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1 Editing: Pietro Rutelli Modulo di progettazione: Modulo di progettazione: “Il Ciclo dell’Accoglienza” “Il Ciclo dell’Accoglienza” Servizi Servizi alla persona e integrazione socio sanitaria alla persona e integrazione socio sanitaria (predisposizione di un manuale operativo (predisposizione di un manuale operativo realizzato con il contributo di tutti gli operatori) realizzato con il contributo di tutti gli operatori) ASL 8 Dipartimento di Salute Mentale ASL 8 Dipartimento di Salute Mentale Resp.le Dott.ssa Giovanna Del Giudice Resp.le Dott.ssa Giovanna Del Giudice CRITICITÀ PIÙ VICINE ALLE NOSTRE U.O. OBIETTIVI PRIORITARI E PREVISIONI CONDIVISE - Il testo in grassetto evidenzia le criticità più vicine, gli obiettivi prioritari e le previsioni condivise indicate dagli operatori rispetto alla realtà dell’unità operativa in cui lavorano. PRESA IN CARICO DELLA DOMANDA DI SALUTE DA PARTE PRESA IN CARICO DELLA DOMANDA DI SALUTE DA PARTE DELLE DELLE UNITÀ OPERATIVE DEL DIPARTIMENTO DI S.M.: UNITÀ OPERATIVE DEL DIPARTIMENTO DI S.M.: LEGGERE E MIGLIORARE LE PRATICHE DI OFFERTA DELLA LEGGERE E MIGLIORARE LE PRATICHE DI OFFERTA DELLA RELAZIONE D’AIUTO RELAZIONE D’AIUTO 05/10/2 007 - Accanto al testo in grassetto viene riportata tra parentesi la frequenza delle scelte fornite dagli operatori.

CRITICITÀ PIÙ VICINE ALLE NOSTRE U.O. OBIETTIVI PRIORITARI … · 2008. 2. 5. · Tutor: Pietro Rutelli Hanno partecipato ai lavori della plenaria: Gruppo 1: Alberto Santoru, Antonietta

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  • 1Editing: Pietro Rutelli

    Modulo di progettazione: Modulo di progettazione: “Il Ciclo dell’Accoglienza”“Il Ciclo dell’Accoglienza” Servizi Servizi alla persona e integrazione socio sanitaria alla persona e integrazione socio sanitaria

    (predisposizione di un manuale operativo (predisposizione di un manuale operativo realizzato con il contributo di tutti gli operatori)realizzato con il contributo di tutti gli operatori)

    ASL 8 Dipartimento di Salute MentaleASL 8 Dipartimento di Salute MentaleResp.le Dott.ssa Giovanna Del Giudice Resp.le Dott.ssa Giovanna Del Giudice

    CRITICITÀ PIÙ VICINE ALLE NOSTRE U.O.

    OBIETTIVI PRIORITARI E PREVISIONI CONDIVISE

    - Il testo in grassetto evidenzia le criticità più vicine, gli obiettivi prioritari e le previsioni condivise indicate dagli operatori rispetto alla realtà dell’unità operativa in cui lavorano.

    PRESA IN CARICO DELLA DOMANDA DI SALUTE DA PARTE PRESA IN CARICO DELLA DOMANDA DI SALUTE DA PARTE DELLEDELLE

    UNITÀ OPERATIVE DEL DIPARTIMENTO DI S.M.:UNITÀ OPERATIVE DEL DIPARTIMENTO DI S.M.:LEGGERE E MIGLIORARE LE PRATICHE DI OFFERTA DELLA LEGGERE E MIGLIORARE LE PRATICHE DI OFFERTA DELLA

    RELAZIONE D’AIUTO RELAZIONE D’AIUTO

    05/10/2007

    - Accanto al testo in grassetto viene riportata tra parentesi la frequenza delle scelte fornite dagli operatori.

  • 2Editing: Pietro Rutelli

    Modulo di progettazione: Modulo di progettazione: “Il Ciclo “Il Ciclo dell’Accoglienza”dell’Accoglienza”

    Servizi Servizi alla persona e integrazione socio alla persona e integrazione socio sanitaria (predisposizione di un manuale sanitaria (predisposizione di un manuale

    operativo operativo realizzato con il contributo di tutti gli operatori)realizzato con il contributo di tutti gli operatori)

    ASL 8 Dipartimento di Salute MentaleASL 8 Dipartimento di Salute MentaleResp.le Dott.ssa Giovanna Del Giudice Resp.le Dott.ssa Giovanna Del Giudice

    Responsabile del Modulo di progettazione: Pietro Rutelli (Straordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni)

    Tutor: Silvia Annis, Stefania Cuccu, Francesca Fadda, Stefania Piras, Monica Porceddu, Stefano Porcu, Roberta Spiga, Germana Strina. Stagista: Tiziana Lilliu. Coordinatore tutor: Marcello

    Nonnis

    Hanno contribuito alla stesura del modulo di progettazione: Giovanna Del Giudice, Maria Vittoria Zedda, Adriano Marelli, Alessandro Montisci, Giovanni Perra, Antonietta Putzulu,Thomas Schewe,

    Alessandro Sirolli

    PRESA IN CARICO DELLA DOMANDA DI SALUTE DA PARTE PRESA IN CARICO DELLA DOMANDA DI SALUTE DA PARTE DELLEDELLE

    UNITÀ OPERATIVE DEL DIPARTIMENTO DI S.M.:UNITÀ OPERATIVE DEL DIPARTIMENTO DI S.M.:LEGGERE E MIGLIORARE LE PRATICHE DI OFFERTA DELLA LEGGERE E MIGLIORARE LE PRATICHE DI OFFERTA DELLA

    RELAZIONE D’AIUTO RELAZIONE D’AIUTO

    05/10/2007

  • 3

    05/10/2007

    GRUPPO 1: Alberto Santoru, Antonietta Putzulu,

    Annamaria Ortu, Adriano MarelliTutor: Stefano Porcu, Francesca Fadda - Stagista: Sara

    Mura

    Hanno partecipato ai lavori della plenaria:Gruppo 1: Alberto Santoru, Antonietta Putzulu, Annamaria Ortu, Adriano

    MarelliGruppo 2: Graziella Boi, Giovanni Perra, Giorgio Seguro, Alessandro Sirolli

    Gruppo 3: Patrizia Arca, M. Paola Gioi, Carlo Pisano, Maria StaraGruppo 4: Caterina Burrai, Alessandro Montisci, Thomas Schewe, Vincenzo

    Valluzzi Gruppo 5: Camerada Vincenzo, Laddomada Paolo, Pusceddu Franca,

    Putzolu Ignazia,Sardu Renzo, Turri G. Paolo

    Coordinamento della plenaria: Giovanna Del Giudice, Maria Vittoria Zedda Pietro Rutelli

    GRUPPO 1

  • 4

    GRUPPO 2: Graziella Boi, Giovanni Perra, Giorgio Seguro, Alessandro Sirolli

    Tutor: Stefania Cuccu e Stefania Piras

    Stagista: Tiziana Lilliu

    Hanno partecipato ai lavori della plenaria:Gruppo 1: Alberto Santoru, Antonietta Putzulu, Annamaria Ortu, Adriano

    MarelliGruppo 2: Graziella Boi, Giovanni Perra, Giorgio Seguro, Alessandro Sirolli

    Gruppo 3: Patrizia Arca, M. Paola Gioi, Carlo Pisano, Maria StaraGruppo 4: Caterina Burrai, Alessandro Montisci, Thomas Schewe, Giorgio

    Valluzzi Gruppo 5: Camerada Vincenzo, Laddomada Paolo, Pusceddu Franca, Putzolu

    Ignazia,Sardu Renzo, Turri G. Paolo

    Coordinamento della plenaria: Giovanna Del Giudice, Maria Vittoria Zedda,

    Pietro Rutelli

    05/10/2007

    GRUPPO 2

  • 5

    GRUPPO 3:

    Patrizia Arca, M. Paola Gioi, Carlo Pisano, Maria Stara

    TUTOR: Marcello Nonnis, Germana Strina

    05/10/2007

    Hanno partecipato ai lavori della plenaria:Gruppo 1: Alberto Santoru, Antonietta Putzulu, Annamaria Ortu, Adriano

    MarelliGruppo 2: Graziella Boi, Giovanni Perra, Giorgio Seguro, Alessandro Sirolli

    Gruppo 3: Patrizia Arca, M. Paola Gioi, Carlo Pisano, Maria StaraGruppo 4: Caterina Burrai, Alessandro Montisci, Thomas Schewe, Giorgio

    Valluzzi Gruppo 5: Camerada Vincenzo, Laddomada Paolo, Pusceddu Franca, Putzolu

    Ignazia,Sardu Renzo, Turri G. Paolo

    Coordinamento della plenaria: Giovanna Del Giudice, Maria Vittoria Zedda Pietro Rutelli

    GRUPPO 3

  • 6

    15/10/2007

    GRUPPO 4: Caterina Burrai, Alessandro Montisci, Thomas Schewe, Giorgio Valluzzi

    Tutor: Silvia Annis, Monica Porceddu, Roberta Spiga.

