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Jus-online n. 2/2015 1 Anna Sammassimo Ricercatrice di diritto canonico ed ecclesiastico, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Definizione giuridica del matrimonio e preparazione pastorale ad esso 1 SOMMARIO: Introduzione. - 1. La definizione giuridica del matrimonio. - 2. La preparazione al matrimonio: a) contenuti; b) responsabilità. - 3. Le indicazioni della Conferenza episcopale italiana. - 4. L’attenzione di San Giovanni Paolo II. - 5. Gli interventi di Benedetto XVI: a) cultura del provvisorio e naturalità di un impegno definitivo; b) dimensione giuridica e dimensione pastorale della preparazione al matrimonio; c) assistenza pastorale e ius connubii; d) imprescindibilità della dimensione giuridica nella preparazione al matrimonio. - 6. L’approccio di Papa Francesco e l’imminente Sinodo sulla famiglia. - Conclusioni Introduzione Il Codice di diritto canonico del 1983, innovando profondamente la precedente codificazione del 1917, sfida la nota Regula Iuris “omnis definitio in iure [civili] periculosa est”, per definire il matrimonio come “il patto (foedus) con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla generazione e educazione della prole (can. 1055) 2 . Pietra angolare del vigente diritto matrimoniale canonico, la norma richiamata è frutto di un’interpretazione evolutiva, compiuta alla luce di una doverosa armonizzazione conciliare dalla dottrina e giurisprudenza più sensibili alla 1 Relazione al Convegno di Palermo Il matrimonio religioso oggi: le nuove sfide della secolarizzazione , 18 aprile 2015, organizzato, in occasione della Giornata dell’Università Cattolica, dall’Istituto Giuseppe Toniolo, dall’Associazione Amici dell’Università Cattolica e dall’Università degli Studi di Palermo, con il Patrocinio del Pontificio Consiglio per la Cultura. 2 Sull’argomento si rinvia, tra gli altri, per una minima bibliografia, a E. Graziani, Essenza del matrimonio e definizione del consenso, in AAVV, La nuova legislazione matrimoniale canonica, Città del Vaticano, 1986; U. Navarrete, Il matrimonio: patto naturale e realtà sacramentale , in AAVV, Matrimonio e disciplina ecclesiastica, a cura del Gruppo Italiano Docenti di Diritto Canonico, Milano, 1996, pp. 9 e ss.; S. Gherro, Diritto matrimoniale canonico, Padova, 1985; P. Moneta, Il matrimonio (cann. 1055-1165), in AAVV, Il diritto nel mistero della Chiesa, III, 3 a , Roma, 2004, pp. 187 e ss.; F. Aznar Gil, Derecho matrimonial canónico. I. Canones 1055-1094, Salamanca, 2011; O. Fumagalli Carulli, Il governo universale della Chiesa e i diritti della persona, Milano, 2010, pp. 177 e ss. Quanto all’influenza del diritto romano su tale definizione del matrimonio si veda l’approfondita ricerca di C.J. Scicluna - U. Navarrete, The Essential Definition of Marriage according to the 1917 and 1983 Codes of Canon Law. An Exegetical and Comparative Study, Lanham MD, 1995; nonché C.J. Scicluna, La definizione essenziale del matrimonio: una questione sempre attuale, in D. Dalla Torre - C. Gullo - G. Boni (a cura di), Veritas non auctoritas facit legem. Studi di diritto matrimoniale in onore di Piero Antonio Bonnet , Città del Vaticano, 2012, pp. 463 e ss.

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Jus-online n. 2/2015

1

Anna Sammassimo

Ricercatrice di diritto canonico ed ecclesiastico, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Definizione giuridica del matrimonio e preparazione pastorale ad esso1

SOMMARIO: Introduzione. - 1. La definizione giuridica del matrimonio. - 2. La preparazione al matrimonio: a) contenuti; b) responsabilità. - 3. Le indicazioni della Conferenza episcopale italiana. - 4. L’attenzione di San Giovanni Paolo II. - 5. Gli interventi di Benedetto XVI: a) cultura del provvisorio e naturalità di un impegno definitivo; b) dimensione giuridica e dimensione pastorale della preparazione al matrimonio; c) assistenza pastorale e ius connubii; d) imprescindibilità della dimensione giuridica nella preparazione al matrimonio. - 6. L’approccio di Papa Francesco e l’imminente Sinodo sulla famiglia. - Conclusioni

Introduzione

Il Codice di diritto canonico del 1983, innovando profondamente la

precedente codificazione del 1917, sfida la nota Regula Iuris “omnis definitio in iure

[civili] periculosa est”, per definire il matrimonio come “il patto (foedus) con cui l'uomo e la

donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi

e alla generazione e educazione della prole” (can. 1055)2.

Pietra angolare del vigente diritto matrimoniale canonico, la norma

richiamata è frutto di un’interpretazione evolutiva, compiuta alla luce di una

doverosa armonizzazione conciliare dalla dottrina e giurisprudenza più sensibili alla

1 Relazione al Convegno di Palermo Il matrimonio religioso oggi: le nuove sfide della secolarizzazione, 18

aprile 2015, organizzato, in occasione della Giornata dell’Università Cattolica, dall’Istituto Giuseppe Toniolo, dall’Associazione Amici dell’Università Cattolica e dall’Università degli Studi di Palermo, con il Patrocinio del Pontificio Consiglio per la Cultura.

2 Sull’argomento si rinvia, tra gli altri, per una minima bibliografia, a E. Graziani, Essenza del matrimonio e definizione del consenso, in AAVV, La nuova legislazione matrimoniale canonica, Città del Vaticano, 1986; U. Navarrete, Il matrimonio: patto naturale e realtà sacramentale, in AAVV, Matrimonio e disciplina ecclesiastica, a cura del Gruppo Italiano Docenti di Diritto Canonico, Milano, 1996, pp. 9 e ss.; S. Gherro, Diritto matrimoniale canonico, Padova, 1985; P. Moneta, Il matrimonio (cann. 1055-1165), in AAVV, Il diritto nel mistero della Chiesa, III, 3a, Roma, 2004, pp. 187 e ss.; F. Aznar Gil, Derecho matrimonial canónico. I. Canones 1055-1094, Salamanca, 2011; O. Fumagalli Carulli, Il governo universale della Chiesa e i diritti della persona, Milano, 2010, pp. 177 e ss. Quanto all’influenza del diritto romano su tale definizione del matrimonio si veda l’approfondita ricerca di C.J. Scicluna - U. Navarrete, The Essential Definition of Marriage according to the 1917 and 1983 Codes of Canon Law. An Exegetical and Comparative Study, Lanham MD, 1995; nonché C.J. Scicluna, La definizione essenziale del matrimonio: una questione sempre attuale, in D. Dalla Torre - C. Gullo - G. Boni (a cura di), Veritas non auctoritas facit legem. Studi di diritto matrimoniale in onore di Piero Antonio Bonnet, Città del Vaticano, 2012, pp. 463 e ss.

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traduzione in termini giuridici delle novità del Concilio Vaticano II3. Questa

interpretazione valorizza la dimensione unitiva delle nozze precisandola in una serie

di canoni che integrano l’impianto prevalentemente sessuale-procreativo del Codex

del 19174 ed insieme lo differenziano dalle legislazioni degli Stati, che poco e male

trattano tale profilo5.

Di questi aspetti i nubenti dovrebbero essere edotti nel corso della

preparazione pastorale al matrimonio. Ma, nonostante le esplicite previsioni

normative ed i frequenti richiami degli ultimi Pontefici, la loro trattazione dipende

pressocché esclusivamente dalla buona volontà del singolo parroco.

Il presente scritto, illustrata la definizione giuridica del matrimonio, intende

soffermarsi sui contenuti della preparazione pastorale alle nozze, sui soggetti

responsabili di essa, sui motivi per i quali, di fatto, i profili squisitamente e

specificamente giuridici sono poco o per nulla trattati.

1. La definizione giuridica del matrimonio canonico

La definizione di cui al can. 1055 si ispira a Gaudium et spes n. 48, che nel

matrimonio ravvisa l’“intima comunità di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e

strutturata con leggi proprie”. Reinserendo l’istituto in una dimensione personalista

presente nella lunga storia del diritto canonico sin dall’età medievale6 ma trascurata

nella codificazione del 1917, essa rappresenta il frutto più maturo

3 Al proposito cfr. U. Navarrete, Structura iuridica matrimonii secundum Concilium Vaticanum II, Roma,

1994. 4 Al proposito sia sufficiente il richiamo a P. Gasparri, Tractatus canonicus de matrimonio, Città del

Vaticano, 1932; A.C. Jemolo, Il matrimonio nel diritto canonico, Milano, 1941; P. Adnès, La mariage, Tournai, 1961; O. Giacchi, Il consenso nel matrimonio canonico, Milano, 1973.

