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Luoghi di Fede e di religiosità popolare in Calabria ITINERARI RELIGIOSI ABRAMO

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Aurea - Turismo Religioso

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Luoghi di Fede edi religiosità popolare inCalabria

ITINERARI RELIGIOSI

ABRAMO

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© 2011 Abramo Editore Direzione e coordinamento editoriale: Mauro F. MinervinoAbramo Printing & Logistics S.p.A. Grafica ed impaginazione: Maria Paola QuattroneLocalità Difesa Zona IndustrialeCaraffa di Catanzaro (CZ) Foto: Archivio Abramo

I edizione luglio 2011

In copertina: Santa Maria della Roccella tra le rovine di Scolacium - Madonna della Neve, statua in marmo bianco del sec. XVI, nelSantuario di Santa Maria della Grotta, Praia a Mare

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Itinerari del turismo religioso in Calabria

Questo strumento di informazione per le sue caratteristiche di qualità e di pregio, va

incontro alle opportunità di comunicazione, divulgazione e marketing attualmente

offerte dal settore del turismo religioso e alle attività di promozione dell’offerta tu-

ristica territoriale sviluppate dall’Assessorato Regionale al Turismo presso i portatori d’interesse

(BIT, fiere e mercati, mostre, showing content e rappresentanze istituzionali). La nostra pubblica-

zione punta a consolidare anche in Calabria uno standard di qualità riconoscibile per l’offerta di

beni e servizi dedicata al turismo religioso e culturale, eco-naturalistico e solidale. È uno strumento

di comunicazione e marketing territoriale in grado di potenziare i flussi turistici globali e quelli attesi

nel settore specifico (concordemente alle linee guida già adottate dall’Assessorato al Turismo della

Regione Calabria nella programmazione di interventi di promozione a sostegno dell’offerta turistica

regionale), per incrementare i flussi turistici in aree non interessate dai movimenti turistici tradizio-

nali, in grado di sviluppare e qualificare i percorsi turistici esistenti, creare forme di integrazione

tra i prodotti turistici dei territori interessati, promuovere forme di turismo legate a nuovi cammini

della fede e siti religiosi, destagionalizzando i flussi. Scopo di questa guida, organizzata per aspetti

tematici e per aree geografiche, è dunque quello di fornire in forma gradevole e dettagliata un pron-

tuario per il turista, che può raccogliere attraverso testi e immagini di alto valore culturale e religioso,

un agile road-show in grado di veicolare le necessarie informazioni sulle strutture ricettive dei luoghi

di culto, sulle tappe devozionali, sui santuari e gli altri luoghi religiosi visitati dai fedeli, con l’op-

portunità di trasformare l’interesse per l’offerta turistica religiosa calabrese in opportunità di boo-

king immediato, proponendo la promozione del territorio e la valorizzazione delle tradizioni religiose

che ancora oggi maggiormente privilegiano le testimonianze della presenza di peculiari espressioni

della cultura religiosa cristiana in Calabria e le modalità ecosostenibili del pellegrinaggio e della ge-

nuina fede popolare.

Abramo Editore

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Nicotera

Tropea

CosenzaCrotone

Reggiodi Calabria

Umbriatico

Santa Severina

RossanoCalabroSan Demetrio

Corone

San MarcoArgentano

Capo Colonna

Conflenti

CropaniGimigliano

Pentone

Squillace

LameziaTerme

Zagarise

Torre diRuggiero

Cassanoallo IonioLungro

Luzzi

Paola

Cerchiara

Stilo

Paravati

Gerace

Serra San Bruno

Seminara

San Sosti

San Luca

Vallelonga

Golfo diS. Eufemia

Golfo diSquillace

Catanzaro

A3 SA-RC

A3 SA-RC

SS 18

SS 18

SS 106

diCalabria

SS 106

SS 107SS 107

SS 280

SS 281

San Giovanniin Fiore

Vibo Valentia

Itinerari religiosi calabresila CartinaLEGENDA

Santuari e luoghi di culto

Tradizioni popolari,santi patroni e nuovi culti

Musei Diocesani

Strutture di soggiornoe accoglienza turisticacollegateall’ospitalità religiosa

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Santuari e luoghi di culto 6

Catanzaro 6Cosenza 8Crotone 14Reggio Calabria 16Vibo Valentia 19

Tradizioni popolari, santi patronie nuovi culti 21

San Francesco di Paola,il Santo della Calabria,dell’Europa e del Mediterraneo 22

Natuzza Evolo,carismatica e mistica di Paravati 23

Musei Diocesani 27

Rappresentazionidella religiosità popolare in Calabria 38

Strutture di soggiornoe accoglienza turistica collegateall’ospitalità religiosa 41

Indice

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Conflenti - Il Santuario della Madonna della Quercia

Il Santuario della Madonna della Quercia che sorge nei pressi del piccolo centro montano di Con-flenti è il più importante della diocesi di Lamezia-Nicastro e ancora oggi uno dei più visitati dellaCalabria. Le sue origini vengono fatte risalire al 1578, quando sul posto si verificarono le prime

tre apparizioni della Vergine. La madonna apparve a un pastore e a due donne manifestando il desiderio chenel luogo venisse eretto un tempio in suo onore. Ma le autorità ecclesiastiche accusando di malafede i popolanitestimoni dell’apparizione negarono il voto fatto dalla Vergine. La tradizione vuole che la Madonna ribadissela sua volontà ai prelati e al clero con altre apparizioni e con alcuni miracoli, fugando ogni perplessità per l’edi-ficazione del Santuario, che fu subito avviata. Sull’altare maggiore della chiesa si conserva una bella statua vo-tiva in marmo che ritrae una Madonna in trono con Bambino del XVII secolo.

Cropani - La rotula di San Marco

San Marco è il simbolo di Venezia. Ma non tutti sanno che le sue sacre reliquie giunsero salve nellacittà lagunare anche grazie ai calabresi. Più precisamente grazie agli abitanti di Cropani. La tradizioneagiografica locale vuole, infatti, e lo riporta anche l’erudito padre Giovanni Fiore da Cropani nel suo

“Della Calabria Illustrata” (1691), che nell’anno 831 alcuni mercanti veneziani trafugarono ad Alessandria d’Egitto,dove San Marco era morto, il corpo dell’evangelista. Ma durante la via del ritorno verso Venezia, la nave sulla qualeerano imbarcati si trovò nel mezzo di una furiosa tempesta che la colse nel Golfo di Squillace, naufragando poi pro-prio nei pressi della spiaggia di Cropani. Gli abitanti del paese accolsero e rifocillarono i naufraghi e si prodigaronoaffinché potessero riprendere il loro cammino. I veneziani in segno di gratitudine per l’accoglienza ricevuta, deciserocosì di lasciare a Cropani una piccola reliquia del santo, la rotula del ginocchio destro dell’evangelista.

La reliquia venerata da allora, si vorrebbe conservata in un’urna nella Cappella di Santa Rita, posta nellaCollegiata dell’Assunta di Cropani. Osservando lo stemma sul portale della Chiesa di Santa Lucia, a Cropani,oltre ai simboli del paese, i tre fiori stilizzati, è visibile il Leone di San Marco che comproverebbe così l’anticolegame che unisce nel nome di San Marco i cropanesi con Venezia.

Gimigliano - Il Santuario della Madonna di Porto

Sommariamente riedificato dopo notevoli danneggiamenti nel 1947 e recentemente restaurato in occa-sione dei lavori per il Giubileo, il santuario mariano della Madonna di Porto sorge in una contradadistante circa 4 km dal centro del piccolo comune di Gimigliano, presso Catanzaro. Il luogo era già

noto al culto locale sorgendovi in passato un’antica chiesa rurale costruita intorno al 1753. L’origine del culto è legataalla grave epidemia di peste che afflisse Sicilia e Calabria nel 1625-29 e ai numerosi frequenti terremoti che devasta-rono l’area. Gli abitanti del piccolo centro di Gimigliano, devoti al culto già diffuso dopo una apparizione miracolosanella città di Napoli e in molti centri del regno rivolto a Maria, Madonna di Costantinopoli, e per via della fama deimiracoli operati, decise di affidarsi alla devozione e al patronato di un’immagine della venerata effige della vergine“odigitria” (colei che indica la via) di Costantinopoli per invocarne la protezione dalle epidemie sulle comunità locali.

Santuari e luoghi di culto - Catanzaro

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La tradizione agiografica locale narra che due sacerdoti del posto, Matteo Scorza e Massimiliano Scozzafava, inca-ricarono di realizzare il dipinto di un ritratto devozionale della vergine a un artista minore originario del vicinocentro di Gagliano, tale Marco Pizzuto. Il pittore nel realizzare l’immagine che rappresentava la Vergine col Bambinoin braccio, appena abbozzato il quadro, il giorno successivo – come riferisce un cronista del tempo – «rimase sorpresovedendo compìto il lavoro, non da mano umana, ma angelica». La notizia del miracolo della madonna “achiropita”(non dipinta da mano umana) si propagò da allora tra i fedeli locali richiamando via via numerosi proseliti e dandocosì origine al culto e alla venerazione popolare dell’effige ritenuta miracolosa e oggetto di affollati pellegrinaggi.L’immagine sacra della vergine venerata nel santuario della Madonna di Porto di Gimigliano è stata ufficialmentevisitata nel corso del sua visita in Calabria e nella diocesi di Catanzaro da Papa Giovanni Paolo II il 6 ottobre 1984.

Pentone - Il Santuario di Maria SS. delle Grazie di Termini

Pochi chilometri prima di giungere nel piccolo centro di Pentone, in uno slargo lungo la dorsaledel monte Furro, in posizione pittoresca tra il verde dei lecci e dei castagni da dove si colgono beipanorami, sorge la Chiesa-Santuario della Madonna di Termini, uno dei più noti e frequentati

Santuari Mariani della Calabria, inserito per la sua importanza negli itinerari giubilari. Il culto della Madonnadi Termini è particolarmente sentito nel territorio catanzarese e ogni anno la festa della Patrona, che si celebranella seconda domenica di settembre e in onore della quale si svolgono anche pittoresche “luminarie”, richiamanumerosi fedeli non solo dalla provincia, ma dall’intera regione. La festa offre anche l’opportunità di riallacciareil rapporto interrotto tra i molti emigrati e il paese di origine, ribadendo i temi e le pratiche devozionali di unafede antica, le tradizioni e i sentimenti tipici di una religiosità popolare non ancora cancellata dalla incipientemodernizzazione. Poche sono le notizie sull’origine del culto e sulla chiesa, attorno alla quale sorgeva in origineun piccolo villaggio di contadini e di pastori. La chiesa è stata ristrutturata e ampliata di recente, modificandonecompletamente l’impianto. La tradizione vuole che sul luogo dove sorge il Santuario, la Madonna sia apparsa auna contadina povera, alla quale diede del pane per sfamarsi e un panno per asciugarsi il sudore. Alla giovanela Vergine chiese di far sapere che desiderava che in quel luogo venisse eretta una chiesa in suo onore.

Torre di Ruggiero - Il Santuario di Maria Santissima delle Grazie

Alla Madonna delle Grazie era dedicata in origine la chiesa parrocchiale di questo piccolo «casale» con-tadino posto nell’area interna dell’istmo catanzarese, frequentato nei secoli passati con grande devo-zione dalle popolazioni rurali del circondario. La devozione delle popolazioni locali calabresi verso

questo isolato santuario mariano andò aumentando nel ricordo un’apparizione miracolosa della Madonna delle Grazieregistrata il 17 aprile 1677, che rese il luogo così famoso al punto che, come scrive un cronista locale, «ambedue le Ca-labrie si videro riversarsi in quella Chiesa» in devoto pellegrinaggio. La chiesa del santuario fu poi distrutta dal grandeterremoto del 1783, e successivamente ricostruita e ingrandita nel 1858, «per espresso desiderio della Vergine Santa,le cui apparizioni furono convalidate dalle innumerevoli guarigioni effettuate». La festa si celebra dal 6 al 9 settembree richiama pellegrini ed emigranti provenienti dalla provincia di Catanzaro e da diversi luoghi della Calabria.

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Cassano Ionio - Il Santuario della Madonna della Catena

Il maestoso tempio dedicato alla madonna della Catena (secolo XVII), con ampio portico rinasci-mentale e una bella cupola seicentesca, sorge a circa 2 km dall’antico centro storico della cittadinadi Cassano allo Ionio, sede di diocesi, sulla sinistra del fiume Eiano, nella provincia di Cosenza.

Da secoli il luogo di culto è meta di affollati pellegrinaggi da parte delle popolazioni locali calabresi, specie inoccasione dei grandi festeggiamenti tradizionali della Madonna, che vi si celebrano nella seconda domenica dimaggio. Al santuario mariano della Catena si riversano devoti di ogni provenienza che rinnovano un’anticatradizione locale che accomuna nei culti dedicati alla vergine anche le popolazioni di origine albanese.

L’immagine della Madonna venerata nel santuario della Catena è del tipo orientale detta “odegitria”, at-tribuita a mano miracolosa. Origini e provenienza dell’effige restano tuttora sconosciute.

Cerchiara - Il Santuario di Santa Maria delle Armi

L’imponente Santuario mariano di Santa Maria delle Armi sorge a pochi chilometri dal comunemontano di Cerchiara, nell’alto ionio cosentino, a circa mille metri di altitudine e in una posizioneparticolarmente suggestiva e panoramica. Il santuario è meta tradizionale di secolari pellegrinaggi

da parte delle popolazioni locali calabresi e di alcune località del Pollino e della confinante Basilicata, in par-ticolare in occasione della festa della Madonna, celebrata il 25 aprile, quando si svolge intorno al santuario unacaratteristica processione popolare. L’impianto originario fu edificato nel XV secolo attorno a un più anticoromitorio di origine greco-bizantina poi diventato un monastero latino.

Le fabbriche religiose più antiche furono restaurate e arricchite in una fase successiva e definitivamentecompletate anche con importanti dipinti e suppellettili nel XVII e nel XVIII secolo ad opera dei marchesi Pi-gnatelli. Dall’insieme architettonico risulta un complesso particolarmente suggestivo di edifici religiosi addossatial fronte roccioso della montagna incombente, con all’estrema destra, scavata nella roccia, la chiesa, alla qualesi accede mediante un porticato rettangolare con quattro arcate di ispirazione romanica. Nella parte estrema,sulla rupe, si nota un piccolo campanile con la cuspide ricoperta di formelle polìcrome. L’interno del tempioha una forma irregolare, con una navata centrale e la cappella seicentesca dedicata alla devozione della nobilefamiglia Pignatelli, che fu tra i maggiorenti del Regno di Napoli. La volta della chiesa con tetto a botte è affre-scata con un grande dipinto della Gloria della Vergine e un Giudizio universale opera di Joseph De Rosa (1715).Di grande interesse artistico risulta il dipinto della Visitazione di Santa Elisabetta, di Orfeo Barbalimpida(1591), tavola posta nel braccio destro che porta alla sagrestia.

Nella cappella del santuario dedicata al culto della Madonna è custodita l’icona oggetto di venerazione.L’effige considerata miracolosa della Madonna delle Armi è costituita da un antico e semplice disegno graffitosu pietra scura. Una leggenda popolare sulle origini tramandate dell’effige miracolosa vuole che due illetteraticontadini del posto ritrovarono nei campi due tavolette raffiguranti figure di santi greci. Nell’edificare unacappella per custodire le tavolette, affiorò dal suolo una grossa pietra. Spaccata in due con una mazza, su unadelle facce del masso vi apparve per prodigio l’immagine graffita della Madonna.

Cosenza

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Luzzi - Abbazia della Sambucina

L’Abbazia della Sambucina (dal fiore di sambuco), sorta a 7 chilometri dal comune presilano diLuzzi, è la prima importante costruzione cistercense edificata in Calabria. Il complesso monasticofu fondato secondo le versioni storiche più accreditate nel 1141 dall’abate Bruno del monastero

Chiaravalle di Milano, con il nome di Santa Maria Requisita. Passata nel 1163 ai Cistercensi di Casamari, divennecasa madre di molte grangie e fondazioni conventuali della regione collegate al monachesimo latino. Dal tempodella sua fondazione in epoca normanna l’abbazia della Sambucina visse in Calabria una lunga epoca di fioriturae di preminenza culturale, anche in conseguenza del sostegno e dei riconoscimenti ricevuti da sovrani e papi, te-stimoniati, fra l’altro, dalla visita dell’imperatore Carlo V. Nel 1177 l’allora poverissima abbazia della Sambucinaebbe per abate anche il monaco e mistico calabrese Gioacchino da Fiore. La costruzione originaria ha subìto neisecoli numerosi danni a causa dei ricorrenti terremoti. Distrutta quasi completamente da una frana nel 1569,dopo la ricostruzione l’abbazia fu ancora danneggiata a seguito di un sisma disastroso accaduto nell’area nel-l’anno 1731. Una prima fase di decadenza del sito monastico risale al 1639 con la perdita del ruolo di casa madredel monastero della Sambucina, crisi che si completò con lo scioglimento dell’ordine avvenuto nel 1780. Granparte dei tesori d’arte e di cultura appartenuti al monastero, che comprendeva uno “scriptorium”, risultano di-spersi e disseminati in sedi diverse dall’originaria collocazione. Le fabbriche monastiche e la chiesa vennero ven-duti a privati nel 1803, che li utilizzarono in seguito come stalle e abitazioni rurali. Sotto i Borboni la chiesa furiaperta al culto e divenne sede parrocchiale. Della originaria chiesa conventuale, a croce latina con tre navatedivise da pilastri a coro quadrato, oggi rimangono pochi resti e la parte centrale del grandioso portale sormontatoin pietra intagliata a motivi fitomorfici e geometrici, sormontata da una finestra di epoca guelfa.

