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R2 CULTURA 50 LUNEDÌ 8 APRILE 2013 N ella sua ampia produzione letteraria, Per- cival Everett, 57 anni, già filosofo, adde- stratore di cavalli, jazzista, oggi professore universitario in California, ha raccontato molte storie incentrate su eroi “impossibili”: lo scrit- tore raffinato rifiutato dal pubblico che sfonda con un bestseller intitolato fuck (Cancellazione); il bam- bino che la madre chiamò Non sono Sidney Poitier; il genietto con 500 di QI che rifiuta di parlare (Il Glifo); il depresso che muore decollato e, resuscitando, di- venta guru di un popolare culto (Deserto america- no). Altrove ha affrontato, in chiave più realistica, te- mi scottanti del contemporaneo, come la tortura (La cura dell’acqua) e l’omofobia (Ferito). E sempre si è dimostrato, sino a diventare autore di culto (non so- lo in patria), un grande costruttore di metafore sul la- to oscuro del sogno americano, con un occhio di ri- guardo alla questione razziale: «sono uno scrittore» ha dichiarato «sono un uomo e sono un nero che vi- ve in Usa. È ovvio che la mia esperienza di nero in America mi abbia influenzato». Sospetto (Nutrimenti, traduzione di Paolo Co- gnetti e Federica Bonfanti), la sua ultima fatica lette- raria, consta di tre lunghi racconti ambientati nel- l’immaginaria contea di Plata: lembo di terra giù nel profondo New Mexico, a due passi fra Denver e il nulla, «terra di bifolchi e cafoni», dove al crepuscolo gli scarafaggi del deserto emergono dai loro buchi e un vento caldo e malsano trasforma in azioni orribi- li le ossessioni degli uomini. Anche dei migliori. Co- me Ogden Walker, unico nero in una landa di bian- chi e latini, figlio di un padre che «odiava i bianchi, ma non al punto da non sposarne una». Tocca a lui, vicesceriffo con un passato di mi- litare e una pas- sione per la pesca alla mosca (co- mune all’autore), indagare sull’on- data di delitti che sconvolgono la quiete apparente di questo avam- posto dimentica- to da Dio e dagli uomini. Sospetto è, senza mezzi ter- mini, un noir. Walker, “colui che cammina”, con il suo passo lento, il suo vecchio fuori- strada e il suo cuore oscuro e indecifrabile, è chia- mato a confrontarsi con la scomparsa di una miste- riosa ragazza dai legami pericolosi, con una rivolta di prostitute, con il massacro di una banda di tossi- ci. Il tutto mentre intorno si agitano, in un insensato vagabondare di sangue, violenza e disprezzo, razzi- sti, narcotrafficanti, vecchi patetici hippy fuori tem- po massimo dai denti marci, ambigui agenti dell’F- bi. Lo statuto del genere è, nelle premesse, rispetta- to. Walker deve risolvere dei delitti, ma è chiamato a confrontarsi con un male pervasivo che trascende la dimensione angusta di un singolo fatto di sangue e apre squarci su un malessere ben più generale. Un contagio sociale con venature metafisiche che non risparmia nessuno. Come si scoprirà nel finale, tan- to sorprendente, quanto struggente e inquietante. Ma attenzione. Se la contea di Plata fa venire in mente la Yoknapatawpha di Faulkner (non a caso, anche lui uomo del Sud), e qualche situazione ricor- da l’ultimo Cormac McCarthy, questo è pur sempre Everett: un sublime irregolare. Ed ecco che il più americano dei generi ne esce rivisitato sino allo stra- volgimento, e una sensazione di crescente, e benefi- co, disagio avvolge il lettore. Di che cosa ci sta vera- mente parlando Everett? Dell’America di oggi, ov- viamente. Ma con una cattiveria e una disperazione che lasciano sgomenti. «È triste, triste, triste, triste, triste. Una merda, una merda, da vomitare. Non c’è un bel niente che ha senso e questo è l’unico modo in cui qualcosa ha senso. Sono qui, sono così e que- sto non ha senso. C’è sangue nell’acqua. C’è sangue sulla mia camicia». Più che a Simenon, al quale è stato paragonato, Everett sembra qui richiamarsi al Camus dello Stra- niero. È improbabile che Everett, per quanto cultore dei paradossi, si sia soltanto divertito a