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1 CURIA VESCOVILE DI VICENZA Il Vicario Generale Prot. Gen. 2/2017 Vicenza, 9 gennaio 2017 Ai Presbiteri, ai Religiosi e ai Fedeli della Parrocchia di San Pietro Apostolo in Schio Carissimi, da alcune settimane il vostro Arciprete, mons. Bruno Stenco, è assente dalla parrocchia a seguito di improvvisi e gravi problemi di salute. Anche se le sue condizioni stanno migliorando, per garantirgli una adeguata ripresa si rende necessario prolungare la sua assenza ancora per alcuni mesi. A motivo di questo, il Vescovo ha nominato amministratore parrocchiale di San Pietro, don Luca Trentin. Egli assicurerà l'ordinaria cura pastorale della parrocchia, mantenendo nel contempo la responsabilità dell 'Unità Pastorale "Poleo - S. Caterina - S. Cuore". A don Luca va la nostra riconoscenza per la disponibilità manifestata. In questo momento così delicato, che vede la comunità cristiana di San Pietro priva del suo pastore, vi è più che mai bisogno del contributo di tutti, oltre che della disponibilità ad alcuni cambiamenti. Una prima scelta obbligata è la riformulazione del numero e dell'orario delle SS. Messe. In accordo con don Bruno e con i presbiteri che a vario titolo prestano servizio in Parrocchia, si è deciso di procedere con le seguenti variazioni. A partire dal 21 gennaio sarà sospesa la Messa delle 15.30 del sabato in San Francesco e quella delle ore 19.00 in San Giacomo sostituite da un’unica SS. Messa alle ore 17 a San Giacomo. A partire dal 11 febbraio la SS. Messa delle ore 18.30 nell’Oratorio dei Salesiani sarà celebrata in Duomo alle ore 18.00 con l’animazione da parte delle realtà giovanili. Verrà, inoltre, sospesa la Messa della domenica nella Residenza per anziani di Via Valbella. In tale struttura si assicurerà una celebrazione eucaristica infrasettimanale il mercoledì alle ore 9,15. Sono certo che, pur con i sacrifici che ne conseguono, ciascuno di voi comprenderà le ragioni che hanno determinato tale scelta e se ne farà carico. Nell'unirmi alla vostra preghiera per la salute e il ministero di don Bruno, affido al Signore la vostra comunità perché attorno a Lui, nostro Pastore, possa mantenersi unita e salda nella fede. Piazza Duomo, 10 - 36100 Vicenza - te!. 0444 226300 - fax 0444 326530 - diocesi @ vicenza.chiesacattolica.it

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CURIA VESCOVILE DI VICENZA Il Vicario Generale

Prot. Gen. 2/2017

Vicenza, 9 gennaio 2017

Ai Presbiteri, ai Religiosi e ai Fedeli della Parrocchia di San Pietro Apostolo in Schio

Carissimi,

da alcune settimane il vostro Arciprete, mons. Bruno Stenco, è assente dalla parrocchia a seguito di improvvisi e gravi problemi di salute. Anche se le sue condizioni stanno migliorando, per garantirgli una adeguata ripresa si rende necessario prolungare la sua assenza ancora per alcuni mesi.

A motivo di questo, il Vescovo ha nominato amministratore parrocchiale di San Pietro, don Luca Trentin. Egli assicurerà l'ordinaria cura pastorale della parrocchia, mantenendo nel contempo la responsabilità dell 'Unità Pastorale "Poleo - S. Caterina - S. Cuore". A don Luca va la nostra riconoscenza per la disponibilità manifestata.

In questo momento così delicato, che vede la comunità cristiana di San Pietro priva del suo pastore, vi è più che mai bisogno del contributo di tutti, oltre che della disponibilità ad alcuni cambiamenti.

Una prima scelta obbligata è la riformulazione del numero e dell'orario delle SS. Messe. In accordo con don Bruno e con i presbiteri che a vario titolo prestano servizio in Parrocchia, si è deciso di procedere con le seguenti variazioni. A partire dal 21 gennaio sarà sospesa la Messa delle 15.30 del sabato in San Francesco e quella delle ore 19.00 in San Giacomo sostituite da un’unica SS. Messa alle ore 17 a San Giacomo. A partire dal 11 febbraio la SS. Messa delle ore 18.30 nell’Oratorio dei Salesiani sarà celebrata in Duomo alle ore 18.00 con l’animazione da parte delle realtà giovanili. Verrà, inoltre, sospesa la Messa della domenica nella Residenza per anziani di Via Valbella. In tale struttura si assicurerà una celebrazione eucaristica infrasettimanale il mercoledì alle ore 9,15. Sono certo che, pur con i sacrifici che ne conseguono, ciascuno di voi comprenderà le ragioni che hanno determinato tale scelta e se ne farà carico.

Nell'unirmi alla vostra preghiera per la salute e il ministero di don Bruno, affido al Signore la vostra comunità perché attorno a Lui, nostro Pastore, possa mantenersi unita e salda nella fede.

Piazza Duomo, 10 - 36100 Vicenza - te!. 0444 226300 - fax 0444 326530 - diocesi @ vicenza.chiesacattolica.it

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NNel 2017 ricorre il 70° anniversa-rio della nascita al Cielo di Santa Giuseppina Bakhita. Molti bimbi e giovani che hanno conosciuto la ma-dre Moretta amano consegnarci le loro memorie come gioiello prezioso, dono custodito per tutta la vita con lo stupore ancora vivo di esserne stati i destinatari. È per questo che nel 70° anniversario della sua nascita al Cielo (8 febbraio 1947) ci è parso doveroso ascoltare attentamente chi, tramite le madri canossiane, desidera consegna-re un’eredità alla propria famiglia ed alla società al largo.

Il mondo intero giunge a Schio atti-rato da una semplicità che conquista e da una libertà del cuore sperimentata da santa Bakhita già nella schiavitú; ella ci parla di una speranza possibi-le ancor oggi per chi, come lei, ama e perdona sentendosi sommamente amato da Dio, circondato dalle sue belle creature viste tali per la bontà di Bakhita che in ognuno ha colto i volti del Creatore, sapendo poi – tutti e tutto – ricondurre a Lui e alla Sua Provvidenza.

Una pubblicazione di memorie è richiesta da anni, motivo per cui ab-biamo preparato una scheda per raccogliere le testimonianze di chi l’ha incontrata nella giovinezza. Sollecitiamo la restituzione di queste schede entro il mese di maggio 2017. Oltre alle testimonianze sono benve-

nuti anche gli sponsor per aiutarci ad ammortizzare i costi prevedibili.

Il Comitato Bakhita Schio-Sudan, l’amministrazione comunale di Schio, insieme alla comunità delle Figlie del-la Carità Canossiane di Schio hanno inoltre pensato di rendere omaggio alla figura della Santa (vera ambascia-trice della città di Schio nel mondo) con varie iniziative che si spalmeran-no nell’arco dell’anno.

Inizieremo con il mese di febbraio che da sempre il Comitato Bakhita dedica alla Santa e che quest’anno avrà per titolo: «70° della nascita al Cielo di S. Bakhita (1947-2017) - Testimone di una Speranza possibi-le».

Programma delle celebrazioni presso la chiesa delle Canossiane di Schio:

Dal 30 gennaio al 7 febbraio alle ore 6.55: santa Messa, novena breve dopo la comunione.

Dal 5 al 7 febbraio: triduo con la presenza di un sacerdote tutto il gior-no per la disponibilità delle confessio-ni. Alle ore ore 18.15: vespri solenni e testimonianze di una speranza possi-bile:- domenica 5 febbraio: Nella speran-

za di memorie familiari;- lunedí. 6 febbraio: Nella santità

delle vocazioni nate dall’incontro con Lei;

- martedí 7 febbraio: Nella speranza

Gianfrancesco Sartori e le Madri Canossiane della Comunità Santa Bakhita

NEL 70° DELLA SUA NASCITA AL CIELONEL 70° DELLA SUA NASCITA AL CIELO

SANTA BAKHITA (1869-1947) UNA SPERANZA POSSIBILE

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sociale da Lei testimoniata;- mercoledí 8 febbraio, memoria

liturgica di santa Giuseppina Bakhita: sante messe alle ore 6.55, 9, 15.30, 17, 19. Si è consi-derata l’opportunità di inserire una s. Messa alle 17 per permettere ad altri sacerdoti che lo desiderano di celebrare ed ai pellegrini presenti di parteciparvi. Durante la santa mes-sa delle ore 19, alla presenza di au-torità civili, ricorderemo in modo particolare i mons. Antonio Doppio e Giacomo Bravo scomparsi nella terra di Bakhita proprio nell’anni-versario del 2003.

- Domenica 19 febbraio alle ore 16, in Duomo, concerto dedicato a san-ta Bakhita organizzato in collabo-razione con l’Accademia Musicale di Schio, diretta dal violino solista Enrico Casazza: musiche di Vivaldi, Chelleri e Geminiani.

- Venerdí 24 febbraio alle ore 20.30 nella sala degli affreschi di palazzo Toaldi Capra di Schio conferenza organizzata in collaborazione con il Centro di cultura «card. Elia Dalla Costa» sul tema: Bakhita sorella uni-versale - una provocazione per il no-stro tempo. Interverrà Roberto Italo Zanini, giornalista della redazione romana di «Avvenire» e autore di nu-merosi libri tra cui ben due dedicati a Santa Bakhita. Quest’anno il febbraio, mese di

Bakhita, avrà un prolungamento in marzo con la consueta cena solidale di sabato 4 marzo alle ore 19.30 il cui ricavato andrà a favore del Progetto Bakhita Schio-Sudan. Per motivi or-ganizzativi informazioni ed adesioni dovranno essere fatte attraverso i se-guenti numeri telefonici: Roberto 348

8884043 o Silvio 347 4184208. Durante l’anno, come accennato

sopra, ci potranno essere altre inizia-tive alle quali stiamo lavorando (una rassegna dei canti piú belli dedicati a santa Bakhita, una mostra fotografi-ca, etc. Abbiamo già avuto contatti in proposito con il volontario Giovanni Artuso della Caritas Diocesana, con Solidarity with South Sudan e La Fondazione Canossiana).