Paola - Il Santuario-Basilica ed il Complesso Conventualedei Frati Minimi di San Francesco di Paola

L’imponente e accresciuto complesso conventuale di origine tardo-medievale sorge poco distantedal centro storico di Paola, a ridosso della prima fascia collinare dell’Appennino calabro, a ca-vallo di una gola formata tra le rocce del torrente Isca, in una posizione da cui si gode inoltre il

magnifico e vasto panorama che si apre sull’arco della costa tirrenica. Il monastero e la chiesa si sono articolatie sviluppati intorno al luogo dove il santo taumaturgo di Paola – al secolo Francesco D’Alessio – fondò nel 1435una prima cappella dedicata a San Francesco d’Assisi. Il vasto complesso di fabbriche costituito da una chiesabasilicale, dal primo romitorio e dal grande convento monastico costituisce una meta secolare di spiritualità edi devozione popolare di grande richiamo e suggestione.

Nato a Paola il 27 marzo 1416, il fondatore dell’Ordine dei Minimi all’età di dodici anni fu condotto daigenitori – i quali avevano contratto voto verso San Francesco d’Assisi – presso i Minori Conventuali di SanMarco Argentano. Dopo l’anno votivo Francesco di Paola si recò in pellegrinaggio a Roma, dove il fasto deiprelati turbò la sua fede fondata sulla povertà e la preghiera. Rientrato a Paola si ritirò in romitaggio fino al1436, quando alcuni discepoli si unirono a lui. Passò allora con i compagni in una località più isolata, dove co-

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struì un piccolo oratorio e delle celle. La sua fama di “pater pauperum”, difensore dei poveri, e di taumaturgoprodigioso in un’epoca di profonda crisi religiosa e civile cresceva di anno in anno valicando i confini regionali.Ai suoi numerosi miracoli e profezie sono consacrate anche una grande quantità di opere d’arte e immagini vo-tive. San Francesco di Paola secondo la tradizione riconosciuta dei miracoli e delle devozioni legate al suo for-midabile carisma attraversò lo Stretto di Messina adagiando semplicemente il proprio mantello sulle acque. Lafama di questo prodigio e la devozione secolare riconosciuta a San Francesco di Paola dalle genti di mare indussepapa Pio XII a proclamarlo patrono dei marinai e dei naviganti. Già nel corso della sua vita la presenza delsuo ordine nell’isola di Sicilia si affermò con importanti chiese e conventi a Palermo, Milazzo, Messina e Mar-sala. Nel 1474 papa Sisto IV riconosceva l’ordine fondato dal Santo. L’eco dei suoi prodigi e delle sue virtù sidiffuse universalmente e raggiunse ben presto tutta Europa. Il re di Francia Luigi XI, gravemente malato, volleche il Santo si recasse a corte presso di lui a Tours, nei dintorni di Parigi. Il re non ottenne dal taumaturgopaolano la sperata guarigione. Ricevette bensì il consiglio di prepararsi con rassegnazione alla morte pentendosidei propri peccati. Trattenuto successivamente in Francia dai re Carlo VIII e da Luigi XII, Francesco di Paolamorì già in fama di santità alla corte di Francia il 2 aprile 1507, a Plessis-les-Tours, dove fu sepolto. Veneratogià in vita da tutte le popolazioni calabresi e del regno di Napoli come un santo, oggetto in ogni tempo di affollatipellegrinaggi e di grandi manifestazioni di fede presso il convento e la basilica di Paola, le sue reliquie e la suaeffige votiva ancora oggi si venerano principalmente nel santuario di Paola.

La basilica, con pronao su colonne e la bella facciata in forme rinascimentali e fastigi barocchi, fu ampliatadue volte a metà del XVI secolo. Restaurata nel 1555 per volere di Isabella di Toledo, figlia di don Pedro de To-ledo, vicerè spagnolo di Napoli, dopo essere stata saccheggiata dai corsari turchi, nel Settecento la chiesa ori-ginaria del complesso francescano fu decorata di stucchi. L’interno è a due navate di diversa lunghezza. Nellanavata maggiore sono visibili gli archi in pietra e le volte ogivali appartenenti alla costruzione originaria edificatasul modello francescano, decorata da un bell’affresco del taumaturgo paolano. In fondo alla basilica si apre lacappella del Santo, in forme rinascimentali e decorata in marmo nero e verde di Calabria, datata 1595. Sull’al-tare spicca un bellissimo dipinto su tavola attribuito a Dirck Hendricksz raffigurante San Francesco d’Assisi.Affiancata alla prima un’altra pala di fattura più recente raffigura ad altezza naturale il sembiante del tauma-turgo paolano. Sotto l’altare della cappella dedicata al santo si trova l’urna-reliquiario opera di argentieri pa-lermitani contenente parte delle reliquie del Santo. Altre reliquie miracolose si trovano in un armadio con unafastosa cornice d’argento contenente anche un busto in argento del Santo, opera di bottega napoletana del Sei-cento, collocato in una nicchia sulla parete sinistra della cappella. Sulla parete absidale della navata principale,si distingue un interessante affresco del Quattrocento raffigurante la Madonna degli Angeli. Arricchiscono divalore artistico la basilica una serie di statue votive in argento e in legno, numerose tele di valore di scuola me-ridionale ed alcune opere del pittore settecentesco Giuseppe Pascaletti. La basilica conserva al piano superioreuna magnifica biblioteca monastica con librerie settecentesche in legno del maestro Giuseppe Bava e un bellis-simo coro ligneo del Seicento. Al piano inferiore la sacrestia in noce massiccio finemente lavorata e intagliatapresenta il mobilio di fattura artistica restaurato nel 1914 da una famiglia di artigiani ebanisti, il maestro Fran-cesco Minervino e fratelli da Paola.

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A destra del pronao su colonne si accede nel bellissimo chiostro interno di origine quattrocentesca convolte a crociera, lunette affrescate che illustrano scene dei miracoli e vita del santo. Dal chiostro si passa allaparte claustrale del convento (visita consentita a richiesta e solo agli uomini), ricco di numerose e rilevantiopere d’arte e di tele di grandi autori italiani e stranieri del Sei-Settecento. La bellissima biblioteca conventualecon le pareti arredate da scaffalature lignee monumentali alte più di 5 metri e lunghe per oltre 38 metri, custo-disce migliaia di preziosi manoscritti, incunaboli, diplomi, pergamene e libri rari, tra i quali anche un preziosoe rarissimo atlante botanico del XVI secolo.

Dal pronao si accede, alla destra della basilica, alla zona detta dei “Miracoli”, un itinerario nei luoghi chericordano i primi prodigi e le opere di fede e di carità compiute da San Francesco nei dintorni del Santuario:la Fornace del Miracolo, dove il frate fece risorgere dalle fiamme il proprio agnello Martino; la fonte della Cuc-chiarella, una sorgente di acqua miracolosa che da secoli mantiene sempre lo stesso livello, fatta sgorgare dalsanto percuotendo con un semplice gesto del suo bastone lo spessore della roccia, il ponte del diavolo, dove ilsanto sfidò e vinse il maligno. Oltre il ponte vi è la primissima grotta del Santo, una piccola spelonca dove il mi-stico calabrese si raccoglieva in raccoglimento e preghiera da fanciullo. Seguendo in basso il percorso dell’areadei miracoli che costeggia il corso del torrente Isca si incontra una formazione di grandi macigni sospesi, bloccatinel corso di una frana dal santo e rimasti miracolosamente in bilico fuori dal loro baricentro naturale per operadi un gesto della mano dal taumaturgo mentre stavano precipitando su un gruppo di operai. La basilica anticae i dintorni dell’originario convento-romitorio di San Francesco di Paola promanano ancora oggi, nonostantele numerose modificazioni subite dai luoghi, un intenso senso di spiritualità e di preghiera, ed è ancora tangibilee genuina la grande venerazione che le popolazioni calabresi e meridionali riservano al “loro” Santo, la cuifama durevole ha oggi valicato i confini tradizionali delle comunità locali amplificando così l’eco della sua vitaumile e il suo esempio luminoso di carità e di preghiera in ogni luogo del mondo cristiano. La fama prodigiosadei suoi miracoli e il suo esempio di fede e probità cristiana ha affascinato oltre alle folle dei fedeli, anche nu-merosissimi pittori, scrittori e intellettuali di tutta Europa che dell’importanza esemplare della figura di SanFrancesco di Paola hanno lasciato tracce significative nelle loro opere.

Paola - La chiesetta bizantina di Sotterra

Oltre alle varie e interessanti chiese presenti nella città di San Francesco, tra cui si segnala per im-portanza e valore artistico quella di Santa Caterina con un bellissimo portale ogivale di originequattrocentesca, e la chiesa barocca del Rosario annessa al cinquecentesco convento dei padri

Gesuiti, nei dintorni di Paola, poco fuori l’abitato, lungo la statale 18 in direzione nord, è possibile visitareuna interessante chiesetta ipogea la cui fondazione originaria è anteriore al X secolo, detta di Sotterra, scopertanel corso di scavi alla fine dell’Ottocento.

Nell’abside è possibile ammirare un ciclo pittorico formato da alcuni rarissimi affreschi bizantini raffigu-ranti la Vergine e i dodici apostoli in posa ieratica, opera di probabile artefice orientale, ritenuti tra i più antichied interessanti esempi pittorici dell’arte del periodo italo-greco della Calabria.

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Rossano - La Cattedrale

La magnifica Cattedrale di Rossano, importante centro di storia e spiritualità bizantina, è dedicataa Santa Maria Acheropita, cioè «non dipinta da mano umana». L’immagine della vergine si trovaraffigurata in un affresco bizantino dei secoli VIII-IX conservato in un pilastro della navata cen-

trale, ed è oggetto secolare di uno speciale culto originato dalle forme della fede popolare, particolarmente vivoe sentito tra i devoti. La facciata riedificata e completata agli inizi di questo secolo, dopo essere in parte crollatain seguito al terremoto del 1836, conserva un bel portale rinascimentale sormontato da una statua dell’Assunta.L’interno della chiesa si sviluppa in tre navate con pilastri rettangolari e presenta un soffitto a cassettoni set-tecentesco. Oltre alla Madonna Acheropita, un altro dei motivi di interesse di questa importante chiesa rossaneseè il celebre Codex Purpureus Rossanensis, uno dei più antichi e belli evangeliari greci pervenuti sino a noi. Sisuppone sia stato copiato e miniato nel VI secolo forse in uno scriptorium di Cesarea in Palestina e portato inCalabria intorno al VII secolo. Il preziosissimo Codex, formato da 188 fogli di pergamena purpurea sottilissima,con splendide miniature a tutta pagina, è custodito e conservato nel Museo Diocesano d’Arte Sacra, ospitatonell’attiguo settecentesco Palazzo Vescovile. Nel Museo della cattedrale è visibile anche una interessante colle-zione di importanti tele e dipinti su tavola del XVI e XVII secolo, oltre ad argenti e paramenti sacri.

San Demetrio Corone - La chiesa di Sant’Adriano

Le origini di questo interessante complesso legato alla presenza delle comunità albanofone e di ritogreco in Calabria risalgono ai secoli XI-XII. Nonostante le manomissioni subite il monumento è unodegli edifici più interessanti della regione. La chiesa e le parti interne dell’antico monastero si pre-

sentano attualmente come una stratificazione di elementi eterogenei. La facciata della chiesa ha subìto pesantimanomissioni nell’Ottocento quando vi furono addossati ambienti del Collegio Italo-Albanese. Le finestre più an-tiche sono state distrutte, come pure il portale originario, forse un protiro. Ma se l’esterno non rende l’originariabellezza della chiesa, l’interno invece offre ancora oggi un raro e illuminante esempio dell’arte italo-greca in Ca-labria. La basilica è orientata ad est con tre navate. L’abside centrale è sporgente e conserva la copertura lignea.Le navate sono divise da elementi architettonici di origine diversa; colonne, pilastri a croce e rettangolari si alter-nano e sorreggono archi anch’essi di forma disomogenea. Analogo eclettismo architettonico e formale si rivelasulle pareti longitudinali dell’edificio. I resti superstiti del pavimento a tessere di marmo policromo e i brani residuidegli affreschi originali che decoravano le pareti testimoniano la ricchezza della chiesa e la particolare preziositàdegli adornamenti originari. Il rarissimo e pregiato pavimento, databile con ogni probabilità alla fine dell’XIsecolo, è stato realizzato con l’utilizzo di tecniche miste, presenta brani a opera settile alternati a elementi a mo-saico. Le molteplici variazioni geometriche formano un suggestivo viluppo di forme giocate sul tema della spirale.I temi rappresentati rievocano figure simboliche e decori geometrici, tra cui spiccano le forme animali della pan-tera, del leone e del serpente. Bellissimi anche gli affreschi che decorano gli intradossi degli archi e le pareti so-vrastanti, raffiguranti santi e una Presentazione della Vergine al Tempio, risalenti alla seconda metà del XII secolo,come pure le maschere che adornano le parti interne dello sguancio posto sul portale laterale nord.

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San Giovanni in Fiore - L’Archicenobio

Le origini dell’Archicenobio legato alla vita e alle opere del monaco e mistico calabrese Gioacchinoda Fiore (1130-1202), mistico, teologo e scrittore alla corte reale di Palermo, fondatore dell’ordineflorense, risalgono alla fine del XII secolo. La costruzione originaria dell’edificio religioso è stata

più volte manomessa e alterata da aggiunte e superfetazioni. La facciata allo stato si presenta mutilata di ele-menti costitutivi dell’edifico originario, ed è priva dell’atrio di cui rimangono solo gli attacchi laterali. Di grandebellezza e pulizia formale è il portale originario. L’abside è rettangolare, il transetto basilicale si incrocia for-mando due bracci sporgenti. Anche le cappelle hanno pianta rettangolare con piccola abside anch’essa rettan-golare. L’abside cardinale della chiesa termina a spiovente mentre lo sviluppo delle fabbriche lungo l’asseprincipale dell’edifico è fiancheggiato da due cappelle laterali con sul fondotre monofore ogivali sormontate da una grande rosa esalobata circondatada tre oculi minori. Si tratta di una rappresentazione simbolica della lucela cui disposizione è stata messa in relazione alla rappresentazione signifi-cativa della Trinità presente nella mistica di Gioacchino e disegnata anchenel trattato del suo Liber Figurarum.

L’interno della chiesa che fu edificata ai tempi del fondatore in forme ri-gorose e scabre con pianta a croce latina a navata unica, ha subìto nel corsodei secoli consistenti rifacimenti, che hanno alterato in parte il fascino dellaprimitiva costruzione gioachimita, informata a profondi significati mistici emessaggi simbolici. In una cripta dell’Archicenobio sono custoditi e visibili iresti scheletrici del mistico religioso, “il calavrese abate Givacchino di spiritoprofetico dotato” (Dante, Paradiso, Canto XII) che in pieno medioevo cristiano annunciò il novus ordo dei cristianie la concordia universale tra le genti nell’età dello Spirito, della contemplazione, della pace, della libertà nella Ge-rusalemme liberata. Nel 2001 l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano mons. Giuseppe Agostino ha riaperto il processodi canonizzazione per portare presto Gioacchino da Fiore alla piena gloria degli altari e – si ritiene – anche al titolodi “dottore della Chiesa” per la sua straordinaria originalità interpretativa delle Sacre Scritture.

