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Conflitto Greco-turco Nella città (greca) di Smirne, contesa dai turchi, abbiamo visto entrare la cavalleria di questi ultimi. L’ordine ricevuto era che il naviglio italiano rimanesse alla fonda di fronte alla città. Dopo due giorni di stazionamento da bordo notiamo che la città è in fiamme. Le voci ricorrenti erano diverse circa la responsabilità …turchi…armeni… A Smirne risiedevano circa diecimila italiani. La popolazione, terrorizzata dall’incendio, cercava scampo e rifugio verso il porto; sulla banchina si era accalcata moltissima gente. L’ordine che avevamo era di rimanere ad un miglio al largo. La folla che si trovava sulla banchina era ormai immensa e molti venivano spinti in mare da una calca che ormai occupava tut- to il litorale. Vista la situazione le navi presenti vollero tentare una missione d’aiuto. Furono pertanto chieste istruzioni al Ministero a Roma e lo stesso rispose con il seguente comunicato: “Acco- gliete a bordo solo gli italiani che possano dimostrare la naziona- lità o che siano nati in Italia. Le donne sino al tramonto”. Il regolamento vigente al tempo, nella Regia Marina, prevedeva che le donne non potessero rima- nere a bordo durante la notte. Quindi al tramonto le stesse do- vevano essere trasportate nuo- vamente sulla banchina. Durante l’operazione di controllo per riconoscere gli italiani - mol- tissimi infatti erano i nostri con- nazionali che si accalcavano in 27 Marinai d’Italia Aprile 2016 26 Marinai d’Italia Aprile 2016 Dal Diario di Giovanni Vendramel Era il 1922, eravamo in Asia minore a bordo del- l’incrociatore leggero “VENEZIA” (ex-austriaco “SAIDA”); il nostro compito era di sorveglianza alle isole del Dodecaneso ove la presenza di ita- liani era ingente. Nuvoloni intensi pareva portas- sero venti di guerra tra la Grecia e la Turchia. Il ma- re era mosso a tempesta e non trovando riparo in nessun porto, nemmeno a Smirne, il comandante decise di optare per una insenatura, sulla costa turca, grazie alla qua- le ridossarci. La località si chiamava “Marmarice”. Da bordo si scorgeva una campagna con datteri, fichi, uva ed altra frutta. Affamati come eravamo, allora quello era proprio il nostro po- sto ideale. Un giorno, sceso a terra in franchigia con altri quattro compagni, costeggiando un canale ab- biamo notato lontano diverse donne che lavo- ravano nel campo. Curiosi, abbiamo imboccato un tratturo che por- tava nella loro direzione; avvicinatici notavamo che erano chine sul campo e ci voltavano la schiena non accorgendosi che giungevamo alle loro spalle. Erano tutte vestite di nero e nessuno di noi sapeva de- cifrare la loro età. Quando queste si sono accorte di noi eravamo proprio vicini, e in più che eravamo dei marinai; per non farsi vedere in viso, tutte si sono coperte la faccia tirandosi su la sottana: coperto il viso ma non più sotto! Oh che spettacolo, noi molto sorpresi siamo rimasti lì a guardare... Avevamo vent’anni! Testimonianze Dal Diario di Giovanni Vendramel durante la permanenza in Asia minore Vita sul Regio Esploratore Venezia a cura di Angelo Vendramel - Socio del Gruppo Corsico - Abbiategrasso Era desiderio di mio padre Giovanni redigere un resoconto del suo imbarco sul “Venezia”, sia utilizzando le molte foto scattate in occasione della missione nel Dodecaneso durante i cruenti fatti della guerra greco-turca sia utilizzando anche il diario di bordo che, giorno dopo giorno, aveva scritto per donarlo, al suo sbarco, alla fidanzata Angelina poi sua sposa. Gli anni sono passati inesorabilmente ed il tempo il papà, non lo ha più trovato. In sua memoria mi sono preso l’impegno di coronare il suo desiderio, anche se post-mortem; sono anni che raccolgo informazioni e, solo ora, a quindici anni dalla sua morte, ho deciso che il materiale raccolto è più che sufficiente per uno scritto Un’inedita immagine del Venezia a Istanbul, nella seconda metà degli anni Venti; si noti che è appena iniziata la pitturazione dell’unità con l’applicazione di una tonalità di grigio più scura su tutte le superfici verticali (coll. M. Brescia) Giovanni Vendramel nel 1920 Vendramel con il commilitone Pasquale nel 1921 L’Incendio di Smirne

