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“Due topolini caddero in un secchio pieno di panna. Il primo topolino si arrese subito e annegò, il secondo topolino non voleva mollare si sforzò a tal punto che alla fine
trasformò quella panna in burro, e riuscì a saltar fuori. Signori da questo momento io sono quel secondo topolino!”
Dal film “Prova a prendermi” di Steven Spielberg.
Dedicata ai miei Genitori: GRAZIE, per avermi insegnato ad essere quel secondo topolino.
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA DIPARTIMENTO DI NEUROSCIENZE
CORSO DI LAUREA IN FISIOTERAPIA
CORSO INTEGRATO DI
METODOLOGIE E TECNICHE DELLA RIABILITAZIONE
TESI DI LAUREA
Studio sugli effetti a breve e medio termine
dell’applicazione del K-Active Taping
su un gruppo di giocatrici professioniste di basket
Candidata Relatore
Liliana Praticò Dott. Filippo Cavallaro
Matr. 405740
Correlatore
Dott. Filippo Zanella
____________________________________
ANNO ACCADEMICO 2012/2013
3
RINGRAZIAMENTI
Desidero innanzitutto ringraziare il Dott. Filippo Cavallaro per gli
insegnamenti unici, per la fiducia in me riposta durante i tre anni del corso di
laurea e per l’entusiasmo con cui ha sposato fin da subito il mio studio di
ricerca. Ringrazio il Dott. Filippo Zanella che mi ha guidata nel mondo del K‐
Active Taping durante la stesura di questo lavoro. Un “ringraziamento
speciale” lo rivolgo al Dott. Pasquale Furfari e alla Dott.ssa Anna Maria
Balestrieri per avermi supportata e sopportata, con esperienza infinita,
preziosi consigli e strumenti all’avanguardia nelle fasi cruciali di redazione
della tesi. Intendo ringraziare, ancora, la K‐Active Taping Italia, sottolineando
la particolare disponibilità del Dr. Gregor Comploi e la Prosomed per avermi
fornito testi, dati e materiali indispensabili per la realizzazione della ricerca.
Grazie a BTS Bioengineering e Fast Therapies per aver sostenuto l’intero
studio. Ancora, vorrei esprimere la mia sincera gratitudine alla società
Olympia 68 Reggio Calabria, al suo Presidente Avv. Pasquale Melissari e in
particolare a Fabiana e Ilenia, per essere state compagne di viaggio ideali
senza le quali questo sogno non si sarebbe mai concretizzato. Infine, sento il
desiderio di ringraziare con affetto i miei genitori e i miei fratelli, per il grande
sostegno che mi hanno costantemente offerto durante il mio difficile
percorso ed in particolare Basilio, i miei amici e colleghi, per essermi stati
vicini durante questo anno di lavoro.
… Grazie a tutti di cuore
Liliana
4
INDICE GENERALE PER CAPITOLI
RINGRAZIAMENTI…………………………………………………………………………………3
INDICE GENERALE PER CAPITOLI …………………………………………………………4
INDICE PER CAPITOLI E ARGOMENTI……………………………………………………5
ABSTRACT ……………………………………………………………………………………………7
CAPITOLO 1: Introduzione ………………………………………………………………..…8
CAPITOLO 2: Il Kinesiology Taping ……………………………………………….……10
CAPITOLO 3: La traumatologia nel basket …………………………………………35
CAPITOLO 4: E.N.F. Physio …………………………………………………………..……48
CAPITOLO 5: G‐Walk and G‐Jump *BTS ……………………………………….……55
CAPITOLO 6: Materiali e metodi ………………………………………………….……61
CAPITOLO 7: Risultati ………………………………………………………….……….……82
CAPITOLO 8: Discussione ……………………………………………………….…….……88
CAPITOLO 9: Conclusioni …………………………….……………………………….……96
BIBLIOGRAFIA ……………………………………………………………..……………….……97
SITOGRAFIA ……………………………………………………………………………….……100
5
INDICE PER CAPITOLI E ARGOMENTI
Capitolo 1: INTRODUZIONE …………………………………………………………..…8
Capitolo 2: IL KINESIOLOGY TAPING …………………………………………..….10
2.1 Accenno di storia del Tape Kinesiologico
2.2 Caratteristiche del materiale K‐Active Tape
2.3 Differenza tra bendaggio funzionale e Tape Kinesiologico
2.4 Campi di applicazione
2.5 Controindicazioni ed effetti indesiderati
2.6 Effetti del K‐Active Tape
2.7 Tagli e forme di applicazione
2.8 Regole e tecniche di applicazione K‐Active
Capitolo 3: LA TRAUMATOLOGIA NEL BASKET ………………………….….35
3.1 Studi e ricerche
3.2 Principali distretti interessati (traumatologie frequenti)
Capitolo 4: E.N.F. PHYSIO ……………………………………………………..…..….48
4.1 Confronto tra ENF e le altre elettroterapie
4.2 Implementazione della CAR nell’ENF
4.3 Caratteristiche d’uso dell’ENF
Capitolo 5: G‐WALK AND G‐JUMP *BTS …………………………………….….55
5.1 BTS G‐Walk
5.2 BTS G‐Jump
Capitolo 6: MATERIALI E METODI ……………………………………….…….….61
6.1 Scopo dello studio
6.2 Descrizione del campione
6.3 Raccolta dati anamnestica
6
6.4 Gruppi sperimentali
6.5 Scale e strumenti di misurazione utilizzati
6.6 Descrizione delle applicazioni utilizzate
Capitolo 7: RISULTATI ………………………………………………………………….….82
7.1 Valutazione clinica
7.2 Valutazione strumentale
Capitolo 8: DISCUSSIONE …………………………………………………….………….88
Capitolo 9: CONCLUSIONI …………………………………………………..……….….96
7
ABSTRACT
INTRODUZIONE: Gli effetti del K‐Active Taping rappresentano un argomento
parzialmente inesplorato al di fuori dell’efficacia su dolore, libertà di
movimento (ROM), attività muscolare ed attività linfatica.
SCOPO DELLO STUDIO: Verificare l’efficacia di trattamento con K‐Active Taping
su un gruppo di atlete professioniste di basket introducendo nella valutazione
tradizionale nuove metodiche e test di valutazione (G‐Walk and G‐Jump *BTS
e ENF Physio). Ciascun gruppo sperimentale funge da gruppo di controllo per
il gruppo opposto.
MATERIALI E METODI: Sono state valutate 3 giocatrici con problematiche di
ginocchio (età media: 21.3, DS: 2.31) e 2 giocatrici con problematiche di
caviglia (età media: 21.5, DS: 2.12). Tutte le atlete sono state sottoposte a
valutazione clinica approfondita e valutazione strumentale con scansione
digitale (ENF Physio), valutazione dei parametri spazio‐temporali del passo
(G‐Walk *BTS) e test specifici di salto (G‐Jump *BTS). Ogni atleta è stata
trattata con l’applicazione di K‐Active Taping nel distretto articolare
sofferente.
RISULTATI: Con la scansione digitale è stata rilevata una diminuzione
dell’impedenza nel distretto articolare trattato e nel distretto articolare non
trattato (caviglia), e una diminuzione dell’impedenza nell’emisoma trattato
rispetto al peggioramento dell’emisoma non trattato. Nel gruppo trattato al
ginocchio è stato rilevato un miglioramento della coordinazione a scapito
dell’elasticità, mentre nel gruppo trattato alla caviglia è stato registrato un
miglioramento di entrambi i parametri di riferimento.
CONCLUSIONI: Il K‐Active Taping potrebbe occupare un ruolo di grande
interesse nella presa in carico del Basketball‐Player con disfunzione di
ginocchio o caviglia, considerandolo un valido alleato sia nella fase di
allenamento che durante la competizione.
8
CAPITOLO 1
INTRODUZIONE
Negli ultimi anni l’utilizzo del Tape Kinesiologico si è imposto in maniera
considerevole nel contesto della riabilitazione in generale.
Muove i primi passi nell’ambito sportivo, settore nel quale si hanno le
primissime applicazioni, come nella pallavolo. Oggi, grazie alla nascita di
numerose Scuole di formazione atte alla diffusione delle varie tecniche
di applicazione, il Kinesiology Taping è diventato un metodo utilizzato
durante il lavoro clinico da medici e fisioterapisti, quale aggiunta e
supporto al trattamento riabilitativo in campo neurologico, ortopedico,
pediatrico, ginecologico. Come ogni terapia relativamente recente, le
basi scientifiche che fino ad oggi attestino l’effettiva efficacia del Taping
Kinesiologico non sono ancora chiare.
In letteratura sono attualmente presenti studi che dimostrano l’efficacia
del tape per dolore, libertà di movimento (ROM), attività muscolare ed
attività linfatica.
L’obiettivo della tesi è quello di verificare se il trattamento con K‐Active
Taping produca risultati statisticamente significativi introducendo nella
valutazione tradizionale nuove metodiche e test di valutazione (BTS G‐
Walk and G‐Jump e ENF).
Ho iniziato a lavorare sulla mia tesi dopo aver partecipato al “Corso
base K‐Active Taping” organizzato dalla K‐Active nella mia città
nell’ottobre ’12. Con l’aiuto dei miei Relatori ho scelto l’ambito in cui
realizzare la ricerca, la pallacanestro, sport che mi ha coinvolta da
sempre, in passato come atleta, tutt’oggi come Ufficiale di Gara.
9
Il disegno originario dello studio prevedeva il trattamento di una
squadra di pallacanestro femminile della mia città impegnata in un
campionato di A2 per la durata di tutto il campionato. Dopo le prime
valutazioni e applicazioni, per cause di forza maggiore non preventivate
né preventivabili, non mi è stato possibile portare a termine lo studio
nelle modalità e nei tempi inizialmente programmati.
Nonostante tutto, spinta soprattutto dal mio relatore, Prof. Filippo
Cavallaro, ho deciso di continuare il lavoro sperimentale prendendo in
esame 5 atlete valutandole e trattandole per un periodo di tempo più
ristretto (T0, T7, T14) rispetto a quanto pianificato in partenza.
Tra le tante cose che ho appreso in questi 3 anni trascorsi nel mondo
della riabilitazione, ho imparato che una grande pecca dei fisioterapisti
è quella di “scrivere poco”, di non rendere pubbliche le esperienze
cliniche, anche quelle che non hanno evidenziato i risultati da noi attesi.
È inusuale trovare in letteratura scientifica lavori che descrivano gli
ostacoli incontrati durante il percorso di un trattamento riabilitativo, si
preferisce magari cambiare argomento, cambiare le modalità, o
semplicemente citare il punto di partenza e il punto d’arrivo della
nostra esperienza, senza menzionare gli intoppi incontrati.
Per questo motivo ho preferito continuare a trattare l’argomento
scelto, descrivendo l’idea di partenza e il percorso che mi ha portato ad
accrescere le conoscenze scientifiche sul Tape Kinesiologico.
10
CAPITOLO 2
IL KINESIOLOGY TAPING
La storia dei bendaggi con scopi terapeutici risale ai tempi dei Greci e
dei Romani con il ben noto canto dell’Iliade, in cui Achille benda il
braccio e le ferite di Patroclo. Si definisce bendaggio o fasciatura
un’applicazione di bende o fasce sopra una zona traumatizzata per
limitarne i danni e favorire un’eventuale guarigione. Negli ultimi trenta
anni varie tecniche di bendaggio anelastico ed elastico sono state
sviluppate in diverse parti del mondo, ma all’origine di queste
metodiche rimane sempre la compressione e la stabilizzazione dei vari
punti del corpo. Risalgono, invece, agli anni Settanta le nuove tecniche
di kinesiology taping, ossia l’applicazione di un nastro adesivo elastico
con diversi livelli di tensione che dava sempre uno stimolo di tipo
compressivo atto a fornire un’assistenza esterna ai muscoli e che
trovava applicazione, soprattutto, in ambiente sportivo. Per il primo
decennio, gli ortopedici, i fisioterapisti e gli agopuntori sono stati i
maggiori utilizzatori di questa tecnica. Successivamente la tecnica è
stata applicata ai giocatori olimpionici di pallavolo in Giappone e la
novità si è diffusa ben presto anche tra gli altri atleti. Oggi, è accettata
dai praticanti medici e dagli atleti in Giappone, Stati Uniti, Europa e Sud
America, oltre che negli altri Stati asiatici. Attualmente il 75% del tape
kinesiologico è usato da non atleti.
11
2.1 Accenno di storia del Tape Kinesiologico
Negli anni ’70 il chiropratico giapponese Dr. Murai sperimentava in
America l’applicazione di un nastro normale sulla pelle (dall’inglese
Tape = Nastro), con lo scopo di facilitare il recupero tissutale e il
movimento.
Nel 1973, un altro chiropratico giapponese il Dott. Kenzo Kase sulla scia
di Murai, cercò di creare qualcosa che fosse in grado di “riprodurre gli
effetti della mano del terapista” anche quando il paziente terminava il
suo trattamento. L’idea era quella di forgiare un tessuto con
caratteristiche di elasticità simili a quelle della pelle, come supporto
esterno ai muscoli per aiutare il loro funzionamento, senza limitarne il
movimento.
All’inizio degli anni 80, la multinazionale Nitto Denko fu la prima a
creare il “Kinesiology Tape” (dall’inglese Tape = Nastro e dal greco
Kinésis = movimento), con l’obiettivo di sostenere i processi di
guarigione corporei. La Nitto Denko è l’azienda che attualmente
produce i tape originali, utilizzati dalla K‐Active ed è per questo motivo
che anch’io ho scelto di utilizzare tali materiali.
Il tape venne utilizzato durante le Olimpiadi di Seul nel 1988 da atleti
giapponesi e, da allora, si diffuse molto rapidamente in tutto il mondo.
Infatti, dal 1994 viene usato dalla nazionale di pallavolo statunitense e
successivamente dalla nazionale italiana nel 1999.
Mentre in oriente la tecnica è rimasta invariata in tutti questi anni, in
Europa sono stati condotti diversi studi scientifici che hanno contribuito
a migliorare ed ottimizzare sempre di più la tecnica, grazie anche alla
12
nascita delle diverse scuole di applicazione del tape (KinesioBellia, TNM,
K‐Active Taping, …)
2.2 Caratteristiche del materiale K‐Active Tape
Il materiale del Tape deve
possedere alcune caratteristiche
indispensabili per il successo
terapeutico sul paziente e per
garantire che l’applicazione non
provochi danni secondari ed irritazioni alla cute del paziente.
Il K‐Active Tape è composto da uno strato di cotone qualitativo con un
rivestimento adesivo acrilico del 100%. Il rivestimento adesivo è
applicato a forma d’onda con degli spazi tra un’onda e l’altra dove non
c’è alcun collante (Figura 1). È importante che il materiale sia
ipoallergico e clinicamente testato per non provocare irritazioni alla
cute.
Il K‐Active Tape possiede un’elasticità in direzione longitudinale, mentre
in direzione trasversale invece non è elastico. Spessore, peso ed
elasticità del K‐Active Tape sono equiparabili a quelli della cute, che ha
fornito le base per la creazione del tape stesso. L’elasticità massima del
nastro è pari al 40%.
Per ragioni tecniche legate alla produzione, il tape è applicato sulla
carta con una tensione del 10% (Figura 2). Il materiale è minimamente
plastico e pur essendo sottoposto di continuo a stress di allungamento
e accorciamento non perde la sua forma e lunghezza originaria.
