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9Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2014 Teknoscienza
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Uno sguardo al passato per decifrare il futuro
>< pagina 1
La moderna “endo” inizia con la gut-
taperca plasticizzata e gli strumenti
in acciaio, manuali e rotanti; tutti
hanno visto passare nel proprio ma-
gazzino lime di Hedstroem, K file,
reamer o frese di Gates Glidden. La
rivoluzione 2.0 dei primi file in NiTi
– chi non ricorda Profile® o Quan-
tec®? – ha prodotto una sterzata così
netta e permesso alla professione
un salto di qualità talmente impen-
sabile da giungere quasi inaspet-
tato. Il tempo dedicato a tentare di
realizzare un canale tronco conico
con le metodiche Step Back o Crown
Down, codificate dai carismatici
Schilder e Ruddle, venne radical-
mente modificato. E ridotto.
La preparazione del canale, la sua
detersione e l’otturazione successi-
va divennero estremamente più ve-
loci, affidabili e semplici, oltre a es-
sere ripetibili. Il segreto del successo
forse sta proprio in questo aspetto
fondamentale: la dittatura del NiTi
ha prodotto sagomature clonate
che permettono a operatori dif-
ferenti di stampare sulle pareti di
un sistema canalare la forma dello
specifico strumento utilizzato. Con
sagomature ridotte a preparazioni
riproducibili in maniera imbaraz-
zante anche da uno studente, i casi
complessi si riducevano in maniera
sensibile, così come le complicanze.
Che dire poi dei sistemi di ottu-
razione tridimensionale? Facenti
riferimento in massima parte a
metodiche warm gutta based, fino
all’ultimo decennio del secolo scor-
so necessitavano di tempo, abilità
non comuni e dell’esasperante sen-
so del masochismo che da sempre
contraddistingue l’endodontista. E
poi è arrivata la luce: l’uso del NiTi
a conicità aumentata permise di ri-
spolverare i sistemi di otturazione
che sfruttavano una gutta veicolata
da carrier di plastica – a oggi una
delle metodiche di elezione – salvo
plaudere a stretto giro Steven Bu-
chanan, in grado di proporre un ap-
parecchio, il System B®, che permi-
se di sostituire alla condensazione
verticale di Schilder (che sfruttava
apporti di calore a poussez) un’onda
continua di condensazione.
Di qualche anno dopo il Mineral
Trioxide Aggregate (MTA), prepo-
tentemente alla ribalta, grazie al
gruppo di Torabinejad, per le sue
caratteristiche di biocompatibilità
e idrofilia che l’hanno reso insosti-
tuibile nelle sigillature complesse
di sistemi canalari alterati natural-
mente o per cause iatrogene.
L’evoluzione nel settore ha rag-
giunto ora l’upgrade 3.0 con l’in-
troduzione di strumenti NiTi dalle
caratteristiche della lega differenti
e innovative, che hanno permesso
di aumentare elasticità e resistenza
agli stress torsionali e flessivi.
Inoltre, disegno e conicità più favo-
revoli e la razionalizzazione del nu-
mero – alcune metodiche permet-
tono di realizzare un trattamento
anche solo con 2 o 3 strumenti –
consentono di entrare appieno nel
capitolo dell’endodonzia cosiddet-
ta mininvasiva. E poi ancora, sono
stati introdotti strumenti per sago-
mare realizzati in plastica. Sì, in pla-
stica! Con indubbi vantaggi in caso
di rientro nel canale per eventuali
separazioni.
Con lo stesso criterio i carrier di pla-
stica per veicolare la gutta termo-
plasticizzata sono diventati di gut-
taperca, per rendere più semplice
un ritrattamento.
Per non parlare del progresso nel
concetto di ricostruzione immedia-
ta post-endo e i miglioramenti espo-
nenziali nelle metodiche di adesio-
ne, che raggiungono il massimo
della performance con la diga mon-
tata. La diga resta invece sempre
una nota dolente. A 150 anni dall’in-
troduzione, la sua diffusione fra
la totalità dei colleghi resta ancora
un’utopia. Per assurdo, il commer-
cio riesce a coinvolgere gli operatori
con disarmante facilità nell’acqui-
sto di Cone Beam da alcune decine
di migliaia di euro, piuttosto che
diffondere alcuni fondamentali
foglietti di gomma da pochi cente-
simi. La CBCT, non raccomandabile
nella diagnostica ordinaria, diven-
ta un valido ausilio nella soluzione
diagnostica di casi complessi, ma
andrebbe riservata solo a questi.