È nostra intenzione anche focalizza-re l’attenzione della gente verso il Sud Sudan terra martoriata di Bakhita, che soffre di una terribile guerra civile di cui i media parlano poco o niente. Ci piacerebbe proporre che la carità della Quaresima di quest’anno della Diocesi, o comunque un’attenzione particolare, si orientasse proprio verso il Sud Sudan in riconoscenza all’opera di santa Bakhita.

Mario BOGANI (1937-2016), Stendardo per la beatificazione di Giuseppina Bakhita (1992).

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SOTTO IL PRÒNAO DEL DUOMOSOTTO IL PRÒNAO DEL DUOMO

Eravamo incerti se pubblicare il numero di febbraio del Bollettino parrocchiale, in assenza del nostro arciprete, ricoverato per la riabilita-zione dopo i gravi problemi di salute di tipo cardiaco. Ma abbiamo pensa-to che occorreva pubblicarlo perché il Bollettino è utile alla parrocchia: è un mezzo per informare la comunità di San Pietro sulle scadenze, gli ap-puntamenti, le attività, le novità dei riti e delle Messe, il cui calendario è sta-to leggermente ritoccato. Il parroco dell’unità pastorale del S.Cuore, Po-leo e Santa Caterina che il Vescovo ha nominato come referente provvisorio della parrocchia, ci ha incoraggiati a proseguire. Perciò ecco a voi il bollet-tino in cui riportiamo un documento del Vicario generale della diocesi.

Speriamo di avere presto buone no-tizie sullo stato di salute del nostro parroco e qualche nuova indicazione per il prossimo numero di marzo.

***Durante le feste natalizie si è con-

cluso il vecchio anno e ne è iniziato uno nuovo. È un rito periodico, sem-

pre quello: grande abbuffata, botti co-stosi e pericolosi, la certezza, ma forse è meglio dire la speranza, che il nuovo anno sarà migliore del precedente. Il 2016 è stato nefasto, da dimenticare. Fino all’ultimo giorno ci ha regalato dolori, diversi problemi, attentati con armi e camion, omicidi, violenza di ogni genere: figli che uccidono i geni-tori, genitori che uccidono i loro par-goli, insomma odio familiare, furti con percosse, imbrogli, corruzione diffusa, il flusso incessante di immigrati che sembra difficile regolamentare, anche perché ai nuovi arrivi annuali occorre aggiungere quelli degli anni preceden-ti: il totale è corposo.

A livello locale altri mali piú o meno gravi, non ultimo il malore del nostro arciprete mons. Bruno Stenco, ri-coverato d’urgenza in ospedale per problemi cardiaci, sottoposto a due interventi operatori, ora in fase di convalescenza. Auguri sinceri!

Non ho mai creduto al malocchio del gatto nero (anzi mi è simpatico il micio nero), del sale, della scala, dei numeri, non credo alla iettatura del venerdí e martedí, ai sortilegi, ma pare che i nostri progenitori latini, che era-no pagani, credessero alle magie e non amassero, ad esempio, il numero 17.

Nella epigrafia latina il 17 si scrive XVII, che, anagrammato, può diventa-re VIXI, un perfetto storico (passato remoto) del verbo vivere. Il perfetto (perfectum = compiuto, participio pas-sato del verbo perfícere) allude ad un’azione compiuta: cioè vissi, quin-

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di ho cessato di vivere, sono morto. Questo oroscopo negativo potrebbe essere riferito all’anno 2017, almeno per i nostri avi latini. Ma noi siamo sta-ti vaccinati dal cristianesimo e quindi non crediamo minimamente a questi irrazionali residui di paganesimo.

***Mi sembra doveroso ringraziare,

a nome della comunità parrocchia-le, tutti coloro che hanno allestito il presepio nelle chiese scledensi. In particolare va segnalato il faticoso la-voro del grande presepio in duomo, eseguito al freddo gelido, da parte di un gruppo di giovani scout (Giacomo Bertoldi, Giacomo Caporali, Jacopo De Muri, Giacomo Galbusera e Ric-cardo Mondin), coordinati da Gior-gio Zacchello, Alberto Marchioro e Andrea Rodeghiero e l’altro presepio nella chiesa di S. Antonio abate, rea-lizzato da Francesco Dal Molin, Fran-cesco Dal Santo, Gianfranca Incubi e Bruno Dalla Vecchia.

Grazie di cuore e la speranza che la preziosa attività sia ripetuta anche nel prossimo anno.

***È morto Pio Bertoli, nostro colla-

boratore del Bollettino parrocchiale. Egli curava due rubríche fisse: «Fine-stra sul mondo ecclesiale» relativa alla vita della Chiesa e una di carattere lo-cale «Notizie di casa nostra».

Lo ricordiamo con riconoscenza.***

Marano vicentino è stato de-finito il comune piú virtuoso d’Italia. Nessuno lo sapeva né a Schio né in Italia. Ora lo sappiamo. La RAI ha in-tervistato la sindachessa davanti al

comune e alla famosa Banca Popolare. La sindachessa era tutta orgogliosa e pimpante del riconoscimento ottenu-to a livello nazionale.

Non mi piace dare il voto alle per-sone: lo dovevo dare ai compiti di lati-no nei quali era relativamente sicuro, ma a quelli d’italiano la valutazione era talora problematica.

Un giornale nazionale ha messo ai primi posti la sindachessa di Torino e agli ultimi quella di Roma, due sinda-ci donne dello stesso partito stellare. Tuttavia le colpe e i meriti per valutare lo stato di una città non sono solo del sindaco, ma anche dei cittadini, delle situazioni create nel tempo, e delle amministrazioni precedenti.

Fin dai tempi di Cesare era diffici-le governare l’urbs caput mundi, cioè Roma, una città globalizzata come po-che al mondo, e, soprattutto, i romani.

***Alle votazioni sul referendum,

ora lo posso dire, ho votato sí, per-ché sono favorevole alle riforme; sono utili per la vita della nostra Italia, an-che se non ero d’accordo su tutto il pacchetto legislativo. Ma non si può pretendere che il governo faccia esat-tamente quello che pensa un singolo cittadino. Il dittatore scrive e applica le leggi come vuole lui. In democra-zia le leggi sono una sintesi, un com-promesso fra idee diverse e ideologie contrastanti. La maggioranza ha vota-to no, forse non tanto per esprimere un voto contro la riforma della Co-stituzione, che molti conoscono vaga-mente o per sentito dire, ma contro il governo in carica, cioè contro Renzi.

Egli, dopo la sconfitta referendaria,

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ha dato le dimissioni, come aveva pro-messo e com’era giusto che facesse. Infatti il Presidente della Repubblica gli aveva conferito l’incarico di forma-re il governo soprattutto per studiare e approvare le riforme che l’Europa richiedeva ripetutamente, in cambio della flessibilità di tipo economico.

Ora molti si chiedono perché esi-stano ancora le province, perché ab-biamo una caterva di parlamentari, i piú numerosi e pagati nel mondo e altro ancora. Insomma tutto è rima-sto fermo, come prima. Forse anche per questo l’Europa è un po’ ostile contro di noi. Avevo considerato, pri-ma di votare, quali sarebbero state le conseguenze di un no. Com’è capitato a proposito del referendum in Inghil-terra!

A questo punto occorre accettare le conseguenze del voto democratico e cercare una soluzione, la meno ne-gativa per il nostro paese, ma senza lamentarci. È stata una scelta demo-cratica.

***Sono un po’ adirato con il clima e

il meteo di questo inverno. Da noi freddo senza neve e una siccità pro-lungata, che tra l’altro agisce negati-vamente sulla salute e sugli organi in chiesa, dove il riscaldamento abbassa il tasso di umidità e rende ancora piú problematico il funzionamento degli strumenti musicali.

Nel meridione e nei paesi terre-motati, dove non mancano mille altri problemi, non avevano bisogno delle nevicate colossali, perché rendono ancora piú difficile la vita di quelle povere popolazioni al freddo, isolate,

ospitate in locali di fortuna, senza le proprie abitazioni, crollate per causa del terremoto. Allo sciame sismico si sono aggiunti altri mali: la troppa neve e valanghe disastrose.

La nostra vita è libera e il pianeta funziona secondo le leggi della fisica, non secondo quelle di Dio. Alcuni in-tegralisti «intelligenti» hanno senten-ziato che tutto questo è il castigo di Dio. Mi sembra una bestemmia! Tutta-via non posso non pensare ai disagi di questi nostri fratelli sfortunati.

***Sicuramente la natura si è accani-

ta contro i terremotati dell’appennino centrale: prima un sisma che continua imperterrito, senza soste, ed ha scon-volto una vasta zona appenninica, dove le contrade, i paesi piú o meno piccoli, sono molti, dislocati in zone impervie, collegati da stradine il cui tracciato è abbastanza antico. A ciò si è aggiunta una nevicata furiosa e continua: villag-gi isolati da nevicate che superano il metro di altezza, il cui spessore appare preoccupante, difficile da rimuovere.

Colossale è stata la tragedia dell’ho-tel sul Gran Sasso, un lussuoso albergo, una residence con piscina, che occupa-va la confluenza di due canaloni. Non occorre essere esperti per capire che d’inverno, specie con una tormenta di neve, una tale ubicazione può diventa-re pericolosa. Tuttavia diversi temerari, nonostante lo sciame sismico e la neve insistente, hanno scelto di passare le vacanze entro questo pericoloso ho-tel dalle molte comodità. Personal-mente non ne avrei avuto il coraggio.

