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9 Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2014 Teknoscienza CONFEZIONI AMBULATORIALI SODIO JALURONATO + AMINOACIDI Medical Device di classe IIa CE 0373 Gel coadiuvante nei processi di rigenerazione della mucosa orale tubo da 5 ml in confezione da 20 pezzi siringhe sterili da 2 ml in confezione da 2 siringhe Fabbricante Professional Dietetics - Via Ciro Menotti, 1/A - 20129 Milano • Concessionario di vendita ERREKAPPA EUROTERAPICI – Milano flacone da 15 ml confezione prescrivibile tubo da 15 ml confezione prescrivibile ACQUISTABILI dal sito www.aminogam.it Uno sguardo al passato per decifrare il futuro > < pagina 1 La moderna “endo” inizia con la gut- taperca plasticizzata e gli strumenti in acciaio, manuali e rotanti; tutti hanno visto passare nel proprio ma- gazzino lime di Hedstroem, K file, reamer o frese di Gates Glidden. La rivoluzione 2.0 dei primi file in NiTi – chi non ricorda Profile® o Quan- tec®? – ha prodotto una sterzata così netta e permesso alla professione un salto di qualità talmente impen- sabile da giungere quasi inaspet- tato. Il tempo dedicato a tentare di realizzare un canale tronco conico con le metodiche Step Back o Crown Down, codificate dai carismatici Schilder e Ruddle, venne radical- mente modificato. E ridotto. La preparazione del canale, la sua detersione e l’otturazione successi- va divennero estremamente più ve- loci, affidabili e semplici, oltre a es- sere ripetibili. Il segreto del successo forse sta proprio in questo aspetto fondamentale: la dittatura del NiTi ha prodotto sagomature clonate che permettono a operatori dif- ferenti di stampare sulle pareti di un sistema canalare la forma dello specifico strumento utilizzato. Con sagomature ridotte a preparazioni riproducibili in maniera imbaraz- zante anche da uno studente, i casi complessi si riducevano in maniera sensibile, così come le complicanze. Che dire poi dei sistemi di ottu- razione tridimensionale? Facenti riferimento in massima parte a metodiche warm gutta based, fino all’ultimo decennio del secolo scor- so necessitavano di tempo, abilità non comuni e dell’esasperante sen- so del masochismo che da sempre contraddistingue l’endodontista. E poi è arrivata la luce: l’uso del NiTi a conicità aumentata permise di ri- spolverare i sistemi di otturazione che sfruttavano una gutta veicolata da carrier di plastica – a oggi una delle metodiche di elezione – salvo plaudere a stretto giro Steven Bu- chanan, in grado di proporre un ap- parecchio, il System B®, che permi- se di sostituire alla condensazione verticale di Schilder (che sfruttava apporti di calore a poussez) un’onda continua di condensazione. Di qualche anno dopo il Mineral Trioxide Aggregate (MTA), prepo- tentemente alla ribalta, grazie al gruppo di Torabinejad, per le sue caratteristiche di biocompatibilità e idrofilia che l’hanno reso insosti- tuibile nelle sigillature complesse di sistemi canalari alterati natural- mente o per cause iatrogene. L’evoluzione nel settore ha rag- giunto ora l’upgrade 3.0 con l’in- troduzione di strumenti NiTi dalle caratteristiche della lega differenti e innovative, che hanno permesso di aumentare elasticità e resistenza agli stress torsionali e flessivi. Inoltre, disegno e conicità più favo- revoli e la razionalizzazione del nu- mero – alcune metodiche permet- tono di realizzare un trattamento anche solo con 2 o 3 strumenti – consentono di entrare appieno nel capitolo dell’endodonzia cosiddet- ta mininvasiva. E poi ancora, sono stati introdotti strumenti per sago- mare realizzati in plastica. Sì, in pla- stica! Con indubbi vantaggi in caso di rientro nel canale per eventuali separazioni. Con lo stesso criterio i carrier di pla- stica per veicolare la gutta termo- plasticizzata sono diventati di gut- taperca, per rendere più semplice un ritrattamento. Per non parlare del progresso nel concetto di ricostruzione immedia- ta post-endo e i miglioramenti espo- nenziali nelle metodiche di adesio- ne, che raggiungono il massimo della performance con la diga mon- tata. La diga resta invece sempre una nota dolente. A 150 anni dall’in- troduzione, la sua diffusione fra la totalità dei colleghi resta ancora un’utopia. Per assurdo, il commer- cio riesce a coinvolgere gli operatori con disarmante facilità nell’acqui- sto di Cone Beam da alcune decine di migliaia di euro, piuttosto che diffondere alcuni fondamentali foglietti di gomma da pochi cente- simi. La CBCT, non raccomandabile nella diagnostica ordinaria, diven- ta un valido ausilio nella soluzione diagnostica di casi complessi, ma andrebbe riservata solo a questi. Cosa aspettarci dal prossimo futu- ro? Ad esempio l’evoluzione affa- scinante e la standardizzazione nei protocolli di una metodica miraco- losa, tesa a ricostruire la biologia di un’endodonto caduto precocemen- te in necrosi e che abbia residuato apici talmente aperti da non potersi giovare di un trattamento conven- zionale. Sto parlando delle procedu- re di rivascolarizzazione di elementi necrotici ad apice beante che, attra- verso trattamenti locali tesi alla ste- rilizzazione dell’area contaminata, consentono – in caso di successo – di ridare linfa vitale al connettivo endocanalare, rigenerare un tessuto pulpare vero e proprio e conclude- re, attraverso la ripresa dell’attivi- tà proliferativa degli odontoblasti, l’evoluzione strutturale del tessuto mineralizzato del dente, con co- struzione di una parete dentinale di struttura normale. La chiusura dell’apice realizzata in questo modo consente il ripristino in arcata di un elemento di struttu- ra normale, ben diverso dal risulta- to – comunque positivo – ottenibile con l’MTA, in grado di sigillare un elemento che manterrà comunque una prognosi riservata e legata agli evidenti deficit strutturali di pareti dentinali di spessore estremamente ridotto. L’unico appunto di pessimismo per una disciplina vivace e sempre ricca di novità è legato, paradossalmente, più a logiche di mercato che a ri- scontri di tipo biologico. La tecnolo- gia ha velocizzato le procedure, che segnano il passo solo sul versante della detersione. Nonostante ciò i tempi sono comunque importan- ti, soprattutto nei ritrattamenti, e poco vincenti nei confronti di altre metodiche che possono avere mag- giore appeal agli occhi dei pazienti e dei sanitari stessi. Nell’elaborazione di un piano di trat- tamento che preveda, ad esempio, la conservazione di un elemento o la sua sostituzione con un impianto, all’operatore servono grande spin- ta motivazionale, una certa testar- daggine e una smisurata passione per questa disciplina, soprattutto in presenza di uno scenario macroeco- nomico complesso e drammatica- mente negativo come quello attuale. E l’onestà intellettuale e morale di formulare una proposta al paziente come se questo fosse un familiare stretto, ad esempio un figlio. Con questa forma mentis il numero di denti potenzialmente recuperabili non può che aumentare in maniera esponenziale. Giulio>Del>Mastro Segretario regionale SPE, Sezione piemontese della SIE Clifford J. Ruddle e Giulio Del Mastro.

Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2014 Uno sguardo ... filemente o per cause iatrogene. L’evoluzione nel settore ha rag-giunto ora l’upgrade 3.0 con l’in-troduzione di

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9Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2014 Teknoscienza

CONFE

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SODIO JALURONATO + AMINOACIDISODIO JALURONATO + AMINOACIDIMedical Device di classe IIa CE 0373

Gel coadiuvante nei processidi rigenerazione della mucosa orale

CONFE

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Uno sguardo al passato per decifrare il futuro

>< pagina 1

La moderna “endo” inizia con la gut-

taperca plasticizzata e gli strumenti

in acciaio, manuali e rotanti; tutti

hanno visto passare nel proprio ma-

gazzino lime di Hedstroem, K file,

reamer o frese di Gates Glidden. La

rivoluzione 2.0 dei primi file in NiTi

– chi non ricorda Profile® o Quan-

tec®? – ha prodotto una sterzata così

netta e permesso alla professione

un salto di qualità talmente impen-

sabile da giungere quasi inaspet-

tato. Il tempo dedicato a tentare di

realizzare un canale tronco conico

con le metodiche Step Back o Crown

Down, codificate dai carismatici

Schilder e Ruddle, venne radical-

mente modificato. E ridotto.

La preparazione del canale, la sua

detersione e l’otturazione successi-

va divennero estremamente più ve-

loci, affidabili e semplici, oltre a es-

sere ripetibili. Il segreto del successo

forse sta proprio in questo aspetto

fondamentale: la dittatura del NiTi

ha prodotto sagomature clonate

che permettono a operatori dif-

ferenti di stampare sulle pareti di

un sistema canalare la forma dello

specifico strumento utilizzato. Con

sagomature ridotte a preparazioni

riproducibili in maniera imbaraz-

zante anche da uno studente, i casi

complessi si riducevano in maniera

sensibile, così come le complicanze.

Che dire poi dei sistemi di ottu-

razione tridimensionale? Facenti

riferimento in massima parte a

metodiche warm gutta based, fino

all’ultimo decennio del secolo scor-

so necessitavano di tempo, abilità

non comuni e dell’esasperante sen-

so del masochismo che da sempre

contraddistingue l’endodontista. E

poi è arrivata la luce: l’uso del NiTi

a conicità aumentata permise di ri-

spolverare i sistemi di otturazione

che sfruttavano una gutta veicolata

da carrier di plastica – a oggi una

delle metodiche di elezione – salvo

plaudere a stretto giro Steven Bu-

chanan, in grado di proporre un ap-

parecchio, il System B®, che permi-

se di sostituire alla condensazione

verticale di Schilder (che sfruttava

apporti di calore a poussez) un’onda

continua di condensazione.

Di qualche anno dopo il Mineral

Trioxide Aggregate (MTA), prepo-

tentemente alla ribalta, grazie al

gruppo di Torabinejad, per le sue

caratteristiche di biocompatibilità

e idrofilia che l’hanno reso insosti-

tuibile nelle sigillature complesse

di sistemi canalari alterati natural-

mente o per cause iatrogene.

L’evoluzione nel settore ha rag-

giunto ora l’upgrade 3.0 con l’in-

troduzione di strumenti NiTi dalle

caratteristiche della lega differenti

e innovative, che hanno permesso

di aumentare elasticità e resistenza

agli stress torsionali e flessivi.

Inoltre, disegno e conicità più favo-

revoli e la razionalizzazione del nu-

mero – alcune metodiche permet-

tono di realizzare un trattamento

anche solo con 2 o 3 strumenti –

consentono di entrare appieno nel

capitolo dell’endodonzia cosiddet-

ta mininvasiva. E poi ancora, sono

stati introdotti strumenti per sago-

mare realizzati in plastica. Sì, in pla-

stica! Con indubbi vantaggi in caso

di rientro nel canale per eventuali

separazioni.