rimescolare le carte. Di recente si è detto deluso da Obama: una brava persona, migliore di tante altre, ma poteva fa- re di più. Insomma: l’America oggi non offre molti spunti di speranza. Forse solo qualche eccellente ro- manzo, come questo, che ci costringe a riflettere e, chissà, ad assumerci qualche responsabilità. “Sospetto” il nuovo libro di Percival Everett IL LATO OSCURO DEL SOGNO AMERICANO GIANCARLO DE CATALDO IL LIBRO Sospetto di Percival Everett Nutrimenti pagg. 235, euro 16 © RIPRODUZIONE RISERVATA Un noir ambientato nel profondo New Mexico che si ispira al Camus dello “Straniero” KURT HILGENBERG L’epistemologo francese si confronta con Kurt Hilgenberg “Dobbiamo trovare noi le giuste risposte alla crisi” MICHEL SERRES: “ALTRO CHE ECONOMIA L’EUROPA È UNA QUESTIONE DI LOGOS” FILOSOFIA ELOGIO della ual è il contributo della filosofia alla formazione del pensiero europeo? «Credo i contributi siano tre: la filosofia della storia, la filosofia del di- ritto e la filosofia della conoscenza o della scienza. E, in primo luogo, dal punto di vista della filosofia della storia mi pare che l’Europa sia il luo- go in cui è più viva la consapevolezza di possedere un’antichità. Nelle altre culture non c’è antichità, cioè una rottura netta tra una civiltà mor- ta e una civiltà che ricomincia. E, quindi, in Europa, c’è una duplice fon- te: quella dell’antichità greco-latina da un lato e, dall’altro, della tradi- zione giudeo-cristiana che le succede. E nell’idea che ha formato l’in- telletto europeo, mi pare che ci sia quest’idea di biforcazione: un’anti- chità da un lato e poi, dall’altro, un cambiamento di direzione; non è più l’antichità greco-latina, diventerà quella giudeo-cristiana, pur conser- vando l’apporto greco e latino. Cioè, appunto, una biforcazione ma, al contempo, la conservazione di ciò che vi è stato in precedenza. Questo, per quanto riguarda la filosofia della storia. Poi, relativamente al- la filosofia della conoscenza, nel- la tradizione greco-latina c’è l’i- dea del logos greco, dell’astrazio- ne greca. E quest’idea di astrazio- ne proseguirà a lungo nella filoso- fia. Ma d’altra parte, però, con il Rinascimento, in Europa assistia- mo all’invenzione della fisica spe- rimentale. Quindi, quest’astra- zione si proietterà nella concre- tezza, con una sorta di nuovo con- cetto che associa al contempo astratto e concreto. E anche que- sta è una caratteristica tipica- mente europea. Infine, nella filo- sofia del diritto, la cosa più impor- tante è vedere che in Europa c’è una dualità tra i paesi di diritto ro- mano e i paesi che potremmo de- finire come di diritto anglosasso- ne, cioè di diritto consuetudina- rio. E anche in questo caso trovia- mo da un lato l’idea di un logos astratto, di un’astrazione e dal- l’altro un’applicazione alla realtà». Questo per il passato. Ma oggi, la filosofia può ancora al pensie- ro sull’Europa? «Credo che la particolarità del- l’Europa sia di aver inventato qualcosa che ci riguarda in modo molto concreto, nel senso che credo che sia stata l’Europa a in- ventare la nozione di “individuo”. Questa nozione è già in parte pre- sente nei Greci, in parte nel diritto romano di cui ho parlato prima, ma è distintamente presente nel pensiero a partire dal Rinasci- mento. Il Rinascimento costitui- sce nuovamente una biforcazio- ne rispetto al Medioevo, in cui si manifesta un tratto tipicamente europeo, l’idea d’inventività e in- sieme la capacità di inventare l’in- dividuo. Il processo avviato con il Rinascimento dura ancora oggi, cioè in un periodo in cui l’indivi- duo è veramente nato: con le nuo- ve tecnologie, ad esempio, si vede benissimo che c’è una sorta di creazione di un nuovo individuo, in un quadro di trasformazioni ra- dicali. Oggi parliamo molto della crisi economica senza accorgerci che la crisi economica forse è solo un fenomeno prodotto da crisi molto più profonde. Per esempio, in paesi come l’Italia, la Francia, la Germania o l’Inghilterra, all’ini- zio del Novecento, la metà