Quando dall’albergo chiedono uno spazzaneve perché i clienti, finalmente

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impauriti, vorrebbero ritornare a val-le, non si trova subito il mezzo adatto. Dopo qualche ora cade la valanga di neve e detriti che sposta l’albergo di dieci metri e lo copre con alcuni me-tri di neve. Un cliente, salvatosi per-ché era uscito a cercare le medicine in auto, telefona subito alle autorità, ma una funzionaria dirigente gli risponde che è una bufala; in albergo, lei lo sa, tutto va bene. E la burocrazia sa tutto ed ha sempre ragione.

Qualcosa di simile era accaduto in occasione del disastro alla diga del Vajònt, quando le autorità, pur cono-scendo l’aumento della velocità della pericolosa frana dal monte Toc, non avevano fatto evacuare il paese di Lon-garone né quello di Erto e di Casso.

Dopo la grande valanga dal Gran Sasso, iniziano alacremente i soccor-si. Sono stati definiti «gli angeli del ghiaccio» coloro che hanno dedicato ogni sforzo per salvare i sepolti anco-ra vivi: un totale di undici persone tra cui quattro bambini; e per estrarre 28 cadaveri.

Mi hanno sorpreso negativamente alcuni politicanti, sempre interessati alla propaganda elettorale, i quali han-no accusato i soccorritori di essere arrivati tardi.

Nel 1985 a Schio un metro di neve aveva paralizzato tutto il vicentino. Le scuola erano rimaste chiuse per una settimana e l’unico collegamento pubblico con il capoluogo era il treno Schio-Vicenza.

Mi hanno sorpreso gli stessi politi-canti che hanno esaltato Putin e Tru-mp, grandi esempi di politica forte e decisionale. Molti italiani hanno ammi-

rato spesso gli uomini potenti, sicuri e decisi, come Benito e altri.

***Quand’ero bambino si allestiva il

presepio con pezzi di legna, il mu-schio vero, il ghiaino, lo specchio per il lago, la segatura: si creava cosí l’am-biente suggestivo in cui inserire le sta-tuine. Solo la Befana, anzi la stría, ci portava qualche piccolo dono: un sac-chetto di mandarini, mele, noci, datteri, il torrone, qualche raro e povero ba-locco di legno. Poi sono arrivati l’abe-te natalizio con le palline colorate e il Babbo Natale, piú ricco e potente della Befana che viaggiava con la scopa. Babbo Natale viaggia sulla slitta trai-nata dalle renne e tiene in mano una cesta di giocattoli pregiati, non sempre infrangibili.

Il giocattolo infrangibile è quel ba-locco che i bambini usano per rompe-re tutti gli altri!

***Faceva cosí freddo quest’inverno

che s’è visto qualche nostro politi-cante con le mani nelle sue tasche!

***Il padre di un alunno va a scuola per

informarsi sui progressi del suo ragaz-zino: «come va a scuola il mio figliolo?»

«Non troppo bene – dice il maestro- . Proprio ieri l’ho interrogato in storia e non ha saputo dirmi in che anno sia morto Napoleone.»

«Già, già, capisco. Ma occorre scu-sarlo; la colpa è solo mia che lo tiro su all’antica. In casa nostra non entra mai un giornale. Da noi niente riviste né televisione!»

IL DIRETTOREGiuseppe Piazza

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XXV GIORNATA MONDIALE DEL MALATOXXV GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

STUPORE PER QUANTO DIO COMPIE: «GRANDI COSE HA FATTO PER ME L’ONNIPOTENTE...»

(LC 1,49)

CCari amici Unitalsiani e amici lettori del bollettino, eccomi nuo-vamente a scrivere per darvi indi-cazioni circa le iniziative che l’UNI-TALSI farà anche quest’anno.

L’anno Santo della Misericordia si è da poco concluso, è stato un anno giubilare «speciale». Il motivo che ci ha accompagnati per tutto il 2016 è stato tratto dal Vangelo di Luca: Misericordes sicut Pater - misericor-diosi come il Padre. Quindi miseri-cordia chiesta e misericordia dona-ta è quanto ci lascia come impegno il giubileo per tutti i prossimi anni che scandiranno la nostra vita.

Riprende un nuovo anno e anche l’Unitalsi si è rimessa in moto: co-minciamo con la giornata mondia-le del malato che sarà celebrata l’11 febbraio in momenti diversi nelle varie Parrocchie :

- a Magrè, nella chiesa parrocchia-le con inizio alle ore 15 santa Messa e unzione degli infermi

- nella nostra parrocchia di San Pietro nella chiesa di Sant’Antonio abate alle ore 18: santa Messa e un-zione degli infermi

- a Santissima Trinità a partire dalle ore 14.30 ci sarà la recita del Santo Rosario, cui seguirà la santa Messa, la benedizione Eucaristica e

l’unzione degli infermi - nella Parrocchia del Sacro Cuo-

re alle ore 18.30: S. Messa e unzione degli infermi

Ricordo a quanti vorranno inter-venire che sempre il giorno 11 feb-braio partirà, dal sagrato della chie-sa di Santissima Trinità, alle ore 18, la XXV fiaccolata, in processione di-retta alle Piane. Qui verrà celebrata la S. Messa cui seguirà un piccolo rinfresco a base di bevande calde of-ferto dalla ospitale Comunità, sarà una bella occasione per scambiarci cordiali saluti. Chi non potesse an-

Maria Pia Bellinzona

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dare a piedi può salire in macchina (davanti alla chiesa è disponibile un vasto parcheggio).

Il 16 aprile è Pasqua, la piú im-portante festa della Chiesa, pertan-to non si farà memoria liturgica di santa Bernadette Soubirous, la ce-lebreremo ognuno nel nostro cuore! Sabato 18 marzo è la Giornata na-zionale dell’Unitalsi. Ci troverete in varie piazze con la consueta of-ferta degli ulivi, dell’olio e quest’an-no, in alternativa, offriremo anche un pacco di riso superfino Carnaroli da un Kg Confezionato apposta per l’Unitalsi (lo chiamiamo Riso della Solidarietà)

Dal 24 al 30 maggio partiranno i treni del LV pellegrinaggio diocesia-no verso Lourdes invece dal 25 al 29 maggio si leveranno in volo gli aerei diretti a Lourdes

Ci sono molte altre iniziative per i nostri ammalati:- dal 4 all’11 marzo la settimana

bianca a Lavarone: dal 14 al 24 giugno;

- soggiorno in montagna ad Auron-zo: al 2 al 16 luglio;

- dal 27 agosto al 10 settembre: sog-giorno al mare a Cavallino;

- dal 27 luglio all’1 agosto: pellegri-naggio regionale a Loreto;

- dal 10 al 14 agosto: pellegrinaggio a Fatima (aereo da Venezia);

- 10 settembre: pellegrinaggio a Scaldaferro;

- dal 27 settembre all’1 ottobre: pel-legrinaggio nazionale a Lourdes (treno);

- dal 29 al 30 settembre: pellegri-

naggio al santuario di Oropa;- dal 29 dicembre all’1 gennaio

2018: Capodanno al mare a Caval-lino.

Carissimi, molti mi chiedono per-ché da piú di 20 anni vado a Lour-des. Voglio dirvi questo : per me ritornare a Lourdes è come andare a «casa»! Rivedo con gioia questi luoghi, amo le strade che salgono e scendono ai santuari, ritrovo il gros-so fiume che mi dà la strana sensa-zione di scorrere all’incontrario cioè verso i Pirenei, ma soprattutto sento di essere aspettata, ho la certezza di un magnifico «incontro» con Colei che il cuore chiama «mamma». Alla grotta sembra aspettare non solo me ma tutti i suoi figli che arrivano da molti luoghi per servirla nei fra-telli ammalati nel corpo e nel cuore. So che finché potrò andrò ancora a Lourdes, magari non con la stessa frequenza, ma chissà... Invito tutti a fare questa unica esperienza. Maria ci aspetta nel luogo da lei scelto, ove viene invocata: «Salute degli infer-mi».

Per i prezzi del pellegrinaggio a Lourdes ed altre informazioni per le iscrizioni si possono contattare: Mario Ruzzante

tel. 0445 529288 Silvana Federle

tel. 0445 529086 Maria Pia Bellinzona

tel. o445 524518 Roberta Maltauro

cell. 3385351358

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IIl gruppo catechiste di San Nicolò, insie-me ai bambini e ragazzi che frequentano il catechismo, si si è messo in cammino per l’oratorio di Aleppo in Siria. In parti-colare, per far sentire la nostra vicinanza alle difficoltà che stanno attraversando, il 21 dicembre 2016, andando per le case del nostro quartiere, abbiamo cantato la stella di Natale per loro. Il contributo monetario che abbiamo ricevuto lo doneremo ai no-stri fratelli di Aleppo. Ve ne facciamo par-tecipi attraverso la lettera che invieremo (insieme al contributo raccolto) tramite i Salesiani di Schio.

Cari fratelli e sorelle di Aleppo,Siamo una Fraternità che opera presso

un convento di Schio, vicini come luogo all’Istituto Salesiano Don Bosco, e siamo venuti a conoscenza della vostra attuale situazione, dai racconti di don Pier. In particolare siamo il gruppo di catechismo: più di cento ragazzi dai 6 ai 15 anni ac-compagnati dalle nostre fedelissime cate-chiste. Abbiamo voluto stringerci attorno a voi per farvi sentire la nostra fratellan-za. Il nostro messaggio d’amore è raccolto in queste righe che vogliono farvi aprire gli occhi dell’anima, verso un mondo più grande del quotidiano, che cammina con gioia nell’amore di Dio. Non contano i chi-lometri che ci separano, i mari, i confini, i continenti quando, fonte e ispirazione delle nostre vite, è il progetto di Dio che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia. Siamo in realtà così vicini.