5 Cfr. O. Fumagalli Carulli, Il Concilio Vaticano II e il matrimonio canonico: capacità e consenso nella convergenza tra pastorale e diritto, in G. Boni - E. Camassa - P. Cavana - P. Lillo - V. Turchi (a cura di) Recte sapere. Studi in onore di Giuseppe Dalla Torre, a cura di, Torino, 2014, p. 395.

6 Sull’argomento cfr., in particolare, O. Fumagalli Carulli, Intelletto e volontà nel consenso matrimoniale in diritto canonico, cit., pp. 163 e ss. e pp. 200 e ss.; ID., Innovazioni conciliari e matrimonio canonico, in Dir. eccl., 1-2, 1978, pp. 337 e ss. e pp. 374 e ss. (ora in ID., Il matrimonio canonico dopo il Concilio. Capacità e consenso, Milano, 1978); ID., Il governo universale della Chiesa e i diritti della persona, cit., pp. 180 e ss.; ID., La dimensione spirituale del matrimonio e la sua traduzione giuridica, cit., pp. 27 e ss.

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dell’“aggiornamento conciliare”7, annunciato già da Giovanni XXIII nella

convocazione del Concilio Vaticano II8.

La scelta terminologica è particolarmente suggestiva. Il termine biblico foedus,

usato più volte nella citata costituzione conciliare, è denso di significato teologico,

richiamando l’alleanza tra Dio ed il popolo eletto di Israele, indicata nell’Antico

Testamento come modello e raffigurazione dell’amore tra uomo e donna9.

L’espressione consortium totius vitae (e non: omnis vitae) - mettere cioè in comune

tutta la loro esistenza non tanto e non solo per tutta la vita, bensì di tutti gli aspetti

della vita10 - richiama un secondo fondamentale aspetto. Mentre il termine foedus,

infatti, designa il momento genetico, l’impegno assunto dall’una parte nei confronti

dell’altra11, il consortium (cum-sortium) indica la sostanza del rapporto matrimoniale,

facendo riferimento all’unione delle sortes in modo ancor più forte del termine

communio usato da Gaudium et spes.

Foedus e consortium, nella codificazione del 1983, diventano le nuove

qualificazioni giuridiche della tradizionale distinzione tra matrimonium in fieri e

matrimonium in facto esse.

Quanto al matrimonium in fieri, è significativo il mutamento - o meglio

ampliamento - dell’oggetto del consenso matrimoniale. Infatti, se la prevalente

ispirazione sessuale-procreativa del Codex del 1917 aveva portato a precisare come

oggetto del consenso il “diritto nel corpo perpetuo ed esclusivo in ordine agli atti per sé idonei

7 O. Fumagalli Carulli, Il governo universale della Chiesa e i diritti della persona, Milano, 2010, pp. 177 e ss. 8 Orio Giacchi, consultore della Commissione Pontificia per la revisio del Codice di diritto

canonico, con riferimento al can. 1055 aveva scritto che “Il nuovo canone offre una luminosa proposta, un formidabile invito per ogni cristiano che si sposi”; ed ancora che “Si tratta di quel “paio d’ali dato all’umanità”, nel quale il grande storico positivista Ippolito Taine vedeva il contributo del Cristianesimo alla formazione dell’uomo civile, sopra e fuori la cieca sordità dell’uomo animale, il contributo di cui Goethe si dichiarava riconoscente alla Chiesa”; cfr. O. Giacchi, Significato e valore delle nuove norme dello “Schema iuris recogniti de matrimonio”, in O. Fumagalli Carulli (a cura di), Chiesa e Stato nell’esperienza giuridica, Milano, 1981, pp. 407 e ss.

9 Cfr. P. Moneta, Il matrimonio nel nuovo diritto canonico, Genova, 1998, pp. 27 e ss. 10 O. Giacchi, Intima coniunctio totius vitae (1979), in O. Fumagalli Carulli (a cura di), Chiesa e Stato

nell’esperienza giuridica, Milano, 1981, pp. 387 ss.; O. Fumagalli Carulli, Il Concilio Vaticano II e il matrimonio canonico: capacità e consenso nella convergenza tra pastorale e diritto, cit., p. 394.

11 Cfr., per una breve bibliografia, AAVV, Il consenso matrimoniale canonico. Dallo jus conditum allo jus condendum. Studia et documenta Iuris Canonici moderante Pio Fedele, Roma, 1988

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alla procreazione della prole” (can. 1081 § 2)12, il Codice del 1983 lo inserisce nella

visione unitiva precisando che sono le “persone degli sposi”13: nella loro corporeità,

dunque, come nella loro spiritualità14. Per riprendere un’antica espressione, l’una caro

come unità dei corpi e unità dei cuori.

Quanto al matrimonium in facto esse, il felice intreccio tra elementi procreativi ed

elementi unitivi15 porta l’attuale codificazione ad abbandonare l’ormai discussa e

contestata gerarchia dei fini, adottata dal precedente codice (can. 1012), con il fine

primario della generazione ed educazione della prole ed i fini solo secondari del

mutuo aiuto e del rimedio alla concupiscenza. Oggi il matrimonio è orientato a due

finalità strettamente collegate tra loro e sicuramente poste dal Legislatore sullo

stesso piano: il bene degli stessi coniugi (bonum coniugum)16 e il bene della

procreazione ed educazione della prole (bonum prolis). Questa nuova duplice ordinatio

intreccia sul piano del diritto l’ordo procreationis (codificato già nel 1917 e che nel 1983

dunque rappresenta la continuità) con l’ordo caritatis (poco presente, se non assente,

nella disciplina del 1917 e che perciò diventa la novità)17.

Trova così definitiva consacrazione a livello legislativo quanto già i Pontefici

del Concilio Vaticano II e della revisione della codificazione, come pure gli stessi

Padri conciliari, avevano auspicato. Per ricordare due Pontefici fondamentali per

l’impulso alla revisio, si rammenti quanto già Paolo VI, nell’enciclica Humanae vitae del

25 luglio 1968, aveva sottolineato: “per mezzo della reciproca donazione personale, loro

propria ed esclusiva, gli sposi tendono alla comunione delle loro persone, con la quale si perfezionano

a vicenda, per collaborare con Dio alla generazione e alla educazione di nuove vite” (n. 8). San

12 Al proposito si rinvia a O. Giacchi, Il consenso nel matrimonio canonico, cit.; Id., Del consenso

matrimoniale sotto l’aspetto giuridico (1968), in O. Fumagalli Carulli (a cura di), Chiesa e Stato nell’esperienza giuridica, Milano, 1981, pp. 335 e ss.; Id., Intelletto e volontà nel consenso matrimoniale in diritto canonico (1974), ibi, pp. 349 e ss.

13 P. Pellegrino, Il consenso matrimoniale nel Codice di diritto canonico latino, Torino, 1998. 14 C. Burke, L’oggetto del consenso matrimoniale. Un’analisi personalistica, Torino, 1997. 15 O. Fumagalli Carulli, Il Concilio Vaticano II e il matrimonio canonico: capacità e consenso nella convergenza

tra pastorale e diritto, cit., p. 394. 16 Al proposito, per una breve rassegna bibliografica, cfr. R. Bertolino, Matrimonio canonico e bonum

coniugum, Torino, 1995; O. Fumagalli Carulli, Il governo universale della Chiesa e i diritti della persona, cit., pp. 191 e ss.; Id., Il matrimonio canonico tra principi astratti e casi pratici, cit., pp. 95 e ss.; A. Sammassimo, Bonum coniugum e parità dei coniugi, Relazione all’Arcisodalizio della Curia romana, 5 febbraio 2015 (in corso di pubblicazione per i tipi della LEV).

17 Per approfondire tali aspetti cfr. O. Fumagalli Carulli, Il governo universale della Chiesa e i diritti della persona, cit., pp. 180 e ss.

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Giovanni Paolo II, nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio del 22 novembre

1981, aveva ribadito che “nella sua realtà più profonda l’amore è essenzialmente dono e

l’amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca conoscenza che li fa una carne sola, non si

esaurisce all’interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la

quale diventano cooperatori di Dio per il dono della vita a una nuova persona umana…” (n. 14).

Non ha dunque più senso discutere, come si faceva nel passato, sulla

prevalenza gerarchica o, comunque, maggiore importanza dell’uno o dell’altro fine: il

bene dei coniugi e la generazione ed educazione della prole sono due aspetti

essenziali di quell’unione tra uomo e donna che, nel suo stesso farsi sempre più

completa e profonda, tende a trascendere le persone stesse dei coniugi per sfociare

nel mistero di una nuova creatura18.

2. La preparazione al matrimonio: a) contenuti

Verifichiamo ora se ed in base a quali norme la definizione giuridica del

matrimonio debba considerarsi oggetto necessario, se non imprescindibile, della

formazione ed informazione dei fidanzati.