Cosa aspettarci dal prossimo futu-
ro? Ad esempio l’evoluzione affa-
scinante e la standardizzazione nei
protocolli di una metodica miraco-
losa, tesa a ricostruire la biologia di
un’endodonto caduto precocemen-
te in necrosi e che abbia residuato
apici talmente aperti da non potersi
giovare di un trattamento conven-
zionale. Sto parlando delle procedu-
re di rivascolarizzazione di elementi
necrotici ad apice beante che, attra-
verso trattamenti locali tesi alla ste-
rilizzazione dell’area contaminata,
consentono – in caso di successo –
di ridare linfa vitale al connettivo
endocanalare, rigenerare un tessuto
pulpare vero e proprio e conclude-
re, attraverso la ripresa dell’attivi-
tà proliferativa degli odontoblasti,
l’evoluzione strutturale del tessuto
mineralizzato del dente, con co-
struzione di una parete dentinale di
struttura normale.
La chiusura dell’apice realizzata in
questo modo consente il ripristino
in arcata di un elemento di struttu-
ra normale, ben diverso dal risulta-
to – comunque positivo – ottenibile
con l’MTA, in grado di sigillare un
elemento che manterrà comunque
una prognosi riservata e legata agli
evidenti deficit strutturali di pareti
dentinali di spessore estremamente
ridotto.
L’unico appunto di pessimismo per
una disciplina vivace e sempre ricca
di novità è legato, paradossalmente,
più a logiche di mercato che a ri-
scontri di tipo biologico. La tecnolo-
gia ha velocizzato le procedure, che
segnano il passo solo sul versante
della detersione. Nonostante ciò i
tempi sono comunque importan-
ti, soprattutto nei ritrattamenti, e
poco vincenti nei confronti di altre
metodiche che possono avere mag-
giore appeal agli occhi dei pazienti e
dei sanitari stessi.
Nell’elaborazione di un piano di trat-
tamento che preveda, ad esempio, la
conservazione di un elemento o la
sua sostituzione con un impianto,
all’operatore servono grande spin-
ta motivazionale, una certa testar-
daggine e una smisurata passione
per questa disciplina, soprattutto in
presenza di uno scenario macroeco-
nomico complesso e drammatica-
mente negativo come quello attuale.
E l’onestà intellettuale e morale di
formulare una proposta al paziente
come se questo fosse un familiare
stretto, ad esempio un figlio. Con
questa forma mentis il numero di
denti potenzialmente recuperabili
non può che aumentare in maniera
esponenziale.
Giulio>Del>MastroSegretario regionale SPE,
Sezione piemontese della SIE
Clifford J. Ruddle e Giulio Del Mastro.
10 Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2014Teknoscienza
Prof. Facco: ci parli del Master in sedazione ed emergenze che lei dirige a Padova.Il Master è stato introdotto 15 anni
fa come corso di perfezionamento
dal professor Giovanni Manani ed è
poi stato trasformato, dal 2009, in
Master di secondo livello. L’insegna-
mento del Master da me diretto è in
continua evoluzione nei programmi
e nei criteri di formazione, e rispetta
in modo fedele tutte le linee guida e
i documenti italiani ed europei sulle
competenze dell’odontoiatra in ane-
stesiologia odontostomatologica.
La LM-46, ovvero il decreto che isti-
tuisce l’ordinamento didattico della
laurea magistrale in odontoiatria e
protesi dentaria, defi nisce l’aneste-
siologia come «disciplina odonto-
iatrica caratterizzante» (quindi del
tutto distinta dall’anestesiologia nel
corso di laurea in medicina e dotata
di un elevato numero di crediti); esso
stabilisce inoltre che «i laureati ma-
gistrali della classe, al termine degli
studi saranno in grado di applicare la
gamma completa di tecniche di con-
trollo dell’ansia e del dolore connessi
ai trattamenti odontoiatrici (nei li-
miti consentiti all’odontoiatra)». Tale
norma è in perfetto accordo con il
Profi lo delle competenze del denti-
sta europeo, pubblicato dall’Associa-
tion of Dental Education in Europe
(ADEE), l’organizzazione che dal 1975
ha la missione di promuovere la pro-
fessionalità in odontoiatria e svolge
il ruolo di rappresentante uffi ciale
delle scuole odontoiatriche europee.
Il medico odontoiatra deve essere
dunque competente nella gestione
dell’ansia e della fobia odontoia-
triche con tecniche sia comporta-
mentali sia farmacologiche, deve
essere competente nella gestione
delle emergenze e nella valutazione
e terapia del dolore acuto preopera-
torio e orofacciale cronico: l’ansia e il
dolore sono infatti la causa principa-
le di stress e di emergenze in ambito
odontoiatrico e solo il loro adeguato
controllo può consentire la più ele-
vata sicurezza e qualità complessiva
delle cure.
