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LA SECONDA PROVA D'ESAME NEL LICEO DELLE SCIENZE UMANE INDICAZIONI PRATICHE PER LO SVOLGIMENTO INDICE 1. In che cosa consiste la prova? p. 2 a. Le indicazioni ministeriali e le loro implicazioni b. L’obiettivo della prova c. Le conoscenze richieste per affrontare la prova 2 Quali sono le caratteristiche del tema di scienze umane e dei quesiti? p. 6 a. La tipologia testuale: il testo espositivo o espositivo-argomentativo b. Il registro c. Il destinatario d. Modelli testuali del tema di scienze umane e. Le risposte ai quesiti 3. Come affrontare e svolgere il tema? p. 12 a. Lettura e analisi della traccia b. Il brainstorming c. La scelta dei contenuti d. La struttura logica del testo e. La stesura f. La revisione 4. Come si valuta la prova? p. 18 a. Aderenza alla traccia / pertinenza della risposta b. Ricchezza di informazione e di riferimenti a teorie e autori c. Grado di elaborazione dei contenuti d. Proprietà lessicale e correttezza ortografica, grammaticale e sintattica e. Un esempio di griglia di valutazione Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 1

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LA SECONDA PROVA D'ESAME NEL LICEO DELLE SCIENZE UMANE

INDICAZIONI PRATICHE PER LO SVOLGIMENTO

INDICE

1. In che cosa consiste la prova? p. 2

a. Le indicazioni ministeriali e le loro implicazioni

b. L’obiettivo della prova

c. Le conoscenze richieste per affrontare la prova

2 Quali sono le caratteristiche del tema di scienze umane e dei quesiti? p. 6

a. La tipologia testuale: il testo espositivo o espositivo-argomentativo

b. Il registro

c. Il destinatario

d. Modelli testuali del tema di scienze umane

e. Le risposte ai quesiti

3. Come affrontare e svolgere il tema? p. 12

a. Lettura e analisi della traccia

b. Il brainstorming

c. La scelta dei contenuti

d. La struttura logica del testo

e. La stesura

f. La revisione

4. Come si valuta la prova? p. 18

a. Aderenza alla traccia / pertinenza della risposta

b. Ricchezza di informazione e di riferimenti a teorie e autori

c. Grado di elaborazione dei contenuti

d. Proprietà lessicale e correttezza ortografica, grammaticale e sintattica

e. Un esempio di griglia di valutazione

5. Domande frequenti sulla seconda prova d’esame p. 24

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1. In che cosa consiste la prova?

a. Le indicazioni ministeriali e le loro implicazioni

In merito alla seconda prova d’esame del Liceo delle scienze umane, la Circolare Ministeriale n° 1 del 29 gennaio 2015 fornisce le seguenti indicazioni:

La prova consiste nella trattazione di un argomento afferente ai seguenti ambiti disciplinari:

a) antropologico;

b) pedagogico, con riferimento ad autori particolarmente significativi del Novecento;

c) sociologico, con riferimento a problemi o anche a concetti fondamentali.

La trattazione prevede alcuni quesiti di approfondimento.

La nuova prova durerà sei ore e, stando alle informazioni ricevute dagli ispettori del MIUR, sarà divisa in due parti:

a. un tema di argomento pluridisciplinare (trasversale fra sociologia, antropologia e pedagogia) sugli argomenti di studio del quinto anno;

b. una serie di quesiti (da 4 a 6), in parte relativi all’argomento del tema e in parte relativi a contenuti disciplinari dell’ultimo anno di studi; lo studente deve svolgerne la metà a sua scelta.

Rispetto alla prova che ha caratterizzato per molti anni il Liceo socio-psico-pedagogico e il Liceo delle scienze sociali (svolgimento di due temi a scelta fra quattro tracce relative a un’ampia gamma di argomenti disciplinari), quella nuova presenta dunque tre differenze principali: si svolge un solo tema, anziché due; il candidato non ha facoltà di scelta della traccia, che è unica per tutti; oltre al tema, bisogna rispondere a due o tre quesiti sui contenuti studiati.

Lo svolgimento di un unico tema, anziché di due, senz’altro rende la prova più semplice (l’obbligo di svolgere due tracce in 6 ore risultava infatti assai oneroso), ma il fatto che non ci sia alcuna possibilità di scegliere fra diverse tracce può presentare parecchie insidie, in particolare:

la necessità di una preparazione ampia e omogenea sugli argomenti dell’ultimo anno, per evitare di trovarsi di fronte a tematiche appena accennate e sulle quali non si hanno riferimenti sufficienti;

l’esigenza di ripassare i contenuti degli anni precedenti relativi all’antropologia e alla sociologia, che saranno inevitabilmente richiamati dalla traccia, anche se la prova verte ufficialmente sugli argomenti del quinto anno; per l’antropologia, non esiste in effetti un programma distinto per il quinto anno e per la sociologia risulterebbe assai difficile separare i concetti, studiati in quinta, dalle teorie, previste nel secondo biennio;

almeno per quest’anno, la necessità di sperimentare in classe poco tempo prima dell’esame lo svolgimento di un tema pluridisciplinare, a fronte di un’impostazione per lo più disciplinare dei libri di testo;

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la difficoltà di mettere in relazione la pedagogia, studiata in gran parte con impostazione storico-diacronica, e le altre due discipline, studiate per lo più in modo sincronico;

il rischio che le tematiche segnalate come conclusive delle Indicazioni nazionali per la pedagogia (relative all’educazione interculturale, alla media education, alle politiche europee per la scuola, alla disabilità, all’educazione degli adulti ecc.) vengano opportunamente scelte per l’argomento della traccia, ma non siano state adeguatamente trattate a scuola per mancanza di tempo alla fine dell’anno.

L’aggiunta dei quesiti sui contenuti disciplinari può costituire un’áncora di salvezza nel caso che il tema verta su argomenti non trattati in classe; ma occorre sottolineare che, stando alle indicazioni degli ispettori del MIUR, nella valutazione della prova le risposte ai quesiti non dovrebbero pesare più di un terzo del punteggio complessivo.

Pur non disponendo di informazioni più precise, tenendo conto delle inevitabili difficoltà già segnalate, cerchiamo comunque di ipotizzare una serie di accorgimenti e di strategie per affrontare al meglio l’appuntamento dell’esame, senza troppe ansie dovute all’incertezza su modalità e contenuti.

b. L’obiettivo della prova

La prova mira a verificare se lo studente ha conseguito gli obiettivi di apprendimento delle scienze umane, che comprendono: l’orientamento nei linguaggi delle scienze umane; una prospettiva pluridisciplinare nello studio delle relazioni interpersonali, sociali, educative; l’acquisizione delle competenze necessarie a comprendere il mondo sociale nei suoi vari aspetti (istituzioni, educazione, formazione, lavoro, servizi alla persona, fenomeni interculturali e cittadinanza). Tali obiettivi sono coerenti con quanto scritto nelle Indicazioni nazionali:

Al termine del percorso liceale lo studente si orienta con i linguaggi propri delle scienze umane nelle molteplici dimensioni attraverso le quali l’uomo si costituisce in quanto persona e come soggetto di reciprocità e di relazioni: l’esperienza di sé e dell’altro, le relazioni interpersonali, le relazioni educative,le forme di vita sociale e di cura per il bene comune, le forme istituzionali in ambito socio-educativo, le relazioni con il mondo delle idealità e dei valori. L’insegnamento pluridisciplinare delle scienze umane, da prevedere in stretto contatto con la filosofia, la storia, la letteratura, mette lo studente in grado di:

1) padroneggiare le principali tipologie educative, relazionali e sociali proprie della cultura occidentale e il ruolo da esse svolto nella costruzione della civiltà europea;

2) acquisire le competenze necessarie per comprendere le dinamiche proprie della realtà sociale, con particolare attenzione ai fenomeni educativi e ai processi formativi formali e non, ai servizi alla persona, al mondo del lavoro, ai fenomeni interculturali e ai contesti della convivenza e della costruzione della cittadinanza;

3) sviluppare un’adeguata consapevolezza culturale rispetto alle dinamiche degli affetti.

Con la seconda prova d’esame si intende dunque accertare che lo studente abbia acquisito conoscenze, competenze e strumenti di analisi derivanti da uno studio approfondito e ben

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assimilato della materia. L’orientamento verso un taglio educativo e relazionale è evidente; ci si potrebbe perciò aspettare che sia questa la richiesta principale della traccia.