San Sosti - Il Santuario della Madonna del Pettoruto

La tradizione popolare vuole che nel 1500 un certo Nicola Mairo, di Altomonte, per sfuggire allacattura da parte dei soldati si nascose in una gola tra i monti Mula e Milara, in una località chia-mata Petruto (cioè pietroso). Devoto alla Madonna, per poter innalzare le sue preghiere, pensò

di inciderne una rozza immagine sulla roccia. Privo di arte e di conoscenze pare che riuscì ugualmente conpochi attrezzi improvvisati a realizzare una bella Madonna che reggeva con un braccio il Bambino e con l’altroun ramoscello fiorito. Anni dopo, un pastorello sordomuto che pascolava il suo gregge lì vicino avrebbe uditouna voce che lo chiamava per nome. Ai suoi occhi apparve l’immagine splendente della Madonna, che gli dissedi riferire ai fedeli la visione avuta. Il miracolo del sordomuto che parlava raccontando la visione fece rinascere

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Crotone

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e accrescere il culto che si affermò ulteriormente con l’edificazione di una piccola cappella votiva, chiamatadel Rifugio. Il primitivo impianto religioso fu nei secoli successivi notevolmente ampliato e abbellito. Il Santuariomariano del Pettoruto, ancora oggi meta di affollati pellegrinaggi di fede è tra i più cari alla devozione marianacalabrese. Ogni anno tra il 1° e l’8 settembre si riversa una moltitudine di fedeli attratti verso il santuario montanodel Pettoruto da ogni parte della provincia cosentina. In realtà, al di là della agiografia più popolare e accorsata,le origini di questo importante luogo di culto rimontano ad una fase storica molto più antica, confermata da re-centi scavi e rinvenimenti archeologici che ne attestano le origini ad una probabile ascendenza pagana e a ritiprecristiani legati ai culti della fertilità e della dea madre. Anche la vicenda del Santuario mariano ha un’originemolto antica e non del tutto chiarita. Pare che il primo nucleo sorse nel 1247, quando i Cistercensi di SantaMaria dell’Acquaformosa trasformarono in chiesa un più antico romitorio di monaci italo-greci. Altri documentiriportano a una bolla di papa Callisto III del 22 maggio 1455, con la quale si attestava che nel luogo vi era grangiadel monastero di San Sosti, che ne manteneva il carattere di istituzione greca. Già la bolla papale di papa CallistoIII concedeva una particolare indulgenza ai visitatori che si recavano in pellegrinaggio al santuario del Pettoruto.In questo suggestivo e importante santuario autentica meta della religiosità primitiva e della fede popolare cala-brese, ancora oggi storia e leggenda si intrecciano, contribuendo ad accrescerne la fama tra i pellegrini che oggilo frequentano e lo venerano confermandolo tra i più noti santuari mariani della regione.

Crotone - Il Duomo

L’edificio della chiesa cattedrale di Crotone è situato nella omonima piazza Duomo, l’impiantooriginario risale al IX secolo. La ricostruzione integrale della chiesa, per la quale furono utilizzatimateriali asportati dall’antico tempio di Hera Lacinia, risale al sec. XVI. L’ibridazione di stili

diversi e sovrapposti è evidente nell’interno ripartito in tre navate, dove si notano pezzi di muratura in blocchisquadrati di arenaria e grandi archi ogivali, avulsi dal rimanente contesto architettonico.

Si segnalano la lineare cappella dell’Epifania (sec. XVIII) in cui di recente è stato collocato il fonte batte-simale litico, con base zoomorfa (sec. XIII), e la cappella ottocentesca, ricca di stucchi dorati, di bronzi, di di-pinti in cui è conservata una ‘Madonna nera’, detta di Capocolonna.

Interessanti sono il coro ligneo risalente al 1678), gli stalli lignei della sacrestia, un dipinto settecentescodel pittore crotonese Nicola Lapiccola raffigurante ‘Gesù di ritorno dal tempio’ e il pulpito ottocentesco operadi artieri locali.

Capo Colonna - Il Santuario

Il santuario di Santa Maria di Capo Colonna è il più importante santuario mariano della città diCrotone. Sorge sul promontorio lacinio ed è situato accanto all’importante area archeologica emonumentale di Capo Colonna. Il santuario cristiano venne eretto sopra i resti del preesistente

tempio di Hera Lacinia, del cui grande edificio originario un’unica colonna in stile dorico. Le prime notizie sulsantuario risalgono ai primi del XVI sec. Sul luogo esisteva una piccola chiesa rurale dove si venerava la sacra

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immagine della Madonna caduta nelle mani dei Turchi durante un’incursione nel 1519. Questi la incendiaronoma, miracolosamente, la sacra non prese fuoco. I Turchi decisero di portare via il quadro ma la galea rimaseferma nonostante lo sforzo dei rematori; intimoriti, i musulmani buttarono il quadro nelle acque del mare. Latela arrivò dolcemente a riva dove fu trovata da un pescatore, Agazio Lo Morello, che la custodì in segreto.

La prima costruzione storica risale al XI-XII sec. e fu probabilmente opera di nuclei monastici italo-grecidi Salice. Ipotesi che spiegherebbe la presenza della famosa icona di espressione orientale. La chiesa di CapoColonna, che doveva rispettare in origine i canoni tradizionali dell’architettura religiosa bizantina, nel corsodei secoli venne più volte distrutta, ampliata e rimaneggiata. Ancora nel XVIII secolo era un romitorio, dato incustodia a eremiti che vivevano di elemosine e dei frutti della terra. Nel 1897 fu riedificata, ampliata e abbellitada Anselmo Berlingeri.

Capo Colonna - L’effigie venerata della Madonna di Capo Colonna

L’immagine sacra, risalente secondo alcuni all X-XI secolo e di probabile origine bizantina, forsedipinto da San Luca Evangelista, forse condotta nel santuario da San Dionigi l’Areopagita (primovescovo di Crotone), subì numerosi restauri di vari artisti nel corso dei secoli e oggi è custodito

all’interno della cattedrale di Crotone. Ogni anno, nel mese di maggio, si celebra la festa della Beata Vergine eil dipinto della Madonna viene accompagnato in una affollatissima processione di fedeli che ne accompagnanoper 12 chilometri il pellegrinaggio notturno dalle vie cittadine fino al santuario di Capo Colonna.

Umbriatico - La Cattedrale

Le origini della una chiesa cattedrale di Umbriatico, tra le più antiche e storicamente rilevanti sedidiocesane calabresi (sino al 1818 vi si avvicendarono almeno 65 vescovi, compresi due cardinalidi eminenti casati ecclesiastici come i toscani Pic-

colomini e i Fieschi di Genova), si fanno risalire a un edificio co-struito sui resti di tempio pagano dal primo vescovo della città,Teodoreto, cittadino di Paternum. La primitiva cattedrale acroce latina venne nei secoli successivi trasformata in cripta.

Una iscrizione visibile dopo i restauri, posta su di un late-rizio situato sull’arco di una delle pareti centrali, reca la scrittain greco antico: “Tempio costruito da Teodoro Vescovo”. Nei se-coli XI e XII vennero aggiunte alle fabbriche originarie le duenavate laterali e quella a croce latina. Si murarono le finestredella navata centrale e, rialzata questa, vennero aperte al disopra delle due navate laterali aggiunte. Nel 1610 la cattedralefu ulteriormente rimaneggiata da restauri ad opera del VescovoSammarco. In epoca successiva il vescovo Loierio fece costruire

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due nuovi corpi di fabbrica ai lati dell’abside per ricavarne due cappelle ai lati dell’altare maggiore e due sacellial di sotto del piano della cripta, una destinata alle sepolture dei vescovi e l’altra ai sacerdoti. Nuovi lavori siebbero ad opera del vescovo di Umbriatico e Cariati, Mons. Golia (1839-1873). Gli ultimi restauri e rinvenimentisul sito furono eseguiti a partire dagli anni 1950.

Umbriatico - La cripta di San Donato

La cripta della chiesa Cattedrale di Umbriatico identifica resti dell’antico tempio pagano di Bri-stacia (sec. VII-VI a.C.). L’edificio originario contava dodici colonne sul lato lungo del tempio.Il maggior numero delle colonne residue è in stile dorico, con la presenza di resti di colonne io-

niche e di una con decorazioni a tortiglione. Le colonne mancanti furono sostituite da steli composti da fram-menti di colonne doriche, con aggiunta di mattoni greci, arrotondati per formare l’intero colonnato che sorregge,unitamente ai muri perimetrali, il transetto della cattedrale superiore. Al tempio pagano si accedeva da tutti ilati dato che esso era posto su un masso di sabbia compatta, nel centro dell’acropoli secondo la maniera greca.

Verso il secolo XVII la cripta, ex tempio pagano, venne adibita a cappella per gli iscritti alla Confraternitadel S. Rosario. Al posto di una delle quattro finestre venne poi aperta una porta e costruita una scala rudimen-tale che scende sulla piazza sottostante.

Reggio Calabria - Il Santuario di Maria Santissima della Consolazione

L’origine di questo importante santuario mariano meta costante di pellegrini, situato sulle alturedella città dello Stretto e noto come l’Eremo, è successiva all’anno 1532, quando l’ordine con-ventuale dei frati francescani Cappuccini si stabilì a Reggio Calabria. Nel santuario si custodisce

l’immagine votiva della venerata Madonna della Consolazione, un dipinto databile intorno al 1547 attribuibilea Stefano Giordano (1547). Sul luogo in origine sorgeva solo una piccola edicola. I frati vi edificarono una chiesaper il culto e vi collocarono una immagine adeguata al nuovo altare, dono di un nobile reggino, Camillo Diano.Il nuovo dipinto votivo della Madonna fu benedetto nel Duomo nell’Epifania del 1548. Secondo la tradizionepopolare durante una terribile peste che nel 1578 non risparmiò la città di Reggio, un frate che viveva nel-l’Eremo, Antonio Tripodi, chiese invano ai superiori il permesso di andare tra gli appestati per aiutarli. Unanotte mentre questi pregava davanti al quadro, la Vergine gli disse: «Va’ e di’ ai Reggini che vengano a renderelodi all’Altissimo per le grazie loro concesse». Due giorni dopo due frati si recavano dal governatore della cittàper annunciargli che per grazia della Vergine la peste era cessata. Da allora, il popolo reggino si rivolse in ognimomento di calamità e di difficoltà alla Madonna della Consolazione, che circa due secoli dopo venne proclamata«Patrona Principale di Reggio». La festa, che si celebra il secondo sabato di settembre con grande partecipa-zione popolare, è ancora oggi molto popolare e profondamente sentita dagli abitanti di Reggio Calabria e delterritorio provinciale. I festeggiamenti “della festa della Madonna” culminano in una grandiosa processionecittadina che con la partecipazione di autorità religiose e civili si svolge al seguito di una lunga processione conla discesa dell’icona della Madonna dall’Eremo al Duomo.

Reggio Calabria

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San Luca - Il Santuario della Madonna della Montagna di Polsi

Percorrendo una carrozzabile scoscesa, dopo circa 20 km oltrepassato il centro di San Lucad’Aspromonte, si raggiunge Polsi, uno dei santuari più suggestivi della regione, collocato in unaconca ai piedi del Montalto, la cima più alta del massiccio aspromontano con i suoi 1956 metri.

Il luogo ha suggestionato la fantasia di molti scrittori e viaggiatori e numerose sono le leggende sorte intorno aesso e alla sua origine. Sulla fondazione di Polsi si riporta la vicenda di un pastore che avendo smarrito un torodopo tre giorni di ricerche ritrovò l’animale inginocchiato davanti a una croce estratta dal terreno scavato conle corna. La croce custodita incisa sul portale principale della chiesa secondo un’iscrizione del 1773 che ne tra-manda l’origine sarebbe stata rinvenuta nello stesso luogo nel 1114. La vergine chiese di costruire sul posto incui l’animale aveva compiuto quel gesto di pietà un tempio in suo onore.

L’origine storica del Santuario è ignota e probabilmente di remote ascendenze precristiane, come sembre-rebbe da una rilettura del mito di fondazione del santuario mariano tramandato localmente, che rimanda ad

un luogo di antichi sacrifici animali dedicati alla fertilità e alla dea madre. Il nucleooriginario delle fabbriche religiose si ritiene risalga alla presenza di monaci italo-greci giunti sul luogo nel periodo del Tema di Kalabria, in età bizantina. Il mona-stero era sicuramente attivo nel 1457, quando fu visitato dal monaco greco AtanasioChalkéopoulos, che redasse una mappa di tutti i conventi e delle chiese di rito greconella regione. La chiesa fu riedificata nel corso del Settecento quando il santuarioera già meta di moltissimi fedeli e la Madonna di Polsi già venerata come «estrema-mente miracolosa», a testimonianza della visita del vescovo Del Tufo. Il culto si raf-forza e si espande ancora nel secolo successivo.

Certamente la bellezza dell’«aspra» montagna calabrese rende ancora oggimolto affascinante il luogo, che il viaggiatore inglese Edward Lear raggiunse a dorso

di mulo nel 1847, narrando poi nelle sue note di viaggio le immagini e i ricordi di un’esperienza insolita a contattocon popolazioni e ambienti naturali descritti all’epoca secondo i canoni del pittoresco: «Qui, nelle zone circo-stanti, sia in alto che in basso, ci sono soltanto boschi fitti e montagne: nessuna apertura né varianti di sorta.Solitudine austera e senso di romitaggio regnano supremi».

Ancora oggi resta viva e particolarmente sentita dalle popolazioni locali la tradizione del pellegrinaggioverso il santuario della “Madonna della montagna” di Polsi, accompagnato dalle preghiere e dai canti, dal con-sumo rituale di cibarie, dalle musiche e dai balli tradizionali inscenati dalle migliaia e migliaia di fedeli che trail 24 agosto e il 2 settembre raggiungono il Santuario in occasione delle celebrazioni che culminano con la festadella Madonna. Allora la montagna si popola e rivive lo spirito più arcaico della religiosità calabrese legata aiculti agro-pastorali, quelle manifestazioni che tra folclore e retaggi pagani animano ancora un’antica e complessatradizione. La statua votiva della Vergine conservata nella chiesa risale all’opera di artefici siciliani del Seicento.Ai piedi dell’effige sacra ogni anno i numerosi fedeli convenuti fin qui in pellegrinaggio continuano a innalzarele loro preghiere e a depositare ex voto e offerte votive in onore della Madonna di Polsi.

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Seminara - Il Santuario della Madonna dei Poveri

Il tempio è stato ricostruito nelle sue attuali forme dopo la distruzione subita a causa del terremotodel dicembre 1908 ed è stato recentemente restaurato. All’interno, a tre navate, numerose opered’arte, tra cui una Maddalena, statua in marmo di Rinaldo Bonanno, e i resti di un battistero

cinquecentesco. Ma l’oggetto di maggiore interesse e attrazione è l’effigie della Madonna dei Poveri o Nera, sta-tua bizantineggiante, in legno di cedro, opera però del XIII secolo, uno dei numerosi esempi di «Madonne Nere»del Sud Italia. La tradizione vuole che la statua sia stata rinvenuta sulla spiaggia dell’antica Taureana dagliabitanti della cittadina, e da circa mille anni è l’icona di Seminara.

Stilo - La Cattolica

La Cattolica è sorta nella terrasanta del Ba-silianismo [...]. Tutto, nella Cattolica,spira bizantinità: la sua struttura, l’orga-

nismo di pianta ed alzato, l’orditura policroma delle mu-rate esterne, la selvetta delle cupole, lo sguardo volto alloIonio, donde fin dal secolo VIII a. C. era venuta tantaluce di civiltà.

Le parole di Paolo Orsi, il celebre archeologo che lasalvò da un degrado che sembrava inarrestabile, rivelanosolo in parte la bellezza e il mistero di questo gioiello in-castonato nelle pendici del monte Consolino, poco fuoril’abitato. La minuscola chiesa (misura solo sei metri persei), costruita nel IX secolo, ha tre absidi rivolte aoriente, e su ciascuna di esse si apre una finestra. Lequattro volte del soffitto poggiano su colonne provenientida antiche costruzioni greche di Caulonia o della vallatadello Stilaro. A loro volta, le colonne poggiano su unabase costituita da un capitello corinzio rovesciato. Unaleggenda vuole che queste colonne furono trasportatedalle rovine di un antico tempio pagano da altrettantefanciulle di Stilo che, per intervento soprannaturale, lerecarono in spalla cantando, senza avvertire il peso del-l’immane carico.

L’interno, raccolto, improntato ad assoluta semplicità, reca tracce di affreschi, mentre sulla prima colonnaa destra entrando si legge un’iscrizione greca tratta dai Salmi. La copertura presenta quattro cupole simmetri-camente disposte attorno alla quinta centrale.

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Serra San Bruno - La Certosa

Immersa tra boschi e foreste secolari, giganteschi faggi, querce e castagni enormi, avvolta nel si-lenzio e nella quiete, la grande Certosa di Serra San Bruno assomiglia – per dirla con le paroledell’archeologo francese Leon Palustre de Montifaut – a «una città fortificata, con i suoi baluardi,

i suoi bastioni, le sue torri».L’imponente e articolato edifico monastico fu fondato dal nobile Brunone di Colonia, maestro della Certosa

di Grenoble, il quale venne in Italia nel 1090 chiamato a Roma da papa Urbano II, suo antico discepolo nellascuola del Duomo di Reims. Brunone raggiunse poi la corte di Ruggero il Normanno, il quale nel 1091 gli fecedono di un terreno nei boschi delle Serre calabresi, chiamato La Torre, dove il frate fondò la sua seconda Cer-tosa, S. Maria del Bosco o della Torre, radunando attorno a sé alcuni discepoli. In seguito, Brunone eressenelle vicinanze il convento di Santo Stefano, consacrato tra il 1097 e il 1099. Nel 1291 S. Maria della Torre fuabbandonata e i monaci si trasferirono nel monastero di S. Stefano, che l’anno successivo passò ai Cistercensi,ingrandendosi sempre più e ottenendo vaste proprietà (grangie)in vari luoghi della Calabria, concedendo anche il dominio feu-dale delle terre. Nel 1513 i Cistercensi cedettero l’abbazia a papaLeone X, che la restituì ai Certosini. Nel secolo XVI fu costruitala grande cinta muraria che circondava il complesso e fu avviatal’edificazione della chiesa abbaziale, di cui oggi è visibile la fac-ciata. Il terremoto del 1783 distrusse quasi completamente laCertosa, soppressa poi insieme agli odini religiosi da GioacchinoMurat nel 1808. Riammesso al culto nel 1856, il complesso mo-nastico fu riedificato tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del No-vecento su progetto dell’architetto francese Francois Pichat.