Figura 1: Forma ad onda dello strato di colla
13
Figura 2: Se tolgo il tape dalla carta e lo riapplico sulla stessa senza allungarlo, il tape risulterà più
corto in quanto viene applicato con una tensione del 10 %
Il tape è inoltre traspirante e resistente all’acqua, poiché permette
all’aria di entrare e all’acqua o al sudore di fuoriuscire. Può essere
portato in piscina, sotto la doccia o facendo il bagno. È importante però
che in questi casi il tape sia applicato almeno 20‐30 minuti prima di
entrare in contatto con l’acqua per permettere alla colla di attivarsi.
Dopo essere stato a contatto con l’acqua, il tape andrebbe tamponato
con un panno per velocizzarne l’asciugatura. Si può anche usare un
phon, tenendo conto però che il calore attiva un maggior quantitativo di
colla. Il K‐Active Tape, essendo composto da materiale traspirante, è
ideale per essere utilizzato anche nei mesi caldi oppure durante
l’attività sportiva. La durata dell’applicazione e l’effetto maggiore del
tape variano tra 3 e 5 giorni, garantendo un supporto terapeutico
continuo nell’arco delle 24 ore. È stato valutato un effetto terapeutico
che permane diverse settimane dopo la rimozione dell’applicazione.
14
Il tape viene attivato con il calore corporeo e con un leggero
sfregamento dopo l’applicazione, per
permettere alla colla di aderire alla
cute sottostante.
Esistono diverse colorazioni di K‐Active
Tape. Secondo lo standard giapponese,
i colori usati sono 4: azzurro, rosa, nero
e color carne, ai quali è stato aggiunto dalla K‐Active un nuovo colore, il
verde (Figura 3). I materiali e la composizione utilizzati per le diverse
colorazioni di tape sono tutti uguali. Secondo le teorie energetiche, i
vari colori possono dare o togliere energia al corpo. Per trovare il colore
“ideale” al nostro corpo può essere fatto un test kinesiologico. I test
kinesiologici permettono di scegliere il tape più adatto al paziente
valutando l’attivazione muscolare isometrica di alcuni gruppi muscolari
quando questi vengono sottoposti a un impulso pressorio da parte del
terapista. In una mano del paziente viene posto il tape (o un campione
di questo) nei suoi diversi colori, nascosto dalla vista del paziente.
Solitamente l’altro arto del paziente viene utilizzato per effettuare il
test. I colori del tape, che danno un’attivazione muscolare efficace,
saranno quelli che verranno scelti per le applicazioni. I test kinesiologici
sono molto riproducibili anche inter‐operatore, benché i motivi di
funzionamento del test siano tutt’ora argomento di discussione. Al
momento vi sono diverse ipotesi, basate sul fatto che i colori siano
fondamentalmente solo una frequenza d’onda elettromagnetica che
solo il nostro occhio interpreta come “colore”, ma che come tutte le
radiazioni (anche quelle che vanno al di fuori dello spettro visibile),
possono interagire in modo differenziale con il corpo del paziente. Il
Figura 3: Colori del K‐Active Tape
15
colore ideale è quello che ci consente di conseguire il migliore risultato
nel test kinesiologico, vale a dire quello che dà “energia” al nostro
corpo.
2.3 Differenza tra bendaggio funzionale e Tape Kinesiologico
Il Tape Kinesiologico è una tecnica d’applicazione totalmente diversa dal
bendaggio funzionale poiché completamente diverso è il meccanismo
su cui le due teorie affondano le proprie radici.
Il bendaggio funzionale:
Il bendaggio funzionale è un presidio di contenzione
dinamica che, utilizzando bende adesive estensibili
ed inestensibili opportunamente combinate e
disposte, si propone di ottenere la protezione ed il
sostegno di strutture muscolo‐tendinee e/o capsulo‐legamentose.
Agisce attraverso il sistema meccanico causando l’immobilizzazione o la
parziale limitazione funzionale di un determinato distretto corporeo.
L’obiettivo del bendaggio funzionale è quello di fornire protezione a
muscoli e articolazioni che vengono messi in scarico, sostenuti,
compressi o stabilizzati, limitando la direzione di movimento dolorosa o
patologica e permettendo, contemporaneamente, il resto
dell’articolarità esente da dolore. Può essere indicato in seguito ad un
trauma distorsivo od una lussazione, dopo una lesione muscolare od
una microfrattura e nel caso di edemi e gonfiori importanti. Alcuni tipi
di bendaggio, ad esempio quello elastico, possono essere utilizzati per
16
facilitare un movimento, specialmente nella fase di recupero post‐
traumatico. Nei pazienti neurologici, possono essere utili per correggere
deformazioni o disallineamenti causati dalla spasticità, o per dare
sostegno funzionale nelle flaccidità. Il bendaggio funzionale esercita
sempre una compressione a livello micro circolatorio locale, per cui non
va bendato chi ha problemi dermatologici, circolatori o allergie
riconosciute al collante. Il bendaggio viene rimosso solitamente 4‐7
giorni dopo, durante i quali viene concesso di svolgere le normali
attività giornaliere, ma non può essere bagnato.
Il Tape Kinesiologico:
Il Tape Kinesiologico agisce attraverso il sistema
sensorio dando degli stimoli ai recettori presenti
sulla cute. L’obiettivo duplice del Kinesiology
Taping è sostenere l’attività muscolare ed attivare i
processi naturali di auto guarigione del corpo. Allo stesso tempo è
garantita la completa libertà di movimento senza problemi circolatori,
con notevole miglioramento della microcircolazione. Il tape influenza la
muscolatura attraverso le terminazioni nervose libere e i recettori
sottocutanei, generando un impulso sensoriale che, una volta arrivato a
livello spinale, si traduce in una modifica del tono e dei tempi di
attivazione del muscolo interessato. L’obiettivo delle applicazioni sarà,
quindi, la normotonizzazione (normotonicizzazione) muscolare ottenuta
attraverso tre effetti:
1. Indiretto, per effetto di regolazione nocicettiva: l’afferenza tattile
prodotta dal tape stimola i recettori Ab che attivano il “cancello”
a livello dell’interneurone spinale inibitorio, riducendo l’afferenza
17
nocicettiva. Se c’è un aumento di tono legato alla percezione di
dolore, diminuendo questo, si ha un conseguente riequilibrio del
tono muscolare.
2. Diretto per informazione sensitiva e propriocettiva afferente: la
presenza del tape determina, in termini propriocettivi e sensitivi,
un’afferenza informativa "doppia" a livello centrale (tape + cute).
Questo significa che il grado di "attenzione" del SNC dedicato
all’area con tape è maggiore, e questo risolve gli eventuali
squilibri propriocettivi legati a squilibri del tono. Dal punto di
vista clinico, ad esempio, si può ritrovare lo stesso effetto di
normotonizzazione sui pazienti neurologici effettuando esercizi
sensori (ad es. di tipo Perfetti).
3. Decompressivo locale: indotto dal tape direttamente sul muscolo
ha in pratica la stessa funzione meccanica e circolatoria sul
muscolo di uno stimolo massoterapico, per cui l’aumento
circolatorio e metabolico indotto provoca una più agevole
rimozione dei cataboliti, il che significa, dal punto di vista
biochimico, una liberazione dei siti attivi del sarcomero, con
conseguente ripristino della normocontrattilità muscolare e,
quindi, col ripristino del normotono.
2.4 Campi di applicazione
Il Kinesiology Taping, utilizzato in un primo momento solo in ambito
sportivo, sta imponendo le sue teorie e le sue applicazioni in moltissimi
ambiti della medicina. Possiamo usare il K‐Active Tape in:
18
Riabilitazione e fisioterapia
Logopedia
Ortopedia e traumatologia
Neurologia
Linfologia
Medicina interna
Ginecologia
Pediatria
Medicina dello sport
Medicina preventiva
Osteopatia
Se usato in combinazione con la terapia tradizionale, il Kinesiology
Taping ci permette di ottenere risultati migliori, se applicato da
personale qualificato e appositamente formato.
2.5 Controindicazioni ed effetti indesiderati
Un’applicazione non corretta, dovuta ad una scorretta diagnosi o
mancata conoscenza della tecnica può aumentare i sintomi del
soggetto, mentre una corretta applicazione fa migliorare rapidamente i
sintomi quali dolore e escursione articolare.
Essendo una tecnica relativamente recente ancora non si è a
conoscenza di controindicazioni documentate ma solo di alcune dettate
dall’esperienza e dai meccanismi fisiologici su cui agisce il tape.
19
Possono essere definite controindicazioni relative:
Patologie a carico del sistema circolatorio (trombosi, flebiti, …)
Ferite e lesioni cutanee (non essendo sterile potrebbe infettare la
ferita stessa)
Edemi generalizzati (per evitare sovraccarico cardiaco o renale)
Malattie della cute (neurodermatiti, psoriasi, …)
Reazioni allergiche ed irritazioni cutanee
Le irritazioni della cute sono sicuramente tra gli effetti indesiderati
relativamente più frequenti, incentivate dalle modificazioni dello stile di
vita o dai cambiamenti ambientali. Con
l’uso di cerotti, tape ed altri materiali
non qualitativamente adeguati, dalle
caratteristiche non certificate e molto
economici, in cui la colla usata è di bassa qualità, non clinicamente
testata e non ipoallergica, le reazioni allergiche possono aumentare in
maniera esponenziale. Anche irritazioni presenti prima dell’applicazione
del tape come infiammazioni o l’utilizzo di sostanze irritanti per
preparare la cute al trattamento come sapone a pH acido/basico o
alcool, possono inficiare l’efficacia dell’applicazione ed esporre il
paziente a reazioni cutanee anomale. Chiaramente anche una tensione
inappropriata del tape o un’applicazione non corretta rientrano nelle
cause di possibili effetti indesiderati.
Per quella categoria di pazienti dalla cute molto sensibile, come
bambini, pazienti in età avanzata, pazienti con cute arrossata o per il
trattamento di zone particolarmente sensibili, come il viso o zone in
prossimità di cicatrici, è stato creato dal gruppo di ricerca Nitto Denko
20
del Giappone il K‐Active Gentle Tape (Figura 4). Il Gentle Tape usa un
collante con una nuova tecnologia
chiamata stratagel®, studiata proprio per
il trattamento di pazienti con cute molto
sensibile. Infatti, pur mantenendo un’alta
tenuta del tape, esso non provoca effetti
negativi sulla cute.
In ogni caso, in presenza di reazioni allergiche o prurito che si protrae
per più di 10 – 20 minuti, il tape va rimosso subito e delicatamente.
2.6 Effetti del K‐Active Tape
Tutti gli effetti del K‐Active Tape vengono ottenuti attraverso l’effetto
meccanico e sensorio dell’applicazione del tape sulla cute. Esso non
contiene nessun tipo di medicinale e nessun principio attivo. Gli effetti
quindi possono essere ottenuti utilizzando le diverse tecniche
d’applicazione.
Influenza sull’attività muscolare
La tecnica giapponese originaria teorizzava due
effetti diversi a seconda della direzione in cui
veniva applicato il tape. In particolare, si otteneva
“tonificazione” applicando il tape dall’origine
all’inserzione e “detonificazione” del muscolo
procedendo dall’inserzione all’origine.
Figura 4: K‐Active Gentle Tape
21
L’obiettivo della teoria modificata dalla K‐Active invece è la
normotonizzazione. Secondo questa teoria bisogna andare alla ricerca
di un muscolo non normoreattivo, testare la direzione dell’applicazione
mediante appositi test e infine applicare il tape.
Dopo l’applicazione si avrà un miglioramento dell’attivazione delle fibre
muscolari, che comporta un miglioramento della forza e del controllo
motorio, soprattutto in termini di coordinazione.
Miglioramento della microcircolazione
Figura 5: Le convolutions, aumentando lo spazio sottocutaneo, migliorano la circolazione
linfatica e sanguigna e riducono la pressione sui recettori cutanei
Attivazione del sistema linfatico
Il Kinesiology Tape ha la capacità di sollevare la cute ed ottenere così
una riduzione della pressione sottocutanea. Il flusso della linfa va
sempre nella direzione di minor pressione. In questo modo è possibile
aumentare direttamente sotto il tape la quantità di linfa trasportata e la
velocità di flusso della linfa. Anche i vasi linfatici iniziali si aprono più
22
facilmente a causa del sollevamento della cute. Viene applicato
seguendo la direzione dei vasi linfatici in modo da convogliare la linfa
nella stazione linfonodale più vicina. L’azione
si ottiene grazie al movimento corporeo.
Diverse sono le applicazioni specifiche a
secondo della tipologia di paziente da
trattare. Si può favorire il drenaggio in
pazienti mastectomizzate, in soggetti allettati per diminuire l’edema agli
arti, negli sportivi per aumentare il deflusso di cataboliti dopo uno
sforzo, per il trattamento di cicatrici e fibrosi o in pazienti con danno
linfatico postoperatorio per drenare verso i vasi linfatici collaterali.
L’applicazione linfatica può anche essere effettuata a spirale. E’
fondamentale ricordare che le applicazioni linfatiche sono sconsigliate
quando è presente un edema generalizzato causato da un problema
cardiaco o renale.
Riduzione del dolore
La riduzione del dolore può essere ottenuta attraverso l’attivazione del
sistema endogeno analgesico spinale e sovra spinale attraverso stimoli
cutanei efferenti.
La cute riceve vari tipi di stimoli (meccanici, termici, dolorifici) il cui
riconoscimento avviene attraverso l’attivazione di specifici recettori
(meccanocettori, propriocettori, termocettori, nocicettori). Il tape viene
percepito dalla cute come uno stimolo esterno e perciò attiva tali
recettori. A loro volta, i recettori che si trovano sulla cute sono
classificati in base alle forme di energia cui sono sensibili:
23
meccanocettori (stimolazioni meccaniche), chemiocettori (stimolazioni
chimiche), fotocettori (luce), termocettori (al caldo e al freddo),
osmocettori (variazione osmotica) e nocicettori (sensibili a stimolazioni
dolorose).
I nocicettori in particolare, come si è detto, sono sensibili alle
stimolazioni dolorose, perciò sono attivati da sostanze algogene
provenienti dai tessuti lesi, dal distretto vascolare oppure dalle stesse
fibre nervose.
La teoria del cancello o “Gate Control Theory”, è un modello
interpretativo delle modalità di attivazione di questi ultimi recettori.
Essa è basata sulla modulazione reciproca tra le fibre nervose
nocicettive di piccolo calibro C e quelle non‐nocicettive di grande
calibro A‐Beta. Se le fibre A‐Beta trasportano stimoli non dolorifici,
vanno ad attivare i neuroni inibitori che bloccano la trasmissione di
segnali dolorifici fino a talamo e corteccia. In questa modalità il cancello
viene definito “chiuso”.
Se, invece, le fibre C trasmettono impulsi dolorifici esse vanno ad inibire
i neuroni inibitori che non possono a loro volta inibire la trasmissione
degli impulsi ai centri superiori. In questa modalità, invece, il cancello è
aperto e viene percepito il dolore.
In conclusione, se uno stimolo doloroso (come quello causato da un
gonfiore post trauma che determina la pressione sui recettori) e uno
meccanico (come quello determinato dal micro massaggio sulla cute del
tape) sono trasmessi nello stesso momento, le fibre A‐Beta attivano i
neuroni inibitori della sostanza gelatinosa di Rolando e di conseguenza
la trasmissione dello stimolo dolorifico sarà attenuata.
24
Il dolore può essere così ridotto dando degli stimoli meccanici poiché
sono più veloci di quelli nocicettivi.
