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S e dovessi interpellare l’oracolo, come nella fiaba di Biancaneve e i Sette Nani, per conoscere qua- l’è il paese più bello al mondo, qual’è il paese ca- rico di storia e di preistoria, dove fantasie di poeti e di scrittori hanno creato miti e leggende, dove nacquero le più belle favole inventate dagli uomini, con scogliera e battigia, montagna e lago, sole e brezze marine, isole e pesca, flora e fauna, ma dove anche i furbetti del borgo antico sguazzano sempre a ciel sereno, lo specchio del- le mie brame risponderebbe: “San Felice Circeo“. Il paese dei miei natali e dei miei antenati, che ognuno dovrebbe difendere dalle bocche senza trachea dei so- liti intoccabili per la salvaguardia e la conservazione del- le origini, dell’identità sanfeliciana e di ciò che d’antico ancora è rimasto dal fiero pasto di tali fameliche zanne. Trascuro le testimonianze letterarie su San Felice Circeo, vorrei senza tanto smucenà, non farne cenno alcuno, neanche nticchia, perché gradirei volgere lo sguardo sol- tanto ad alcuni vecchi cimeli andati in disuso e dimenti- ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 6 N. 28 - GENNAIO-FEBBRAIO 2008 C omodamente sdraiato sulla sua chaise longue il proprietario di villa al Circeo dà istruzioni al muratore: “Benito (il nome è di fantasia) por- ti via tutto”. Calcinacci, vecchi sanitari, un vecchio te- levisore. Con il giardiniere, stesso copione. Erba, po- tature, aghi di pino vengono portati via sui mezzi, sen- za che il proprietario si informi sulle loro destinazio- ni, che, in una frequente e sfortunata ipotesi, sono le località più suggestive – e neanche tanto nascoste - del Parco del Circeo. Nonostante le periodiche bonifiche disposte negli ul- timi anni dal Corpo Forestale, nel corso delle quali la- vatrici, vecchi sanitari e calcinacci sono stati asporta- ti dal bosco mediterraneo, o da qualche curva o ra- dura spaziosa del Promontorio e della Baia d’Argen- to, basta un giro in macchina per imbattersi in pota- ture di palme, foglie e fusto (via delle Allodole all’al- tezza della Fonte di Lucullo); calcinacci e mattonelle di ceramica: Strada del Sole, prima curva venendo da via del Faro e, poco più avanti nello stesso luogo, ol- tre a un vecchio televisore, contenitori di legno su cui è apposto l’indirizzo di un architetto a Roma e con- tenitori di plastica sagomati contenenti i resti di pic- cole colonne di pietra, tutte uguali, evidentemente usate come motivo ornamentale. Calcinacci e potatu- a a a S ì deve essere proprio così, con il tem- po, sentendo quello che si dice e os- servando quanto accade, me ne vado sempre più convincendo. Il dott. Giuseppe Schiboni, ex e “attuale” sindaco di San Felice Circeo, secon- do me, si reca periodicamente ad Arcore o in Costa Smeralda, a seconda della stagione, ospite di Silvio Berlusconi, per seguire corsi di gestione ammini- strativa d’effetto e d’immagine. L’allievo Schiboni mostra buona attitudine ad apprendere e non solo imita il maestro, sembra addirittura esserne miglio- re (ma questo accade in modo ricorrente nella sto- ria e in tutti i campi, l’esempio più classico è quello di Giotto e Cimabue), perché rifugge, almeno finora, da atteggiamenti teatrali e scenografici, nonché dal look ricercato e studiato così caro al suo modello, co- me il doppiopetto, la cravatta a pois e le scarpe con i tacchi, di cui per la verità lui non ha bisogno. Que- sti aspetti puramente esteriori sono trascurabili e di poco conto, per Schiboni, invece, quello che conta sono i metodi di gestione della cosa pubblica: biso- gna stupire con annunci clamorosi di progetti sen- sazionali, moderni e all’avanguardia; bisogna anche realizzarne qualcuno. In tal modo si rappresenta sen- z’altro un’Amministrazione attiva, efficiente e so- prattutto attenta ai problemi dei cittadini. Poi nella realtà il sistema è tutto da discutere e da criticare. Primo. Si procede a braccio con superficialità e non secondo un programma completo e organico, che af- fronti i veri nodi strutturali e la crescita di tutti i set- tori della vita pubblica. Secondo. La realizzazione delle opere promesse non è mai accompagnata da un parallelo programma fi- nanziario, che invece dovrebbe essere impostato contemporaneamente con competenza e responsa- bilità. Questo significa, per esempio, che le proget- tazioni, che potrebbero essere pagate molto meno facendole eseguire ai tecnici del comune, vengono affidate a studi esterni: l’aggravio per le casse pub- bliche è percentualmente enorme: pochi lo sanno, ancor meno se ne curano. Come se quei denari non uscissero dalle nostre tasche. Terzo. Queste programmazioni non vengono mai de- mocraticamente concertate e sono in realtà unilate- ralmente e sconsideratamente annunciate spesso senza alcun supporto progettuale, tecnico, finanzia- T e r i Vecchi cimeli andati in disuso di Antonio Ruggeri i t a Un nuovo modo di fare opposizione di Franco Domenichelli continua a pag. 6 C ENTR O S T ORICO SAN FELICE CIRCEO R i Guerrino Rizzardi di Maria Petrucci F a t o Nuovo cinema paradiso Vittorio Lucci se n’è ghiuto… di E. Dantes e Roderigo a a C u l t Chi ha paura dei “punteruoli rossi” di Andrea a Res miranda populo Cosa che meraviglia il popo- lo (che non cerca le origini e ammira solo gli effetti, ecco perché continuamente è gabbato) Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 333 1904459, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] - Reg. Trib. di Latina n. 796 del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Stefano Pagliaroli, Tommaso Di Prospero, Maurizio Paolini, Alessia Bravo, Ines Colandrea - Stampato da CSR, via di Pietralata, Roma continua a pag. 5 di ALESSANDRO CRESTI Vecchi cimeli andati in disuso i i A R A C O A D I F N Z I A A L A S C O P E R A D E E A D C Il parco come una discarica i r i continua a pag. 2 Centro storico Antica Porta

di CENTROSTORICO - Ass. cult. IL CENTRO STORICO - Home … · 2009-05-19 · e dovessi interpellare l’oracolo, come nella fiaba di Biancaneve e i Sette Nani, ... qual’è il paese

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Se dovessi interpellare l’oracolo, come nella fiabadi Biancaneve e i Sette Nani, per conoscere qua-l’è il paese più bello al mondo, qual’è il paese ca-

rico di storia e di preistoria, dove fantasie di poeti e discrittori hanno creato miti e leggende, dove nacquero lepiù belle favole inventate dagli uomini, con scogliera ebattigia, montagna e lago, sole e brezze marine, isole epesca, flora e fauna, ma dove anche i furbetti del borgoantico sguazzano sempre a ciel sereno, lo specchio del-le mie brame risponderebbe: “San Felice Circeo“. Il paese dei miei natali e dei miei antenati, che ognunodovrebbe difendere dalle bocche senza trachea dei so-liti intoccabili per la salvaguardia e la conservazione del-le origini, dell’identità sanfeliciana e di ciò che d’anticoancora è rimasto dal fiero pasto di tali fameliche zanne.Trascuro le testimonianze letterarie su San Felice Circeo,vorrei senza tanto smucenà, non farne cenno alcuno,neanche nticchia, perché gradirei volgere lo sguardo sol-tanto ad alcuni vecchi cimeli andati in disuso e dimenti-

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 6 N. 28 - GENNAIO-FEBBRAIO 2008

C omodamente sdraiato sulla sua chaise longueil proprietario di villa al Circeo dà istruzioni almuratore: “Benito (il nome è di fantasia) por-

ti via tutto”. Calcinacci, vecchi sanitari, un vecchio te-levisore. Con il giardiniere, stesso copione. Erba, po-tature, aghi di pino vengono portati via sui mezzi, sen-

za che il proprietario si informi sulle loro destinazio-ni, che, in una frequente e sfortunata ipotesi, sono lelocalità più suggestive – e neanche tanto nascoste -del Parco del Circeo.Nonostante le periodiche bonifiche disposte negli ul-timi anni dal Corpo Forestale, nel corso delle quali la-vatrici, vecchi sanitari e calcinacci sono stati asporta-ti dal bosco mediterraneo, o da qualche curva o ra-dura spaziosa del Promontorio e della Baia d’Argen-to, basta un giro in macchina per imbattersi in pota-ture di palme, foglie e fusto (via delle Allodole all’al-tezza della Fonte di Lucullo); calcinacci e mattonelledi ceramica: Strada del Sole, prima curva venendo davia del Faro e, poco più avanti nello stesso luogo, ol-tre a un vecchio televisore, contenitori di legno su cuiè apposto l’indirizzo di un architetto a Roma e con-tenitori di plastica sagomati contenenti i resti di pic-cole colonne di pietra, tutte uguali, evidentementeusate come motivo ornamentale. Calcinacci e potatu-

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Sì deve essere proprio così, con il tem-po, sentendo quello che si dice e os-servando quanto accade, me ne vado

sempre più convincendo. Il dott. Giuseppe Schiboni,ex e “attuale” sindaco di San Felice Circeo, secon-do me, si reca periodicamente ad Arcore o in CostaSmeralda, a seconda della stagione, ospite di SilvioBerlusconi, per seguire corsi di gestione ammini-strativa d’effetto e d’immagine. L’allievo Schibonimostra buona attitudine ad apprendere e non soloimita il maestro, sembra addirittura esserne miglio-re (ma questo accade in modo ricorrente nella sto-ria e in tutti i campi, l’esempio più classico è quellodi Giotto e Cimabue), perché rifugge, almeno finora,da atteggiamenti teatrali e scenografici, nonché dallook ricercato e studiato così caro al suo modello, co-me il doppiopetto, la cravatta a pois e le scarpe coni tacchi, di cui per la verità lui non ha bisogno. Que-sti aspetti puramente esteriori sono trascurabili e dipoco conto, per Schiboni, invece, quello che contasono i metodi di gestione della cosa pubblica: biso-gna stupire con annunci clamorosi di progetti sen-sazionali, moderni e all’avanguardia; bisogna ancherealizzarne qualcuno. In tal modo si rappresenta sen-z’altro un’Amministrazione attiva, efficiente e so-prattutto attenta ai problemi dei cittadini.Poi nella realtà il sistema è tutto da discutere e dacriticare.Primo. Si procede a braccio con superficialità e nonsecondo un programma completo e organico, che af-fronti i veri nodi strutturali e la crescita di tutti i set-tori della vita pubblica.Secondo. La realizzazione delle opere promesse nonè mai accompagnata da un parallelo programma fi-nanziario, che invece dovrebbe essere impostatocontemporaneamente con competenza e responsa-bilità. Questo significa, per esempio, che le proget-tazioni, che potrebbero essere pagate molto menofacendole eseguire ai tecnici del comune, vengonoaffidate a studi esterni: l’aggravio per le casse pub-bliche è percentualmente enorme: pochi lo sanno,ancor meno se ne curano. Come se quei denari nonuscissero dalle nostre tasche.Terzo. Queste programmazioni non vengono mai de-mocraticamente concertate e sono in realtà unilate-ralmente e sconsideratamente annunciate spessosenza alcun supporto progettuale, tecnico, finanzia-

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Res miranda populoCosa che meraviglia il popo-lo (che non cerca le origini e

ammira solo gli effetti, ecco perchécontinuamente è gabbato)

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 333 1904459, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] - Reg. Trib. di Latina n. 796del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Stefano Pagliaroli, Tommaso Di Prospero, Maurizio Paolini, Alessia Bravo, Ines Colandrea - Stampato da CSR, via di Pietralata, Roma

continua a pag. 5

di ALESSANDRO CRESTI

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re, inoltre, vengono buttati da anni sull’accesso pub-blico al mare tra le proprietà ex Ballesio e Magnani,così da renderlo impraticabile.C’è chi poi regolarmente,quando taglia siepi e cespu-gli nella sua proprietà, ne riempie l’interno dei cas-sonetti, sicché chi voglia gettarvi la spazzatura lo tro-va debordante di rami, foglie o aghi di pino.

Pochi sanno, forse, che è possibile disfarsi di erba,potature, vecchi mobili, elettrodomestici, vecchi sani-tari, modeste quantità di calcinacci portandoli all’ex in-ceneritore comunale, oggi autoparco comunale non-ché sede dell’ufficio tecnologico, in via della Pineta,che funziona come una sorta di centro di stoccaggiotemporaneo. E’ altresì consentito, quantomeno tolle-rato, lasciare erba e oggetti non di grandi dimensio-ni, purché ben impacchettati, non pericolosi per lapubblica incolumità a causa dell’eventuale presenzadi vetri rotti o spuntoni di ferro e senza che ingom-brino il passaggio dei veicoli o dei pedoni, a lato deicassonetti vicino casa. Nel caso ci si debba disfare diun vecchio elettrodomestico, comprandone uno nuo-vo, è auspicabile che il rivenditore ritiri il vecchio gra-tuitamente.Da circa tre anni è attivo a San Felice un servizio diraccolta differenziata dei rifiuti, gestito dalla ditta “Lui-gi Del Prete” snc di Latina. Ma anche questa oppor-tunità può essere sfuggita ai più, per il fatto che lecampane per la raccolta differenziata sono poche inrapporto al territorio e alla popolazione nonché pernulla pubblicizzate. C’è poi il “giallo” della plastica:le campane prevedono la raccolta differenziata di ve-tro o carta, mentre, in teoria, è possibile smaltire laplastica solo all’interno di contenitori per la raccoltamultimateriale (plastica, vetro, lattine). Questi conte-nitori sono attualmente pressoché assenti sul territo-

rio comunale. Ne è scomparso uno che si trovava invia Sabaudia, di fronte al Sosty, mentre ne sono ri-masti alcuni di piccole dimensioni nella zona del por-to (piazzale e via Bergamini) e qualcuno di fronte adalcuni ristoranti (Le Tre Sorelle sul Lungomare Circe,a piazza Vittoria di fronte al non meglio identificatoristorante che si trova accanto alla Bussola, al Con-vento, a via Bergamini). Tutto ciò giustifica, in parte, l’uso improprio che vie-ne fatto delle campane per la raccolta di vetro e pla-stica, in cui si trova di tutto: vetro, buste di plasticache contengono le bottiglie, bottiglie di plastica, lat-tine, tappi di sughero o di alluminio e via dicendo.Paradossalmente l’incuria nella raccolta dei rifiuti po-trebbe non essere un grosso danno.