Con lo stesso criterio i carrier di pla-

stica per veicolare la gutta termo-

plasticizzata sono diventati di gut-

taperca, per rendere più semplice

un ritrattamento.

Per non parlare del progresso nel

concetto di ricostruzione immedia-

ta post-endo e i miglioramenti espo-

nenziali nelle metodiche di adesio-

ne, che raggiungono il massimo

della performance con la diga mon-

tata. La diga resta invece sempre

una nota dolente. A 150 anni dall’in-

troduzione, la sua diffusione fra

la totalità dei colleghi resta ancora

un’utopia. Per assurdo, il commer-

cio riesce a coinvolgere gli operatori

con disarmante facilità nell’acqui-

sto di Cone Beam da alcune decine

di migliaia di euro, piuttosto che

diffondere alcuni fondamentali

foglietti di gomma da pochi cente-

simi. La CBCT, non raccomandabile

nella diagnostica ordinaria, diven-

ta un valido ausilio nella soluzione

diagnostica di casi complessi, ma

andrebbe riservata solo a questi.

Cosa aspettarci dal prossimo futu-

ro? Ad esempio l’evoluzione affa-

scinante e la standardizzazione nei

protocolli di una metodica miraco-

losa, tesa a ricostruire la biologia di

un’endodonto caduto precocemen-

te in necrosi e che abbia residuato

apici talmente aperti da non potersi

giovare di un trattamento conven-

zionale. Sto parlando delle procedu-

re di rivascolarizzazione di elementi

necrotici ad apice beante che, attra-

verso trattamenti locali tesi alla ste-

rilizzazione dell’area contaminata,

consentono – in caso di successo –

di ridare linfa vitale al connettivo

endocanalare, rigenerare un tessuto

pulpare vero e proprio e conclude-

re, attraverso la ripresa dell’attivi-

tà proliferativa degli odontoblasti,

l’evoluzione strutturale del tessuto

mineralizzato del dente, con co-

struzione di una parete dentinale di

struttura normale.

La chiusura dell’apice realizzata in

questo modo consente il ripristino

in arcata di un elemento di struttu-

ra normale, ben diverso dal risulta-

to – comunque positivo – ottenibile

con l’MTA, in grado di sigillare un

elemento che manterrà comunque

una prognosi riservata e legata agli

evidenti deficit strutturali di pareti

dentinali di spessore estremamente

ridotto.

L’unico appunto di pessimismo per

una disciplina vivace e sempre ricca

di novità è legato, paradossalmente,

più a logiche di mercato che a ri-

scontri di tipo biologico. La tecnolo-

gia ha velocizzato le procedure, che

segnano il passo solo sul versante

della detersione. Nonostante ciò i

tempi sono comunque importan-

ti, soprattutto nei ritrattamenti, e

poco vincenti nei confronti di altre

metodiche che possono avere mag-

giore appeal agli occhi dei pazienti e

dei sanitari stessi.

Nell’elaborazione di un piano di trat-

tamento che preveda, ad esempio, la

conservazione di un elemento o la

sua sostituzione con un impianto,

all’operatore servono grande spin-

ta motivazionale, una certa testar-

daggine e una smisurata passione

per questa disciplina, soprattutto in

presenza di uno scenario macroeco-

nomico complesso e drammatica-

mente negativo come quello attuale.

E l’onestà intellettuale e morale di

formulare una proposta al paziente

come se questo fosse un familiare

stretto, ad esempio un figlio. Con

questa forma mentis il numero di

denti potenzialmente recuperabili

non può che aumentare in maniera

esponenziale.

Giulio>Del>MastroSegretario regionale SPE,

Sezione piemontese della SIE

Clifford J. Ruddle e Giulio Del Mastro.

10 Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2014Teknoscienza

Prof. Facco: ci parli del Master in sedazione ed emergenze che lei dirige a Padova.Il Master è stato introdotto 15 anni

fa come corso di perfezionamento

dal professor Giovanni Manani ed è

poi stato trasformato, dal 2009, in

Master di secondo livello. L’insegna-

mento del Master da me diretto è in

continua evoluzione nei programmi

e nei criteri di formazione, e rispetta

in modo fedele tutte le linee guida e

i documenti italiani ed europei sulle

competenze dell’odontoiatra in ane-

stesiologia odontostomatologica.

La LM-46, ovvero il decreto che isti-

tuisce l’ordinamento didattico della

laurea magistrale in odontoiatria e

protesi dentaria, defi nisce l’aneste-

siologia come «disciplina odonto-

iatrica caratterizzante» (quindi del

tutto distinta dall’anestesiologia nel

corso di laurea in medicina e dotata

di un elevato numero di crediti); esso

stabilisce inoltre che «i laureati ma-

gistrali della classe, al termine degli

studi saranno in grado di applicare la

gamma completa di tecniche di con-

trollo dell’ansia e del dolore connessi

ai trattamenti odontoiatrici (nei li-

miti consentiti all’odontoiatra)». Tale

norma è in perfetto accordo con il

Profi lo delle competenze del denti-

sta europeo, pubblicato dall’Associa-

tion of Dental Education in Europe

(ADEE), l’organizzazione che dal 1975

ha la missione di promuovere la pro-

fessionalità in odontoiatria e svolge

il ruolo di rappresentante uffi ciale

delle scuole odontoiatriche europee.