Va innanzitutto sottolineata un’altra importante novità rispetto alla

legislazione previgente: la presenza, nel Titolo VII del Codice di diritto canonico del

1983, di un intero capitolo dedicato a La cura pastorale e gli atti da premettere alla

celebrazione del matrimonio19. Esso segue immediatamente gli otto canoni introduttivi

della materia matrimoniale e ne costituisce la premessa giuridico-pastorale da

inquadrare nella natura del matrimonio come cammino di santità. A fianco delle

tradizionali norme relative a pubblicazioni, esame dei contraenti e altre

investigazioni, già previsti dalla vecchia disciplina, vi sono importanti elementi di

novità relativamente al cammino di preparazione al matrimonio.

18 Cfr. P. Moneta, Il matrimonio nel nuovo diritto canonico, cit., p. 30. 19 Cfr. H. Franceschi, La preparazione al matrimonio (cann. 1063-1072), in P.A. Bonnet – C. Gullo (a

cura di), Diritto matrimoniale canonico, I, Città del Vaticano, 2002, pp. 342 e ss.; T. Rincón-Pérez, Comentario exegético al Código de Derecho Canónico, III/2, Pamplona 2002, pp. 1106 e ss.; O. Fumagalli Carulli, Il matrimonio canonico tra principi astratti e casi pratici, con cinque sentenze rotali commentate a cura di A. Sammassimo, Milano, 2008, pp. 29 e ss.

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Il capitolo è frutto di un significativo compromesso, in seno ai lavori di

revisione, tra chi spingeva ad abbandonare ogni regolamentazione giuridica del

negozio matrimoniale per enfatizzare la sola dimensione spirituale, da un lato, e, dal

lato opposto, chi tendeva ad arroccarsi in modo acritico su categorie gius-

positivistiche, proprie ad un “giuridismo” già allora antistorico. La via intermedia

scelta dai revisori ha mantenuto la regolamentazione legislativa in termini di

validità/nullità, nonché liceità/illiceità, coniugandola con la previsione di varie

iniziative pastorali. Si è così fissata in norme giuridiche la seguente serie di interventi

pre- e post-celebrazione: la cura e l’assistenza agli sposi nella loro formazione

spirituale grazie alla catechesi, la preparazione personale alla celebrazione del

matrimonio, la fruttuosa celebrazione liturgica, l’aiuto ai coniugi durante la vita

comune.

I nuovi canoni presentano una comune ratio: cioè che il matrimonio non è

soltanto un negozio giuridico assimilabile ai matrimoni civili, pur con le dovute

differenze. È anzitutto un cammino di santità. E la famiglia che da esso nasce è

“chiesa domestica”.

Si tratta di norme che non incidono sulla validità del vincolo. Incidono sulla

liceità e fruttuosità del matrimonio e fissano i doveri dell’autorità ecclesiastica

nell’accompagnare, con strumenti pastorali, la scelta matrimoniale dei nubendi.

La norma di apertura del capitolo dedicato alla “cura pastorale”, cioè il can.

106320, indica come scopo della predicazione e della catechesi ai nubendi

l’approfondimento del significato del matrimonio cristiano e del compito dei coniugi e dei

genitori cristiani (n. 1). Inoltre, la preparazione personale dei fidanzati deve favorire in

loro la disposizione a vivere la santità e i doveri dello stato matrimoniale (n. 2)

affinché, dopo sposati, nella fedeltà al patto coniugale, possano condurre una vita

familiare ogni giorno più santa e più intensa (n. 4). Ciò perché dalla fruttuosa celebrazione

del matrimonio deve risaltare il significato del sacramento, ovvero il mistero di unione e

di amore fecondo tra Cristo e la Chiesa (n. 3).

20 F. Gavin, Canon 1063: Marriage preparation, in Studia canonica 39 (2005), pp. 196 e ss.

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I puntuali riferimenti, individuati dal suddetto canone, consentono di

delineare i momenti ed i contenuti essenziali del percorso di preparazione al

matrimonio. Esso deve promuovere il valore dell’amore di coppia, del patto

matrimoniale, abbracciando tutti i contenuti propri all’esperienza umana in quanto

tale, considerata alla luce del progetto di Dio creatore. Nello stesso tempo deve pure

annunciare quelle verità che sono proprie del mistero della redenzione e che

spiegano il significato dell’elevazione del matrimonio, da parte di Cristo Signore, alla

dignità di sacramento21. Il matrimonio, infatti, come ha puntualmente ribadito

Familiaris consortio, è il “sacramento di una realtà che già esiste nell’economia della creazione, è lo

stesso patto coniugale istituito dal Creatore al principio” (n. 68).

Possono pertanto individuarsi nella preparazione pastorale al matrimonio, in

base alle indicazioni codicistiche, tre aree tematiche imprescindibili: a) le dinamiche

del rapporto di coppia; b) l’evangelizzazione ed i principi etici relativi all’amore ed

alla sessualità; c) gli aspetti canonistici e giuridici del consenso matrimoniale e dello

stato matrimoniale22.

In base al can. 1063, dunque, è essenziale per la formazione dei nubenti la

spiegazione della dimensione specificamente e squisitamente canonistica delle nozze

sia quanto al momento in fieri che a quello in facto esse. Non si può, in sostanza,

trascurare di trasmettere ai fidanzati l’importanza e la bellezza anche degli aspetti

giuridici del matrimonio, così come essi sono proposti dalla tradizione e dall’attuale

magistero. Tanto più che alcuni profili richiedono, oggi forse più che mai, una

particolare attenzione: si pensi, ad esempio, alla riscoperta della vera natura del

matrimonio come pure del senso e della portata dell’amore sponsale e delle virtù che

lo sostengono, al bisogno di far comprendere l’indissolubilità come esigenza

21 Cfr. AAVV., Il matrimonio sacramento nell’ordinamento canonico vigente, Città del Vaticano, 1993. 22 Una trattazione più particolareggiata la si trova sia nel Direttorio per la pastorale familiare della CEI

(n. 58), che a sua volta rimanda ad un precedente documento (La preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia. Sussidio di prospettive e orientamenti dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia, 24 giugno 1999), sia nel più recente documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia Famiglia, matrimonio e “unioni di fatto”, 26 luglio 2000. In questo documento si torna più volte a parlare della preparazione al matrimonio, come esigenza irrinunciabile ai nostri giorni (cfr. nn. 35, 41, 42-44).

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intrinseca del vincolo nonché alla necessità di una scelta libera e consapevole, alle

implicazioni della procreazione ed ai significati di una “procreazione responsabile”23.

Solo una preparazione così strutturata risponde alle esigenze formative e

conoscitive dei fidanzati: riascoltare l’annuncio cristiano della salvezza e riscoprire la

forza liberante della fede cristiana; prendere consapevolezza che le relazioni umane

hanno tante risorse positive nonostante i limiti e le fragilità personali; conoscere il

valore non soltanto celebrativo ma anche fattivo del consenso matrimoniale24.

Nonostante ciò, ancora oggi nella prassi pastorale c’è chi continua a ritenere

fuori luogo affrontare, in un cammino di preparazione al matrimonio, gli aspetti

giuridici del matrimonio, limitandosi ad una informazione sulle questioni relative alla

comunione o separazione dei beni, o sulle questioni civili inerenti la separazione dei

coniugi ed i processi di nullità presso i tribunali ecclesiastici. Il tema deve, invece,

essere affrontato in modo meno riduttivo così da focalizzare anche e soprattutto i

valori sottesi alla normativa del consenso matrimoniale, offrendo ai fidanzati

un’occasione importante per maturare la consapevolezza della grandezza del gesto

che compiono nel momento in cui si donano l’uno all’altro con patto irrevocabile.

Proposta in questo modo, la conoscenza degli aspetti canonistici e giuridici del

consenso matrimoniale contribuirà certamente a preparare i fidanzati a volere e a

celebrare il loro matrimonio in modo consapevole e libero25. Perché, infatti, una

celebrazione sia fruttuosa, si richiede che prima di tutto sia efficace.

Una siffatta preparazione al matrimonio, se bene appresa e condivisa, diviene

la migliore garanzia per i futuri contraenti della verità e solidità della loro unione

23 A. Cattaneo, Gli incontri di preparazione al matrimonio: importanza, difficoltà e spunti di soluzione, cit., pp.

379 e ss.; H. Franceschi, La teoría de las virtudes como aportación al concepto de capacidad para el consenso matrimonial, in Cuadernos doctorales vol. 10 di Excerpta e dissertationibus in iure canonico Pamplona, 1992, p. 148; P.J. Viladrich, Matrimonio e sistema matrimoniale della Chiesa. Riflessioni sulla missione del diritto matrimoniale canonico nella società attuale, in Studio rotale 1 (1987), p. 29.

24 T. Vanzetto, La preparazione al matrimonio, compito di tutta la comunità cristiana ed esigenza attuale, in Quaderni di diritto ecclesiale 15 (2002), in particolare p. 352.