La ditta Del Prete, infatti, pos-siede a Latina un impianto per laselezione dei rifiuti, in cui –spiega il titolare – il materialeviene diviso e successivamenteil vetro viene consegnato allevetrerie, la plastica e le lattinealle diverse industrie che le rici-clano e via dicendo.La raccolta – assicura Luigi DelPrete – avviene una volta a set-timana, d’estate come d’inverno.A luglio la patata bollente dei ri-fiuti è passata nelle mani di An-tonino Fabrizi, consigliere dele-gato al tecnologico. La raccoltadifferenziata è stata interrottaper un paio di mesi a causa del-la carenza di fondi ma è ripresacon il mese di dicembre. La ca-pienza in bilancio per tutta laraccolta dei rifiuti solidi urbani,comprensiva del costo della dis-

carica, un milione e quattrocen-tomila euro per il 2007, eraesaurita e si è provveduto ad unavariazione di bilancio con lo stan-ziamento di altri 400mila euro.Secondo Fabrizi la raccolta diffe-renziata è tanto più valida quan-to più non si porta in discarica“l’ingombrante”: erba, mobili chefanno lievitare il costo del servi-zio, per non parlare dei calcinac-ci cha hanno un altissimo costo dismaltimento per il Comune. Ladiscarica autorizzata per i calci-nacci più vicina si trova a Latina. Idee e prospettive ce ne sonomolte ma – ammette il consiglie-re- né di facile né di immediatarealizzazione. L’ex inceneritoredovrebbe diventare un’ isola eco-logica composta di rampe su cuii mezzi possono salire e scarica-re negli scarrabili: container do-

ve sia possibile inserire in modo differenziato, adesempio, frigoriferi, ingombranti, ferrosi, monitor e co-sì via, stabilendo un rapporto diretto con le industriedi ogni settore che ritirerebbero il materiale a costo

zero.“Un’altra delle soluzioni proposte – continua Fabrizi –è di prevedere in sede di DIA, dichiarazione di inizio la-vori, una stima da parte di un tecnico della quantità dicalcinacci da smaltire e far pagare all’utente la relativaquota, in modo che sia a carico del Comune solo il tra-sporto”. L’obiettivo è quello di arrivare a conferire in dis-carica solo l’umido. Con il risparmio che ne deriverebbesi potrebbe organizzare la raccolta porta a porta.Siamo, insomma, alla preistoria della raccolta diffe-renziata. ■

Poiché il Comune non vi ha provveduto, forniamoqui di seguito un elenco dei luoghi dove trovare icontenitori.Carta e vetro: piazzale Rio Torto, porto (piazzalee via Bergamini), piazzale S: Francesco, via Sa-baudia (davanti al Sosty), piazza Campioni (expiazzale commerciale), via Domenichelli e via Gi-braleon (canale coperto), Pinetina, largo RoccoCapponi, via di Terracina (altezza Golfo Verde), Bo-go Montenero (sul retro della chiesa), piazza Vit-toria.Pile esauste e medicinali scaduti: piazza Dante nelcentro storico (sul retro della farmacia). Pile: via-le Tittoni (all’esterno del negozio Sirio ’90); me-dicinali: via Sabaudia (di fronte alla farmacia); bor-go Montenero (di fronte alla farmacia).

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Il giallo della raccolta differenziata

Il parco come una discaricaRaccolta differenziata solo pro formasegue dalla pag. 1

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Accetto volentieri la richiesta del Direttore di con-tribuire all’analisi della situazione politica nel no-stro paese, iniziata nello scorso numero con l’ar-

ticolo “Non raschiamo il fondo” scritto da “Amos”. In que-sta breve premessa penso sia utile chiarire che non cre-do possibile, in politica come in qualsiasi attività del pen-siero, collocarsi ‘super partes’. E’ un’ipocrisia che non mipiace: il mio sarà quindi, come qualunque altro, un inter-vento ‘di parte’, nel senso che trae origine da un ben de-finito punto di vista, da una concezione del mondo e del-la politica che muovono da precisi orientamenti, che nonè mia intenzione camuffare in alcun modo. Sono convin-to che chiarezza e lealtà siano gli ingredienti essenzialiche consentono di occuparsi utilmente della cosa pubbli-ca, liberandosi da quel mostro che è stato definito ‘tea-trino della politica’.Poche davvero sembrano essere le differenze tra l’ammi-

nistrazione Schiboni e quella di Cerasoli: c’è addirittura chisostiene che il cambio sia stato solo formale, continuan-do il vecchio sindaco a governare, di fatto, tramite unacontrofigura. Anche visivamente, che Schiboni tenga ban-co in Consiglio Comunale, nella sua qualità di presidente,relegando Cerasoli nel silenzio di un angoletto del tavo-lo, non fa che accentuare questa sensazione. Nei fatti, poi,la linea amministrativa di Forza Italia si pone assoluta-mente nell’ottica della continuità: non sono mutate le ideesul territorio, considerato risorsa da utilizzare fino alla di-struzione, si esprime lo stesso fastidio verso vincoli e leg-gi che pretendono di regolamentare la pubblica ammini-strazione, si ritiene di poter continuare a gestire la cosapubblica come se fosse un fatto privato, non soggetto adalcuna regola. Qualcosa sembra invece mutare nelle vi-cende più propriamente politiche della vita sanfeliciana.Fin da subito, nel nuovo consiglio comunale sono inizia-te strane e varie transumanze: lasci i consiglieri seduti dauna parte, e poco dopo te li ritrovi dal lato opposto. Flut-tuazioni che però hanno un denominatore comune: dallamaggioranza non ci si allontana, semmai ci si entra. Nel-l’immediato, a poche settimane dalla proclamazione delrisultato elettorale, dal gruppo “Un Comune per Amico”,la componente che faceva capo ad Alleanza Nazionale ri-tenne necessario rendersi maggiormente visibile, costi-tuendo un proprio gruppo. Nello spostamento, risucchiòanche Vittorio Lucci, sulla cui collocazione politica nessu-no aveva precise indicazioni. La nuova formazione consiliare, però, volle subito chiari-re che avrebbe mantenuto la propria collocazione nel-l’ambito dell’opposizione. La nascita del nuovo “gruppoindipendente” ha consentito poi a Lucci di passare in mag-gioranza, grazie al supporto del vice sindaco Corrado Cap-poni, eletto in Forza Italia, ma autodichiaratosi apparte-nente ad Alleanza Nazionale, che però lo ha discono-sciuto. Cambia partito, ma resta in maggioranza, anchel’assessore Federici: ha optato, chissà perché, per l’Udeur.Viste le sorti dei poveri coniugi Mastella e di altri espo-nenti di quel partito, forse la scelta non si è dimostrataproprio azzeccata. Ben altro spessore per il neo costitui-to gruppo consiliare del Partito Democratico. Scelgono Vel-troni l’assessore Domenico Buttari e Antonino Fabrizi. Si

erano candidati sotto un simbolo che conteneva la ban-diera di Forza Italia, ma non stanno a sottilizzare. I dueprovengono dalla Margherita (oddio, Buttari proviene daun’altra decina di partiti...): il gruppo politico che fino al-l’ultimo ha tentato di osteggiare la nascita della lista “UnComune per Amico”, ponendosi continuamente di traver-so non appena sembrava che qualche passo in avanti fos-se compiuto. Con loro, ormai uniti dalla stessa tessera, gliex Democratici di Sinistra che, pur dopo snervanti esita-zioni, avevano deciso di aderire alla lista capeggiata daMario Vittorio Capponi. Come si sentano ora a stare se-duti in giunta con Forza Italia, non è dato sapere, ma pen-so che parecchi di loro, almeno quelli che venivano da unalunga militanza nel PCI, abbiano le notti travagliate da pa-recchi mal di pancia. Questo il quadro, il più possibile ag-giornato, dei rimescolamenti delle etichette in ConsiglioComunale. Come che sia, per chi non ha cambiato campo, restano leposizioni politico-programmatiche sottoscritte al momen-to della presentazione delle liste. E’ noto che il partito cuiappartengo, Rifondazione Comunista, ha eletto un proprioconsigliere nella lista “Un Comune per Amico”. Si tratta diGiuseppe Bianchi che, coerentemente e con tutto il no-stro sostegno, sta impegnandosi dall’opposizione e in-sieme a Mario Vittorio Capponi, per i principi e gli obiet-tivi che ne avevano determinato la candidatura. Qualcunoè rimasto sorpreso nel trovare in lui uno stile politico nuo-vo. Ci si aspettava che puntassimo subito allo scontro fron-tale, che facessimo una scelta “barricadiera”: abbiamo de-ciso, invece, di mantenere una capacità di dialogo conl’Amministrazione, pur restando rigorosamente ancorati aiprincipi e alle scelte programmatiche della lista. Legalità e rispetto delle regole sono i punti cardine del-l’agire del consigliere Bianchi, ma lavorando con compe-tenza e sapendo indicare alla giunta quali errori compiee fornendo soluzioni diverse ai problemi di San Felice Cir-ceo. Se le nostre indicazioni vengono recepite, pensiamodi aver lavorato per il paese, se ci si intestardisce nel per-seguire scelte che riteniamo errate, continuiamo a opporcifino in fondo. Si tratta di una strada nuova e diversa, che però pone gliinteressi dei cittadini in cima ai nostri impegni, pur senzatradire mai la scelta di chi ha votato in nome di un pro-

getto politico profondamente e radicalmente diverso daquello di Cerasoli e Schiboni. E’ un percorso difficile, maè anche una sfida. In questo senso, abbiamo ritenuto giu-sto che Giuseppe Bianchi accettasse l’incarico (non unadelega, che è cosa molto differente) a verificare la situa-zione della metanizzazione del Centro Storico: si trattavadi uno dei punti importanti del nostro programma e i cit-tadini si aspettano che onoriamo quell’impegno. Certo, sequalcuno pensava così di aver operato un coinvolgimen-to politico, si sarà ora accorto di aver sbagliato i conti. Co-me previsto dallo Statuto, alla minoranza spetta anche lapresidenza delle commissioni Urbanistica e Finanze.

Sono assegnate, rispettivamente, a Capponi e Bianchi e,anche in quella sede, i consiglieri eletti stanno svolgen-do seriamente il loro compito.Vogliamo proseguire così, cercando sempre più il soste-gno e il coinvolgimento dei cittadini, affinché non sianopiù considerati “massa di manovra” da utilizzare ricor-rendo alla clientela o a operazioni di pura facciata, ma sia-no consapevoli artefici del proprio futuro. Una strada possibile è la prosecuzione dell’esperienza av-viata dalla nostra lista civica: tenere insieme diverse sen-sibilità in nome dell’attuazione di principi fondamentali econdivisi (legalità, tutela del territorio, sviluppo economicoeco-compatibile). Molto abbiamo imparato in quest’occasione, su quel chesi fa e quanto va accuratamente evitato. Se questo tenta-tivo si farà, non faremo mancare la nostra convinta ade-sione e il nostro abituale impegno. ■

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All’inizio di settembre di quest’anno ho pubblicato il primo di due poemettiinglesi di Sly Foureyes – The day of the storm [Il giorno della tempesta] –da me fortuitamente rinvenuti in un vecchio baule1. Scrivevo allora che è

«stata per me un’assoluta sorpresa scoprire che il nostro entomologo e oceanolo-go si dilettasse di poesia» e definivo quei versi «messi su carta» dall’autore «in unmomento di assorta meditazione». Il miglior stato di conservazione di questo se-condo e ultimo componimento foureyesiano m’incoraggia di più e mi solleva in par-te dalla preoccupazione che fastidiose lacune possano costituire per i lettori un osta-colo alla integrale comprensione di The pain of verses [Il dolore (o La pena) deiversi]. Ho detto «in parte», e ci tengo a sottolinearlo: perché, se mai scrittura di en-tomologo ed oceanologo fu sibillina e introversa al più alto grado che si possa im-maginare, abbiamo qui un campione eccellente di tal genere di produzioni. La tra-duzione italiana che segue – e che rispetta, nella misura del possibile, anche al-cuni minimi anacoluti dell’originale – è, naturalmente, anche in questo caso, la mia.

Tu le parole, il dolore dei versi, nessuno li ha sentiti più di te. Quando pareva che nascesse il canto, le tue lacrime nere sulla carta2. Tu che guardi le nuvole di marzo, e non sai più aspettare, alle carezze dell’aria e della notte, ai giochi delle foglie dentro i venti non puoi credere più. La vita non sembrava un altro gioco e neppure diverso. Se ci pensi, una rima difficile è un deliquio. E le cose da dire? Può mai darsi un nome senza cosa? Cosa importa se invochi l’universo in una briciola di luce, se t’accorgi che all’alba manca poco? Il fatto è che non sorgi come un sole, ma t’arresti alle soglie della notte. Indaga, indaga, amico, decifrabile torna su sé la verità di un nome. Lo rileggi dalla fine all’inizio. Se cerchi la sua storia, dimmi come la sua sostanza sia tanto friabile. Ma il peso, ma il colore delle sillabe, il tempo consumato tra due estremi, lo spazio prigioniero delle nuvole,

il tempo che rinasce nelle favole, l’anima che protende le sue trappole, ottobre che addormenta il tuo dolore, la neve che fa rosse le tue guance, la morte che è una forma della vita, la vita che si sveglia nella morte. Non ti pronuncerò, parola strana, ché voglio essere strano come te. Ma sì, anche le parole si ritrovano nell’amore che non puoi avere più.

Appena ieri eri soltanto un ragazzo e i soli declinavano con te, che correvi di giorno sulla riva del fiume, sotto i salici piangenti, le macchie d’ombra sulle acque correnti. Ecco, qui, mi ricordo con affanno è graffiato il mio nome. Se vent’anni bastassero a lenire un ricordo. Ecco è qui, se ricordo, che giravano sul mio capo le stelle dell’estate. ■

1 Il giorno della tempesta, «Il Centro Storico», 25 (2007), p. 4.2 «your dark tears on papyrus»: sulla parola «papyrus» è aggiunto a matita rossa «from thesky» (si veda qui nella pagina le due immagini).

I CENTRO R CO D SA FE C RCEO

Cultura

i li r l

Sly Foureyes continua a stupire

Il dolore dei versiUn poemetto dell’autore inglese

L’8 agosto scor-so, su iniziativadal l ’Ammini-

strazione di San FeliceCirceo, si è svolto unconcerto in Piazza Lan-zuisi, che mi ha consen-tito di scoprire un talen-to musicale.Si chiama Larissa Mura-tova ed è una giovane si-gnora, originaria del Ka-zakistan.Larissa, fin da molto pic-cola, a quattro anni, hastudiato pianoforte nelsuo Paese, sostenendo addirittura il primo concerto a soli cinque anni e mezzo.Trasferitasi in Sverdlovsk, attuale Ekaterinburg, per continuare gli studi di piano-forte in uno dei conservatori più prestigiosi e ambiti dell’ex Unione Sovietica. Inquesto periodo (1984-1987) è stata interprete di numerosi concerti sia come so-lista che con gruppi di musica da camera.Ha completato i normali corsi di musica a Tbilisi in Georgia, dove poi ha prosegui-to gli studi con due anni di specializzazione per pianoforte e musica da camera,entrando definitivamente nella locale filarmonica, di cui è stata solista, insegnan-do contemporaneamente musica classica nel Conservatorio della stessa città.Scoppiata la guerra civile in Georgia (1993), è stata costretta suo malgrado a tor-nare in Kazakistan e in questo periodo è stata più volte invitata a tenere concertidurante le visite delle massime autorità sovietiche (Gorbaciov, Ielzin e il Presiden-te della Repubblica Kazaka, Nazarvaiev).Nel 1995, su invito del rettore del Conservatorio di Almaty, le è stata affidata lacattedra di musica da camera, avendo in tal modo l’opportunità di preparare diversistudenti alla partecipazione a concorsi di musica, dove si sono classificati sempretra i migliori.Da due anni è in Italia e risiede a Sabaudia, perché, nonostante i successi e gli im-pegni, ha capito che nel suo Paese non avrebbe avuto grandi possibilità di cresci-ta e di soddisfazione.Ora sappiamo che è a portata di mano, perciò teniamone conto per eventuali im-pegni e proposte che la possano coinvolgere per le sue capacità artistiche. ■

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Un talento della musica da camera

Larissa MuratovaHa tenuto concerti per le autorità sovietiche

Larissa Muratova

Dark tears

Obscure tears

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cati, che invece mi stanno tanto a cuore: “ Le Crocette– La Ringhiera – La pergola di P.za Aleardi “.