Per soddisfare tale attesa, una prova d’esame ben svolta richiederà:

una conoscenza puntuale e approfondita dei contenuti della materia una buona capacità di rielaborazione personale dei contenuti una buona capacità di collegamento tra concetti e teorie delle tre discipline coinvolte un’adeguata conoscenza delle caratteristiche del tema d’esame (tipo di testo,

destinatario, registro…) una buona padronanza delle competenze di scrittura (chiarezza, sintesi, correttezza

formale, eleganza espositiva…).

c. Le conoscenze richieste per affrontare la prova

Per affrontare al meglio la prova, il primo requisito è… avere studiato! Il tema di scienze umane non è relativamente libero e personale come un tema di italiano, ma presenta una struttura vincolata e mira a verificare i contenuti e il grado di elaborazione personale da parte dello studente. Secondo le indicazioni ministeriali, nei prossimi anni la prova sarà sempre più orientata verso l’accertamento delle competenze, che comunque presuppongono una buona padronanza delle nozioni fondamentali.

Il primo suggerimento è perciò quello di sapersi muovere con sicurezza negli argomenti studiati nell’ultimo anno di scuola. Per essere però più sicuri di avere una buona preparazione, può essere utile anche ripassare i temi di antropologia e di sociologia studiati nel triennio, per avere a disposizione teorie e concetti che potrebbero tornare utili. Questo ripasso dovrebbe essere fatto con metodo, per esempio preparando una scheda schematica e riassuntiva delle principali informazioni (autori, teorie, definizioni…) relative all’argomento. Ci si può chiedere: «Quali autori/teorie/concetti non sarebbe possibile ignorare se il tema uscisse sulla scuola/sulla mobilità sociale/sulla devianza/sulla famiglia ecc.?». Ogni argomento può occupare una scheda (una pagina di quaderno).

Un suggerimento ulteriore riguarda i temi di pedagogia che probabilmente saranno molto presenti nelle tracce e che le Indicazioni nazionali descrivono così:

a) le connessioni tra il sistema scolastico italiano e le politiche dell’istruzione a livello europeo (compresa la prospettiva della formazione continua) con una ricognizione dei più importanti documenti internazionali sull’educazione e la formazione e sui diritti dei minori;

b) la questione della formazione alla cittadinanza e dell’educazione ai diritti umani;

c) l’educazione e la formazione in età adulta e i servizi di cura alla persona;

d) i media, le tecnologie e l’educazione;

e) l’educazione in prospettiva multiculturale;

f) l’integrazione dei disabili e la didattica inclusiva.

Per non lasciare scoperta nessuna di queste aree di studio della pedagogia potrebbe essere opportuno predisporre una scheda sintetica di riferimenti per ciascun argomento, in modo da

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avere in mente le coordinate essenziali della questione per l’esame. Per realizzare queste schede, oltre alle informazioni presenti sul manuale, può essere utile cercare qualche approfondimento in Internet: nel sito dell’Unione europea, nei motori di ricerca che presentano estratti di libri, nei siti delle associazioni dei disabili, in quelli dedicati alle scuole per la didattica interculturale e multimediale o in quelli dei centri di ricerca sociale come il CENSIS o l’ISTAT, nelle enciclopedie online (ad esempio la Treccani) si possono trovare, per esempio, i documenti di sintesi sulle politiche europee per la scuola; i documenti sui diritti dei minori; articoli e saggi sui diritti umani, sull’educazione interculturale, sulla disabilità, sul Welfare State o sul rapporto fra mobilità sociale e istruzione. Alla fine di un liceo, la capacità di cercare informazioni in autonomia dovrebbe essere consolidata e questa è una buona occasione per mettersi alla prova. Anche la lettura di qualche libro ben scelto può essere d’aiuto. Leggere libri di scienze sociali è un buon modo per acquisire, oltre a nuove conoscenze, anche lo stile di scrittura appropriato al tema d’esame.

Un’ultima osservazione riguarda le nozioni di psicologia, che non sono previste dal programma d’esame, ma potrebbero tornare utili in un tema di taglio educativo. È consigliabile perciò ripassare autori come Piaget, Freud, Vygotskij, Bowlby, Bandura, Bronfenbrenner, che potrebbero costituire riferimenti essenziali per alcuni temi, così come le ricerche sulle atmosfere familiari e sugli stili educativi genitoriali, il tema dell’identità in adolescenza, la trattazione dei disturbi mentali, le nozioni sui metodi della ricerca sociale o qualche nozione fondamentale di psicologia sociale (per esempio, stereotipi e pregiudizi, le attribuzioni, le motivazioni, le emozioni, i gruppi, le rappresentazioni sociali).

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2. Quali sono le caratteristiche del tema di scienze umane e dei quesiti?

Anche se il tema è un tipo di testo scritto con il quale lo studente dovrebbe avere una lunga familiarità, il tema di scienze umane rappresenta un elaborato dalle caratteristiche specifiche. Per svolgerlo al meglio, occorre chiedersi quale tipo di testo sia, chi ne sia il destinatario, quale registro richieda e quale scopo comunicativo abbia, quali siano i modelli testuali da imitare.

a. La tipologia testuale: il testo espositivo o espositivo-argomentativo

Il tema d’esame è un testo espositivo o, più frequentemente, espositivo-argomentativo. Questo significa che consiste nell’esporre dei contenuti informativi e anche nell’argomentare un ragionamento, una riflessione o una tesi rispetto ai contenuti riferiti.

Un testo espositivo è orientato prevalentemente a informare, fornendo contenuti chiari e disposti secondo un preciso ordine logico, in modo che il lettore possa avere un quadro complessivo di una questione o di un ambito di ricerca. Quando presenta delle opinioni sul tema, il testo espositivo tende a fornire un panorama delle diverse posizioni e non ne assume dichiaratamente nessuna, limitandosi a rilevare la presenza del dibattito e le questioni in gioco. Le opinioni personali dell’autore, le sue emozioni e la sua soggettività tendono a eclissarsi in una trattazione per lo più impersonale, che lascia sempre in primo piano i contenuti presentati. Un esempio di testo espositivo è il manuale scolastico.

Il testo espositivo-argomentativo è orientato sia a informare che a indurre una riflessione o una presa di posizione intellettuale nel lettore. Esso presenta sia le caratteristiche del testo espositivo che quelle del testo argomentativo. Quando si argomenta, si vuole sostenere con argomenti razionali e con prove una tesi, un punto di vista particolare su una questione controversa o comunque complessa, sulla quale sono possibili posizioni diverse o diverse prospettive di analisi. Un esempio di testo argomentativo è l’arringa dell’avvocato o del Pubblico Ministero in un processo penale. Molti saggi di argomento politico, filosofico, economico e sociale hanno un taglio argomentativo e spesso le tracce dei temi d’esame presentano come testo di partenza un testo argomentativo, invitando così lo studente ad assumere una posizione personale nel suo tema. Il testo argomentativo è orientato a convincere ed è tanto più efficace quanto più ricche, articolate, fondate sono le prove che adduce a sostegno della tesi. Il punto di vista dell’autore emerge, ma non necessariamente in modo emotivo o personale. Per lo più, emerge la sua posizione intellettuale rispetto alla questione, ed è la forza stringente della razionalità lo strumento della persuasione. Potremmo dire che l’autore si mimetizza dietro gli argomenti logici che presenta, e sono gli argomenti, non l’io dell’autore, a occupare il primo piano.

Tuttavia, il testo espositivo-argomentativo non è né solo argomentativo né solo espositivo. Del testo espositivo ha la sequenza chiara e ordinata dei contenuti, che lascia spazio alla definizione dei concetti e utilizza il lessico specifico; del testo argomentativo ha la presentazione della complessità dei punti di vista e delle questioni in gioco, unita alla presentazione di una posizione convincente. Questo vuol dire che lo studente non deve solo esporre i contenuti studiati, perché verrebbe meno parzialmente alla richiesta, né limitarsi a esporre una sua posizione personale non suffragata da ricerche e teorie consolidate. Deve fare entrambe le cose, ma rispettando le regole dei due tipi di testo: essere oggettivi, chiari, esaurienti, ordinati, competenti e convincenti. Le principali prove da addurre a sostegno della propria tesi sono le teorie, le ricerche e le conoscenze

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acquisite nel corso degli studi liceali. Questo la commissione d’esame vuole trovare nella seconda prova scritta.

Scheda 1 - Esporre e argomentare

Esporre significa presentare in modo chiaro e ordinato informazioni e conoscenze relative a un ambito del sapere. Quando si espone, si fa il possibile per essere compresi da chi legge, fornendo un resoconto completo e facilmente assimilabile di un argomento di studio. I requisiti di un buon testo espositivo sono:

• chiarezza, ordine logico, completezza dell’esposizione;

• precisione nella definizione dei concetti;

• utilizzo del lessico specifico della disciplina;

• trattazione oggettiva e impersonale, priva di giudizi personali dell’autore.

