sono profondamente cambiate.

Dai questionari applicati risulta che: › In generale i beneficiari non hanno ampio accesso ai servizi, il numero di figli per famiglia è alto, e c’è un elevata precarietà lavorativa. Il 40% circa dei bambini beneficiari lavora, e i geni-tori non possono occuparsi di loro. I beneficiari tendono ad ammalarsi di disturbi gastrointesti-nali, che sono più prevenibili in ambito familiare rispetto ai disturbi respiratori. Ciononostante, tra i beneficiari di CRECEMOS (DIJO) il 58,1% pensa che la salute dei propri figli sia migliorata nello scorso anno: questo indica un effetto positivo di CRECEMOS (DIJO) nel migliorare le condizioni di salute dei bambini nelle colonie oggetto dello studio.

› Tra i beneficiari, il 92,6% degli intervistati sanno leggere e scrivere, ma solo il 13% ha svolto studi superiori. Per CRECEMOS (DIJO) sembra esserci ancora un margine di crescita verso le famiglie con genitori analfabeti o con bassa scolarizzazione.

› - Sembra che CRECEMOS (DIJO) influenzi positivamente l’assiduità della frequenza scola-stica dei bambini, e anche la vicinanza tra genitori e maestri delle scuole frequentate dai bambini e l’assistenza delle madri ai compiti scolastici dei figli. Soggettivamente, un’alta percentuale dei genitori intervistati pensa che le attività di CRECEMOS (DIJO) abbiano miglio-rato la frequenza scolastica e il rendimento dei propri figli.

› Soltanto il 35,7% dei bambini beneficiari ha iniziato la scuola in età regolare, e il 19,2% ha sofferto un ritardo scolastico: spesso i genitori li hanno iscritti tardi a scuola. Ciononostante hanno alte aspirazioni educative per i propri figli. Riferiscono un’alta frequenza scolastica dei figli, anche se con leggere differenze tra Monte Albán e Xoxocotlán, dove la percentuale di frequenza giornaliera è del 100%.In generale si può affermare che CRECEMOS (DIJO) non è ancora riuscito a esercitare un’ampia influenza sull’importanza data dalle famiglie dei beneficiari all’educazione dei figli di 5 anni di età o meno. › Sembra che CRECEMOS (DIJO) stia lavorando con famiglie i cui figli hanno problemi comportamentali e di relazione, e sicuramente i genitori dei beneficiari osservano recenti miglioramenti nei propri figli in entrambi i sensi: questo permette di ipotizzare un’impor-tante influenza di CRECEMOS (DIJO) nella soluzione di problemi affettivi e psicologici dei bambini con cui lavora.

› Contrariamente alle aspettative, CRECEMOS (DIJO) sembra non avere ancora influenzato il tempo che i bambini trascorrono davanti alla televisione: probabilmente questo dipende dal fatto che i genitori dei beneficiari hanno un grande bisogno di lavorare.

› Ancora poca è l’influenza sul tempo trascorso insieme in famiglia e dedicato alle attività di genitori e figli insieme: sicuramente anche questo si deve alla maggiore necessità dei genitori di assentarsi da casa.

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Ciononostante occorre sottolineare che i risultati osservati coincidono esattamente con ciò che CRECEMOS (DIJO) vuole ottenere, e l’informazione è molto rassicurante.2. Un settore molto importante della popolazione che sembrerebbe richiedere i servizi di

CRECEMOS (DIJO) è la popolazione indigena. A Xoxocotlán la percentuale di popolazione che si considera indigena è bassa, il 4,4%, ma a Monte Albán è notevole, quasi un terzo della popolazione. Siamo a conoscenza delle condizioni di maggiore povertà e sfruttamento degli indigeni in Messico in generale, per questo sembra molto importante una presenza come quella di CRECEMOS (DIJO) per facilitare la coesione tra nuclei etnici e religiosi diversi, attraverso una convivenza positiva che si è già dimostrata capace di rafforzare rapporti solidali e iniziative responsabili per il conseguimento del bene comune.

3. A Monte Albán esiste chiaramente un problema di precarietà del lavoro che è indubbia-mente alla base sia della povertà estrema che delle difficoltà affettive dovute alla necessità di cercare fonti di reddito da parte soprattutto delle madri di famiglia, che devono abbandonare almeno parzialmente i propri figli. Questa situazione, che è alla base dei problemi dell’infanzia a Monte Albán, va affrontata. Gli sforzi fatti per offrire corsi di abilitazione e laboratori di sviluppo lavorativo non hanno ancora dato risultati sufficienti per limitare il problema. È certo che, finché non si combatte il problema socioeconomico alla radice, sarà necessario continuare a occuparsi delle sue conseguenze. Naturalmente risulta indispensabile l’attenzione alle conseguenze di un problema socioeconomico così lacerante come quello di Monte Albán.

4. CRECEMOS (DIJO) ha continuato a maturare, passando un po’ alla volta e sempre più consapevolmente da un orientamento assistenziale a un obiettivo di tipo educativo. C’è la certezza che la cosa veramente importante sia questa: che le persone cambino per volontà propria attraverso l’istruzione, l’apprendimento autonomo per la ricerca di un impiego. In questo senso, CRECEMOS (DIJO) ha davanti a sè un grande compito e un grande lavoro da svolgere: sistema-tizzare progressivamente i propri metodi di intervento perché si possano applicare anche in altre situazioni simili di povertà e vulnerabilità. Il livello di crescita a cui è arrivata l’Associazione richiede anche un consolidamento dello sviluppo dei collegamenti con altre ONG che lavorano nella zona o a livello nazionale con un orientamento educativo. In questo modo il lavoro di CRECEMOS (DIJO), che ha come inter-locutore AVSI e organizzazioni governative che operano nella comunità, sarà sempre più fruttuoso anche per altre agenzie con esperienza nello sviluppo di comunità, e continuerà il proprio percorso di professionalizzazione e crescita, oltre ad ampliare la propria capacità di attuazione con progetti che possono essere realizzati in comune con altri soggetti.

A questi livelli, lavorare in un network permetterà di tenere aperto il cerchio di riflessione sulla realtà locale, regionale e nazionale e sulla direzione che dovranno seguire i progetti futuri.

5. CRECEMOS (DIJO) ha cominciato lavorando con i giovani, poi ha fatto in modo che questi giovani lavorassero con i bambini.A parte un piccolo progetto con preadolescenti, ha privilegiato il lavoro con i bambini. L’ atten-zione completa al bambino fa parte della sua filosofia: l’integrità psicologica, il rendimento scola-stico, l’alimentazione e di conseguenza la salute, i rapporti familiari e sociali. Si pensa sempre al bambino più piccolo, cercando di influenzarlo il più possibile, perché se non si comincia presto i bambini arrivano a CRECEMOS (DIJO) già con gravi problemi. Il raggio di azione del lavoro con i bambini si è ampliato e articolato in modo interessante.

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Ciononostante, è fondamentale continuare a lavorare dal punto di vista educativo con gli adulti, quindi suggeriamo di rafforzare ulteriormente il vincolo già esistente tra il lavoro con i bambini e quello con gli adulti, soprattutto per quanto riguarda l’educazione alla nutrizione delle madri di famiglia, l’organizzazione comunitaria a partire dal sostegno alla mensa, la formazione per l’educazione e lo sviluppo del bambino a partire dai corsi di regolarizzazione scolastica e di assi-stenza ai compiti scolastici. Se arriva ai genitori oltre che ai bambini, l’orientamento educativo delle azioni può avere un’influenza maggiore. In questo senso sembra importante intensificare la comunicazione tra CRECEMOS (DIJO) e i maestri delle scuole dei bambini assistiti, sia in mensa che nelle attività di regolarizzazione per la scuola primaria e di assistenza accademica, perché risulta molto conveniente attivare sinergie in un lavoro che coinvolge i bambini e i loro maestri.