E’ la denominazione della località posta a circa 400 me-tri di altezza sul promontorio del Monte Circeo, dove so-vrasta, a ridosso delle mura ciclopiche dell’antica Circeii,una grande croce votiva, visibile dai quattro punti cardi-nali e da cui, come in un terrazzo, è possibile nelle gior-nate limpide spaziare dalla Cupola di San Pietro al Vesu-vio. La croce, venerata a suo tempo con apposita pro-cessione da parte dei paesani, protende lo sguardo ver-so il mare e la terra e cinge con le sue braccia la sotto-stante piana sanfeliciana come a voler proteggere sottoil proprio manto divino tutti quelli che hanno voluto nelsuo segno, quale simbolo dell’offerta a Gesù, magnifica-re l’onnipotenza del Signore. Della Croce è notoria la fi-lastrocca: “ La croce di Cristo l’ha fatta Calisto, l’ha fattadi castagno senza un soldo di guadagno “.

La canzoncina suona come una litania a dimostrazione delpensiero, benevolmente ironico, espresso dai sanfelicia-ni verso questo personaggio che ha condotto la propriaesistenza sicuramente all’insegna della bontà, dell’altrui-smo, scevro da interessi personali e sempre al servizio deipiù bisognosi, un timorato di Dio, tutto casa, famiglia echiesa, al contrario degli attuali signori dell’intrallazzo.Ma chi era Calisto ? – Calisto era mio nonno, il mio carononnetto. Di lui ho un ricordo indelebile legato all’infan-zia quando da bambino, insieme ai fratelli e ai cugini, ve-nivamo, alla chiusura delle scuole e provenienti da Roma,a San Felice per trascorrere il periodo estivo al mare. Ram-mento che scendevamo le scalelle fino alla Maga Circe, aridosso della quale c’era una lunga strada di terra battu-ta che, ombreggiata da una fitta vegetazione, costeggia-va la scogliera fino alla fornace, una cupola diroccata, do-ve piantavamo le tende per l’intera giornata. Oggi questastrada che percorrevamo a piedi è stata in parte incame-rata nella proprietà dell’albergo e in parte trasformata nel-l’attuale strada asfaltata. La scogliera era il nostro mon-do, si percorreva in lungo e in largo senza ostacoli odostruzioni di sorta, legati ad eventuali sorprese di cui og-gi siamo, purtroppo e continuamente, protagonisti passi-vi, fino a una spiaggietta di ghiaia, chiamata il pallone per

una grossa sfera montata su di un palo a indicare il po-sizionamento del cavo del telegrafo.

a ovvero I due nomi anche se distinti e separati s’integrano e co-stituiscono un tutto uno perché la realtà vuole che quan-do a San Felice Circeo si menziona la ringhiera si intendeil belvedere e quando viceversa si nomina il belvedere sicapisce che stiamo parlando della ringhiera. Sicuramente l’una non potrebbe esistere senza l’altro.Uno dei due nomi oggi è stato usurpato, sottratto, ruba-to alla storia perché i gestori delle cose sanfeliciane han-no chiamato il giardino pensile, recentemente realizzatosui ruderi di un edificio fatiscente a ridosso di Piazza Dan-te Alighieri, con il nome “ Il Belvedere di Vigna La Corte“, legittimando così una decisione che ha il sapore del-l’appropriazione indebita.Con tutto il rispetto della novella terrazza che si affacciasu di un panorama certamente suggestivo con vedutamozzafiato e dalla quale si vede anche il balcone realiz-zato sopra l’”Antica Porta” quale simbolo di simbiosi delnuovo con l’antico, per i sanfeliciani il Belvedere è soltantola Ringhiera, mentre l’ultimo nato si dovrebbe chiamaresoltanto “Vigna la Corte”. Si notano poi il degrado più assoluto, il totale abbando-no e l’incuria dei luoghi finitimi alla ringhiera, come l’asi-lo Capponi – Palombi, l’abitazione a monte delle scale diaccesso e il piazzale antistante la ringhiera – P.za dellaMarina – attraversando il quale, in una passeggiata dis-tensiva, si arrivava al belvedere per godere l’incanto di unpaesaggio che soltanto il pennello di un artista avrebbepotuto realizzare. Da qui lo scenario è da fiaba, un misto tra l’antico ed ilmoderno. A valle, sulla sinistra, la villa di Lepido, poi il golfo, le iso-le pontine, il promontorio, la vegetazione sottostante cheresiste al tempo.I colori rossastri dei tramonti e delle albe sul mare fannoda cornice e stando lì siamo presi da un senso di beati-tudine infinita per la vastità e il silenzio.Oggi assistiamo allo scempio del piazzale del belvedere,che suona insulto ai sanfeliciani e ai turisti amanti dellecose belle.L’installazione di una pedana, sopraelevata rispetto al pia-no di calpestio sottrae tutta l’area al transito, salvo unostretto passaggio pedonale (non più di uno alla volta), a

vantaggio di tavoli e sedie collocate per realizzare un in-fernale trattenimento musicale notturno di un vicino barin base all’autorizzazione rilasciata dall’ufficio SUAP –Sportello Unico Attività Produttive - del Comune di San Fe-lice Circeo.Fatte salve le considerazioni sopra espresse sulla rin-ghiera, che per la sua importanza e vetustà dovrebbe es-sere area protetta, sono stato costretto ad approfondire,in relazione ai rumori assordanti sprigionati dal tratteni-mento musicale per la delizia dei consumatori e per man-dare al manicomio gli esasperati abitanti circostanti, i con-tenuti dell’autorizzazione.Il responsabile del servizio SUAP, prescindendo dal loca-le autorizzato sito in Corso Vittorio Emanuele, n. 56 chenon è la ringhiera, ha redatto la concessione in modo inec-cepibile secondo la normativa vigente, perché ha previ-sto tutto, cioè l’orario, il divieto di altoparlanti, i valori mas-simi di emissione e di pressione sonora, la saltuarietà ol’occasionalità del trattenimento, nonché la revoca perinosservanza alle prescrizioni, la trasmissione dell’auto-rizzazione ai locali Comandi di Polizia Municipale e dei Ca-rabinieri per gli adempimenti di competenza e financo ladicitura “fatti salvi i diritti dei terzi“ che significa, da par-te di questi, denuncia, avvocati, periti CTP e CTU, even-tuale prescrizione dei termini di validità con relativa per-dita di danaro e tanti anni di bile.Nonostante tutto questo i gestori imperterriti hanno sem-pre fatto e seguitano a fare il comodo loro, disattenden-do le disposizioni impartite e a nulla sono valse le peti-zioni e le centinaia di telefonate di contestazione.

Al centro di Piazza Aleardi, sulla sinistra dei primi gradi-ni della scaletta che porta all’arco dell’Antica Porta, vive

rigoglioso il tronco di una vite che, innalzandosi a ridos-so di un terrapieno, ha le chiome che si addensano so-pra un pergolato, creando d’estate un fitto strato di fo-glie che, per l’ombra che produce, dà ristoro ai fortunatiabitanti sottostanti. Io che dimoro a volte di fronte guar-do con piacere la gente che si gode la frescura durantele calure estive e cerco di immedesimarmi nella speranzadi godere anch’io degli stessi privilegi. Divagando poi coni pensieri sul tronco della vite, sui tralci, sui grappoli del-l’uva che produce, ritorno a circa settanta anni fa, e vedocon nitidezza la stessa vite, lussureggiante come adesso,che sfida il tempo e le intemperie come se fosse un pa-ladino, che vuole dimostrare che nulla riesce mai ad in-taccare la propria vitalità.Svolazzando ancora nei ricordi mi rammento che mio non-no, che aveva la bottega di falegname di fronte, mi dis-se, a proposito della vite, che non ricordava chi l’avessepiantata, ma di averla sempre vista lì.Siamo alla presenza di un cimelio da custodire gelosa-mente. Per fortuna è stata piantata nel centro storico do-ve esiste il vincolo paesaggistico e quindi cara vite nonhai nulla da temere. Anzi, forse sì, devi stare attenta agliabusi edilizi dei soliti ignoti, che tutti conoscono e che nes-suno vede in una generalizzata omertà, cioè quelli che vio-lano ogni regola nella più assoluta indifferenza, in un in-treccio di complicità, in barba a regole e legalità, perchéallora potresti essere recisa senza autorizzazione e sen-za pietà. Cara vecchia vite non ti devi però preoccupareperchè dopo potrebbe essere emessa un’ordinanza in pri-stino del preesistente assetto e allora ci faremo due ri-sate insieme.Nonostante tutto, però, quando rivolgo il pensiero a SanFelice, sono portato comunque a dire:

...” se guardo in cielo c’è una stellache più di tutte quante brilla

oh! mio Circeo... tu sei quella.”■

N R TOR CO D S N F C RC

Territorio

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Alla scoperta delle radici

Vecchi cimeli andati in disusoDivagazioni su alcune località simbolo del Circeo

segue dalla pag. 1

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N O O I O DI SAN F L CE C O A 6

rio. Ma quel che conta è l’uscita sulla stampa, il pro-clama populistico. Quanti ricordano la campagna sul-l’Aga Khan che aveva comprato l’hotel Neanderthal?Era una bufala, ma all’epoca fece notizia e poi ba-sta non parlarne più perché la gente dimentichi.Si ha sempre la sensazione di un “menù del gior-no”, propinato dal cuoco di turno, che mostra di nonsapere neanche di quali materie prime ha la dispo-nibilità.Quarto. Non viene mai spiegata nei dettagli alcunadi queste decisioni amministrative, che, a ben con-siderare, sono per lo più irrealizzabili e, se invecelo sono, richiedono sempre tempi lunghissimi. La no-tizia quindi è data in modo stringato, ma è comun-que sensazionale. Troppi particolari potrebbero mo-strare qualche crepa o incongruenza di troppo, o ad-dirittura cittadini malevoli come noi potrebbero ac-corgersi e pubblicizzare sperperi di denaro pubbli-co, che devono essere noti solo agli “addetti ai la-vori” o ai sodali dell’amministrazione.Quinto. Questi “messaggi” accattivanti tendono so-lo ed esclusivamente a ottenere un consenso im-mediato da parte dei cittadini sempre troppo bene-volmente creduloni. E bisogna riconoscere che Schi-boni è un buon artista della politica, conosce benei sanfeliciani e sa come accontentarli, senza dare lo-ro peraltro l’idea del contentino.Noi ci ostiniamo a essere più invadenti, più attenti,più critici. Seppure si tenta di nasconderci le vere mo-tivazioni di una decisione o di un provvedimento am-ministrativo, abbiamo imparato a vigilare e a cercarequel che c’è dietro il garbuglio burocratico, anchesemplicemente omissioni di quanto può essere sco-modo. Pur sforzandoci di non essere prevenuti, nonriusciamo a non vedere che, spesso, dietro gli effet-ti speciali costruiti “per stupirci” ci sono per lo più

scopi personali da raggiungere e interessi da tutela-re da parte degli Amministratori e che quindi tutto èpensato e realizzato esclusivamente a tal fine.Ai cittadini bisogna pur dare la sensazione di opera-re e di farlo per loro, quindi annunci, promesse, tan-te buone parole e ogni tanto la realizzazione di qual-

che opera anche se non prioritaria. In tal modo lagente è contenta, dice“non ho mai visto un’Ammini-strazione fare così tante cose”, e con questo oppioviene distratta da problematiche ben più gravi e im-portanti, non prestando attenzione alla vera ratio del-le cose e accontentandosi di ciò che gli si vuole farcredere.Spero di avere esortato da questi spazi, quantome-no gli affezionati del nostro giornale, a essere più at-tenti nella “lettura” delle attività amministrative. Lan-cio perciò subito un suggerimento per un esercizio

di questo tipo: cercare di interpretare e capire, riba-disco cercare perché sarebbe già un risultato quellodi assistere a una consapevole partecipazione del cit-tadino alla cosa pubblica in questi minimi termini, levariazioni dello schema del Piano triennale (2008-2009-2010) delle opere pubbliche approvato con

delibera della Giunta comunale n. 193 del 28 set-tembre 2007, variazioni apportate e sancite appenadopo tre mesi con delibera n. 268 del 28 dicembre2007. Non è un esercizio facile, né si può pretendereche tutti abbiano voglia, tempo e mezzi per affron-tare lo studio di atti che vengono preparati da tecni-ci (pagati da noi) che dedicano tempo (pagato danoi) e utilizzano mezzi tecnici (pagati da noi) per fa-vorire precisi interessi (che non sono i nostri).

a a a a ■

Editoriale - Lettere

segue dalla prima

Res miranda populodi ALESSANDRO CRESTI

✉ Una risposta ad Amos

Egregio Direttore,ho letto con interesse l’articolo pubblicato nell’ultimo numero del suo giorna-le, dal titolo “Non raschiamo il fondo”. Ho apprezzato parte dell’analisi fatta da Amos, anche se non sono d’accordosu tutto, ma la cosa che mi ha spinto ad indirizzarLe questa lettera riguarda ciòche l’anonimo interlocutore non ha detto. In Particolare, mi ha colpito, la totale assenza di analisi su quanto stanno fa-cendo (o cercando di fare), i due Consiglieri che rappresentano, in ConsiglioComunale, la lista “Un Comune per Amico”. Ebbene, voglio dire ad Amos che per quanto mi riguarda, intendo continuare aporre al centro del mio agire innanzitutto l’onestà e il rispetto delle regole, enon soltanto perché ciò è stato scritto sul programma che abbiamo stilato qua-le manifesto politico della lista “Un Comune per Amico”, ma anche perchè faparte del mio modo di agire quotidiano.Invito quindi Amos, profeta dell’Antico Testamento, “a non partecipare alla ra-schiatura del fondo per andare ancora più in fondo” - cito testualmente quan-to riportato sull’articolo - ma ad uscire allo scoperto per darci una mano in que-sta difficile battaglia.

Giuseppe BianchiConsigliere nel gruppo politico

“Un Comune per Amico”

✉ Bollette ICI impazzite

Egregio direttore,voglio segnalarLe la situazione delle bollette ICI emesse dal comune di San Fe-lice Circeo. Nel 2005, per un errore di calcolo, versai una cifra maggiore del do-vuto. Poco tempo fa mi è stata recapitata un’ingiunzione con la quale mi si se-gnalava il mancato pagamento di una rata, chiedendo anche il pagamento di unamulta. La definizione della pratica mi è costata una mattinata presso l’UfficioRagioneria del Comune. Ovviamente, era tutto a posto, ma addirittura per recu-perare la cifra pagata in più (eventualmente scalandola dal prossimo pagamento)è necessario riempire un modulo da riconsegnare all’Ufficio. Quanto spende ilComune per questi errori? Perché, prima di costringerci a inutili spostamenti,non si controlla accuratamente quanto poi si può scoprire semplicemente con-sultando gli archivi, come hanno fatto gli impiegati davanti a me?

Lettera firmata

✉ Raccolta differenziata

Caro Direttore,ho provato più volte a porre questa domanda ai nostri precedenti ed attuali Am-ministratori, ma non ho ancora ottenuto una risposta adeguata: perché al Circeonon è possibile istituire un servizio di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urba-ni? Forse l’istituzione di un simile servizio non è per qualcuno “sufficientementeredditizio”? O forse il grado di civiltà dei nostri concittadini non rende possibile di-videre la carta dal vetro, dalla plastica o dall’alluminio? Sarei curioso di sapere co-sa ne pensano i nostri concittadini e, nel caso ritengano importante il problema,vorrei tanto capire perché non sollevano la questione a chi di dovere.

U. C. – S. F. Circeo

finalmente…!