Dell’originario complesso delle fabbriche medievali riman-gono resti della cinquecentesca cinta muraria a pianta quadrilatera e con torrioni cilindrici angolari, la parteinferiore della facciata con decori in ordine dorico, parte del chiostro rettangolare seicentesco, con al centrouna fontana, e la facciata rinascimentale della chiesa con il recinto del vecchio cimitero dei certosini.

La nuova Certosa riecheggia forme gotiche. Si possono visitare alcune cappelle e la chiesa, dove si trovanostatue marmoree raffiguranti San Bruno e il Beato Lanuino, opera di Giovanni Scrivo; nel baldacchino sopral’altare maggiore della chiesa si può ammirare un pregevole busto reliquiario in argento di San Brunone, operadel 1520 di artista napoletano, e una tela seicentesca raffigurante San Francesco di Paola. Oggi nella Certosa(una delle quaranta ancora oggi attive ed esistenti in Italia, la seconda appartenente ai certosini), intorno allaquale in tempi recenti sono fiorite numerose leggende, vivono pochi frati dediti alla preghiera e al lavoro. Ilgrande complesso era visitabile, fino a qualche tempo fa, solo agli uomini, secondo i rigidi dettami claustralidelle regole certosine. Dal 1994 è visitabile il bellissimo Museo della Certosa, ubicato all’interno dello stessocomplesso monastico da un accesso indipendente, per una visita che accresce la spiritualità e il fascino di questo

Vibo Valentia

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eremo. Il museo si articola in venti ambienti e si sviluppa su un unico piano. L’esposizione mette in mostra do-cumenti e opere relative alla Certosa, una serie di frammenti marmorei e di opere provenienti dall’antica fab-brica, comprendente paramenti sacri e codici miniati, insieme a supporti audiovisivi che forniscono notiziesull’Ordine, il monastero e la vita dei monaci.

Poco distante dalla Certosa, in una pittoresca conca naturale immersa nel verde del bosco, sorge la chiesadetta di Santa Maria dell’Eremo o del Bosco, dove visse e morì San Bruno di Colonia. Accanto, si trova la grottadove il Santo pregava e dormiva e il laghetto ove si immergeva per penitenza, con al centro una statua che ritraeil Santo inginocchiato tra le acque. La tradizione vuole che qui si trovassero le reliquie del Santo, e che quandofurono portate alla luce per essere traslate, vi sgorgò la sorgente che alimenta il laghetto. Ogni lunedì di Pente-coste sul luogo del miracolo si celebra una festa e le reliquie e la statua del Santo vengono traslate in processionedalla chiesa all’interno della Certosa.

Tropea - Santa Maria dell’Isola

Tra le numerose chiese di Tropea che meritano una visita, come quella di San Demetrio, della Mi-chelizia e quella dei Liguorini, segnaliamo Santa Maria dell’Isola, assurta a simbolo di Tropea.L’antico complesso monastico sorge su una rupe di tufo che emerge dal mare, unita alla terra-

ferma da oltre due secoli. Il luogo con la sua bellissima chiesa rivolta verso il mare e noto per essere stato unsantuario benedettino di origine tardomedievale, fu poi trasformato in basilica latina a sviluppo longitudinalea tre navate in epoca rinascimentale. Il sito originario e le successive fabbriche tardomedievali hanno subìtopurtroppo molti rifacimenti e manomissioni. La facciata è stata ricostruita dopo il terremoto del 1905. All’in-terno sono di rilevante interesse artistico, una Natività, tela settecentesca, e alcuni frammenti di lastre tombalidel secolo XIV, tra cui una figura giacente presumibilmente opera del cosiddetto “Maestro di Mileto”.

Vallelonga - Il Santuario della Madonna di Monserrato

Il Santuario mariano di Vallelonga, piccolo centro delle Serre vibonesi, la cui origine storica restaincognita alle fonti, più volte riedificato e restaurato, si presenta con un’ampia facciata tripartitadecorata da un portale dalle linee barocche. L’interno della chiesa si articola in tre navate dal

disegno semplice e proporzionato. Il culto e la pratica del pellegrinaggio rivolto al santuario di questa Madonnacontadina, tra le più venerate della provincia vibonese, ha origini molto antiche e ancora oggi vede l’intensapartecipazione delle popolazioni locali. Il Santuario risulta già edificato nel 1550, affidato in commenda ai fratiminori francescani.

Pare che la devozione locale alla vergine venerata in questo santuario mariano provenga da Barcellona inSpagna, dove era molto viva la fama della madonna di Monserrat, dall’omonimo santuario sulle alture dellacittà, e si diffuse anche in Calabria a seguito della lunga dominazione spagnola dell’Italia meridionale. La tra-dizione vuole che la Madonna salvò il paese dal terremoto del 5 febbraio 1783. Da allora la devozione per l’iconamiracolosa della Vergine di Vallelonga fu accresciuta da frequenti pellegrinaggi ed ex voto.

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Il culto e l’accesa devozione verso l’eremita paolano France-sco D’Alessio da parte delle popolazioni locali calabresi, re-clamarono sin da principio lo spazio fondato di un tempio.

E subito verso il recinto sacro del «monasterio» e della «ecclesia»,fondati da Francesco di Paola alla metà del XV secolo, dalla traccia se-gnata sulle boscose e segrete balze del torrente Isca da un’apparizionedel santo assisiate, in quel luogo sottratto alla natura e già tributario diun suo ordine mitico, mutato in luogo di preghiera, il «deserto», e poi daeremo a santuario, nobili e popolari recavano in affollato corteo peni-tenze e suppliche, ottenevano auspici e consolazione, impetravano graziee frequentemente ricevevano guarigione per i mali del corpo e dello spi-rito dal “pater pauperum” Francesco di Paola.

Il santo col bastoneIl grande taumaturgo calabrese a cui lo storico Johan Huizinga nel

suo L’autunno del medioevo dedicherà pagine di grande intensità. Il frateasceta chiamato alla corte di Francia dall’uomo più potente del secolo,quel Luigi XI a cui rifiuterà la guarigione del corpo per guadagnargli soloquella dell’anima, Francesco di Paola fu in anticipo sui tempi un prota-gonista della riforma cristiana. Tuttavia la figura del santo di Paola ap-partiene ancora oggi prevalentemente alla religione popolare, alladevozione dei migranti e delle classi subalterne meridionali. Era il 1969quando la studiosa Annabella Rossi, nelle sue ricerche antropologichesulla religiosità popolare, scopriva in Calabria il santuario di Francesco

di Paola. Ma il santo patrono dei calabresi era già ultrapopolare, patrono delle genti di mare, degli emigrati edei poveri. Fatto santo nel XVI secolo, il suo santuario edificato sulle balze di un torrente divenne da un secoloall’altro un centro di fede popolare sempre più importante. Il flusso annuale dei devoti già nel 1969 venne sti-mato dalla Rossi in 800 mila persone all’anno. Ma la festa a quel tempo era quella della tradizione locale, delmondo contadino e degli emigranti, con i pellegrini che si radunavano tutti davanti alla chiesa: organetti, ballipopolari, gruppi di famiglia, mangiate e dormite all’aperto, processioni, fratini ed ex voto.

Devozione autentica. Poche macchine, pochi pullman, poche bancarelle. Scarsi e ancora simbolici gli affarie i proventi della devozione anche per il convento: medagliette e bottiglie di acqua benedetta, immagini tradi-zionali, ex voto e statue di creta con l’effige del santo col bastone.

Paola nei giorni della festa (1-4 maggio) diventa una delle capitali canoniche del turismo religioso e devo-zionale delle regioni del Sud Italia.

Tradizioni popolari, santi patroni e nuovi culti

SAN FRANCESCO DI PAOLA (1656-1660),Olio su tela di Mattia Preti______________

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San Francesco di Paola, il Santo della Calabria,dell’Europa e del Mediterraneo

Francesco D’Alessio, ovvero San Francesco di Paola (Paola 27 marzo1416 - Tours Venerdì Santo 2 aprile 1507), è il fondatore dell’Ordinedei Minimi, patrono della Calabria e delle Genti di Mare. Morì in Fran-

cia, dove l’eremita visse per 24 anni curando i rapporti tra Santa Sede e i re francesie partecipando in prima persona con ruoli carismatici e incarichi diplomatici ai pro-blemi politici del tempo. San Francesco di Paola fu “l’uomo inviato dalla Provvidenzaper far luce tra le tenebre che avvolgevano il suo tempo”, come lo descrive nella Bolladi canonizzazione papa Leone X. Tra il 1498 e il 1506 il Santo alla corte di Franciastende più volte la Regola del suo Ordine, introducendo il voto solenne di vita qua-resimale quotidiana e perpetua, con la proibizione assoluta della carne e di tutto ciòche deriva dalla carne, delle uova e dei latticini, e ne ottiene l’approvazione da Ales-sandro VI e definitivamente da Giulio II (28-7-1506).

Il 2 Aprile 1507, nell’ora da lui predetta, chiude la sua lunga, laboriosa e santapermanenza terrena, contando 91 anni e 6 giorni di età. La Chiesa istituisce regolariProcessi canonici sulle Virtù e sui Miracoli del santo, che nel 1513 è dichiarato Beatoe il 1° Maggio 1519 è solennemente canonizzato da papa Leone X. Il 13 Aprile 1562,gli Ugonotti devastarono la chiesa conventuale di Plessis dove si trovava inumata la

salma, come il Santo aveva già predetto in vita. I fanatici Ugonotti estrassero dalla tomba il suo corpo – che tro-varono ancora intatto, vestito del suo abito – e ne arsero i resti col legno dei crocifissi della chiesa. Alcuni devoti,confusi tra gli scismatici Ugonotti, riuscirono a sottrarre alle fiamme una parte delle ossa, che vennero poi custoditein reliquiari e distribuite ad alcune chiese dell’Ordine in Italia, in Francia e in Spagna. A Paola, nella Cappelladel Santo, dal 1935 in una preziosa teca-reliquiario sono custoditi e venerati, con altre sue Reliquie, importantiframmenti del corpo del Santo. Il Santo di Paola patrono della Calabria è anche Patrono principale della Sicilia,insieme alla Vergine Immacolata, per decreto di Papa Urbano VII del 23 marzo 1630, confermato da Papa Cle-mente XII il 5 luglio 1739. Oltre che in Calabria, sparse per il mondo esistono ancora oggi 54 comunità religioselegate al culto del Santo di Paola, patrono della Calabria e della Gente di Mare. I tre Ordini dei Frati Minimi diSan Francesco di Paola contano circa 200 monache, 220 frati e 5-6.000 laici. Le comunità religiose dell’Ordinedei Minimi di San Francesco di Paola sono 54 e si trovano in Italia e all’estero (Spagna, Francia, RepubblicaCeca, Ucraina, Brasile, Colombia, Messico, Usa e India). La sua figura di taumaturgo e di protettore è partico-larmente diffusa nel mondo dei migranti e nelle comunità calabresi e meridionali all’estero. Il 27 Marzo 1943 PioXII lo proclama celeste Patrono della Gente di Mare Italiana, e il 2 Giugno 1962 Giovanni XXIII lo proclama Pa-trono principale della Calabria. Il culto tradizionale di San Francesco di Paola è diffuso nel mondo intero, invocatocome il “Santo della carità e dei miracoli”, protettore degli emigranti e delle partorienti. Negli ultimi anni la figuracarismatica di San Francesco di Paola si è accresciuta e “modernizzata” in virtù di spontanei movimenti di devo-zione popolare, riguadagnando nuova fama e notorietà tra i fedeli; numerose sono le produzioni teatrali e cine-matografiche che mettono in scena la vita e i miracoli del santo paolano, che è stato, tra l’altro, proclamato

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simbolicamente Ambasciatore Unicef per la difesa deidiritti dell’infanzia e difensore dei diritti della persona.In Brasile è stato dichiarato “santo patrono dei turisti”.Recentemente con ottanta iscritti, un gruppo di 600aderenti su facebook, l’Acv (Associazione Cattolici Ve-gani), il primo gruppo animalista interno alla ChiesaCattolica, ha “eletto” san Francesco di Paola, per viadella inflessibile regola dell’Ordine che prescrive ai fratil’astensione integrale dagli alimenti di origine animale,patrono dei vegani e dei vegetariani cattolici, conl’obiettivo di un riconoscimento ufficiale del gruppo daparte della Chiesa. Nel calendario dei festeggiamenti re-ligiosi calabresi che si celebrano ogni anno su San Fran-cesco di Paola, si contano anche numerosi eventi legatialle arti, alla cultura, allo sport e alla musica. Innume-revoli le iniziative religiose e celebrative spontanee dif-fuse in ambito locale e tra gruppi di fedeli, nei paesidella Calabria e nelle regioni meridionali così come nelresto dell’Italia e tra le comunità estere e di emigranti.

Due immagini del “deserto”, con sullo sfondo la fonte della“cucchiarella” e l’antica fornace del convento (1930 c.a),

prima degli stravolgimenti attuali.

Nell’altra pagina, Effigie popolare di S. Francesco di Paola (1912)

Natuzza Evolocarismatica e mistica di Paravati

Paravati, piccolo centro agricolo nella provincia calabrese di ViboValentia, è la frazione più popolosa e attiva del comune di Mileto,e conta circa 3000 abitanti. L’attuale centro abitato si estende su

un insieme di colline dolcemente ondulate ed è attraversato dalla Statale 18 cheunisce la piccola frazione al resto della regione. Nella frazione di Paravati il 23Agosto 1924 nasceva la mistica e carismatica Natuzza (diminuitivo di Fortunata)Evolo (1924-2009), la cui vicenda accompagnata da una crescente reputazione mi-racolosa e ancora oggi dopo la morte avvenuta nel giorno di Ognissanti del 2009,avvolta dal mistero della fede. Sin dagli anni della prima adolescenza NatuzzaEvolo è stata testimone silenziosa di visioni, colloqui, segni, manifestazioni cari-smatiche e messaggi mistici. A 20 anni la giovane sposa il compaesano PasqualeNicolace nella chiesa Santa Maria degli Angeli. La giovane coppia va ad abitare in

una povera casetta rurale. Natuzza diventa madre di 5 figli e conduce una vita semplice, umile e attiva, dedi-cata alla famiglia, alla preghiera e alla opere di bene.

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Devota alla Madonna e alla figura di San Francesco di Paola, santo miracoloso e carismatico, patronodella Calabria, Natuzza non è mai andata a scuola, non sa leggere né scrivere. Fin da bambina ha il dono dellabilocazione, dichiara di parlare con i defunti dall’aldilà e con l’angelo custode, un bambino di otto-nove anniche la guida e la consiglia nel dare risposte complesse e altamente specifiche che solo una persona dotata di cul-tura superiore potrebbe dare. La vita di Natuzza povera e nascosta, delinea col tempo una parabola di fedestraordinaria, per il nascere e crescere di alcuni fenomeni di cui lei stessa si dichiara ignara spettatrice e docilestrumento. Vede Gesù, la Madonna, San Francesco di Paola, Padre Pio e altri santi. Vede i defunti e conversacon loro, ha il corpo cosparso di straordinarie sudorazioni ematiche, più evidenti durante la Quaresima e lasettimana della Passione, con l’aggiunta delle stimmate che si trasformano, a contatto con bende o fazzoletti,in singolari emografie che configurano in modo intellegibile testi di preghiera in varie lingue, calici, ostie, Ma-donne, cuori, corone di spine. Fin da ragazza Natuzza capì che la sua missione era quella di offrire speranza econsolazione attraverso la preghiera per il conforto della gente semplice. Così la sua casa nel corso della sua in-tera esistenza ha visto migliaia di persone passare da lei affidandole sofferenze, angustie, invocando confortoe luce per i mali del corpo e dello spirito. E lei, facendosi carico delle loro sofferenze e testimoniando una fedeumile e inflessibile a tutti ha donato una parola di conforto, di speranza e di pace, una risposta certa attraversola preghiera. Natuzza viene definita dai fedeli che la interpellano sino alla fine dei suoi gironi “la radio che tra-smette dalla dimensione dell’Eterno”. Il 13 maggio 1987, su ispirazione di Natuzza e con l’assenso del Vescovodi Mileto-Nicotera-Tropea, Mons. Domenico Tarcisio Cortese viene costituita l’Associazione denominata “CuoreImmacolato di Maria Rifugio delle Anime”, che successivamente diviene Fondazione di religione e di culto, ap-provata con decreto dal Vescovo e civilmente riconosciuta dal Ministero dell’Interno dello Stato Italiano e an-notata al n. 140 del Registro delle Persone Giuridiche presso la Prefettura di Vibo Valentia. In quanto iscrittaal n° 379 del Registro Regionale di Volontariato, la Fondazione è una ONLUS. Lo spirito cristiano che guidaopera della Fondazione, è costituito dalla volontà di Natuzza, manifestata nel suo testamento spirituale.