6. Infine va apprezzato il modo in cui CRECEMOS (DIJO) è riuscito a condividere con il proprio personale sia la propria filosofia che lo stile di lavoro. La generosità, l’impegno, la preoccupazione per la persona, la ricerca di rapporti autentici, il credere nella libertà della persona, tutto questo riscuote un grande consenso ed è chiaramente assimilato dal personale, a prescindere dal ruolo e dall’anzianità. La comunicazione di questi valori è stata possibile anche con persone in condizioni di povertà nella stessa comunità, alcune delle quali hanno anche trovato uno spazio lavorativo presso CRECEMOS (DIJO), tanto le ha trasformate profondamente e in modo integrale.

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La valutazione d’impattodel servizio

di Silvia Vernizzi

La valutazione d’impatto

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L’utilizzo di tecniche di statistica multivariata per l’analisi dei datiPer compiere l’analisi statistica dei dati dei questionari applicati ai beneficiari del servizio ci si è serviti di tecniche statistiche multivariate, molto utili in un contesto come quello in esame in cui vi è un’elevata ricchezza informativa data dai molti dati raccolti tramite il questionario. Tali tecniche permettono, infatti, di analizzare degli indicatori in modo composito e di scoprire quali relazioni vi siano tra di essi. In secondo luogo, consentono di identificare individui con caratteristiche simili per poter poi definire interventi piú specifici e appropriati. In terzo luogo, permettono di chiarificare il complesso meccanismo degli effetti dell’intervento che é stato realizzato con una popolazione e di utilizzare tale meccanismo per simulazioni e a scopi predittivi, per analizzare i cambiamenti che si potrebbero ottenere nel caso in cui si intensificassero determinati tipi di interventi.

In sintesi, gli scopi che si sono voluti perseguire con l’utilizzo di queste tecniche nell’analisi dei dati in questione sono:1. un’esplorazione dei dati stessi . A tal fine si è applicata l’Analisi delle Corrispondenze Multiple,

molto utile per riassumere in poche dimensioni le informazioni più importanti della ricerca.Una volta identificati i fattori riassuntivi, è stata effettuata la Cluster Analysis per identificare gruppi di individui con caratteristiche omogenee.

2. La valutazione d’impatto. Ci si è serviti di un modello a equazioni strutturali, il PLS Path Modelling, che permette di stabilire nessi causali tra variabili latenti. Si è applicato tale modello per verificare la misura in cui la famiglia, CRECEMOS (DIJO) e le condizioni economiche delle famiglie dei beneficiari generano un impatto sulla performance.

Un salone di bellezza nato dopo corsi di formazione professionale per le donne

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L'esplorazionedei dati

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Per esplorare le relazioni interne ai dati dei questionari applicati ai beneficiari del servizio ci si è serviti dell’Analisi delle Corrispondenze Multiple e della Cluster Analysis. L’Analisi delle Corrispondenze Multiple è molto utile in un contesto in cui le variabili sono quali-tative in quanto consente di estrarre in modo gerarchico i principali fattori che spiegano meglio i risultati della ricerca e quindi di riassumere in poche dimensioni le informazioni più significa-tive. Inoltre, permette di compiere uno studio esplorativo a riguardo delle relazioni presenti tra le categorie delle variabili. Quello che ci si attenderà è che i fattori riassumano il contesto economico, familiare, igienico, abitativo e la partecipazione al servizio; queste sono infatti le principali informazioni raccolte nel questionario.Una volta estratti i fattori che meglio spiegano la variabilità presente nelle categorie delle variabili, si è applicata su di essi la Cluster Analysis; tale tecnica consente di identificare gruppi di bambini con caratteristiche comuni e quindi di definire un intervento appropriato in base agli attributi degli stessi. Quello che ci si attenderà è di avere gruppi di bambini in condizioni economiche, abitative, igieniche diverse, in cui la famiglia e CRECEMOS (DIJO) siano presenti in diversi modi.

1.1 Analisi delle Corrispondenze MultipleTramite l’analisi delle corrispondenze multiple abbiamo estratto i “fattori” che permettono di rias-sumere maggiormente le informazioni presenti nei dati. Ogni fattore rappresenta quindi un aspetto latente della struttura delle associazioni presenti nei dati. In particolar modo, i primi 5 fattori che questa tecnica permette di estrarre, spiegano il 70,13% della variabilità totale. In questo lavoro si è scelto di analizzare i primi due fattori, in quanto tra tutti sono i più informativi. Proiettando le variabili dell’indagine in una mappa fattoriale (Grafico 1.1), otteniamo una rappresentazione visiva che mostra le associazioni più salienti tra le variabili. Questo permette di riassumere la grande quan-tità di tabelle incrociate necessarie per descrivere i risultati di una ricerca. Ciascuna possibile risposta alle domanda del questionario è rappresentata sulla mappa da un punto. Punti vicini gli uni agli altri rappresentano forti associazioni multiple tra le variabili corrispondenti; punti molto distanti descri-vono associazioni deboli. Nel nostro caso, sono stati proiettati i punti-modalità - ovvero ciascun punto rappresenta una modalità delle variabili - nel piano fattoriale definito da questi primi due fattori e i corrispettivi contributi alla spiegazione degli assi -dati dalla dimensione dei punti.Le variabili sono colorate in base alla loro area di appartenenza: › in viola sono indicate le variabili riguardanti il reddito; › in blu la partecipazione al servizio; › in azzurro chiaro la disponibilità di acqua; › in azzurro scuro le caratteristiche della casa; › in nero la località di provenienza; › in fucsia il lavoro del capo famiglia; › in rosa il suo stato civile; › in verde scuro il carico familiare; › in giallo frequenza scolastica; › in rosso il numero dei pasti; › in grigio chiaro il lavoro del bambino; › in marrone scuro l’età; › in marrone chiaro la presenza della famiglia; › in arancione l’appartenenza ad un gruppo indigeno; › in verde chiaro i valori mancanti; › in grigio il livello scolastico del genitore.

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Graf. 1.1 - Piano fattoriale dei primi due fattori ottenuti con ACM

Osservando il grafico è possibile interpretare le informazioni che i due assi riassumono: › il primo fattore discrimina i peggiori e i migliori rispetto alle condizioni economiche, igieniche e familiari. Potrebbe quindi essere denominato “qualità della vita”.

› il secondo fattore è spiegato maggiormente dalla partecipazione al servizio e dai dati mancanti.

Le modalità che contribuiscono maggiormente a spiegare la variabilità del primo asse, qualitá della vita, sono quelle riguardanti il reddito e la sufficienza dell’acqua. In particolare, per quanto riguarda il reddito le variabili che spiegano una maggiore quota di variabilità sono quelle del cibo, del trasporto e dei servizi; all’interno di esse le modalità maggiormente esplicative sono “raramente” e “sempre”.

Tab 1.1.1 - Contributi nei primi due assi di variabili riguardanti reddito e disponibilità d’acqua

Contributi delle categorie attiveEtichetta Peso relativo Distanza dall’origine Asse 1 Asse 2

Reddito familiare sufficiente per coprire necessità di cibo ultimo anno?

Mai 0,048 47,00000 0,00 0,18

Raramente 0,455 4,10638 5,91 1,22

Quasi sempre 0,901 1,58065 0,14 0,50

Sempre 0,921 1,52632 1,83 0,03

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Etichetta Peso relativo Distanza dall’origine Asse 1 Asse 2

Reddito familiare sufficiente per coprire necessità trasporto ultimo anno?

Mai 0,107 20,81820 0,08 0,37

Raramente 0,746 2,11688 3,18 0,70

Quasi sempre 0,862 1,69663 0,15 0,99

Sempre 0,610 2,80952 2,62 0,00

Reddito familiare sufficiente per coprire necessità servizi ultimo anno?