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IL C O S O D SAN F I CI O 7

Come si fa a non lasciarsi affascinare da quel-le piccole storie di paese i cui i pro-tagonisti sono le persone semplici,

le cose raccontate sul filo della memoria?Noi, almeno, non ne siamo capaci e ci sia-mo fatti regolarmente risucchiare tra le spi-re del “racconto del cinema” di San Felice,un racconto che, se fosse venuto all’orec-chio di Giuseppe Tornatore, avrebbe visto ilCirceo quale sfondo alle appassionanti vi-cende di Nuovo Cinema Paradiso, altro che ilpaese inventato di Giancaldo in Sicilia! Ma tor-niamo alla nostra storia. Bisogna sapere cheSan Felice non aveva mai avuto un cinema fi-no agli anni ’50; qualche proiezione c’era sta-ta anche prima della guerra, ma si trattava dipellicole, per lo più rovinate, proiettate su unlenzuolo nella sagrestia. Qui don Bernardo riuni-va i suoi parrocchiani i quali, però, se volevano veder il film stando seduti, dove-vano portarsi la sedia da casa. Poi venne il tempo del sindaco Gemini, uomo di cul-tura e, ancora di più, uomo di cinema; questi, così come ritenne indispensabile for-nire il paese di acqua corrente e di fognatura, allo stesso modo pensò che fossenecessario munirlo di un locale da adibire a Cinema e fece realizzare la strutturaesistente ancora oggi nel cortile dell’ex Palazzo Baronale, proprio attaccata alla Tor-re dei Templari. Povero Gemini, dovette pensare che, arroccato in quella posizio-ne, il Cinema di San Felice avrebbe resistito negli anni all’attacco dell’incuria e del-l’ignoranza. Ma una prima avvisaglia del fatto che le cose non sarebbero andateproprio come lui le aveva immaginate, ci fu quando la chiesa neoclassica del pae-se venne demolita per essere sostituita con una costruzione ritenuta maggiormen-te al passo con i tempi. Le funzioni religiose dovevano continuare e la sede idea-le per sostituire momentaneamente la chiesa venne individuata nel neonato cine-ma che, per oltre tre anni, dovette rinunciare alla propria di funzione. Poi si sa co-me vanno queste cose: i tempi cambiano, la televisione, con i vari “Lascia o rad-doppia?” e “Campanile sera” comincia ad attirare la gente nel bar Dopolavoro; epoi si apre un altro locale gestito da privati; e poi arrivano gli anni ’60 e il boomturistico porta all’apertura di un cinema all’aperto: l’Arena Circe, sempre gremita dipubblico; e poi... e poi il nostro cinema va nel dimenticatoio. Per fortuna era sta-to fornito di un palcoscenico e così, grazie all’abnegazione di uno scenografo dimestiere, Oscar Capponi, e alla voglia di fare teatro di alcuni giovani del posto, sipoté assistere ad un sussulto di cultura, una scossa che, però, non venne avverti-ta dagli amministratori comunali i quali, forse troppo intenti a studiare il nuovo Pia-no Regolatore, non ritennero di sprecare tempo con la Cultura. Un atteggiamentopurtroppo reiterato nel tempo e che ha visto il Cinema di Gemini subire rimaneg-giamenti e stravolgimenti fino ad essere adibito a magazzino, a deposito e perfi-no a garage per le moto rovinate ed inutilizzabili del Corpo dei Vigili Urbani. La ri-sposta a chi chiedeva un ripristino di quel locale era sempre la stessa “Non ci so-no soldi!” Poi, pochi anni or sono, qualcosa sembrò cambiare: un signore un po’eccentrico e dal carattere austero si fece avanti offrendosi come direttore artisticodi quella struttura; si trattava di un regista e sceneggiatore di fama, Marcello Fon-dato, il quale indicò agli amministratori la strada per fare del Cinema di San Feliceun Teatro Stabile degno di questo nome. Ma Fondato era (ed è) un professionistaserio, uno di quelli che non accettano compromessi sul proprio lavoro; per lui unTeatro deve avere proporzioni olimpiche, il sipario deve essere di un certo tipo, ilpalcoscenico deve avere determinate misure, ci deve essere un retropalco, non de-vono mancare i camerini per gli attori, eccetera. Insomma, tra una incomprensioneed un altro “Soldi non ce ne sono!” anche quel tentativo fallì. Povero Cinema, or-mai la sua ora sembrava segnata... Ma ecco che quando meno te lo aspetti, arri-vano i nostri, questa volta nei panni del sindaco Vincenzo l Cerasoli e delsuo Capo di Gabinetto, Mauro L l Bruno. Noi alle favole abbiamo smesso dicredere da un bel pezzo, ma questa volta avevamo cambiato opinione: una piog-gia di soldi era caduta sul Cinema, ma soldi veri, molti di più di quelli che eranosempre stati negati a tutti; migliaia e migliaia di euro che, secondo qualche addettoai lavori sono arrivati, tra una cosa e l’altra alla interessante cifra di circa centomi-la: un sogno. Finalmente le poltroncine... il riscaldamento... l’aria condizionata... ilbotteghino... e pazienza se il palcoscenico è diventato poco più di un pianerotto-lo; finalmente San Felice ha un Cinema, finalmente ora la gente potrà godere di unsalotto culturale. Sarà costato anche una cifra blù, ma vivaddio! I cittadini hannofinalmente un Cinema tutto loro, realizzato con i propri soldi...! Ed è a questo pun-to che da quel sogno si siamo svegliati, richiamati alla realtà da una voce che ve-niva dalle stanze del Palazzo, una voce, non si è ben capito se del Gatto Vincenzo

Il Fatto

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Nuovo cinemaparadiso

Finalmente i cittadini hanno un cinematutto loro

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“Vittorio Lucci se n’è ghiuto, e soli ci ha lasciato!”

(canzone napoletana)

Abbiamo scomodato un’antica polemica, del 1951, tra l’allora segretario co-munista Togliatti e lo scrittore Elio Vittorini. Certo, di ben altro livello i duepersonaggi e il contesto in cui quella vicenda si svolse, ma non abbiamo re-

sistito a riciclare un po’ di quel testo non solo per il titolo che, confessiamo, c’èpiaciuto non poco, ma anche per l’incipit di quel cattivissimo corsivo: “A dire il ve-ro, nelle nostre file pochi se ne sono accorti. Pochi si erano accorti, egualmente,che nelle nostre file egli ci fosse ancora”, intendendo per “nostre file” il gruppodi cinque consiglieri eletto da “Un Comune per Amico” nelle scorse elezioni. Ave-vamo, è vero, avuto sentore della sua presenza, quando ritenne, con altri due rap-presentanti, di formare un nuovo gruppo in Consiglio Comunale, ma, ci dicemmo,pur sempre di opposizione si tratta. Eppure già allora qualcuno ci aveva racconta-to che, solo poche sere prima, il Nostro si era sperticato a garantire fedeltà e de-dizione verso la lista che l’aveva candidato: si vede che il tempo della conversio-ne o del ripensamento è per Lui estremamente breve….Col passare dei giorni, lasua presenza in Comune divenne sempre più assidua: ogni mattina, preciso comeun segnatempo, aspettava l’arrivo del sindaco o, in assenza, di un qualsivoglia as-sessore per salire le scale del Palazzo: ossequio del mandato popolare? Svolgi-mento del proprio dovere di eletto in nome di una lista e di un programma, o piùsemplicemente rispetto e amicizia verso persone che, pur pensandola diversamente,non meritano certo che si tolga loro il saluto? Niente di tutto questo: il Lucci con-fessava candidamente, ai pochi che glielo chiedevano, di essere lì “per fare qual-che favore agli amici”. Oibò! Ma non era in lista con quelli che dicevano “Un Co-mune per Amico, e non un amico in comune”? Forse non aveva letto bene i mani-festi elettorali. Ma la Storia è crudele: una bella sera, capitò in Consiglio di dovervotare su un documento inerente una certa variante al Piano Regolatore. L’oppo-sizione tutta non era molto convinta, tant’è che i consiglieri rimasti nella forma-zione originaria votarono contro. Il buon Lucci, invece, spiegò ai suoi che quel do-cumento era buono, buonissimo (perché ci tenesse tanto a quell’intervento urba-nistico sulla zona delle Vettiche, è cosa, diciamo così, misteriosa e oscura). So-stenuti da tanta certezza, i tre voti si sommarono a quelli della maggioranza,ma….per tutto il resto della riunione il consenso del futuro fuggiasco restò soli-damente ancorato al sindaco, come ombrellone ben piantato sul bagnasciuga. A fi-ne riunione, il Nostro abbandonò la sala senza degnare d’un sol sguardo i suoi al-libiti ormai ex compagni di gruppo. Dopo pochi giorni, la stampa annunciava la na-scita di una nuova formazione che, con poca fantasia, fu denominata “Gruppo in-dipendente” (da chi, non si sa): era composta dal vicesindaco e da Vittorio Lucci.Siamo certi che sarebbe pura cattiveria accusare il transfuga di chissà quali maneggi:più semplicemente, pensiamo che voglia concorrere nella competizione sportiva del“salto consecutivo”. In soli sei mesi, ha già collezionato ben tre gruppi consiliari:se continua così, il record dell’assessore Domenico Buttari sarà presto solo un ri-cordo. ■

Cerasoli o della Volpe Mauro Bruno oppure di qualche burattino di Mangiafuoco,che ammoniva: “Un momento! Sostenere che i cittadini ora abbiano un Cinema tut-to loro è una cosa grossa... Diciamo, piuttosto, che noi abbiamo inteso gestire i lo-ro soldi e spendere quelle cifre per potere regalare... ehm, scusate... dare in ge-stione il Cinema a qualcuno che darà al Comune nientemeno che il quattro per cen-to sugli incassi (perché è chiaro che i cittadini, anche se lo hanno realizzato loroe lo hanno rimodernato loro, se vogliono anna’ ar cinema hanno da paga’); poi,con la nostra benedizione particolare, chi vincerà il bando per gestire il cinema,potrà anche gestire gli spettacoli estivi...” . Saprete tutti quali sono stati i procla-mi, gli entusiasmi, i fuochi d’artificio, le foto per il taglio del nastro tricolore cheinaugurava il Cinema. E saprete tutti come è andata a finire: qualcuno del palazzonon ha gradito il blitz di un bando pubblico che, con eufemismo, definiremo inge-nuo. Di conseguenza, il bando stesso è stato modificato; quella parte dove il Co-mune si riservava di affidare per nove anni, oltre al cinema, anche altri spazi all’a-perto (leggi quelli dove si tengono le manifestazioni estive, vero boccone appeti-toso di tutta l’operazione) è stata eliminata e la gara è andata clamorosamente de-serta mentre sui titoli di coda di questa sconcertante storia risuonavano le strug-genti note di una musica di Morricone. Vorremmo, per quello che vale, fare un appello a chi ci amministra e, visto che ora-mai i soldi sono stati spesi e che il comune ha personale in abbondanza, chiede-re che quella sala, che rappresenta un pezzo piccolo, ma importante della nostrastoria recente, resti a disposizione – ma nel senso vero del termine – dei sanfeli-ciani; ai quali, magari quando votano “ce se ‘mpiccene le cerevelle”, ma che spes-so hanno più risorse di quanto non si creda e che sarebbero certamente in gradodi gestirselo da soli il loro Nuovo Cinema Paradiso. ■

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Riporto qui di seguito una novella che di re-cente mi è stata raccontata da un anziano diSan Felice.

C’era una volta un vecchio contadino di nome Eduardo,per tutti “Tuardë”, che nei pressi della Cèsa stava aran-do il suo piccolo appezzamento di terreno per potervipiantare il grano, quando ad un tratto sentì un rumore diferraglia tra il coltro dell’aratro. Arrestò subito il carro coni suoi buòi: “Barrooo… eehh…” per evitare di fare dan-ni e, preoccupato che potesse essere un residuato belli-co, con molta prudenza iniziò a scavare a mani nude pervedere da cosa fosse dipeso quel frastuono. La sorpre-sa fu grande perché trovò lì sotto, ben nascosta, una “lam-pada”. Memore dei racconti dei suoi nonni, egli stessoesclamò: “Oh! Ché më stéva rëpuéstë maddumànë! Ché-sta më para propëta la lampada Taladinë!” e mosso daun riflesso incondizionato si mise immediatamente a stro-

finarla. Beh, non gli prese uncolpo, solo perché era un vec-chio che ne aveva passate ditutti i colori, però, poco ci man-cò. Infatti, dalla lampada uscìveramente un genio enorme eancor prima che il contadino siriprendesse dallo spavento, glidisse con voce baritonale, gra-ve ed autorevole: “Sono il ge-nio della lampada e posso realizzare per te un desiderioqualsiasi “. Tuardë non credeva ai suoi occhi e facendo-si coraggio, dopo aver interrogato timorosamente il Ge-nio e senza attendere neanche la risposta, iniziò ad elen-care di tutto: “pozzë addësìtëra chellë ché më para?... Ula-rìa nu biùnzë dë maccarùnë, j arràtë cu jù mutore, na sar-cëna allummàta dore, nu cuéfënë de quatrìnë, nu castie-

je .....”. Il Genio fu costretto ad interrompere quel fiumein piena di desideri del povero Tuardë e ribadì: “Si, qual-siasi cosa, ma rammenta che posso esaudire un solo de-siderio e ad una condizione precisa: ciò che tu riceveraiin dono, verrà raddoppiato per il tuo vicino. Ad esempio,se vuoi un baule pieno d’oro, al tuo vicino ne daròdue….”. Il pover’uomo rimase molto perplesso da que-sta condizione, se la fece spiegare più volte e quando fi-nalmente ebbe recepito i termini dell’accordo, non sep-pe più decidersi. Supplicò il Genio: “accunzènteme de cepensà nu pueché?”. L’emozione era stata troppo forte edaveva paura di perdere questa grande opportunità. Il Ge-nio si mostrò comprensivo e, in via del tutto eccezionale,accordò a Tuardë un giorno per pensarci, rinviando al gior-no seguente, alla stessa ora, l’appuntamento con la suafortuna. Il vecchio contadino si presentò all’appuntamen-to con largo anticipo e restò in trepidante attesa dell’ar-rivo del Genio che, puntualissimo, si palesò: “Eccomi, haipensato bene al tuo desiderio? Ti rammenti la condizio-ne posta? Sei pronto a veder realizzare il tuo sogno?.”Tuardë provato da questa esperienza indimenticabile, neltentativo di darsi un tono, vista la solennità del momen-to, rispose in “forchetta”: “ Si, so prontë! Lë zambë mëfannë giachëmë – giachëmë. Nën so durmite pé gnientë,mè so scervellatë, ma alla fine so truvatë: Genie miee, sisicurë cà chellë che dai a më jé radduppië a jù vicinë?.....Allorë, të prèghë, cëcamë nù uècchië! ” ■

N O O I O DI SAN F L CE C O 8

Cronaca

I30 dicembre 2007, intorno alle 14, cessava di vi-vere Italico Fabbri, maestro elementare, che dal1962 al 1996 ha insegnato a San Felice Circeo.

Questo giornale Lo ricorda riportando la commemora-zione, che il suo ex alunno e medico curante, EugenioSaputo ha tenuto al termine della Messa esequiale.