25 Cfr. E. Zanetti, Sacramento del matrimonio e famiglia cristiana. Le radici del diritto sulla famiglia nella Chiesa, in Quaderni di diritto ecclesiale 7 (1994), pp. 272 e ss.

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coniugale26. Se, invece, una preparazione al matrimonio è confusa, deficiente o

assente, il matrimonio stesso sarà confuso, deficiente o assente. La garanzia di un

buon matrimonio o – come afferma il Codice di diritto canonico – di un

matrimonio “fruttuoso” dipende, insomma, in larga misura dalla preparazione che lo

precede27.

b) responsabilità

Chi ha la responsabilità di questa formazione?

Nell’introduzione del can. 1063 è evidenziato che il soggetto della cura

pastorale del matrimonio è complessivamente la comunità ecclesiastica28 animata dai

pastori d’anime: quindi soprattutto i vescovi ed i parroci. Essi devono fare in modo

che “la propria comunità ecclesiastica presti ai fedeli quell'assistenza mediante la quale lo stato

matrimoniale perseveri nello spirito cristiano e progredisca in perfezione”.

Il Codice precisa poi l’ambito di competenza specificamente attribuito al

Vescovo diocesano (can. 1064) ed alla Conferenza Episcopale (can. 1067). Al primo

è fatto onere di provvedere all’organizzazione della cura pastorale, nell’ambito della

propria diocesi, per il matrimonio e per la famiglia. Data l’importanza di tale

adempimento, esso è spesso oggetto di piani o programmi pastorali oppure di

disposizioni sinodali. In ragione poi dell’oggettiva complessità di tale cura e della

varietà di competenze richieste per un’efficace progettazione, è prevista la possibile

26 Sull’argomento cfr. in dottrina, in particolare, i volumi di M.A. Ortiz (a cura di), Ammissione alle

nozze e prevenzione della nullità del matrimonio, cit.; e T. Pocałujko, La prevenzione della nullità del matrimonio nella preparazione e nell’ammissione alle nozze con una considerazione del contributo dei tribunali ecclesiastici, Roma, 2011; nonché il saggio di L. Ghisoni, La prevenzione della nullità del matrimonio nella preparazione immediata alle nozze, in Periodica de re canonica 3-4 (2011), pp. 477 e ss.

27 P.J. Viladrich, La dimensione giuridico-canonica della preparazione al matrimonio, in AAVV, Ammissione alle nozze e prevenzione della nullità del matrimonio, cit., p. 106; F. Gil De Las Heras, Preparación para el matrimonio: aspectos jurídicos y pastorales, in R. Rodríguez-Ocaña (a cura di), Forma jurídica y matrimonio canónico, Pamplona, 1998, pp. 34 e ss.; X. Martínes Gras – J.L. Llaquet de Entrambasaguas, Antropología, pastoral y derecho en la preparación del matrimonio, in 41 (2001), pp. 593 e ss.

28 V. Fagiolo, La preparazione al matrimonio: normativa canonica per una pastorale matrimoniale comunitaria, in AAVV, Pastorale e diritto nella normativa matrimoniale canonica in Italia, Città del Vaticano, 1994, in particolare pp. 9-17; T. Vanzetto, La preparazione al matrimonio, compito di tutta la comunità cristiana ed esigenza attuale, cit., in particolare pp. 343-344.

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consultazione di soggetti individuali e/o collegiali, qualificati per preparazione

scientifica e abilità tecnico-pratica nei settori di specializzazione29.

Alla Conferenza Episcopale è invece demandata dal can. 1067 (che dà

attuazione a quanto già auspicato da Familiaris consortio) la determinazione delle linee-

guida per l’accertamento che nulla si opponga alla valida e lecita celebrazione del

matrimonio (can. 1066), allo scopo di garantire un’unitarietà nella prassi ad ampio

raggio territoriale. Vengono evidenziati due mezzi principali per detto accertamento:

l’esame dei fidanzati30 e le pubblicazioni (surrogabili però con altri mezzi ritenuti più

opportuni).

Il citato can. 1067 contiene due importanti elementi di novità: l’elencazione

degli strumenti dell’azione pastorale e la competenza attribuita alle Conferenze

episcopali di stabilire le norme sulle modalità concrete di questi adempimenti. Dai

precetti così fissati non discendono, tuttavia, comportamenti imperativi sanzionati

con la nullità del vincolo matrimoniale, poiché spetta alla sola autorità suprema la

fissazione di impedimenti dirimenti, né essi possono essere frutto di consuetudine.

3. Le indicazioni della Conferenza episcopale italiana

La Conferenza episcopale italiana ha provveduto a regolamentare la materia

con il Decreto generale sul matrimonio canonico del 5 novembre 1990, seguito in breve

tempo dal Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia del 25 luglio 1993, che

rappresenta un’autorevole silloge di norme già vigenti nonché di orientamenti

dottrinali ed educativi in vista di una pastorale matrimoniale e familiare

maggiormente unitaria.

29 Al riguardo cfr. B. Borsato, L’avventura sponsale. Linee di pastorale coniugale e familiare, Bologna, 2006,

in particolare pp. 138 e ss.; S. Lanza, L’approccio pastorale ai nubendi: possibilità e limiti della loro conoscenza da parte dei pastori e della preparazione alle nozze, in M.A. Ortiz (a cura di), Ammissione alle nozze e prevenzione della nullità del matrimonio, cit., po. 64 e ss.

30 Sul significato, sulle potenzialità pastorali e sugli atteggiamenti da assumere nel corso dell’esame dei fidanzati da parte del pastore d’anime che lo conduce si rinvia a P. Bianchi, L’esame dei fidanzati: disciplina e problemi, in Quaderni di diritto ecclesiale 15 (2002), pp. 354 e ss.; Id., La valutazione dell’esistenza di un vero consenso nell’ammissione al matrimonio, in Ius Ecclesiae 15 (2003), pp. 407 e ss.

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Nessuno di questi documenti, però, prevede la spiegazione giuridica del

matrimonio o l’invito, a quanti organizzano i corsi, ad illustrare almeno la

definizione di esso (can. 1055), se non gli aspetti più rilevanti della disciplina

canonistica.

Da ultimo, nel recente documento (22 ottobre 2012) della “Commissione

Episcopale per la famiglia e la vita”, Orientamenti pastorali sulla preparazione al

matrimonio e alla famiglia, tra le fonti di riferimento che “non possono mancare all’interno di

un percorso formativo delle coppie che chiedono di sposarsi in Cristo e nella Chiesa”, sono citati il

Lezionario per la Messa degli sposi, il Rito del matrimonio, alcuni documenti magisteriali

(dal documento pastorale Evangelizzazione e sacramento del matrimonio del 1975, al

Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia del 1993, al Sussidio pastorale

Celebrare il “mistero grande” dell’amore del 2006), ma non è mai citato il Codice di diritto

canonico.

4. L’attenzione di San Giovanni Paolo II

Eppure l’importanza, la gravità e l’urgenza di una seria preparazione al

matrimonio, anche con specifica attenzione agli aspetti più squisitamente giuridici

dell’istituto, sono state avvertite e sottolineate a più riprese dagli ultimi Pontefici.

Già nella Familiaris Consortio, l’esortazione apostolica con cui nel 1981 san

Giovanni Paolo II ha voluto farsi interprete, davanti all'umanità, della viva

sollecitudine della Chiesa per la tale istituto, viene sottolineato come sia “più che mai

necessaria ai nostri giorni la preparazione dei giovani al matrimonio e alla vita familiare” (66). In

particolare, poi, il documento auspica che “le Conferenze Episcopali, come sono interessate

ad opportune iniziative per aiutare i futuri sposi ad essere più consapevoli della serietà della loro

scelta e i pastori d'anime ad accertarsi delle loro convenienti disposizioni, così curino che sia

emanato un Direttorio per la pastorale della famiglia”. Sono dettate anche le linee guida per

questo Direttorio prevedendo che “in esso si dovranno stabilire, anzitutto, gli elementi

minimi di contenuto, di durata e di metodo dei «Corsi di preparazione», equilibrando fra loro i

diversi aspetti - dottrinali, pedagogici, legali e medici - che interessano il matrimonio, e

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strutturandoli in modo che quanti si preparano al matrimonio, al di là di un approfondimento

intellettuale, si sentano spinti ad inserirsi vitalmente nella comunità ecclesiale” (66).

Familiaris Consortio precisa pure che, in realtà, la preparazione al matrimonio

ha il suo naturale e principale luogo di attuazione nella famiglia e dovrebbe,

pertanto, essere “vista ed attuata come un processo graduale e continuo”31 che inizia fin

dall’infanzia.