Nel Master, della durata di un anno,
è prevista quindi un’intensa forma-
zione teorico-pratica che negli anni
si è evoluta dall’insegnamento della
sedazione e del trattamento delle
emergenze a una prospettiva nuova
unitaria in cui non c’è più separa-
zione tra tecniche comportamentali
e farmacologiche, e fra queste e il
capitolo delle emergenze. È da pre-
cisare che la sedazione cosciente in
odontoiatria è materia totalmente
diversa da quella della sedazione uti-
lizzata in anestesiologia per scelta di
farmaci e obiettivi clinici, essendo il
suo scopo la pura ansiolisi in assenza
di interferenze con le funzioni vitali:
in altre parole, l’obiettivo è il perfetto
benessere psicofi sico del paziente e il
mantenimento della sua perfetta au-
tonomia e collaborazione. L’ansiolisi,
a sua volta, non è semplice materia
di scelta e somministrazione del far-
maco, ma è un complesso processo in
cui il ruolo chiave è svolto dall’odon-
toiatra con il suo comportamento:
da qui, l’introduzione e la progres-
siva enfasi data nell’insegnamento
alle tecniche di comunicazione, alla
iatrosedazione e all’ipnosi, tecniche
di ineludibile importanza che, se ben
utilizzate, consentono da sole livelli
di ansiolisi eccellenti; esse possono
essere ovviamente implementate,
quando necessario, dalla sedazione
farmacologica. Come già accennato,
quello dell’emergenza è prevalente-
mente un problema di prevenzione:
la gran parte di esse sono infatti con-
seguenza di una mancata valuta-
zione delle condizioni sistemiche del
paziente, di un mancato monitorag-
gio e di un’inutile quanto pericolosa
esposizione a stress, dolore e ansia.
Dott. Vignato: in che cosa consiste la “mentalità del sedazionista”?L’odontoiatra non può più consi-
derarsi il “tecnico” dei denti, ma lo
specialista della salute del cavo ora-
le. Quindi, un medico consapevole è
colui che incarna il concetto di salute
non solo come assenza di patologia,
ma come stato di equilibrio della per-
sona. Il cavo orale è profondamente
innestato nella vita emotiva di tante
persone-pazienti, e da qui lo stato di
elevata ansia che spesso accompa-
gna chi frequenta uno studio denti-
stico. La mentalità del sedazionista
consiste nel possedere questa con-
sapevolezza e farla divenire pratica
quotidiana. Attraverso un percorso
formativo, il medico odontoiatra tra-
duce in gesti, comunicazione, dedi-
zione partecipe la propria professio-
ne, che ha come scopo la salute, cioè
l’armonia del mondo orale. L’opera
dello specialista si concretizza, allora,
nello studio della funzione e dell’este-
tica, ma anche con la tutela dal dolo-
re e dall’ansia. Lo slogan che meglio
rappresenta il sedazionista è: «I denti
non vanno dal dentista con le proprie
gambe, ma vengono con te, cioè con
tutto il tuo mondo». Un’altra specifi -
cità dell’odontoiatra sedazionista è
di natura squisitamente culturale e
consiste nella conoscenza che il mon-
do orale è una regione del corpo con
un alto valore simbolico. La paura ir-
razionale, il trauma così vivo, anche
se lontano nel tempo, e l’ansia che
accompagnano la persona-paziente
negli studi dentistici sono il segno
che c’è di più oltre al timore di sof-
frire, e questo avanzo ha una natura
archetipale, cioè inconscia. La tradu-
zione di questo concetto può essere
che se il cavo orale è l’accesso al tubo
digerente, la bocca è anche la porta
che si apre verso un mondo interiore
del quale bisogna avere rispetto. Così
come non apriamo la porta di casa a
chiunque, anche il cavo orale si apri-
rà senza traumi all’odontoiatra che
ha “bussato” ed è stato riconosciu-
to. Diversamente da così, si tratta di
un’invasione traumatica di uno spa-
zio proprio.
Dott. Zanette, potrebbe defi nire lo stato di ansiolisi e in che cosa differisce dalla sedazione cosciente o profonda in uso in molti studi dentistici?Per ansiolisi si intende semplicemen-
te la riduzione dell’ansia, fi no alla
sua completa scomparsa.