E’ morto il maestro Fabbri, un grande uomo!Con la sua morte San Felice Circeo ha perso un padre,un punto sicuro di riferimento. Arrivò a San Felice il 1° ottobre 1962; noi che aveva-mo fatto gli esami di seconda elementare ed eravamostati ammessi alla terza, ci aspettavamo il maestro Tar-taglione, bravo, ma molto severo. Entrati in classe, invece, trovammo ad attenderci un mae-stro nuovo, giovane, a prima vista simpatico e dolce. Dopo la preghiera, chiamò uno di noi a fare l’appel-lo. Chiaramente il nostro compagno cominciò chia-mando il primo cognome… ma il Maestro lo bloccò.“Dovete essere amici… e non cognomi o numeri”. Eda quel giorno l’appello fu fatto per nome di battesi-mo (per l’epoca un cambiamento inaspettato).Si accorse che eravamo meravigliati per il suo accen-to e allora ci spiegò che la Sua era la cadenza roma-gnola, e quindi prima lezione di geografia sull’EmiliaRomagna (per la verità più sulla Romagna che sull’E-milia) e ci fece vedere sulla carta geografica dove erail suo paese d’origine: San Benedetto in Alpe oggi Por-tico San Benedetto in provincia di Forlì.La seconda lezione fu di logica: 2+3 fa sempre 5? 2vacche + 3 vacche fanno 5 vacche, ma 2 vacche piùtre bicchieri non fa 5. Così conoscemmo e comin-ciammo ad amare il nostro Maestro.Uomo dalla fede profonda e non solo religiosa, dalleidee chiare, uomo che non ha mai accettato il com-promesso.

Uomo retto, che ha forgiato per quasi 50 anni gene-razioni di questo paese.Uomo di cultura vera e non nozionistica. A Barbianac’era stato Don Lorenzo Milani, a San Felice c’era ilMaestro Fabbri!Uomo umile. Sempre disposto ad ascoltare. Uomo dipoche, ma chiare parole.Lavoratore eccezionale impegnato oltre che nellascuola (preparazione di studenti delle medie, supe-riori, università in latino, greco, storia, filosofia, ma-tematica) anche nel sociale.Fu presidente dell’Azione Cattolica, componente delConsiglio Pastorale, catechista, fondatore dell’Asso-ciazione culturale e politica IL FORTINO, presidente delCentro Sociale degli Anziani di La Cona.

Nella vita Italico è stato circondato da sei donne: lamoglie Rita, le figlie Lenita, Simona, Francesca, l’amatanipotina Giulia e la cognata Orietta, coetanea delle fi-glie, che perse la madre in tenera età e che Italico nonesitò un attimo ad accogliere in casa sua come co-gnata-figlia aggiuntiva. A loro io dico: coraggio. Ave-te avuto la fortuna di vivere accanto ad un uomo ec-cezionale ed è normale e giusto che lo piangiate!Italico, non è possibile rimpiazzarti.Io tii chiedo perdono per le tante bugie sulla tua sa-lute che in questo ultimo periodo ti ho raccontato. Etu che facevi finta di crederci, forse per non rattristarci!Fino a sabato mattina 30 dicembre, quando mi haisussurrato in un orecchio: “lasciami morire in pace!”

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Un triste evento

Ciao, Italico FabbriHa insegnato per trentaquattro anni a San Felice Circeo

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Tuardë e la lampada di Aladino

Amore tra compaesani“pozzë addësìtëra chellë ché më para?”

Anno Scolastico 1962/1963. Classe 3° con il Maestro Fabbri appena arrivato a San Felice Circeo.

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N R TOR CO D S N F C RC 9

Lettura

Quando leggerete queste sparute righe, saràormai troppo tardi! Natale passato, le festefinite e cosa ancor più orribile vi avranno re-

galato l’ultimo fantastico libro di Bruno Vespa (L’a-more e il potere - Mondadori euro 18,50).Antropologicamente il meccanismo che spinge mas-se di persone a regalare per Natale libri, che nonverranno mai neanche sfogliati, è uno dei misteri diquesti tempi. Dal canto loro le case editrici lo san-no e da ottobre cominciano a sfornare best seller,che rimpinguano le casse e migliorano i bilanci mache, dopo averli regalati, rimangono abbandonati suscaffali, comodini, davanzali di finestre di bagni, let-ti in parte o non letti del tutto. Dimenticati li lascia-mo sedimentare con la speranza che prima o poi ri-tornino a far parte del tutto (legge carmica della sub-limazione).Cosa avete regalato a Natale? Ve lo dico io! Vespa,Cornwell, Grisham, Follett, Morelli, Moccia, Volo e Co-elho la favolosa pattuglia da vetrina!Cosa avrei regalato io? Prendete nota, magari per icompleanni!

Comincerei con: “Cronache dalrum” di Hunter S. Thompson(Baldini & Castoldi euro 17,50)romanzo autobiografico scrittonel 1959 dal padre del “gonzogiornalismo” quando, come re-citano le note nel risvolto di co-pertina, l’autore rischiava diimpazzire costretto a lavorare in

una redazione di un giornale sul bowling. Paul Kempè un giornalista che ha deciso di accettare un postodi lavoro in un giornale “yankee” di San Juan, unapiccola isola caraibica a ridosso della Jamaica. La te-stata è un mezzo tipicamente americano per espor-tare democrazia soprattutto se come partner di cor-data c’è la CIA, da sempre molto attenta alle ten-denze “progressiste” degli stati dell’America centro-meridionale. Attenzione, la politica, come la crona-ca, rimarrà sempre in secondo piano, questa è la sto-ria della redazione più marcia e sporca che i Carabiabbiano mai pensato di avere, scritta con quello spi-rito teppistico e sfrontato che è il marchio di fabbricadi Thompson. Lo stile ricorda molto da vicino quel-

lo di Hemingway e Fitzgeraldcon la stessa inclinazione al-l’alcolismo molesto. Prosit!Spulciando nella biblioteca zo-na classici, mi è capitato di im-battermi nell’”Acquedotto diNew York”, di E. L. Doctorow(Mondadori euro 8,80). Librouscito questa estate ma da gu-stare nelle uggiose serate au-

tunno-invernali, quando i rumori sono più attutiti, leluci soffuse e se siete fortunati con la pioggia chepicchietta sui vetri della stanza di lettura. Romanzodal sapore mistery leggermente retrò e con la giu-sta dose di soprannaturale. Ci troviamo appunto aNew York nel 1871 e Martin Pemberton viene tra-volto da un “omnibus” bianco che trasporta anzia-ni signori vestiti di nero. Tra i passeggeri Martinsembra riconoscere il proprio padre morto molti an-ni prima. Da qui una ricerca della verità attraversouna città appena uscita dalla guerra civile, segnatadalla povertà e dalla miseria ma profondamente por-tata all’entusiasmo per il nuovo secolo carico di pro-messe scientifiche e progresso. La narrazione cer-cherà di far luce su chi erano quegli anziani signoridecisamente poco presenti a sé stessi, quali legamili uniscono alla consorteria che sembra governare eavvelenare New York e il perché tutti siano stati sep-pelliti, ma nessuno giace nella propria tomba. Unarealtà agghiacciante ci aspetta alla fine del libro ela strada che lì ci conduce, è lastricata di frasi ar-gute e intuizioni geniali che riempiono la narrazio-ne e la rendono avvincente.

Rimaniamo a New York, a New Yorksotterranea e ascoltiamo cosa ci di-cono i “Ratti” (di Robert SullivanISBN edizioni, euro18). Controsto-ria di una città nata dall’attenta os-servazione dei suoi abitanti menograditi, i topi (rattus norvegicus).Dal loro arrivo sulle navi inglesi al-

la loro diffusione sul continente americano, le loroabitudini, i loro gusti, le loro mutazioni. New York èuna città che rinasce quotidianamente su sé stessa,che nasconde nei suoi recessi più inaccessibili trac-

ce del suo passato prossimo e remoto, che non sicancella quasi mai, ma viene riscritto su insediamentie vecchi quartieri, sulle fabbriche abbandonate e imagazzini dimenticati, che il tempo ha nascosto e iratti abitato.Collage che parte da un vicolo vicino al centro e arri-va attraverso testimonianze che spaziano dalla storianaturale a serrate interviste coi migliori derattizzato-ri sulla piazza, dalle convention sul tema ad interven-ti del ministero della sanità fino a “Ground Zero”.

Spostiamoci ora nella tipica bru-ghiera inglese per parlare dell’ul-timo romanzo di Julian Barnes: “Ar-thur e George” (Einaudi, euro 19).Siamo nell’Inghilterra edoardianatra il 1903 e la prima guerra mon-diale, strani fatti accadono in unpiccolo centro rurale vicino Bir-

mingham dove, tra sgrammaticate lettere minatoriee mutilazioni di animali si compie la kafkiana vicen-da di George Edalji, figlio diligente e un po’ impac-ciato del canonico del posto. Fin qui sarebbe un nor-male libro giallo, se non fosse per il fatto che Geor-ge è figlio di un parsi convertito al cristianesimo an-glicano, che amministra il culto nella provincia in-glese, dove i fedeli sono decisamente di vedute ri-strette. George è la definizione perfetta del “nerd”goffo, miope e secchione; subisce un processo a dirpoco sommario e si ritrova ai lavori forzati, ne usci-rà segnato nello spirito e screditato nel nome e nel-l’esercizio della sua professione. Tutto sembra per-duto e ci si aspetta da un momento all’altro l’aper-tura del baratro, ma irrompe nella storia Arthur Co-nan Doyle, che, con l’esuberanza del suo carattere,cercherà di riabilitare il povero procuratore di pro-vincia. Storia delle storie di George e di sir Doyle che in-tervengono nella trama con capitoli che pian pianos’intrecciano sempre più stretti; storia di un proces-so inventato che mette a nudo tutte le debolezze chel’Inghilterra ha sempre creduto di aver tenuto lon-tano, ipocrisia e paura dell’altro, molto marcate seinserite in un contesto chiuso e rurale dove la civil-tà e la cultura arrivano sempre in ritardo e accom-pagnate da un vago alone di sospetto. ■

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Libri. Che passione!

Chi ha paura dei “punteruoli rossi”?Quattro libri che Andrea consiglia di leggere e regalare

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N O O I O DI SAN F L CE C O 10

Cultura

IImmersa nella riserva integrale“Rovine di Circe” del Parco Na-zionale del Circeo, la villa del-

l’imperatore Domiziano (81-96 d.C.)rappresenta una delle più interessan-ti e caratteristiche aree archeologichedi tutto il Lazio. I resti furono ricono-sciuti per la prima volta come appar-tenenti a una villa domizianea dall’ar-cheologo Giuseppe Lugli che li de-scrisse nel 1928 nel volume riguar-dante il Circeo della collana “FormaItaliae”. In precedenza era ancora ra-dicata la convinzione che i monu-mentali ruderi fossero le vestigia del-la città di Circeii, trasferita in età im-periale nella zona. Dall’esame di varipassi di Marziale il Lugli deduceva l’i-dentificazione dei resti con una villa diDomiziano. In un epigramma il poe-ta enumerando i luoghi di soggiornoe di delizia preferiti dall’imperatore ri-corda le ville di Albano, Anzio, Gaeta,Terracina e infine quella del Circeo,ove regnava Circe «figlia del Sole». Inun altro passo si accenna esplicita-mente ad un soggiorno di Domizianoin una sua dimora al Circeo. La gran-diosità di questa residenza vieneesaltata da Marziale in tutte le sue ca-ratteristiche: il poeta ci descrive comei boschi fossero rigogliosi di vegeta-zione, le plaghe inondate dal sole, icanali resi navigabili e solcati da navi,i palazzi lussuosi e le fontane ricchedi zampillante acqua. Scavi effettuatinel 1934, diretti da Giulio Jacopi e con-dotti dalla Soprintendenza alle Anti-chità, evidenziarono alcune parti delcomplesso monumentale e permiserodi recuperare materiale molto interes-sante. La zona fu meta preferita per gliscavatori dei secoli precedenti. Al tempo di Papa Inno-cenzo XIII risale la scoperta di una splendida statua diApollo, copia di un’opera di Fidia, attualmente conserva-ta nel museo di Kassel in Germania. Allo stesso anno(1798) risale anche il ritrovamento della statua di satiroche suona il flauto, conservata nei Musei Vaticani. Mol-tissimo altro materiale,. di cui si ha un accenno nelle fon-ti del periodo, andò disperso subito dopo il ritrovamen-to. L’importantissima area archeologica è quasi intera-mente da scoprire e da studiare. La villa imperiale si col-loca in un sito già occupato da altri complessi di età tar-dorepubblicana, probabilmente una grande villa costiera,parte della quale risulta inglobata nelle strutture degli edi-fici destinati alla nuova villa. Il progetto generale del com-

plesso domizianeo considerò la trasformazione di tuttiquegli ambienti e strutture che si prestavano a un riuti-lizzo in senso monumentale, mentre comportò la demo-lizione dei manufatti esistenti non più inseribili nell’orga-nico progetto della villa imperiale. Un programma unita-rio, quindi, favorito dalla stessa natura delle costruzioni,funzionalmente e idealmente collegate, ma architettoni-camente isolate e separate nello spazio di circa 46 etta-ri. Il corpo meridionale della villa è costituito da un gran-de edificio balneare con annesso impianto termale. L’e-dificio balneare si compone di una serie di ambienti in-tercomunicanti, fra i quali spiccano due grandi sale ad ese-dra aperte verso il lago, alle quali si accede tramite lun-ghi corridoi di accesso. Tutte le sale erano sontuosamente

decorate con pavimenti marmorei, ri-vestimenti di marmi pregiati e pitturesulle pareti, colonne sulla fronte ver-so il lago. Il complesso termale an-nesso si compone di una serie di lo-cali disposti “a blocco”, fra i quali siriconoscono il frigidarium, il tepida-rium e il calidarium ad abside spor-gente verso l’esterno, con grandi fi-nestre per raccogliere il calore del so-le da mezzogiorno al tramonto. Laparte orientale delle terme si apre suun grande quadriportico, pavimentatoin opus spicatum policromo marmoreoche immetteva sulla palestra. I bolli la-terizi trovati nelle strutture apparten-gono tutti al periodo domizianeo, econfermano quindi l’attribuzione del-la villa. Caratteristica peculiare dellavilla di Domiziano è rappresentatadall’insieme notevole delle opereidrauliche e dal sistema delle cister-ne di alimentazione, “esempi ammi-rabili di arte idraulica” (Lugli). La co-struzione del complesso in una loca-lità lontana da sorgenti di elevataportata, comportò la creazione di unvasto e complesso sistema di ap-provvigionamento idrico necessario aibisogni quotidiani, ma anche a quel-li di una lunga stagione secca, senzache ne avessero a soffrire tutti gli edi-fici residenziali e le attrezzature diservizio. La villa imperiale è posta suuna penisola, estrema propaggine diuna vasta duna antica. La duna mo-stra nel sottosuolo elevati spessori disabbie ad alta porosità e permeabili-tà. Per questa sua caratteristica l’ac-qua piovana si infiltra in percentualemolto elevata costituendo una note-vole riserva d’acqua. Il sistema idrico

della villa quindi captava l’acqua direttamente all’internodella duna mediante una serie di cunicoli drenanti. Tra-mite condotti, l’acqua raggiungeva i serbatoi o cisterneche distribuivano l’acqua alle utenze della villa. L’areasettentrionale del complesso domizianeo, non ancora vi-sitabile, è la zona dove è possibile riconoscere parti diedifici più antichi databili alla fine della Repubblica. L’a-rea è stata oggetto negli anni scorsi di grandi lavori discavo e di restauro, rimasti incompiuti per mancanza difondi. In posizione centrale una peschiera monumenta-le, la più grande del sud del Lazio, messa in comunica-zione direttamente con il lago di Paola che, se riattivata,sarebbe oggi ancora perfettamente funzionante.