Mai 0,087 25,66670 0,42 0,51

Raramente 0,446 4,21739 4,64 1,57

Quasi sempre 0,659 2,52941 0,57 0,05

Sempre 1,134 1,05128 0,91 0,66

Frequenza acqua in casa sufficiente per lavarsi?

Mai 0,426 4,45455 4,91 0,03

Frequenza 0,688 2,38028 0,02 0,90

Sempre 1,211 0,92000 1,45 0,37

Frequenza acqua in casa sufficiente per WC?

Mai 0,494 3,70588 3,29 0,30

Freq 0,862 1,69663 0,15 0,65

Sempre 0,717 2,24324 1,03 0,01

MissingV40b 0,252 8,23077 0,01 4,38

Frequenza acqua in casa sufficiente per pulizia casa?

Mai 0,368 5,31579 4,94 0,23

Frequenza 0,775 2,00000 0,08 1,77

Sempre 1,095 1,12389 1,47 0,94

MissingV40e 0,087 25,66670 0,32 2,31

I lavori più umili (scaricatore e aiuto muratore) sono sulla sinistra del grafico, mentre sulla destra vi sono quelli maggiormente qualificati (maestro e contabile).

La presenza della famiglia per esempio è maggiore sulla destra del grafico: si vede una condivi-sione frequente delle attività, mentre sulla sinistra la condivisione delle attività in famiglia è occa-sionale; i bambini passano il tempo libero da soli o con conoscenti e fanno i compiti da soli o sono aiutati dal tutor di CRECEMOS (DIJO), non dai familiari. Per quanto riguarda le caratteristiche dell’abitazione, esse non spiegano moltissimo del primo fattore che è quello che descrive la qualità della vita, ma sono parzialmente distinte da esso. Sulla sinistra vi sono infatti coloro che non hanno il drenaggio, il frigorifero, il gas, la luce, case spaziose; tuttavia essi hanno la cucina e il bagno completo. Sulla destra vi sono coloro che hanno il cellulare, la lavatrice, il telefono, case spaziose; tuttavia, essi non hanno la cucina. Il numero di pasti è parzialmente distintivo del fattore “qualità della vita”, infatti a destra si situa sia chi fa tre pasti al giorno in famiglia che chi ne fa uno, mentre a sinistra chi ne fa due. Anche il carico famigliare non discrimina particolarmente: infatti sulla sinistra vi sono sia coloro con un carico famigliare basso che alto.Xoxocotlán in questo contesto è situata sulla destra, Monte Albán è vicina al centro. Evidentemente,

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gli abitanti di Xoxocotlán sono caratterizzati da una qualità della vita nettamente migliore.Età maggiori sono collegate a condizioni migliori, ed età minori a condizioni peggiori. Come ci si aspettava in questo contesto gli indigeni sono collegati a situazioni d’indigenza maggiore.Sulla sinistra del grafico vi sono anche coloro che non vanno a scuola, da un lato perché probabil-mente sono i più indigenti e dall’altro perché non ne hanno ancora l’età (questa categoria è infatti vicina all’età dagli 0 ai 4 anni).Le variabili riguardanti la partecipazione al servizio sono maggiormente spiegate dal secondo asse che dal primo, come si evince dall’osservazione dei contributi

Tab 1.1.2 - Contributi ai primi 2 assi delle variabili di partecipazione al servizio

Contributi delle categorie attiveEtichetta Peso relativo Distanza dall’origine Asse 1 Asse 2

Tuo figlio partecipa alla mensa di CRECEMOS (DIJO)?

No 0,378 5,15385 0,22 0,93

Sí 1,948 0,19403 0,04 0,18

Tuo figlio partecipa all'aiuto ai compiti di CRECEMOS (DIJO)?

No 1,705 0,36364 0,10 0,86

Sí 0,620 2,75000 0,26 2,36

Con che frequenza tuo figlio partecipa a CRECEMOS (DIJO)?

1-2 settimane 0,068 33,28570 0,00 0,70

3 settimane 0,271 7,57143 0,00 0,44

tutte le settimane 1,841 0,26316 0,02 0,79

MissingV87 0,145 15,00000 0,21 2,87

Bisogna notare che coloro che partecipano all’aiuto ai compiti ma non alla mensa sono sulla parte destra del piano fattoriale. Probabilmente questa associazione è dovuta al fatto che l’aiuto ai compiti è presente a Xoxocotlán e a Monte Albán, mentre la mensa solamente a Monte Albán. Questa associazione è confermata anche osservando la distribuzione dei punti-individuo che partecipano all’aiuto ai compiti, colorati in rosso nel Grafico 1.1.1. Essi si situano principal-mente nella parte destra del grafico.

Graf. 1.1.1 - Rappresentazione dei punti-modalità per partecipazione all’aiuto ai compiti

I valori mancanti si situano nella parte superiore del grafico oppure nel suo esatto centro.

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1.2 Cluster AnalysisL’analisi delle corrispondenze multiple ha permesso di riassumere le principali informazioni presenti nei dati dei questionari applicati ai beneficiari. In base a queste informazioni è possibile identificare gruppi di individui con caratteristiche omogenee per identificare interventi appropriati ed effettivi coerenti con i bisogni reali delle sotto-popolazioni.

La tecnica che ha permesso di effettuare questa segmentazione del campione è chiamata Cluster Analysis1. Questa tecnica permette, quindi, di guardare ai dati dal punto di vista degli individui intervistati e non delle variabili della ricerca.Osservando il dendrogramma ottenuto tramite l’algoritmo di raggruppamento gerarchico basato sul criterio di Ward è evidente che vi siano cinque partizioni principali in cui suddividere i dati (la prima con due gruppi, la seconda con tre gruppi, la terza con quattro gruppi e la quarta con cinque gruppi). La prima partizione distingue gli individui con le caratteristiche peggiori dal resto della popolazione e dalla seconda partizione in poi si suddivide ulteriormente quest’ultimo gruppo. La quinta partizione presenta un primo gruppo costituito da valori mancanti, un secondo e un terzo gruppo formati da individui con caratteristiche intermedie e il quarto gruppo degli indi-vidui con caratteristiche peggiori.

Graf.1.2.1- Dendrogramma (utilizzato per fornire una rappresentazione grafica del processo di ragguppamento)

La migliore partizione è la quinta, come individuato dal criterio della perdita d’inerzia.Si è utilizzata la classificazione automatica - una tecnica che identifica le modalità delle variabili presenti con una proporzione maggiore all’interno di gruppi diversi e quindi permette di compren-dere facilmente chi siano gli individui che vi appartengono - per indagare maggiormente le caratte-ristiche di ogni gruppo. Al primo gruppo, che è quello dei valori mancanti, appartengono il 15% degli individui. Questo gruppo è appunto associato a 8 categorie di valori mancanti e al non andare a scuola. Nello specifico i valori mancanti sono quelli associati a variabili di performance, a variabili che interrogano a riguardo della condivisione delle attività dell’adulto con il bambino e al lavoro del bambino. Questo gruppo oltre che ai missing, è associato alla categoria d’età dagli 0 ai 4 anni (80,55%), alla località di Monte Albán (100%) e ad abitazioni con una camera (66,66%).

1 Per compiere la Cluster Analysis ci si è basati sui primi 5 fattori estratti in quanto essi spiegano insieme buona parte della variabilità (il 70%)

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Il secondo e il terzo gruppo sono formati da persone con caratteristiche intermedie e anche se la tecnica statistica ha portato a creare una segmentazione, sono molto simili. Il secondo gruppo, in particolare, è formato dal 6,25% della popolazione.Anche esso è collegato a categorie di valori mancanti, infatti come vedremo nel Grafico…, esso è molto vicino al primo gruppo. Queste categorie di valori mancanti sono quelle delle caratteristiche della casa, della sufficienza dell’acqua e della partecipazione al servizio.