I soldi che siamo riusciti a raccoglie-re sono il frutto del canto della stella di Natale dello scorso dicembre. Noi da gruppo improvvisato, direi un po’ indi-sciplinato di cantanti alquanto stonati, accompagnati da una chitarra, abbiamo bussato di casa in casa nel nostro quartie-

INIZIATIVA DEI CATECHISTIUNA LETTERA PER ALEPPOINIZIATIVA DEI CATECHISTIUNA LETTERA PER ALEPPO

re chiedendo un contributo per iniziare con voi un progetto di pace. Un proget-to che vada oltre le guerre, oltre il male dell’uomo e che fondi il nostro futuro sul-la speranza di un mondo migliore, in ogni suo angolo. Ci siamo divertiti, perché cantare è la preghiera più gioiosa che ci sia e la senti proprio vibrare in un ritmo comune come se tutti fossimo strumento di Dio. Non siamo riusciti a toccare tutte le case che volevamo e la cosa più bella è che chi voleva sognare con noi ci ha raggiunto con estrema umiltà nei giorni seguenti volendo lasciare dei contributi personali, perché il popolo di Dio quando si muove lo fa mosso da una mano invisi-bile e questo colma il cuore di una grande beatitudine. E così oggi siamo riusciti a raccogliere € 450,00 il nostro investimen-to per il vostro futuro. Che bello sarebbe se al mondo fossero queste le notizie che riempiono le prime pagine dei giornali, perché oggi molto spesso fa più notizia il dolore della distruzione e non l’amore della costruzione. Ma noi vogliamo cre-dere che nella vita, in qualsiasi modo si manifesti, ci sia sempre un seme d’amore. Vi riportiamo qui di seguito una preghie-ra recitata da tutti noi e come un soffio ve la inviamo perché possa farci sentire ancor più vicini nel recitarla assieme.

Tu Dio, in silenzio, / cammini accanto a me / e mi insegni ad ascoltare, / a guar-dare, ad attendere, a capire. // mi chiedi il coraggio ad aprire gli occhi / e guardarmi intorno e vedere che / lentamente solleva il mare le sue onde / lentamente arrossa il bosco nella gola, / lentamente la verità si svela // che qualcosa di nuovo avvenga, / che il tempo si apra / che il cuore si apra / che le porte si aprano / che la roccia si apra / liberando la sorgente

Catechiste di San Nicolò

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LLa chiesa di S a n t ’ A n t o n i o abate ha dimo-strato, come mai prima, la sua ca-pacità di acco-glienza durante la santa Messa della Vigilia del-lo scorso Natale: una inattesa af-fluenza di fedeli da tutta la par-rocchia ha stipa-to la chiesa mol-to per tempo, al punto che non pochi, giunti semplice-mente in orario, si sono sistemati con disagio, e i ritardatari non sono pro-prio riusciti ad entrare. Quella cele-brazione, che tradizionalmente viene fatta alle ore 18 per la comodità degli anziani, i quali non gradiscono o non possono inoltrarsi nella notte fin su , in Duomo, è stata inaspettatamente un forte richiamo al di là delle consue-tudini di ciascuno, come se l’assenza «forzata» del nostro Arciprete avesse sollecitato i fedeli a riunirsi il prima

LA VIGILIA DI NATALE 2016A SANT’ANTONIOLA VIGILIA DI NATALE 2016A SANT’ANTONIO

possibile.C’è stata, nella in quella celebrazione

eucaristica a Sant’Antonio, una par-tecipazione veramente comunitaria, caro don Bruno, soprattutto quando, nella preghiera dei fedeli, ti abbiamo affidato al Signore per il superamento del tuo difficile momento. Dalla ma-linconia per un’assenza può derivare la gioia di sentirsi uniti in un comune intento di preghiera.

Che sia un frutto delle nostre «Settimane della comunità»?

Natale Montanari

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CCome gruppo pastorale di san Nicolò, vorremmo condividere con la comunità e con la Parrocchia di San Pietro, alcune ri-flessioni che stia-mo sviluppando in questi ultimi mesi.

La nostra at-tenzione si è con-centrata in modo particolare sulle «giovani» leve che possono assicu-rare continuità di testimonianza e di fede nelle comuni-tà cristiane, in particolare le fami-glie che chiedono il battesimo per il loro figlio e i ragazzi/giovani dopo il sacramento della Cresima.

Si tratta di due momenti di pas-saggio: la coppia si trasforma in famiglia e il ragazzo inizia un per-corso di responsabilità nella fede, aprendosi ad un impegno persona-le e consapevole. Ci siamo resi con-to che, soprattutto in questi ultimi tre anni, i cambiamenti avvenuti sia a livello ecclesiale, mancando la presenza costante dei frati, hanno

reso il momento del battesimo e l ’accompagna-mento dei ragaz-zi delle superiori particolarmente delicati, pur nel-la consapevolez-za che si tratta di situazioni importanti per i singoli e per la comunità.

Quindi che cosa fare?

Prima di tutto ci siamo incon-trati per capi-re, per prendere

consapevolezza della situazione, ci siamo interrogati rispetto alle forze che potevamo mettere in campo o ad esperienze che potevamo inter-pellare per proporre una risposta.

Per quanto riguarda il battesimo, ci eravamo già attivati per essere di supporto al celebrante e il gruppo delle giovani coppie si era proposto negli scorsi anni per un momento di festa e di accoglienza per la nuo-va famiglia, ma la sensazione era di essere slegati all’esperienza e alla conoscenza del nuovo nucleo.

Fabio Garbin

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Quindi abbiamo pensato di anda-re a vedere altre realtà parrocchiali in cui la preparazione del sacra-mento viene seguita dai laici già da anni. Il problema era, infatti, quello di aiutare il parroco, che si trovava da solo a gestire tempo e disponibi-lità per i necessari incontri di pre-parazione.

La nostra idea è che la nuova fa-miglia, che chiede il sacramento per il figlio, possa innestarsi nel cammino della comunità anche prima della celebrazione del batte-simo, ma per far questo dobbiamo farci vicini, farci conoscere, incon-trare per primi, uscire e chiamare.

Stiamo quindi chiedendo a qual-che coppia di dare la disponibilità a costruire insieme un momento di conoscenza con la nuova famiglia, di proposta di un cammino all’in-terno della comunità, di vicinanza alla festa del Battesimo.

Il desiderio di allargare le brac-cia, di essere segno di accoglienza, di esserci come laici testimoni è ciò che ci anima in questa avventura.

Accanto a questo non possiamo però dimenticare i ragazzi, che dopo la Cresima hanno bisogno particolare di proposte, di testimo-nianza, per crescere come giovani capaci di scegliere nella propria re-sponsabilità personale.

Vorremmo ringraziare innan-zitutto gli animatori che finora li hanno accompagnati con il loro impegno, la loro dedizione, le loro capacità. Quest’anno però le loro strade li portano a compiere nuove scelte e quindi ci siamo accorti che non eravamo piú in grado di offrire

un percorso continuativo. Ma si tratta dei giovani, dei giova-

ni della nostra comunità, il futuro della Chiesa e della società.

Non possiamo essere indifferenti, come comunità, rispetto alla neces-sità di prenderci cura anche di loro, come di tutti i bambini che cresco-no e che sono gli uomini di domani. Sentiamo di avere una responsabi-lità verso le famiglie che ce li hanno affidati fino ad ora e verso i ragazzi che sono in un’età particolare, fa-cile preda di stereotipi, di incontri casuali, di tentativi di manipolazio-ne.

Vogliamo poter dire e fare qual-cosa con loro, perché sappiamo che difficilmente proposte di riflessio-ne, di confronto serio, di servizio, di condivisione vengono loro offer-te da altri contesti sociali.

Sappiamo che se non parliamo, se non ci mettiamo in prima linea, alcune esperienze potrebbero non essere piú vissute o proposte. Non si tratta di nostalgia di un convento aperto che era un punto di aggrega-zione sempre disponibile, ma di es-sere testimoni credibili, di impasta-re la nostra fede con nuovi linguag-gi e modalità, di farci prossimo ai figli della nostra comunità.

E qui il dialogo sta iniziando, vor-remmo sentire proprio loro, per tracciare un sentiero insieme, se lo desiderano, per metterci in gio-co affidandoci alla sapienza dello Spirito, per partire e scommettere che, insieme, sapremo trovare una risposta anche al loro desiderio di vita, di esperienze, di condivisione e di libertà.

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G«Grazie a tutti voi che avete pregato per noi, grazie a tutti i benefattori! Buon Natale da Aleppo!», esulta una voce pro-fonda che gareggia col vento che romba nel microfono della telecamera, e tut-to il gruppo saluta l’invisibile pubblico. L’uomo attempato, l’unico del gruppo, che pronuncia queste parole è padre George Fattal, del centro giovanile sa-lesiano. Accanto a lui padre Pierre. È la vigilia di Natale. Qualche giorno dopo un altro gruppo di giovani, guidati da un sacerdote, percorreranno le vie di Aleppo distrutta in forma di pellegrinaggio sui luoghi del dolore. Il sacerdote è padre Munir El Rai, ispettore dei salesiani in Medio Oriente, figlio di Aleppo. È tornato nella sua città la vigilia di Natale, quando si era appena conclusa l’epopea di morte che per quattro anni e mezzo aveva re-gnato su quella che era la capitale indu-striale della Siria.

Il 22 dicembre gli ultimi autobus ca-richi di combattenti antigovernativi e di civili che hanno preferito seguirli piutto-sto che restare sul posto hanno lasciato Aleppo est diretti verso l’interno della re-gione dell’Idlib. Appena arrivato, padre Munir ha deciso di organizzare un pel-legrinaggio dei giovani dell’oratorio sa-lesiano nella “città proibita”, ovvero nei quartieri della città rimasti inaccessibili per quattro anni e mezzo a chi abitava a ovest. Il filmato degli auguri di Natale e varie foto scattate durante quel lungo cammino di preghiera sono stati mostrati

durante un incontro al cinema teatro sa-lesiano San Luigi di Forlì, unico appunta-mento pubblico di padre Munir durante il suo recente soggiorno in Italia.