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Un importante reperto archeologico

La Villa di DomizianoVi dimorò l’imperatore romano

Panoramica della Villa di Domiziano

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Ricordi

IL CENTRO CO D SAN E CI C O 11

Mio suocero, Guerrino Rizzardi, uomo onesto,colto e con grande capacità di affrontare le av-versità della vita, nasce a Campiglia dei Berici,

Vicenza, il 25 settembre 1916, ultimo di sei fratelli, quat-tro maschi e due femmine, figli di Giuseppe e Giustina Ti-baldo. Giuseppe Rizzardi arrivò dal Veneto con la famigliail 14 dicembre 1934 insieme a due suoi fratelli, Narcisoe Saverio e con le lororelative famiglie (Narciso divente-rà il nonno di Gianfranco Rizzardi, colui che oggi gestiscequell’impresa di costruzione di barche conosciuta e fa-mosa in Italia e nel mondo con il nome di famiglia).La grande opera di bonifica della palude pontina, realiz-zata durante il governo di Mussolini, dette l’opportunità amolta gente che viveva nella miseria, di avere un poderecon una casa colonica, una stalla e diversi ettari di terre-no, dati a mezzadria. Diversi cittadini del Nord, veneti, friu-lani, emiliani ed altri, accettarono con entusiasmo la pro-posta di trasferirsi a lavorare queste terre. Tra loro anchei Rizzardi decisero di partire dal loro paese d’origine perarrivare a Borgo Montenero nel dicembre del ’34 in un po-dere in Via Monte Circeo, assegnato inizialmente a tutti etre i fratelli. In seguito fu data loro l’opportunità di avereun podere per ogni fratello.Giuseppe accettò in via Africa Orientale il podere n. 1228,invece gli altri due fratelli, Narciso e Saverio, preferironorestare uniti nella “casa vecia”.Quel periodo non fu comunque facile, perché tutto veni-va gestitodai fattori del regime fascista: i raccolti, la dis-tribuzione del grano e della carne e ogni altra produzio-ne, ma la famiglia Rizzardi con tenacia affrntò e superò ledifficoltà di quel tempo.Per Guerrino Rizzardi arrivò l’obbligo del servizio militare,il 12 settembre 1936 fu reclutato ed ebbe il grado di ca-porale nel 52° reggimento. Scoppiato il 2° conflitto mon-diale, nel maggio del 1940 partì con il grado di sergenteper la Jugoslavia e poi per la Russia, facendo parte delC.S.I.R. con il 52° reggimento 3° gruppo.Giunto sul fronte russo, fu catturato e fatto prigioniero, erail 24 dicembre del 1942. Fu trasferito al campo di con-centramento n. 58 nelle vicinanze di Mosca, dove restò fi-no al 1° novembre del 1943, poi fu mandato al campo n.26 in Asia centrale e precisamente a Urlechistan fino al 4ottobre del 1945, quando, per fortuna, riuscì a partire perl’Italia, arrivando a Pescantina di Varazze il 19 novembredel 1945 e poi finalmente a casa, nella sua famiglia, chein questi lunghi anni aveva perso le sue tracce, ma spe-rava, sperava sempre nel suo ritorno.Durante la guerra la mamma di Guerrino dava spesso damangiare ai soldati tedeschi, che erano a Borgo Monte-nero, dicendo: “spero che qualcuno faccia lo stesso conmio figlio.” Il padre Giuseppe non dormiva mai, perché erasempre in attesa del rientro del figlio, fino a quando unanotte sentì aprire la porta di casa e riconobbe il passo diGuerrino e disse: “sitto ti piccolo?”, perchè così lo chia-mava. Grande gioia fu per tutta la famiglia, Rino era tor-nato finalmente a casa e raccontava i suoi patimenti perla fame e il freddo, quel freddo che gli aveva procurato laperdita di un polmone. Fortunatamente, durante la pri-gionia, si era trovato vicino all’infermeria e aveva cono-sciuto molti medici, che riuscivano a passargli dell’aspiri-na per alleviare i suoi terribili mal di testa e qualcosa damangiare. Così, tornato a casa, Rino iniziò una nuova vi-ta e non perse mai l’entusiasmo. La domenica andava amessa al Borgo con la bicicletta, poi faceva quattro chiac-

chiere in piazza con gli amici. Qui fu notato da una gio-vane, Angelina Guizzon, che disse subito alle sorelle cheerano con lei: “Chi elo quel bel moro?” Lo scelse comemarito e si sposarono nel gennaio del 1947. Il 29 otto-bre del 1947 nacque Roberto Giuseppe, mio marito, nel1951 Walter Gino, oggi commerciante in Sabaudia, e nel1956 Elena, residente nella casa paterna e imprenditriceagricola.Rino, come era affettuosamente chiamato, non fu mai ino-peroso. Nel 1947 aprì a Borgo Montenero la sezione com-battenti e reduci di guerra, divenendone presidente, ca-rica che mantenne per circa cinquant’anni.Questo gli consentì di trasmettere molte notizie alle fa-miglie dei dispersi e di rivedersi con tanti amici, incon-trandoli sempre in tutte le ricorrenze. Fu insignito dellacroce di guerra e il 4 novembre non mancava mai di rap-

presentare i caduti.L’Italia, intanto, divenne repubblicana ed ebbe una suaCostituzione. Anche mio suocero iniziò un periodo di ri-costruzione politica e si impegnò in prima persona nel-la rinascita del dopoguerra, militando nel suo comune diadozione con la tessera della Democrazia Cristiana, inparticolare negli anni 1956-1960, quando furono rea-lizzate opere di importanza fondamentale per il nostroPaese. Mio suocero fu vice sindaco di Italo Gemini, nel-l’Amministrazione di quel quadriennio. In soli quattro an-ni furono costruite strade, scuole, fognature, acquedot-ti e porto; si acquistarono terreni e dalla famiglia Aguetsi acquistò il palazzo baronale; fu portata l’energia elet-trica a Borgo Montenero e alla Molella; si affrontò il pro-blema della disoccupazione: con il tabacchificio furonoassunte trecento operaie e con tanti cantieri in attivitàfurono assorbiti tutti i disoccupati. Il Circeo cominciò acambiare, iniziò il turismo, passarono personaggi im-portanti dello spettacolo e della politica: fu intrapreso uncammino fecondo, che lasciava ben sperare in un avve-nire sempre più prospero.Guerrino, nominato nel frattempo “Cavaliere del Lavoro”,non aveva mai dimenticato i luoghi d’origine. Tornò quin-di a Campiglia dei Berici, ritrovò gli amici d’infanzia e i pa-renti rimasti. Rintracciò suo fratello primogenito, Gino, emi-grato in Francia prima del 1934, stabilendo con lui unagrande intesa, mentre la sorella Emma, anch’essa in Fran-cia, non tornò mai più in Italia.Ciò che più contava per mio suocero era la sua famiglia eogni occasione era buona per riunirla. Aveva la capacitàdi far sentire chiunque una persona importante, discretoe corretto esaltava le qualità degli altri, amava in modo par-ticolare i nipoti.Ai più giovani che non hanno avuto la possibilità di co-noscere il nonno Guerrino dedico questi ricordi e voglioanche ringraziare i miei suoceri per l’affetto, il rispetto ela discrezione che “me gavìo reservà”, per le tradizioni ve-nete, che mi hanno trasmesso, e soprattutto per avermiconsiderata una figlia. ■

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Arrivò dal Veneto nel 1934

Guerrino RizzardiDiscreto e corretto amava esaltare le qualità degli altri

Guerrino Rizzardi

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N RO S ORI O DI SAN F L CE C O 12

Delibere di Giunta Comunalen. 223 07/11/07 Attuazione contabilità Irap mista su attività commerciali - Affidamento incarico ditta Siepel Srl n. 224 “ ….n. 225 “ Avvio progetto “Inserimento e reinserimento socio lavorativo per le categorie ad alta fragilità sociale”- L.328/00 - Fin.Reg.

2004n. 226 “ Convenzione Comune di Terracina per il servizio di trasporto scolastico anno 2007/2008n. 227 “ Autorizzazione a ricorrere alla forme di lavoro flessibile ed interinale presso il settore tecnico contabile fino al 31.12.2007

part-time. Prelievo dal fondo di riserva n. 228 “ Proroga contratto Agenzia interinale obiettivo Lavoro Spa “Istruttore direttivo socio assistenziale fino al 31.12.2007” n. 229 14/11/07 Adeguamento chilometrico anno 2007 Servizio trasporto gratuito anziani 8 €n. 230 “ L.R. 40/99 - Approvazione del Piano operativo esecutivo d’area nell’area intergrata denominata “Latina Tellus... dai latini

alle città di fondazione” n. 231 “ Revoca atto deliberativo n. 224 del 07.11.2007 e adozione nuovo atto di assegnazione delle risorse umane e strumenta-

li ai responsabi i di settore n. 232 “ Lavori di intervento di messa in sicurezza strada provinciale di via Terracina (via Badino) - Approvazione progetto esecuti-

vo € . n. 233 “ Patrocinio di questo comune alla realizzazione dello spettacolo dell’attore Pippo Franco €).n. 234 “ Nuove competenze ufficio progetti speciali n. 235 16/11/07 Approvazione canone enf teutico eredi sig. Capponi Romolo n. 236 “ Patrocinio all’associazione culturale “I Timidi” per realizzazione spettacoli teatra i n. 237 “ Nomina commissione formazione graduatorie mobilità interna n. 238 “ Individuazione due nuovi profili professionali n. 239 23/11/07 Autorizzazione a ricorrere alla forma di lavoro flessibile ed interinale di n. 1 unità lavorativa presso il settore A.G. fino al

31.12.2007 (Ufficio personale) n. 240 “ Patrocinio per la realizzazione dello spettacolo “Sapori e musica del mediterraneo” n. 241 29/11/07 Presa d’atto verbale di adozione graduatoria semestrale assegnazione alloggi E.R.P n. 242 “ Richiesta ampliamento concessione stagionale area a terra del porto turistico n. 243 “ Mantenimento per il servizio di assistenza psicologico-clinica per il triennio 2008/2009/2010 n. 244 “ Lavori di ristrutturazione Teatrino comunale richiesta alla Cassa DD.PP. utilizzo quota non erogata mutui già devoluti - Po-

siz. n. 4023257/01 €).n. 245 “ Revoca di delibera di G.M. N. 76 del 20.05.2005 Revoca determinazione N.102 del 19.12.2005 - Richiesta devoluzione

mutui alla Cassa DD.PP. - Posizione mutui N. 4073117/00 - N. 4108778/00 n. 246 06/12/07 Costituzione in giudizio atto di pignoramento Capponi Alberto - Nomina legale. . n. 247 10/12/07 Prelievo dal fondo di riserva per contributo natalizio ai tre centri anziani presenti nel territorio 0 € . n. 248 “ Intervento straordinario a favore di C.D. € .n. 249 “ Prelievo dal fondo di riserva per erogazione contributo annuale a persone soggette a trattamento dialitico €n. 250 “ …. n. 251 19/12/07 Patrocinio morale al sig. Gabriele Lanzuisi per affissione materiale pubblicitario n. 252 “ Costituzione in giudizio ricorso al giudice del lavoro Tribunale di Latina promosso da Antonio Capponi - Nomina legale - Pre-

lievo dal fondo di riserva € .n. 253 “ Turnazione personale C.S.L. - L.R. 29/96 presso altri uffici comuna i per maggiore specificazione della formazione delle fun-

zioni della P.M. n. 254 “ Natale al mare - Concessione patrocinio e autorizzazione allo svolgimento delle manifestazioni n. 255 “ Patrocinio e concessione utilizzo Torre dei Templari all’associazione Pro Loco n. 256 “ Esame ed approvazione del piano esecutivo di gestione risorse finanziarie esercizio 2007n. 257 “ Costituzione in giudizio ricorso al Tar del Lazio sez. di Latina - D tta Albatros/ c/Comune di San Felice Circeo + altri; nomi-

na legale - Prelievo dal Fondo di riserva n. 258 21/12/07 Nomina componenti commissione di mobilità interna n. 259 “ Individuazione di N. 2 immobili da destinare al servizio di pronta emergenza alloggiativa n. 260 “ Inaugurazione nuovo cinema teatro di p.zza Lanzuisi e programmazione gratu ta cinematografica per le festività natalizien. 261 “ Approvazione piano triennale fabbisogno di personale - Modifica criteri per la formazione approvati con deliberazione G.C.

N. 137/2005 SMI n. 262 28/12/07 Prelievo dal fondo di riserva ordinario per necessità del settore tecnico contabile n. 263 “ Proroga contratto di somministrazione settore amministrazione generale di una unità lavorativa part-time per n. 2 mesi -

Forma c.d. flessibile di tipo interinale € .

n. 264 “ Proroga contratto di somministrazione c/o settore amministrazione generale - Ufficio affrancazione di 1 unità lavorativa pern. 2 mesi forma c.d. flessibile di tipo interinale 0 € .

n. 265 “ Proroga contratti di somministrazione lavoro c/o settore tecnico contabile di n. 4 unità lavorative part-time per n.2 mesi -Forma contrattuale flessibile cd interinale €

n. 266 “ Proroga contratto di somministrazione c/o lavoro per N.1 unità di lavoro - Categoria C istruttore tecnico geometra pressoLavori pubblici x mesi 2 € .

n. 267 “ Presa d’atto di una proposta in Project financing per la costruzione e la gestione del complesso di pubblica da destinare aimpianto polisportivo con piscine e servizi in località Borgo Montenero. Aggiornamento del programma triennale delle ope-re pubbliche 2008-2010 - Approvazione avviso per procedure in project financing

n. 268 “ Approvazione adeguamento programma triennale 2008-2009-2010 delle opere pubblichen. 269 “ Approvazione elenco opere pubbliche da realizzare in project financing - Anno 2008 e relativo schema di avviso n. 270 “ Approvazione inquadramento del personale dipendente nei nuovi profili professionali n. 271 “ Proroga servizio di assistenza domiciliare/assistenza scolastica ai minori disabili e servizio segretariato sociale n. 272 “ Prelievo dal fondi riserva ordinario per il pagamento dei diritti di segreteria a favore del fondo speciale dell’agenzia auto-

noma per la gestione dell’albo dei segretari cc. e pp. n. 273 31/12/07 Prelievo dal fondo di riserva settore lavori pubblici n. 274 “ Contributo alla compagnia teatrale “Quintetto d’A” - Prelievo dal fondo di riserva ( €n. 275 “ Prelievo dal fondo di riserva contributo parrocchiale n. 276 “ Autorizzazione al responsabile del settore urbanistico e tutela ambientale a fare ricorso per l’anno 2008 alle forme di la-

voro flessibile tramite agenzia interinale e con l’instaurazione di un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa aprogetto € .

n. 277 “ Autorizzazione proroga agenzia interinale “Obiettivo lavoro spa” per reclutamento istruttore direttivo in attività socio assi-stenziali

n. 278 “ Convegno dal titolo “Società disorientata società malata?” - Concessione patrocinio e contributo €).