Per sedazione cosciente si intende la
metodica che permette di ottenere
una depressione minimale della co-
scienza tale da rassicurare il paziente
e permettere che l’intervento possa
essere effettuato con livelli minimali
di stress psicofi sico. In odontoiatria,
ansiolisi e sedazione cosciente, sem-
pre associate a un’anestesia locale ef-
fi cace, rappresentano un aspetto fon-
damentale del moderno trattamento
odontoiatrico, basato tanto su un
razionale etico (il paziente odonto-
iatrico ha il diritto di ricevere, e l’o-
dontoiatra il dovere di garantire un
trattamento privo di ansia e dolore)
quanto su un razionale fi siopatologi-
co, in quanto solamente tale tratta-
mento rende possibile la prevenzione
della maggior parte delle complican-
ze tipiche dello studio odontoiatrico.
Ansiolisi e sedazione cosciente sono,
infatti, in grado di prevenire la rispo-
sta fi siologica dell’organismo allo
stress perioperatorio sia nel paziente
che nell’operatore, rendendo lo stu-
dio odontoiatrico calmo e rilassante,
perché privato delle complicanze e
delle emergenze tipiche dell’odonto-
iatria. Ansiolisi e sedazione coscien-
te possono essere garantite tramite
l’impiego di tecniche comportamen-
tali (iatrosedazione) e/o farmacologi-
che (protossido d’azoto e/o benzodia-
zepine) specifi che per l’odontoiatria,
e devono essere sempre associate a
un’anestesia locale effi cace. Ansiolisi
e sedazione cosciente si ottengono
mediante l’impiego di farmaci uti-
lizzabili dall’odontoiatra nel comune
studio odontoiatrico e garantiscono
sempre il mantenimento della co-
scienza e, perciò, del controllo delle
funzioni vitali da parte del pazien-
te. In questo modo sono garantite
effi cacia e sicurezza. Al contrario, la
sedazione profonda comporta la per-
dita di coscienza e, conseguentemen-
te, il rischio dell’incapacità da parte
del paziente di mantenere il controllo
della pervietà e funzionalità delle vie
aeree. Le tecniche di sedazione pro-
fonda prevedono, inoltre, l’impiego
di farmaci di classe H, a esclusivo uso
intraospedaliero, come midazolam,
propofol, fentanile ecc., comportan-
do perciò pesanti risvolti medico-le-
gali per i professionisti coinvolti.
Dott. Vignato, il prof. Facco e il dott. Zanette hanno usato un termine strano: “iatrosedazione”. Ci può chiarire il concetto?La iatrosedazione è il metodo appli-
cativo di quanto ho detto nella rispo-
sta precedente. L’ansiolisi o, meglio,
il processo ansiolitico, inizia con la
relazione che si stabilisce tra la per-
sona-medico e la persona-paziente;
infatti, la iatrosedazione può essere
defi nita come un’ansiolisi ottenuta
mediante il comportamento dell’o-
peratore, che infl uenza positivamen-
te quello del paziente. La parola è
“energia” ed è così potente da modifi -
care chi l’ascolta. Anche per la iatro-
sedazione sono richieste delle abilità
che prevedono un percorso formati-
vo circa le tecniche di comportamen-
to, la capacità di sviluppare empatia,
le tecniche di comunicazione come la
PNL o l’ipnosi. Quest’ultima tecnica,
che esercito quotidianamente, è la
massima espressione della potenza
del linguaggio e mi permette di af-
frontare la maggior parte dei casi di
odontofobia. Ancora una volta l’o-
dontoiatra è di fronte a un nuovo pa-
radigma con una forte connotazione
etica: la visione della salute orale in-
tegrata nell’equilibrio della persona.
Dott. Zanette, quali sono i farmaci e le procedure che impiegate per il “protocollo Manani”?Il protocollo messo a punto dal prof.
Giovanni Manani, in oltre 20 anni
di attività nel campo dell’aneste-
siologia odontoiatrica, prevede un
percorso diagnostico-terapeutico ca-
ratterizzato da razionalità (evidence
based), sicurezza, effi cacia, eticità,
comfort.
>> pagina 11
Nei giorni 7 e 8 novembre si è tenuto, presso il Lake Como Institute, diretto dal prof. Tiziano
Testori, un corso teorico con live surgery su “Ansiolisi secondo il protocollo del prof. Ma-
nani”. Un corso ritenuto dai partecipanti con contenuti nuovi e affascinanti, riassumibili
nello slogan ad alto valore etico: “Il diritto del paziente di non soffrire e il dovere del medico
odontoiatra di garantire le cure libere da ansia e dolore”. Le due giornate sono state pensate
ed esposte da tre docenti al Master di secondo livello su “Sedazione ed emergenze in Odon-
toiatria”, che si svolge ogni anno presso la Clinica odontoiatrica dell’Università di Padova,
diretto dal prof. Enrico Facco, che gentilmente si presta a rispondere ad alcune domande,
mentre la chirurgia dal vivo, su una paziente in completa ansiolisi farmacologica, è stata
condotta dal prof. Testori.