degli abitanti erano contadini. Oggi ab- biamo solo lo 0,8% di contadini. Quindi, nel ventesimo secolo, as- sistiamo a una crisi enorme a li- vello di rapporto con il mondo, di rapporto con la natura. In secon- do luogo, quando sono nato io, il mondo aveva un miliardo e mez- zo di abitanti. Oggi siamo sette miliardi e mezzo di persone. Di conseguenza, per i contadini non è più lo stesso mondo, per la de- mocrazia mondiale non sono più le stesse persone. E oggi la spe- ranza di vita è di 84 anni per le no- stre compagne e, di 77 anni, cre- do, per gli uomini. Ma, solo cent’anni fa, la speranza di vita era di 50 anni e duecento anni fa era di 40 anni. Quindi, non è più lo stes- so pianeta. Ne consegue, che la fi- losofia oggi deve individuare dei concetti nuovi, relativi non solo all’economia ma al posto dell’uo- mo nel mondo. In particolare, la filosofia può aiutare una futura Europa interrogandosi sul modo in cui gli individui si costituiranno in nuove comunità, e chiedendo- si se ci sono nuove comunità da inventare. Questa è filosofia poli- tica, un ambito in cui l’Europa è stata estremamente fertile nel- l’Ottocento, mentre lo è stata molto meno nel Novecento. Cre- do che bisognerebbe rilanciare l’idea di filosofia politica inven- tando nuove appartenenze ed è questo che, un po’ alla cieca, sta cercando l’individuo moderno». Quindi, biforcazione, indivi- duo, comunità sono i concetti centrali di un’Europa filosofica. Oltre ai concetti, le chiedo se esi- stono degli oggetti che esprimo- no l’Europa nel modo più com- pleto. «Il suo è un indovinello... A pri- ma vista, direi che è un oggetto enorme, la cattedrale. Perché le cattedrali sono presenti in Inghil- terra, in Francia, naturalmente, a Colonia, in Germania, a Milano, Q ualche tempo prima di morire, uno dei più grandi studiosi italiani di fantascienza (e non solo) come Antonio Caronia par- lava della fine del sistema dei ge- neri letterari. Una fine storica- mente annunciata, a suo parere: nati da un’ibridazione della nar- rativa colta con i dime novels all’i- nizio del Novecento, e cresciuti in una società industriale sviluppa- ta, sono, diceva, destinati a tra- montare nel momento in cui quella società è cambiata profon- damente. Da quella crisi sembra essere ancora immune il giallo, ma non il fantastico che, se si escludono i sottofiloni del para- normal romance e le inevitabili eccezioni, si rivolge soprattutto a una nicchia. Sembrano, però, moltiplicarsi le strade meticce in- traprese da autori che nascondo- no l’elemento fantastico nel mainstream: in alcuni casi, in quanto molto famosi o comun- que già affermati in ambito lette- rario (Murakami Haruki, Cormac McCarthy, Bret Easton Ellis), in al- tri (fra loro diversissimi, come China Miéville, Cory Doctorow o Christopher Moore) perché si persegue una scelta stilistica pre- cisa. Ora, un romanzo come L’uo- mo di Primrose Lane di James Renner (traduzione di Fabiano Massimi) costituisce un ulteriore passo avanti in questa direzione, perché non è etichettabile se non con etichette diverse e tutte coe- renti: thriller, horror, fantascien- za. Fin qui, Renner aveva scritto li- bri di true crime, esattamente co- me fa il suo protagonista, David Neff: e la prima parte del romanzo sembra una trasposizione in fic- tion di un reportage giornalistico. C’è un anziano bislacco, chiama- to l’uomo di Primrose Lane: non esce mai di casa e colleziona guanti di ogni foggia e colore. Tut- to comincia quando il vecchio viene trovato morto dissanguato, con le dita tagliate e sminuzzate in un frullatore, e a David Neff, afflit- to dalla recente scomparsa della Fantascienza, thriller e horror nel romanzo di James Renner LA STORIA DELL’UOMO CHE AMAVA I GUANTI Il giallo Q LOREDANA LIPPERINI L’intervista nello speciale che dà il via a “Zettel” il programma di Rai Educational Il filosofo Michel Serres è professore all’Università di Stanford. Per Bollati Boringhieri è in uscita il suo libro Non è un mondo per vecchi (pagg. 78, euro 8)