«I ragazzi e gli educatori del nostro ora-torio mi dicevano: “Abbiamo vinto noi!”, ma non si riferivano all’esito militare della battaglia, parlavano di qualcosa di più profondo. “Noi siamo pochi, loro erano tanti; noi eravamo disarmati e non abbiamo fatto la guerra a nessuno, loro avevano tante armi e ci lanciavano contro razzi e bombe di mortaio; noi siamo sta-ti educati all’amore, alla convivenza e al perdono, loro all’odio, alla violenza e alla guerra. Ma loro se ne sono dovuti anda-re, e noi siamo ancora qui!”. La vittoria dei cristiani di Aleppo è stata la vittoria dei “santi”, “al kaddisin” in arabo, quelli che sono rimasti qui per tutta la durata della guerra, vivendo sotto le bombe, pre-gando e aiutando il prossimo, educando i bambini e visitando i malati e i feriti. Loro hanno vissuto veramente il Mistero pasquale, hanno portato la croce e oggi vivono la resurrezione». […]

Oggi che la battaglia di Aleppo è fini-ta, a raccontare il presente della città distrutta ma riunificata sono i suoi stes-si abitanti. «Aleppo est è disabitata, ma non è deserta: non se ne sono andati tutti. Abbiamo incontrato bambini che faceva-no gli ambulanti vendendo pane e biscot-ti, adulti che ci parlvano con cortesia: “Abbiamo vissuto nella guerra, abbiamo sofferto tantissimo, ma Dio ci ha protet-

LA VITTORIA DEI SANTI DI ALEPPOLA VITTORIA DEI SANTI DI ALEPPO

INTERVISTA A PADRE MUNIR EL RAI

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to. Speriamo che ri-torni la Siria!”»: un’e-spressione che vuole esprimere il deside-rio del ritorno alla pace e alla normalità. «Ancora non si può parlare di un ritorno alla vita: acqua ed elettricità funzionano a singhiozzo, le auto-rità hanno appena cominciato a rimuo-vere le macerie e le barricate dalle vie. La gente aspetta di vedere se la tregua tiene; sono certo che gli aleppini vogliono tor-nare a vivere ad Aleppo, ma in condizioni di sicurezza e di vivibilità».

Per quelli che sono rimasti sempre ad Aleppo, per i “santi”, il centro giovanile salesiano è stato un punto di riferimen-to. «Prima della guerra le nostre attività attiravano circa 450 giovani, ma in que-sti ultimi anni ci frequentavano quasi mille persone, nonostante il numero dei cristiani in città si sia progressivamen-te ridotto a un terzo di quelli che vi ri-siedevano nel 2011. Questo è dipeso dal fatto che altre parrocchie hanno dovuto interrompere le attività perché erano in zone più esposte della nostra, ma anche dalla scelta pastorale che abbiamo fat-to. Io ho detto subito ai miei confratelli: “Chi resta qui deve essere disposto al martirio, potrebbe accadere in qualun-que momento, dunque non vi impongo l’obbedienza, siete liberi di andare o di restare. Ma noi non diventeremo mai la Croce Rossa o la Mezzaluna Rossa: chi resta qui deve continuare a servire il carisma salesiano, che è l’educazione. Prima di tutto continueremo a formare ed educare i giovani”. È per questo che siamo diventati un punto di riferimen-to per i giovani: insieme ad aiuti mate-riali, offrivamo vita comunitaria, ami-cizia, assistenza spirituale. Di questo tantissimi ci sono grati. “Senza di voi sarei emigrato o sarei sprofondato nel-la disperazione”, ha detto qualcuno».

È stata una scel-ta in sintonia con la storia del centro giovanile salesiano di Aleppo, la prima città siriana dove la congregazione di san Giovanni Bosco ha iniziato le sue attività nel 1948, su richiesta insistente

di una benefattrice locale, Matilde Salem (di cui è aperto il processo di beatifica-zione e che dà il nome all’oratorio). Un gruppo di missionari italiani diedero vita a una grande scuola professionale, che fu nazionalizzata dal governo nel 1968. Che fare a quel punto? I salesiani decisero che, anche senza la scuola, sarebbero rimasti per animare l’oratorio e altre attività per i giovani. Fu una scelta lungimirante: dall’oratorio di Aleppo sono uscite circa 16 vocazioni religiose salesiane di siria-ni dal 1968 ad oggi, che hanno permesso di estendere l’azione salesiana ad altre località del paese, con la creazione di un grande oratorio a Damasco nel 1990 e di un centro giovanile a Kafroun nel 1991.

Restare ha voluto dire pagare un prezzo doloroso: «In Siria tutte le famiglie hanno conosciuto un lutto o una sofferenza, noi non facciamo eccezione. Uno dei nostri bambini, Jacques che aveva 11 anni, è morto per un colpo di mortaio tre anni fa mentre aspettava il pulmino per venire a catechismo. Due fratelli che frequentava-no l’oratorio sono stati uccisi insieme alla madre da un razzo che ha colpito la loro casa. L’allenatrice della squadra di palla-canestro femminile è stata fulminata da un cecchino mentre tornava a casa. Ma anche contro chi voleva andarsene la sor-te si è accanita: io ho perso un cugino che è annegato mentre cercava di raggiunge-re un’isola greca dalla Turchia, all’inizio del 2014».

Da un intervista di Rodolfo Casadei, ap-parsa su «Tempi», gennaio 2017

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PRESEPI 2016PRESEPI 2016

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17Natale, tempo di presepi. Offriamo qui ai nostri lettori un ricordo dei due artistici presepi che sono stati preparati in Duomo (p. 16, sopra) e a Sant’Antonio abate (p. 16, sotto). Presepi piú semplici erano stati allestiti nelle altre chiese della parrocchia, da San Nicolò e all’Incoronata. Oltre ad essi, tuttavia, ha confortato la partecipazione all’iniziativa «Il mio presepe», che ha presentato una ventina di presepi allestiti nelle nostre case.

(foto Gi. Pi.)

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Verona, 22 febbraio 1947Reverende madri e carissime so-

relle, tutte le Sorelle della grande famiglia Canossiana sono stimabili e care; per tutte il nostro cuore si rattrista quando il messag gero del-la morte viene a strapparcene qual-cuna, sia pure per introdurla nella immor tale Famiglia del Cielo; ma quando prende il volo un’anima di elezione e di predilezio ne celeste, come quella di madre Giuseppina Bachita l’impressione dolorosa è diversa dalle altre; è un senso di vuoto che mai potrà riempir si. Non si ripetono due volte certi incontri nella vita!

Essa rappresentava per noi la personifi cazione di dolori e di mar-tiri senza nome; di misericordiosa compassione divina, di un inter-vento prodigioso dell’Alto senza precedenti; e da parte sua, di una corri spondenza alla grazia costan-te e ammirabi le, una riconoscenza commovente e fattiva.

Tutto l’ideale della vita religiosa di ma dre Giuseppina Bachita si con-centrò nobi le e raro palpito del cuo-re: «A Dio tutta la mia gratitudine!» mediante un amore fatto di umile fedeltà alla Santa Regola e alimen-tato dalla sofferenza. Gioire di tutte le manifestazioni della Volontà del Padrone (come ella soleva chiama-

re il Signore) anche se affliggenti e onerose, per rendergli almeno un acconto, sulla somma di grazie ri-cevute dalla Sua bontà infinita.

Madre Bachita è scomparsa in un volo d’amore il giorno 8 corrente mese, dalla Casa Canossiana di via Fusinato in Schio, dove si trovava da ben 47 anni. La perla preziosa, raccolta dal Signore sulle infuo-cate sabbie del deserto africano, confidata per piú di sette lustri alla Comu nità di Venezia, fatta cono-scere a tutto il mondo Canossiano, donata poi a questa provincia, era degna ormai di ornare la fronte del-la beata Maddalena, madre no stra e sua valorosa conquistatrice.

La sua anima era tanto bella fin dal pri mo apparire in mezzo a noi, ma sotto i col pi maestri di quell’ar-tefice insuperabile che si chiama «patimento fisico» e che, negli ul-timi anni specialmente, non le ha dato ri poso mai, aveva centuplica-to il suo iniziale valore, acquistan-do pregi e lucentezza cosí vivi, da costringere la Fondatrice e recla-marla finalmente per sé. Dobbiamo però riconoscere che fu con-discendenza somma del Signore l’avercela lasciata tanti anni fino a vecchiaia inoltrata, mentre sap-piamo che la longevità non è pre-rogativa della razza nera e che il

70 ANNI DALLA MORTE DI BALHITA70 ANNI DALLA MORTE DI BALHITA

LA LETTERA DELLA MADRE PROVINCIALE PER ANNUNCIARNE LA MORTE

madre Maria Travaglia

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fragile corpo marto-riato avrebbe potuto soccom bere nella gio-ventú, e la stessa divina con discendenza volle rimuovere totalmente il velo che adombrava una bellezza insospet tata, farci gustare saggi non pochi di una sapienza attinta alle divine sor-genti, darci un modello perfetto di pazienza, di morti ficazione, di man-suetudine, di abbando-no, di noncuranza di sé, di carità per tutti e fa vorirci particolari aiuti, in grazia delle sue preghiere e soavi con-forti per le sue paro le... a quella divina condi-scendenza, per ciò, ren-diamo le dovute grazie dichiaran doci perfino contente che Ella, la cara no stra sorella, sia divenuta possesso dei com prensori celesti...