Sostegno delle funzioni articolari
Il sostegno della funzione articolare può essere raggiunto attraverso
l’utilizzo di tecniche diverse:
stimolazione propriocettiva: normotonizzazione e miglioramento
della propriocezione (ad esempio nel recupero funzionale post‐
traumatico);
correzione funzionale: per esempio, in un caso di patella
lateralizzata è possibile fare una correzione funzionale di
medializzazione della patella. L’attivazione motoria del muscolo
quadricipite sarà così migliorata;
sostegno passivo: tecnica del legamento (ad esempio per il
sostegno meccanico di un ginocchio con esiti di lesione del
legamento collaterale laterale o una distorsione di caviglia);
correzione meccanica: si effettua un riposizionamento del
distretto e una correzione morfologica (ad esempio in pazienti
che hanno un’instabilità anteriore della spalla);
riduzione del dolore: miglioramento del movimento e riduzione di
compensi.
Oltre al sostegno delle funzioni articolari, il tape interviene
incrementando la libertà di movimento (ROM).
25
Influenza su organi interni attraverso riflessi cuti‐viscerali
Quando viene applicato sopra un tessuto molle produce effetti drenanti
sugli organi specifici sottostanti. Ogni organo ha bisogno di spazio per
mantenere l’ottimale funzionalità, assicurata con l’applicazione del tape
dopo un trattamento viscerale manuale. Produce anche un’azione
riflessa sensitiva, andando a stimolare i recettori che riflettono sugli
organi interni, nonché un’azione indiretta sulle fasce viscerali.
2.7 Tagli e forme di applicazione
Il taglio del Kinesiology Tape è molto importante per garantire una
buona tenuta del tape. I materiali migliori sono tagliati in produzione
con degli apparecchi appositamente studiati che evitano di lasciare
bordi che si sfilacciano (Figura 6). Essendo il Tape fatto di cotone, una
volta che i bordi iniziano a sfilacciarsi, la tenuta sarà sensibilmente
ridotta.
È dunque fondamentale usare un paio di forbici di alta qualità per
garantire che i bordi del tape non si sfilaccino, assicurando così una
buona tenuta del tape.
Figura 6: Differenze tra tagli effettuati con forbici di alta, media e bassa qualità.
26
La forma e la lunghezza del punto in cui si taglia il tape dipendono dalla
dimensione e dalla forma del muscolo o dall’area di applicazione.
Esistono diverse forme di applicazioni: I, Y, X, ventaglio e web cut
(Figura 7).
Applicazione a I: è la tecnica di base che per anni è stata l’unica
ad essere usata. Si applica il tape con una striscia singola sul
ventre muscolare o lungo il decorso di un legamento.
Applicazione a Y: è una tecnica usata per avvolgere il ventre
muscolare. Su un lato il tape viene tagliato e diviso in 2 parti,
lasciandolo unito alla base, di circa 3‐5 cm.
Applicazione a X: il tape viene tagliato su ambedue i lati e diviso in
2 parti.
Applicazione a Ventaglio: è la tecnica più usata nel linfotape. Il
taglio del tape prevede 4 o 5 fasci, lasciando una base di 3‐5 cm.
Applicazione Webcut: si lascia una base su entrambi i lati, mentre
la parte centrale viene tagliata in 4 o 5 parti.
Figura 7: Vari tipi di applicazioni
27
2.8 Regole e tecniche di applicazione K‐Active
Per aumentare l’effetto e la tenuta del tape, sarebbe opportuno
mettere in atto una serie di accortezze.
È necessario che la cute sia pulita, depilata e asciutta.
Se il paziente utilizza oli o creme, è fondamentale detergere per
eliminare le sostanze oleose che impedirebbero al tape di aderire
in modo adeguato.
È possibile e consigliabile utilizzare un prodotto specifico delicato
(ad esempio Prosomed Soft Cleaner). In alternativa, si può
detergere la cute con alcool (anche se questo spesso può irritare
la pelle e alternarne il pH), oppure con qualunque sgrassante
specifico per la detersione di superfici unte.
Per la depilazione, invece, si consiglia di usare un rasoio specifico
della K‐Active (ad esempio rasoio elettrico Prosomed), e non
utilizzare lamette, in quanto potrebbero irritare la pelle.
Utilizzare forbici di alta qualità e arrotondare gli angoli per
favorire una maggiore aderenza.
�ttivare la colla dopo l’applicazione con un leggero sfregamento
sul tape.
Applicare il tape 20‐30 minuti prima dell’attività sportiva o prima
di entrare in acqua.
Utilizzare eventualmente uno spray adesivo e il ghiaccio spray in
pazienti particolarmente sudati. L’uso del ghiaccio spray
permette prima di far brinare e poi evaporare il sudore per
sublimazione.
28
Per capire quale applicazione di tape si possa adattare meglio al
problema del paziente, sarebbe opportuno effettuare prima uno
Screening test. Gli Screening test sono dei test standardizzati che
valutano parametri come dolore, rom articolare, qualità del movimento
ma anche parametri secondari, come compensi, tono, tempo di
attivazione muscolare, mobilità della cute e delle fasce, presenza di
pieghe nella cute, asimmetrie. Durante gli Screening test il terapista
mobilizza con le mani la cute e la fascia superficiale del paziente,
simulando le applicazioni muscolari, fasciali, legamentose, correttive sui
gruppi muscolari o sulle fasce che ritiene possano essere causa del
problema. Gli Screening test si utilizzano quando il paziente non
riferisce un preciso movimento problematico (perché in quel caso è
meglio utilizzare il movimento funzionale riferito dal paziente) e vanno
effettuati prima e dopo ogni applicazione, per valutare gli effetti del
tape.
Le applicazioni di K‐Active taping vengono suddivise in 4 tipologie e
classificate in funzione di come il tape sposti la cute e le fasce.
Possiamo, pertanto, distinguerle in:
Tecniche decompressive (muscolari): il tessuto e la fascia
vengono sollevati dagli strati sottostanti, con formazione di
convolutions e riduzione della pressione a livello dei recettori;
Tecniche di approssimazione (legamento, tendinee, spazio): il
tessuto e le fasce vengono avvicinate al centro del tape;
Tecniche direzionali (fasciali, correttive): il tessuto e le fasce
vengono spostate in direzione tangenziale alla superficie
corporea;
29
Tecniche di rimodellamento (pull‐out e push‐in): il tessuto, le
fasce e le altre strutture vengono spostate in direzione
perpendicolare alla superficie corporea.
Queste tecniche possono essere utilizzate in combinazione tra di loro ed
essere supportate da altre tecniche avanzate come la tecnica linfatica o
la tecnica funzionale.
Tecniche decompressive
Delle tecniche decompressive fa parte la tecnica
muscolare, nella quale il tape viene applicato
lungo il decorso del muscolo. Si inizia
posizionando la base in posizione neutra,
applicandola prossimalmente o distalmente a
seconda di quanto rilevato dagli Screening test.
Si procede allungando il muscolo e avvolgendolo
con il tape. È fondamentale applicare le strisce del tape senza tensione.
Con il movimento si potranno vedere le “convolutions” (Figura 8), onde
al di sotto delle quali la cute e le fasce sono sollevate. Le convolutions
favoriscono il miglioramento della microcircolazione, l’aumento del
deflusso delle sostanze nocive, riducendo così la pressione sui recettori
e garantiscono un sistema di pompa aggiuntivo sotto il tape. La forza
delle alette dà un impulso leggero di ritorno verso la base
dell’applicazione La tecnica muscolare può essere considerata una
tecnica decompressiva con una blanda componente direzionale.
Figura 8: Convolutions
30
Tecniche di approssimazione
Delle tecniche di approssimazione fanno parte la tecnica del legamento,
tendinea e funzionale.
La tecnica del legamento (Figura 9) viene definita anche tecnica “spazio”
(space correction) o di avvicinamento del tessuto, perché l’obiettivo è
quello di far avvicinare la cute verso il centro del tape. Le basi del tape
vengono applicate senza tensione, mentre la parte centrale del tape
verrà applicata con tensione variabile dal 5 al 100%. Il paziente sarà in
posizione neutra o preposizionamento (ovvero in posizione di
stiramento) a seconda che si voglia limitare in parte la mobilità oppure
consentirla. Attraverso l’allungamento viene salvata energia, che riporta
il tape verso il centro una volta fatta l’applicazione. Questa applicazione
può, a seconda del modo di applicazione, dare stabilità e/o spazio.
Anche la tecnica tendinea è una tecnica correttiva (base fissata)
utilizzata per mettere in scarico parte del carico meccanico a livello dei
tendini. Si applica generalmente sul tendine achilleo e sul tendine
rotuleo. Oltre ad essere una tecnica correttiva può essere considerata
una tecnica direzionale.
Figura 9: Tecnica del legamento
31
La tecnica funzionale fa parte delle tecniche avanzate poiché si applica a
cavallo di un’articolazione per facilitarne un movimento funzionale,
generalmente reso difficoltoso da lesioni post‐traumatiche o da
muscolatura indebolita. L’applicazione è di tipo correttivo, con i capi
articolari dell’arto tenuti in posizione neutra, avvicinati o allontanati, e il
tape tenuto a differenti gradi di tensione a seconda del tipo di input
sensoriale e dell’intensità dell’impulso meccanico che vogliamo dare. Il
tape si applica generalmente sfregandolo partendo dalle basi verso il
centro, mentre si portano i segmenti da correggere in allontanamento.
Questa tecnica fa parte delle tecniche di approssimazione.
Tecniche direzionali
Con la tecnica fasciale (Figura 10), la principale
tecnica direzionale usata a scopo terapeutico, si
sposta il tessuto e il tape parallelamente alla
cute. Si applica la base senza tensione a 3‐4 cm
dalla zona in cui si vuole creare decompressione,
assicurandosi che il tessuto sia in posizione
rilassata. Attraverso movimenti di “jiggelings”, ovvero leggere
oscillazioni, si trazionano le ali spostandosi e applicando il tape. La cute
e la fascia verranno così spostate in direzione delle ali e tenute nella
posizione desiderata. Con questa applicazione si ottiene una modifica
della posizione e della tensione di cute, fascia e altri tessuti. La forma ad
Y è adatta per avvolgere il punto di dolore (tenendolo al centro delle
alette). In questo modo può essere ottenuto uno scarico decompressivo
di tale area senza applicarci il tape direttamente sopra.
Figura 10: Tecnica fasciale
32
La tecnica correttiva (Figura 11) come la tecnica fasciale, fa parte delle
tecniche di tipo direzionale. Possiamo distinguere due tipologie di
tecniche correttive:
- Correttiva I tipo: la base del tape viene applicata e fissata con la
mano, mentre il resto del tape (o le code) viene applicato con
tensione 5‐100 %. La fascia e le altre strutture vengono trazionate
nella direzione della base.
- Correttiva II tipo: la base del tape viene applicata e, assieme alla
cute e alle altre strutture, viene spostata con la mano e tenuta in
posizione desiderata (di solito in direzione opposta al resto del
tape o alle ali). Il resto del tape è applicato con 5‐100% di
tensione.
Fissando la base durante l’applicazione, la forza delle alette è di ritorno
verso la base (effetto elastico). Con questa tecnica le strutture, la cute e
la fascia possono essere spostate e tenute in una posizione desiderata.
Si ottengono così modificazioni di posizione e tensione delle strutture.
L’applicazione di questa tecnica dà al corpo degli stimoli maggiori/più
forti rispetto alla tecnica fasciale.
Figura 11: Tecnica correttiva
Nella tecnica fascia‐hold, così come per la tecnica correttiva di tipo II, si
applica la base del tape, si sposta la fascia e la si fissa con la mano. La
33
differenza sta nel fatto che questa volta la fascia viene spostata nella
stessa direzione delle ali del tape, e viene posta una tensione moderata
al resto del tape. Questo mantiene la fascia fissata nella posizione
voluta. Fa parte delle tecniche di tipo direzionale.
Per la tecnica linfatica (Figura 12) sono possibili due tipi di applicazioni:
a ventaglio e a spirale. Nelle applicazioni a ventaglio, la base del tape
viene posta sui linfonodi, con arto in posizione
neutra, e le ali del tape vengono poste senza
tensione (o massimo 10%), cercando di coprire
la superficie edematosa, con arto tenuto in
preposizionamento. Nelle applicazioni a
spirale, vengono pretagliati 4 o 5 tape di un
centimetro di larghezza. Le basi del tape
vengono poste in prossimità dei linfonodi, con arto in posizione neutra.
Il resto del tape viene posto senza tensione (o massimo 10%)
avvolgendo a spirale l’arto. Si deve prestare particolare attenzione a
non lasciare aree di cute scoperte e a mantenere costante la lunghezza
della spirale, controllando che ciascuna aletta di tape applicata,
mantenga un’equidistanza tra spalla‐gomito‐polso o anca‐ginocchio‐
caviglia. La tecnica linfatica è una tecnica avanzata di tipo
direzionale/decompressivo.
Tecniche di rimodellamento
Con le tecniche di rimodellamento si andranno a correggere, secondo la
Figura 12:Tecnica linfatica
34
teoria del re‐ballooning, eventuali aree rientranti (shrinkings) o quelle di
rigonfiamento (expansions), utilizzando due tecniche:
- Pull‐out: per correggere le retrazioni (shrinkings). Si invita il
paziente a portarsi in una posizione di massima espansione
dell’area e si applica il tape senza tensione (tecnica
muscolare/decompressiva);
- Push‐in: per correggere i rigonfiamenti (expansions). Si invita il
paziente a portarsi in una posizione di riduzione dell’espansione e
applichiamo il tape con tecnica del legamento (spazio) dando un
impulso verso il centro del corpo.
Tecnica neurale
Nella tecnica neurale le basi del tape vengono poste in posizione
distale. Il resto del tape viene posto con i vari segmenti dell’arto in
preposizionamento senza tensione (o massimo 10 %), ponendo poi le ali
del tape prossimalmente.
35
CAPITOLO 3
LA TRAUMATOLOGIA NEL BASKET
3.1 Studi e ricerche
Durante la pratica sportiva del basket il giocatore può andare incontro a
diversi tipi di trauma o incidente sul campo che coinvolgono l’apparato
muscolo‐scheletrico in ogni suo distretto.
A causa delle peculiari caratteristiche del gioco, che comporta
cambiamenti di posizione molto rapidi con il piede aderente al suolo, i
traumi relativi all’arto inferiore sono tra i più frequenti.
Nelle tabelle seguenti sono riportati i risultati di due indagini dalle quali
si evince la distribuzione delle lesioni per tipologia traumatica e la
distribuzione delle lesioni per distretto anatomico nel basket.
36
Esistono in letteratura numerosi studi orientati ad esaminare
dettagliatamente la problematica in questione che si tenterà di
sintetizzare di seguito.
Secondo Pfeirfer J. et al., la patologia traumatica nel basket è
ricollegabile a gestualità tecniche specifiche come i salti (28,9%) e i
rimbalzi (20,4%). Lo stesso autore evidenzia che i pivot con il 42% e le
guardie con il 35% sono i ruoli più a rischio d'infortuni 1.
In una ricerca di Neusel E. Loffelholz M. Breuer A del 1996 2, sui cestisti
della Nazionale Tedesca di Basket, emerge che i meccanismi lesivi
riguardano maggiormente gli arti inferiori al 67,5%. In aumento
appaiono i traumi dell’arto superiore al 22,6%, (distorsioni metacarpo‐
falangee ed inter‐falangee 13,8%). Lesioni dovute, nella maggioranza
dei casi, soprattutto alla gestione della palla e ad un'aumentata
aggressività ed intensità dei contatti fisici durante le varie fasi del gioco.