Se si considera che la maggior parte dei giovani ha, oggi, praticamente perso

ogni contatto con l’istituzione ecclesiastica, l’importanza degli incontri di

preparazione immediata al matrimonio risulta ancor più evidente. Più che il

coronamento di un cammino, essi diventano di fatto la grande occasione per

colmare le gravi lacune con cui tanti giovani si accingono a sposarsi32.

San Giovanni Paolo II torna poi in moltissime occasioni sull’argomento: si

pensi, ad esempio, agli innumerevoli passi delle catechesi sull’amore coniugale di

inizio Pontificato33 o alle belle parole della Lettera alle Famiglie del 1994.

Si pensi anche al discorso del 1991 all’Assemblea Plenaria del Pontificio

Consiglio per la Famiglia, con la sottolineatura che “quanto più grandi sono le difficoltà

ambientali per conoscere la verità del sacramento cristiano e dello stesso istituto matrimoniale, tanto

maggiori debbono essere gli sforzi per preparare adeguatamente gli sposi alle loro responsabilità”.

Ed ancora all’esortazione apostolica Ecclesia in Europa che raccomanda “un’attenzione

particolare” per “l’educazione all’amore nei confronti dei giovani e dei fidanzati, mediante appositi

itinerari di preparazione alla celebrazione del sacramento del matrimonio, che li aiutino ad arrivare

a questo momento vivendo nella castità” (92).

Non si può, inoltre, non ricordare l’accorata esortazione in merito all’urgenza

di una seria e coraggiosa pastorale prematrimoniale contenuta nell’Allocuzione alla

31 Cfr. Familiaris consortio n. 66. Questo documento distingue tre tappe: la preparazione remota,

prossima ed immediata. Sul tema cfr. anche Pontificio Consiglio per la Famiglia, Preparazione al Sacramento del matrimonio (1996), nn. 21-59.

32 A. Cattaneo, Gli incontri di preparazione al matrimonio: importanza, difficoltà e spunti di soluzione, cit., p. 373.

33 Giovanni Paolo II, Uomo e donna lo creò (Catechesi sull’amore umano), Roma, 1987.

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Rota romana per l’anno 200434. Il Papa della famiglia esorta, infatti, a non

accontentarsi di un accompagnamento routinario e burocratico dei nubendi alle

nozze, ma ad avere il coraggio di procedere a una verifica attenta ai requisiti

necessari per sposarsi. Tanto più che accertare con serietà, al momento delle nozze,

tali requisiti ed in particolare quelli relativi al consenso ed alle reali disposizioni dei

nubenti è funzionale alla prevenzione delle nullità matrimoniali. Per questo motivo il

Pontefice esorta i parroci e coloro che collaborano con loro in quest'ambito a “non

cedere ad una visione meramente burocratica delle investigazioni prematrimoniali di cui al can.

1067” ma a lasciarsi guidare “dalla consapevolezza che le persone possono proprio in quel

momento scoprire il bene naturale e soprannaturale del matrimonio, ed impegnarsi di conseguenza a

perseguirlo”.

Egli sottolinea, inoltre, come il cogliere la dimensione canonica della

preparazione al matrimonio “non sia un elemento di immediata percezione”. Ciò non tanto

per il fatto che essa coinvolge conoscenze specialistiche non da tutti possedute,

quanto per una “riduzione formalistica” degli adempimenti canonici previi alla

celebrazione delle nozze35. Mette poi in guardia dal pericolo che tale mentalità porti

a ritenere che non si debba insistere più di tanto negli adempimenti in parola e che

anzi, “nell’ammettere le coppie al matrimonio, i pastori dovrebbero procedere con larghezza, essendo

in gioco il diritto naturale delle persone a sposarsi”. Aspetto, quest’ultimo, sul quale insisterà

particolarmente il Suo successore36.

5. Gli interventi di Benedetto XVI

Anche Benedetto XVI ha affrontato l’argomento in molteplici occasioni,

insistendo sul fatto che “la preparazione al matrimonio diventa oggi sempre più fondamentale e

34 Cfr. l’allocuzione del 29 gennaio 2004, in AAS 96 (2004), p. 351. 35 P. Bianchi, “Non esiste [...] un matrimonio della vita e un altro del diritto”: l’esigenza di una seria pastorale

prematrimoniale e di una coerente prassi giudiziaria, in Ius Ecclesiae 2 (2011), p. 481. 36 Al proposito si leggano le più ampie riflessioni di A. De La Hera, “ius divinum” matrimonial en el

Código de Derecho Canónico, in Ius Canonicum 1989, pp. 109 e ss.

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necessaria”37. L’argomento è uno dei leitmotiv del Suo insegnamento. Per questo si

ritiene di doverlo approfondire con particolare attenzione.

a) cultura del provvisorio e naturalità di un impegno definitivo

Innanzitutto, il Pontefice teologo mette in evidenza come i cristiani si trovino

oggi, in una società ed in una cultura che tendono a considerare gli elementi

essenziali del matrimonio quali “reperti archeologici” appartenenti ad una mentalità

inibita o retrograda, a dover affrontare la sfida di far riscoprire il valore sempre

attuale – perché attinente alla natura umana – che tali elementi possiedono: la fedeltà

e l’indissolubilità matrimoniale, nonché la procreazione e l’educazione della prole38.

Egli sottolinea come la diffidenza nei confronti dell’istituzione matrimoniale,

diffusa nella “cultura del provvisorio” oggi dominante, si manifesti fra i partecipanti agli

incontri per fidanzati39 alimentando ogni paura di fronte agli impegni definitivi. Lo

stesso passaggio epocale dal dominio di totalitarismi e collettivismi al dominio

dell’individualismo rende difficile comprendere ed apprezzare il significato di un

impegno irrevocabile, come quello richiesto dall’unità e dall’indissolubilità del

matrimonio. In tal senso – osserva il Pontefice – “diventa normale sposarsi, divorziare,

risposarsi; nessuno pensa che sia una cosa che va contro la natura umana o comunque si trova

difficilmente uno che pensi così”40. “Perciò - conclude - per aiutare ad arrivare realmente al

matrimonio, non solo nel senso della Chiesa, ma del Creatore, dobbiamo riparare la capacità di

ascoltare la natura [...] Riscoprire dietro a ciò che fanno tutti, quanto ci dice la natura stessa, che

parla in modo diverso da questa abitudine moderna”.

Esplicito il richiamo alla concezione tomistica ed al fatto che è la stessa

natura che invita l’uomo e la donna “al matrimonio per la vita, in una fedeltà per la vita,

anche con le sofferenze del crescere insieme nell’amore”. In tale ottica, i corsi di preparazione

37 Benedetto XVI, Risposta alla domanda di un sacerdote a Auronzo di Cadore, 24 luglio 2007. 38 A. Cattaneo, Gli incontri di preparazione al matrimonio: importanza, difficoltà e spunti di soluzione, cit., p.

373. 39 Al proposito si ritengono tuttora attuali e valide le considerazioni di C. Buzzi, Rischio, reversibilità,

sfiducia negli altri, disagio, in Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia, Bologna 1997, pp. 92-93.

40 Benedetto XVI, Risposta alla domanda di un sacerdote a Auronzo di Cadore, 24 luglio 2007.

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possono e devono svolgere un ruolo fondamentale, “devono essere un cammino di

riscoperta, per reimparare quanto il nostro essere ci dice, aiutare ad arrivare ad una vera decisione

per il matrimonio secondo il Creatore e secondo il Redentore. Quindi, questi corsi preparatori per

‘imparare se stessi’, per imparare la vera volontà matrimoniale, sono di grande importanza”.

Dunque, in un momento storico in cui si osserva un progressivo

deterioramento della famiglia e una corrosione dei valori matrimoniali, l’impegno a

migliorare gli itinerari di preparazione al matrimonio costituisce indubbiamente, per

Benedetto XVI, una delle più importanti sfide pastorali41. Essa non verrebbe vinta

se ci si accontentasse di offrire soltanto una serie di informazioni di tipo medico,

fisiologico, economico, giuridico, sociale o liturgico. Per la validità del matrimonio

non si richiede solo un minimo di conoscenze, ma anche un atto della volontà con

la relativa capacità di assumere determinati impegni. La preparazione immediata al

matrimonio dovrà avere perciò un carattere non solo informativo ma soprattutto

formativo42.

b) dimensione giuridica e dimensione pastorale della preparazione al

matrimonio

Nell’allocuzione del gennaio 2011 alla Rota romana Benedetto XVI torna

sull’argomento e si sofferma a considerare specificamente “la dimensione giuridica che è

insita nell’attività pastorale di preparazione e ammissione al matrimonio”43.