Sul diritto del paziente di non soffrire e il dovere dell’odontoiatra di garantire cure senz’ansia e doloreIntervista ai prof. Enrico Facco, dott. Giuseppe Vignato, prof. Gastone Zanette, dott. Maurizio Mazzuchin, prof. Testori.
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Può essere riassunto e semplifi cato
nel seguente schema:
1. valutazione preoperatoria dello
stato fi sico e psicologico.
2. Analgesia preventiva (FANS pri-
ma dell’aggressione chirurgica).
3. Terapia antiedemigena (cortiso-
nico intraoperatorio).
4. Profi lassi antibiotica (linee gui-
da internazionali 2007).
5. Ansiolisi/sedazione cosciente
mediante la titolazione endove-
nosa di diazepam.
6. Anestesia locale effi cace e dura-
tura (bupivacaina).
7. Monitoraggio perioperatorio cli-
nico e strumentale.
8. Analgesia postoperatoria (para-
cetamolo 1 g/6 h per 2 giorni).
Dott. Zanette: vedo dal suo curriculum che lei è specializzato in anestesiologia. Scusi la domanda, ma cosa ci fa un anestesista con questo tipo di farmaci generalmente snobbati dalla sua categoria?L’anestesista che non ha esperienza
specifi ca delle procedure odontoia-
triche tende a perpetuare le tecniche
di sedazione profonda che è abituato
a impiegare in altre specialità chirur-
giche, utilizzando farmaci di classe
H, a esclusivo uso intraospedaliero,
con tutti i rischi connessi. È sempli-
cemente un problema di educazione
e formazione professionale, che può
essere facilmente risolto dall’inse-
gnamento universitario e postuni-
versitario, in Italia purtroppo ancora
decisamente carente in questo cam-
po specifi co. Del resto, anche la for-
mazione professionale dell’odontoia-
tra italiano è decisamente carente in
questo campo specifi co, a differenza
di quanto accade nel Regno Unito,
USA, Canada, Giappone, Australia
ecc. Vi è la necessità impellente che
l’odontoiatria Italiana riscopra e si
riappropri dell’anestesia odontoia-
trica al fi ne di garantire uno stan-
dard in linea con i tempi correnti.
Prof. Facco: dunque la tecnica che voi insegnate prevede una via venosa. Rispondiamo alla domanda che tutti i lettori si stanno ponendo: i laureati in odontoiatria possono prendere una vena e iniettare il farmaco?
L’accesso venoso è indispensabile per
l’ansiolisi farmacologica, perché solo
la titolazione delle dosi in relazione
alla risposta del paziente permette
di raggiungere il corretto obiettivo
terapeutico ed evitare con certezza
dosaggi inappropriati per eccesso o
per difetto. Quello della competenza
dell’odontoiatra nella cannulazione
di una vena periferica è in ogni caso
un falso problema, se solo si guarda
alle leggi e ai regolamenti italiani ed
europei vigenti: non mi risulta esi-
stere alcun documento che vieti la
cannulazione e, in caso esistesse, do-
vrebbe essere immediatamente im-
pugnato e cassato per la sua incom-
patibilità con le competenze sancite
da questi documenti. Come ha giu-
stamente affermato il presidente
nazionale CAO, il dentista è “medico
odontoiatra”, e come tale competen-
te nella diagnosi e terapia delle ma-
lattie del cavo orale, nell’esecuzione
di procedure chirurgiche e nella tera-
pia delle emergenze: tali competenze
rendono di per sé grottesca anche la
sola idea che non possa esser in gra-
do di eseguire una venipuntura, per
non si sa quale ipotetica, inimmagi-
nabile e infondata ragione.
Dott. Mazzuchin, lei è un esperto di emergenze odontoiatriche: in che senso possiamo affermare che la tecnica ansiolitica abbassa drasticamente le evenienze avverse di un studio dentistico?Partirei da una considerazione: gli
sviluppi in termini di richieste del
paziente e i progressi della medicina,
soprattutto nel campo della chirur-
gia, hanno permesso l’attivazione di
procedure sempre più complesse, su
di un numero sempre più ampio di
pazienti.
È in costante aumento il numero di
persone anziane con problematiche
sistemiche di vario genere, che fanno
ricorso a cure lunghe e complesse.