Il medico odontoiatra deve essere

dunque competente nella gestione

dell’ansia e della fobia odontoia-

triche con tecniche sia comporta-

mentali sia farmacologiche, deve

essere competente nella gestione

delle emergenze e nella valutazione

e terapia del dolore acuto preopera-

torio e orofacciale cronico: l’ansia e il

dolore sono infatti la causa principa-

le di stress e di emergenze in ambito

odontoiatrico e solo il loro adeguato

controllo può consentire la più ele-

vata sicurezza e qualità complessiva

delle cure.

Nel Master, della durata di un anno,

è prevista quindi un’intensa forma-

zione teorico-pratica che negli anni

si è evoluta dall’insegnamento della

sedazione e del trattamento delle

emergenze a una prospettiva nuova

unitaria in cui non c’è più separa-

zione tra tecniche comportamentali

e farmacologiche, e fra queste e il

capitolo delle emergenze. È da pre-

cisare che la sedazione cosciente in

odontoiatria è materia totalmente

diversa da quella della sedazione uti-

lizzata in anestesiologia per scelta di

farmaci e obiettivi clinici, essendo il

suo scopo la pura ansiolisi in assenza

di interferenze con le funzioni vitali:

in altre parole, l’obiettivo è il perfetto

benessere psicofi sico del paziente e il

mantenimento della sua perfetta au-

tonomia e collaborazione. L’ansiolisi,

a sua volta, non è semplice materia

di scelta e somministrazione del far-

maco, ma è un complesso processo in

cui il ruolo chiave è svolto dall’odon-

toiatra con il suo comportamento:

da qui, l’introduzione e la progres-

siva enfasi data nell’insegnamento

alle tecniche di comunicazione, alla

iatrosedazione e all’ipnosi, tecniche

di ineludibile importanza che, se ben

utilizzate, consentono da sole livelli

di ansiolisi eccellenti; esse possono

essere ovviamente implementate,

quando necessario, dalla sedazione

farmacologica. Come già accennato,

quello dell’emergenza è prevalente-

mente un problema di prevenzione:

la gran parte di esse sono infatti con-

seguenza di una mancata valuta-

zione delle condizioni sistemiche del

paziente, di un mancato monitorag-

gio e di un’inutile quanto pericolosa

esposizione a stress, dolore e ansia.

Dott. Vignato: in che cosa consiste la “mentalità del sedazionista”?L’odontoiatra non può più consi-

derarsi il “tecnico” dei denti, ma lo

specialista della salute del cavo ora-

le. Quindi, un medico consapevole è

colui che incarna il concetto di salute

non solo come assenza di patologia,

ma come stato di equilibrio della per-

sona. Il cavo orale è profondamente

innestato nella vita emotiva di tante

persone-pazienti, e da qui lo stato di

elevata ansia che spesso accompa-

gna chi frequenta uno studio denti-

stico. La mentalità del sedazionista

consiste nel possedere questa con-

sapevolezza e farla divenire pratica

quotidiana. Attraverso un percorso

formativo, il medico odontoiatra tra-

duce in gesti, comunicazione, dedi-

zione partecipe la propria professio-

ne, che ha come scopo la salute, cioè

l’armonia del mondo orale. L’opera

dello specialista si concretizza, allora,

nello studio della funzione e dell’este-

tica, ma anche con la tutela dal dolo-

re e dall’ansia. Lo slogan che meglio

rappresenta il sedazionista è: «I denti

non vanno dal dentista con le proprie

gambe, ma vengono con te, cioè con

tutto il tuo mondo». Un’altra specifi -

cità dell’odontoiatra sedazionista è

di natura squisitamente culturale e

consiste nella conoscenza che il mon-

do orale è una regione del corpo con

un alto valore simbolico. La paura ir-

razionale, il trauma così vivo, anche

se lontano nel tempo, e l’ansia che

accompagnano la persona-paziente

negli studi dentistici sono il segno

che c’è di più oltre al timore di sof-

frire, e questo avanzo ha una natura

archetipale, cioè inconscia. La tradu-

zione di questo concetto può essere

che se il cavo orale è l’accesso al tubo

digerente, la bocca è anche la porta

che si apre verso un mondo interiore

del quale bisogna avere rispetto. Così

come non apriamo la porta di casa a

chiunque, anche il cavo orale si apri-

rà senza traumi all’odontoiatra che

ha “bussato” ed è stato riconosciu-

to. Diversamente da così, si tratta di

un’invasione traumatica di uno spa-

zio proprio.

Dott. Zanette, potrebbe defi nire lo stato di ansiolisi e in che cosa differisce dalla sedazione cosciente o profonda in uso in molti studi dentistici?Per ansiolisi si intende semplicemen-

te la riduzione dell’ansia, fi no alla

sua completa scomparsa.

Per sedazione cosciente si intende la

metodica che permette di ottenere

una depressione minimale della co-

scienza tale da rassicurare il paziente

e permettere che l’intervento possa

essere effettuato con livelli minimali

di stress psicofi sico. In odontoiatria,

ansiolisi e sedazione cosciente, sem-

pre associate a un’anestesia locale ef-

fi cace, rappresentano un aspetto fon-

damentale del moderno trattamento

odontoiatrico, basato tanto su un

razionale etico (il paziente odonto-

iatrico ha il diritto di ricevere, e l’o-

dontoiatra il dovere di garantire un

trattamento privo di ansia e dolore)

quanto su un razionale fi siopatologi-

co, in quanto solamente tale tratta-

mento rende possibile la prevenzione

della maggior parte delle complican-

ze tipiche dello studio odontoiatrico.