Argomentare significa presentare una serie di argomenti convincenti a favore di una tesi. Talvolta, all’interno del testo argomentativo si discute e si confuta la tesi opposta, per rinforzare la propria; in tal caso, si parla di controargomentazione. I requisiti di un buon testo argomentativo sono:

• chiarezza, pertinenza, forza logica ed evidenza degli argomenti;

• capacità di valorizzare tutte le opzioni pro o contro la tesi dell’autore, per mettere in evidenza le prime e rigettare le seconde, mostrando di conoscere la complessità dei problemi;

• uso del lessico specifico e dello strumentario concettuale della disciplina;

• trattazione oggettiva, più o meno personale, che fa leva sulla qualità degli argomenti e non sulla soggettività dell’autore.

b. Il registro

Quando si comunica, per adattare la comunicazione al contesto e al destinatario si possono scegliere diversi registri linguistici (vedi Scheda 2), con un diverso grado di formalità o di informalità. L’esame di Stato è una situazione formale; inoltre, la seconda prova mira a valutare la padronanza dei contenuti, dei metodi e dei linguaggi delle scienze umane. Richiede perciò un registro formale, ovvero elegante, chiaro, preciso, ricco di parole specifiche del linguaggio scientifico, ossia un linguaggio simile a quello in uso nei testi scientifici della materia. Scrivere un tema di scienze umane con un registro informale è un errore da evitare assolutamente.

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Scheda 2 - I registri linguistici

Quando parliamo o scriviamo, adattiamo l’espressione linguistica alle persone con cui parliamo e alla situazione comunicativa: non ci esprimiamo allo stesso modo con un insegnante o un familiare, con un bambino o un anziano, a una cena fra amici o al colloquio dell’esame di Stato.

Solitamente, si distinguono i registri in alti, medi e bassi. Sono alti il registro aulico, ricco di espressioni ricercate e di uso raro (per esempio, è aulico “destriero” per “cavallo”), e il registro formale, elegante e preciso, ma meno ricercato di quello aulico. Il registro formale si usa con gli estranei importanti (per esempio, “cefalea” per “mal di testa”). Il linguaggio scientifico tende alla formalità per essere più esatto e professionale. Lo possiamo trovare, per esempio, in un congresso scientifico o in una discussione accademica.

Il registro medio è quello che usiamo con persone non molto familiari, è cortese ma meno formale di quello precedente e fa uso di espressioni comuni.

Sono bassi il registro informale, che usiamo in famiglia e con gli amici intimi, ha carattere colloquiale e presenta molte espressioni generiche e comuni (per esempio, “roba”, “cosa”, “fregatura”), e il registro volgare, scurrile e appesantito da parolacce, spesso diretto ad aggredire.

c. Il destinatario

Ma chi è il destinatario del tema? La domanda non è oziosa: un testo ha sempre un destinatario, almeno virtuale, altrimenti è inutile. Individuarlo definisce alcuni aspetti della scrittura, fra i quali la scelta del registro e dei contenuti: infatti, non spieghiamo che cos’è la sociologia a un sociologo, mentre dobbiamo farlo con un compagno che frequenta un liceo di altro tipo, perché non possiamo dare per scontato che lo sappia. Se spieghiamo che cos’è la sociologia al sociologo, facciamo la figura dei dilettanti. Se non lo spieghiamo al nostro amico, mostriamo di non avere a cuore la chiarezza e la comprensibilità della nostra comunicazione o, peggio, di essere incompetenti.

Molti studenti rischiano di sbagliare l’impostazione del tema perché non hanno in mente a chi lo stanno scrivendo. Non riescono cioè a distinguere fra le informazioni che devono essere presupposte, e quindi date per scontate, e quelle che invece devono essere introdotte e illustrate nello svolgimento. Capita quindi che un’ingenua studentessa scriva nel tema d’esame: «esiste una disciplina che studia la società: la sociologia» oppure: «un famoso studioso ha scoperto l’inconscio: Freud». In entrambi i casi, si tratta di ovvietà che denunciano una scarsa familiarità rispetto al modo in cui scrivono i ricercatori e al bagaglio di conoscenze che sono patrimonio comune di una persona di media cultura.

Quando si scrive il tema d’esame non si scrive per l’insegnante della materia, il quale conosce benissimo i concetti esposti e non avrebbe certamente bisogno di sentirseli spiegare; anche se sarà lui/lei a correggere la prova, non è il destinatario del testo. Il destinatario non è nemmeno un ipotetico studente ignaro dei contenuti disciplinari, a cui dovremmo spiegare tutto per filo e per segno, introducendo autori e teorie che non conosce. Se facessimo così, l’esposizione risulterebbe pedante e dilettantesca e mostrerebbe una conoscenza posticcia delle questioni in gioco. E

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neppure scriviamo il tema per un congresso di ricercatori, perché non abbiamo risultati di ricerche o teorie da riferire né possediamo un così vasto patrimonio di conoscenze.

Nel tema d’esame si scrive per un pubblico di lettori di media o buona cultura, che abbiano le coordinate storiche, filosofiche e culturali necessarie a inquadrare i problemi (sanno chi è Freud o che cos’è la rivoluzione industriale), ma non siano esperti di scienze umane e quindi non sappiano con precisione che cosa si intende con “istituzione” in sociologia o con “totem” in antropologia, anche se ne conoscono il significato comune, e quindi glielo dobbiamo illustrare sinteticamente, per farci capire e per mostrare che lo sappiamo. Idealmente, potremmo immaginare di scrivere per i membri della commissione d’esame che non hanno competenze specifiche nelle scienze umane. Quando si tratta invece di nozioni che riteniamo patrimonio comune, possiamo aggiungere un complice “com’è noto”, che evidenzia il fatto che stiamo affermando cosa nota alle persone colte (e anche a noi…): «Com’è noto, Freud nell’Interpretazione dei sogni definisce il sogno…».

E se parliamo di Freud, usiamo l’articolo determinativo “il” (non “un”!), che mostra la nostra consapevolezza dell’importanza dell’autore: «Come ha sostenuto Freud, il fondatore della psicoanalisi…»; altrimenti sembra che si tratti di uno sconosciuto. Così pure evitiamo di anteporre l’articolo indeterminativo “un” quando nominiamo famosi studiosi o ricercatori come Marx, Weber o Durkheim in sociologia e Tylor, Malinowski o Lévi-Strauss in antropologia (bisogna evitare di scrivere «un antropologo francese, Claude Lévi-Strauss…» o «un filosofo tedesco, Karl Marx…»; suona alquanto ridicolo).

Occorre ricordarsi che dobbiamo mostrare che cosa sappiamo e come lo sappiamo, e che questo è lo scopo della prova.

d. Modelli testuali del tema di scienze umane

Uno dei modi più immediati per imparare uno stile di scrittura è imitarlo. Se si vuole imparare a scrivere un racconto, per esempio, si può scegliere un autore o un genere, leggerne un certo numero di esempi e poi provare a imitare schemi narrativi, situazioni e stile, scrivendo un racconto analogo. Lo sforzo di imitare ci rende possibile osservare e assimilare i moduli espressivi del genere. Variare i modelli ci rende poi padroni dello stile: certo non è la stessa cosa scrivere imitando Alessandro Manzoni o Ernest Hemingway…

Anche per il tema di scienze umane può essere utile imitare un modello. Ma quale?

I generi più vicini al tema d’esame richiesto nella seconda prova sono il saggio breve e l’articolo scientifico divulgativo. Il primo ha carattere argomentativo, il secondo espositivo. Il tema espositivo-argomentativo ha punti in comune con entrambi. Come il saggio breve, il tema di scienze umane argomenta una tesi relativa a una questione complessa; come l’articolo scientifico divulgativo tratta soggetti tipici dell’articolo accademico ma in un linguaggio meno tecnico, anche se univoco e preciso; ha infatti lo scopo di trasmettere i contenuti della ricerca a un pubblico di non specialisti. Il tema espositivo tende ad avvicinarsi maggiormente all’articolo, mentre quello espositivo-argomentativo si avvicina tanto più al saggio breve quanto più ha carattere argomentativo. Il saggio breve si chiama così perché affronta una questione in modo agile e sintetico.