1 Pfeirfer J, Gast W, Traumatology und sportschaden im basketball‐sport. sportverl sportschaden 6 ,91‐100, 1992 24. Wiemann K, Klee A, Stretching e prestazioni sportive di alto livello, SDS 49; 9‐15‐ 2001 2 Neusel E, Loffelholz M, Breuer A, Sportverletzungen und Schaden bei basketballspielern. In: D.Z. Sportm 47 1996 7/8,415‐420
37
McKay GD, Goldie PA et al.3, hanno evidenziato, così come molti altri
autori, che la lesione più frequente nel basket sia a carico
dell’articolazione tibio‐tarsica. Lesione che si verifica dopo un tiro in
sospensione, dopo un salto o un rimbalzo “sotto i tabelloni”, quando la
forza d'impatto sul parquet supera notevolmente il Body Weight. Il
meccanismo di lesione è in inversione (90%, del totale), ovvero:
flessione plantare della tibio‐tarsica, varismo sottoastragalico, flessione
interna mediotarsica. Il legamento peroneo astragalico anteriore è
nell’80% quello più interessato. L’entità delle lesioni non è correlata allo
standard di competizione, sesso, età, altezza, numero delle partite
giocate per settimana, bensì alla quantità degli allenamenti sostenuti.
Cavanagh e coll. 1990 4 affermano che, durante una partita di basket,
l’articolazione del piede, come quella del ginocchio, viene sottoposta a
carichi fino a nove volte il Body Weight. E’ consigliabile, come momento
preventivo, che gli atleti, tenendo conto del profilo fisiologico, si
indirizzino verso un miglioramento delle capacità condizionali e
coordinative. In generale va considerato che la ripetizione di gesti
sportivi, o comunque di movimenti specifici, per tempi lunghi e ad
intensità elevata, possa determinare un'azione meccanico‐traumatica
sulle strutture interessate, situazione definita di "sovraccarico
funzionale". Alcune lesioni sono causate da incidenti, altre sono
riconducibili a scarso allenamento, attrezzatura inadeguata,
insufficiente riscaldamento o allungamento. Numerose lesioni sportive
derivano da un eccessivo affaticamento dei muscoli e dei tendini,
3 McKay GD, Goldie PA, Payne WR, Oakes BW, Watson L, A prospective study of injuries in basketball: a total profile and comparison by gender and standard of competition, J Sci Med Sport 2001 Jun;4(2):196‐211 4 Cavanagh,P.R., Robinson, J., McClay, I.S. e coll, A biomechanical perspective on stress fracture in professional basketball players, Med & Sci in Sports & Exer, 22:S105. 1990
38
causato dalla ripetizione esasperata e continua di alcuni gesti e
movimenti. Queste patologie sono imputate a due diverse tipologie di
fattori:
- Fattori estrinseci, quali il sovraccarico funzionale e i
microtraumatismi, provocati dal sommarsi di traumi di entità
modesta o minima;
- Fattori legati a caratteristiche fisiche individuali quali l'età (i
maschi sono più colpiti), i difetti posturali o di mal allineamento
dell'arto inferiore (ginocchio valgo‐varo, tibia vara, rotula alta‐
bassa), i difetti dell'appoggio plantare (piede piatto o cavo), la
differente lunghezza degli arti inferiori, il deficit del tono
muscolare, la ridotta flessibilità o l’eccessiva lassità articolare, il
sovrappeso corporeo, le malattie internistiche predisponenti (ad
esempio reumatiche o metaboliche).
E’ indubbio comunque che nelle lesioni da sovraccarico funzionale il
fattore meccanico abbia una sua individualità lesiva tipica e ben
definita, ma è altrettanto vero che le complesse componenti
anatomiche, vascolari, neuro‐umorali e metaboliche ne possano
condizionare in molti casi l’insorgenza o quanto meno le modalità ed i
tempi di evoluzione. Risulta quindi comprensibile come, a parità di
esposizione traumatica, solamente un certo numero di atleti presenti
lesioni da sovraccarico funzionale clinicamente evidente. Quasi tutte le
strutture dell'apparato locomotore possono essere interessate da tali
eventi, ma quelle più frequentemente colpite sono i tendini, sopratutto
nella parte entesica, ovvero nel loro punto di ancoraggio al tessuto
osseo (da qui la denominazione di “patologia inserzionale” o
entesopatie).
39
Un'altra caratteristica tipica è che la maggior parte dei quadri patologici,
derivando dalla ripetizione di un gesto specifico, hanno sedi e
manifestazioni tipiche per ogni sport rendendo il lavoro del medico
sportivo, di fatto, molto specialistico e sport‐specifico. Nel basket è
molto frequente la sindrome del “Jumper’s knee” seguita dalle
tendinopatie dell’achilleo. Tali patologie sono ricollegabili a gestualità
tecniche specifiche come il salto, il gesto atletico maggiormente
implicato nelle patologie da sovraccarico del ginocchio (28,9%) ed i
rimbalzi (20,45%) come già evidenziato nella richiamata ricerca di
Pfeirfer J. et al.
L’incidenza epidemiologica delle tendinopatie nel basket e negli sport di
salto in generale è in aumento a causa del crescente numero di soggetti
che praticano attività sportiva e varia in relazione al livello e all’impegno
sportivo del singolo, alla frequenza degli allenamenti e delle gare.
Nella patogenesi delle tendinopatie, la prevenzione assume un ruolo
importante nel preservare dalle lesioni, in particolare non deve essere
trascurata l’analisi dei fattori estrinseci (terreno, calzature, carichi di
lavoro, riscaldamento, defaticamento) e intrinseci (morfotipo, biologia e
biochimica dell’atleta), nonché la programmazione e periodizzazione
dell’allenamento: “la cura, in medicina sportiva, è già un errore, una
contraddizione di termini perché quando l’atleta si fa male, non a causa
di un incidente inevitabile, significa che la prevenzione non è stata
efficace”.
Per questo, negli staff medici della nazionale italiana di basket, si
programma la preparazione fisica sin dai primi raduni collegiali delle
nazionali giovanili con particolare riguardo alla prevenzione ed
all’allenamento specifico attraverso con continui monitoraggi della
40
crescita, delle performance e della misurazione della forza secondo i più
moderni studi.
Per quanto concerne i fattori intrinseci (biologia e biochimica
dell’atleta), una ricerca di Hosea TM, Carey CC, Harrer MF. 5 riporta un
incremento dell’incidenza delle lesioni del legamento crociato anteriore
tra le giocatrici di basketball. Tra l’altro gli studi epidemiologici,
effettuati dagli autori, riportano un'alta incidenza di traumi distorsivi
alla caviglia. Durante un periodo di 2 anni, su 4940 donne e 6840 maschi
si riscontrarono 1052 lesioni della caviglia. Globalmente, ‐ concludono
gli autori ‐ le donne sembrano essere maggiormente predisposte ad una
distorsione di 1° grado dell’articolazione tibiotarsica, con un indice
d'infortunabilità pari al 25%, se comparata a quella dei maschi. I fattori
di rischio per le lesioni del legamento crociato anteriore nelle donne, a
quanto si deduce dalla letteratura, possono essere caratterizzate da
fattori intrinseci (anatomici ed ormonali) ed estrinseci (ambientali e
biomeccanici) 6.
Bisogna tener presente che i fattori estrinseci sono ricollegabili al tipo di
esperienze motorie e gestuali, carenti o inadeguate, alla difficoltà
dell’organizzazione spazio‐temporale, alla carenza della coordinazione e
dell’equilibrio e, ultima ma non per importanza, a una ridotta forza
muscolare, valutabile in tutte le sue sfaccettature.
È giusto precisare, anche, che la maggior parte di queste lesioni
avvengono, o meglio, si verificano attraverso situazioni tipiche di gioco,
la maggior parte dovute a “non contatto”, durante attività
5 Hosea TM, Carey CC, Harrer MF, The gender issue: epidemiology of ankle injuries in athletes who participate in basketball, Clin Orthop 2000 Mar;(372):45‐9 6 Toth AP, Cordasco FA, Anterior cruciate ligament injuries in the female athlete, J Gend Specif Med 2001;4(4):25‐34
41
“decelerative” come l’atterraggio dopo un salto o un “taglio”. Ulteriori
fattori predisponenti nelle donne sono le turbe del ciclo mestruale,
quale amenorrea, dismenorrea o ipermenorrea. Inoltre le ricerche
hanno evidenziato come possibile etiologia la conformazione del
bacino, valgismo delle ginocchia, lassità legamentose funzionali
articolari ed, infine, errori nelle tecniche di allenamento.
3.2 Principali distretti interessati (traumatologie frequenti)
Vediamo di seguito un’analisi dettagliata di alcune delle traumatologie
più frequenti nel basket.
Caviglia (distorsioni tibio‐tarsiche)
Possono coinvolgere il comparto laterale o mediale ovvero il legamento
laterale esterno (LLE) o il legamento mediale esterno (LME).
Legamento laterale esterno
E’ costituito da diversi fasci legamentosi: il
fascio peroneo‐astragalico anteriore, la
capsula anteriore dell'articolazione tibio‐
tarsica, il fascio peroneo‐calcaneare, la
capsula e legamenti dell'articolazione
sotto‐astragalica, la guaina dei peronieri, il
fascio peroneo‐astragalico posteriore.
42
Legamento mediale esterno
E’ formato da tre fasci disposti a delta, da
cui il nome di legamenti deltoidei.
Traumi in inversione o eversione possono stirare o lacerare i legamenti
di supporto dell'articolazione e creare un’instabilità importante (in caso
di lesione completa è necessaria l’immobilizzazione della caviglia o
l’intervento chirurgico).
Circa l'85% delle lesioni di caviglia sono rappresentate da distorsioni
capsulo‐legamentose, di queste il 70% riconoscono un meccanismo in
inversione (distorsione in inversione, in cui la punta del piede è rivolta
verso l'interno), il 5% in eversione (distorsione in eversione, in cui la
punta del piede è rivolta verso l'esterno) mentre il restante 10%
interessa la sindesmosi tibio‐peroneale (spazio compreso tra tibia,
perone e capsula articolare) e fratture riguardanti il perone e la tibia.
La distorsione di caviglia è un evento traumatico che si realizza quando
una forza esterna tende a far allontanare i capi articolari mettendo in
azione le strutture stabilizzanti quali i legamenti, la capsula articolare,
ed i muscoli.
Le distorsioni vengono distinte a secondo della gravità in:
I grado: quando vi è solo un allungamento dei legamenti, ma non
vi è alcuna rottura;
II grado: quando vi è la lesione di 1 o più legamenti;
III grado: quando, oltre alla lesione dei legamenti, vi è una
frattura ossea.
43
Caviglia (patologie del tendine d’Achille)
Diverse sono le patologie che interessano il tendine d’Achille:
- il corpo del tendine è sede di tendinosi,
localizzata o diffusa, con microrotture delle fibre
collagene, che possono formare dei noduli
("tendinite" semplice, o nodulare);
- le guaine peri o iuxta‐tendinee con
infiammazione che realizza vere e proprie
peritendiniti e tenosinoviti con edema e crepitio;
- le tenoborsiti retro o pre‐achillee dando origine a
borsiti;
- il passaggio teno‐periosteo sul calcagno con
microrotture, infiammazione (entesite) o
calcificazioni;
- il passaggio miotendineo con microlacerazioni
miotendinite, o lacerazioni e rotture che esulano
dal quadro delle tendinopatie propriamente
dette.
Ginocchio (patologie distorsive)
Le distorsioni di ginocchio si verificano con estrema frequenza nella
pratica sportiva. Gli sport più implicati sono: calcio, basket, pallavolo,
rugby. In tali sport assieme ai continui salti e cambi di direzione si
verifica anche il contatto fisico.
44
Per comprendere cosa succeda durante una distorsione è necessario
avere delle nozioni chiare sulla struttura biomeccanica del ginocchio.
È un’articolazione costituita da due capi articolari, femore e tibia, da
due cuscinetti fibrocartilaginei (i menischi laterale e mediale), da due
legamenti centrali (crociato anteriore e posteriore) e da due legamenti
laterali (collaterale mediale e laterale). La rotula contrae rapporti
articolari solo con il femore ed è sostenuta dal tendine del muscolo
quadricipite prossimalmente e dal tendine rotuleo distalmente.
I meccanismi lesivi sono vari. Si verificano durante una caduta dopo un
salto, a seguito di un trauma diretto per uno scontro con un avversario,
per un cambio di direzione brusco, per un iperestensione del ginocchio,
e più raramente a seguito di un iperflessione.
Sollecitazione
Distorsione
Rottura legamenti(distorsione di 3° grado)
Rottura Lca
45
Ovviamente, a seconda della modalità della distorsione si avrà un
quadro patologico diverso. Per esempio, se si verifica un trauma in
valgismo (cioè con l’angolo tra femore e tibia rivolto verso l’esterno) ed
in flessione si avrà una lesione del collaterale mediale, del crociato
anteriore e del menisco interno o mediale. Se il trauma avviene in
varismo (angolo femore‐tibia aperto verso l’interno) si avrà una lesione
del collaterale laterale, del crociato posteriore e del menisco esterno o
laterale. Naturalmente questi schemi sono puramente indicativi in
quanto ogni trauma si verifica con un meccanismo unico e vario, ma
avendo in mente questi elementi può essere più facile effettuare una
diagnosi.
Ginocchio (tendinopatia rotulea)
Anatomicamente il tendine rotuleo è il robusto tendine terminale del
maggiore muscolo della coscia, il quadricipite.
È teso tra la rotula e l'apofisi tibiale anteriore, protuberanza che si può
palpare con facilità circa 4 dita al di sotto della rotula, sul primo quinto
prossimale anteriore della gamba.
Funzionalmente fa parte dell'apparato estensore del ginocchio in
quanto la contrazione del muscolo quadricipite sollecita il tendine
rotuleo a fare estendere la gamba sulla coscia. La tendinopatia rotulea è
una delle più conosciute per incidenza e gravità dei sintomi ed
interessa, come si diceva, l'apparato estensore del ginocchio in quegli
atleti che, per la loro attività sportiva, eseguono in modo intenso e
ripetitivo movimenti di corsa e salto.
46
Si preferisce definirla “tendinopatia rotulea” e non semplicemente
“tendinite” in quanto le alterazioni degenerative prevalgono su quelle
infiammatorie, poiché la malattia è caratterizzata da ”microrotture”
consistenti microscopicamente in fenomeni di degenerazione mucoide
e ialina che avvengono nel contesto del tendine. Colpisce generalmente
la porzione prossimale del tendine nella sua inserzione sul polo inferiore
della rotula, ma può interessare anche l'inserzione distale sull'apofisi
tibiale anteriore, specie in atleti che non hanno ancora raggiunto la
maturità scheletrica (in questo caso la patologia prende il termine di
sindrome di Osgood‐Schlatter).
Le tendinopatie rotulee sono per lo più ad appannaggio dei giovani
sportivi, nei quali si configurano come OVERUSE SYNDROMES, ovvero
patologie da sovraccarico.
Questa malattia è anche nota come “GINOCCHIO DEL SALTATORE”
perché spesso legata all'attività del salto. Giocatori di basket, volley,
calcio, salto in alto, tennis e corsa ne sono frequentemente colpiti,
soprattutto quando presentano una condizione anatomica nota come
“rotula alta” o un cattivo allineamento del ginocchio (ginocchio varo o
valgo).