    Hanno partecipato ai lavori della plenaria:Gruppo 1: Alberto Santoru, Antonietta Putzulu, Annamaria Ortu, Adriano

    Marelli Gruppo 2: Graziella Boi, Giovanni Perra, Giorgio Seguro, Alessandro Sirolli

    Gruppo 3: Patrizia Arca, M. Paola Gioi, Carlo Pisano, Maria StaraGruppo 4: Caterina Burrai, Alessandro Montisci, Thomas Schewe, Giorgio

    Valluzzi Gruppo 5: Camerada Vincenzo, Laddomada Paolo, Pusceddu Franca, Putzolu

    Ignazia,Sardu Renzo, Turri G. Paolo

    Coordinamento della plenaria: Giovanna Del Giudice, Maria

    Vittoria Zedda, Pietro Rutelli

    GRUPPO 4

  • 7

    GRUPPO 5: Camerada Vincenzo, Laddomada Paolo, Pusceddu Franca, Putzolu Ignazia, Sardu

    Renzo, Turri G.Paolo Tutor: Pietro Rutelli

    Hanno partecipato ai lavori della plenaria:Gruppo 1: Alberto Santoru, Antonietta Putzulu, Annamaria Ortu, Adriano Marelli

    Gruppo 2: Graziella Boi, Giovanni Perra, Giorgio Seguro, Alessandro SirolliGruppo 3: Patrizia Arca, M. Paola Gioi, Carlo Pisano, Maria Stara

    Gruppo 4: Caterina Burrai, Alessandro Montisci, Thomas Schewe, Giorgio Valluzzi

    Gruppo 5: Camerada Vincenzo, Laddomada Paolo, Pusceddu Franca, Putzolu Ignazia,

    Sardu Renzo, Turri G. Paolo

    Coordinamento della plenaria: Giovanna Del Giudice, Maria Vittoria Zedda, Pietro Rutelli

    GRUPPO 5 05/10/2007

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    Identifichiamo le 4 fasi costitutive del processo di Accoglienza come prima risposta della relazione d’aiuto:

    Le fasi dell’Le fasi dell’Accoglienza:Accoglienza: presa in carico della presa in carico della domanda da parte delle Unità Operative del Dipartimento di domanda da parte delle Unità Operative del Dipartimento di

    Salute Mentale Salute Mentale

    2° fase: Ascolto partecipato

    come presupposto per

    l’offerta di una relazione

    d’aiuto

    3° fase:Decodifica delladomanda/valutazione e

    letturadei dati e del contesto

    4° fase:Progettazione e accompagnamento verso percorsi di rispostacome formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato

    Attivazione da parte degli operatori del DSM di strategie di ascolto e di interventi (1) con o senza l’utilizzo di protocolli di raccolta dati, con attenzione alla qualità del tempo, della relazione e del contesto ambientale. La fase di ascolto si caratterizza come offerta di una relazione d’aiuto, e può concludersi con soluzioni immediate, o con una presa in carico della persona in raccordo alla famiglia per co-costruire una progettualità (1) anche tramite approfondimenti diagnostici e terapeutici. Costruire e mantenere una memoria dei dati raccolti anche tramite l’uso di una cartella clinica.

    Processo multiprofessionale finalizzato alla sintesi e interpretazione dei dati raccolti dai diversi operatori per una lettura condivisa della domanda iniziale e delle sue successive chiarificazioni in un’ottica di continuità.

    Formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato condiviso tra operatori e i diversi attori per la presa in carico e l’accompagnamento della persona e della sua famiglia verso percorsi di salute, di emancipazione e di protagonismo.

    1° fase: I modi, i luoghi, i tempi e gli interlocutori dell’incontro rispetto alla percezione della domanda di salute nei suoi aspetti impliciti ed espliciti

    05/10/2007

    La domanda di salute può essere implicita o esplicita, designante, coercitiva o supportiva e può provenire da soggetti diversi: persone direttamente interessate, familiari, cittadini comuni, medici di base, medici specialisti, operatori sociosanitari, enti, strutture sanitarie etc. Particolare attenzione è rivolta alla qualità dei luoghi dell’incontro, anche domiciliari, relativamente agli ambienti di vita e di lavoro e alla loro specificità logistica e ambientale, anche rispetto alla garanzia della qualità dei tempi dell’accoglienza e al ruolo giocato dai primi interlocutori professionali che il cittadino/utente incontra.

    8

  • 9

    Basandoci sulle nostre esperienze professionali, identifichiamo le criticità che si incontrano più frequentemente nell’attività di Accoglienza rispetto alle sue 4 fasi

    1) Le criticità sul cammino dell’1) Le criticità sul cammino dell’Accoglienza:Accoglienza: presa in carico presa in carico delladella

    domanda da parte delle Unità Operative del Dipartimento di domanda da parte delle Unità Operative del Dipartimento di Salute Mentale Salute Mentale

    Criticità incontrate nella 1°

    fase: I modi, i luoghi, i tempi

    e gli interlocutori dell’incontro rispetto

    alla percezione della

    domanda di salute nei suoi aspetti impliciti ed espliciti

    Criticità incontrate nella

    2° fase: Ascolto partecipato

    come presupposto per l’offerta

    di una relazione d’aiutoCriticità incontrate

    nella 3°fase: Decodifica della

    domanda/valutazione e lettura

    dei dati e del contesto

    Criticità incontrate nella 4°fase: Progettazione e accompagnamento verso percorsi di rispostacome formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato

    � La domanda sommersa legata alle modalità di accoglienza (richiama il problema della prevenzione) e all’interazione di rete (MMG – neuropsichiatria infantile, servizi sociali, scuole. (8)

    � Definire chiaramente le priorità (in relazione alla missione del servizio) per razionalizzare le procedure. N.B.: priorità non significa esclusione (per esempio dei disturbi cosiddetti minori) ma individuare risposte definendo target e percorsi. (9)

    � Spazi e luoghi non congrui alla tipologia della domanda (che è di tipo ambulatoriale) (3)

    � Scarsa formazione delle diverse professionalità per quanto concerne la capacità di ascolto (4)

    � Diverse procedure nella fase di ascolto

    � Carenza del lavoro in equipe : manca valutazione in equipe multiprofessionale, presa in carico spesso individuale con richiesta eventuale di collaborazione ad altre figure professionali (7)

    � Difficoltà nella decodifica (1)

    � Progetto spesso non formalizzato ne scritto (5)

    � Mancata definizione dei percorsi di salute sulla base delle risorse possedute (4)

    � Difficoltà nel coinvolgere i familiari (3)

    05/10/2007

    GRUPPO 1

    9

    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 10

    Basandoci sulle nostre esperienze professionali, identifichiamo le criticità che si incontrano più frequentemente nell’attività di Accoglienza rispetto alle sue 4 fasi

    Le criticità sul cammino dell’Le criticità sul cammino dell’Accoglienza:Accoglienza: presa in carico presa in carico della della

    domanda da parte delle Unità Operative del Dipartimento di domanda da parte delle Unità Operative del Dipartimento di Salute Mentale Salute Mentale

    Criticità incontrate nella 1°

    fase: I modi, i luoghi, i tempi

    e gli interlocutori dell’incontro rispetto

    alla percezione della

    domanda di salute nei suoi aspetti impliciti ed espliciti

    Criticità incontrate nella 2° fase: Ascolto partecipato come presupposto per

    l’offerta di una relazione d’aiuto

    Criticità incontrate nella 3°fase: Decodifica

    della domanda/valutazione e

    lettura dei dati e del contesto

    Criticità incontrate nella 4°fase: Progettazione e accompagnamento verso percorsi di rispostacome formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato

    � La non flessibilità di risposta rapida e differenziata anche nell’ambiente di vita del paziente come difficoltà a ridefinire un contesto non accettante; (2)

    � Esistenza di un contesto del servizio non accogliente sia come luogo non curato negli spazi e negli arredi, sia come luogo non vissuto (2), asettico e freddo;

    � Mancanza di una cultura di accoglienza condivisa da tutti gli operatori (compresi gli amministrativi). (4)

    � Non centralità dell’ascolto partecipato, emotivo ed empatico;

    � Non coinvolgimento dei familiari, informati e formati per diventare vera risorsa; (4)

    � Carenza di formazione, motivazione, serenità, senso di appartenenza ad un gruppo da parte dell’operatore che “ascolta”. (5)

    � Parziale decodifica della domanda con sottovalutazione del rischio della delega sia interna al team che esterna (famiglia, istituzioni, etc…). (1)

    � Psichiatrizzazione del servizio come prevalente orientamento del servizio sulla rilevazione dei sintomi, sottovalutando la complessità dei bisogni spesso inepressi o sottostanti ai sintomi. (6)

    � Scarsa partecipazione nella formulazione di un progetto da parte dei diversi operatori, dei familiari dell’utente e dell’utente stesso. (4)

    05/10/200708/11/2007

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    GRUPPO 2 Criticità più vicine alle nostre U.O.