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Certamente, il nostro tema non ha gli scopi comunicativi né il linguaggio di un vero e proprio articolo scientifico pubblicato da un ricercatore professionista su una rivista accademica, che intende presentare i risultati di una ricerca o argomentare una teoria. Semplicemente, si richiede che lo studente abbia familiarità con lo stile dell’articolo scientifico e assimili alcuni moduli espressivi tipici di quel modello di scrittura: chiarezza, precisione, sobrietà, sintesi, semplicità, formalità, impersonalità. Scrivere un articolo scientifico non è facile: richiede uno sforzo notevole di concisione e di rigore che si acquisisce solo con l’esercizio e con la lettura dei modelli di genere.

Scheda 3 - Saggio breve e articolo scientifico divulgativo

Il saggio breve è un testo con caratteristiche precise:

• ha una scrittura vincolata, nel senso che richiede una competenza specifica nell’ambito di conoscenze su cui verte (scientifiche, filosofiche, economiche, giuridiche ecc.) e una struttura logica riconoscibile;

• si presenta rigoroso e fondato su dimostrazioni, concatenazioni logiche, esempi e deduzioni;

• usa un lessico settoriale e un registro formale, lontano dal parlato;

• esprime tesi e posizioni personali, ma sempre fondate su prove e argomenti;

• è denso e breve, concentrando il ragionamento in poche pagine.

L’articolo scientifico divulgativo è meno tecnico dell’articolo accademico, ma conserva di esso alcuni elementi:

• ha una struttura logica chiara e lineare;

• usa il lessico settoriale, ma evita i tecnicismi;

• usa uno stile impersonale (non compare mai l’io dell’autore);

• è scritto in un linguaggio semplice, elegante, preciso;

• è sintetico (presenta molte informazioni nel minor numero possibile di parole, compatibilmente con la chiarezza);

• è sobrio (evita un’aggettivazione emotiva, usa espressioni descrittive, evita ripetizioni e ridondanze di informazione);

• ha come scopo informare in modo preciso e comprensibile un pubblico di lettori non specialisti.

e. Le risposte ai quesiti

I quesiti, probabilmente, ricalcando il modello della terza prova, chiederanno semplicemente di esporre uno degli argomenti di studio. Poiché potrebbero stabilire un numero massimo di righe, il

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suggerimento è di essere densi e sintetici, cercando di contenere la risposta in una ventina di righe di foglio protocollo (una facciata).

Anche le risposte ai quesiti di approfondimento richiedono esercizio e cura formale. Se la domanda è abbastanza generica («che cos’è un’istituzione?», «quali sono le principali teorie della stratificazione sociale?»…), le informazioni da scrivere sono molte ed è bene allenarsi a condensarle in un numero di righe che non superi la lunghezza di una pagina protocollo.

La risposta a un quesito di contenuto è di fatto un breve testo espositivo. Per una valutazione positiva, occorre che lo svolgimento risulti completo, esauriente, ordinato, chiaro, sintetico, preciso. Deve rispondere completamente alla domanda, deve dare tutte le informazioni principali sull’argomento, esposte utilizzando il linguaggio settoriale della disciplina; deve avere un ordine logico preciso, definire i concetti in modo accurato, usare un lessico formale. Non si improvvisa nemmeno questo!

Il suggerimento per prepararsi è il seguente: provare a esporre punto per punto i concetti elencati nelle Indicazioni nazionali dell’ultimo anno; per l’antropologia, occorrerà invece riferirsi al programma del triennio. Si ottiene così un duplice vantaggio: si fa un esercizio di sintesi utile per la prova scritta e si ripassano a fondo i contenuti dell’orale.

All’esame, occorre scegliere con cura i quesiti a cui rispondere, ricordandosi che una domanda molto generale richiede maggiore capacità di sintesi e può quindi risultare più difficile di una specifica. Inoltre, è maggiore il rischio di tralasciare informazioni essenziali.

Alcuni studenti vorranno certamente sapere se possono rispondere a un numero di domande maggiore di quelle previste, magari nella speranza di avere una possibilità ulteriore di valutazione positiva. Probabilmente non è una buona idea, perché costringerebbe la commissione a scegliere quali domande considerare al fine della correzione e istituirebbe differenze fra le prove dei singoli studenti. Il suggerimento è di scegliere con cura le domande e attenersi strettamente alla consegna, senza aggiungere altre risposte.

Errori da evitare… nella prova d’esame (tema e quesiti)

• limitarsi a riferire i contenuti del manuale, senza rielaborarli;

• usare un registro informale;

• limitarsi a esporre, quando è richiesto di argomentare;

• trattare autori e teorie molto note o fondamentali come se fossero novità;

• scrivere un tema personale, anziché un saggio breve;

• svolgere i quesiti di argomento generale in modo parziale.

3. Come affrontare e svolgere il tema?

Il maggiore motivo di ansia, all’esame, sarà l’argomento unico, senza opzioni. Non serve però preoccuparsi eccessivamente: anche se a prima vista la traccia sembrerà difficile o se tratterà un

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argomento che ci sembra di conoscere poco o nulla, in realtà in cinque anni si sono acquisite tante conoscenze e con un po’ di calma si possono recuperare per svolgere il lavoro. Perciò il primo passo è… respirare, con calma e lentamente. Ci sono sei ore davanti e c’è tempo per tutto.

a. Lettura e analisi della traccia

La lettura della traccia è un momento fondamentale. Si deve procedere con attenzione, sottolineando le parole-chiave e i concetti più rilevanti. Se il testo comincia con una citazione, bisogna prestare attenzione all’autore del brano, perché può aiutarci a chiarire il contenuto e il taglio disciplinare della traccia; se si tratta di un autore che conosciamo, questo rende più facile contestualizzare il suo pensiero. Non sempre il legame logico fra la citazione e la consegna che la segue è scontato; sarebbe meglio, perciò, rileggere più volte entrambe. Il rischio maggiore, infatti, è quello di non comprendere esattamente la consegna e quindi di andare fuori tema. La traccia non chiede praticamente mai di esporre un argomento del manuale, perciò occorre placare la fretta di scrivere e prestare attenzione a che cosa viene richiesto effettivamente.

Occorre anche focalizzare bene l’attenzione sugli ambiti disciplinari coinvolti: la traccia comporta nozioni di antropologia, di sociologia o di pedagogia o di tutte e tre le materie? A quali conoscenze devo fare riferimento? Richiede una semplice esposizione o (com’è assai più probabile) un’impostazione espositivo-argomentativa? Che cosa chiede esattamente? Un’attenta considerazione di tutti questi aspetti costituisce l’analisi della traccia.

b. Il brainstorming

Il passo successivo è il brainstorming, ovvero la produzione delle idee. Il brainstorming (= tempesta di cervelli) è una tecnica usata nei gruppi di lavoro per produrre una grande quantità di idee e di soluzioni a un problema. Serve a stimolare la creatività. Molti studenti lo saltano, ma si tratta di un passaggio-chiave per una trattazione esauriente dell’argomento. Consiste nello scrivere al centro di un foglio l’argomento principale della traccia (famiglia, devianza, diritti, scuola ecc.) e poi, tenendo bene a mente la consegna del tema, scrivere intorno qualunque concetto, teoria, autore venga in mente rispetto all’argomento. Per prima cosa, è utile focalizzare i riferimenti fondamentali (per esempio, per la stratificazione sociale occorrerà ricordare innanzitutto Marx e Weber). Può darsi che vengano in mente nozioni di psicologia (per esempio, i pregiudizi parlando di educazione interculturale o le teorie dell’intelligenza parlando di scuola) oppure letture e approfondimenti personali (saggi, articoli, film, voci di enciclopedia) o conoscenza acquisite in altre discipline o in altri anni: in questa fase va bene tutto, poiché lo scopo è produrre il maggior numero di idee, non importa quanto effettivamente utilizzabili per il tema. L’utilità del brainstorming è massima quando ci sembra di non sapere nulla sull’argomento che abbiamo davanti: è infatti molto incoraggiante accorgersi che, nonostante tutto, qualcosa da dire in realtà ce l’abbiamo. L’attivazione di alcune nozioni nella memoria se ne porta dietro a cascata molte altre.

Un brainstorming ben fatto richiede tempo, perciò si può pensare di dedicargli anche 20-30 minuti.

c. La scelta dei contenuti

Quando l’elenco disordinato dei contenuti sembra esaurito, dal brainstorming si passa alla selezione. Anche questa fase è necessaria; il rischio è, altrimenti, di inserire nello svolgimento

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nozioni non pertinenti. Per scegliere i riferimenti da includere nella traccia, può essere utile rileggere ancora la consegna e poi procedere a individuare che cosa è indispensabile riferire (autori e teorie fondamentali) e che cosa è accessorio, ma comunque utile ad approfondire e a chiarire alcuni aspetti dell’argomento. Il suggerimento è di non trascurare mai i riferimenti fondamentali e di scegliere con cura quelli accessori: pochi riferimenti rendono il tema inconsistente, troppi riferimenti lo rendono pesante e poco leggibile. Un buon tema d’esame dovrebbe includere almeno 4 o 5 autori e/o teorie e un certo numero di concetti tecnici delle scienze umane, opportunamente chiariti e definiti. Nella scelta dei contenuti è bene cominciare a pensare a quale sarà il filo logico del nostro testo e quindi la concatenazione degli argomenti. Se vogliamo, possiamo disporre per iscritto i riferimenti scelti in un ordine logico che sarà quello poi seguito nello svolgimento. Questo elenco costituirà la struttura della scaletta del tema.