41 O. Fumagalli Carulli, La disciplina del matrimonio e il magistero conciliare, in AAVV, La normativa del

nuovo Codice, Brescia, 1983, p. 215; M. López Martínez, Cursillos prematrimoniales, fe y sacramento del matrimonio, in Revista Española de Derecho Canónico 44 (1987), pp. 565 e ss.; A. Cattaneo, Matrimonio d’amore. Tracce per un cammino di coppia, 2a, Milano, 2000; Id., Gli “incontri per fidanzati”: importanza, problemi e spunti di soluzione al fine di prevenire nullità matrimoniali, in M.A. Ortiz (a cura di), Ammissione alle nozze e prevenzione della nullità del matrimonio, cit., pp. 361 e ss.; Id., Gli incontri di preparazione al matrimonio: importanza, difficoltà e spunti di soluzione, in AAVV, “Iustitia et iudicium”. Studi di diritto matrimoniale e processuale canonico in onore di Antoni Stankiewicz, a cura di J. Kowal e J. Llobell, vol. I, Città del Vaticano, 2010, p. 372.

42 Al riguardo cfr. le considerazioni di B. Borsato, L’avventura sponsale. Linee di pastorale coniugale e familiare, Bologna, 2006, in particolare p. 138; A. Fumagalli, Luci e ombre della preparazione al matrimonio: la prassi pastorale nelle diocesi della Lombardia, in AAVV, La famiglia nella cultura della provvisorietà, a cura di G. Dianin – G. Pellizzaro, Padova, 2008, p. 80; S. Lanza, L’approccio pastorale ai nubendi: possibilità e limiti della loro conoscenza da parte dei pastori e della preparazione alle nozze, in M.A. Ortiz (a cura di), Ammissione alle nozze e prevenzione della nullità del matrimonio, cit., in particolare p. 64.

43 Benedetto XVI, Allocuzione alla Rota romana del 22 gennaio 2011, in AAS 103 (2011) pp. 108 e ss. ma anche in Ius Ecclesiae 23 (2011), pp. 467 e ss. con commento di P. Bianchi, “Non esiste [...] un matrimonio della vita e un altro del diritto”: l’esigenza di una seria pastorale prematrimoniale e di una coerente prassi giudiziaria, pp. 472 e ss.

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Il discorso del Papa richiama esplicitamente l’armonia che deve sussistere fra

dimensione giuridica e dimensione pastorale dell’attività ecclesiale: sia l’inizio sia la

fine della allocuzione vi fanno esplicito accenno. Nella introduzione si riprende il

discorso alla Rota romana per l’anno 1990 del suo predecessore, san Giovanni Paolo

II, che rifletteva appunto sul “superamento radicale di un’apparente contrapposizione” fra

diritto e pastorale. Infatti, per entrambi i Pontefici, diritto e pastorale sono

strettamente connessi e devono anzi avere un rapporto armonico, basato sulla

comune finalità consistente nella salus animarum.

Nella conclusione del testo, poi, Benedetto XVI segnala gli esiti perniciosi di

pretese contrapposizioni fra di essi. Tali fraintendimenti, afferma, hanno riverberi

negativi sia sull’uno che sull’altra. “Occorre invece favorire in tutti i settori, e in modo

particolare nel campo del matrimonio e della famiglia, una dinamica di segno opposto, di armonia

profonda tra pastoralità e giuridicità, che certamente si rivelerà feconda nel servizio reso a chi si

avvicina al matrimonio”.

c) assistenza pastorale e ius connubii

Un apporto specifico ed importante di Papa Benedetto riguarda il delicato

equilibrio ed il necessario collegamento tra ius connubii, diritto fondamentale

garantito a tutti i fedeli (can. 1058), e doverosa preparazione affinché gli sposi

“possano ricevere fructuose il sacramento del matrimonio” (can. 1065 § 2)44.

Il cd. esame prematrimoniale è uno dei mezzi deputati a verificare il retto

esercizio dello ius connubii, che trova limitazioni nel suo esercizio dove lo si voglia

attuare in contrasto con i contenuti essenziali dell’istituto matrimoniale. In altri

termini, le verifiche canoniche prenuziali non possono essere considerate

44 Sull’argomento cfr., tra gli altri, S. Gherro, Il diritto al matrimonio nell’ordinamento della Chiesa: riflessioni su nuovi orientamenti, Padova, 1979; U. Navarrete, Diritto fondamentale al matrimonio e al sacramento, in Quaderni di diritto ecclesiale 1988, pp. 72 e ss.; T. Rincón-Pérez, Preparación para la celebración del sacramento del matrimonio-sacramento y “ius connubii”, in AAVV, El matrimonio. Cuestiones de derecho administrativo canónico (IX Jornadas de la Asociación Española de Canonistas), Salamanca, 1990, pp. 37 e ss.; O. Fumagalli Carulli, Il matrimonio canonico tra principi astratti e casi pratici, cit., pp. 19 e ss. Per quanto, poi, più specificamente interessa in questa sede si vedano le considerazioni di H. Franceschi, Una comprensione realistica dello ius connubii e dei suoi limiti, in M.A. Ortiz (a cura di), Ammissione alle nozze e prevenzione della nullità del matrimonio, cit., pp. 1 e ss.; T. Pocałujko, La preparazione alle nozze e il diritto di contrarre un “matrimonio valido”, in Periodica de re canonica 3-4 (2011), pp. 503 e ss.

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limitazione del diritto fondamentale di contrarre matrimonio e di fondare una

famiglia, non potendo il diritto al matrimonio prescindere dal rapportarsi alla

giustizia e, quindi, ultimamente alla verità, intesa nel senso metafisico di rinvio alla

realtà naturale45.

Se il diritto al matrimonio, indipendentemente dal contenuto effettivo

dell’unione cui si voglia dar vita, non può essere ridotto a una pretesa comunque

esigibile, il suo esercizio - afferma il Pontefice – “presuppone che si possa e si intenda

celebrarlo davvero, dunque nella verità della sua essenza”. Lo ius connubii, dunque, “si riferisce

al diritto di celebrare un autentico matrimonio”.

Solo laddove sussiste la capacità e la volontà del soggetto di realizzare la

verità del matrimonio nella sua realtà naturale esiste un diritto al matrimonio, che

possa essere efficacemente attuato nell’ordinamento canonico. Già in un suo

precedente discorso alla Rota, il Papa, trattando della definizione essenziale del

matrimonio, aveva precisato “che il Concilio descrive certamente il matrimonio come intima

communitas vitae et amoris, ma tale comunità viene determinata, seguendo la tradizione della

Chiesa, da un insieme di principi di diritto divino, che fissano il suo vero senso antropologico

permanente”.

Non vi è alcun dubbio che un diritto così originario per la persona, quale

quello al matrimonio, non possa né ridursi alla dimensione puramente soggettiva, né

astrarsi dalla sua funzione relazionale (verso l’altro soggetto interessato) e

comunitaria (verso il resto della comunità, umana ed ecclesiale). Del resto,

nell’elenco dei cosiddetti doveri e diritti fondamentali dei fedeli il can. 223

espressamente richiama che l’esercizio di ogni diritto deve essere coordinato con le

esigenze del bene comune.

Come il Pontefice più volte sottolinea, fondare il diritto al matrimonio sulla

sua “verità” significa basarlo sugli aspetti inderogabili della sua “natura”, da

45 P. Bianchi, “Non esiste [...] un matrimonio della vita e un altro del diritto”: l’esigenza di una seria pastorale

prematrimoniale e di una coerente prassi giudiziaria, cit., p. 478; T. Pocałujko, La preparazione alle nozze e il diritto di contrarre un “matrimonio valido”, cit., pp. 503 e ss.

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desumere dalla verità antropologica della complementarietà fra uomo e donna46.

Tale complementarietà si apre alla generazione e coinvolge tutte le dimensioni della

persona (corporale, affettiva e spirituale). Solo in relazione al suo contenuto si può

pensare sensatamente all’esercizio dello ius connubii47.

Conseguenza dell’affermazione che il diritto al matrimonio trova la ragione di

tutela nella disciplina ecclesiale ma solo a condizione che esso si eserciti in rapporto

al vero matrimonio (come inteso dall’ordinamento canonico e, ancor prima, dal

patrimonio dottrinale della Chiesa) è la necessità di una cura pastorale atta a

preparare i nubendi a entrare in quello stato di vita e a verificarne attitudini e

intenzioni.

Si tratta di un tema che suscita molta preoccupazione nei Pastori della Chiesa:

Benedetto XVI richiama in merito l’attenzione ad esso dedicata dal Sinodo dei

Vescovi sull’Eucaristia e cita un passo della propria Esortazione apostolica post-

sinodale, secondo la quale ogni danno arrecato al matrimonio e alla famiglia,

soprattutto a causa della dimenticanza della verità di fondo, «è di fatto una ferita che si

arreca alla convivenza umana come tale»48. Così il Papa richiama le fasi della preparazione

alle nozze indicate nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio di Giovanni Paolo

II49, ponendo in luce che l’obiettivo immediato è “la libera celebrazione di un vero

matrimonio”. Cosa debba intendersi per “vero” viene ulteriormente ribadito in

relazione alla essenza, alle finalità istituzionali e alla proprietà essenziali, intese come

gli elementi inderogabili della struttura “naturale”, ossia ontologica, dell’istituto

matrimoniale.