Delibere del Consiglio Comunalen. 90 del 16/11/07 Approvazione relazione geologica vegetazionale redatta ai sensi della D.R.G. 2649/99 ed approvazione analisi del territo-

rio, redatta ai sensi dell’art.3 della L.R. N.186 e S.M.I, dell’area oggetto del piano attuativo definitivo di sviluppo e riquali-ficazione ambientale del tratto di litorale definito da Viale Europa in variante ordinaria al P.R.G.

n. 91 “ Aggiornamento ai sensi dell’art.10, comma 2 della Legge 21/11/2000 n. 353, del catasto incendi comunale ed approva-zione elenchi definitivi e relative perimetrazioni aree boschive percorse dal fuoco

n. 92 “ Riconoscimento debiti fuori bilancio pagamento spese di giudizio a seguito di sentenza del giudice di pace di Terracinan.134 del 04/06/2007.

n. 93 “ Riconoscimento debiti fuori bilancio ai sensi dell’art. 194 del D.LGS. 267/2000 Sig.ra Cardosi.n. 94 “ Riconoscimento debiti fuori bilancio decreto ingiuntivo 573/07 - Tribunale ordinario di Latina atto di precetto n. 18770 -

Vivaio Aumenta. n. 95 “ Comunicazione prelievi dal Fondo di riserva ordinario. n. 96 “ Ratifica variazione n. 5 al Bilancio di previsione anno 2007 (Rif. del G.C. N. 1821 del 07.09.2007).n. 97 “ Ratifica Variazione n. 6 al Bilancio di Previsione anno 2007 (Rif. del G.C. n. 187 del 07.09.2007). n. 98 “ Ratifica di consiglio comunale deliberazione G.C. “Variazione n. 7 al Bilancio di previsione esercizio finanziario anno 2007”

(N. 196/2007).n. 99 “ Ratifica del consiglio comunale Del berazione G.C. N. 209/2007 “Autorizzazione a ricorrere alla forma di lavoro c.d. interi-

nale presso il settore A.G. Ufficio affrancazioni - Variazione al bilancio N.8/2007.n. 100 “ Esame ed approvazione del Rendiconto di gestione dell’anno 2006 con allegati.n. 101 “ Intitolazione di scalinata ad Angelo Palombi. n. 102 “ Approvazione Regolamento “Servizio di pronta emergenza allogiativa”.n. 103 29/11/07 Riconoscimento debiti fuori bilancio ai sensi dell’art. 194 del Dlgs 267/2000 ditta Maggioli editore e ditta Degi.Sas.n. 104 “ Mozione dei consiglieri di maggioranza in relazione all’articolo di stampa apparso sul quotidiano “Latina Oggi” in data

23.11.2007 dal titolo “Usi civici: pasticcio da indagine” - Punto ritirato.n. 105 “ Riconoscimento debiti fuori b lancio spese di giudizio sentenza n.316/06 del 26/09/2007 del giudice di pace di Terracina.n. 106 “ Riconoscimento debiti fuori bilancio: erogazione equo indennizzo dipendente sig. Mario Schisani.n. 107 “ Assestamento di bilancio esercizio 2007.n. 108 “ Adesione al progetto: “Costituzione della rete antiviolenza per la prevenzione e la repressione di ogni tipo di violenza con-

tro le donne”.n. 109 “ Concessione a terzi del cinema teatro di piazza Lanzuisi.

Sono passati sei anni da quel tragico giorno d’e-state, quando Giulio Cavalieri perdeva la vita in unincidente d’auto, ma il tempo sembra essersi fer-

mato, quasi volesse riflettere sulla sua vita terrena, pre-servandone con gelosia tutti i ricordi. In effetti, sembraieri, eppure più di un lustro è passato quasi senza chece n’accorgessimo, semplicemente perché il ricordo è vi-vo, non si è sopito nascondendosi negli anfratti dellamente di coloro che l’hanno amato. Con il tempo, un flui-re di sentimenti, immagini e ricordi si sono accavallati erincorsi, quasi come se si trattasse di una “gara della me-moria”, per vedere chi arrivava primo…ma con in men-te un unico obiettivo, quello di non dimenticare. Il gio-vane sanfeliciano non è stato dimenticato e per raffor-zarne il ricordo è nato il primo “Memorial Giulio Cavalie-ri”, un torneo di calcetto che si svolge sui campi dellaBaia D’Argento. Il torneo è nato da un’idea di RobertaCestra, colei che dirige la struttura sportiva e che si è in-teressata di prendere contatto con Marzio Cavalieri, il fra-tello del compianto Giulio, per renderlo partecipe di que-sta sua iniziativa. Quale gesto più bello, per chi ama ilcalcio come Marzio, se non quello di vedere nella men-

te e nel cuore degli altri che…”Giulio vive”. Roberta Ce-stra, nel momento di organizzare un torneo invernale,

un vero e proprio campionato di calcetto, non ci ha pen-sato due volte ad intitolarlo alla memoria di Giulio Cava-lieri. La risposta è stata vigorosa, decisa, e in particola-re gli amici, coloro che non l’hanno mai dimenticato, sisono dimostrati entusiasti e si sono subito attivati e pro-digati per organizzare le squadre che avrebbero parte-cipato. Alla fine, ai nastri di partenza si sono presenta-te otto formazioni di calcetto, tutte con persone del luo-go. Questo primo torneo invernale è stato organizzatoper offrire una valida alternativa “al niente”, che la clas-se dirigente del nostro paese “riesce a fare” in tema dipolitiche giovanili e sull’educazione alla cultura allosport. Il disagio giovanile, i vuoti esistenziali e di pen-siero a San Felice hanno raggiunto dei livelli disarman-ti e se un semplice torneo di calcetto, che abbraccia tut-to il periodo autunnale ed invernale, riesce a catalizza-re l’attenzione dei ragazzi locali, molti dei quali hannoaderito nel ricordo di Giulio … allora vuol dire che ci so-no dei valori e dei sentimenti strettamente legati all’a-micizia, che ci fanno ben sperare per il futuro e il ricor-do sarà rinnovato ogni anno quando si ripeterà il torneoinvernale della Baia d’Argento. ■

Sport

Di r

Calcetto

Il primo torneo “Giulio Cavalieri”Un elogio alla memoria

Giulio Cavalieri

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D i i

Ze Luca e l’ombra della madreHo chiamato per tre volte “Mamma! Mamma! Mamma!”

IL CENTRO CO D SAN E CI C O 1Personaggi Tipici - Oroscopo

Un pomeriggio invernale. Nel negozio di bar-bieria di Alfonso c’erano tre clienti in attesadel loro turno. Vi si trovavano altri cinque

amici, anch’essi abituali clienti, per i reciproci com-menti ai fatti del giorno. C’era pure l’immancabile zeLuca jù guardiane, ormai di casa dal giorno del suopensionamento.Mentre Alfonso stava insaponando la barba a un gio-vane, gli si avvicinò ze Luca il quale, con voce pacatae marcata, ma comunque percettibile da tutti i pre-senti, gli disse: “... Senti Alfonso. Ieri è stato il trige-simo della morte di mia madre... Verso l’imbrunire so-no andato al cimitero per farle visita. Il cancello erachiuso, ma io sono salito sul gradino e ho pregato.Poi, per tre volte ho chiamato: “Mamma!, Mamma!Mamma!. All’improvviso in alto a sinistra, proprio do-ve è sepolta mia madre, è sbucata un’ombra bianca.Prima si è diretta lentamente verso la cappellina cen-trale e poi, sempre piano piano, come se si fosse dis-solta, è scomparsa”. Dopo una breve pausa, tuttocommosso e compunto, proseguì: “... Era mia ma-dre!... Mi aveva ascoltato!”.A tal punto Alfonso, interrompendo per un attimo il

proprio lavoro e rivolgendosi con un sorrisetto ironi-co a ze Luca, gli disse: “A ze Lù, come è possibile chetua madre ti abbia potuto sentire da morta, quandonon ti aveva mai ascoltato da viva, perché era sordacome una campana?!”. Ze Luca si sentì offeso e, im-pugnato il bastone, minacciò Alfonso, il quale fu co-

stretto a precipitarsi fuori e a nascondersi. Poté rien-trare nel negozio soltanto quando, spiando da lonta-no, vide ze Luca che si allontanava brontolando.

K Sdi Andrea De Sisti

Oroscopo di Febbraio 2008 di AldebaranAriete

dal 21/3 al 20/4

Giove, in posizione disarmonica, po-trebbe offuscare il vostro abituale otti-mismo. Potrebbero verificarsi alcunedifficoltà, ma, se avrete le idee chiaresu ciò che volete, potrete superarleagevolmente. In amore possibili osta-coli e incomprensioni.

Torodal 21/4 al 20/5

Venere con il suo flusso magico insie-me a Giove e Plutone vi elargiranno de-sideri di cambiamenti positivi. Incontriromantici e impreviste sorprese in amo-re. Non trascurate l’attività fisica e unacorretta alimentazione.

Gemellidal 21/5 al 21/6

Mercurio, vostro alleato, vi suggeriscemosse vincenti negli affari e nelle que-stioni legali. Saturno dissonante, quin-di state attenti ad individuare ciò che èimportante e a salvaguardarlo. Salute ebeni immobiliari sono argomenti, cuidare la priorità.

Cancrodal 22/6 al 22/7

Le stelle del mese non sono molto ge-nerose e la presenza di qualche osta-colo vi procurerà ansia. Urano favore-vole vi renderà creativi e pieni di pro-getti da realizzare. Fate attenzione al-la salute proteggendovi dai mali di sta-gione.

Leonedal 23/7 al 23/8

In questo periodo sono necessari rea-lismo, autodisciplina e concentrazione,poiché Mercurio vi rende distratti e con-fusi. Qualcuno può tentare di farvi losgambetto nell’ambiente di lavoro. Sia-te cauti … non siete sempre invincibi-li.

Verginedal 24/8 al 22/9

Saturno nel segno contribuisce a spaz-zar via tutto ciò che è di intralcio sul vo-stro cammino. Possibilità di una nuovasvolta nella vita lavorativa. Fidatevi del-la vostra perseveranza e resistenza; viaiuteranno a superare le difficoltà diquesto mese.

Bilanciadal 23/9 al 22/10

Sforzatevi di essere concreti e raziona-li se volete riuscire a trarre beneficiodalle stelle, dato che Mercurio e Nettu-no sono dalla vostra parte e vi offronoopportunità di lavoro. In amore Marte virende sensuali e affascinanti più chemai!

Scorpionedal 23/10 al 22/11

Venere vi coccolerà rendendo probabi-li anche nuovi amori. Mercurio invececontinua la sua azione ostile e non viaiuta a capire cosa c’è dietro alle ap-parenze. Buona la stabilità economicae attività lavorative in espansione.

Sagittariodal 23/11 al 21/12

Con Marte contrario si rischiano malin-tesi o litigi, ma Venere vi sorriderà alungo. Concedetevi il tempo di riflette-re prima di agire o parlare, eviterete co-sì di stare male dopo. Periodo favore-vole agli spostamenti e ai viaggi.

Capricornodal 22/12 al 20/1

Con Giove nel segno, Saturno e Uranofavorevoli, siete in un periodo d’oro!Quindi benessere, concretezza e novi-tà positive in tutte le possibili manife-stazioni della vita. Mettete via il pessi-mismo e siate più comprensivi con glialtri, vi aiuterà ad esserlo anche con voistessi.

Acquariodal 21/1 al 19/2

Un mese più tranquillo del precedentee una forte vena romantica vi rendedolci e vulnerabili mentre Marte ag-giungerà un pizzico di fuoco in più. Lavostra energia e l’entusiasmo sarannoapprezzati da chi vi sta intorno.

Pescidal 20/2 al 20/3

Preparatevi a vivere momenti d’intensoamore senza rovinarli con sciocchi ma-lintesi. Organizzate i vostri impegni dilavoro in sintonia con le esigenze fa-miliari, così ci sarà più armonia. Possi-bili imprevisti di spese.

Sanfeliciani in Pretura

i z zz iQuesto episodio mi è stato raccontato dalla buonanima di zio Simone. Siamo nel 1920-21. Tra il parroco, DonMichele, ed il maestro di scuola elementare, D’Annunzio, non correva buon sangue. L’uno donnaiolo e anti-conformista, l’altro anticlericale. Un giorno Don Michele, di ritorno dalla caccia, con il fucile a tracolla, vestitoda cacciatore, attraversava P.za V. Veneto, per recarsi in sacrestia. Al suo passaggio, il maestro D’Annunzio fe-ce il gesto di grattarsi le palle. Don Michele, senza scomporsi, l’apostrofò: “Ma tu maestro ce l’hai i coglioni?”.Un’altra volta, dopo un battibecco alquanto vivace, il D’Annunzio pronunciò la seguente frase: “Tu sei un se-minatore di zizzania’. Don Michele, ritenendosi offeso, lo querelò per diffamazione. Il giorno della causa, por-tò come teste, L. Scalcila. Il D’Annunzio, quale maestro, chiese di potersi autodifendere.“Vede Sig. Giudice! il parroco ha fatto al teste la “scoletta”, che questi ripeterà a puntino: “...II cane è fe-de-le!... Il prete è i-dro-fo-bo!... Ma chieda al teste cosa vuoi dire “seminatore di zizzania”.L. Scalcila, che era lì presente, rispose: “Beh! nen le sacce nò! Ca s’ha ite angravedenne tutte se quatte fem-mene de San Felice!”. ■

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Èproprio una pazza Circe quella che per la se-conda stagione consecutiva si cimenta con lemigliori formazioni del panorama calcistico

provinciale. Non ci sono altri termini con i quali defi-nire la Circe di quest’anno, così abulica e impalpabiletra le mura amiche e così orgogliosa e pronta a ri-prendersi i punti persi al Ballarin nelle partite giocatein trasferta. Dei diciotto punti ottenuti finora (la sfidacon l’Hermada chiuderà il girone d’andata), ben do-dici sono stati presi in trasferta con le tre vittorie diSermoneta, Campoverde e soprattutto Latina Scalo e ipareggi ottenuti contro l’Atletico Sabotino, l’Enea Gae-ta e il 24Mila Baci. Appena sei i punti fatti in casa euna sola vittoria ottenuta contro il forte Monte San Bia-gio. In effetti, nell’economia della formazione rosso-blu, pesano soprattutto le sconfitte subite in casa con-tro la Virtus Cisterna dell’ex laziale Poli (proprio quelcalciatore che in uno storico spareggio di molti annifa, permise alla Lazio di evitare un’umiliante retro-cessione in C1) per 1-0 e con l’identico risultato con-

tro il Gianola. Questa Circe, soprattutto sulpiano caratteriale, sembra somigliare moltoa quella guidata da mister Lauretti tre sta-gioni orsono che ogni qualvolta sentiva ad-dosso “il fiato” delle immediate inseguitri-ci nella lotta per non retrocedere, con unaspallata vigorosa le ricacciava nei bassifon-di della classifica. Quella squadra aveva unadifesa formata da elementi esperti per la ca-tegoria, gente come il portiere Percoco e igiocatori Di Pinto, Macone e Senesi, che conle loro prestazioni e le reti rivelatesi decisi-ve in diverse occasioni, determinarono lasalvezza per la formazione sanfeliciana. Ri-tengo, in ogni caso, che la formazione mes-sa a disposizione dal tecnico Mercuri, pos-sa vantare delle credenziali superiori sia inmezzo al campo sia in avanti. Centrocampi-sti con la qualità di Speroniero, Ruggero eReggio in quella stagione non c’erano, an-che se quella Circe poteva vantare nella zo-na nevralgica del campo due giocatori in

grado d’interdire le trame delle formazioni avversariedel livello di Argentesi e Bracciale, senza dimenticareil rifinitore Iannitti. In avanti, allora come adesso, c’e-ra un giovane e acerbo Mancini che si ritagliò uno spa-zio importante nel panorama provinciale con la realiz-zazione di dieci reti, c’erano capitan Benetti e Riescoche però andarono incontro a una stagione sfortuna-ta e piena d’infortuni, ma stavamo in Promozione, uncampionato che presentava delle difficoltà superiori ri-spetto alla Prima Categoria. In effetti, la Circe di que-st’anno potenzialmente è in grado di giocarsela contutti, altrimenti non si spiegherebbero il pareggio conla fortissima Nuova Itri per 3-3, la vittoria d’orgoglioper 2-1 contro il Monte San Biagio con reti di Reggioe Soccodato e per finire l’eccellente 3-2 ottenuto sulcampo del Latina Scalo con doppietta di Mancini e dicapitan Benetti. Una sola sconfitta esterna, del tuttoimmeritata sul campo del Podgora per 1-0, e subitodopo il 2-1 esterno sul terreno del Campoverde conreti di Reggio e Mancini senza dimenticare il bel pa-reggio a reti bianche sul campo del 24 Mila Baci. Lasconfitta casalinga contro il Sezze Setina per 2-0, l’u-nica formazione che finora ha sconfitto la Nuova Itri,ci può stare, ma chissà se la formazione di mister Mer-curi avesse messo nel carniere i sei punti nelle sfidedel Ballarin contro le ultime della classe, non avrebbepotuto ambire a quel secondo posto che porta diret-tamente in Promozione? In ogni caso, come più voltepuntualizzato dal presidente Vittori e dal suo “men-tore”, il vice presidente Petrucci, la stagione in corsoserve solo a gettare le basi per un campionato, il pros-simo, da affrontare come protagonisti. Da segnalare adicembre il ritorno di Carbone, il portiere che a iniziostagione era in forza alla Vis Terracina e l’arrivo delgiovane difensore Cariani.Partite giocate finora: Nuova Circe - Nuova Itri 3-3, Ser-moneta – Nuova Circe 0-1, Nuova Circe – San Miche-le 0-0, Atletico Sabotino – Nuova Circe 0-0, Nuova Cir-ce – Sezze Setina 0-2, Enea Gaeta – Nuova Circe 1-1,Nuova Circe – Monte San Biagio 2-1, Podgora – Nuo-va Circe 1-0, Campoverde –Nuova Circe 1-2, Nuova Cir-ce – Virtus Cisterna 0-1, 24Mila Baci – Nuova Circe 0-0, Nuova Circe – Gianola 0-1, Latina Scalo – Nuova Cir-ce 2-3, Nuova Circe – Bainsizza 2-2. ■