La scaletta è l’ordine dei contenuti del testo, disposti secondo una concatenazione logica. La scaletta può essere scritta, come viene proposto nelle tracce allegate, oppure solo pensata. La sua utilità consiste nel disporre i contenuti seguendo un particolare filo conduttore, cercando di non tralasciare punti importanti dell’esposizione e/o dell’argomentazione. Alcune tracce forniscono in realtà una sequenza di punti da toccare nella trattazione, che è bene non tralasciare nello svolgimento, ma che non necessariamente coincidono con i principali passaggi logici del testo. Si può seguire un ordine diverso, purché sia chiaro a chi legge da dove si parte e dove si vuole arrivare. Non si deve avere l’impressione che le idee siano elencate in ordine sparso. La regola vale per ogni tipo di testo, tuttavia è particolarmente vincolante per i testi argomentativi, nei quali, oltre alla concatenazione logica, conta anche la qualità degli argomenti, che è parte integrante della struttura logica del tema. In ogni caso, la selezione dei contenuti e la struttura logica del testo sono i due elementi costitutivi della scaletta. La stesura espande i contenuti della scaletta, conservandone la struttura logica.

d. La struttura logica del testo

La struttura logica del testo che vogliamo scrivere dovrebbe esserci chiara prima di iniziare la stesura e durante la stesura del tema, altrimenti rischiamo di scrivere un tema sconnesso e inefficace. Essa comprende la concatenazione dei contenuti (in tutti i tipi di testi) e l’efficacia degli argomenti (nei testi argomentativi o espositivo-argomentativi) al livello del contenuto; la coerenza e la coesione al livello della comunicazione testuale. Poiché molti studenti commettono gravi errori compositivi nello scrivere, questa competenza richiede un esercizio specifico.

CONCATENAZIONE DEI CONTENUTI ED EFFICACIA DEGLI ARGOMENTI

Per il testo espositivo, il compito di scrittura è più semplice: consiste fondamentalmente nel trattare un argomento toccando tutti gli aspetti essenziali in modo ordinato e facilmente riconoscibile da chi lo legge. Se invece si sta argomentando, oltre alla concatenazione dei contenuti, occorre prima di iniziare aver bene in mente la tesi che si intende sostenere, gli argomenti contrari che possono metterla in discussione, le prove che si vogliono addurre a sostegno della tesi.

Gli errori più comuni nell’argomentazione sono relativi alla logica o all’efficacia degli argomenti:

• non avere in mente una tesi e quindi produrre argomenti in contraddizione fra loro (i videogiochi fanno male, quindi bisogna usarli per la didattica);

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• fare affermazioni facilmente smentibili non appena si prova a metterle in discussione o a dare per scontate posizioni controverse (la scuola garantisce la mobilità sociale);

• assumere su una questione controversa una posizione non corroborata da ricerche e teorie scientifiche, spesso espressa sotto forma di auspicio (per migliorare le prestazioni cognitive, bisognerebbe che tutti i bambini avessero il tablet a scuola);

• fare affermazioni generiche o ingenue, che testimoniano l’inconsapevolezza delle dinamiche politiche, sociali e relazionali (bisognerebbe che i paesi ricchi favorissero lo sviluppo di quelli poveri; per diminuire il consumo delle droghe, bisognerebbe spiegare ai ragazzi che fanno male);

• un errore particolare consiste nell’ignorare la dimensione storica e geografica dei fenomeni, e quindi riferire di eventi o di concetti estrapolati dal loro contesto (una volta l’uomo era sfruttato e alienato sul lavoro, come diceva Marx, invece di Marx, per descrivere le condizioni di sfruttamento dell’operaio nella società capitalistica, utilizza il concetto di alienazione). I fenomeni sociali e politici devono sempre essere inquadrati entro coordinate storiche e geografiche precise.

COERENZA E COESIONE TESTUALE

La coerenza e la coesione testuale riguardano il piano della comunicazione e quindi della costruzione del testo scritto.

La coerenza rappresenta il principale requisito logico di qualsiasi testo: in un testo coerente, tutte le frasi riguardano lo stesso tema principale (se viene inserito un contenuto estraneo deve esserne esplicitato il collegamento con il tema principale, per garantire l’unità tematica del testo), sono connesse fra loro senza salti logici, sono disposte secondo un percorso logico, ordinato e privo di contraddizioni, sono esposte in un registro uniforme. Un testo incoerente non è comprensibile e di fatto non è un testo (textus in latino vuol dire “intrecciato, connesso”). Per evitare l’incoerenza, che può essere considerato l’errore di scrittura più grave in assoluto, proprio perché riguarda il requisito che definisce un testo come tale, occorre verificare che tutti i passaggi logici fra un periodo e l’altro siano chiari o esplicitati e non ci siano affermazioni non collegate al tema di cui si sta parlando.

La coesione riguarda invece il modo in cui l’unità logica del testo viene realizzata attraverso la sintassi e la grammatica; si situa perciò a un livello testuale meno profondo (il senso di un testo è più profondo della sua espressione linguistica). Un testo è coeso quando ogni frase è collegata alle precedenti da legami morfosintattici: concordanze, sinonimi (parole di significato analogo, come posizione sociale rispetto a status), iperonimi (parole di significato più esteso, come metodo di ricerca rispetto a survey), iponimi (parole di significato più ristretto), anafore (ripetizioni di parole), pronomi (ne, lo, la, suo ecc.), aggettivi, ellissi (omissione di parole, specie del soggetto della frase), perifrasi (l’uso di una frase al posto di una parola), connettivi testuali (perciò, infatti, tuttavia, al contrario, però, viceversa, nonostante ciò ecc.). In assenza di questi legami, il testo risulta privo di eleganza e di fluidità. Costituiscono errori di coesione anche l’utilizzo di un connettivo inappropriato (spesso si usa infatti dove il nesso logico richiederebbe un connettivo diverso), le concordanze sbagliate fra nome e verbo, nome e aggettivo, nome e pronome, la ripetizione di parole che possono essere sostituite da pronomi, ellissi, perifrasi ecc. Anche l’uso accorto dell’articolo determinativo, magari insieme all’aggettivo possessivo, contribuisce alla coesione (Weber è considerato il maestro della sociologia contemporanea. Il suo principale merito… invece di Weber è considerato il maestro della sociologia contemporanea. Un grande merito di Weber è…).

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Scheda 4. Argomentazione, coerenza, coesione: aspetti da curare ed errori da evitareAspetti da curare Errori da evitare

ARGOMENTAZIONE

avere in mente la tesi che si intende sostenere

tenere in considerazione gli argomenti contrari che possono metterla in discussione

scegliere le prove (studi, ricerche, teorie scientifiche) che si vogliono addurre a sostegno della tesi

collocare i fenomeni politici e sociali entro precise coordinate storico-geografiche

produrre argomenti in contraddizione fra loro

fare affermazioni facilmente smentibili non appena si prova a metterle in discussione o dare per scontate posizioni controverse

assumere su una questione controversa una posizione non corroborata da ricerche e teorie scientifiche

fare affermazioni generiche o ingenue, che testimoniano l’inconsapevolezza delle dinamiche politiche, sociali e relazionali

ignorare la dimensione storica dei fenomeni, e quindi riferire di eventi o di concetti estrapolati dal loro contesto storico o geografico

COERENZA tutte le frasi devono riguardare lo stesso tema principale

tutte le frasi devono essere connesse fra loro senza salti logici

tutte le frasi devono essere disposte secondo un percorso logico, ordinato e privo di contraddizioni

il registro del testo deve essere uniforme

sono presenti divagazioni e informazioni non pertinenti

ci sono salti logici nel testo; si passa da un argomento all’altro senza esplicitare i passaggi logici

il testo non presenta un ordine preciso e vi si trovano affermazioni contraddittorie

alcune parti del testo presentano un registro informale

COESIONE Per dare continuità e fluidità al discorso, il passaggio da una frase all’altra deve essere accompagnato da

connettivi testuali concordanze in genere,

numero, persona ripetizione di una parola o

sostituzione di essa con un sinonimo, un iperonimo, un iponimo o una perifrasi

sostituzione di parole, parti di frasi i intere frasi con pronomi

ellissi

mancanza di connettivi ed elementi di collegamento

scelta del connettivo sbagliato ripetizione dello stesso connettivo per

tutto il testo (per esempio, “infatti”) errori di concordanza ripetizione di parole che possono essere

sostituite da pronomi, sinonimi, iperonimi, iponimi

e. La stesura

Come abbiamo già chiarito, coerenza e coesione riguardano la comunicazione scritta e quindi sono parte integrante della stesura del tema. Ne rappresentano il versante logico. Dal momento in cui inizia la fase di scrittura, dobbiamo perciò prestare attenzione a esplicitare mano a mano tutti i

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passaggi logici e a non omettere informazioni necessarie alla comprensione del periodo successivo. Dobbiamo cioè avere chiari i passaggi del ragionamento con il quale costruiremo la nostra argomentazione. Se il testo è espositivo, dobbiamo avere in mente tutte le informazioni necessarie a dare un quadro d’insieme della questione e l’ordine con cui esporle. Mentre si scrive, bisogna avere cura di chiedersi se chi legge sarà in grado di seguire e di comprendere il nostro pensiero.