Con l’acquisizione di terreni e vecchi fabbricati radicalmente ristrutturati, la Fondazione ha dato vita auna sede e un primo insediamento operativo: il Centro Anziani “Mons. Pasquale Colloca”, e in seguito al Cen-tro Servizi alla Persona “San Francesco di Paola”, in fase di completamento.

Per volontà di Natuzza e sotto sua indicazione è stata realizzata la Statua del Cuore Immacolato di MariaRifugio delle Anime. “La Madonna – racconta Natuzza – è bellissima! Mi appare molto giovane, come una ra-gazza di 15-16 anni, vestita di bianco, con la pelle scura, sollevata da terra e tutta piena di luce: «Io sono laMamma tua e di tutto il mondo. Io sono il Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime»”. Ed è in nome eper volontà della Madonna, venerata sotto questo titolo, che nascono i Cenacoli di Preghiera, riconosciuti dalVescovo e diffusi in Italia e nel mondo. Ogni anno migliaia di fedeli si ritrovano a Paravati per festeggiare so-lennemente il Cuore Immacolato di Maria rifugio delle Anime. L’associazione (poi diventata fondazione, pressocui Natuzza ha trascorso il resto della sua vita) ha l’obiettivo di creare a Paravati un complesso religioso ca-ritatevole costituito da un santuario mariano affiancato da strutture per l’assistenza medica e centri di sostegnoper giovani, anziani e disabili non autosufficienti.

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La parabola di NatuzzaIl 18 febbraio 1940, l’allora vescovo della diocesi di Mileto Paolo Albera, avvertito dei primi fenomeni ri-

guardanti la riferita visione di persone defunte, inviò a padre Agostino Gemelli una fitta documentazione ri-guardante il caso dell’allora diciassettenne Natuzza Evolo. La risposta di Padre Gemelli, che fu anche asprocensore e scettico anche nel caso di Padre Pio, non si fece attendere. La sua opinione fu che si trattasse cer-tamente di una personalità affetta da “sindrome isterica”, esortando i sacerdoti e i parrocchiani del luogo adisinteressarsi del caso al fine di “sminuire la portata e favorire anche così la guarigione della ragazza”, dicui si proponeva l’internamento in manicomio. Nel corso dei decenni, svanirà invece la prudente diffidenzadelle prime autorità ecclesiastiche di fronte alla sincerità, all’umiltà della fede e alla limpida condotta di vitadimostrata fino alla sua morte da “mamma Natuzza”, povera e obbediente. “Ottima impressione” ebbe dopoaverla conosciuta in un incontro personale con Natuzza, un grande fustigatore dei costumi come il gesuitapadre Bartolomeo Sorge, ex direttore de «La Civiltà Cattolica», «l’umiltà, se uno ce l’ha, traspare anche sesta zitto. Se uno non ce l’ha, anche se dice ad alta voce “sono umile”, si capisce che è un gran superbo. Natuzzaè un’anima umile e questo è il segno della presenza di Dio... Il secondo aspetto che mi ha colpito davvero moltoè la sua preghiera, lo spirito di adorazione e di amore che questa donna offre al Signore. Quando questi dueelementi vanno insieme, si può stare tranquilli che c’è un’opera di Dio sostanziale». La Chiesa ufficiale hamodificato in seguito radicalmente il suo atteggiamento verso la Evolo. Col crescere dei fenomeni e nella co-stante reputazione di fede conquistata tra la gente comune e tra le folle di sofferenti che si rivolgevano perconforto alla mistica di Paravati, anche gli organismi ecclesiastici ribaltano completamente i giudizi verso laEvolo. Il vescovo Luigi Renzo, attuale titolare della diocesi di Mileto, ha aperto l’inchiesta diocesana, primopasso nell’iter canonico per la beatificazione di Natuzza Evolo.

Vasta la letteratura antropologica (che comprende anche alcuni importanti saggi e interviste filmate dellostudioso Luigi M. Lombardi Satriani), le inchieste giornalistiche e i contributi medico-scientifici e religiosi ac-cumulatisi negli anni sulla personalità, sulle manifestazioni e sui fenomeni di fede e misticismo che coinvolgonola carismatica di Paravati. Il 24 settembre 2009 i giornalisti Danilo Chirico e Antonello Mangano pubblicanosulla rivista MicroMega un articolo in cui affrontano il “fenomeno Natuzza”. Nel 2010 esce il romanzo-inchiestaIl miracolo di una vita, un libro del giornalista Luciano Regolo pubblicato da Mondadori.

“Datevi con amore, con gioia, con carità e affetto per amore degli altri”Il messaggio di spiritualità di Natuzza“Operate con opere di misericordia. Quando una persona fa un bene ad un’altra persona non può rim-

proverarsi il bene che ha fatto, ma deve dire: “Signore ti ringrazio che mi hai dato la possibilità di fare il bene”e deve ringraziare anche la persona che le ha permesso di fare il bene. È un bene per l’una e per l’altra. Sempresi deve ringraziare Dio quando si incontra l’occasione di poter fare del bene.Così penso che dobbiamo esseretutti e in particolar modo coloro che vogliono dedicarsi all’Opera della Madonna, altrimenti non ha valore”.

“Ho avuto sempre fiducia nel Signore e nella Madonna. Da loro ho ricevuto la forza di dare un sorriso e

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una parola di conforto a chi soffre, a chi è venuto a trovarmi e a posare il proprio fardello che ho presentatosempre alla Madonna, che dispensa grazie a tutti quelli che hanno bisogno. Ho imparato anche che è necessariopregare, con semplicità, umiltà e carità, presentando a Dio le necessità di tutti, vivi e morti”.

“In questi anni ho appreso che le cose più importanti e gradite al Signore, sono l’umiltà e la carità, l’amoreper gli altri e la loro accoglienza, la pazienza, l’accettazione e l’offerta gioiosa al Signore di quello che mi hasempre chiesto per amore suo e delle anime, l’ubbidienza alla Chiesa”.

“Ho sempre avuto un’attenzione particolare per i giovani, che sono buoni ma sbandati. Che hanno bisognodi una guida spirituale, e di persone, sacerdoti e laici, che gli parlano di tutti gli argomenti, meno di quelli delmale”.

L’Opera Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime“Non è stata una mia volontà – io sono la messaggera di un desiderio manifestatomi dalla Madonna nel

1944, quando mi è apparsa nella mia casa, dopo che ero andata sposa a Pasquale Nicolace. Quando l’ho vista,le ho detto “Vergine Santa, come vi ricevo in questa casa brutta?”. Lei mi ha risposto: “Non ti preoccupare,ci sarà una nuova e grande chiesa che si chiamerà Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime e una casaper alleviare le necessità di giovani, anziani e di quanti altri si troveranno nel bisogno”. Allora ogni volta cheio vedevo la Madonna, le chiedevo quando ci sarebbe stata questa nuova casa, e la Madonna mi rispondeva:“Ancora non è giunta l’ora per parlare”. Quando l’ho vista nel 1986 mi ha detto: “L’ora è giunta”. Io, vedendotutti i problemi delle persone, che non c’e posto dove ricoverarle, ho parlato con alcuni miei amici che cono-scevo e con il parroco don Pasquale, e allora loro stessi hanno formato questa Associazione. L’Associazione èper me la sesta figlia, la più amata. Allora ero decisa a fare un testamento. Lasciai stare pensando che forseero una pazza. Invece adesso ho riflettuto per volontà della Madonna. Tutti i genitori fanno testamento ai lorofigli ed io lo voglio fare ai miei figli spirituali. Non voglio fare preferenza per nessuno, per tutti uguale! A mequesto testamento sembra buono e bellissimo. Non so se a voi piace. Per questo la “Grande e bella casa” de-dicata al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, sarà innanzitutto casa di preghiera rifugio di tuttele anime, luogo per riconciliarsi con Dio, ricco di misericordia, e per celebrare il mistero dell’Eucarestia. Seil Signore vorrà, ci saranno sacerdoti, ancelle riparatrici e laici che si dedicheranno al servizio dell’Opera ealla diffusione della devozione al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime.

Un esempio di carità universale: il suo testamento di fede“Se volete accettate queste mie povere parole perché sono utili per la salvezza della nostra anima. Se

non vi sentite, non abbiate timore perché la Madonna e Gesù vi ameranno lo stesso. Io ho avuto sofferenze egioie e ne ho ancora: ristoro all’anima mia. Rinnovo il mio amore per tutti. Vi assicuro che non abbandononessuno. Voglio a tutti bene. E anche quando sarò dall’altra parte, continuerò ad amarvi e a pregare per voi.Vi auguro che siate felici così come sono io con Gesù e la Madonna”.

Natuzza Evolo, 11 febbraio 1998.

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Musei Diocesani

CatanzaroMuseo Diocesano

Istituito dalla Diocesi Catanzaro-Squil-lace nel 1997, il nucleo centrale del pa-trimonio museale è costituito dal ricco

patrimonio del Tesoro della Cattedrale, che conservauna pregevole collezione formata da un considerevolenumero di suppellettili liturgiche in argento, di prove-nienza napoletana e siciliana e da numerosi apparatie paramenti sacri.

Collezione espostaLe collezioni propongono un percorso allestito in

tre sale che testimoniano la storia di fede e di artesacra della diocesi. Sono di particolare pregio e inte-resse storico artistico i numerosi reliquiari, di cui siconservano preziosi esemplari databili dal XIV sec. alXVII sec., e i dipinti provenienti in buona parte dachiese parrocchiali o conventuali del territorio delladiocesi non più esistenti, tutti databili tra il ’600 el’800. Il percorso espositivo si arricchisce di manufattiin marmo, quali il paliotto dell’altare di S. Vitalianoed angeli capialtare, nonché di un esiguo numero disculture in legno intagliato e dipinto e terracotta.

Via Arcivescovado 13 - Tel. 0961-721333

SquillaceMuseo Diocesano di Squillace

ASquillace, originario centro ionico etra le più antiche e rappresentativesedi vescovili della Calabria, è possi-

bile visitare il locale museo diocesano di arte sacra.Il museo, voluto dall’arcivescovo Antonio Canti-

sani e inaugurato nel 1984, ha sede nei locali a pianoterra del palazzo arcivescovile, in un edificio monu-mentale risalente al 1564. Conserva quel che resta delricco tesoro vescovile, andato in gran parte dispersodopo il terremoto del 1783.

Collezione espostaSono esposti calici, pissidi e croci d’altare di

epoca barocca (oggetti riferibili a botteghe spagnolenapoletane). Nel museo sono inoltre conservati para-menti sacri, perlopiù di epoca settecentesca, insiemead altri di fattura più recente.

Tel. 0961-912102; 0961-912038

Imusei ecclesiastici e diocesani nati nel XX secolo e diffusi su tutto il territorio rappresentano inItalia una recente particolare categoria di musei. I musei diocesani calabresi qui illustratiraccolgono importanti opere di proprietà ecclesiastica provenienti dalle diverse diocesi e chiese

calabresi. Ogni museo diocesano delinea la storia di una particolare circoscrizione amministrativa/territorialedella Chiesa, la Diocesi, e offre al pubblico una particolare raccolta di opere, documenti religiosi e variecollezioni di arte sacra, archeologia, beni archivistici ed etnografici, espressioni della fede e del sentimentoreligioso delle popolazioni calabresi.

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protomartire (XV secolo) e numerosi dipinti e sculture diartisti locali del XVII-XVIII secolo. Nel Museo Diocesanodi Lamezia Terme non mancano attestazioni della scuoladi artieri roglianesi che a partire dal XVI secolo diedevita ad una produzione locale di alto valore artistico, do-cumentata in diversi siti della Calabria. La documenta-zione della storia artistica locale presenta alcuni dipintisignificativi, tra i quali quelli di Francesco Colelli, di Ce-sare Costanzo, e di Eduardo Fiore. Di particolare pregioartistico sono le tele raffiguranti San Francesco d’Assisi,attribuito al pittore calabrese Mattia Preti e l’Assunta,dipinta alla maniera di Carlo Maratti. Di notevole inte-resse storico-artistico e descrittivo, la tela datata 1854 diSan Vincenzo e la città di Nicastro di anonimo arteficelocale, documento della storia artistica ed urbanisticadella antica città di Nicastro, confluita poi nell’attualecomune di Lamezia Terme. Piazza D’Ippolito, LameziaTerme (Nicastro) - Tel. 0968-21118

Collezione espostaTra i tanti materiali esposti, relativi per lo più a pa-

ramenti sacri e oggetti liturgici in argento, meritano at-tenzione un cofanetto in legno e avorio dipinto, di fatturaarabo-sicula del XII secolo, due braccia reliquiari inlegno, rame e ottone di Santo Stefano e San Giovanni,provenienti dall’antica abbazia di Sant’Eufemia, realiz-zati da una bottega meridionale nel XV secolo, uno scri-gno-cofanetto in legno, madreperla e avorio dipinto (XIIsecolo) di scuola arabo-sicula proveniente dalla Catte-drale di Martirano, e una collana a vaghi aurei, donodella Confraternita del Santissimo Rosario di Nicastro.Degna di nota è la statua in marmo, scultura quattrocen-tesca di scuola di Domenico Gagini della Madonna colBambino detta anche Madonna delle Grazie, provenientedall’antico Convento delle Clarisse di Nicastro. Da se-gnalare, oltre a paramenti liturgici sette-ottocenteschi, lebraccia reliquiari di S. Giovanni Battista e di S. Stefano

Lamezia TermeMuseo Diocesano

Il museo, ubicato al primo piano del pa-lazzo del Seminario Vescovile di Lamezia,è stato inaugurato nel 1998. Al nucleo ori-

ginario, esposto nel 1993 in una mostra permanente ecomposto per lo più da oggetti liturgici, si sono aggiuntimateriali provenienti dalle antiche diocesi di Nicastro eMartirano. Tra le più importanti collezioni dei museidiocesani della Calabria, gli oggetti conservati nel museodi Lamezia Terme danno testimonianza di pregevolemanifattura. L’allestimento, strutturato in sette sezioni,mostra per la maggior parte opere ed oggetti realizzatida maestri meridionali e locali in un arco di tempo cheva dal XV al XX secolo e raccontano l’evolversi dellastoria della diocesi e degli oggetti per essa prodotti.

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CATTEDRALE DI NICASTRO, nella facciata in due nicchie sonocollocati i busti di Marcello II e Innocenzo IX (in alto a destra),due Papi che erano stati vescovi di Nicastro

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ZagariseMuseo di Arte Sacra Silvestro Frangipane

Piccolo ma interessante museo di artesacra a Zagarise, centro minore di ori-gine normanna con resti di torre cilin-

drica di età fridericiana, la cui fondazione risaleintorno all’anno 1000. Il nucleo storico è situato nel-l’area del parco nazionale della Sila, alle pendici deisuggestivi costoni montani affacciati sulla costa ionica.

Il Museo intitolato a Silvestro Frangipane, agio-grafo ed erudito domenicano originario di Zagarise(1570-1650) è collocato nell’edificio parrocchiale an-nesso alla magnifica chiesa di Santa Maria dell’As-sunta, edificio che ricorda nei canoni architettonici enei decori l’architettura delle coeve abbazie florensi ele linee del duomo della vicina Cropani.

Collezione espostaIl museo raccoglie e mette in mostra opere d’arte,

suppellettili e arredi sacri in precedenza conservatenella stessa chiesa e in quella del Convento dei PadriDomenicani di Zagarise. La collezione dei dipinti anno-vera 36 opere di autori locali e di scuola meridionale eun interessante bassorilievo in legno del XIX secolo rap-presentante la “Cena di Emmaus”. Vi si trovano espostidipinti provenienti dalla Chiesa del Convento dei Do-menicani e della Chiesa di Santa Maria Assunta di Za-garise. Tra le opere più interessanti si segnala un nucleodi tele opera di un pittore provinciale del secolo scorso,Antonio Giannetti. Tra le altre opere del Giannetti se-gnaliamo una “Madonna col Bambino e Santi Pancrazioe Giuseppe” e una “Madonna col Bambino e San FilippoNeri”. Tra le altre tele di notevole interesse, un dipintosettecentesco di anonimo pittore provinciale, “San Do-menico con episodi della sua vita”, che riprende motiviiconografici cinquecenteschi, e una “Madonna con ilBambino e i Santi Vito e Lucia”, anch’essa opera di ano-nimo del XVIII secolo. Particolare interessante della

raccolta è che ogni tela presenta il nome del committentementre l’autore è spesso sconosciuto. Tra le tele più pre-giate una “Via Crucis” del sec. XIX, e la “Deposizionedel Cristo morto con i Santi Francesco di Paola e Pan-crazio” del sec. XVIII. Numerose sono le tele rappre-sentanti la Vergine tra cui quelle della “Madonnaassunta con gli apostoli” e della “Gloria dell’Immaco-lata”. Spiccano per interesse e originalità iconograficai dipinti attribuiti al Giannetti, autore di due versionidi una “Madonna Divina Pastora”, in cui viene svilup-pata una raffigurazione della Vergine secondo la tradi-zione iconografica propria della cultura religiosapopolare, in cui l’artefice del XVII sec. che ritrae la fi-gura di una Madonna Pastora venerata localmente.