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    Basandoci sulle nostre esperienze professionali, identifichiamo le criticità che si incontrano più frequentemente nell’attività di Accoglienza rispetto alle sue 4 fasi

    1)1) Le criticità sul cammino dell’Le criticità sul cammino dell’Accoglienza:Accoglienza: presa in carico presa in carico delladelladomanda da parte delle Unità Operative del Dipartimento di domanda da parte delle Unità Operative del Dipartimento di Salute Mentale Salute Mentale

    Criticità incontrate nella 1° fase: I modi, i luoghi, i tempi e gli interlocutori dell’incontro rispetto alla percezione della domanda di salute nei suoi aspetti impliciti ed espliciti

    Criticità incontrate nella 2° fase:

    Ascolto partecipato come presupposto per

    l’offerta di una relazione d’aiuto

    Criticità incontrate nella 3°fase: decodifica della domanda/valutazione e lettura dei dati e del contesto

    Criticità incontrate nella 4°fase: Progettazione e accompagnamento verso percorsi di rispostacome formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato

    05/10/2007

    � Spazi organizzati non in funzione dell’accoglienza dell’utente ma dell’organizzazione degli operatori. (3)

    � Tempi degli operatori disfunzionali all’accoglienza (2) � Difficoltà ad uscire dalla logica dell’accettazione ambulatoriale (6) � Criticità nell’identificazione dell’operatore di primo impatto � Assoluta mancanza di privacy (3) � Accesso non diretto (1)� Verticalizzazione della gestione/organizzazione dell’accoglienza� Definire chiaramente le priorità (in relazione alla missione del

    servizio) per razionalizzare le procedure. N.B.: priorità non significa esclusione (per esempio dei disturbi cosiddetti minori) ma individuare risposte definendo target e percorsi. (7)

    � Burocratizzazione del primo incontro (1) � Mancanza di un modello condiviso della prima accoglienza (3) � Rilevazione quasi esclusivamente orientata alla

    sintomatologia/diagnosi (4) � Scarsa formazione del personale sul primo incontro (4)

    � Mancanza di valutazione condivisa da parte delle varie professionalità (1)

    � Mancanza di cultura della decodifica (1) � Conflittualità esistente personale/professionale tra operatori (2)

    � Mancanza di protagonismo dell’utente� Mancanza di condivisione del progetto da parte dell’equipe (3) � Assenza di progettualità e di lavoro multiprofessionale� Scarsa consapevolezza e condivisione della Mission (percorsi

    di salute/produrre prestazioni, emancipazione-protagonismo/controllo sociale) (5)

    � Difficoltà organizzative per l’utilizzo delle risorse (3)

    GRUPPO 3 Criticità più vicine alle nostre U.O.

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  • 12

    Basandoci sulle nostre esperienze professionali, identifichiamo le criticità che si incontrano più frequentemente nell’attività di Accoglienza rispetto alle sue 4 fasi

    1)1) Le criticità sul cammino dell’Le criticità sul cammino dell’Accoglienza:Accoglienza: presa in carico presa in carico della della

    domanda da parte delle Unità Operative del Dipartimento di domanda da parte delle Unità Operative del Dipartimento di Salute Mentale Salute Mentale

    Criticità incontrate nella 1°

    fase: I modi, i luoghi, i tempi

    e gli interlocutori dell’incontro rispetto

    alla percezione della

    domanda di salute nei suoi aspetti impliciti ed espliciti

    Criticità incontrate nella 2° fase: Ascolto partecipato come presupposto per

    l’offerta di una relazione d’aiuto

    Criticità incontrate nella 3°fase: Decodifica

    della domanda/valutazione e

    lettura dei dati e del contesto

    Criticità incontrate nella 4°fase: Progettazione e accompagnamento verso percorsi di rispostacome formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato

    • Luoghi inidonei, (3) modalità professionali (e di buona educazione) insufficienti • Carenza cultura lavoro di gruppo, organizzazione troppo verticistica (con vantaggi secondari per tutti) (4) • Locali e modalità del loro uso inadeguati (1) •Scarso o nullo coinvolgimento di alcune figure professionali (2) • Incapacità da parte di ogni operatore di porsi fin dal 1°contatto come interlocutore competente (3) • Difficoltà ad uscire dalla logica dell’accettazione ambulatoriale (3)

    • Burocratizzazione che mortifica la relazione (2)• Uso rigido e schematico di questionari troppo lunghi e ripetitivi (1) • Carenza professionale/organizzativa• Legare questa fase al proseguo del percorso (1)

    • Frammentazione e alienazione della domanda (infermieri, specializzando, medico)• Mancanza di valutazione condivisa da parte delle varie professionalità (2) • Difficoltà organizzative che limitano le occasioni di incontro fra gli operatori (3) • Conflittualità esistente personale/professionale tra operatori (4) • Difficoltà nella gestione/assenza delle risorse (4) • Scarsa consapevolezza e condivisione della Mission (3) (percorsi di salute/produrre prestazioni, emancipazione-protagonismo/controllo sociale) • Mancanza al momento opportuno (presa in carico forte) dell’obbligatorietà di redigere il PTAI (Piano Terapeutico Abilitativo Individuale) (4) • Scarsa partecipazione nella formulazione di un progetto da parte dei diversi operatori, dei familiari dell’utente e dell’utente stesso (2)

    15/10/2007

    GRUPPO 4

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    Criticità più vicine alle nostre U.O.

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    Basandoci sulle nostre esperienze professionali, identifichiamo le criticità che si incontrano più frequentemente nell’attività di Accoglienza rispetto alle sue 4 fasi

    1) Le criticità sul cammino dell’1) Le criticità sul cammino dell’Accoglienza:Accoglienza: presa in carico presa in carico della domanda da parte delle Unità Operative del della domanda da parte delle Unità Operative del

    Dipartimento di Salute Mentale Dipartimento di Salute Mentale

    Criticità incontrate nella 1°

    fase: I modi, i luoghi, i tempi

    e gli interlocutori dell’incontro rispetto

    alla percezione della

    domanda di salute nei suoi aspetti impliciti ed espliciti

    GRUPPO 5 06/11/2007

    • Carente identità del gruppo, degli obiettivi (mission); ciascuno individua il modo di porsi di fronte alla domanda di salute rispetto alla propria cultura, modelli professionali individuali; ciò determina che la decodifica comune è difficile e raramente si giunge ad una decodifica di gruppo. (Tanti modi di risposta quanti sono gli operatori) (5) . • Nel momento dell’accoglienza è molto importante il ruolo del primo interlocutore e del luogo dell’incontro perchè ciò faciliti il rapporto di fiducia, nella presa in carico dell’obbligatorietà della richiesta del medico di base, diventa una procedura burocratica non libera e discrezionale da parte del paziente. (2)• I tempi del cittadino utente non sono sempre i tempi degli operatori, è necessaria una presa in carico immediata. Mentre la gestione burocratica non tiene conto del bisogno del paziente e quando li contattiamo sovente non rispondono più. (3) • Le limitazioni estetiche, igieniche e logistiche l’inadeguatezza dei luoghi dell’accoglienza non fanno sentire di essere ascoltati, in condizioni spazio-temporali inidonee nella percezione del paziente. Scarsa attenzione e luoghi non dedicati ed esclusivi. Non è solo un problema di quantità di operatori, ma anche di modi e luoghi dell’ascolto. (4) • Strutture e dotazioni organiche dei medici con una organizzazione dell’SPDC critica, con il fatto che invece di 16 letti a volte ne ha fino a 32 in dotazione. L’accoglienza è garantita in modo problematico, (es. 17 donne con 3 brande nel corridoio), con i familiari che minacciano di parlare con la stampa. Il medico di guardia dedica tempo però è attento anche ad altre necessità e non sempre c’è il numero sufficiente di colleghi per poterlo aiutare. (5)

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    Criticità più vicine alle nostre U.O.

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    Basandoci sulle nostre esperienze professionali, identifichiamo le criticità che si incontrano più frequentemente nell’attività di Accoglienza rispetto alle sue 4 fasi

    1) Le criticità sul cammino dell’1) Le criticità sul cammino dell’Accoglienza:Accoglienza: presa in carico presa in carico della domanda da parte delle Unità Operative del della domanda da parte delle Unità Operative del

    Dipartimento di Salute Mentale Dipartimento di Salute Mentale

    Criticità incontrate nella 2° fase: Ascolto

    partecipato come presupposto per

    l’offerta di una relazione d’aiuto

    GRUPPO 5 06/11/2007

    • Per ascoltare bisogna saper cosa ascoltare e dopo la prima interlocuzione l’ascolto va guidato, se c’è un gruppo omogeneo, c’è un progetto condiviso di ascolto (metodo guidato, es. di tipo transazionale), con una formazione supportiva con interventi immediati e coerenti. L’ascolto partecipato diviene critico se il 50% degli operatori hanno una omogeneità comune e il resto è proveniente da esperienze con metodi di ascolto diversi e non sempre condivisi con il resto dei colleghi. Dovrebbe essere garantito un ascolto non solo come registrazione, ma come supporto e intervento. La riunione quotidiana cerca di affrontare la criticità. (6) • Sovente la persona è ascoltata in modo frettoloso, ambienti confusi, la percezione del paziente è che è lui a disturbare. Il paziente richiede un legame che si riproponga nel tempo. (3) • Condivisione del primo ascolto, chi ha vissuto il primo ascolto non è poi a volte presente nel gruppo di lavoro tra operatori per riferire direttamente. (1)• In un SPDC la stanza del medico di guardia è vicino alla reception, al telefono, e il medico è continuamente disturbato. Ci sono rari momenti in cui il medico è in grado di offrire un ascolto adeguato. (1)• Se non c’è un minimo comune denominatore nel modo dell’ascolto le differenze di impostazione diventano una criticità. (3)

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    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 15

    Basandoci sulle nostre esperienze professionali, identifichiamo le criticità che si incontrano più frequentemente nell’attività di Accoglienza rispetto alle sue 4 fasi

    1) Le criticità sul cammino dell’1) Le criticità sul cammino dell’Accoglienza:Accoglienza: presa in carico presa in carico della domanda da parte delle Unità Operative del della domanda da parte delle Unità Operative del