Per quanto riguarda il reddito, il gruppo è legato da caratteristiche intermedie: reddito quasi sempre sufficiente per il cibo (100%), per i trasporti (80%) e per le celebrazioni (100%), raramente sufficiente per l’abbigliamento (100%) e mai sufficiente per gli elettrodomestici (93,33%). Il carico familiare è elevato: di 4 o più figli (100%). Anche le caratteristiche dell’abi-tazione sono diversificate: le case non hanno la cucina (73,33%), il frigorifero (73,33%) ma hanno la lavatrice (80%). I bambini sono aiutati dai fratelli a fare i compiti (40%).

Tab 1.2.1 – Caratterizzazione del secondo gruppo

Al terzo gruppo appartiene il 14,7% della popolazione e anch’esso, come il precedente, presenta caratteristiche intermedie. Il reddito è infatti raramente sufficiente per gli elet-trodomestici (100%), ma quasi sempre per l’abbigliamento (44,11%) e sempre per i servizi (76,47%). Le caratteristiche della casa sono perlopiù negative: le abitazioni non hanno il gas (52,94%), non hanno la cucina (55,88%), non hanno la luce (20,58%) e non hanno il bagno singolo (85,29%), ma sono spaziose (47,05%) e hanno la lavatrice (61,76%). L’acqua è sempre disponibile sia per le pulizie (52,94%) che per lavarsi (73,52%). Il carico familiare è alto: con 4 o più figli per il 67,4% della popolazione. La famiglia non è molto presente: i bambini sono aiutati nei compiti dai fratelli (55,88%) e passano il tempo libero con essi (55,88%) e con gli amici (17,64%).

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Questo gruppo è legato alla partecipazione all’aiuto ai compiti (50%).

Tab. 1.2.2- Caratterizzazione del terzo gruppo

Il quarto gruppo è il più numeroso (49,17%) ed è formato dagli individui che, seppur in situazione di indigenza, hanno caratteristiche migliori all’interno del gruppo dei beneficiari del servizio.Essi hanno infatti una famiglia presente: i genitori condividono frequentemente con i figli i compiti (67,79%), i pasti (91,52%), le attività religiose (50%), le attività ricreative (35,59%), i bambini passano il tempo libero in famiglia (73,72%) e sono aiutati dalla madre a fare i compiti (61,01%). Il reddito è sempre sufficiente per l’abbigliamento (18,64%) e l’istruzione (41,52%), quasi sempre per i servizi (42,37%) e raramente per le celebrazioni (34,74%). Le caratteristiche dell’abitazione sono prevalentemente positive: le case hanno il gas (94,06%), la luce (96,61%) e il cellulare (71,18%) ma non hanno la lavatrice (63,75%). Questi individui sono di Xoxocotlán (20,33%) e hanno un età intermedia (dagli 8 agli 11 anni per il 42,37%). Questo gruppo è legato ad alcune variabili di performance: a miglioramenti nell’apprendi-mento (66,1%), ad apprendimento in media o sopra la media (76,27%), a una salute stabile (50%) e a una buona comunicazione con i genitori (35,59%).

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Tab 1.2.3- Caratterizzazione del quarto gruppo

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Il quinto gruppo è formato dal 15,72% della popolazione. Esso è il gruppo con le caratteristiche peggiori. Le caratteristiche economiche sono pessime: il reddito non è mai sufficiente per gli elet-trodomestici (81,08%), le celebrazioni (89,18%), i servizi (16,21%) e l’istruzione (13,51%) e lo è raramente per il cibo (89,18%), i servizi (83,78%), i trasporti (91,89%) e l’istruzione (86,48%). La famiglia è poco presente condividendo con i figli occasionalmente i pasti (86,48%), i compiti (100%), le attività religiose (86,48%), le attività ricreative (78,37%) e il lavoro (51,53%).Il capo famiglia fa un lavoro umile: lo scaricatore (35,13%). L’acqua non è mai sufficiente per il WC (56,75%). Le abitazioni non dispongono del bagno singolo e i soggetti non hanno il cellulare (70,27%).

Tab 1.2.4- Caratterizzazione del quinto gruppo

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Per compiere un riassunto delle informazioni che si hanno su questi gruppi è possibile osser-vare dove si collocano all’interno del piano fattoriale. › Il primo gruppo è molto vicino a categorie di dati mancanti e al non andare a scuola. › Il secondo gruppo è vicino a valori mancanti ma si situa sulla metà del piano fattoriale: è quindi collegato anche a caratteristiche intermedie.

› Il quinto gruppo si situa all’estrema sinistra del grafico e per questo motivo è legato a condizioni di vita negative.

› Il quarto gruppo è quello maggiormente numeroso ed è formato dagli individui con le caratte-ristiche migliori.

› Il terzo gruppo possiede caratteristiche positive ma intermedie.

Graf 1.2.2- Rappresentazione dei cluster nel piano fattoriale

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La valutazioned'impatto

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2.1 Cosa significa compiere una valutazione d’impatto?Lo scopo della valutazione d’impatto è quello di capire se un programma, un servizio o un progetto abbiano ottenuto l’effetto desiderato. Per effetto si intende che sia avvenuto un cambiamento nei soggetti interessati che può essere attribuibile in senso causale ai programmi e servizi stessi.Ma come fare a determinare se esiste tale legame di tipo causale? La causalità si misura in termini di differenza osservata nella variabile risultato dopo l’attuazione del programma e il valore che si sarebbe osservato in mancanza di esso. Tuttavia, è impossibile effettuare questo paragone in quanto solo una delle due alternative si è verificata nella realtà: gli individui o sono stati sottoposti al programma oppure no. Esiste però una soluzione a questo problema: Rubin2 ha dimostrato che per quantificare l’im-patto si possono paragonare il gruppo di beneficiari del servizio a un gruppo di non beneficiari a patto che le differenze di partenza tra gli stessi siano nulle: bisognerà quindi definire l’apparte-nenza al gruppo di controllo in modo opportuno. Tuttavia, costruire un gruppo di controllo è molto difficile sia per gli svantaggi inerenti ai distinti metodi costituiti a tal fine che per diverse problematiche che possano insorgere sia di carattere etico che di selezione non accondiscendente, fra le molte possibili.

Una soluzione a tale difficoltà di costruire un gruppo di controllo è quella di misurare il grado d’intervento del programma a cui l’individuo è sottoposto. Questo è il metodo che abbiamo adottato nella presente applicazione. Si vuole quindi verificare l’ipotesi che nel caso in cui un individuo partecipi maggiormente al programma, raggiunga maggiori livelli di performance. L’impatto non è più misurato da una variazione della performance (

ΔP ) tra beneficiari e non beneficiari o da una variazione della perfor-mance nel tempo

ΔPΔT

⎝ ⎜

⎠ ⎟ , ma dalla variazione della performance al variare dell’esposizione al programma

ΔPΔT

⎝ ⎜

⎠ ⎟ . Si potrà quindi determinare a che livelli di performance si arriverà aumentando l’esposizione al

programma.

2.1.1 L’importanza della valutazione d’impatto nei programmi economici e sociali e il corrispondente gap valutativo.I programmi per migliorare la salute, l’educazione, l’analfabetismo, le condizioni economiche dei paesi sono visti come essenziali per il progresso globale da parte della comunità internazio-nale, che è unita nell’urgente bisogno di migliorare le condizioni economiche e sociali.A tal fine gli enti per lo sviluppo, nonché le organizzazioni governative e non governative (NGO) hanno speso bilioni di dollari. La valutazione in questo ambito ha molteplici scopi complementari: conoscere i processi e le situazioni nei paesi beneficiari, promuovere e monitorarne la qualità, formu-lare giudizi informativi a riguardo della performance e informare a riguardo del fatto se il programma abbia raggiunto i propri scopi.

Quest’ultimo aspetto prevede la valutazione d’impatto ovvero l’analisi e la documentazione dei cambiamenti della popolazione target attribuibili ad un programma o ad una politica; permette quindi di ottenere informazioni a riguardo di quello che funziona: quale tipo di azioni i governi nazionali, gli enti dello sviluppo ed altri possano intraprendere per produrre cambiamenti in salute, educazione ed altri aspetti del benessere umano.