Tel. 0961-937002; 97071. Visite a richiesta dalle13,00 alle 15,00

CHIESA MADRE DI ZAGARISE,un tempo dedicata a

San Pancrazio di Antiochia,vescovo di Taormina e martire

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MUSEO PARROCHHIALE DI ARTE SACRA SILVESTRO FRANGIPANE,Madonna Divina Pastora, XIX secolo, olio su tela, autore ignoto

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CASSANO ALLO IONIO (CS),La Cattedrale della Natività di Maria Vergine, con particolaridell’altare maggiore e della statua della Madonna detta di Cassano

Cassano allo IonioMuseo Diocesano di Arte Sacra

Situato nell’antico palazzo arcivescoviletroviamo il museo diocesano d’artesacra di Cassano, allestito nello spazio

di ampi corridoi dove sono esposte opere provenientida tutta la diocesi dell’alto Ionio calabrese.

Collezione espostaPreziosi paramenti sacri del XVII secolo, osten-

sori, calici, vassoi in rame per la questua provenientida Norimberga e risalenti al XV secolo. Fra i dipintisu tavola da segnalare un trittico di Pietro Befulcorappresentante la Madonna in trono e i santi Teodoroe Girolamo, una Annunciazione di Pietro Negroni euna Madonna in marmo della scuola del Gagini.

Tel. 0981-71048

Un nuovo turismo Anche in Calabria l’antica fi-gura del pellegrino sta vivendo una trasformazionenella forma contemporanea del “viaggiatore per fede”:un “turista” che, mosso e animato dal sentimento reli-gioso, vuole aggiungere e allargare le mete del pellegri-naggio classico, integrandole con le realtàstorico-artistiche e ambientali e con le tradizioni pre-senti nei diversi territori. È un turista informato, chenei suoi viaggi, siano essi singoli o organizzati, preferi-sce muoversi nella linea della sobrietà, dell’essenzia-lità, della semplicità, alla ricerca di un’accoglienza eservizi che siano attenti ai suoi particolari bisogni etici.La “qualità” di questi servizi non viene richiesta ad un“marchio”, ma ad un atteggiamento di accoglienza fattodi attenzione e di valorizzazione delle specificità localida parte degli operatori del settore. Con questa guidaAbramo Editore si propone quindi in qualità di partneresperto e qualificato, vantando significative esperienzedi successo e affermate collaborazioni istituzionali nellepubblicazioni del settore turistico, storico religioso enaturalistico ambientale già realizzate in Calabria.

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LungroMuseo Diocesano

Lungro è sede dell’unica Eparchia (vesco-vado) calabrese per gli albanesi di ritobizantino-greco-cattolico; le funzioni

sono officiate nelle lingue greca, albanese e italiana.Collezione espostaIl piccolo museo raccoglie interessanti paramenti,

immagini dipinte e oggetti liturgici della tradizione dirito greco. Corso Skanderberg 54 - Tel. 0981-947234

evangeliche. La sua unicità e antichità ne fanno indub-biamente un documento di valore assoluto e inestima-bile per fascino e rarità attraendo l’interesse deivisitatori e degli studiosi di tutto il mondo.

Via Arcivescovado, 5 - Tel 0983-525263; fax 0983-525263; [email protected]

Orario apertura invernale: dal 15/09 al 30/05;dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00. Festivi:dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 18.30 (Lunedìchiuso). Orario Estivo: dal 01/06 al 15/09; dalle 9.00alle 13.00 e dalle 16.30 alle 20.00, aperto tutti i giorni.

Rossano CalabroMuseo Diocesano di Arte Sacra

Attiguo alla Cattedrale, il Museo Dioce-sano è stato istituito nel 1952 dall’ar-civescovo Giovanni Rizzo. La nuova e

più ampia struttura ha consentito un allestimento piùadeguato e razionale degli spazi espositivi, oltre al re-cupero di molteplici testimonianze artistiche e stori-che, prima accantonate. Nel nuovo allestimento lecollezioni vengono offerte ai visitatori in successionetematica e cronologica in modo da facilitare una frui-zione più ordinata e significativa.

Collezione espostaIl museo testimonia la lunga storia religiosa che

ha visto l’antica città di Rossano emergere soprattuttoin età bizantina. In due sale ottenute attrezzando op-portunamente i locali della Sagrestia della Cattedrale,sono state raccolte e ordinate testimonianze artistichedi grande valore, suppellettili e arredi sacri e liturgiciinsieme ad altro materiale documentario di variaepoca. Autentico tesoro della collezione presente nelMuseo Diocesano di Rossano è la copia del Codex Pur-pureus Rossanensis, un evangelario greco del VI sec.di origine mediorientale, portato a Rossano probabil-mente da qualche monaco in fuga dall’oriente durantele invasioni arabe dei secc. IX-X. Rimasto nascostoper secoli nel tesoro della Cattedrale il codice è tornatoalla luce ai primi dell’ottocento e all’attenzione dellacultura artistica mondiale opera soprattutto degli stu-diosi tedeschi O. Von Gebhart e A. Harnack.

Il codice è costituito da fogli di pergamena colorporpora, da cui la qualifica di “purpureus”. Il mano-scritto si compone di 188 fogli contenenti il testo grecodei Vangeli di Matteo e Marco. Gli altri due sono an-dati perduti. La preziosità del documento dipende dal-l’antichità, dal materiale scrittorio usato e dalle 14rarissime tavole miniate riproducenti altrettante scene

ROSSANO CALABRO (CS),Monastero di Santa Maria del Pàtir o Pàtirion

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SAN MARCO ARGENTANO (CS),La Cattedrale di San Nicola e l’Abbazia della Matina

San Marco ArgentanoMuseo Diocesano

Attualmente il museo Museo Diocesanoha aperto la sala espositiva realizzatadalla diocesi di San Marco Argentano

Scalea nella Chiesa di San Giovanni Battista.Collezione espostaIl museo istituito nel 1984 ospita attualmente la

mostra dal titolo “Il Vivente, Tesori della Liturgia edella Devozione dal XI al XX Secolo” allestita in col-laborazione con la Soprintendenza per il patrimoniostorico e artistico di Cosenza. Le opere esposte pro-vengono dalla Cattedrale, dall’Episcopio e da diverseparrocchie della diocesi.

Tra le opere di maggior pregio in esposizione, sisegnala la splendida “Croce-reliquario”, in argentosbalzato, dono del Vescovo Tommaso (1321-1348); labella tavola del Cristo Porta-croce fra i Santi Pietro ePaolo, di Teodoro d’Erricodetto il Fiammingo (Amster-dam 1544-1618), della Chiesadella Maddalena di Bonifati(Cosenza); il ricco Pastoraledono del vescovo Baldassarrede Moncada (1768-1789), or-nato dalle figure in argento arilievo di San Marco Evangeli-sta e San Nicola. Piazza Vincenzo Selvaggi, c/oChiesa di San Giovanni.Tel. 0984-511618; Fax 0984- 518987.Ingresso Libero. Giorni e orario di apertura: Apertodal Martedì al Sabato ore 09.00 - 12.00 / 16.00 - 19.00;Domenica mattina ore 09.00 - 12.30.Chiusura settimanale Lunedì[email protected];[email protected]

Il turismo religioso negli ultimi anni ha fatto regi-strare nel nostro Paese un vero e proprio boom. Supe-rando anche i dati dell’annata del Giubileo nel 2000,secondo un’indagine di Trademark Italia 2010 il turi-smo religioso muove oggi in Italia tra i 30 e i 40 milionidi pellegrini, con oltre 20 milioni di pernottamenti e unacrescita totale del 20%, con un aumento di presenzeanche tra i giovani di cultura medio alta dai 20 ai 40anni (30% del totale), per un fatturato che passa i 4 mi-liardi di euro e cresce da anni in doppia cifra. Il turismoreligioso rappresenta oggi la realtà più forte e sottova-lutata del mercato turistico globale nel nostro paese,mentre gli altri segmenti tradizionali del turismo restanosostanzialmente fermi o addirittura arretrano. DonMario Lusek, responsabile Vaticano dell’Ufficio Nazio-nale per la Pastorale del Turismo sostiene le ragionidella Chiesa per il rafforzamento del turismo religioso:“diamo un contributo per comprendere i fenomeni delturismo, dello sport, del tempo libero, per cogliere leemergenze della modernità e cercare un ‘modello’ dipresenza ecclesiale e quindi una ‘pastorale’ capace diinnestare il messaggio di salvezza in questi mondi”.

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Santa SeverinaMuseo Diocesano di Arte Sacra

Il Museo Diocesano di Arte Sacra diSanta Severina è situato nel Palazzo Ar-civescovile, accanto alla Cattedrale,

posto sul lato settentrionale di Piazza Campo, e con-serva ed espone al pubblico una delle più importantiraccolte di arte sacra esistenti in Calabria. Il MuseoDiocesano di SantaSeverina ha un’im-postazione pretta-mente didattica ecostituisce per-tanto un’occasioneunica per cono-scere attraverso lavisione diretta deimanufatti unospaccato interes-sante della storiadella chiesa in Ca-labria sin dall’etàbizantina e a sud di Roma. Il museo è situato nellapiazza principale del centro antico, al centro di operearchitettoniche di grande pregio come la chiesa Catte-drale e il piccolo Battistero Bizantino posto al suofianco, suggestiva anche la magnifica mole del grandecastello normanno antistante e la chiesetta di Santa Fi-lomena. Inaugurato nel 1998 è tra i più ricchi e inte-ressanti musei diocesani esistenti nell’ItaliaMeridionale. Vi si conserva anche il Tesoro della Cat-tedrale, uno dei più ricchi e interessanti dell’intera Ca-labria.

Il Museo è diviso in tre sezioni: La sezione Luoghiè ubicata nel salone degli stemmi, e vi sono trattati gliedifici di culto che testimoniano la storia del cristiane-simo, dalle catacombe alle prime basiliche, dai batti-

steri alle chiese bizantine, dalle strutture abbaziali allecattedrali post-tridentine. La sezione Oggetti è artico-lata in tre stanze, vi sono esposti arredi ecclesiali, pa-ramenti sacri, insegne episcopali, vasi sacri, reliquiari,ostensori, arredo d’altare, corredo delle immagini, og-getti per l’abluzione e l’incensazione. Infine nella se-zione Documenti sono esplicati i significati e le diversefunzioni del materiale cartaceo e librario della chiesacattolica romana sia libri liturgici che documenti qualibolle e pergamene, che raccontano la storia millenariadella più grande istituzione religiosa, che in Calabriaha realizzato diversi musei diocesani.

Collezione espostaIl Museo si divide in sei sezioni: I luoghi di culto;

Gli oggetti liturgici (ori e argenti); I paramenti litur-gici; La pinacoteca; la statuaria; La biblioteca storica;L’archivio storico. La sezione Luoghi è ubicata nel sa-lone degli stemmi, e vi sono trattati gli edifici di cultoche testimoniano la storia del cristianesimo, dalle ca-tacombe alle prime basiliche, dai battisteri alle chiesebizantine, dalle strutture abbaziali alle cattedrali post-tridentine. La sezione Oggetti è articolata in tre stanze,vi sono esposti arredi ecclesiali, paramenti sacri, inse-gne episcopali, vasi sacri, reliquiari, ostensori, arredod’altare, corredo delle immagini, oggetti per l’ablu-zione e l’incensazione. Infine nella sezione Documentisono esplicati i significati e le diverse funzioni del ma-teriale cartaceo e librario della chiesa cattolica ro-mana sia libri liturgici che documenti quali bolle epergamene, che raccontano la storia millenaria dellachiesa in Calabria. Fra i pezzi più pregiati ricordiamoil braccio d’argento con reliquia di Santa Anastasia,donato da Roberto il Guiscardo all’arcivescovo diSanta Severina. Il Tesoro comprende anche un grannumero di pregevoli oggetti sacri, dipinti e sculture li-gnee. Insieme al prezioso materiale dell’Archivio Sto-rico, l’intero Tesoro della Cattedrale è visibile inseguito all’apertura del Museo Diocesano.

Piazza Vittorio Emanuele III, 3 - Tel. 0962-51069

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Collezione espostaLa collezione esposta annovera reperti preziosi e

altamente rappresentativi di storia e tradizioni reli-giose che appartengono alla maggiore tra le diocesi ca-labresi. Comprende: argenti, molti dei qualiriconducibili alle botteghe messinesi e napoletane; unconsistente nucleo di tessuti liturgici, esito di manifat-ture calabresi, siciliane, venete e francesi; una rac-colta di dipinti; frammenti lapidei settecenteschiprovenienti dagli altari dell’antica cattedrale di MariaSantissima Assunta. Un numero consistente di argentisacri documenta il pregio del patrimonio di anticheConfraternite reggine, come quella del Santissimo Sa-cramento in Cattedrale, dei Santi Crispino e Crispi-niano nella chiesa omonima, di Gesù e Maria e diSant’Eligio nella chiesa di Gesù e Maria, dell’Imma-colata nella chiesa della Santissima Annunziata.L’apertura al pubblico è garantita nei giorni: merco-ledì h 9-13 e h 15-19; venerdì h 9-13; sabato h 9-13.

Aperture straordinarie per gruppi su prenotazione.Via Tommaso Campanella, 63 - 89127, Reggio Calabria;[email protected]

Reggio CalabriaMuseo Diocesano

Il Museo Diocesano intitolato al prelatoMons. Aurelio Sorrentino è un museo ecentro culturale religioso situato nella

città di Reggio Calabria. Il Museo sorgenello stesso complesso architettonicoche accoglie la Biblioteca diocesana el’Archivio storico diocesano di ReggioCalabria. L’edificio che ospita al pian-terreno il Museo è quanto resta dell’aladel Palazzo arcivescovile costruita allafine del Settecento sulle rovine di unpreesistente edificio, sorto accanto allaCattedrale alla fine del Cinquecento.Istituito da mons. Giovanni Ferro il 25 gennaio 1957, ilmuseo si arricchisce di collezioni ad opera di Mons. Au-relio Sorrentino, che in occasione del XXI Congressoeucaristico nazionale, nel 1988, ha ampliato le sale alle-stendole con vetrine appropriate che custodiscono i piùsignificativi oggetti religiosi della diocesi. Il nuovo Museodiocesano inaugurato il 7 ottobre 2010 è parte di uncomplessivo progetto di rete museografica regionale de-

dicata ai siti artistici religiosi ediocesani. Nell’ideare il per-corso narrativo che guida l’al-lestimento i progettisti hannointeso restituire all’operaesposta la memoria della suafunzione originaria, in mododa farne emergere i significatisimbolici, la sua valenza disegno, facendo salvi, inoltre, inessi altrimenti perduti con lacomunità religiosa cui essa ap-partenne e con lo spazio sacroper il quale fu realizzata.

REGGIO CALABRIA, Il Duomo______________

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Collezione espostaLe mostre “Tota Pul-

chra”, “Ecce Panis angelo-rum”, “Caritas Christi urgetnos”, allestite e visitabili dal 2004, hanno incremen-tato il già elevato numero di visitatori (45.000 circaannui). La nuova sede di prossima apertura avrà unsettore archeologico e lapidario, uno per l’oreficeria ei tessuti e uno per la statuaria. Nel nucleo originariodella chiesa inferiore sono visitabili la cappella dellaMadonna Odigitria scavata nella roccia, risalente al1261, rivestita di marmi policromi, pavimentata conmaioliche di Gerace del XVIII secolo. Sull’altare set-tecentesco è posta l’effige della trecentesca Madonnadella Stella, chiusa da una cancellata in ferro battutodel 1699. Nello stesso spazio è visibile la cappella di S.Giuseppe, costruita nel 1431 e coperta da volte a cro-ciera, che accoglie l’attuale struttura del museo. Il pa-

trimonio delle collezioni ècompreso tra il XIV e il XIXsecolo a eccezione della CroceReliquiario del XII secolo a

due bracci in lamina d’oro con perline e pietre dure.Spiccano per raffinatezza d’esecuzione la Vergine As-sunta in argento del 1772 dell’argentiere Gaetano Dat-tilo, il busto reliquario di S. Veneranda del 1704, ilpastorale dal nodo traforato terminante con la micro-scultura dell’Immacolata e l’ottocentesco ostensorio inargento dorato dalle ricche raffigurazioni commissio-nato dal Vescovo Pellicanò.