Ansiolisi e sedazione cosciente sono,

infatti, in grado di prevenire la rispo-

sta fi siologica dell’organismo allo

stress perioperatorio sia nel paziente

che nell’operatore, rendendo lo stu-

dio odontoiatrico calmo e rilassante,

perché privato delle complicanze e

delle emergenze tipiche dell’odonto-

iatria. Ansiolisi e sedazione coscien-

te possono essere garantite tramite

l’impiego di tecniche comportamen-

tali (iatrosedazione) e/o farmacologi-

che (protossido d’azoto e/o benzodia-

zepine) specifi che per l’odontoiatria,

e devono essere sempre associate a

un’anestesia locale effi cace. Ansiolisi

e sedazione cosciente si ottengono

mediante l’impiego di farmaci uti-

lizzabili dall’odontoiatra nel comune

studio odontoiatrico e garantiscono

sempre il mantenimento della co-

scienza e, perciò, del controllo delle

funzioni vitali da parte del pazien-

te. In questo modo sono garantite

effi cacia e sicurezza. Al contrario, la

sedazione profonda comporta la per-

dita di coscienza e, conseguentemen-

te, il rischio dell’incapacità da parte

del paziente di mantenere il controllo

della pervietà e funzionalità delle vie

aeree. Le tecniche di sedazione pro-

fonda prevedono, inoltre, l’impiego

di farmaci di classe H, a esclusivo uso

intraospedaliero, come midazolam,

propofol, fentanile ecc., comportan-

do perciò pesanti risvolti medico-le-

gali per i professionisti coinvolti.

Dott. Vignato, il prof. Facco e il dott. Zanette hanno usato un termine strano: “iatrosedazione”. Ci può chiarire il concetto?La iatrosedazione è il metodo appli-

cativo di quanto ho detto nella rispo-

sta precedente. L’ansiolisi o, meglio,

il processo ansiolitico, inizia con la

relazione che si stabilisce tra la per-

sona-medico e la persona-paziente;

infatti, la iatrosedazione può essere

defi nita come un’ansiolisi ottenuta

mediante il comportamento dell’o-

peratore, che infl uenza positivamen-

te quello del paziente. La parola è

“energia” ed è così potente da modifi -

care chi l’ascolta. Anche per la iatro-

sedazione sono richieste delle abilità

che prevedono un percorso formati-

vo circa le tecniche di comportamen-

to, la capacità di sviluppare empatia,

le tecniche di comunicazione come la

PNL o l’ipnosi. Quest’ultima tecnica,

che esercito quotidianamente, è la

massima espressione della potenza

del linguaggio e mi permette di af-

frontare la maggior parte dei casi di

odontofobia. Ancora una volta l’o-

dontoiatra è di fronte a un nuovo pa-

radigma con una forte connotazione

etica: la visione della salute orale in-

tegrata nell’equilibrio della persona.

Dott. Zanette, quali sono i farmaci e le procedure che impiegate per il “protocollo Manani”?Il protocollo messo a punto dal prof.

Giovanni Manani, in oltre 20 anni

di attività nel campo dell’aneste-

siologia odontoiatrica, prevede un

percorso diagnostico-terapeutico ca-

ratterizzato da razionalità (evidence

based), sicurezza, effi cacia, eticità,

comfort.

>> pagina 11

Nei giorni 7 e 8 novembre si è tenuto, presso il Lake Como Institute, diretto dal prof. Tiziano

Testori, un corso teorico con live surgery su “Ansiolisi secondo il protocollo del prof. Ma-

nani”. Un corso ritenuto dai partecipanti con contenuti nuovi e affascinanti, riassumibili

nello slogan ad alto valore etico: “Il diritto del paziente di non soffrire e il dovere del medico

odontoiatra di garantire le cure libere da ansia e dolore”. Le due giornate sono state pensate

ed esposte da tre docenti al Master di secondo livello su “Sedazione ed emergenze in Odon-

toiatria”, che si svolge ogni anno presso la Clinica odontoiatrica dell’Università di Padova,

diretto dal prof. Enrico Facco, che gentilmente si presta a rispondere ad alcune domande,

mentre la chirurgia dal vivo, su una paziente in completa ansiolisi farmacologica, è stata

condotta dal prof. Testori.

Sul diritto del paziente di non soffrire e il dovere dell’odontoiatra di garantire cure senz’ansia e doloreIntervista ai prof. Enrico Facco, dott. Giuseppe Vignato, prof. Gastone Zanette, dott. Maurizio Mazzuchin, prof. Testori.

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nel seguente schema:

1. valutazione preoperatoria dello

stato fi sico e psicologico.

2. Analgesia preventiva (FANS pri-

ma dell’aggressione chirurgica).

3. Terapia antiedemigena (cortiso-

nico intraoperatorio).

4. Profi lassi antibiotica (linee gui-

da internazionali 2007).

5. Ansiolisi/sedazione cosciente

mediante la titolazione endove-

nosa di diazepam.

6. Anestesia locale effi cace e dura-

tura (bupivacaina).

7. Monitoraggio perioperatorio cli-

nico e strumentale.

8. Analgesia postoperatoria (para-

cetamolo 1 g/6 h per 2 giorni).