2 RUBIN D. B., Estimating causal effect of tratments in randomized and non randomized studies, Journal of Educational Psychology, 66, pag. 688–701, 1974

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Quindi, le valutazioni d’impatto generano conoscenze che hanno benefici più vasti delle altre valuta-zioni e possono essere applicati a situazioni diverse da quelle in esame.Seppur questa tipologia di valutazione sia fondamentale, è poco applicata e ció costituisce un gap valutativo che origina un grande problema perché replicare programmi di cui non si è valu-tato l’effetto non è etico. Per ovviare a questa situazione nel 2004 il “Center for Global Development” istituì l’ “Evaluation Gap Working Group”, il cui scopo era quello di investigare il motivo della sporadicità di valutazioni d’impatto rigorose nei programmi di sviluppo sociale, finanziate direttamente dalle istituzioni governative o sostenute dagli aiuti internazionali. Inoltre, il “Working Group” è stato istituito al fine di stimolare un migliore e maggiore numero di valutazioni d’impatto. Esso lavorò per 18 mesi e si consultò con più di 100 politici, project managers, agency staff ed esperti di valutazione attraverso interviste ed incontri.

2.1.2 In cosa consiste il gap valutativo?Si è osservato che il gap valutativo è dovuto a due motivi: il primo è che i governi e i donatori ufficiali non domandano o producono abbastanza valutazioni d’impatto e il secondo è che quelle prodotte presentano spesso problemi metodologici.

Riguardo al primo aspetto, documentazioni mostrano che l’ente delle Nazioni Unite, banche di sviluppo multilaterali, governi di paesi in via di sviluppo spendono grandi somme per valutazioni che sono utili per monitoring e le valutazioni operative, ma non utilizzano sufficienti risorse nelle tipologie di studi necessari per giudicare quali interventi funzionano sotto certe condizioni, quali differenze generano e a che costi.Il secondo aspetto è che anche quando vengono commissionate valutazioni d’impatto, esse falli-scono nel generare informazioni utili perché non usano metodi o dati rigorosi. Tale fallimento si veri-fica anche quando misurano cambiamenti tra i beneficiari, non potendo dimostrare che siano dovuti al programma in questione. Per evitare questi problemi è necessario costruire una valutazione d’impatto nel programma dal momento del suo disegno, in modo da identificare un gruppo di controllo appropriato; nello stadio iniziale, infatti, l’impatto atteso del programma è defi-nito e possono essere stabiliti dei paragoni appropriati. Valutazioni di cattiva qualità sono infatti devianti; per comprendere meglio ciò si può fare un paragone con l’ambito farmacologico: nessun medico prescriverebbe un medicinale senza averne valutato l’impatto. Quindi, tutte le valutazioni d’impatto richiedono una pianificazione avanzata, un’attenzione ai fattori di confondimento e alle distorsioni sistematiche, al tempo a disposizione e ai fondi.

2.1.3 Da cosa è generato il gap valutativo?Il gap valutativo è generato dal fatto che ci sono troppi pochi incentivi per condurre una buona valutazione d’impatto e troppi ostacoli. La valutazione d’impatto dovrebbe essere condotta dall’inizio del programma. Tuttavia, politici e projects managers si concentrano inizialmente sul disegno e l’implementazione. Infatti, nel breve periodo una valutazione d’impatto genera solo costi, mentre i benefici si sentono nel lungo periodo: essa si comprende all’interno di un vasto processo di apprendimento, in cui l’evidenza si crea nel lungo periodo e attraverso diversi contesti. Questo tipo di conoscenza è in parte un bene pubblico di cui ognuno può beneficiare. Quindi, sebbene i benefici derivanti dall’investire in queste conoscenze siano alti, gli incentivi per ogni singolo indi-viduo, organizzazione, o paese sono insufficienti per stimolare investimenti pari al suo valore sociale. La tentazione è quella di diventare free-rider ovvero lasciare che gli altri investano nella creazione della conoscenza in modo da godere dei frutti prodotti da altri senza contribuire. Quali sono gli incentivi che dovrebbero spingere gli enti a sostenere il costo della valutazione?

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Il costo deve essere valutato in confronto al valore della conoscenza generata, che permette sia di evitare danni che di raggiungere un maggior numero di persone con programmi collaudati. La conoscenza della valutazione d’impatto è, infatti, un bene pubblico. Un secondo ostacolo è il fatto che tali valutazioni impiegano orizzonti temporali lunghi per generare risultati(la maggior parte di esse degli anni) così che quando i risultati sono disponibili il programma è già in uno stadio evoluto se non concluso. Tuttavia, nel caso in cui un programma sia ancora funzionante quando la valu-tazione d’impatto è completa, i risultati potrebbero essere utili per prendere decisioni future. Invece, se il programma è finito, i risultati avranno un valore per coloro che stanno osservando interventi simili in altri posti o interventi che si appoggiano su principi simili.Occorre infine osservare che le valutazioni di impatto non sono un sostituto per altre teorie e modelli, ma necessitano di valu-tazioni, monitoring, valutazioni dei processi: tutti questi elementi sono necessari per completarle. Infatti, forme differenti di valutazione non sono competitive ma si rinforzano l’un l’altra.

2.1.4 Che azioni intraprendere per chiudere il gap?Un numero sempre crescente di esempi mostra come una buona valutazione d’impatto possa essere fattibile, etica, tempestiva e utile. A fronte di questo vi è un interesse dilagante a riguardo del gap valutativo, dimostrato dal fatto che ci sono molte iniziative a riguardo di: › L’accesso crescente alle informazioni esistenti attraverso riviste, database consultabili, opuscoli di politica e newsletter

› Il miglioramento delle collezioni di dati semplici sviluppando indicatori di sviluppo governativi ed aggregati.

› La promozione di valutazioni specifiche con sussidi e altri tipi di fondi

Per il futuro, l’Evaluation Gap Working Group ha deliberato che vi dovrebbe essere un rinforzo delle iniziative esistenti da parte della collettività e collaborazione a riguardo di un nuovo insieme di azioni per promuovere valutazioni d’impatto maggiori e migliori.Innanzitutto, il Working Group sostiene che bisognerebbe rafforzare gli sforzi individuali. I governi dovrebbero intensificare gli impegni esistenti per generare ed applicare conoscenze da valutazioni d’impatto di programmi sociali. Questo include rafforzare il monitoring e il sistema valutativo in generale, dedicare risorse alla valutazione d’impatto, assicurare la collaborazione tra politici, project managers, esperti di valutazione; migliorare gli standard per l’evidenza, facilitare l’accesso alla cono-scenza, abilitare i paesi sviluppati affinché si conducano valutazioni rigorose. I benefici di questo sono soprattutto nelle decisioni delle organizzazioni stesse. Inoltre, la credibilità e la reputazione di un’organizzazione aumentano quando c’è trasparenza nell’esporre i risultati, favorevoli o no. In secondo luogo, esso ha definito delle raccomandazioni per le azioni collettive. Le azioni indipen-denti di paesi individuali ed enti possono ridurre il gap valutativo, ma il progresso sarà maggior-mente rapido se alcuni paesi ed enti lavoreranno collettivamente per aumentare il numero di valutazioni d’impatto e aderire a standard di qualità alti. Questa cooperazione si potrebbe espletare con la singola responsabilità delle organizzazioni nel processo, o con un’infrastruttura comune per adempiere alle funzioni che saranno così portate a termine più facilmente e in entrambi i casi le organizzazioni assumeranno responsabilità e avranno benefici dalla collaborazione.