Nella stesura, come illustreremo in dettaglio nel paragrafo sui Criteri di valutazione, dobbiamo riorganizzare i contenuti appresi sulla base della richiesta della traccia. I contenuti devono essere ampi e appropriati. Se la traccia prevede dei punti da sviluppare, occorre trattarli tutti con sufficiente ampiezza. Il nostro brainstorming ci sarà di aiuto per ricordare le informazioni da inserire eventualmente nel testo, dopo attenta selezione.

La lunghezza complessiva del tema è lasciata alla scelta dello studente; un argomento complesso, comunque, non può ragionevolmente essere trattato in meno di tre pagine di foglio protocollo. Un’estensione maggiore di 5-6 pagine può assorbire gran parte del tempo a disposizione e non lasciarne abbastanza per i quesiti. Inoltre, scrivere a lungo stanca e alla fine della prova potrebbe diminuire la concentrazione. L’ideale è quindi un testo di 4-6 pagine, non di più.

Nella stesura, una delle maggiori difficoltà è data dal lessico e dalla sintassi.

IL LESSICO

Non tutte le parole vanno bene in un testo di scienze umane, e in particolare sono da evitare i termini generici al posto di quelli specifici della disciplina (mentalità di un gruppo di persone invece di subcultura), l’uso dei termini specifici in un significato generico (pregiudizio nel significato di preconcetto invece di atteggiamento di favore o di sfavore verso qualcuno o qualcosa), le parole vaghe e imprecise (cosa, importante, roba, fare, dire), le espressioni colloquiali (la fregatura è…, un sacco di gente…), gli aggettivi enfatici e valutativi (bellissimo, eccezionale, straordinario). L’ideale è un lessico preciso e vario, che si costruisce giorno per giorno attraverso le letture e lo sforzo di inserire parole nuove nel linguaggio abituale. Un buon allenamento si ottiene riformulando più volte una frase in modi diversi, fino a ottenere il risultato più soddisfacente. La cura del lessico conferisce al testo eleganza e chiarezza.

LA SINTASSI

Un testo abbastanza complesso come il nostro richiede una sintassi adeguata a seguire lo sviluppo del pensiero. Non sono perciò adatte la paratassi (l’accostamento di proposizioni principali con poche subordinate) e, all’opposto, i periodi lunghi e involuti. Una sobria via di mezzo è l’ideale: periodi articolati in proposizioni subordinate (causali, concessive, ipotetiche ecc.), che aiutino a seguire la logica del ragionamento, ma non eccessivamente lunghi e contorti. La cura della sintassi conferisce comprensibilità e rigore al testo. Attenti a non incappare in errori molti comuni come le frasi senza il verbo reggente, spesso introdotte da mentre e concluse con il punto (Mentre le società di cacciatori-raccoglitori non presentano la stratificazione sociale.).

f. La revisione

Una volta terminata la stesura, la revisione è indispensabile e costituisce un passaggio delicato del lavoro. Rivedere il testo non vuole dire solo rileggerlo, ma individuare uno per uno tutti gli elementi che possono essere fonte di errore ai diversi livelli del testo: contenuti, coerenza,

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coesione, sintassi, morfologia, lessico, punteggiatura, ortografia. La revisione ideale è quindi stratificata in diversi livelli. L’errore può annidarsi in ciascuno di essi o in più di uno contemporaneamente e può essere rilevato solo prendendo in considerazione un livello per volta, altrimenti con ogni probabilità sfuggirà alla correzione (nel paragrafo successivo si troverà un elenco degli errori formali più frequenti). Come procedere allora? Si può rileggere più volte il testo, concentrandosi ogni volta su un punto della seguente checklist. Mano a mano che si procede, si “spunta” l’aspetto già verificato.

Scheda 5 - I livelli della revisioneLivello della revisione Domande da porsiCONTENUTO Lo svolgimento risponde alle richieste della traccia? I contenuti essenziali ci

sono? Sono pertinenti? Sono corretti? L’argomentazione è convincente?COERENZA Il testo è connesso, organico, ordinato, logico e non contraddittorio?COESIONE Tra una frase e l’altra i passaggi sono fluidi? Ci sono i connettivi necessari?

Quelli presenti sono giusti?SINTASSI I periodi sono troppo telegrafici o troppo lunghi? Ci sono frasi senza verbo

reggente? Il testo va a capo quando si cambia argomento? I pronomi relativi sono usati correttamente? La costruzione dei verbi è corretta? Ho usato il “ne” pleonastico (superfluo)? Ho commesso un anacoluto (cambio di soggetto nella stessa frase)?

MORFOLOGIA I verbi sono coniugati correttamente? Ho usato i congiuntivi dove era necessario? Ho formato i plurali in modo corretto? Le concordanze sono giuste?

PUNTEGGIATURA Ho messo per caso la virgola fra soggetto e verbo o fra verbo e complemento retto dal verbo? Ho messo la virgola fra due congiunzioni correlative? Ho dimenticato la virgola? Ho dimenticato la seconda virgola in una coppia di virgole (prima e dopo una frase incidentale)? Ho usato la virgola invece della congiunzione per collegare due proposizioni? Ho usato bene i due punti e il punto e virgola? Ho usato le virgolette dove non servono e le ho dimenticate dove servono?

ORTOGRAFIA Ho fatto qualcuno dei miei soliti errori? Ho verificato l’ortografia sul vocabolario?

Nelle settimane che precedono l’esame, può essere di grande aiuto, per allenarsi, scrivere al computer e poi “limare” il testo più volte.

Alla fine della revisione, comincia la copiatura. La stanchezza può giocare dei tiri mancini, perciò è meglio rileggere quello che abbiamo copiato. Copiando è utile rivedere ulteriormente la formulazione delle frasi e, nel caso, correggerla. Occorre prestare attenzione ad andare a capo quando necessario e a non andarci quando si sta continuando la trattazione dello stesso argomento.

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4. Come si valuta la prova?

Conoscere i criteri di valutazione, che solitamente vengono espressi in una griglia, è di notevole aiuto per sapere come impostare il lavoro di stesura e che cosa il correttore si aspetti dall’elaborato. Dalla griglia si può comprendere quali aspetti della composizione del tema verranno considerati nella valutazione e quale peso avrà ciascuno di essi sul punteggio finale. Ogni studente farebbe bene a studiare quella usata dal proprio insegnante, in modo da adattare l’elaborato alle richieste. È molto utile avere la griglia davanti quando si scrive il tema.

La commissione d’esame sceglie una propria griglia di valutazione, che spesso è la stessa usata dal docente di scienze umane della classe. Ogni griglia presenta vantaggi e svantaggi rispetto all’accuratezza della valutazione e di fatto ognuna assegna un peso diverso dalle altre ai molteplici aspetti dello svolgimento, ma garantisce comunque una certa uniformità di valutazione all’interno della classe. In fondo a questo file verrà proposta una griglia molto semplice e intuitiva come esempio, che può essere usata anche per valutare i quesiti. Proviamo qui a utilizzarla per approfondire alcuni aspetti della stesura.