Cultural a Repubblica

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R2CULTURAn 50

LUNEDÌ 8 APRILE 2013

la Repubblica

Nella sua ampia produzione letteraria, Per-cival Everett, 57 anni, già filosofo, adde-stratore di cavalli, jazzista, oggi professoreuniversitario in California, ha raccontato

molte storie incentrate su eroi “impossibili”: lo scrit-tore raffinato rifiutato dal pubblico che sfonda conun bestseller intitolato fuck (Cancellazione); il bam-bino che la madre chiamò Non sono Sidney Poitier; ilgenietto con 500 di QI che rifiuta di parlare (Il Glifo);il depresso che muore decollato e, resuscitando, di-venta guru di un popolare culto (Deserto america-no). Altrove ha affrontato, in chiave più realistica, te-mi scottanti del contemporaneo, come la tortura (Lacura dell’acqua) e l’omofobia (Ferito). E sempre si èdimostrato, sino a diventare autore di culto (non so-lo in patria), un grande costruttore di metafore sul la-to oscuro del sogno americano, con un occhio di ri-guardo alla questione razziale: «sono uno scrittore»ha dichiarato «sono un uomo e sono un nero che vi-ve in Usa. È ovvio che la mia esperienza di nero inAmerica mi abbia influenzato».

Sospetto (Nutrimenti, traduzione di Paolo Co-gnetti e Federica Bonfanti), la sua ultima fatica lette-raria, consta di tre lunghi racconti ambientati nel-l’immaginaria contea di Plata: lembo di terra giù nelprofondo New Mexico, a due passi fra Denver e ilnulla, «terra di bifolchi e cafoni», dove al crepuscologli scarafaggi del deserto emergono dai loro buchi eun vento caldo e malsano trasforma in azioni orribi-li le ossessioni degli uomini. Anche dei migliori. Co-me Ogden Walker, unico nero in una landa di bian-chi e latini, figlio di un padre che «odiava i bianchi,ma non al punto da non sposarne una». Tocca a lui,

vicesceriffo conun passato di mi-litare e una pas-sione per la pescaalla mosca (co-mune all’autore),indagare sull’on-data di delitti chesconvolgono laquiete apparentedi questo avam-posto dimentica-to da Dio e dagliuomini. Sospettoè, senza mezzi ter-mini, un noir.Walker, “colui checammina”, con ilsuo passo lento, ilsuo vecchio fuori-

strada e il suo cuore oscuro e indecifrabile, è chia-mato a confrontarsi con la scomparsa di una miste-riosa ragazza dai legami pericolosi, con una rivoltadi prostitute, con il massacro di una banda di tossi-ci. Il tutto mentre intorno si agitano, in un insensatovagabondare di sangue, violenza e disprezzo, razzi-sti, narcotrafficanti, vecchi patetici hippy fuori tem-po massimo dai denti marci, ambigui agenti dell’F-bi. Lo statuto del genere è, nelle premesse, rispetta-to. Walker deve risolvere dei delitti, ma è chiamato aconfrontarsi con un male pervasivo che trascende ladimensione angusta di un singolo fatto di sangue eapre squarci su un malessere ben più generale. Uncontagio sociale con venature metafisiche che nonrisparmia nessuno. Come si scoprirà nel finale, tan-to sorprendente, quanto struggente e inquietante.

Ma attenzione. Se la contea di Plata fa venire inmente la Yoknapatawpha di Faulkner (non a caso,anche lui uomo del Sud), e qualche situazione ricor-da l’ultimo Cormac McCarthy, questo è pur sempreEverett: un sublime irregolare. Ed ecco che il piùamericano dei generi ne esce rivisitato sino allo stra-volgimento, e una sensazione di crescente, e benefi-co, disagio avvolge il lettore. Di che cosa ci sta vera-mente parlando Everett? Dell’America di oggi, ov-viamente. Ma con una cattiveria e una disperazioneche lasciano sgomenti. «È triste, triste, triste, triste,triste. Una merda, una merda, da vomitare. Non c’èun bel niente che ha senso e questo è l’unico modoin cui qualcosa ha senso. Sono qui, sono così e que-sto non ha senso. C’è sangue nell’acqua. C’è sanguesulla mia camicia».

Più che a Simenon, al quale è stato paragonato,Everett sembra qui richiamarsi al Camus dello Stra-niero. È improbabile che Everett, per quanto cultoredei paradossi, si sia soltanto divertito a rimescolarele carte. Di recente si è detto deluso da Obama: unabrava persona, migliore di tante altre, ma poteva fa-re di più. Insomma: l’America oggi non offre moltispunti di speranza. Forse solo qualche eccellente ro-manzo, come questo, che ci costringe a riflettere e,chissà, ad assumerci qualche responsabilità.