2.2 Applicazione della valutazione d’impatto al caso in esameAvendo mostrato quanto sia importante compiere valutazioni d’impatto nei programmi economici e sociali applicati sia nei paesi in via di sviluppo che non, nel caso in esame è significativo capire se CRECEMOS (DIJO) abbia “impattato” ovvero se esista una relazione di tipo causale tra la partecipa-

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zione al servizio e la performance dei bambini nell’ambito scolastico, delle relazioni e della salute. Per verificare se esiste questo tipo di relazione tra la partecipazione al servizio e la performance dei bambini, è necessario effettuare un controllo anche per tutti gli altri fattori che possono aver influen-zato la performance. Tali fattori sono la presenza della famiglia nella vita del bambino e le condizioni socio-economiche della stessa. Il modello più idoneo per studiare l’esistenza di questi legami causali si chiama PLS Path Modeling ed è un modello statistico ad equazioni strutturali; questo tipo di modelli permette di studiare strutture complesse di causalità tra concetti non direttamente misurabili – chiamati variabili latenti-. È infatti evidente che i concetti chiamati in causa ovvero, ad esempio, “la performance relazionale” o “la presenza della famiglia”, non sono esplicitamente calcolabili. Nel modello le variabili latenti sono interconnesse e legate a variabili misurabili -chiamate variabili mani-feste. Il PLS-PM è particolarmente adatto a studiare questo tipo di relazioni in quanto non richiede ipotesi di distribuzione ed è orientato alla predizione.L’impatto viene definito in questo caso in base al diverso grado di partecipazione degli individui al servizio e non tramite un confronto con un gruppo di non beneficiari di esso.

Nell’ipotesi iniziale, precedente alla stima, il modello strutturale è composto da 4 variabili latenti, di cui 3 sono esogene (la famiglia, la partecipazione al servizio, le condizioni economiche) e una endo-gena (la performance). Le variabili esogene sono quelle che causano le endogene. Per ogni variabile latente sono state selezionate le variabili manifeste ipotizzate associate a ciascuna di esse. Tutte le variabili manifeste sono qualitative ordinali - ovvero formate da attributi suscettibili ad essere ordinati - e, nel caso in cui non lo siano, si è ipotizzato un ordine crescente in base alle carat-teristiche considerate positive o negative. Per fare un esempio: lo stato civile è stato trasformato in una variabile dicotomica - variabile che assume solo due valori -, indicando con il valore “1” il fatto che il genitore del bambino non sia sposato e “2” il suo essere sposato. Si può, infatti, ipotizzare che famiglie con entrambi i genitori siano maggiormente stabili.

Alcune variabili sono state costruite come somma di altre. Per esempio: la frequenza della condivi-sione delle attività è somma dei punteggi nelle diverse attività condivise.Per quanto riguarda la prima variabile latente, “famiglia”, si è reso necessario dividerla in due ulte-riori variabili latenti. Questa divisione è stata effettuata tramite una tecnica statistica chiamata Analisi delle Componenti Principali3 ed ha portato alla creazione delle variabili latenti: › “composizione della famiglia” che è quasi totalmente costituito da quelle variabili che delineano le caratteristiche strutturali della famiglia: lo stato civile, la convivenza con il partner, il numero di figli, il livello scolastico raggiunto dal genitore, persone con cui il figlio passa la maggior parte del tempo

› “partecipazione del genitore del figlio”, legata alle variabili manifeste che indicano la partecipa-zione del genitore alla vita del figlio (ma anche altri aspetti): la frequenza della condivisione delle attività con i figli, l’impegno sociale, la frequenza con cui il genitore parla con il maestro del figlio

La seconda variabile latente è costituita, come si è detto, dalla “partecipazione al servizio” ed è collegata al numero di figli per famiglia che frequentano i servizi di CRECEMOS (DIJO), alla partecipazione alla mensa e al servizio di aiuto ai compiti, al numero di servizi di cui si fruisce, alla frequenza con cui il bambino partecipa a CRECEMOS (DIJO).La terza variabile latente rappresenta le “condizioni economico-igieniche della famiglia”. In questo caso le variabili manifeste scelte sono: la sufficienza del reddito per i beni di prima necessità, la sufficienza del reddito per i beni di lusso, il numero di pasti in famiglia, se l’acqua è sufficiente per

3 Tale tecnica permette di semplificare i dati, riducendoli ad alcuni fattori

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lavarsi, per il WC e per la pulizia della casa. Facendo l’analisi delle componenti principali sulla “Performance”, ci si è accorti che anche questa variabile latente può essere divisa in due gruppi: › la “performance di status”, che comprende le condizioni attuali del bambino › la “performance di miglioramento”, che fa riferimento al paragone con l’anno precedente.

Sono stati fatti alcuni tentativi per l’implementazione del modello, i quali in primo luogo hanno portato all’esclusione delle variabili di performance di status: la relazione causale poteva essere stabi-lita solo nelle variabili di miglioramento. È stata anche esclusa la variabile latente a riguardo delle condizioni economico-igieniche perché presentava segni delle variabili manifeste discordanti al suo interno (alcuni positivi, altri negativi).

Per quanto concerne le variabili manifeste, sono state eliminate quelle con segni discordanti o che spiegano poco. Per la stima del modello PLS-PM si è utilizzato XLSTAT, un software che utilizza Excel come interfaccia per l’inserimento dei dati e la pubblicazione dei risultati. Esistono tre diversi modi per relazionare le variabili manifeste alle proprie variabili latenti. Quello che è stato scelto nel nostro caso è il metodo riflessivo, il quale presuppone un’antecedenza delle variabili latenti rispetto alle manifeste. Infatti, in questa situazione è facile supporre che le variabili latenti siano parzialmente descritte dalle manifeste scelte. Per verificare la bontà di adattamento totale del modello ai dati, si è utilizzato l’indice GoF relativo4 Il GoF è pari a 0,722: si può quindi supporre che la bontà di adattamento del modello sia buona.

Un modello PLS Path Modeling può essere scomposto in due tipi di modelli: › un modello esterno, che descrive le relazioni tra le variabili latenti › un modello interno, che descrive le relazioni tra ogni variabile latente e le sue manifeste: ogni variabile latente è combinazione lineare delle sue manifeste.

Per quanto riguarda la stima del modello esterno, nella Tabella 2.2.1 sono riportati i coefficienti della combinazione lineare che lega ogni variabile latente alle sue manifeste. Osservando questi coefficienti è possibile capire quali sono le variabili manifeste che determinano maggiormente le variabili latenti. La variabile latente “famiglia” è determinata soprattutto dallo stato civile, dalla relazione con il figlio e dal livello scolastico raggiunto dai genitori. Nel gruppo che descrive la partecipazione della fami-glia alla vita del figlio, il peso esterno più alto è quello della frequenza della condivisione delle attività. Per quanto riguarda la partecipazione a CRECEMOS (DIJO), la variabile con il peso maggiore è quella della frequenza di partecipazione. I coefficienti maggiori della performance sono quello della variabile riguardante il miglioramento scolastico dalla partecipazione a CRECEMOS (DIJO), quello delle relazioni nell’ultimo anno e quello della personalità nell’ultimo anno.

Tabella 2.2.1 - Il modello esterno

Variabile latente Variabili manifeste Peso esterno Peso esterno (normalizzato)

Famiglia

stat_civ 0.605 0.360

Partner 0.115 0.068

Liv_scuola 0.422 0.251

relaz_figlio 0.541 0.321

4 Che assume valori tra 0 e 1.

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Partecipazione

imp_soc 0.238 0.171

freq_condivis 0.841 0.603

incontri_scuola 0.314 0.225

CRECEMOS (DIJO)

aiuto_compiti 0.295 0.218

nservizi_CRECEMOS (DIJO) 0.233 0.173

freq_CRECEMOS (DIJO) 0.822 0.609

Performance

appr_ua 0.176 0.096

Miglscol_CRECEMOS (DIJO) 0.513 0.278

Condotta_ua 0.326 0.177

relaz_ua 0.421 0.228

Personalit_ua 0.364 0.197

salute_ua 0.042 0.023

Per misurare la bontà di adattamento del modello interno ai dati, si utilizza l’R2 tra le varia-bili endogene nell’equazione strutturale. Il valore assunto da esso è 0,205 e quindi è molto basso in quanto l’indice assume valori tra 0 e 1. Tuttavia, tramite test d’ipotesi statistica si può affermare che tale tale valore sia significativamente diverso da zero5.