Chi può imaginare il gaudio di ma-dre Giuseppina, nello scoprire las-sú i disegni della Provvidenza sulla sua anima? Nel contemplare nella luce che mai si estingue, il grandio-so panorama della sua vita, esten-dentesi da un continente all’altro... nel di stinguere senza piú tremare le desertiche vie seminate di pericoli e di agguati e al termine di quelle una strada bianca, regale, dove l’atten-deva il Salvatore per farla libe ra e felice?... nel rivedere i suoi benefat-tori: la santa madre Maria Bonotto

che l’accolse piccola schiava redenta, la istruí, nella fede catto-lica, l’avviò per sentie-ri liliali. Il Cardi nale di Verona S. Em. mons. Bartolomeo Bacilieri, nonché la carissima madre Anna Previtali, che le aprirono le por-te della Ca sa Madre e la ammisero tra le Fighe della Religiosa Canossiana Famiglia.

O quale predilezio-ne! Che peso immen-so di benefici, a lei, povera negra idolatra, scelta fra mille per conoscere la verità, per adorare l’unico Sovrano del mondo ed es sere Sposa! Soltanto un’eternità può essere sufficiente a soddisfa-

re al bisogno di mo strare la sua gra-titudine a Dio. Era questa anche in terra, come si disse, la massima sua preoccupazione: i debiti della rico-noscenza. Soffrire per pagarli, at-tingere al tesoro dei meriti di Maria e a quelli infiniti della Passione di Cristo, per dire all’Eterno Padre «Guardate quelli, e con quelli pa-gatevi tutto». Sono le sue pa role. Sofferse con inalterata pazienza, contò per nulla i diuturni spasimi dell’ultima ma lattia, si dichiarò felice di consumarsi piano piano per amore di Gesú, sempre con la fi ducia di liquidare cosí le partite dell’anima e di andarsene poi diffi-

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lato in cielo.Nonostante la sincera umiltà, che

la ren deva ai suoi occhi oggetto di disprezzo, in degna del minimo ges-to di carità da parte dei superiori e sempre contenta di tutto, aveva col Signore delle industrie veramente graziose per accaparrarsi un tale condono nel finale giudizio. E nes-suno dubita che nella separazione dell’angelico spirito, della consunta mate ria Egli abbia mandato la sua Santissima Madre, in compagnia della beata Maddale na ad incontra-re la figlia amorosa, per col locarla sopra un seggio di gloria che non le sarà tolto in eterno.

Ella stessa, poche ore prima di morire, aveva descritta la scena, come se già fosse avvenuta, pale-sando negli occhi mansueti la si-curezza e la gioia del prossimo incon tro. Tale la sicurezza anche della Comunità, specie allorquando si vide spettatrice del movimento prodotto in città all’annuncio della sua morte. Madre Giuseppina era spirata alle 19 del sabato, lascian-do dolcezza e pace attorno a sé. La domenica mons. Arciprete in Par-rocchia e i Sacerdoti nelle varie chiese ne davano avviso ai fedeli, tessendo un breve panegirico della cara scomparsa. E subito cominciò, nonostante la pioggia che insistette fino al lunedí sera, una pro cessione interminabile di gente per vedere la Madre «Moretta» che era tenuta in con cetto di Santa.

La camera ardente si trasformò in cap pella. Entravano a grosse ondate; ma in perfetto silenzio, ra-

gazze, donne, vecchierelle, signore; guardavano incantate, commosse, toccavano i piedi, le mani, le vesti della morta, poi facevano il segno di croce, si chinavano in preghiera ap-poggiando il capo alla bara e si le-vavano a fatica, incal zate dalla folla che attendeva il suo turno. Uomini, giovanotti, signori distinti avanza-vano rispettosi, a capo scoperto, si ferma vano a guardare fissamente attratti dalla pace che aleggiava su quel volto atteggiato alla piú cal-ma serenità... e intanto una ma dre riceveva medaglie, corone, croci-fissi, collane e simili da mettere in contatto alla cara salma e restituirli come fossero reli quie. Non si pote-va resistere alla generale devozione. La meraviglia di tutti era la flessi-bilità del corpo, delle braccia, del-le dita special mente che potevano stringere oggetti, infi lare anelli, la-sciarsi posare sulla testa di qualche bimbo malato, per ottenere la gua-rigione.

La sera del lunedí fu la volta di un grup po di operaie e di operai del lanificio Rossi, che informati trop-po tardi, chiedevano per telefono di poter venire a pregare la Santa, terminato il lavoro; cosí la sfilata dei visita tori si chiuse alle 20 del se-condo giorno, con soddisfazione di tutta la città. L’inalterata fisionomia della morta, il nessun sintomo di sfacelo, uniti alla pie ghevolezza del-le membra, facevano dire a molti: «Non è un peccato, una profanazio-ne il metterla sotto terra?». Questo senso di pietà suggerí alla distin ta signora Gasparella di chiedere in

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grazia alla Superiora di collocarla nella sua tom ba: sarebbe stato un dono non soltanto per lei, ma an-che per il marito e per i figli. Alla doppia cassa avrebbero provveduto loro.

Fu accettato con viva riconoscen-za. Quando le madri si portarono al Munici pio per i permessi relativi, seppero con al trettanta e piú com-mozione, che la sposa del giovane ex ortolano di via Fusinato, d’ac-cordo con lui, (ignari del gesto della gentile signora) aveva stabilito con le auto rità competenti, l’acquisto di un tratto di terreno per dare conve-niente sepoltura a madre Bachita. Dimostrazioni non mai ve rificatesi, che fecero onore anche alla citta-dinanza, giusta estimatrice dei va-lori spiri tuali.

I funerali la mattina dell’11 feb-braio corrisposero all’antecedente manifestazio ne. Dopo la S. Messa e il canto delle ese quie, presiedu-te da mons. Arciprete, la fol la che precedette e seguí il carro funebre, misurava quasi un km. Sei giovani del la boratorio Canossiano, la vol-lero portare a spalle, contendendo-la ai necrofori traverso la chiesa e ai portici del cimitero e quando il feretro data l’ultima assoluzione, scom parve lentamente nella came-ra mortuaria, attorniata dai devoti fino all’inverosimile, parve a mol-ti di ascoltare nell’aria silenzio so, un coro di Angeli cantare: «Beati i mansueti di cuore perché posse-deranno la terra», e l’altra frase del Maestro Divino: «Chi si umilia, sarà esaltato». Madre Giuseppina

Bachita, umile e mite, ne era la pro-va piú convincente.

Rev. Madre e carissime Sorelle, come ve dono, si è voluto dire qual-che cosa di que sta creatura di ecce-zione, ma non si è certo detto a suf-ficienza. La «Storia Meraviglio sa» nota a tutte, pubblicata dalla caris-sima signorina Zanolini, tratteggia molto bene, la prima fase della sua vita straordinaria: della seconda, meno appariscente agli uo mini, ma piú preziosa agli occhi di Dio si cercherà di scrivere in segui-to conforme disporrà la Venerata Madre Generale. Gradiscano in-tanto questi brevi cenni e ci usino la carità di mandare alla nostra Casa Provincializia di Verona, quel-la qualunque testimonianza scritta o episodio o ricordo della preziosa defunta, la quale essendo vissuta a Venezia e a Schio, in un grande nascondimento, poté forse palesare piú di se stessa, nelle lunghe pere-grinazioni alle Case dell’Istituto. Non dubito che ciascuna Rev. M. Supe riora, impegnerà le sue Figlie a rendere questo omaggio a Dio, del quale ringrazierà anche per me, dal cielo, la nostra in dimenticabile ma-dre Bachita.

A Schio la memoria di questa bel-la ani ma si accentua sempre di piú: molti le attri buiscono già delle gra-zie, altri aspettano particolari favo-ri e il Reverendissimo Mon signor Delegato Vescovile per le Religiose di Vicenza, consiglia di tener con-to di tutto nei riguardi della soave Scomparsa, di pre garla, e di farla pregare. Il consiglio è auto revole.

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FESTA DEI MIGRANTIFESTA DEI MIGRANTI

Domenica 15 gennaio era la giornata mondiale del mi-grante e del rifugiato, nella quale si è meditato sul tema proposto dal Papa: «Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce». Alla Messa in Duomo hanno partecipato con i loro cori sia la comunità romena, guidata da don Petru, che ha presieduto la santa messa, sia quella ghanese con don Gianni. All’offertorio rappre-sentanti delle due comunità hanno portato anche doni tipi-ci dei loro paesi d’origine.

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MMuseo: luogo vec-chio, grigio, sonnolento in cui solo il visitatore molto attento e moti-vato può «godere» delle testimonianze del pas-sato... per il resto noia, pesantezza, torpore!

Ebbene no! Non è cosí. L’immagine del Museo propostaci da Cristian Greco è quella di una realtà aperta alla novità, attiva, dinamica. E chi avesse visitato il Museo Egizio di Torino (di cui il nostro relatore è il giovane di-rettore) non può che condividere questa impressione.

Nelle due ore della sua relazione (peraltro «volate» a detta del foltis-simo ed interessato pubblico pre-sente) questo giovane ed appassio-nato direttore ha dimostrato come il nuovo allestimento del Museo Egizio di Torino (attuato nello scorso anno) abbia aperto i confini della cultura e della divulgazione al pubblico internazionale.

Dopo una prima parte proso-

grafica (in cui sono presentati documenti di tutti coloro che nel tempo hanno lavorato e costruito nel tempo il Museo di Torino), si apre per il visita-tore un percorso di 2,5 km lungo il quale sono esposti migliaia di reperti che costitu-

iscono la seconda collezione al mondo per numero e importanza dopo quella del Cairo.