Molti poi sono i fobici, gli stressati e
i tesi, soprattutto quando prevedono
di affrontare l’odontoiatra. Lo stress
e la paura sono emozioni negative
capaci di creare il rischio di emergen-
ze.
Una visita preoperatoria accurata,
unita a una corretta anamnesi, è lo
strumento indispensabile per preve-
nire e intercettare potenziali situa-
zioni a rischio; tuttavia, si è visto
che agire sul livello di stress, ansia e
tensione, riducendo in tal modo la ri-
sposta fi siologica del corpo a questi
stimoli, riduce drasticamente l’insor-
genza di complicazioni e accidenti,
come la sincope vasovagale o la crisi
ipertensiva, fi no a eventi più gravi e
rischiosi come shock, infarto e reazio-
ni allergiche. Così, un paziente tran-
quillo e rilassato migliora la prognosi
dell’intervento e rende oltretutto
possibile un lavoro migliore e preciso
da parte del professionista.
Dott. Mazzuchin: la cartella clinica che usate per l’ansiolisi contiene degli elementi
di novità rispetto a quella tradizionale. Ci espliciti gli aspetti dirimenti.La cartella clinica, ideata dal prof.
Facco e dal prof. Manani, è pensata
secondo una logica che permette di
valutare diversi aspetti per ogni sin-
golo paziente.
La prima parte raccoglie i dati anam-
nestici, dove il paziente descrive tutte
le sue patologie, se ci sono, e le tera-
pie in atto, unitamente a un collo-
quio in cui viene esplicato l’interven-
to, i rischi e viene redatto il consenso
informato. La seconda parte, invece,
si sofferma in maniera analitica sul-
la valutazione dell’ansia sia da un
punto di vista qualitativo, mediante
un test (Test di Corah modifi cato), sia
quantitativo, con una scala di valori
da 1 a 10, detta Scala Visuale Ana-
logica (VAS). Si arriva quindi all’in-
tervento sedativo; in questa fase,
l’odontoiatra sedazionista, in base
all’ansia del paziente, somministra
un ansiolitico in dosi mirate, conse-
cutive, fi no al raggiungimento dello
stato di tranquillità assoluta. Ottenu-
ta l’ansiolisi, si può procedere con la
terapia sia essa chirurgica, conserva-
tiva o protesica. Ritengo di assoluta
novità il concetto, molto caro alla
scuola padovana, che sostiene l’idea
che l’uso della tecnica non dipenda
dal tipo d’intervento cui si sottopo-
ne il paziente, ma, piuttosto, dalla
qualità e quantità di ansia che egli
esprime. Durante l’ansiolisi vengono
monitorati tempo, ora, dosaggio e
parametri vitali del paziente. Questi
dati vengono trascritti in una tabella
che fungerà da linea guida durante
l’intervento. L’ultimo aspetto, non
meno importante, è la valutazione
dello stato di coscienza e lucidità del
paziente prima della dimissione. Tale
procedura si effettua mediante il test
di Newman.
Prof. Testori, lei è un clinico e un chirurgo orale di fama internazionale e di lungo corso: potrebbe esprimere un suo parere o la sua esperienza con la tecnica del prof. Manani? Qual è il plusvalore di tale procedura? La consiglierebbe a un suo allievo?La mia esperienza è recente, dato che
la utilizzo da circa due anni e attual-
mente ho eseguito 130 interventi in
ansiolisi. Dal punto di vista stretta-
mente operativo, noto che il paziente
è molto più stabile durante l’inter-
vento chirurgico rispetto alla seda-
zione cosciente, che talvolta presenta
il problema che il paziente sia troppo
sedato, e quindi non collaborante, o
poco sedato, fi no ad arrivare a casi
in cui il paziente si dissocia e diventa
più agitato. Con l’ansiolisi solo due
pazienti su 130 si sono lamentati per
l’effetto prolungato, che può perdu-
rare anche il giorno dopo l’interven-
to, dovuto alla lunga emivita dei far-
maci utilizzati. Ad eccezione di questi
due casi, tutti gli altri pazienti sono
stati molto soddisfatti.
Dental>Tribune>Italia
12 Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2014Teknoscienza
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odontoIatrIca
Microleve HAWK EXPERTISE
A Torino un workshop sull’impiego/confronto tra membrane barriera non riassorbibili e riassorbibili
L’Hotel Genio nel centro di Torino, giovedì 30
ottobre alle 18.30, orario consono anche ai più
impegnati, ha ospitato in una sala attrezzata
per un’esercitazione pratica su modelli ma-
scellari e mandibolari, un evento di grande
interesse pratico e teorico dal titolo “Rigene-
razione nel nuovo millennio. Ricostruzione
dei tessuti duri e molli nei casi semplici e com-
plessi”.