Qualunque sia la griglia adottata, i principali criteri di valutazione sono pressappoco questi:

a. aderenza alla traccia per il tema / pertinenza della risposta per i quesiti,b. ricchezza di informazione e di riferimenti a teorie e autori, c. grado di elaborazione dei contenuti (ovvero la capacità di riformularli in un ordine logico

appropriato, diverso rispetto a quello del manuale), d. proprietà lessicale e correttezza ortografica, grammaticale e sintattica.

a. Aderenza alla traccia / pertinenza della risposta

Il primo aspetto che si valuta in un tema è l’aderenza alla consegna, cioè il grado di conformità del testo rispetto alle richieste presentate dalla traccia d’esame. Talvolta, preso dall’ansia di scrivere, lo studente riversa sulla pagina di getto tutto quello che sa sull’argomento, ma non sviluppa il tema principale della traccia, e così va “fuori tema”. Magari scrive cose interessanti, ma che non possono essere valutate positivamente perché non pertinenti. A volte questo succede perché non conosce bene gli argomenti e prova a scrivere quello che sa. L’insidia del “fuori tema” riguarda anche gli studenti più scrupolosi, perciò merita un’attenzione particolare. Per ovviare al problema, occorre ricordarsi dell’importanza di leggere bene e più volte la consegna e di selezionare accuratamente le informazioni utili.

La traccia può poi essere svolta in modo parziale, tralasciando un’area disciplinare o un aspetto richiesto dalla consegna. Questo comporta una penalizzazione nel punteggio. Un tema ben svolto deve dunque essere completo rispetto alla richiesta, esauriente rispetto al contenuto e pertinente rispetto all’oggetto.

b. Ricchezza di informazione e di riferimenti a teorie e autori

Poiché lo scopo dell’esame è accertare conoscenze e competenze dello studente, ci si aspetta in primo luogo che l’elaborato sia ricco di informazioni. Nelle scienze umane, come si è già detto, le informazioni necessarie sono rappresentate dai concetti specifici della disciplina, dai contributi

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delle ricerche scientifiche, dalle teorie e dagli autori. Tutti questi riferimenti devono essere precisi, chiari, pertinenti e opportuni: precisi, nel senso che non devono presentare errori (confusione sui nomi degli autori, sul metodo seguito, sulla teoria esposta, sul contenuto della ricerca); chiari, perché devono essere comprensibili a chi non conosce l’argomento; pertinenti, perché non devono essere fuori luogo o irrilevanti; opportuni, perché non devono appesantire inutilmente il testo. La ricchezza dei contenuti testimonia uno studio rigoroso e approfondito. La presenza dei riferimenti fondamentali dimostra che lo studente li sa riconoscere e utilizzare.

Il tema, inoltre, deve essere sintetico: non ci si attende certo una trattazione enciclopedica dell’argomento proposto. Le informazioni utili allo svolgimento devono essere selezionate in modo da utilizzare solo quelle pertinenti rispetto all’argomento, sforzandosi però di non tralasciare nessun punto importante del discorso. Sintesi non vuol dire né superficialità né parzialità.

Scheda 6 - Come citare teorie e autori

Quando si riferisce il nome di un autore, occorre prestare attenzione alla grafia corretta (ci sono nomi molto insidiosi come quello di Vygotskij) e alla corretta qualifica professionale (quelli di filosofo, sociologo, antropologo, psicologo e pedagogista non sono titoli intercambiabili). Se si conosce il titolo dell’opera citata, è auspicabile riportarlo.

Quando si cita una frase, si mette tra virgolette se si è sicuri di conoscerla a memoria (Secondo il teorema di Thomas, «una situazione definita come reale diventa reale nelle sue conseguenze»), altrimenti si riferisce con il discorso indiretto, senza virgolette, magari in una proposizione dichiarativa (Talcott Parsons sostiene che la funzione principale della famiglia è quella di costruire personalità umane; Secondo Lazarsfeld, gli effetti dei media sono deboli e mediati dalla comunità). Si può mettere tra virgolette una singola espressione, quando è letterale (Zygmunt Bauman parla di “società liquida”…). Non è consigliabile, invece, ripetere nello svolgimento frasi intere del brano di partenza della traccia. Suona molto dilettantesco. Ci si può riferire ovviamente ad esso, ma dandolo per letto.

Molti autori sono morti da tempo e le loro teorie sono ormai classiche o talvolta superate; tuttavia, per non appesantire l’esposizione con continui cambiamenti nei tempi verbali o con sequenze di verbi al passato remoto, di solito si preferisce usare il tempo presente, che attualizza la riflessione in corso e rende più facile mantenere un’uniformità espositiva nel testo (ed è per questo definito presente storico). Perciò, salvo casi particolari, le teorie si riferiscono usando il presente indicativo (Vilfredo Pareto elabora la teoria della “circolazione delle élites”; “Engels riprende dall’antropologo statunitense Morgan la teoria della promiscuità originaria…”).

Se si introduce un termine o espressione specifico/a delle scienze umane, come “istituzione totale”, “oggettivazione”, “mobilità verticale”, “status”, “gruppo di discendenza”, “andragogia” è sempre opportuno darne una breve definizione.

Un errore da evitare è quello di confondere i metodi di ricerca, chiamando, per esempio, “esperimento” un questionario, una survey o un’indagine correlazionale. Questo tipo di errori dimostra scarsa consapevolezza metodologica.

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c. Grado di elaborazione dei contenuti

I contenuti studiati non vanno semplicemente riferiti. Occorre riformularli e rielaborarli in modo da adattare l’argomentazione alla richiesta della traccia. Per molti studenti questo è un vero e proprio ostacolo da superare. Il manuale presenta i contenuti organizzati secondo una particolare struttura logica; nel tema, però, la struttura logica è un’altra e i contenuti vanno riorganizzati di conseguenza, per renderli compatibili con un diverso percorso argomentativo. Inoltre, vanno collegati in modo personale, seguendo un proprio ragionamento. Si possono accostare teorie provenienti dalle tre diverse aree disciplinari, se l’argomento lo consente: un tema come la socializzazione, per esempio, rende assai opportuno riferire la teoria sociologica di Park accanto a quella antropologica di Kardiner e alla nozione di “socializzazione televisiva” spesso usata in ambito pedagogico, oltre che sociologico. Se si parla dell’origine dello Stato, si può certamente attingere alla filosofia e introdurre le teorie di Hobbes e di Locke. I temi migliori sono quelli nei quali una struttura argomentativa limpida e rigorosa si accompagna a una ricchezza di collegamenti opportuni, anche al di fuori dell’ambito delle scienze umane in senso stretto.

Rielaborazione personale non vuole però dire che la scrittura debba essere espressione dell’io soggettivo dell’autore. Come si è già detto, la scrittura scientifica è impersonale. Non è però affatto ovvio scrivere costruendo il pensiero secondo un filo logico personale e contemporaneamente non lasciar trapelare il proprio “io” nella stesura del testo. Bisogna essere così bravi da lasciare che siano le riflessioni personali a emergere, ma in un contesto di scrittura in cui si usa la terza persona, talvolta si ricorre al “si “ impersonale, si evitano aggettivi non descrittivi e le espressioni come “secondo me”. Gli esempi di tracce svolte proposte in questi materiali possono essere di aiuto.

d. Proprietà lessicale e correttezza ortografica, grammaticale e sintattica

Abbiamo già parlato del registro formale; il lessico del tema, come abbiamo visto, deve collocarsi su questo livello. Un tema scritto male, con un linguaggio inappropriato e dalla forma traballante non si presenta bene, perché non consente una comprensione adeguata dei contenuti da parte del correttore e lo costringe a interrompere continuamente il filo logico del ragionamento per decifrare il testo.

Per sviluppare una buona competenza lessicale, che costituisce una sfida niente affatto semplice per gli studenti, occorre molto esercizio prima dell’esame. Per esempio, sarebbe utile, al momento dell’esercitazione a casa, provare a riformulare le frasi già scritte in modo più sintetico e preciso, evitando espressioni generiche e colloquiali (come importante, fare, cosa…). Ogni volta che si può, quando si scrive è opportuno sostituire alle espressioni del linguaggio comune quelle proprie del linguaggio settoriale delle scienze umane, dimostrando così il grado di padronanza della materia. Se lo si è compilato, può tornare utile per rinfrescarsi le idee il quaderno-rubrica con le definizioni delle parole tecniche. Altrimenti, va bene anche un elenco delle parole-chiave per argomento, compilato appositamente per l’esame. Servirà come repertorio lessicale da ripassare per l’esame scritto. All’esame è comunque utilissimo il vocabolario di Italiano, a cui attingere non per definire i concetti delle scienze umane (il vocabolario non ha carattere enciclopedico; perciò definisce le parole della lingua, non i concetti della disciplina), ma per verificare la correttezza formale del testo che si scrive.

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Naturalmente gli errori di ortografia, di morfologia e di sintassi fanno scendere subito il livello espressivo e peggiorano il punteggio; sono quindi da evitare. Qui di seguito proponiamo una tabella con quelli più frequenti, a mo’ di esempio.