Polso e mani
Nel basket tutti i giocatori devono eseguire numerosi gesti tecnici
specifici che richiedono l’uso di entrambe le mani, quali: palleggio, tiro,
ricezione della palla, passaggio. Ciascun giocatore ha un contatto
costante con la palla e ciò richiede movimenti fini delle dita e del polso
tali da rendere difficile l’uso di presidi di contenzione efficaci che ne
47
garantiscano al contempo la mobilità e la protezione costante. Il gioco
moderno poi è divenuto molto rapido e si basa su continui cambi di
direzione, senso e velocità, tali da aver trasformato uno sport che
storicamente era definito di non contatto, in un’attività complessa, con
grandi possibilità di contatto e di scontro fisico, specie entro l’area dei
tre secondi, che ne moltiplicano le possibilità di traumi in generale. Uno
studio su atleti professionisti americani del NBA (National Basket
Association) effettuato nel corso di diverse stagioni ha mostrato che i
traumi dell’arto inferiore rappresentano oltre il 50% degli incidenti di
gioco, ma anche che l’arto superiore presenta un’importante incidenza
di traumi che raggiunge quasi il 20% del totale. L’Associazione Italiana
Medici del Basket, che raccoglie i medici sociali delle squadre
professionistiche del Campionato Italiano, ha di recente effettuato uno
studio sull’evoluzione epidemiologica dei traumi nel basket moderno,
da cui emerge un significativo aumento degli infortuni, quantificabile
entro il 10‐20% nelle ultime stagioni, che è stato da molti ascritto
all’effettivo aumento del numero degli impegni agonistici nel corso
della stagione sportiva. E’ però evidente che non si tratti solo
dell’equivalenza “più partite = più traumi” l’aumento della velocità del
gioco e del numero dei contatti gioca sicuramente un ruolo importante
nella genesi infortunistica e pertanto, per il contenimento di tali dati in
crescita un ruolo decisivo potrebbe essere svolto proprio dalla
prevenzione.
48
CAPITOLO 4
E.N.F. PHYSIO
In un progetto riabilitativo, la terapia fisica ‐ con utilizzo di energia
elettrica ‐ viene proposta quale sussidio alla presa in carico di soggetti
con affezioni infiammatorie, dolorose e steniche. La tecnologia mette a
disposizione apparecchiature capaci di generare un numero
considerevole di tipologie di correnti, diverse per frequenza, intensità e
forma d’onda.
Le correnti comunemente utilizzate sono la Corrente Continua (CC) e la
Corrente Alternata (CA). La CC serve a propagare ioni medicamentosi
attraverso la cute, applicazione tipica della Ionoforesi e della
Iontoforesi, con un effetto ulteriore sia sul trofismo che sul dolore. La
CA viene utilizzata come elettrostimolazione per il recupero della forza
muscolare conseguente ad un’immobilizzazione prolungata o
interventi chirurgici, oppure come elettro‐analgesia nelle sindromi
dolorose (T.E.N.S. e Correnti Diadinamiche).
La Corrente Alternata con Retroazione (CAR), pur essendo a tutti gli
effetti una CA, merita di essere classificata a parte per le sue
caratteristiche innovative e per la sua grande efficacia terapeutica.
CC e CA, pur appartenendo a due gruppi distinti per le caratteristiche
di trasmissione, sono entrambe correnti a “trasmissione lineare”, cioè
inviano impulsi secondo un programma software memorizzato e non
registrano alcuna risposta dell’organismo.
49
Diversamente da queste, una CAR applicata sul corpo umano è
sensibile alla sua reazione e varia automaticamente alcuni parametri,
basandosi su un principio di compensazione della risposta (Bio‐
FeedBack). Questo tipo di corrente costituisce il terzo gruppo di
correnti elettriche terapeutiche. Si tratta di una corrente alternata, ma
che funziona a “trasmissione con retroazione”.
4.1 Confronto tra ENF e le altre elettroterapie
Esistono tre grandi gruppi di elettroterapie. I primi due sono a
“trasmissione lineare”. Si differenziano per il tipo di corrente
impiegata: uno funziona a corrente continua, l’altro a corrente
alternata. Il terzo gruppo funziona a corrente alternata, ma con
“trasmissione con Retroazione”, in quanto invia impulsi e evidenzia la
risposta del tessuto trattato.
Primo Gruppo: elettroterapie a correnti continue (CC) e trasmissione
lineare. Sono quelle correnti continue applicate a bassa intensità come
la Ionoforesi (più adatta alla veicolazione di sostanze) e le Correnti
Galvaniche (con un effetto antalgico).
Secondo Gruppo: elettroterapie a corrente alternata (CA) e
trasmissione lineare, suddivisibili in elettroterapia antalgica (TENS) e in
elettrostimolazione neuromuscolare (attrezzature con molte varianti
ma tutte strutturalmente simili).
Terzo Gruppo: elettroterapia a corrente alternata e trasmissione con
retroazione (CAR), si tratta dell’applicazione di correnti elettriche che
registrano il Feedback e mostrano il cambiamento man mano che
questo avviene nel soggetto trattato.
50
Il Feedback è la capacità di un sistema dinamico a tener conto dei
risultati, al fine di modificare le caratteristiche del sistema stesso.
L’ENF (Elettro Neuro Feedback) si distingue notevolmente dalle comuni
attrezzature elettroterapiche per la propria capacità di interagire con il
corpo mostrando il proprio effetto in base al feedback ricevuto.
L’ElettroNeuroFeedback può essere considerato come un grande passo
avanti della tecnologia applicata alla Medicina Riabilitativa, che apre
possibilità nuove ed estremamente interessanti.
4.2 Implementazione della CAR nell’ENF
L’ENF si caratterizza per l’ottimizzazione e la semplificazione
dell’impiego di una CAR in ambito riabilitativo, la cui principale
peculiarità è quella di variare l’emissione di impulsi in funzione della
risposta bioelettrica conseguente al contatto con l’organismo. Il
funzionamento dell’ENF avviene attraverso l’applicazione di una coppia
di elettrodi, uno positivo e l’altro negativo. Senza contatto, il circuito
dell’apparecchiatura generatrice dell’impulso è aperto e quindi non
emette nulla, essendo privo del collegamento tra anodo e catodo.
Figura 13: Meccanismo di feedback ENF
51
Quando la coppia di elettrodi viene poggiata sulla cute, il circuito
elettrico dell’apparecchiatura viene chiuso mediante il ponte che si
crea tra elettrodo positivo e negativo (Figura 13). La chiusura del
circuito permette il fluire degli impulsi mediante l’attraversamento del
tessuto dell’organismo.
Tale attraversamento è condizionato da un gradiente di impedenza che
varia al variare dello stato del tessuto percorso dall’impulso. Va
ricordato che l’impedenza di un tessuto è la forza di opposizione al
passaggio di corrente elettrica. La CAR è sensibile alla variazione
dell’impedenza e modifica istantaneamente intensità e frequenza
dell’impedenza registrata.
4.3 Caratteristiche d’uso dell’ENF
Le CAR sono correnti elettriche terapeutiche con ampie possibilità
applicative e con un potenziale di sviluppo molto elevato. L’ENF è uno
strumento riabilitativo che “dialoga” col corpo tramite un algoritmo
interattivo e può essere utilizzato per la diagnostica, individuando il
punto che necessita di terapia, o come terapia vera e propria,
accelerando i processi di autoriparazione dei tessuti.
L’ENF genera in successione pacchetti di impulsi elettrici bipolari e
bifasici, fisiologicamente simili agli impulsi nervosi, che interagiscono
con l’organismo.
Può essere utilizzato su un’ampia gamma di patologie sia in fase acuta
che cronica, scegliendo tra i protocolli memorizzati l’effetto
antinfiammatorio, drenante, rigenerante, decalcificante o puramente
antalgico.
52
Possono essere trattati:
Dolore
Emicrania
Esiti di trauma e traumi sportivi
Infiammazioni muscolari
Calcificazioni
Neuropatie
Ematomi e contusioni
Rigenerazione tessuti post‐operatoria
Artrosi, artrosi cervicale, artrite, osteoartrite.
Essendo una terapia fisica ad emissione di correnti, l’ENF terapia è
sconsigliata in:
Pazienti portatori di pace‐maker o altri strumenti elettronici
sottocutanei
Donne in gravidanza
L’apparecchiatura ENF possiede due componenti al suo interno
fondamentali: la componente diagnostica e la componente terapeutica
vera e propria.
Componente diagnostica
La componente diagnostica o Scansione, consente la ricerca dei punti
di trattamento (PDT) sulla cute. Il modo più semplice per effettuare
una scansione è il “Painting”, ovvero scorrendo il manipolo lungo il
perimetro della zona da trattare, mantenendo l’elettrodo ben poggiato
sulla cute. Dopo la prima fase di Scansione Manuale, che ha lo scopo
53
prevalentemente di impostare l’intensità di erogazione della corrente,
si passa alla fase di Scansione Digitale (Figura 14).
La scansione digitale ha la funzione di “mappare” con precisione l’area
di indagine per individuare i punti di maggiore e minore conducibilità
elettrica. Ad ogni contatto compaiono i valori di risposta della cute in
quel punto FR (“First Reaction” = prima reazione). In corrispondenza ai
valori numerici di FR, compare una barra colorata la cui altezza
corrisponde al valore FR rilevato in una scala da 0 a 50 (il valore fuori
scala può arrivare fino a 250). In genere i numeri troppo alti di FR
corrispondono a problematiche in fase acuta o riacutizzazione di fase
cronica, mentre numeri troppo bassi indicano problematiche in fase
cronica.
Componente terapeutica
La componente terapeutica si compone di una serie di programmi di
trattamento preimpostati (antinfiammatorio, drenante, rigenerante,
decontratturante, ecc.) che possono essere utilizzati dall’operatore
dopo aver individuato i PDT sia fisso che in fasi di “painting”.
Per tale studio è stato utilizzata solo la componente diagnostica (Figura
14) e non quella terapeutica dell'ENF Physio.
54
Figura 14: Scansione digitale ENF
55
CAPITOLO 5
G‐WALK AND G‐JUMP *BTS
5.1 BTS G‐Walk
BTS G‐WALK è un sistema wireless che utilizza un sensore inerziale
connesso via Bluetooth ad un computer (Figura 15) e permette di
eseguire l’analisi funzionale del
cammino. Il sensore è posizionato
in vita al paziente con un’apposita
cintura (Figura 16) che, grazie alla
sua ergonomia, non influenza
minimamente l’esecuzione del
gesto motorio: il paziente può, infatti, camminare liberamente e
svolgere gli abituali gesti motori in qualunque ambiente.
Con i dati acquisiti il sistema fornisce tutti i parametri spazio‐temporali
del passo necessari ad effettuare una diagnosi o definire un
trattamento in maniera oggettiva e quantificata.
BTS G‐WALK è un sistema intuitivo e di facile utilizzo. La rapidità di
esecuzione dei test, che non necessitano di alcuna preparazione del
soggetto e la generazione automatica dei report di stampa, rendono
BTS G‐WALK adatto ad un ampio range di applicazioni: prevenzione,
diagnostica e follow‐up di interventi riabilitativi o farmacologici (ad
esempio in pazienti affetti da Morbo di Parkinson).
Figura 15: Trasmissione dati
56
BTS G‐WALK può essere quindi utilizzato dai clinici per eseguire le
seguenti valutazioni:
- supervisionare l'analisi funzionale del movimento di pazienti con
malattie secondarie a malattie neurologiche, amputazioni o
disfunzioni dei tessuti molli. L’analisi computerizzata del
movimento può essere fatta su diversi tipi di superficie, liscia o
ruvida, indoor o outdoor;
- l'analisi funzionale del movimento può anche essere effettuata
durante un allenamento sul tapis roulant a differenti velocità da
0.8 a 6.5 km/h con o senza pesi.
I parametri spazio‐temporali del cammino che possono essere analizzati
con il BTS G‐WALK sono:
‐ velocità
‐ cadenza
‐ lunghezza del passo (step)
‐ lunghezza del doppio passo (stride)
‐ durata del ciclo del passo
‐ durata delle fasi di appoggio (stance)
‐ durata delle fasi di volo (swing)
‐ durata delle fasi di doppio e singolo
appoggio.
Il sistema provvede inoltre a fornire i dati di
accelerazione di ogni arto e dati cinematici
pelvici su tre piani dello spazio:
‐ rotazione antero‐posteriore
‐ anti‐retroversione (tilt pelvico)
‐ inclinazione.
Figura 16: Corretto posizionamento del sensore a livello di L5
57
BTS G‐WALK fornisce dati oggettivi per valutare i parametri spazio‐
temporali, comparando destra e sinistra con i dati normativi, per un
confronto automatico dei parametri acquisiti, consentendo un
immediato riscontro visivo di deviazione tra il soggetto e la media.
Le valutazioni cinematiche del cammino ottenute con il G‐WALK
possono essere applicate a differenti condizioni patologiche:
1. Ambito ortopedico:
- disturbi del cammino congeniti o acquisiti causati da deformità
come scoliosi, cifosi, lordosi con e senza coinvolgimento della
stenosi spinale;
- disfunzioni degli arti inferiori a seguito di traumi (fratture,
distorsioni, infortuni ai legamenti) e chirurgia (articolazioni,
protesi, ricostruzioni dei legamenti, etc.) o disfunzioni
biomeccaniche congenite o strutturali (problemi di allineamento
femore‐patella, valgismo/varismo o asimmetria degli arti
inferiori);
- amputazioni (dalle parziali del piede alle trans‐femorali) per
stimare l'utilizzo funzionale di diversi dispositivi al fine di
determinare il più idoneo.
2. Ambito neurologico:
- Riabilitazione dell'andatura per malattie cerebrali congenite o
acquisite, come i danni celebrali traumatici (TBI ‐ Traumatic Brain
Injury) o gli incidenti celebro vascolari (CVA – Cerebro Vascular
Accident), comprendendo le stime degli interventi farmacologici,
come la tossina botulinica nella popolazione pediatrica o i diversi
interventi ortopedici per meglio valutare cosa porti al miglior
risultato;
58
- risultati dei danni al midollo spinale (SCI) ottenuti come i risultati
di incomplete para‐ o tetraplegie al fine di definire lo stato
attuale e di documentare i successivi miglioramenti;
- malattie neurodegenerative come il Morbo di Parkinson,
Idrocefalo normoteso(NPH), o la Sclerosi Multipla (SM) al fine di
definire l'efficacia farmacologica e riabilitativa dei trattamenti;
- valutazione di ortesi e protesi (bastone, stampelle, girelli) che
possono essere usati durante il processo di assestamento;
- disordini dell’equilibrio e del movimento strettamente connessi
all'apparato vestibolare, come la Sindrome di Meniere o disturbi
celebrali che comportano un’andatura atassica.
I parametri spazio‐temporali ottenuti con questa tipologia di analisi
funzionale del cammino consentono di quantificare, per esempio: i
residui funzionali motori del paziente emiplegico, allo scopo di
pianificare la riabilitazione ed ottenere il miglior recupero funzionale
con effetti significativi sulla qualità della vita; la capacità di
deambulazione di pazienti ortopedici, come supporto alla decisione
chirurgica e alla valutazione dell’efficacia del trattamento (ricostruzione
LCA, artroprotesi di ginocchio, ecc.) o ancora l’evoluzione delle strategie
motorie del soggetto anziano per prevenire il rischio di caduta.