Dott. Zanette: vedo dal suo curriculum che lei è specializzato in anestesiologia. Scusi la domanda, ma cosa ci fa un anestesista con questo tipo di farmaci generalmente snobbati dalla sua categoria?L’anestesista che non ha esperienza

specifi ca delle procedure odontoia-

triche tende a perpetuare le tecniche

di sedazione profonda che è abituato

a impiegare in altre specialità chirur-

giche, utilizzando farmaci di classe

H, a esclusivo uso intraospedaliero,

con tutti i rischi connessi. È sempli-

cemente un problema di educazione

e formazione professionale, che può

essere facilmente risolto dall’inse-

gnamento universitario e postuni-

versitario, in Italia purtroppo ancora

decisamente carente in questo cam-

po specifi co. Del resto, anche la for-

mazione professionale dell’odontoia-

tra italiano è decisamente carente in

questo campo specifi co, a differenza

di quanto accade nel Regno Unito,

USA, Canada, Giappone, Australia

ecc. Vi è la necessità impellente che

l’odontoiatria Italiana riscopra e si

riappropri dell’anestesia odontoia-

trica al fi ne di garantire uno stan-

dard in linea con i tempi correnti.

Prof. Facco: dunque la tecnica che voi insegnate prevede una via venosa. Rispondiamo alla domanda che tutti i lettori si stanno ponendo: i laureati in odontoiatria possono prendere una vena e iniettare il farmaco?

L’accesso venoso è indispensabile per

l’ansiolisi farmacologica, perché solo

la titolazione delle dosi in relazione

alla risposta del paziente permette

di raggiungere il corretto obiettivo

terapeutico ed evitare con certezza

dosaggi inappropriati per eccesso o

per difetto. Quello della competenza

dell’odontoiatra nella cannulazione

di una vena periferica è in ogni caso

un falso problema, se solo si guarda

alle leggi e ai regolamenti italiani ed

europei vigenti: non mi risulta esi-

stere alcun documento che vieti la

cannulazione e, in caso esistesse, do-

vrebbe essere immediatamente im-

pugnato e cassato per la sua incom-

patibilità con le competenze sancite

da questi documenti. Come ha giu-

stamente affermato il presidente

nazionale CAO, il dentista è “medico

odontoiatra”, e come tale competen-

te nella diagnosi e terapia delle ma-

lattie del cavo orale, nell’esecuzione

di procedure chirurgiche e nella tera-

pia delle emergenze: tali competenze

rendono di per sé grottesca anche la

sola idea che non possa esser in gra-

do di eseguire una venipuntura, per

non si sa quale ipotetica, inimmagi-

nabile e infondata ragione.

Dott. Mazzuchin, lei è un esperto di emergenze odontoiatriche: in che senso possiamo affermare che la tecnica ansiolitica abbassa drasticamente le evenienze avverse di un studio dentistico?Partirei da una considerazione: gli

sviluppi in termini di richieste del

paziente e i progressi della medicina,

soprattutto nel campo della chirur-

gia, hanno permesso l’attivazione di

procedure sempre più complesse, su

di un numero sempre più ampio di

pazienti.

È in costante aumento il numero di

persone anziane con problematiche

sistemiche di vario genere, che fanno

ricorso a cure lunghe e complesse.

Molti poi sono i fobici, gli stressati e

i tesi, soprattutto quando prevedono

di affrontare l’odontoiatra. Lo stress

e la paura sono emozioni negative

capaci di creare il rischio di emergen-

ze.

Una visita preoperatoria accurata,

unita a una corretta anamnesi, è lo

strumento indispensabile per preve-

nire e intercettare potenziali situa-

zioni a rischio; tuttavia, si è visto

che agire sul livello di stress, ansia e

tensione, riducendo in tal modo la ri-

sposta fi siologica del corpo a questi

stimoli, riduce drasticamente l’insor-

genza di complicazioni e accidenti,

come la sincope vasovagale o la crisi

ipertensiva, fi no a eventi più gravi e

rischiosi come shock, infarto e reazio-

ni allergiche. Così, un paziente tran-

quillo e rilassato migliora la prognosi

dell’intervento e rende oltretutto

possibile un lavoro migliore e preciso

da parte del professionista.

Dott. Mazzuchin: la cartella clinica che usate per l’ansiolisi contiene degli elementi

di novità rispetto a quella tradizionale. Ci espliciti gli aspetti dirimenti.La cartella clinica, ideata dal prof.

Facco e dal prof. Manani, è pensata

secondo una logica che permette di

valutare diversi aspetti per ogni sin-

golo paziente.

La prima parte raccoglie i dati anam-

nestici, dove il paziente descrive tutte

le sue patologie, se ci sono, e le tera-

pie in atto, unitamente a un collo-

quio in cui viene esplicato l’interven-

to, i rischi e viene redatto il consenso

informato. La seconda parte, invece,

si sofferma in maniera analitica sul-

la valutazione dell’ansia sia da un

punto di vista qualitativo, mediante

un test (Test di Corah modifi cato), sia

quantitativo, con una scala di valori

da 1 a 10, detta Scala Visuale Ana-

logica (VAS). Si arriva quindi all’in-

tervento sedativo; in questa fase,

l’odontoiatra sedazionista, in base

all’ansia del paziente, somministra

un ansiolitico in dosi mirate, conse-

cutive, fi no al raggiungimento dello

stato di tranquillità assoluta. Ottenu-

ta l’ansiolisi, si può procedere con la

terapia sia essa chirurgica, conserva-

tiva o protesica. Ritengo di assoluta

novità il concetto, molto caro alla

scuola padovana, che sostiene l’idea

che l’uso della tecnica non dipenda

dal tipo d’intervento cui si sottopo-

ne il paziente, ma, piuttosto, dalla

qualità e quantità di ansia che egli

esprime. Durante l’ansiolisi vengono

monitorati tempo, ora, dosaggio e

parametri vitali del paziente. Questi

dati vengono trascritti in una tabella

che fungerà da linea guida durante

l’intervento. L’ultimo aspetto, non

meno importante, è la valutazione

dello stato di coscienza e lucidità del

paziente prima della dimissione. Tale

procedura si effettua mediante il test

di Newman.