Ma questi «oggetti» (dalla sem-plice statuetta al colossale sar-cofago) non si pongono all’at-tenzione del pubblico in modo asettico e lontano dalla sensibi-lità dell’uomo moderno, bensí «dialogano» con esso grazie alla contestualizzazione che permet-te di comprendere e «rivivere» le piú varie esperienze della vita dei nostri antenati (basti pensare, a mo’ di esempio, alla fedelissima ricostruzione della «Tomba degli Ignoti» che è stata ricreata nelle medesime dimensioni e fattezze

Daniela Nardello

CENTRO DI CULTURA «CARD. ELIA DALLA COSTA»XXXIII ANNO DI ATTIVITÀCICLO AUTUNNALE DI INCONTRI

CENTRO DI CULTURA «CARD. ELIA DALLA COSTA»XXXIII ANNO DI ATTIVITÀCICLO AUTUNNALE DI INCONTRI

1824-2015. MUSEO EGIZIO.NUOVE CONNESSIONI ECONTESTUALIZZAZIONE ARCHEOLOGICA

INCONTRO CON CRISTIAN GRECO

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24 AAl CERN di Ginevra gli scienziati vanno a caccia dell’«infinita-mente piccolo»: in che cosa consista questa straordinaria ricer-ca ce lo ha spiegato il professor Lucio Rossi, nell’ultima conferenza organizzata dal Centro di cultura «Cardinale Elia Dalla Costa», introducendo-ci in un altro «spazio di confine», quello del mondo scientifico. È stato lui il fisico che ha presi-diato la costruzione dell’LHC, il Large Hadron Collider (Grande Collisore Adronico), l’accelera-tore di particelle che ha permes-so di dimostrare l’esistenza del Bosone di Higgs, la cosiddetta «Particella di Dio», l’elemento primordiale che darebbe forma

della realtà del tempo).Per fare questo il Museo sostie-

ne in modo continuativo la ricer-ca da parte dei propri studiosi ed è una realtà aperta ai contri-buti delle piú svariate discipline ; scavi archeologici si uniscono ad indagini chimiche, ad appro-fondimenti antropologici, a riela-borazioni digitali, fino a giunge-re alla ricostruzione fedelissima del passato. «Un Museo non può

alla materia. Questa clamorosa scoperta per il ricercatore non è una certezza definiti-va, poiché pone inevi-tabilmente la doman-da di che cosa ci sia al di là. Questo confine, come <<<<<l’ermo colle» dell’Infinito di Leopardi, citato dal

professore, è qualcosa che attrae, perché richiama qualcos’altro: la ricerca è il sale della vita, è il sale della scienza e parte inte-grante di tutta la cultura umana. L’acceleratore LHC, il piú grande strumento scientifico del mon-do, 27 Km di alta tecnologia che si snodano sotto terra, dotato di microscopi potentissimi che il-luminano i segreti della materia permettendo di vedere fino a un

esistere se non è attivo, se non è aperto al territorio, se non è luogo di incontro dell’Uomo antico con l’Uomo moderno...» queste parole di Cristian Greco ci fanno davve-ro comprendere quale sia la nuo-va e moderna visione della realtà museale: una res publica («cosa di tutti») in cui reperti, dati, in-formazioni siano una traccia del passato a disposizione ed in rela-zione con il presente.

Maria Pia Cenci

OLTRE I CONFINI ESISTENTI: LA CACCIA ALL’INFINITAMENTE PICCOLO

INCONTRO CON LUCIO ROSSI

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miliardesimo di miliardesimo di metro, è capace di riprodurre le condizioni dell’«universo bambi-no«, facendo ricorso ai magneti superconduttori. -Stiamo an-dando verso il Big Bang- affer-ma Lucio Rossi. E andando alla caccia dell’infinitamente piccolo, si dovrebbe arrivare a capire l’o-rigine del mondo e a rispondere alla domanda esistenziale sul de-stino dell’uomo. Per far ricerca è indispensabile l’«education», l’i-struzione, e la missione dei ricer-catori del CERN è trasmettere le conoscenze unendo le esperienze di persone che provengono da

vari Paesi del mondo, per svilup-pare nuove tecnologie che han-no tante applicazioni nel campo dell’informatica, nel campo della medicina (risonanza magnetica, PET, cura contro i tumori) e nel campo dell’energia solare e ter-monucleare, energie pulite e di basso costo. Con chiarezza e con il suo straordinario e coinvolgen-te entusiasmo, Lucio Rossi ha sa-puto comunicarci il fascino della ricerca scientifica e ha concluso augurandosi che la luce dell’LHC brilli ancora per molti anni a ve-nire sul CERN e il mondo della fi-sica e delle particelle elementari.

Domenica 22 gennaio, a Sant’Antonio abate, si è celebrata la consueta veglia di preghiera ecumenica nell’ambito della settimana di preghiera per l’unità dei cristia-ni. Oltre a don Roberto Carmelo e a mons. Giuseppe Del Ferro ha partecipato alla celebrazione anche il pastore metodista della comunità di Vicenza, pastore William Jourdan.

(foto Gi. Pi.)

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LLunedí 12 settembre 2016 alle ore 20.30 presso palazzo Boschetti si è riunito il Con-siglio pastorale parrocchiale della parroc-chia di San Pietro apostolo di Schio, convo-cato con avviso dell’Arciprete del 3 settem-bre 2016, per discutere il seguente ordine del giorno: 1.approvazione del verbale della riunione del

20 giugno 2016 (Regolamento, art. 17);2. «settimana della comunità 2016» (pelle-

grinaggio giubilare a Monte Berico del 25 settembre, calendario e organizzazione degli incontri, celebrazione del 9 ottobre per l’inizio anno pastorale);

3. situazione di «Casa San Giacomo»: proble-mi e prospettive;

4. celebrazione della Parola al Cimitero il 1° novembre 2016;

5. calendarizzazione prossimi incontri.Per la discussione del terzo punto all’or-

dine del giorno sono stati invitati Giuliano Tacchini ed Ezio Longo, membro del consi-glio per gli affari economici.

Alle ore 20.32, prima di passare alla di-scussione dell’ordine del giorno il Parro-co-presidente invita tutti alla preghiera, poi la Moderatrice dichiara aperta la seduta.

All’inizio della seduta i votanti sono 20.1. Si passa al primo punto all’ordine del

giorno: «approvazione del verbale della riunione del 20 maggio 2016». Il verbale della riunione precedente, predisposto dal segretario, era stato inviato a tutti i con-siglieri. Miola chiede che il suo interven-to sulla «Settimana della comunità» sia modificato, poiché non riferisce corretta-mente il suo pensiero. Non essendoci altre osservazioni o richieste di correzione, il verbale, integrato con la modifica richie-

sta, è approvato con 17 voti favorevoli e 3 astenuti.

Prima di passare ai punti successivi dell’ordine del giorno don Alberto chiede che nella prossima riunione si verifichino le attività estive che hanno impegnato la Parrocchia La proposta è accettata all’u-nanimità.

2. Si passa al secondo punto all’ordine del giorno «“settimana della comunità 2016” (tema e lettura-guida, pellegrinaggio giu-bilare a Monte Berico del 25 settembre, calendario e organizzazione degli incon-tri, celebrazione del 9 ottobre per l’inizio anno pastorale)».

L’Arciprete introduce la discussione e ri-corda quanto già stabilito circa lo svolgi-mento e le finalità che la settimana 2016 dovrebbe avere. Per quanto riguarda i giovani si punterà molto sul pellegrinag-gio, perché nella preparazione dovrebbero essere coinvolti i gruppi giovanili. Un se-condo settore dove si è lavorato durante l’estate assieme alle ACLI è il mondo del lavoro nel suo rapporto con la Chiesa. Si organizzeranno tre incontri dedicati al welfare generativo. Un terzo incontro è riservato al catechismo, domenica 18 set-tembre, per riflettere sull’impostazione del lavoro. Dobbiamo ricordare che in centro c’è la presenza nel percorso catechistico di bambini iscritti all’istituto canossiano. I bambini della nostra parrocchia che la frequentano formeranno un gruppo a sé; gli altri, pur facendo catechismo presso le Canossiane, celebreranno i sacramenti nelle loto parrocchie. C’è infine un ipote-tico incontro sulle famiglie, ma ancora non ci sono informazioni. Infine l’ultimo

CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALESINTESI DEL VERBALE12 SETTEMBRE 2016

CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALESINTESI DEL VERBALE12 SETTEMBRE 2016

Giorgio Zacchello

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incontro è dedicato alla scuola, sotto for-ma di aula rotonda. Domenica 9 ottobre si celebrerà tutti insieme l’inizio dell’an-no pastorale. Alessandri rammenta che, come già accennato in precedenza anche la Caritas si incontrerà, ma si sta ancora riflettendo su che cosa fare.

3. Si passa al terzo punto all’ordine del gior-no: «situazione di «Casa San Giacomo»: problemi e prospettive». L’Arciprete pre-senta il dott. Ezio Longo, avvocato e com-ponente del consiglio per gli affari econo-mici, che potrà illustrare la situazione di «Casa san Giacomo» sotto il profilo legale, cosí da dare al consiglio pastorale tutti gli elementi per una riflessione ponderata sul delicato problema. Ricorda che a «Casa San Giacomo» da quasi un trentennio vi-vono alcuni ospiti, originariamente in modo provvisorio, ma a tutti gli effetti in modo stabile (tanto da aver ottenuto la residenza lí). Gli ambienti sono bisogno-si di lavori. Il Consiglio però deve anche chiedersi che cosa si farà della struttura in futuro. Longo presenta la situazione dal punto di vista giuridico. Tacchini fa presente che questi ospiti versano un mo-desto rimborso. Si apre una discussione a piú voci nella quale si chiede sia a Tacchi-ni sia a Longo di chiarire diversi aspetti della questione. Arciprete, a conclusione dell’illustrazione, chiede al consiglio di decidere su come procedere, considerata la necessità di provvedere ai lavori neces-sari. Alessandri interviene e ricorda che, prima di tutto, ci si deve confrontare con gli ospiti e chiedere la loro disponibilità ad allontanarsi. Si deve poi conoscere la loro situazione economica, per poter disporre di un quadro piú chiaro della situazione. È chiaro, infatti, che, se da una parte si deve procedere a norma di legge, dall’al-tra, come Parrocchia, abbiamo il dovere di muoverci con un atteggiamento di carità. Don Mariano invita a riconsiderare come è partita l’ospitalità trent’anni fa, quando si cercava di facilitare con un alloggio chi cercava lavoro. Allora le stanze di «Casa

San Giacomo» erano dignitose. Dopo trent’anni molto è cambiato. È necessario perciò che si trovi insieme una strada sia per rispettare le norme, chiaramente mu-tate nel corso di tanti decenni, sia per ri-portare l’ospitalità che si dà alla funzione originaria. Bertoldi proprio in relazione a questa osservazione, propone che si possa prevedere la sistemazione di altri immobi-li per poter sistemare persone in difficoltà. Don Alberto: se fossi chiamato a decidere, con tutto il tatto possibile farei capire la necessità di dover procedere immediata-mente con i lavori. Come Consiglio pasto-rale parrocchiale dobbiamo dire se siamo d’accordo o no, lasciando a un secondo momento il modo con cui affrontare la questione.