“Sospetto” il nuovo libro di Percival Everett

IL LATO OSCURODEL SOGNOAMERICANOGIANCARLO DE CATALDO

IL LIBRO

Sospettodi PercivalEverettNutrimentipagg. 235,euro 16

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un noir ambientatonel profondoNew Mexico che siispira al Camusdello “Straniero”

KURT HILGENBERG

L’epistemologo francese si confronta con Kurt Hilgenberg“Dobbiamo trovare noi le giuste risposte alla crisi”

MICHEL SERRES: “ALTRO CHE ECONOMIAL’EUROPA È UNA QUESTIONE DI LOGOS”

FILOSOFIAELOGIOdella

ual è il contributo della filosofia alla formazione del pensiero europeo?«Credo i contributi siano tre: la filosofia della storia, la filosofia del di-

ritto e la filosofia della conoscenza o della scienza. E, in primo luogo, dalpunto di vista della filosofia della storia mi pare che l’Europa sia il luo-go in cui è più viva la consapevolezza di possedere un’antichità. Nellealtre culture non c’è antichità, cioè una rottura netta tra una civiltà mor-ta e una civiltà che ricomincia. E, quindi, in Europa, c’è una duplice fon-te: quella dell’antichità greco-latina da un lato e, dall’altro, della tradi-zione giudeo-cristiana che le succede. E nell’idea che ha formato l’in-telletto europeo, mi pare che ci sia quest’idea di biforcazione: un’anti-chità da un lato e poi, dall’altro, un cambiamento di direzione; non è piùl’antichità greco-latina, diventerà quella giudeo-cristiana, pur conser-vando l’apporto greco e latino. Cioè, appunto, una biforcazione ma, alcontempo, la conservazione di ciò che vi è stato in precedenza. Questo,per quanto riguarda la filosofiadella storia. Poi, relativamente al-la filosofia della conoscenza, nel-la tradizione greco-latina c’è l’i-dea del logos greco, dell’astrazio-ne greca. E quest’idea di astrazio-ne proseguirà a lungo nella filoso-fia. Ma d’altra parte, però, con ilRinascimento, in Europa assistia-mo all’invenzione della fisica spe-rimentale. Quindi, quest’astra-zione si proietterà nella concre-tezza, con una sorta di nuovo con-cetto che associa al contempoastratto e concreto. E anche que-sta è una caratteristica tipica-mente europea. Infine, nella filo-sofia del diritto, la cosa più impor-tante è vedere che in Europa c’èuna dualità tra i paesi di diritto ro-mano e i paesi che potremmo de-finire come di diritto anglosasso-ne, cioè di diritto consuetudina-rio.E anche in questo caso trovia-mo da un lato l’idea di un logosastratto, di un’astrazione e dal-l’altro un’applicazione allarealtà».

Questo per il passato. Ma oggi,la filosofia può ancora al pensie-ro sull’Europa?

«Credo che la particolarità del-l’Europa sia di aver inventatoqualcosa che ci riguarda in modomolto concreto, nel senso checredo che sia stata l’Europa a in-ventare la nozione di “individuo”.Questa nozione è già in parte pre-sente nei Greci, in parte nel dirittoromano di cui ho parlato prima,ma è distintamente presente nelpensiero a partire dal Rinasci-mento. Il Rinascimento costitui-sce nuovamente una biforcazio-ne rispetto al Medioevo, in cui simanifesta un tratto tipicamenteeuropeo, l’idea d’inventività e in-sieme la capacità di inventare l’in-dividuo. Il processo avviato con ilRinascimento dura ancora oggi,cioè in un periodo in cui l’indivi-duo è veramente nato: con le nuo-ve tecnologie, ad esempio, si vedebenissimo che c’è una sorta dicreazione di un nuovo individuo,in un quadro di trasformazioni ra-dicali. Oggi parliamo molto dellacrisi economica senza accorgerciche la crisi economica forse è soloun fenomeno prodotto da crisi

molto più profonde. Per esempio,in paesi come l’Italia, la Francia, laGermania o l’Inghilterra, all’ini-zio del Novecento, la metà degliabitanti erano contadini. Oggi ab-biamo solo lo 0,8% di contadini.Quindi, nel ventesimo secolo, as-sistiamo a una crisi enorme a li-vello di rapporto con il mondo, dirapporto con la natura. In secon-do luogo, quando sono nato io, ilmondo aveva un miliardo e mez-zo di abitanti. Oggi siamo settemiliardi e mezzo di persone. Diconseguenza, per i contadini nonè più lo stesso mondo, per la de-mocrazia mondiale non sono piùle stesse persone. E oggi la spe-ranza di vita è di 84 anni per le no-stre compagne e, di 77 anni, cre-do, per gli uomini. Ma, solocent’anni fa, la speranza di vita eradi 50 anni e duecento anni fa era di40 anni. Quindi, non è più lo stes-so pianeta. Ne consegue, che la fi-losofia oggi deve individuare deiconcetti nuovi, relativi non soloall’economia ma al posto dell’uo-mo nel mondo. In particolare, la