Prof. Testori, lei è un clinico e un chirurgo orale di fama internazionale e di lungo corso: potrebbe esprimere un suo parere o la sua esperienza con la tecnica del prof. Manani? Qual è il plusvalore di tale procedura? La consiglierebbe a un suo allievo?La mia esperienza è recente, dato che

la utilizzo da circa due anni e attual-

mente ho eseguito 130 interventi in

ansiolisi. Dal punto di vista stretta-

mente operativo, noto che il paziente

è molto più stabile durante l’inter-

vento chirurgico rispetto alla seda-

zione cosciente, che talvolta presenta

il problema che il paziente sia troppo

sedato, e quindi non collaborante, o

poco sedato, fi no ad arrivare a casi

in cui il paziente si dissocia e diventa

più agitato. Con l’ansiolisi solo due

pazienti su 130 si sono lamentati per

l’effetto prolungato, che può perdu-

rare anche il giorno dopo l’interven-

to, dovuto alla lunga emivita dei far-

maci utilizzati. Ad eccezione di questi

due casi, tutti gli altri pazienti sono

stati molto soddisfatti.

Dental>Tribune>Italia

12 Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2014Teknoscienza

www.hawkexpertise.it - [email protected]

odontoIatrIca

Microleve HAWK EXPERTISE

A Torino un workshop sull’impiego/confronto tra membrane barriera non riassorbibili e riassorbibili

L’Hotel Genio nel centro di Torino, giovedì 30

ottobre alle 18.30, orario consono anche ai più

impegnati, ha ospitato in una sala attrezzata

per un’esercitazione pratica su modelli ma-

scellari e mandibolari, un evento di grande

interesse pratico e teorico dal titolo “Rigene-

razione nel nuovo millennio. Ricostruzione

dei tessuti duri e molli nei casi semplici e com-

plessi”.

Il dott. Roberto Rossi, veterano in quest’ambi-

to, ha presentato una serie di casi trattando la

ricostruzione dei tessuti duri e molli mediante

l’impiego di biomateriali della OsteoBiol TEC-

NOSS, seconda azienda nel settore.

Recentemente, a un congresso tenutosi a Ge-

nova, vari relatori hanno trattato lo stesso

argomento illustrando l’impiego di altri mate-

riali, conseguendo risultati paragonabili.

Le lamine corticali impiegate nell’evento te-

nuto dal dott. Rossi, presentano l’indubbio

vantaggio di non dover essere sempre immo-

bilizzate al tessuto osseo mediante microviti,

non agevoli da inserire e da rimuovere.

Inoltre la loro riassorbibilità facilita l’impiego

anche da parte di operatori non altamente ad-

destrati.

I partecipanti, al termine della prova pratica,

alcuni reduci da precedenti esperienze poco

felici, sono stati molti positivi, per l’inattesa

semplicità d’impiego dei materiali testati.

L’immediata messa in pratica delle nozioni il-

lustrate dal relatore, ha permesso di fissare i

concetti acquisiti fugando eventuali dubbi.

Il workshop ha offerto lo spunto per riflette-

re sull’impiego delle membrane barriera non

riassorbibili rispetto a quelle riassorbibili, in

particolare del tipo presentato durante la gior-

nata. Si tratta di lamina di osso corticale ete-

rologo autostabilizzante in relazione alla sua

forma e consistenza in grado di “pizzicare” il

residuo processo alveolare, sede del difetto.

Poche ore ben investite, per approcciare una

tecnica e un prodotto da testare nella nostra

pratica clinica quotidiana.

Luigi>Grivet>BrancotRoberto Rossi

Il nostro Specialist Danilo D’a-

gostino (in foto) opera nella

zona di Roma sud e Fiumicino,

e ha il piacere di presentarci

un prodotto innovativo come

le microleve HAWK EXPER-

TISE. Si tratta di un prodotto

utilizzato per lussare gli otta-

vi inclusi, quindi per opera-

zioni molto delicate e che al

tempo stesso hanno necessi-

tà di strumenti all’altezza sia

per l’aspetto qualitativo sia

per l’aspetto di sicurezza nel

lavoro che devono effettuare,

dando all’operatore la sensa-

zione quotidiana di solidità,

ergonomia e polivalenza.

«Molti miei clienti mi hanno sempre chiesto strumenti più lunghi e più

calibrati, perché le classiche leve davano la sensazione di essere troppo

leggere e quindi avevano poche indicazioni sul vero scarico delle forze

sul sito operativo. Proprio grazie a queste indicazioni abbiamo deciso di

studiare un prodotto performante come le microleve leggermente più

lunghe rispetto alle leve normali e al tempo stesso con un rapporto ricer-

cato tra peso e lunghezza capace di trasferire la sensazione ideale dello

sforzo che si va a creare nel momento in cui si va a lussare l’elemento.

Le forme che mi hanno richiesto permettono di entrare in spazi molto

stretti e allo stesso tempo di utilizzare questi strumenti anche come

sindesmotomi nel caso fosse necessario, con la prerogativa di avere uno

strumento solido, capace di dare ottimi risultati anche con operazioni

vicino a degli impianti in quanto tutta la parte operativa è stata trattata

con il titanio e quindi biocompatibile.