Dal Diario di Giovanni Vendramel durante la permanenza in Asia … · In sua memoria mi sono preso l’impegno di coronare il suo desiderio, anche se post-mortem; sono anni che raccolgo

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Conflitto Greco-turco

Nella città (greca) di Smirne, contesa dai turchi, abbiamo vistoentrare la cavalleria di questi ultimi. L’ordine ricevuto era che ilnaviglio italiano rimanesse alla fonda di fronte alla città. Dopodue giorni di stazionamento da bordo notiamo che la città è infiamme. Le voci ricorrenti erano diverse circa la responsabilità…turchi…armeni…A Smirne risiedevano circa diecimila italiani. La popolazione,terrorizzata dall’incendio, cercava scampo e rifugio verso ilporto; sulla banchina si era accalcata moltissima gente.L’ordine che avevamo era di rimanere ad un miglio al largo. Lafolla che si trovava sulla banchina era ormai immensa e moltivenivano spinti in mare da una calca che ormai occupava tut-to il litorale. Vista la situazione lenavi presenti vollero tentare unamissione d’aiuto. Furono pertantochieste istruzioni al Ministero aRoma e lo stesso rispose con ilseguente comunicato: “Acco-gliete a bordo solo gli italiani chepossano dimostrare la naziona-lità o che siano nati in Italia. Ledonne sino al tramonto”.Il regolamento vigente al tempo,nella Regia Marina, prevedevache le donne non potessero rima-nere a bordo durante la notte.Quindi al tramonto le stesse do-vevano essere trasportate nuo-vamente sulla banchina.Durante l’operazione di controlloper riconoscere gli italiani - mol-tissimi infatti erano i nostri con-nazionali che si accalcavano in

27Marinai d’Italia Aprile 201626 Marinai d’Italia Aprile 2016

Dal Diario di Giovanni Vendramel

Era il 1922, eravamo in Asia minore a bordo del-l’incrociatore leggero “VENEZIA” (ex-austriaco“SAIDA”); il nostro compito era di sorveglianzaalle isole del Dodecaneso ove la presenza di ita-liani era ingente. Nuvoloni intensi pareva portas-sero venti di guerra tra la Grecia e la Turchia. Il ma-re era mosso a tempesta e non trovando riparo innessun porto, nemmeno a Smirne, il comandante decisedi optare per una insenatura, sulla costa turca, grazie alla qua-le ridossarci. La località si chiamava “Marmarice”. Da bordo siscorgeva una campagna con datteri, fichi, uva ed altra frutta.Affamati come eravamo, allora quello era proprio il nostro po-sto ideale. Un giorno, sceso a terra in franchigia con altri

quattro compagni, costeggiando un canale ab-biamo notato lontano diverse donne che lavo-ravano nel campo.Curiosi, abbiamo imboccato un tratturo che por-tava nella loro direzione; avvicinatici notavamoche erano chine sul campo e ci voltavano la

schiena non accorgendosi che giungevamo alleloro spalle.

Erano tutte vestite di nero e nessuno di noi sapeva de-cifrare la loro età. Quando queste si sono accorte di noi

eravamo proprio vicini, e in più che eravamo dei marinai; per nonfarsi vedere in viso, tutte si sono coperte la faccia tirandosi sula sottana: coperto il viso ma non più sotto!Oh che spettacolo, noi molto sorpresi siamo rimasti lì a guardare...Avevamo vent’anni!

Testimonianze

Dal Diario di Giovanni Vendramel durante la permanenza in Asia minore

Vita sul Regio Esploratore Veneziaa cura di Angelo Vendramel - Socio del Gruppo Corsico - Abbiategrasso

Era desiderio di mio padre Giovanni redigere un resoconto del suo imbarco sul “Venezia”,sia utilizzando le molte foto scattate in occasione della missione nel Dodecaneso

durante i cruenti fatti della guerra greco-turca sia utilizzando anche il diario di bordo che,giorno dopo giorno, aveva scritto per donarlo, al suo sbarco, alla fidanzata Angelina poi sua sposa.