filosofia può aiutare una futuraEuropa interrogandosi sul modoin cui gli individui si costituirannoin nuove comunità, e chiedendo-si se ci sono nuove comunità dainventare. Questa è filosofia poli-tica, un ambito in cui l’Europa èstata estremamente fertile nel-l’Ottocento, mentre lo è statamolto meno nel Novecento. Cre-do che bisognerebbe rilanciarel’idea di filosofia politica inven-tando nuove appartenenze ed èquesto che, un po’ alla cieca, sta

cercando l’individuo moderno». Quindi, biforcazione, indivi-

duo, comunità sono i concetticentrali di un’Europa filosofica.Oltre ai concetti, le chiedo se esi-stono degli oggetti che esprimo-no l’Europa nel modo più com-pleto.

«Il suo è un indovinello... A pri-ma vista, direi che è un oggettoenorme, la cattedrale. Perché lecattedrali sono presenti in Inghil-terra, in Francia, naturalmente, aColonia, in Germania, a Milano,

Qualche tempo prima dimorire, uno dei piùgrandi studiosi italianidi fantascienza (e non

solo) come Antonio Caronia par-lava della fine del sistema dei ge-neri letterari. Una fine storica-mente annunciata, a suo parere:nati da un’ibridazione della nar-rativa colta con i dime novels all’i-nizio del Novecento, e cresciuti inuna società industriale sviluppa-ta, sono, diceva, destinati a tra-montare nel momento in cuiquella società è cambiata profon-damente. Da quella crisi sembraessere ancora immune il giallo,ma non il fantastico che, se siescludono i sottofiloni del para-

normal romance e le inevitabilieccezioni, si rivolge soprattutto auna nicchia. Sembrano, però,moltiplicarsi le strade meticce in-traprese da autori che nascondo-no l’elemento fantastico nelmainstream: in alcuni casi, inquanto molto famosi o comun-que già affermati in ambito lette-rario (Murakami Haruki, CormacMcCarthy, Bret Easton Ellis), in al-tri (fra loro diversissimi, comeChina Miéville, Cory Doctorow oChristopher Moore) perché sipersegue una scelta stilistica pre-cisa. Ora, un romanzo come L’uo-mo di Primrose Lane di JamesRenner (traduzione di FabianoMassimi) costituisce un ulteriore

passo avanti in questa direzione,perché non è etichettabile se noncon etichette diverse e tutte coe-renti: thriller, horror, fantascien-za. Fin qui, Renner aveva scritto li-bri di true crime, esattamente co-me fa il suo protagonista, DavidNeff: e la prima parte del romanzosembra una trasposizione in fic-tion di un reportage giornalistico.C’è un anziano bislacco, chiama-to l’uomo di Primrose Lane: nonesce mai di casa e collezionaguanti di ogni foggia e colore. Tut-to comincia quando il vecchioviene trovato morto dissanguato,con le dita tagliate e sminuzzate inun frullatore, e a David Neff, afflit-to dalla recente scomparsa della

Fantascienza, thriller e horror nel romanzo di James Renner

LA STORIA DELL’UOMOCHE AMAVA I GUANTI

Il giallo

Q

LOREDANA LIPPERINI

L’intervistanello speciale chedà il via a “Zettel”il programmadi Rai Educational

Il filosofo

Michel Serres è professoreall’Università di Stanford.Per Bollati Boringhieriè in uscita il suo libro Non èun mondo per vecchi(pagg. 78, euro 8)

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n 51

@LUNEDÌ 8 APRILE 2013

la Repubblica PER SAPERNE DI PIÙwww.filosfia.rai.itwww.nutrimenti.net

ovunque in Europa. La prima èforse Santa Sofia, a Costantinopo-li. Dunque la cattedrale simboliz-za bene l’Europa, ma è un oggettodi un’altra epoca. Ma sono stateinventate nuove cattedrali, comeil Cern, a Ginevra: ecco un’istitu-zione europea, una comunità eu-ropea, la costruzione di una catte-drale straordinaria e qualcosa, dalpunto di vista scientifico, di pret-tamente europeo. Non contem-pla minimamente di applicare lascienza e di applicarla a interessi

economici. Si tratta solo di ricercapura, di ricerca disinteressata equesto è tipicamente tedesco, ti-picamente francese, tipicamenteitaliano. Sì, il Cern è una buonaidea, è una nuova cattedrale».Qual è la via che i giovani devo-

no o dovrebbero percorrere perarrivare a un nuovo pensiero eu-ropeo?