Il dott. Roberto Rossi, veterano in quest’ambi-
to, ha presentato una serie di casi trattando la
ricostruzione dei tessuti duri e molli mediante
l’impiego di biomateriali della OsteoBiol TEC-
NOSS, seconda azienda nel settore.
Recentemente, a un congresso tenutosi a Ge-
nova, vari relatori hanno trattato lo stesso
argomento illustrando l’impiego di altri mate-
riali, conseguendo risultati paragonabili.
Le lamine corticali impiegate nell’evento te-
nuto dal dott. Rossi, presentano l’indubbio
vantaggio di non dover essere sempre immo-
bilizzate al tessuto osseo mediante microviti,
non agevoli da inserire e da rimuovere.
Inoltre la loro riassorbibilità facilita l’impiego
anche da parte di operatori non altamente ad-
destrati.
I partecipanti, al termine della prova pratica,
alcuni reduci da precedenti esperienze poco
felici, sono stati molti positivi, per l’inattesa
semplicità d’impiego dei materiali testati.
L’immediata messa in pratica delle nozioni il-
lustrate dal relatore, ha permesso di fissare i
concetti acquisiti fugando eventuali dubbi.
Il workshop ha offerto lo spunto per riflette-
re sull’impiego delle membrane barriera non
riassorbibili rispetto a quelle riassorbibili, in
particolare del tipo presentato durante la gior-
nata. Si tratta di lamina di osso corticale ete-
rologo autostabilizzante in relazione alla sua
forma e consistenza in grado di “pizzicare” il
residuo processo alveolare, sede del difetto.
Poche ore ben investite, per approcciare una
tecnica e un prodotto da testare nella nostra
pratica clinica quotidiana.
Luigi>Grivet>BrancotRoberto Rossi
Il nostro Specialist Danilo D’a-
gostino (in foto) opera nella
zona di Roma sud e Fiumicino,
e ha il piacere di presentarci
un prodotto innovativo come
le microleve HAWK EXPER-
TISE. Si tratta di un prodotto
utilizzato per lussare gli otta-
vi inclusi, quindi per opera-
zioni molto delicate e che al
tempo stesso hanno necessi-
tà di strumenti all’altezza sia
per l’aspetto qualitativo sia
per l’aspetto di sicurezza nel
lavoro che devono effettuare,
dando all’operatore la sensa-
zione quotidiana di solidità,
ergonomia e polivalenza.
«Molti miei clienti mi hanno sempre chiesto strumenti più lunghi e più
calibrati, perché le classiche leve davano la sensazione di essere troppo
leggere e quindi avevano poche indicazioni sul vero scarico delle forze
sul sito operativo. Proprio grazie a queste indicazioni abbiamo deciso di
studiare un prodotto performante come le microleve leggermente più
lunghe rispetto alle leve normali e al tempo stesso con un rapporto ricer-
cato tra peso e lunghezza capace di trasferire la sensazione ideale dello
sforzo che si va a creare nel momento in cui si va a lussare l’elemento.
Le forme che mi hanno richiesto permettono di entrare in spazi molto
stretti e allo stesso tempo di utilizzare questi strumenti anche come
sindesmotomi nel caso fosse necessario, con la prerogativa di avere uno
strumento solido, capace di dare ottimi risultati anche con operazioni
vicino a degli impianti in quanto tutta la parte operativa è stata trattata
con il titanio e quindi biocompatibile.
Ho avuto modo di ricevere ottimi feedback da parte dei miei clienti che
già utilizzano questi strumenti e ho già suggerito alla mia azienda di cre-
are nuove forme che mi sono state richieste, sintomo del fatto che questa
tipologia di strumenti ci porta sempre a sviluppare nuove idee e nuovi
progetti.
Sono davvero contento della risposta ricevuta dal settore, sintomo che
indica enorme interesse nelle innovazioni come le microleve della divi-
sione HAWK EXPERTISE di Odontoiatrica. Arrivederci a presto nel vostro
studio!».
13Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2014 Teknoscienza
P E R I N F O I N I T A L I A : + 3 9 0 1 1 3 1 1 0 6 7 5 - I N F O @ T U E O R S E R V I Z I . I T
Verona: dall’innovazione automobilistica a quella dentale al IV Users meeting Sirona
«Benvenuti a casa vostra». Così esor-
discono Sonia Zanconato, respon-
sabile della Dental Academy Sirona,
insieme a Franco Capelli, direttore
marketing Sirona, con cui ha aperto
il IV Sirona Users meeting svoltosi al
Palazzo della Guardia a Verona il 13-
14 novembre scorsi. «Oggi la sonda
Rosetta ha raggiunto la cometa – os-
serva Capelli – quale miglior auspi-
cio per l’innovazione?».