Piazza Tribuna, Cripta della Cattedrale - Tel.0964-356323; Fax 0964-356323. Apertura e orario: inestate dal lunedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore13.30 e dalle ore 15 alle ore 19. In inverno dal martedìalla domenica dalle ore 9.30 alle ore 13 e dalle ore 15alle ore 18. Ingresso a pagamento.

GeraceMuseo Diocesano

Nato nel 1996 come esposizione per-manente, diventa Museo nel 2000,voluto da Mons. Giancarlo Bregan-

tini. Attualmente è diretto dal Dr. Giacomo Oliva, de-legato CEI come Responsabile dei Musei diocesani inCalabria.

Il museo è allestito in uno spazio inferiore al-l’edificio della Cattedrale de-dicata all’Assunta, fondatanell’anno 1000 ed edificatanelle forme attuali agli inizidel sec. XII.

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GERACE, Il Duomo ed una vedutapanoramica

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NicoteraMuseo Diocesano di Arte Sacra

Il museo istituito nel 1961 si trova situatoin un edificio monumentale di originetrecentesca nel centro antico del paese

di Nicotera. È suddiviso in varie sale e in 6 sezioniespositive: marmi, paramenti sacri, argenteria, scul-ture, mobili, manoscritti e libri rari.

Collezione espostaI pezzi da ammirare sono interessanti e numerosi.

Di notevole valore il Crocifisso ligneo attribuito a Co-lella di Jacopo, eseguito nel XV sec. che riflette i ca-noni di scuola donatelliana. Si tratta di un’opera digrande perfezione anatomica, tra le più importantidella scuola meridionale del ’400. Nelle sale si trovano

conservati vari oggetti dell’artigianato artistico cala-brese, napoletano e siciliano, databili tra il XII e il XXsecolo, elementi architettonici e lastre tombali, scul-ture, dipinti, argenti, arredi e paramenti sacri.

P.zza Duomo 10 - Tel. 0963-81308Orario di ingresso: da lunedì a venerdì 9.30/10.30

- 16.30/19.30 (Giugno e Settembre). Su richiesta pergli altri mesi. Ingresso gratuito.

Serra San BrunoMuseo della Certosa di Serra San Bruno

Viaggiando in cerca di tesori religiosi perla Calabria, non si può tralasciare unavisita al museo della magnifica Certosa

di Serra San Bruno, eremo di età medievale realizzatodal monaco Brunone di Colonia. I monaci dell’ordinecertosino vi praticano da secoli una vita ascetica e clau-strale scandita dal lavoro e dalla preghiera quotidiana.

Collezione espostaIl museo, istituito nel 1994 all’interno della Cer-

tosa (struttura risalente all’XI secolo) espone tele deisecoli XVII e XVIII, paramenti, un busto argenteo disan Bruno del 1516, un tronetto processionale del na-poletano Luca Baccato del 1797, medaglioni in gessoraffiguranti santi e beati dell’ordine certosino, e un

grande orologio meccanico della fine del secolo XVIII.Aperta e visitabile su richiesta è anche la magnifica Bi-blioteca della Certosa con incunaboli e libri rari.

È possibile inoltre visitare alcuni ambienti in cuiè stata ricostruita la vita tipica dei monaci.

Tel. 0963-71523; www.certosini.info

SERRA SAN BRUNO (VV),La Certosa della Torre

o Santo Stefano del Bosco______________

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TropeaMuseo Diocesano

Situato nel cuore del centro storico del-l’antica città di Tropea, accanto all’au-stera e bellissima cattedrale normanna

sorge il suggestivo palazzo vescovile di Tropea sede delMuseo Diocesano.

Collezione espostaLa struttura, propone un percorso storico e de-

vozionale che partendo dal medioevo giunge al XIXsec. Al piano terreno un porticato di età sveva ospitaalcune interessanti statue marmoree.

Vi si possono ammirare notevoli opere d’arte at-tribuite ad importanti artisti di origine meridionale,dovute a committenze vescovili e nobiliari. Visibileinoltre un cospicuo gruppo di dipinti realizzati da bot-teghe locali, in particolare da Giuseppe Grimaldi (1690-1748), importante pittore tropeano. Di notevole inte-resse i brani di un affresco di autore ignoto e una bel-lissima statua devozionale che ritrae Santa Domenicada Tropea.

In altre sale campeggiano alcune grandi tele clas-sicheggianti del napoletano Menzele e il seicentescociclo della Madonna, arredo della Cappella dei Nobili.Importanti esposizioni temporanee completano il per-corso museale, meta di grande valore artistico per ognivisitatore che giunga nella antica e nobile Tropea.

Palazzo Vescovile - Largo Duomo - Tel. e Fax0963-61034; 0963-62089; cell.333-7718896; 338-9835014. Orari di apertura: Aprile - Maggio - Settem-bre - Ottobre: ore 9:30/12:30 - 17:00/20:00. Giugno:ore 10:00/12:30 - 18:30/22:00. Luglio - Agosto: ore19:00/24:00.

Da Ottobre fino a Marzo il museo apre su preno-tazione per gruppi, telefonando. Permesso di visita:€ 2,00 (riduzioni per comitive).

Ingresso gruppi (min 15 - max 50)

Turismo e fede: una risorsa per la CalabriaIl turismo interno e di prossi-

mità proveniente da altre regioniitaliane rappresenta per la Cala-bria circa l’82% delle presenze at-tuali in termini di pernottamenti. Apartire da questo favorevole datodi partenza, anche sul turismo re-ligioso in Calabria occorrono nuoviinvestimenti in termini di cono-scenza e di marketing (Cfr. Asses-sorato al Turismo Reg. Calabria,Decimo Rapporto sul Turismo Ca-labria 2010, e precedenti). Indispensabili risultanonuovi strumenti divulgativi e promozionali di qualità,come questa guida specializzata, in grado di offrire almercato e agli operatori, i contenuti e le conoscenzeda mettere in rete a livello internazionale- nazionale-locale per realizzare un sistema turistico territorialein grado di recuperare, promuovere e valorizzare unricchissimo patrimonio di tradizioni e religiosità popo-lare. In Calabria il turismo religioso è infatti un settoread alto potenziale di sviluppo che include il patrimonioartistico, architettonico e ambientale e un ricchissimopatrimonio immateriale comprendente aspetti liturgicie storico-religiosi oltre agli ambiti ricettivi, ricreativie di animazione culturale caratterizzanti una forte re-ligiosità e forme di vita ecclesiale che nella nostra re-gione possono vantare una storia e un patrimonio assairicco e particolare. Patrimonio ricco e stratificato chesul territorio regionale si estende oltre a quello catto-lico-cristiano, anche al patrimonio minoritario dellatradizione orientale di rito greco-bizantino e a traccesignificative della presenza ebraica e dei movimentiereticali medievali. Proprio in Calabria il “turismo re-ligioso” appare quindi oggi più che mai, una chanceper la valorizzazione dei territori e per il benessere ela crescita sociale, culturale ed economica delle popo-lazioni locali. La presenza di una localizzazione reli-giosa particolare, di una tradizione di culto o di unSantuario meta di pellegrinaggi vanno dunque consi-derate risorsa pastorale per la Chiesa locale, ma ancheopportunità di sviluppo compatibili in termini di “eco-nomia”, di “ricchezza” e di “lavoro” per i residenti.

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Rappresentazioni della religiosità popolare in Calabria

In Calabria le numerose e vivaci espressioni tradizionali della religiosità popolare presentano carat-teri originali, pur non discostandosi dagli elementi distintivi che caratterizzano la cultura religiosadell’intero Mezzogiorno d’Italia. In passato troppo spesso si è inteso leggere le manifestazioni di

culto tradizionali in ambito religioso come retaggio di superstizioni arcaiche e segni di arretratezza delle popo-lazioni locali, specchio di antiche forme precristiane, piuttosto che come espressioni genuine e fortemente par-tecipate della fede popolare cristiana. Questa prospettiva limitante e carica di pregiudizio semplifica e riduce ilvalore delle manifestazioni della cultura religiosa popolare, impoverisce una più autentica comprensione antro-pologica e culturale dei fenomeni, pregiudicandone inoltre una più ampia ricostruzione storica.

Analizzando alcuni degli aspetti in cui la sensibilità religiosa popolare prende forma, si può scorgere comequesti siano la testimonianza delle complesse vicende storiche della regione. Le comunità calabresi sono ricchedi santi patroni di origine locale oggetto di intensa e durevole devozione. Il ricorso a Santi e Patroni locali elettia personificazioni dell’integrità e dell’identità profonda delle comunità si spiega con il ricorso a figure religiosepiù prossime di quelle canoniche, in grado di porre in atto meccanismi simbolici di difesa e tutela di individui ecomunità dalle difficoltà e dai mali dell’esistere. Osservare le tante figure di Santi a cui i calabresi tributanoonori e venerazione è come sfogliare un libro su cui sono segnati venti secoli di vicende e di avvenimenti. Dal-l’origine del Cristianesimo fino a tutto il XIII secolo nelle figure dei Santi il popolo identifica il rispecchiamentoesemplare e le qualità del rigore morale, del martirio e dell’evangelizzazione, della taumaturgia. In Calabria latradizione italo-greca si incarna nelle figure dei Santi Nicodemo di Mammola, Filarete di Calabria, Luca di Me-licuccà, Elia lo Speleota, Nilo di Rossano. La taumaturgia è l’aspetto preminente di Santi come Nicola, Michele,Rocco, Cosma e Damiano (santi medici di origine orientale), mentre le grandi figure di abati e di mistici miracolosicome Nilo da Rossano, Brunone da Colonia, Gioacchino da Fiore e Francesco di Paola sono venerati proprioper la loro qualità di civilizzatori del territorio, di garanti dell’integrità di fronte alle minacce storiche e naturalie in veste di patriarchi curatori di individui e comunità.

In seguito la presenza e l’affermazione dei grandi Ordini e del monachesimo di origine latina, in Calabriasi assiste alla diffusione del culto di nuovi Santi, molti dei quali si andranno a sostituire e spesso a sovrapporrecon le più antiche figure di eremiti e taumaturghi (si pensi a Sant’Antonio Abate e Sant’Antonio da Padova).Tuttavia la figura religiosa cristiana che primeggia nella vita religiosa del popolo calabrese è senza dubbio quelladella Madonna: la preferenza e la diffusione dei culti mariani è caratteristica della religiosità meridionale in ge-nere e accomuna nelle manifestazioni devozionali le diverse classi sociali.

Insieme a San Michele e a San Nicola la figura di Maria appare essere fra quelle più antiche divenute “pa-trone” delle comunità. Gli studiosi hanno a lungo discusso sul significato del predominio mariano (e quindi fem-minile) nell’idea di santità nel mondo popolare vedendo spesso un ricordo degli antichi culti misterici della GrandeMadre ma, al di là delle semplificazioni, esso resta saldamente legato alla storia specifica delle diverse comunitàlocali. Tra le feste tradizionali in onore della Madonna sono da segnalare quella della Madonna dei Poveri a Se-minara (15 agosto) e la processione della Madonna della Sacra Lettera a Palmi, che si svolge, non tutti gli anni,l’ultima domenica di agosto: per questa ricorrenza, sulla sommità della Varia, su un carro alto e pesante tiratoda numerosi portantini, viene sistemata l’Animella, una bambina che simboleggia la Vergine Assunta. Importanteè anche la processione della Madonna della Consolazione a Reggio di Calabria (7-9 settembre), una delle piùsentite e affollate tra le feste religiose in un contesto urbano. In diversi centri costieri del Tirreno e dello Jonio sisvolgono diverse processioni a mare, in genere in onore della Madonna di Porto Salvo: da segnalare quelle di Cro-tone, Palmi, Vibo Marina, Nicotera e Soverato. Spesso di recente istituzione, queste processioni raccontano il ri-torno sul mare delle popolazioni calabresi e il bisogno di sacralizzare luoghi urbanizzati nei periodi più recenti.

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La Venerazione MarianaLa figura di Maria si caratterizza per la varietà delle denominazioni e degli appellativi tradizionali: a volte

sono indicazioni di carattere geo-topografico (del Castello, di Porto, di Mare, della Montagna, della Serra, delBosco, del Ponte), a volte riflettono la provenienza di un’immagine ritenuta miracolosa (di Monserrato, di Loreto,di Costantinopoli, del Pilerio, Greca, della Romania). Spesso la qualità miracolosa è sottolineata da altri appel-lativi quali Achiropita, della Pietà, della Catena, del Soccorso, della Speranza, mentre altre espressioni risuo-nano come vere e proprie esaltazioni della stessa immagine di Maria (della Pietà, della Luce, della Stella, delleRose, della Matina). Non mancano inoltre appellativi che pongono la figura della vergine in funzione taumatur-gica e miracolosa rispetto ai caratteri sociali del territorio.

Il bisogno di concretezza e di rispecchiamento in figure che presentassero tratti di umanità, hanno fatto sìche in Calabria le popolazioni locali prediligessero il culto dei simulacri e delle immagini. Nella devozione popolaresolitamente sul dipinto prevale la statua, il busto o l’effige sacra da portare in processione. La sola eccezione sida nella superiore reputazione che spetta al culto mariano, solitamente di tradizione orientale, con le icone delleMadonne “Nere”, di Costantinopoli e delle immagini delle madonne “achiropite” (non dipinte da mano umana).Gran parte dei festeggiamenti, dei riti e delle liturgie dedicate a Maria presenti nel calendario delle celebrazionitradizionali calabresi si concentrano quasi esclusivamente fra la metà di agosto e i primi giorni di settembre, alculmine dell’estate e in un periodo che nel mondo contadino segnava una pausa nel lavoro agricolo. Ancora ogginei centri minori e nei paesi calabresi il patronato mariano è in assoluto il più diffuso. Fra le denominazioni dellaVergine predominano l’Immacolata, l’Annunziata, l’Addolorata, il Carmelo: sono anche presenti altre denomi-nazioni quali la Madonna della Neve, delle Grazie, del Rosario, di Costantinopoli (tipica di tutto l’antico Regnodi Napoli). Tutte le feste dedicate alla Madonna o ai Patroni sono momento essenziale nella vita sociale delle co-munità. Esse si svolgono dopo un lungo periodo di preparazione e culminano con la processione di statue ed effigivotive in cui l’immagine sacra viene traslocata dalla sua sede abituale, chiese o santuari, e trasportata dai fedelicon tutti gli onori seguendo un percorso professionale e un rituale prestabilito. Anche se l’idea della Santità coin-cide, nella religione popolare, con l’immagine del Santo, ciò non significa che le relazioni con la sfera del sacroavvengano su un piano strumentale e puramente materialistico. Spesso i culti assumono aspetti mistici e sacrificalie la “personalizzazione” del rapporto tra figure religiose, fedeli e comunità si traduce in forme di profonda au-tenticità, di delicata e intensa familiarità, in un diretto rapporto di interlocuzione col sacro e il divino, fortementepartecipato, privo di intermediazioni gerarchiche e di intenzionalità surrettizie alla moralità dei culti.

I riti della Settimana santaLe manifestazioni rituali legate alle celebrazioni tradizionali della Settimana Santa sono espressioni devo-

zionali tuttoggi diffusissime e particolarmente sentite in Calabria. Praticamente interessano tutte le comunità.Il Mercoledì santo vengono portati nelle chiese i sepolcri, germogli di grano fatti crescere al buio nelle case, chericordano i «giardini di Adone» dell’antichità. Tra le sacre rappresentazioni del Sabato santo (ma a volte, se-condo la vecchia liturgia, del venerdì), si ricordano: la Giudaica di Laino Borgo, I Giudei di Caccuri, che hannoluogo ogni sette anni, la Tragedia di Rizziconi. Tra le processioni con vare o varette, in genere gruppi statuariin cartapesta o animati con persone in costume che ricordano figure e motivi della Passione, segnaliamo quelledi Diamante, Amantea, Cassano allo Jonio, Mesoraca, Vibo Valentia, Filogaso, Cittanova, Gerace, Polistena.Particolare intensità si riscontra nelle manifestazioni religiose di Corigliano Calabro, Rossano e Caulonia. Unrito con origine antica e motivazioni profonde è quello dei Vattienti di Nocera Terinese. In questo rito diversi fe-deli, per voto e con intenzioni augurali, si battono polpacci e cosce davanti alla statua della Madonna e del Cristo

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morto. In molte comunità (come Cassano allo Jonio, Diamante e San Nicola da Crissa) i riti vengono eseguiti dadonne e, a volte, anche da uomini appartenenti a Confraternite, con l’accompagnamento di canti corali e di an-tichi motivi in lingua locale che descrivono i diversi momenti della passione. Questi riti, che rappresentano unmomento di forte identificazione delle comunità, si basano sulla commemorazione di un dolore e di una morteesemplari nella figura del Cristo, nei quali confluiscono le esperienze individuali, familiari e comunitarie. L’Af-fruntata – o ’i Cunfrunti, o Sbelata, così denominate a seconda delle zone – sono rappresentazioni di particolaredrammaticità e commozione che ripercorrono e mettono in scena l’incontro tra il Cristo Risorto, la MadonnaAddolorata e San Giovanni. Questa sacra rappresentazione, che presenta varianti locali a volte notevoli, si svolgeil giorno di Pasqua (ma in alcuni luoghi il lunedì e martedì successivo). La tradizione è diffusa in numerosi centridella Calabria meridionale, tra cui Vibo Valentia, Sant’Onofrio, Filadelfia, Soriano Calabro, San Vito sulloJonio, San Andrea Apostolo dello Jonio, Polistena, Gioiosa Jonica, Roccella Jonica. Dopo i tre o più viaggi diS. Giovanni che va ad annunciare alla Madonna incredula la resurrezione del Figlio, gli attimi che precedono lasvelazione e l’incontro sono carichi di tensione ed emozione: dalla riuscita dell’incontro in passato si traevanoauspici sui raccolti e la produzione agricola e sulla vita sociale della comunità.