    Dipartimento di Salute Mentale Dipartimento di Salute Mentale

    Criticità incontrate nella 3° fase: Decodifica

    della domanda/valutazione e

    lettura dei dati e del contesto

    GRUPPO 5 06/11/2007

    • La fretta che a volte è inevitabile, la domanda è sempre talmente complessa che una lettura di contesto richiede molto tempo. La rigidità di risposta non si concilia con la necessità di analizzare e condividere i dati ed i loro significati. I bisogni affettivi, lavorativi, abitativi, familiari, etc., richiedono un processo di sintesi complesso. Le prime risposte invece sono urgenti e immediate. (2) • Mancanza della possibilità di discutere con tutte le figure professionali almeno i casi più complessi. Le urgenze non consentono di fermarsi e di parlare di tutti i bisogni di una persona che richiede aiuti polivalenti. I turni non facilitano l’ascolto e l’analisi tra operatori. (4) • La carenza di discussione dei casi critici impedisce inoltre il monitoraggio nel tempo. Il confronto condiviso richiede di conciliare anche le differenti impostazioni. La mancanza di accordo minimo su alcuni criteri di analisi limita la sintesi condivisa. (4)• SPDC non è più multiprofessionale (2) (manca l’assistente sociale) resta una lettura limitata. La domanda del paziente è già stata filtrata e accolta in vario modo nella sua situazione, qui l’accoglienza è quella del ricovero. La condivisione avviene dopo, se tutte le professionalità sono in campo. La discussione peraltro avviene giornalmente.

    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 16

    Basandoci sulle nostre esperienze professionali, identifichiamo le criticità che si incontrano più frequentemente nell’attività di Accoglienza rispetto alle sue 4 fasi

    1) Le criticità sul cammino dell’1) Le criticità sul cammino dell’Accoglienza:Accoglienza: presa in carico presa in carico della domanda da parte delle Unità Operative del della domanda da parte delle Unità Operative del

    Dipartimento di Salute Mentale Dipartimento di Salute Mentale

    Criticità incontrate nella 4° fase: Progettazione e accompagnamento verso percorsi di rispostacome formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato

    GRUPPO 5 06/11/2007

    • Le criticità sono in diminuzione rispetto al passato. Attualmente l’uso del budget di salute, il progetto personalizzato consente molte risposte, una volta solo pensate. Ci si deve ancora familiarizzare con lo strumento, si fanno più interventi protettivi ed assistenziali che di potenziamento delle risorse delle persone. C’è anche un tema di abituarci ai nuovi strumenti. Non solo deficit, ma anche potenzialità. C’è una criticità dei tempi a volte ritagliata per progettare, ma che dovrebbe essere più ampio per pensare e definire i progetti. Pensare progetti che poi riguardano il confronto anche con altri servizi, enti ed istanze del territorio questo soprattutto per i territori esterni. (3)

    • La progettazione è a volte fatta solo da alcuni operatori e gli altri sentendosi messi da parte sono portati a non condividere e non vanno oltre rispetto all’assistenza. La non partecipazione rinforza i metodi dell’assistenza senza progetto. La mancanza della riunione rinforza questa mancanza di progetto. (3)

    • Il progetto è elaborato soprattutto dal CSM e l’SPDC vede a volte l’assenza di progetto da co-costruire. Qui emergono le criticità perché i tempi dell’SPDC sono più brevi, contratti, veloci (tempi dell’urgenza, dell’affollamento e della pressione) per i casi più problematici si riesce però a dialogare con i CSM per progettare soluzioni stando attorno ad un tavolo per condividerle e non solo per telefono. (2)

    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 17

    2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    1° Fase Descrizione 1° Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 1° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    5)Editing: Pietro Rutelli

    La domanda sommersa legata alle modalità di accoglienza (richiama il problema della prevenzione) e all’interazione di rete (MMG, neuropsichiatria infantile, servizi sociali, scuole…) (2)

    Carenza nel lavoro di rete (8)

    Rapporti MMG, servizi di N.p. infantile, servizi sociali, scuole (4)

    05/10/2007

    GRUPPO 1 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 18

    2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    1° Fase Descrizione 2°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 1° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    5)Editing: Pietro Rutelli

    Definire chiaramente le priorità (in relazione alla missione del servizio) per razionalizzare le procedure. N.B.: priorità non significa esclusione (per esempio dei disturbi cosiddetti minori) ma individuare risposte definendo target e percorsi. (2)

    Non aver mai definito criteri di accoglienza e procedure di risposta (3)

    Confronto e condivisione tra i servizi per la definizione delle procedure (4)

    05/10/2007

    GRUPPO 1 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 19

    2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    1° Fase Descrizione 3°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 1° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    5)Editing: Pietro Rutelli

    Spazi e luoghi non congrui alla tipologia della domanda (1) (che è di tipo ambulatoriale)

    Periodo di transizione tra l’emergere di nuove modalità di risposta (che spesso creano le domande) e le domande (2)

    Aumentare le occasioni di confronto e dialogo tra gli operatori e tra i servizi (4)

    05/10/2007

    GRUPPO 1 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 20

    2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    1° Fase Descrizione 1°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 1° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    “ Esistenza di un servizio non accogliente

    (strutturale e personale)”

    La non flessibilità di risposta rapida e differenziata anche nell’ambiente di vita del paziente come difficoltà a ridefinire un contesto non accettante. (1)

    Mancanza di consapevolezza dell’importanza di una cultura dell’accoglienza condivisa (3)

    Regolarità di incontri nel servizio e fra i servizi sul tema del miglioramento continuo della qualità dell’accoglienza

    Eventuale partecipazione a corsi di formazione con esperti

    Condivisione e confronto di esperienze nazionali ed internazionali con eventuali approfondimenti teorico-pratici (1)

    Non considerare la famiglia come potenziale risorsa (7)

    05/10/2007 17/10/2007

    Difficoltà a “muoversi” in ambienti extra-ambulatoriali (4)

    Costruire la pratica dell’intervento nei luoghi di vita riuscendo ad attivare le risorse di rete (1)

    Ascoltare,informare e formare le

    famiglie (3) Allenamento ad entrare in

    relazione con la famiglia (2)

    Cultura dell’accoglienza demandata alla buona dispononibilità del singolo operatore (3)

    Costruzione di un clima generale dell’accoglienza condiviso e verificato continuamente (4)

    GRUPPO 2 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 21

    2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    1° Fase Descrizione 2°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 1° FASE

    1)

    2)

    3)

    Editing: Pietro Rutelli

    “ Esistenza di un servizio non accogliente

    (strutturale e personale)”

    Esistenza di un contesto del servizio non accogliente sia come luogo non

    curato negli spazi e negli arredi, sia come luogo non

    vissuto, asettico e freddo. (2)

    Insufficiente attenzione da parte degli uffici tecnici competenti riguardo alla specificità dei luoghi dove è centrale la relazione e l’accoglienza (3)

    Coinvolgimento degli operatori che lavorano in quel luogo (1)

    Utilizzo di specialisti “ad hoc” che operino su indicazione degli operatori (1)

    05/10/200717/10/2007

    Coinvolgimento dei cittadini/utenti (familiari, parenti e altri) che frequentano il centro (2)

    Luogo non vissuto, asettico e freddo (4)

    � Valorizzazione della libera iniziativa degli operatori condivisa nella cura degli spazi e degli arredi (2)

    � Sentirsi/far parte di un gruppo e di una struttura (3)

    GRUPPO 2 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 22

    2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀTEMPI E MODI:

    � Tempi degli operatori disfunzionali all’accoglienza� Difficoltà ad uscire dalla logica dell’accettazione ambulatoriale� Verticalizzazione della gestione/organizzazione dell’accoglienza� Accesso non diretto � Criticità nell’identificazione dell’operatore di primo impatto � Definire chiaramente le priorità (in relazione alla missione del servizio) per razionalizzare le procedure (2)

    1° Fase Descrizione 1°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 1° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    5)Editing: Pietro Rutelli

    05/10/2007

    Rigidità dell’ organizzazioneambulatoriale storica (3)

    Necessità dell’operatore di avere un controllo preventivo sui processi del suo lavoro (1)

    Mancanza di flessibilità e creatività degli operatori nella gestione della variabilità della domanda (2)

    Paura di dover agire in solitudine professionale (2)

    Creazione di una nuova organizzazione, leggera e condivisa che è orientata all’accoglienza (3)

    Formazione al lavoro di gruppo che determina una riduzione del bisogno di controllo (1)

    � Ricerca di meccanismi di supporto e di incentivazione della creatività (2) � Socializzazione delle pratiche (3)

    � Rafforzamento del lavoro di gruppo come supporto emotivo. (1) � Formazione che coinvolga tutte le professionalità insieme (1)

    Scarsa consapevolezza della mission (7)

    Discussione e condivisione della mission tra tutti gli operatori (4)

    GRUPPO 3 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 23

    2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    LUOGHI:

    � Spazi organizzati non in funzione dell’accoglienza del’utente ma dell’organizzazione degli operatori.� Assoluta mancanza di privacy (1)

    1° Fase Descrizione 2°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 1° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    5)Editing: Pietro Rutelli

    05/10/2007

    Tendenza alla divisione degli spazi in modo da riflettere una organizzazione gerarchica (2)

    Ridistribuzione degli spazi su un progetto condiviso tra operatori e utenti (4)