Gli anni sono passati inesorabilmente ed il tempo il papà, non lo ha più trovato.In sua memoria mi sono preso l’impegno di coronare il suo desiderio, anche se post-mortem;

sono anni che raccolgo informazioni e, solo ora, a quindici anni dalla sua morte,ho deciso che il materiale raccolto è più che sufficiente per uno scritto

Un’inedita immagine del Venezia a Istanbul, nella seconda metàdegli anni Venti; si noti che è appena iniziata la pitturazionedell’unità con l’applicazione di una tonalità di grigio più scurasu tutte le superfici verticali(coll. M. Brescia)

GiovanniVendramel nel 1920

Vendramel con il commilitone Pasquale nel 1921 L’Incendio di Smirne

La moschea

Un giorno un gruppetto di noi aveva deciso di visitare la mo-schea. Quindi seguimmo i musulmani che si recavano ad essa;lì si levavano le scarpe e si lavavano i piedi prima di entrare.Noi copiammo: via le scarpe e le calze, ci lavammo i piedi. Maprima di varcare la soglia della moschea un loro capo ci sbarròla strada: ”No, i cristiani no; i cristiani fuori!”

L’incendio di Smirne e seguito

Crociera saltata. Gli allievi meccanici furono trasbordati sul“CORAZZIERE”, il “VENEZIA” fu rimorchiato alla velocità di 4nodi. Sulla rotta verso Crotone, il porto più vicino, anche l’ulti-ma caldaia si spense. Tutta la nave rimase al buio senza possi-bilità di comunicare. L’equipaggio per lavarsi dovette chiedereacqua al rimorchiatore. Giunti a Crotone, La R.N.“FERRUCCIO” (dove in precedenza il VENDRAMEL aveva effet-tuato il corso e sostenuto gli esami per “Torpediniere-elettrici-sta”) che imbarcava gli allievi dell’Accademia Navale, ricevet-te l’ordine dal Ministero Marina di rimorchiare il “VENEZIA” si-no a Taranto, accompagnato altresì da due rimorchiatori, dovegiunse il 4 agosto alle ore 11,00.

Il 31 dicembre 1921 il “VENEZIA” salpò per il Levante; giunse inAsia Minore (Marmarice) il 3 gennaio del 1922, dove assunse ilComando Navale Superiore del Dodecaneso. Raggiunse la ba-se di Rodi il 28 febbraio e da lì ripartì subito per visitare alcuniporti fra i quali Adalia, e Makri.Dal 16 al 30 aprile assunse il Comando delle operazioni per l’e-vacuazione delle truppe italiane in Anatolia, l’equipaggio si di-stinse in tale compito.Trasferitosi a Smirne il 14 maggio vi rimase sino alla fine di ago-sto, rientrò a Rodi il 1 settembre, il 5 tornò a Smirne come navestazionaria. La Turchia, a differenza della situazione di tolleran-za che si era stabilita nel vecchio impero, per una grande me-scolanza di gruppi etnici, era in balia della ribellione dei giova-ni turchi (nazionalisti) che non gradivano più etnie diverse. I na-zionalisti misero a ferro e a fuoco i quartieri greci, incendiaro-no Smirne e i greci vennero buttati a mare.La situazione in Asia Minore si aggravò ed esplose. Il “VENE-ZIA”, di stanza in acque turche, fu comandato alla difesa delleisole del Dodecaneso e dei nostri connazionali che là risiede-vano; partecipò al salvataggio di molti naufraghi che fuggivano

29Marinai d’Italia Aprile 2016

attesa di salire sulle scialuppe che li avrebbero poi portati abordo – i più erano senza documenti avendo lasciato le loro ca-se in fretta e furia. Tanti altri, per paura di non riuscire a saliresulle scialuppe, saltavano sulle stesse; l’urto, l’instabilità delnatante, la paura di chi vi era già bordo, fecero si che alcune sirovesciassero provocando così la morte per annegamento. Peruna quindicina di giorni abbiamo visto cadaveri galleggiare. Ol-tre un centinaio erano di gente che la calca aveva spinto in ma-re. A vent’anni sono esperienze durissime.

Un lieto evento(al largo della costa turca “Marmarice”)

Una notte ero di guardia.Si avvicina a noi una barca a motore e qualcuno chiede l’auto-rizzazione di poter salire a bordo. L’ufficiale di guardia, a suavolta, chiede di identificarsi.A parlare è una persona che si qualifica come il sindaco di Mar-marice…Insomma la faccenda era che in paese c’era una donna chedoveva partorire e non vi era né un dottore né una levatrice;quindi erano venuti a chiedere la presenza del nostro medicodi bordo.Devo premettere che in precedenza vi era stato un piccolo di-verbio con il sindaco di quella località: poiché i marinai italianigiocavano al pallone in piazza la gente era molto infastidita; noneravamo ben accolti.Il comandante, ricordando al sindaco questo particolare, glidomandò come fosse possibile che adesso venisse fatta talerichiesta.“Vedremo...” disse.Ma dopo un po’, facendo finta di essere risentito, il comandan-te diede, solo quella volta, l’autorizzazione al medico di bordodi seguire a terra il sindaco.