46 P. Bianchi, “Non esiste [...] un matrimonio della vita e un altro del diritto”: l’esigenza di una seria pastorale

prematrimoniale e di una coerente prassi giudiziaria, cit., p. 478. 47 H. Franceschi, Riconoscimento e tutela dello “ius connubii” nel sistema matrimoniale canonico, Milano,

2004; Id. Il diritto al matrimonio e la sua protezione nell’ordinamento canonico, in AAVV, “Iustitia et iudicium”. Studi di diritto matrimoniale e processuale canonico in onore di Antoni Stankiewicz, vol. I, cit., in particolare pp. 309-310.

48 Esort. Ap. Sacramentum caritatis, 22 febbraio 2007, in AAS 99 (2007), p. 130. 49 Si tratta del noto documento del 22 novembre 1981, emanato in chiusura ai lavori del Sinodo dei

Vescovi dedicato ai compiti della famiglia nel mondo contemporaneo. Tali fasi della preparazione alle nozze – remota, prossima e immediata – si trovano nei nn. 66-67 di Familiaris consortio e sono puntualmente ripresi dai nn. 1-3 del can. 1063 del CIC del 1983.

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Il Papa del dialogo fecondo tra ragione e fede, precisa subito che la

affermazione di tale “verità” sul matrimonio e la sua protezione giuridica non

realizzano l’imposizione ai nubendi di un determinato modello culturale, né di

un’arbitraria opzione ideologica. Al contrario, anche attraverso la mediazione di

quella esperienza universale che è il diritto, esse sono un aiuto attraverso il quale “i

fidanzati vengono posti in grado di scoprire la verità di un’inclinazione naturale e di una capacità

di impegnarsi che essi portano iscritte nel loro essere relazionale uomo-donna. È da lì che scaturisce

il diritto quale componente essenziale della relazione matrimoniale, radicato in una potenzialità

naturale dei coniugi che la donazione consensuale attualizza”. Per far ricorso a note

espressioni canonistiche, anche nel campo della pastorale del matrimonio è

necessario superare il “pessimismo gnoseologico” che ritiene inattingibile una verità

che possa essere proposta alla condivisione di tutti; così come quello scetticismo

etico o “pessimismo antropologico”50 che ritiene la persona incapace di una stabile e

reale donazione di sé, come avviene appunto nella vita coniugale.

d) imprescindibilità della preparazione sulla dimensione giuridica del

matrimonio

A fronte del rischio di un riduzionismo positivistico della preparazione

canonica al matrimonio, Benedetto XVI, richiamandosi alla sua allocuzione alla Rota

Romana per l’anno 2007, pone in chiaro cosa debba intendersi per intrinseca

giuridicità del matrimonio. Essa consiste nella “sua appartenenza per natura all’ambito

della giustizia nelle relazioni interpersonali” e va considerata “nell’ottica della relazionalità

secondo giustizia”51.

In questi termini svanisce ogni pretestuosa contrapposizione fra dimensione

esistenziale e dimensione giuridica del matrimonio. Con una frase assolutamente

50 Così lo definisce Benedetto XVI nella allocuzione alla Rota romana del 29 gennaio 2009, in AAS

101 (2009), p. 126, ma anche in Ius Ecclesiae 21 (2009), pp. 478 e ss. con commento di M.A. Ortiz, Capacità consensuale ed essenza del matrimonio, pp. 481 e ss.

51 Benedetto XVI, Allocuzione alla Rota romana del 27 gennaio 2007, in AAS 99 (2007) p. 90.

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efficace52, il Papa ribadisce che “[n]on esiste [...] un matrimonio della vita e un altro del

diritto”. Il significato antropologicamente unitario della esperienza matrimoniale,

seppure può essere riguardato da prospettive diverse, non sopporta artificiose

separazioni: “il matrimonio celebrato dagli sposi, quello di cui si occupa la pastorale e quello

messo a fuoco dalla dottrina canonica, sono una sola realtà naturale e salvifica, la cui ricchezza dà

certamente luogo a una varietà di approcci, senza però che ne venga meno l’essenziale identità”.

Solo tale visione realistica e unitaria consente una comprensione adeguata

dell’aspetto canonico della pastorale matrimoniale, cioè di come la Chiesa aiuta le

persone che vi sono chiamate a entrare nel modo più idoneo nello stato

matrimoniale.

6. L’approccio di Papa Francesco e l’imminente Sinodo sulla famiglia

Non ha mancato di avvertire l’urgenza e l’importanza dell’argomento, in

questi suoi primi anni di pontificato, neppure Papa Francesco che, in diverse

occasioni, ha anch’Egli messo in guardia dalla “cultura del provvisorio”

(riprendendo l’espressione già di Benedetto XVI) ed ha rimarcato la necessità di una

seria preparazione al matrimonio53. L’attuale Pontefice ha ribadito in più occasioni

come sia necessario accompagnare i fidanzati facendo loro comprendere bene cosa

stanno facendo e che si stanno impegnando “per sempre”. Ha inoltre messo in

guardia sacerdoti e laici dal rischio di commettere peccato di omissione quando

riducono il suddetto percorso a due o tre incontri invece di svolgerlo negli

opportuni e dovuti termini.

Papa Francesco, però, al contrario dei Suoi immediati predecessori, non

insiste sull’importanza dell’aspetto più specificamente giuridico del matrimonio né,

di conseguenza, sulla formazione ed informazione in tal senso dei fidanzati.

52 L’efficacia della frase ha indotto la dottrina a specifiche riflessioni. Per tutti si veda P. Bianchi,

“Non esiste [...] un matrimonio della vita e un altro del diritto”: l’esigenza di una seria pastorale prematrimoniale e di una coerente prassi giudiziaria, cit., p. 476.

53 Francesco, Incontro con il Movimento Cattolico Internazionale Schoenstatt, 25 ottobre 2014; Incontro con i giovani e le famiglie sul lungomare Caracciolo durante la visita pastorale a Napoli, 21 marzo 2015; Id., Discorso all’udienza generale del 27 maggio 2015; tutti i passi citati sono rinvenibili sul sito www.vatican.va.

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Al riguardo si deve sottolineare che da questo punto di vista sono carenti

pure i lavori dell’ultima (la III) Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei

Vescovi.

Nel documento conclusivo, la cd. Relatio Synodi del 9 dicembre 2014

contenente i Lineamenta per la XIV Assemblea Generale Ordinaria: La vocazione e la

missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo (4-25 ottobre 2015), come

pure nella versione “integrata”54 di essa, l’Instrumentum Laboris presentato il 23 giugno

scorso dal Segretario generale, il card. Baldisseri, si parla, ovviamente, di come

“guidare i nubendi nel cammino di preparazione al matrimonio”. Si insiste sulla responsabilità

e sulla necessità di un maggiore impegno dell’intera comunità cristiana

nell’accompagnare i giovani che si avvicinano a questo sacramento, sottolineando

come ciò sia richiesto dalla “complessa realtà sociale” e dalle “sfide che la famiglia oggi è

chiamata ad affrontare” (n. 94, già n. 39 della Relatio Synodi). Si evidenzia la necessità di

inserire “la preparazione al matrimonio nel cammino di iniziazione cristiana, sottolineando il

nesso del matrimonio con il battesimo e gli altri sacramenti” (n. 94). Si auspica “un ampliamento

dei temi formativi negli itinerari prematrimoniali, così che questi diventino dei percorsi di

educazione alla fede e all’amore” ed assumano la “fisionomia di un cammino orientato al

discernimento vocazionale personale e di coppia” (n. 95)55.

Il documento tace, invece, sulla necessità o almeno opportunità di istruire o

informare i futuri sposi sulla definizione giuridica del matrimonio, sulle proprietà

naturali di esso, sugli elementi essenziali che lo costituiscono.

54 Si tratta del testo definitivo della Relatio Synodi integrato dalla sintesi delle Risposte di Sinodi delle

Chiese orientali sui iuris, Conferenze episcopali, Dicasteri della Curia romana ed Unione dei Superiori generali (cui erano stati inviati i cd. Lineamenta), delle Osservazioni ricevute da molti fedeli (singoli, famiglie e gruppi) nonché dei Contributi di Università, istituzioni accademiche, centri di ricerca e singoli studiosi.

55 Tale impostazione è confermata e ribadita dalle domande per la recezione e l’approfondimento della Relatio Synodi. Cfr. “Guidare i nubendi nel cammino di preparazione al matrimonio (nn. 39-40).

Il Sinodo ha riconosciuto i passi compiuti in questi ultimi anni per favorire un’adeguata preparazione dei giovani al matrimonio. Ha sottolineato però anche la necessità di un maggiore impegno di tutta la comunità cristiana non solo nella preparazione ma anche nei primi anni di vita familiare.