    � Suddivisione degli spazi sulla base delle esigenze assistenziali (2) � Organizzazione del lavoro funzionale al riconoscimento della professionalità dell’operatore (1)

    Condivisione/partecipazione di operatori/utenti nella progettazione degli spazi (3)

    � Formazione/motivazione

    � Verifica e controllo (2)

    Necessità degli operatori di avere spazi personali rassicuranti per la loro identità di ruolo (3)

    Carenze strutturali (5)

    Scarsa attenzione alla dignità della persona (1)

    GRUPPO 3 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 24

    2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    1° Fase Descrizione

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 1° FASE

    1)

    2)

    4)

    5)Editing: Pietro Rutelli

    Cultura dell’accoglienza

    carente (1)

    Locali e luoghi carenti (4)

    Ripetute frustrazioni ripetute nel tempo (professionali, scarso coinvolgimento, carenze d’organico) (2)

    3)Motivazione carente (3)

    Formazione di base (non professionale ma comune a tutti gli organici) carente (2)

    • Locali: sollecitare la direzione generale (1)

    • Luoghi: maggiore attenzione nell’adattare i locali alla funzione che devono svolgere (3)

    Coinvolgere/sollecitare la Direzione

    • Politiche di incentivazioni economiche premianti (3) • Innovazioni organizzative verso il lavoro di gruppo (6)

    Autoformazione grazie alle innovazioni organizzative (3)

    15/10/2007

    GRUPPO 4Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 25

    2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.1) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza SOLUZIONI PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITA’

    1° Fase Descrizione

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITA’DELLA 1° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    GRUPPO 5 06/11/2007

    • Carente identità condivisa del gruppo di lavoro, per la presenza di modelli professionali individuali, difficile decodifica comune dei dati del primo ascolto (1)

    Scarsa presenza di metodi di comunicazione capaci di promuovere leadership professionali in tutti gli operatori per l’unificazione dei metodi di lavoro (3)

    Favorire la comunicazione e lo scambio all’interno delle professionalità e tra leprofessionalità per valorizzare le buone pratiche di successo, per socializzare le esperienze ed evitare le frantumazioni individuali e le egemonie monoprofessionali, verificando l’efficacia delle buone pratiche, riflettendo sul valore delle esperienze condivise (3)

    Presenza di modelli professionali diversi tra medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali ed educatori (3)

    Favorire l’abitudine all’uso di riunioni di gruppo interprofessionali per l’analisi e la condivisione dei casi con il rispetto e la pariteticità dei diversi paradigmi culturali, professionali e scientifici. (4)

    Tendenza a valorizzare più la propria professionalità individuale e di gruppo professionale che quella del gruppo di lavoro (2)

    Garantire più tempo da destinare all’ascolto tra le varie professionalità per assumere decisioni che vanno condivise sicuramente con i vari enti, ma anche confrontarsi abitualmente tra operatori con priorità esemplificative di casi meno problematici (3)

    Scarsa propensione culturale al cambiamento professionale di tutti gli operatori. I vecchi modelli di gestione ambulatoriale del singolo utente vanno superati con l’attivazione di progetti personalizzati e pluriprofessionali. (4)

    Corsi di formazione organizzati con supervisione esterna di casi per rendere più omogenea la gestione di obiettivi comuni (4)

    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 26

    2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    2° Fase Descrizione 1°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 2° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    5)

    Editing: Pietro Rutelli

    Scarsa formazione delle

    diverse professionalità

    per quanto concerne la capacità di ascolto (2)

    Legate al contesto e alle risorse di organico (3)

    Verifica delle risorse interne, confronto tra le diverse esperienze (3)

    05/10/2007

    GRUPPO 1 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 27

    2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    2° Fase Descrizione 2° Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 2° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Diverse procedure nella fase di

    ascolto

    Mancata formazione e scarsa motivazione da parte degli operatori (8)

    Formazione e valorizzazione degli operatori all’interno delle multiprofessionalità (7)

    05/10/2007

    GRUPPO 1 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 28

    2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    2° Fase Descrizione Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 2° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    GRUPPO 2

    “ Burocratizzazione di un rapporto tra

    l’operatore e le persone che si

    rivolgono ai servizi”

    • Non centralità dell’ascolto partecipato, emotivo ed empatico;

    • Non coinvolgimento dei familiari, informati e formati per diventare vera risorsa;

    • Carenza di formazione, motivazione, serenità, senso di appartenenza ad un gruppo da parte dell’operatore che “ascolta”. (1)

    Esistenza di un modello specialistico e parcellizzato di tutte le figure professionali (2)

    • Riconoscersi con I propri saperi fatti di conoscenze ed esperienze (2)

    • Confronto con tutte le risorse (operatori, familiari, ecc…) (1)

    • Transito da una visione del paziente come portatore di sintomi e problematiche, ad una visione della persona con la sua storia e le sue risorse (3)

    Difficoltà ad allargare il modello specialistico parcellizzato (3)

    Riflessione sui reali vantaggi o svantaggi di un tale approccio per il destino della persona/paziente e degli stessi operatori (1)

    05/10/200717/10/2007

    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 29

    2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    Mancanza di un modello condiviso di

    accoglienza e di formazione ad hoc

    (1)

    2° Fase Descrizione 1° Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 2° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    10/10/2007

    Assenza di un modello di accoglienza/presenza storica del modello dell’accettazione (2)

    Difficoltà a modificare un modello dichiarato di più facile gestione in realtà molto deresponsabilizzanti (4)

    � Assegnazione del personale sulla base della motivazione (2)

    � Gratificazione della professionalità e della capacità di assumere responsabilità (4)

    Sperimentazione e verifica di modelli (di accoglienza) alternativi al modello dell’accettazione e diversificati in alcuni elementi che rispondano ai diversi territori (3)

    GRUPPO 3 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 30

    2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    Mancanza della cultura del bisogno:

    � Burocratizzazione del primo incontro� Rilevazione quasi esclusivamente orientata alla sintomatologia/diagnosi (1)

    2° Fase Descrizione 2° Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 2° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    10/10/2007

    “Efficientismo” nella mera raccolta dei dati (3)

    “Scarsa” soggettivazione della persona e dei suoi bisogni (3)

    Timore (spesso utilizzato come alibi) di problemi medico-legali (2)

    Esigenza da parte degli operatori di procrastinare o evadere la risposta al bisogno attraverso pratiche preconfezionate (ad una diagnosi una risposta) (1)

    � Utilizzo di tempi e modi diversi per la raccolta dei dati stessi in relazione alla situazione della persona interessata (1) � Decostruzione e ricostruzione della cartella in modo che risponda alla storia della persona (2)

    � Cartella unica multi professionale (3)

    Formazione di supporto sulle responsabilità medico-legali

    Formazione alla gestione delle relazioni nelle situazioni “di crisi” (4)

    � Costruzione e socializzazione di risposte condivise da offrire ai diversi bisogni� Slatentizzare le potenzialità degli operatori nelle loro capacità di offrire risposte diversificate e originali (1)

    GRUPPO 3 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 31

    2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    2° Fase Descrizione Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 2° FASE

    1)

    2)

    3)

    Editing: Pietro Rutelli

    Ritardo nello sviluppo di una

    nuova professionalità coerente con i nuovi modelli organizzativi

    Burocratizzazione e schematismo (1)

    Resistenza al cambiamento (1)

    Difficoltà degli operatori ad assumersi un livello maggiore di responsabilità (4)

    • Eliminazione schede e questionari lunghi e ripetitivi (1)

    • Adozione di un’unica cartella dove tutti gli operatori riportano gli interventi effettuati (7)

    • Incentivazioni economiche e professionali (3)

    • Innovazioni organizzative che coinvolgono maggiormente tutti gi operatori (6)

    Favorire e potenziare l’assunzione collettiva di responsabilità (3)

    15/10/2007

    GRUPPO 4Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 32

    2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITA’2° Fase

    Descrizione Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITA’ DELLA 2° FASE

    1)

    2)

    3)

    Editing: Pietro Rutelli

    • È critico il sapere cosa ascoltare, l’ascolto va guidato, non c’è omogeneità nel gruppo di lavoro, l’ascolto partecipato diviene critico con metodi diversi, • Necessità di considerare l’ascolto non come registrazione ma principalmente come supporto e intervento, sovente l’ascolto è frettoloso, il paziente richiede legami nel tempo, l’operatore che ha superato il primo ascolto non è sempre presente nel gruppo di lavoro successivo di verifica del caso, rari momenti di ascolto adeguato, differenze di impostazioni. (2)

    Presenza di diversi modelli di Gestione dell’ascolto, consapevoli e inconsapevoli, impliciti ed espliciti (4)

    • Favorire il passaggio da un modello inconsapevole a un modello consapevole monitorando i diversi orientamenti. (4)

    • Valorizzazione di diversi orientamenti, identificando per ciascuno i relativi livelli di efficacia rispetto alle diverse esigenze manifestate dai pazienti (5)

    Carenza di un modello comune e condiviso su alcuni indicatori di buona pratica di ascolto (la sintesi e l’integrazione è lasciata alla buona volontà dei singoli operatori) (6)

    Costruzione di una comunità di pratiche integrate dove di volta in volta si costruisca un progetto personalizzato che risponda alle esigenze del paziente utilizzando le pratiche più efficaci (4)

    Squilibrio tra l’entità della domanda dell’utenza e la quantità del personale in servizio, tra il numero degli utenti e gli spazi a disposizione (5)

    • Mantenere stabili i programmi di definizione delle buone pratiche per ottimizzare la qualità del lavoro (4) • Adeguamento delle risorse quantitative (5)

    29/11/2007

    GRUPPO 5 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 33

    2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.2) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITA’

    2° Fase Descrizione

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITA’ DELLA 2° FASE

    4)

    5)

    Editing: Pietro Rutelli

    • È critico il sapere cosa ascoltare, l’ascolto va guidato, non c’è omogeneità nel gruppo di lavoro, l’ascolto partecipato diviene critico con metodi diversi, (1) •necessità di considerare l’ascolto non come registrazione ma principalmente come supporto e intervento, sovente l’ascolto è frettoloso, il paziente richiede legami nel tempo, l’operatore che ha superato il primo ascolto non è sempre presente nel gruppo di lavoro successivo di verifica del caso, rari momenti di ascolto adeguato, differenze di impostazioni.