Le feste e i pellegrinaggiNumerose le festività tradizionali diffuse in Calabria in onore di San Rocco, in passato considerato santo

risanatore delle piaghe e tutelare dalle endemiche epidemie di peste, si ricordano per importanza quella di Palmi(16 agosto), con la processione degli “Spinati”, fedeli che per voto camminano scalzi e con il capo e il petto rico-perti da una cappa di spine davanti alla statua del Santo, e quella di Gioiosa Jonica (ultima domenica di agosto)con prolungati balli votivi per le vie del paese.

In Calabria importanti centri di pellegrinaggio e di culto tradizionale, spesso legati intensamente alla praticadel culto mariano, sono i santuari di Cerchiara di Calabria, Vallelonga, San Severino Lucano (ai confini con laCalabria per il santuario della Madonna del Pollino), Polsi nel comune di San Luca, San Sosti, Torre di Ruggiero,Riace (per i Ss. Medici Cosma e Damiano).

Il più importante e il più noto per afflusso di fedeli nella regione è quello di San Francesco di Paola, a Paola,che si celebra con grandi festeggiamenti sia religiosi che civili dal 1-4 maggio di ogni anno. Specie in ambito localerurale, ancora oggi sono spesso presenti comportamenti tradizionali tipici della pratica del pellegrinaggio devo-zionale di origine rurale e agro-pastorale: viaggio a piedi, soste in prossimità di acque e fonti miracolose, balli ecanti votivi, offerte di ex voto, pranzi rituali a base di carni e prodotti tipici locali. Tuttavia oggi sempre più spesso,i protagonisti dei pellegrinaggi e delle feste popolari calabresi non sono più i contadini e i braccianti di un tempo.

La pratica del pellegrinaggio per fede riguarda sempre di più le popolazioni cittadine e inurbate, gli emigrati,giovani, studenti, impiegati, professionisti (uomini e donne) che si rivolgono al bisogno del sacro. Con la moder-nità, la diffusione dei mezzi di comunicazione e l’affermazione delle nuove pratiche del turismo religioso, le pra-tiche religiose del pellegrinaggio per fede hanno modificato la realtà dei luoghi di culto, determinando spessomutamenti rilevanti e non sempre positivi, anche nel paesaggio e degli ambienti naturali che caratterizzavano inpassato santuari e manifestazioni devozionali tipiche della religiosità popolare calabrese. Anche in Calabria ilsenso stesso della tradizione religiosa è oggi legato alle dinamiche del mondo attuale e ai suoi problemi, allaricerca di un nuovo rapporto col sacro. Sempre più interessanti e numerose per il senso di comunità e di sentitapartecipazione che si rafforza intorno ai simboli tradizionali della fede e dell’identità locale, sono negli ultimidecenni le numerose feste e celebrazioni dedicate agli emigrati. Tra le più affermate in regione si segnalano quelledi San Francesco di Paola (in vari luoghi della Calabria), di San Nicola da Crissa e di Stilo-Mongiana.

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CatanzaroCertosa Abbazia di Santa Maria del Bosco di San Bruno diColonia Monaci Certosini - Loc. Calvario88029 Serra San Bruno - Tel. 0963.71253(Accoglienza: solo uomini)

Eremo di Santa Maria del Soccorso - Località Serre88040 Serrastretta - Tel. 0968.81274 - [email protected] - Tel. 0968.81274 - Cell. [email protected] - [email protected]

“Casa del pellegrino”, Santuario Maria SS. della Quercia diConflenti Piazza Visora, 1 - 88040 ConflentiTel. 0968.64420 - Fax [email protected]

“Centro di Spiritualità San Bernardo” della Piccola Famigliadell’Esodo Monastero di San Benedetto G. LabreVia Cancello, 109 - 88041 DecollaturaTel. 0968.61021 - Cell. [email protected] - www.eremiti.org

“Casa di Spiritualità e Accoglienza Mons. Nicola Canino” delleSorelle Carmelitane - Contrada Madonna di Porto88045 Gimigliano - Tel. [email protected] - www.madonnadiporto.it

“Oasi Bartolomea” delle Suore di Carità delle Sante Capitanio eGerosa - Via del Progresso, 47288046 Lamezia Terme - Tel. 0968.453162 - Fax [email protected]

“Oasi San Francesco” dei Frati Minori CappucciniVia Sant’Antonio, 3 - 88046 Lamezia TermeTel. 0968.21435 - Fax 0968.21435

“Casa di ospitalità Il Carmelo” - Via Bellavista, 14488040 Carlopoli - Tel. 0968.829171 - Fax 0968.82000

“Casa di preghiera Bethel Tabor” delle Suore Passionistedi S. Paolo della Croce - Contrada Di Podi, 188040 Pianopoli - Cell. 347.5940105 - Cell. 349.3160582

“Casa di Spiritualità Nazareth” delle Figlie della Caritàdel Preziosissimo Sangue - Passo di Acquavona88040 Platania - Tel. 0968.205101 - Fax 0968.205101

“Casa Scout La Cinta di Cris” (Struttura associata Agesci,Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, per attività di campiscuola, campeggio e vacanze) Località Casolariti88060 San Sostene Marina - Cell. 348.0433986 - [email protected]

“Casa di Ospitalità Maria Ausiliatrice” delle Figlie di MariaAusiliatrice - Via San Giovanni Bosco, 7 - 88068 SoveratoTel. 0967.21531 - [email protected]

CosenzaConvento della Madonna della Catena dei Padri PassionistiVia Santuario - Fr. Laurignano87045 Dipignano - Tel. 0984.445193

Convento Santuario di San Francesco di Paola dei Frati Minimidi San Francesco di Paola - Viale del Santuario87027 Paola - Tel. 0982.582518

“Casa del Buon Pastore” - Loc. Fossiata87066 Longobucco - Tel. 0983.520594

“Casa del Beato Nicola Saggio” - Via Marina, 4187030 Longobardi Marina - Tel. 0982.78056

Oasi “Vienna da Fuscaldo” PP. PassionistiConvento San Francesco di Paola87024 Fuscaldo - Tel. e Fax 0984.89184

Oasi “Santa Maria della Sila”PP. Passionisti, Convento di Santa Maria della Sila87052 Moccone di Camigliatello di Spezzano della SilaTel. 0984.5781

“Domus Mariae”, PP. Ardorini, P.zza E. Bianco, 1787046 Montalto UffugoTel. 0984-931087 - 0984.931020

“Casa Santuario di Sant’Umile” PP. Minori - Via Santuario87043 Bisignano - Tel. 0984.951154

“Casa Santuario San Francesco” PP. Minimi,P.zza San Francesco, 4 - 87040 Paterno CalabroTel. 0984.476031 - 0984.476347

Convento di San Bernardino, PP. ConventualiChiesa Monumentale di San Bernardino - Via San Bernardino, 1587032 Amantea - Tel. 0982.424379

Strutture di soggiorno e accoglienza turistica collegate all’ospitalità religiosa

Un elenco qualificato di strutture di accoglienza e ospitalità non alberghiere accreditate daautorità religiose e diocesi, comprendente monasteri, conventi, abbazie, santuari, eremi,case religiose per ferie e vacanze e strutture di accoglienza.

Page 42: Depliant Turismo

Convento dei Padri Cappuccini PP. Cappuccini, P.zza BeatoAngelo - 87041 Acri - Tel. 0984.953368 - 0984.953513

“Casa delle Catechiste Rurali del Sacro Cuore”Via Sant’Antonio, 54 - 87030 LongobardiTel. e Fax 0982.75014

“Casa della Spiritualità” c/o Casa del CleroVia Rossini - 87036 RendeTel. 0984.839066 - Fax 0984.838996

“Oasi di Sant’Antonio”Via della Riforma, 1 - 87044 CerisanoTel. 0984.473007 - Cell. 337.872672

Monastero di Santa Chiara delle Monache Clarisse UrbanisteVillaggio Santa Chiara, 1887067 Rossano Calabro - Tel. 0983.520151

“Ospitalità Casa Comunitaria della Pace”Comunità per Laici Consacrati - Via Santa Chiara, 687067 Rossano Calabro - Tel. 0983.522505

Santuario di Santa Maria del Pettoruto“Ospitalità Casa Nazareth” Santuario Madonna del Pettoruto87010 San Sosti - Tel. 0981.60000

“Casa di Accoglienza Santa Maria Goretti” - Via Miceli, 187030 Fiumefreddo Bruzio - Tel. 0982.71051

“Ospitalità Fraternità Monastica Santa Maria delle Grazie”,Comunità per Laici Consacrati, Contrada Santa Maria delleGrazie, 8 - 87067 Rossano - Tel. 0983.521204

Crotone“Residenza parrocchiale Santa Maria N.S. del Buon Consigliodegli Albanesi” - Via Madre Teresa di Calcutta, 2188811 Cirò Marina - Cell. 335.6405681

“Casa di Assistenza Mons. Cesare Oliveti”Casa-albergo per anziani e associazioni e organizzazioni religiose,Via Carusa - 88836 CotroneiTel. 0962.44751 - email: [email protected]

Santuario della Madonna D’Itria dei PP. Passionisti,Via Santuario - 88811 Cirò Marina - Tel. 0962.31104

Eremo abbaziale della Santa Croce delle Figliedi Maria Ausiliatrice - 88821 Corazzo - Tel. 0962.549067

“Centro di ospitalità Don Gaetano Mauro” dei PP. MissionariArdorini, Contrada Trepidò Soprano Villaggio Adorino88836 Cotronei - Tel. 0962.46096 - 0962.46015 - 0962.431031

“Ospitalità Centro Culturale e di SpiritualitàA. Rosmini”, Piazza Santuario Madonna Greca88841 Isola di Capo Rizzuto - Tel. 0962.799094 - 0962.791307

Convento Santuario del Santissimo Ecce Homo dei fratidell’Ordine dei Francescani Minori - Via Convento, 1688838 Mesoraca - Tel. 0962.45260 - 0962.48349

“Ospitalità parrocchiale Casa di SpiritualitàSanta Domenica” - 88823 Perticaro di UmbriaticoTel. 0962.63350 - Cell. 347.3206908

“Oasi San Giuseppe”Via Provinciale - 88823 Perticaro di UmbriaticoTel. 0962.762229 - 0962.21734

“Centro di Accoglienza Fondazione Casa della Carità Maria SS.Addolorata” - Via Nazionale, 2688831 Scandale - Tel. 0962.54009

Reggio CalabriaOstello “Don Mario Squillace - Loc. Montestella89040 Pazzano - Tel. 0964.731090

“Colonia Sant’Antonio” Dell’Opera don Orione - OperaAntoniana delle Calabrie - 89057 Gambarie d’AspromonteTel. 0965.3291 - Fax 0965.743037 (solo prenotazioni)Tel. 0965.743126 (ricevimento e chiamate dall’esterno)[email protected]

“Oratorio Semicanossa” - Via Cappuccini Vecchi89028 Seminara - Tel. 096.631704 - Cell. 338.9041937

“Casa del Buon Pastore - Residenza Sacra Famiglia”Casa religiosa di ospitalità per esercizi e ritiri spirituali, turismoreligioso, scoutismo e vacanze della Fondazione LucianumVia Risorgimento - 89057 GambarieTel. 0965.743280 - 0965.24895 - Cell. 338.3801223

“Casa Santa Maria Porto di Pace” - Via Villaggio Arghillà Nord89135 Reggio Calabria - Tel. 0965.679021

Monastero Santuario di Maria Santissima della Visitazione,Località Campi di S. Nicola - 89126 Ortì di Reggio CalabriaTel. 0965.336049

Eremo della Madonna della ConsolazioneVia Eremo, 22 - 89124 Reggio CalabriaTel. 0965.21497 - 0965.28340

“Oasi Santa Famiglia di Nazareth” - Via Circonvallazione, 189056 C.da Lubrichi di Reggio CalabriaTel. 0965.45398 - Cell. 328.6162619

Page 43: Depliant Turismo

“Casa di accoglienza religiosa per pellegrini e turisti”89031 Ardore di Reggio Calabria - Tel. 800.913540

“Istituto Religioso Caterina Marzano” delle Figlie di MariaAusiliatrice (solo ospitalità femminile) Via Piave, 2089035 Bova Marina - Tel. 0965.761007

“Casa san Paolo” Località Cucullaro - Via Nazionale - Cucullaro89057 Santo Stefano d’AspromonteTel. 0965.740361 - 0965.892892

“Casa di Maria Immacolata” - Contrada Mastroiudice, 8989011 Fraz. Pellegrina di Bagnara CalabraTel. 0966.337066 - 0966.337066

“Casa Emmaus”, Piazzale Miramare, 189057 Santo Stefano d’Aspromonte - Tel. 0965.743012

“Ostello religioso La Vetta” - Via Monte Stella89040 Pazzano - Tel. 0964.731150

“Centro di ospitalità religiosa Grotta del Pater”della Compagnia di Gesù e Comunità di Vita Cristiana, LocalitàCastagneto di Pitea - 89065 Motta San GiovanniTel. 0965.28768 - Cell. 328.6237356

“Casa di soggiorno religioso Don Bosco”della Società Salesiana di S. Giovanni BoscoVia degli Sci, 14 - 89057 Gambarie d’AspromonteTel. 0965.743188 - 090.344158

“Accoglienza Parco della mondialità - Campo Don Sergi”,Santuario Maria SS. della Grazia, Trav. Gallico89135 Reggio Calabria - Tel. 0965.370304

Vibo Valentia“Centro di ospitalità Don Mottola” delle Oblate del Sacro Cuoredi Gesù, Località Sant’Angelo di Drapia89862 Drapia - Tel. 0963.67101

“Ostello San Francesco” (struttura laica convenzionata con entireligiosi) - Via Riviera Prangi, 3 - 88026 Pizzo CalabroTel. 0963.531612 - Cell. 338.3990937http://[email protected]

“Accoglienza Casa per ferie del Sacro Cuore”dei PP. Dehoniani, Località La Brace89817 Briatico - Tel. 0963.391192

“Ospitalità religiosa Casa Maranatha” delle Oblate del SacroCuore di Gesù, Località Corello89862 Gasponi - Tel. 0963.67008 - 0963.67289

“Casa di Spiritualità Maria Immacolata”Località Umbre - Frazione Orsigliadi - 89866 RicadiTel. 0963.665072 - 0963.665072

“Ospitalità Casa di San Domenico” - Via Marcellina, 2689843 Sant’Onofrio - Tel. 0963.262543 - 0963.262649

“Residenza parrocchiale Villa Bonitas”Contrada Santa Maria89822 Serra San Bruno - Tel. 0963.70676 - 0963.70405

Santuario di San Domenico di Sorianodei PP. Domenicani, Via San Domenico, 289831 Soriano Calabro, Tel. 0963.351022

“Residenza religiosa Casa della Carità” delle Oblate del SacroCuore di Gesù, Via Abate Sergio89861 Tropea - Tel. 0963.61049

Numeri UtiliNUMERO VERDE 800.55.00.01Dipartimento Turismo Regione Calabria - Servizio telefonico regionale multilungue di assistenza al turistaAttivo tutti i giorni dalle 08:00 alle 20:00 - [email protected]

Regione Calabria Dipartimento Turismo - Via S. Nicola, 8 - 88100 CZ - Tel. 0961 856884 / 856882 - Fax 0961 856822

Regione Calabria Sistema Informativo Turismo - Via S. Nicola, 8 - 88100 CZ - Tel. 0961 856823 / 856861 - Fax 0961 856835www.turiscalabria.it - info [email protected]

SERVIZIO ACCOGLIENZA E INFORMAZIONE TURISTICAProvincia di Cosenza l Cosenza 0984 814584 - 814488 - 814540 - www.provincia.cs.it l Guardia Piemontese 0982 94793 l Castrovillari 0981 32332Provincia di Crotone l Crotone 0962 952423 - www.provincia.crotone.itProvincia di Catanzaro l Catanzaro 0961 84508 - www.provincia.catanzaro.it l Lamezia Terme 0968 419428 - 414384 - 1902274Provincia di Reggio Calabria l Reggio Calabria 0965 308025 - www.provincia.reggio-calabria.itProvincia di Vibo Valentia l Vibo Valentia 0963 997236 - 997644 - www.provincia.vibovalentia.it

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