«La mia prima risposta è consi-stita nel dire: ciò che c’è di origi-nale nel pensiero europeo è labiforcazione rispetto all’anti-

chità, la biforcazione rinascimen-tale rispetto al Medioevo, cioè l’i-dea che l’avvenire è imprevisto,che è inventivo, che è inatteso.Anche oggi ha luogo una biforca-zione. Come dicevo, oggi siamodegli individui, siamo meno tede-schi di una volta, meno italiani diuna volta, meno francesi di unavolta perché sappiamo che la na-zione ci è costata milioni di mortie, dunque, non ne abbiamo piùbisogno. E stiamo pensando chele comunità antiche sono un po’desuete, un po’ obsolete. Ora, l’i-dea su cui, credo, bisognerebbeun lavorare sarebbe quella dichiedersi in che modo degli indi-vidui, siano essi di Cosenza, diBerlino o di Parigi, potrebberoriuscire a inventare una nuova co-munità politica che non sia domi-nata da istituzioni antiche, con-cepite in un’epoca in cui il mondonon era ciò che è diventato. Ci so-no dei matematici che, una deci-na di anni fa, si sono posti la se-guente domanda: con quante te-lefonate un abitante di Cosenzapuò raggiungere un abitante diBerlino o di Parigi? Una personaqualsiasi che chiama un’altrapersona qualsiasi. Hanno fattodei calcoli e si sono accorti checon sette telefonate chiunque sulpianeta può chiamare chiunquealtro. Ma alcuni mesi fa il calcolo èstato rettificato perché ci si è ac-corti che con le grandi reti presen-ti sul web si poteva scendere aquattro. E quindi, chiunque nelmondo, tenendo in mano il cellu-lare, può chiamare chiunque al-tro con quattro telefonate. I mate-matici hanno chiamato questoteorema, “teorema del mondopiccolo”, un mondo in cui possochiamare chiunque altro, virtual-mente, con quattro telefonate. Ilche dimostra che abbiamo cam-biato completamente spazio. Nelcorso della storia, chi avrebbe po-tuto dire “ora, tenendo in mano ilmondo...”? Forse Augusto, l’im-peratore romano. Possiamo im-maginare un’epoca della storia incui avrebbero potuto esserci mi-liardi di Augusto?».E quasi settant’anni di pace,

almeno in buona parte dell’Eu-ropa.«Sono abbastanza vecchio per

sapere che l’Europa è un miraco-lo, perché ho conosciuto le guerree il fatto che non ci siano più fron-tiere mi pare una cosa miracolo-sa. E quali che siano le critiche chesi possono muovere all’Europa,non bisogna dimenticare che tut-ti i libri di storia ci dicono che leguerre sono sempre causate dauna crisi economica. Ora, ormaida vent’anni siamo in una crisieconomica e, che io sappia, non cisono state guerre. Quindi, l’Euro-pa è perfettamente efficace a li-vello di istituzioni visto che è incorso una crisi, una crisi comuneche, però, non ha scatenato car-neficine come nel caso delle crisiprecedenti».

Domani (alle 20 su Rai Scuola e poi su www.filosofia.rai.it)

lo Speciale Europa apre la terzaserie di Zettel , programma di Rai Educational diretto

da Silvia Calandrelli, ideato da Gino Roncaglia

e progettato e condotto da Maurizio Ferraris

con Mario De Caro. Ci sarà una conversazione

tra Ferraris e Umberto Eco con altri interventi.

Anticipiamo l’intervista di Hilgenberg a Serres

© RIPRODUZIONE RISERVATA

moglie, viene proposto di scrivereun nuovo libro sulla vicenda. Il be-st seller che l’ha reso famoso e ric-co riguardava l’assassinio serialedi bambine, di cui Neff era riusci-to a smascherare il vero colpevolericevendone in cambio un’oscu-rità strisciante che lo ha costrettoa una dipendenza da psicofarma-ci. Se non bastasse, la moglie Eli-zabeth era a sua volta sfuggita, dapiccola, al rapimento di un pedo-filo, che le ha però strappato e uc-ciso la gemella. Se non bastasseancora, la polizia sospetta che sia

proprio David l’assassino dell’uo-mo di Primrose Lane.

Fino a questo punto, stiamoparlando di un giallo. Tuttocambia a metà libro, quandoentrano in scena creature visci-de e nere ed elementi che è diffi-cile raccontare senza anticipa-re. Si può solo dire che la tramavira più volte, costeggia La mo-glie dell’uomo che viaggiava neltempo di Audrey Niffenegger,incrocia le vie di Stephen King, enaturalmente quelle del citatis-simo Lost. Non è un pasticcio, èun libro che promette di aprirepossibilità nuove: e che non faconcessione alcuna al già letto.