    La presenza nel servizio e nei rapporti di equipe di operatori interinali non stabili e non sempre motivati causa una discontinuità tra il primo ascolto e la progettazione degli interventi di salute in una prospettiva integrata (4)

    • Determinazione di un periodo non breve di permanenza dei nuovi operatori (2) • Iniziale esperienza diretta guidata del lavoro organizzativo delle equipe e dell’approccio all’utente di ogni profilo professionale, per promuovere una partecipazione attiva da parte dei nuovi operatori (2) • Assegnazione di un tutor dello stesso profilo professionale per il tempo necessario (3) • Chiedere all’azienda di destinare operatori che abbiano una disponibilità almeno minima al lavoro nel settore della salute mentale (3)

    Consapevolezza diffusa tra gli operatori di avere un disagio professionale, ma non adeguata consapevolezza condivisa della necessità di progettare e realizzare una comunità di pratiche che sappia diminuire le cause del malessere professionale favorendo l’appartenenza alla comunità di pratiche (4)

    • Esplicitare e condividere il malessere, il senso di isolamento, la frustrazione provata nel fare quotidiano ed eventuali ed auspicabili suggerimenti, proposte, spunti e opportunità di soluzione in uno spazio tempo dedicato, guidato da un supervisore per gruppi dipartimentali e per l’intera equipe delle singole unità operative (3) • La dirigenza del DSM avvalendosi dello stesso consulente supervisore, raccoglie i contenuti del lavoro di espressione del disagio e delle opportunità di soluzione prospettate dagli operatori ed elabora una proposta organizzativa di massima che viene poi discussa, integrata e dettagliata dagli operatori che successivamente possa essere un momento di confronto e verifica con i cittadini utenti (3)

    29/11/2007

    GRUPPO 5 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 34

    2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    3°Fase Descrizione 1°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 3° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Carenza del lavoro in equipe: manca valutazione in equipe multiprofessionale, presa in carico spesso individuale con richiesta eventuale di collaborazione ad altre figure professionali (3)

    Mancanza di una cultura del lavoro in equipe (6)

    Formazione al lavoro di equipe Condivisione del caso (3)

    05/10/2007

    GRUPPO 1 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 35

    2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    3°Fase Descrizione 2°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 3° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Difficoltà nella decodifica (2)

    Mancanza di preparazione (3)

    Adeguamento delle procedure di accoglienza (1)

    05/10/2007

    GRUPPO 1 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 36

    2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ3° Fase

    Descrizione 1°Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 3° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    5)

    Editing: Pietro Rutelli

    GRUPPO 2

    Parziale decodifica della domanda con sottovalutazione del rischio della delega sia interna al team che esterna (famiglia, istituzioni, etc…). (1)

    Tendenza alla delega del carico (3)

    Presa in carico del servizio nella sua interezza (3) Valorizzazione/introduzione dell’operatore di riferimento (case manager supportato dal gruppo (5)Sottovalutazione dei

    contatti occasionali della persona/paziente con il servizio (2)

    Creazione di un sistema informativo di servizio che permetta di monitorare I contatti delle persone e di creare un network tra I servizi (3)

    05/10/200717/10/2007

    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 37

    2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    3°Fase Descrizione 2°Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 3° FASE

    1)

    2)

    Editing: Pietro Rutelli

    GRUPPO 2

    Psichiatrizzazione del servizio come prevalentente orientamento sulla rilevazione dei sintomi clinici, sottovalutando la complessità dei bisogni spesso inespressi o sottostanti ai sintomi (2)

    Atteggiamento culturale del servizio centrato più sul sintomo che sui diversi bisogni espressi ed inespressi della persona. (1)

    Esercizio e tempo per mettere in pratica una conoscenza collettiva e condivisa della storia della persona. (2)

    Formazione (universitaria e non) di tutti gli operatori del servizio (medico, infermiere, psicologo, assistente sociale, educatore, ecc) orientata solo in chiave clinica nosografica (2)

    Formazione continua e permanente per tutti gli operatori nella pratica dei servizi (3)

    Valorizzazione del case manager (3) e coinvolgimento del sapere degli altri operatori.

    Integrazione ed incontro tra la ricchezza dei diversi saperi per evitare percorsi terapeutici- riabilitativi asfitici e non condivisi. (1)

    08/11/2007

    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 38

    2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    3°Fase Descrizione 1°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 3° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Relazioni disfunzionali tra operatori:

    � Mancanza di valutazione condivisa da parte delle varie professionalità� Conflittualità esistente personale/professionale tra operatori (2)

    10/10/2007

    Scarsa adesione e partecipazione attiva alle riunioni strutturate tra gli operatori (ove presenti) (2)

    Assenza di tali riunioni (4)

    Utilizzo come alibi deresponsabilizzante di tale conflitto (1)

    Coinvolgimento di tutti gli operatori nelle decisioni (3)

    Istituzione di tali riunioni in modo condiviso (4)

    � Formazione specifica sulla risoluzione dei conflitti organizzativi (1) � Coinvolgimento di tutti gli operatori nelle decisioni (1)

    GRUPPO 3 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 39

    2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    3°Fase Descrizione 2°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 3° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Mancanza della cultura della decodifica (2)

    GRUPPO 3 18/10/2007

    Mancanza di formazione professionale alla decodifica della domanda (3)

    Maggiore facilità di risposta alla domanda apparente (4)

    Formazione ad hoc specifica (3)

    Obbligatorietà di un confronto pluriprofessionale sulla risposta (3)

    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 40

    2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    3°Fase Descrizione Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 3° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Difficoltà organizzative e

    conflittualità personali, limitate

    occasioni di incontro tra gli

    operatori

    Difficoltà organizzative come mancanza di momenti strutturati e cadenzati di riunione tra gli operatori (1)

    Conflittualità personali e professionali (3)

    Obbligatorietà per tutti gli utenti della visita psichiatrica (1)

    Frammentazione della domanda e degli interventi dei vari operatori (2)

    Innovazione organizzative che prevedano momenti strutturati. (4)

    • Spostare l’attenzione dal conflitto al compito (5) • Presenza di persona esperta capace di gestire le conflittualità del gruppo (1)

    Abolizione di tale obbligatorietà (1)

    Istituzione formale della figura del case manager (4)

    15/10/2007

    GRUPPO 4 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 41

    2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITA’3°Fase Descrizione Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITA’DELLA 3° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    • Difficoltà a conciliare i tempi dell’azione con i tempi dell’ascolto e con le modalità di risposta • Difficoltà, amplificata dai turni, ad avere vari momenti organizzati di discussione tra tutte le figure professionali• Mancanza di un modello di pratiche condivise che limita la possibilità di giungere ad una visione unitaria del caso e ad un monitorarne l’evoluzione nel tempo• SPDC: la limitazione della lettura è data non solo dalla mancanza di figure professionali, ma anche perché le modalità di intervento sono rivolte solo alla fase acuta

    29/11/2007

    GRUPPO 5 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 42

    2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    4°Fase Descrizione 1°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 4° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Progetto spesso non formalizzato ne

    scritto (2)

    Presa in carico individuale (4)

    � Lavoro in equipe (5)

    � Stesura del progetto (6)

    GRUPPO 1 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 43

    2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    4°Fase Descrizione 2°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 4° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Mancata definizione dei percorsi di

    salute sulla base delle risorse

    possedute (2)

    Disorganizzazione e frammentarietà delle risposte (3)

    Definire percorsi chiari, validati, condivisi (4)

    05/10/2007

    GRUPPO 1 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 44

    2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    4°Fase Descrizione 3°Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 4° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Difficoltà nel coinvolgere i

    familiari

    Scarse risorse in termini di personale e tempi organizzativi (3)

    Privilegio del rapporto operatore – paziente rispetto al coinvolgimento all’interno del contesto familiare (2)

    Prevedere maggiori dotazioni in termini di strategie e risorse (2)

    Prevedere maggiori dotazioni in termini di strategie e risorse (1)

    05/10/2007

    GRUPPO 1 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 45

    2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.3) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    4°Fase Descrizione Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 4° FASE

    1)

    2)

    3)

    Editing: Pietro Rutelli

    GRUPPO 2

    Scarsa partecipazione nella formulazione di un progetto. (1)

    Eccessiva parcellizzazione degli interventi e del sapere (1)

    Integrazione e condivisione dei diversi saperi dei singoli operatori e dei familiari. (3)

    Vivere il familiare come un peso o un semplice informatore (3)

    Percorso di alleanza (non collusiva) con la famiglia (6)