Chiusa questa parte della discussione, il Consiglio pastorale parrocchiale, all’una-nimità, delibera la chiusura di «Casa San Giacomo».

In una prossima riunione il consiglio ri-fletterà sulle prospettive future di «Casa San Giacomo». Alle ore 22 escono Tacchi-ni e Longo.

4. Si passa al quarto punto all’ordine del giorno «celebrazione della Parola al Cimi-tero il 1° novembre». L’Arciprete comunica che il prossimo 1° novembre la celebra-zione della Parola al Cimitero sarà curata dalla nostra Parrocchia. Approfitta dell’oc-casione per avvertire il Consiglio che in una prossima riunione si dovrà prendere in considerazione il numero delle Messe in Parrocchia, che appare eccessivo in rap-porto alle forze disponibili. Punti impor-tanti dovranno essere le messe da pensare per ragazzi e giovani e quelle di San Ni-colò, dove, dopo la partenza dei frati, non è stato fatto alcun cambiamento.

5. Si passa al terzo punto all’ordine del gior-no «calendarizzazione prossimi incontri». Si decide all’unanimità che il prossimo in-contro del Consiglio pastorale sarà lunedí 7 novembre 2016.

Alle ore 22.20, dopo la recita di una preghie-ra e la benedizione, la seduta è tolta.

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FEBBRAIO – MARZO 2017FEBBRAIOGiovedí 2 – festa della presenta-

zione al tempio del Signore. 21ª Giornata della vita consacrata. Benedizio-ne delle candele a tutte le messe.

Venerdí 3 – A Sant’Antonio Abate gior-nata di adorazione eucaristica e preghie-ra per le vocazioni.

Domenica 5 – V domenica del tem-po ordinario. 39ª giornata per la vita: «Donne e uomini per la vita nel solco di santa Teresa di Calcutta». Nel salone di San Giacomo alle ore 16: quarto incon-tro del corso per fidanzati. Nella chiesa della Santa Famiglia alle ore 18.15: inizia il triduo per la festa di santa Giuseppina Bakhita.

Martedí 7 – a San Nicolò alle ore 20.15 percorso francescano (OFS).

Mercoledí 8 – memoria di santa Giuseppina Bakhita. Anniversario di mons. Antonio Doppio. Nella chiesa della Santa Famiglia: sante messe alle ore 6.55, 9, 15.30, 17 e 19.

Giovedí 9 – A San Nicolò alle ore 20.45 ascolto della Parola.

Sabato 11 – memoria della Madon-na di Lourdes. 25ª giornata del malato: «Stupore per quanto Dio compie: «Gran-di cose ha fatto per me l’Onnipotente...» (Lc 1,49)». A Sant’Antonio abate alle ore 18: santa messa e unzione degli infermi. Alle ore 18 in Duomo: santa messa pre-festiva con le realtà giovanili della parroc-chia.

Domenica 12 – VI domenica del tempo ordinario. Nel salone di San Giacomo alle ore 16: quinto incontro del corso fidanzati.

Martedí 14 – festa dei santi Ciril-lo, vescovo e Metodio, monaco, patroni d’Europa. All’Oratorio sa-lesiano alle ore 20.30: incontro genitori ADS–NF.

Mercoledí 15 – A palazzo Boschetti, ore 20.30: incontro degli adulti di Azione cat-tolica.

Giovedí 16 – A San Nicolò ore 20.45 Ef-fatà.

Sabato 18 – A San Nicolò ore 17 sabato francescano (OFS). Alle ore 16 in sotto-coro del Duomo ritiro dei genitori e dei ragazzi di quinta elementare.

Domenica 19 – VII domenica del tempo ordinario. Liberazione di Schio dalla peste (1630). Nel salone di San Giacomo alle ore 16: sesto incontro per i fidanzati. All’Oratorio salesiano in-contro formativo adulti. In Duomo alle ore 16: concerto promosso dal comitato «Schio–Sudan».

Giovedí 23 – Alle ore 9 a San Giacomo: incontro di preghiera per le rosarianti. A San Nicolò ore 20.45 ascolto della Parola.

Venerdí 24 – A palazzo Toaldi Capra alle ore 20.30: incontro organizzato dal Cen-tro di cultura «card. Elia Dalla Costa» con Roberto Italo Zanini su: «Bahkita, sorella universale. Una provocazione per il no-stro tempo».

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Sabato 25 – Inizia il campo ADS–NF (si conclude il 28 febbraio).

Domenica 26 – VIII domenica del tempo ordinario. Nel salone di San Giacomo alle ore 16: ultimo incontro del corso per fidanzati. Si conclude con la santa Messa.

Martedí 28 – A San Nicolò ore 20.15 percorso biblico (OFS).

MARZOMercoledí 1: le sacre ceneri. Inizia

la Quaresima: astinenza e digiuno. Bene-dizione e imposizione delle ceneri alle messe. All’Oratorio salesiano ore 15: be-nedizione e imposizione delle ceneri per i ragazzi.

Giovedí 2 – A San Nicolò ore 20.45: ascolto della Parola.

Venerdí 3 – giornata di astinenza. A San Giacomo ore 15: Via Crucis. All’Oratorio salesiano ore 20.30: Via Crucis. A Sant’An-tonio abate giornata di adorazione euca-ristica e preghiera per le vocazioni.

Sabato 4 – Cena solidale nell’ambito del progetto Bakhita Schio–Sudan.

Domenica 5 – I domenica di Quare-sima. Inizia l’impegno quaresimale «Un pane per amor di Dio». In Duomo alle ore 16: celebrazione della prima confes-sione. Adorazione eucaristica a Sant’An-tonio abate. Si conclude con il vespro alle ore 18. Festa Giovani dell’Oratorio sale-siano a Jesolo.

ORARIO FESTIVO E FERIALEDELLE SS. MESSE E DEI VESPRIORARIO FESTIVO E FERIALEDELLE SS. MESSE E DEI VESPRIDUOMO Prefestivo (dall’11 febbraio 2017): ore 18.Festivo: ore 11 - 19S. GIACOMOFeriale: ore 8Prefestivo: ore 17Festivo: ore 9.30; canto del vespero:vedi il calendarioS. ANTONIO ABATEPrefestivo: ore 18Festivo: ore 8.30-10.30 (in lingua romena)Feriale: ore 18INCORONATAFeriale: il sabato alle ore 9aperta alla preghiera e all’adorazione mercoledí e sabato: 9 - 12S. FRANCESCOFestivo: ore 8.45S. NICOLÒ AI CAPPUCCINIPrefestivo: ore 18.30

Festivo: ore 7.30 - 10Feriale: ore 18.30CAPPELLA DELL’ORATORIOSALESIANOFestivo: ore 9-11 (in lingua inglese)Feriale: ore 9-18.30SACRA FAMIGLIA(CANOSSIANE)Festivo: ore 7.30Feriale: ore 7CAPPELLA DELLA CASADI RIPOSO DI VALBELLAFeriale: il mercoledí alle ore 9.15CAPPELLA DI CASA PANCERA (MADRI GIUSEPPINE)Festivo: ore 10 Feriale: ore 7CAPPELLA DELL’ISTITUTO «LA CASA»Feriale: venerdí alle ore 9.30

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ANNO XL – NUMERO 4 – FEBBRAIO 2017Periodico della Parrocchia del Duomo di S. Pietro - SchioRegistrato dal Tribunale di Vicenza il 12 settembre 1978 al n. 375Proprietà di mons. Bruno Stenco, arcipreteDirettore Giuseppe Piazza - Schio, via Milano, 34 - Tel. 0445 521425Atelier Grafico srlComitato di redazione: Gianni Grendene, don Alberto Maschio, Giuseppe Piazza, mons. Bruno Stenco, Giorgio ZacchelloSede della redazione: Canonica di San Pietro apostolo – via C. Cavour, 3 – 36015 Schio (VI) – tel. 0445/521103 - e-mail: [email protected]: realizzazione grafica di Renzo Matino.Per abbonamenti: CCP n° 20562484 - intestato a «Parrocchia San Pietro apostolo» - Causale «Offerta per rinnovo Bollettino anno 2015/2016»

ANAGRAFE PARROCCHIALE DAL 16 NOVEMBRE AL 31 DICEMBRE 2016

RINATI NEL BATTESIMO49. Chiara Scarpinato di Andrea e Valentina Calgaro (4 dicembre)50. Ginevra Poli di Stefano e di Valentina Bertoldi (4 dicembre)

UNITI NEL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO18. Tommy Dal Santo e Anna Veghin (3 dicembre)19. Paolo Sartore e Anna Lucchin (11 dicembre)

RITORNATI AL PADRE66. Luisa Cittadino (1938), vedova67. Jacopo Francesco De Moro (1994), nubile68. Iolanda Maria Bressan (1931), vedova69. Elisa Zamperetti (1918), vedova70. Sergio Chiementin (1932), coniugato71. Maria Dalla Fina (1933), vedova72. Franco Zambotti (1939), coniugato73. Fenny Meneghini (1924), vedova74. Rosina Toniolo (1921), nubile75. Mario Barettoni (1920), coniugato76. Paolo Manea (1964), coniugato

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