L’equazione stimata con il metodo OLS del modello interno èperformance = 0.064 + 0.173 famiglia + 0,053 partecipazione + 0,329CRECEMOS (DIJO)

È evidente che il path coefficient della variabile latente “partecipazione a CRECEMOS (DIJO)” è quello maggiore, seguito dalla famiglia e dalla partecipazione familiare. Quindi, all’aumentare della partecipa-zione al servizio, la performance aumenterà molto di più, piuttosto che aumentando l’influenza delle altre due covariate. Nella Tabella 2.2.2 sono riportati i coefficienti6 di correlazione tra le variabili latenti e la performance: essi non sono molto alti e il valore maggiore è assunto in corrispondenza di CRECEMOS (DIJO) (0,23). Inoltre, vi sono i contributi (in percentuale) delle variabili latenti predecessori all’indice R2 della variabile latente esogena. È evidente che CRECEMOS (DIJO) ha il contributo maggiore (43,76%), seguito dalla famiglia (29,14%) e dalla partecipazione (27,10%).Quindi, la performance dei bambini è causata con un maggiore impatto dalla partecipazione al servizio CRECEMOS (DIJO), in secondo luogo dalla famiglia e poi dalla partecipazione della famiglia alla vita del bambino. Quindi CRECEMOS (DIJO) ha realmente un effetto nel generare miglioramenti negli individui nell’ambito scolastico, delle relazioni interpersonali e della salute.

5 p-value pari a 0,00.6 Così sono chiamati i coefficienti della combinazione lineare del modello interno.

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Tab. 2.2.2 - . Impatto e contributo delle variabili di performance

CRECEMOS (DiJO) partecipazione famiglia

Correlazione 0.230 0.194 0.188

Path coefficient 0.199 0.146 0.162

Correlazione * Coefficiente 0.046 0.028 0.031

Contributo all’R² (%) 43.761 27.100 29.139

% cumulata 43.761 70.861 100.000

I risultati ottenuti finora sono riassunti nel grafico qui sotto, in cui è mostrato il modello struttu-rale, con i contributi, i path coefficient e la rispettiva significatività di ogni variabile strutturale. Lo spessore delle frecce rosse è dato dai valori dei coefficienti esterni standardizzati.

Graf. 2.2.1 – Il modello “Performance”

Quindi, quello che si può affermare in conclusione, è che miglioramenti della performance dei bambini beneficiari di CRECEMOS (DIJO) nell’ambito scolastico, della salute, e delle relazioni interpersonali sono causati soprattutto dal servizio stesso. All’interno del servizio, un ruolo molto importante è giocato dalla frequenza con cui i bambini vi partecipano. Per ottenere miglioramenti maggiori, bisognerà quindi fare in modo che coloro che già beneficiano di esso, siano sempre più coinvolti. Questo è un aspetto su cui sarà opportuno puntare in futuro.Anche le due variabili latenti che rappresentano l’intervento della famiglia hanno un impatto sulla performance anche se minore. Nel futuro CRECEMOS (DIJO) potrebbe coinvolgere maggiormente la famiglia per generare un miglioramento nelle relazioni tra genitore e figlio.

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ConclusioniPerchè valutare

di María del Socorro Del Río AnguloDirettrice Generale di CRECEMOS

Desarrollo Integral de la Juventud Oaxaqueña, A.C.

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Questo lavoro si inserisce nel percorso educativo che abbiamo fatto in questi anni di lavoro. Lungo il camino tutto é diventato una possibilità di crescita e di imparare, sia per noi che lavo-riamo nell’associazione che per i nostri beneficiari e collaboratori.

Il primo insegnamento che abbiamo conquistato attraverso l’esperienza è che in ogni problema c'è una speranza; abbiamo visto che mettersi insieme per cercare la soluzione alla difficoltà di una persona singola genera sempre una possibilità di cammino, che si traduce poi in un bene anche per altre persone e per tutti.

Abbiamo visto e condiviso grandi cambiamenti, in alcuni casi abbiamo anche sperimentato forti limiti di fronte a situazioni nelle quali non abbiamo raggiunto ciò che avremmo desiderato. A volte abbiamo sbagliato immaginando e forse pretendendo risultati secondo ciò che ci sembrava giusto, senza la pazienza di attendere il passo delle persone che hanno bisogno di un proprio tempo per maturare.

È un lavoro difficile il nostro, un lavoro educativo: esposto costantemente al rischio della libertà di ogni beneficiario che incontriamo, di ogni persona che riconosce la propria necessità – e per questo entra a far parte di un programma - e poi, di fronte alle difficoltà, deve decidere di nuovo se continuare il cammino iniziato o meno, se prendere sul serio la proposta di migliorare la propria condizione e diventare così soggetto della propria vita o tornare ad essere oggetto di un comodo paternalismo.

È un rischio implicito in ogni attività educativa, in questi anni abbiamo maturato la certezza che l’accompagnamento, in qualunque processo, offre la vera possibilità di migliorare e che il cammino fatto insieme è una possibilità di educazione per tutti, innanzitutto per noi che siamo parte del processo e non solamente per coloro che ricevono il servizio.

CRECEMOS (DIJO) ha sempre iniziato a lavorare in zone nelle quali era stata chiamata da un soggetto locale, da qualcuno della comunità e perciò esterno all’organizzazione; qualcuno che sollecitava dei servizi, riconoscendo innanzitutto – nel caso dei genitori - la propria necessità di essere aiutati con i figli. A partire da tale bisogno le persone si sono mosse per trovare un luogo nel quale poi noi abbiamo iniziato il nostro lavoro. Sono sempre stati i genitori che hanno preso i contatti necessari perché si potessero concretizzare i nostri interventi, si sono mossi con le autorità, con le scuole e con gli altri potenziali beneficiari.

Così inizia la storia del nostro lavoro in ognuno dei nostri Centri: prendendo sul serio il bisogno di un bambino, di una mamma o un papà o un fratello. Riconoscendo l’importanza che ha un maestro nell’educazione dei bambini, che hanno le autorità come promotrici dello sviluppo delle comunità o le altre ONG che, con i loro servizi, rafforzano il nostro lavoro. AVSI ci aggiorna e ci guida costantemente e i beneficiari sostengono tutte le iniziative che riconoscono evidente-mente positive per le proprie famiglie e comunitá.

A Monte Albán la maggior parte dei beneficiari collabora con le attività: le mamme, le zie e le nonne aiutano in cucina e con la pulizia, i papà condividono le loro conoscenze di idraulica, elettricità, muratura; in tutti i nostri Centri i fratelli più grandi aiutano i più piccoli, le scuole favoriscono la partecipazione dei loro alunni alle nostre attività e una grande équipe di lavoro non

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risparmia i suoi sforzi perché tutto ciò sia possibile.

Due anni fa ci chiedevamo perché valutare e se i cambiamenti che percepivamo fossero una conseguenza dei nostri interventi. Oggi siamo sorpresi dal risultato di questi studi perché uno sguardo esterno ci dice e ci dimostra che il metodo utilizzato non solo è percorribile ma che dà risultati.

Questo ci richiama oggi ad una responsabilità più chiara: continuare ad approfondire questo metodo di lavoro che scommette sulla sinergia tra i vari soggetti di una comunità, un'èquipe di personale con una solida formazione professionale, le autorità locali e le istituzioni pubbliche e private presenti sul territorio.Ci sembra il metodo migliore per rafforzare la società civile, perché le persone possano essere sempre più protagoniste del proprio sviluppo.