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IL LIBRO

L’uomo

di Primrose

Lane

di JamesRennerEinaudi,pagg. 490,euro 19,50

el quinto libro delle Tuscolanae disputationes, Cicerone, citando come pro-pria fonte Eraclide Pontico, ci informa del curioso incontro tra Pitagora diSamo e Leonte, signore di Fliunte, il quale, colmo d’ammirazione per quelprodigio d’ingegno ed eloquenza, dopo avergli chiesto quale mai fosse lasua arte, si sentì rispondere che non ne professava alcuna, ma che però era“filosofo”. Ora, dovendo spiegare al sovrano il significato di quel termineinaudito, Pitagora ricorre a un’elegante analogia con i giochi panellenici, inquanto eventi capaci di coinvolgere ben tre categorie di persone: 1) gli atle-ti, che, per ottenere celebrità e gloria eterna, partecipano alle gare attiva-mentee che, dunque, sono emblema della vita activa; 2) i mercanti, che ap-profittano delle grandi adunate di massa per esercitare l’arte del piccolocommercio e che, pertanto, rappresentano la vita poietica; 3) gli spettatori,che partecipano alle gare passivamente, solo per il piacere di assistere,e che,

PAOLO POMA

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quindi, incarnano la vita contem-plativa.

Ebbene, dice Pitagora, questi ulti-mi, in qualche modo, sono parago-nabili ai filosofi, la cui caratteristicaprincipale è quella di osservare lanatura in maniera disinteressata…non poteva certo immaginare che,ai giorni nostri, l’Olimpiade di Filo-sofia (giunta già alla sua XXI edizio-

ne) avrebbe messo in crisi il suo raf-finato parallelismo, presentando ilfilosofo e l’atleta sullo stesso piano.La competizione, bandita dal MIURe dalla Società Filosofica Italiana(SFI, il cui presidente e promotoredelle iniziative è Stefano Poggi), ve-de protagonisti studenti e studen-tesse delle scuole secondarie supe-riori ed è articolata in quattro fasi. Leprime due, le gare di istituto e quel-le regionali, si sono già concluse. Laterza, nazionale, si terrà a Roma il 16aprile prossimo. Infine, l’ultima fa-se, quella internazionale, si dispu-terà dal 16 al 19 maggio. Coordinatadalla Federazione Internazionaledelle Società di Filosofia, dopo avertoccato Oslo, Vienna, Tokyo e altreimportanti città, quest’anno avràluogo a Odense, in Danimarca, do-ve due campioni italiani, accompa-

gnati da Carla Guetti e Gaspare Po-lizzi (rispettivamente segretario na-zionale e presidente della sezionefiorentina della SFI), si misureran-no, fra gli altri, coi corrispettivi diAmerica latina, Giappone, Corea.Le prove, in inglese, francese, tede-sco o spagnolo, consistono in saggiscritti di argomento filosofico sor-teggiati, di volta in volta, in terne ditracce pertinenti alla questione difondo “Quali virtù per la cittadinan-za?”.

I giovani studenti, per l’occasio-ne, cominceranno a mettere a fuo-co i grandi problemi del nostro tem-po, ad aprire gli occhi sul mondo incui vivono, a rivendicare – per dirlacon Emanuele Severino – il diritto dinon sognare. Non a caso, a esserepremiata sarà la capacità critica eargomentativa, più che i riferimen-ti storici. Per questo, dietro la com-petizione, c’è una pratica annualeintensa: i docenti, come veri e pro-pri preparatori atletici, sottopongo-no ai liceali partecipanti dei testi-palestra, al fine di aiutarli a poten-ziare le capacità e ad adeguare sem-pre di più le performance dei candi-dati italiani agli standard interna-zionali. Al di là di ori, argenti ebronzi, grazie al protocollo d’intesatra SFI e MIUR la partecipazione al-l’Olimpiade di Filosofia è conside-rata prova di eccellenza e come taleconsentirà di incrementare il credi-to scolastico dei candidati all’esamedi Stato. Il ministero si riserva di pre-miarla in forma ancora da definire.

Il 16 aprile a Roma le gare nazionali degli studenti dedicate al pensiero

I SOCRATE DEL FUTUROVANNO ALLE OLIMPIADI

L’ultima fase, quellainternazionale, si disputeràdal 16 al 19 maggio a Odense,in Danimarca, dove arriverannoi due liceali italiani campioni

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