5.2 BTS G‐JUMP
BTS G‐JUMP è ideale per la valutazione della
cinetica del salto per conoscere e quantificare
59
le caratteristiche fisiche e biomeccaniche degli sportivi.
Attraverso l’esecuzione di semplici test di salto (come lo Squat Jump
test o il Counter Movement Jump Test) permette di valutare la qualità
meccanico‐muscolare degli arti inferiori dell’atleta.
BTS G‐JUMP è un sistema wireless costituito da un sensore inerziale
composto da un accelerometro triassiale, un sensore magnetico e un
giroscopio triassiale che, posizionato su L5, permette di eseguire
un’analisi funzionale del salto.
Con i dati acquisiti il sistema fornisce i parametri spazio‐temporali del
salto e permette di ricavare la forza, la potenza e il lavoro esercitati
dall’atleta durante il gesto, nonché l’elasticità e la coordinazione.
La rapidità di esecuzione dei test, che non necessitano di alcuna
preparazione del soggetto, e la generazione automatica dei report di
stampa, rendono BTS G‐JUMP un valido strumento di supporto durante
la definizione di ogni percorso di allenamento e per monitorarne i
risultati nel tempo in maniera oggettiva e quantificata.
È possibile far eseguire all’atleta una batteria di test (Figura 17),
composta da 7 prove di salto differenti, con lo scopo di valutare le
caratteristiche morfologiche funzionali dei muscoli degli arti inferiori e
le capacità neuromuscolari.
I parametri acquisiti dall’utilizzo del G‐Jump sono:
• tempo di volo
• altezza del salto
• forza propulsiva
• forza di impatto
• massima potenza concentrica
• massima potenza eccentrica
60
• lavoro concentrico
• lavoro eccentrico
Dalla media di tutti questi parametri, il sistema elabora tre indici:
• Indice di Bosco: che indica il coefficiente di riuso elastico della
forza
• Elasticità
• Coordinazione
Figura 17: Esempio di Stiffness Test
61
CAPITOLO 6
MATERIALI E METODI
6.1 Scopo dello studio
Lo scopo del presente studio è quello di verificare l’efficacia di
trattamento con K‐Active Taping su una squadra di pallacanestro
femminile professioniste introducendo nella valutazione tradizionale
nuove metodiche e test di valutazione (G‐Walk and G‐Jump *BTS e ENF
Physio).
6.2 Descrizione del campione
Il campione è costituito da 10 atlete professioniste di una squadra di
pallacanestro impegnate in un campionato di A2 femminile.
L’età media è di 25,8 anni (25.8 ± 7.18 anni, range 19‐40), mentre
l’altezza media è di 179,6 cm (179.6 ± 9.70 cm, range 168‐196).
Lo studio è stato condotto tra febbraio e ottobre 2013.
Dopo autorizzazione della società, tutte le atlete scelgono di
partecipare allo studio previa adeguata informazione sulle modalità e
finalità dello stesso.
62
Tabella I: Descrizione del campione
Ruolo Età (anni)
Altezza (cm)
Traumatologia pregressa presa in considerazione
Integratori assunti
Sintomatologia attuale presa in considerazione
Articolazione trattata
Ala/guardia 20 173
Meniscectomia menisco esterno Dx. Meniscectomia selettiva menisco
esterno Sx.
Ginocchio
Playmaker 23 170
Sali minerali. Vitamine a
ciclo annuale
Algia tibio‐tarsica Dx e talloni bilaterale.
Maggiore dopo la prestazione.
Caviglia
Playmaker 20 168
Infiammazione tibiale anteriore e
posteriore bilaterale.
Algia tibio‐tarsica bilaterale. Utilizza
dei plantari durante la prestazione.
Caviglia
Play/guardia 40 170
Distorsione tibio‐tarsica Dx
importante. Lieve distorsione tibio‐
tarsica Sx.
Integratori e
aminoacidi a cicli.
Dopo l’allenamento fastidio caviglia
Sx.
Caviglia
Pivot 19 185
Stiramento del polpaccio Sx.
Infiammazione del Tendine Rotuleo Sx.
Aminoacidi a cicli.
Vitamina C. Sali
Minerali.
Saltuario dolore alle ginocchia quando si piega per prendere un
rimbalzo.
Ginocchio
Ala 26 184 Distorsione tibio‐tarsica bilaterale.
Aminoacidi a cicli.
Leggero fastidio al tendine d’Achille Sx prima e dopo l’allenamento.
Caviglia
Pivot 33 193 Tendinite cronica
caviglia Dx.
Risentimento ischio‐crurali Sx.
Ischio‐Crurali
Guardia 20 176 Tendinopatia rotulea Dx.
Vitamine a cicli.
Dolore in fase di risalita dopo
essersi flessa sulle ginocchia.
Ginocchio
Ala 33 182 Infiammazione
nervo Sciatico Dx e lombosciatalgia.
Sali minerali.
In fase di tiro (allungamento) sofferenza agli
Ischio‐crurali. Nel terzo tempo (fase
finale di allungamento) sofferenza al
nervo Sciatico Dx.
Ischio‐Crurali
Pivot 24 195
Trapianto Semitendinoso e
Gracile per ricostruzione LCA e
LCP Dx e Sx. Meniscectomia
selettiva menischi Dx e Sx.
Utilizza delle ginocchiere con stecche laterali durante la
competizione.
Ginocchio
63
6.3 Raccolta dati anamnestica
Per ogni atleta si è provveduto a compilare una scheda anamnestica
dettagliata mirata soprattutto all’individuazione dei distretti articolari
da prendere in considerazione per il trattamento.
Nella scheda sono stati riportati i seguenti dati:
- Data di nascita
- Altezza
- Ruolo di gioco
- Patologie pregresse
- Operazioni chirurgiche
- Traumatologia pregressa
- Terapie in atto (farmacologiche, integratori, fisiche, …)
- Abitudini di vita quotidiane (attività lavorativa svolta, allenamenti
individuali, assunzione di bevande alcoliche, …)
- Sintomatologia attuale
- Gesto atletico da cui scaturisce il dolore.
6.4 Gruppi sperimentali
Criteri di inclusione
Conclusa l’analisi delle schede di valutazione iniziali delle atlete, sono
stati formati due gruppi sperimentali:
GRUPPO A: atlete con disfunzione di Ginocchio (n° 4)
GRUPPO B: atlete con disfunzione di Caviglia (n° 4).
64
Ciascun gruppo avrebbe fatto da gruppo di controllo per l’altro gruppo.
Infatti, le ragazze del gruppo A sono state trattate esclusivamente con
l’applicazione del K‐Active Taping al ginocchio e, viceversa, il gruppo B è
stato trattato con l’applicazione del K‐Active Taping alla caviglia e non al
ginocchio.
Criteri di esclusione
Sono state escluse dalla sperimentazione le atlete con affezioni agli
Ischio‐Crurali (n° 2).
6.5 Scale e strumenti di misurazione utilizzati
Propedeutica all’applicazione del K‐Active Taping, è stata effettuata una
valutazione clinica, prendendo in esame l’escursione articolare (ROM
per anca, ginocchio, caviglia), la forza muscolare (MRC per anca,
ginocchio, caviglia) e il dolore (VAS per anca, ginocchio, caviglia) ed una
valutazione strumentale utilizzando la scansione digitale, tramite ENF
Physio (per ginocchio e caviglia), e la valutazione dei parametri spazio‐
temporali del passo e test specifici di salto, tramite un giroscopio
triassiale accellerometrico associato ad acquisizione video (G‐Walk and
G‐Jump *BTS).
La cute è stata preparata all’applicazione pulendola con il Soft Cleaner
della Prosomed, ed applicato lo Spray Adhesivo K‐Active per fissare le
basi, considerato che l’applicazione sarebbe stata rimossa solo dopo 6
giorni. Ogni applicazione e valutazione è stata effettuata ad un tempo
T0, T15 e T30.
65
Valutazione clinica
Valutazione dell’escursione articolare (ROM)
ANCA: Per la valutazione dell’escursione articolare della flessione
dell’anca il paziente è in posizione supina. L’anca e il ginocchio dell’arto
testato sono in posizione neutra. L’anca controlaterale può essere flessa
o estesa. Il terapista stabilizza il bacino. Il tronco è stabilizzato dalla
posizione del corpo. Il terapista solleva l’arto inferiore allontanandolo
dal lettino e afferra la parte distale del femore posteriormente.
Mantenendo stabilizzato il bacino, il terapista applica una lieve trazione
spostando il femore anteriormente fino al limite del movimento di
flessione dell’anca. L’escursione articolare normale della flessione
dell’anca è 0‐120°.
Per la valutazione dell’escursione articolare dell’estensione dell’anca il
paziente è in posizione prona. Le anche e le ginocchia in posizione
neutra. I piedi si trovano all’estremità del lettino. Il terapista stabilizza il
bacino. Il terapista afferra la parte distale del femore anteriormente ed
applica una lieve trazione spostando il femore posteriormente fino al
limite del movimento di estensione dell’anca. L’escursione articolare
normale dell’estensione dell’anca è 0‐30°.
Per la valutazione dell’escursione articolare dell’abduzione dell’anca il
paziente è in posizione supina; il bacino in posizione orizzontale e gli arti
inferiori in posizione anatomica. Il terapista stabilizza il bacino. Qualora
fosse richiesta una stabilizzazione ulteriore del tronco e del bacino,
l’arto inferiore controlaterale può essere posizionato con l’anca in
abduzione, il ginocchio flesso sopra il bordo del lettino e il piede
66
appoggiato su uno sgabello. Il terapista afferra la parte distale del
femore medialmente. Il terapista applica una lieve trazione spostando il
femore fino al limite del movimento di abduzione dell’anca.
L’escursione articolare normale dell’abduzione dell’anca è 0‐45°.
Per la valutazione dell’escursione articolare dell’adduzione dell’anca il
paziente è in posizione supina; il bacino è in posizione orizzontale e gli
arti inferiori in posizione anatomica. L’anca, non in esame, è abdotta in
modo da consentire un’ampiezza articolare completa del movimento di
adduzione dell’anca testata. Il terapista stabilizza il bacino e afferra la
parte distale del femore. Il terapista applica una lieve trazione
spostando il femore fino al limite dell’ampiezza articolare del
movimento di adduzione dell’anca. L’escursione articolare normale
dell’adduzione dell’anca è 0‐30°.
Per la valutazione dell’escursione articolare della rotazione interna ed
esterna dell’anca il paziente è in posizione supina con l’anca e il
ginocchio flessi di 90°. Il bacino è stabilizzato dalla posizione del corpo.
Il terapista mantiene la posizione del femore senza limitarne i
movimenti e afferra la parte distale di tibia e perone. Il terapista applica
una lieve trazione spostando la parte distale del femore, quindi muove
la tibia e il perone in direzione laterale fino al limite del movimento di
rotazione interna dell’anca e in direzione mediale fino al limite del
movimento di rotazione esterna dell’anca. L’escursione articolare
normale della rotazione interna ed esterna dell’anca è 0‐45°.
GINOCCHIO: Per la valutazione dell’escursione articolare della flesso‐
estensione del ginocchio il paziente è in posizione supina con l’anca e il
ginocchio in posizione anatomica. Un asciugamano ripiegato è posto
67
sotto la parte distale della coscia. Il bacino è stabilizzato dal peso del
paziente, mentre il terapista stabilizza il femore e afferra le parti distali
di tibia e perone. Il terapista applica una lieve trazione e muove la parte
inferiore della gamba flettendo l’anca e il ginocchio. Una lieve ulteriore
pressione è applicata al limite del movimento di flessione del ginocchio.
Il terapista applica una lieve trazione ed estende il ginocchio,
applicando una lieve ulteriore pressione al limite del movimento di
estensione/iperestensione del ginocchio. L’escursione articolare
normale della flessione del ginocchio è 0‐135°; mentre dell’estensione
del ginocchio è 135°‐0.
CAVIGLIA: Per la valutazione dell’escursione articolare della flessione
dorsale della caviglia (dorsiflessione) il paziente è in posizione supina.
Un asciugamano arrotolato è posto sotto il ginocchio in modo da
metterlo in lieve flessione e determinare una riduzione di tensione del
muscolo gastrocnemio. La caviglia è in posizione anatomica o neutra
con il piede perpendicolare alla parte inferiore della gamba. Il terapista
stabilizza la tibia e il perone e afferra la parte posteriore del calcagno
con l’avambraccio contro la superficie plantare dell’avampiede. Il
terapista applica una trazione sul calcagno e con l’avambraccio muove il
dorso del piede verso la faccia anteriore della gamba fino al limite del
movimento di dorsi flessione della caviglia. L’escursione articolare
normale della dorsiflessione è 0‐20°.
Per la valutazione dell’escursione articolare della flessione plantare
della caviglia il paziente è in posizione supina. Un asciugamano
arrotolato è posto sotto il ginocchio e la caviglia è in posizione neutra. Il
terapista stabilizza la tibia e il perone e afferra il dorso del piede
68
ponendo il bordo del dito indice sopra la superficie anteriore
dell’astragalo e del calcagno. Il terapista applica una lieve trazione
muovendo l’astragalo e il calcagno verso il basso fino al limite del
movimento di flessione plantare della caviglia. L’escursione articolare
normale della flessione plantare è 0‐50°.
La valutazione dell’escursione articolare della caviglia si esegue prima a
ginocchio esteso e poi con il ginocchio flesso di 90°.
Valutazione della forza muscolare (MRC)
ANCA: Per la valutazione della forza muscolare della flessione dell’anca
si pone il paziente a sedere con le gambe fuori dal lettino e si
immobilizza il bacino. Il paziente deve essere in grado di flettere la
coscia sul bacino anche nella seconda parte del movimento, vincendo la
resistenza opposta subito sopra il ginocchio.
Per la valutazione della forza muscolare dell’estensione dell’anca si
pone il paziente in decubito prono ad arti inferiori estesi e si
immobilizza il bacino. Il paziente deve essere in grado di compiere tutto
il movimento di estensione vincendo la resistenza applicata subito
sopra la faccia posteriore del ginocchio.
Per la valutazione della forza muscolare dell’abduzione dell’anca si pone
il paziente in decubito laterale con l’arto sovrastante lievemente
iperesteso, e quello sottostante con il ginocchio flesso per mantenere
l’equilibrio e si immobilizza il bacino. Il paziente deve essere in grado di
abdurre completamente l’arto sovrastante, senza extraruotare l’anca e
vincendo la resistenza applicata subito sopra il ginocchio.
69
Per la valutazione della forza muscolare dell’adduzione dell’anca si pone
il paziente in decubito laterale, con l’arto inferiore sottostante poggiato
al lettino e quello sovrastante mantenuto in abduzione di circa 25°. Il
paziente deve essere in grado di addurre l’arto sottostante fino a farlo
giungere in contatto con quello sovrastante, vincendo la resistenza
applicata sopra il ginocchio.
Per la valutazione della forza muscolare della rotazione esterna
dell’anca si pone il paziente a sedere con le gambe fuori dal lettino, e gli
si fa afferrare il bordo del lettino stesso. Si afferra il paziente sopra il
ginocchio, per impedire i movimenti di flessione ed abduzione dell’anca,
e subito sopra il malleolo per fare resistenza al movimento di rotazione.
Il paziente deve essere in grado di compiere il movimento di rotazione
esterna vincendo la forza dell’esaminatore.
Per la valutazione della forza muscolare della rotazione interna
dell’anca si pone il paziente a sedere con le gambe fuori dal lettino e gli
si fa afferrare i bordi del letto per immobilizzare il bacino. Ci si oppone
all’adduzione dell’anca del lato in esame agendo al di sopra del
ginocchio. Il paziente deve essere in grado di ruotare mediante la
coscia, vincendo la resistenza che l’esaminatore applica al di sopra della
caviglia.