Scheda 7. Gli errori più frequenti di ortografia, di morfologia, di sintassi, di lessicoErrore Correttore

ORTOGRAFIA Qual’è, qual’era; fù, fà, stà, stò, dò, da (verbi); un pò; insegnamo, disegnamo; c’è lo messa tutta; ce ne abbastanza; ce n’è occupiamo;glie lo detto; perquotere, riscuotere, innoquo; tutt’ora; un’altro; glie lo; quì; accellerare; se (pronome); eccezzionale; conoscienza; coscenza; onniscente; sufficente; sciegliere; apposto; difronte; all’ora; in vece; sopratutto; non centra; daccordo; daltronde; se ne ricordato; cognato (verbo); superfice; propio; incontrario; presempio; romanzina;in fragranza; ugualianza; celebrale; contradetto

Qual è, qual era; fu, fa, sta, sto, do, dà (verbi); un po’; insegniamo, disegniamo; ce l’ho messa tutta; ce n’è abbastanza; ce ne occupiamo;gliel’ho detto; percuotere, riscuotere; innocuo; tuttora; un altro; glielo; qui; accelerare; sé (pronome); eccezionale; conoscenza; coscienza; onnisciente; sufficiente; scegliere; a posto; di fronte; allora; invece; soprattutto; non c’entra;d’accordo; d’altronde; se n’è ricordato;coniato (verbo); superficie; proprio;contrario; per esempio; ramanzina;in flagranza; uguaglianza; cerebrale; contraddetto

MORFOLOGIA Concordanze (la maggior parte … sono);pronomi (esso scrive, li spara; gli attribuisce [plurale]; li dà);declinazione dei nomi al plurale (le speci, la barbaria/le barbarie; il carcere/i carceri; la parola-chiave/le parole-chiavi);coniugazione dei verbi (soddisfava, benediva; redarre, strinto, scomparse, stasse, mettavamo, soddisfarono, venirono, si arrenderono ecc.); comparativi e superlativi (più eccellente, più estremo)

la maggior parte è;egli scrive, gli spara, attribuisce loro, gli dà;le specie; la barbarie (il plurale non esiste); il carcere/ le carceri; la parola-chiave/le parole-chiave;soddisfaceva, benediceva; redigere, stretto, scomparve, stesse, mettevamo, soddisfecero, vennero, si arresero ecc.;

eccellente, estremo;

SINTASSI Dovuto da, influire qualcuno, coincidere a, abusare qualcuno, penso che è, pensava che era, spero che è, come se sia, se verrebbe, benché era; sia … ma anche; né … e né; il libro dove; la secolarizzazione è quando

Dovuto a, influire su qualcuno, coincidere con, abusare di qualcuno, penso che sia, pensava che fosse, spero che sia, come se fosse, se venisse, benché fosse; sia… sia; né … né; il libro in cui; la secolarizzazione è il fenomeno per cui…

LESSICO Ma bensì, sopprimere una rivolta, gli disse se voleva aiutarlo, fare una guerra, i pastori hanno poche cose, la teoria più importante sui mass media…, studi umanitari,stanziaria, la vincita del sindacato, prendere una scelta, solleticare l’interesse, una branchia della sociologia è…, istigare il rispetto, occorre essere circoncisi/coincisi, riscontrare una difficoltà, trovare sollevamento, un grande innovamento fu…, rinnovazione, convivente con la mafia, un mutamento genetico, una mutazione culturale; schernirsi; il rapporto fra governatori e governati

Bensì, reprimere una rivolta, gli chiese se voleva aiutarlo, combattere una guerra, i pastori possiedono pochi beni, la principale teoria sui mass-media, studi umanistici, stanziale, la vittoria del sindacato, operare una scelta, solleticare la curiosità (stimolare l’interesse), una branca della sociologia è…, instillare il rispetto, occorre essere concisi, incontrare una difficoltà, trovare sollievo, una grande innovazione fu…, rinnovamento, connivente con la mafia, una mutazione genetica, un mutamento culturale; schermirsi; il rapporto fra governanti e governati

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e. Un esempio di griglia di valutazione

La griglia che presentiamo nella pagina seguente tiene conto dei quattro parametri indicati sopra, dando a ciascuno un peso diverso. Come si può constatare, hanno un peso maggiore nella valutazione l’aderenza alla traccia e la ricchezza dei contenuti. Il punteggio finale risulta in quindicesimi, come all’esame. Con il punteggio sufficiente su ciascun parametro si ottiene il totale di 10/15; il punteggio minimo è 4/15. Data la sua estrema semplicità, può essere usata anche per l’autovalutazione degli studenti e in effetti si è rivelata utile proprio a questo scopo.

Con qualche minimo aggiustamento, può essere adoperata anche per la valutazione dei quesiti. La prova d’esame, presenta, infatti, un problema di disomogeneità della prova: o si valuta l’insieme dell’esame con un’unica griglia, ma questa opzione è resa disagevole dalla diversità di tipologia e di peso del tema e dei quesiti, o si valuta con due griglie diverse, ma questa scelta rende difficile formare un unico punteggio. La proposta che lascerebbe maggiore flessibilità ai docenti correttori della prova è un’unica griglia abbastanza generica, usata due volte, con i punteggi pesati in modo diverso, in modo da assegnare circa due terzi dei punti al tema e circa un terzo ai quesiti, con possibilità di variare eventualmente i rispettivi pesi (per esempio, da 0.60 a 0.70 per il tema e il resto per i quesiti).

Per illustrarne il funzionamento, proviamo a inserire dei valori ipotetici.

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CRITERI INDICATORI PUNTI PUNTEGGIOTEMA

PUNTEGGIOQUESITI

A. Aderenza alla tracciaB. Pertinenza della

risposta

Completa 4

4Essenziale 3 3,5Parziale 2Lacunosa / Fuori tema 1

Conoscenze specifiche(riferimenti agli autori) Precise ed esaurienti 5 5

Precise e ampie 4 4Sufficientemente complete e precise

3

Limitate e/o imprecise 2Assenti 1

Grado di organicità/ elaborazione dei contenuti

Articolati 3

Lineari 2 2,7 2,5Frammentari 1

Esposizione Chiara, corretta, con buona proprietà lessicale 3Sufficientemente chiara e corretta 2 2,4 2,3Confusa e/o con errori morfosintattici e improprietà lessicali

1

TOTALE PUNTI

12,6 13,8

PUNTEG-GIO

PESATO

(X 0.67)

8,44

(x 0.33)

4,55

PUNTEG-GIO

TOTALE13/15

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5. Domande frequenti sulla seconda prova d’esame

Proviamo a riassumere le informazioni principali sull’esame in una tabella, che risponde alle domande più frequenti.

Che cosa faccio se il tema riguarda un argomento che conosco poco o nulla?

Mi rilasso e comincio a concentrarmi sulbrainstorming; qualcosa mi verrà in mentecertamente.

Come faccio a sapere se sto andando fuori tema?

Rileggo attentamente la consegna della traccia e verifico se sto rispondendo alla richiesta.

Quanto deve essere lungo il tema? Non c’è vincolo; il minimo è 3 pagine protocollo, l’ideale da 4 a 6.

Quanto devono essere lunghe le risposte ai quesiti?

Ipotizziamo 15-20 righe; meglio esercitarsi alla sintesi.

Se ho tempo, posso svolgere dei quesiti in più oltre a quelli previsti dalla consegna?

A meno di una precisa indicazione della commissione, meglio di no. Si metterebbe in difficoltà la commissione e genererebbe disparità di valutazione fra gli studenti. È preferibile scegliere bene i quesiti a cui rispondere.

Posso usare le definizioni del vocabolario?

Non per i termini disciplinari, perché le definizioni lessicali non si fondano sulle nozioni specifiche delle scienze umane. Sì per le altre parole.

Che cosa succede se quello che scrivo non è condiviso dal commissario d’esame?

Il tema può essere svolto in modi diversi e non c’è uno svolgimento standard. Il commissario deve appurare se le tesi sono argomentate a dovere o no, e su questo si basa la valutazione.

Che cosa faccio se non riesco a copiare in bella?

Rileggo la brutta copia e cerco di renderla presentabile.

Che cosa faccio se finisco in fretta? Mi chiedo se posso aggiungere qualcosa e rileggo più volte, concentrandomi sulla revisione.

Posso citare nel tema film, esperienze personali di tipo professionale (stages, tirocini), articoli di giornale?

In linea di massima sì, se pertinenti, utili e opportuni. Bisogna valutare attentamente.

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