Siamo alla terza stagione per la scuola calciosanfeliciana che anche quest’anno non preve-de costi d’iscrizione e spese mensili che pos-

sano gravare sull’economia delle famiglie. Nella pro-vincia di Latina, solamente la nostra scuola calcio staproponendo l’insegnamento dei primi rudimenti delcalcio a titolo gratuito, fatta eccezione per il F.C Sez-ze che per la prima volta in questa stagione portaavanti un “progetto pilota” uguale a quello della Nuo-va Circe. Sono circa cinquanta i bambini che, divisi infasce d’età, stanno acquisendo la tecnica calcistica,che è proposta in modo ludico e disimpegnato e infunzione delle cosiddette “fasi sensibili”. Le “fasisensibili” fanno riferimento a quelle fasce d’età nel-le quali si possono migliorare in modo determinantecerte capacità. Esercizi per il miglioramento della mo-bilità, dell’orientamento, della differenzazione spazio– tempo, della combinazione motoria e dell’equilibrio,sono presentati in età giovanissima perché il “siste-ma nervoso centrale” recepisce molto più veloce-mente lo stimolo proposto. I giovani ragazzi sono gui-dati con esperienza dai tecnici, Raimondo Petrucci(anche vice presidente del sodalizio rossoblù), GinoDi Prospero e Alberto Calisi e con la supervisione delresponsabile del settore giovanile Franco Farinella edel segretario Pino Mignardi. “Le difficoltà – questoci ha riferito Franco Farinella –negli anni sono au-mentate, sia per quanto riguarda la necessità di pro-cacciare gli sponsor che permettono la sopravviven-za di un progetto così oneroso, sia perché i bambinidi oggi sono diversi da quelli di dieci o quindici annifa. In effetti, – così continua il responsabile dellascuola calcio – i bambini di oggi devono far fronte aun’infinita serie di stimoli, che li distolgono dall’atti-vità fisica, sia pure attraverso un insegnamento ludi-co. Oggi, molto più di prima, ci si fossilizza davanti

alla te-levisio-ne, ai vi-deogio-chi checon le lorog r a f i c h esempre piùreali e accattivantihanno rapito anche l’interesse dei più grandi, si gio-ca con i cellulari, con questa nuova generazione dibambini, che sembrano assorbire come delle spugnele novità proposte dal mercato tecnologico.”. I bam-bini di oggi, probabilmente sono più svegli di quellidi qualche anno fa, però hanno perduto, loro mal-grado, il gusto per il gioco all’aria aperta, quello cheper molte generazioni è stata l’unica forma di diver-timento e di socializzazione lontana dall’ambito sco-lastico. Ai “fanciulli in erba” della scuola calcio, è sta-ta offerta un’occasione unica di fare sport e di getta-re le basi affinché, anche in età adulta possano ali-mentare attività di movimento. La speranza, neanchetanto nascosta, è quella di rinverdire i fasti di un tem-po, quando dalla scuola calcio sanfeliciana uscironoRizzato e Pesce, calciatori professionisti che sono ar-rivati a toccare la serie A e B. Ricordiamo che a feb-braio comincerà il “Torneo Pulcini” e il”Torneo Pic-coli Amici” riservato alle classi d’età 97/98 e99/2000. Un ringraziamento doveroso va ad alcunerealtà locali e commerciali (in particolare Sirio 90, laDIVA, il ritorante “da Ernesto”, Elettromar e chiara-mente lo Yacht Broker del presidente Vittori) che conil loro“contributo economico”, hanno consentito peril terzo anno consecutivo, la realizzazione del pro-getto di una scuola calcio che non prevede oneri perle famiglie sanfeliciane. ■

N O O I O I SAN F L CE C O 14

Sport - Calcio

Di r

Questa pazza circeScialba nelle partite casalinghe, battagliera nelle trasferte

Un triennio di crescitaper la scuola calcioUna iniziativa da sostenere

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Lo spazio della città

IL CENTRO CO D SAN E CI C O 15

Sotto l’albero di Natale delle sale cinemato-grafiche non poteva mancare il classico fil-metto dalla trama annacquata e dal tono sen-

timentale ma che regalerà alla Medusa incassi miliardari.Mariano(Leonardo Pieraccioni) e Miranda (Laura Torrisi) siamano da dieci anni e vivono una vita perfetta nella provin-cia toscana. Gestori di un banco di frutta e verdura, sognanodi acquistare un giorno una bottega dove trasferire la loro attività. La bel-lezza morbida e sensuale di Miranda “esposta” come primizia al mercatonon sfugge a un fotografo di moda (Gabriel Garko), che le offre soldi e suc-cesso in cambio di dodici scatti. Allettata dalla cifra e dalla possibilità di rea-lizzare il loro progetto, la coppia accetta la proposta e Miranda posa per uncalendario. Fama e fiumi di champagne finiranno per confonderla e per spin-gerla tra le braccia del seducente e sedicente fotografo. Mariano, intanto,perde l’amore ma non la speranza.La storia è nota ed è ambientata nella provincia toscana ancora una voltatravolta dall’arrivo di un agente esterno che ne sconvolgerà gli equilibri.Alcune battute ed espressioni, diverse situazioni del film strappano qual-che sorriso, in certi casi anche un paio di risate. ■

A A

Servitù prediali o coattive

Il diritto di servitù prediale rientra nella categoria dei diritti reali di godimento su cosa altrui. Tale natura giuridicacomporta la impossibilità di costituire un diritto di servitù su cosa propria, divieto codificato dai giuristi romani nel

brocardo nemini res sua servit, e accolto nella definizione codicistica del 1942.Si definiscono tradizionalmente come “un peso imposto sopra un fondo per l’utilità di un altro fondo appartenentea diverso proprietario” (art. 1027 cod.civ.). Il “peso” è una limitazione della facoltà di godimento di un immobile, detto fondo servente, alla quale corrispondeun diritto del proprietario del fondo dominante. Non necessariamente fondo servente e fondo dominante devono es-sere contigui, anche se devono essere relativamente vicini affinché la servitù abbia un senso. L’utilità del fondo do-minante, presente o futura, è estremo essenziale della servitù: può consistere nella maggiore comodità del fondo,può anche essere inerente alla sua destinazione industriale. Tuttavia, deve sempre essere utilità di un fondo, nonquello personale del proprietario. I soggetti possono essere avvantaggiati o svantaggiati dalla presenza di questopeso solo in via mediata, indiretta e riflessa. Quando il peso è posto a vantaggio del fondo solo in via riflessa e consequenziale, non si parla di diritto reale limi-tato ma di un diritto personale di godimento, assoggettato a tutt’altra disciplina. Per questa ragione, è molto con-troversa la figura della cosiddetta servitù aziendale. Un diritto alla costituzione coattiva delle servitù è dalla legge previsto in una serie di casi: Acquedotto coattivo: è laservitù di far passare acque attraverso il fondo, o i fondi, altrui (escluse case e giardini) per soddisfare il bisogno diacqua del proprio fondo (analoga è la servitù di scarico coattivo). Passaggio coattivo: è la servitù di passaggio sul fondo, o sui fondi, altrui (escluse case e giardini) che spetta al pro-prietario del cd. fondo intercluso, ossia del fondo che non ha un accesso diretto alla strada pubblica o che potreb-be realizzarlo solo con eccessivo dispendio o disagio (quando il fondo sia destinato ad usi agricoli o industriali, ilproprietario di questo ha diritto al passaggio coattivo anche se ha un proprio accesso sulla strada pubblica, ma sitratta di un accesso insufficiente ai bisogni agricoli o industriali del suo fondo). Elettrodotto coattivo (analogamente: acquedotto pubblico, metanodotto, oleodotto, linee telefoniche, installazionedi antenne televisive ecc.): è la servitù che spetta all’ente o alla società che gestisce il servizio di erogazione al pub-blico di energia elettrica, acqua potabile, metano ecc. su tutti i fondi che sono situati lungo il percorso della lineaelettrica, dell’acquedotto ecc. Le servitù coattive sono di regola costituite con sentenza dell’autorità giudiziaria, su domanda dell’interessato; lasentenza determina anche l’indennità dovuta al proprietario del fondo servente. Finché il primo non paga l’indenni-tà, il secondo può opporsi all’esercizio della servitù.Nei casi espressamente previsti dalla legge, la servitù coattiva può anche essere costituita con provvedimento del-l’autorità amministrativa (provvedimento che assume carattere analogo all’espropriazione per pubblica utilità). ■

R O O EL MAE RO ALICO FA

Frascadieje

Ingredienti:

500 grammi di pomodori pelati100 grammi di farinaagliooliosalepecorino grattugiatoacqua

Fate imbiondire l’aglio nell’olio, aggiungete i pomodori pelati, salate e lascia-te su fuoco dolce per 10 minuti. Aggiungete due bicchieri di acqua e aspetta-te che prenda il bollore. Formate con la farina e l’acqua un impasto della con-sistenza di una polenta. Prendetelo tra le mani e strofinando lasciate caderele briciole che si formeranno (“frascadieje”) nella minestra. Lasciate sul fuo-co per altri 5 minuti, poi servite con abbondante pecorino grattugiato. ■

da “LA VISCOTTA”Ricette di San Felice Circeo

di

UNA MOGLIE BELLISSIMA

l l

di ALESSIA BRAVO

Ar maestro FabbriCaro maestro Fabbri, amico caro!Amico ar punto tale che nun trovo,nun trovo n’aggettivo tanto rarope’ ditte adesso qui quello che provo.

Perche’ nun se po’di’ co’ na’ parolaQuello ch’ hai fatto in quasi quarant’anni.Er tempo ch’ hai passato nella scola

Co li regazzini, chino tra li scranni,insegnanno a tanti, tanti regazzinidai primi rudimenti all’istruzione;e l’hai seguiti fino a che grandini,so’ stati er frutto della tua missione.

Missione che tutt’oggi svorgi ancoraNella comunita’ co’ l’interesseE co’ lo stesso entusiasmo come allora:

tutte ‘ste cose, hai saputo tesse.E tutto ‘sto lavoro che tu hai svortoRimane scritto co’ ‘n filetto d’oro;percio’ la mano sopra ‘r core portoe dico: Grazie tante’ anche pe’ loro.

Grazie maestro pe’ ave’ insegnatoai fiji de quasi tutti li presentipe’ quello che pe’ anni j’hai imparato!

Saremo sempre a te riconoscenti.E co’ semplicita’, ma con amore,volendo tutto er bene dimostra’,arzamo ‘sto bicchiere, e a core a core,brindamo ‘nzieme a tutta la citta’ !

di Leonardo Pieraccioni

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i i n l l i l

v ri i li r l

di ALDO ALESSANDRELLI

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N O O I O I SAN F L CE C O 16

• N R U U I G T N R U U CI G T •

Anniversari 1 a . az l a ricordano con emozione il giorno delloro matrimonio insieme agli amici del Borgo. Tanti auguri

. Papà e mamma t t festeggiano il loro 45°Anniversario. A questa coppia ancora così unita…Tanti auguri dai figli.

Compleanni a compie 14 anni. Auguri dalla nonna Luigina. . a a N compirà 14 anni. Tanti auguri con amore da mam-ma, papà e dalla piccola Giorgia.

a compie 24 anni. Auguri dalla nonna Luigina. . Buon compleanno a a a a dalla sorella Tiziana. a . Sono arrivati i mitici 40 anni anche per a a . La mo-glie e le figlie gli gridano “Sei forte e per questo non ti cambieremmo perniente al mondo”.

. Tanti auguri affettuosi di buon compleanno per dalla sua amica Agnese.

a . Buon compleanno ad da tutta la famiglia. 1 a . Buon compleanno al giornalaio del Borgo, , che dovràtenere calma la moglie per i tanti baci che riceverà dalla clientela.

a . Buon compleanno ad da tutto il vicinato. 4 a . A mio marito a , il marito più comprensivo, succoso e lu-cido mentalmente che ogni donna vorrebbe avere! Tanti auguri di buon com-pleanno.

1 a . Buon compleanno a a a z dalla numerosissima fami-glia.

7 festeggia il suo compleanno. Auguri dalla suaamica Emanuela.

7 a Tantissimi auguri a a per il suo 1° com-pleanno dalla mamma valentina, dal papà Fabio, dai parenti e amici.

a . Un grande bacio di buon compleanno a a i a ada colui che da anni pazienta senza lamentarsi. Auguri anche da Stefano eClaudia (mamma sei unica!). Si aggiungono anche gli auguri di Agnese, lasua nipote preferita.

. Tanti auguri e baci di buon compleanno per a a dalfiglio Fabio, la nuora Agnese e il nipote Mauro.

. Buon compleanno a z dalla famiglia . A a A auguri di buon compleanno dalla moglie Pia.Si Aggiungono quelli dei numerosi amici del Borgo.

compie 44 anni. Auguri dagli amici i . Buon compleanno a a a dal figlio Fabio, la nuoraAgnese e il nipote Mauro.

4 z . Da quando sei nata questo è diventato il giorno più speciale del-l’anno. Un grande abbraccio a a a da mamma, papà e dai nu-merosi familiari.

z . Felice compleanno a a da amici e parenti. z . Buon compleanno a a dalla famiglia. Tanti auguri a Graziella De Marchis per il suo compleanno da Va-lentina, Fabio e Leonardo.

7 a z a festeggia il suo compleanno. Auguri dagli amici. z . Buon compleanno al piccolo per i suoi 7 anni da ziaGianna, zio Giancarlo, Giorgia e Tatiana.

z . Tanti auguri di buon compleanno e baci a a dal-la sorella Agnese e dai fratelli Luigi e Paolo.

a z . Felice compleanno a av a a da zia Agnese, zio Fabioe dal cugino Mauro.

Martedì 22 gennaio scorso, alCentro storico di San FeliceCirceo, è stata riaperta laF ma i el

I n zi Di u e,recentemente ristrutturata.Da questo giornale unapprezzamento a chi ha volutoconfermare, con il suoinvestimento, la volontà di valorizzare la parte storica del Paese. Ci auguriamo che sia esempio peranaloghe iniziative.Congratulazioni.