Visita alle rovinedi Smirne

L’Incendio di Smirne

La grande Moschea

Testimonianze

dall’incendio della città turca. L’unità dovette rimanere al largo;con uno sforzo immane, le lance di salvataggio recuperarono inmare i superstiti. Il VENDRAMEL scattò oltre 150 fotografie du-rante l’incendio e l’operazione di salvataggio, che costituisco-no un importante documento storico della presenza della R.Marina per quanto attiene la salvaguardia ed il soccorso allepopolazioni.

Epilogo

Finita la ferma di tre anni, Giovanni Vendramel tornò borghese.Il 5 agosto 1926 sposò la fidanzata Angelina Maggioni, la fami-glia si stabilì a Corsico. Dal matrimonio nacquero quattro figliGiuseppe, morto subito, Maria (Mariuccia), Antonio e Angelo.A loro trasmise l’amore per l’Italia e per la Marina.Giovanni ebbe la soddisfazione di vedere indossare il solino i fi-gli Antonio e Angelo, i nipoti Andrea (figlio di Antonio) e Giovan-ni (figlio di Angelo).Spese la sua vita nei sodalizi cooperativistici in aiuto dei soci.Nel 1968 fu uno dei fondatori del Gruppo ANMI di Corsico dovesino alla sua dipartita fu attivo collaboratore e decano del Grup-po. Nel 1974, dopo anni di ricerche, Giovanni e l’amico Pasqua-le si ritrovarono a Livorno dopo 53 anni dalla ferma.

nnn

31Marinai d’Italia Aprile 201630 Marinai d’Italia Aprile 2016

Sul “VENEZIA” sono imbarcati 100 allievi meccanici. Ilgiorno 30 alle ore 20,00 sono andate in avaria due cal-daie. La temperatura sotto coperta è di circa 75° e ilpersonale di macchina è colpito da malore; il mio ami-co Gobbo da asfissia. La nave è in balia di se stessa,vengono mandati messaggi rtl, ma al momento nes-suna risposta. Siamo fermi in mezzo al mare da 9 oree scarsi di carbone e di acqua. Alle ore 11,00 del 31 so-no state spente tutte le caldaie tranne una per alimen-tare l’apparato elettrico. Uno dei nostri proiettori con-tinua a segnalare per attirare l’attenzione dei soccor-si che dovrebbero arrivare. Alle ore 24,00 ci ha rag-giunto una torpediniera, che aveva ricevuto il segna-le, ma non può prestarci aiuto. Il 1 agosto, alle ore4,00 ci ha raggiunto il “CORAZZIERE” che avvisa chedue rimorchiatori stanno arrivando. Il comandante hainviato il C.T. incontro ai rimorchiatori indicare la rot-ta. Il comandante alle ore 9,00 decide di sparare unasalva di 15 colpi di cannone…”

INCROCIATORE LEGGERO CLASSE VENEZIA(ex-austriaco, tipo Esploratore “SCOUT”)

Italiani: Venezia (Saida) – Brindisi (Helgoland)Francese: Thionville (Novara)

VENEZIA Cantiere Navale Triestino – MonfalconeImpostato il 9.9.1911 – Varato il 26.10.1912 e Completato il 5.1914 Ceduto il 19.9.1920 – in Servizio dal 5.7.1921.BRINDISI cantiere Danubius – FiumeImpostato il 28.10.1911 – Varato il 23.11.1912 – Completato il 5.9.1914Ceduto il 19.9.1920 – in Servizio dal 7.6.1923.

Dislocamento: 3.500 t. – 4.500 t. a p.c.Dimensioni lunghezza f.t. 130,6 m. – larghezza 12,8 m.immersione 4,6 m. - 5,3 a p.c..Apparato motore: 16 caldaie a tubi d’acqua tipo Yarrow2 motrici a turbinaPotenza 26.500 HPVelocità 27 nodiCombustibile: Venezia, 673 normale – 815 p.c.Brindisi 710 normale – 815 p.c..Autonomia 1.600 miglia a 24 nodi – 860 a 27 nodi.

Giovanni Vendramel 1° sinistra e 2° destra in piedi

Il Venezia alla fonda

Kemal Pascià, il capo dei “Giovani Turchi”

Testimonianze