    Valorizzazione dell’utente non come portatore di sintomi, ma come persona con le sue ricchezze e fragilità. (5)

    Vivere l’utente come oggetto della terapia e non come soggetto. (5)

    08/11/2007

    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 46

    2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    4°Fase Descrizione 1°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 4° FASE

    1)

    2)

    3)

    Editing: Pietro Rutelli

    18/10/2007

    GRUPPO 3

    Mancanza di protagonismo dell’utente (2)

    Difficoltà a identificare l’utente come “persona” (2)

    Difficoltà a pensare che il paziente con disabilità psichiche possa fare delle scelte (3)

    Atteggiamento in generale direttivo e paternalistico da parte degli operatori della sanità (1)

    Formazione tesa alla condivisione del percorso terapeutico con la persona interessata e i familiari (3)

    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 47

    2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    4°Fase Descrizione 2°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 4° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    18/10/2007

    GRUPPO 3

    Difficoltà a lavorare in equipe e per progetti:

    � Mancanza di condivisione del progetto da parte dell’equipe. (2) � Scarsa consapevolezza e condivisione della Mission (2) (percorsi di salute/produrre prestazioni, emancipazione-protagonismo/controllo sociale)� Difficoltà organizzative per l’utilizzo delle risorse (3)

    Assenza del concetto di mission per carenza di informazione aziendale (4)

    Assenza di sperimentazione sul lavorare per progetti ed in equipe (5)

    Formazione specifica a livello aziendale (2)

    Incoraggiare la sperimentazione nel lavoro di gruppo e nella costruzione di progetti (4)

    Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 48

    2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    4°Fase Descrizione 1°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 4° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Mission: poco codificata e

    condivisa (2)

    DSM e le varie unità operative sono state insufficienti nel definire la Mission (3)

    Notevole frammentazione del precedente modello organizzativo del DSM (3)

    Attivazione del DSM e delle varie unità operative per esplicitare e condividere la propria mission (3)

    Integrazione effettiva del SPDC nel DSM (5)

    15/10/2007

    GRUPPO 4 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 49

    2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’AccoglienzaSOLUZIONI

    PER SUPERARE O PREVENIRE

    LE CAUSE DELLA CRITICITÀ

    4°Fase Descrizione 2°

    Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 4° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Difficoltà nella gestione delle

    risorse (1) (come personale e budget economico)

    Difficoltà per mancanza di tempo e professionalità (1) ad elaborare progetti personalizzati, condivisi con tutti gli attori (utenti, familiari, risorse esterne, operatori, ecc.)

    Costruzione di spazi dedicati per elaborazioni progetti (2)

    15/10/2007

    GRUPPO 4 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 50

    2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    4°Fase Descrizione 3° Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 4° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Mancanza al momento

    opportuno (presa in carico forte)

    dell’obbligatorietà di redigere il PTAI (Piano Terapeutico

    Abilitativo Individuale) (1)

    Carente cultura nel lavorare per progetti (5)

    Compilazione obbligatoria del PTAI (2) (Piano Terapeutico Abilitativo Individuale)

    Formazione e autoformazione ad hoc (2)

    15/10/2007

    GRUPPO 4 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 51

    2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di 2.4) Piano di progettazione delle criticità e progetto di miglioramento miglioramento

    del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    SOLUZIONI PER SUPERARE O

    PREVENIRELE CAUSE DELLA

    CRITICITÀ

    4°FaseDescrizione 4° Criticità

    CAUSE CHE ORIGINANO LE

    CRITICITÀ DELLA 4° FASE

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Scarsa partecipazione nella formulazione di un progetto da parte

    dei diversi operatori dei familiari dell’utente e

    dell’utente stesso

    Carenze culturali e organizzativenel lavorare per progetti (2)

    Formazione

    Autoformazione ad hoc

    15/10/2007

    GRUPPO 4 Criticità più vicine alle nostre U.O.

  • 52

    Identifichiamo gli obiettivi che vogliamo realizzare con alta priorità a partire dalle soluzioni previste per superare o prevenire le cause delle criticità per ciascuna delle 4 fasi del Ciclo dell’Accoglienza

    3)3) Gli obiettivi prioritari per il miglioramento del Gli obiettivi prioritari per il miglioramento del Ciclo Ciclo dell’Accoglienzadell’Accoglienza

    DescrizioneDescrizione ObiettiviObiettivi

    Editing: Pietro RutelliEditing: Pietro Rutelli

    Obiettivi 1° fase: I modi, i luoghi, i tempi e gli interlocutori dell’incontro

    rispetto alla percezione della

    domanda di salute nei suoi aspetti

    implicitied espliciti

    Obiettivi 2° fase: Ascolto partecipato

    come presupposto per

    l’offerta di una relazione

    d’aiuto

    Obiettivo 3° fase:Decodifica delladomanda/valutazione e

    letturadei dati e del contesto

    Obiettivo 4° fase:Progettazione e accompagnamento verso percorsi di rispostacome formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato (1)

    • Individuazione precoce del disagio mentale (4)

    • Definire i criteri di accoglienza e le procedure di risposta (4)

    • Formazione e motivazione degli operatori all’ascolto (4)

    • Promuovere il lavoro di equipe (7)

    • Formalizzazione di un progetto scritto come condivisione di un lavoro di equipe (3)

    • Definizione di percorsi/protocolli chiari, efficaci e condivisi (3)

    • Valorizzazione della risorsa famiglia (6)

    05/10/2007

    GRUPPO 1

    52

    Obiettivi prioritari

  • 53

    Identifichiamo gli obiettivi che vogliamo realizzare con alta priorità a partire dalle soluzioni previste per superare o prevenire le cause delle criticità per ciascuna delle 4 fasi del Ciclo dell’Accoglienza

    3)3) Gli obiettivi prioritari per il miglioramento del Gli obiettivi prioritari per il miglioramento del Ciclo Ciclo dell’Accoglienzadell’Accoglienza

    DescrizioneDescrizione ObiettiviObiettivi

    Obiettivo 2° Obiettivo 2° Fase:Fase:Ascolto Ascolto partecipatopartecipato

    Obiettivo 3° Obiettivo 3° Fase:Fase:Decodifica dellaDecodifica delladomanda/valutazdomanda/valutazioneione

    Editing: Pietro RutelliEditing: Pietro Rutelli

    Obiettivo 4° Obiettivo 4° Fase:Fase:Progettazione e Progettazione e accompagnamenaccompagnamento to ai percorsi di ai percorsi di rispostarisposta

    I

    Obiettivi 1° fase: I modi, i luoghi, i tempi e gli interlocutori dell’incontro rispetto alla percezione

    delladomanda di salute nei suoi Aspetti Impliciti ed espliciti

    (1)

    Obiettivi 2° fase: Ascolto partecipato

    come presupposto per

    l’offerta di una relazione

    d’aiutoObiettivo 3° fase:Decodifica delladomanda/valutazione e

    letturadei dati e del contesto

    Obiettivo 4° fase:Progettazione e accompagnamento verso percorsi di rispostacome formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato

    GRUPPO 2

    • Il servizio si deve attrezzare per dare risposte differenziate ai diversi bisogni della persona (non deve essere la persona ad adeguarsi al servizio). (3) • Costruzione di un clima generale dell’accoglienza condiviso e verificato continuamente. (1) • Il servizio deve mettersi in relazione con settori della società civile per cogliere I bisogni di prevenzione.• Impegno di idee ed anche economico da parte di tutti I soggetti della salute mentale, dai vertici ai singoli operatori, per rendere belli I posti dove si lavora (1)

    08/11/2007

    • Centralità dell’ascolto come momento fondamentale del percorso terapeutico (2)

    • Domanda e risposta di privacy (2) .

    • Produzione di un protocollo scritto di ausilio alla persona sofferente, alla famiglia e agli operatori laddove per questi ultimi siano indicati compiti, scadenze e responsabilità. (1)

    • Il protocollo operativo (PTAI) deve prevedere per il paziente un ruolo di protagonista e non di soggetto passivo. (2)

    53

    Obiettivi prioritari

  • 54

    Identifichiamo gli obiettivi che vogliamo realizzare con alta priorità a partire dalle soluzioni previste per superare o prevenire le cause delle criticità per ciascuna delle 4 fasi del Ciclo dell’Accoglienza

    3)3) Gli obiettivi prioritari per il miglioramento del Gli obiettivi prioritari per il miglioramento del Ciclo Ciclo dell’Accoglienzadell’Accoglienza

    DescrizioneDescrizione ObiettiviObiettivi

    Editing: Pietro RutelliEditing: Pietro Rutelli

    Obiettivi 1° fase: I modi, i luoghi, i tempi e gli interlocutori dell’incontro

    rispetto alla percezione della

    domanda di salute nei suoi aspetti

    implicitied espliciti

    Obiettivi 2° fase: Ascolto partecipato

    come presupposto per

    l’offerta di una relazione

    d’aiuto

    Obiettivo 3° fase:Decodifica delladomanda/valutazione e

    letturadei dati e del contesto

    (1)

    Obiettivo 4° fase:Progettazione e accompagnamento verso percorsi di rispostacome formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato

    18/10/2007

    GRUPPO 3

    � Un nuovo modello organizzativo flessibile che faciliti la creatività e la socializzazione delle pratiche e il lavoro di gruppo . (2)

    � Spazi ridefiniti per favorire l’accoglienza e l’ospitalità per gli utenti e la professionalità delle risposte. (4)