Ho avuto modo di ricevere ottimi feedback da parte dei miei clienti che

già utilizzano questi strumenti e ho già suggerito alla mia azienda di cre-

are nuove forme che mi sono state richieste, sintomo del fatto che questa

tipologia di strumenti ci porta sempre a sviluppare nuove idee e nuovi

progetti.

Sono davvero contento della risposta ricevuta dal settore, sintomo che

indica enorme interesse nelle innovazioni come le microleve della divi-

sione HAWK EXPERTISE di Odontoiatrica. Arrivederci a presto nel vostro

studio!».

13Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2014 Teknoscienza

P E R I N F O I N I T A L I A : + 3 9 0 1 1 3 1 1 0 6 7 5 - I N F O @ T U E O R S E R V I Z I . I T

Verona: dall’innovazione automobilistica a quella dentale al IV Users meeting Sirona

«Benvenuti a casa vostra». Così esor-

discono Sonia Zanconato, respon-

sabile della Dental Academy Sirona,

insieme a Franco Capelli, direttore

marketing Sirona, con cui ha aperto

il IV Sirona Users meeting svoltosi al

Palazzo della Guardia a Verona il 13-

14 novembre scorsi. «Oggi la sonda

Rosetta ha raggiunto la cometa – os-

serva Capelli – quale miglior auspi-

cio per l’innovazione?».

Mentre l’anno scorso il tema del me-

eting prevedeva il coinvolgimento

del paziente nel piano di trattamen-

to, quest’anno alla festa Sirona si è

fatto il punto della situazione all’in-

segna della metafora automobilisti-

ca. Da qui l’allestimento nel presti-

gioso foyer del Palazzo della Guardia

(che in serata avrebbe ospitato una

festa in tema anni Trenta) con due fa-

scinose auto d’epoca (vedi foto) che

segnarono tappe importanti ma mai

un vero arrivo. «Non esiste quel che

c’era ieri e quel che c’è oggi – spiega

Capelli – ma solo grandi passi tecno-

logici. Oggi sì dà forma ed estetica a

nuovi motori».

Lo stesso si può dire che accade per

il settore dentale nel passaggio al

digitale. Nel presentare l’evento si è

detto che «si sarebbe avvicendata sul

palco una “staffetta” di professioni-

sti che, con ruoli diversi, avrebbero

passato il testimone per dar continu-

ità a due modalità d’interpretazione

della pratica quotidiana. Insieme,

avrebbero cercato di raggiungere il

traguardo rappresentato dal mante-

nimento di più elevati standard qua-

litativi e dalla semplificazione delle

procedure, a vantaggio della predi-

cibilità dei risultati finali per quanto

riguarda l’estetica, la funzione e sod-

disfazione del paziente».

Per passare alla tecnologia bisogna

integrare i processi con lo studio. Per

questo si è chiesto ai relatori di esse-

re molto didascalici, spiegando come

il risultato è stato ottenuto piuttosto

che semplicemente farlo vedere. Ro-

berto Canton, direttore Sirona Italia,

interviene e parlando del team dice:

«indispensabile elemento come in

quelli automobilistici» e ricorda an-

che che «Sirona parte sempre dall’a-

scolto delle aspettative dell’utente fi-

nale per poi trasferire i feedback allo

studio e progettazione dei prodotti».

Fin dal primo pomeriggio di giove-

dì 13, l’aula si è presentata piena di

partecipanti, attenti al programma

curato da Mauro Fazioni, responsa-

bile scientifico. Oltre alla sala dedi-

cata agli odontoiatri, due le sessioni

parallele in tema digital rivolte agli

igienisti dentali e odontotecnici

(le cui recensioni saranno a breve

pubblicate sulla rivista CAD/CAM).

In crescita da tutt’Italia anche i par-

tecipanti all’evento, nonostante

maltempo e scioperi in atto, a dimo-

strazione che anche gli utenti Sirona

sono in crescita e che sta aumentan-

do l’interesse per “un passaggio digi-

tale” nella propria professione.

Citiamo a questo proposito l’intro-

duzione di Tiziano Testori, nella ve-

ste di presidente della sessione del

giovedì, il quale dal 1993 utilizza la

TAC 3D. «Molti si vendono bene e

fanno marketing con la tecnologia –

ha detto –. Ma essa serve a chi è un

grande clinico e ha “sostanza”. La tec-

nologia infatti non può essere solo

fumo, richiede preparazione. Ma se

la si ha – sottolinea –, con la tecnolo-

gia hai una marcia in più».

Interessante la tesi di Testori che

vede nelle tecnologie l’opportunità

di integrare vecchie e nuove genera-

zioni di dentisti.

I più anziani possono fornire espe-

rienza clinica, i giovani contribu-

iscono invece con una maggior

formazione e predisposizione alle

tecnologie digitali. Quelli che le ab-

bracciano, possono raggiungere otti-

mi risultati clinici molto più veloce-

mente delle generazioni precedenti:

il giovane diventa più bravo prima.

«La crisi c’è – conclude Testori – ma

anche perché manca la curiosità e

non si sa abbracciare un mondo che

sta cambiando».

Successivamente nella sua relazione

Testori sottolinea come le tecnologie

digitali consentano di risparmiare

tempo e sedute con il paziente.

Starà poi al dentista, se risparmia,

abbassare le tariffe, lavorando su

una fascia di popolazione più ampia

o utilizzare il gap applicando a pa-

zienti bisognosi di cure, ma di basso

reddito, un maggior sconto a pari

qualità.

Franco Capelli e Sonia Zanconato durante l'apertura del IV Sirona Users Meeting.