Un'aula del nuovo Centro

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Crescere insiemeValutazione del progetto “Educazione e riduzione della povertà in comunità indigene periurbane a basso reddito” di Oaxaca, in Messico

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CRECEMOS chi è

CRECEMOS - Desarrollo Integral de la Juventud Oaxaqueña è un’associazione messicana partner di AVSI costituita nel 1993 nella città di Oaxaca. La sua missione è promuovere lo sviluppo umano nelle comunità emarginate con particolare attenzione alla persona e alla famiglia, attraverso programmi mirati alla nutrizione e all’educazione.

CRECEMOS opera in 3 centri educativi situati nel comune di Tlalixtac de Cabrera, a Xoxocotlán e nel quartiere di Monte Albán a Oaxaca. Il nuovo Centro di Sviluppo Comunitario María de Guadalupe, inaugurato il 1° febbraio 2011 (vedi “Introduzione”) accoglie 400 bambini e le loro famiglie con molte attività. C’è una mensa, che dà un pasto quotidiano a tutti i bambini; una scuola materna, nella quale le mamme possono lasciare i loro figli mentre vanno a lavorare; c’è un servizio di sostegno scolastico che aiuta i ragazzini a studiare meglio e di più; vengono organizzate attività culturali e ricreative in modo da stimolare l’educazione, anche familiare, e per le donne della comu-nità vengono organizzati laboratori e corsi di formazione.

Una delle preoccupazioni principali di CRECEMOS è la nutrizione dei bambini che frequen-tano la mensa dove, quotidianamente, dal lunedì al venerdì, vengono offerti in media oltre 300 pasti. Inoltre, ad ogni fanciullo viene effettuato un controllo nutrizionale e alle loro mamme viene offerta l’assistenza medica, se necessaria, e nozioni di educazione alimentare.Fin dall’inizio CRECEMOS è cresciuta costantemente grazie al sostegno volontario di molti profes-sionisti e ad efficaci sinergie con organizzazioni della società civile e con il Governo messicano. In questo contesto sono stati sviluppati progetti importanti come il Centro Social Juvenil (Centro Sociale Giovanile), Adopta a un niño (Adotta un bambino), il programma di assistenza alimen-tare con SEDESOL, il programma HABITAT con il Comune di Oaxaca de Juárez e naturalmente il programma di Sostegno a Distanza della Fondazione AVSI che permette ai bambini di ricevere gratuitamente tutte le cure e le attenzioni necessarie per la loro crescita e di essere accompagnati lungo questo percorso da persone adulte professioniste che hanno a cuore il loro sviluppo.

Con la Fondazione AVSI è stato realizzato il progetto “Educazione e riduzione della povertà in comunità indigene con scarse risorse nei pressi di Oaxaca” in partnership e con un finanziamento del Governo italiano.

Dal 2007 sta attuando, con la ONG spagnola CESAL, il progetto “Accompagnando una genera-zione” che è un programma di attenzione integrale all’infanzia e di miglioramento del livello di istru-zione di bambini e ragazzi di Oaxaca e Campeche grazie anche ad un finanziamiento della Fondazione Mapfre. Nel 2010 CRECEMOS ottiene in Messico un premio per le migliori pratiche nel campo nutrizionale dei bambini da 0 a 6 anni nella categoria “Educazione alimentare per un’ottima condi-zione nutrizionale” grazie ad una specifica campagna dedicata alla nutrizione dal titolo “Cadena de Ayuda” (Catena di aiuto) promossa da Kiddi Pharmaton di Boehringer Ingelheim.Tra i suoi finanziatori vi sono anche CEMEX, HSBC, Fondazione Dr. Simi e Sonrya A.C.Dal 2010 riceve un sostegno dalle aziende italiane Humana e Panino Giusto; la loro collabora-zione permette anche a CRECEMOS di concentrarsi sugli obiettivi di EXPO 2015.

PER INFORMAZIONI: CRECEMOS Desarrollo Integral de la Juventud Oaxaqueña Calle Mitla N. 302 - Colonia San Josè La Noria - 68120, Oaxaca - Tel/Fax: +52 951 5138 181.

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AVSI chi è

La Fondazione AVSI è una organizzazione non governativa, ONLUS, nata nel 1972 e impegnata con oltre 100 progetti di cooperazione allo sviluppo in 38 paesi del mondo di Africa, America Latina e Caraibi, Est Europa, Medio Oriente, Asia.

AVSI opera nei settori dell’educazione, sanità, igiene, cura dell'infanzia in condizioni di disagio, formazione professionale, sviluppo urbano, sicurezza alimentare, agricoltura, ambiente, micro-imprenditorialità, ICT e aiuto umanitario di emergenza.

La sua missione è promuovere la dignità della persona attraverso attività di cooperazione allo sviluppo con particolare attenzione all’educazione, nel solco dell’insegnamento della Dottrina Sociale Cattolica.

Nei progetti in corso sono impegnati, per una permanenza media di 2 anni, 124 cooperanti espatriati, tutti professionisti (come medici, ingegneri, educatori, agronomi) e circa mille persone locali qualificate.

I suoi maggiori finanziatori sono Unione Europea, Agenzie delle Nazioni Unite, Ministero degli Affari Esteri Italiano e istituzioni governative italiane, enti locali, aziende private e singoli cittadini. Il bilancio di AVSI è certificato da una delle maggiori società di revisione e ogni anno pubblica, in diverse lingue, il Bilancio Sociale, consultabile dal sito.

AVSI è riconosciuta dal 1973 dal Ministero degli Esteri italiano come organizzazione non gover-nativa di cooperazione internazionale (ONG); è registrata come Organizzazione Internazionale presso l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (Usaid); è accreditata dal 1996 al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite di New York (Ecosoc); è accreditata con Status consultivo presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo dell’Industria di Vienna (Unido) e presso il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia di New York (Unicef); è inserita nella Special List delle organizzazioni non governative dell’Organizzazione Internazionale dell’Onu per il Lavoro di Ginevra (Ilo); è iscritta nella lista dell’Agenzia delle Entrate come organizzazione non lucrativa per il 5 per mille; è associata a LINK 2007, un network che raggruppa le principali ONG italiane; aderisce ad AGIRE, l’Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze.

AVSI è associata alla CDO Opere Sociali, che con le sue oltre 1.000 realtà non profit in tutta Italia, offre ad AVSI una grande possibilità di attingere know how per i progetti e i partner nei paesi in cui opera. Dal 2006 la Fondazione per la Sussidiarietà è partner culturale e scienti-fico di AVSI per la valorizzazione delle risorse, l’approfondimento di tematiche antropologiche e la comprensione dei fenomeni socio-economici secondo una visione basata sulla centralità della persona e il valore del bene comune.

AVSI è anche un Ente autorizzato dal Governo italiano per le adozioni internazionali.

PER INFORMAZIONI: Fondazione AVSI – www.avsi.org 20158 Milano – via Legnone 4 – tel. +39.02.6749.881 – [email protected] Cesena (FC) – via Padre Vicino da Sarsina, 216 – tel. +39.0547.360.811 – [email protected]

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AVSi – italia20158 Milano – Via Legnone, 4

tel. +39 02 6749881 – [email protected]

47521 Cesena (FC) – Via Padre Vicinio da Sarsina, 216

tel. +39 0547 360811 – [email protected]

AVSi USAHeadquarters: 125 Maiden Lane, 15th floor – New York, NY 10038

DC Office: 529 14th Street NW – Suite 994 – Washington, DC 20045

Ph/Fax: +1.202.429.9009 – [email protected] – www.avsi-usa.org

CRECEMOSDesarrollo Integral de la Juventud Oaxaqueña AC

Calle Mitla N. 302 - Colonia San Josè La Noria

68120 - Oaxaca - Tel/Fax: +52 951 5138 181

[email protected]

DESARROLLO INTEGRALDE LA JUVENTUD OAXAQUEÑA A.C.

Frente a la necesidad una amistad