Mentre l’anno scorso il tema del me-
eting prevedeva il coinvolgimento
del paziente nel piano di trattamen-
to, quest’anno alla festa Sirona si è
fatto il punto della situazione all’in-
segna della metafora automobilisti-
ca. Da qui l’allestimento nel presti-
gioso foyer del Palazzo della Guardia
(che in serata avrebbe ospitato una
festa in tema anni Trenta) con due fa-
scinose auto d’epoca (vedi foto) che
segnarono tappe importanti ma mai
un vero arrivo. «Non esiste quel che
c’era ieri e quel che c’è oggi – spiega
Capelli – ma solo grandi passi tecno-
logici. Oggi sì dà forma ed estetica a
nuovi motori».
Lo stesso si può dire che accade per
il settore dentale nel passaggio al
digitale. Nel presentare l’evento si è
detto che «si sarebbe avvicendata sul
palco una “staffetta” di professioni-
sti che, con ruoli diversi, avrebbero
passato il testimone per dar continu-
ità a due modalità d’interpretazione
della pratica quotidiana. Insieme,
avrebbero cercato di raggiungere il
traguardo rappresentato dal mante-
nimento di più elevati standard qua-
litativi e dalla semplificazione delle
procedure, a vantaggio della predi-
cibilità dei risultati finali per quanto
riguarda l’estetica, la funzione e sod-
disfazione del paziente».
Per passare alla tecnologia bisogna
integrare i processi con lo studio. Per
questo si è chiesto ai relatori di esse-
re molto didascalici, spiegando come
il risultato è stato ottenuto piuttosto
che semplicemente farlo vedere. Ro-
berto Canton, direttore Sirona Italia,
interviene e parlando del team dice:
«indispensabile elemento come in
quelli automobilistici» e ricorda an-
che che «Sirona parte sempre dall’a-
scolto delle aspettative dell’utente fi-
nale per poi trasferire i feedback allo
studio e progettazione dei prodotti».
Fin dal primo pomeriggio di giove-
dì 13, l’aula si è presentata piena di
partecipanti, attenti al programma
curato da Mauro Fazioni, responsa-
bile scientifico. Oltre alla sala dedi-
cata agli odontoiatri, due le sessioni
parallele in tema digital rivolte agli
igienisti dentali e odontotecnici
(le cui recensioni saranno a breve
pubblicate sulla rivista CAD/CAM).
In crescita da tutt’Italia anche i par-
tecipanti all’evento, nonostante
maltempo e scioperi in atto, a dimo-
strazione che anche gli utenti Sirona
sono in crescita e che sta aumentan-
do l’interesse per “un passaggio digi-
tale” nella propria professione.
Citiamo a questo proposito l’intro-
duzione di Tiziano Testori, nella ve-
ste di presidente della sessione del
giovedì, il quale dal 1993 utilizza la
TAC 3D. «Molti si vendono bene e
fanno marketing con la tecnologia –
ha detto –. Ma essa serve a chi è un
grande clinico e ha “sostanza”. La tec-
nologia infatti non può essere solo
fumo, richiede preparazione. Ma se
la si ha – sottolinea –, con la tecnolo-
gia hai una marcia in più».
Interessante la tesi di Testori che
vede nelle tecnologie l’opportunità
di integrare vecchie e nuove genera-
zioni di dentisti.
I più anziani possono fornire espe-
rienza clinica, i giovani contribu-
iscono invece con una maggior
formazione e predisposizione alle
tecnologie digitali. Quelli che le ab-
bracciano, possono raggiungere otti-
mi risultati clinici molto più veloce-
mente delle generazioni precedenti:
il giovane diventa più bravo prima.
«La crisi c’è – conclude Testori – ma
anche perché manca la curiosità e
non si sa abbracciare un mondo che
sta cambiando».
Successivamente nella sua relazione
Testori sottolinea come le tecnologie
digitali consentano di risparmiare
tempo e sedute con il paziente.
Starà poi al dentista, se risparmia,
abbassare le tariffe, lavorando su
una fascia di popolazione più ampia
o utilizzare il gap applicando a pa-
zienti bisognosi di cure, ma di basso
reddito, un maggior sconto a pari
qualità.
Franco Capelli e Sonia Zanconato durante l'apertura del IV Sirona Users Meeting.