GINOCCHIO: Per la valutazione della forza muscolare della flessione del
ginocchio si pone il paziente in decubito prono ad arti inferiori estesi e si
immobilizza il bacino. Il paziente deve essere in grado di flettere la
gamba sulla coscia vincendo la resistenza che l’esaminatore applica al di
sopra della caviglia, mentre mantiene la gamba in extrarotazione.
70
Per la valutazione della forza muscolare dell’estensione del ginocchio si
pone il paziente con le gambe fuori dal lettino ed un’imbottitura sotto il
ginocchio. Si immobilizza il bacino senza premere sull’origine del retto
femorale. Il paziente deve essere in grado di compiere l’intera
estensione vincendo la resistenza che l’esaminatore oppone al di sopra
della caviglia, ma senza giungere a bloccare il ginocchio esteso.
CAVIGLIA: Per la valutazione della forza muscolare della flessione
dorsale della caviglia si pone il paziente a sedere con le gambe fuori dal
lettino e si immobilizza la gamba. Il paziente deve essere in grado di
flettere dorsalmente la caviglia, vincendo la resistenza che
l’esaminatore applica sulla parte dorsale e interna del piede, senza
flettere le dita.
Per la valutazione della forza muscolare della flessione dorsale della
caviglia si pone il paziente in piedi sull’arto in esame che è tenuto
esteso. Se la forza è “normale” il paziente è in grado di alzarsi sulla
punta del piede sollevando il calcagno da terra per tutta l’ampiezza del
movimento di flessione plantare, per almeno quattro o cinque volte di
seguito.
Valutazione del dolore (VAS)
La valutazione del dolore è stata effettuata utilizzando la scala di
valutazione VAS (Visual Analogue Scale). La VAS (Figura 18) è composta
da una linea di 10 cm orizzontale o verticale con due punti di inizio e
fine, contrassegnati con la dicitura “nessun dolore” e “peggior dolore
possibile”. Al paziente viene chiesto di mettere un punto al livello
71
dell’intensità di dolore che prova. E’ una scala di valutazione semplice e
breve da somministrare.
Valutazione strumentale
Scansione digitale tramite ENF Physio
La scelta dell’intensità di erogazione della corrente è conseguente ad
un approccio oggettivo e ripetibile.
Per tale studio, la scansione viene
effettuata in painting ad un’intensità
di 0,5 Joule.
Per entrambi i gruppi sperimentali
vengono esaminati ginocchio dx e sx
e caviglia dx e sx.
Dai valori dell’FR ottenuti
scansionando il singolo distretto
articolare sono stati estratti i valori
medi per articolazione.
Figura 18: Scala analogica visiva (VAS)
72
Protocollo per la valutazione dei parametri spazio‐temporali del
passo (G‐Walk *BTS)
La valutazione dei parametri spazio‐temporali del passo viene eseguita
mediante l’utilizzo del G‐Walk *BTS.
Si posiziona la cintura con il sensore acceso su L5. Si seleziona il
protocollo “Cammino” ed una volta sincronizzato il sensore al
computer, si chiede all’atleta di camminare con andatura fisiologica per
un percorso rettilineo di circa 8 m. Una volta salvata l’acquisizione, il
sistema restituisce un report dell’esame con i parametri spazio‐
temporali del passo e i valori normativi per uomini e donne, insieme ai
grafici del ciclo del passo e di angolazione del bacino. Questa
valutazione viene ripetuta nelle stesse modalità sopradescritte sia
prima che dopo l’applicazione del K‐Active Taping.
Protocollo per la valutazione di test specifici di salto (G‐Jump
*BTS)
La valutazione di test specifici di salto viene eseguita mediante l’utilizzo
del G‐Jump *BTS.
Si posiziona la cintura con il sensore acceso su L5. Si seleziona il
protocollo “Jump’s Protocol” e si chiede all’atleta di eseguire 7 prove di
salto diverse. Le prove che l’atleta dovrà sostenere sono:
1. Counter Movement Jump (CMJ)
2. Squat Jump (SJ)
3. CMJ con spinta delle braccia (CMJ+B)
4. CMJ in serie (RCMJ)
73
5. SJ con Bilanciere (SJBW)
6. Drop Jump (DJ)
7. Stiffness Test
Alla fine dell’esecuzione di tutto il protocollo il sistema fornirà i grafici
con i relativi parametri per ogni salto e i valori di elasticità, espressa
dall’algoritmo [(CMJ – SJ) / SJ]*100; coordinazione, espressa
dall’algoritmo (CMJ+B – CMJ); indice di Bosco, espresso dall’algoritmo
(SJBW / SJ).
Ogni batteria di test viene ripetuta nelle stesse modalità sia prima che
dopo l’applicazione del K‐Active Taping.
Si analizzano brevemente, di seguito, tutti i salti che compongono il
test.
1. Counter Movement Jump (CMJ)
Il CMJ è un test in cui il salto è realizzato
grazie al ciclo di allungamento e
accorciamento degli elementi elastici dei
muscoli. Durante questa prova, il soggetto,
che parte in posizione eretta con i piedi a larghezza delle spalle e mani
sui fianchi, deve effettuare un salto verticale subito dopo un rapido
contromovimento verso il basso che lo porta a flettere le ginocchia fino
ai 90°. Durante il contromovimento, così come nel salto, il tronco deve
mantenere la posizione eretta per evitare qualsiasi influenza sulla
performance degli arti inferiori. Viene utilizzato questo test per la
valutazione della capacità di stacco dell’atleta durante le azioni tecniche
che prevedono una fase di volo accentuata.
74
2. Squat Jump (SJ)
Durante questo test il soggetto, che parte in una condizione di squat
statico (ginocchia flesse a 90°) con tronco e mani sui fianchi, deve
eseguire un salto verticale sul posto. L’atleta non deve eseguire nessun
contromovimento verso il basso in modo da
evitare l’ulteriore accumulo di energia
elastica. Il distacco da terra e il conseguente
atterraggio deve essere eseguito con gambe e piedi totalmente estesi.
Questo test serve per la valutazione della forza esplosiva degli arti
inferiori dell’atleta.
3. CMJ con spinta delle braccia (CMJ+B)
La spinta delle braccia durante il caricamento
della fase eccentrica stimola l’aumento di
attività dei muscoli estensori delle gambe
comportando una maggiore risposta elastica che, combinata con la
stessa spinta che continua anche durante il salto, permette di
raggiungere un’altezza maggiore rispetto al classico CMJ.
4. CMJ in serie (RCMJ)
Questa prova consiste nell’eseguire, nella medesima acquisizione, una
serie di CMJ. L’atleta inizia l’esercizio in posizione eretta e stazionaria
con il peso ben distribuito su entrambi i piedi. Le mani devono essere
posizionate sui fianchi e dovranno rimanere in questa posizione durante
l’intera esecuzione del test. Il soggetto deve flettere le ginocchia fino a
raggiungere i 90°, saltare verticalmente il più
alto possibile, atterrare a terra con entrambi i
piedi, tornare alla posizione statica iniziale per
poi ricominciare il task flettendo nuovamente le ginocchia.
75
Questo test, nel nostro studio, viene eseguito per un tempo di 30’’.
5. SJ con Bilanciere (SJBW)
Il soggetto deve eseguire una serie di singoli
Squat Jumps. Il primo salto è a corpo libero
(classico SJ), il successivo con un carico crescente
partendo da un primo livello di 5 Kg fino ad arrivare a un peso pari a
quello del soggetto (SJ Peso Corporeo) posizionato sulle spalle.
Per tutela dell’atleta, il protocollo di esecuzione di questo test, nel
nostro studio, prevede 3 salti: il primo salto a corpo libero, il secondo
salto con due manubri da 1 Kg ciascuno, il terzo salto con due manubri
da 4 Kg ciascuno.
6. Drop Jump (DJ)
Questo test prevede l’esecuzione di un salto effettuato dopo la discesa
da un blocco di altezza prefissata (40 cm nel nostro studio). Il soggetto
deve lasciarsi cadere con i piedi estesi, il tronco eretto e le mani sui
fianchi. Dopo il primo contatto a terra, il soggetto deve saltare più
velocemente possibile con la massima spinta. E’ un test fondamentale
per valutare la forza reattiva dei muscoli
estensori degli arti inferiori, e del quadricipite
in particolare.
7. Stiffness Test
L’esercizio richiede al soggetto di compiere
una serie di salti verticali consecutivi con la
massima intensità. I salti devono essere
eseguiti mantenendo le gambe dritte e rigide mentre le braccia sono
libere di accompagnare il movimento. È il test per la valutazione della
forza reattiva dei muscoli estensori degli arti inferiori.
76
Il protocollo di esecuzione del medesimo test, nel nostro studio, è stato
fissato a 15 salti.
6.6 Descrizione delle applicazioni utilizzate
GINOCCHIO: Si inizia prendendo la misura delle prime due strisce di
tape attorno al ginocchio, dal piatto tibiale fino a due dita sopra la
rotula. La seconda misurazione viene rilevata tra il tendine rotuleo e il
piatto tibiale, dal legamento collaterale esterno al legamento collaterale
interno.
Si prepara la cute pulendola con il Soft Cleaner della Prosomed (Figura
19).
Figura 19: Detersione della cute
Si posiziona la base, senza tensione, a livello del margine laterale della
rotula, appena sopra il legamento collaterale (Figura 20).
Figura 20: Applicazione della base a livello del margine laterale della rotula
77
Applicando una lieve tensione, si chiede al paziente di flettere il
ginocchio e si va a circondare la rotula, applicando le ali del tape senza
tensione (Figura 21).
Figura 21: Applicazione delle ali del tape senza tensione
Si ripete la stessa applicazione nella porzione mediale del ginocchio
(Figura 22).
Figura 22: Applicazione decompressiva per la rotula
Si attiva la colla sfregando con la mano sul tape.
Con il paziente in posizione eretta, si applica la base a livello
sottorotuleo e sopra il piatto tibiale senza tensione (Figura 23).
Figura 23: Applicazione della base a livello sottorotuleo
78
Si chiede al paziente di flettere in avanti il ginocchio per applicare le ali
del tape in direzione dei legamenti collaterali, laterale e mediale.
Si attiva nuovamente la colla per far aderire bene il tape alla cute.
Figura 24: Applicazione per il ginocchio completa
CAVIGLIA: Si inizia facendo dorsiflettere il piede al paziente e si ricava la
misura del tape dalla base dei metatarsi fino all’incirca metà polpaccio.
La seconda misurazione va presa sotto il tallone, da un malleolo
all’altro.
Si prepara la cute pulendola con il Soft Cleaner della Prosomed (Figura
25).
Figura 25: Detersione della cute
Si scuote lo Spray Adhesivo K‐Active, se ne applica una modesta
quantità sulla base del tape e lo si lascia asciugare per circa trenta
secondi (Figura 26).
79
Figura 26: Applicazione dello Spray Adhesivo K‐Active
Facendo tenere al paziente il piede in dorsiflessione, si applica la base
del tape a livello delle teste metatarsali (Figura 27).
Figura 27: Applicazione della base a livello delle teste metatarsali
Si fissa la base e, applicando una tensione di 80% circa, si colloca il tape
a livello del tallone (Figura 28).
Figura 28: Immobilizzazione della base e applicazione del tape a livello del tallone
Fissando la base a livello del tallone, si applica, con una tensione del
100% circa, il tape a livello del tendine d’Achille. Il resto del tape verrà
applicato senza tensione (Figura 29).
80
Figura 29: Applicazione del tape senza tensione
Facendo tenere il piede al paziente in dorsiflessione e in asse, si
posiziona la base a livello del tallone (Figura 30).
Figura 30: Applicazione della base a livello del tallone
Con una tensione del 50‐60% circa, si applicano le ali del tape a livello
dei malleoli, mentre le basi verranno fissate senza tensione (Figura 31).
Figura 31: Applicazione delle ali con 50‐60% di tensione
Si attiva la colla per far aderire bene il tape alla cute (Figura 32).
81
Figura 32: Applicazione per la caviglia completa
82
CAPITOLO 7
RISULTATI
Sono state valutate 5 atlete di pallacanestro femminile con età media di
21.4 anni (21.4 ± 1.95 anni, range 20‐24), e altezza media di 176.6 cm
(176.6 ± 10.76 cm, range 168‐195) (Tabella I).
Tabella I. RIFERIMENTI DEMOGRAFICI
ATLETE (n=5)
Età (anni) Media (DS) 21.4 (1.95) Range 20‐24
Abbreviazioni: DS = Deviazione Standard
Appartengono al Gruppo A (disfunzione di ginocchio) n° 3 atlete e al
Gruppo B (disfunzione di caviglia) n° 2 atlete (Tabella II).
Tabella II. RIFERIMENTI DEMOGRAFICI PER GRUPPI SPERIMENTALI
GRUPPO A GRUPPO B (n=3) (n=2)
Età (anni) Media (DS) 21.3 (2.31) 21.5 (2.12) Range 20‐24 20‐23
Abbreviazioni: DS = Deviazione Standard
7.1 Valutazione clinica
I valori antropometrici raccolti sono riassunti in un'unica tabella, per
entrambi i gruppi sperimentali (Tabella III).
83
Tabella III. VALUTAZIONE VALORI ANTROPOMETRICI
ETA’ PESO ALTEZZA NUMERO DI SCARPE (anni) (Kg) (cm) (cm)
N1 20 74 174 42 N2 20 68 176 43 N3 24 94 195 45 N4 20 58 168 41 N5 23 62 170 41
I dati clinici ottenuti dalla somministrazione del protocollo di studio ‐
rilevati nei tempi T0, T7, T14 ‐ sono riassunti in Tabella IV per il Gruppo
A e in Tabella V per il Gruppo B.
Dalla valutazione clinica di tutte le atlete è emerso che l’articolazione
dell’anca e del ginocchio sono libere e non dolenti, in tutti i movimenti e
piani dello spazio, motivo per cui non vengono riportati in tabella i
valori per tali distretti articolari.
Per rendere l’analisi obiettiva, la valutazione clinica è stata condotta in
cieco dalla sottoscritta su dati rilevati dal Fisiatra Dott. Furfari Pasquale.
Tabella IV. VALUTAZIONE CLINICA GRUPPO A
N1 N2 N3
T0 T7 T14 T0 T7 T14 T0 T7 T14
ROM (0‐20°)
TiTa Esteso Dx 5° 12° 5° 15° 15° 15° 10° 10° 10°
Sx 0° 10° 0° 20° 20° 20° 0° 5° 5°
TiTa Flesso Dx 10° 15° 10° 10° 15° 20° 10° 10° 10°
Sx 5° 10° 10° 20° 20° 20° 0° 5° 5°
MRC (0‐5*)
Dx 5 5 5 5 5 5 5 5 5
Sx 5 5 5 5 5 5 5 5 5
VAS (o‐10*)
Dx 2 0 0 6 4 3 7 5 5
Sx 5 3 0 5 4 1 7 6 5
Abbreviazioni: TiTa Esteso = Dorsiflessione della Tibio‐Tarsica a ginocchio esteso TiTa Flesso = Dorsiflessione della Tibio‐Tarsica a ginocchio flesso
Legenda: ROM (Range of Movement) MRC (Medical Research Council). 5 = Forza normale, 4 = Forza ridotta contro resistenza, 3 = Movimento contro gravità, 2 = Movimento in assenza di gravità, 1= Accenno di movimento, 0 = Nessun movimento. VAS (Visual Analogue Scale). 0 = Nessun dolore, 10 = Peggior dolore possibile.