28. Come i percorsi di preparazione al matrimonio vanno proposti in maniera da evidenziare la vocazione e missione della famiglia secondo la fede in Cristo? Sono attuati come offerta di un’autentica esperienza ecclesiale? Come rinnovarli e migliorarli?

29. Come la catechesi di iniziazione cristiana presenta l’apertura alla vocazione e missione della famiglia? Quali passi vengono visti come più urgenti? Come proporre il rapporto tra battesimo – eucaristia e matrimonio? In che modo evidenziare il carattere di catecumenato e di mistagogia che i percorsi di preparazione al matrimonio vengono spesso ad assumere? Come coinvolgere la comunità in questa preparazione?”.

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Come pure manca, in esso, ogni riferimento alla necessità o almeno

opportunità di istruire o informare gli stessi coniugi che il matrimonio, per il diritto

canonico e, dunque, per la Chiesa cattolica, è un sacramento ed un contratto al

tempo stesso, che anzi il contratto, ossia il patto matrimoniale, “è stato elevato da Cristo

Signore alla dignità di sacramento” (can. 1055 § 2)56.

Ciò, purtroppo, non stupisce chi legge per intero l’Instrumentum Laboris. Il

Codice di diritto canonico, infatti, non è mai citato nel testo, mentre esso è denso di

citazioni dei documenti del Concilio Vaticano II. Neppure quando il discorso verte

sui matrimoni misti o sulla procedura per le cause di nullità matrimoniale si rinvia ad

un canone o ad una norma57.

Inoltre, quando si rileva la paura dei giovani ad assumere impegni definitivi

(nn. 7 e 65) o si rappresenta l’indissolubilità come dono e compito per i coniugi (n.

42 ed ancora nn. 54 [n. 21 della Relatio Synodi] e 55), o ancora si incalza sulla

necessità dell’unione feconda dei coniugi (n. 45), non si citano né il can. 1055 né il

can. 1056 del Codice di diritto canonico.

Eppure pastorale e diritto sono due pilastri fondamentali e complementari

della Chiesa cattolica. Essi si sostengono e si completano a vicenda.

Non solo. Nello specifico ambito della preparazione al matrimonio, essi sono

entrambi indispensabili per comprendere, ai sensi del citato can. 1063, il significato

del matrimonio cristiano, il compito dei coniugi e genitori cristiani, i doveri dello

stato di coniugi e la partecipazione di questi ultimi, attraverso la loro unione, al

mistero di unità e di amore fecondo tra Cristo e la Chiesa. Ce lo hanno ribadito, da

ultimo, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

56 Sull’argomento vedasi, tra gli altri, D. Baudot, L’inséparabilité entre le contrat et le sacrament de mariage.

La discussion après le Concile Vatican II, Roma, 1987. 57 L’unico testo “giuridico” menzionato dall’Instrumentum Laboris (n. 116 e prima ancora già dalla

Relatio Synodi al n. 49) è la Dignitas connubii, l’Istruzione del Pontificio Consiglio per i testi legislativi relativa alla trattazione delle cause di nullità del matrimonio nei tribunali diocesani ed interdiocesani. Compare una sola volta a chiusura del primo paragrafo del capitolo sulla preparazione degli operatori e l’incremento dei tribunali a confermare la necessità di persone qualificate che possano fungere da consulenti, nelle diocesi, per consigliare le parti sulla validità del loro matrimonio.

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Conclusioni

Come mai, nonostante le specifiche indicazioni del Codice di diritto canonico

nonché le preziose sollecitazioni del Concilio Vaticano II, di san Giovanni Paolo II

e di Benedetto XVI, la valorizzazione della dimensione giuridica delle nozze sembra

così poco presente nella preparazione al matrimonio?

A cosa può essere dovuta questa, sia consentita l’espressione, deriva

antigiuridica?

Probabilmente ha ragione attenta dottrina58 quando rileva che, ad oltre 30

anni dalla pubblicazione del Codex, e 50 anni dal Concilio Vaticano II, se sembrano

abbandonati i virulenti tentativi degli anni Ottanta di delegittimare in radice il diritto

canonico, sta diffondendosi una pericolosa “crisi del vivere secondo il diritto”, di cui è

spia la superficialità nell’affrontare la scelta matrimoniale. Difficile dire se ciò derivi

da scarsa conoscenza da parte degli stessi christifideles delle norme matrimoniali o se

derivi piuttosto dall’insofferenza dei giovani d’oggi per qualunque norma di diritto,

o sia uno dei tanti effetti della secolarizzazione distruttrice di ogni senso del sacro

nella civiltà occidentale.

Nella lotta al “giuridismo” vi è spesso, l’eco inconsapevole di antiche

polemiche più propriamente ecclesiologiche, che si mescolano all’antipatia culturale

verso il diritto codificato, presente pure in ambienti cattolici, caratterizzante per

ragioni diverse sia la cultura di Paesi a tradizione anglosassone (basata sul case law e

non sul diritto codificato), sia quella di Paesi a tradizione diversa da quella europea-

occidentale (Africa-Asia). Queste dispute, risuonate nelle Assise del Concilio

vaticano II nonché negli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo (quando il

percorso della revisio già muoveva i suoi primi passi) e nella contestazione

sessantottina a tutti gli ordini costituiti che pareva colpire anche l’ordinamento

58 O. Fumagalli Carulli, Il Concilio Vaticano II e il matrimonio canonico: capacità e consenso nella convergenza

tra pastorale e diritto, cit., p. 403.

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canonico, dovrebbero considerarsi ormai superate59. Ma non è così, se si considera,

come osservato in dottrina, che l’“indebolimento del senso di obbligatorietà morale del diritto

canonico” rimane un “fenomeno al quale è urgente porre rimedio”60 e che “chiama in causa

l’impegno responsabile dell’intero Populus Dei, degli ecclesiastici come dei laici, delle parrocchie come

dei movimenti”. È assai pericoloso poiché questo fenomeno sottovaluta “la portata

morale e la necessità pastorale della legge ecclesiastica”61, che invece erano e continuano a

essere le ragioni profonde” della revisione del Codex del 1917, come la Costituzione

Sacrae Disciplinae Leges opportunamente puntualizza.

Un supplemento di dialogo tra pastorale e diritto è l’unico strumento con il

quale si può evitare che il diritto si riduca a mera tecnica “giuridista” e la pastorale

cessi di servirsi del diritto62. L’insegnamento di Benedetto XVI è, al proposito, più

che mai attuale. Se la preparazione pastorale al matrimonio non può prescindere dal

render edotti gli sposi dei lineamenti giuridici essenziali del matrimonio, almeno il

can. 1055, con la definizione giuridica del matrimonio, dovrebbe essere sviscerato

nei corsi prematrimoniali. E, ovviamente, da chi abbia adeguata competenza

giuridica. Una parola sul punto dei Padri Sinodali sarebbe assai significativa.

KEY WORDS: definition of marriage, canon law, pastoral care of marriage, marriage preparation

ABSTRACT: Can. 1063 of Code of Canon Law says that pastors of souls are obliged to take care

that their ecclesiastical community offers the Christian faithful the assistance by which the

matrimonial state is preserved in a Christian spirit and advances in perfection. This assistance

should be offered also to make the Christian faithful instructed about the meaning and the legal

definition of Christian marriage and about the function of Christian spouses and parents.

59 O. Fumagalli Carulli, Il governo universale della Chiesa, cit., pp. 9 e ss.; P. Lombardia, Norma y

ordenamiento juridico en el momento actual de la vida de la Iglesia, in AAVV, La norma en el derecho canónico: actas del III Congreso internacional de derecho canónico, Pamplona, 1976, pp. 847 e ss.; C.R.M. Redaelli, Il concetto di diritto nella Chiesa nella riflessione canonistica tra Concilio e Codice, Milano, 1991.

60 O. Fumagalli Carulli, Il Concilio Vaticano II e il matrimonio canonico: capacità e consenso nella convergenza tra pastorale e diritto, p. 403.

61 Rimangono condivisibili i timori enunciati dal card. Julian Herranz nel tracciare il bilancio di Vent’anni di esperienza canonica (1983-2003), Giornata Accademica 24 gennaio 2003, Pontificio Consiglio dei Testi legislativi http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/intrptxt/documents/rc_pc_intrptxt_doc_20030124_academical-day-herranz_it.html

62 O. Fumagalli Carulli, Il Concilio Vaticano II e il matrimonio canonico: capacità e consenso nella convergenza tra pastorale e diritto, cit., p. 403.

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Especially, the Christian faithful should know that the matrimonial covenant, by which a man and a

woman establish between themselves a partnership of the whole of life and which is ordered by its

nature to the good of the spouses and the procreation and education of offspring, has been raised

by Christ the Lord to the dignity of a sacrament between the baptized; and that for this reason, a

valid matrimonial contract cannot exist between the baptized without it being by that fact a

sacrament (can. 1055).