    � Modello di accoglienza condiviso da personale formato, motivato e responsabile. (3)

    � Stile di lavoro flessibile funzionale alla complessità delle risposte da offrire (3)

    � Operatori coinvolti attivamente nelle decisioni e formati sulla decodifica della domanda (2)

    � Co-progettazione del percorso terapeutico con le persone interessate (4)

    � Operatori formati e in grado di sperimentarsi nel lavoro di gruppo e nella progettazione (3)

    54

    Obiettivi prioritari

  • 55

    Identifichiamo gli obiettivi che vogliamo realizzare con alta priorità a partire dalle soluzioni previste per superare o prevenire le cause delle criticità per ciascuna delle 4 fasi del Ciclo dell’Accoglienza

    3)3) Gli obiettivi prioritari per il miglioramento del Gli obiettivi prioritari per il miglioramento del Ciclo Ciclo dell’Accoglienzadell’Accoglienza

    DescrizioneDescrizione ObiettiviObiettivi

    Editing: Pietro RutelliEditing: Pietro Rutelli

    Obiettivi 1° fase: I modi, i luoghi, i tempi e gli interlocutori dell’incontro

    rispetto alla percezione della

    domanda di salute nei suoi aspetti

    implicitied esplicitiObiettivi 2° fase: Ascolto partecipato

    come presupposto per

    l’offerta di una relazione

    d’aiuto

    Obiettivo 3° fase:Decodifica delladomanda/valutazione e

    letturadei dati e del contesto

    Obiettivo 4° fase:Progettazione e accompagnamento verso percorsi di rispostacome formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato

    GRUPPO 4

    • Definire una scadenza certa con la direzione generale per cessare l’utilizzo di locali inadeguati dove vengono svolte attività di salute mentale (2)

    • Privilegiare la destinazione dei luoghi in relazione alla funzione per i quali sono destinati (4)

    • Adozione della cartella clinica unica (3)

    • Introdurre innovazioni organizzative sulle modalità di lavoro (4)

    • Co-progettazione del progetto terapeutico tra gli attori coinvolti (persona interessata, famiglia, cooperative, volontari, ecc) (3) • Formalizzazione del progetto terapeutico (1) • Tempi stabiliti per la diffusione della mission da parte della direzione del DSM (2) • Definizione da parte della direzione delle Unità Operative della mission (2)

    15/10/2007

    55

    Obiettivi prioritari

  • 56

    4.1)4.1) Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    1° Fase DescrizioneObiettivo di

    miglioramento

    AZIONI per realizzare l’obiettivo di

    miglioramento della 1°Fase

    RISULTATI che vogliamo ottenere

    attraverso la realizzazione

    dell’azione

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Individuazione precoce

    del disagio mentale (2)

    Definire i protocolli di Collaborazione con le

    agenziee i servizi del territorio

    (5)

    Prevenzione primaria e secondaria (3)

    05/10/2007

    GRUPPO 1 Obiettivi prioritari

  • 57

    4.1)4.1) Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    AZIONI per realizzare l’obiettivo di

    miglioramento della 1°Fase

    RISULTATI che vogliamo ottenere

    attraverso la realizzazione

    dell’azione

    1)

    2)

    Editing: Pietro Rutelli

    GRUPPO 2

    Costruzione di una mappa delle risorse del territorio (7)

    “Il servizio deve saper cogliere sia I

    bisogni di prevenzione che di presa in carico

    globale”

    • Il servizio si deve attrezzare per dare risposte differenziate ai diversi bisogni della persona (non deve essere la persona ad adeguarsi al servizio).

    • Costruzione di un clima generale dell’accoglienza condiviso e verificato continuamente.

    • Il servizio deve mettersi in relazione con settori della società civile per cogliere I bisogni di prevenzione. (1)

    • Impegno di idee ed anche economico da parte di tutti I soggetti della salute mentale, dai vertici ai singoli operatori, per rendere belli I posti dove si lavora

    Costruzione di una rete con tutte le istituzioni pubbliche e private del territorio (4)

    Precisione e chiarezza nelle risposte (da parte di tutti gli operatori in seguito alla divulgazione delle conoscenze della mappa (2)

    Maggiore gratificazione degli operatori (2)

    Conoscenza reciproca del servizio (2)

    Integrazione del servizio (3)

    Possibilità d superamento di stigma e pregiudizi nel lavoro comune

    14/11/2007

    Obiettivi prioritari

    1° Fase DescrizioneObiettivo di

    miglioramento

  • 58

    4.1)4.1) Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    Un nuovo modello organizzativo

    flessibile che faciliti la creatività e la

    socializzazione delle pratiche e il lavoro di

    gruppo. (1)

    1° Fase Descrizione

    1° Obiettivo di miglioramento

    AZIONI per realizzare l’obiettivo di

    miglioramento della 1°Fase

    RISULTATI che vogliamo ottenere

    attraverso la realizzazione

    dell’azione

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    18/10/2007

    GRUPPO 3

    Formazione al lavoro di gruppo (5)

    Condividere la mission (2)

    Socializzare le pratiche (3)

    Organizzazione orientata all’accoglienza (2)

    Obiettivi prioritari

  • 59

    4.1)4.1) Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    Spazi ridefiniti per favorire l’accoglienza e l’ospitalità per gli

    utenti e la professionalità delle

    risposte.

    1° FaseDescrizione

    2° Obiettivo di miglioramento

    AZIONI per realizzare l’obiettivo di

    miglioramento della 1°Fase

    RISULTATI che vogliamo ottenere

    attraverso la realizzazione

    dell’azione

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    24/10/2007

    GRUPPO 3

    Riprogettazione condivisa degli spazi con tutti gli attori coinvolti nel percorso terapeutico (2)

    Dare rilievo alle professioni affinché non siano gli spazi fisici a definire il valore (1)

    Orientare la ridistribuzione degli spazi rispetto alle esigenze dell’utenza con particolare attenzione alla dignità e alla privacy (4)

    Costruire un nuovo spazio orientato alle esigenze degli utenti e operatori e al rispetto della loro dignità e privacy (2)

    Verifica periodica della funzionalità di tale riprogettazione (2)

    Costate e continuo adeguamento del servizio rispetto alle esigenze dell’utente e degli operatori

    Obiettivi prioritari

  • 60

    4.1)4.1) Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    Definizione di una scadenza certa (1)

    con la direzione generale per

    cessare l’utilizzo di locali inadeguati dove

    vengono svolteattività di Salute

    Mentale

    1° Fase Descrizione

    1° Obiettivo di miglioramento

    AZIONI per realizzare l’obiettivo di

    miglioramento della 1°Fase

    RISULTATI che vogliamo ottenere

    attraverso la realizzazione

    dell’azione

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    GRUPPO 4

    Richiesta formale di un Incontro con la D.G. per la cessazione dell’utilizzo di locali non idonei (4)

    Sensibilizzazione della DG (1)

    Co-partecipazione degli operatori sull’iter che conduce all’utilizzo di locali più idonei (3)

    Obiettivi prioritari

  • 61

    4.1)4.1) Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    1° FaseDescrizione

    2° Obiettivo di miglioramento

    AZIONI per realizzare l’obiettivo di

    miglioramento della 1°Fase

    RISULTATI che vogliamo ottenere

    attraverso la realizzazione

    dell’azione

    1)

    2)

    3)

    4)

    5)

    Editing: Pietro Rutelli

    GRUPPO 4

    Privilegiare la destinazionedei luoghi in relazione

    alla funzioneper la quale sono

    destinati

    Richiedere la produzione da parte delle U.O. che descrivano le attuali condizioni di lavoro rispetto all’utilizzo dei locali in base alla loro funzione (1)

    Mantenere alto di livello di attenzione sull’utilizzo dei locali (1)

    Condivisione tra gli operatori (1)

    Obiettivi prioritari

  • 62

    4.2)4.2) Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    2°Fase DescrizioneObiettivo di

    miglioramento

    AZIONI per realizzare

    l’obiettivo di miglioramento della

    2°Fase

    RISULTATI che vogliamo ottenere

    attraverso la realizzazione

    dell’azione

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    Formazione e valorizzazione degli operatori

    (2)

    Formazione sul campo al lavoro di equipe in affiancamento a operatori esperti (5)

    Formazione teorico pratico in aula per piccoli gruppi (1)

    Formare e motivare all’abilità di ascolto (2)

    Formare e motivare all’abilità di ascolto (1)

    05/10/2007

    GRUPPO 1 Obiettivi prioritari

  • 63

    4.2)4.2) Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento del del Ciclo dell’AccoglienzaCiclo dell’Accoglienza

    2°Fase DescrizioneObiettivo di

    miglioramento

    AZIONI per realizzare

    l’obiettivo di miglioramento della

    2°Fase

    RISULTATI che vogliamo ottenere

    attraverso la realizzazione

    dell’azione

    1)

    2)

    3)

    4)

    Editing: Pietro Rutelli

    GRUPPO 2

    Addestramento continuo alla fase dell’ascolto (3)

    Centralità dell’ascolto (1) come momento fondamentale del percorso terapeutico

    Miglioramento continuo della qualità del servizio (MCQ) (4)

    Maggiore protagonismo dei singoli operatori (1)

    14/11/2007

    Obiettivi prioritari

  • 64

    4.2)4.2) Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento Piano di realizzazione degli obiettivi di miglioramento del del Ciclo dell’Accoglienz