84
Tabella V. VALUTAZIONE CLINICA GRUPPO B
N4 N5
T0 T7 T14 T0 T7 T14
ROM (0‐20°)
TiTa Esteso Dx 20° 20° 5° 15° 15° 15°
Sx 15° 15° 10° 15° 15° 15°
TiTa Flesso Dx 20° 20° 10° 15° 15° 15°
Sx 20° 20° 20° 15° 15° 15°
MRC (0‐5*)
Dx 5 5 5 5 5 5
Sx 5 5 5 5 5 5
VAS (o‐10*)
Dx 2 0 0 2 2 2
Sx 5 3 0 2 2 2
Abbreviazioni: TiTa Esteso = Dorsiflessione della Tibio‐Tarsica a ginocchio esteso TiTa Flesso = Dorsiflessione della Tibio‐Tarsica a ginocchio flesso
Legenda: ROM (Range of Movement) MRC (Medical Research Council). 5 = Forza normale, 4 = Forza ridotta contro resistenza, 3 = Movimento contro gravità, 2 = Movimento in assenza di gravità, 1= Accenno di movimento, 0 = Nessun movimento. VAS (Visual Analogue Scale). 0 = Nessun dolore, 10 = Peggior dolore possibile.
7.2 Valutazione strumentale
Scansione digitale tramite ENF Physio
I soggetti mostrano una correlazione interessante tra distretto
articolare trattato e distretto articolare non trattato dello stesso
emisoma.
La media dei valori ottenuti dalla scansione digitale tramite ENF Physio
viene sintetizzata in Tabella VI per il Gruppo A e in Tabella VII per il
Gruppo B.
85
Tabella VI. SCANSIONE DIGITALE GRUPPO A
N1 N2 N3
T0 T7 T14 T0 T7 T14 T0 T7 T14
Ginocchio Dx 18.29 19.45 21.3 28.98 22.05 18.79 40.84 27.15 13.74
Sx 19.94 16.55 13.5 15.77 18.21 20.06 33.77 24.54 17.78
Caviglia Dx 22.6 18.83 23.85 17.68 15.43 9.7 29.48 18.19 11.41
Sx 27 25.14 22.13 10 8.39 12.05 12.53 6.90 11.10
Tabella VII. SCANSIONE DIGITALE GRUPPO B
N4 N5
T0 T7 T14 T0 T7 T14
Ginocchio Dx 20.5 15.5 16.5 15.75 13.25 18.07
Sx 25.2 15.86 17.1 9.73 6.86 16.22
Caviglia Dx 39.5 23.36 18.13 33.73 29.06 18.33
Sx 36.6 27.79 23.83 35.26 24.60 21.59
Valutazione dei parametri spazio‐temporali del passo
I soggetti non mostrano alterazioni dei parametri spazio‐temporali del
passo rispetto ai valori normativi di riferimento.
I valori delle variabili spazio‐temporali del cammino sono riportati in
un’unica tabella per entrambi i gruppi sperimentali (Tabella VIII).
Non essendo questa valutazione statisticamente rilevante, si riporta
soltanto il dato dell’acquisizione finale, dopo l’applicazione del K‐Active
Taping (T14).
86
Tabella VIII. VARIABILI SPAZIO‐TEMPORALI DEL PASSO (T14)
VAL.NORM. N1 N2 N3 N4 N5
Velocità (mt/min) 71.4 74,4 64,6 76,4 65,0 57,6
Cadenza passi (passi/min)
55.8 55,7 54,6 51,4 49,8 51,3
Lunghezza del passo
(m) 1.8 1,31 1,23 1,47 1,29 1,12
%Lungh.Passo/Altezza
(%) 80.7 75,3 % 70,7 86,5 76,8 66,7
Durata Ciclo del Passo
(sec) 1.08 1,08 1,10 1,17 1,20 1,17
Durata fase di appoggio (%)
60.31 68,0 65,7 62,0 66,2 64,1
Durata fase di volo
(%) 39.6 32,0 34,3 38,0 33,8 35,9
Durata del doppio
appoggio (%) 9.6 17,5 16,1 10,8 15,8 12,8
Durata del singolo
appoggio (%) 41 32,2 33,0 40,0 33,8 37,6
Abbreviazioni: VAL.NORM. = Valori Normativi (Donne)
Valutazione di test specifici di salto
Le differenze maggiori nell’esecuzione di test specifici di salto si notano
paragonando i risultati ottenuti nelle medesime prove e nella stessa
giornata, prima e dopo l’applicazione del K‐Active Taping.
Per maggiore chiarezza, vengono riportati gli indici di elasticità e
coordinazione in un’unica tabella per entrambi i gruppi sperimentali
(Tabella IX).
Anche i dati strumentali ottenuti dalla somministrazione del protocollo
di studio vengono rilevati nei tempi T0, T7, T14.
87
Tabella IX. VARIABILI DI TEST SPECIFICI DI SALTO
ELASTICITA’ COORDINAZIONE (%)
T0 T7 T14 T0 T7 T14
P D P D P D P D P D P D
N1 20,92 ‐14,97 11,17 ‐ 3,79 5,06 14,63 ‐ 13 28 7 16 2 9
N2 3,77 ‐ 8,96 3,67 ‐ 7,17 3,93 8,58 20 31 20 24 7 25
N3 17,70 12,68 4,48 ‐ 2,49 8,45 10,15 ‐10 22 11 20 10 12
N4 11,50 ‐ 3,28 ‐ 4,23 0,77 2,17 12,49 13 24 13 9 24 32
N5 5,94 ‐ 3,57 5,06 8,25 ‐ 4,71 3,88 21 26 6 ‐ 5 41 43
Abbreviazioni: P = Acquisizione effettuata Prima dell’applicazione D = Acquisizione effettuata Dopo l’applicazione
Applicazioni utilizzate
Vengono indicati nella tabella seguente i distretti articolari “trattati”
con le applicazioni del K‐Active Taping (Tabella X).
Tabella X. APPLICAZIONI UTILIZZATE
DISTRETTO ARTICOLARE TRATTATO
N1 Ginocchio Sx
N2 Ginocchio Dx
N3 Ginocchio Dx e Ginocchio Sx
N4 Caviglia Dx e Caviglia Sx
N5 Caviglia Dx e Caviglia Sx
88
CAPITOLO 8
DISCUSSIONE
Il presente studio riporta, per la prima volta in letteratura, attraverso
l’utilizzo di moderne tecnologie, la valutazione quantitativa degli effetti
terapeutici del K‐Active Taping, su un campione di atlete professioniste
di pallacanestro mediante sistema di analisi del cammino G‐WALK *BTS,
di salti G‐JUMP *BTS e scansione digitale ENF Physio.
In particolare, sono state valutate 3 atlete con disfunzione di ginocchio
e 2 atlete con disfunzione di caviglia.
I risultati ottenuti sono stati confrontati con valori normativi di
riferimento per l’analisi del cammino, e sulle stesse atlete per il
distretto articolare non trattato.
Per analizzare i dati raccolti è stato utilizzato il Test T di Student. In
particolare è stato impiegata la tipologia “due campioni accoppiati per
medie” ed è stato scelto il p ‐ value a una coda.
Come valore di minima significatività statistica è stato scelto p = 0,05.
I valori derivanti dalla valutazione clinica: ROM, MRC, VAS non hanno
subito variazioni statisticamente rilevanti all’interno dello studio.
L’analisi dei parametri spazio‐temporali del cammino ottenuti mediante
G‐Walk *BTS non sono stati presi in considerazione, in quanto
statisticamente non rilevanti, ipotizzando che l’applicazione del K‐Active
Taping, nelle condizioni prese in esame, non modifichi gli aspetti
qualitativi e quantitativi della deambulazione.
La scansione digitale con ENF Physio ha dimostrato, nel Gruppo A, una
correlazione statisticamente significativa (p = 0,03) tra ginocchio
89
trattato e caviglia omolaterale , una correlazione non statisticamente
significativa (p = 0,23) tra ginocchio trattato e ginocchio contro laterale
e una correlazione non statisticamente significativa (p = 0,14) tra
ginocchio trattato e caviglia controlaterale (Grafico I).
Grafico I. SCANSIONE DIGITALE GRUPPO A
I risultati ottenuti mostrano:
- un miglioramento del valore dell’impedenza registrata sul
distretto trattato, successivo all’applicazione del K‐Active Taping;
- il recupero nell’emisoma trattato della porzione distale;
- un comportamento diametralmente opposto nell’emisoma non
trattato che subisce un progressivo peggioramento a livello
prossimale e un modesto peggioramento anche a livello distale.
Nel Gruppo B la scansione digitale con ENF Physio ha mostrato una
correlazione statisticamente significativa (p = 0,05) tra caviglie trattate e
ginocchi non trattati (Grafico II).
90
Grafico II. SCANSIONE DIGITALE GRUPPO B
I risultati ottenuti mostrano:
- un miglioramento del valore dell’impedenza registrata sul
distretto trattato, successivo all’applicazione del K‐Active Taping;
- il recupero nell’emisoma trattato della porzione prossimale.
Confrontando i valori iniziali e finali (T0 – T14) tra i distretti articolari
trattati e quelli non trattati, di entrambi i gruppi sperimentali (Tabella I),
è emersa una correlazione non statisticamente significativa (p = 0,23)
che sottolinea un miglioramento dell’impedenza nel distretto articolare
trattato e un lieve miglioramento nel distretto articolare non trattato
(Grafico III).
91
Tabella I. SCANSIONE DIGITALE: REPORT FINALE
T0 T14
Distretto trattato Media (DS) 33.58 (3.81) 18.21 (3.20) Distretto non trattato 18.39 (2.96) 17.46 (0.69) Media (DS) Test T di Student 0,23
Abbreviazioni: DS = Deviazione Standard
Grafico III. SCANSIONE DIGITALE: GRAFICO FINALE
In tutti i distretti trattati migliorano i valori di impedenza per una
attivazione riflessa del microcircolo che favorisce l’omeostasi cellulare
con conseguente innalzamento della soglia del dolore e con un
riequilibrio ionico che indica uno stato di benessere del tessuto trattato
con la particolarità che lo stimolo è duraturo, quindi foriero di maggior
efficacia.
Il miglioramento dell’impedenza si registra inoltre nell’articolazione
distale a quella trattata omolateralmente. L’analisi di questo dato, per
altro statisticamente significativo, può essere ricondotto ad uno schema
92
di recupero disto‐prossimale tipico delle metodiche sincroniche o di
irradiazione (vedi Metodo Kabat).
Tale fenomeno nel Gruppo B, si esprime con un miglioramento
dell’impedenza che avviene questa volta secondo uno schema di
recupero disto‐prossimale, caratteristico delle metodiche diacroniche
inteso come “processo di apprendimento” di tipo sensitivo‐
propriocettivo (vedi Metodo Perfetti).
Il peggioramento riscontrato nell’arto non trattato è ascrivibile a un
processo di difesa che preserva istintivamente l’arto trattato
sovraccaricando l’arto controlaterale, analogamente a quanto succede
in qualsiasi evento traumatico, con la conservazione di quello affetto, e
l’overuse di quello sano.
Nelle prove di salto monitorizzate con il G‐Jump *BTS, dal confronto
degli indici di elasticità e coordinazione per il Gruppo A (Grafico IV)
notiamo un decremento dell’elasticità, che tende al valore di minima
significatività statistica (p = 0,06) e un incremento della coordinazione
durante tutto il training di studio, statisticamente significativo (p =
0,01).
93
Grafico IV. ELASTICITÀ E COORDINAZIONE GRUPPO A
Dal confronto di elasticità e coordinazione per il Gruppo B (Grafico V) si
nota un incremento dell’elasticità, non statisticamente significativo (p =
0,46) e un incremento della coordinazione durante tutto il training di
studio, non statisticamente significativo (p = 0, 30).
Grafico V. ELASTICITÀ E COORDINAZIONE GRUPPO B
Confrontando i valori di elasticità e coordinazione prima e dopo
l’applicazione del K‐Active Taping di entrambi i gruppi sperimentali
94
(Tabella II), è emersa una correlazione non statisticamente significativa
(p = 0,39) che sottolinea un miglioramento globale della coordinazione
e un peggioramento globale dell’elasticità (Grafico VI).
Tabella II. ELASTICITÀ E COORDINAZIONE: REPORT FINALE
PRIMA DELL’APPLICAZIONE DOPO L’APPLICAZIONE
Elasticità Media (DS) 6.33 (6.94) 1.81 (9.03) Coordinazione 11.47 (13.34) 21.07 (11.60) Media (DS) Test T di Student 0,39
Abbreviazioni: DS = Deviazione Standard
Grafico VI. ELASTICITÀ E COORDINAZIONE: GRAFICO FINALE
Per capire i diversi comportamenti tra i due gruppi sperimentali nei
confronti dei parametri di elasticità e coordinazione è necessario
recuperare le conoscenze sulla biomeccanica e sulla diversa
distribuzione anatomica dei distretti in questione.
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Essendo il ginocchio un’articolazione intermedia, funge da fulcro tra
due articolazioni con gradi maggiori di libertà. Questo lo obbliga ad
essere più stabile e meno elastico. Il tutto, per tale studio, si traduce in
un miglioramento della coordinazione a scapito dell’elasticità.
A sua volta la tibio‐tarsica essendo un’articolazione distale, dopo
adeguato training, diviene più versatile e meglio disposta a un
“processo di apprendimento”, migliorando contemporaneamente i
paramenti in esame.
Se le due esperienze venissero sommate, si potrebbe essere indotti in
errore, in quanto farebbe asserire che il K‐Active Taping migliori la
coordinazione e riduca l’elasticità. In realtà i risultati ottenuti mostrano
che il K‐Active Taping ci permette di esaltare le caratteristiche
anatomiche e biomeccaniche intrinseche dei distretti trattati. Motivo di
tale diversità interpretativa, per altro non statisticamente significativa,
dipende da una diversa incidenza data da una media puramente
aritmetica dei due gruppi sperimentali.
Resta, comunque, il fatto che l’assenza o la presenza di differenze,
statisticamente significative tra i parametri osservati, possono scaturire
dal numero ridotto del campione esaminato.
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CAPITOLO 9
CONCLUSIONE
Dall’analisi dei dati ottenuti nel nostro studio, possiamo affermare che il
K‐Active Taping potrebbe occupare un ruolo di grande interesse nella
presa in carico del Basketball‐Player con disfunzione di ginocchio o
caviglia, in quanto:
- mezzo di prevenzione per ridurre l’incidenza di traumi (elevata
nei distretti esaminati nel basket);
- mezzo che ci permette di “guidare” l’allenamento come in una
macchina per muscolazione, e di conseguenza la prestazione
dell’atleta;
- mezzo che ci permette di accelerare la “detossificazione” del
muscolo da sovraccarico;
- mezzo che consente di esaltare le caratteristiche, anatomiche e
biomeccaniche, intrinseche dei distretti trattati.
Alla luce di questo studio, si può pertanto concludere considerando
l’applicazione del K‐Active Taping in Medicina dello Sport un “personal
trainer full time”, se usato durante l’allenamento o un “coach in
seconda” sul perimetro di gioco.
Considerato il modesto campione di atlete preso in esame sarebbe
opportuno ed auspicabile che ulteriori studi continuassero su casistiche
maggiori per smentire o confermare quanto da me rilevato.
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